L’Imprenditore Agricolo - Maggio 2019

ANNO 8 NUMERO

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EDIZIONE DIFFUSA IN TUTTO IL NORD ITALIA

MAGGIO 2019

Centro benessere

L’imprenditore agricolo • Maggio 2019

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SOMMARIO

Maggio 2019

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Separazione contabile quando è obbligatoria

FIERE

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Biometano, opportunità che piace all’Europa

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Pioppi, prezzi raddoppiati serve approccio nazionale

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Le città alla prova delle erbe infestanti

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Verità sul pane fresco Una questione agricola

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Il Salento premia Fabrizio Salce

Triathlon del boscaiolo

GIURISPRUDENZA

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Crediti esattoriali prima di pagare...

ATTUALITÀ L’EDITORIALE

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Impianti fotovoltaici in arrivo nuove agevolazioni

Potere assoluto

L’ARIA CHE TIRA

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FISCO E TRIBUTI

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NOTIZIE DALLE AZIENDE

Caro Presidente che verrà

La fattura elettronica complica i pagamenti?

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Reflui zootecnici risorsa per i frutteti

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Chianchia srl, novità e innovazione dal Porte Aperte

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Settantamila euro ai giovani agricoltori

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Rota Guido srl, al servizio delle aziende a 360°!

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ZOOTECNIA

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Aziende di famiglia una marcia in più

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Bianca e Bianconera Saluzzo raddoppia

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Il gruppo Chiola acquisisce Ferrero

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Suini, pesante calo delle quotazioni

ENOLOGIA

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Impianto del noccioleto come va progettato

L’IMPRENDITORE AGRICOLO Direttore responsabile: Osvaldo Bellino Direttore editoriale: Valerio Maccagno

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Dall’Emilia Romagna le novità sulla cimice

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Allarme dei frutticoltori L’agricoltura sta morendo!

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Mela rossa di Cuneo Igp Regina di Macfrut 2019

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Il piccolo carciofo dal grande gusto

Direzione, redazione e amministrazione: Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 redazione@imprenditoreagricolo.com www.imprenditoreagricolo.com Editore: Réclame S.r.l.

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e-mail: info@reclamesavigliano.it www.reclamesavigliano.it

RADICI

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Come orientare la difesa verso la sostenibilità

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Proteggimi da me.

Vince il coraggio

28

Le sessanta vendemmie dei produttori in Langa

88

Nostalgico profumo del fieno maggengo

30

Digitali e internazionali le nuove wine manager

89

La Piemontese piange il geometra Quaglia

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«I Sorì del Moscato rischiano l’estinzione»

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Il segno dei Templari all’ombra di Valmala

Stampa: Elcograf Spa Registrazione Tribunale di Saluzzo n. 3 del 09/01/2012

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OSSERVATORIO PREZZI

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Prezzi e mercati all’ingrosso

SCADENZE FISCALI ORTOFRUTTICOLTURA

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Mandorle e noci non solo nocciole

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Scadenze giugno 2019

MERCATINO

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Gli affari dell’Imprenditore

Associato

Unione Stampa periodica Italiana

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Potere assoluto La globalizzazione prima o poi interessa tutti. Aperta parentesi: in realtà sarebbe meglio che fossero singolarmente tutti ad interessarsi della globalizzazione, perché quando avviene il contrario in genere non resta che prenderne atto, nel bene e nel male. Chiusa parentesi.

Questa volta sono i frutticoltori ad accusare il colpo.

Nei frutteti, lungo le strade di campagna, all’ingresso delle aziende, hanno esposto delle bandiere d’Italia, e qualcuno si è chiesto se fossero per il passaggio del Giro o per qualche festa nazionale. Ipotesi respinte, ma che non sono del tutto fuori luogo, quando il comune richiamo è all’Italia, alle chiavi identitarie del Paese, ai suoi prodotti tipici, al “made in Italy” agroalimentare che chiede visibilità e tutela nel nome delle imprese e degli stessi consumatori. A differenza dei produttori di latte, che a loro tempo brandirono il vessillo della mucca Ercolina contro tutto e tutti, i frutticoltori invocano, non senza qualche ingenuità da principianti della politica, la necessità di muoversi “tutti uniti sotto un’unica bandiera”, dove tutti sta per produttori, commercianti, cooperative, organizzazioni sindacali e compagnia bella.

Individuano come nemici da battere la drammatica perdita di competitività dell’intera agricoltura italiana (non solo della frutticoltura), la disparità delle regole della produzione e del commercio internazionale, l’incapacità di aprire nuovi mercati…

Temono un futuro di campane a morto per l’agricoltura professionale italiana, che nella migliore delle ipotesi sopravviverebbe solo nei sistemi di soccida, dove l’agricoltore produce per conto di gruppi sempre più grandi e organizzati, come già avviene nelle filiere industriali suinicole e avicole.

Uno scenario da mercato globale, che globalizzando i prezzi, ma non le regole, mette fuori gioco i sistemi di produzione non globalizzabili e più “burocratizzati”.

A forza di sentirsi ripetere che le regole le fa il mercato, si è finito con il lasciare al mercato il potere assoluto. In nome del mercato, si accetta di competere con chi sfrutta i bambini e si importano nuovi schiavi per abbassare il costo della manodopera. Salvare l’agricoltura, oggi, significa innanzi tutto chiedere alla politica di salvare sé stessa, il primato della civiltà sulla barbarie.

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Caro Presidente che verrà Scrivo queste righe all’indomani della neve tardiva di maggio, scampato il pericolo di gelata e quindi con un rinnovato senso di fiducia nel futuro.

Caro Presidente del Piemonte, congratulazioni vivissime per la tua vittoria. Non è stato facile, avevi avversari agguerriti e soprattutto, girare tutti quei paesi in pochi mesi non è certamente stato facile.

Per questo, come prima cosa, vorrei proprio che non succedesse la prossima volta: hai davanti più o meno 250 giunte. Se ne fai la metà ogni volta in una diversa cittadina del Piemonte, arriverai davvero sui territori e potrai sempre entrare in contatto con le realtà per sentire l’aria che tira.

Come seconda cosa vorrei chiederti due provvedimenti necessari per i nostri fiumi e le campagne che attraversano: rendi fattibili i piccoli invasi che sono progettati da anni e autorizza finalmente la pulizia dei materiali pietrosi dai letti, cosicché le piene non siano prevenute solo per il bene di Torino e non andiamo a fare ulteriori cave nelle campagne mentre la ghiaia si accumula sotto i ponti.

Per terza cosa ti chiedo di tenere una mano sulla testa della burocrazia regionale, perché davvero dalle parti della terra bassa si stentano a capire certe procedure, certi presupposti, certe impunture per difendere idee che non sono solo vecchie: qualche volta sono proprio morte e sepolte.

In quarto luogo ti chiedo di rivedere in una logica di comunità le regole sugli animali selvatici: proteggere oggi i caprioli come gli stambecchi 50 anni fa non ha né senso, né ragione. E lo stesso può dirsi per altre specie che sono cresciute a dismisura mettendo a rischio il lavoro e la permanenza sui territori.

Infine, caro Presidente, ricordati che tu e la tua Giunta siete i primi ambasciatori del Piemonte agricolo: non succeda che brindiate con il Prosecco, che mangiate formaggi o salumi emiliani o che non sappiate chi fa quella nostra specialità e dove.

Contiamo su di te e sulla tua squadra.

A’m racomand!

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FISCO E TRIBUTI DI ALBERTO TEALDI - COMMERCIALISTA - alberto.tealdi@gmail.com

La fattura elettronica complica i pagamenti?

L’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica impatta inesorabilmente con l’art. 62, introdotto dal DL 1/2012 in materia di termini di pagamento dei prodotti agricoli.

PRODOTTI AGRICOLI In sintesi, si ricorda come la citata norma abbia introdotto, a partire dai contratti stipulati dal 24 ottobre 2012, l’obbligo della forma scritta per quelli che hanno ad oggetto la vendita di prodotti agricoli ed agroalimentari (ad eccezione delle cessioni verso consumatore finale), con l’indicazione della durata del contratto, delle quantità, delle caratteristiche dei prodotti, del prezzo e delle modalità di consegna e pagamento.

L’obbligo della forma scritta può essere

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altresì assolto mediante l’indicazione in fattura delle voci di cui sopra e con l’iscrizione della clausola “assolve agli obblighi di cui all’art. 62, c.1, DL 24.01.2012, n.

1”. L’art. 62, comma 3, prevede che con riferimento al pagamento del corrispettivo delle cessioni in commento questo deve essere effettuato entro 30 giorni decorrenti dall’ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura per i prodotti deteriorabili ed entro 60 giorni per quelli non deteriorabili.

PAGAMENTI RITARDATI L’imprenditore agricolo ha pertanto la necessità e l’interesse ad emettere e trasmettere la fattura in tempi brevi in modo tale da fare decorrere i termini di pagamento indicati.

FISCO E TRIBUTI

Per evitare di vedere slittare di un mese i pagamenti, gli imprenditori agricoli devono emettere le fatture elettroniche “in tempo”

Tale situazione potrebbe mal conciliarsi con l’obbligo di emissione della fattura elettronica, in quanto il ricevimento della fattura da parte del cliente in questo periodo non è certamente stato celere. In ogni caso, anche quando il sistema sarà a regime, l’invio della fattura elettronica potrà avvenire entro 10 giorni dall’effettuazione dell’operazione e l’inoltro della stessa da parte del sistema di interscambio (SDI) potrà avvenire nei 5 giorni successivi all’emissione, dilatando così la ricezione da parte del cessionario.

Gli imprenditori agricoli quindi per evitare di vedere slittare di un mese i termini di pagamento dovranno emettere le fatture elettroniche “in tempo”

(attorno al 25 del mese) in modo tale da non rischiare che la ricezione avvenga nei primi giorni del mese successivo.

COPIA DI CORTESIA L’alternativa è quella di inviare al cliente la cosiddetta “copia di cortesia” con mezzi idonei a garantire la data certa (per esempio l’invio tramite pec) indicando in maniera esplicita che tale invio è idoneo a fare decorrere i termini di pagamento di cui al comma 3, art. 62, DL 1/2012.

Infine, per fare sì che la fattura assolva anche la funzione del contratto in forma scritta, sarà necessario nella fattura elettronica prevedere i campi idonei per l’indicazione delle informazioni e della dicitura sopra citate.

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FISCO E TRIBUTI DI MARIANNA CUGNASCO - COMMERCIALISTA - mar.cugnasco@studiocugnasco.it

Separazione contabile quando è obbligatoria Fatture distinte e ripartizione dei costi promiscui per le imprese agricole che esercitano più di una attività utilizzando regimi Iva differenti Alcune imprese agricole che esercitano più di una attività utilizzando regimi Iva differenti – ad esempio attività di allevamento di animali in regime speciale e attività di vendita di carne macellata in regime Iva ordinario (obbligatorio) – sono tenute alla separazione contabile delle due attività, con obbligo di tenuta di differenti regi-

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stri contabili sia per le operazioni attive che per le operazioni passive, poichè devono assolvere separatamente per ciascuna attività agli obblighi di fatturazione, registrazione e liquidazione dell’Iva. Quando vengono gestite separatamente più attività occorre prestare particolare attenzione alle diverse disposizioni che regolano la

detrazione dell’Iva e, nello specifico, alle operazioni promiscue relative all’acquisto di beni o di servizi.

ACQUISTI PROMISCUI Infatti, a differenza di quei beni e servizi afferenti a una sola attività che vengono registrati separatamente applicando lo specifico criterio di detraibilità dell’Iva, per gli acquisti promiscui

occorre sempre tenere a mente che: - l’Iva assolta per i beni non ammortizzabili è indetraibile (ai sensi dell’art.

36, c.3, del DPR 633/72); - l’Iva assolta per i beni ammortizzabili ed i servizi è detraibile nei limiti della quota imputabile a ciascuna delle attività separate.

Pertanto appare necessario, ove possibile, suddividere gli acquisti di beni correnti richiedendo ai fornitori fatture distinte per ogni attività, pena l’impossibilità di recuperarne il costo dell’Iva assolta per tutte le attività.

QUALI CRITERI L’Amministrazione finanziaria aveva peraltro sostenuto già in passato che la ripartizione dei costi promiscui va effettuata

secondo criteri oggettivi, coerenti e dimostrabili, ritenendo quale criterio residuale quello del rapporto tra i volumi d’affari delle diverse attività, da utilizzare solo qualora il contribuente non sia in grado di determinare in concreto la misura con cui i beni ed i servizi acquistati risultano utilizzati per l’esercizio delle diverse attività. A titolo esemplificativo l’acquisto di carburante da destinare al riscaldamento di due diverse attività dovrà essere suddiviso in funzione della superficie dei locali e della eventuale stagionalità che ne possa determinare un diverso consumo.

ACCORGIMENTI UTILI Al fine di ripartire i costi promiscui è necessario procedere ad una “ri-fat-

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FISCO E TRIBUTI occorrerà procedere alla “ri-fatturazione” di quei costi che devono essere imputati alle diverse attività, suddividendoli ed attribuendoli secondo criteri oggettivi attraverso l’emissione di fatture.

Per coloro che adottano dei regimi speciali e/o forfettari che prevedono l’indetraibilità dell’Iva sugli acquisti (ad esempio il regime speciale Iva agricolo), la ri-fatturazione dei costi promiscui determinerà in ogni caso il versamento dell’Iva.

turazione” dall’attività sulla quale sono state registrate le fatture di acquisto all’altra attività cui imputare pro quota il costo.

L’obbligo della fatturazione elettronica introdotto dal 1° gennaio 2019 richiede l’adozione di alcuni accorgimenti per agevolare questo tipo di passaggi interni, al fine di garantire la corretta gestione contabile.

Tali operazioni interne di ripartizione

infatti, pur non coinvolgendo soggetti terzi, sono comunque soggette all’obbligo di invio del documento elettronico tramite SdI (sono esclusi da tale obbligo i soggetti che non sono obbligati alla fatturazione elettronica).

DETRAZIONE INDEBITA Pertanto, onde evitare una detrazione indebita dell’Iva, mensilmente

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DOCUMENTI DI ACQUISTO I soggetti che demandano a terzi la tenuta della contabilità devono pertanto prestare particolare attenzione ai documenti di acquisto relativi a costi promiscui, indicando in dettaglio i valori e/o i criteri adottati o da adottare per la ripartizione dei costi sulle diverse attività; nonché emettendo o facendo emettere i documenti necessari alla contabilizzazione dei passaggi interni.

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GIURISPRUDENZA DI MARA FOSFORO - AVVOCATO

Crediti esattoriali prima di pagare…

Torno nuovamente sulla questione della prescrizione delle cartelle esattoriali ricordando che tale concetto si riferisce al termine entro il quale l’Agente della Riscossione (oggi, l’Agenzia delle EntrateRiscossioni) può portare ad esecuzione i crediti portati nella cartella stessa, iscri-

vendo ad esempio fermi amministrativi sulle auto di proprietà dei contribuenti o procedendo con pignoramenti.

Tale termine, in particolare, può essere interrotto dall’Agente della Riscossione dall’invio di messe in mora o di altri atti, idonei ad interrompere la prescrizione

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(quali ad esempio l’iscrizione di ipoteca).

TERMINI DI PRESCRIZIONE Per molti anni si è sostenuto che, indipendentemente dal credito portato dalla cartella, si dovesse applicare il termine di prescrizione decennale: notificata la cartella, quindi, l’Agente della Riscossione aveva dieci anni per eseguirla.

Sul punto è intervenuta la Suprema Corte che, nel 2016, ha invece statuito che la cartella non potesse rappresentare un titolo esecutivo con efficacia di giudicato (come, ad esempio, un decreto ingiuntivo) e che, pertanto, anche la cartella esattoriale dovesse essere assoggetta al termine di prescrizione più breve, eventualmente previsto dalla normativa per il singolo credito in essa portato.

In senso conforme al disposto delle Sezioni Unite si pone oggi la stragrande maggioranza dei tribunali di merito, anche piemontesi (Tribunali di Cuneo e Torino).

