L'Imprenditore Agricolo - Ottobre 2017

ANNO 6 NUMERO

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ottobre 2017

L’UNICO GIORNALE INVIATO A TUTTI GLI IMPRENDITORI 1 L’imprenditore agricolo • AGRICOLI Ottobre 2017

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L’imprenditore agricolo • Ottobre 2017

L’imprenditore agricolo • Ottobre 2017

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Ottobre

2017

Sommario Fisco e tributi

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Piccola proprietà contadina Occhio ai requisiti Imu e Tasi, esenzioni anche per le società

L’avvocato risponde

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Ristrutturare si può se la cascina non è un rudere

Attualità L’editoriale

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Il letargo non esiste

L’aria che tira

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Porte aperte al saraceno

L’imprenditore agricolo • Ottobre 2017

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Agricoltura, perchè conviene unirsi in rete Come difendersi da muffa e umidità La nuova energia del settore agricolo

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Confcooperative Vertice nazionale a Cuneo

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La “Granda” in vetrina all’aereoporto di Bergamo

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Banda ultralarga Il campo è assente

Seminativi

40 44 52

Il prezzo dei cereali sale del 20 per cento Incontro Italia Cina sul mercato del grano Lotta al nematode La Regione risarcisce

Fiere

Il biologico non è più soltanto una moda

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Cremona capitale del bovino da latte

Cassa di Saluzzo accordo con “ Fru Italy”

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Il tartufo bianco d’Alba “Tagliato per il design”

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Tuttomele a Cavour attende 250 mila visitatori San Martino a Chieri Agricoltura in fiera

Zootecnia

24 28 33 34 38 84

Il settembre nero delle mastiti I formaggi “volano” e il latte si esalta Formaggi a latte crudo Una scelta coraggiosa Dietro le quinte del boom biologico Salviamo le uova dalle ambiguità Scarnafigi eletto paese dei formaggi

Ortofrutticoltura

48 54

E’ l’ora di unire tutte le zucche

56

Prugne della California è l’anno del gran ritorno

58 60

Agrintesa inaugura la nuova casa del kiwi

La stagione di Ambrosia a produzione ridotta

Brividi per le nocciole Bene noci e mandorle

Notizie dalle aziende

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Drago Olimac: le testate mais e girasole ad alte prestazioni

Enologia

62 64 68

Emilia Wine, l’andamento della vendemmia reggiana Raccolta uva a regime ridotto ma il bicchiere è mezzo pieno «Il vino biologico è una necessità»

L’invitato speciale

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Lardo di Arnad Una “fetta” al cuore

Formazione

72 78 79

Italia-Francia unite sulla formazione Combattere l’erba su piazze e marciapiedi Regolazione strumentale di barre e atomizzatori

Radici

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I funghi e Ceva Una storia nazionale

Osservatorio prezzi

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Prezzi e mercati all’ingrosso

Scadenze fiscali

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Novembre: Occhio alle scadenze

Mercatino

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Gli affari dell’Imprenditore

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Il letargo non esiste Viene l’autunno e si compiono gli ultimi raccolti. I margari scendono con le mandrie in pianura, i terreni sono arati, seminati e concimati, nell’orto e in giardino si preparano talee e margotte, in cantina si consegna alle botti il vino novello… C’era un tempo, non lontano, in cui il lavoro dell’agricoltore finiva più o meno qui. Non che l’imminente inverno fosse la stagione del letargo, ma il ritmo meno incalzante delle giornate concedeva spazio ad una certa contemplazione operosa. Si facevano i conti, si parlava in famiglia, si decideva per il futuro. Le fiere aiutavano a confrontarsi con gli altri, a portare a casa qualche idea.Visto oggi, quello spazio, che pure per fortuna rimane, perché appartiene al ciclo naturale prima che agli uomini, si è riempito di nuovo lavoro. Per fare i conti non bastano più il tavolo della cucina e il quaderno a quadretti della scuola di una volta, ci vogliono le scrivanie dei commercialisti e gli uffici delle associazioni di categoria. Per rimanere al passo, bisogna muoversi e andare a sentire l’aria che tira al convegno di Fontanafredda sulle consulenze agricole, districarsi tra competenze professionali e reti di impresa, ascoltare i rapporti sui costi e i benefici delle iniziative aziendali.

Pur senza trascurare il giro al foro boario il giorno di mercato, è comunque utile, se non necessaria, una puntata alla Fiera del bovino da latte di Cremona, per sentir parlare di allevamenti integrati e sostenibili, carne “green” e stalle 4.0. Così come è opportuno non risparmiarsi i convegni a Lombriasco sulla produzione di energia rinnovabile in agricoltura, sul diserbo delle aree extraagricole e sulla regolazione strumentale di barre irroratrici e atomizzatori.

Per non dire della banda ultralarga, che richiede di informarsi sul piano di Unioncamere per ridurre il divario digitale nelle aree dove nessun operatore è interessato a investire, se non si vuole rimanere tagliati fuori dal mondo del web, cioè dal mondo. E se poi c’è un giovane diplomato in famiglia, allora è consigliabile dare un’occhiata ai corsi transfrontalieri di formazione tecnicoprofessionale post diploma su agricoltura e agroalimentare, riconosciuti bilateralmente da Italia e Francia.

Insomma, d’inverno l’agricoltore non può (più) appendere il cappello al chiodo.

In realtà, non l’ha mai fatto, ma i tempi sono cambiati molto in fretta, forse troppo.

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Porte aperte al saraceno Forse è capitato anche ai nostri lettori, di imbattersi, quest’anno per la prima volta, in campi seminati a giugno che, tra luglio ed agosto, hanno visto le piantine coprirsi di minuscoli fiori bianchi, raccolti in infiorescenze molto graziose.

Quella pianta, un tempo appannaggio dell’agricoltura di montagna, è quella del grano saraceno e quest’anno, per la prima volta, la sua semina ha raggiunto dimensioni sensibili nella pianura irrigua della provincia di Cuneo.

La scelta di questi agricoltori è interessante perché documenta l’effetto delle mode alimentari: il grano saraceno non è un grano, bensì un falso cereale. Quindi si può trasformare in farina, che però è priva di glutine naturalmente e infatti per farci il pane e la pasta bisogna unirla a della farina di grano o altri cereali.

Mescolata alla farina di mais, la farina di grano saraceno conferisce il classico aspetto e sapore alla polenta delle Alpi Lombarde ed è imprescindibile per fare una buona polenta taragna alla valtellinese.

Oggi, con la corsa dei consumatori a non mangiare glutine (che peraltro non ha nessuna ragione scientifica a supporto, fatti salvi i casi di allergici e intolleranti diagnosticati) l’industria alimentare ricerca nuovamente il grano saraceno e nelle nostre campagne questo offre un’ulteriore opzione colturale. Un’opzione che permette anche di rinsaldare un rapporto che sta a cuore a chiunque ami l’agricoltura: quello tra contadini e apicoltori.

I minuscoli fiori bianchi del grano saraceno, infatti, danno un miele scurissimo, aromatico e a tratti quasi piccante: una delizia ricca di antiossidanti e con proprietà antibatteriche verificate scientificamente.

Un motivo di più per amare un cambiamento nelle nostre campagne, capace di dare alle nostre tavole prodotti di alta qualità che per lungo tempo sembravano destinati solo ai ricordi.

L’auspicio non può che essere rinnovato: l’agricoltura e l’ambiente che la ospita non hanno che da guadagnare (e molto!), da un’alleanza fra chi coltiva la terra e chi alleva il più importante fra gli insetti da cui l’uomo ricava storicamente il proprio cibo. Se non altro, perché ci riabituiamo a pensare a ciò che facciamo e scegliamo in agricoltura come un tassello di un quadro più ampio, in cui l’uomo, per stare bene, deve essere inserito armoniosamente fra terra e cielo, tra piante ed animali.

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Fisco e Tributi di Alberto Tealdi - commercialista - a.tealdi@studiocugnasco.it

Piccola proprietà contadina Occhio ai requisiti L’agevolazione per la piccola proprietà contadina è rimasta dal punto di vista delle imposte indirette l’unica agevolazione per l’acquisto di terreni agricoli da parte di coltivatori diretti ed imprenditori agricoli professionali; proprio per questo motivo gli aspetti relativi alle cause di decadenza sono sempre di primario interesse, anche e soprattutto da parte dell’Agenzia delle Entrate che verifica attentamente le compravendite avvenute sfruttando tale regime di favore ed il mantenimento dei requisiti in capo agli acquirenti.

REQUISITI PER LE AGEVOLAZIONI Si ricorda che l’agevolazione in commento consente ai coltivatori diretti od agli imprenditori agricoli professionali iscritti nella relativa gestione previdenziale di acquistare terreni agricoli assoggettando l’acquisto ad imposta di registro ed ipotecaria in misura fissa e l’im-

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posta catastale nella misura dell’1% a condizione che i terreni vengano condotti direttamente per almeno un quinquennio.

La legge prevede infatti la decadenza dell’agevolazione, con il conseguente recupero delle imposte e le relative sanzioni, se l’acquirente cede volontariamente i terreni, a qualsiasi titolo, oppure cessa di coltivarli o di condurli direttamente prima che siano trascorsi cinque anni dall’acquisto.

CONTENZIOSO ESEMPLARE Proprio da un accertamento dell’Agenzia delle Entrate su una causa di decadenza sfociato in un contraddittorio tra l’Ufficio ed i contribuenti si è pronunciata la Commissione Tributaria di Milano con la Sentenza n.

1707/13/17 del 28.02.2017.

Nel caso in esame l’Agenzia delle Entrate aveva emesso un avviso di liquidazione con il quale recuperava le

maggiori imposte dirette su un atto di acquisto di terreni agricoli per i quali i contribuenti avevano usufruito dell’agevolazione in commento contestando che successivamente e prima dei 5 anni dalla compravendita, gli stessi terreni erano stati concessi in locazione ad una società semplice agricola interrompendo quindi la coltivazione diretta dei medesimi.

SOCIETA’ AGRICOLA Considerato che i soci della società semplice agricola erano gli stessi proprietari dei terreni concessi in locazione, l’avviso veniva impugnato contestando l’interruzione della conduzione diretta sulla base del principio contenute nell’Ordinanza n. 1565/2016 della Corte di Cassazione che ribadisce la possibilità di concedere in locazione i terreni acquistati con l’agevolazione PPC ad una società di persone di cui l’acquirente (o gli acquirenti) siano soci.

Il caso di un contenzioso tra contribuenti agricoli e Agenzia delle Entrate sull’affitto del fondo ad una propria società. La sentenza salva il principio dell’agevolazione fiscale

Nell’Ordinanza viene altresì precisato che tale principio è rispettato anche se nella compagine sociale vi sono altri soggetti oltre gli acquirenti di cui sopra.

SENTENZA CONDIVISIBILE Tale pronuncia deriva dal fatto che

il legislatore persegue lo scopo di favorire forme di coltivazione associata in agricoltura e quindi deve essere considerata indifferente ai fini dell’applicabilità delle agevolazioni fiscali la conduzione diretta da parte del soggetto proprietario o la conduzione da parte del medesimo sogget-

to quale socio di società di persone.

La Commissione Tributaria Provinciale di Milano accoglieva pertanto il ricorso dei contribuenti confermando la spettanza dell’agevolazione fiscale.

Sentenza che si ritiene assolutamente condivisibile.

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Fisco e Tributi di Marianna cugnasco - commercialista - mar.cugnasco@studiocugnasco.it

Imu e Tasi, esenzioni anche per le società In materia di Imu sui terreni agricoli – ambito che ricomprende inevitabilmente anche la Tasi – spesso ci si pone il dubbio sull’applicabilità o meno delle

dagli stessi concessi in uso (tramite contratto di affitto o comodato) alla società, che li conduce.

Il nuovo regime Imu, in vigore dal 2016, prevede in-

agevolazioni previste per gli imprenditori agricoli al caso, assai frequente, in cui i terreni posseduti dai soci di società semplice siano

fatti l’esenzione per i terreni posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli Iap – persone fisiche o società – iscritti nella previdenza agri-

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cola, indipendentemente dall’ubicazione dei terreni.

REQUISITI GENERALI Già con la circolare n. 3 del 18 maggio 2012 il Dipartimento delle Finanze aveva precisato che: - l’esenzione si applica a tutti i contitolari di diritti dominicali nel caso in cui il terreno sia posseduto da due soggetti ma condotto da uno solo (avente i requisiti di legge), trattandosi di agevolazione avente carattere oggettivo (interpretazione avallata dalla Giurisprudenza; tra tante sentenze ricordiamo quella della Corte di Cassazione n.

15566/2010); - le agevolazioni applicabili ai terreni agricoli operano anche nel caso in cui le persone fisiche, coltivatori diretti o Iap, iscritti nella previdenza agricola, abbiano costituito una società di persone (società semplice o società in nome collettivo) alla quale hanno concesso in comodato o in affitto il

Fisco e Tributi

Le agevolazioni previste dal nuovo regime in vigore dal 2016 riguardano i terreni posseduti e condotti da coltivatori diretti e Iap, persone fisiche o società semplici terreno del quale mantengono il possesso ma che, in qualità di soci, continuano a coltivare direttamente.

SOCIETà DI PERSONE Nello stesso senso il Dipartimento si è nuovamente espresso con nota del 23 maggio 2016 n.

20535, dopo aver ribadito che la qualifica di Iap si estende anche alle società di persone.

La stessa Suprema Corte, che in precedenza aveva ritenuto essenziale che possesso e conduzione dovessero essere verificati in capo al medesimo soggetto passivo, con ordinanza n. 375/2017

ha affermato espressamente che lo svolgimento dell’attività agricola da parte dello Iap o Cd nella forma di società di persone non è ostativo ai fini dell’applicazione del trattamento di favore stabilito per i terreni agricoli dagli artt. 2 e 9 del DLgs. N. 504/1992.

ATTIVITà AGRICOLA La ratio alla base di tale interpretazione è chiaramente quella di mantenere o incentivare l’attività agricola, che venga svolta individualmente oppure in forma societaria con i beni (terreni) apportati dai soci stessi.

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Agricoltura, perchè conviene unirsi in rete Venerdì 10 novembre alla Tenuta Fontanafredda di Serralunga d’Alba, il forum di imprenditori agricoli, istituzioni e professionisti del settore sulle consulenze in agricoltura “Le sfide in agricoltura: perché unirsi in rete” è il titolo del convegno che l’Unione giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ugdcec) di Cuneo ha organizzato venerdì 10 novembre 2017 alla Tenuta Fontanafredda di Serralunga d’Alba, chiamando a raccolta imprenditori agricoli, istituzioni amministrative, associazioni di categoria e professionisti del settore per confrontarsi sul delicato tema delle consulenze agricole, dando seguito all’attività iniziata con la costituzione della nuova Commissione di studio nazionale sull’Agricoltura, nata da un input della stessa Unione di Cuneo.

TAVOLA ROTONDA L’appuntamento verrà introdotto alle 10,30 dall’intervento degli organizzatori, a cui farà seguito, alle 11, la tavola rotonda sull’utilizzo della rete d’impresa in agricoltura, dalla produzione alla commercializ12 L’imprenditore agricolo • Ottobre 2017

zazione, con la partecipazione di Andrea Olivero (viceministro alle Politiche agricole), Massimo Bagnoli (Confederazione italiana agricoltori), Domenico Buono (Coldiretti), Maria Cristina D’Arienzo (Confagricoltura) e Fabio Sansalvadore (Fondazione Centro studi dell’UNGDEC), moderatore Annamaria Capparelli (Il Sole 24 Ore).

STRUMENTI AGGREGATIVI «L’obiettivo della prima parte del convegno – osserva Marianna Cugnasco, presidente dell’Unione giovani dottori commercialisti ed esperti contabili di Cuneo – è portare a conoscenza degli operatori l’importanza di alcuni strumenti aggregativi previsti dal legislatore ed adattabili al mondo agricolo, quali le reti di impresa, che potrebbero risultare vincenti per affrontare le insidie del mercato ed altresì per commercializzare prodotti di nicchia quali, ad esempio,

quelli certificati bio, attualmente in forte crescita».

