L’Imprenditore Agricolo - Settembre 2019

ANNO 8 NUMERO

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SETTEMBRE 2019

E D I Z I O N E D I F F U S A I N T U T TL’imprenditore O I L Nagricolo O R D• Settembre I T A L2019 IA

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Settembre 2019

SOMMARIO 12

Limiti alla deducibilità dei contributi agricoli

ATTUALITÀ

L’EDITORIALE

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La parola magica

L’ARIA CHE TIRA

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Agea, la nomina della discordia

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Amianto e fotovoltaici arrivano gli incentivi

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Provolone, Chianti e Asti largo ai tre moschettieri

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Prodotti agricoli prezzi trasparenti

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Firmato il contratto degli impiegati agricoli

ZOOTECNIA

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L’orchestra del Titanic

FISCO E TRIBUTI

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Locazioni commerciali e cedolare secca

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Alpeggio, l’irresistibile richiamo della natura

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Fantasy Silver Bridget regina delle Frisone

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Frisone, ecco come si allevano in Olanda

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Latte, produzione ferma ma le quotazioni volano

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Quotazioni dei suini il peggio è passato?

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Metà degli antibiotici finisce nelle stalle

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Razze autoctone e formaggi storici

LETTERA AL DIRETTORE

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Quote latte, se tutti avessero pagato...

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ORTOFRUTTICOLTURA

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Prezzo nocciole, si parte da 340 euro al quintale

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Due terzi della frutta provengono dal Saluzzese

L’INVITATO SPECIALE

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Vini dell’Etna sorsi di “lava”

L’IMPRENDITORE AGRICOLO Direttore responsabile: Osvaldo Bellino Direttore editoriale: Valerio Maccagno

FORMAZIONE

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L’ortofrutta fresca alla prova della crisi

ENOLOGIA

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Le condizioni del buon vino: invaiatura e maturazione

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La meglio gioventù del Moscato secco

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Terracotta e cemento al posto di barriques e inox

Ministero in campo per la vendemmia

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Il Dolcetto mette tutti d’accordo

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Il Chianti tiene il mercato riducendo la produzione

Difendere la proprietà dimenticando l’eternità

Pubblicità: Réclame

RADICI

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OSSERVATORIO PREZZI

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Prezzi e mercati all’ingrosso

SCADENZE FISCALI

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Scadenze ottobre 2019

Ufficio: 0172.711279 Agente: Luca Ternavasio - 340.3190808 Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo

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MERCATINO

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Agricoltura giovanile tra presente e futuro

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La parola magica Nel solco della Lombardia, anche la Regione Piemonte ha introdotto la delega al cibo tra le competenze dell’Assessorato all’Agricoltura. Potrà sembrare una sottolineatura superflua e scontata, in quanto l’agricoltura è da sempre la prima ad occuparsi del cibo, ma un conto è dire Assessorato all’Agricoltura, un altro è dire Assessorato al Cibo. Cambia la prospettiva, radicalmente. Nella percezione comune, l’agricoltura interessa solo agli agricoltori, una categoria di lavoratori peraltro non più di tanto tenuta in considerazione. Il cibo, invece, tira tutti in ballo e riduce drasticamente le distanze tra l’agricoltore e il consumatore, non soltanto restituendo dignità ai contadini, ma riportando l’agricoltura al centro dell’interesse collettivo, com’è giusto che sia.

La parola cibo non cambia la sostanza, ma fa la differenza.

Parallelamente, sempre in Piemonte, l’Assessorato regionale alla Sanità ha aperto il tavolo di consultazione “Il cibo è salute”, chiamando a raccolta gli Stati generali della salute agroalimentare, dai produttori agli agenti delle prevenzione sanitaria. Anche qui, il cibo si scopre soggetto della sanità. Tutto ciò che riguarda le produzioni alimentari, quindi l’agricoltura, in realtà attiene alla salute di tutti. Una scoperta tanto banale, quanto necessaria per cambiare l’approccio dell’opinione pubblica al tema centrale della qualità della vita, perché la salubrità del cibo non può prescindere da un sistema di regole e professionalità condivise.

Quando subiscono inutili sovrapposizioni di controlli, difformità nell’interpretazione delle leggi, campagne mediatiche allarmistiche, è giusto che le aziende pretendano giustizia. Gli organismi di controllo, pagati con i soldi pubblici (compresi quelli di produttori, trasformatori, commercianti e ristoratori), devono rispettare delle regole e adottare misure per svolgere la propria attività di controllo nel modo migliore, mantenendo al minimo necessario gli oneri amministrativi e le limitazioni delle attività operative a carico dei controllati. Dopo di che, l’importante è il risultato, il cibo, che in Piemonte è eccellente, anche se non sempre viene riconosciuto e pagato, soprattutto ai produttori, per quello che realmente vale. Il consumatore va aiutato ad acquisire la consapevolezza che mangiare è un atto agricolo, come “svelò” qualche anno fa lo scrittore e poeta americano Wendell Berry. E ora il Piemonte rilancia: il cibo è salute, proteggiamo chi lo produce.

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L’orchestra del Titanic Da settimane, tiene banco in Gran Bretagna l’esito del processo di uscita dalla Unione Europea. Il referendum è stato votato ormai più di 3 anni fa e, teoricamente, lo scorso 31 maggio l’Ue avrebbe dovuto tornare ad avere solo 27 membri. Invece, siamo ancora 28 e il governo di Sua Maestà britannica sta faticando moltissimo a imporre una linea chiara ai molti contrari nel Paese e soprattutto nel parlamento. Intendiamoci, tra i britannici l’idea che basti il Regno Unito e che non servano altri modelli di integrazione internazionale è certamente molto diffusa se non davvero maggioritaria. Tuttavia, anche i più incalliti nostalgici dell’impero devono oggi fare i conti con la realtà che il ministro per la brexit ha rivelato e il Times riportato mercoledì 4 settembre.In previsione del pieno e completo taglio del cordone ombelicale fra Londra e Bruxelles, il governo ha dei piani per stoccare generi alimentari freschi e fare fronte alla crisi del paese. Inoltre, ha continuato Michael Gove, il governo ha individuato le risorse per finanziare l’agricoltura britannica nel momento in cui verranno meno i fondi europei e, al tempo stesso, sui prodotti britannici esportati nell’Unione Europea scatteranno automaticamente i dazi. La cosa divertente, per me che arrivavo dall’Europa e leggevo queste notizie sul più famoso quotidiano del mondo, è stata che subito dopo queste dichiarazioni la presidente delle associazioni agricole britanniche ha chiesto un incontro per chiarimenti al ministro. Insomma, nemmeno i vertici delle unions agricole avevano capito che cosa significava uscire dal primo mercato mondiale e dal primo fornitore di cibo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del nord? Viene davvero da dubitare della buona fede della gente e soprattutto dell’efficacia dei meccanismi democratici quando una intera popolazione viene portata a votare per risolvere i problemi di maggioranza di David Cameron e poi per anni un sistema-paese deve fare i conti con l’incertezza derivante da una scelta fatta con poca consapevolezza delle conseguenze. La lezione britannica è pesante anche per l’Italia che oggi esporta verso quel Paese il 10% di tutto il cibo che esportiamo nel mondo. Un valore enorme che per alcune produzioni è addirittura fondamentale, se pensiamo in particolare al Prosecco doc. Quando ci disinteressiamo di che cosa avviene negli altri paesi, in un mondo interconnesso che prospera quando l’incertezza è minima, mentre soffre immediatamente quando non si sa come evolveranno le cose, stiamo facendo come l’orchestra del Titanic.

Pensiamo di continuare a suonare la nostra musica, come sempre, e che alla fine tutto si risolverà o perlomeno saremo rimasti fedeli a noi stessi. Cosa ci sia di nobile nell’affondare a me continua a sfuggire e per questo mi auguro che la lezione britannica di questi anni ci aiuti a comprendere che in un mondo di relazioni commerciali che creano le condizioni del progresso economico, le posizioni protezionistiche o, come va di moda dire oggi, sovraniste, sono davvero fuori tempo massimo.

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FISCO E TRIBUTI DI MARIANNA CUGNASCO - COMMERCIALISTA - mar.cugnasco@studiocugnasco.it

Locazioni commerciali e cedolare secca Per effetto di quanto stabilito dalla legge di bilancio 2019, a decorrere dal 1 gennaio 2019 è ammessa la possibilità di assoggettare al regime sostitutivo della cedolare secca anche la locazione di un locale commerciale. Il regime della cedolare secca prevede l’assoggettamento ad un’imposta sostitutiva del 21% dei canoni di locazione, in luogo della tassazione ordinaria per la quale il reddito fondiario concorre alla formazione del reddito complessivo imponibile ad Irpef (e relative addizionali regionali e comunali) e del pagamento dell’imposte di registro e di bollo ordinariamente dovute per la registrazione, la risoluzione e la proroga del contratto di locazione.

CEDOLARE SECCA Nel caso in cui il locatore opti per l’applicazione della cedolare secca è però sospesa, per un periodo corrispondente alla durata dell’opzione, la facoltà di chiedere l’aggiornamento del canone, anche se previsto nel contratto a qualsiasi titolo, inclusa la variazione accertata dall’Istat dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati verificatasi nell’anno precedente. L’opzione non ha effetto se di essa il locatore non ha dato preventiva comunica-

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zione al conduttore con lettera raccomandata, con la quale rinuncia ad esercitare la facoltà di chiedere l’aggiornamento del canone a qualsiasi titolo.

CANONE VARIABILE In relazione a tale requisito l’Agenzia delle Entrate, con la risposta n. 340 pubblicata lo scorso 23 agosto, ha peraltro chiarito che non rappresenta un ostacolo all’applicazione del regime della cedolare secca un contratto a “canone variabile” ancorato, ad esempio, all’importo del fatturato del conduttore, in quanto ciò rientra nell’autonomia contrattuale delle parti e non configura quale determinazione privatistica di aggiornamento o indicizzazione del canone. Occorre inoltre osservare che i requisiti per poter utilizzare la cedolare secca in ambito commerciale sono molto più stringenti rispetto alle condizioni previste per le locazioni a destinazione abitativa.

CONDIZIONE TEMPORALE Il primo elemento vincolante previsto dalla norma è la condi-

FISCO E TRIBUTI

I requisiti per poter accedere al regime sostitutivo in ambito commerciale sono molto più stringenti rispetto alle condizioni previste per le locazioni a destinazione abitativa zione temporale: la cedolare secca può infatti essere applicata solo ai contratti ad uso commerciale stipulati dal 1 gennaio 2019 al 31 dicembre 2019, con l’impossibilità conseguente di applicare detto regime sostitutivo ai contratti di locazione già in essere.

Inoltre, al fine di evitare comportamenti elusivi, è stato chiarito che l’imposizione sostitutiva in commento non possa essere applicata qualora alla data del 15 ottobre 2018 risulti in corso un contratto non scaduto tra i medesimi soggetti, per il medesimo immobile, interrotto anticipatamente rispetto alla scadenza naturale.

Al riguardo l’Agenzia delle Entrate,

con la risposta n. 297 del 22 luglio 2019, ha inoltre precisato che l’applicazione della cedolare secca è invece possibile anche per i contratti di locazione commerciale naturalmente in scadenza nel corso del 2019, oggetto di proroga, che sono considerati alla stregua di contratti di locazione nuovi stipulati nel 2019.

SUPERFICIE CATASTALE L’ulteriore stringente requisito riguarda i locali oggetto di locazione, i quali devono essere unità

immobiliari di categoria C/1 e devono avere una superficie inferiore a 600 metri quadrati (escluse le pertinenze).

Ciò che manca è il riferimento alla modalità di determinazione della superficie dell’immobile commerciale che potrebbe essere, alternativamente: - la superficie catastale; - la superficie calpestabile; - o la superficie commerciale.

Ad oggi si ritiene che il “metodo migliore” sia quello della superficie catastale, in quanto rappresenta l’unica modalità adottata dall’ormai ex Agenzia del Territorio.

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FISCO E TRIBUTI DI ALBERTO TEALDI - COMMERCIALISTA - alberto.tealdi@gmail.com

Limiti alla deducibilità dei contributi agricoli Con risposta ad interpello del 16 luglio, l’Agenzia delle Entrate ha fissato un paletto ben preciso in merito alla deducibilità dei contributi agricoli. L’interpello è stato proposto da un contribuente collaboratore dell’azienda agricola costituita quale impresa famigliare.

CONTRIBUTI INPS In questi casi, come legislativamente previsto, è il titolare dell’azienda che è tenuto al versamento dei contributi Inps, per sé e per i propri collaboratori.

L’istante, considerato che a sua volta aveva provveduto

deducibilità dei contributi previdenziali ed assistenziali versati in ottemperanza a disposizioni di legge e quelli versati nell’interesse di persone fiscalmente a carico.

DIRITTO DI RIVALSA Nella predetta risposta l’Agenzia delle Entrate ritiene che tali oneri non posso essere dedotti dall’istante in quanto, con riferimento ai contributi previdenziali ed assistenziali versati da titolari di aziende agricole, non è previsto il diritto di rivalsa. In altre parole, per i contributi versati dal titolare di impresa artigiana o di impresa commerciale per i

L’Agenzia delle Entrate ha fissato un paletto penalizzante nei confronti delle aziende agricole rispetto alle imprese artigiane e commerciali a rimborsare la sua quota di contributi al titolare, sostiene di poterli dedurre dal proprio reddito complessivo ai sensi dell’art. 10, lettera e), del Tuir che prevede la

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propri collaboratori è previsto per legge il diritto di rivalsa, pertanto i collaboratori medesimi nel momento che riconoscono al titolare la loro quota di contributi

possono dedurla dal loro reddito complessivo.

Nel caso di azienda agricola non vi è invece alcuna disposizione legislativa in merito al diritto di rivalsa e su questo si basa l’interpretazione “negativa” dell’Agenzia delle Entrate.

FAMIGLIARE A CARICO Questo comporta, in pratica, che i contributi non sono deducibili dal reddito complessivo del collaboratore ma non lo sono nemmeno in capo al titolare dell’azienda agricola; l’unico caso in cui il titolare può dedurli è quello in cui il collaboratore sia anche un suo famigliare a carico.

Tale interpretazione dell’Amministrazione Finanziaria è certamente penalizzante nei confronti delle aziende agricole rispetto alle imprese artigiane e commerciali e si auspica che, dal punto di vista legislativo, le due situazioni vengano equiparate prevedendo il diritto di rivalsa anche per i contributi agricoli.

Alpeggio, l’irresistibile richiamo della natura

Roberto, Delia, Giorgio Colombero e Maurizio Chialva

Un rito che si ripete puntuale ogni anno, e allo stesso tempo un ritorno alle radici. È la transumanza, pratica portata avanti da tanti margari del nostro territorio. Come la famiglia Colombero, originaria di Marmora e ora “di base” a Genola. Ogni fine giugno lascia la cascina, dove alleva oltre 200 Piemontesi, e porta gli animali a Canosio, in valle Maira.

