PIANOPRIMO - APRILE N17

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Luca Nichetto

Number 17 — Aprile 2023 lovethesign.com
Vivere all’aperto — Mayfair House Operazione memoria — Pietro Franceschini

Editoriale

Il dentro? Il fuori? Lo avete notato? C’è un mese che più di altri ci fa cambiare sguardo. Si, è aprile che proietta il nostro interno verso l’esterno, ci smuove, ci stimola, ci ri-ossigena. Ma si vive partendo dall’interno andando verso l’esterno, o è l’esterno che forgia il nostro interno? Quante domande!

Ebbene si, perchè aprile è scoperta, novità, cambiamento e in qualsiasi ambito umano, e dunque anche nel design, nell’arte, nella moda e nella concretezza dei nostri spazi domestici - tutti i temi che appassionano LoveTheSign - interno ed esterno si contaminano. La relazione tra interiorità ed esteriorità funziona se riesce ad essere sentita e onesta attraverso il binomio introspezione + curiosità per ciò che ci circonda. Alla fine è questo che ci aspettiamo da una creazione e da una abitazione: che sia il fuori di un dentro, che traduca, esprima ed esponga un’idea, una natura interiore. In fondo è questo tutto quello che cerchiamo di raccontarvi in questo numero di aprile, conoscendo più da vicino il designer Luca Nichetto, portandovi a scoprire una gemma eclettica e lussuosa nel cuore di Coconut Grove- Miami, e poi l’arte olistica di Piero Franceschini forgiata dalla cornice fiorentina in cui è cresciuto e dal suo intenso viaggiare. Iniziate a sfogliare che aprile scappa in fretta!

Index Outdoor Vivere all’aperto 10 a cura di Alessandra D’Angelo Cover Story Luca Nichetto a cura di Lara Vidotto 26 PianoPrimo / LOVETHESIGN MAGAZINE
Arte Operazione memoria 68 a cura di Patrizia Piccinini Arte Pietro Franceschini 92 a cura di Chiara Moro Tendenze Mayfair House 48 a cura di Samantha Passuello Index
Oroscopo A Sign from the stars 134 a cura di Misses Clorofilla Moda I 5 colori Moda del 2023 106 a cura di Alessandra Luparini PianoPrimo / LOVETHESIGN MAGAZINE

Totem Design Karim Rashid H62cm Multicolore by Bitossi Ceramiche Scultura composta da 5 elementi geometrici in ceramica. Che ci insegna a stimolare il pensiero laterale.

Una scultura serve a considerare le cose non soltanto per quello che sono”
Edward De Bono
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7 Color

Vivere all’aperto

È finalmente arrivato il momento di stare all’aperto, in casa. Il tepore primaverile è l’ideale per apprezzare quella proiezione dell’indoor nell’outdoor a cui ci hanno abituato gli ultimi anni, e che ci consente di vivere balconi, terrazzi, giardini come una dimensione aggiuntiva di benessere.

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A cura di Alessandra D’Angelo
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La casa in stile moderno, con le sue linee pulite, predilige l’uso di pochi arredi scelti con cura, leggeri nei volumi ma dal design elaborato o giocoso, sicuramente scultorei e piacevoli da ammirare anche durante l’inverno.

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Il lettino Breez di Talenti ha l’inconfondibile gesto progettuale di Karim Rashid. Un tratto agile, affusolato e flessuoso, per un elemento di sofisticata sobrietà; per chi preferisce uno stile più classico, il set di 4 sdraio anatomiche Fiesta firmato da FIAM garantisce la massima comodità a bordo piscina o sotto un cielo d’estate.

Per attrezzare l’area relax c’è l’irresistibile morbidezza XXL dell’iconico pouf di Fatboy: nella versione Buggle-up si distingue per due robuste cinghie che lo trasformano in poltroncina, divanetto e, perché no, letto: il rivestimento idrorepellente e resistente ai raggi UV aggiunge una nota di colore che non sbiadirà col tempo.

Buggle-up by Fatboy
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Fiesta by FIAM
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Breez by Talenti

Per gli eterni bambini c’è la poltroncina sospesa Lisa Swing di SCAB Design, abbellita dall’uso della corda nautica; per chi ama condividere la golden hour c’è il confortevole divano a due posti Terramare di Emu.

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Terramare by Emu
LOVETHESIGN MAGAZINE
PianoPrimo /
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Lisa Swing by SCAB Design

Nella zona dining fanno bella mostra di sé le poltroncine Mimmo di Vermobil, identificate da un delizioso sapore vintage; contesti più contemporanei valorizzano

invece le poltroncine impilabili Plato di Magis. Qualsiasi sia la scelta, si abbinerà alla perfezione con il barbeque Cube di Hofats, compatto e funzionale.

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Mimmo by Vemobil
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Cube by Hofats Bellhop by Flos
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Tolomeo by Artemide

Come illuminare la vita all’aperto? Anche in questo caso le scelte sono molteplici. Si può rincorrere una raffinata continuità con il salotto indoor optando per le versioni da esterni di classici come Twiggy o Tolomeo; si può puntare su una soluzione scenografica, di luce diffusa, come My Moon di Seletti o la collezione Reeds di Artemide. Non mancano poi le versatili lampade cordless (come Kiki di Martinelli Luce o Bellhop di Flos).

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Reeds by Artemide
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Reeds by Artemide
My Moon by Seletti 23
Benvenuti nel vostro salotto en plain air. Outdoor

Luca Nichetto

Pink Villa Luca Nichetto
a cura di Lara Vidotto 26 PianoPrimo / LOVETHESIGN MAGAZINE

Il suo studio già da fuori è un manifesto. Una dichiarazione di principi, in rosa. Non è tinteggiato di un delicato cipria, di un quarzo tenue, neppure di un leggiadro rosa fiore di Sakura... quelle sfumature smorzate che potrebbe osare uno svedese, qui Luca Nichetto ha spalancato sul paesaggio un deciso e divertente rosa bubblegum.

Non vi sembra già un’avvisaglia?

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Pink Villa, alla periferia di Stoccolma, a un chilometro dal mare e a pochi passi dal bosco non è una casa che si confonde timidamente nel contesto, questo studio si prende la responsabilità di vibrare forte, di esprimere vitalità e un guizzo creativo a chiunque lo veda. D’altra parte, siamo in Svezia si, ma il padrone di casa ha natali veneziani.

Luca Nichetto è cresciuto tra le coloratissime case di Murano - si dice venissero dipinte a tinte così accese con uno scopo preciso: orientare i barcaioli e aiutarli a rincasare anche in mezzo alle fitte nebbie invernali - ha iniziato ad applicare gli studi di design e le sue idee partendo dal ventre di una delle fornaci

più prestigiose dell’isola, Salviati, con la mano dell’art

director Simon Moore sulle spalle a spiegargli tutte le sfaccettature delle idee di vetro e della produzione industriale.

