L'Imprenditore Agricolo -Luglio-

ANNO 5 NUMERO

55 LUGLIO 2016

d e l l a

P r o v i n c i a

G RAN D A

Generazione di fenomeni L’imprenditore agricolo • Luglio 2016 1 L’UNICO GIORNALE INVIATO A TUTTI GLI IMPRENDITORI AGRICOLI

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L’imprenditore agricolo • Luglio 2016

L’imprenditore agricolo • Luglio 2016

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Sommario

Luglio

2016

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Suini in ripresa grazie alla Cina

Occhio alle notifiche Arrivano solo più tramite Pec

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Suini, il Ministero gioca le sue carte

Le condizioni per chi vuole far lavorare parenti e affini

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Le razze autoctone presidio di montagna

Fisco e tributi

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Zootecnia

L’editoriale Lo spettacolo è la platea

6

L’aria che tira paese che vai italiano che trovi

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Fisco e tributi Yogurt e latte fermentato L’Iva compensa al 10 per cento

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Agroenergie, a regime la tassazione agevolata

L’imprenditore agricolo • Luglio 2016

Attualità

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Irroratrici, attenzione ai controlli funzionali

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Frisone, a Saluzzo scende in campo la nazionale

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L’abc della fienagione Come evitare le perdite

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Fotovoltaico, come risparmiare con le variazioni catastali

18

I margari in Regione «Ci paghino la Pac»

56

Accoglienza degli stagionali Il Piemonte approva la legge

21

Vitellone e scottona verso il sigillo italiano

57

Cooperative ottimiste «Ce la possiamo fare»

24

Latte per gli indigenti e programmazione produttiva

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Arpea di nuovo senza direttore

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Immatricolazioni in calo Investire è un azzardo

62

«Non difendiamo gli indifendibili»

64

Glifosato, arriva la proroga europea

66

Difendere il Made in Italy sulla frontiera del web

68

Donne al lavoro La crisi non le ferma

70

La forza del grano in festa a Fossano

Ortofrutticoltura

44

Olivo, come preservare le qualità pregiate

49

Nocciola Piemonte Igp Uno strano mercato

52

Nocciolo, noce e castagno La ricetta dello sviluppo

72

Si scrive bodi... si legge patata

Notizie dalle aziende

26

Produrre bambù italiano con la garanzia del ritiro

35

Prove nei filari con erpici rotanti Frandent

46

Chianchia apre le porte al futuro del nocciolo

L’avvocato risponde

37

Cosa è bene sapere sull’usucapione

Schede tecniche

75

Piralide, la farfalla che attacca il mais

Osservatorio prezzi

76

Prezzi e mercati all’ingrosso

Scadenze fiscali

77

Agosto: occhio alle scadenze

Mercatino

79

Gli affari dell’imprenditore

L’IMPRENDITORE AGRICOLO della provincia Granda Direttore responsabile: Osvaldo Bellino Direttore editoriale: Valerio Maccagno Direzione, redazione e amministrazione: Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 redazione@imprenditoreagricolo.com www.imprenditoreagricolo.com Editore: Réclame S.r.l.

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Lo spettacolo è la platea Tanto rumore perché gli inglesi hanno deciso di andarsene dall’Europa. Se è vero che hanno fatto così male a staccare la spina, c’è da domandarsi perché i più preoccupati sembrano quelli che sono rimasti.

Misteri della politica, si fa per dire. Tutti sanno, in realtà, che se avranno ragione i figli della perfida Albione, per questa Europa sarà la fine. Si teme l’effetto domino, altri potrebbero seguire la strada della Gran Bretagna, l’euro e il sistema politico e finanziario europeo potrebbero saltare o, comunque, andare in pezzi. Sarà un bene o un male? Non si può ancora dire.

Nel dubbio, ognuno fa i suoi conti e, se è vero che il Regno Unito è il terzo cliente internazionale della provincia di Cuneo, non pare tuttavia che gli effetti della Brexit sulla Granda possano destare serie preoccupazioni.

Assai di più dovrebbero preoccupare, eccome, le conseguenze dell’embargo russo, di cui poco o niente si parla, ma che sta creando evidenti problemi all’agroalimentare cuneese, soprattutto sul fronte commerciale dell’ortofrutta e dei prodotti lattiero caseari.

Per la prima volta, le sanzioni applicate (dall’Europa) per punire qualcuno (la Russia di Putin, per l’appoggio ai secessionisti ucraini), hanno finito per far male non a chi erano indirizzate, ma a chi le ha applicate, vittima della contromossa dell’embargo.

Un capolavoro strategico che dà l’idea di come sia ridotta l’Europa, al di là del fatto che fosse opportuno o meno intervenire contro la Russia.

Visto dai campi, questo tragicomico teatrino internazionale non sa di pecora e nemmeno di pastore. Non c’è nulla che possa ricondurlo alla realtà delle “piccole cose”, quelle che il frate poeta di Busca, padre Silverio, ben sapeva cogliere come essenza dell’esistenza: sentieri dimenticati, voli di rondini, profumi di fieno e magiche lucciole, gocce di zolfo sospese sul grano…

Come sarebbe bello se quelli del teatrino avessero un giorno l’umiltà di fermarsi a guardare il vero spettacolo, che non è il loro, ma quello del pubblico di fronte a loro, della vita e della natura.

Non per cercare rifugio, ma per farne gradini per salire, se non alla beatitudine, come facevano i grandi santi Francesco e Bonaventura, almeno alla comprensione di ciò che conta e vale davvero.

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Paese che vai italiano che trovi L’embargo russo continua e senza colpo ferire il Belpaese si divide in tre: la politica che sembra curarsene poco o nulla; quelli che si lamentano, piangendo sulle quote di export cedute a pesi rimasti amici dello zar Putin, e quelli che, all’italiana, si aggiustano. E’ di qualche giorno fa un bel servizio sulle reti Rai a dedicato a imprenditori italiani che aprono caseifici nella taiga russa, dove il latte è grasso e costa poco, per filare mozzarelle e provoloni, ma anche per cercare di produrre grandi formaggi a pasta dura, adatti ad essere grattugiati: se non li nomino, è solo per rispetto al lavoro di chi in Italia, ogni giorno, butta il sangue per quelle nostre due Dop conosciute in mezzo mondo. Accanto a chi va a produrre in Russia, per evitare dazi ed embargo, c’è chi più tranquillamente colloca il proprio stabilimento a San Marino, per lavorare latte italiano, con casari italiani e nomi italiani, ma esportando in Russia dalla Comunità del Monte Titano, senza incorrere nei limiti imposti da Mosca all’Unione Europea.

Non c’è in quello che scrivo alcun giudizio morale sugli italiani che si aggiustano: aggiustarsi e tenere famiglia sono le due note distintive del nostro popolo, agli occhi del mondo. Però una riflessione su come questo aggiustarsi individualmente renda debole il sistema agroalimentare italiano, quella consentitemela.

Perché il casaro che chiude qui e apre in Russia, somiglia tanto all’industriale dell’Asti che chiede al contadino di ridurre le rese di uva destinata al vino Docg, e, allo stesso tempo, chiede al contadino di garantirgli, a prezzo più basso, decine di quintali per ettaro di uve moscato da destinare a fare spumante aromatico: senza denominazione, senza pretese, senza prospettive di buon prezzo.

Con la conseguenza prevedibile di una concorrenza fratricida tra bottiglie di Asti Docg e anonimi spumanti usciti dagli stessi stabilimenti.

Tutti si aggiustano, ma qualcuno che ci rimette, per via di questo aggiustarsi, c’è sempre: oggi è un casaro che non emigra, domani un contadino che non ce la farà più a coprire le spese della coltivazione dei suoi surì. Rendersene conto è un dovere, tanto più che nella “narrazione” dominante questa flessibilità (a mio giudizio, malintesa) viene lodata dagli economisti e benedetta dai politici con la vista corta, che non sanno come ringraziare i furbi che sembrano risolvere (anche solo in un’ottica privata) i problemi dell’agroalimentare italiano.

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Fisco e Tributi di Alberto Tealdi - commercialista - a.tealdi@studiocugnasco.it

Occhio alle notifiche Arrivano solo più tramite Pec

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A partire dal 1° giugno, tutte le cartelle di pagamento e le eventuali comunicazioni relative ad atti di riscossione verranno notificate da parte di Equitalia esclusivamente via posta elettronica certificata (Pec).

cooperative, ecc.) tenute per Legge ad avere un indirizzo Pec, riceveranno tali atti sull’indirizzo risultante dall’indice nazionale Ini-Pec.

Pertanto le imprese e le aziende agricole in qualsiasi forma costituite (ditta individuale, società semplice, società di persone, società di capitali,

cui sopra l’indirizzo Pec a cui verranno trasmesse le comunicazioni da parte di Equitalia è quello depositato a Registro Imprese, indicato anche

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MODALITà ESCLUSIVA Di fatto per i soggetti di

in visura camerale.

Tale esclusiva modalità di notifica, sarà anche applicata ai professionisti (quali ad esempio agronomi, veterinari, medici, commercialisti, avvocati, ecc.) che tenuti anche loro ad avere un indirizzo Pec l’hanno comunicato al proprio Ordine di appartenenza.

Diventa quindi sempre più importante verificare che gli indirizzi comunicati siano validi, essere attenti alle date di scadenza degli stessi ed al pagamento del canone e soprattutto controllare la casella di posta con frequenza e costanza.

Qualora l’indirizzo risultasse essere inattivo o la casella non in condizione di ricevere posta (per esempio perché satura), per i soggetti iscritti a Registro Imprese la notifica avverrà presso la Camera di Commercio

Fisco e Tributi

Dal 1 giugno, tutte le cartelle di pagamento e gli atti di riscossione vengono comunicati esclusivamente tramite posta elettronica territorialmente competente che provvederà alla sua pubblicazione sui propri siti informatici e nel frattempo sarà cura di Equitalia trasmettere una comunicazione di pubblicazione al contribuente via raccomandata.

UNICO INDIRIZZO Gli indirizzi devono essere univoci, vale a dire

che per ogni impresa deve esserci un solo indirizzo ad essa riconducibile, quindi non è più possibile comunicare a Registro Imprese un indirizzo, ad esempio quello del consulente, collegato a più posizioni.

Qualora la Camera di Commercio rilevi che ad un indirizzo sono collegate più imprese,

in primo luogo intima alle imprese interessate di sostituirlo ed in caso di inadempienza cancella d’ufficio la Pec registrata con ammenda da Euro 103,00 a 1.032,00.

E’ pertanto vivamente consigliato, se si ricade in tale situazione, di richiedere un indirizzo Pec univoco ed effettuare la pratica di co-

municazione a Registro Imprese.

Le persone fisiche che non esercitano attività d’impresa o professionale, continueranno invece a ricevere le notifiche cartacee a meno che non intendano optare, indicando l’indirizzo in dichiarazione dei redditi, per la notifica via Pec.

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Fisco e Tributi di Marianna cugnasco - commercialista - mar.cugnasco@studiocugnasco.it

Le condizioni per chi vuole far lavorare parenti e affini Non occorre effettuare la denuncia all’Inps, né la comunicazione di instaurazione e cessazione del rapporto Nel settore agricolo è frequente l’utilizzo occasionale della manodopera di parenti ed affini; per questo motivo tali prestazioni di lavoro sono da tempo disciplinate da un’apposita regolamentazione.