CINQUE ANNI Di conseguenza, ad esempio, dal momento che la prescrizione del diritto a riscuotere le somme dovute a titolo di sanzioni amministrative pecuniarie per violazioni previste dal Codice della Strada è regolata, per espressa previsione dell’art. 209 del Codice medesimo, dall’art. 28 della Legge n. 689/1981 secondo il quale il diritto alla riscossione delle multe si prescrive nel termine di cinque anni dal giorno

GIURISPRUDENZA in cui è stata commessa la violazione, è evidente che anche la cartella avente ad oggetto tali pretese si prescriverà nei cinque anni successivi alla notifica della cartella medesima.

CREDITI INPS Analogamente, nel caso di crediti pretesi dall’INPS per omesso versamento di contributi e somme aggiuntive, l’art. 3, comma 9, lett.

B, della Legge n. 335/1995 dispone che “le contribuzioni di previdenza e di assistenza sociale obbligatoria si prescrivono e non possono essere versate con il decorso dei termini di seguito indicati: [...] b) cinque anni per tutte le altre contribuzioni di previdenza e di assistenza sociale obbligatoria”, con la conseguenza che la cartella avente ad oggetto contributi Inps non versati soggiacerà alla prescrizione quinquennale.

RICORSO AL GIUDICE Nonostante la ormai chiara interpretazione giurisprudenziale, l’agente

pretese e l’estinzione del diritto di credito.

Attenzione alla prescrizione: controllare bene la documentazione trasmessa dall’Agente della Riscossione e la data di notifica della riscossione tende a non annullare d’ufficio le cartelle prescritte; sempre più spesso, pertanto, il contribuente è costretto a “trascinare” l’agente della riscossione davanti al Giudice per ottenere una pronuncia che dichiari la prescrizione delle

OBBLIGO AL RIMBORSO E ciò, peraltro, in presenza di un filone giurisprudenziale che si è spinto ad affermare la sussistenza di un obbligo al rimborso da parte dell’Inps delle somme già prescritte al momento del pagamento, con la possibilità per i contribuenti che hanno già pagato di pretendere la restituzione di quanto versato, in quanto contributi previdenziali già prescritti.

Tale pronuncia, a ben vedere, potrebbe essere molto importante, dal momento che proprio in questo periodo scadono le domande di definizione agevolata dei carichi pendenti (rottamazione ter). L’invito, pertanto, è quello di verificare sempre se le pretese siano ancore dovute, controllando la documentazione trasmessa dall’Agente della Riscossione ed, in particolare, la data di notifica della cartella esattoriale e la presenza di eventuali atti interruttivi.

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ATTUALITÀ DI DAVIDE GALFRÈ - GEOMETRA - galfre.davide@gmail.com

Impianti fotovoltaici in arrivo nuove agevolazioni Attesa per l’emanazione del Decreto sulle Fonti Energetiche Rinnovabili, ma dalle prime indiscrezioni è possibile iniziare a farsi qualche conto L’installazione di nuovi impianti fotovoltaici molto probabilmente godrà di nuove agevolazioni ai fini della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Al momento in cui viene scritto il presente articolo non è ancora certa l’emanazione del Decreto sulle Fonti Energetiche Rinno-

vabili, ma le notizie che circolano ormai da prima dello scorso Natale sostengono che tale Decreto sia pronto per la definitiva emanazione, dopo una lunga serie di modifiche.

QUALI AGEVOLAZIONI L’agevolazione consisterebbe nel pagamento per il periodo di vent’anni ad una tariffa agevolata dell’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico e “venduta sul posto” oltre alla possibilità di auto-consumare l’energia prodotta (dunque di evitare di pagare l’eventuale consumo in bolletta).

Gli impianti agevolabili dovranno avere una potenza minima di 20 kW, ma è chiaro che c’è più convenienza quanto più sono potenti gli impianti fotovoltaici.

MINORE CONVENIENZA L’agevolazione sarà certamente emanata nelle prossime settimane, ma, diciamolo subito, lo studio dei calcoli di convenienza redatti dagli addetti ai lavori ci mostrano che non si verificherà la stessa vantag-

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ATTUALITÀ giosità economica che si proponeva con le prime agevolazioni previste per chi, una decina d’anni orsono, faceva installare i pannelli fotovoltaici sui tetti dei propri fabbricati cedendo in comodato d’uso o in locazione la copertura. In ogni caso una convenienza esiste ed è bene valutarne la possibilità.

CASO VANTAGGIOSO Chi non deve farsi scappare questa opportunità saranno sicuramente i proprietari delle stalle o dei fabbricati che sono coperti con tetti in amianto: infatti nell’erogazione dell’agevolazione sarebbero preferiti gli interventi con cui si eliminano coperture nocive; anche i tetti su cui non è presente l’amianto da rimuovere potranno godere dell’agevola-

zione, ma saranno messi in un secondo piano.

ACCORDI PRATICI Un metodo per poter fruire della detrazione è quello per cui il proprietario interviene direttamente nell’investimento economico per

la rimozione del manto di copertura esistente e la successiva posa dei pannelli fotovoltaici, oppure la soluzione normalmente più appropriata è quella in cui il proprietario del fabbricato può mettersi in contatto con i posatori di

impianti fotovoltaici con cui trovare l’accordo per la gestione della copertura (comodato d’uso, contratto di locazione ecc…) e, se l’impresa posatrice riterrà interessante l’intervento, si preoccuperà di redigere i documenti necessari per

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ATTUALITÀ garantirsi l’agevolazione e, una volta che si sarà sicuri di ottenere l’agevolazione stessa, si avrà 18 mesi di tempo per realizzare i lavori di eliminazione dell’amianto e successiva posa dei pannelli fotovoltaici.

PREVENTIVI OPPORTUNI Come detto, è possibile che il guadagno non sia altissimo e che, in taluni casi, potrebbe anche non esistere una vera e propria convenienza economica, ma vale sicuramente la pena chiedere informazioni per un preventivo (anche perché la produzione energetica da fotovoltaico è rinnovabile ed ha dunque un valore più morale/ ambientale che strettamente economico/speculativo).

CALCOLI ECONOMICI In linea di massima si può dire, molto genericamente, che su impianti di 80/100 kW il rientro economico possa essere tra gli

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8 ed i 12 anni assicurando un guadagno certo per tutti gli anni successivi, immaginando che un impianto fotovoltaico possa durare per almeno 25/30 anni ed il trattamento fiscale agevolato è garantito per almeno vent’anni.

Ma se questi ultimi conti spannometrici valgono per chi volesse investire in prima persona, il consiglio per tutti coloro che fossero proprietari di capannoni, fabbricati, tettoie, stalle, eccetera, è quello di informarsi con un’impresa installatrice o con un perito elettrotecnico, ingegnere o geometra esperto del settore per verificare con un calcolo preventivo l’effettiva convenienza economica e le reali possibilità di rinnovare il tetto di copertura, specie se ancora in amianto.

Si rimanda ad eventuali ulteriori approfondimenti futuri in vista dell’imminente emanazione ufficiale del Decreto Fonti Rinnovabili.

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ENOLOGIA DI CARLO ARNULFO - AGRONOMO - ENOLOGO - carlo.arnulfo@bio-service.biz

Come orientare la difesa verso la sostenibilità La difesa della vite da patologie è una necessità da quando le malattie classiche della vite sono arrivate in Europa passando attraverso Francia e Regno Unito, provenienti dall’America.

SISTEMI ANTICHI Non illudiamoci che prima della comparsa

tivi vocati anche nel contenere gli attacchi dei patogeni.

NUOVE REALTÀ Le spinte subite a metà del secolo precedente, che hanno portato un ampliamento sia della superficie vitata che della produttività, avevano dimenticato che la suscet-

Peronospora

Peronospora

di Oidio (1845), Fillossera (1867) e Peronospora (1878) la coltivazione della vite fosse completamente esente da patogeni.

Già ai tempi dei romani si conoscevano le varie patologie (fra le quali ricordiamo il mal dello spacco e la tignola) e anche i metodi di cura.

Erano patologie che trovavano metodi di controllo di natura agronomica che facevano leva sulla scelta di varietà e siti produt-

tibilità alle avversità poteva essere condizionata anche dalle scelte sia poliannuali (scelta del sito, della varietà) sia anche dalle scelte riguardanti la gestione annuale della vigna.

D’altro canto, nato o creato il problema, c’era sempre chi metteva a disposizione la soluzione e, se facciamo riferimento alla visione più diffusa nel passato anche recente, sembra che si fosse raggiunto una

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ENOLOGIA sorta di equilibrio che riusciva ad accontentare tutti o quasi.

CONSUMATORE E AMBIENTE Ora questo equilibrio si è rotto e cominciamo a comprendere che in cima alla filiera non va posto il produttore ma invece il consumatore con le sue esigenze sia salutistiche che di attenzione verso l’ambiente.

L’attenzione verso il consumatore e l’ambiente si è avviata anche sulla spinta di organi internazionali, fra i quali citiamo l’Oive (organizzazione internazionale della vigna e del vino), i quali hanno dettato linee guida da attuarsi secondo un approccio globale che interessa aspetti ambientali, di sicurezza dei prodotti, la salute del consumatore e valorizza gli aspetti storici paesaggistici.

DIFESA STRATEGICA È su questo tema che dobbiamo confrontarci anche quando si parla di difesa.

Quest’ultima non deve essere un sostantivo pieno di significati esclusivamente negativi, che evocano soluzioni grossolane piuttosto diffuse nel passato, ma dobbiamo fargli acquisire, anche attraverso l’impostazione di comportamenti attenti e virtuosi, una connotazione positiva. “Difesa” va coniugato pertanto con il termine “strategia”, la quale deve far leva sulla prevenzione e sull’attenta scelta delle sostanze da utilizzare. Negli ultimi anni, l’industria stimolata da queste nuove istanze si è attivata offrendo una gamma di prodotti più performanti così ampia da far pensare che le varie proposte fossero già pronte da tempo ma chiuse in un cassetto nell’attesa di tempi migliori ma anche che risposte così repentine siano ancora carenti di adeguate verifiche in campo, soprattutto quando si tratta di prodotti non registrati come agrofarmaci. È per questo motivo che dobbiamo, all’inizio di una campagna, fermarci

Nei vigneti, l’approccio alle patologìe diventa globale e interessa ambiente, sicurezza dei prodotti, salute del consumatore e valorizzazione storica e paesaggistica

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ENOLOGIA

un attimo e, alla luce delle difficoltà incontrate nella campagna precedente, fare il punto della situazione mettendo a confronto vecchie e nuove proposte.

o varietà sono Botrytis, Escoriosi, Nottue, Marciumi radicali.

Mentre in passato, di primaria importanza nell’impostazione della strategia di difesa era l’efficacia della molecola impiegata, attualmente, in virtù della necessità di ridurre gli impatti ambientali e di ottenere prodotti con connotati di salubrità, occorre ampliare i criteri di scelta e verificare anche la sicurezza, l’interferenza su altre patologie nonché sugli equilibri degli altri patogeni.

SCALA DI GRAVITÀ Se facciamo riferimento alle zone viticole piemontesi ed escludiamo le varietà che per genetica, morfologia e areale di coltivazione presentano problemi particolari, si può fare una scala di gravità dei vari patogeni, mettendo al primo posto la peronospora, al secondo l’oidio, poi flavescenza dorata, esca e tignole. Le altre patologie dette minori non per gravità ma per loro presenza occasionale o legata a specifici ambienti

DESTINO DELLE MOLECOLE Di fondamentale importanza risulta anche capire il destino della sostanza utilizzata e verificare se si trasforma in molecole di base (acqua, anidride carbonica, ecc) o si trasforma in molecole diverse ma stabili nel tempo.

La sicurezza della molecola o l’efficacia sono il dilemma a cui sovente siamo sottoposti; ma la risposta non può essere univoca e deve commisurarsi alla specificità della situazione, alla pressione di infezione messa

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anche in relazione alla suscettibilità dell’ospite.

Per quanto riguarda la sicurezza, occorre far riferimento alla normativa in vigore (CLP), la quale ci fornisce non pochi elementi di giudizio. Le sostanze impiegate sono catalogate in diverse classi di pericolosità, individuabili con pittogrammi. A ognuno di questi sono associate una o più frasi di pericolo, identificabili con la lettera H (hazard) seguita da un numero, dalle quali si può ricavare il tipo di pericolosità.

I residui ammessi nel vino, misurabili in ppm, non vengono segnalati e neppure vengono indicati, come si diceva in precedenza, la durata della molecola e tantomeno il tipo di metabolita secondario.

DISTINGUERE I FORMULATI Intanto facciamo alcune precisazioni dividendo i formulati a disposizione tra quelli registrati come fitofarmaci e quelli non registrati come tali ma venduti come fertilizzanti, corrobo-

ENOLOGIA ranti o elicitori. I prodotti del primo gruppo hanno schede tecniche dove vengono indicati il principio attivo, le frasi di pericolosità, le dosi di impiego, e anche, per alcuni, gli intervalli minimi di utilizzo e il periodo di carenza ma soprattutto il patogeno controllato. I secondi, non avendo registrazione, non possono indicare altro che i dosaggi e la loro azione

recchi fattori: condizioni ambientali dell’epoca di intervento e dei giorni successivi, condizioni di sviluppo dell’ospite, stadio vegetativo, ecc.

Va ricordato inoltre che l’utilizzo dei prodotti afferenti al secondo gruppo richiede una logica che prevede l’uso di varietà resistenti, di interventi agronomici mirati a ridurre l’intervento del patoge-

Fillossera su vite americana generica; questi per lo più vengono consigliati in aggiunta a prodotti di cui è nota l’efficacia: pertanto diventa difficile capire la vera attività della sostanza impiegata.

DIVERSA EFFICACIA La seconda considerazione è che l’efficacia dei primi è sperimentata, conosciuta, misurabile e poco condizionabile da fattori ambientali mentre quella del secondo gruppo è molto variabile perché dipende da pa-

no o la suscettibilità della pianta. Avendo questi prodotti una minor persistenza va da sé che vanno utilizzati in modo ripetuto e in momenti con risposte certe; di conseguenza il loro utilizzo diventa più oneroso.

PRODOTTI DI SINTESI Nell’ultimo periodo i prodotti di sintesi hanno, a onor del vero, cambiato veste e sostanza, dopo che la direttiva 128/2009 sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e il L’imprenditore agricolo • Maggio 2019

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regolamento 1107/2009 sulla cessione e sull’utilizzo degli stessi hanno posto le basi per un uso più consapevole. A tal punto va anche chiarito che non tutto quello che è di sintesi è dannoso, ma occorre fare distinzioni tra numerose variabili (impatto ambientale, nocività nei confronti dell’utilizzatore, influenza sulla salubrità del vino, specificità d’azione e l’efficacia).

MOLECOLE NATURALI Occorre anche chiarire come tutto quello che deriva da molecole presenti in natura non è esente da problemi: un esempio può essere il

Trattamenti in vigneto rame su cui le indicazioni del mondo scientifico hanno le idee chiare e ne suggeriscono un uso limitato in quanto metallo pesante, con tempi di degradazione che superano i 100 anni; altro esempio potrebbe essere il piretro, di origine naturale, che pur avendo una durata limitata ha il tempo per eliminare indiscriminatamente

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tutti gli insetti presenti in vigneto, sia dannosi che utili.

PERONOSPORA Va sottolineato che gli strumenti a disposizione per soluzioni attente all’ambiente e rispettose delle istanze del consumatore sono accessibili e funzionano anche quando, per

evitare di cadere in accorciatoie, si ha la volontà di adottare strategie utili ad affrontare le sfide della sostenibilità ambientale ed economica. Per ora iniziamo a porre l’attenzione alla malattia che maggiormente preoccupa i viticoltori locali: la peronospora. Nella scelta dell’antiperonosporico dobbiamo sempre prendere in considerazione: a- la modalità di azione; b- la dilavabilità; c- l’efficacia; d- la traslocazione all’interno della foglia o del flusso linfatico; e- gli aspetti tossicologici.

Le modalità di azione sono importanti per capire se dobbiamo intervenire prima che si avvii l’infezione, immediatamente dopo l’inoculo o a ridosso della fine del ciclo di sviluppo.

COSA USARE A tal punto, fatta una disamina delle molecole utilizzabili nella situazione contingente, occorrerà individuare quelle che, per carattere tossicologico, sono le più performanti e meno impattanti. L’uso dei pittogrammi, anche se non esaustivo, è di valido aiuto: un numero ridotto di pittogrammi sta a significare un minor impatto.