SPECIFICHE COMPETENZE «La tavola rotonda – prosegue Marianna Cugnasco - può anche fungere da spunto per comprendere e fare comprendere che, soprattutto nel mondo agricolo, la figura del commercialista e la presenza dell’associazione di categoria non sono e non devono essere in concorrenza tra di loro, bensì, grazie alle proprie specifiche competenze, possono lavorare in stretta sinergia per poter favorire l’equilibrio e la consapevole crescita delle aziende. Per questo abbiamo deciso di aprire la partecipazione a questo momento formativo anche agli imprenditori agricoli, perché riteniamo importante che siano informati adeguatamente sulle nuove possibilità di sviluppo delle attività e sull’aiuto che professionisti e associazioni possono dare loro in questa fase».

convegno

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Ristrutturare si può se la cascina non è un rudere Pochi giorni fa, il Giudice Amministrativo ha ribadito la correttezza dell’operato di un Comune che ha interdetto al proprietario di un’antica cascina, in parte crollata, di ristrutturare tale rudere, sul presupposto per cui gli interventi di ristrutturazione edilizia, di demolizione e di successiva ricostruzione presuppongono sempre che i relativi lavori siano riferiti a un edificio esistente.

ESISTENZA FISICA Specificamente, è necessaria l’esistenza fisica dell’edificio al momento in cui avviene l’intervento richiesto. Pertanto, benché il fabbricato possa anche risultare censito nelle schede redatte in sede di redazione del piano regolatore, nes-

suna documentazione potrà surrogare l’assenza della effettiva e preventiva esistenza del bene da ristrutturare, atteso che

RICOSTRUZIONE La ricostruzione di un rudere, pertanto, non potrà rientrare nell’alveo della ristrutturazione

Nel momento in cui l’intervento viene richiesto, è necessario che il fabbricato sia fisicamente esistente, non basta che risulti censito al Catasto la ristrutturazione edilizia presuppone, come elemento indispensabile, la preesistenza materiale del fabbricato.

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edilizia e neppure in quello del risanamento conservativo, integrando in sostanza un’attività di nuova costruzione, attesa

la mancanza di elementi sufficienti a testimoniare le dimensioni e le caratteristiche dell’edificio da recuperare.

In particolare, un manufatto costituito da alcune rimanenze di mura perimetrali, ovvero un immobile in cui sia presente solo parte della muratura predetta e sia privo di copertura e di strutture orizzontali, secondo la giurisprudenza, non potrà essere riconosciuto come edificio allo stato esistente e, quindi, non potrà essere soggetto a ristrutturazione.

DISTINZIONI FONDAMENTALI La giurisprudenza, in sostanza, distingue tra le ipotesi in cui esista un organismo edilizio dotato di mura perimetrali, strutture

orizzontali e copertura in stato di conservazione tale da consentire la sua fedele ricostruzione – nel quale caso è possibile parlare di demolizione e fedele ricostruzione, e dunque di ristrutturazione (o risanamento) – dalle ipotesi

in cui, invece, manchino elementi sufficienti a testimoniare le dimensioni e le caratteristiche dell’edificio da recuperare, configurandosi in quest’evenienza, invero, un intervento di nuova costruzione per l’assenza degli elementi

strutturali dell’edificio.

PERMESSO DI COSTRUIRE In caso di evidente condizione di estrema fatiscenza del fabbricato da recuperare e la conseguente mancanza

di elementi sufficienti a testimoniarne le dimensioni e le caratteristiche originarie, l’interessato, pertanto, sarà tenuto a richiedere il rilascio del permesso di costruire per poter intervenire sull’immobile medesimo.

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Attualità di Davide Galfrè - geometra - galfre.davide@gmail.com

Come difendersi da muffa e umidità I consigli per capire e affrontare due fenomeni molto frequenti negli antichi caseggiati rurali, costruiti quando il vapore della stalla serviva per riscaldarsi I vecchi caseggiati, i rustici e le cascine in genere, molto spesso, erano (o sono tutt’ora) oggetto di attacchi di muffe ed umidità; il fenomeno della muffa non è piacevole e nemmeno sano per gli abitanti della casa in cui esso si manifesta.

NUOVE ESIGENZE Occorre pensare, però, a come sono cambiate le esigenze della vita delle persone rispetto ai primi anni del ‘900, quando il vapore e la respirazione degli animali della stalla erano fondamentali per il riscaldamento dei locali e la salubrità dei muri passava in secondo piano (rispetto proprio alla necessità di scaldarsi); al giorno d’oggi il riscaldamento dei locali è garantito da altre fonti, come metano, Gpl, pellet o la legna e la salubrità

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del fabbricato è diventata una priorità non più sottovalutabile.

Le muffe e le condense possono causare allergie e malanni agli abitanti, favorire raffreddori ed infiammazioni o dolori articolari; eliminarle non è sempre agevole e facile e per farlo occorre conoscere come funziona il fenomeno delle condensa e delle muffe.

AMBIENTI UMIDI Innanzi tutto, le muffe sono esseri viventi minuscoli che proliferano negli ambienti umidi, carichi di vapore acqueo, prediligono il buio, si cibano di sostanza organiche presenti normalmente nell’aria oppure si cibano di altri batteri o altre muffe e nascono prima che si manifesti la vera e propria condensa definitiva.

CONDENSA La condensa, infatti, è quel fenomeno fisico per cui il vapore acqueo presente nell’aria si trasforma in acqua fluida in seguito al contatto con una parete, soletta, finestra o altro materiale più freddi.

La temperatura a cui avviene tale passaggio, da vapore a liquido, non è fissa, bensì dipende dall’umidità relativa dell’aria presente nei locali (e da altri meno rilevanti); inoltre la condensa è molto più favorita se i muri sono formati da materiali porosi, come i vecchi mattoni pieni o alcuni isolanti più moderni, poiché tali materiali tendono ad accumulare il vapore acqueo all’interno delle proprie porosità.

MISURAZIONI Come detto in precedenza, le muffe proliferano prima che si verifichi la vera e propria condensa, per questo è importante controllare che l’umidità relativa dei locali non vada oltre il 65% (i moderni orologi digitali svolgono spesso anche tale funzione), poiché oltre iniziano a formarsi

le prime colonie di muffe, mentre solamente al 100% di umidità relativa avverrà la definitiva condensa.

LUCE E AREAZIONE Alla luce di tutto quanto sopra spiegato, si può affermare che i metodi più validi per limitare/eliminare/ prevenire le muffe possono essere l’illuminazione dei locali (la luce infastidisce le muffe), la ventilazione dei locali (che permette la fuoriuscita dai locali del vapore acqueo presente nei locali, e se non c’è vapore acqueo in abbondanza non nascono muffe), la riduzione al minimo possibile della produzione di vapori nei locali già interessati da muffe (ad esempio evitare di stendere, stirare o cucinare in tali

locali), tenere alta la temperatura dei locali con costanza (cosicché anche le pareti, le solette e gli infissi si scaldino) e ancora staccare leggermente i mobili dalle pareti (per favorire piccole correnti d’aria all’interno dei locali).

INTONACI ALCALINICI Infine, per evitare la formazione di muffe è fondamentale utilizzare intonaci, tinte e finiture con una composizione chimica alcalina (o basica, il contrario di acido, informandosi presso il proprio rivenditore di fiducia o consigliandosi con un esperto), altrimenti ogni altro metodo potrebbe esser vano. Tutt’altra cosa è l’umidità di risalita, che poco ha a che fare con tutto quanto sopra esplicato.

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Fiere

Cremona capitale del bovino da latte SFIDA DELLE FRISONE La manifestazione costituisce anche il migliore mercato per la genetica internazionale: la Mostra della razza Frisona, durante la quale oltre 400 campionesse si sfidano in quello che è considerato uno dei ring zootecnici più rinomati al mondo, offre la rappresentazione plastica dell’eccellenza raggiunta dai processi di miglioramento genetico.

La Fiera Internazionale del Bovino da Latte di Cremona, giunta alla settantaduesima edizione, è uno dei principali eventi mondiali per la zootecnia da latte: un appuntamento imprescindibile per gli operatori professionali del settore e per le aziende che producono impianti e servizi.

LIVELLO MONDIALE Un evento fieristico, quest’anno in programma da mercoledì 25 a sabato 28 ottobre, che richiama i migliori marchi del settore a livello mondiale (811 marchi durante la scorsa edizione), presentando così ai visitatori professionali (60.420 operatori durante la scorsa edizione) una vetrina specializzata di altissima qualità sia sul fronte dei prodotti che su quello dei servizi.

A Cremona, infatti, si incontrano gli allevatori alla ricerca delle soluzioni più adeguate per la loro azienda.

Da mercoledì 25 a sabato 28 ottobre, la settantaduesima edizione della Fiera internazionale che chiama a raccolta le eccellenze professionali del settore

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EVENTI E WORKSHOP Oltre alla vasta proposta espositiva, uno dei principali punti di forza della Fiera Internazionale del Bovino da Latte è il suo ricco programma di convegni, seminari e workshop (104 eventi nella scorsa edizione), che ogni anno affronta con la competenza dei più qualificati specialisti internazionali gli argomenti più caldi del comparto.

Per garantire contenuti scientifici di alto profilo, CremonaFiere instau-

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ra collaborazioni con istituzioni, associazioni, università e centri di ricerca.

Tra le partnership più recenti spicca quella stretta con il Crea-Flc di Lodi, che si occupa della filiera lattiero-casearia, in particolare della bovina da latte, con riferimento ai sistemi foraggero-zootecnici, alle tecniche di allevamento ed ai loro effetti sulla fisiologia e benessere animali, all’incremento della qualità e sicurezza del latte e derivati, ai processi di trasformazione ed alla valorizzazione dei sottoprodotti e dei microrganismi dell’industria casearia.

APPROFONDIMENTI TEMATICI Tra i temi affrontati nell’ultimo programma tecnico-scientifico: zootecnia di precisione; agricoltura conservativa; conversione aziendale da convenzionale a Bio; trasformazione del latte in azienda; stalla 4.0; benessere degli animali e redditività della vacca da latte.

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All’interno degli spazi fieristici vengono riservati spazi-focus a quattro specifiche tematiche (innovazioni lattiero-casearie, agro-zootecnia biologica, novità in ambito tecnologico, energie rinnovabili da fonte agricola) per uno sguardo approfondito sulle nuove frontiere del settore.

MILK VILLAGE Presente per il terzo anno consecutivo alle Fiere Zootecniche, è un’area speciale dedicata alle innovazioni tecniche e tecnologiche nel settore lattiero-caseario con nuovi spunti proposti agli operatori professionali per sviluppare nuovi business.

BIO VILLAGE Oggi la conversione al biologico rappresenta una interessante opportunità: il Bio Village, che ha debuttato lo scorso anno alle Fiere Zootecniche Internazionali, ospita spazi in cui gli espositori pre-

sentano particolari soluzioni e sistemi per l’agricoltura e l’allevamento bio.

TECHNO VILLAGE L’area, per il secondo anno consecutivo, è pensata per rispondere all’esigenza delle aziende espositrici di illustrare nel migliore dei modi le novità tecniche e le soluzioni più innovative ed efficienti nel campo dell’agricoltura e della zootecnia.

BIOENERGY VILLAGE E’ lo spazio che le Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona dedicano al confronto professionale per lo sviluppo di una filiera integrata e sostenibile per la produzione di bioprodotti: un corner specifico riservato alla presentazione delle ultime novità del settore e alla discussione delle azioni strategiche per la valorizzazione delle filiere bioenergetiche.

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Zootecnia - Luca Midulla - luca@agrilab.com - Medico Veterinario, Resp. Sez. Latte & Mastiti

Il settembre nero delle mastiti Pochissimi allevamenti di bovine da latte non sono stati interessati da violente mastiti nel mese di settembre appena trascorso. È stato un susseguirsi di telefonate, visite ed analisi ed il risultato nella stragrande maggioranza era sempre lo stesso: infezione da E.coli. Ma cosa è capitato quest’anno? Proviamo a fare chiarezza.

ESCHERICHIA COLI Normalmente nell’ambiente delle stalle viene definita come “mastite da coli”.

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L’agente che causa la mastite è il batterio Escherichia Coli, coliforme Gram negativo, appartenente alla famiglia delle Enterobacteriacaee. È la mastite più temuta dagli allevatori perché provoca nella vacca una sintomatologia clinica certe volte imponente, con drastica diminuzione del latte che si presenta acquoso e con rigonfiamento del quarto.

RISENTIMENTO GENERALE Circa nel 10% dei casi il

risentimento si manifesta anche a livello generale: la vacca a questo punto appare abbattuta, la produzione lattea cessa e la ruminazione rallenta; fatica a reggersi in piedi ed è molto probabile trovarla a terra con febbre e scarsa reazione agli stimoli esterni, disidratazione e respirazione accelerata.

Nel caso venga alzata in piedi la si vedrà molto rigida negli arti, spesso con tremori e spasmi muscolari localizzati per lo più sul treno posteriore. Questa è

la situazione più grave, determinata da uno shock tossico.

Circa nell’80% dei casi la mastite da E. coli si risolve in modo ottimale, semplicemente con l’utilizzo di antinfiammatori e terapia reidratante. Solamente nel 10% dei casi invece può verificarsi la setticemia con liberazione di tossine che provocano un risentimento generale; l’intervento di una terapia antibiotica sistemica, a questo punto, è necessaria.

Solamente un 5% delle mastiti causate da Escherichia coli è di massima gravità , con successiva perdita del quarto e nei casi più estremi la morte dell’animale.

Le tossine sono componenti della parete cellu-

Colonie di Escherichia Coli - diversi gradi di infezione di mastite

lare dell’E.coli che viene attaccato e distrutto dalle difese del sistema immunitario.

SETTEMBRE 2017 Lo scorso mese siamo stati interessati da un picco molto elevato di mastiti severe da E. coli.

Ma cosa è accaduto? Non siamo di fronte certo ad un’epidemia. I batteri

E.coli, essendo di origine fecale, sono presenti sempre nelle nostre stalle. Tuttavia a settembre c’è stata una perfetta concomitanza di cause che hanno agito tutte insieme, come gli scorsi autunni, ma nel 2017 in modo di certo accentuato. Partiamo dai grandi sbalzi di temperatura tra giorno e notte, immedia-

tamente dopo un’estate torrida e costantemente segnata dalle alte temperature. Di mattina abbiamo raggiunto punte minime di 3°C e durante le ore più calde abbiamo sfiorato i 30°C. Questi sbalzi esagerati hanno fatto vacillare le difese immunitarie delle vacche che si presentavano particolarmente su-

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Zootecnia

Impennata di mastiti cliniche negli allevamenti di bovini da latte, ma in oltre la metà dei casi il trattamento antibiotico potrebbe essere evitato scettibili, sfociando in influenze ed in alcuni casi in diarree (deleterie per l’igiene di cuccette e lettiere).

CAMBIO DI TRINCEA Come se non bastasse, molte aziende nel mese di settembre hanno iniziato una nuova trincea che comporta dunque un cambio alimentare e soprattutto l’utilizzo della fine di quella precedente, molto spesso accompagnata dal rischio di avere una qualità inferio-

re rispetto alla normalità.

Il taglio del mais impegna molti giorni l’allevatore, che è costretto a trascurare la corretta gestione delle cuccette e lettiera.

MASTITI CLINICHE Il quadro che si è venuto a verificare a settembre dimostra ancora una volta come la prevenzione sia sempre il tassello più indispensabile per contrastare la battaglia quotidiana contro le mastiti.

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Zootecnia In effetti, abbiamo registrato questa impennata di mastiti da Gram negativi, in particolare da E.coli seguiti con una certa distanza da Klebsiella.

Naturalmente non sono mancate mastiti provocate da altri patogeni, in primis da Streptococcus uberis, ma con una casistica simile ai mesi precedenti.

APPROCCIO INDIVIDUALE Fondamentale resta l’approccio dell’allevatore, supportato dal suo medico veterinario.

Le mastiti cliniche che dovrebbero essere trattate con terapia antibiotica sarebbero solo il 45% degli episodi (alla cieca invece solitamente si cura il 100% dei casi).

Ogni mastite ha una storia a se’, sono episodi unici sia dal punto di vista del batterio interessato che della reazione della vacca.

Il restante 55% degli episodi è rappresentato da risultati diagno-

stici negativi alla batteriologia che significa la vittoria delle difese immunitarie dell’animale.

RISPARMI A questo punto l’allevatore avrà solamente da prenderne atto, risparmiando soldi in cure inutili, complimentandosi con la propria vacca che ha debellato i patogeni e naturalmente con il suo veterinario che in 24 ore gli ha comunicato il risultato e ha dato le giuste indicazioni!