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Luca Nichetto
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photo by Morgan Norman Pink Villa
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photo by Max Rommel
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Luca Nichetto ha saputo trasformare tutti questi preziosi ingredienti in una ricetta personalissima, non ha sprecato un solo grammo del sale della sua laguna ed è oggi una delle firme di riferimento del design, un talento che ha ricevuto tanti ed importanti riconoscimenti a livello internazionale.

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Pink Villa
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photo by Max Rommel Pink Villa
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/ LOVETHESIGN MAGAZINE
photo by Max Rommel
PianoPrimo

Luca ci interessa molto il dietro le quinte, conoscere gli aspetti caratteriali di un designer. Per spiegarmi meglio uso una metafora: un’idea potrebbe essere paragonata a quel fenomeno ottico che è il risultato di un raggio di luce che attraversa un prisma. Entra un raggio di luce esce un fascio policromatico grazie al prisma. Che è la personalità, il carattere di chi ha saputo cogliere l’idea e trasformarla in progetto.

Vorremmo quindi conoscere il prisma Nichetto, ci racconti quali sono per te le 5 cose più importanti della tua vita? Sicuramente la mia famiglia, è nella posizione top, poi il mio team, senza il quale non potrei fare quello che faccio.

Aggiungo poi i miei amici e conoscenti muranesi, portatori di una tradizione che stiamo tutti cercando di preservare al massimo. Concludo con il Rock ’n roll e la pizza.

Venezia vs Stoccolma. Venezia è un gioiello preziosissimo, è il luogo dell’irripetibile, dell’esclusivo, un posto in cui ad ogni passo ti puoi fermare a osservare e pensare, puoi raccogliere bellezza a piene mani senza sosta. La Svezia è il paese del design democratico, a basso prezzo per tutti, ha il più alto numero di McDonald’s pro capite in Europa. Sembrano proprio agli antipodi, certamente entrambe le realtà attraverso l’esperienza del singolo escono da questi cliché, ci racconti uno scorcio della tua Venezia e uno della tua Stoccolma? Difficile fare un paragone perché non solo le due città sono molto diverse ma anche i momenti della mia vite in cui le ho vissute e in cui le sto vivendo sono molto diversi. Nella prospettiva del design, posso dire di sentirmi italiano al 100%. Ovviamente quando mi sono trasferito qui c’era la curiosità di conoscere il design scandinavo, cosa normale quando ti trasferisci in un nuovo paese, è fondamentale cercare di respirare e conoscere culture diverse. In Svezia, quando si tratta di realizzare il prodotto, c’è molta ricerca per quanto riguarda il materiale o il processo, ma questo è un

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Lampada da tavolo Plass media con dimmer

paese principalmente legato alla creazione di prodotti ben pensati, funzionali, mentre in Italia è l’opposto. Il designer italiano è mosso in misura preponderante dalla volontà di essere unico, è focalizzato sull’empatia e sulla relazione con l’oggetto, che deve esprimere non solo una funzione ma anche un’emozione.

Uno sguardo d’insieme ai tuoi prodotti: nei tuoi disegni sembra di intravvedere un tema che li accomuna tutti, sembra che anche sulle angolature più decise di alcuni oggetti sia passata un’onda a levigare le asperità. È una lettura in cui ti ritrovi? Quanto c’è del flusso lagunare nella tua “matita”? Non penso in realtà ci sia una tema che accomuna i miei progetti, o meglio, la volontà di uscire dalla mia comfort zone

Plass porta su grande scala il fascino delle perle di vetro della tradizione veneziana.
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Nuance disegnata da Luca Nichetto per Casamania è una poltroncina imbottita caratterizzata dalle sfumature di colore. Un lavoro pregiato di tappezzeria manuale che sfrutta gli scampoli di scarto dei tessuti, coniugando ergonomia, artigianalità e riduzione degli sprechi.

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Ogni famiglia ha i suoi personaggi, ce n’è uno nella tua che in qualche modo ha facilitato, benedetto, avvalorato o soltanto rinforzato la tua indole creativa? Hai un ricordo da bambino?

Non esattamente, non proprio un personaggio quanto più in senso lato l’ambiente isolano in cui sono nato e cresciuto. Li respiri creatività ogni giorno. Sembra estremo forse a dirsi, ma penso di essere chi sono oggi proprio per il luogo in cui sono nato e cresciuto.

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Se dovessi scappare a vivere su Marte, quali sono i 5 oggetti che porteresti?

“Stereo, fogli bianchi, matite colorate, occhiali da vista e pallone da basket.”
La Manufacture
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photo by De Pasquale + Maffini

Ognuno di noi è impegnato in una sfida, ognuno sta scalando la sua personale vetta, qual è la tua sul versante professionale? Su cosa stai orientando la tua ricerca?

Come designers/progettisti dobbiamo riflettere su cosa fare per aiutare gli individui a vivere meglio tramite l’utilizzo di prodotti di design che rispondano alle loro necessità. In origine alla parola design si associava il concetto di ‘problem solving’: il designer era concepito come un creativo che inventa oggetti in grado rispondere ai bisogni. Negli ultimi dieci anni invece abbiamo assistito ad una fase di sovrapproduzione di oggetti, in cui è prevalsa la logica commerciale: grandi quantità a basso prezzo. Questo ha generato una riduzione della qualità e un conseguente abbassamento delle aspettative. Probabilmente il frutto di un’educazione al consumo di oggetti di massa in cui un ruolo chiave è giocato delle strategie aziendali. La mia ricerca rimane

fedele al principio cardine, si incentra proprio su questo: il problem solving.

Il tuo lavoro prevede un esercizio intenso del pensiero, richiede la capacità di canalizzare la creatività, necessita di organizzazione, delega, confronto con il tuo team, programmazione... ci sono ambiti in cui giochi liberamente e progetti senza finalità?

Come designer, il gioco è una parte fondamentale del mio processo di pensiero. Ogni volta che mi trovo di fronte a un dilemma di progettazione si aprono nuovi scenari e nuove possibilità. La mia curiosità si accende e si innesca il fattore divertimento. Si apre una partita che gioco con i miei partner e i miei collaboratori. Ho cominciato subito dopo l’università a fare alcuni lavori, uno anche per un’azienda importante di design, ma ad un certo punto ho sentito che era venuto il momento di passare dall’altra parte della barricata e di mettermi in gioco.

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Cloud Hight Back 42 PianoPrimo / LOVETHESIGN MAGAZINE
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La cosa più importante che ti hanno insegnato

Choose with care and care what you chose.

La cosa più inutile che ti hanno insegnato. Sono stato fortunato: tutto quello che mi è stato insegnato è stato utile in un modo o nell’altro.

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“Choose with care and care what you chose.”

Luca Nichetto photo by Morgan Norman
Nichetto DeLaEspada ELYSIA 46 PianoPrimo / LOVETHESIGN MAGAZINE
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MAYFAIR HOUSE

la gemma

eclettica

e lussuosa nel cuore di Coconut Grove

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Arengario
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ph Lorenzo Pennati
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Siamo a Miami, nel quartiere più verdeggiante e lussuoso di tutti: Coconut Grove o Little Bahamas, come qualcuno l’ha ribattezzato.