A titolo di esempio, suddividiamo alcuni formulati in base alla CLP: profilo tossicologico nullo/ non classificato: cyazofamide, fosfonato di sodio, fosfonato di potassio; basso profilo tossicologico: ossicloruri, fosetil alluminio, ametoctradina, alcuni CAA; medio profilo tossicologico: metalaxil, rame idrossido, alcune poltiglie bordolesi; alto profilo tossicologico: folpet, mancozeb, cimoxanil. Non potendo fare un elenco completo delle sostanze utilizzabili, si rimanda il lettore alle informazioni che comunque compaiono in modo evidente sulle confezioni.

QUESTIONE RESIDUI Sulla possibilità di limitare o evitare del tutto i residui, si ha qualche difficoltà maggiore: si sa che le molecole hanno dei tempi di degradazione di lunghezza variabile in funzione soprattutto della loro struttura. Questi parametri non sono solitamente forniti dalle ditte produttrici, le quali si limitano a garantire la presenza di residui entro i limiti consentiti nel caso di corretto utilizzo.

Le strategie di sostenibilità, già da tempo impiegate, si sono poste l’obiettivo di evitare residui; pertanto, in carenza di dati forniti dalle ditte, devono far leva su esperienze specifiche in grado di selezionare le molecole anche in base alla loro degradazione in metaboliti secondari come acqua, anidride carbonica e minerali. Sicuramente quest’ultimo è un ulteriore passo avanti che va oltre le norme e proietta l’Azienda in una posizione vantaggiosa per le sfide future.

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ENOLOGIA

Le sessanta vendemmie dei produttori in Langa Era il 27 aprile 1959 quando un gruppo di coraggiosi viticoltori di Clavesana, comune nelle Langhe Sud Occidentali, decisero di unirsi per perseguire un obiettivo condiviso. Da 32 soci fondatori sono cresciuti a 230: oggi coltivano 380 ettari di vigne in collina, tra i 280 e i 500 metri sul livello del mare. Producono dolcetto, barbera, nebbiolo, ma anche chardonnay e pinot nero. Sono i Produttori in Langa che hanno festeggiato l’importante traguardo delle 60 vendemmie.

ITALIA E SVIZZERA Una festa che ha coinvolto i soci ma anche tanti ospiti.

Su tutti, alcuni protagonisti della cooperazione italiana e svizzera che si sono confrontati in una tavola rotonda: Michael Hock, enologo della St Jodern Kellerei, Visperterminen (Svizzera), Giuseppe Bursi, presidente delle Cantine Settesoli a Menfi (Agrigento, Sicilia) e Gianni Pasquale, direttore della Cantina Frentana a Rocca San Giovanni (Chieti, Abruzzo), affiancato dal loro agronomo, il pie-

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montese Maurizio Gily. Realtà diverse a confronto per raccontare le scelte fatte e le sfide che nei prossimi anni, dovrà affrontare la cooperazione.

SPIRITO DI SACRIFICIO «Iniziarono i nostri predecessori a pigiare pochi quintali d’uva già nella vendemmia 1959 – ha raccontato il presidente dei Produttori in Langa Giovanni Bracco – avevano un telo sulla testa e dormivano in cantina tanto era lo spirito di sacrificio. Da allora abbiamo fatto tanta strada e

oggi ci aspettano altre sfide con la sperimentazione di nuovi vitigni su queste colline: non solo dolcetto che tradizionalmente, era l’unica uva o quasi coltivata qui, ma anche nebbiolo, chardonnay e pinot nero con cui scommettiamo sul futuro dell’Alta Langa come spumante di altissima qualità».

bolicamente aperta la prima bottiglia di Alta Langa Docg, un Mathusalem (6 litri), che apre ufficialmente la commercializzazione del nuovo spumante firmato dai Produttori in Langa.

La festa si è conclusa con una grande cena in cantina e un brindisi degli oltre 200 soci presenti.

I Produttori in Langa pro-

Al compleanno della Cantina di Clavesana, tanti ospiti della cooperazione italiana e svizzera, verso nuovi orizzonti viticoli SVOLTA DEL DUEMILA Il direttore ed enologo Damiano Sicca ha aggiunto: «La svolta è iniziata nel Duemila con il conferimento totale delle uve dei soci, selezioni più rigorose in vigna e vinificazioni più moderne. Scelte che hanno portato a Produttori in Langa, un progetto nuovo che nasce dall’esigenza di un ulteriore cambiamento che accompagna le scelte di diversificazione delle cultivar in vigna. Dalla vendemmia di quest’anno avremo anche una linea biologica».

NUOVO SPUMANTE Durante i festeggiamenti dei 60 anni, si è così sim-

ducono un milione e 800 mila bottiglie. Il fatturato della cooperativa ha sfiorato i 6 milioni di euro a fine 2018.

PROFUMO BIOLOGICO Uno sguardo sui soci. L’età media è piuttosto alta: 59 anni, ma i filari si stanno internazionalizzando con soci stranieri provenienti da alcuni Paesi esteri tra cui Svizzera, Lituania, Giappone. Le quote rosa rappresentano poco meno di un terzo dei soci.

A inizio anno si è costituita una Consulta Giovani con gli under 40: in questo gruppo, emergono nuove sensibilità come quella del biologico.

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Digitali e internazionali le nuove wine manager A Vinitaly le Donne del Vino e i vertici di VeronaFiere hanno dato il via libera a due progetti destinati a potenziare le carriere e il talento femminile nel marketing e nella comunicazione del vino, due settori questi, di cui le cantine italiane

comunicative e di relazione. Il lancio è stato fatto alla cena di fine Vinitaly, al Palazzo della Gran Guardia, dalla presidente delle Donne del Vino Donatella Cinelli Colombini e dal presidente di Veronafiere Maurizio Danese con il

di formazione per le under 30; l’altro, «E-Learning», è rivolto alle wine business manager.

FUTURE Future è un archivio telematico con tutte le opportunità formative in cantine,

L’annuncio dei nuovi progetti delle Donne del vino a Vinitaly hanno bisogno per allargare i loro orizzonti commerciali. Una scommessa sul contributo che le donne del vino possono dare all’intero comparto enologico in termini di gestione delle imprese, di capacità

direttore Giovanni Mantovani, il brand manager Gianni Bruno e Stevie Kim, managing director of Vinitaly International.

Due i progetti con obiettivi diversi: il primo, «Future», è pensato come opportunità

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enoteche, ristoranti, agenzie giornalistiche e di pr, studi di consulenza enologica cioè in ogni segmento della filiera del vino. Sono proposte dalle aziende delle Donne del Vino alle under 30. Il progetto parte

da un’idea di Alessandra Boscaini, delegata del Veneto. Lezioni, stage, corsi, visite didattiche, borse di studio: l’obiettivo è di offrire ogni anno un calendario di centinaia di opportunità formative diversificate e distribuite in ogni parte d’Italia. Mira a riunire in un solo database le attività esistenti in modo che servano da stimolo per le Donne del Vino, convincendole a dare un contributo alla crescita professionale delle nuove generazioni. La creazione di un’offerta complessiva renderà più agevole, alle giovani leve, la ricerca di opportunità formative adatte alle loro esigenze in base alla tipologia di lavoro, la data e la regione. Le offerte formative verranno pubblicate in uno spazio del sito web www.ledonnedelvino.com.

E-LEARNING E-learning è un progetto di formazione a distanza cre-

ENOLOGIA

ata dalla società veronese WineMeridian-WinePeople per accrescere le performance degli addetti alla vendita del vino e specificamente delle donne.

Punta a potenziare il naturale talento femminile nella comunicazione, nello storytelling e nel “procedere creando relazioni” come dice il professore di neuromarketing della IULM Vincenzo Russo descrivendo quel sistema di rapporti che consolida i rapporti di business trasformandoli in relazioni commerciali stabili. Due le proposte: un corso on

nale di donne del vino a Simei 2019, in programma dal 19 al 22 novembre 2019 a Fiera Milano-Rho. Ci sta lavorando una commissione che avrà il compito di contattare e creare una rete con le associazioni femminili del vino di tutto il mondo: dalla Francia agli Usa, dalla Grecia all’Argentina fino in Australia sono tantissime le unioni di donne occupate nel mondo vitivinicolo con cu scambiare opportunità, canali di comunicazione per diffondere notizie sulle rispettive attività, viaggi del vino».

Battezzati dai vertici di VeronaFiere alla festa di fine Vinitaly i nuovi progetti di formazione “future” e “e-learning” promossi dalle Donne del vino line sarà rivolto a chi sta già lavorando nel mondo vitivinicolo e l’altro a chi desidera entrarci, sia come prima esperienza professionale sia come evoluzione, cambiamento della propria attuale attività lavorativa.

CANTINE ROSA «È un tassello importante nell’ottica di una sempre maggiore internazionalizzazione delle cantine italiane guidate da donne – dicono Donatella Cinelli Colombini e Antonella Cantarutti, rispettivamente presidente e vice nazionali delle Donne del Vino – Stiamo lavorando per creare un network mondiale di donne che lavorano nel vino. A novembre, si terrà il primo Forum internazio-

PENSIERO DIFFERENTE Una scommessa che mette in gioco le Donne del Vino e riconosce i loro risultati: secondo gli ultimi dati Censis, le donne a capo di aziende agricole coltivano il 21% del Sau, ovvero la superficie agricola utilizzabile ma producono il 28% del Pil agricolo.

Dal 2003 al 2017 le donne manager rurali sono cresciute del 2,3%, l’unico comparto economico tradizionale con questa variazione positiva, portando un pensiero differente e orientato all’accoglienza e alla diversificazione.

Un rinnovamento che ha contribuito, insieme alla crescita di stranieri e tecnologia, in modo positivo alla crescita dell’intero settore.

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ORTOFRUTTICOLTURA DI CECILIA CONTESSA - VIVAISTA - info@labovivairoero.com

Mandorle e noci non solo nocciole Nonostante le forti problematiche fitosanitarie e di mercato che si sono abbattute negli ultimi anni sulle produzioni frutticole piemontesi, gli investimenti per la realizza-

Gli investimenti per la realizzazione di nuovi impianti di frutta in guscio sono in continua crescita, come valutare l’idoneità dei terreni zione di nuovi impianti di frutta in guscio sono in continua crescita. Il nocciolo fa da capofila tra le specie in espansione, grazie alla forte richiesta da parte dell’industria, ma anche nuove alternative come mandorlo e noce hanno interessato gli investimenti degli agricoltori, che cercano alternative alle più classiche produzioni.

FATTORI DA VALUTARE Ad indirizzare la scelta sono, in primo luogo, le condizioni pedo-climatiche delle zone interessate. L’analisi del terreno, il rischio di importanti ritorni di freddo nei mesi di marzo-aprile e la disponibilità idrica sono tra i principali fattori da valutare per la scelta dell’idoneità e della vocazionalità di un determinato appezzamento alla coltivazione di una specie/cultivar rispetto ad un’altra.

Il mandorlo predilige terreni con pH basici, situati in zone dove il rischio di gelate sia minimo durante il periodo di fioritura,

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dalla metà alla fine del mese di marzo. Il noce si adatta maggiormente a terreni con pH tra 6 e 8 ed in aree dove nel mese di aprile, periodo di germogliamento della pianta, non siano comuni ritorni di freddo rilevanti. In entrambi i casi la disponibilità idrica è importante per lo sviluppo delle piante e per la resa della produzione.

Il noce ha un fabbisogno idrico maggiore rispetto al mandorlo, in particolare durante il periodo di maturazione dei frutti ed apertura del mallo.

EFFETTO POTATURA Per lo sviluppo ottimale delle piante e per indurre il più possibile la formazione di gemme a fiore, quindi produttive, gli interventi di potatura sono indispensabili fin dai primi anni. Per il noce ci si concentra sullo sviluppo dell’asse centrale e quindi sulla formazione equilibrata dei palchi.

Per il mandorlo si interviene con potature verdi, in particolare topping, per stimolare la formazione di dardi e brindilli che l’anno successivo porteranno la produzione di frutti.

In entrambi i casi, bisogna osservare un piano di interventi annuale volto ad eliminare i rami non più produttivi, secchi o nell’eventualità malati, per mantenere una produttività costante e un buono stato fisiologico delle piante.

Gli interventi di potatura stimolano la pianta ad emettere rami giovani maggiormente vigorosi e quindi a prolungare la vita produttiva delle piante.

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NOTIZIE DALLE AZIENDE

Chianchia srl Novità e innovazione dal Porte Aperte

Sabato 18 maggio, come da tradizione annuale, si è tenuto presso l’azienda Chianchia Srl un evento di porte aperte, in occasione del convegno “il nocciolo come laboratorio tecnico dell’innovazione”. Come ogni anno, grandissima è stata la partecipazione all’evento cheraschese: pubblico sempre più preparato in ambito di raccolta e lavorazione

nocciole e frutta a guscio e con grande attenzione alla ricerca della qualità e dello sviluppo tecnologico dei materiali e delle macchine, caratteristiche fondanti dell’attrezzatura Chianchia, dal 1995.

Un evento che, con il trascorrere degli anni, ha saputo rinnovarsi e cambiare radicalmente, dando una svolta tecnologica e ampliando notevolmente le

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vedute in ambito espositivo, permettendo a molte aziende di parteciparvi e di esporre nella sede Chianchia di Cherasco. Durante tutta la manifestazione è stato possibile saggiare “a mano” e con praticità la vera qualità delle macchine verdi-gialle Chianchia; una qualità che i titolari, dal 1995, ricercano con progettazioni e realizzazioni standard delle

macchine, test approfonditi e messe a punto specifiche prima della commercializzazione al grande pubblico in tutto il mondo; ma la grande e premiata qualità Chianchia non si ferma soltanto allo studio e messa a punto pre-vendita: fondamentale e costante è l’assistenza nel post vendita, con la garanzia di interventi mirati e veloci da parte di tecnici specializzati. Inoltre, presso la sede cheraschese è disponibile un vasto magazzino ricambi per tutte le macchine. Qualità che, in ultima battuta, è valsa anche il prestigioso premio “Piemonte Eccellenza Artigiana” settore metalli comuni e ferro battuto nel 2006.

Grande attenzione nel prodotto ma anche nell’innovazione che ha portato, nel corso del 2018, alla nascita di un nuovo macchinario per la raccolta nocciole, innovativo ed intelligente; non solo, già durante i primi mesi del nuovo anno, hanno fatto bella comparsa anche un nuovo macchinario spandiconcime, definito come C300, insieme a nastri trasportatori di nuova generazione con efficienza migliorata. Particolare attenzione e grande interesse ha suscitato nel pubblico il nuovo spandiconcime C300: non è una macchina convenzionale,

I titolari dell’azienda cheraschese Chianchia srl, da destra Mario, Giovanni e Dario ma frutto dell’ingegno e del costante studio di tutto il team Chianchia insieme all’esperienza più che ventennale dei titolari Mario e Giovanni Chianchia.

L’efficienza e la grande intelligenza sono il vero cavallo di battaglia del nuovo spandiconcime; la concimazione localizzata, oltre a renderlo unico, permette di evitare sprechi e costi aggiuntivi, migliorando notevolmente anche la risposta della pianta al fertilizzante. Ingegno, tecniche e esperienza che hanno valso il premio “menzione tecnica 2019” nella

Fiera della meccanizzazione agricola di Savigliano, traguardo di grande lustro per l’azienda cheraschese e consacrazione del merito per la nuova C300.

Durante tutto il giorno si è discussa e approfondita la tematica del nocciolo sotto tutti i suoi vari aspetti in mezzo a tutta la gamma Chianchia e a un notevole buffet offerto ai numerosi partecipanti. L’azienda ed i titolari ringraziano sentitamente i numerosi clienti e tutti i partecipanti intervenuti in questo giorno di porte aperte.

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ORTOFRUTTICOLTURA

Impianto del noccioleto come va progettato Fondamentale tenere in considerazione vocazionalità ambientale, materiale da mettere a dimora, forma di allevamento e scelta degli impollinatori E’ importante ricordare che le scelte e le operazioni fatte nella fase dell’impianto del noccioleto sono quelle che influiscono su tutto il ciclo e la durata della coltura. I punti fondamentali che vanno tenuti in considerazione nella fase di progettazione dell’impianto sono: - caratteristiche dell’appezzamento (pedologiche) e del sito di impianto (vocazionalità ambientale);

- scelta del materiale da mettere a dimora, dei sesti d’impianto e della forma di allevamento; - scelta degli impollinatori e disposizione degli stessi.