IMPRESA FAMIGLIARE Quella dei Colombero è un’azienda a conduzione famigliare. Il più giovane è Roberto, 34 anni, in cascina con papà Giorgio e mamma Delia. L’attività di margari viene portata avanti da generazioni. «La nostra famiglia –

280 capi di razza Piemontese, che ogni anno vengono portati... al fresco dei monti della valle Maira.

spiega Roberto – ha sempre affittato le stalle, cambiando di tanto in tanto proprio come fanno i margari. A lungo abbiamo “orbitato” sul Saluzzese, ma dal 2015 abbiamo comprato una cascina a Genola: ora siamo lì».

Nel cuore della piana cuneese i Colombero allevano, come accennato,

ALPEGGIO A MARMORA La partenza per Canosio avviene intorno al 24 giugno. «Carichiamo gli animali a Genola intorno alle 17 del pomeriggio – racconta Colombero –. Una volta arrivati nel territorio di Marmora scarichiamo le bestie e le lasciamo lì una notte. Alle 5 del mattino partiamo per l’alpeggio: camminiamo per circa 5 ore, la distanza è di 16-17 chilometri. Il rientro in pianura solitamente è fissato per fine settembre. Stiamo in montagna tra i 90 e i 100 giorni. In questi tre mesi gli

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Roberto, mamma Delia e papà Giorgio

animali si muovono in ampi “recinti”, dove stanno per una decina di giorni, e poi vengono spostati».

La giornata lavorativa dei Colombero in valle Maira inizia alle 6 del mattino e termina intorno alle 19. «La malga? È del Comune, e noi la affittiamo».

LATTE E NOSTRALE Dal latte che le Piemontesi producono viene ricavato il Nostrale, formaggio tipico della vallata stagionato 30 giorni. «Mungiamo (a mano) una trentina di capi due volte al giorno – dicono i Colombero –, verso le 6 del mattino e alle 5 del pomeriggio. Con il latte diamo vita a tre forme al giorno di Nostrale, da 7 chili ciascuna, che poi vendiamo ai negozi della valle Maira. C’è un marchio specifico a tutela di questo formaggio, a fine agosto c’è anche la festa». Il procedimento di produzione?

«Si mette il latte in caglio – dicono i margari –. Lo lasciamo riposare un’ora, poi si rompe la cagliata... e il gioco è fatto». Ovviamente la mungitura viene portata avanti anche durante i mesi di permanenza a Genola. «Lì in realtà mungiamo poco. Il latte che produciamo (circa un quintale al giorno)

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L’esperienza della famiglia Colombero, originaria di Marmora e ora di stanza a Genola.

Alleva oltre duecento capi di Piemontese lo diamo alla cooperativa “Piemonte Latte”, nostri “vicini di casa”».

ALIMENTAZIONE ANIMALI L’alimentazione dei capi è in larga parte di produzione propria. «A Genola – afferma Roberto Colombero – in autunno e primavera diamo alle nostre Piemontesi erba che arriva direttamente dai campi che lavoriamo. In inverno somministriamo fieno e insilato. Ai vitelli diamo invece fieno e mangime».

SAPORE INIMITABILE Essendosi recentemente trasferiti a Genola, i Colombero non hanno al momento all’orizzonte progetti di ingrandimento o espansione della propria azienda. Su una cosa però non hanno dubbi: continuare a portare avanti l’antica tradizione della transumanza. Anche se può sembrare scontato, l’erba cresciuta all’aria pura di montagna regala al latte un sapore speciale. E in pianura non potrebbe mai nascere un formaggio come quello che nasce tra i monti della valle Maira.

Matteo Garnero

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ZOOTECNIA

Fantasy Silver Bridget regina delle Frisone

I premiati alla Mostra regionale della Frisona E’ Fantasy Silver Bridget della società agricola Oitana di Scalenghe la campionessa assoluta della 47esima Mostra regionale della Frisona di Saluzzo, organizzata da Comune e Fondazione Bertoni in collaborazione con l’Arap. La proclamazione è avvenuta lunedì, nel pieno della Fiera di San Chiaffredo e giornata finale della rassegna che ha visto sfilare nel ring della città marchionale una novantina di bianconere da latte provenienti da quattordici allevamenti piemontesi.

Una parata zootecnica che ha portato al Foro boario saluzzese, dove era ospitata anche la mostra nazionale della meccanica agricola, almeno 15 mila visitatori.

CAPI E ALLEVAMENTI. Il giudice Giovanni Cerri dell’Anafi (l’associazione nazionale della Frisona) al termine di tre giorni di passerella ha espresso le proprie valutazioni in merito alla morfologia e all’eccellenza genetica dei capi (tutti iscritti al Libro genealogico nazionale), stilando le graduatorie per tutte le categorie. La regina Fantasy è salita sul primo scalino dell’ideale podio accompagnata dalla riserva Isolabella Numero Uno Uma, con menzione d’onore per Magnolia Vanhalen Boara. Per quanto riguarda la classifica allevatori, al primo posto troviamo la società di Giuseppe Dabbene e Giovanni Oddenino di Candiolo. Seconda Muri Holstein di Caraglio,

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terza Oitana di Scalenghe, quarta l’azienda dei fratelli Beltramino di Buriasco affiancata ex aequo da Isolabella dell’omonimo comune torinese, quindi La Magnola di Venaria.

SFILATA AUTORITÀ. Alla premiazione hanno presenziato il sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni con il vice Franco Demaria e l’assessore alle attività produttive Francesca Neberti, lo staff della Fondazione Bertoni, il senatore Giorgio Bergesio e il consigliere regionale saluzzese Paolo Demarchi con il vertice dell’Associazione regionale allevatori: il presidente Roberto Chialva, il direttore Tiziano Valperga (anche in funzione di speaker), il refe-

Alla Mostra regionale di Saluzzo, trionfa la vacca della società agricola Oitana di Scalenghe; al primo posto tra gli allevamenti, la società di Giuseppe Dabbene e Giovanni Oddenino di Candiolo

rente del comitato mostre della Frisona Livio Diale. Presente anche il direttore della cooperativa Compral Bartolomeo Bovetti.

SEDE IDEALE. Nutrita la partecipazione di operatori professionali, nella consueta cornice di sponsor tecnici e aziende del settore. Un successo corale sottolineato dal presidente Chialva che ha avuto parole di ringraziamento ed elogio per la Città di Saluzzo: «Qui ci sentiamo a casa nostra, ogni mostra è un successo grazie anche alla funzionalità di un foro boario all’avanguardia», ha sottolineato Chialva, ricordando che la Frisona ha cominicato ad affermarsi ormai mezzo secolo fa proprio nella

terra dell’ex Marchesato.

DEGUSTAZIONI. Nel contesto della manifestazione va segnalato il positivo riscontro ottenuto dalla degustazione dei formaggi Dop delle Latterie Alpine Inalpi prodotti nel caseificio di Peveragno abbinati ai vini dell’azienda Autin di Barge condotta da Mauro Camusso.

I maestri assaggiatori Onaf hanno guidato con la loro alta professionalità una serie di affollati banchi di assaggio. In tavola sono saliti Raschera, Bra e Toma Piemontese Dop. Tra i vini presentati, una nota speciale è andata al Brut metodo champenoise Eli, che matura in bottiglia per trenta mesi nelle ex miniere di talco di Prali, in val Germanasca.

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Quote latte, se tutti avessero pagato…

Egregio direttore de “L’imprenditore agricolo”, ho letto, riletto e meditato il Suo editoriale sul numero di luglio 2019 del mensile, sulla vicenda delle quote latte. Ha ragione, viene la nausea solo il sentirne parlare, ma la sentenza della magistrata romana da Lei riportata mi lascia qualche dubbio: 1. Come può scrivere la magistrata romana che i dati forniti da Agea sono falsi, perché i capi che producono latte sono falsi? Non tutti i capi registrati a Teramo producono latte e da razza a razza in fase di produzione la quantità di latte varia, anche di molto 2. Personalmente, come ex-produttore e come ex-primo acquirente, come legale rappresentante di una modesta cooperativa di produttori, ho sempre assistito a dei controlli molto meticolosi e precisi da parte dei funzionari della Provincia di Torino. Quando arrivavano in ufficio controllavano sino all’ultimo litro consegnato e venduto.

Se fin dall’inizio dell’applicazione delle quote latte, si fosse versato il prelievo come negli ultimi anni dell’applicazione, con la compensazione e il relativo pagamento o restituzione entro l’anno solare, molti o quasi tutti i problemi che Lei ha accennato in chiusura dello scritto, si sarebbero evitati, anche, purtroppo, le morti. Si sarebbero evitate le cause al Tar o ai tribunali ordinari, per poi ricavarne ben poco.

Cordiali saluti, Luigi Chiabotto, Caselle (Torino)

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L’editoriale de “L’Imprenditore agricolo” di luglio

Gentile signor Luigi, la Sua testimonianza aggiunge un’altra legittima “quota di verità” alla vicenda, che ha, come si è purtroppo visto, molteplici punti di osservazione, non ultimo quello della magistrata romana che ha scritto la sentenza di archiviazione dei procedimenti penali connessi al regime delle quote latte. Lei ha ragione a dire che, se, fin dall’inizio, si fosse versato il prelievo, si sarebbero evitati tanti problemi e drammi. Ma questa sarebbe stata un’altra storia, così come tutto sarebbe andato diversamente se, fin dall’inizio, ci fosse stata una sentenza chiara, come quella del giugno scorso che comprende le ragioni di chi non ha pagato.

Al netto di qualche furbetto, da questa triste storia non escono vincitori. Hanno perso i politici, inadeguati al tavolo europeo; i sindacati, ambigui nel consigliare i loro associati; i magistrati, smarriti nei labirinti dei tribunali. Non ha pagato nessuno, se non gli allevatori.

Osvaldo Bellino

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ZOOTECNIA DI LUCA MIDULLA E MARIA PRIN ABEIL, MEDICI VETERINARI

Frisone, ecco come si allevano in Olanda La trasferta olandese dell’Agrilab dal 15 al 17 luglio 2019, ha conferito un’importante occasione di confronto tra la realtà allevatoriale piemontese e quella olandese, da sempre considerata la ciliegina sulla torta per quanto riguarda la conduzione zootecnica in Europa nel campo delle Frisone.

PANORAMA OLANDESE La panoramica emersa dai confronti con gli allevatori olandesi evidenzia la seguente realtà zootecnica: in media le vacche in lattazione sono 120, moltissime aziende hanno meno di 70-80 capi e poche superano i 200-300 animali in mungitura.

L’80% delle attività è a conduzione

Da sinistra: Maria Prin Abeil, l’ allevatrice olandese e Luca Midulla

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familiare, mentre solo il 20% possiede personale esterno (quasi totalmente proveniente dall’Olanda e in piccola parte dalla Polonia).

La mungitura è effettuata tramite sistemi a giostra nelle aziende più grandi, mentre, così come in Italia, si sta registrando un incremento nell’utilizzo dei robot.

La qualità del latte differisce dalla nostra specialmente nel titolo lipidico: infatti nel mese di luglio è normale che valori di grasso si aggirino intorno al 4,50%.

Questo dovuto ad una alimentazione con foraggi insilati di ottima qualità insieme all’attività di pascolo che rappresentano circa il 60-70% dell’ingestione delle bovine.

(Foto: Midulla)

PASCOLAMENTO Simbolo dell’Olanda, la frisona può essere avvistata su qualsiasi distesa della pianura olandese. I prati vengono suddivisi in funzione del carico di bestiame in base ai giorni della settimana. La rotazione giornaliera dei capi garantisce così di evitare il danneggiamento della cotica erbosa e ne permette la crescita continuativa.

Su uno stesso appezzamento gli animali non rimangono più di 5-6 settimane. L’obiettivo è quello di avere

Frisone al pascolo in Olanda

l’erba alta tra gli 8 cm e i 20 cm. In relazione al momento di maturazione di quest’ultima, vengono valutate le integrazioni da fornire alle bovine in stalla.

Quindi, se le vacche pascolano su un terreno con un foraggio alto 20 cm (in concomitanza della presenza di fiori e semi) non riceveranno supplemento di concentrati, mentre se si trovano su un pascolo con un foraggio alto 8 cm riceveranno foraggi e concentrati in stalla per soddisfare i

loro fabbisogni nutritivi.

Il pascolo, tuttavia, non è possibile per tutti gli allevamenti e per questo si utilizzano per lo più insilati di foraggi di erba ed in misura minore (circa il 30%) di mais.

Un problema che abbiamo potuto riscontrare è legato all’inquinamento da fosfati dei terreni olandesi, per questo sono in atto delle politiche di riduzione del carico di bestiame per ettaro per cercare di ridurre l’inquinamento delle falde. Sicuramente si

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ZOOTECNIA tratta di misure pesanti che porteranno alla riduzione significativa di capi.

GESTIONE VITELLAIA L’attenzione posta ai vitelli e alle manze è degna di nota, siccome rappresenta per l’azienda un investimento determinante per il futuro dell’attività. La vitellaia, nonostante non dia

16-18 mesi). Gli ambienti, la gestione del vitello e l’alimentazione gestiti nel modo corretto rappresentano la chiave di volta per un successo immediato e proiettato nel futuro.

GLI AMBIENTI Disinfezioni periodiche delle strutture e rimozioni della lettiera prima

Viaggio tra le stalle del Paese considerato come modello della conduzione zootecnica in Europa nel campo delle vacche da latte un reddito diretto e immediato, può influenzare in modo significativo il futuro guadagno dell’allevamento.

L’obiettivo è avere il massimo incremento nelle prime fasi di vita del vitello, per arrivare il prima possibile alla 1° fecondazione (obiettivo: entro

di inserire nuovi vitelli sono il primo passo indiscutibile. Negli ultimi anni in Olanda stanno conducendo una lotta massiccia contro gli insetti attraverso trattamenti larvicidi degli ambienti e antiparassitari sulle vacche e le rimonte. I vitelli crescono all’interno di

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gabbiette singole (sollevate da terra) o igloo individuali, sotto tettoie o parti di stalla appositamente dedicati.

Questo aspetto non è da sottovalutare, in quanto consente di mantenere le condizioni ambientali migliori per i vitelli, evitando sbalzi di temperatura e correnti d’aria.

PROGRAMMI ALIMENTARI L’alimentazione rappresenta il cardine dello sviluppo del vitello, per questo sono stati affinati programmi alimentari specifici per cercare di ottenere il massimo incremento di peso nei primi 80 giorni, data dello svezzamento (obiettivo di incremento ponderale giornaliero: 800 g).

Non c’è solo l’aspetto della qualità del latte utilizzato. La modalità di preparazione e di somministrazione al vitello sono dettagli fondamentali per il successo. I secchi ed i ciucci devono consentire una corretta attivazione della doccia esofagea e un graduale rilascio del latte per evitare che il vitello ne assuma troppo velocemente con

conseguenti problemi di digestione.