Il 2017 inoltre, non sarà ricordato solamente per questo picco di mastiti da E.coli, bensì per il giro di vite che l’Unione Europea ha iniziato a dare all’Italia ed agli altri Paesi in tema di utilizzo razionale del farmaco.

Non siamo di fronte ad una restrizione, ma ad un’opportunità di miglioramento.

Le mastiti se si conoscono, non fanno poi così tanta paura!

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Zootecnia di Giovanni Battista testa

I formaggi “volano” e il latte si esalta Prosegue in Europa e nel mondo il buon equilibrio del mercato. Il prezzo del latte spot fotografa una situazione di offerta appena sufficiente a soddisfare la domanda.

Il prezzo del latte spot nazionale nel mese di settembre ha raggiunto un prezzo medio di 45,56 euro/100kg, +0,62% rispetto al mese precedente, +16,82 rispetto al settembre 2016.

Il latte spot tedesco raggiunge i 47,04 euro/100 kg. Il latte di origine francese è stato quotato 44,85 euro/100 kg, +1,56%

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rispetto al mese di agosto 2017 e + 21,25 % rispetto al settembre 2016.

DOMANDA INTERNA Il tasso di autoapprovvigionamento del primo semestre 2017, che rappresenta il rapporto più significativo dell’andamento di mercato, evidenzia un valore pari a 114,9% (dato CLAL ancora provvisorio) contro il dato consuntivo di 112,4% del 2016.

Un forte aumento dello sbilancio tra offerta e domanda interna. Segno evidente che a fronte di una

produzione stabile si evince un calo dei consumi.

Per fortuna sono in crescita le esportazioni e per fortuna la Cina sta incrementando l’import in modo imponente.

CINA PROTAGONISTA L’import lattiero caseario della Cina dei primi otto mesi del 2017 ha segnato una crescita del 9,8% in volume e del 35,4% in valore. Straordinaria la crescita dell’ultimo mese.

Nel mese di agosto 2017 la domanda cinese ha registrato un incremento del 28,7%

Zootecnia

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Mercato lattiero-caseario sempre più attivo, l’offerta è appena sufficiente a soddisfare la domanda. Il prezzo continua a salire

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Zootecnia in volume e del 70% in valore.

Tra i diversi prodotti spicca il burro con un incremento dell’import del 101,6%!

I principali fornitori della Cina sono la Nuova Zelanda e gli Stati Uniti.

L’Unione Europea, al momento, pesa per un 12-13%.

EXPORT FORMAGGI In questo contesto dell’import ed export a livello mondiale, l’Italia, nel suo piccolo, si comporta bene, anzi l’export dei formaggi italiani sta andando molto bene.

Da oltre venti anni, come si evince dal grafico a pagina 29, l’export di formaggi italiani è costantemente cresciuto, passando dalle 75.000 tonnellate del 1994 alle 350.000 tonnellate del 2016, +467%.

A trainare questo score dell’export italiano i due grandi Dop, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, soprattutto per il valore, bene anche la mozzarella e i formaggi freschi. Molto bene i grattugiati che negli ultimi anni hanno

registrato aumenti dell’export a due cifre.

QUOTAZIONI DEI TRASFORMATI La situazione evidenzia un quadro sostanzialmente stabile dei bollettini del burro. In ribasso su tutti i mercati il siero in polvere. Pressoché stabili, in Italia, le quotazioni dei formaggi.

I bollettini del burro sono sostanzialmente stabili, in Germania si evidenzia un invariato, prezzo fermo a 6,85-7,00 euro/Kg; in Olanda il prezzo ha registrato un aumento di 0,01 euro, arriva a 6,98 euro/Kg, mentre in Francia l’aumento è di 0,10 euro e si porta a 6,90 euro/Kg. Il latte scremato in polvere è in calo in Germania e stabile in Francia e Olanda. Con l’intervento che chiude a inizio ottobre, le aspettative sono piuttosto nere.

L’intervento potrà riaprire il 1° aprile 2018, con merce che potrà essere prodotta 30 giorni prima. Nessuna novità per quanto riguarda le vendite di merce già da tempo giacente

all’ammasso pubblico.

I bollettini del siero in polvere anche questa settimana in ribasso in tutti i mercati. Le quotazioni medie europee dei bollettini dei formaggi sono stabili per il Cheddar a 3,48 euro/Kg, in aumento per il Gouda a 3,42 euro/Kg, per l’Emmentaler, a 4,23 euro/Kg e per l’Edamer a 3,51 euro/Kg. In Italia, le quotazioni dei formaggi sono stabili in tutte le principali Borse Merci, tranne quella del pecorino romano che, a Milano, è aumentata di 0,10 centesimi.

Le quotazioni del Parmigiano Reggiano di 12 mesi e oltre, è ferma a euro 9,58/kg, mentre quella del Grana Padano di nove mesi e oltre, è ferma a euro 6,78/kg (piazza Milano).

INDICE TENDENZIALE L’indice tendenziale della produzione europea guarda verso l’alto, nel mese di luglio la produzione è incrementata del 1,84% rispetto al luglio 2016.

L’Italia, nel primo semestre 2017,

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registra un + 3,03%. Sempre nel primo semestre 2017 gli USA registrano un +1,59%, mentre la Nuova Zelanda + 1,9%.

Non è ancora generalizzata l’inversione di tendenza perché l’Australia, nella prima metà dell’anno, registra un -3,7%, ma presto si arriverà.

Cosa succederà sul mercato europeo nell’ambito del quale opera

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l’Italia? Basterà la maggior domanda della Cina a compensare un aumento di produzione che presto sarà generalizzato?

AUTOAPPROVVIGIONAMENTO Secondo i dati provvisori che abbiamo commentato, l’Unione Europea evidenzierebbe un aumento del tasso di autoapprovvigionamento del

2,5%, un aumento importante che sul fronte consumi interni ed export dovrebbe essere assorbito, altrimenti il mercato si imballa.

Al momento, il mercato sta andando bene, i produttori, in alcuni casi, sono tornati a vedere scritto in fattura il prezzo di 0,40 euro/litro e questo rappresenta un buon viatico per gli allevamenti, poi si vedrà.

Zootecnia di Giovanni Battista Testa

Formaggi a latte crudo Una scelta coraggiosa La campagna di Cheese 2017 per salvaguardare la biodiversità e la produzione nelle aree difficili. Superati i 300 mila visitatori Cheese 2017 ha rappresentato per la filiera lattiero casearia un importante appuntamento.

Slow Food, organizzatrice con il Comune di Bra della importante kermesse, ha voluto caratterizzare la manifestazione con la presenza dei soli formaggi prodotti con latte crudo: «Una grande sfida - ha detto Carlin Petrini all’apertura della manifestazione - che risulta vinta perché a Bra non mancano gli espositori e non mancano i visitatori».

BIODIVERSITà Certo la produzione di formaggi con latte crudo rappresenta una minoranza nel complesso della produzione lattiero casearia, ma rappresenta la salvaguardia della biodiversità e della produzione nelle aree difficili. Al convegno di apertura della kermesse con titolo “Stati Generali del latte crudo” sono stati chiamati sul palco una quindicina di produttori di formaggi con latte crudo, provenienti da tutto il mondo. Un produttore di Bitto della Valtellina ha

affermato: «Se ci obbligassero a partorizzare il latte per la produzione del nostro formaggio, il vero Bitto scomparirebbe. I gusti e i profumi dell’erba e dei fiori dei nostri pascoli verrebbero cancellati».

Infatti è noto che la pastorizzazione uniforma e appiattisce il gusto e gli aromi.

QUALITà E DETERMINAZIONE «L’undicesima edizione di Cheese è stata la più riuscita, non solo per i numeri, ma anche per la qualità e la determinazione con cui sono state portate avanti le nostre scelte - ha ribadito il presidente di Slow Food Carlin Petrini -, la scelta di riservare gli spazi espositivi ai formaggi a latte crudo è stata coraggiosa e ha pagato».

Cheese 2017 ha registrato oltre 300.000 visitatori, 350 espositori provenienti da circa 50 diversi Paesi del mondo.

Una manifestazione internazionale a tutti gli effetti dove circa un terzo dei visitatori arrivava da paesi esteri.

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Zootecnia di Ivano Ferrari - dottore - ivano.ferrari@ferreromangimi.it

Dietro le quinte del boom biologico Si è appena concluso il Sana 2017, la più importante fiera del biologico.

Dai dati Ismea, 8 famiglie su 10 hanno acquistato almeno un prodotto da agricoltura biologica. La spesa è del 65% nel nord Italia e il cliente tipo ha un reddito medio alto con figli con meno di 12 anni.

In fortissimo aumento l’export, in meno di un decennio +400%.

BIO BOOM La crescita del Bio è legata al “messaggio” di

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un prodotto più sicuro per la salute perché senza pesticidi, perchè rispettoso dell’ambiente e degli animali e inoltre ritenuto più buono più gradevole.

Un vero e proprio boom, non più una moda.

La grande distribuzione fa sul serio, tant’è che le vendite rappresentano il 73% del mercato del biologico e ha registrato un forte aumento e costante negli ultimi tre anni pari a un 20% circa annuale, il convenzionale invece aveva dato segni in

costante calo. Alcuni prodotti zootecnici nel 2017 hanno registrato aumenti considerevoli come carni fresche e trasformate del 85% o dei latticini del 16,2%.

ANNO RECORD Trascinata dalla maggiore richiesta e anche da una scarsa remunerazione dei prodotti convenzionali il 2016 è stato un anno record per l’agricoltura biologica.

Rispetto ai dati riferiti al 2015 si rileva infatti un

Zootecnia

Il numero complessivo degli addetti al settore è aumentato del 20 per cento in un anno, le superfici del 14,5 per cento.

Si fa largo il latte bovino aumento complessivo del numero di operatori di 20,3 %.

Di questi 55.567 sono aziende agricole , +22,9% dell’anno precedente.

Secondo le elaborazioni effettuate dal SINAB,(tutti i dati sono scaricabili sul sito www.sinab.it), le superfici coltivate con metodo biologico in Italia hanno raggiunto quota 1.795.650 ettari, che

rappresenta il 14,5% della Sau nazionale.

ORIENTAMENTI PRODUTTIVI I principali orientamenti produttivi riguardano le colture foraggere (341.940 ha), i pascoli (321.011 ha) ed i cereali (299.639 ha).

In Piemonte sono 45.732 ettari, con + 34% dallo scorso anno.

Sono 72.154 gli operatori totali

certificati al 31 dicembre 2016 in Italia. Per quello che riguarda la zootecnia spiccano gli avicoli 4.600.000 capi, poi gli ovini 776.000, i bovini: 331.000 con + 24,3% dal 2015 e suini 56.500 capi + 13.3%.

BOVINI DA LATTE Secondo il regolamento Cee 889/2008 scaricabile con aggior-

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namenti sul sito Sinab, chi vuole allevare bovini da latte con metodo biologico deve prima di tutto avere dei terreni in agricoltura biologica.

Chi non li avesse deve fare domanda alla propria associazione e aspettare che trascorrano due anni di conversione.

Sarà necessario accreditarsi tramite un ente di certificazione biologico che indicherà le linee guida, tra cui quanti animali potranno essere allevati in quel terreno che diventerà biologico. Mediamente sono 2 vacche ogni ettaro.

Nel terreno, dal giorno zero (inizio certificazione) non si potranno più utilizzare prodotti chimici come concimi e come pesticidi, solo letame.

Le bovine da latte così potranno alimentarsi con i foraggi e con i

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cereali biologici dell’azienda che dovranno coprire il 60% del totale della sostanza secca totale di cui si alimenta, il resto lo si può acquistare, ma deve provenire da agricoltura biologica.

Il latte nei primi sei mesi, non potrà essere venduto come biologico, perché occorre fare una conversione.

prezzo dei mangimi biologici.

Questi mangimi contengono materie prime che possono derivare solo da agricoltura biologica e subiscono controlli minuziosi per rilevare la presenza di multiresiduali, cioè pesticidi, quindi la disponibilità sul mercato è limitata e costano quasi il doppio dei convenzionali.

COSTO E MERCATO Il latte prodotto ha un costo maggiore, mediamente +30% che in parte viene compensato con i contributi e in parte con un maggior ricavo del latte, che in teoria dovrebbe valere almeno il 30% in più di quello convenzionale.

La richiesta è molto alta e i prezzi sono molto interessanti +10/15 cent al litro latte.

I costi molto alti sono legati al

MANGIMI BIOLOGICI Sarà quindi indispensabile acquistare mangimi biologici da chi produce, da chi ha impianti dedicati a tali produzioni, in grado quindi di garantirne la tracciabilità.

Il rischio che venga riscontrata positività ai pesticidi è elevata, la conseguenza è il blocco della produzione biologica per sei mesi con danni consistenti.

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Salviamo le uova dalle ambiguità Le organizzazioni della filiera avicola (allevamento di pollame per la produzione di uova) hanno sottoscritto, lunedì 11 settembre a Roma al Ministero della Salute, un protocollo messo a punto nell’ambito del dialogo tra le associazioni produttive e le autorità sanitarie, con il quale si impegnano a promuovere l’attuazione di un programma di autocontrollo rafforzato che si affiancherà ai controlli ufficiali effettuati dalle autorità pubbliche per garantire la sicurezza dei consumatori, attraverso una verifica estesa delle caratteristiche delle uova italiane e dei prodotti che le contengono.

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TUTTI A RAPPORTO Confagricoltura, che ha sottoscritto il protocollo per l’autocontrollo, ha riunito – mercoledì 13 settembre – a Torino la sezione avicola dell’organizzazione subalpina (costituita dai rappresentanti provinciali dei produttori di uova aderenti a Confagricoltura) insieme a veterinari, mangimisti ed esperti del settore per esaminare la situazione su tutti i fronti.

Il presidente della sezione avicola nazionale di Confagricoltura Oreste Massimino, che guida anche gli allevatori avicoli piemontesi e cuneesi, ha sottolineato che occorre fare presto chiarezza sulla cosid-

Dopo la vicenda Fipronil, allevatori, veterinari e mangimisti mettono a punto la strategia di filiera per promuovere un protocollo di autocontrollo detta “vicenda fipronil”, perché i controlli nel comparto “sono molto accurati e gli allevatori si sottopongono a rigorosi disciplinari di produzione, che coinvolgono anche i centri di imballaggio e le reti commerciali”.

TIMBRATURA AZIENDALE Confagricoltura Piemonte si è impegnata a sostenere la richiesta della timbratura delle uova a livello di ogni singola azienda di allevamento, al fine di salvaguardarne l’origine e di tutelare la provenienza del prodotto nazionale: «I consumatori – ha aggiunto Massimino – hanno il diritto di continuare a privilegiare un alimento

naturale, sano, nutriente e tra i più completi, che contiene molti nutrienti essenziali per gli adulti e per i bambini di tutte le età».

RISORSA PREZIOSA Le uova sono, infatti, un’eccellente risorsa di proteine, ricche di vitamine A, D, E, B12, di niacina e calcio, zinco e ferro.

In Piemonte sono attivi circa 140 allevamenti con 2.100.000 galline ovaiole (circa il 5% del totale nazionale).

La produzione annua di uova piemontesi è di circa 610 milioni di pezzi, per un valore di circa 72 milioni di euro (prezzo attuale all’origine).

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Il prezzo dei cereali sale del 20 per cento Buone notizie dalle OP Grandi Colture: elevata resa produttiva e ottimi indici qualitativi per il grano duro. Contro la siccità hanno funzionato piano irriguo e consulenze dei tecnici specializzati Iniziata in giugno con l’orzo, il grano tenero e duro, sta concludendosi in queste settimane con il sorgo e il mais la campagna 2017 dei cereali che mostra un bilancio sostanzialmente positivo per il Cesac di Conselice (Ravenna), aderente alla OP Grandi Colture.

PREZZI ALL’INGROSSO «In questi mesi – dichiara il presidente del Centro Economico Servizi Agricoli, Stefano Andraghetti – abbiamo infatti registrato un interessante aumento dei prezzi all’ingrosso, pari addirittura al 20% sul 2016 per il grano duro, sostenuti anche da un’elevata resa produttiva e da ottimi indici qualitativi».