Innanzitutto, per comprendere quando non sussiste l’obbligo di inquadramento del lavoratore familiare, occorre tenere presente, a livello legale, come si calcolano la parentela e l’affinità.

GRADI DI PARENTELA I gradi di parentela sono quelli sussistenti tra familiari che hanno in comune uno stipite: figli e genitori sono legati da una parentela di primo grado; fratelli e sorelle, o nipoti e nonni sono invece parenti di secondo grado; i nipoti e gli zii, così come i bisnipoti e i bisnonni sono parenti di terzo grado; infine tra cugini sussiste una parentela di quarto grado.

AFFINITà L’affinità invece è il vincolo tra un coniuge e i parenti dell’altro coniuge: ad

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esempio i suoceri sono affini di primo grado con genero e nuora; mentre i cognati (fratello o sorella del coniuge) sono affini di secondo grado con l’altro coniuge. Il rapporto di parentela o affinità deve sussistere con il titolare dell’azienda iscritto all’Inps in qualità di Coltivatore Diretto (CD) o Imprenditore Agricolo Professionale (IAP).

REQUISITI Dopo aver chiarito tale aspetto meglio si comprende che le prestazioni svolte da parenti ed affini fino al terzo grado (disposizione poi modificata dal DL 5/2009 con ampliamento della platea ai parenti ed affini di quarto grado) non integrano un rapporto di lavoro autonomo o subordinato se vengono rispettati i seguenti requisiti: - l’attività dovrà essere svolta in via del tutto occasionale, oppure ricorrente ma di breve periodo, intendendo con ciò un’attività svolta anche ripetutamente nel corso dell’anno, purchè per brevi

intervalli di tempo (si esclude pertanto il carattere di abitualità); - la prestazione deve avvenire esclusivamente a titolo gratuito, senza perciò corresponsione di compensi sia in denaro che in natura, salvo le spese di mantenimento e di esecuzione dei lavori; - l’attività viene svolta a titolo di aiuto in adempimento di un’obbligazione esclusivamente morale, poiché scaturente dal

vincolo di solidarietà che qualifica la famiglia.

NESSUN OBBLIGO CONTRIBUTIVO Se tutti gli anzidetti requisiti vengono rispettati le attività prestate da parenti ed affini fino al quarto grado sono considerate come “prestazioni che esulano dal mercato del lavoro” e non fanno pertanto sorgere alcun obbligo

contributivo nei confronti degli enti previdenziali; ciò significa che non occorre effettuare la denuncia all’Inps, né la comunicazione di instaurazione e cessazione di tale rapporto verso alcun ufficio od ente e ciò qualunque sia l’attività prestata dal familiare, a condizione che sia un’attività prevista dall’art. 2135 del codice civile, che disciplina le attività agricole.

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Zootecnia

Frisone, a Saluzzo scende in campo la nazionale

La nostra “nazionale delle frisone” formata da venti capi più due riserve provenienti dai migliori allevamenti, domenica 12 giugno ha sfilato in passerella al PalaCrs del foro boario di Saluzzo, prima di partecipare, la settimana successiva, alla Champions League delle Frisone Holstein e Red Holstein a Colmar, in Alsazia.

ORGOGLIO AZZURRO Alle 9,30 porte aperte al pubblico, con presentazione delle campionesse da parte di Corrado Zilocchi, responsabile Anafi (l’associazione nazionale della Frisona) degli ispettori di razza.

Sono intervenuti il sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni, l’assessore alle Attività produttive Francesca Ne-

berti e il consigliere regionale Paolo Allemano. L’aperitivo d’onore con i formaggi del caseificio Fiandino di Villafalletto ha concluso la kermesse che ha ribadito la centralità del polo saluzzese nel mondo Frisona. Sottolinea il presidente dell’associazione regionale allevatori Roberto Chialva: «E’ stato un momento importante

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La passerella delle campionesse che hanno partecipato alla Champions League delle Frisone Holstein e Red Holstein in Alsazia per il settore zootecnico e in particolare per il sistema allevatoriale. In questa difficile congiuntura economica una vetrina di così alto livello è uno scatto

d’orgoglio che fa bene a tutta la categoria.

Nonostante le penalizzazioni che dobbiamo scontare rispetto agli allevatori esteri, noi dimostriamo di essere in prima fila».

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LA SQUADRA Nella squadra italiana sono presenti per il Piemonte, nella categoria Holstein, Tjr Portea di Anzola d’Ossola (Verbania), Il Castagno di Marco Pastore (Novara), la società agricola Basano di Airasca (Torino) e l’allevamento dei fratelli Beltramino di Buriasco (Torino). Nella categoria Red Holstein figurano Roberto Berta di Settimo Torinese, ancora l’ossolana Tjr Portea e la società agricola Oitana di Scalenghe (Torino).

Spiega Tiziano Valperga, direttore dell’Associazione regionale: «I nostri allevatori sono tra i migliori del continente.

La genetica italiana della

Frisona ha fatto scuola e il Piemonte è ai vertici».

SALUZZO CAPITALE Ricorda Livio Diale, presidente della sezione Frisona, che agli albori del campionato europeo, più di vent’anni fa, l’azienda dei fratelli Lungo di Caraglio ottenne un premio di rilievo: «Fin dagli inizi siamo stati protagonisti della manifestazione - dice Diale –.

Ma ritengo che il dato di maggiore soddisfazione sia la scelta di Saluzzo come stazione di riferimento per le campionesse Frisone.

E’ la conferma di un foro boario che per le sue caratteristiche è unico in Italia».

Zootecnia di Luca Ternavasio

L’abc della fienagione Come evitare le perdite Negli ultimi anni, ed in particolare modo nell’ingrasso dei ruminanti, il fieno ha acquisito una notevole importanza nel razionamento, dato l’elevato contenuto di proteine e il buon valore nutritivo; per altrettanto tempo però, si è semplificato il concetto di fienagione, individuata come una “semplice”

prassi da eseguirsi per portare la percentuale di umidità del raccolto dal 75-88% ad un residuo 12-11% del prodotto essiccato.

In realtà, dietro a tale “processo”, vi sono numerose perdite talvolta davvero elevate che, in alcuni casi, possono essere mitigate da interventi mirati.

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L’elevato contenuto di proteine e il valo qualità per la produzione di latte e ca PRINCIPALI PERDITE Le perdite principali sono così individuabili: - perdite dovute alla respirazione cellulare, durante la prima fase di essiccamento, immediatamente dopo lo sfalcio; si protrae fino a quando l’umidità dello “sfalcio” non raggiunge i 40 punti percentuali circa; gli zuccheri in esso contenuti, per mezzo di processi di ossidoriduzione, vengono trasformati in acqua e CO2.

- perdite di natura “meccanica”, dovute alle perdite di parti importanti del prodotto (si pensi a foglie, steli e fiori); avvengono in particolare modo durante la movimentazione dello sfalcio e la percentuale di perdita è differente a seconda dell’essenza scelta: ad esempio,

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alcune foraggere, con foglie meno grandi e sottili delle rispettive leguminose, hanno perdite notevolmente ridotte rispetto a queste ultime, data anche la loro maggiore resistenza a manipolazioni; - perdite causate da fenomeni fermentativi, causati da microrganismi che facilmente si trovano sulle piante in campo; a seguire, gli stessi daranno inizio a fenomeni fermentativi attaccando proteine, grassi, ma in particolare modo gli idrati di carbonio; la temperatura del foraggio in tale situazione è di grande aiuto: maggiore sarà infatti la temperatura toccata, maggiore sarà di conseguenza l’attività dei microorganismi (in alcuni casi pratici si sono toccati anche i 60

ore nutritivo del fieno sono fonte di alta arne. Ma preservarli non è così facile… gradi).

Quantificando e sommando tutte le perdite, date da i valori sopra indicati, si può’ concludere sottolineando possibili perdite del 16-28% di sostanza secca e del 25-55% di valore nutritivo del foraggio.

COME DIFENDERSI Individuate le varie perdite, è possibile contenerle in modo efficiente?

A tal proposito, è necessario sottolineare come dei buoni macchinari, in salute ed efficienza lavorativa, permettano già di abbassare le perdite di natura meccanica, senza agire su altri fattori; esistono tutt’oggi delle macchine falciacondizionatrici che, una volta ta-

gliato lo stelo dell’erba, compiono un lavoro di schiacciamento dello stesso, per favorire l’evaporazione dell’acqua; vero è che comunque è sempre necessario perseverare nel contenimento delle perdite dovute all’essiccamento perché, tutto ciò’ che non è perso, è di guadagnato per l’azienda.

Altri macchinari utili per diminuire le perdite sono gli ultimi tipi di presse raccoglitrici, in grado di schiacciare il fieno in balle o maxi balle (fino a 500 kg) evitando la perdita di foglie e fiori (preziosi elementi, ricchi di sostanze nutritive, ma altrettanto delicati) e di favorire l’essiccamento naturale del fieno, evitando anche la perdita importante di caroteni.

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Zootecnia

I margari in Regione «Ci paghino la Pac» Adialpi e Arema assediano l’assessore: «Ritardi insostenibili, tornino ad anticiparci il 20 per cento a luglio e il 50 per cento a novembre, come hanno sempre fatto» Margari all’assedio della Regione per protestare contro i ritardi dei pagamenti della Pac. Tra maggio e giugno sono stati ricevuti dall’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, i rappresentanti di entrambe le associazioni di categoria, Adialpi (Associazione difesa alpeggi Piemonte) e Arema

(Associazione regionale margari).

SEMPRE PEGGIO «Vuoi per i controlli dell’effettivo pascolamento e del movimento degli animali nella Banca Dati Nazionale – osserva Giovanni Dalmasso, presidente dell’Adialpi -, vuoi per il “refresh” che ha interessato in partico-

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lare le superfici di montagna, vuoi per i ritardi di Agea sul calcolo dei nuovi titoli, fatto sta che i ritardi nei pagamenti dei premi hanno raggiunto limiti insostenibili, se si pensa che nelle stagioni precedenti l’anticipo del 50 per cento del premio veniva concesso a novembre, o meglio ancora il 20 per cento

a luglio, a pochi mesi dalla presentazione della domanda».

ANTICIPO PAC 2016 «E’ indispensabile attivare per la Campagna 2016 l’anticipo Pac come avveniva negli anni scorsi e soprattutto che ne possano beneficiare anche le aziende che praticano l’alpeggio nelle vallate

piemontesi. I sostegni economici alle aziende agricole sono l’unico rimedio per sopperire al difficile momento economico del settore zootecnico, in particolare per i margari che fanno di questa attività l’unica loro fonte di reddito».

PROVINCIA GRANDA Per le quasi 11 mila aziende agricole in provincia di Cuneo, fa notare l’Arema, gli importi erogati sono stati complessivamente 44 milioni di euro, ma solo 30 milioni si riferiscono all’assegnazione dei titoli e ad essere in grave difficoltà sono le imprese delle aree montane e quelle sottoposte ai controlli della pubblica amministrazione, per le quali con forte ritardo non si

è ancora conclusa la fase della verbalizzazione. Si tratta di 2 mila posizioni che non hanno ricevuto alcun pagamento, per un ammontare di 5 milioni e 500 mila euro.