La temperatura di somministrazione del latte, nel caso dell’utilizzo del secchi, deve essere intorno ai 40-42°C al fine di garantire l’attivazione della doccia esofagea. In caso contrario determinerebbe la caduta del latte nel rumine con gravi problemi digestivi al vitello. Sono tutti concordi nell’escludere il mono pasto, considerato non fisiologico e rischioso per gli animali.

Vengono applicati diversi tipi di protocolli: I) aumento graduale della quantità di latte sempre alla stessa concentrazione; II) aumento della concentrazione del latte, pur mantenendo invariata la quantità somministrata; III) latte a volontà (“ad libitum”) tramite la lupa o secchi appositi.

Indipendentemente dalla strategia adottata, il fattore essenziale è sempre la corretta preparazione e successiva pulizia di secchi e ciucci, che possono rappresentare una delle cause più frequenti di diarree nel vitello.

(Foto: Midulla)

Stalla olandese

Questi piani di alimentazione comprendono l’utilizzo di latte in polvere di ottima qualità e concentrati costituiti da frazioni di proteine e amidi di diversa origine. L’obiettivo è avere in questa fase un mangime con un livello di proteine del 14-18% e fibra del 6-8%, indispensabili per massimizzare l’accrescimento e permettere un corretto sviluppo ruminale.

MORTALITÀ E VACCINAZIONI Tuttavia, anche in Olanda vi sono dei margini di miglioramento, infatti la mortalità media si aggira intorno al 14-15%, della quale il 6% di mortalità nel periparto. Per quanto riguarda

le vaccinazioni, sia per le diarree che per le forme respiratorie, sono piuttosto limitate e non percepite come importanti. Questo punto rappresenta, a nostro avviso, un limite sul quale potrebbero svilupparsi margini di investimento per ridurre ulteriormente la mortalità nella vitellaia.

PREMI QUALITÀ I caseifici assegnano i premi qualità in base al tenore di cellule somatiche, carica batterica totale, crioscopia ed infine il parametro “ecosostenibilità”, rappresentati da biogas, pannelli fotovoltaici, sistemi eolici. Molto sostenuto ed incentivato risulta il

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ZOOTECNIA

pascolamento: chi effettua 6 mesi di pascolo all’anno, per almeno 6 ore al giorno, riceve un premio sul valore del latte.

Le cellule somatiche vengono monitorate mensilmente vacca per vacca, anche se molti gestiscono i dati attraverso le conducibilità dei robot e delle sale di mungitura.

MASTITI E ASCIUTTA SELETTIVA Le mastiti raramente vengono analizzate (se non in un secondo momento) e le terapie vengono effettuate tramite protocolli già predefiniti in base alla gravità dell’infiammazione.

La gestione degli agenti contagiosi è affrontata individualmente e non a livello di mandria, determinando così positività su un numero significativo di stalle, anche se con presenze non tanto diffuse all’interno della singola azienda.

L’asciutta selettiva, che affonda le proprie radici proprio nel Nord Europa, vede una forte riduzione dell’antibiotico a tappeto sui capi a

magari soltanto uno, ha manifestato problemi durante la lattazione.

(Foto: Midulla)

Vitellaia stalla olandese fine lattazione: nel 2019 solo il 18% delle aziende in Olanda gestisce ancora l’antibiotico di asciutta sul 100% della mandria. Per cui, ben l’82% delle stalle pratica l’asciutta selettiva.

Nel 2014 più della metà delle aziende trattava ancora l’intera mandria con antibiotico alla messa in asciutta.

Questo tema è stato molto dibattuto.

Nessun allevatore si è dimostrato contrario all’asciutta selettiva e nessuno sostiene di aver peggiorato la propria situazione sanitaria o il rischio di nuove infezioni. Tuttavia, non riescono a giustificare il fatto che la vacca trattata in asciutta debba subire l’antibiotico in tutti e quattro i quarti quando,

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DIAGNOSI E FARMACI A differenza della nostra realtà, in Olanda non vengono utilizzati software per la gestione dei dati, non vi è la diagnosi precoce delle mastiti che possa permettere loro una drastica riduzione del farmaco durante la lattazione e non c’è una strategia diagnostica di mandria per il controllo degli agenti contagiosi.

Infine, l’asciutta selettiva basandosi sul limite delle cellule (250.000 per le pluripare e 150.000 per le manze) non gestita sui singoli quarti, dimostra un forte margine di miglioramento e di riduzione del farmaco.

L’attività dei medici veterinari di Agrilab Lait nata nel 2011, nel campo della gestione delle mastiti e del latte, ha permesso di fornire importanti e preziosi suggerimenti ad una realtà che, fino a luglio, immaginavamo avesse solo da dare indicazioni agli altri.

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ZOOTECNIA DI GIOVANNI BATTISTA TESTA

Latte, produzione ferma ma le quotazioni volano La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina fa crescere le esportazioni e rafforza il mercato, che in Italia dipinge un quadro da incorniciare Il dato più significativo che domina lo scenario mondiale del settore lattiero caseario è il seguente: export dell’UE verso la Cina nei primi sette mesi del 2019, +22,3% in volume e +11,2% in valore; export USA verso la Cina nel medesimo periodo, -53,1% in volume e -41,3% in valore! Anche la Nuova Zelanda, principale fornitore della Cina a livello mondiale, ha registrato una crescita importante, +23,2% in volume e +17,7% in valore.

Se a questo dato aggiungiamo quello

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della produzione (consegne alle latterie) dei primi sette mesi del 2019 si evidenzia un - 0,5% a livello dell’Unione Europea e un – 2,1% nei primi quattro mesi 2019 in Italia.

In Italia la sola regione che non arretra è la Lombardia, tutte le altre registrano una riduzione delle consegne alle latterie. Il Piemonte registra un meno 1,78%.

Detto questo, le motivazioni del perché c’è una forte domanda di latte, sono belle e che spiegate: vi sono molti altri

fattori che influenzano l’andamento di mercato, ma sicuramente, quelli commentati sopra, sono i fattori che maggiormente determinano la situazione favorevole di mercato.

La guerra commerciale tra USA e Cina ha dato i suoi frutti!

LATTE SPOT Le quotazioni del latte spot sono il

primo indice che conferma quanto detto prima, dopo una leggera flessione delle quotazioni ad agosto, -1,68% per il prezzo del latte spot nazionale, nel mese di settembre le quotazioni sono tornate a salire.

Nel mese di agosto 2019, sulla piazza di Milano-Lodi, il prezzo del latte spot nazionale è stato fissato a 46,22 euro/100 kg (+ 11,37%

rispetto all’agosto 2018).

In netto incremento rispetto all’agosto 2018 anche le quotazioni del latte pastorizzato francese + 6,83% e quello tedesco, + 5,29%, le cui quotazioni sono rispettivamente salite a 41,58 e 42,61 euro/100 kg.

La differenza delle quotazioni del latte italiano rispetto ai latti

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ZOOTECNIA di importazione è buona, intorno ai 4-5 euro ogni 100 kg.

PREZZO ALLA STALLA Nel mese di luglio 2019 il prezzo medio del latte alla stalla ha registrato, in Lombardia, un valore pari a euro 41 ogni 100 kg. In Piemonte, per via di una raccolta più costosa e per il fatto che c’è meno concorrenza, il prezzo pagato alla stalla è variato tra i 39 e 39,5 euro ogni 100 kg. Il prezzo medio a livello europeo nel mese di luglio è risultato pari a euro 33,70 per 100/kg. La forbice dei due prezzi Italia/Unione Europea è fissata intorno ai 6/7 euro per 100/kg.

GRANA E PARMIGIANO I buoni prezzi del latte praticati in Italia, sia per il latte spot e sia per il latte alla stalla, e il buon differenziale tra i prezzi italiani e quelli europei trovano fonda-

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mento nei prezzi dei formaggi Italiani e in particolare dei prezzi del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano. Nei grafici di fianco (elaborazioni Clal) si evidenziano i forti incrementi delle quotazioni dei due grandi formaggi italiani. La quotazione del Grana Padano stagionato 9 mesi (piazza di Milano) è passata da euro 6,15 kg dell’agosto 2018 a euro 8,0 kg. dell’agosto 2019. L’incremento è pari al 30%! La quotazione del Parmigiano Reggiano stagionato 12 mesi, sempre sulla piazza di Milano, è passata da euro 9,75 kg dell’agosto 2018 a euro 10,95 kg dell’agosto 2019, registrando un incremento del 12,3%.

E’ noto che la produzione di questi due formaggi assorbe oltre il 45% del latte italiano ed è assodato che quando le quotazioni di questi formaggi sono alte, anche il latte italiano ne trae beneficio.

ZOOTECNIA

OTTIMA ANNATA L’anno 2019 entrerà a far parte degli anni positivi del settore, nella sostanza per tutta la durata dell’anno il prezzo del latte alla stalla è stato ampiamente al di sopra del costo di produzione con margine netto che mediamente è tra il 5% e il 10%. Buono per far “respirare” i bilanci degli allevamenti e pianificare eventuali investimenti di ammodernamento delle strutture e di adozione delle innovazioni che la tecnologia propone.

In particolare occorrerà guardare agli aspetti di miglioramento del benessere animale e di sostenibilità ambientale degli allevamenti. Le nuove richieste di mercato e la normativa cogente (vedi il pacchetto

Classyfarm) incombono e gli allevamenti devono poter fare gli adeguamenti necessari per stare al passo con i tempi.

POSSIBILI CRITICITÀ Le minacce che potrebbero far scemare questo periodo favorevole sono almeno due: una derivante dai consumi interni che non sono positivi e se così proseguissero alla lunga gli effetti si farebbero sentire sulle quotazioni del latte; la seconda è data dalla possibile “pace commerciale” tra USA e Cina.

Tale evenienza consentirebbe un recupero dell’export degli USA verso la Cina con ripercussioni negative sull’export dell’Unione Europea verso la Cina.

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ZOOTECNIA DI GIOVANNI BATTISTA TESTA

Quotazioni dei suini il peggio è passato?

La quotazione media del suino pesante italiano nei primi otto mesi del 2019 risulta pari a euro 1,327/ kg contro il prezzo del medesimo periodo del 2018 di euro 1,505 kg, registrando una diminuzione del -11,79%.

MERCATO ITALIANO La crisi del mercato suinicolo italiano non è superata, non basta la fiammata dei prezzi del mese di agosto per risolvere i problemi. Siamo lontani da remunerazioni che consentano il pareggio dei conti degli allevamenti.

Il confronto con i prezzi praticati sui principali mercati europei è ancora impietoso. Il prospetto 1, che espo-

Ad agosto fiammata del prezzo, che raggiunge il valore medio di 1,547/kg, ma sul fronte dei prosciutti Dop regna la confusione

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niamo a fianco, mette a confronto le quotazioni medie dei suini da macello dei primi sette mesi del 2019 ed evidenzia le seguenti variazioni: Paesi Bassi +15,97%, Danimarca +13,27%, Germania +13,86%, Francia + 14,83% e Spagna (quota il suino leggero a peso vivo) +11,89%.

La quotazione del suino pesante italiano evidenzia invece una diminuzione del 13,66%.

PRODUZIONE DI SUINI Nei primi otto mesi del 2019 le macellazioni in Italia di suini pesanti appartenenti al circuito Parma-San Daniele, evidenziano un incremento del 5,87%. Si è passati infatti dalla macellazione di 4.826.238 suini dei

ZOOTECNIA primi otto mesi del 2018 alla macellazione di 5.109.924 suini nel medesimo periodo 2019. (Elaborazione Bmti su dati Mipaaf).

Considerato lo stop di talune attività degli Enti Terzi a causa delle indagini in corso, non sono disponibili dati riguardo al numero delle cosce poste sotto sale dai prosciuttifici nel corso dei primi mesi del 2019, ma l’aumento spiccato delle macellazioni di suini idonei alla trasformazione in prosciutti fa presumere che vi sia un incremento delle cosce sigillate.

A livello europeo i dati Eurostat riguardanti le macellazioni dei primi cinque mesi 2019, evidenziano una contrazione del numero di capi macellati del 1%.

ANDAMENTO CONSUMI Nel primo semestre 2019 i consumi domestici di carni suine fresche sono diminuite del 1,9%, dopo aver perso il 1,9% nel corso del 2018. I consumi domestici di salumi, nel primo semestre 2019, hanno registrato una ulteriore diminuzione -0,2%, dopo il calo del 1,0% del 2018 (Elaborazione Bmti su dati Mipaaf). Sul fronte dei prosciutti i consumi domestici

del prosciutto di Parma ha registrato una leggera ripresa + 2,6%, dopo il crollo dei consumi registrato negli ultimi due anni. Il prosciutto San Daniele registra invece un arretramento del 3,9%.

EXPORT EUROPEO E ITALIANO L’export di carni suine (fresche, congelate e lavorate) dell’Unione Europea nel corso del primo semestre del 2019 è incrementato del 14,7%

rispetto al primo semestre 2018.

L’export del primo semestre è risultato pari a 2.220.202 tonn. e viaggia verso il superamento del record assoluto delle esportazioni stabilito nell’anno 2017.

L’incremento è sostanzialmente dovuto alla forte crescita delle esportazioni verso la Cina +41,9%, pari a +285.080 tonn. Tale incremento degli acquisti da parte della Cina è dovuto fondamentalmente a due

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Tabella 1: Andamento dei prezzi dei suini nei principali paesi europei Confronto 2019/2018 primi sette mesi (prezzi a PM ad eccetto di Italia e Spagna PV) Fonte MPB- FRANCE- CUN ITALIA

principali fattori: le problematiche sanitarie degli allevamenti cinesi (vedi peste suina) e alla “guerra commerciale” con gli USA che ha frenato gli acquisti dal predetto Paese.

La Cina è il principale acquirente di carni suine dall’Unione Europea e rappresenta il 43,5% del totale delle esportazioni.

L’export italiano di carni suine fresche, congelate e di carni lavorate

è incrementato nel corso del primo trimestre 2019 del 2,9% in volume, mentre è diminuito in termini di valore del 1,7% (Fonte: elab. Anas su dati Istat).

CAMBIO CONTROLLORI Prosegue l’attività per addivenire alla sostituzione dell’Ente terzo di controllo della filiera del prosciutto di Parma. Secondo le notizie circolate il Csqa entrerà in azione il prossimo 1°

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gennaio. Fino a quella data proseguirà l’attività di controllo l’Ente Ipq. Il passaggio di consegne è complesso in quanto l’Ipq effettua i controlli sugli allevamenti di tutto il circuito dei prosciutti: Parma, San Daniele, Colli Euganei, Toscano, Modena, Crudo di Cuneo, etc.

Ciò significa che per razionalizzare il sistema dei controlli anche gli altri Consorzi dovrebbero decidere di sostituire l’Ente di controllo per quanto riguarda l’allevamento. Nel frattempo il Consorzio del Parma sta lavorando per effettuare alcune modifiche del disciplinare di produzione. Conseguentemente anche gli altri Consorzi dovranno adeguarsi.