«Questo risultato – prosegue Andraghetti – è frutto anche della proficua collaborazione instaurata, ormai da alcuni anni, tra i soci produttori e i tecnici della nostra cooperativa, che

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ha permesso di innalzare costantemente il livello qualitativo dei prodotti conferiti. In questo modo, nonostante la perdurante stagnazione generale dei prezzi registrata sul mercato, la base sociale del Cesac ha potuto ottenere un bilancio positivo pur auspicando un ulteriore aumento delle quotazioni nelle prossime settimane».

SICCITA’ E PRODUZIONE «Senza dubbio – sottolinea Andraghetti – l’andamento è stato influenzato dalle particolari condizioni climatiche dell’estate, caratterizzata da temperature estremamente elevate e da una siccità eccezionale, che hanno provocato una sensibile diminuzione della produzione per le colture cerealicole a trebbiatura agostana, come mais e sorgo. Tale fenomeno non ha però interessato i produttori che hanno scrupolosamente messo in pratica tutte le operazioni di campagna

suggerite dai nostri tecnici, abbinate ad un adeguato piano irriguo, e sono così riusciti a salvaguardare il proprio reddito di impresa».

ETICHETTATURA EFFICACE «Oltre al buon andamento del comparto – conclude Andraghetti – l’estate ci ha regalato un’altra soddisfazione, vale a dire il Decreto legge 190, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 16 agosto, che stabilisce l’obbligo di indicare sull’etichetta della pasta di semola di grano duro il Paese di coltivazione del grano ed il Paese di molitura. Un provvedimento che si propone di garantire la trasparenza dell’origine della materia prima e della sede di lavorazione lungo la filiera e che pertanto viene accolto con grande apprezzamento dal Cesac, da sempre particolarmente attento al rispetto degli standard di sicurezza alimentare».

Pubblicata la Circolare applicativa che apre l’accesso a 60 milioni di euro di contribu

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Seminativi

La nuova energia del settore agricolo A novembre, l’Istituto tecnico agrario di Lombriasco promuove tre incontri formativi sulle evoluzioni tecnologiche applicabili in azienda Il settore dell’energia è un mondo in fermento: i cambiamenti normativi, le opportunità arrivate dallo sviluppo del fotovoltaico e la liberalizzazione dei mercati energetici, hanno portato negli ultimi 10 anni ad una serie di evoluzioni, tuttora in corso.

Il futuro si annuncia altrettanto movimentato, con la tecnologia sempre più protagonista per rendere le aziende sempre più efficienti, nel rispetto dell’ambiente. Migliorare l’utilizzo dell’energia è infatti un concetto chiave, che diventerà sempre più importante per ogni settore produttivo, compreso quello agricolo. Per affrontare il complesso tema e fornire utili strumenti di orientamento ai professionisti, l’Istituto tecnico agrario “Don Bosco” di Lombriasco (TO) ha organizzato un Corso Ecm in tre lezioni con esperti del settore, che rilascerà ai frequentanti crediti formativi professionali.

AGRICOLTURA DIGITALE Il primo incontro è fissato per giovedì 9 novembre 2017 sul tema “Agricoltura digitale e intelligenza artificiale: evoluzione nel tempo” a cura dell’ing. Gianfranco Sorasio, fondatore della eVISO srl di Saluzzo (CN), fornitore di energia dall’alto profilo tecnologico, che inquadrerà il funzionamento dei mercati energetici, aiutando a capire le potenzialità legate al settore elettrico.

ENERGIA RINNOVABILE Il secondo incontro giovedì 16 novembre 2017 vedrà la presenza del geom. Mauro Bellino Roci, imprenditore del settore fotovoltaico, che parlerà di “Possibilità di produzione di energia rinnovabile in agricoltura: biogas e fotovoltaico, scenari futuri”.

Le nuove normative, gli incentivi e le opportunità per chi possiede impianti o ha interesse a investire nel settore.

STRUMENTI TECNOLOGICI Infine, nel corso del terzo incontro, giovedì 23 novembre 2017 l’ing.

Sergio Amorini, esperto di strumenti di efficientamento parlerà di “Applicazione degli strumenti tecnologici di efficientamento energetico. Sensori, lettura, report e bollette” svelando alcune informazioni utili che si possono evincere partendo dalla sola lettura della bolletta, arrivando all’utilizzo di sistemi di monitoraggio più avanzati.

Al termine del corso verrà programmata una giornata di viaggio studio in esterna presso il Lago Solare, modello di impianto fotovoltaico all’avanguardia presso Cervignasco (CN). Gli incontri si svolgeranno dalle ore 14.15 alle 16.15 presso l’Istituto tecnico agrario “Don Bosco” di Lombriasco (To), in via San Giovanni Bosco 7, Per informazioni e iscrizioni telefono 011.2346311 email info@ salesianilombriasco.it

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Incontro Italia Cina sul mercato del grano Il vice ministro delle Politiche agricole, Andrea Olivero, nei giorni scorsi ha incontrato la delegazione dell’Amministrazione statale del grano della Repubblica Popolare Cinese, guidata dal vice ministro Zhang Wufeng.

MOMENTO POSITIVO «Il rapporto di partenariato strategico tra Italia e Cina – ha dichiarato Olivero – vive un momento molto positivo.

L’andamento complessivo dell’interscambio commerciale, di cui l’agroalimentare è un segmento fondamentale, presenta un trend in forte crescita.

Ben vengano occasioni di confronto e di approfondimento volte a rappresen-

Il rapporto di partenariato strategico tra i due Paesi vive un momento positivo. C’è spazio per la valorizzazione della filiera agricola nazionale tare il valore aggiunto del prodotto italiano e le sue peculiarità».

TEMI STRATEGICI Nel corso dell’incontro sono stati analizzati alcuni temi strategici per la cooperazione tra i due Paesi ed è stato sottolineato l’interesse della Cina verso l’agroalimentare italiano quale modello di eccellenza.

La riunione è stata finalizzata ad un approfondi-

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mento delle caratteristiche della filiera cerealicola, a partire dal regolamento UE 1308/2013 che disciplina il settore dei cereali.

GRANO DURO È stato evidenziato che l’Italia è il Paese leader nella produzione e nella commercializzazione di pasta di grano duro, componente fondamentale della dieta mediterranea e importante voce dell’export (2 milioni

di tonnellate).

Visto il ruolo strategico che la filiera cerealicola ha per il Paese ed il sostegno fornito al mondo produttivo attraverso un’azione mirata di ricerca di base e di ricerca applicata, è stata illustrata l’incidenza che negli anni ha avuto la ricerca nel determinare varietà e processi produttivi di trasformazione importanti per il raggiungimento degli attuali standard qualitativi.

TECNOLOGIA E QUALITà Infine è stato evidenziato il tangibile impegno assunto dall’industria di trasformazione, che ha investito in tecnologia per raggiungere gli attuali elevati standard qualitativi.

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Attualità

Il biologico non è più soltanto una moda Il settore in Italia è cresciuto del 20 per cento, in provincia di Cuneo del 10 per cento. Opportunità interessanti per montagna, collina e aree interne Gli studi condotti del Ministero delle Politiche agricole attraverso gli Istituti di ricerca collegati, hanno rilevato che, in Italia, nel 2016, le superfici coltivate ad agricoltura biologica sono arrivate a quota 1.795.650 ettari (+20,3% rispetto al 2015), con 72.154 operatori del settore (altro +20%). Ma lo stesso aumento medio del 20% lo hanno fatto registrare i consumi nazionali: in particolare +42% la carne; +41% i vini e gli spumanti; +20,3% la frutta; +16% gli ortaggi; +13,5% i latticini; +11% l’olio. Per un controvalore di oltre 5 miliardi di euro.

REALTà CONSOLIDATA «Il biologico - sottolinea il viceministro delle Politiche agricole, Andrea Olivero, che da anni segue il settore - è in forte crescita in tutti gli ambiti e la superficie coltivata in Italia è il 14% di quella totale: quindi già una realtà consolidata.

Tra gli imprenditori del nostro Paese sta iniziando a farsi strada l’innovazione e la voglia di crescere bene, favorendo la tutela ambientale. Anche le aziende dai grandi numeri possono scegliere il biologico per aumentare gli utili. Inoltre, il bio non è soltanto più una moda

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ma una scelta consapevole da parte dei consumatori, con la crescita della vendita dei prodotti del 20%».

PIEMONTE DECIMO In Piemonte gli ettari destinati al biologico sono 35.000. La regione subalpina è decima in Italia per superficie e nona per numero di operatori. In provincia di Cuneo vengono utilizzati a bio 18.000 ettari. Sempre nella “Granda” la produzione 2016 è cresciuta in media del 10% rispetto all’anno precedente, con il picco del comparto vitivinicolo (+20%), seguito da frutta e ortaggi.

MONTAGNA VINCENTE «Sono proprio le aree interne, montuose e collinari, quelle nelle quali il metodo biologico può dare i maggiori vantaggi, dato che presenta margini interessanti. Inoltre, le nostre terre si caratterizzano sempre più come aree di produzione di alta qualità e il bio si inserisce in questo contesto, come si nota nel settore enologico. Qualità del prodotto e attenzione all’ambiente già oggi sono un connubio vincente per la Granda».

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Ortofrutticoltura

è l’ora di unire tutte le zucche L’estate è appena finita e con l’autunno ecco arrivare la zucca con le sue 500 varietà e con le sue fiere, una quindicina in tutto, sparse in tutto il Piemonte e concentrate in massima parte tra settembre e ottobre.

A settembre, si comincia con Piea, nell’astigiano, poi tocca a Piozzo, nel cuneese e alla sagra alessandrina di Castellano Bormida, e via via le altre.

«Un ortaggio molto moderno la zucca - ha spiegato Ferrero -; una coltivazione pulita, con poche esigenze idriche, un prodotto dall’alto valore nutritivo e dietetico, oltre che molto valido sul piano gastronomico.

Sulla zucca si può puntare per creare una filiera di qualità, sono però necessarie imprese per la trasformazione, in modo da renderla ancora più fruibile».

ORTAGGIO MODERNO La zucca e le sue sagre sono state presentate a Pollenzo dall’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero e dai sindaci delle tre principali mostre.

QUALITà NUTRIZIONALI Le qualità della zucca sono state elencate dal nutrizionista dell’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, Michele Sozio: «Un alimento di grande valore per l’alto

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apporto di fibre unito all’acqua e agli zuccheri che fornisce, ma soprattutto per gli antiossidanti, in particolare caroteinidi, che contiene in alte percentuali».

STORIA IMPORTANTE Per il consigliere regionale Domenico Ravetti, che è stato sindaco di

Ortofrutticoltura

In Piemonte, oltre cinquecento varietà e una quindicina di fiere. Si punta a creare una filiera di qualità, ma mancano le imprese di trasformazione

Castellazzo Bormida, sulla zucca occorre individuare obbiettivi comuni anche nel medio periodo: «Fare della zucca la protagonista di una fiera significa riconoscere l’importanza di una storia, di un legame con il territorio, che non si può dimenticare e occorre valorizzare».

ALIMENTAZIONE E COSMETICA Gianfranco Ferraris, sindaco di Castellazzo Bormida, ha ricordato che “la nostra fiera giunge alla sua ventiseiesima edizione, in un territorio che produce 5 mila quintali di zucche su 50 ettari di superficie coltivata. In fiera proponiamo menù molto vari, con la zucca protagonista delle diverse portate». Un po’ lo stesso succede a Piea, con la sindaca Sara Rabellino che ha sottolineato l’eccezionalità della zucca, “utilizzata non solo come alimento, ma anche in cosmetica. Creare una rete intorno a questo ortaggio è una occasione importante».

CINQUECENTO VARIETà A Piozzo la fiera della zucca richiama circa 30 mila visitatori; il sindaco Adriano Bottero ha raccontato di come siano “oltre 500 le varietà esposte su carretti e bancarelle, coltivate nel territorio di Piozzo dopo una ricerca di semi in tutto il mondo che dura molti mesi”.

Ad allietare l’incontro, l’esibizione della banda del Cusi, di Serravalle d’Asti.

Una formazione che dal 1936 si esibisce suonando strumenti autoprodotti con le zucche.

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Seminativi

Lotta al nematode La Regione risarcisce Stanziamento a favore dei risicoltori piemontesi che quest’estate hanno messo in atto le prescrizioni per bloccare il proliferare del parassita Buone notizie per le aziende risicole piemontesi che la scorsa estate parteciparono alla lotta contro il nematode galligeno.

Per opporsi al proliferare del parassita, circa 19 ettari di terreno in cui era stata riscontrata la presenza del nematode furono soggetti al divieto di coltivazione del riso, con la sommersione totale per 14 mesi consecutivi e alcune operazioni colturale ritenute opportune.

RISARCIMENTO OPPORTUNO Per risarcire il mancato reddito dovuto al

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blocco delle coltivazioni e i costi aggiuntivi sostenuti per la lotta al parassita, la Giunta regionale del Piemonte, su proposta dell’assessore Giorgio Ferrero, ha stanziato 72.600 euro, somma ritenuta congrua ai danni subiti dalle aziende.

«E’ un intervento dovuto per risarcire chi ha messo in atto le prescrizioni regionali rese necessarie per bloccare il proliferare del nematode - commenta Giorgio Ferrero -; siamo consapevoli dei problemi dei produttori di riso e cerchiamo, per quanto di nostra competenza, di sostenerli».

Cassa di Saluzzo accordo con “Fru Italy” La banca saluzzese mette a disposizione dei frutticoltori un prodotto dedicato all’anticipo sui conferimenti fino al saldo della fattura da parte della O.P. La Cassa di Risparmio di Saluzzo Spa - Gruppo BPER, ha siglato con “Fru Italy”, primaria organizzazione di produttori ortofrutticoli della zona - che conta oltre 90 aziende agricole raccolte in 3 Cooperative un accordo volto a facilitare l’accesso al credito ai loro frutticoltori.

Nell’ambito di questo accordo di collaborazione, la Cassa di Risparmio, nella sua attività di Banca del territorio, mette a disposizione dei frutticoltori un prodotto dedicato all’anticipo sui

conferimenti eseguiti che si esaurirà una volta effettuato il saldo della fattura da parte della O.P. relativa alla frutta consegnata.

ISTRUTTORIA SNELLA Tale modalità permetterà all’utilizzatore di contenere l’esposizione per il solo periodo intercorrente fra la raccolta della frutta ed il pagamento a saldo.

Questa tipologia di prodotto è caratterizzata da un’istruttoria di affidamento decisamente snella e che prevede una veloce eroga-

zione.

Nell’ottica di sostegno delle imprese che operano nel settore agricolo ed, a conferma dell’attenzione che da sempre vede impegnata la Cassa di Risparmio di Saluzzo a supporto dell’attività economica prevalente del suo territorio di riferimento, è stato inoltre messo a disposizione un prodotto di finanziamento a medio termine finalizzato agli investimenti legati ai nuovi impianti e/o alle sostituzioni delle varietà coltivate.

PREAMMORTAMENTO Le durate del preammortamento saranno commisurate alle specie impiantate, mentre la scadenza del finanziamento sarà legata al rientro dell’investimento.

All’interno dell’accordo, per entrambe le forme tecniche, sono state contrattualizzate condizioni di assoluto favore.

Le filiali della Cassa di Risparmio, unitamente all’O.P. “Fru- Italy” sono a disposizione per approfondimenti e richieste.

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Ortofrutticoltura

La stagione di Ambrosia a produzione ridotta Una produzione complessiva ridotta del 20% circa rispetto allo scorso anno, ma prospettive positive per l’inizio della stagione 2017/2018: questa la visione di Rivoira Spa e VI.P “Val Venosta”, dal 2013 partners per la coltivazione esclusiva delle mele Ambrosia™ in Europa.

CALIBRO RIDOTTO «L’estate molto calda e la scarsità di precipitazioni ha ovviamente influito sul calibro medio, che risulta come per le altre varietà sensibilmente inferiore – osserva Marco Rivoira, executive manager dell’omonimo Gruppo –, ma pensiamo che questa situazione sarà assorbita dal mercato grazie

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alla qualità intrinseca del prodotto ed alla generale mancanza di mele europee».

«Inoltre – continua Rivoira –, lo scorso anno abbiamo avuto ottimi risultati con il lancio della Baby Ambrosia in sacchetti da 1 kg. per il mercato interno e bushel 18kg. per l’oltremare, quindi non ci preoccupa avere una quota crescente di prodotto di questo calibro».