CARATTERISTICHE PEDOLOGICHE Il nocciòlo è pianta che concentra buona parte dell’apparato radicale nei primi 50-60 cm di terreno, ovviamente fatte salve le

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radici di “ancoraggio” al suolo che possono raggiungere una profondità anche di 2 m. Questa particolarità condiziona la realizzazione di un nuovo impianto in quanto vincola la scelta alla conoscenza delle caratteristiche pedologiche del terreno che si intende destinare a corileto. Un’analisi del suolo completa viene eseguita di norma ogni dieci anni per supportare

tecnicamente la valutazione di vocazionalità del terreno che si intende destinare a corileto.L’impiego dell’analisi del suolo per la determinazione delle concimazioni viene di norma realizzata ogni 4 – 5 anni e dovrà considerare prevalentemente la sostanza organica, i macronutrienti azoto, fosforo e potassio, la CSC ed il pH. Il capitolo “La fertilizzazio-

ORTOFRUTTICOLTURA ne del noccioleto” amplia e specifica ulteriormente argomenti inerenti la concimazione del corileto.

TERRENI IDONEI I terreni più idonei per l’impianto di nocciòlo hanno le seguenti caratteristiche: UÊterreni sciolti, permeabili (ideali i terreni francolimosi: sabbia circa 50%; limo 40%; argilla 10%.

Sono poco idonei i terreni eccessivamente sabbiosi, eccessivamente argillosi o eccessivamente calcarei e quelli troppo superficiali); UÊpH compreso tra 5,5 e 7,5 (da sub acido a sub alcalino). Il valore di pH influenza l’attività dei microorganismi presenti nel suolo (funghi e batteri) e la disponibilità di elementi minerali;

UÊcalcare attivo: percentuale inferiore all’8%.

Il calcare attivo è la parte di calcare solubile nella soluzione circolante del suolo. Se compreso entro certi valori ha un effetto positivo su nutrizione vegetale e sulla mineralizzazione. L’eccesso inibisce assorbimento di alcuni elementi come ferro, fosforo e microelementi (manganese e boro) perché li rende insolubili; UÊsostanza organica: in condizioni normali i livelli di sostanza organica dovrebbero essere superiori al 2% ma in realtà questa situazione è rara al punto che consigliamo di ricorrere ai sovesci.

Il contenuto di sostanza organica è importante perché influisce su strut-

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ORTOFRUTTICOLTURA

Figg. 1-4 Alcune immagini degli effetti della gelata su piante di nocciolo

Fig. 1 - Sintomi di gelata su frutticini (Foto Antonio Marino)

Fig. 2 - Sintomi di gelata su ramo (Foto Antonio Marino)

Fig. 3 - Pianta di 2 anni gelata

Fig. 4 - Apice vegetativo e infiorescenze gelate

tura del terreno, limita i fenomeni di erosione e compattamento (soprattutto nei terreni argillosi).

Si sconsiglia l’impianto in terreni asfit-

tici, argillosi ed eccessivamente acidi.

VOCAZIONALITÀ AMBIENTALE In fase di realizzazione di un nuovo

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noccioleto è importante tenere conto, oltre che del sesto di impianto e della forma di allevamento che si vuole impostare, anche delle caratteristiche ambientali considerando la piovosità, la ventosità e l’umidità dell’aria.

UÊPiovosità. Il nocciòlo necessita mediamente di 800 mm di acqua all’anno (periodo marzo-ottobre) e nel caso di estati siccitose vanno previste irrigazioni di soccorso durante la fase di accrescimento del seme (giugno-agosto).

UÊVentosità. Vanno evitate zone eccessivamente ventose. Il vento favorisce l’incremento dell’evapotraspirazione fogliare (acqua che evapora da foglie) e questo può creare problemi nel periodo estivo (ridotta crescita) e in situazioni critiche, può portare al disseccamento delle foglie.

UÊUmidità dell’aria (UR). L’elevata umidità favorisce gli attacchi fungini (es. gleosporiosi), e le gelate primaverili. A seconda dei valori di UR esistono due tipologie di gelate: UÊgelata bianca che si verifica con

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ORTOFRUTTICOLTURA valori di UR >80-90% e riduzione della temperatura. Si forma la brina che si deposita su organi vegetali e terreno. Il processo è esotermico con cessione di calore all’esterno; UÊgelata nera con valori più bassi di UR < 50% non si ha condensazione di vapore acqueo e formazione di brina (l’aria è asciutta).

Si genera un processo endotermico di assorbimento di calore con danni a cellule e tessuti.

Ulteriore prerogativa del nocciòlo è il lungo intervallo che intercorre tra impollinazione e fecondazione dell’ovario; questa peculiarità restringe di molto la vocazionalità siti. I ritorni di freddo tardo-primaverili possono causare sterilità anche senza produrre evidenti sintomi esterni.

GELATA FINE APRILE 2017 A fine aprile 2017 (giorni compresi tra il 19 e il 21 aprile), quando le piante di nocciòlo si trovavano in fase di germogliamento e con frutticini allegati, si è verificata una gelata nera: temperature minime alcuni gradi sotto lo zero e valori di umidità relativa dell’aria compresi tra 16 e 50%. La gelata ha interessato molte zone corilicole (alta, media collina e pianura) con danni visibili già ad una settimana dall’evento (Figg. 1, 2, 3, 4 a pagina 38).

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Dall’Emilia Romagna le novità sulla cimice Per affrontare la grave minaccia della cimice asiatica (Halyomorpha halys), tecnici, ricercatori e imprese agricole dell’Emilia Romagna si sono associati in un Gruppo Operativo per l’Innovazione (GOI) e hanno avviato nel 2016 un progetto triennale, denominato ‘Halys’, per identificare nuovi approcci di difesa contro un organismo altamente nocivo, che provoca notevoli disagi anche ai cittadini.

OBIETTIVO STRATEGICO Sono numerose le novità arrivate da questo Gruppo promosso dal Centro Ricerche Produzioni Vegetali (CRPV) e finanziato dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale 2014/2020, che vede la partecipazione attiva del sistema cooperativo. Un pool creato per fornire strumenti efficaci ed affidabili a tecnici ed agricoltori così da affrontare

ORTOFRUTTICOLTURA il monitoraggio in campo della cimice asiatica ed applicare strategie di difesa sostenibili, che tengano conto dell’etologia ed ecologia di questo insetto esotico limitando l’impiego di prodotti chimici.

CONOSCERE L’INSETTO «Il progetto triennale (2016/2018) sviluppato dal GOI – spiega la coor-

RETI MULTIFUNZIONALI «Sotto il profilo della difesa – prosegue Tommasini – è stata dimostrata l’utilità di tecniche di prevenzione fisica come l’impiego delle reti multifunzionali, che attualmente rappresentano uno degli strumenti più performanti per proteggere le produzioni frutticole dalla cimice asiatica laddove applicate corret-

I risultati dell’attività di ricerca del Gruppo Operativo per l’Innovazione promosso dal Centro Ricerche Produzioni Vegetali

dinatrice, Maria Grazia Tommasini, del CRPV – ha permesso innanzitutto di conoscere con esattezza la biologia e l’ecologia dell’insetto e il suo adattamento al nostro territorio, evidenziando che il picco delle presenze in uscita dallo svernamento degli adulti si verifica tra aprile e metà maggio e si registrano due generazioni complete, sovrapposte.

A metà maggio inizia l’ovideposizione per la generazione svernante con un potenziale riproduttivo fino a 285 uova/femmina, mentre per la generazione estiva l’ovideposizione comincia a metà luglio con un potenziale riproduttivo fino a 215 uova».

tamente, vale a dire con copertura tempestiva dopo la fioritura».

PREDATORI NATURALI «Il progetto – rileva la ricercatrice del CRPV – ha inoltre mostrato il contributo offerto da alcuni predatori naturali presenti nei nostri ambienti (appartenenti alle famiglie Reduvidae, Nabidae, Tettigonidae), in grado di combattere efficacemente soprattutto gli stadi giovanili della cimice asiatica.

A questo proposito, appare quindi determinante preservare l’integrità e la funzionalità degli agroecosistemi per far fronte alla diffusione di specie invasive».

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TRAPPOLE A FERORMONI «Nel triennio – aggiunge Tommasini – sono state valutate anche alcune trappole a feromoni, che hanno evidenziato una buona capacità di attrazione nei confronti di tutti gli stadi di sviluppo mobili della cimice asiatica.

Questi dispositivi hanno mostrato una forte variabilità nella cattura, imputabile a diversi fattori esterni, quali l’attrattività e la vigoria delle piante circostanti e il portamento della pianta su cui sono installati.

L’impiego delle trappole è comunque utile per rilevare i picchi di presenza dell’insetto nei pressi del campo e il momento in cui fanno la loro comparsa le forme giovanili».

TEST INSETTICIDI La ricerca ha anche provveduto a saggiare diversi formulati insetticidi per valutarne l’attività contro uova, forme giovanili e adulte di Halyomorpha halys. «I prodotti più attivi – continua Tommasini – sono risultati quelli appartenenti alle classi degli

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organofosfati, piretroidi e neonicotinoidi; l’efficacia è basata principalmente sull’attività di contatto (effetto abbattente).

Tra i prodotti testati ad oggi non è stata osservata una marcata azione ovicida, mentre più soddisfacenti sono le performance nei confronti degli stadi giovanili, anche per i prodotti biologici.

Gli adulti risultano meno sensibili agli interventi insetticidi e mostrano una parziale capacità di recupero in seguito all’applicazione.

Tra l’altro – conclude la coordinatrice – lo studio ha poi comprovato che la presenza di cimici nelle uve non determina danni significativi sulla produzione e non influenza le qualità chimico-fisiche ed organo-

lettiche dei vini Lambruschi e Sangiovese, ma anche Merlot e Lugana».

METODO VINCENTE «Gli importanti risultati ottenuti attraverso questo progetto – sottolinea Raffaele Drei, presidente del CRPV – sono il frutto del lavoro di squadra condotto

Si tratta di un metodo vincente, che rappresenta un valore aggiunto e in Emilia-Romagna ha già dato buoni esiti in passato, consentendo di limitare la diffusione di altre importanti avversità quali Colpo di fuoco batterico, PSA, eccetera».

dal nostro Centro insieme agli altri centri di ricerca specializzati e alle imprese socie, a partire dal sistema cooperativo, e alla Regione con l’importante ruolo svolto dal Servizio Fitosanitario regionale, per contrastare e contenere la diffusione del temibile insetto legata ai mutamenti climatici.

VESPA SAMURAI «Occorre pertanto proseguire in questa direzione – ricorda Drei – potenziando gli strumenti di supporto alla produzione, come l’azione di coordinamento dei tecnici di assistenza alle coltivazioni, con ulteriori mezzi per rispondere alle domande ancora aperte sulla cimice asiatica e su altri fronti».

Bisogna infatti tener presente che la “guerra” contro questo temibile

insetto è tutt’altro che vinta ed a tale proposito in Cina è stato raggiunto un equilibrio attraverso la diffusione massiva di un antagonista naturale, la “vespa samurai”.

Attualmente, la sua importazione in Europa è vietata per motivi di carattere burocratico/precauzionale, ma quest’anno la sua presenza è stata segnalata accidentalmente per cui è opportuno chiedersi se non si possano prendere in considerazione per il futuro, adeguamenti alla normativa vigente.

PATOGENI ALIENI Un’esigenza particolarmente sentita in tempi in cui la globalizzazione ed i cambiamenti climatici hanno favorito la diffusione e la moltiplicazione di nuovi patogeni alieni.

Questo fenomeno, anche alla luce di un quadro normativo giustamente garantista per il consumatore e l’ambiente, lascia l’agricoltore sempre più sprovvisto di strumenti per affrontare in maniera adeguata la difesa del proprio raccolto con pesanti conseguenze sulla redditività.

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Al centro, i titolari dell’azienda Mattia e Giampiero Degiovanni, con Marco Carbonaro e Marino Tonelli

Aziende di famiglia una marcia in più Le aziende di famiglia, tramandate di padre in figlio, hanno una “marcia” in più. Lo si dice spesso, e lo confermano realtà come l’allevamento di vacche da latte della famiglia Degiovanni a Scarnafigi.

Ora lo conduce Giampiero, terza generazione: prima di lui c’era il padre Franco e prima ancora il nonno Giovanni.

E la quarta generazione sta per fare il proprio ingresso.

VACCHE DA LATTE L’azienda di Giampiero Degiovanni alleva vacche frisone.

Conta circa 260 capi: 130 bestie in mungitura e altrettante tra asciutte e giovani. Giampiero è entrato in allevamento a 14 anni, una quaran-

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tina di anni fa: «La nostra azienda esisteva già da tempo, io sono la terza generazione – racconta –. Circa 20 anni fa abbiamo inserito un primo dipendente, indiano. Poi è arrivato il secondo. Anche dopo la pensione, per qualche tempo, mio padre Franco ha continuato a dare una mano.

Ora posso contare sull’aiuto di mio figlio Mattia, (all’ultimo anno di agra-

A Scarnafigi, l’allevamento di vacche da latte della famiglia Degiovanni è alla quarta generazione.

L’istinto di espandersi ria e valido “aiutante” da un paio d’anni) e di mia moglie Caterina, che segue la parte burocratica».

NUMERO CHIUSO Come in tutti gli allevamenti di vacche da latte, anche in quello Degiovanni si allevano solo le femmine: i maschi vengono venduti nei primi giorni di vita. «Le vacche – spiega Giampiero – vanno in produzione

verso i due anni d’età. Hanno alcuni parti (quattro, cinque, sei o sette, in base a diversi fattori) e la loro carriera finisce. Quando? In base alle esigenze di un’azienda. Più di 130 capi, per esempio, a noi non starebbero. Vendiamo sia animali da vita (che proseguono dunque l’allevamento altrove, ndr) che da macello». La mungitura degli animali avviene due volte al giorno, alle 5 del mattino e alle 17,

e dura circa due ore. Il latte viene conferito alla cooperativa “Piemonte Latte” di Genola.

MENÙ DELLA STALLA L’azienda di Scarnafigi conduce anche 110 giornate di terreno. 70 seminate a loietto, 30 a prato stabile e 10 a grano e sorgo. Ciò serve per l’alimentazione delle frisone. «L’alimentazione delle nostre frisone è composta

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da trinciato di mais e insilato di loietto, che produciamo noi. Acquistiamo soltanto nuclei e soia per completare la razione».

Il “menù” che Giampiero offre ai suoi animali sembra dare ottimi risultati.

Negli ultimi anni la produzione di latte gira intorno ai 120 quintali per vacca.

Negli ultimi tempi la media è di 39 kg di prodotto al giorno per ciascun capo, con pregiati valori nutrizionali.

«Talvolta si dice che chi fa tanto latte non fa qualità. Ma non è sempre così» dice sorridendo l’allevatore.

COSTI E BUROCRAZIA Come la maggior parte delle aziende – non soltanto agricole – anche Giampiero Degiovanni indica i costi come una delle “spine” principali della propria attività. «Una difficoltà del mio lavoro? I costi, sempre crescenti.

E ovviamente ciò vale per molte imprese di tanti settori». Altro laccio è la burocrazia, ormai ossessione per tanti imprenditori.

«Fortunatamente la segue mia moglie Caterina. Non ci fosse lei dovremmo senza dubbio assumere una segretaria. È un aspetto che impegna

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un’enorme quantità di tempo».

PROGETTI FUTURI Progetti all’orizzonte? «Nel cassetto c’è sempre qualcosa – confessa Giampiero –. Un imprenditore non si ferma mai. Può essere che in futuro un leggero ingrandimento ci sia, chissà.

Per il momento attendo l’ingresso in azienda di mio figlio Mattia. Sta frequentando il quinto anno della scuola agraria a Verzuolo. La decisione su un eventuale espansione futura spetterà a lui».

Matteo Garnero

Bianca e Bianconera Saluzzo raddoppia La formula “Bianca e Bianconera” funziona. Al Foro boario di Saluzzo la doppia mostra provinciale della Razza Piemontese e della Frisona italiana ha convinto gli operatori e conquistato il pubblico. «Abbiamo assistito a una parata zootecnica di prim’ordine» osserva Roberto Chialva, presidente dell’Associazione regionale allevatori che ha promosso la manifestazione assieme al Comune di Saluzzo, Anaborapi e Coalvi.