In alternativa avremo diversi Enti di controllo che si recheranno negli allevamenti a fare i controlli con disciplinari di produzione e piani di controllo diversi da prosciutto a prosciutto. Come dire, un modo per complicare le cose semplici e aumentare i costi a carico degli allevatori.

ZOOTECNIA

Metà degli antibiotici finisce nelle stalle L’antibiotico-resistenza è un tema di grande serietà che riguarda tanto la salute degli esseri umani, quanto quella degli animali. Da parte delle Istituzioni e di tutti i protagonisti della filiera zootecnica c’è un grande impegno per elaborare i processi che al meglio possano ridurre i rischi derivanti dall’uso eccessivo di antibiotici, senza inutili allarmismi.

SANITÀ PUBBLICA È questa la posizione di Assalzoo (Associazione nazionale

tra i produttori di alimenti zootecnici) a seguito della pubblicazione di uno studio condotto dal Policlinico Gemelli sulla rivista Igiene e Sanità Pubblica, sulla base dei dati del Piano nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza. Dai dati emergerebbe come il 50% del consumo degli antibiotici avvenga negli allevamenti. Assalzoo, rispetto alla sua specifica posizione di produttore di alimenti per la zootecnia, tiene a precisare come nel sistema normativo italiano siano numerose le

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A partire dal 2011, la zootecnia italiana ha ridotto l’uso degli antimicrobici del 30 per cento, con un calo dei medicati di quasi il 40 per cento azioni operative tese proprio a limitare l’uso degli antibiotici in allevamento.

NORME OPERATIVE A tal proposito è importante menzionare: - l’introduzione nel gennaio del 2019 della ricetta elettronica che garantisce un controllo digitale delle prescrizioni; - l’esistenza di un sistema sorvegliato a livello istituzionale in relazione alle prescrizioni; - la riconosciuta competenza dei medici veterinari nella diagnosi e prescrizione; - l’oggettiva riduzione negli ultimi

anni a livello nazionale dell’uso degli antibiotici.

MANGIMI MEDICATI Sulla base dei dati Esvac (European surveillance of veterinary antimicrobial consumption), raccolti annualmente dall’Ema (Agenzia Europea del Farmaco), si evidenzia infatti come, a partire dal 2011, la zootecnia italiana abbia ridotto l’uso degli antimicrobici del 30%.

A supporto di tale riduzione va inoltre sottolineato come la stessa Assalzoo abbia registrato, solo negli ultimi due anni, un calo della produzione di mangimi medicati di quasi il 40% (nell’ultimo anno si è registrata

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una riduzione dell’8,8%).

«L’intera filiera zootecnia si è data il compito di ridurre l’utilizzo del medicinale veterinario - sottolinea il presidente Assalzoo, Marcello Veronesi - e, in questa prospettiva, il settore mangimistico ha recentemente promosso una posizione sull’uso responsabile del medicinale veterinario. In un piano per la riduzione dell’utilizzo del medicinale veterinario è fondamentale porre la giusta attenzione all’alimentazione degli animali, una corretta strategia alimentare a partire dall’utilizzo di materie prime controllate e sicure e di additivi studiati per garantire lo stato di salute degli animali».

ALIMENTAZIONE DI PRECISIONE «Tali processi sono in atto da anni conclude il presidente Veronesi - e i risultati ottenuti sono importati, ma non è nostra intenzione fermarci qui.

Come mangimisti siamo impegnati quotidianamente per fare sì che il mangime offra performance complessive sempre maggiori nell’ottica di migliorare la salute e il benessere degli animali e conseguentemente di dare un contributo importante alla riduzione di farmaci in allevamento.

La ricerca in alimentazione animale ci permette di conseguire continui miglioramenti nella formulazione dei mangimi, per specie e classe di età degli animali tanto che possiamo parlare di avvio di un’era dell’alimentazione di precisione, che può offrire ampi spazi di miglioramento per garantire la salute degli animali allevati, con risultati un tempo inimmaginabili».

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Razze autoctone e formaggi storici Sabato 28 settembre a Guastalla, il convegno nazionale sullo stato dell’arte delle razze autoctone a rischio di estinzione in Italia L’Associazione italiana razze autoctone a rischio di estinzione (Rare), organizza il XVII Convegno annuale, che si terrà a Guastalla (RE) sabato 28 settembre 2019 dalle 9,30 alle 13,30 presso il Palazzo Ducale.

La giornata presentata e moderata da Daniele Bigi dell’Università di Bologna, già presidente di Rare, vedrà confrontarsi numerosi esperti nazionali sul tema delle “Razze autoctone italiane e formaggi storici”.

PIEMONTE AUTOCTONO Riccardo Fortina e Sonia Tassone dell’Università Torino, tratteranno le “Produzioni casearie tradizionali delle razze autoctone piemontesi”.

Da Bra a Castelmagno, a Murazzano, a Roccaverano sono tanti i luoghi dove vengono prodotti formaggi DOP in Piemonte, regione dalle grandi tradizioni di allevamento e di produzione di formaggi. Accanto a quelli più noti a livello nazionale e internazionale, ci sono anche for-

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maggi prodotti con il latte di razze a limitata diffusione, che oggi sono ancora poco noti, se non addirittura sconosciuti al di fuori del ristretto territorio di produzione. Uno di questi è, il Montebore, delle zone appenniniche della provincia di Alessandria: una vera reliquia, così come la razza dal cui latte viene prodotto, la Tortonese o Varzese, o Ottonese, a seconda del territorio di allevamento. Di tutt’altra origine e area di produzione è la Toma del Macca-

gno, che prende il nome dall’omonimo alpeggio biellese e, prodotta, con il latte della razza bovina autoctona Pezzata Rossa di Oropa. Il Maccagno era prodotto originariamente nelle valli a est di Biella, di seguito si diffuse in tutta la provincia. Era il formaggio preferito dalla regina Margherita di Savoia e da Quintino Sella, ministro del regno d’Italia e fondatore del Club Alpino Italiano.

PROMONTORIO GARGANICO Il medico veterinario Antonio Contessa di Foggia, affronterà l’argomento delle “Razze autoctone e i formaggi tipici del promontorio garganico”.

L’allevamento allo stato brado e o semibrado, pre-

sente sull’intero territorio della provincia di Foggia e particolarmente nell’area del Gargano, si conferma quale territorio della provincia maggiormente interessato da questa attività zootecnica dove si allevano due importanti razze autoctone: il bovino Podolico e la capra Garganica.

Da queste due razze si realizzano due importanti formaggi: il Caciocavallo Podolico e il Cacioricotta di capra Garganica.

La maggiore produzione del Caciocavallo Podolico Garganico e del Cacioricotta, in determinati periodi dell’anno, ovvero, stagione primaverile e autunnale, è senz’altro legata al ciclo riproduttivo della razza bovina Podolica e, soprattutto, della razza caprina Garganica.

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ZOOTECNIA

TRADIZIONI SICILIANE Stefano Simonella dell’Università di Messina, interverrà sulle “Razze autoctone e formaggi tradizionali della Sicilia”.

Razze autoctone e formaggi tradizionali sono un binomio strettamente interconnesso per la zootecnia in Sicilia, con diversi esempi di formaggi Dop tra cui la Provola dei Nebrodi, il Ragusano, il Piacentino Ennese, il

Pecorino Siciliano, la Vastedda del Belice, ed altri importanti e storici in corso di riconoscimento, come il Maiorchino ed il caciocavallo palermitano. Storicamente elemento di valorizzazione e difesa delle razze autoctone dal cui latte venivano ottenuti, i formaggi tradizionali, i marchi DOP hanno rappresentato al meglio il legame tra questi prodotti ed il territorio di origine, oltre che il migliore modello di sviluppo per le aree rurali, anche quale elemento trainante per la tutela del patrimonio zootecnico autoctono.

Alessio Zanon medico veterinario, interverrà sulle “Produzioni casearie tradizionali per il recupero di razze bovine a rischio di estinzione”.

TIPICITÀ CALABRESI Floro De Nardo presidente Rare, oltre a trarre le conclusioni della giornata, interverrà sui “Formaggi storici o tradizionalmente fabbricati della Calabria – La legge regionale 5/2004”. Da sempre, alla diversità

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zootecnica e geografica, si è sovrapposta un’altrettanta svariata e diversificata produzione di formaggi, espressione della civiltà di un Paese o di una regione.

Il concetto di legame storico con il territorio e tradizione, che sta alla base della definizione della tipicità dei formaggi, si materializza inesorabilmente con la zona di origine, intesa come luogo nel quale, storicamente e culturalmente, si è instaurata una tradizione produttiva, che ha consentito la realizzazione di un determinato formaggio, incastrandosi, quindi, in quel variegato mosaico caseario proprio della zona d’origine.

Nel susseguirsi delle epoche storiche, in Italia e, in Calabria in particolare, i formaggi sono assurti a simbolo e memoria storica della sua migliore tradizione civile, sociale e culturale.

Il convegno, sarà l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte delle razze autoctone a rischio di estinzione in Italia.

ATTUALITÀ

Agea, la nomina della discordia Il ministro Gian Marco Centinaio, chiama Andrea Comacchio a dirigere l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, ma i Cinquestelle gridano alla beffa Il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio ha firmato la nomina di Andrea Comacchio quale direttore dell’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea) per un periodo di tre anni, a partire dal 14 settembre 2019.

RISPOSTA CONCRETA «Gli agricoltori italiani hanno bisogno di risposte concrete e tempi certi. Fin dal mio insediamento

come ministro mi sono impegnato per onorare il loro lavoro e la loro professionalità. Con questa nomina andiamo avanti in questa direzione, consapevoli che soltanto una squadra che lavora bene può rilanciare uno dei comparti trainanti del nostro made in Italy», commenta il ministro Centinaio.

PRIMA REPUBBLICA «Anziché dimettersi, come l’evoluzione della crisi innescata da Salvini

imporrebbe – replica il deputato M5S alla Camera, Antonio Lombardo – Centinaio pensa bene di sottoscrivere una nomina per tre anni in un’istituto che gestisce miliardi. Comacchio – prosegue Lombardo – è un dirigente del Mipaaft nominato dalla Lega, nonché un ex dirigente della Regione Veneto, governata da Luca Zaia.

Al caos politico che i leghisti hanno creato, ora si aggiunge la beffa, con una nomina last minute in pieno stile da Prima Repubblica».

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FORMAZIONE

Agricoltura giovanile tra presente e futuro Nasce nella terra di Don Bosco, con la forza dell’entusiasmo, la prima edizione di “Expo Lombriasco 2019 - Fiera internazionale “AgriCultura” - incontro tra le Scuole agrarie salesiane del mondo. Una manifestazione ideata e organizzata dalla Scuola agraria salesia-

Cooperativo di Casalgrasso e Sant’Albano Stura), della Pro Loco e del comune di Lombriasco.

INCONTRO INTERNAZIONALE Un evento che permetterà agli studenti delle Scuole agrarie salesiane di tutto il

Dal 3 al 6 ottobre, la prima edizione di Expo Lombriasco, fiera internazionale con l’incontro degli studenti delle Scuole agrarie salesiane di tutto il mondo na di Lombriasco e l’Associazione Plaza Argentina, che si svolgerà dal 3 al 6 ottobre 2019 all’interno dell’Istituto, con il tema “Agricoltura giovanile tra presente e futuro” e il supporto tecnico e logistico della BCC (Banca di Credito

mondo di incontrarsi per conoscersi e confrontarsi su più argomenti al fine di generare una rete internazionale di giovani agricoltori che, nello spirito di don Bosco, possano contribuire ad un futuro sostenibile dell’agricoltura, nel rispetto

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della natura della terra e dei popoli, come lo stesso Santo Padre ha voluto indicare nella lettera enciclica “Laudato Si”: “Niente di questo mondo ci dovrà risultare indifferente” (Papa Bergoglio).

Le scuole che parteciperanno alla prima edizione di Expo Lombriasco 2019 rappresenteranno una panoramica significativa della diffusione del messaggio e dell’Opera Salesiana nel mondo, saranno infatti presenti alla manifestazione le scuole agrarie salesiane di Argentina, Ghana, Francia, Irlanda e Italia. Inoltre, saranno coinvolte altre scuole (anche non salesiane) italiane e del Piemonte.

INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ L’obiettivo della manifestazione sarà di sviluppare, con tutta la rete delle scuole salesiane, scambi culturali, formativi, sociali, collaborazioni tecnico-scientifiche e opportunità imprenditoriali dedicate a prodotti e servizi.

L’argomento centrale della fiera sarà “l’innovazione

e la sostenibilità in ambito agricolo”; le scuole partecipanti presenteranno progetti su questo tema che saranno valutati e premiati da una Commissione di esperti.

VALORI UNIVERSALI L’evento si realizzerà con il supporto fondamentale di aziende e istituzioni del territorio e, in particolare, grazie al sostegno di tanti imprenditori ex allievi della Scuola Salesiana di Lombriasco. «Don Bosco – osserva il preside della Scuola salesiana di Lombriasco, Marziano Bertino - è il santo sociale più conosciuto e amato nel mondo per i valori trasmessi ai giovani come l’onestà, l’affidabilità ed il lavoro. Con fede, determinazione e buona volontà ha sostenuto e diffuso questi valori in tutti i continenti con una forza di fiducia verso il prossimo che oggi desideriamo, nel nostro piccolo, continuare ad alimentare, riunendo in una festa di buona e sana energia i futuri protagonisti dell’agricoltura».

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ATTUALITÀ DI DAVIDE GALFRÈ - GEOMETRA - galfre.davide@gmail.com

Amianto e fotovoltaici arrivano gli incentivi E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica del 9 agosto 2019 il “Decreto Fonti Rinnovabili” che prevede l’incentivazione della realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici con facilitazioni per chi contestualmente rimuove l’amianto dalla copertura. Si era già parlato dello stesso argomento nel precedente numero di maggio, ma adesso la notizia è ufficiale e non solo più una supposizione.

Pubblicato il Decreto Fonti Rinnovabili che promuove la rimozione delle coperture inquinanti e la realizzazione di nuovi impianti ad energia solare IMPIANTI AMMESSI Gli impianti oggetto di incentivazione non potranno essere realizzati a terra, salvo nei casi di impianti su cave dismesse o a copertura di discariche, bensì sui tetti già esistenti e devono rappresentare delle nuove realizzazioni, mentre solo in rari casi (da verificare meglio di volta in volta) sono ammessi all’incentivo i potenziamenti dell’impianto già esistente.

L’incentivo consiste nel pagamento garantito per 20 anni dell’energia elettrica prodotta dal fotovoltaico installato ad una tariffa agevolata pari per impianti fino a 100 KwP A 10,5 centesimi per ogni kWh

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di energia prodotta da impianti fino a 100 kW, mentre per impianti di potenza superiore la tariffa sarà leggermente più bassa (la tariffa con precisione dipenderà dalla potenza dell’impianto e dal ribasso proposto in fase di richiesta di incentivazione).