NUOVI IMPIANTI «VI.P ha una produzione in crescita grazie ovviamente agli impianti nuovi che entrano progressivamente a regime – aggiunge Fabio Zanesco, direttore commerciale di VI.P “Val Venosta” –, ma oggi il nostro

Ortofrutticoltura

Le mele di Rivoira Spa e VI.P Val Venosta pagano lo scotto della siccità, ma la qualità del prodotto offre ottimistiche prospettive di compensazione contributo resta al di sotto del potenziale a causa delle gelate primaverili; tuttavia avremo calibri buoni grazie al minor impatto del calore estivo nelle nostre zone di montagna ed alla sufficiente presenza di acqua».

STRATEGIA COMMERCIALE «Per quanto riguarda la strategia di commercializzazione – continua Rivoira – ci siamo confrontati con VI.P e abbiamo studiato insieme gli sviluppi internazionali durante l’ultima presenza ad Hong Kong per Asia Fruit Logistica, decidendo di mantenere gli attuali canali commerciali con i marchi Ambrosia e Gold Rosé e, vista la produzione inferiore alle attese, consolida-

re il lavoro già fatto con i clienti più fedeli, in Italia, Europa e oltremare».

CONSOLIDARE LE VENDITE «La strategia di consolidare principalmente le vendite in questa annata particolare ci è parsa una scelta naturale – approfondisce Zanesco –, anche se avremo la possibilità di lavorare con alcuni nuovi clienti con volumi che provvederemo a riservare in base ad un progetto congiunto.

Inoltre, ci tengo a sottolineare che ciò non significa smettere di innovare o di pensare al futuro, visto che abbiamo in cantiere diverse novità in termini di imballaggi, distribuzione e comunicazione che presenteremo presto».

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Ortofrutticoltura

Prugne della California è l’anno del gran ritorno Secondo le previsioni dello United States Department of Agriculture (USDA) e del National Agricultural Statistics Service (NASS) il raccolto di Prugne della California del 2017 raggiungerà le 105.000 tonnellate (95.254 tonnellate metriche).

PRODUZIONE RADDOPPIATA La proiezione evidenzia un incremento del 99% rispetto al raccolto eccezionalmente scarso del 2016

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che ha fruttato 52.851 tonnellate (47.946 tonnellate metriche).

Le stime dell’USDA e del NASS si basano su sondaggi effettuati tra i produttori di Prugne della California.

«Le Prugne della California rappresentano frutta di qualità fra le migliori al mondo - ha dichiarato Donn Zea, executive director del California Prune Board -; quest’anno, il settore può contare nuova-

mente su un raccolto che torna ai livelli standard e che consentirà di soddisfare la domanda dei consumatori e del mercato».

STANDARD ELEVATO Zea ha aggiunto che, secondo i produttori di Prugne della California, “gli alberi sono in buone condizioni di salute e hanno recuperato i problemi causati negli ultimi anni dal maltempo”.

Ortofrutticoltura

I produttori americani prevedono il raddoppio del raccolto, con alti livelli qualitativi a stabilire lo standard per tutto il mondo

«Si prospetta un ottimo anno per le Prugne della California - afferma John Taylor, vice president e proprietario delle Taylor Brothers Farms -, i frutteti si stanno dimostrando molto produttivi e l’ottima qualità dei frutti stabilirà lo standard per le prugne di tutto il mondo».

CALIFORNIA LEADER La California è la più grande produttrice di prugne al mondo: fornisce circa il 40% delle riserve mondiali e quasi tutte quelle degli Stati Uniti.

La varietà di prugne maggiormente coltivata è quella francese.

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Ortofrutticoltura

Agrintesa inaugura la nuova casa del kiwi La cooperativa faentina apre a Castel Bolognese un moderno impianto di calibrazione e confezionamento di actinidia. Un investimento da cinque milioni di euro

La Casa del kiwi a Castel Bolognese

A poche settimane dall’avvio della raccolta, in una delle aree più vocate d’Italia per la coltivazione del kiwi, Agrintesa ha inaugurato il 30 settembre una struttura modernissima che consentirà di valorizzare al meglio questo importante frutto tanto diffuso nel nostro Paese e in particolare in Romagna.

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SOLUZIONI AVVENIRISTICHE Stiamo parlando dello stabilimento di Castel Bolognese (Ravenna), da sempre specializzato nella lavorazione e nella conservazione della produzione di kiwi della cooperativa faentina, e oggi completamente rinnovato con soluzioni avveniristiche.

Agrintesa ha infatti promosso la realizzazione di nuovi impianti di calibrazione e confezionamento davvero all’avanguardia che, come ha dichiarato in occasione dell’inaugurazione il presidente, Raffaele Drei, “si collocano in testa alla classifica, per dimensioni e tecnologia, nella lavorazione della frutta fresca”.

NON SOLO KIWI «Lo stabilimento – sottolinea il direttore di Agrintesa, Cristian Moretti – sarà dedicato alla lavorazione del Kiwi a polpa gialla della varietà G3 oggetto di un importante accordo produttivo e commerciale siglato tra la cooperativa e la sua compagine sociale da un lato e Zespri dall’altro.

Oltre al kiwi G3, a Castel Bolognese verrà poi confezionato il Kiwi a polpa verde sino a tutto il mese di maggio, mentre in estate si lavoreranno susine ed albicocche, garantendo così l’utilizzo costante degli impianti e la piena attività del magazzino per tutto l’anno».

CALIBRAZIONE «Fiore all’occhiello del progetto di ristrutturazione e riqualificazione, che ha richiesto un investimento di 5 milioni di euro – ricorda Moretti –

Ortofrutticoltura sono i nuovi impianti di calibrazione e confezionamento realizzati dalla ditta Sermac di Cesena.

L’impianto di pre-calibratura è composto da due calibratrici ciascuna dotata di 8 linee con una capacità oraria complessiva di 40 tonnellate.

Il prodotto viene attentamente ‘preselezionato’ attraverso un innovativo sistema di rilevazione di difetti esterni, colore e forma e viene suddiviso, in base alle selezioni, su 32 uscite».

CONFEZIONAMENTO «La linea di confezionamento è formata da due sistemi, anch’essi in parallelo, ed ha una potenzialità di 18-20 tonnellate l’ora.

Su questa nuova linea il sistema qualità della macchina procede alla rilevazione di tutte le variabili e dei difetti esterni, ma anche della qualità interna del singolo frutto, ovvero è in grado di identificare le anomalie della polpa del frutto (parti morbide, ammaccature, danni da insetto, marcescenze, sovramaturo).

Interamente automatizzati i processi di bollinatura, etichettatura e tracciabilità che permetteranno un controllo costante e preciso dei singoli frutti sino al cliente finale».

RAFFREDDAMENTO RAPIDO «A completamento degli impianti di lavorazione – afferma il direttore generale di Agrintesa – sono stati inseriti 2 nuovi tunnel di raffreddamento rapido per la gestione del prodotto destinato all’esportazione oltremare e 1.200 posti pallet di

stoccaggio; è stata anche migliorata la qualità di conservazione con nuovi assorbitori di etilene ed umidificatori inseriti all’interno delle 44 celle di conservazione.

Infine è stato realizzato un moderno e attrezzato laboratorio intitolato alla memoria di Luciano Matteucci, scomparso qualche mese fa, storico frigorista della cooperativa che ha dato il proprio personale contributo allo sviluppo delle tecniche di conservazione del kiwi; il laboratorio sarà utilizzato per i controlli in pre e post raccolta di tutto il kiwi gestito da Agrintesa».

PRODUZIONE FAENTINA Nel corso degli anni la produzione di kiwi nel faentino si è consolidata e specializzata grazie al lavoro dei soci che hanno adottato le migliori pratiche agronomiche tese alla qualificazione del proprio prodotto e promosso la diversificazione sia per ciò che riguarda le linee produttive che per la tipologia varietale, affiancando la cultivar Hayward a polpa verde con le nuove varietà a polpa gialla (G3 e Jintao).

La specie viene coltivata su una superficie di 1900 ettari per il kiwi a polpa verde a cui vanno aggiunti gli attuali 550 ettari circa dei kiwi a polpa gialla che raggiungeranno i 750 ettari entro il 2019.

Complessivamente, la produzione si attesta su livelli importanti, che secondo le stime aumenteranno ulteriormente, raggiungendo le 45.000 tonnellate di kiwi verde e le 25.000 di kiwi a polpa gialla.

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Ortofrutticoltura di Matteo Marenco - vivaista e agronomo - info@labovivairoero.com

Brividi per le nocciole Bene noci e mandorle Gioie e dolori nella campagna di raccolta 2017 della frutta secca nazionale, tra condizioni climatiche e dinamiche di mercato La campagna 2017 ha portato gioie e dolori per il produttori di frutta secca nazionali. Nonostante una parentesi non troppo rosea per la nocciola, per noci, mandorle e castagne gli investimenti degli agricoltori si stanno rivelando sempre più incoraggianti e remunerativi.

DEBACLE NOCCIOLA La debacle della noccio-

la è da imputare ad una serie di sfortunati eventi quali l’anomalo gelo che si è presentato nel mese di aprile, che ha provocato danni agli organi vegetativi in un primo momento e cascola dei frutti nel mese di giugno, la severa siccità estiva e gli attacchi da parte della cimice asiatica (Halyomorpha halys) che complessivamente hanno sfavorito la corilicoltura nazionale, incidendo sia sulla quantità (meno 50-60% rispetto alla produzione al 2016) sia sulla qualità delle produzioni.

QUOTAZIONI Il 28 agosto a Castagnole Lanze si è aperto il borsino della nocciola con la prima quotazione dell’annata, fissato a 335 euro al quintale (790 euro al quintale per punto resa), registrando un calo fisiologico del prezzo ri-

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spetto all’anno scorso, ma in salita secondo i dati statistici di Ismea. A livello nazionale la Tonda Gentile rimane la varietà che spunta il prezzo maggiore rispetto alle produzioni campane e laziali (Tonda di Giffoni, Tonda Romana con 220-250 euro al quintale). Sono comunque favorite con prezzi maggiorati le partite che non hanno difetti e le produzioni che rientrano nell’Igp ‘Nocciola Piemonte’.

MANDORLE IN CRESCITA Diverso scenario si apre per le produzioni di mandorle, con un incremento medio dei prezzi del 18% rispetto all’anno precedente.

Il prodotto made in Italy tradizionale non accenna a deflessioni significative e continua a mantenersi su prezzi sostenuti per via delle ridotte partite disponibili

rispetto alla domanda del mercato (200-250 euro al quintale per il prodotto in guscio e un’ampia forcella per il prodotto sgusciato a seconda delle varietà: 460-1270 euro al quintale.

Fonte Ismea settembre 2017). Altro discorso sono le mandorle californiane il cui prezzo del prodotto sgusciato arriva a toccare i 1500 euro al quintale.

MERCATO NOCI Si mantengono elevati anche i prezzi per la produzione di noci australiane e cilene, le prime che en-

trano nella nostra piazza, che sul mercato all’ingrosso di Torino variano da 485 a 580 euro al quintale per frutti di calibro 34-36 mm (Fonte: listino mercuriale CAAT del 26/9/2017).

Si aspetta la produzione italiana, che arriverà nel mese di ottobre per stabilire il valore del prodotto nostrano.

Non sono da considerare le noci di Sorrento e Malizia che per la scarsa qualità del prodotto hanno visto un decremento significativo di prezzo negli ultimi anni.

CASTAGNE IN RIPRESA Anche per le castagne il mercato è in forte ascesa.

Dopo più di 10 anni di lotta contro il cinipide, finalmente i castagneti stanno ritrovando la loro vigoria.

La varietà più ricercata è la Buches de Betizac, un ibrido eurogiapponese che negli ultimi anni ha riscosso molto successo grazie alla sua maggiore resistenza alle malattie

e parassiti, alla vigoria contenuta, alla maturazione precoce e alle caratteristiche carpologiche dei frutti di grossa pezzatura e facilmente sbucciabili. Per il 2017 i prezzi non sono ancora disponibili, ma ci si aspetta lo stesso andamento dello scorso anno, 400-430 euro al quintale a fine ottobre 2016 (Fonte: listino mercuriale CAAT del 31/10/2016).

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Enologia

Emilia Wine, l’andamento della vendemmia reggiana

Iniziata in netto anticipo rispetto alla media a causa delle condizioni climatiche eccezionali, la vendemmia si sta concludendo in questi ultimi giorni.

Per avere una fotografia dell’andamento nel territorio reggiano, abbiamo rivolto alcune domande a uno dei massimi esperti del settore, Davide Frascari, presidente di Emilia Wine, la cooperativa vinicola, aderente a Confcooperative, nata nel 2014 dalla fusione delle

cantine di Arceto, Prato e Correggio e fortemente legata al territorio reggiano, che spazia dalle pianure di Correggio, San Martino e Rubiera fino ai colli di Arceto, Scandiano e Casalgrande.

Presidente, come si è conclusa la vendemmia nel comprensorio reggiano?

«L’uva dei nostri soci ha mostrato un ottimo livello qualitativo e, anche grazie

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all’assenza di precipitazioni, non si è registrato alcun caso di Botrite (Botrytis cinerea), temibile parassita della vite.

Al momento possiamo quindi affermare che ci sono tutti i presupposti per ottenere vini di buona qualità da questa materia prima».

Passando dalla qualità alla quantità, come ha influito su questo aspetto l’andamento meteorologico di quest’anno?

«Le alte temperature e la siccità hanno determinato una generale contrazione produttiva, che si è attestata su livelli mediamente elevati pur registrando sensibili variazioni

tra i diversi vitigni e nelle differenti zone produttive.

La diminuzione più consistente ha interessato l’uva Ancellotta, molto ricca di pigmenti coloranti e caratterizzata da media alcolicità e bassa acidità e per queste ragioni particolarmente adatta per il taglio; il calo per questo vitigno è risultato abbastanza omogeneo su quasi tutto il territorio (-30/35%), ma ha raggiunto punte del 45% nella Val d’Enza e nella zona di Masone, anche a causa delle violente grandinate che in primavera hanno interessato queste aree.

La concentrazione zuccherina risulta però superiore rispetto all’anno scorso, mostrando 1 Grado Babo in più».

Enologia

La siccità esalta la qualità, ma taglia i conferimenti.

La sfida sarà convincere gli operatori a commercializzare il vino a prezzi equi E per quanto concerne il Lambrusco, il vitigno più diffuso nel comprensorio reggiano, qual è la situazione produttiva?

«Le particolari condizioni climatiche hanno provocato una diminuzione produttiva anche per il Lambrusco, che si è però attestata su livelli più contenuti, mediamente attorno al 25%, e ha mostrato un andamento più disomogeneo tra le diverse aree, ed anche all’interno della stessa zona, rispetto all’Ancellotta.In generale le principali cause della contrazione produttiva sono da ricercare nella brinata registrata in aprile e nella persistente siccità, che ha raggiunto il culmine in estate ma è iniziata già in primavera, aggravata da una ventilazione costante. Per avere un quadro completo ed obiettivo della situazione, occorre però ricordare che già all’inizio dell’anno gli agronomi avevano evidenziato una minor quantità di grappoli sui tralci rispetto al 2016, annata di buona produzione con un incremento del 28% dell’Ancellotta sul 2015.

Bisogna inoltre sottolineare come il calo produttivo sia in parte attenuato dal raccolto dei nuovi vigneti entrati in produzione quest’anno, che nell’area del Lambrusco hanno interessato una superficie di 1.700 ettari con un incremento del 3-5%».

Quali prospettive si aprono sotto il profilo commerciale per la produzione vinicola?

«La sensibile diminuzione produttiva provocherà senza dubbio un aumento dei costi della materia prima e di conseguenza anche i prezzi dei vini potrebbero registrare un rialzo che non andrebbe a vantaggio degli imbottigliatori ma dei distributori e potrebbe, inoltre, provocare una contrazione della domanda.

Anche perché la diminuzione della produzione di uva non interessa solo l’Italia, ma anche gli altri principali Paesi europei, Francia e Spagna.

Alla luce di questa situazione, nonostante l’impegno del Tavolo di Filiera del Lambrusco, non sarà facile convincere gli operatori a commercializzare il vino a prezzi equi».

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Attualità

Enologia

Raccolta uva a regime ridotto Ma il bicchiere è mezzo pieno «Una vendemmia decisamente complessa, che ha reso difficile la ricognizione in tutte le zone vitate del Paese, caratterizzate da territori e vitigni molti diversi tra loro. Un insieme di realtà che hanno vissuto in modo completamente differente il bizzarro andamento stagionale di quest’annata. I cambiamenti climatici su scala globale stanno incidendo in maniera determinante

gneto».Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, commenta i risultati delle previsioni vendemmiali 2017, elaborate da Unione Italiana Vini e Ismea per l’Osservatorio del Vino.