Insomma, ci basta il nome per affermare che il Myfair House Hotel & Garden ha scelto una gran bella posizione, su cui sorgere.

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Mayfair House Hotel Miami
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L’Hotel Myfair si definisce un Eden di bellezza dove natura, architettura e design si incontrano in un luogo senza tempo. Non sono pochi, infatti, gli elementi a conferma di questa tesi: tutte le 179 camere (che prendono il nome da un fiore o da un uccello) dispongono di terrazza privata a traliccio in cui leggere e dedicarsi un momento di intimità, senza la costrizione di dover spendere il proprio tempo in spazi comuni. E, ancora, pianoforti e macchine da scrivere dal fascino retrò ma perfettamente inserite in questo luogo profondo e al contempo residenziale.

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Mayfair House Hotel Miami
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Mayfair House Hotel Miami
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Mayfair House Hotel Miami 56 PianoPrimo / LOVETHESIGN MAGAZINE
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Mayfair House Hotel Miami 58 PianoPrimo / LOVETHESIGN MAGAZINE

La recente ristrutturazione del 2022 ha previsto un’integrazione anche nel nome: la parola Garden mette in risalto i lussureggianti giardini dell’hotel con fontane a cascata e piscine impreziosite da piastrelle dipinte a mano in stile Andaluso. La trasformazione non intacca le arcate e le finiture artigianali dell’architetto originale Kenneth Treister, che si possono ancora ammirare e toccare con mano.

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Oltre ad essere il più antico, Coconut Grove è anche il quartiere più artistico della città. Per fargli onore, il Mayfair Hotel ospita opere e fotografie di artisti emergenti che celebrano la cultura delle Bahamas. Tra questi Michele Oka Doner, una ricercatrice di forme che esprimono temi come l’acqua, la flora e la fauna. Jane Richardson-Mack crea composizioni al contrario sul vetro sovrapponendo più strati per conferirne una profondità particolare, mentre Angelika Wallace-Whitfield ha creato il murales per il ponte della piscina sul tetto.

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Mayfair House Hotel Miami
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Mayfair House Hotel Miami
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Per garantire un’esperienza completa alla clientela più esigente, Mayfair ospita e offre diversi eventi tra cui il brunch domenicale in terrazzo con super vista, corsi di yoga, meditazione ed happy hour, giustamente chiamato Garden Hour.

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Mayfair House Hotel Miami

Sempre in tema food, sogniamo di provare in una sera d’estate il ristorante Mayfair Grill con cucina a cielo aperto, ispirato alla cucina a legna del Sud-Ovest americano. Il menu si basa su piatti grigliati che affondano le radici nel deserto di Sonoran.

E cosa manca, infine, per concludere una serata in bellezza o per trascorrere un pomeriggio perfetto in piscina?

Esattamente: un buon cockatil sul rooftop del Sipsip Calypso Rum Bar, che propone un menu ispirato alla zona, come un’ottima Pina Colada rivisitata o , per gli amanti, un buon Daiquiri.

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OPERAZIONE MEMORIA

La

storia della creatività e dell’utopia. I cento anni delle Triennale di Milano, una storia tutta italiana

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Arte
a cura di Patrizia Piccinini
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Tempio dell’arte, dell’architettura e del design, dove forme e colori si fondono in armonia, dove la creatività è un viaggio nella mente dell’artista, e il design una strada verso il futuro. Qui si respira l’aria dell’innovazione, della creatività e della passione, qui ogni opera è un’esperienza unica, che ci porta lontano, oltre la realtà. È il luogo di Milano dove è fondamentale passarci e ripassarci, anche se non sei del mestiere per scorrazzare negli androni e nel giardino con la fontana di De Chirico, magari con l’idea di passarci intere giornate a guardare, incontrarsi, bere un aperitivo. E così immaginare tra un sorso e l’altro, quanti sogni e utopie

siano passati tra quelle mura negli ultimi cento anni. Ebbene sì, la famosa istituzione, che sorge nel Palazzo dell’Arte progettato da Giovanni Muzio - l’autore della Cà Brutta di via Moscova e della sede dell’Università Cattolica di Milano - quest’anno spegne ben 100 candeline. E mentre guarda al futuro con diciassette nuovi progetti e un piano quinquennale (Design the Future) presentati da Stefano Boeri e Carla Morogallo (rispettivamente, presidente e direttore generale), vale la pena di ripercorrerne la storia. Che, comincia proprio nel 1923, a Monza nel Parco della Villa Reale.

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1923-1932 Da Monza a Milano solo andata…

La strada è ancora lunga, ma già dalle prime biennali (‘23, ‘25, ‘27) si comincia ad avvertire come il folklore regionale stia lasciando gradualmente il posto a una generazione di architetti che già avvertono nell’aria un profumo di novità. E non poteva essere che così, visto che il mondo intero stava assistendo alla nascita della scuola del Bauhaus, che da Weimar si stava spostando proprio in quegli anni (tra il 1925 al 1926) nella nuova sede progettata da Walter Gropius, un edificio davvero avveniristico per l’epoca, che avrebbe per sempre cambiato l’architettura. Da noi, le cose erano più lente, ma già all’interno di questa manifestazione muovono i primi e decisi

passi verso il futuro personaggi del calibro Giò Ponti, Nizzoli, Depero, il Gruppo 7 fondato nel 1926 e composto da architetti di grande spicco come Figini e Pollini, Giuseppe Terragni e più tardi Adalberto Libera. Bastano solo tre anni perché questa esposizione diventi subito un’importante vetrina per l’Italia intera, cosa che non sfuggì certo al potere fascista. Nel 1930 l’istituzione cambia nome e prende l’altisonante appellativo di Esposizione internazionale arti decorative e, novità, delle arti Industriali Moderne. Non sarà più biennale, ma diventa in maniera definitiva Triennale. E si sposta per sempre per andare a Milano.

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1933-1940

L’inaugurazione al cospetto di sua maestà

Il 10 maggio del 1933 sotto lo sguardo fiero di re Vittorio Emanuele III e del presidente del Senato, viene inaugurato ufficialmente il nuovo Palazzo delle Arti di Giovanni Muzio. Poco più in là negli stessi giorni anche l’avveniristica Torre Branca di Giò Ponti che all’epoca si chiamava ovviamente Torre Littoria, iniziava la sua storia. Ed è così che in pompa magna si inaugura la V edizione della Triennale che già aveva una vocazione internazionale visto che la brochure della mostra viene pubblicata in quattro lingue: italiano, francese, inglese e tedesco. Il tema era l’architettura moderna, ancora in fasce, un tema molto discusso, visti anche i recenti sviluppi internazionali. Si respirava aria di utopia, si facevano ipotesi e progetti avveniristici, come il quartiere sperimentale Weissenhof di Stoccarda inaugurato nel 1927 sotto la direzione di Mies Van De Rohe.