PREMIO AMIANTO Per chi rimuovesse l’amianto dalla copertura per poi installare l’impianto fotovoltaico, inoltre, è previsto un ulteriore premio di 12 euro per ogni MWh prodotto; in quest’ultimo caso si dovrà dimostrare di aver effettivamente rimosso l’amianto e la superficie dei pannelli fotovoltaici non dovrà superare quella dell’amianto rimosso.

In aggiunta ai prezzi indicati in precedenza si segnala altresì il premio di 10 euro per ogni MWh che riceverà chi autoconsumerà almeno il 40% dell’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico.

Insomma, chiunque volesse investire nel fotovoltaico in copertura lo può fare, ma saranno maggiormente favoriti i tetti da cui si rimuove l’amianto e gli impianti in cui l’energia prodotta sarà autoconsumata.

COME ACCEDERE Per fruire dell’agevolazione si dovrà fare una richiesta telematica al GSE (l’ente che gestisce l’erogazione degli incentivi) che successivamente pubblicherà una graduatoria mostrante le domande di incentivi che sono state accettate e per le quali

si dovrà procedere con la presentazione della pratica comunale per l’inizio dei lavori (Scia o Permesso di Costruire) per poi ultimare i lavori stessi entro 19 mesi ed accatastare l’impianto fotovoltaico (ricordando al proprio tecnico di fiducia il metodo di accatastamento degli “imbullonati” per diminuire le rendite catastali e le imposte da esse derivanti).

ASPETTO ECONOMICO Detto che da un punto di vista della salubrità e della sicurezza sui luoghi di lavoro è sempre consigliabile procedere con la rimozione dell’amianto, bisogna anche considerare l’aspetto economico che potrebbe trasformare il problema dell’amianto in una possibilità di investimento ventennale garantito.

I casi da analizzare sono almeno due, dunque: 1. il proprietario di un capannone/ stalla/tettoia intende rimuovere l’amianto dalla copertura e realizzare l’impianto fotovoltaico a proprie spese;

2. il proprietario vorrebbe rimuovere l’amianto e installare il fotovoltaico, ma per farlo ha bisogno che qualcun altro investa sul proprio tetto.

PROPRIE SPESE Infatti, il proprietario del tetto può liberamente decidere di rifare il tetto a proprie cure e spese, sapendo che a fronte dei costi iniziali derivanti dal rifacimento del tetto e dall’installazione del fotovoltaico deriverà una rendita garantita per almeno vent’anni che ripagherà i costi sostenuti producendo anche un discreto guadagno a seconda dei casi (in linea generale si può stimare che si possa rientrare dei costi sostenuti in circa

8/12 anni, a seconda dei casi).

COPERTURA IN LOCAZIONE Viceversa, se il proprietario del tetto non fosse nelle condizioni di potersi sobbarcare i costi del rifacimento del tetto (qualunque sia il motivo), si può pensare di disporre della copertura in locazione o in comodato gratuito ad un soggetto che investa sul suo tetto rimuovendo l’amianto ed installando il fotovoltaico; in tal caso il proprietario del tetto potrebbe non avere alcuna spesa da sostenere, si troverà con il tetto nuovo, ma non godrà della rendita che il fotovoltaico produrrà negli anni a venire che invece spetterà a chi ha di fatto sostenuto

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per chi investe ed è per questo che l’importante è farsi fare almeno uno studio preventivo per valutare la reale possibilità di realizzare l’opera senza che diventi una spesa più grande di quello che il fotovoltaico potrà rendere in futuro oppure con una rendita più bassa di quanto sperato.

In molti altri casi, dove le strutture sono buone, l’esposizione solare ampia e la metratura di grosse dimensioni, allora si potrebbe trattare di un validissimo investimento. la spesa; si tratta di un investimento che mira ad un ritorno economico e, pertanto, ogni situazione ed ogni tetto non è classificabile in un articolo come questo, ma si dovrà valutare di caso in caso le reali possibilità di trovare qualcuno disposto ad eseguire l’investimento.

CONDIZIONI SFAVOREVOLI Ad esempio, tetti troppo piccoli (sotto i 400 mq) risultano sfavorevoli per un investimento economico poiché produrrebbero poca energia da fo-

tovoltaico; o ancora tetti in amianto sostenuti da strutture molto vecchie con centine e capriate da sostituire risultano sfavorevoli per un investimento economico poiché i costi del rifacimento del tetto risulterebbero troppo elevati.

VALUTAZIONE PREVENTIVA Questi sono solamente degli esempi, ma risultano utili per far capire come non sempre l’intervento di rimozione amianto e installazione fotovoltaico porti ad un guadagno ragionevole

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INTERVENTO UTILE Invece, se si tralasciasse il lato meramente speculativo e si pensasse al rinnovo del proprio capannone/stalla/ tettoia coperto in amianto, materiale che prima o poi si dovrà certamente rimuovere, allora l’intervento è sicuramente da fare; riflettendoci: sapendo che l’amianto sarà prima o poi da rimuovere, non sempre capiterà di avere la possibilità di un incentivo che possa aiutare il proprietario a ripagarsi le spese.

ENOLOGIA DI CARLO ARNULFO - AGRONOMO - ENOLOGO - carlo.arnulfo@bio-service.biz

Le condizioni del buon vino: invaiatura e maturazione Con l’invaiatura, ossia con il cambiamento di colore della buccia, inizia la maturazione ed è favorita da un rallentamento della spinta vegetativa in virtù dello spostamento degli equilibri ormonali. L’acino, appena invaiato, riprende a ingrossarsi per distensione cellulare e la sua composizione chimica subisce profonde modificazioni.

L’accrescimento è dovuto principalmente all’accumulo di sostanze nutritive, in particolare zucchero e acqua.

PERIODO CRUCIALE L’invaiatura prende avvio a fine luglio per le varietà più precoci fino a metà agosto per quelle più tardive come il Nebbiolo.

Il periodo è cruciale: è qui che si costruisce la qualità finale dell’uva.

Se il clima è inclemente la maturazione ritarda mentre se le temperature sono elevate risulterà anticipata.

Le condizioni climatiche ideali sono agosto caldo, intervallato da qualche pioggia per il giusto riforni-

mento idrico, e settembre poco piovoso.

Se agosto si presenta con un clima più fresco avremo annate con maggiore colore e profumi mentre con agosti caldi si ottengono vini più ricchi in alcol e struttura.

Le piogge di fine settembre, soprattutto se si prolungano per più giorni, possono compromettere la qualità finale in quanto rallentano il processo di maturazione e possono favorire lo sviluppo di Botrite.

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Evoluzione dei tannini e degli antrociani nel corso della maturazione dell’uva

ANNATE ECCEZIONALI Le annate eccezionali lo sono per tutte le varietà, mentre le annate nella norma possono essere più favorevoli per alcuni vitigni e più penalizzanti per altri, in funzione dei momenti in cui il tempo si guasta.

Quindi per il giudizio delle annate medie occorre fare un distinguo tra le varietà.

Durante questa fase molteplici sono le modificazioni che subisce l’acino, sia strutturali che di composizione: riguardano gli zuccheri, gli acidi, i profumi, il colore, i tannini, le sostanze minerali e anche le sostanze enzimatiche; inoltre cambia la consistenza della buccia, compare la pruina e scompare la clorofilla.

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Evoluzione dei diversi componenti durante la maturazione e attitudine produttiva in funzione dell’epoca di raccolta

Ognuno di questi costituenti ha una sua dinamica e con la maturazione si ottengono combinazioni diverse anno per anno, pur restando entro la forbice della varietà in oggetto.

TRE ACIDI Gli zuccheri aumentano fino al limite varietale poi si stabilizzano; nel contempo

cala l’acidità con un’intensità legata alle temperature: l’acido malico, uno dei tre principali acidi dell’uva, è quello meno stabile e maggiormente soggetto alla variazione delle condizioni esterne; una quantità elevata di acido malico è indice di scarsa maturazione.

L’acido tartarico, invece, diminuisce più lentamente

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Variazione della qualità del vino in funzione dell’epoca di raccolta e meno intensamente del malico durante la maturazione. A 30°C l’acido malico comincia già a ossidarsi, mentre il tartarico necessita una temperatura di almeno 37°C. Solitamente il colore continua a crescere anche dopo che gli zuccheri hanno raggiunto il massimo accumulo per poi calare se si tarda troppo il momento della vendemmia. I tannini col tempo diventano più abbondanti ma meno astringenti. Questi sono una componente importante del vino, sia nei riguardi della tenuta nel tempo, sia nei riguardi degli aspetti organolettici. La quantità e la qualità (morbidezza) dei tannini sono caratteristiche di ogni tipologia di vino; sono legati non solo alla varietà ma anche all’annata e al clima.

COMPOSTI AROMATICI I composti aromatici dell’uva sono localizzati nella buccia e aumentano nel corso della maturazione in correlazione con gli zuccheri.

Nelle zone collinari e in altitudine gli aromi sono più abbondanti e fini, mentre nelle zone più calde gli aromi tendono a ossidarsi facilmente o a diventare più pesanti e meno fini.

I profumi, prima vegetali, lasciano il posto, col procedere della maturazione, a sentori fruttati e floreali che si uniranno a quelli prodotti in fermentazione per conferire il carattere olfattivo al vino.

In Langa e Roero la maturazione dei bianchi e dei rossi è sempre generosa: infatti la quantità di zuccheri dei bianchi supera i 200 g/l

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Grappolo surmaturo

e nei rossi arriva anche a 240 g/l nel caso dei vini da invecchiamento.

La fretta di vendemmiare non è di queste zone anche perché i viticoltori sanno che lo zucchero è solo parte della qualità: colore, profumi e tannini sono altrettanto importanti.

Oltre alla scalarità varietale, va anche considerata quella legata alla quota altimetrica e all’esposizione: una differenza di dieci giorni può essere del tutto normale poiché a quote elevate ed esposizioni più severe i ritmi di maturazione sono più tranquilli.

GRADAZIONE ZUCCHERINA Nell’ambito della forbice della gradazione zuccherina ritenuta valida per ogni singola varietà si controllano gli altri costituenti e si attende che questi si spostino verso valori apprezzabili.

Nei bianchi si tiene conto dell’acidità, per esempio nell’Arneis si considera valido un valore tra 6 e 6,5 g/l mentre per il Moscato si preferiscono valori attorno a 7-7,5 g/l.

MOMENTO GIUSTO Aspettare il momento giusto per la vendemmia delle varietà rosse significa attendere la fase in cui il colore e il tannino garantiscono naturalmente una corretta combinazione senza trascurare naturalmente i profumi se parliamo di Dolcetto e la componente acido /alcool.

La data di vendemmia viene autorizzata con decreto prefettizio, ma tocca comunque al viticoltore seguire passo per passo il

ENOLOGIA

Con il cambiamento di colore della buccia, inizia il periodo cruciale per la costruzione della qualità finale dell’uva procedere della maturazione con pazienza indefessa.

FATTORE ESPERIENZA Alcuni controlli, anche molto raffinati, non sono metrici e fanno riferimento all’esperienza dell’operatore su specifiche varietà: vanno valutati il colore degli acini (tipico per ogni varietà), la consistenza della buccia, il colore del pedicello (fascio vascolare che si evidenzia con il distacco degli acini), l’assaggio della buccia per verificarne la consistenza e il sapore fruttato e l’assaggio dei vinaccioli frantumati per percepire la tonalità del gusto tannico.

Importante è anche il contributo dell’analisi chimica effettuata su campioni di uva che fornisce, oltre alle concentrazioni di zucchero o il livello d’acidità, anche elementi quali la quantità di profumo o la quantità e la disponibilità del colore (maturazione fenolica), consentendo ai viticoltori di avere altri parametri di raffronto.

QUATTRO MATURAZIONI Si fa rilevare che buccia e polpa possono anche non maturare contemporaneamente; nell’ambito di questi due costituenti occorre individuare una serie di maturità: quella olfattiva, quella acida, la zuccherina e quella polifenolica. Non sempre l’obiettivo è quello di avere una contemporaneità delle quattro matura-

zioni, ma una loro corretta combinazione in funzione delle varietà e degli obiettivi enologici.

Nelle varietà a bacca bianca sono gli aromi e l’acidità i componenti da seguire con attenzione.

Stessa cosa è valida per gli aromatici Moscato e Brachetto. In queste varietà, i profumi varietali hanno la loro espressione massima poco prima della massima quantità di zuccheri: in questa fase l’acidità non è ancora calata del tutto ed è questo il motivo che spinge a raccoglierle leggermente in anticipo rispetto alla massima quantità di zuccheri.

MATURAZIONE EQUILIBRATA Per le varietà rosse giovani come Dolcetto e Bonarda è con la massima quantità di zuccheri che si giunge all’equilibrio con le componenti cromatiche e l’acidità. Situazione diversa è quella relativa alla maturità delle uve atte a vini da invecchiamento come Nebbiolo e Barbera: qui si deve attendere che il colore sia nella sua massima quantità e che i tannini della buccia siano cresciuti e quelli dei vinaccioli perdano l’astringenza, il tutto accompagnato da una corretta maturazione acida. È solo quando le maturità zuccherine, acide, olfattive e fenoliche sono in equilibrio si può definire concluso il ciclo produttivo.

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ENOLOGIA

La meglio gioventù del Moscato secco Primi passi dell’associazione “Aroma di un territorio”, che ha prodotto eventi promozionali e registrato il marchio “Escamotage” L’associazione “Aroma di un territorio”, di recentissima costituzione e che raggruppa giovani produttori decisi a valorizzare il vino Moscato Secco, compie da subito passi rilevanti e riscuote i primi positivi riscontri: è quanto è successo nell’ultimo periodo in occasione di diversi eventi tra cui, ad esempio, “Abaccabianca” ospitato al castello di Costigliole d’Asti, una kermesse dedicata ai prodotti da vitigni a bacca bianca - proprio come il Moscato - dove la versione Secca proposta da questi giovani vignaioli di Langa ha riscosso un particolare successo ed è stata protagonista di un forum di approfondimento. Per i prossimi mesi il gruppo ha ancora in programma azioni promozionali attraverso eventi che verranno proposti a Torino, Milano e nella Riviera Ligure.

CONSIGLIO DIRETTIVO Dopo i primi passi che hanno decretato la costituzione del sodalizio, si è definito ed è stato annunciato anche

l’organo direttivo che vede Simone Cerruti (Castiglione Tinella) ricoprire la carica di presidente, Gabriele Saffirio (Camo di Santo Stefano Belbo) vicepresidente vicario; Guido Vada (Coazzolo) vicepresidente; Fabio Grimaldi (Cossano Belbo) è il segretario mentre Emanuele Contino (Castiglione Tinella) è il tesoriere e Francesco Bocchino (Santo Stefano Belbo) è consigliere.