QUALITà OTTIMALE «La qualità nella maggior parte delle zone analizzate – continua Abbona - si mantiene su standard ottimali, anche se è troppo

Le previsioni della vendemmia 2017 elaborate da Unione italiana vini e Ismea per l’Osservatorio del Vino. Un’annata bizzarra e diversificata anche sulle pratiche viticole delle nostre aziende; alcuni parametri climaticoambientali - e, di riflesso, produttivi – si stanno modificando, mettendo in difficoltà i sistemi consolidati di misurazione previsionale dell’andamento produttivo.

I dati rilevati ci parlano di una forte variabilità qualiquantitativa non solo tra zona e zona, ma all’interno dello stesso territorio tra micro aree differenti e, addirittura, tra vigneto e vi-

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presto per definire con certezza come evolverà al termine della vendemmia e nei prossimi mesi. Nonostante un calo produttivo stimato del 26%, invece, secondo le previsioni rimaniamo sopra i 40 mln di ettolitri, confermando il primato produttivo mondiale del nostro Paese davanti a Spagna (38,4 mln) e Francia (37,2 mln)».

QUADRO VARIEGATO «Dalle previsioni vendem-

Enologia miali di quest’anno, si delinea un quadro complesso ma eccezionale, che non consente ad oggi un bilancio definitivo e andrà valutato nelle opportune sedi per la sua portata generale, anche con misure straordinarie - ha dichiarato il viceministro Andrea Olivero. Il bicchiere è mezzo pieno, nonostante una vendemmia scarsa, l’Italia mantiene il primato della produzione mondiale con 40 milioni di ettolitri.

Oggi più che mai siamo consapevoli che i cambiamenti climatici incidono in modo sempre più determinante sul settore agricolo e vitivinicolo in particolare; di conseguenza l’innovazione e la cura professionale dei vigneti consentono una maggiore competitività, assicu-

rando maggiori ricavi a tutti gli attori della filiera ed è in questa direzione che dobbiamo continuare ad operare».

COMPARTO AFFIDABILE «I dati sulle previsioni di produzione del vino per il 2017 - ha detto Raffaele Borriello, direttore generale Ismea - evidenziano un calo a livelli raramente registrati in passato e un impatto sulla qualità del prodotto variabile a seconda delle zone, per effetto delle avversità climatiche che hanno colpito il nostro Paese.

I numeri, però, vanno sempre inquadrati in un contesto più generale, il vino italiano da molti anni registra una performance positiva, soprattutto in termi-

ni di riconoscibilità e affermazione sui mercati esteri: l’export italiano ha raggiunto valori storici e anche quest’anno i dati indicano una crescita tendenziale maggiore del 6% in volume e in valore, prefigurando la possibilità di raggiungere la soglia dei sei miliardi di euro entro fine anno. Il rafforza-

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mento del sistema produttivo e imprenditoriale degli ultimi anni consentirà al comparto del vino italiano di reagire a quest’annata meno favorevole. È necessario, tuttavia, non trascurare la portata degli effetti dei cambiamenti climatici sui redditi degli agricoltori, proponendo anche per il settore del vino sperimentazioni e strumenti innovativi per la gestione dei rischi a tutela del ricavo aziendale».

OSSERVATORI PRIVILEGIATI «Anche in queste condizioni che non esito a definire estreme – ha aggiunto il presidente Abbona - l’Osservatorio del Vino supportato da Unione Italiana Vini e Ismea, attraverso la messa a sistema di una fitta rete territoriale di osserva-

tori privilegiati del settore e la valutazione critica e comparata delle indicazioni da essa proveniente, è riuscito ad elaborare le prime considerazioni numeriche su questa annata utilizzando una metodologia che fino ad oggi ha dimostrato affidabilità assoluta. Ancor

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più degli altri anni, queste stime devono essere considerate come risultati medi di situazioni che hanno evidenziato margini di variabilità molto ampi».

AUMENTO DEI PREZZI «La flessione produttiva – conclude Abbona -,

comunque, ci sprona a lavorare con maggior decisione per incrementare il valore del prodotto e delle nostre esportazioni.

I primi mesi del 2017 - ha precisato Ernesto Abbona - segnano un recupero del prezzo medio a litro che, però, ancora non basta: dobbiamo cogliere il trend di ripresa di questi mesi per migliorarlo ulteriormente, anche per rispondere in maniera adeguata al generale aumento dei prezzi dei vini all’origine registrato nelle diverse aree del paese, che aiuta a stabilizzare la sostenibilità economica di tutti gli anelli della filiera. È chiaramente presto per fare proclami, ma mantenendo questo ritmo di crescita a fine anno si potrebbe superare la soglia dei 21 milioni di ettolitri».

Attualità

Confcooperative Vertice nazionale a Cuneo Nel pomeriggio di lunedì 25 settembre il presidente nazionale Maurizio Gardini e il direttore generale di Confcooperative Fabiola Di Loreto, hanno incontrato i cooperatori cuneesi.

L’incontro, svoltosi nella sala riunioni della giovane cooperativa sociale e coworking Ping, Pensare In Granda, in via Pascal a Cuneo, è stato l’occasione per fare il punto sulla realtà cooperativa in provincia di Cuneo, contestualizzata nel momento economico e sociale che sta vivendo il Paese.

SFIDE E PROSPETTIVE In modo particolare, le relazioni del presidente provinciale Durando e del presidente nazionale Gardini si

Il presidente nazionale Maurizio Gardini e il direttore generale Fabiola Di Loreto, hanno incontrato i cooperatori cuneesi

sono focalizzate sulle prospettive e le sfide che attendono il mondo cooperativo, con un significativo riguardo all’occupazione giovanile.

«Le considerazioni fatte oggi con i nostri cooperatori e i nostri dirigenti nazionali e regionali – ha osservato Alessandro Durando, presidente di Concooperative Cuneo al termine della riunione -hanno confermato quanto il modello organizzativo e imprenditoriale cooperativo, che già ha dimostrato una grande tenuta occupazionale e sociale nel periodo di crisi, possa essere motore propulsivo di una ripartenza dell’economia anche sul territorio cuneese».

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«Il vino biologico è una necessità» «I cambiamenti climatici sono un’evidenza, l’annata che stiamo vivendo è inusuale, ma deve metterci sull’attenti.

Oggi più che mai il biologico può essere un cuscinetto importante

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per affrontare impreviste avversità metereologiche.

Siamo erroneamente abituati a guardare la pianta solo per quello che vediamo, ma c’è una parte di essa che sta sotto terra che ne rappresenta

“la testa” e che governa.

Il lavoro in vigna, prima che in cantina, è sempre più importante.

La cura della pianta nella sua interezza e del suo ambiente ipogeo deve andare al di là della conduzione

Enologia in bio. Una conduzione con senso, appunto, è diventata necessaria».

CONDUZIONE CON SENSO Alla sua diciassettesima vendemmia il vitienologo salernitano Sergio Pappalardo non ha dubbi, il biologico sta diventando un’esigenza per recuperare i danni che nel tempo sono stati fatti ai nostri suoli.

Pappalardo continua a

sottolinea.

La vendemmia 2017 si è contraddistinta per una forte siccità ed un gran caldo che ha risparmiato poche aree.

MATURAZIONE DISOMOGENEA «Ogni vigna è a sé, ma la siccità prolungata per tutta la primavera è proseguita in estate, dando problemi a tutti ed abbassando le rese già fortemente colpite dalle

Parla il vitienologo salernitano Sergio Pappalardo: « La cura della pianta nella sua interezza e del suo ambiente ipogeo deve avere la priorità» prediligere realtà con vigne proprie che scelgano la conduzione bio e la vinificazione senza solfiti.

«Come non possiamo ignorare la salute dell’ambiente, non possiamo ignorare la salute di chi sceglie di bere un buon bicchiere di vino. Avverto anche il senza solfiti come un dovere, per fortuna oggi le biotecnologie ci offrono un grande sostegno»,

gelate tardive di fine aprile.

Ulteriore problematica una maturazione disomogenea nei vigneti, falsata nell’accumulo zuccheri.

In Campania quanto in Liguria, altra regione in cui svolgo la mia attività di consulenza. Ma se la quantità lascia a desiderare, possiamo consolarci con una qualità sanitaria certamente superiore, conseguente ad una totale assenza di umidità».

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Fiere

Il tartufo bianco d’Alba “Tagliato per il design” di eventi che comprendono mostre, esposizioni, show cooking, enogastronomia, incontri culturali, musicali, letterari, folcloristici e sportivi.

“Tagliato per il design”. Questo il claim dell’ottantasettesima edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, in programma fino al 26 novembre 2017, che accende i riflettori su design, arte, cultura ed enogastronomia d’eccellenza. Una serie di prestigiosi appuntamenti che celebrano l’incontro tra il Tuber magnatum Pico e l’essenza stessa del Made in Italy.

GIOIELLO DELLA TERRA La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba rappresenta il culmine delle manifestazioni enogastronomiche del Piemonte, richiamando più di 600 mila persone sul territorio e rappresentando uno dei più importanti fattori di sviluppo

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economico, nonché la principale fonte d’attrazione turisitica di Langhe, Roero e Monferrato, colline riconosciute Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco.

Durante le otto settimane della Fiera, il «gioiello della terra» è al centro di un ricchissimo programma

ARTE E DESIGN In particolare, quest’anno la Fiera accende i riflettori sulla cultura attraverso alcune mostre di prestigio internazionale che celebrano l’incontro tra il Tartufo Bianco d’Alba, l’arte e il design. Proprio il design è protagonista della mostra promossa da Alessi, Centro Nazionale Studi Tartufo e Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, dal titolo “De Truffle. Il Design Alessi incontra il Tartufo Bianco d’Alba”, aperta fino al 26 novembre. Una mostra-evento che raccoglie i frutti

Fiere 2 di un progetto biennale che ha visto celebri designer e architetti cimentarsi nella realizzazione di un innovativo Kit per il Tartufo Bianco d’Alba composto da affettatartufi, espositore e contenitore. La mostra presenta i prototipi del «Kit per il Tartufo Bianco d’Alba» e i progetti ideati dai 15 designer che Alessi ha invitato alla progettazione.

e vitivinicola della zona, con particolare attenzione alle produzioni artigianali e innovative.

Tra le migliaia di prodotti in degustazione e vendita è possibile trovare vini, distillati, liquori, formaggi, salumi, pasta fresca e secca, prodotti da forno, dolci tradizionali, cioccolato, ortaggi e prodotti a base di Nocciole Piemonte Igp, Castagne di Cuneo Igp, farine speciali, funghi e, naturalmente, tartufi.

CORTILE DELLA MADDALENA Ma il cuore palpitante della manifestazione dedicata al Tuber magnatum Pico rimane il Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba: un’area espositiva ubicata nel Cortile della Maddalena, in pieno centro storico; il luogo perfetto per apprezzare e acquistare il meglio dei tartufi provenienti dai boschi di Langhe, Roero e Monferrato.

QUALITà E SICUREZZA Il Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba rappresenta la più grande esposizione internazionale di tartufi provenienti dalle colline piemontesi di Langhe, Roero e Monferrato.

Prima dell’apertura del Mercato al pubblico, a garanzia di qualità e sicurezza negli acquisti, ogni singolo tartufo viene controllato dall’apposita “Commissione Qualità”, che resta a disposizione dei clienti per tutta la durata della Fiera con la funzione di “Sportello del Consumatore”.

PANORAMA COMPLETO Gli stand espositivi di AlbaQualità offrono un panorama esaustivo e completo della qualità gastronomica

ENOTECA E DEGUSTAZIONI Un’area specifica è inoltre riservata alla ristorazione e alla degustazione dei grandi vini di Langhe, Roero e Monferrato.

Qui si possono assaggiare piatti tipici realizzati con le materie prime presentate e vendute negli spazi espositivi studiati per accompagnare ed esaltare i profumi del Tartufo Bianco d’Alba.

Fino al 26 novembre, i riflettori della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba si accendono su design, arte, cultura ed enogastronomia d’eccellenza

MERCATO DEL TARTUFO Nucleo della Fiera, ogni sabato e domenica, fino al 26 novembre (più le esclusive aperture del 30, 31 ottobre e 1 novembre), è il Mercato mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, allestito all’interno del Cortile della Maddalena, il luogo dove vedere, toccare, annusare, conoscere, sperimentare e scoprire il Tuber magnatum Pico.

Nello stesso Cortile della Maddalena, nei giorni di apertura del mercato, l’Alba Truffle Show è lo spazio degli show cooking con i grandi chef di Langhe, Roero e Monferrato, le analisi sensoriali del Tartufo, le wine tasting experience® insieme ad ospiti, incontri, dibattiti.

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Formazione

Italia-Francia unite sulla formazione Giovedì 21 settembre si è svolta a Cuneo la Giornata della Cooperazione territoriale europea, con il seminario sul Programma Interreg Italia-Francia Alcotra 2014-2020 che ha visto gli interventi di numerose autorità, ma, soprattutto, durante il pomeriggio e la sera, ha avuto come protagonisti i giovani.

AGRICOLO E AGROALIMENTARE Nell’ambito della manifestazione, la sede di AgenForm (Agenzia dei

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Servizi Formativi della provincia “Granda”), in piazza Torino, ha ospitato la presentazione del progetto Alcotra TransFovaal, finanziato con 957.464 euro di cui la quasi totalità proveniente da fondi europei.

Il progetto ha come riferimento i settori agroalimentare, agricolo e artigianale, con l’obiettivo ambizioso di realizzare percorsi transfrontalieri di formazione tecnico-professionali post diploma non accademici e di rendere valide le

Dal settembre 2018, al via due corsi transfrontalieri di formazione tecnico-professionale post diploma su agricoltura e agroalimentare, riconosciuti da entrambi gli Stati competenze maturate in entrambi gli Stati.

STUDIO E LAVORO In particolare si rivolge ai giovani che, studiando e lavorando, vogliano ottenere la preparazione nel comparto della trasformazione agroalimentare in Italia e della produzione e commercializzazione agroalimentare in Francia.

Anche attraverso lo svolgimento delle attività di studio e di quelle pratiche in ambedue le nazioni.

La programmazione sperimentale prevede l’avvio,

a partire dal settembre 2018, di due corsi: uno in provincia di Cuneo e l’altro nei Dipartimenti Alpes de Haute Provence e Hautes Alpes. Con la conclusione del progetto nel dicembre 2019.

MODELLO PARIFICATO Tutti gli intervenuti alla presentazione hanno sottolineato l’importanza dei percorsi di formazione e il riconoscimento, da parte dei due Paesi, di un modello parificato riguardante le professionalità acquisite. Nell’ottica di

scambiarsi le esperienze sviluppate e di maturare una competenza transfrontaliera.

I tecnici del settore formativo delle due nazioni hanno messo a confronto l’attuale situazione esistente nel campo dei profili professionali, con il sistema italiano gestito dalle regioni e quello francese già uniformato a livello nazionale.

PERCORSO EUROPEO Le conclusioni le ha tratte l’assessore regionale allo Sviluppo della monta-

gna e alla Cooperazione transfrontaliera, Alberto Valmaggia: «Abbiamo fatto la verifica di metà cammino della programmazione 2014-2020. Ma già dobbiamo iniziare a pensare adesso agli scenari e alle prospettive della prossima che va dal 2021 al 2027.

Questo progetto sulla formazione può essere molto utile per fornire elementi di valutazione e di criticità sulla costruzione di un percorso capace di far crescere l’Europa Unita».

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Attualità

La “Granda” in vetrina all’aeroporto di Bergamo ECCELLENZE DEL TERRITORIO L’obiettivo è la promozione delle eccellenze enogastronomiche e turistiche del territorio cuneese, con lo scopo di intercettare i passeggeri e turisti che possano facilmente raggiungere la provincia.

Il progetto è stato realizzato grazie alla sinergia tra Camera di Commercio di Cuneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Turismo AlpMed, Regione Piemonte, ATL Langhe Roero e ATL del Cuneese.

E’ stato inaugurato mercoledì 27 settembre lo spazio all’interno dell’area “Italy Loves Food”, il food lounge dell’aeroporto di Bergamo Orio al Serio, dedicato alla promozione e alla valorizzazione turistica ed enogastronomica della provincia di Cuneo.