In questo contesto, l’Italia non poteva fare di meno e così anche la nostrana mostra, diventa una straordinaria esposizione razionalista italiana. E si decide di costruire all’interno del Parco Sempione una serie di prototipi di abitazioni in scala reale. Tra questi c’erano case popolari innovative ideate da Griffini e Bottoni, una casa a struttura d’acciaio da Pagano, Albini, Camus, Palanti, Mazzoleni, una villa-studio da Figini e Pollini, e persino una casa vacanza per artisti da un gruppo comasco guidato da Terragni. Di questa straordinaria esperienza, oltre alla torre di Ponti, resta anche la famosa scala scultorea realizzata dalla BBPR per la Casa del sabato per giovani sposi, recuperata da Piero Portaluppi, il professore del giovane gruppo di architetti. Oggi la rampa in marmo si trova nel giardino di Casa Corbellini Wassermann Viale Lombardia n.17, sulla facciata esterna del palazzo progettato proprio da Portaluppi. Ma il destino è imprevedibile e l’aria si fa sempre più cupa. Siamo alla vigilia della seconda Guerra Mondiale, l’aria di innovazione ben presto si spegne e anche il Palazzo dell’arte segue lo stesso destino e diventa, durante l’occupazione nazista sede del Circolo ricreativo degli alti ufficiali tedeschi, viene ribattezzato Balhaus, sala da ballo. La terrazza, invece, è chiusa al pubblico e destinata alla contraerea. Poi arriva l’orrore. Tra luglio e agosto del 1943, Milano viene pesantemente bombardata e il palazzo di Muzio non fa eccezione. Un’ala dell’edificio viene distrutta insieme al cinquanta per cento degli edifici della città. Ma la Triennale resiste, come un faro nella tempesta, un simbolo di speranza in tempi oscuri.

Arte

La storia ricomincia e punta sul sociale

Le macerie della guerra rendono subito urgente la ripartenza. E Milano lo fa alla grande con un pianto generale e liberatorio sulle note del “Va’ pensiero” verdiano diretto da Arturo Toscanini tornato apposta a La Scala, il primo teatro europeo a riaprire dopo la guerra. Ma non tutto è ancora come dovrebbe essere e nel 1947 la nuova edizione della mostra è costretta a uscire dal Palazzo dell’arte, ancora inagibile, per dar vita al QT8, Quartiere Triennale Ottava, banco di prova per una nuova generazione di architetti. Un luogo ricco di storia ancora oggi esistente (fermata QT8 linea rossa della metropolitana) che nasce dalla ferma volontà di un gruppo di progettisti, guidati da Piero Bottoni, di riflettere sul tema dell’“abitare”, inteso come questione di interesse sociale. Ma la Triennale vuole tornare ai fasti internazionali degli anni ‘30, e nel 1951 si tiene un’edizione che presenta grandi nomi e mostre fondamentali. Ci sono Picasso, Mirò e Lucio Fontana con la sua scultura di neon,

“luce spaziale”. Ma c’è anche una missione più profonda: cercare un dialogo fra tutte le arti plastiche. Il congresso internazionale “De Divina Proportione” rappresenta l’occasione perfetta per questo dialogo, con Le Corbusier che presenta in anteprima il suo Modulor (scala di proporzioni basate sulle misure dell’uomo). Ma nonostante la Triennale sembri rinascere, la storia ha un altro colpo in serbo. Nel 1966, un incendio distrugge gran parte del Palazzo della Triennale, compresi molti dei dipinti murali del Novecento Italiano che coprivano gli interni. È un’altra battuta d’arresto per la Triennale e per Milano, ma la mostra continua a esistere e a cercare un dialogo tra le arti, anche nei momenti più difficili. 1951: è un’edizione che vuole ritornare ai fasti internazionali delle Triennali degli anni ’30. Grandi nomi e mostre fondamentali, fra cui “la forma dell’utile” di BPR che parla per la prima volta di industrial design.

1947-1951
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Casa Corbellini-Wassermann, ph Lorenzo Pennati

1954-1957

Si accendono le prime luci sul disegno industriale

Il boom economico è ormai alle porte e si riaccende la fiducia nel futuro. Si parte e si ingrana subito la quarta anche in Triennale, dove all’interno della mostra del ‘54, fanno capolino personaggi del calibro dei fratelli Castiglioni, Zanuso, Mollino, Ponti, passando per Munari, Sottsass e Magistretti. E mentre già si avverte la necessità di una più stretta collaborazione tra il mondo della creatività e quello della produzione industriale, da un’idea di Gio Ponti nasce anche il Compasso d’oro. E poi c’è Giulio Natta, che con le sue scoperte, che verranno premiate con il Nobel per la chimica, danno il via all’era della plastica. Non solo design, la X Edizione della Triennale lascia in dono a Milano due importanti edifici, il padiglione di Soggiorno di Ico Parisi, donato al Comune di Milano e ora sede di una biblioteca comunale, e il Bar Bianco di Riccardo Griffini. Tre anni dopo, la XI edizione della Triennale vede il design ancora al centro dell’attenzione. Nel parco, una mostra di scultura internazionale si confronta con gli elettrodomestici del padiglione USA e le icone del design italiano, come la celebre ‘500 di Giacosa, la piccola macchina prodotta nello stabilimento di Mirafiori di Torino. Siamo a un passo dalla società di massa, e la Triennale è l’epicentro di questa rivoluzione che sta cambiando il mondo.

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1960-1968 Dal Boom economico alle proteste di piazza

Si gira spensierati in Vespa e mentre nelle case degli italiani fanno il loro ingresso, apparecchi tecnologici davvero speciali come il frigorifero e la lavatrice, la macchina diventa a portata di tutti. E grazie alla diffusione dell’auto scatta anche la gita fuoriporta e il picnic domenicale, magari sulle note Volare. Gli anni ‘60 o se preferite i “Favolosi” anni Sessanta, come più generalmente molti amano definirli, la società inizia il cambiamento. E la Triennale non è da meno: si evolve e si adatta a questi mutamenti, diventando uno specchio fedele delle tendenze e del dibattito che stavano trasformando non solo il mondo dell’arte e del design. Per la prima volta si sceglie un tema specifico e la XII Triennale (1960) viene dedicata a “casa e scuola”. E sono le donne a emergere per la prima volta, Gae Aulenti, che insieme a Luigi Caccia Dominioni allestisce l’ingresso dal parco, diventa così l’apripista di tutte quelle che vorrebbero farsi strada in un mondo a lungo

dominato dagli uomini. Nel 1964 il tema della XIII Triennale, sotto la direzione di Vittorio Gregotti, è il tempo libero e la Triennale si apre sempre di più alle sperimentazioni contaminando i propri linguaggi e diventando un luogo di incontro e di dialogo tra diverse discipline. Umberto Eco con gli architetti Peppo Brivio, Vittorio Gregotti, Ludovico Meneghetti, Giotto Stoppino, Massimo Vignelli, realizzano un esperimento immersivo, come lo chiameremmo oggi, trasformando la sceneggiatura di uno dei più grandi intellettuali che la storia italica ricordi in uno spazio straniante, mettendo già in dubbio, l’esistenza stessa del tempo libero. Ma i cambiamenti sociali non si fermano e ben presto la contestazione entra anche nel Palazzo dell’arte. Passata alla storia come “la Triennale durata un giorno”, l’edizione del 1968, dedicata al tema del grande numero, viene occupata il giorno stesso dell’inaugurazione.