MARCHIO REGISTRATO Il disciplinare di produzione del loro vino, redatto con lo specifico intento di proteggere caratteristiche e qualità, svela finalmente il marchio registrato “Escamotage” dove la località di Camo è posta al centro ed in evidenza per sottolineare le peculiarità delle zone d’origine ed anche il luogo dove trova la sede l’associazione, nei locali dell’ex Municipio circondati da un magnifico belvedere. Il nome nasce naturalmente dal gioco delle parole e interpreta anche la “soluzione” - dichiarata dalla

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traduzione - ricercata per valorizzare in modo nuovo il frutto di una terra ricca e antica. Il marchio compare già sulle bottiglie dei diversi produttori nella forma di un bollino, che affianca il nome di ciascun Moscato Secco proveniente dalle cantine di ognuna delle aziende.

SUGGESTIONI CONTADINE La lettura del disciplinare che si è imposto questa associazione offre suggestioni contadine, ambientali ed anche poetiche: i diversi articoli del documento regolatore portano direttamente in vigna o in cantina, nei cortili delle aziende e sui versanti.

Oltre alla denominazione viene definita la base ampelografia, la zona di produzione, le norme per la viticoltura e la vinificazione e quelle relative al consumo. E tra le righe scritte colpisce certamente una precisa volontà: è totalmente vietato l’utilizzo di diserbanti chimici sia nel sottofila che nel filare, sulle vigne destinate a questa produzione.

ATTUALITÀ

Provolone, Chianti e Asti largo ai tre moschettieri A partire da settembre e fino a dicembre 2109, Asti Docg, Provolone Valpadana Dop e Chianti Docg sono i protagonisti a Cremona di un programma di valorizzazione destinato al grande pubblico: 10 appuntamenti che alterneranno degustazioni guidate, show cooking, tecniche di assaggio e formazione sul mondo delle Indicazioni Geografiche del food and wine.

eventi è gratuita, ma la prenotazione è obbligatoria per ogni singolo evento attraverso il sito www.altiformaggi.com , fino ad esaurimento posti.

WINE E FOOD «E’ il primo anno in cui, grazie alla possibilità offerta dal Ministero con il finanziamento di un progetto di promozione delle Dop del territorio piemontese (Consorzio

Da settembre a dicembre, protagonisti a Cremona di un programma congiunto di valorizzazione destinato al grande pubblico EVENTI GRATUITI Il progetto, promosso dai rispettivi Consorzi di Tutela con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo, permetterà ai partecipanti di scoprire e acquisire nozioni specifiche, interagendo direttamente con relatori selezionati per l’occasione.

Sarà il ristorante Il Violino, in via Sicardo 3, a Cremona, ad ospitare l’intera rassegna ogni martedì sera a partire dalle 18.

La partecipazione agli

per la Tutela dell’Asti Docg), toscano (Consorzio Chianti Docg) e lombardo (Consorzio Tutela Provolone Valpadana), si avrà la possibilità di degustare e conoscere, nelle loro principali peculiarità, questi tre importanti prodotti del wine e food, conosciuti non solo a livello nazionale, ma che hanno conquistato il palato di consumatori internazionali. – ha dichiarato Romano Dogliotti, presidente del Consorzio per la Tutela dell’Asti Docg -.

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ENOLOGIA

Terracotta e cemento al posto di barriques e inox Avviato uno studio scientifico per capire in che modo i diversi contenitori influenzino le caratteristiche dei vini Vanno sempre più di moda, ma nessuno ancora sa quali effetti producano realmente sul vino: anfore di terracotta e contenitori in cemento sono i più recenti trend per l’affinamento dei rossi, ricercati da un numero crescente di aziende come alternativa alle tradizionali barriques e ai silos in acciaio inox.

UNIVERSITÀ DI FIRENZE Adesso arriva uno studio scientifico che consentirà di capire in che modo i diversi contenitori influenzino le caratteristiche chimiche e sensoriali dei vini: ci ha pensato la Cantina Sociale Colli Fiorentini con un progetto affidato alla Scuola di Agraria dell’Università di Firenze, proprio per valutare l’evoluzione del vino in funzione dei diversi contenitori: presso la cantina Valvirginio di Montespertoli, la stessa quantità di Sangiovese della vendemmia 2018 è stata posta a maturare in tre serbatoi di acciaio inox, tre barriques nuove e tre usate, tre anfore, tre tini di cemento vetrificato e tre tini di cemento grezzo. La maturazione è stata avviata tre mesi fa e il progetto durerà complessivamente 12 mesi, al termine dei quali verranno stilati report analitici che per la prima volta diranno con

armato, sia grezzo che vetrificato, che erano molto in voga prima che arrivasse il trend del legno. Tutti i contenitori hanno la stessa capienza, cinque ettolitri. Insieme ai ricercatori, lavoreremo su molti parametri come la diversa permeabilità all’ossigeno dei diversi contenitori, la conseguente capacità del vino di ossidarsi più o meno, l’evoluzione dei composti polifenolici e molto altro. Fino ad oggi abbiamo fatto analisi una volta alla settimana, da adesso in poi le faremo ogni mese».

La ricerca promossa dalla Cantina Sociale Colli Fiorentini attendibilità scientifica quali sono gli effetti dei diversi contenitori sul vino.

NUOVE TENDENZE «Faremo uno step intermedio a novembre, cioè a sei mesi dall’avvio della sperimentazione - spiega l’enologo della cantina Valvirginio, Marco Puleo - e poi un ultimo panel test al termine del progetto. Negli ultimi anni si è molto diffuso l’impiego delle anfore per l’affinamento del vino e la tendenza più recente è il recupero dei vecchi contenitori in cemento

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EFFETTO CONTENITORE «E’ sicuramente troppo presto per affermare che i diversi contenitori hanno impatti differenti sul profilo chimico e sensoriale del vino, ma già iniziamo a notare delle differenze spiega Valentina Canuti -. Trascorsi i primi sei mesi di maturazione avremo i primi dati concreti e potremo trarre le prime considerazioni: quello che ci aspettiamo è che il vino abbia una differente evoluzione in funzione del contenitore che può avere cessioni diverse di numerosi elementi e una diversa permeazione all’ossigeno, elemento importante per la maturazione dei vini rossi».

ENOLOGIA

Ministero in campo per la vendemmia E’ stato pubblicato sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, il consueto vademecum della Campagna vitivinicola 2019-2020, in cui le imprese vitivinicole potranno reperire i principali adempimenti previsti dalla normativa di settore e le norme di riferimento.

Novità di quest’anno saranno le funzionalità telematiche del Sian che consentiranno agli operatori di semplificare le comunicazioni indirizzate agli uffici dell’Ispettorato centrale repressione frodi (Icqrf) del Ministero, come previsto dal testo unico del vino.

L’Icqrf, in vista della nuova campagna vendemmiale, ha già attivato gli ispettori sul territorio nazionale per garantire una regolare raccolta e mo-

vimentazione dell’uva e vigilare nelle operazioni di trasformazione e nella circolazione dei prodotti e dei sottoprodotti vitivinicoli ottenuti.

ASPETTATIVE IMPORTANTI Si apre dunque la stagione più importante dell’anno per l’intero comparto del vino e il Ministero annuncia di mettere “in campo tutti i mezzi per garantire che la vendemmia proceda nel migliore dei modi all’insegna della qualità e della sicurezza per i consumatori”.

«Il nostro vino – ricorda una nota del Ministero delle Politiche agricole -, è un prodotto di estrema eccellenza, settore trainante dell’agricoltura, sinonimo di qualità in Europa e nel mondo.

On-line il vademecum della Campagna vitivinicola 2019-2020, semplificate le comunicazioni agli uffici dell’Ispettorato centrale repressione frodi Ci aspettiamo grandi risultati da questa vendemmia.

Continuiamo a lavorare e metterci a disposizione affinché tutte le nostre aziende siano sempre più all’altezza di questo importante primato che ci viene riconosciuto».

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L’INVITATO SPECIALE DI FABRIZIO SALCE - GIORNALISTA - CONDUTTORE TELEVISIVO

Vini dell’Etna sorsi di “lava” Il vulcano, il mare, il sole, il vento, la fatica dell’uomo: il “vino”.

Il mio ritorno in Sicilia ripartendo proprio da dove l’avevo lasciata.

Ero stato a Paternò, vicino a Catania, per girare un servizio televisivo sull’estrazione e la lavorazione della pietra lavica e adesso, ancora con i respiri dell’Etna ad accompagnarmi, affronto un nuovo viaggio tra vigne e vini, curiosità e sapori, amici cari e una magica terra.

PARCO DELL’ETNA La prima tappa del mio percorso la vivo tra il parco dell’Etna e il parco fluviale dell’Alcantara in località Passopisciaro nel Comune di Castiglione di Sicilia. Qui con grande piacere incontro Franco, Gianni e Giusy Calcagno che dal 2006, primo anno di imbottigliamento, producono vini dalla marcata espressione del territorio dovuta soprattutto al clima e alla posizione geografica. I vitigni sono quelli tipici di questo lembo di Sicilia: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante. I vini, Etna Rosso, Etna Bianco, Etna Bianco Superiore, Etna Rosato, sono particolarmente gradevoli, i rossi, pur essendo lavorati con le stesse tecniche sia in vigna che in cantina, pur avendo le stesse percentuali delle uve, risultano decisamente diversi tra loro.

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Ma è normale e sarà il “laitmotiv” che troverò in ogni cantina che visiterò, perché qui, sul vulcano, basta spostarsi di qualche metro per avere un diverso “terroir” una condizione unica dovuta dalle differenti colate laviche che si sono succedute nei secoli.

STRADA DEI VINI Mi sposto e scendo a sud del parco dell’Etna per raggiungere il Comune di Trecastagni; qui a 760 metri di altezza mi reco in contrada Càrpene, una delle 133 contrade etnee dove si producono vini Doc, lungo la Strada dei Vini dell’Etna. Ad attendermi ci sono Sebastiano, mamma Santina e papà Saro. Anche in quest’altra azienda a carattere famigliare passeggio tra i filari che sono posizionati vicino ai boschi su terreni formatisi dal disfacimento della lava, inseriti in un contesto ambientale in cui la forte escursione termica tra il giorno e la notte favorisce la maturazione delle uve. Nelle vicinanze delle vigne, il Monte Gorna dal quale prende il nome l’azienda e filari di Catarratto, un altro vitigno tipico di questa terra.

Assaggio i vini abbinati ai sapori locali dei piatti preparati da Santina: caponata, zucchine in agrodolce, involtini di maiale, parmigiana, timballo di anelletti e altro ancora.

L’INVITATO SPECIALE Un delizioso intreccio tra amicizia, ottimo cibo e vini decisamente interessanti.

CASTAGNO PLURIMILLENARIO La giornata, iniziata dunque con la musica per le orecchie, prosegue con quella per il palato. E’ a Sant’Alfio che trovo le vigne di Fabio e Novella delle Tenute di Nuna. I filari sono stati impianti su di un lembo di

LATTE D’ASINA Prima di lasciare la bella Sicilia mi regalo ancora una tappa, questa volta non più legata al vino ma al latte: il latte d’asina. Nel Comune di Giarre la dottoressa Concetta Torrisi da alcuni anni lavora con le asine di razza Ragusana, una razza in via di estinzione, che produce il latte che viene utilizzato sia per alimentazione umana che per il comparto della co-

Alla scoperta delle meraviglie enologiche ai piedi del vulcano siciliano, tra forti contrasti e antichissime tradizioni terra bonificata dell’eruzione del 1971. Il vigneto è molto ordinato e il loro Etna Bianco mi piace moltissimo.

Prima di raggiungere un’altra realtà produttiva mi regalo una parentesi con un vecchio albero. Lo chiamano il Castagno dei 100 cavalli, è un albero plurimillenario, la sua età infatti si aggira tra i 3600 e i 4000 anni.

La leggenda narra che la regina Giovanna I d’Angiò si riparò sotto il castagno con 100 cavalieri che aveva al seguito. Il vecchio albero venne dichiarato Monumento nazionale nel 1965 e nel 2006 l’Unesco lo ha definito Monumento messaggero di pace. Lo trovate, come le Tenute di Nuna, nel Comune di Sant’Alfio.

smetica. Trovo circa 80 capi in allevamento e ho il piacere di assistere alla fase della mungitura. L’asina produce poco latte al giorno motivo per cui, per via delle sue caratteristiche organolettiche, è molto prezioso. Per pranzo mi viene proposto uno strepitoso stufato d’asino e dei maccheroni casalinghi conditi con il sugo dello stracotto. Non posso certo rifiutare! Ci sono tornato, ne avevo voglia. La cara Sicilia tanto diversa da zona a zona, con i suoi contrasti, la sua storia, le sue tradizioni e la sua gente. Il vulcano, sempre attivo, sempre in evoluzione, i vini dell’Etna, piacevoli espressioni enologiche che nascono dalla lava e dalla fatica dell’uomo.

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Il Dolcetto mette tutti d’accordo Protocollo d’intesa tra la Cantina Comunale dei Sorì di Diano d’Alba, la Bottega del Vino Dogliani Docg e l’Enoteca regionale di Ovada e del Monferrato Mercoledì 4 settembre presso la sede dell’Assessorato regionale all’Agricoltura è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra la Cantina Comunale dei Sorì di Diano d’Alba rappresentata dal presidente Renzo Castella, dalla Bottega del Vino Dogliani Docg rappresentata dalla presidente Anna Maria Abbona e dall’Enoteca Regionale di Ovada e del Monferrato rappresentata dal presidente Mario Arosio. Il protocollo d’intesa è finalizzato ad attivare e strutturare un percorso di

collaborazione comune, non solo tra le realtà vitivinicole, ma in modo più organico tra i territori che rappresentano un patrimonio per tutto il Piemonte.

PATRIMONIO PIEMONTESE «La Regione Piemonte ha designato il vitigno Dolcetto quale vino dell’anno del 2019.

Un vero e proprio patrimonio storico e culturale del nostro Piemonte - spiega l’assessore regionale all’Agricoltura

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Marco Protopapa -; sono particolarmente soddisfatto di questa sinergia nata tra tre distinte realtà piemontesi legate da un filo comune rappresentato dal Dolcetto».

Nel 2018 gli ettari coltivati a Dolcetto in Piemonte sono stati ben oltre 3.800 per la produzione delle 12 Denominazioni di origine: Dogliani Docg, Dolcetto di Diano d’Alba o Diano d’Alba Docg Dolcetto di Ovada Superiore o Ovada Docg a cui si aggiungono le 9 Doc.

ENOLOGIA

Il Chianti tiene il mercato riducendo la produzione Il 2019 promette di essere una grande annata per i vini della Denominazione Vino Chianti docg: il clima favorevole, soprattutto nella parte finale della stagione, e gli importanti investimenti fatti negli anni scorsi sui vigneti, daranno un prodotto di grande qualità alle aziende del Consorzio Vino Chianti.

OTTIME PROSPETTIVE «L’uva è molto sana, non ci sono problemi di natura fitosanitaria - dice il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi -. Le quantità sono nella norma e, grazie all’abbattimento del 10% della produzione che abbiamo richiesto alla Regione Toscana, avremo volumi che ci consentiranno di non provocare una ripercussione sui prezzi».