CINQUECENTO FAMIGLIE La situazione è parti-

colarmente critica per i margari, evidenzia Massimo Tribolo, presidente dell’Arema: «I ritardi nei pagamenti devono essere affrontati al più presto. Il rischio concreto è quello di veder letteralmente scomparire le attività dell’alpeggio e degli allevatori di montagna,

che oggi contano, solo in provincia di Cuneo, circa 50.000 capi di bovini ed altrettanti di ovini e danno lavoro a oltre 500 famiglie. E’ indispensabile intervenire con urgenza per salvaguardare queste realtà fondamentali sia dal punto di vista economico che ambientale».

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Zootecnia

Vitellone e scottona verso il sigillo italiano Via libera del Ministero e della Commissione europea all’applicazione del disciplinare. L’annuncio all’ultima assemblea generale di Asprocarne Piemonte «Finalmente, dopo anni di duro lavoro, siamo riusciti ad ottenere il via libera da parte del Ministero e dalla Commissione Europea per iniziare ad applicare nei nostri allevamenti il disciplinare del “vitellone e scottona ai cereali” secondo lo schema Sqnz (sistema di qualità nazionale in zootecnia).

Ora non rimane che costituire il consorzio di tutela e lanciare

il marchio “sigillo italiano” sul mercato per distinguere la nostra produzione di altissima qualità da quella importata dall’estero, spesso di bassa qualità e a prezzi decisamente inferiori rispetto ai nostri costi di produzione».

Queste le considerazioni a caldo rilasciate da Roberto Buratto – presidente dell’Asprocarne Piemonte – in apertura dell’assemblea generale annuale

dei soci dell’Organizzazione tenutasi il 15 giugno presso la trattoria “Marsupino” di Briaglia.

SETTECENTO ALLEVATORI L’Asprocarne Piemonte è l’unica Organizzazione dei produttori di carne bovina operante in Piemonte e una delle principali a livello nazionale per rappresentanza.

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Associa circa 700 produttori piemontesi che allevano oltre 130.000 bovini da carne ogni anno, all’incirca il 20% della produzione regionale complessiva.

«Per dare sostegno al sistema Sqnz e al marchio nazionale – ha proseguito il presidente Buratto – è necessario fin da subito riprendere i lavori all’interno dell’interprofessione della carne bovina (Intercarnepro) che è stata costituita a dicembre 2009 e che era stata congelata in attesa dell’approvazione del disciplinare.

Attraverso le delibere dell’interprofessione sarà possibile creare un fondo privato necessario per la promozione su

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scala nazionale del marchio».

INTERAZIONI CON IL PSR E proprio di interprofessione e di piano carni si è discusso nella tavola rotonda che ha seguito i lavori assembleari e che aveva come titolo “L’avvio del disciplinare Sqn del vitellone ai cereali e le interazioni con il Psr della Regione Piemonte”.

Al tavolo dei relatori erano presenti il Giovanni Di Genova (funzionario del Ministero delle politiche agricole), Giorgio Ferrero (assessore regionale all’agricoltura), Giuliano Marchesin (direttore del consorzio Italia Zootecnica), Fabrizio Guidetti (vicepresidente di Assocarni) e Marco Guerrieri

(direttore acquisti carne di coop Italia).

INCREMENTO DEL FATTURATO L’assemblea annuale dei delegati ha poi esaminato e approvato il bilancio consuntivo 2015, il bilancio preventivo 2016 e ha determinato i contributi associativi per l’anno 2016 a carico dei soci.

Il bilancio al 31 dicembre 2015 presenta un risultato positivo e chiude con un utile di esercizio di 19.274 euro, registra un ulteriore incremento del fatturato dello 0,5% ed una crescita del patrimonio netto di circa il 2%.

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Zootecnia

Latte per gli indigenti e programmazione produttiva Il Consiglio dei ministri ha approvato un nuovo decreto che stabilisce il finanziamento diretto di accordi volontari di programmazione della produzione di latte, consentiti dall’Unione europea nel contesto della crisi che sta attraversando il settore.

PROGRAMMAZIONE PRODUTTIVA Il decreto prevede lo stanziamento di 10 milioni di euro che servirà a supportare i produttori che abbiano scelto di attuare misure di pro-

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grammazione produttiva, tutelando in maniera più efficace il loro reddito.

FONDO INDIGENTI Altri 10 milioni vengono destinati al finanziamento del Fondo nazionale indigenti e verranno utilizzati per l’acquisto di latte crudo da trasformare in UHT e distribuire ai più bisognosi attraverso la rete degli enti caritativi che fanno parte del Tavolo del Mipaaf.

Questo stanziamento consentirà un intervento

Zootecnia

Approvato il decreto che stabilisce il finanziamento diretto di accordi volontari sulla produzione lattiera consentiti dall’Unione europea concreto per evitare sprechi alimentari legati alla mancata vendita del latte da parte delle stalle.

TUTELA DEL REDDITO «La tutela del reddito dei produttori - ha dichiarato il ministro Maurizio Martina - viene al primo posto. Con questo nuovo intervento attiviamo risorse per rendere più efficaci le scelte fatte a livello europeo.

Vogliamo affiancare i produttori al meglio, con-

sapevoli delle difficoltà di questi momenti e con l’obiettivo prioritario di aiutare 34 mila aziende lattiere a superare questa fase.

Per questo stiamo lavorando anche a livello europeo, perché a fine mese ci aspettiamo che la Commissione Ue faccia un salto di qualità nelle proposte.

Con il decreto, abbiamo anche scelto di potenziare l’intervento contro lo spreco alimentare di latte e per la sua distribuzione agli indigenti con il prezioso aiuto degli enti caritativi».

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Produrre bambù italiano con la garanzia del ritiro Nuova sede in Piemonte per il Consorzio che promuove la coltivazione del bambù gigante certificato OnlyMoso Il Consorzio Bambù Italia nasce nel 2014 da una brillante idea del presidente Fabrizio Pecci, grazie al quale ad oggi siamo gli unici produttori in Europa di Bambù Gigante certificato OnlyMoso. Il nostro scopo è promuovere e valorizzare il bambù Italiano in Italia e all’estero presso le varie filiere commerciali (legno, carta, alimentare, energetico, tessile, costruzioni ecc.); tutto questo lo vogliamo realizzare insieme a voi con impianti altamente produttivi specifici per la produzione di germogli e culmi (canne), garantendo a tempo illimitato, ai produttori di bambù dotati di certificazione OnlyMoso, il ritiro della produzione di canne e germogli al miglior prezzo di mercato.

Dal momento dell’impianto fino alla raccolta delle canne assisteremo i clienti nella coltivazione e cura delle piantagioni attraverso i nostri consulenti specializzati.

A distanza di due anni dalla fondazione del Consorzio Bambù Italia, è stata fondata la nuova sede di Torino, in via Frejus 8/n, che il 30 aprile 2016 ha preso ufficialmente vita con l’inaugurazione.

mazioni, ha deciso di mettersi in contatto con l ‘azienda per poter ricevere la visita del referente dell’area del Piemonte; è così venuto a conoscenza del signor Da Bove Andrea, il

TESTIMONIANZA Il signor Bonetto, ci ha conosciuto tramite il nostro sito internet onlymoso-nordovest.it .

Dopo aver visionato le infor-

quale gli ha spiegato chiaramente le caratteristiche dell’ impianto di bambù gigante, e di quello che renderà nel futuro, trasmettendogli la fiducia necessaria per iniziare

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e lasciandolo piacevolmente colpito.

Le piante madri hanno attecchito per il 95% e attualmente il signor Bonetto ha appena richiesto il cambio delle piantine, garantito dal Consorzio Bambù Italia senza costi aggiuntivi.

Il suo terreno è molto fresco, poichè ha una falda acquifera che scorre a 2 metri sotto la superficie, pertanto non è necessario apportare ingenti quantità d’acqua, e hanno quindi deciso di non applicare nessun impianto di irrigazione.

Il motivo che lo ha portato alla realizzazione dell’impianto, è stato il desiderio di differenziare la produzione con una coltura innovativa, con molteplici impieghi per il mercato, e che porti ad avere un buon rientro economico.

Inoltre, le poche cure che la pianta richiede, lo hanno definitivamente convinto a realizzare questo gigante progetto.

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Attualità

Irroratrici, attenzione ai controlli funzionali Tra regolazioni e tarature, si avvicinano le scadenze per i controlli di conformità al nuovo Piano d’azione nazionale sui fitofarmaci Che cos’è il “controllo funzionale e regolazione delle macchine irroratrici”? È il controllo effettuato sulle macchine utilizzate per la distribuzione dei fitofarmaci, volgarmente chiamato “taratura”.

In realtà, per fare chiarezza, è necessario fare una distinzione essenziale fra il controllo funzionale e la regolazione.

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CONFORMITà PAN Il primo riguarda una serie di controlli che vengono effettuati in modo da essere conformi al nuovo Pan (Piano d’azione nazionale sui fitofarmaci) e che hanno principalmente lo scopo di verificare se le attrezzature utilizzate da professionisti (la maggior parte agricoltori) rispettino i requisiti di corretto fun-

Attualità zionamento della macchina, al fine di garantire un buon livello di sicurezza, la tutela della salute umana e dell’ambiente.

TARATURA Se invece si parla di regolazione della macchina irroratrice, stiamo allora praticamente parlando di “taratura”, che consiste nel verificare l’efficienza dell’utilizzo della macchina, più nello specifico si cerca di adattare l’irroratrice alle necessità dell’azienda che la utilizza.

Quali macchine vanno controllate?

Pressoché tutte le macchine irroratrici: portate, trainate e semoventi; se tali macchine corrispondono più o meno alla descrizione di una vostra botte, allora, dev’essere effettuato il controllo funzionale.

Ma che cosa si controlla?

Nel controllo funzionale si controllano i seguenti aspetti: verifica di eventuali lesioni o perdite di componenti della macchina, funzionalità del circuito idraulico e del manometro della pressione, la funzionalità e l’integrità di tutte le parti della macchina come pompa, ugelli e filtri in genere.

Prova di distribuzione prima della regolazione

Prova di distribuzione dopo la regolazione

REGOLAZIONE Invece, per regolazione s’intendono tutte quelle pratiche finalizzate al miglioramento dell’efficienza della macchina e della distribuzione dei fitofarmaci, per una maggior efficacia e un maggior risparmio.

Non solo benessere, ma anche un fattore economico: se, ad esempio, si avanza troppo lentamente, con la trattrice si distribuisce troppo prodotto, quindi aumentano i costi.

Al contrario, se si avanza più veloce del dovuto, non si può essere efficaci con il trattamento e quindi si avrà un raccolto di qualità inferiore.

Nella regolazione si verificano quindi i seguenti parametri: volume di distribuzione, tipo e portata dell’ugello, pressione di esercizio e velocità di avanzamento della macchina.

OBBLIGHI Il Pan stabilisce che il controllo funzionale è obbligatorio per legge, invece la regolazione no (tranne per chi aderisce alle misure agro-ambientali del Psr, per i quali sono obbligatori entrambe).

Il controllo funzionale deve essere effettuato entro il 26 novembre 2016 per le macchine irroratrici acquistate prima

del 26 novembre 2011.

Questo perché fino al 31 dicembre 2020 l’intervallo massimo tra un controllo e l’altro non deve essere superiore a 5 anni, però a livello europeo è stato stabilito che ogni stato membro dovrà effettuare almeno un controllo funzionale di tutte le attrezzature entro il 14 dicembre 2016.

SCADENZE In ogni caso, per non generare confusione, la scadenza italiana è quella prevista per il 26 novembre 2016 per le macchine acquistate prima del 26 novembre 2011.