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1973-1979

Gli anni della crisi, tra dubbi e radicalismi

Gli anni ‘70 sono anni di grandi cambiamenti per la società e anche per la Triennale. L’atmosfera politica e ideologica del tempo si riflette nella manifestazione artistica, che cerca di adattarsi a un clima sempre più difficile. Nel 1973 la Triennale celebra il suo 50° anniversario e il parco si arricchisce di nuove opere d’arte, Bagni misteriosi di De Chirico e Teatro Continuo di Burri, che catturano ancora oggi l’attenzione dei visitatori. Ma la crisi identitaria della Triennale è solo all’inizio: la crisi petrolifera e gli anni di piombo mettono a dura prova la sua esistenza stessa. Non più una mostra internazionale con cadenza triennale, ma cicli continui di mostre lungo i 3 anni, in vista di una dimensione permanente. E così, la Triennale si apre ad ambiti sempre più ampi: oltre al design, all’architettura e all’urbanistica, si da nuovo spazio agli audiovisivi e alla moda.

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Planetario Ulrico Hoepli, ph Lorenzo Pennati
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1983-1999

La Milano prima diventa da bere e poi pian piano si trasforma in un brand

Negli anni ‘80 la Triennale di Milano si vede costretta, anche per la mancanza di finanziamenti, a fare scelte importanti e decide di abbandonare il modello di mostra internazionale con cadenza triennale per optare per un approccio permanente, con cicli continui di mostre. La mossa si rivela un successo, perché il Palazzo dell’Arte diventa ben presto un punto di riferimento per il design, l’architettura, l’urbanistica, ma anche per la moda e gli audiovisivi. Anche il look del logo cambia: la grafica è affidata a Italo Lupi. Nel frattempo Milano diventa un brand, una città da scoprire e da amare. E si apre al mondo grazie anche al successo del Fuorisalone, quell’invasione creativa che dagli anni Novanta ha portato il design in tutta la città. Il Palazzo dell’arte in quel turbinio di eventi che ogni anno portano migliaia di visitatori a passeggio tra le varie vie del capoluogo Lombardo, devienta una delle tappe fondamentali della kermesse milanese.

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2000-2023

Il Museo del Design e la rinascita

Il nuovo millennio porta nuovi cambiamenti alla Triennale, che cerca di reinventarsi in un mondo sempre più frenetico e globale. La XX Triennale del 2001 segna una svolta importante, con la decisione di non aderire più al BIE e di non invitare partecipazioni straniere. Ma questo non significa affatto un passo indietro, anzi: la Triennale si rinnova e si espande, con l’importante restauro del Palazzo dell’Arte affidato a De Lucchi e la nascita del TDM, il Triennale Design Museum. Questo museo del design è un obiettivo inedito in Italia, ma la Triennale non teme di innovare e sceglie di impostarlo come un museo mutante che si rinnova periodicamente. Nel 2016 la XXI Triennale riflette sul nuovo millennio, cercando

di individuare i cambiamenti che coinvolgono l’idea stessa di progettualità e si diffonde in attraverso un programma articola di mostre, eventi, call, festival e convegni che interessano anche altri luoghi della città. Il resto è storia recente che consolida il successo degli ultimi anni dopo il successo di Broken Nature (XXII edizione) curata da Paola Antonelli e la volta di Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries chiusasi proprio a gennaio. E mentre ormai Ettore Sottsass, con la sua Casa Lana, ha preso domicilio definitivamente tra le sue mura, fino al 23 aprile 2023 Angelo Mangiarotti sarà l’ospite speciale di questa grande istituzione. Tra passato, presente e tanto futuro.

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titolo pagina 87
Linificio, ph Lorenzo Pennati
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PIETRO FRANCESCHINI

a cura di Chiara Moro 92 PianoPrimo / LOVETHESIGN MAGAZINE
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Los tres deseos stool, Carrara marble, Italy, 2020

Canonici classici e curiose creazioni.

Con uno sguardo pulito e curato, grazie alla formazione architettonica, il design di Pietro Franceschini supera i confini imposti da materia e utilizzo, per porsi in maniera olistica al mondo dei collectibles. Con forme senza tempo, fortemente scultoree e legate alla funzionalità, il designer fiorentino sceglie il non colore, perfetta tavolozza neutra che esalta la silhouette e la matericità, in una sorta di progetto totale. Alla base di ogni sua collezione vi è una ridefinizione dei canoni classici, con creazioni organiche in una relazione giocosa con i materiali.

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Qual è la tua storia? Cosa diresti di te per presentarti a chi non ti conosce?

Sono nato e cresciuto nella bellezza della città di Firenze, dove ho intrapreso un proficuo percorso nell’ambito dell’architettura. Spinto dalla mia passione per il viaggio, mi sono trasferito prima a Lisbona e poi in Egitto dove, in un’oasi del

deserto libico chiamata Siwa, ho terminato il mio ultimo progetto universitario. Le tappe successive sono state Parigi, dove ho iniziato a collaborare con uno studio giovane su progetti abitativi contemporanei, e New York, luogo che posso ormai definire casa, dove ho frequentato il master presso il Pratt Institute.

Gold Arch console, Brass, Italy, 2020
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Come è nato il tuo percorso espressivo?

Ti definisce o è in costante trasformazione? In una crescita naturale, è stato organico il voler creare la mia propria collezione. Come tuffarsi in una nuova esperienza in cui ero io a segnare la rotta. Tra le collaborazioni che più mi hanno formato ricordo Leeser Architecture a Brooklyn, Claudio Nardi a Firenze, Laisné Roussel a Parigi e Carlo Ratti Associati a New York. Mi sono confrontato con il confine tra scultura e arredo, innamorato delle componenti più classiche, forme auliche senza tempo, dando inizio alla mia sperimentazione. Ho deciso di portare al limite le possibilità espressive dei materiali, come ad esempio con il marmo, creando

oggetti dalla contrastante morbidezza. Mi piace pensare che attraverso le forme il pezzo possa sopravvivere nel tempo.

Vero è che ho sempre bisogno di cambiare: attualmente sono focalizzato nel prodotto, proprio per la rapidità di progettazione, ma ho come meta lo scoprire nuovi materiali e il provare nuovi approcci. Ho bisogno, inoltre, che la mia ricerca faccia parte di un discorso più ampio, inserirsi in una discussione in cui prendono parte altri designer.