Successo anche per l’attraente contorno musicalgastronomico che sabato

Piace l’abbinamento delle due mostre provinciali della Piemontese e della Frisona.

Primi classificati gli allevamenti Colombero e Muri Holstein

ha animato il Pala Crs fino a notte, con lo spettacolo del gruppo occitano “Lou Tapage”. Soddisfatta l’assessore Francesca Neberti, intervenuta a più riprese alla manifestazione: «Il polo espositivo del Foro boario si conferma una vetrina di eccellenza, grazie alla proficua collaborazione con l’Arap».

RING PRESTIGIOSO Protagonisti apprezzati e coccolati della rassegna, i capi bovini (un centinaio) che per due giorni, sabato 30 e domenica 31 marzo,

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ZOOTECNIA

Campionessa Frisone

Campionessa vacche Piemontesi

Campione Piemontese

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hanno sfilato sul ring.

Per la Piemontese, il giudice Franco Serra ha proclamato campione assoluto il toro Ugo, splendido esemplare dell’allevamento di Luciano Viale di Trinità.

Regina delle “bianche” è Sibilla, di Giulio Colombero di Savigliano, guidata in passerella dalla figlia Roberta.

Campione junior Big Ben (di Giovanni Dalmasso di Barge), campionessa junior Bella (di Franco Dalmasso di Saluzzo).

Classifica allevatori: 1° Colombero, 2° Dalmasso, 3° Viale.

Per la Frisona, valutata dal giudice Davide Piola, campionessa assoluta è l’elegante e imponente Muri Millennium Zermath, della società Muri Holstein di Caraglio. Classifica allevatori: 1° Muri Holstein,

2° Pessine di Sommariva, 3° Ceresetta di Savigliano, 4° Lungo di Caraglio, 5° Oria fratelli di Savigliano.

PIEMONTESISSIMO La manifestazione saluzzese si è conclusa alla domenica con “Piemontesissimo”, il pranzo di gala del mondo zootecnico, a margine del quale si è tenuta una premiazione speciale, dedicata agli allevatori benemeriti.

Presenti l’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero, il sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni e l’assessore Neberti, il presidente Arap Chialva ha consegnato la targa Razza Piemontese a Giacomo Serra di Caraglio, grande esperto di valutazione genetica, e la targa Razza Frisona a Livio Diale di Villafalletto, storico leader delle “bianconere” a livello regionale.

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Roberto Giustetto, Francesco Mina, Carlo Avagnina, Roberto Tonelli, Maurizio Tosco, Paolo Gerbaldo e Franco Lisa

Rota Guido srl sempre più importanza al “Service post vendita di biogas e zootecnia” Al servizio delle aziende a 360°!

Il Service Rota Guido raddoppia! Viste le entusiasmanti performance a soli quasi due anni dalla nascita della prima sede dedicata al Service a Cherasco in Piemonte, Rota Guido inaugura la seconda struttura Service a Manerbio in Lombardia per riuscire ad offrire un’assistenza post vendita sul territorio ancora più capillare, rapida ed efficace.

Un servizio di assistenza che nasce dalla conoscenza, dalla ricerca e dall’esperienza di coloro che ci lavorano, un servizio in grado di rispondere a tutte le esigenze delle aziende zootecniche che operano nel mondo del biogas o dell’allevamento. Francesco Mina, Responsabile della Sede ROTA GUIDO di Cherasco, è orgoglioso del lavoro fatto in questi ultimi due anni e dichiara: “Le soddisfazioni raggiunte sono tante, sia a livello personale che di team. Sono molto soddisfatto della struttura costruita in Piemonte. I clienti hanno dimostrato di avere piena fiducia in me e nel team che coordino e ce lo dimostrano ogni giorno ascoltando i nostri consigli che

insieme mettiamo in pratica. La nostra filosofia si basa soprattutto nel capire esattamente qual’è la reale esigenza del cliente in quel momento come: tamponare un’urgenza, manutenere per un breve periodo o intervenire definitivamente ristrutturando per un lungo tempo, dopodiché si parte per raggiungere l’obiettivo comune che non è quello di far spendere soldi bensì quello di farli risparmiare!” Ad oggi, il Service Rota può vantare una squadra formata da ben 35 tecnici con 28 mezzi attrezzati per far fronte ad ogni necessità del cliente. Un team di persone altamente specializzate, che quotidianamente intervengono su stalle, attrezzature zootecniche, impianti biogas e cogeneratori offrendo un servizio di assistenza a 360°. Tanti accordi in esclusiva, in particolare con Schnell Tedom e 2G. Alberto Rota, Amministratore Delegato di Rota Guido Srl si ritiene molto soddisfatto dei risultati raggiunti in Piemonte, con una rete di clienti molto performanti che stanno dando tante soddisfazioni. “Il Service di Cherasco”

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Cristian Graberr tecnico Schnell-Tedom durante l’avviamento del nuovo motore DC13 Presso Az. Agr. LA MAGNOLIA

dice Alberto Rota, “capitanato dal nostro Francesco Mina, sta crescendo sempre di più e con lui tutto il personale soprattutto nel settore della Cogenerazione, ed è per questo motivo che abbiamo deciso di aprire il secondo polo Service anche in Lombardia a Manerbio, il cui Responsabile Alberto Moro è pronto a dare il proprio contributo alle aziende nostre clienti”. Rota prosegue: “Dalla partnership con Schnell stiamo promuovendo il nuovo cogeneratore DC13 Ciclo 8. Gli ultimi tre motori sono stati installati proprio in Piemonte. Un’ottima soluzione per ottenere di più dal proprio impianto biogas, per migliorare il proprio rendimento energetico a lungo temine e soprattutto per migliorare l’equilibrio tra rendimento e costi operativi”. Ottime infatti sono le rese di questo nuovo cogeneratore, con emissioni nox inferiori ai 450 mg/m3, eliminazione del gasolio, incremento dell’efficienza elettrica al 42.5%, maggiore durata delle candele che, unitamente ai tempi ridotti per la sostituzione (garantiamo una messa in servizio rapida in 48/72 ore). Tutti questi vantaggi rendono questo motore una vera e propria evoluzione!

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ZOOTECNIA

Il gruppo Chiola acquisisce Ferrero La famiglia cuneese, leader nella filiera suinicola italiana tradizionale, diventa proprietaria della maggioranza azionaria dell’azienda mangimistica Giovedì 2 maggio la famiglia Chiola è entrata nella compagine sociale della Ferrero Mangimi Spa, acquisendo la maggioranza azionaria; tappa di una partnership iniziata nel 2014 in concomitanza con l’acquisto da parte di Ferrero Mangimi Spa del mangimificio di Sorbolo (Parma): un percorso comune che ha permesso di implementare efficaci strategie ottimizzando, nel contempo, costi e risorse.

GRUPPO CHIOLA Il Gruppo Chiola, espressione di un successo imprenditoriale familiare,

rappresenta indubbiamente una delle più importanti realtà operanti nella filiera suinicola italiana tradizionale, le cui dimensioni impongono la garanzia di un approvvigionamento sostenibile di alimenti zootecnici d’eccellenza per i propri fabbisogni, perseguendo logiche etiche e responsabili.

FERRERO MANGIMI Ferrero Mangimi Spa, fondata nel 1959, ad oggi interpreta un indiscusso ruolo primario di riferimento nel settore mangimistico; opera nel territorio nazionale con sette stabilimenti

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ed è altresì presente nel contesto del mercato iberico con un proprio centro di produzione.

MANAGEMENT CONFERMATO La continuità della strategia e l’attitudine alla qualità ed al servizio della Ferrero Mangimi Spa, verranno inoltre assicurate dalla presenza dello stesso management che ha contribuito al consolidamento ed alla crescita aziendale in un mercato sempre più sensibile a temi quali sostenibilità e benessere.

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ZOOTECNIA DI GIOVANNI BATTISTA TESTA

Suini, pesante calo delle quotazioni L’inizio dell’anno è stato durissimo, il grafico 1 ci evidenzia quanto pesante sia stato il calo delle quotazioni. Una ripresa lieve si è vista ad aprile.

Il prezzo medio registrato nel primo trimestre 2019 per i suini pesanti è risultato pari a euro 1,232/kg con una diminuzione rispetto al primo trimestre 2018 del 21,02%.

Diverso invece l’andamento delle quotazioni sulle principali piazze europee.

A livello europeo le quotazioni medie dei suini da macello hanno registrato buoni andamenti tendenziali in quasi tutti i paesi europei ad eccezione del mercato danese,

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quello tedesco e quello italiano.

La tabella 1, esposta a fianco, evidenzia detto andamento sui principali mercati.

ANOMALIA ITALIANA Le quotazioni medie del primo trimestre 2019, rispetto al medesimo trimestre 2018, hanno registrato le seguenti variazioni: Olanda +1,57%, Francia +2,30%, Spagna +2,97%, mentre la Germania registra un lieve calo -0,35%, la Danimarca -4,77% e l’Italia -21,03%. Fa scalpore il crollo del mercato italiano che coincide con il suino pesante, gli altri paesi producono infatti un suino leggero.

La situazione del mercato italiano è leggermente migliorata nel mese di aprile evidenziando un prezzo medio pari a euro 1,272/kg, vale a dire +10,1% rispetto al mese di marzo 2019, ma non sufficiente per riportare i bilanci in positivo.

Rispetto ad aprile 2018 si evidenzia un calo del 14,80%.

MACELLAZIONI SUINO PESANTE Le macellazioni in Italia di suini pesanti appartenenti al circuito Parma - San Daniele, nel corso del primo quadrimestre (diciassette settimane), evidenzia un incremento del 10,04%.

Si è passati infatti dalla macellazione di 2.286.082 suini del primo quadrimestre 2018 alla macellazione di 2.515.696 suini nel medesimo periodo 2019 (Elaborazione BMTI su dati MIPAAF).

ZOOTECNIA

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Si è tutti alla ricerca delle motivazioni per cui il prezzo dei suini pesanti del circuito Parma - San Daniele sia così basso e rispetto al primo trimestre 2018 abbia perso oltre il 20,0%.

QUALCHE IPOTESI La principale risposta è rappresen-

tata dall’aumento della produzione: +3,5% nel corso del 2018, pari a 266.356 maiali in più, +10,04% nel corso del primo quadrimestre 2019, pari a 229.614 suini macellati in più.

Nel primo trimestre 2019 i consumi domestici di carni suine fresche sono incrementati dello 0,1%, ma nel cor-

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so del 2018 avevano perso il 1,9%.

I consumi domestici di salumi, nel primo trimestre 2019, hanno registrato una ulteriore diminuzione -0,3%, dopo il calo del 1,0% del 2018 (Elaborazione BMTI su dati MIPAAF).

L’export di carni suine fresche, congelate e di carni lavorate è diminuito nel

ZOOTECNIA corso del 2018 del 7,0% in volume e del 3,3% in valore, rispetto al 2017 (Fonte: elaborazione ANAS su dati ISTAT). Il risultato non può essere diverso da quello che stiamo vedendo, cioè un calo netto delle quotazioni del prodotto.

EXPORT EUROPEO L’export di carni suine (fresche, congelate e lavorate) dell’Unione Europea nel corso del 2018 è incremen-

BUONA NOTIZIA Dopo anni di trattative è stata ufficializzata la possibilità di esportare carni suine congelate dall’Italia in Cina.

Il ministro della Salute, Giulia Grillo, e l’ambasciatore cinese a Roma, Li Ruiyu, hanno siglato il 23 marzo scorso il protocollo di intesa che sancisce l’apertura del mercato cinese alle produzioni suine italiane.

Ora le condizioni per

Mercato nazionale in crisi nel primo quadrimestre, con qualche segno di miglioramento ad aprile.

Le ragioni del tracollo e la storica apertura verso la Cina tato, rispetto al 2017, dello 0,3%.

Praticamente si è fatto pari con l’anno prima nonostante il calo delle esportazioni verso la Cina, compensate dagli incrementi delle esportazioni verso le Filippine, Hong Kong e Stati Uniti. Nei primi mesi del 2019 le esportazioni verso Paesi extra UE sono tornate a crescere maggiormente, grazie al recupero di export verso la Cina, che rimane sempre il più importante importatore di carni suine dall’Unione Europea.

l’esportazione sono ufficialmente definite ed è possibile procedere verso la conclusione delle formalità burocratiche.

La trattativa è durata oltre 15 anni e ha richiesto lo svolgimento di numerose missioni in Cina da parte dei più alti livelli tecnici e istituzionali del nostro Paese per incontrare i vertici delle autorità sanitarie cinesi, di visite in Italia di delegazioni di ispettori del ministero dell’Agricoltura cinese, delle agenzie di quarantena e delle dogane L’imprenditore agricolo • Maggio 2019

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ZOOTECNIA TAB. 1 - Andamento dei prezzi dei suini nei principali paesi europei Confronto 2019/2018 primi 3 mesi (prezzi a PM ad eccetto Italia e Spagna pv) Fonte MPB-FRANCE-CUN ITALIA

cinesi e l’invio di copiosi fascicoli da parte del ministero della Salute.

STORICO RISULTATO Questo il commento del presidente Nicola Levoni: «Sono orgoglioso di poter dichiarare che si tratta di uno straordinario risultato per il nostro Paese che Assica ha contribuito a raggiungere.

Lo abbiamo perseguito con determinazione e costanza per oltre 15 anni, supportando le nostre Istituzioni nelle lunghe e difficilissime trattative con le autorità cinesi. In questi anni si sono succeduti

ministri e ambasciatori, ma il ‘dossier’ per l’esportazione delle carni suine in Cina è stato portato avanti da tutti con grande risolutezza.

Il mio ringraziamento va a tutti coloro che hanno lavorato in questi lunghi anni con tenacia, in maniera sinergica e nella convinzione che tutte le produzioni suine italiane dovessero avere accesso al grande mercato cinese, finora riservato ai prosciutti crudi e ai prodotti cotti».

APPELLO ASSOSUINI A proposito della situazione nazionale, in

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ZOOTECNIA

queste ultime settimane abbiamo assistito al “grido d’allarme”, in parte anche provocatorio, della Assosuini. I dati che abbiamo evidenziato sopra non lasciano scampo, se non si mette equilibrio al rapporto domanda/offerta, non si recupera prezzo e non si recupera redditività.

Queste sono le regole del mercato libero e non bastano dichiarazioni di intenti per risolvere la problematica. Servirebbe un’azione sinergica e congiunta di tutti i soggetti del sistema produttivo, coordinati da una Organizzazione Interprofessionale, cioè una organizzazione di filiera, volta a far crescere le esportazioni e i consumi interni della nostra produzione, di grande qualità ma che non conquista i mercati in automatico, quelli si conquistano con specifiche azioni marketing e di comunicazione.

Speriamo che l’appello di Assosuini venga in qualche modo raccolto.

INDIRIZZO SBAGLIATO Non posso condividere il tono quasi trionfalistico del presidente di Assica Levoni, ma anche dei politici che hanno commen-

tato la notizia, sul fatto che si è definito il protocollo di intesa per l’apertura del mercato cinese. In realtà l’Italia ha impiegato 15 anni per definire un protocollo operativo per attività di export e import con la Cina quando altri paesi dell’Europa hanno impiegato un paio di anni e da oltre dieci anni esportano in Cina. Quali i motivi per cui ci abbiamo messo così tanto tempo? Forse la chiave di detto insuccesso viene dal fatto che in Italia, ad occuparsi di detti protocolli, proprio perché di natura prettamente sanitaria, è il Ministero della Salute che, comprensibilmente, ha altre priorità rispetto a quelle di accelerare determinati percorsi per agevolare l’export delle produzioni.

Al contrario negli altri Paesi è il Ministero dell’Agricoltura ad occuparsene, e ovviamente i risultati sono diversi, esso accomuna l’interesse sanitario a quello economico e spinge affinchè detti protocolli si concludano nei tempi più brevi. Come questo dossier l’Italia ne ha in ballo altre centinaia e forse sarebbe il caso di provare a riformare questo ordinamento… Non vedo proposte nel merito venire avanti.

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ATTUALITÀ

Reflui zootecnici risorsa per i frutteti Numerosi partecipanti, tra cui anche una classe di studenti dell’istituto di Agraria di Verzuolo, hanno assistito con interesse ai lavori del convegno sul progetto FiReZof: sviluppo di una filiera sostenibile per la gestione e valorizzazione dei reflui zootecnici nei frutteti della provincia di Cuneo che si è svolto venerdì 12 aprile a Lagnasco nell’ambito dell’edizione 2019 di Fruttinfiore.