MADE IN CUNEO Il progetto made in Cuneo, di durata quadriennale (2017-2021), prevede l’allestimento di uno spazio vetrina e punto informativo, nei pressi dei gate d’imbarco A9-A10A11-A12. È stato emblematicamente battezzato “Italy Loves Food” e sorge nella piazzetta Ilario Testa all’interno del terminal partenze. Un format innovativo nell’ambito del travel retail e in particolare nelle modalità di vendita del prodotto d’asporto, somministrazione e promozione della cultura enogastronomica.

Inaugurato il food lounge cuneese all’interno dell’area Italy Loves Food: «Vogliamo trasformare i passeggeri in opinion maker»

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CUCINA TIPICA Uno spazio espositivo, di degustazione e vendita, di circa 100 mq dove sono presenti i prodotti che caratterizzano l’enogastronomia della provincia di Cuneo: dai grandi vini di Langa e Roero, ai prodotti dolciari alle confetture e composte.

Lo spazio è dotato di una cucina dove vengono

Attualità

somministrati piatti preparati con i prodotti tipici del territorio, di un punto di informazione turistica, di una sala per presentazioni, incontri ed eventi.

La nuova area, caratterizzata dalla presenza di brand di primissimo livello, è una vera e propria oasi di somministrazione all’insegna dell’alta qualità e ricercatezza.

VETRINA PRIVILEGIATA «L’obiettivo di questo moderno concept è quello di intercettare più per-

sone possibili con un’offerta enogastronomica attrattiva e di alta qualità - commenta il presidente di Turismo AlpMed, Luigi Barbero -. Si tratta di una vetrina privilegiata per la promozione del nostro territorio perché mira a trasformare i passeggeri in transito in opinion maker, consentendo alle nostre eccellenze di intraprendere un viaggio verso le destinazioni e le regioni d’Europa servite dall’aeroporto di Bergamo».

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Attualità

Banda ultralarga Il campo è assente Al via il nuovo progetto per ridurre il divario digitale nelle aree dove nessun operatore è interessato a investire.

Ruolo strategico delle Camere di commercio Anche la Camera di commercio di Cuneo ha aderito, con altre 75 realtà territoriali, al progetto Ultranet, presentato lo scorso 21 settembre a Roma presso la sede di Unioncamere, con l’obiettivo di favorire la conoscenza e la diffusione della banda ultralarga come strumento di sviluppo territoriale, attraverso iniziative rivolte

alle imprese, agli operatori economici e ai cittadini.

RITARDO DIGITALE Il sistema camerale con questo progetto intende contribuire alla riduzione del ritardo digitale accumulato dal nostro Paese, quart’ultimo nella classifica dei 28 Stati dell’Unione europea secondo il Digital Economy and Society

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Index 2017.

L’obiettivo alla base del piano nazionale, in termini di velocità di connessione, è sfidante: almeno 30 Mbps a tutta la popolazione e oltre 100 Mbps ad almeno l’85% del territorio entro il 2020.

AREE BIANCHE L’estensione sul territorio nazionale delle cosiddet-

te ‘aree bianche’, in cui nessun operatore è interessato a investire, il fatto che queste non siano aree residuali, ma interessino 13 milioni di cittadini e riguardino circa 7.400 comuni in tutto il paese, ha reso necessario il coinvolgimento di una pluralità di soggetti e investimenti di grandissima rilevanza.

Oggi il sistema camerale

Attualità

con il progetto Ultranet è chiamato a fornire il massimo supporto alla realizzazione della rete pubblica, in affiancamento all’azione del Governo e delle Regioni.

MAPPA DELLE IMPRESE Tra i punti di forza di Ultranet, la possibilità di valorizzare i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio per consentire ad Infratel

Italia Spa, la società in house del Ministero dello sviluppo economico che è il soggetto attuatore dei Piani banda larga e ultra larga del Governo, di programmare ed effettuare lavori di infrastrutturazione pienamente rispondenti alla distribuzione delle imprese sul territorio.

PIVOT TERRITORIALI Figure centrali per la realizzazione del progetto

sono gli oltre 130 pivot territoriali già selezionati all’interno delle Camere di commercio che, in collaborazione con i 77 Punti per l’Impresa Digitale (P.I.D.) che le Camere di commercio stanno avviando nell’ambito del Network Industria 4.0 promosso dal Ministero dello Sviluppo economico, realizzeranno gli oltre 160 seminari ed eventi informativi previsti, rivolti

alle imprese (soprattutto di piccole dimensioni), agli operatori economici, ai cittadini ed alle altre pubbliche amministrazioni.

Obiettivo di queste attività è stimolare la nascita di nuovi servizi e l’aumento della domanda di connettività, informando al tempo stesso su tempi, modalità e stato di sviluppo del piano per la banda ultra larga.

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Formazione

Combattere l’erba su piazze e marciapiedi Mercoledì 8 novembre 2017, dalle 8.30 alle 13, si terrà presso l’Istituto tecnico agrario “Don Bosco” di Lombriasco (Torino) un convegno sulla gestione delle malerbe nelle aree non agricole con contemporanea dimostrazione di macchine e tecnologie ad essa dedicate. L’incontro è rivolto ad amministratori pubblici, tecnici degli enti pubblici, operatori del settore e liberi professionisti.

SCELTE GESTIONALI Le normative comunitarie attuate dal Pan (Piano d’Azione Nazionale) e riprese dalla Regione Piemonte, hanno imposto di riconsiderare la gestione della flora infestante in ambito urbano e più in generale in quello extra agricolo. Le tendenze verso l’eliminazione o quantomeno la riduzione degli input chimici impongono di riconsiderare le scelte gestionali alla luce di una accresciuta sensibilità

Convegno mercoledì 8 novembre all’Istituto tecnico agrario di Lombriasco sulla gestione delle malerbe nelle aree non agricole

ambientale da parte del legislatore e dell’opinione pubblica.

NORMATIVA E PREVENZIONE Scopo dell’incontro è quello di fornire contenuti legislativi e pratico-applicativi a coloro i quali sono coinvolti, a vario titolo, nella gestione della flora infestante.

Una prima parte sarà dedicata agli

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aspetti legislativi e normativi mentre gli studiosi dell’Università di Torino entreranno nel merito circa le possibilità di prevenzione e lotta.

Come sempre vi sarà spazio per un dibattito.

DIMOSTRAZIONE PRATICA Seguirà poi la dimostrazione pratica delle attrezzature più promettenti, allo stato attuale, per la lotta non chimica alle malerbe. Si potrà assistere (presso le aree verdi della scuola) a prove di diserbo termico con il vapore, al pirodiserbo (per mezzo del fuoco) ed all’impiego di schiuma vegetale calda da applicare sulla vegetazione.

Si tratterà quindi di un’occasione unica per vedere all’opera tutte le macchine suddette, constatandone quindi opportunità e limiti anche attraverso il confronto con le case costruttrici.

Formazione di Valentino Tosco - Tecnico Oata - Liberi professionisti

Regolazione strumentale di barre e atomizzatori Il controllo funzionale previsto per le macchine agricole acquistate o costruite prima del 26 novembre 2011 è l’occasione per ottenere migliori prestazioni in campo. Se ne parla nella giornata formativa all’Istituto tecnico agricolo salesiano il 26 ottobre La Regione Piemonte, nei mesi di luglio e agosto 2017, ha apportato delle novità in materia di regolazione strumentale delle macchine agricole sottoposte alla normativa del Pan (Piano d’azione nazionale), rendendo più approfondito e completo il concetto di regolazione strumentale.

Fino a poco tempo fa era sufficiente effettuare la regolazione strumentale su una o più colture, annesse al

controllo funzionale della macchina, in cui venivano elencate le tipologie di colture trattate e poi conseguentemente trascritti i risultati finali delle prove di regolazione sulla coltura indicata.

Ad oggi invece la situazione è leggermente cambiata, non tanto per via delle prove da effettuare direttamente sulla macchina, ma per via dei dati che vengono raccolti e inseriti nel

sistema per l’emissione del certificato.

Ecco quindi una breve panoramica di quali sono i punti cruciali di una regolazione strumentale, con relativi criteri.

BARRE IRRORATRICI Prendendo per primo esempio la regolazione da effettuare sulle barre irroratrici, è bene spiegare innanzitutto che le regolazioni devono essere

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Prove di regolazione su atomizzatori

effettuate in base alle colture che l’azienda coltiva e nelle diverse fasi fenologiche durante le quali la pianta viene trattata (es. per il grano: semina, levata, ecc.).

A differenza del metodo di certificazione precedente, in cui bastava inserire i risultati della regolazione avvenuta, oggi vengono richiesti molti più dati, sia per coltura che per fase di coltivazione. I criteri principali di regolazione per le barre sono questi: tipologia degli ugelli, velocità di avanzamento, pressione di esercizio, volume distribuito a ettaro e altezza di lavoro.

CLASSIFICAZIONE UGELLI I tipi di ugelli sono moltissimi, quindi è necessario specificarne la marca e la tipologia. I criteri di classificazione degli ugelli (turbolenza, fessura, doppia fessura, specchio, ecc…) e

poi più nello specifico. Ad esempio, un ugello a fessura avrà una determinata grandezza del foro, di norma da 01 a 06 sono i più utilizzati, e così via. Perché è molto importante determinare con esattezza il tipo di ugello? Questo per stabilire la portata dell’ugello in base alla pressione di utilizzo della macchina e ciò va a determinare, in base alla velocità di avanzamento, il volume di soluzione acqua e prodotto fitosanitario, distribuito a ettaro.

ALTEZZA DI LAVORO Infine, ultimo ma non per importanza, è il dato di altezza di lavoro della barra irroratrice, in quanto utilizzarla ad un’altezza troppo elevata, comporta una non totale copertura della superficie da trattare, quindi è consigliabile utilizzare degli ugelli con un ampio angolo di irrorazione,

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inoltre un’altezza troppo elevata aumenta anche i fenomeni di deriva.

Chiaramente andare a modificare uno qualsiasi di questi parametri di regolazione comporta delle differenze sostanziali.

Ad esempio, il cambiare la grandezza del foro dell’ugello, provoca una diversa portata, con una conseguente diversa quantità di litri ad ettaro erogati.

ATOMIZZATORI Per quel che riguarda gli atomizzatori, i principi di regolazione sono pressoché identici, però vi sono altri fattori che entrano in gioco oltre a quelli già elencati in precedenza. Ad esempio, sugli atomizzatori è molto importante fare distinzione tra le colture. Ad esempio, in frutticoltura vengono eseguiti più trattamenti sul-

la stessa coltura in epoche diverse, questo significa che effettuare un trattamento su un frutteto a ridotta o piena vegetazione comporta il dover eseguire almeno due regolazioni strumentali.

Per chiarire il concetto, se ad esempio si coltiva la vite con la forma di allevamento a guyot, si dovranno effettuare due regolazioni strumentali per i trattamenti a ridotta e piena vegetazione.

FATTORI VARIABILI Altri fattori da tener conto, sono la regolazione dell’inclinazione degli ugelli presenti, basti pensare che l’ultimo ugello più in basso in caso di trattamenti fogliari se non inclinato correttamente può andare ad irrorare il fusto e quindi si ha uno spreco di prodotto.

Provettoni per raccolta acqua, il numero sulla provetta indica l’altezza di spandimento del prodotto

La tipologia di ugello gioca un ruolo fondamentale nelle regolazioni, in quanto va a determinare la grandezza della goccia di soluzione che sarà applicata sulla coltura oltre che determinare i valori di portata e volume a ettaro distribuito.

Una goccia troppo grande non permette con l’ausilio dell’aria di arrivare fino in cima alla pianta, perché troppo pesante, al contrario una goccia troppo piccola aumenta l’effetto della deriva.

In questo caso è anche necessario valutare la velocità del ventilatore, se dotato di più velocità magari conviene abbassare o aumentare la velocità senza dover ricorrere alla sostituzione degli ugelli.

OPERAZIONI EFFICACI In conclusione, a parere

Esempio di diagramma di distribuzione

di chi scrive la regolazione strumentale, oltre agli obblighi di legge, è un valido aiuto per le aziende agricole che utilizzano queste macchine, in quanto può contribuire ad aumentare l’efficienza delle macchine agendo in due modi: migliorare l’efficacia dei trattamenti eseguiti e contribuire ad un risparmio economico, in quanto migliorando la funzione

del trattamento stesso, magari non c’è bisogno di eseguirne un secondo, risparmiando prodotto.

Inoltre, si vuole specificare che queste regolazioni non servono per “insegnare” agli agricoltori ad eseguire i trattamenti, ma sono un ottimo metodo di confronto tra loro e i tecnici, in quanto c’è molto da imparare da entrambe le parti.

GIORNATA FORMATIVA A tal proposito, si terrà una giornata formativa il 26 ottobre 2017, all’Istituto tecnico agrario salesiano di Lombriasco, in cui verranno effettuate delle prove in campo, a scopo dimostrativo, su barre e atomizzatori in genere, con l’illustrazione degli aspetti fondamentali relativi a controllo funzionale e regolazione strumentale, oltre che prove in campo e in frutteto sull’effetto deriva dei trattamenti sulle colture.

Parteciperanno i costruttori a presentare le seguenti innovazioni in materia di trattamenti: barre da diserbo trainate a gestione Gps; trattamenti localizzati sulla fila con macchine applicate sui Quad e gestione effetto deriva su Atomizzatori portati.

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Fiere

Tuttomele a Cavour attende 250 mila visitatori Tutto è pronto a Cavour per la trentottesima edizione di Tuttomele, dal 4 al 12 novembre.

Una manifestazione che ha visto un successo crescente negli anni, culminato con la triplicazione delle aree espositive, cosi che oggi l’even-

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to si sviluppa su 15.000 mq di aree espositive, contando circa 250.000 visitatori.

SCOMMESSA VINTA Tuttomele nasce da una scommessa del territorio per il suo sviluppo.

Una rassegna dedicata alla mela ed alla frutticoltura locale, con proficue contaminazioni nella gastronomia, nell’artigianato, nel commercio, negli spettacoli, nello sport, nella cultura, nell’arte, nella natura e nella storia, per coinvolgere totalmente

Fiere il tessuto produttivo locale.

Molte aziende, quelle storicamente presenti, sono cresciute di pari passo con la Fiera e le innumerevoli nuove realtà, di anno in anno inserite, sono la dimostrazione della reale grande opportunità che Tuttomele offre, come bacino di nuovi contatti e nuova clientela.

disporle in cassette con il piccolo in basso e riporle immediatamente in una cantina (meglio ancora la “crota”) dove è possibile registrare una temperatura medio-bassa costante ed una umidità ottimale.

Non consigliabile è il solaio, dove la mancanza di umidità, determinerebbe un rapido appassimento

Dal 4 al 12 novembre, tradizionale appuntamento con l’evento più partecipato della melicoltura piemontese. Una storia di sviluppo, tra frutta e gastronomia MELE SUPERSTARS La mela è una buona fonte di fibra alimentare.

Contiene pochissime calorie e proteine, ma è ricca di zuccheri benefici (fruttosio), di preziosi acidi organici (malico, citrico, tartarico, tannico, salicilico), inclina, tiamina, riboflavina e pectina, di principi attivi ormonici ed enzimatici, di sali minerali, di vari oligoelementi, con potere calorico di 50 calorie per 100 grammi.

FARE PROVVISTA E’ consigliabile scegliere mele di stagione e non importate che, colte ancora non mature per resistere al trasporto, sono meno gustose e meno valide delle nostrane sul piano nutritivo.

Tenere a temperatura ambiente solo le mele di consumo immediato.

Per grandi provviste,

del frutto e il garage, dove i gas di scarico delle automobili provocano pericolosi inquinamenti.

CONSIGLI UTILI Le mele messe vicino ad altri frutti (banane,caki,kiwi,ecc.), ne accelerano la maturazione; mescolate alle patate, non le fanno germogliare; il succo delle mele macchia: sciacquare subito in acqua fredda il tessuto; per macchie vecchie, candeggiare o, se si tratta di tessuti sintetici o di lana o di seta, prima del lavaggio, bagnare la parte con acido citrico, provando prima su un angolo nascosto dell’indumento; evitare di tenere tante mele dove ci sono piante da appartamento che, a lungo andare, ne risentono negativamente.