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Foto sinistra in alto: Collo Daybed

Foto sinistra in basso: Luisita Table

Foto destra:

Waldo W2 Sofa, Velvet Mohair Italy, 2022

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Come definiresti il tuo lavoro e come racconteresti il tuo approccio progettuale?

La mia ricerca fa da ponte tra il design contemporaneo ed una spiccata sensibilità classica italiana. Quando nel 2020 sono tornato a Firenze ho collaborato con Enrico Capanni e, grazie al suo approccio 3d, la collezione che avevo disegnato ha preso vita ed ha avuto improvvisamente senso. La serie si chiama Olympus e molti dei pezzi disegnati in quella occasione mi hanno fatto diventare riconoscibile: parliamo di Atlas, ad esempio, o di Athena, oggetti d’arredo sperimentali, lontani dagli approcci più tradizionali, che mi hanno spinto a confrontarmi con il confine tra scultura e arredo. Importante per me anche la sperimentazione con materiali particolari come il metallo, l’ottone, la lamiera ed il marmo. Vorrei divertirmi, combinando l’energia giocosa con elementi sofisticati e senza tempo.

È possibile arredare con l’arte?

L’arte e il design possono convivere, unirsi, trasformarsi a vicenda? Partiamo dal presupposto che il design è prima di tutto funzionalità. Nell’approfondire, però, questo mio percorso nel mondo dei collectibles, a cavallo tra scultura e arredo, spesso ho prediletto l’estetica e tutto ciò che era oltre la funzionalità. Arredare con l’arte, e quindi con il design da collezione, crea infinite possibilità, soprattutto nel rapporto con il cliente, momento in cui si smette di parlare di aspetti funzionali e si inizia a creare un rapporto più profondo, dando vita ad una casa che lo rispecchi.

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Gamma stool in Perlato Siciliano Stone, Italy, 2020
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Energizzanti, calmanti, magnetici,ammalianti e spirituali:

i 5 colori moda del

a cura di Alessandra Luparini

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2023

Spesso esprimiamo i nostri stati d’animo attraverso un linguaggio a noi sconosciuto ma molto utilizzato. Atteggiamenti, espressioni, vestiti e colori, sono tutti segnali che lanciamo al mondo per raccontarci. Se scegliamo di esprimerci con i colori è interessante e gratificante conoscere il loro significato.

I colori hanno un ruolo importante nella nostra vita, essi esercitano una forte influenza sul nostro umore e sulle nostre sensazioni e possono avere davvero un effetto benefico sulla mente umana

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blu

La primavera estate 2023 sarà un’esplosione di colori vibranti. Tra questi emerge il blu dal royale, al carta zucchero o al blu avatar, un tono iperfemminile e vivace destinato a portare una ventata di buonumore nel nostro guardaroba.

Per Valentino un blu luminosissimo per capi brillanti ricoperti interamente di paillettes.

Nemo by Driade
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Celine

Protagonista indiscusso anche nel design il blu è da sempre  emblema di sinfonia e di proporzione, capace di rilassare, riducendo l’ansia e portando equilibrio alla propria sfera emotiva. Ecco perché è entrato a far parte sempre più spesso delle nostre case.

Chanel Avia by Slamp
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Il tono blu elettrico di Off-White viene proposto sotto forma di diversi materiali, entrando nel guardaroba quotidiano al posto del classico blue navy.
“Una mattina, siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu: era nato l’impressionismo.”
Renoir
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Magis Proust by Magis

Dote necessaria in questi tempi più che mai.

In qualsiasi sfumatura, un abito blu non può mancare nell’armadio: elegante e sofisticato, trasmette autorevolezza e serenità.
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Alexander McQUEEN

rosso

Questo colore ha stregato praticamente tutti gli stilisti che lo riscoprono in quanto nuance forte e perfetta per rappresentate il calore del periodo estivo: viva Magenta.

Givenchy

Givenchy lo interpreta in modo essenziale con un abito lineare e molto lineare quasi a voler smorzare la carica sexy che normalmente ha questo colore.

Ferragamo
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Pipistrello by Martinelli luce

Coperni

Patch by True design

“Quando non ho più blu, metto del rosso”

Picasso

I Colori hanno un’azione fisiologica e terapeutica , hanno un potere magico, perché riescono a cambiare la percezione dello spazio e ad offrire nuove dimensioni. Il ROSSO è il colore del buon auspicio, riflettendo lo yang serve ad apportare buona fortuna e felicità agli occupanti della casa.

È il colore del sangue,degli eroi e dell’eros, dell’amore… dell’oggetto del desiderio.

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limiti, agisce interiormente come un colore assai

acceso, inquieto, il quale non possiede però il carattere di prodigalità del giallo, che si consuma spandendosi da tutte le parti, bensì genera, nonostante tutta la sua energia e intensità, una forte nota di un’energia immensa, quasi consapevole del proprio fine”

Love by Driade

“Il rosso, così come ce lo immaginiamo, come colore tipicamente caldo, senza
vivace,
Picasso
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Valentino

Nessuna maison ha saputo caricare di tanti simboli e significati una precisa sfumatura di colore, trasformandosi in fil rouge di epoche diverse, unendo il passato al presente e al futuro.

Un’eredità creativa che sicuramente rende omaggio al suo padre fondatore: Rosso Valentino

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verde

Dalle passerelle al centro città, il verde lime sta conquistando tutte. Denominato da Pantone “Lime Punch”, questa sfumatura di verde è il giusto mix di verde e giallo e si abbina facilmente a tanti colori, da quelli neutri a quelli più vivaci.

Vibrante e quasi fluo è il verde che propone Fendi con abiti knitted e mules maxi platform.

Givenchy Fendi
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Binic by Foscarini

Il Verde è il colore della crescita, della primavera e della rinascita. E’ il rifugio dallo stress della vita moderna, ripristinando un senso di benessere. È un colore che apporta maggiore freschezza e vitalità agli spazi quindi nelle nostre case non può mancare un oggetto decorativo di questo colore così terapeutico e semplice da abbinare.

Loewe

Il verde botanico di Loewe è invece un’interpretazione che abbraccia non solo la color palette ma anche gli elementi floreali degli anturium, simbolo di questa collezione.

Balenciaga
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Filicudi by Qeeboo
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Bambola by B&B

“Il verde assoluto è il colore più calmo che esista: esso non si muove in nessuna direzione e non ha alcuna nota di gioia, di tristezza, di passione, non desidera nulla, non aspira a nulla.

Questa costante assenza di movimento è una proprietà che ha un effetto benefico su persone stanche, ma dopo qualche tempo di riposo può venire facilmente a noia”

Kandinsky

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argento

Sembrava impossibile dato il tanto successo dell’oro dai gioielli ai vestiti, una corsa vittoriosa ,ma l’argento conquista il primo posto come colore prediletto della P/E 2023.