Per quelle comprate dopo questa data, invece, il controllo deve essere effettuato entro 5 anni dalla data di acquisto.

Dopo il 31 dicembre 2020, il controllo funzionale dovrà essere effettuato ogni 3 anni per le macchine già controllate.

Sono riconosciuti validi dalle istituzioni solo i controlli effettuati dopo il 26 novembre 2011, eseguiti da Centri Prova riconosciuti dalla Regioni e Province, che quindi sono conformi alle metodologie e regolamenti previsti dal Pan.

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Zootecnia di Tino Testa - gibi.testa@gmail.com

Suini in ripresa grazie alla Cina In Europa, le esportazioni verso i Paesi extra Ue sono cresciute del 35 per cento, un risultato che nessuno aveva previsto.

Effetti positivi anche sul mercato italiano Sono le esportazioni verso i paesi extra UE a trascinare in su le quotazioni dei suini in Europa. Nei primi quattro mesi del 2016 le esportazioni dell’Unione Europea verso i Paesi extra UE sono cresciute del 35%, un risultato che nessuno aveva previsto.

DOMANDA CINESE A trascinare le esportazioni su questi livelli record è la straordinaria domanda della Cina.

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Verso questo paese le esportazioni, nei primi quattro mesi del 2016, sono cresciute del 96,1%. Ottima anche la performance di export verso Hong Kong, + 45,9% (dati DG AGRI dell’UE).

CRESCITA SPAGNOLA Un capitolo a parte lo merita la Spagna, dove la produzione negli ultimi anni è continuata a crescere e parallelamente è cresciuta anche l’esportazione.

Zootecnia Nei primi tre mesi del 2016 la produzione è cresciuta del 3,82%, mentre l’export è cresciuto del 13,8%.

Più nel dettaglio verso l’Unione Europea l’esportazione spagnola è rimasta stabile, mentre verso i paesi terzi è cresciuta del 48%.

PROSPETTIVE QUOTAZIONI La Cina è notoriamente il principale produttore di carni suine al mondo e, parallelamente, è anche il maggior consumatore.

L’aumento dei consumi di carni suine in Cina ha scatenato una maggiore domanda di carni sul mercato mondiale ed è l’elemento basilare di questa ripresa dei prezzi su scala mondiale. Se la Cina confermasse nei prossimi mesi questa forte domanda di carni suine, è facile prevedere una ripresa duratura delle quotazioni e una prospettiva positiva per i bilanci degli allevamenti suinicoli.

Anche i nostri principali competitors

sul piano mondiale hanno incrementato nel primo trimestre 2016 (quadrimestre per il Brasile) il loro export verso i paesi terzi: Canada +11,26%, USA +1,60% e Brasile +

da prosciutto, attraversa un periodo di crisi peggiore delle suinicolture dei paesi nostri partner e concorrenti a livello europeo. Analizzarne le cause in questo contesto sarebbe

70,27% (vedere tabella 1)

troppo lungo, eventualmente ci torneremo sopra in qualche prossima puntata.

I dati sui consumi sono deludenti.

Gli ultimi dati disponibili risalgono al 2015. Nel corso del 2015 i consumi di salumi sono scesi del 6%, mentre quelli delle carni suine del 9% (dati ISMEA). Sono dati allarmanti.

Ciò nonostante, a breve, le pro-

SITUAZIONE ITALIANA Il mercato italiano è fortemente influenzato dagli equilibri e dall’andamento del mercato internazionale.

In questo periodo ne è influenzato positivamente.

Occorre precisare che la nostra suinicoltura, centrata sul suino pesante

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spettive sui prezzi di mercato sono buone.

Si prevede un calo della produzione, dovuto al calo delle nascite di suinetti nell’autunno 2015, che, combinato con la maggiore domanda a livello internazionale spingerà su le quotazioni, forse addirittura oltre il prezzo di 1,50/kg (vedere andamento prezzi primo semestre).

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CONCLUSIONI Una forte ripresa delle esportazioni era la “medicina” che il mercato europeo necessitava per tonificare le quotazioni interne. Non si dimentichi che l’Unione Europea produce il 112% del fabbisogno, che i consumi interni risultano nel complesso stagnanti e quindi l’unica valvola di sfogo della sovrapproduzione è

l’esportazione. Alternativamente si finisce per fare una battaglia tra poveri per collocare, a qualsiasi prezzo, il prodotto sul mercato interno. La forte crescita dell’export di questo inizio anno ha invece dato respiro al mercato e aperto prospettive che, salvo sorprese, dovrebbe garantire a breve-medio termine delle buone prospettive per gli allevamenti.

Zootecnia

Suini, il Ministero gioca le sue carte Si è svolta martedì 14 giugno, a Brescia, la riunione del tavolo nazionale della filiera suinicola presieduto dal ministro Maurizio Martina.Alla riunione erano presenti l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Gianni Fava, rappresentanti del Ministero della Salute e le principali organizzazioni di rappresentanza del mondo allevatoriale, della trasformazione, della mangimistica e

della distribuzione e vendita.

GLI IMPEGNI Il ministro Martina ha presentato le azioni del Ministero a supporto della suinicoltura nazionale. In particolare sono state proposte: - la conferma della compensazione Iva per le carni suine anche il 2017; - un allargamento e semplificazione della moratoria dei debiti degli allevatori con

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Zootecnia

Le proposte al tavolo nazionale della filiera suinicola e le richieste alla Comunità europea per combattere la crisi del settore

il pagamento diretto degli interessi dei mutui sostenuti; - la creazione di un marchio unico nazionale per i regimi di qualità, che aiuti anche a valorizzare i tagli di carne suina italiana non utilizzati per la produzione di prosciutti Dop; - il sostegno all’export attraverso un rafforzamento dell’azione diplo-

matica per la rimozione delle barriere sanitarie a partire dal mercato cinese; - l’attuazione di campagne di comunicazione e promozione a sostegno di tutto il sistema suinicolo nazionale.

BRUXELLES «Siamo determinati - ha dichiarato il ministro Martina - a chiedere

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anche a Bruxelles di battere un colpo per rispondere alla crisi del settore.

Con altri Paesi proporremo di prorogare lo stoccaggio privato delle carni suine, ma servono anche misure strutturali.

Chiederemo che la suinicoltura possa essere considerata nel primo pilastro Pac, oltre a dei sostegni concreti per

l’export.

A livello nazionale abbiamo voluto condividere una serie di azioni operative e un metodo di lavoro che tenga un aggiornamento costante sull’attuazione.

A metà luglio a Roma ci sarà una nuova riunione proprio per dare conto dell’avanzamento dei lavori».

Prove nei filari con erpici rotanti Frandent

Enrico Brero, Ezio Bruno, Valerio e papà Antonino Brero

Nel pomeriggio di venerdì 10 giugno, presso l’azienda agricola “Brero” in via Saluzzo a Savigliano, ha avuto modo di svolgersi il “Fruit Day”, un’interessante manifestazione agricola promossa e studiata interamente dalla ditta Frandent, in questo caso con una particolare attenzione al mondo del biologico.

Tutte le macchine esposte, progettate per l’utilizzo nei frutteti tradizionali, sono state studiate e combinate con linee di accessori differenti puntando all’utilizzo nei frutteti che hanno aderito al biologico e dove quindi i trattamenti e le operazioni da eseguirsi sono severamente controllate e restrittive.

L’attenzione al dettaglio, il rispetto per l’ambiente e la grande qualità costruttiva fanno sì che le macchine Frandent siano dei veri alleati nel lavoro dell’imprenditore agricolo; tutto questo è il frutto di oltre trent’anni di lavoro, studio ed esperienza maturata nel settore macchine agricole.

Un’attenzione al dettaglio che passa anche nella corretta disposizione dei coltelli dell’erpice utilizzato in questione per la lavorazione del frutteto, un dettaglio che fa la differenza: il coltello, infatti, lavora il suolo in maniera ottimale senza però distruggere in modo irreparabile l’apparato radicale del manto erboso presente in frutteto, permettendone quindi il

nuovo attecchimento.

La macchina in questione era abbinata ad una seminatrice specifica “Bio” per la semina nell’interfilare del frutteto con tutte le essenze che possono essere utili dell’appezzamento, che siano esse Graminacee o Leguminose a seconda delle esigenze dell’imprenditore agricolo.

Questo è solo uno dei numerosi esempi che gli erpici, e più in generale le macchine costruite dalla ditta Frandent, possono vantare; si pensi che le stesse attrezzature sono sottoposte a severi test di usura sulla pista appositamente creata, costituita da ben quattro settori per simulare condizioni di lavoro veramente esasperate in modo tale che gli erpici siano dotati di una meccanica estremamente affidabile e incredibilmente duratura nel tempo!!

La giornata si è svolta quindi con prove di livellamento e sovescio tra i filari, lavorando sul sodo per dimostrare la robustezza e la qualità dell’erpice R.15, i tecnici Frandent hanno illustrato ai numerosi clienti intervenuti le peculiarità della gamma Frutteto.

La bella giornata di sole, un punto di ristorazione e di distribuzione gadget per i numerosi presenti, hanno allietato la giornata.

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Mara Fosforo

Cosa è bene sapere sull’usucapione Come noto, il possesso nel codice civile è definito come il potere di fatto su una cosa che si manifesta in un’attività corrispondente all’esercizio del diritto di proprietà.

Di regola, il proprietario di un bene è anche possessore del bene medesimo, in quanto ha il diritto sulla cosa e, di fatto, lo esercita.

PROPRIETà E POSSESSO Ma si può essere possessore di un bene, ossia comportarsi come suo proprietario, senza averne il diritto; e si può essere, correlativamente, proprietario del bene senza averne il possesso.

E può accadere che una simile situazione si protragga nel tempo.

Ebbene, al protrarsi di questa situazione la legge ricollega una precisa conseguenza: il proprietario non possessore perde il diritto di proprietà e il possessore non proprietario lo acquista attraverso l’istituto dell’usucapione.

PRESUPPOSTI I presupposti per poter usucapire un bene variano a seconda della

natura e delle caratteristiche di quest’ultimo.

Specificamente, occorrono, di regola, vent’anni di possesso perché si compia l’usucapione di beni immobili e dieci anni per i beni mobili registrati (es. le automobili).

TERRENI AGRICOLI Per quanto riguarda i terreni agricoli, il legislatore ha introdotto una forma di usucapione “abbreviata”: l’art. 1159 bis del codice civile, dedicato all’usucapione speciale per la piccola proprietà rurale, sancisce, infatti, che, a differenza degli altri immobili, per acquistare la proprietà dei fondi rustici (oltreché degli annessi fabbricati) che siano situati in comuni classificati come montani dalla normativa vigente sia sufficiente il possesso continuato per quindici anni.

PICCOLA PROPRIETA’ RURALE In particolare, affinché trovi applicazione l’usucapione speciale per la piccola proprietà rurale, la giurisprudenza ha chiarito che non è necessario che il terreno si trovi

Egregia avvocata, una persona che coltiva per oltre quindici anni il terreno di proprietà di un altro soggetto, ne diventa proprietario? nella zona montana del comune classificato come montano dalla legge: qualora il comune presenti le caratteristiche altimetriche previste per essere classificato montano, infatti, il fondo incluso nel territorio comunale può essere usucapito ai sensi dell’art. 1159 bis c.c. ancorché si trovi nel livello inferiore del territorio medesimo.