PROGETTO CONDIVISO Il momento è stato pensato per illustrare il progetto, realizzato dall’Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DiSAFA) con il contributo

della Fondazione CRC, che coinvolge le sezioni Meccanica Agraria (DiSMA), Chimica Agraria (DiSCA) e Colture Arboree (DiSAR) del DISAFA, oltre all’Istituto per le Macchine Agricole e Movimento Terra (IMAMOTER) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), alla società consortile AOP Piemonte ed a Confagricoltura Cuneo.

TRASFORMAZIONE SOSTENIBILE Tutti i relatori che si sono alternati a relazionare hanno fornito una dettagliata, ma chiara e comprensibile visione del progetto che mira a realizzare fertilizzante organico, prodotto a partire da reflui zootecnici (liquame

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suino) ed ottenuto in seguito ad un processo di trasformazione sostenibile sotto il profilo delle emissioni oltre che dei costi. Il convegno si è aperto con l’intervento introduttivo di Michelangelo Pellegrino (consigliere

ATTUALITÀ

Presentato a Lagnasco un progetto per la trasformazione sostenibile dei liquami suini in fertilizzante organico da usare al posto di quello chimico

di amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo) e, come da programma, è proseguito con i tanti interventi, moderati dal professor Paolo Balsari, Università di Torino, Dipartimento DISAFA.

RISULTATI PRELIMINARI Oltre ad essere illustrato lo stato dell’arte del progetto sono stati divulgati anche i risultati preliminari che sono da ritenersi assolutamente parziali, visto e considerato che gli effetti delle operazioni di fertilizzazione possono richiedere anche diversi anni.

Al termine delle relazioni il pubblico presente in sala ha mostrato tutto il suo interesse verso l’argomento dando vita ad un utile dibattito per capire meglio gli scopi del progetto e gli utilizzi futuri del fertilizzante

organico, che sarà facilmente trasportabile ed utilizzabile mediante i comuni sistemi di distribuzione dei fertilizzanti chimici.

TEMA STRATEGICO La gestione e la valorizzazione dei reflui zootecnici in campo sono questioni di assoluta importanza per tutto il settore primario e per l’ambiente; ecco perché tutti i partner del progetto continueranno a svilupparlo anche in futuro attraverso prove in campo, studi, analisi e diverse attività.

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ATTUALITÀ

Settantamila euro ai giovani agricoltori Nuovo bando di Ismea in conto interessi per sostenere le operazioni fondiarie di insediamento come capo azienda, riservato a chi è compreso tra i 18 e i 41 anni di età. Scadenza domande il

27 maggio

L’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) ha appena emesso un nuovo bando con l’obiettivo di sostenere le operazioni fondiarie riservate ai giovani che si insediano per la prima volta in aziende agricole in qualità di capo azienda, mediante l’erogazione di un contributo in conto interessi.

La dotazione destinata a finanziare le operazioni del lotto comprendente le Regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto, Lazio, Marche, Toscana e Umbria, è pari a 35 milioni di euro.

SETTANTAMILA EURO Il contributo è concesso in conto interessi nella misura massima di 70 mila euro, erogabile per il 60% alla conclusione del periodo di preammortamento e dunque all’avvio dell’ammortamento dell’operazione e per il 40% all’esito della corretta attuazione del piano aziendale allegato alla domanda di partecipazione.

L’attuazione del piano non può avere inizio prima della determinazione di concessione delle agevolazioni, deve essere avviata entro 9 mesi dalla data di stipula dell’atto di concessione delle agevolazioni e deve essere completata in un periodo massimo di

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cinque anni dalla stipula stessa, pena la decadenza dal contributo.

REQUISITI La partecipazione al bando è riservata ai giovani che intendono insediarsi per la prima volta in un’azienda agricola in qualità di capo azienda e che, alla data di presentazione della domanda, risultano in possesso, a pena di esclusione, dei seguenti requisiti: età compresa tra i 18 anni compiuti e i 41 anni non compiuti; cittadinanza in uno degli Stati membri dell’Unione Europea; residenza nel territorio della Repubblica Italiana; possesso di adeguate conoscenze e competenze professionali, attestate da almeno uno dei seguenti documenti: titolo di studio di livello universitario di indirizzo agrario, titolo di studio di scuola media superiore in campo agrario, esperienza lavorativa, dopo aver assolto l’obbligo scolastico, di almeno due anni in qualità di coadiuvante familiare ovvero di lavoratore agricolo, documentata dall’iscrizione al relativo regime previdenziale, attestato di frequenza con profitto ad idonei corsi di formazione professionale.

IMPRESA INDIVIDUALE Nel caso di insediamento in impresa individuale, ai fini della stipula dell’atto di concessione delle agevolazioni,

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ATTUALITÀ il soggetto richiedente dovrà insediarsi quale capo azienda in una impresa individuale che, entro 3 mesi dalla data di comunicazione della determinazione di ammissione della domanda alle agevolazioni, deve risultare, a pena di decadenza: titolare di partita IVA in campo agricolo; iscritta al registro delle imprese della Camera di Commercio; iscritta al regime previdenziale agricolo.

SOCIETÀ AGRICOLA Nel caso di insediamento in società agricola, al momento della presentazione della domanda, a pena di esclusione, il soggetto richiedente deve risultarne socio e la società (di persone, capitali ovvero cooperativa) deve: essere titolare di partita IVA in campo agricolo; essere iscritta al registro delle imprese della Camera di Commercio; avere per oggetto sociale l’esercizio esclusivo delle attività di

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cui all’articolo 2135 del codice civile; recare la indicazione di “società agricola” nella ragione sociale o nella denominazione sociale; non essere assoggettata ad alcuna procedura concordataria o concorsuale né avere in corso alcun procedimento per la dichiarazione di una di tali situazioni; avere una maggioranza assoluta, numerica e di quote di partecipazione di soci di età compresa tra i 18 anni compiuti e i 41 anni non compiuti; essere amministrata da soggetti di età compresa tra i 18 anni compiuti e i 41 anni non compiuti.

SCADENZA DOMANDE La domanda di partecipazione deve essere presentata in forma telematica mediante il portale dedicato (http://strumenti. ismea.it) e compilata secondo le modalità indicate nel portale, fino alle ore 12 del giorno 27 maggio 2019.

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ORTOFRUTTICOLTURA

Allarme dei frutticoltori L’agricoltura sta morendo!

«Fateci il piacere di non chiamarci Cobas. Non siamo i Cobas della frutta, non siamo un movimento politico…

Vogliamo richiamare l’attenzione su un problema drammatico: l’agricoltura italiana sta morendo e bisogna che tutti insieme ci diamo da fare per salvarla».Parlano Adelino Cordioli, frutticoltore di Verona e promotore dell’iniziativa, e Enrico Brero, frutticoltore di Savigliano che

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sta portando avanti la manifestazione in Piemonte. In mano hanno il volantino che riassume i nodi centrali della questione, elaborato autonomamente, insieme ad altri agricoltori di tutta Italia, non solo frutticoltori. Sul display del telefonino, mostrano le foto delle bandiere italiane esposte nelle aziende agricole che stanno aderendo allo stato di agitazione. Lo slogan è: “Tutti uniti sotto un’unica

ORTOFRUTTICOLTURA bandiera, salviamo l’agricoltura italiana”.

TAVOLO INEDITO Lunedì 29 aprile, l’azione del movimento ha ottenuto il primo, storico risultato, su cui pochi in realtà avrebbero scommesso: riunire attorno allo stesso tavolo produttori, commercianti, cooperative, Legacoop e rappresentanze sindacali agricole al gran completo.

L’incontro si è tenuto in “campo neutro”, la sede della Fondazione per la ricerca agricola Agrion, a Manta, nel cuore della pro-

dell’intera agricoltura, è molto grave, l’Italia non è più competitiva nei confronti degli altri Paesi europei. Vedremo quali fatti seguiranno alle parole che abbiamo ascoltato. Bisogna sapere cosa si può fare, oppure perché non si può fare. L’importante è non rimanere a guardare».

QUATTRO RICHIESTE Sono quattro, in particolare, le richieste poste al centro del dibattito dagli organizzatori. In primo luogo, la necessità di armonizzare i costi e le regole,

A Manta, l’inedito tavolo di emergenza che ha riunito tutti i soggetti del comparto: produttori, commercianti, cooperative e sindacati.

Confronto aperto sul manifesto delle richieste urgenti alla politica duzione frutticola piemontese. Presenti, tra gli altri, il presidente di Cia Agricoltori italiani di Cuneo Claudio Conterno, il direttore di Confagricoltura Cuneo Roberto Abellonio, il direttore di Coldiretti Cuneo Tino Arosio e il presidente di Fedagri Piemonte (cooperative agroalimentari) Roberto Morello.

SITUAZIONE GRAVE «E’ stato un confronto molto serio e costruttivo – commentano Cordioli e Brero -, tutti hanno espresso attenzione e volontà di collaborare per trovare soluzioni urgenti e praticabili.

La situazione del comparto ortofrutticolo, cosi come

che devono valere per tutti i Paesi europei: non è più possibile vendere i nostri prodotti ai prezzi dei Paesi con minori costi di mano d’opera, gestione e burocrazia; segue il tema della tutela della competitività italiana: viene auspicata l’attivazione di un pool di professionisti in grado di agire per ottimizzare costi, servizi, programmazione, produzioni del sistema produttivo nazionale; poi si invoca l’istituzione di un organismo di ricerca e sviluppo, ai massimi livelli, per ogni specie, coltura e allevamento, a disposizione di ogni area produttiva agricola d’Italia, perché non si può essere compeL’imprenditore agricolo • Maggio 2019

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ORTOFRTUTTICOLTURA titivi solamente sui prezzi, ma è determinante migliorare ulteriormente la qualità del “made in Italy”, incrementare la ricerca per la difesa da cambiamento del clima, malattie e attacchi degli insetti; infine, è richiesta con urgenza l’apertura di nuovi mercati di sbocco per i prodotti italiani: visto l’epilogo dell’embargo da parte della Russia, risulta di vitale importanza siglare al più presto accordi bilaterali con nuovi Paesi, come già accade per altri Stati produttori concorrenti (Francia, Spagna, Portogallo in testa).

COMPETIZIONE AL CENTRO Sul fronte dei commercianti, nel dibattito è stata ribadita l’importanza di condividere i punti in

discussione, “perché la vera competizione non è all’interno del comparto, ma con gli altri Stati, come Spagna, Polonia e Grecia, che invadono il mercato con kiwi, mele e frutta estiva a basso prezzo”.

Gli operatori italiani non possono vendere in Giappone, perché manca un accordo commerciale con

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il nostro Paese. Allo stesso modo, non possono esportare tutti i tipi di frutta in Messico, Cina, Vietnam e Tailandia. Per questo è stata sottolineata l’importanza della politica, per “farsi ascoltare tutti insieme dall’Italia e dall’Europa”.

QUALI FRUTTI In chiusura dell’incontro,

dagli organizzatori è venuto l’accorato appello ai sindacati perché “uniscano le forze per fare fronte comune, cercando di velocizzare il processo di cambiamento che serve all’agricoltura italiana, in quanto da anni, ormai, questi punti fondamentali sono all’ordine del giorno”.

Per chi cerca un contatto diretto con i frutticoltori della protesta, sono stati attivati i recapiti facebook (Salviamo l’agricoltura italiana), mail (salviamolagricolturaitaliana@gmail.com) e whatsapp (3938887137).

Se la pianta dell’unità di intenti è stata messa a dimora nelle fertili terre del Monviso, gli agricoltori attendono con trepidazione che porti presto buoni frutti, prima che sia troppo tardi per tutti.

ORTOFRTUTTICOLTURA

Mela rossa di Cuneo Igp Regina di Macfrut 2019 L’immagine della grande kermesse di Rimini, affidata quest’anno all’eccellenza frutticola del Piemonte, insieme alla Castagna di Cuneo Igp e alla Nocciola Piemonte Igp La grande avventura del Macfrut di Rimini, la kermesse italiana dell’ortofrutta mondiale, quest’anno ha aperto le porte ai visitatori di tutti i Paesi con l’immagine di una celebrità dell’agricoltura del Piemonte, sua regione partner, ovvero la Mela rossa Cuneo Igp. GRANDE MELA. Il frutto, punta d’eccellenza della produzione ortofrutticola regionale per sostenibilità, qualità di prodotto ed esportazione, oltre ad aver prestato la sua immagine a simbolo dell’edizione Macfrut 2019 è stato presente alla fiera con un grande stand da 400 metri quadrati, insieme a oltre 30 imprese del territorio in collaborazione con Regione Piemonte. I visitatori che sono entrati nel grande stand di Mela Rossa di Cuneo hanno potuto scoprire le tre Igp del Piemonte, ovvero, oltre la Mela Rossa Cuneo Igp, la Castagna di Cuneo Igp e la Nocciola

Piemonte Igp, toccando con mano la grande importanza data in questo territorio al valore della sostenibilità, come si evince dalla diffusione di aziende che praticano agricoltura biologica o biodinamica, anche con certificazioni che richiedono un impegno importante come quella di Demeter.

GOLOSITÀ CUNEESI. A tutti è stato offerto il welcome cocktail Mela Rossa Cuneo per Macfrut 2019 ideato dai ragazzi dell’IIS Giolitti Bellisario Paire di Barge (dirigente Donatella Garello e responsabile del plesso di Barge Unia Andrea). Un cocktail di benvenuto, preparato con succo limpido di Mela Rossa di Cuneo Igp, spumante Brut e Vermouth, servito dagli studenti stessi, presenti allo stand, insieme alle due docenti accompagnatrici Cristina Giraudo e Eleonora Passadore.

L’imprenditore agricolo • Maggio 2019

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ENOLOGIA

«I Sorì del Moscato rischiano l’estinzione» Il presidente dell’Associazione dei Comuni del Moscato, Luigi Genesio Icardi, chiede aiuto al ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio In occasione della sua recente visita ad Acqui Terme, il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, ha incontrato una delegazione di produttori del Moscato, con in testa il presidente dell’Associazione dei Comuni del Moscato, Luigi Genesio Icardi, che gli ha consegnato un sintetico rapporto sulla situazione del settore, invitandolo ad un prossimo approfondimento con gli operatori della categoria.

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RISCHIO ESTINZIONE «Ho fatto presente al ministro – osserva Icardi – che la realtà del vino in Piemonte non è soltanto quella del primato delle esportazioni, ma anche quella di molte aziende del Moscato che faticano a tirare avanti, difendendo tenacemente vigneti storici tanto pregiati, quanto svantaggiati sul piano delle condizioni di lavoro e quindi della competitività economica.

ENOLOGIA

Bisogna che questi Sorì, vigneti eroici, vengano assolutamente tutelati, per evitare che scompaiano, creando un danno enorme non soltanto ai produttori direttamente interessati, ma all’immagine di tutto il settore e all’ambiente».

In particolare, Icardi ha consegnato al ministro le risultanze dell’ultima assemblea dell’Associazione dei cinquantuno Comuni del Moscato nella quale è emerso che negli ultimi cinque anni si sono persi quasi 120 ettari di vigneti di uva Moscato storici non meccanizzabili e che ne “sopravvivono” poco più di 300 ettari.

COSA OCCORRE Nell’ottobre scorso, la stessa associazione ha insediato una Commissione per promuovere la mappatura dei Sorì e le azioni di tutela da mettere in campo, non ultimo lo

studio su una menzione dedicata per il riconoscimento del prodotto delle vigne eroiche.

«Occorrono un progetto moscato, che preveda misure urgenti a sostegno del reddito delle aziende viticole e vitivinicole, oggi in forte sofferenza – rileva Icardi – e maggiori investimenti promozionali sui vini, sia a favore dei produttori vinicoli (fondi Ocm), che a vantaggio di vignaioli, consorzi e associazioni di produttori (Psr).

Bisogna rendere le nostre aziende agricole competitive, ristrutturare le Cantine in chiave moderna e sostenibile e promuovere l’adeguamento del settore cooperativistico alle nuove competenze eno-turistiche dei Consorzi, in modo da consolidare la presenza sui mercati nazionali ed europei, oltre a quelli etra Ue».