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Zootecnia

Scarnafigi eletto paese dei formaggi Iniziativa dei Consorzi di tutela del formaggio Bra Dop e Raschera Dop: «E’ il comune piemontese con il più alto numero di caseifici»

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Su indicazione dei Consorzi di tutela del formaggio Bra Dop e Raschera Dop, il Comune di Scarnafigi è stato nominato ‘Città dei formaggi’.

La nomina è stata ratificata con una delibera della Giunta comunale approvata lunedì 11 settembre ed è stata proposta nell’ambito dell’attività istituzionale dei due Consorzi, volta a promuovere e valorizzare i due grandi formaggi Dop della provincia di Cuneo prodotti dai numerosi caseifici associati ai due Consorzi.

ALTA QUALITà «Scarnafigi è il comune piemontese con il più alto numero di caseifici – spiegano Franco Biraghi, Marco Quaglia e Mario Cappa, rispettivamente presidente e vice presidenti dei

Consorzi per la tutela del formaggio Bra Dop e Raschera Dop -.

Il paese, oggi, vanta tre importanti realtà presenti sul proprio territorio e una nel confinante comune di Ruffia che, fino al 1946 era una frazione di Scarnafigi; tutte queste aziende, fiori all’occhiello dell’economia casearia del comune e non solo, sono specializzate nella produzione di formaggi di qualità: Grana Padano, Piemontino, Bra, Raschera, Toma e altre produzioni minori per un quantitativo di latte lavorato di oltre 3 mila quin-

Zootecnia delle Grazie), Rabbia Pietro Antonio (frazione Ruffia).

tali giornalieri. Per questo motivo i Consorzi del Bra e del Raschera, nell’ambito della loro attività istituzionale di promozione e valorizzazione dei formaggi prodotti dai caseifici associati, hanno chiesto all’amministrazione comunale, al fine di meglio valorizzare e promuovere le produzioni locali, di nominare Scarnafigi ‘Città dei formaggi’ ».

ECONOMIA AGRICOLA L’opuscolo “Scarnafigi tra storia ed arte di provincia” riporta come

l’economia scarnafigese poggiasse essenzialmente su una fiorente agricoltura ad alto livello di specializzazione e che l’antica struttura dei caseifici presenti sul territorio comunale contava già nel 1937 ben nove industrie casearie: Quaglia Angelo (via Roma), Ceirano Giovanni Domenico (via Sperino), Rabbia Antonio (via Ballario), Audisio Benedetto (via Ballario), Ambrogio fratelli (via Torino), Ceirano Chiaffredo (via Principe Amedeo), Silvestro fratelli (Porrera Piccola), Quaglia Angelo (Madonna

ANTICA TRADIZIONE «Da tempi immemorabili nella pianura e sulle montagne del Cuneese si svolge una fiorente attività di produzione di formaggi favorita dai numerosi allevamenti di bovini e dalla conseguente produzione di grandi quantità di latte – aggiunge il sindaco di Scarnafigi, Riccardo Ghigo -.

All’inizio del secolo scorso l’attività di trasformazione del latte in formaggio gradatamente passò da contadina a industriale e nacquero così i primi caseifici che acquistavano il latte dagli allevatori locali e lo trasformavano in pregiati formaggi. Abbiamo accolto con piacere la proposta dei due Consorzi di tutela, che abbiamo immediatamente messo nero su bianco con una delibera di Giunta che siamo sicuri darà ulteriore lustro ai caseifici presenti sul nostro territorio e che servirà a promuovere e valorizzare ulteriormente quelle che sono le nostre pregiate produzioni locali».

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I funghi e Ceva Una storia nazionale Presentato il libro di Giorgio Raviolo per celebrare un legame tra il territorio e il suo prodotto tipico Era affollata la sala conferenze “Paolo Azzoaglio” del Banco Azzoaglio di Ceva per la presentazione del libro “Funghi e Ceva, una storia” scritto da Giorgio Raviolo ed edito da “Araba Fenice” per celebrare un legame a doppio filo tra il territorio e il suo prodotto tipico per eccellenza.

Un rapporto raccontato anche nel filmato con le testimonianze, tra gli altri, dei soci fondatori del Gruppo presentato in anteprima insieme al piatto celebrativo della Mostra del fungo.In 304 pagine, Giorgio Raviolo, neo presidente del Gruppo micologico cebano “Rebaudengo-Peyronel”, ripercorre la storia dell’associazione, la nascita e lo sviluppo della Mostra.

RADICI STORICHE Era il 1962 quando un gruppo di amici (Giulio Chiapasco, Piero Franco, Giovanni Gula, Meo Martino, Aldo Mazzarelli, Tanchi Michelotti, Margherita Pollano, Ernesto Rebaudengo, Guglielmo Sandrone, Giordano Sciarra, Agnese Torre), creò il Gruppo micologico cebano “RebaudengoPeyronel”.

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Una storia lunga 55 anni raccontata, per la prima volta, in un libro, che percorre vicende di appassionati, volontari, studiosi di micologia, italiani e stranieri.

DOCUMENTI E TESTIMONIANZE È il frutto di mesi di ricerche, raccolte di centinaia di testimonianze verbali, documentali e fotografiche (700 le immagini, tratte in parte dall’archivio di Franco Margaria) dalle origini a oggi, da sagra nata tra amici a mostra nazionale. «Mi ‘frullava’ in testa già da un po’ – ha spiegato l’autore Giorgio Raviolo, appassionato di storia locale -.

Era doveroso raccontare quello che è, a tutti gli effetti, un fenomeno sociale. Questo libro rende onore a ciò che è stato fatto e vuole essere uno stimolo per portare avanti l’impresa del ‘62». All’appuntamento, moderato dalla giornalista Paola Scola, erano presenti alcuni dei soci fondatori del Gruppo Micologico, esperti micologici italiani e stranieri e i famigliari di Ernesto Rebaudengo, primo presidente del Gruppo micologico e disegnatore stimato a livello internazionale.

Avvio anticipato iniziativa prevista nella domanda di sostegno n.20201062856 trasmessa in data 30/09/2016 ai sensi del PSR 2014-2020 della Regione Piemonte - Misura 1 - Operazione 1.2.1- Azione 1: Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo

NOCCIOLE, UNA STAGIONE DIFFICILE Produzione dimezzata a causa di cimice, siccità e gelate In un’estate di raccolti precoci e avari, anche la stagione delle nocciole in provincia di Cuneo si è rivelata molto difficile.

Caldo e siccità hanno fatto scattare l’avvio della raccolta nella Bassa Langa e nel Roero intorno al 10 agosto, mentre in Alta Langa i primi frutti sono stati portati in cascina a partire dal 20 agosto e ormai la raccolta è pressoché terminata ovunque.

Rispetto allo scorso anno, la produzione in Piemonte dovrebbe essere pressoché dimezzata: nella Granda, i noccioleti dell’Alta Langa hanno reso circa la metà rispetto al 2016, mentre in quelli di pianura la produzione è stata inferiore anche del 90%. Le cause del calo produttivo sono tre, oltre al fisiologico andamento ciclico dei noccioli: la presenza della cimice asiatica, la siccità estiva e le gelate primaverili. Tre fattori che hanno influito anche sulla qualità, inferiore a quella degli ultimi anni.

E anche i prezzi sono in calo, a confermare un’annata sotto molti aspetti deludente. C’è una crescente preoccupazione sia per le non soddisfacenti quotazioni che le nocciole riscontrano sul mercato, sia per i danni seri e ingenti creati dagli attacchi delle cimici.

C’è preoccupazione per gli attacchi della cimice asiatica che

rischiano di avere effetti negativi anche sulle prossime campagne. Si teme, infatti, un possibile allargamento alle zone finora non colpite, mentre continua a mancare una strategia di difesa efficace.

Per questo, gli agricoltori attendono con una certa apprensione gli esiti del progetto di ricerca applicata per contrastare i danni provocati dall’insetto sui noccioli. Coordinato da Agrion - la Fondazione per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico dell’agricoltura piemontese della quale Cia Cuneo è socia da molti anni -, il progetto si articola in un’azione immediata, con una regia degli interventi e il monitoraggio capillare della diffusione sul territorio, e nella sperimentazione di metodi innovativi. Il monitoraggio tocca tutte le aree corilicole regionali, mentre la sperimentazione coinvolge direttamente anche alcuni associati e riguarda lo studio delle sostanze attive più efficaci. Tra i metodi più promettenti, l’allestimento di «Totem» avvolti da una rete pre-trattata con un insetticida.

Gli insetti sono attratti irresistibilmente dal feromone posto all’interno del totem e - cercando di raggiungerlo - si impigliano nella rete.

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Fiere

San Martino a Chieri Agricoltura in fiera Da domenica 12 a martedì 14 novembre, tradizionale appuntamento nei luoghi più rinomati del centro storico cittadino.

In primo piano, la carne bovina Giunta quest’anno alla sua trentanovesima edizione, la tradizionale Fiera di San Martino, si terrà a Chieri da domenica 12 a martedì 14 novembre 2017, nei luoghi più rinomati del centro storico cittadino.

CARNE BOVINA Tema fondante è la valorizzazione delle produzioni tipiche locali, agricole ed artigianali, in particolare la carne bovina, oggetto di una mostra specifica nell’am-

bito della fiera agricola, nel piazzale Quarini.

All’interno del padiglione di piazza Dante, ad accogliere i visitatori, lo stand istituzionale della Città di Chieri, che, come territorio rurale a vocazione agricola, mira ad abbinare la tradizione all’innovazione.

PATRIMONIO AGRICOLO Scopo dei vari eventi in programma è promuovere il settore agricolo, zootecnico ed enoga-

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stronomico tipicamente chierese e piemontese e affrontare il tema dell’agro-ecologia e delle reti agroalimentari alternative, dando risalto al concetto di agricoltura sostenibile, diversificata e quindi integrata.

APPUNTAMENTI PER TUTTI Da non perdere, la Fiera Agricola e Zootecnica, i laboratori e le degustazioni guidate, la mostra mercato di produzioni tipiche di

eccellenza locali e dei territori italiani, i piatti tipici regionali di Gusto in Piazza, la fiera Mercato tradizionale, il centro storico ricco di esercizi commerciali e animato da numerosi eventi ed appuntamenti culturali.

Non mancheranno gli aspetti più tradizionali della festa: il luna park, i mercati straordinari ed il padiglione spettacoli, con serate danzanti e musicali, ristorazione a base di grigliate varie e piatti tradizionali.

L’invitato speciale

di

Fabrizio Salce - Giornalista - conduttore televisivo

Lardo di Arnad Una “fetta” al cuore L’autunno invita a scoprire uno dei prodotti principe del paniere gastronomico della Valle d’Aosta, tra delicati aromi e antiche tradizioni Stavo serenamente viaggiando a bordo della mia auto, quando all’improvviso mi è tornato in mente un breve racconto letto negli anni delle scuole elementari.

Un ricordo di bambino, d’infanzia. Era improntato sull’autunno e la caduta

delle foglie, quella leggera e dolce discesa che rendeva consapevoli le persone che la stagione autunnale era arrivata.

LEGGEREZZA AUTUNNALE Un tempo i cambi stagionali erano più evidenti e

con loro anche l’arrivo dei sapori di stagione sottolineava in modo più marcato i passaggi temporali dell’anno.

Non escludo che a stimolare il piacevole ricordo siano stati i colori della vegetazione di questo periodo ai lati della car-

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L’invitato speciale

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reggiata, ma sta di fatto che con altrettanta piacevolezza ho abbinato la leggerezza della caduta delle foglie alla leggerezza di uno dei prodotti principe del paniere gastronomico della Valle d’Aosta.

Avete mai provato la dolcezza, la delicatezza e il meraviglioso sapore

cerco e me lo gusto con grande soddisfazione.

di una fetta di lardo?

No, non un lardo qualunque: il lardo di Arnad.

Ebbi la fortuna di incontrarlo una ventina di anni fa, grazie all’amico Rinaldo Bertolin, grande produttore del territorio, e da allora non l’ho mai dimenticato, anzi lo

che gli antichi recipienti dove veniva e viene ancora oggi posto a maturazione il lardo.

Sono rigorosamente di legno di rovere o di castagno.

Il lardo, dopo essere stato sgrassato e squadrato, viene posizionato a maturare a strati

QUATTRO DOILS Dell’ormai celebre lardo si hanno notizie risalenti al 1873 per via di un documento storico che testimonia la presenza di 4 “doils” nelle cucine del castello di Arnad.

I “doils” altro non sono

all’interno dei “doils” alternato da una miscela composta da acqua, sale, spezie, aromi naturali ed erbe aromatiche di montagna.

PROCEDIMENTO ANTICO Per la sua produzione, rammento che da anni è un prodotto ad origine

richiede almeno tre mesi durante i quali acquisisce il suo intenso sapore.

Tutto questo fa parte chiaramente di un procedimento produttivo molto antico.

protetta riconosciuto dalla Comunità Europea (Dop), viene lavorato il solo “spallotto” di maiali di peso superiore a due quintali e provenienti dagli allevamenti di Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

La sua maturazione

AROMI E PEZZATURE Ogni fetta si pone al taglio, al consumatore, con un meraviglioso colore bianco, arricchito da un cuore velatamente rosato e una possibile venatura di carne in superficie.

Per quanto riguarda le piante aromatiche utilizzate, in quantità variabile, sto parlando di aglio, rosmarino, salvia, alloro, cannella, pepe, chiodi di garofano, molte delle quali coltivate proprio nel comprensorio di Arnad.

Le pezzature che potete trovare sul mercato possono variare dai 300 grammi ai tre chilogrammi, mentre per il consumo vi consiglio di metterlo in pratica in pochi giorni dopo l’acquisto: godetevelo fresco!

Delicato, saporito, morbido, una vera prelibatezza per il palato.

GRANDE SAPORE Forse ho strappato a qualcuno un sorriso nell’abbinare la caduta delle foglie al lardo, ma sono certo di avere stimolato la voglia di un assaggio, di una fetta; un chiaro ritrovare un grande sapore del nostro paese per coloro che chi già lo conoscono, e il desiderio di un gusto

nuovo per quelli, pochi, che ancora non lo hanno incontrato sui loro percorsi gourmet.

GRAZIE RINALDO Quando lo conobbi per la prima volta ebbi modo di trovare un grande prodotto e un nuovo, caro amico, Rinaldo Bertolin, che da anni non è più fisicamente con noi, ma è sempre nella memoria e nei cuori delle tante persone che gli hanno voluto bene e amato.

Ecco perché ogni volta che mi gusto una fetta di lardo di Arnad provo una “fetta” al cuore.

Ciao Rinaldo, è stato un onore conoscerti.

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Abbinato all’annuncio è possibile inserire la foto!

Per gli abbonati inserire la foto costa 10 euro + iva. Per i non abbonati 18 euro + iva.

Pagamento anticipato. Le foto vanno inviate a: info@reclamesavigliano.it

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L’imprenditore agricolo • Ottobre 2017

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gli affari dell’imprenditore • Vendo piante di limone in vaso più gabbie per allevamento conigli. Tel. 349/5274598 Vendo surba (pompa idrovora per irrigare) diam. 20 in ottimo stato, tipo Aimetta.

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96 L’imprenditore agricolo • Ottobre 2017

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L’imprenditore agricolo • Ottobre 2017

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98 L’imprenditore agricolo • Ottobre 2017

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Bella signora piemontese, generosa, sempre pronta ad aiutare il MATRIMONIALI prossimo, tenera, carina, 52enne, giovanile, vedova, gioca a bocce E AMICIZIE ed e’ volontaria presso la Croce Tutta la rubrica è a cura Rossa, incontrerebbe signore di ANNA&ANNA - Agenzia semplice, onesto, non importa l’età, per farsi buona compagnia e Attraente, simpaticissima, altezza vivere insieme. Tel. 338/8492951 media, lunghi capelli biondi, occhi azzurri, volontaria vigili del Grande sensibilità e un gran fuoco, tenera 30enne, bel fisico, cuore, sono le caratteristiche di questa donna, 60enne, solo per sportiva, single, buon impiego, l’anagrafe, ne dimostra 10 di relazionerebbe con uomo che meno, pensionata statale, vive abbia sani principi morali, non in una bella casa con un grande importa l’età, ma le buone giardino, soffre di solitudine da intenzioni. Tel. 331 9706097 quando il marito le e’ mancato, Proviene da una famiglia di ora che la figlia si e’ sposata agricoltori, incantevole, femmivorrebbe incontrare un brav’uomo nile, capelli scuri e occhi castani che le voglia bene.

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