REDDITO DOMINICALE L’usucapione a seguito di possesso per una durata ridotta a quindici anni è esteso anche al caso in cui i terreni siano situati in comuni non classificati dalla legge come montani, purché abbiano un reddito dominicale che non superi i limiti fissati dalla legge n. 346/1976, che individua tale soglia di reddito in 350.000 lire (oggi, circa 180,00 euro).

ACQUISTO L’articolo 1159-bis prende in

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Ecco quali sono i presupposti per cui il proprietario non possessore può perdere il diritto di proprietà di un terreno e il possessore non proprietario acquisirlo

esame altresì il caso di acquisto di un fondo rustico in buona fede da chi non è proprietario (acquisto a non domino): se l’acquisto è basato su un titolo idoneo a trasferire la proprietà e debitamente trascritto, l’acquirente compie in suo favore l’usucapione del fondo con il decorso di cinque anni dalla data della trascrizione.

ESERCIZIO DELL’ATTIVITA’ In ogni caso, affinché si verifichi l’usucapione occorre che il possessore eserciti sul bene le stesse attività che eserciterebbe se ne fosse il titolare, ad esempio coltivando continuativamente il terreno.

In secondo luogo, occorre che il possesso sia goduto alla luce del sole: se una persona occupa il terreno contro la volontà del proprietario (oppure violando le recinzioni e i presidi posti sul confine), o all’insaputa del proprietario e dei terzi, il possesso non determinerà,

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infatti, l’acquisto della proprietà per usucapione.

COSA PROPRIA È necessaria, inoltre, la sussistenza del animus possidendi in capo al possessore, che consiste nell’intento di tenere la cosa come propria o di esercitare il diritto come a sé spettante, indipendentemente dalla coscienza che si abbia del diritto altrui e del regime giuridico del bene su cui si esercita il potere di fatto.

Sul punto anche di recente la Corte di Cassazione ha chiarito che la mera coltivazione del fondo di per sé sola non è espressiva, in modo inequivocabile, dell’intento del coltivatore di possedere per sé il fondo, mentre è necessario che tale attività materiale corrispondente al diritto di proprietà sia accompagnata almeno da indizi che consentano di desumere, sia pure in via presuntiva, che quell’attività sia svolta dal soggetto come se ne

fosse il proprietario.

ACCERTAMENTO GIUDIZIALE Da ultimo si evidenzia come, in ogni caso, il semplice ricorrere di questi requisiti non determina l’automatico acquisto della proprietà, posto che perché si verifichi l’acquisto della proprietà è necessario che questa venga riconosciuta in giudizio.

La domanda di accertamento giudiziale, pertanto, dovrà essere promossa da colui che sostiene di aver usucapito il fondo avanti al Tribunale del luogo ove questo è situato, secondo le modalità prescritte dalla legge; al termine del giudizio così instaurato, il giudice si esprimerà con un provvedimento che riconoscerà o meno l’acquisto del diritto di proprietà in capo al possessore.

Avvocato Mara Fosforo

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Attualità di Davide Galfrè - geometra - galfre.davide@gmail.com

Fotovoltaico, come risparmiare con le variazioni catastali Nei numeri scorsi sono stati pubblicati alcuni articoli sugli “imbullonati” al Catasto e su come devono essere accatastati gli impianti fotovoltaici al Catasto fabbricati; proprio mentre questi articoli erano in corso di pubblicazione su questa rivista l’Agenzia delle Entrate ha diramato delle nuove linee guida sui medesimi argomenti.

Gli aggiornamenti della nuova circolare non sono enormi, ma è il caso di

analizzarli, soprattutto per gli impianti fotovoltaici, dato che sono sempre più impiegati, anche sui tetti di fabbricati funzionali all’agricoltura e dato che erano stati trattati specificatamente nell’uscita di aprile.

VARIAZIONE PER SCORPORO Il fatto importante che si conferma con questi aggiornamenti è che sulle imposte dovute per impianti fotovoltaici è possibile

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risparmiare attraverso una variazione catastale, detta “per scorporo” in cui, in parole povere, si eliminano dalla rendita catastale (che costituisce la base imponibile per alcune imposte) le componenti impiantistiche.

CHIARIMENTI Le novità riguardano la maggiore precisione con cui è stato trattato l’argomento e si possono riassumere come di seguito: 1. anche per gli impianti fotovoltaici a terra può

essere presentata la variazione catastale; 2. la variazione catastale può essere presentata per la maggior parte degli impianti fotovoltaici in copertura.

IMPIANTI A TERRA A riguardo del punto 1 la novità è che sulle circolari precedenti gli impianti a terra non venivano citati; per tali impianti la rendita catastale potrà essere determinata solo in base ai manufatti quali cabina

inverter/contatori, recinzione, basamenti dei pannelli etc. ma senza considerare la dotazione impiantistica che, nella rendita attuale pre - variazione, era la parte che più incideva.

MANTO DI COPERTURA Circa il punto 2 invece la novità è che la variazione può essere presentata non solo gli impianti in cui i pannelli sono sollevati rispetto al manto di copertura (spesso tramite pali metallici), ma anche per tutti quegli impianti appoggiati direttamente sulla copertura a patto che esista sotto i pannelli un manto di copertura.

In tal senso si era creata piccola incomprensione tra le definizioni di “integrato in copertura” dettate dalla normativa di ambito catastale e da quella

Le nuove linee guida dell’Agenzia delle Entrate chiariscono le condizioni per accedere ai benefici fiscali dell’ambito finanziario e degli incentivi economici: in materia catastale le variazioni catastali possono essere presentate anche per quegli impianti integrati in copertura ai fini degli incentivi, per i quali, se si rimuovesse il pannello fotovoltaico, la copertura non perderebbe uno dei suoi strati fondamentali. E’ il caso ad esempio di tutti gli impianti fotovoltaici sotto i quali è presente uno strato di lamiera o materiali simili.

NON ACCATASTATI Il capitolo degli impianti fotovoltaici mai accatastati è piuttosto delicato; i fotovoltaici non accatastati non possiedono rendita e su di essi non sono, pertanto, mai state pagate le dovute imposte. In tal senso i tecnici catastali hanno già riferito notizie del tutto informali che prevedono un futuro controllo incrociato tra i dati posseduti dai Comuni ed i dati posseduti dal Catasto.

Questa notizia non vuole

essere un atto di terrorismo gratuito circa le imposte che i Comuni sono intenzionati a recuperare, ma solamente un consiglio, per tutti coloro che possiedono un impianto fotovoltaico mai accatastato, di iniziare ad informarsi ed attrezzarsi sulle possibilità e gli eventuali costi di un eventuale accatastamento.

ALTRE APPLICAZIONI Al solo titolo esemplificativo si aggiunge che la stessa “variazione per scorporo” che porta ad un risparmio sugli impianti fotovoltaici, di cui tanto è già stato scritto, può essere applicata anche agli impianti biogas, alle centrali eoliche, alle stazioni di distribuzione carburante, ai depuratori, agli impianti di risalita e stabilimenti industriali.

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Ortofrutticoltura di Luca Ternavasio

Olivo, come preservare le qualità pregiate L’olivo è una delle colture più anticamente diffuse nella regione ligure e tutt’oggi vanta delle buone produzioni (ovviamente se comparata alla superficie destinata alla coltivazione) e ottima qualità e gusto delicato, derivata anche dalla diffusione di varietà locali, vedasi la varietà taggiasca, prignola e colombaia.

I terreni destinati a tali siti di coltivazione sono facilmente distinguibili: compaiono infatti delle fasce di “contenimento” (terrazzamenti) che proteggono il terreno da smottamenti e altri fenomeni simili.

TERRENI MARGINALI L’olivicoltura nasce anche per occupare i terreni di difficile coltivazione, talvolta marginali e di scarso interesse, date le richieste dell’essenza piuttosto modeste;

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nonostante ciò, la pianta è in grado di produrre frutti di qualità superiore, in tutta la fascia ligure e con diverse qualità di “gusto” a seconda delle (numerosissime) varietà.

LE PATOLOGIE Non è però tutto oro ciò che luccica; infatti, durante il periodo estivo, quando la pianta entra in piena vegetazione e successivamente in produzione, numerosi sono gli attacchi che l’olivo può subire dall’esterno da parte di agenti dannosi diversi; in linea di massima è quindi bene consigliare ed eseguire trattamenti a base di rame su tutta la superficie fogliare, in modo particolare ogni qual volta si verifichino tagli, rotture o comunque quando la superficie interna della pianta rimane a contatto con l’aria.

Ortofrutticoltura

Quando la pianta entra in piena vegetazione, deve difendersi dall’attacco di diversi agenti patogeni IL RAME Il rame, distribuito nel periodo idoneo e in concertazioni non scriteriate, è un valido aiuto per l’oliveto grazie alla sua azione attiva. Uno dei principali problemi comuni, infatti, è quello di utilizzare dosi massicce di rame che, oltre a non avere benefici particolari per la pianta, inquinano fortemente il terreno.

OCCHIO DI PAVONE Premesso ciò, l’utilizzo di rame aiuta a prevenire una delle malattie più comuni dell’olivo, l’occhio di pavone (si tratta di un fungo), il quale si manifesta sistematicamente su foglie con macchie ben evidenti e nerastre; se non curato a

dovere, porta alla totale caduta delle foglie.

MOSCA DELL’OLIVO Ad onor del vero, se questa problematica si manifesta e si debella abbastanza facilmente, non si può’ dire ciò per la mosca dell’olivo, dove negli anni passati, si è assistito a un danno davvero importante sugli oliveti.

Per meglio contenere l’insetto, di sicuro interesse e uso sono le trappole a base di feromoni, che permettono di catturare alcuni esemplari e di osservane caratteristiche morfologiche, età e numero; a seconda di tali parametri, l’imprenditore agricolo potrà poi decidere un intervento di difesa.

PRODOTTI DI SINTESI Esistono numerose azioni da poter intraprendere; sicuro è l’uso di prodotti

che hanno la funzione di dissuadere l’insetto (come il rame stesso), ma anche prodotti di sintesi che uccidano direttamente l’uovo, la larva o la mosca, a seconda dello stadio evolutivo, sicuramente molto più economici ed immediati che utilizzare trappole a feromoni che ancora oggi risultano costose per l’imprenditore agricolo.

LOTTA INTEGRATA Un’altra via è l’uso della lotta integrata con antagonisti naturali, come avviene già da molti anni anche nei frutteti tradizionali nel Nord-Italia.

Indipendentemente dal metodo di difesa dell’oliveto, è necessario controllare e monitorare l’intera popolazione dannosa, e agire solo se si superano specifiche soglie di danno, evitando quindi spreco di denaro e rispettando l’ambiente.

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Chianchia apre le porte al futuro del nocciolo Tradizionale presentazione delle nuove macchine agricole della ditta cheraschese, leader nel settore corilicolo

In occasione del convegno “Nocciolo Noce e Castagno: tecnica ed opportunità”, tenutosi a Cherasco sabato 11 giugno, la ditta Chianchia, come ormai di consuetudine, ha organizzato una giornata di “porte aperte” che ha visto però l’aggiungersi di numerosi espositori esterni, data appunto l’importanza dell’evento.

Una tradizione che vede il ripetersi, oramai da diversi anni, della presentazione di macchine nuove, miglioramenti e rivisitazioni, tutto per ottimizzare e migliorare il grado di soddisfazione del cliente, anch’esso primo obbiettivo della ditta Chianchia.

