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Il Gargano e Lucio Dalla Come Gesù Bambino
Manfredonia appare sulla copertina dell’album “4/3/1943”, data di nascita dell’artista. Quest’anno il cantautore avrebbe compiuto 80 anni
C’è un motivo se il mare è onnipresente nella musica di Lucio Dalla. Era nel suo Dna, nella sua storia, nei legami che aveva creato con una terra pugliese tanto affascinante quanto maledetta: il Gargano. A testimoniarlo c’è la copertina dell’album che ha reso famoso il cantautore bolognese, “4/03/1943”: nella fotografia d’epoca, infatti, c’è uno scorcio di Manfredonia, con le sue barche sul mare e le antiche palazzine che stanno ancora lì, a più di 80 anni di distanza.
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UN’INFANZIA A SUD
Sotto, la copertina di “Cambio”, album del 1990. La foto ritrae il cantante da ragazzo in un locale sipontino
Perché Dalla scelse proprio Manfredonia per l’album che porta la sua data di nascita? Perché l’artista conobbe la cittadina sul mare da bambino: qui trascorse numerose estati con sua madre, Iole Melotti, una modista la cui famiglia si era trasferita nel Gargano per lavoro (in controtendenza agli esodi dal Sud al Nord).
Dopo la fine della guerra, la famiglia Melotti tornò a Bologna, ma la giovane modista, che a Manfredonia aveva un’affezionata clientela, ha continuato a tornare in Puglia portando con sé il piccolo Lucio. Mamma e figlio alloggiavano sul lungomare, vicino al castello, in un appartamento che oggi è diventato un Bed & Breakfast. Tante sono le fotografie che lo ritraggano ragazzino sulla spiaggia, sempre sorridente, sempre accanto a sua madre Iole (suo padre, Giuseppe Dalla, morì nel 1950 per un tumore).
All’epoca la casa si trovava accanto a un ristorante, il Dancing Pastore. Una foto che ritrae il Lucio poco più che bambino con sua madre e sua zia a un tavolo del locale divenne, nel 1990, la copertina di un altro album di Dalla, “Cambio”.

Il cantautore tornò per tutta la vita a Manfredonia e nel Gargano, innamorato perso soprattutto delle Isole Tremiti, dove scrisse alcuni dei suoi testi più famosi. Del resto, l’incipit di “4/03/1943” lo racconta bene: “Dice che era un bell’uomo e veniva, veniva dal mare...” Ancora, Dalla scrisse il brano “Henna”, dall’album omonimo del 1993, mentre si trovava in barca al largo della costa pugliese, il silenzio del mare interrotto dal boato degli aerei che andavano a bombardare la Jugoslavia. Anche “Gli anni non aspettano”, canzone del 2006, è dedicata alla sua adolescenza nel Sud. Infine, come non citare “Come è profondo il mare”, capolavoro del 1977 scritto sulle acque cristalline delle Tremiti.
La Puglia era il suo porto sicuro. In un bellissimo testo, Dalla scriveva: “Questa è una delle tante sere ai piedi del Gargano, a Foggia, come mille altre volte o a Manfredonia o Mattinata, benedetta dal sole e dalla luce che ti riempie gli occhi ma non li ferisce, ma anche a Monte Sant’Angelo tra il fresco delle rocce e il respiro degli ulivi, fra case medievali della bianca dignità del tempo e della memoria rinnovata tra il gotico romanico e longobardo che vuole dire soprattutto pugliese”.
In tantissimi hanno ricordi di Lucio Dalla in giro per Manfredonia, per il corso, al bar, soprattutto in spiaggia o in qualche locale. Margherita, ex proprietaria del ristorante Open, racconta che il suo piatto preferito erano fichi d’india con prosciutto crudo. Con la gente del posto parlava perfettamente dialetto, così bene che lo portò anche in tv. In uno sketch con Michele Placido durante lo show “L’angolo del cielo”, Dalla veste i panni di un paziente “malato di sogni”, che attraverso la rappresentazione di un intervento chirurgico al cervello fa sì che dalla sua testa escano ricordi, immagini e storie. Placido (il chirurgo) estrae una conchiglia, mentre i due intrattengono una conversazione tutta in dialetto. Che cosa resta di Lucio Dalla nel Gargano? La sua villa alle Isole Tremiti, ereditata da sua madre (che a sua volta la ebbe come ricompensa per vari lavori di sartoria da al- cuni clienti) è diventata il ristorante di uno chef stellato. A Manfredonia invece il volto di Dalla appare sui muri, nei vicoli, a impreziosire il centro storico con le frasi più simboliche della sua musica. A lui è stato intitolato anche il teatro comunale. La piazza della copertina di “4/03/1943” è stata rivalutata solo negli ultimi anni. Nata come molo d’attracco per le piccole barche, funzione che continua ad avere oggi, per lunghi decenni è stata ridotta a un grande parcheggio.
A lungo si è pensato di intitolare a lui la piazza del brano portato a Sanremo nel 1971, ma alla fine è stato scelto di omaggiare la tradizione dei maestri d’ascia, gli antichi costruttori di barche ormai estinti. C’è, comunque, il desiderio di omaggiare l’artista in quel luogo ormai immolato al tempio della musica. Da tempo si chiede di erigere lì una statua di Lucio Dalla, un po’ come ha fatto Polignano

Ci sono voci di paese, poi, che se fossero vere ridisegnerebbero completamente la biografia di Dalla: a Monte Sant’Angelo si vocifera che il cantante sia stato il frutto di una relazione extraconiugale e sia stato poi adottato da Iole Melotti. Ci sarebbe anche un presunto fratellastro, un uomo novantenne che racconta di condividere con il