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Biometano, opportunità che piace all’Europa Il vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Paolo De Castro, segnala le potenzialità del Regolamento Omnibus «La filiera biogas-biometano, attraverso l’applicazione del Regolamento Omnibus, potrà beneficiare di strumenti in grado di rafforzare le Organizzazioni di produttori, e i loro agricoltori associati, con l’obiettivo di valorizzare sul mercato la barbabietola e i vari sottoprodotti agricoli. Le stesse Op usufruiranno di tale norma per fissare quantitativi e prezzi in deroga alle regole sulla concorrenza nazionale ed europea».

Lo ha detto Paolo De Castro, primo vicepresidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue, all’incontro con i rappresentanti della Cgbi

(Confederazione generale bieticoltori italiani), gruppo leader nel settore biogas, che riunisce le due storiche associazioni, Anb e Cnb, e ha alle spalle oltre un secolo di attività.

NUOVE OPPORTUNITÀ «In questo modo, gli strumenti proposti dal Regolamento Omnibus offriranno agli agricoltori associati agli impianti a biogas-biometano una nuova possibilità, al fine di ottenere una maggiore valorizzazione sul mercato della molecola del biometano - hanno sottolineato Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente

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CGBI e Anb e Gabriele Lanfredi, presidente Cnb -; le iniziative a tutela degli agricoltori identificano da sempre la nostra associazione. Nello specifico, la filiera del biogas-biometano rappresenta una vera opportunità per garantire la diversificazione del reddito aziendale, aggredito troppo spesso da criticità di mercato e volatilità dei prezzi. Il mondo agricolo necessita di europarlamentari seri e competenti.

Occorre creare sinergia tra agricoltura e politica, per arrivare con un segnale forte sui tavoli europei dove presto si definirà la prossima programmazione agricola comunitaria».

FIERE

Triathlon del boscaiolo Domenica 26 maggio a Vigliano d’Asti la quarta prova del campionato italiano tagliaboschi Originale e divertente è la manifestazione che si svolgerà a Vigliano d’Asti presso il centro sportivo G.B. Conti.

Per Vigliano si tratta della sesta edizione del campionato italiano dei boscaioli che si svolge da alcuni decenni in tutta italia. Quest’anno la quarta prova farà tappa in provincia di Asti per gli amanti della disciplina che pubblicizza le più recenti conquiste della tecnologia applicata alle motoseghe, agli attrezzi da lavoro e all’ abbigliamento di sicurezza utilizzati dai boscaioli.

Queste manifestazioni un po’ originali ma divertenti, svolgono un ruolo particolarmente importante nel creare contatti interregionali tra professionisti del settore che arrivano da tutta Italia proponendo uno scambio interessante di informazioni e notizie nelle tecniche di lavorazione in bosco. Le prove del campionato consistono in abbattimento, sramatura e taglio con accetta. Contemporaneamente a questa manifestazione si svolgerà anche un’esibizione di scultura con motosega con i migliori scultori profesionisti italiani di questa attività.

Barba Brisiu, Sergio Sciandra, Fabio Moriena, Angelo Melato, Ruggero da Monticiano e molti altri realizzeranno, a tema, sculture con il solo aiuto della motosega.

Sarà un’esibizione originale dove si ammireranno aquile in ogni postura, folletti, animali del bosco, nani ecc.

ed al termine le realizzazioni potranno anche essere acquistate. La giornata si svolgerà in un contesto che congloberà dal mattino la fiera agricola con esposizione di macchine agricole e prodotti tipici locali sull’area del centro sportivo con la rassegna di trattori d’epoca (antecedenti il 1970 ) che renderanno ancor più suggestivo lo spettacolo.

La Pro loco Vigliano, che organizza tutta la giornata non trascurerà l’enogastronomia proponendo un pranzo campagnolo sfizioso e succolento con specialità locali innaffiate da ottimo vino barbera delle colline viglianesi. I bambini, non saranno dimenticati essendo organizzate aree giochi attrezzate con la partecipazione di “prezzemolo“ il geppetto del piemonte con le sue divertenti storielle ed accattivanti barzellette del tempo che fu, insomma una giornata alll’insegna del divertimento, dell’allegria, della curiosita della musica, tutta da scoprire a vigliano d’Asti. Programma della giornata: ore 8,30 apertura fiera macchine ed attrezzature agricole. ore 9,30 inizio esibizione degli sculturi, partenza del giro panoramico dei trattori e consegna dei pettorali della gara di triathlon.

Ore 13,00 pranzo campagnolo presso il centro sportivo.

Ore 14,00 ripresa delle gare Ore 18,00 premiazioni.

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ATTUALITÀ

Pioppi, prezzi raddoppiati serve approccio nazionale Bisogna contrastare un paradosso tutto nostrano: l’Italia utilizza quasi 40 milioni di metri cubi di prodotti legnosi e ne importa dall’estero l’80% per soddisfare il proprio fabbisogno.

Manca una politica di sviluppo della filiera foresta-legno.

DOMANDA IN AUMENTO «In questo quadro, la pioppicoltura assume un ruolo interessante: i prezzi sono raddoppiati negli ultimi due anni, passando da una media di 40-45 a 8590 euro a pianta; la domanda dell’industria è in aumento a fronte, però, di una scarsa disponibilità interna; in più – spiega Eugenia Bergamaschi, presidente

di Confagricoltura Emilia Romagna, e promotrice del convegno sul tema svoltosi il 9 aprile a Parma – il pioppo, che viene coltivato prevalentemente in pianura a ridosso dei fiumi, vive ora un nuovo Rinascimento anche per via dei suoi benefici ambientali (sottrae carbonio all’atmosfera, mitigando l’effetto serra oltre a preservare la pulizia e la stabilità dell’alveo del fiume, favorendone il normale deflusso).

In tale direzione vanno parte delle risorse stanziate per il comparto nell’ambito del Psr regionale Emilia Romagna, destinate all’impianto di cloni a maggiore sostenibilità ambientale.

Bene, infine, il via libera da parte

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ATTUALITÀ

L’Italia importa dall’estero l’80 per cento di prodotti legnosi per soddisfare il proprio fabbisogno. Manca una politica di sviluppo della filiera foresta-legno dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po alla coltivazione nelle aree golenali demaniali».

anno, quando invece la disponibilità non si avvicina neanche a un milione di metri cubi.

SETTANTA MILIONI Le superfici a pioppo investite in Emilia Romagna si attestano sui 4.700 ettari su un totale nazionale di oltre 46mila ha.

La regione è terza per ettari coltivati (dopo Lombardia e Piemonte) e seconda per volume di produzione, mentre il business complessivo del comparto italiano ruota attorno a 70 milioni di euro annui.

Attualmente, la domanda dell’industria italiana (in particolare le filiere dei compensati, degli imballaggi, della carta e di mobili e componentistica per caravan), è pari a due milioni di metri cubi per

DARE UNIFORMITÀ Serve un approccio condiviso a livello nazionale. È stato evidenziato da Fabio Boccalari, presidente dell’Associazione pioppicoltori italiani: «L’obiettivo è dare uniformità ai Psr regionali nell’ambito della nuova programmazione europea della politica rurale (Pac post 2020) e sviluppare la certificazione Gfs-gestione forestale sostenibile dei pioppeti perché in grado di garantire la tracciabilità e quindi anche una migliore valorizzazione sul mercato».

L’imprenditore agricolo • Maggio 2019

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ORTOFRUTTICOLTURA

Il piccolo carciofo dal grande gusto Il comune di Brisighella (Ravenna) può vantare numerosi prodotti tipici, vere e proprie eccellenze a livello nazionale. Sicuramente il più famoso e rinomato di tali prodotti è l’Olio extra vergine d’oliva, ma merita una menzione di tutto rispetto anche il piccolo Carciofo Moretto.

PRODOTTO INIMITABILE Il Moretto potrebbe essere definito “autoctono dell’autoctono”, infatti quello vero si trova solamente nel comune di Brisighella e, ancor più con precisione,

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soprattutto nei tipici calanchi gessosi con una buona esposizione al sole (Brisighella si trova al centro del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola). In tali luoghi riesce a raggiungere le massime espressioni organolettiche, che ne fanno un prodotto inimitabile e dal sapore autentico e inconfondibile. Per celebrare questo prodotto, si è appena svolta in questi giorni la “Sagra del Carciofo Moretto”, con la partecipazione attiva di produttori (non solo di Carciofo Moretto, ma anche di altri prodotti tipici

Alla scoperta della specialità autoctona di Brisighella, al centro del Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola

del territorio, dai salumi di mora romagnola ai formaggi, dalle confetture alle primizie di primavera) e ristoratori.

COME GUSTARLO Il Moretto si mangia crudo e leggermente lessato, condito con sale e olio, preferibilmente con il rinomato “Brisighello”, col quale si sposa molto bene in quanto i due prodotti hanno una base aromatica comune.

Sono molte e gustose le ricette che si possono realizzare utilizzando il Carciofo Moretto: mezzelune con Moretto a formaggio di fossa, insalatina di Moretto con caprino in parmigiano

croccante, tagliatelle al ragù di agnello sul Moretto all’aceto balsamico, crespelle ripiene di cuori di Moretto, cappelli di prete con ripieno di Moretto e ricotta.

COS’È IL CARCIOFO Il carciofo non è altro che il bocciolo dell’infiorescenza che si raccoglie immaturo, cioè prima che sbocci, fine aprile e maggio.

Il Moretto è una varietà rustica, sulla quale non sono stati fatti interventi genetici e ciò ha consentito di mantenere inalterate nel tempo le caratteristiche e gli aromi originari, diversamente da

altre varietà largamente coltivate nel bacino del Mediterraneo. La pianta del Moretto si presenta come un cespuglio che può raggiungere un’altezza di 150 centimetri, il fusto è eretto con getti basali chiamati “carducci” che vengono usati per la riproduzione.

Dal punto di vista agronomico predilige i terreni siliceo-argillosi, tipici dei calanchi romagnoli, ben esposti al sole.

Le foglie, verdi-grigiastre, sono grandi e spinose, pendenti all’infuori.

Il Moretto si presenta violaceo con riflessi dorati, spine giallo nere ben formate e rigide. Il suo sapore è leggermente amaro, fresco, appetitoso.

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ATTUALITÀ

Le città alla prova delle erbe infestanti La gestione ecosostenibile delle erbe infestanti in ambito urbano ha ricadute importantissime nella vita quotidiana dei cittadini.

E’ una sfida che la Regione Piemonte, insieme alla Fondazione per la ricerca e l’innovazione in agricoltura Agrion, ha voluto cogliere per provare a dare risposte concrete, indirizzate soprattutto agli enti locali piemontesi che sono più interessati dalla gestione operativa delle aree verdi urbane.

SUPERFICI SIGNIFICATIVE Le aree verdi extra agricole rappresentano il 17% del territorio nazionale, una percentuale significativa se si pensa che i terreni agricoli rappresentano invece il 44% del territo-

rio nazionale. Ogni cittadino ha a disposizione in media 33 mq di aree verdi, occorre dunque immaginare e programmare una gestione di questi spazi che sia sempre più ecosostenibile, libera dall’uso di prodotti fitosanitari impattanti. e altre sostanze potenzialmente dannose per la salute.

piego di tecniche innovative, senza l’utilizzo di glifosate, e che hanno permesso di verificare l’efficacia di tecniche alternative a quelle attualmente impiegate quali il pirodiserbo, il vapore, e sostanze attive a basso impatto ambientale (es. acido pelargonico).

RISULTATI SPERIMENTAZIONI Al convegno che si è tenuto a Torino il 18 marzo, al Circolo dei Lettori, organizzato dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte, insieme ad Agrion, sono stati presentati i primi risultati ottenuti da sperimentazioni portate avanti in alcune aree urbane piemontesi.

Sperimentazioni che hanno visto l’im-

GESTIONE ECOSOSTENIBILE «E’ davvero importante occuparsi degli spazi verdi da un punto di vista di gestione ecosostenibile - spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero -; spesso le aree verdi urbane vengono sottovalutate in termini di impatto complessivo sul territorio nazionale e invece i dati ci dicono che sono aree che meritano

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una riflessione importante in merito alla loro gestione.

Si tratta inoltre di spazi che sono a stretto contatto con i cittadini nella vita quotidiana e dunque è necessario pensare e programmare modalità di gestione nuove, diverse, che guardino a una ecocompatibilità complessiva sui territori. Le sperimentazioni sono servite per capire quali metodologie è possibile portare avanti per una gestione libera da prodotti fitosanitari impattanti.

Lanceremo queste nuove modalità e chiederemo ad alcuni Comuni piemontesi di seguire queste nuove tecniche, aiutandoli e assistendoli nell’avvio dei processi».

SFIDA IMPEGNATIVA «Quando si parla di sostenibilità ambientale si deve iniziare a pensare anche a una migliore gestione del verde pubblico - spiega il presidente della Fondazione Agrion, Giacomo Ballari –; l’attenzione è spesso concentrata solo sull’agricoltura, ma sono tantissimi gli spazi verdi che oggi vengono gestiti principalmente con impiego di pesticidi prodotti fitosanitari e che invece meriterebbero una gestione più ecosostenibile vista anche la stretta ‘vicinanza’ con i cittadini.

Regione Piemonte e Fondazione Agrion hanno presentato i risultati della sperimentazione sui nuovi metodi di gestione ecosostenibile delle aree verdi urbane La nostra Fondazione guarda con grande impegno all’agricoltura sostenibile e ci siamo resi conto che la sfida della gestione delle aree verdi merita una

ricerca e un approfondimento altrettanto significativi. Dobbiamo arrivare ad una modalità di gestione diversa rispetto a quella attuale».

NUOVE MODALITÀ «Abbiamo avviato così nei mesi scorsi, in accordo con la Regione, una prima sperimentazione e oggi i dati raccolti ci permettono di dare indicazioni precise e sostenute da dati oggettivi ad altri Comuni piemontesi.

E’ fondamentale la parte di ricerca e di innovazione sul campo, perché solo seguendo questa strada è possibile portare metodologie nuove, sicure, concrete, da proporre fin da subito a diversi Comuni piemontesi.

La Regione Piemonte si pone così, ancora una volta, all’avanguardia nella ricerca e nell’innovazione in agricoltura, e in particolare per la gestione degli spazi verdi pubblici urbani».

PROPOSTE AI COMUNI Il prossimo passo da parte della Regione Piemonte sarà di diffondere queste nuove modalità proponendo ad alcuni Comuni piemontesi di sperimentare le nuove tecniche per il contenimento delle erbe infestanti, sotto la guida di Agrion, e con la supervisione della struttura di coordinamento regionale del PAN, rappresentata dal Settore Fitosanitario e Servizi Tecnico-scientifici.

L’imprenditore agricolo • Maggio 2019

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Verità sul pane fresco Una questione agricola «Una norma che valorizza e riqualifica il pane fresco, grazie alla quale i panificatori sono più tutelati, così come le loro produzioni artigianali, definitivamente distinte da quelle precotte, surgelate ed estere». È il commento di Vincenzo Pallonetto rappresentante provinciale e presidente regionale dei Panificatori di Confartigianato, dopo la pub-

blicazione in Gazzetta Ufficiale del regolamento che disciplina le denominazioni di panificio, pane fresco e dell’adozione della dicitura “pane conservato”. Il regolamento (Decreto interministeriale n. 131), chiesto a gran voce dalla categoria e il cui iter è partito nella scorsa legislatura, è entrato in vigore a fine dello scorso anno.

84 L’imprenditore agricolo • Maggio 2019

CREATORI DI ECCELLENZA E proprio Vincenzo Pallonetto, titolare di “Pani e Vizi” di Savigliano, è stato il primo panificatore a ricevere il marchio “Creatori di Eccellenza – Pane Fresco” - realizzato da Confartigianato Imprese Cuneo per valorizzare l’artigianalità del lavoro di trasformazione delle materie prime in cibo di qualità.

ATTUALITÀ

Una vetrofania e un cartello da appore nell’esercizio, oltre alla pubblicazione sul sito www.creatoridieccellenza.it, per significare ai consumatori trasparenza e rispetto della norma.

CICLO DI PRODUZIONE In base alle nuove disposizioni, che portano così un po’ di chiarezza nel settore della panificazione, con il termine “panificio” si indica l’impresa che, con i suoi impianti, svolge l’intero ciclo di produzione, dalla lavorazione delle materie prime fino alla cottura finale.