Dopo il consueto convegno, sull’informazione tecnica riguardante appunto la nocciola, il noce ed il castagno, si passa all’atto pratico presso la nuova sede della

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ditta Chianchia di Cherasco, dove vengono illustrate in dettaglio tutte le novità concrete che sopporteranno il lavoro dell’imprenditore agricolo; l’evento, oltre ad avere un’elevata partecipazione ogni anno, può contare su un bel numero di partecipanti “esterni”, ma che con tali colture hanno a che fare costantemente.

Un ritrovo di “rito”, quasi ad augurarsi una bella e proficua stagione di raccolta, che getta le basi di un approfondimento culturale non da poco e un incontro ravvicinato con l’azienda fornitrice di macchine agricole, utile per confronti e suggerimenti da parte dell’utilizzatore finale; solo insieme si può’ andare veramente lontani e di questo la storica ditta Chianchia ha fatto base portante delle sue macchine, conosciute ed apprezzate davvero in ogni areale di produzione,

sia in Piemonte che in tutta Europa, con efficenza, grande produttività e attenzione alle esigenze dell’imprenditore agricolo.Durante tutta la giornata è stato possibile anche banchettare con un ricco buffet offerto interamente dalla ditta Chianchia, con alcuni piatti davvero particolari, proprio ad enfatizzare l’evento come ritrovo, festa e unione tra tutti i clienti e non, davanti a una nuova campagna 2016 che di certo, come nel resto del mondo agricolo, non ha nulla, se non le ottime previsioni per il prezzo di ritiro del prodotto per quanto riguarda la stagione ventura.

La ditta Chianchia ringrazia sentitamente i numerosi partecipanti accorsi per la manifestazione che di anno in anno acquista sempre più piede, sinonimo di successo dell’azienda.

Con il “fondo latte” sostegno finanziario agli allevatori Agricoltori Italiani Cuneo Giovanni Allasia

Gli uffici zonali della Cia impegnati nella presentazione delle domande

“Fin dalla sua approvazione nel mese di maggio abbiamo giudicato l’intervento ministeriale del cosidetto “Fondo Latte” - dichiara il direttore della Cia di Cuneo, Igor Varrone - un positivo risultato per la costruzione di un percorso indirizzato al rilancio del settore latte. Ma, certamente, lo consideriamo una prima misura per combattere la grave crisi che da troppo tempo sta colpendo le aziende; c’è ancora molto da fare per riuscire a garantire al produttore un prezzo che assicuri un minimo di margine di redditività. Intanto stiamo verificando che le risorse previste dal Fondo Latte, derivanti dagli aiuti comunitari, possano concretamente, ed in breve tempo, diventare dotazione delle aziende. Gli uffici della Cia di Cuneo stanno, infatti, seguendo i produttori nelle diverse operazioni finanziarie, previste dal Fondo, finalizzate agli investimenti, al consolidamento delle passività e dei debiti commerciali.

L’intervento, ricordiamo, è indirizzato esclusivamente ai produttori di latte bovino in regola con i pagamenti dei prelievi sulle eccedenze di produzione lattiera. Come è noto – riferisce il responsabile di zona di Fossano, il perito agrario Giovanni Allasia - da qualche settimana l’Ismea ha predisposto le procedure online per la presentazione, da parte dei produttori di latte bovino, delle domande per ottenere le agevolazioni previste dall’apposito Fondo. Per gestire l’operatività del sistema i tecnici Cia sono impegnati quotidianamente nella presentazione delle domande per consentire agli interessati di ottenere le previste agevolazioni sui finanziamenti nel settore latte. Ovviamente occorre seguire una procedura burocratica che, in questo caso fortunatamente, fino ad oggi non ha dato problemi e si è dimostrata, sotto l’aspetto informatico, di agevole

Igor Varrone

utilizzo. Cosa possono richiedere gli allevatori? Ricordiamo che il Fondo è finalizzato a sostenere la liquidità, la ristrutturazione dei debiti e gli investimenti degli allevatori italiani. Per quanto riguarda le operazioni di consolidamento, queste possono riguardare: – le rate dei finanziamenti a medio/lungo termine in maturazione nei 18 mesi successivi alla data di presentazione della domanda; – le rate scadute e non pagate da non oltre 90 giorni alla medesima data. Infine, accedendo a un finanziamento bancario a lungo termine, l’impresa può anche consolidare i debiti commerciali a breve termine rappresentati da fatture ricevute e non ancora quietanzate. Stiamo controllando attentamente – informa Giovanni Alllasia - che vengano rispettati i termini previsti dal Fondo: la comunicazione dell’esito dell’istruttoria da parte dell’Ismea entro quindici giorni dalla data di ricevimento della domanda all’azienda ed alla banca che valuterà il merito creditizio con riferimento al finanziamento richiesto. In caso di risposta positiva anche da parte della banca, l’impresa potrà procedere alla firma del contratto di finanziamento. Sarà poi compito dell’Istituto bancario (entro 15 giorni dalla firma del contratto) dare comunicazione all’Ismea dei dati dell’operazione stipulata. Una volta riconosciuta l’ammissibilità della richiesta, l’Ismea provvederà all’erogazione dei contributi presso la banca che utilizzerà, a seconda della scelta indicata dall’impresa, riducendo automaticamente il debito a carico dell’azienda.

Continueremo a monitorare la situazione per garantire il rispetto dei tempi ed evitare ulteriori oneri amministrativi. Accanto a ciò, invitiamo gli allevatori a recarsi presso i CAA/Cia territoriali per ricevere l’assistenza necessaria.

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Ortofrutticoltura di Giulio Traversa - direttore Asprocor

Nocciola Piemonte Igp Uno strano mercato Nel finale di campagna, è stato dimostrato che l’industria utilizzatrice può accettare differenze di prezzo tra Igp e Tgt di gran lunga superiori a 0,20 euro a punto resa Per una corretta lettura di quanto segue, tengo a ricordare ai lettori che in Piemonte abbiamo due categorie di nocciole: Nocciola Tgt Tonda Gentile Trilobata e Nocciola Igp – Nocciola Piemonte a indicazione geografica protetta.

QUALI DIFFERENZE Il prodotto è sostanzialmente identico, ma la Piemonte Igp è soggetta a un disciplinare, sotto il

controllo dell’Inoq – Istituto Nord Ovest Qualità e garantita dal Ministero delle Politiche agricole.

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un’insolita e anormale lievitazione del prezzo della “Nocciola Piemonte Igp”.

Infatti, a fronte di un prezzo delle nocciole non certificate (Tgt) di euro 8,00/8,50 a punto resa, abbiamo avuto nocciole certificate Piemonte Igp a euro 11,50/12,50

a punto resa.

Piemonte Asprocor detiene la maggior parte delle nocciole certificate Piemonte Igp che, purtroppo, non riesce a collocare totalmente sul mercato per mancanza di richiesta e pertanto parte del prodotto certificato viene declassato a Tgt. DINAMICA PREZZI Nello scorso mese di febbraio è

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iniziata una lenta discesa dei prezzi.

Asprocor aveva a disposizione ancora 380.000 kg. di Nocciola Igp, ma sul mercato piemontese non si riusciva a collocare nulla in quanto tutti aspettavano una ulteriore diminuzione dei prezzi.

Per evitare di danneggiare i propri soci, Asprocor cedeva quasi la totalità delle nocciole certificate fuori Piemonte.

Successivamente iniziava la richiesta di nocciole Igp che però il mercato non aveva più a disposizione.

CORSA ALL’ALBO Si è inoltre assistito a una corsa dei produttori di nocciole ad iscrivere i propri noccioleti all’albo della Nocciola Piemonte Igp tenuto dall’ Inoq e pertanto nella prossima campagna avremo a disposizione un quantitativo di Nocciola Piemonte Igp che certamente il mercato non riuscirà ad assorbire.

Questo aumento è esagerato e conseguenza di vendite allo scoperto e stride altamente con quanto sempre detto dagli sgusciatori.

SGUSCIATORI SMENTITI Infatti, fino a ieri la differenza di prezzo tra nocciola Tgt e nocciola Igp era di euro 0,20/0,25 a punto resa, in quanto gli sgusciatori so-

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Igp e Tgt di gran lunga superiori a euro 0,20 a punto resa come sempre raccontatoci.

stenevano che una differenza di prezzo maggiore non sarebbe stata assolutamente accettata all’industria.

Quanto successo ultimamente dimostra esattamente il contrario.

DUE SCENARI Questa analisi del mercato porta a due considerazioni che vorrei fossero attentamente valutate dai produttori di Nocciola Piemonte Igp: 1) La differenza di prezzo tra la nocciola Tgt e quella certificata Igp che nell’ultimo periodo è stata di oltre euro 100 al quintale non ci sarà certamente la prossima campagna, anzi, tenuto conto della maggiore quantità a disposizione i prezzi tenderanno ad eguagliarsi.

2) Nel finale di questa campagna commerciale è stato dimostrato che l’industria utilizzatrice può accettare differenze di prezzo tra

TRATTATIVA L’invito rivolto a tutti i produttori di Nocciola Piemonte Igp è: ad agosto, quando avremo le Nocciole Piemonte Igp da vendere, chiediamo con fermezza a commercianti e sgusciatori una differenza di prezzo di euro 0,60 a punto resa (che portano una differenza di circa euro 25 al q.le e non euro 100 o 150 come è successo ultimamente).

Tenete presente che anche i costi dei controlli Inoq aumentano per la prossima campagna.

SENZA MISTERI Il prezzo delle nocciole non è più un “mistero” o un qualcosa che varia da un commerciante/sgusciatore a un altro.

Attualmente il più grande acquirente e consumatore mondiale di nocciole fornisce con cadenza bisettimanale il prezzo delle nocciole Tgt. Per conoscere questo prezzo basta chiederlo a: piemonteigp@gmail. com.

Al prezzo fornito aggiungete euro 0,60 per la certificazione Igp... e buona vendita.

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Ortofrutticoltura

Nocciolo, noce e castagno La ricetta dello sviluppo Il convegno al Palaexpo Cherasco ha messo in evidenza le tecniche e le opportunità della frutta in guscio.

Nuove sfide anche per la castanicoltura «Vista l’importanza crescente della frutta in guscio nel nostro territorio, vi sono diversi punti da tenere in forte considerazione per il futuro: primo, serve un piano nazionale di sviluppo del settore adeguato per un mercato che è in continuo cambiamento.

Di pari passo, occorre migliorare la produttività, salvaguardando la qualità, e va prestata la massima attenzione all’aspetto fitosanitario, a partire dal materiale vivaistico che deve essere selezionato e certificato. Inoltre servono maggiori investimenti nella promozione di tutta la frutta in guscio piemontese».

Così il presidente di Confagricoltura Cuneo,

sultano mediamente più alti e presentano oscillazioni più contenute.

Questo sistema consente quindi non solo di spuntare un prezzo migliore ma anche, definendo adeguate politiche di marketing, di rendere il prodotto più riconoscibile e di acquisire maggior valore aggiunto lungo la filiera».

Enrico Allasia, ha aperto il convegno “Nocciolo, noce e castagno. Tecnica e opportunità” che si è svolto, sabato 11 giugno, al Palaexpo di Cherasco.

TERRITORI ORGANIZZATI «La filiera corilicola – ha

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relazionato Giuseppe Russo, presidente FNP Frutta in Guscio di Confagricoltura - sta premiando i territori organizzati, dove il mondo agricolo riesce ad aggregare l’offerta.