Il colore dell’argento è abbinabile a molti tipi di arredamento, dal classico al moderno e può essere utilizzato per impreziosire qualsiasi stanza della casa. Può essere usato in piccoli elementi decorativi, come vasi, soprammobili o oggetti da collezione.

Il segreto per un risultato inimitabile risiede nel trovare il perfetto equilibrio tra dettagli e grandi mobili donando un tocco di luce alle nostre case.

Chanel
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Cristalli in argento per accessori e scarpe

Valentino

Alexander McQueen trova la soluzione all’eterna domanda del vestito perfetto per le feste primaverili: un abitino dal taglio essenziale che nasconde in sé la lavorazione dell’alta moda. Una cascata di paillettes argento per un effetto disco.

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Alexander McQUEEN

«Quel filo si illumina di bagliori dorati e argentati che punteggiano la figura. Formano dettagli e si fondono con le trame di tessuti e accessori per adornarli di luce»

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Kachnar by Driade

Una questione di fili sottili, insomma, gli stessi che ci legano gli uni agli altri ..ecco il Silver elegantissimo di Giorgio Armani.

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viola

Declinato nelle tante tonalità fino alle gradazioni dei lilla e glicine, il viola chiaro e scuro spicca negli abiti così come negli accessori.

Il viola è un colore regale, è associato alla ricchezza e alla prosperità. Ispira spiritualità, dignità, nobiltà, lusso ed eleganza

Salvation, subversion, Versace I vestiti della sfilata Versace Primavera Estate 2023 sono un atto di salvezza e sovversione e il colore dinamico è il viola.

Loewe
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Flower by Ethimo

Il digital lavender è una tonalità viola pastello molto tenue che invita alla calma ed evoca allo stesso tempo la gioia in qualsiasi interno. La lavanda, colore già molto amato nell’interior design grazie alle sue proprietà rilassanti. È il colore della creatività e della forza spirituale interiore , solo l’ immagine di un campo di lavanda diventa una sensazione bellissima come se si sentisse davvero il profumo e se scegliamo un oggetto di questo magico colore ci immergiamo in una profonda, rilassante, profumata meditazione .

Declinato nelle tante tonalità fino alle gradazioni dei lilla e glicine, il viola chiaro e scuro

Veli by Slamp
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Stella Mcartney
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Don’t F**K With The Mouse by Qeeboo
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“Il viola è il colore tra l’umano e il divino, l’unione di due nature” Jung
“Le leggi dei colori sono inesprimibilmente belle, proprio perché non sono dovute al caso.”
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Van Gogh

Quello che emerge nel decór 2023 è di trovare modi sempre nuovi di adattare la nostra casa a una vita più rilassante e armoniosa aiutandoci a mantenere il benessere emotivo anche nello spazio in cui abitiamo. Spazi decorati e la scelta dei colori che più ci suscitano emozioni ci aiuteranno a ridurre lo stress e la tensione della vita di tutti i giorni e di rientrare nel nostro “nido” che non è altro che la creazione delle nostre emozioni.

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A SIGN FROM THE STARS

A cura di Misses Clorofilla

Vento a favore cari Ariete! Giove sta soffiando un’energica brezza al vostro indirizzo e fino a maggio vi regala vento in poppa. Un cielo astrale meraviglioso porta energia e tanti di voi sono spinti ad impegnarsi su tanti, troppi fronti. Calma, grazie al transito di Plutone si delinea per voi una notevole capacità strategica, che saprà stabilizzarvi non solo nell’immediato ma anche nei prossimi anni. Una splendida Venere in Leone annuncia novità sentimentali divertenti e piacevoli, sia per chi ha una relazione stabile che per chi è libero da legami. Aprite le vele, si esce dal porto!

Il consiglio di design: Poltrona sospesa Lisa Swing by SCAB Design

Amici del Toro allenante la pazienza, manca poco…in marzo Saturno ha allentato la sua presa e già da metà aprile vi accorgerete che Venere, entrata in segno, aggiunge pepe sul versante amoroso. Curate la forma fisica e con l’arrivo dei primi caldi abbiate cura dell’alimentazione. Preparatevi a una svolta che si concretizzerà da qui a settembre, la fortuna vi bacia e il cielo vi sostiene. Fare passeggiate a piedi nudi vi aiuteranno a sentire tutta la forza che vi regala anche Madre Terra!

Alti e bassi, bassi e alti, pause e accelerazioni. Insomma, aprile sarà un mese che riflette appieno la vostra natura doppia. Gemelli, la primissima parte dell’anno si avvia alla conclusione e con essa un periodo di piccole o grandi prove. La vostra brillante intelligenza vi aiuta a cascare sempre in piedi, non temete quindi ma aggiungete un pizzico di prudenza. Novità in amore, sentirete il ribollire delle energie che si scatenano in primavera. Cercate il giusto equilibrio a partire dalla tavola.

Il consiglio di design: Lampada da tavolo Stellar Nebula by Artemide

Il consiglio di design: Seduta Pepe by Opinion Ciatti

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Pronti a battervi per ciò che più vi sta a cuore, un progetto, un amore, un viaggio, il vostro tempo libero. Non volete essere schiacciati dal dovere e riuscirete a spuntarla. Una svolta decisiva è prevista per il mese di maggio con opportunità da cogliere al volo. Sfruttate quindi questo aprile per affinare gli intenti, visualizzare o scrivere i vostri obiettivi, tutto servirà a raccogliere una bella quantità di frecce per il vostro arco. Mirate in alto!

Esulta Leone, l’amore quest’anno non ti sfugge: le stelle ad aprile prevedono scintille per i nuovi e per i vecchi amori. Attenti agli affari e alle finanze, preparatevi per un autunno in cui dovrete fare i conti con qualcosa che è rimasto in sospeso. Per evitare che lo stress vi possa sovrastare, che ne dite di sorvolare e di guardare il mondo dall’alto? Magari facendo il pieno di bellezza, dedicatevi una gita fuori porta! Salite su una torre, affacciatevi a un belvedere. Rilassatevi ma coltivando visioni straordinarie. Saprete realizzarle.

Cari Vergine il momento è cruciale, in un anno che prevede qualche nodo che arriva al pettine. Vi consiglio di ponderare molto bene le vostre scelte. Aprile sarà un mese cruciale, qualcuno potrebbe aiutarvi e offrirvi nuovi sbocchi per la sfera professionale. L’amore è altalenante, per gli affari di cuore c’è da temporeggiare ancora, ma poco perché nel cuore dell’estate si aprirà un “magic moment” da sfruttare. Non avrete tutto sotto controllo come piace a voi…ma è quando si rompono gli schemi che nascono nuove opportunità, che sapranno superare le aspettative.