Il Consorzio Vino Chianti produce mediamente 850 mila ettolitri di vino: per la vendemmia 2019 ha ottenuto dalla Regione Toscana l’autorizzazione a ridurre le quantità prodotte del 10% per non generare un surplus produttivo che comporterebbe un abbassamento dei prezzi di vendita. Nel 2019, quindi, le aziende associate al Consorzio Vino Chianti immetteranno sul mercato circa 750 mila ettolitri di vino, pari a 100 milioni di bottiglie.

RIDUZIONE DEI VOLUMI La politica di riduzione dei volumi adottata dal Consorzio Vino Chianti è la strategia scelta per affrontare il calo delle vendite che si è registrato su alcuni mercati tradizionali nel corso del 2018.

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ENOLOGIA

L’andamento della vendemmia promette bene, gli investimenti degli anni scorsi sui vigneti stanno producendo grandi soddisfazioni

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In particolare, la Germania - che per il vino Chianti è il secondo mercato di sbocco, dopo gli Stati Uniti - ha registrato una riduzione delle masse esportate pari al 6-7%: «Si tratta di una contrazione dovuta al rallentamento dell’economia tedesca, che spinge i consumatori ad orientarsi su vini meno costosi - spiega il presidente del Consorzio Vino Chianti -. Abbiamo scelto di ridurre le quantità prodotte per mitigare l’impatto sul prezzo così da affrontare il calo delle esportazioni mantenendo comunque una remunerazione adeguata per tutti gli attori della nostra filiera, dai viticoltori agli imbottigliatori».

CONSISTENTI INVESTIMENTI «Il clima di quest’anno, che ha provocato danni consistenti ad altre colture, per noi invece va benissimo - prosegue Busi -. La situazione è piuttosto omogenea su tutto il territorio: anche le zone che hanno risentito maggiormente della siccità, come l’empolese, stanno andando bene perché la nostra uva d’elezione, il sangiovese, è un’autentica spugna e bastano poche gocce d’acqua per tenere le viti in salute. Grazie all’andamento complessivamente favorevole della stagione e ai consistenti investimenti nei vigneti fatti negli ultimi anni dalle nostre aziende, si possono fare grandi vini: il 2019 sarà una grande annata per i vini della Denominazione Chianti».

ORTOFRUTTICOLTURA DI CECILIA CONTESSA - VIVAISTA - info@labovivairoero.com

Prezzo nocciole, si parte da 340 euro al quintale Prime quotazioni alla Fiera della Nocciola di Castagnole Lanze, ma la valutazione andrà aggiornata a fine raccolta, quest’anno in ritardo Arrivano le prime indicazioni sul prezzo delle nocciole piemontesi della campagna 2019: 340-360 euro al quintale sono le cifre comunicate in occasione della 160° Fiera della Nocciola a Castagnole delle Lanze tenutasi il 26 agosto.

Questa prima valutazione dovrà, tuttavia, essere aggiornata a fine raccolta, che quest’anno si presenta con una decina di giorni in ritardo rispetto agli anni precedenti.

EFFETTO CASCOLA Nonostante una buona fioritura ad inizio stagione, l’andamento climatico primaverile ha portato a numerosi fenomeni di cascola, che si sono osservati nel

periodo tra giugno e luglio, incidendo notevolmente sulla quantità di prodotto finale.

Il manifestarsi di una cascola in maniera così estesa è dovuto all’alternarsi di temperature basse e alte stagionali e alle frequenti e battenti precipitazioni nei giorni immediatamente successivi alla fecondazione degli ovuli dei fiori femminili.

In campo molte delle nocciole cascolate o imbrunite sulla pianta son risultate vuote all’interno, con presenza di tessuto spugnoso dissecato o con iniziale sviluppo dell’ovario solo apparentemente fecondato, fenomeno indicato come “Brown stain disorder” o

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disordine fisiologico della pianta. In questi casi risultano vani, e talvolta dannosi, interventi rivolti al contenimento della cascola mediante la somministrazione di concimi sia per via fogliare che al terreno.

LAZIO E CAMPANIA Situazione analoga anche in Lazio e Campania, dove le condizioni cli-

matiche hanno inciso notevolmente sulla produzione, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, ritardandone la raccolta.

E’ bene evidenziare che le condizioni climatiche di umidità e caldo eccessivo hanno un impatto anche sulla sanità della pianta stessa e non solo sul frutto.

Monitorare costantemente la situa-

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zione del proprio corileto è fondamentale per intervenire in maniera tempestiva su eventuali problematiche fitosanitarie emergenti che, se non trattate in maniera opportuna, potrebbero portare ad un consistente decremento di produzione fino alla morte della pianta stessa.

ORTOFRUTTICOLTURA

Due terzi della frutta provengono dal Saluzzese I numeri del comparto in Piemonte sono di assoluta rilevanza, specie nella provincia di Cuneo, tra opportunità e criticità Un’analisi seria e puntuale della frutticoltura regionale: questo è quanto emerso nell’incontro promosso ad agosto da Confcooperative Piemonte a Lagnasco, presenti le O.P. ortofrutticole Asprofrut, Ortofruit Italia, Lagnasco Group, Albifrutta, Jolly e Joinfruit.

DISTRETTO FRUTTICOLO I numeri della frutticoltura in Piemonte sono di assoluta rilevanza, specie nella provincia di Cuneo. I campi coltivati a frutta sono in totale 33.000 ettari; la quasi totalità delle nettari-

ne, il 90% delle susine, l’85% delle mele e i tre quarti dei kiwi raccolti in Piemonte provengono dal cuneese, senza dimenticare i due terzi del raccolto di nocciole.

Nel complesso i due terzi di tutta la produzione di frutta piemontese si concentra nell’areale che da Saluzzo si estende sino a Savigliano, Fossano e Cuneo.

Le aziende sono tendenzialmente specializzate nella produzione di frutta fresca, ed è qui che si concentra il maggior numero di O.P, aderenti a Confcooperative Fedagripesca Pie-

monte, che complessivamente associano più di 3000 aziende agricole e sviluppano un fatturato aggregato di 393 milioni di euro annui.

La rete, il dialogo con le istituzioni e la rappresentanza sui mercati nei confronti dei grandi attori della GDO sono gli strumenti messi in atto dalle O.P, affiancate dalla Federazione, al fine di ripensare e strutturare un nuovo assetto programmatico del settore.

CLIMA E MERCATO «La stagione estiva 2019 si è presen-

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ORTOFRUTTICOLTURA tata ricca di sfide per tutto il settore, di tipo economico e climatico in primis - commenta Domenico Paschetta, presidente di Confcooperative Piemonte e O.P. Ortofruit Italia, tracciando un primo bilancio dell’estate 2019 -, da un lato l’instabilità climatica ha contribuito alla difficoltà della produzione di quest’anno.

Dal punto di vista della redditività, il settore ortofrutta registra prezzi non entusiasmanti, anche se sui piccoli frutti hanno rispettato le aspettative.

Sui grandi frutti estivi sembra invece che venga premiata la qualità. Il caldo ha sicuramente dato una spinta al mercato».

FRAMMENTAZIONE E STRATEGIE Domenico Sacchetto, presidente della AOP Piemonte e dell’OP Asprofrut, spiega che “i maggiori limiti della filiera restano la frammentazione e la complessità di stabilire strategie comuni, specie nell’approcciarsi al mercato estero, per questo il ruolo delle O.P. è assolutamente fondamentale.

Fare sistema si rende necessario per svariati motivi, anche e soprattutto strategici e programmatici. Al cambiamento del clima occorre accostare una ridefinizione delle politiche e una maggior tutela per le aziende danneggiate. A questo si aggiungono fattori politico-economici: la mancanza di accordi bilaterali con numerosi paesi esteri ostacola l’instaurarsi di nuovi rapporti commerciali; l’assenza di adeguati protocolli fitosanitari non permette di raggiungere mercati internazionali nei quali vi è forte domanda di prodotti ortofrutticoli.

Esempio eclatante è rappresentato dal Giappone, mercato potenzialmente interessante per i kiwi, a cui però non è possibile accedere (come fanno invece paesi quali Cile e Nuova Zelanda) in quanto da ormai 12 anni manca l’accreditamento ad esportare”.

COSTO DEL LAVORO «In ultimo – conclude Sacchetto -, il costo del lavoro è un fattore che inci-

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de pesantemente sulla concorrenzialità dei prodotti italiani nei confronti di altri prodotti europei ed esteri.

Continueremo a impegnarci affinché queste barriere siano eliminate».

Altrettanto importanti risultano esser le azioni messe in campo per la gestione degli stagionali e sui relativi movimenti in atto sul fronte degli alloggiamenti e dell’incontro domanda e offerta.

«Il bacino Saluzzese - commenta Sandro Durando, presidente di Confcooperative Cuneo - rappresenta su questo piano un’area pilota virtuosa, di riferimento per altri siti nazionali che vivono problematiche analo-

ORTOFRUTTICOLTURA

ghe. Il tema del lavoro in agricoltura va affrontato a tutti i livelli e alla responsabilizzazione del territorio deve unirsi un intervento regionale e nazionale per intervenire con coerenza sulle questioni nodali che caratterizzano il comparto: dalla copertura del fabbisogno di manodopera ad una riduzione dei costi del lavoro che si allinei alle politiche degli altri paesi europei, tutti temi strategici più generali».

CRITICITÀ «Per questo appaiono a dir poco sconcertanti alcune affermazioni riportate nell’ultimo periodo - in-

terviene Domenico Paschetta - che puntano a mettere in discussione il ruolo positivo e propositivo della cooperazione e delle O.P., che negli ultimi anni si sono contraddistinte per accompagnare le imprese ortofrutticole nelle diverse sfide che i mercati globali impongono.

Si pensi alla gestione dei piani operativi, che hanno portato indubbi benefici agli agricoltori, assicurando a loro competenze tecniche adeguate ed innovative per la gestione in campo; ma si pensi anche alla gestione della campagna promozionale del settore, dove da anni il Piemonte si presenta nelle più importanti manifestazioni fieristiche nazionali ed internazionali, con un’immagine coordinata e condivisa, al fine di valorizzare il meglio del “Made in Piemonte”.

Nonostante questo, è del tutto evidente che nel settore permangono forti elementi di criticità, legati soprattutto a fattori di tipo esogeno: i profondi cambiamenti climatici citati in precedenza e le emergenze fitosa-

nitarie (cimice, alternariosi, batteriosi, solo per citare le principali), contribuiscono alla diminuzione delle rese e della PLV degli agricoltori».

TAVOLO CONCERTAZIONE A tutto ciò si aggiungono poi i consumi stagnanti e le problematiche legate alle incertezze della politica economica internazionale, al prolungarsi dell’embargo russo, alle barriere all’importazione di prodotti ortofrutticoli erette da molti Paesi extra UE, oltre ai contrasti commerciali tra Paesi che stanno accentuando una politica di dazi. A seguito dell’ultimo consiglio regionale di Confcooperative Piemonte, alla presenza del presidente regionale Alberto Cirio e dell’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa, rilanciamo la proposta di costituire un tavolo di concertazione e confronto sulla filiera ortofrutticola, che permetta di far emergere proposte concrete da attuare a salvaguardia della nostra, eccellente, frutticoltura piemontese.

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ATTUALITÀ

Prodotti agricoli prezzi trasparenti In accordo con i criteri nazionali e le direttive Istat, la Camera di commercio invita le imprese delle filiere vitivinicola, frutticola e corilicola a segnalare i prezzi

L’attività di rilevazione dei prezzi è stata recentemente rimodulata dalla Giunta camerale di Cuneo, per assicurarne la coerenza e l’uniformità rispetto ai principi delineati a livello nazionale da Unioncamere, secondo le regole stabilite di concerto con l’Istat. Criteri trasparenti quindi, volti a dare evidenza dei reali andamenti dei prezzi nei mercati di riferimento, articolati in rilevazioni d’ufficio o tramite apposite commissioni, ma sempre basati su documentazione oggettiva.

FUNZIONE OBBLIGATORIA Mentre si rincorrono sui media positive previsioni vendemmiali, la Camera di commercio ricorda agli

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operatori della filiera vitivinicola l’importanza di assicurare la più ampia collaborazione a questa funzione istituzionale obbligatoria. La Giunta nel mese di giugno ha confermato le modalità di rilevazione dei prezzi delle uve da vino Doc e Docg, effettuata d’ufficio e introdotta in via sperimentale nelle precedenti annualità, basata sulla trasmissione dei documenti di compravendita (contratti, fatture o dichiarazioni sostitutive di atto notorio), introducendo una tolleranza nel numero dei contratti necessari a garantire la rappresentatività e la significatività dei prezzi, al fine di consentirne la pubblicazione sul portale camerale e sul tradizionale listino di San Martino.

ATTUALITÀ PREZZI TRASPARENTI L’indagine statistica quest’anno coinvolge un numero significativo di operatori iscritti al Registro imprese, sui quali grava l’obbligo di risposta.

I dati e i documenti ricevuti consentiranno alla Camera di commercio di determinare e pubblicare i prezzi delle prestigiose uve da vino Doc e Docg della nostra provincia, che l’Istat potrà prendere a riferimento per le elaborazioni previste nel quadro economico nazionale, anche al fine della determinazione e della programmazione delle politiche agricole comunitarie.

L’auspicio è che possa aumentare il numero delle uve a denominazione i cui prezzi sono rilevati in modo ufficiale e

trasparente, per dare una fotografia attendibile al comparto, dopo le sperimentazioni delle scorse annualità.

SALUZZO E ALBA Per le rilevazioni dei prezzi della frutta fresca e delle nocciole, la Giunta ha invece approvato la proposta formulata dalla parte agricola e istituito specifiche Commissioni, stabilendo le modalità in cui le stesse dovranno operare e prevedendo, quali sede delle stesse, gli uffici camerali prossimi ai luoghi di maggior produzione: Saluzzo per la rilevazione dei prezzi della frutta fresca e Alba per le nocciole, mentre la periodicità delle rilevazioni segue la stagionalità delle rispettive produzioni e

Agrinsieme, crisi del settore ortofrutticolo Il sistema ortofrutticolo italiano sta fronteggiando una crisi dovuta a problemi strutturali, a un mercato caratterizzato da prezzi bassi e a una competizione sempre più aggressiva. I surplus di offerta hanno, in questa situazione, effetti devastanti per i produttori e lo dimostra la drammatica campagna estiva di quest’anno.

Un intervento immediato è fondamentale. Sulla base di questa convinzione, il direttore e il presidente di Cia Cuneo, hanno convocato un tavolo di discussione a Monforte mercoledì 28 agosto, dove hanno presenziato con propri rappresentanti CiaAgricoltori Italiani, Confagricoltura, Legacoop Agroalimentare, Confcooperative, alcuni produttori e rappresentanti del settore commerciale. Un confronto significativo, per analizzare alcuni momenti salienti della crisi del settore negli anni, col fine di individuarne i punti critici e ra-

gionare su un percorso condiviso ed efficace.