I dati dimostrano chiaramente che le quotazioni nei sistemi aggregati ri-

CONSERVARE LA FILIERA Il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio, ha aggiunto: «Dobbiamo impegnarci a conservare la filiera del nocciolo, per far sì che il prodotto non diventi una commodity totalmente soggetta alle variabili di mercato. Per questo i produttori sono

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Ortofrutticoltura

chiamati a pianificare al meglio i nuovi investimenti, con business plan precisi, e devono iniziare a gestire la produzione anche pensando ad esperienze di trasformazione.

Dal canto nostro, stiamo investendo in ricerca per migliorare le varietà autoctone».

Gianluca Griseri, responsabile tecnico di Ascopiemonte ha invece posto l’attenzione sulla scelta del materiale vivaistico nella realizzazione di nuovi impianti.

VOCAZIONI NATURALI Nel pomeriggio, dopo il ‘porte aperte’ presso la ditta Chianchia specializzata in macchinari per

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la raccolta di frutta in guscio, il convegno si è focalizzato su noce e castagno.

Alberto Valier ha illustrato le possibilità connesse alla coltivazione di noce da frutto in Italia, sottolineando il positivo momento del mercato e le buone quotazioni del prodotto.

All’agronomo Eugenio Cozzolino è toccato, invece, il compito di entrare nel merito delle tecniche di coltivazione di un impianto di noce, con interessanti riferimenti agli aspetti economici per l’avviamento di nuove produzioni. «Il noce in Italia, negli ultimi decenni, ha perso interesse – riprendeva Russo - ma potrebbe offrire delle buone opportunità, perché il nostro territorio è vocato e i consumi sono in crescita».

CASTAGNO DA VALORIZZARE In tema di castagno, infine, Roberto Botta,dell’Università

degli studi di Torino, ha parlato della sfida che interessa la castanicoltura piemontese, chiamata ad affrontare il passaggio dalla tradizione all’innovazione, specie nelle aree montane, mentre Andrea Vannini,dell’Università degli Studi della Tuscia, ha portato la testimonianza della castanicoltura da frutto del Lazio.

Ha chiuso i lavori Gabriele Beccaro illustrando le attività del Centro regionale di Castanicoltura.

«L’emergenza cinipide in Piemonte è stata superata, ma nel resto del territorio italiano le produzioni non sono ancora tornate sui livelli normali - conclude Russo -.

La carenza di castagne nazionali, ha determinato un aumento delle importazioni favorendo i nostri competitor. Per questo, già da ora, è prioritario lavorare sulla valorizzazione e sulla promozione del prodotto italiano».

Zootecnia

Le razze autoctone presidio di montagna Coldiretti Piemonte ha chiesto l’intervento urgente della Regione per evitare l’abbandono del patrimonio zootecnico che rappresenta la biodiversità del territorio Coldiretti Piemonte ha chiesto all’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, di intervenire urgentemente sulla misura 10.1.8 del Psr 2014-2020 “Conservazione di razze autoctone minacciate di abbandono”, per evitare importanti ripercussioni sui territori, soprattutto di montagna, che rischiano di essere abbandonati.

ne del Psr 2014-2020 – ha affermato Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte –. Si tratta di importanti risorse finanziarie che consentono di continuare ad allevare le razze autoctone a rischio d’estinzione. Non possiamo permettere che si perda la straordinaria biodiversità presente sui nostri territori montani».

BIODIVERSITà «Abbiamo sollecitato l’assessore affinché sblocchi al più presto la situazione permettendo così agli allevatori di aderire alla nuova operazio-

CONTINUITà NECESSARIA «E’ ormai da tempo che attendiamo risposte dalla Regione - ha spiegato il delegato confederale Bruno Rivarossa – affinché le aziende, già aderenti

a questa misura del Psr 2007-2013, possano essere trasferite sulla stessa misura prevista dal nuovo Psr 20142020, per creare continuità tra la vecchia e la nuova programmazione dei piani di sviluppo rurale. Valorizzare e sostenere il lavoro dei nostri allevatori, custodi fin dall’antichità dei territori più disagiati, è il nostro obiettivo a beneficio dell’intera economia piemontese. Le aziende presenti nelle aree svantaggiate, inoltre, svolgono anche un importante ruolo di protezione dai fenomeni di dissesto idrogeologico».

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Accoglienza degli stagionali Il Piemonte approva la legge Nuove norme per favorire la sistemazione temporanea dei salariati agricoli al di fuori dei flussi migratori Il Piemonte ha approvato la legge contro il caporalato nei confronti dei lavoratori stagionali nell’agricoltura. Lo fa con la terza Commissione, riunita l’8 giugno in sede legislativa, che a maggioranza - astenuta Forza Italia - ha reso legge la proposta sulla sistemazione temporanea dei salariati agricoli stagionali nelle aziende agricole piemontesi.

SALARIATI AGRICOLI Il primo articolo chiarisce le finalità della nuova norma: «Ai fini del supporto all’attività lavorativa stagionale in agricoltura, nonché per prevenire lo sfruttamento ed il fenomeno del caporalato, è data facoltà agli imprenditori agricoli professionali di accogliere temporaneamente salariati agricoli stagionali nei periodi di rac-

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colta della frutta e di attività correlate alla coltivazione».

Le norme sono rivolte principalmente ai soggetti titolari di aziende agricole e imprenditori agricoli professionali che intendono avvalersi di manodopera stagionale al di fuori dei flussi migratori ed accoglierla durante il periodo della durata del rapporto di lavoro mediante la realizzazione di locali ad uso abitativo.

ALLOGGI TEMPORANEI Per migliorare le condizioni di svolgimento dell’attività lavorativa stagionale di raccolta dei prodotti agricoli, la Giunta regionale collabora alla pianificazione degli interventi di sistemazione logistica e supporto dei lavoratori stagionali, attraverso il coinvolgimento delle Aree Vaste, Unioni

di Comuni, Amministrazioni locali e organizzazioni del terzo settore.

Nell’ambito delle aziende agricole è ammesso il recupero di strutture esistenti non residenziali fino ad un massimo di duecento metri quadrati di superficie che, strumentali all’azienda, sono da destinare ad alloggi temporanei di salariati agricoli.

Sempre 200 metri quadri per i prefabbricati, mentre sono previsti 2 mila metri quadri per gli attendamenti.

CONTRIBUTI È anche previsto un contributo fino a un massimo di 25 mila euro per interventi realizzati con un accordo tra Giunta e enti locali, per la realizzazione delle strutture che contengano i lavoratori.

Attualità

Cooperative ottimiste «Ce la possiamo fare» I primi quattro mesi del 2016 segnano un notevole dinamismo delle cooperative sul fronte degli investimenti.

Una vera a propria inversione di tendenza rispetto ai mesi precedenti contraddistinti da un cauto attendismo.

Gli occupati tengono, anche grazie alle misure di flessibilità introdotte dal governo; la liquidità migliora; per 3 coop su 4 il fatturato è rimasto stabile o in crescita; in 9 imprese mutualistiche su 10 la posizione competitiva non è peggiorata. Ma a frenare lo slancio sulla strada della ripresa pesa, come nei quadrimestri passati, una domanda interna ancora troppo fiacca.E’ il quadro di sintesi che emerge dall’ottava indagine congiunturale quadrimestrale prodotta dal lavoro congiunto dell’Area Studi Confcoo-

perative, del Centro Studi Legacoop e dell’Ufficio Studi Agci.

Le cooperative non prevedono in generale un rafforzamento dei propri tassi di crescita, pur manifestando un ragionato ottimismo sulle prospettive di sviluppo dell’economia nel suo complesso.

INVESTIMENTI Un segnale importante riguarda i programmi d’investimento: tutte le cooperative (e in misura più evidente quelle maggiormente strutturate) contano di incrementare significativamente i loro investimenti.

Rispetto al recente passato, si tratta di una vera e propria inversione di tendenza, un segnale che mostra come le cooperative vogliano implementare

la propria capacità competitiva per essere pronte quando la ripresa avrà innestato le marce ridotte.

FATTURATO La dinamica congiunturale del fatturato delinea un quadro molto eterogeneo. Una cooperativa su quattro ha segnalato una contrazione dei ricavi, a fronte di un 23,2% che ha dichiarato, invece, un aumento del fatturato. Il 50,7% delle imprese ha registrato, infine, una sostanziale stazionarietà del volume di fatturato rispetto ai quattro mesi precedenti LIQUIDITA’ Sul fronte della liquidità si segnala un miglioramento ulteriore dei giudizi rispetto al quadrimestre precedente.

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La quota di cooperatori che ha giudicato buona la liquidità della propria cooperativa sale di oltre 10 punti dal 37,5% di inizio anno al 47,8%.

RITARDI Con riferimento agli arretrati dovuti dalla Pubblica Amministrazione, le criticità non sembrano superate almeno al Centro e al Sud. Nel complesso, rispetto ai tempi medi di incasso il 14% ha registrato riduzione rispetto al quadrimestre precedente. Il 7,4% delle cooperative ha segnalato, invece, un aumento dei tempi di incasso dei crediti, mentre la maggioranza assoluta delle imprese che lavora con la P.A., il 78,8%, non ha, di fatto, registrato alcuna variazione.

COMPETITIVITA’ Sebbene per la maggioranza assoluta delle cooperative la percezione del posizionamento competitivo nel mercato di riferimento sia, di fatto, stabile rispetto al quadrimestre precedente,

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prevalgono, seppure di stretta misura, i giudizi positivi rispetto a quelli negavi. Si attesta, su livelli maggiori, infatti, la quota di chi ha definito migliorata la posizione concorrenziale della cooperava, il 10,3%, rispetto a chi, invece, ha giudicato peggiore il posizionamento competitivo nel quadrimestre trascorso, il 9,2%. Nel complesso, l’80,5% degli intervista, in cui sono ricomprese soprattutto le maggiori cooperative, ha valutato come invariata la posizione concorrenziale della cooperava nel primo quadrimestre del 2016.

OCCUPAZIONE Nel complesso, sebbene il 68,1% dei cooperatori sia riuscito a mantenere stabili i livelli occupazionali nei primi quattro mesi dell’anno, è più alta la quota di cooperative, pari al 18,1%, che ha espresso indicazioni di aumento delle risorse umane occupate rispetto a quelle di contrazione, pari al 13,7%.

L’indagine congiunturale di Confcooperative, nei primi quattro mesi dell’anno segna un’inversione di tendenza rispetto all’attendismo del periodo precedente OSTACOLI Il principale ostacolo per i cooperatori resta la domanda interna il 54%. A seguire, tra gli altri fattori negativi, si segnala la concorrenza sleale, le offerte al massimo ribasso e la cooperazione spuria (13,2%), l’eccesso di burocrazia unita alle tasse e alla corruzione (7,8%), la scarsa liquidità e il ritardo dei pagamenti, amplificati dalle difficoltà di accesso al credito (7,8%), l’inadeguatezza degli impianti (6,6%), la riduzione di fondi dalla Pa (6%), la difficoltà di reperire manodopera qualificata (5,4%), le inefficienze interne e il costo del lavoro (4,8%).

Attualità

Arpea di nuovo senza direttore Dopo appena sei mesi dalla nomina, si è dimesso il direttore di Arpea (Agenzia regionale piemontese per l’erogazione in agricoltura), Riccardo Brocardo. Una decisione che potrebbe complicare non poco l’iter del nuovo Psr piemontese, appena entrato in piena fase operativa.