Da qui anche l’introduzione della definizione di “pane fresco”, specificandone il significato: è denominato “fresco” il pane ottenuto secondo un processo di produzione continuo, senza che vi siano interruzioni per il congelamento o la surgelazione, fatta eccezione per il rallentamento

Finalmente in vigore il Regolamento che tutela il ciclo produttivo dei panificatori virtuosi.

Istituito il marchio “Creatori di eccellenza”

del processo di lievitazione, senza l’utilizzo di additivi o altri trattamenti conservanti.

FILIERA DEL GRANO Nel caso in cui il pane venduto non soddisfi questi prerequisiti di produzione, la normativa Ue, in un’ottica di trasparenza nei confronti del consumatore, nel momento della vendita, prevede che debba essere fornita un’informazione adeguata sul metodo di conservazione utilizzato nel processo produttivo, nonché sulle modalità per la sua conservazione ed il consumo. Un provvedimento che non può che avere effetti positivi su tutta la filiera del grano.

Pretendere trasparenza e valorizzazione sulla qualità del pane, vuol dire aprire la medesima strada a tutti gli altri anelli della catena, fino alla coltivazione del grano.

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ATTUALITÀ

Il Salento premia Fabrizio Salce Prestigioso riconoscimento per l’“Invitato speciale” de “L’Imprenditore Agricolo” al Vinitaly di Verona

Fabrizio Salce

Domenica 7 aprile nel contesto della cinquantatreesima edizione del Vinitaly di Verona la rivista di turismo e cultura del Mediterraneo “Spiagge” ha conferito a Fabrizio Salce (cinque i giornalisti premiati) il prestigioso riconoscimento per il lavoro di comunicazione svolto lo scorso anno e dedicato al Salento. Della subregione pugliese Fabrizio Salce, apprezzatissimo collaboratore de “L’Imprenditore Agricolo”, ha infatti scritto un articolo “Salento, dove la gente ti abbraccia” ripreso da svariati siti web italiani e stranieri e pubblicato da alcu-

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ne riviste della carta stampata; inoltre ha realizzato due servizi televisivi per il programma Agrisapori. Il premio, in memoria della giornalista Vera de Luca scomparsa nel 2016, è il riconoscimento alla passione e all’impegno messo in campo dal giornalista di Montaldo Roero come vero contributo alla diffusione e alla conoscenza del Salento in Italia e nel mondo. Un premio giornalistico che onora e sprona ad essere sempre più preparati e attenti sul lavoro al fine di offrire al lettore e al telespettatore una corretta informazione.

Proteggimi da me. Vince il coraggio Nel libro di Paola Bolla, il grido del passato si fa carne e la lotta contro la malattia del disagio alimentare diventa una lezione di vita Un disturbo del comportamento alimentare, spesso, è solo l’eco di un grido emanato anni prima; è passato che si fa carne. Odio, rabbia, incertezze invisibili che trovano in un corpo, terreno fertile per la loro rappresentazione.

Il corpo funge da incarnazione di un teatro mentale, per meglio gestirlo.

FUGGIRE O COMBATTERE. Paola si trova ad un bivio: scappare o affrontare il proprio male? È qui che il coraggio di cambiare si fa strada, scegliendo la seconda opportunità. Con coraggio, lo stesso che pretende il viaggio verso la guarigione. All’inizio si evince una “bambina” che ha fame di risposte, di senso, di sé. Poi viene risollevata da dottoresse (“sarte su misura”), in un ospedale diverso (“un pronto soccorso di cuori scivolati per terra”) e dalle parole di una donna che “si è avvicinata a lei chiedendo permesso sottovoce”.

LUOGO MAGICO. In questo luogo magico, pieno di persone da ella stessa definite “incantevoli”, le vengono posti occhi nuovi, colmi di speranza. E così, la fame di senso comincia ad essere

soddisfatta, divenendo uno stimolo alla svolta: il coraggio di cambiare si è fatto strada, e non solo idealmente, ma anche praticamente. Lo si vede bene nel capitolo successivo, in cui la bambina cresce e il suo coraggio arriva fino alle coste dell’amore, assaporandolo in tutte le sue forme.

METAMORFOSI VITALE. Dopo questi attimi d’amore, che a volte sembra-

no infiniti, la bimba si scopre donna, rispolverando ricchezze che, in realtà, già possedeva. L’autrice assume consapevolezza delle proprie sofferenze, ammettendo di essere uscita dalla lotta contro di sé più arricchita e sensibile.

Un viaggio che può esser letto in poche ore, tutto d’un fiato, ma che per lunghi anni ha segnato l’esistenza di Paola, costringendola ad una vita di sottomissione alla malattia. “Proteggimi da me” è una raccolta di poesie per capire la verità dietro ai disordini alimentari, le emozioni e le incertezze che solo chi ha attraversato l’abisso può ben narrare. È una storia di coraggio, che esorta tutti noi all’ascolto delle creature che non si esprimono con le parole, bensì con il proprio corpo. È una testimonianza di vittoria su un male che silenziosamente si insinua fin dentro le ossa di chi è in bilico, fragile e schiavo dei propri pensieri. “Ti vedi bella, sei sopravvissuta ti sei rialzata dopo essere caduta, sei cresciuta.”(Amati, Paola Bolla) Sabrina Carpentieri

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RADICI DI GIANCARLO GILI

Nostalgico profumo del fieno maggengo Com’è cambiata la fienagione, dalla manualità dei nonni alla modernità delle nuove tecnologie.

Un lavoro che conserva una certa magìa Sono giorni di fienagione. L’andamento del tempo in questi giorni ha sempre una fondamentale importanza. Deve fare bello almeno quattro giorni consecutivi per poter seccare il primo fieno. Ma adesso ci sono i siti che si interessano di previsioni a dare una bella mano agli agricoltori. Non è più “il cielo a pecorelle acqua a catinelle” o “ il rosso di sera bel tempo si spera” ad anticipare quello che sarà l’andamento del tempo e quando le previsioni sono brutte non c’è nessuno che si azzarda a tagliare l’erba. Poi, se qualcuno si sbaglia, c’è sempre una via di scampo perché il fieno, anche se non completamente secco, si può sempre fasciare e in un modo o nell’altro abbiamo quasi la certezza assoluta di portare a casa un prodotto di qualità.

BENEDETTA MECCANIZZAZIONE. Benedetta meccanizzazione che durante questi ultimi decenni ha inventato nuove attrezzature confacenti alle esigenze degli agricoltori. Frutto di anni di studi e di prove nei laboratori e nelle campagne per creare delle macchine perfettamente funzionanti e durevoli nel tempo. Sarà perchè sono un nostalgico, il motivo per cui mi viene spontaneo pensare alle difficoltà e alla fatica che dovevano affrontare i nostri nonni o i nostri bisnonni per fare lo

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stesso lavoro, cento anni or sono. A metà di maggio circa, compatibilmente con l’andamento meteorologico favorevole, si iniziava il taglio dell’erba per il fieno maggengo. Avere le falci ben battute era senza dubbio la cosa fondamentale; se non erano battute bene non solo la fatica era enorme ma addirittura si rischiava di non terminare lo sfalcio, quindi bisognava organizzarsi nel modo ottimale.

CALMA E PRECISIONE. In ogni famiglia, di solito, c’era un solo individuo che si dedicava alla battitura delle falci. Bisognava essere calmi e precisi per battere il filo della falce e renderlo più sottile di quello di un rasoio. Era caratteristico quel continuo martellare che, il giorno precedente lo sfalcio, si sentiva da un casolare all’altro, ed era rassicurante perché tutti sapevano di non essere da soli ad aver deciso il giorno del taglio, pertanto anche un’altra famiglia avrebbe condiviso le speranze e le preoccupazioni derivanti dall’andamento meteorologico dei giorni successivi.

SOFFICI RICORDI. Se il tempo era confacente, di solito occorrevano tre o quattro giorni nei quali il fieno doveva essere periodicamente girato e rigirato, poi veniva caricato sui carri trainati dai buoi e

RADICI

La Piemontese piange il geometra Quaglia

Piero Quaglia

Allevatore e margaro saluzzese, se n’è andato a 86 anni uno storico innovatore del mondo zootecnico, qui ricordato dal Comitato Razza Piemontese

All’età di 86 anni, il 15 aprile scorso, è morto Piero Quaglia, allevatore, margaro e imprenditore agricolo di Saluzzo, conosciuto da tutti nell’ambiente zootecnico come “il Geometra”.

Tra i numerosi contributi alla sua memoria, espressi da amministratori, politici e rappresentanti di categoria, particolarmente significativo è apparso il ricordo manifestato dal Comitato Razza Piemontese, che ha scritto: “Con lui se ne va un pezzo di storia della nostra Razza”. Qui di seguito, volentieri pubblichiamo un ampio stralcio dell’intervento.

Grande intenditore di Piemontese, era conosciuto in ogni luogo per gli ottimi risultati nelle mostre nazionali in cui detiene il record di maggior numero di campioni assoluti di sempre, oltre al grande contributo dato alla selezione della razza con i numerosi tori di fecondazione artificiale provenienti dal suo allevamento: Ergo, Tyson, Umayor, Baggio, solo per citarne alcuni tra quelli che hanno fatto la storia della fecondazione artificiale e non esiste allevatore che non ne abbia avuto almeno una figlia o non ne abbia sentito parlare. Il Geometra è sempre stato coinvolto con grande passione nelle attività delle associazioni che riguardano la Piemontese: fu consigliere Anaborapi, presidente della Sezione Piemontese dell’Apa di Cuneo e contribuì alla progettazione del Centro Genetico di Carrù. Lo stesso logo dell’Anaborapi riproduce la sagoma di Bauli, famoso toro di fecondazione artificiale nato negli anni ‘70 nell’allevamento del Geometra Quaglia. Lo ricorderemo sempre per la sua infinita passione per la Piemontese e per le sue idee innovative che gli permisero di raggiungere grandi risultati divenendo un esempio da seguire per molti colleghi allevatori. Ancora oggi la linea e le caratteristiche morfologiche delle vacche del Geometra si riconoscono immediatamente agli occhi degli esperti della razza. Sarà difficile conoscere un altro uomo che tanto possa dare alla nostra Razza e che possa essere ricordato con così tanta stima.

Ciao Geometra!

Comitato Razza Piemontese

riposto in cascina sul fienile.

Il lavoro era faticoso perché, con lunghi forconi, la profumatissima erba secca veniva accuratamente riposta e pigiata con il contributo di tutti i bambini che approfittavano di questa loro, chiamiamola incombenza,

per divertirsi a scorrazzare, fino quasi a scomparire, in quei soffici mucchi di fieno, finché le forze glielo permettevano.

Giancarlo Gili (da: “I senza voce – Il Risorgimento dimenticato”, Fusta editore) L’imprenditore agricolo • Maggio 2019

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RADICI DI ALDO PONSO

Il segno dei Templari all’ombra di Valmala In valle Varaita, uno dei più significativi presidi dei celebri Cavalieri del Tempio.

I rapporti con i marchesi di Saluzzo e il legame cromatico con la veste della Vergine delle apparizioni Finalmente, dopo le ampie diatribe degli storici locali, s’è fatta più che probabile la presenza dei celebri Templari a Valmala e dintorni, con l’uscita del primo libro storico sul paese di Gianfranco Rolando, in cui è stato ampiamente illustrato il ruolo di quei monaci guerrieri medioevali, che combattevano con spada e rosario, in difesa dei pellegrini e dei luoghi sacri.

Erano detti anche “Pauperes militi Christi”, o “Milites Templi”, Templari, per il fatto che si erano stanziati, agli inizi, sul luogo dell’antico tempio salomonico di Gerusalemme. I gerosolimitani o Ospedalieri di San Giovanni invece avevano compiti più assistenziali, anche se in seguito non disdegnarono le armi, specie per la difesa del Santo Sepolcro.

poi devolvevano al Commendariato del Gran Priorato della Lombardia, di cui facevano parte.

La loro presenza nel saluzzese si spiega anche con la simpatia, da sempre nutrita dai marchesi di Saluzzo nei loro confronti, e dall’amicizia che legava il Marchesato ai nobili Romagnano e Provano, signori di Pancalieri e dintorni.

PUNTUALI CONFERME In realtà, il testo non fa che confermare quanto riferito ampiamente in precedenza dallo studioso Mario Manassero in Templari e Cavalieri (Pinerolo 2008). Parlare di Templari ormai è cosa nota a tutti, per aver sentito, letto, visto di loro fantasiose e rocambolesche notizie, più o meno valide, sui mass media, su romanzi a grande tiratura. Il loro motto, secondo la “regola” dettata da San Bernardo di Chiaravalle era “Non nobis Domine, sed nomini tuo gloria” (Non a noi, Signore, ma al tuo nome sia gloria).

SCELTA STRATEGICA Pensiamo che la scelta del territorio di Valmala, località fuori mano, discosta dai grandi centri (loro concessa dal marchese di Busca), è da ravvisarsi proprio nella loro ricerca di silenzio, di nascondimento, e forse anche come punto di guardia della Valle Varaita.

Infatti, gli Ordini Cavallereschi sceglievano di preferenza località strategiche, poste su vie di rilevante comunicazione, agli incroci stradali o ai guadi fluviali, dove era preziosa la loro presenza in favore di pellegrini, commercianti, ammalati, o per la riscossione di decime e balzelli, che

LUOGHI E LAPIDI La presenza dei Templari a Valmala prima del 1312 (anno del loro proditorio annientamento) è confermata dalla lapide posta sulla facciata sella parrocchiale nel 1865; e non mai sconfessata dall’Ordine di Malta, subentrato ai Gerosolimitani e rimasto a Valmala fino al 1892. Quella lapide recita: “Questo antico delubro dei Templari fondato avanti il millesimo anno di nostra salute nel 1865 con pubblica pecunia si restaurava ed ampliava”. A conferma della presenza templare a Valmala sono prove discrete anche alcuni segni nella

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RADICI to quassù una chiesa ed una “domus hospitalis”, aperta all’accoglienza, detta anche “praeceptoria”. Non già nel senso di scuola o collegio, ma come località sotto un “praeceptor”, termine allora usato per commendatario, capo, guida, responsabile, inviato da Pancalieri.

parrocchiale, ritenuti esoterici (croce senza Cristo) con semplice corona di spine tra i chiodi) e tracce di antichi affreschi: così lo strano agglomerato di costruzioni a “Co’ ed Simund” detto “dei Frati”.

Una prova a nostro giudizio più valida è la stessa presenza dei Templari a Pancalieri, dove il titolare della parrocchia è San Nicola, già protettore dei Templari, con Santa Maria della Plebe. A Valmala ci parla ancora dei Templari lo stesso termine “Parasàch” detto di un prato valmalese della Commenda: lo stesso nome che compare lontano sulle rive dell’Ofanto in Basilicata “dove i Templari possedevano una masseria fortificata” (B. Caponi).

CO ED SIMUND A Valmala, nella riscoperta Casa dei Templari (O Co’ ed Simund), inoltre, vi dovevano soggiornare pellegrini e commercianti, guerrieri ed ammalati bisognosi di particolari cure.

Si riscuotevano infine decime e balzelli, come già era avvenuto ad opera dei dominatori romani che, in quel di Piasco, riscuotevano la “Quadragesima Galliarum”. Non per altro i Cavalieri avevano fonda-

ATTIVITÀ AGRICOLA A Valmala gli Ordini Cavallereschi favorirono anche l’agricoltura, vera arte dei monaci cistercensi, a cui erano legati in vario modo. Il “curato” o prevosto era da loro stipendiato. Veniva scelto dal sacerdote di Venasca, “legato” della sacra religione gerosolimitana, dopo essere stato giudicato idoneo dal vescovo di Saluzzo. Ma “non doveva riconoscere altro superiore che il commendatario della Commenda di Pancalieri...” (Archivio storico Torino, Ordine di Malta, 197).

VESTE DELLA MADONNA Sempre a Valmala, la dedicazione della parrocchia a San Giovanni Battista ci parla chiaramente del santo protettore dei gerosolimitani. Così come il colore rosso della veste della statua della Vergine ivi venerata, ci ricorda la tinta del mantello di battaglia di quell’ordine cavalleresco. E chissà che la Vergine, apparendo sui monti di Valmala nel 1834, indossando ancora un vestito rosso sotto il manto azzurro cielo, non abbia voluto rimarcare il fatto, per ricordare quei lontani benemeriti cavalieri, venuti quassù tanti secoli prima?

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