E’ il momento di operare su più fronti per definire degli obiettivi e stabilire dove concentrare le risorse con progettualità, elemento che sta mancando da diversi anni, con preoccupanti conseguenze.

Sotto il nome di Agrinsieme Cuneo le associazioni di categoria, gli enti e i produttori presenti

all’incontro, intendono unire le forze per avere una voce univoca legata ad un unico pensiero, che possa dialogare con gli attori principali e decisivi nel settore come l’Assessorato all’Agricoltura e la Regione Piemonte e stimolare gli organi competenti a ragionare su un progetto strutturato e una programmazione di azioni concrete per il bene di tutto il settore ortofrutticolo.

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FIERE

ATTUALITÀ commercializzazioni.

Anche per la frutta fresca e le nocciole è importante il coinvolgimento delle imprese, alle quali la Ca-

tramite con le segnalazioni provenienti dalle imprese e con le tendenze rilevate sulle altre piazze italiane, per consentire ai commissari di cogliere il reale andamento del mercato.

OPPORTUNA COLLABORAZIONE E’ dunque evidente che la fattiva collaborazione di tutti gli operatori assume oggi particolare rilevanza per garantire che prodotti

mera di commercio rivolge l’invito a trasmettere ai propri uffici i documenti di compravendita.

COMMISSIONI L’istituzione delle Commissioni non sostituisce infatti

il ruolo dell’Ente camerale, ma al contrario lo rafforza, in quanto deputato a garantirne la rappresentatività, attraverso l’individuazione del presidente e la nomina dei componenti designati in modo paritetico dai rappresentanti della filiera, a svolgerne la segreteria e, attraverso i propri uffici, a fungere da

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di eccellenza, rappresentativi del nostro territorio sui mercati del mondo, possano a pieno titolo comparire nelle pubblicazioni ufficiali, con dinamiche dei prezzi trasparenti.

Le imprese delle filiere vitivinicole, frutticole e corilicole sono pertanto invitate a trasmettere all’ufficio Studi e Statistica copia dei documenti contrattuali conclusi, affinché gli uffici camerali possano elaborare le medie dei prezzi, mediante posta elettronica indirizzata a: protocollo@ cn.legalmail.camcom.it.

ORTOFRUTTICOLTURA

L’ortofrutta fresca alla prova della crisi Apo Conerpo, la principale Organizzazione europea del settore registra una contrazione produttiva, ma “salva” il fatturato. Investimenti in ricerca Apo Conerpo, la principale Organizzazione europea di produttori di ortofrutta fresca nel 2018 ha registrato una contrazione produttiva del 6,47% a livello nazionale e del 6% in Emilia Romagna, dove si concentra la maggior parte della base sociale e dove il comparto ha subìto complessivamente una diminuzione maggiore, pari all’8,40%.

SOSTANZIALE TENUTA A fronte di questa situazione, il fatturato ha mostrato una sostanziale

tenuta, attestandosi sui 717 milioni di euro con una leggera riduzione (-2,5%) rispetto al valore record di 736 milioni raggiunto nel 2017, ma con un incremento del 2,3% rispetto alla media del quinquennio precedente. «Un risultato robusto – afferma il presidente di Apo Conerpo, Davide Vernocchi – e al tempo stesso incoraggiante se si considera il difficile contesto economico in cui è stato conseguito, con la profonda recessione ancora tutt’altro che superata, l’embargo della Russia, le incertezze

della Brexit, le barriere all’importazione di prodotti ortofrutticoli erette da molti Paesi, la guerra dei dazi che si sta scatenando tra varie nazioni».

DIFESA E INNOVAZIONE «Gli investimenti del Gruppo finalizzati alla difesa, all’innovazione ed al rinnovo varietale, con l’obiettivo di migliorare costantemente la qualità delle produzioni e la loro valorizzazione, unitamente all’importante azione svolta dalle filiali Alegra, Brio, Naturitalia, Opera e Valfrutta Fresco – pro-

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ORTOFRUTTICOLTURA segue Vernocchi – hanno generato risultati positivi, consentendo un aumento dei prezzi medi unitari di vendita dei prodotti del 4,1%».

SITUAZIONE PRODUTTIVA Analizzando in dettaglio la situazione produttiva, nel 2018 i volumi conferiti dai soci si sono attestati sulle 998.300 tonnellate (-6,47%), a cui vanno aggiunte 22.900 tonnellate di frutta e 44.834 tonnellate di ortaggi e patate acquistate dalle cooperative socie. Per quanto riguarda i diversi comparti, i conferimenti di frutta hanno superato le 383.200 tonnellate (-1,43% sul 2017), mentre i volumi di ortaggi e patate hanno sfiorato le 615.000 tonnellate

(-9,35%). La produzione di pomodoro collocata all’industria di trasformazione si è attestata sulle 415.000 tonnellate con una riduzione del 7,4% rispetto all’anno precedente e rese pari a 71 tonnellate per ettaro.

SUPERFICIE COLTIVATA In un contesto generale che ha visto proseguire la diminuzione degli investimenti a frutteto (calati di oltre 140.000 ettari a livello nazionale nel periodo 2008/2017 e di circa 3.800 ettari in Emilia Romagna negli ultimi quattro anni, -6,5%) e la tendenza all’allineamento agli anni passati per le orticole, la superficie coltivata dai soci del Gruppo si è attestata sui 31.400 ettari, in incre-

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mento dell’1% sull’anno precedente.

Apo Conerpo costituisce per molti prodotti il gruppo di riferimento a livello italiano, esprimendo quasi il 22% dell’intera superficie nazionale investita a piselli, il 19% di quella coltivata a pere, il 14% per i kaki, l’11% per i kiwi, il 9% per le nettarine, l’8% per le susine, quasi il 7% per i pomodori, solo per citare i più rappresentativi.

Sul piano tecnico, l’Organizzazione ha avviato progetti di miglioramento genetico, per individuare nuove varietà resistenti alle fitopatie, resilienti ai cambiamenti climatici ed in linea con i gusti dei consumatori.

Parallelamente, sta portando avanti progetti di

ORTOFRUTTICOLTURA sperimentazione per la difesa da fitopatie ‘classiche’ e da patogeni alieni come la cimice asiatica, in collaborazione con il CRPV. IMPOLLINAZIONE E DINTORNI Apo Conerpo ha anche ottenuto risultati interessanti per il miglioramento della fase di impollinazione tramite le osmie, sta valutando l’efficacia delle zeoliti per diminuire l’uso di agrofarmaci e avviato collaborazioni con Legambiente per promuovere buone pratiche agronomiche che migliorino ulteriormente l’impatto ambientale. Inoltre, ha supportato l’avvio di un dottorato di ricerca con l’Università di Bologna per il miglioramento delle

tecniche di conservazione della frutta ed è stata coinvolta in un progetto dell’Università di Pisa per dare contenuti e visibilità al Made in green in Italy; partecipa poi ad un progetto patrocinato dal Politecnico di Milano e denominato Circle Food, per ridisegnare le filiere agroalimentari e prevenire e ridurre gli sprechi alimentari. Apo Conerpo sta infine investendo anche nell’agricoltura di precisione e nella fertirrigazione per raggiungere un uso ottimale della risorsa acqua, bene sempre più prezioso per il quale non sono tollerabili sprechi ed inefficienze.

PRODUZIONI DI PUNTA Le produzioni di punta dell’ampia gamma di Apo

Conerpo sono le pere con quasi 170.000 tonnellate, le pesche e nettarine con oltre 70.000 tonnellate, le mele con circa 60.500 tonnellate, l’actinidia con oltre 44.000 tonnellate, le susine con 22.700 tonnellate, i kaki con quasi 8.000 tonnellate, le albicocche con circa 7.000 tonnellate. Per quanto riguarda le orticole, i prodotti più importanti per Apo Conerpo sono i pomodori con oltre 442.000 tonnellate, seguiti da cipolle con 25.800 tonnellate, carote con oltre 22.000 tonnellate, piselli con più di 18.000 tonnellate, fagioli e fagiolini con 14.700 tonnellate, cocomeri e meloni con oltre 8.100 tonnellate. La produzione di patate sfiora le 67.000 tonnellate.

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RADICI DI GIANCARLO GILI

Difendere la proprietà dimenticando l’eternità Lo aveva fortemente voluto Napoleone dopo la vittoria di Marengo nel giugno del 1800 e la successiva annessione del Piemonte alla Francia.

Il motivo basilare di avere un catasto aggiornato era una più facile ed equa tassazione in base alle proprietà fondiarie.

Così in quei primi anni del XIX secolo il territorio di ogni comune del Piemonte e successivamente di tutta l’Italia occupata, non senza difficoltà, venne misurato e accatastato, suddiviso per particelle, in base alle diverse colture. Si piantarono accuratamente i termini in pietra negli angoli delle

proprietà ponendo, una a destra e una a sinistra, ad una profondità di almeno 50 cm, due grosse pietre di fiume chiamate “i testimoni”. Specialmente in montagna, dove i termini si potevano confondere con altre pietre occasionali, il termine giusto era solo quello con i due testimoni.

RIVENDICAZIONI Da allora sono trascorsi gli anni ed i secoli, le proprietà sono passate di mano in mano ed ogni proprietario se le difende con le unghie e con i denti, perché sono il frutto dell’ingegno della sua mente, della fatica delle sue

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braccia e del sudore della sua fronte; i meno intraprendenti, invece, le rivendicano come loro perché arrivano per successione dal padre, dal nonno o dal bisnonno per cui gli spettano di diritto anche senza avere alcun merito.

Guai se il vicino di campo si azzarda a oltrepassare la linea di mezzeria, alla prima occasione bisogna fargli vedere qual è il confine giusto, distruggendo, magari, anche una piccola striscia di coltura perché quella non è al posto giusto. Quel che è mio è mio, e guai se qualcuno si azzarda a mettere piede nel mio!

RADICI

Negli anni e nei secoli, la custodia della terra non conosce tregua. Ma quando verrà l’ora della sepoltura, nulla sarà più necessario ETERNITÀ Fino a quando siamo in questo mondo funziona così, ma ci dimentichiamo che un giorno o l’altro lasceremo tutto qui e proprio di quella tanto agognata terra ne basterà poca per avere una adeguata sepoltura. Eppure ci professiamo tutti cristiani, di quelli che vanno a messa e alla comunione la domenica e nelle feste comandate, e non ci viene in mente, anche se i preti ce lo

ricordano, che i dogmi della religione cristiana non dicono affatto così. Ma quella è la religione, cosa c’entra! La terra invece è la terra, è la mia proprietà, ed è giusto che sia adeguatamente custodita, più di ogni altro bene mobile o immobile.

E pensare che i popoli, nei corsi e ricorsi della storia, hanno anche voluto delle forme di governo che la proprietà l’avevano addirittura abolita!

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ATTUALITÀ

Firmato il contratto degli impiegati agricoli Aumento contrattuale del 2,4% con decorrenza 1° marzo 2019; per i quadri l’aumento è di 53 euro mensili e per la prima categoria di 50,91 euro Mercoledì 4 settembre a Torino, nella sede di Confagricoltura Piemonte, è stato sottoscritto il nuovo contratto collettivo regionale di lavoro per i quadri e gli impiegati agricoli del Piemonte. Il testo è stato sottoscritto dai rappresentanti di Confagricoltura, Coldiretti e Cia per i datori di lavoro e da Confederdia, Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil per i sindacati dei lavoratori. Le parti hanno concordato un aumento contrattuale del 2,4% con decorrenza 1° marzo

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2019; per i quadri l’aumento è di 53 euro mensili e per la prima categoria di 50,91 euro. Per la sesta categoria l’aumento è di 33 euro mensili.

A partire da quest’anno il contratto prevede anche il riconoscimento di una giornata di permesso retribuito aggiuntiva a quelle già fissate dalla contrattazione nazionale.

Il contratto, che avrà validità fino al 31 dicembre 2021, interessa circa 2.100 addetti in Piemonte.

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GLI AFFARI DELL’IMPRENDITORE Vendo frigo da trasporto cibo, lt. 148, per non utilizzo. Tel. 339/3832974 Vendo balloni di pastone e trinciato di mais.

Tel. 328/7350633 Vendo seme di loietto perenne e trifoglio gigante, elevatore per legna e mais con pianale. Tel. 347/0945762 Vendo trailer trasporto cavalli. Tel. 327/7889027 Vendo silos per stoccaggio cereali in lamiera zincata capacità 1500 q.li tondo da smontare più n.2 rimorchi dumper ribaltabili, non omologati. Tel. 333/9188095 Vendo paglia di grano in rotoballe da cm 120, ottima qualità, zona Carrù, prezzo del momento come da listino della Camera di Commercio di Cuneo. Tel. 338/7790030 oppure 333/6901446 Vendo trattore OM 615 70 cv, trattore Landini 9500 Special 95 cv, macchina taglia balloni, erpice con 24 dischi, ranghinatore ragno come nuovo e seminatrice mais Sfoggia.

Tel. 339/6576220 Piccolo produttore vende uve dolcetto d’Alba, zona vocata, anche piccole partite, ottimo per vino da pasto. Tel. 335/5653602 Vendo seminatrice Carraro Texa mt. 2,50 di larg. da grano. Tel. 331/2914425

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Tel. 334/1990094 Vendo refrigeratori latte usati da 100 lt. a 12000 lt. revisionati e garantiti.

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Tel. 335/8070517 Vendo a Revello 5000 mt. di capannoni agricoli più 20 giornate terreni più cascina.

Tel. 335/8070517 Vendo assolfatore per vigneto, diraspatrice con coclea per uva, pompa elettrica per travaso vino da 40. Tel. 328/0440477 Vendo rotolone Irrimec per irrigazione con sole 20 ore di lavoro, lung. tubo 250 mt. diam. 125 con pompa e compressore.

Tel. 349/5065325 Vendo cisterna metallica 900 lt. (120x80x100) 70 euro.

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Tel. 345/4130465

Vendo carrello a 2 ruote a trazione manuale con cisterna da 120 lt. e avvolgitubo con 25 mt. di gomma più lancia per irrorazione, nuovo mai usato. Tel. 348/1447932

Vendo legna da ardere di rovere, frassino e faggio, Consegna a domicilio.

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Vendo piantini nocciole tonda gentile trilobata di anni 1/2 certificate, zona Langhe.

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Tel. 333/9038275 Vendo paiolo in rame cm 50 di diam. prof. 26 cm, macchina in rame per irrorare piante, 2 congelatori uno vetrato da lt. 450 e uno super isolato. Tel. 333/3222792 Az. agr. vende uva e vino Arneis, Barbera, Dolcetto e Nebbiolo. Tel. 334/7783985 Vendo causa trasferimento: betoniera, materiale vario da bricolage, divano 5 posti ad angolo, scrivania e sedia girevole, binocolo.

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