Il consiglio di design: Lampada da terra Arco Led by Flos

Il consiglio di design: Libreria da terra Schlagseite L 184 cm by Breuer Bono

Il consiglio di design:

Sedia a dondolo Hive Lounge by True Design

135 Oroscopo

Vi sembra un anno partito in sottotono cari Bilancia? In realtà siamo all’antipasto di un pranzo luculliano, cioè un anno da vivere alla grande. Ebbene sì, il vostro è tra i segni favoriti, soprattutto in ambito affettivo. L’amore sboccia proprio nel mese di aprile, e sarà un’escalation. Lo stesso accade in ambito lavorativo, dopo qualche ostacolo iniziale, state per conquistare grande equilibrio, ma soprattutto una inarrestabile spinta alla realizzazione degli obiettivi. Un maggiore movimento dei pianeti, da maggio darà un’accelerata a un anno che pareva ingranare con fatica.

Il consiglio di design: Poltroncina Spun by Magis

Scorpione mio caro, da marzo ti sei finalmente liberato del famigerato Saturno contro. Ora serve dribblare alcuni ostacoli rimasti sul percorso e vedere le cose sotto una luce diversa. In questo aprile concedetevi una pausa, magari affrontando un viaggio, piccolo o grande che sia, vi serve per staccare da tutto e da tutti e sarà fruttuoso proprio se fatto in solitaria. Se potete fate una capatina al mare per immergervi nel vostro elemento. Ritroverete ciò che per voi conta davvero.

Cari Sagittario, lo so, dovrete fare i conti con una forma fisica non sempre al top, ma già da questo aprile inizierà un periodo favorevole per voi, soprattutto dal punto di vista professionale. Per vedere le scintille nella vita privata bisognerà aspettare la seconda metà dell’anno. Ora concedetevi il tempo che riguarda l’io. Non sarà egoismo ma cura di se.

Il consiglio di design: Tappeto Density by Nodus

Il consiglio di design: Specchio Shimmer Glas Italia

136 PianoPrimo / LOVETHESIGN MAGAZINE

Caro Capricorno tutto il 2023 ti chiede di “cedere” e mostrarti più tollerante, più flessibile, soprattutto se vuoi far quadrare le cose in amore. In arrivo in questa primavera tanti cambiamenti, spostamenti e nuovi incarichi. Tutto richiederà una fermezza emotiva che ogni Capricorno sa trovare in se stesso. Che ne dici allora di gratificare la tua anima con piccoli e costanti sorsi di bellezza? Immergervi nel mondo dell’arte e del buon cibo. Fate piccole ma frequenti esperienze raffinate.

A marzo Saturno ha abbandonato il vostro segno e arrivano finalmente leggerezza e spensieratezza. Aprile sarà il mese della tregua, poi Giove e Venere vi daranno un po’ di filo da torcere, ma per poco. Nel mese di maggio: vi toccherà perdere del tempo dietro faccende burocratiche. Dedicatevi quindi alla ricerca di pace e tranquillità. Manca ancora un po’ di smalto in amore, ma è temporaneo. Aprile dolce dormire…

Cari pesciolini prepariamoci, Saturno entra nel vostro segno e ci resterà per tre anni: sta per iniziare un cammino di maturazione e crescita personale. Saturno è il pianeta delle sfide e delle responsabilità, ti mette alla prova, ma la buona notizia è che sarete incredibilmente concreti e centrati su ogni questione. Avrete Giove favorevole che vi aiuterà a cogliere al volo idee brillanti, che vi porta una nuova consapevolezza. L’amore c’è e potrebbe sbocciare o rifiorire con ancor più vigore in estate.

Il consiglio di design:

Tappeto Oggian Blue Panther by Qeeboo

Il consiglio di design: Letto matrimoniale Shiko Magnum by Miniforms

Il consiglio di design:

Bicchiere Kintsugi B by Seletti

137 Oroscopo

Contributors

Moro CURATOR

Samantha Passuello COPYWRITER

Nata con la luna in Mercurio, il pianeta della comunicazione. Coincidenza? Io non credo! Sin dalle scuole elementari nutre una passione per la scrittura e le parole: se usate nel modo giusto, possono essere grandi regali. Inguaribile spirito libero e con l’istinto da tenere a bada, cerca sempre di (in)seguire le sue passioni come il giorno in cui decide di studiare fotografia, perché dal mirino sembra tutto un po’ più bello. Follemente innamorata di Milano e dei suoi cortili, di Parigi e dei suoi edifici in stile Haussmann: non capisce perché le case non siano tutte così! Ama Vicenza, ma è una relazione complicata. Quando è ispirata scrive cose (belle) sul suo Blog e dispensa consigli non richiesti su ristoranti, hotel e week end fuori porta.

Irrequieta e curiosa, Chiara Moro basa il suo lavoro in viaggio costante, nella creazione di progetti artistici e di comunicazione sempre diversificati a seconda dell’utente finale. Curatrice di formazione, da vita a esperimenti di collocazione di forme artistiche contemporanee fuori dai circuiti tradizionali, evidenziando la capacità di cambiamento esercitabile dal cittadino tramite le modalità di fruizione del prodotto culturale.

Alessandra Luporini classe 1982 laureata al POLIMODA a Firenze , metà toscana e metà milanese, cresce nella storica azienda di abbigliamento di famiglia tra abiti di alta moda e ambienti del fashion System tra Milano e Parigi. Da sempre interessante alla moda, all’ artigianalità e all’arte, si definisce creativa e spirituale in continua evoluzione.

Alessandra Luporini COPYWRITER Chiara
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Alessandra D’Angelo COPYWRITER

Nata tra i colli e il mare, in una città di passaggio ma di provincia. L’anno è quello di Ritorno al futuro e We are the world, di glasnost e perestrojka, e della prima versione di Windows. Scrive un romanzo a 12 anni, un lungometraggio a 16 e un format radiofonico a 29. Si appassiona di politica e jazz, ascolta la radio e sogna le stelle, detesta i giornalisti e finisce per iscriversi all’albo. Ama le storie, le stazioni, le situazioni e la forma sonata.

Lara

Vidotto

ART DIRECTOR

Patrizia Piccinini ARCHITETTO E GIORNALISTA,

Si occupa di design e tendenze lifestyle. Ha scritto per più di vent’anni prima, per Home e poi per Marie Claire Maison. Ha pubblicato per Rizzoli Electa il libro, Carlo Scarpa, Oltre la materia e, a ottobre, è prevista l’uscita in libreria di una nuova monografia dedicata a Piero Portaluppi, edita dalla stessa casa editrice.

Nasce distratta e cresce raccogliendo idee che spuntano come funghi dopo la pioggia nella magica foresta di neuroni che è la testa di ognuno, la mia e l’altrui. Sguardo all’orizzonte, antenne sintonizzate sul design, annusa ciò che verrà. Ama il potere salvifico della letteratura che ci contiene tutti, ama il suono della banda che sta per svoltare nel vicolo, gli alberi, i cani, le cose piccole come i carillon e gli esseri umani.

139 Contributors

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