PAGAMENTI GARANTITI Rispondendo all’immediata richiesta di spiegazioni avanzata in Consiglio regionale dalla presidente del gruppo Lega Nord, Gianna Gancia, e dai consiglieri regionali di Forza Italia Franco Graglia e Gian Luca Vignale, l’as-

sessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero ha assicurato che “le dimissioni di Brocardo, rese per motivazioni strettamente personali, non avranno alcuna influenza sui pagamenti della Domanda unica” e che è già stato approvato il bando per la sostituzione del direttore.

L’assessore ha anche fatto presente che “con il 30 giugno è stato evaso e pagato oltre il 93 per cento della Domanda unica, così come continuano i pagamenti fino alla conclusione, nonostante la Commissione europea abbia prorogato i termini di pagamento al 15 ottobre”.

Si dimette Riccardo Brocardo, dopo appena sei mesi dalla nomina.

L’assessore regionale Giorgio Ferrero assicura: «Non ci saranno conseguenze sui pagamenti della Domanda unica»

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ARPEA SOTTO ACCUSA Brocardo, già commissario straordinario di Arpea negli ultimi due mesi del 2015, era diventato direttore dell’ente ad inizio 2016, con un contratto della durata di tre anni.

Un incarico di primo piano, se si considera che Arpea si trova a gestire oltre un miliardo di euro del nuovo Psr, oltre ai pagamenti degli aiuti della politica agricola europea.

Nei mesi scorsi, Arpea, insieme alla Regione, era stata oggetto di dure critiche per i ritardi nei pagamenti alle

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aziende agricole, già duramente provate dalla crisi economica e di mercato.

Difficile prevedere le ricadute che la nuova emergenza al vertice dell’ente pagatore della Regione potrà provocare sui finanziamenti alle imprese agricole, senza contare che il continuo cambiamento (sarebbe il terzo in due anni) della figura apicale di Arpea potrebbe incidere negativamente anche sulle valutazioni di affidabilità della Commissione europea e del Ministero delle politiche agricole.

Attualità

Immatricolazioni in calo Investire è un azzardo Eccesso di burocrazia e risposte inadeguate delle istituzioni pubbliche penalizzano imprenditori agricoli e contoterzisti, in difficoltà quando si tratta di comprare nuovi mezzi agricoli Il costante calo delle immatricolazioni di trattrici (-4%) e mietitrebbiatrici (-9,6%) registrato anche nei primi cinque mesi del 2016 dal Ministero dei trasporti e da FederUnacoma pone i contoterzisti ancora di più al centro della filiera produttiva agricola.

INCERTEZZE E RITARDI «Il calo è il risultato dell’incertezza in cui si trova l’intero comparto agricolo; un’incertezza determinata dalla riduzione dei redditi delle aziende agricole e conto terzi e incrementata dall’inefficienza del nostro sistema», sottolinea il presidente di Uncai (Unione nazionale contoterzisti) Aproniano Tassinari, che aggiunge: «A livello globale, l’eccesso di produzione e il conseguente calo dei prezzi delle principali derrate ha messo da tempo in sofferenza l’intero comparto. In una situazione già grave, la proroga dei saldi del vecchio Psr, i ritardi in molte Regioni italiane dei bandi del nuovo Psr, l’annuncio mai concretizzato di contributi Inps in giugno per l’acquisto di macchine agricole hanno inciso profondamente

nella possibilità di programmare investimenti da parte degli imprenditori agricoli.

Non possiamo, inoltre, trascurare che ormai da diversi mesi agricoltori e contoterzisti attendono il decreto ministeriale che deve definire le modalità con cui eseguire la revisione dei mezzi agricoli».

In un contesto che rende ogni investimento un azzardo, “la professionalità espressa dai contoterzisti e messa a disposizione delle aziende agricole e dell’agricoltura italiana diventa determinante”, prosegue il presidente Aproniano Tassinari.

TROPPA BUROCRAZIA «Troppa burocrazia e risposte delle istituzioni che tardano spesso a concretizzarsi penalizzano gli imprenditori agricoli che faticano a investire in nuovi mezzi agricoli. Di fronte a questa situazione, i contoterzisti ricoprono un ruolo sempre più centrale, rendendo l’agricoltura sostenibile a livello nazionale da un punto di vista economico e ambientale, attraverso mezzi tecnici aggiornati e sicuri e grazie ai costanti investimenti che permettono di offrire soluzioni e servizi innovativi e attenti alle esigenze dell’agricoltura stessa».

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Attualità

«Non difendiamo gli indifendibili» L’allevatore saviglianese Edoardo Bresciano replica a Confagricoltura Cuneo: «Le accuse contro le norme sull’impatto ambientale dei reflui animali, sono anacronistiche e screditano i veri agricoltori»

Allevamenti... “discutibili”

Gentile direttore, appellandomi al motto “libero di informare”, stampato sulla copertina della sua rivista, vorrei dire la mia sull’articolo “Emissioni in atmosfera” pubblicato sull’ultimo numero dell’“Imprenditore agricolo”. Premetto

che non parlo da cittadino qualunque, ma da imprenditore agricolo, allevatore e coltivatore, con alle spalle una lunga, onesta ed innovativa tradizione famigliare nel campo dell’agricoltura ed anche del commercio.

Vengo al dunque.

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CRITICHE CONTROPRODUCENTI Le accuse che vengono mosse contro le nuove norme europee atte a mitigare il forte impatto ambientale dei reflui e dei miasmi che derivano dagli stabilimenti di allevamento, non solo sono inutili ed anacronistiche, ma anche controproducenti al settore stesso.

La questione mi fa tornare in mente il modo, del tutto similare, con il quale certi sindacati affrontarono, trent’anni fa, il problema delle quote latte.

Cito solo, perché sappiamo tutti come è andata poi a finire.

llo scorso nu L’articolo su

IL PROBLEMA C’è Le indicazioni, i suggerimenti della commissione europea non sono frutto di farneticazioni, ma il risultato di studi e analisi con cui è stato affrontato, senza nascondersi, l’oramai conclamato “problema odori” legato alla conduzione di certi allevamenti intensivi. Dico certi, perché non vale per tutti.

Esistono infatti delle realtà che hanno fatto del benessere animale il loro biglietto da visita, pur essendo intensivi. L’odore c’è, ma il miasmo fetido ammorbante e maleodorante è tutt’altra cosa.

Inoltre, voglio ricorda-

Attualità

agricolo” ’imprenditore “L e d o er um

re che proprio la stessa Comunità europea, che ripeto non è il malocchio, nei nuovi piani di Psr, prevede forti incentivi per le aziende che vogliono dotare i propri stabilimenti di sistemi che vadano a migliorare le emissioni (vacum system, biofiltri abbattitori alle finestre, sistemi di ventilazione forzata, ecc.).

ADEGUARSI è NECESSARIO Teniamo presente che l’agricoltura è un settore produttivo, come gli altri settori della nostra economica. Non è una “cosa” a se stante, un mondo a parte ove tutto è lecito e tutto è permesso per poi, davanti all’opinione pubblica, per interesse, indossare la maschera da educanda.

Quindi, se altri settori si sono dovuti adeguare alle varie norme, tutte atte a migliorare, ripeto, le condizioni di lavoro e l’impatto ambientale, non vedo proprio perché non si deve fare nulla a prescindere, o inventarsi commissioni che vadano

a studiare la fattibilità economica delle normativa. Io, per esempio, certe attrezzature dell’azienda, perché vetuste, ho dovuto cambiarle, pena una sanzione. Lo sappiamo che sono spese antieconomiche, peraltro non ho avuto nessun incentivo, ma ho dovuto chiudere gli occhi e farle.

Farle per il mio primo benessere e quello della comunità in cui vivo.

AGRICOLTURA O AGROINDUSTRIA? In conclusione, quello che voglio dire è che una certa agricoltura, quella delle soccide, dei biogas, degli allevamenti intensivi, magari senza terra, è una agricoltura fortemente impattante, crea rischi e disagi sotto il profilo igienico sanitario, come da tanti studi fatti, e tante cose andrebbero approfondite.

Sorvoliamo sul fatto che, comunque, andrebbe anche discusso se è poi agricoltura o agroindustria; quindi inserita in altre tipologie di trattamento fiscale, anche per il fatto che in tanti casi la terra e le sue produzioni sono totalmente slegate dagli allevamenti.

DOPPIO DANNO Sorvoliamo su tutto, ma, almeno, lasciamo che i lavori della commissione europea vengano applicati per porre fine a queste emissioni nefaste che, non solo ci avvelenano, ma ci danneggiano anche sul piano economico.

Grazie per l’ospitalità, Edoardo Bresciano, Savigliano L’imprenditore agricolo • Luglio 2016

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Attualità

Glifosato, arriva la proroga europea L’utilizzo dell’erbicida è autorizzato, in attesa del parere dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche

La Commissione europea ha prorogato l’autorizzazione di utilizzo in Europa della sostanza attiva del glifosato, il discusso erbicida più utilizzato al mondo, in attesa del parere dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche, l’Echa. La modifica del regolamento di esecuzione Ue è stata infatti pubblicata il 30 giugno sulla Gazzetta

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ufficiale europea.

Nel testo si legge che la scadenza d’approvazione passa dal 30 giugno 2016 a “sei mesi a decorrere dalla data di ricevimento da parte della Commissione del parere del comitato per la valutazione dei rischi dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche, o entro il 31 dicembre 2017 se questa data è anteriore”.

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Attualità

Difendere il Made in Italy sulla frontiera del web E’ stato rinnovato l’accordo biennale tra il Ministero delle Politiche agricole, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi (Icqrf), l’Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche (Aicig), la Confederazione nazionale dei consorzi volontari per la tutela delle denominazioni dei vini italiani (Federdoc) ed eBay a difesa del Made in Italy agroalimentare sul web.

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Attualità PROTEZIONE WEB L’obiettivo è rafforzare la protezione, la promozione e la valorizzazione delle produzioni italiane Dop e Igp online, attraverso il programma di verifica dei diritti di proprietà (Verified Rights Owner - VeRO), tutelando i consumatori

Modena in Germania; i wine kit Valpolicella, Barolo e Brunello di Montalcino, il Parmesan e il falso Asiago negli Stati Uniti; i finti salumi di Calabria, mozzarella di bufala campana, Olio dolce di Rossano Dop e Pecorino siciliano in Italia.

questa direzione e la realizzazione di una sezione dedicata al cibo sulla piattaforma italiana di eBay dimostra la crescente attenzione per il settore.

Siamo l’unica istituzione ad avere accordi con i maggiori player del web per rimuovere i

falsi prodotti di denominazioni d’origine dagli scaffali virtuali.

Vogliamo garantire sempre di più ai nostri marchi geografici la tutela che hanno i grandi brand commerciali, ponendo l’Italia alla guida nel campo della tutela innovativa».

Rinnovato l’accordo biennale tra il Ministero delle Politiche agricole e Ebay per combattere le frodi alimentari in rete che utilizzano eBay. Grazie alla cooperazione con eBay, in questi due anni di attività l’Icqrf ha ottenuto la rimozione dalla piattaforma commerciale di eBay di 368 inserzioni irregolari che evocavano o usurpavano denominazioni italiane protette sia nel nostro Paese che all’estero, come ad esempio i finti Prosecco e Aceto Balsamico di

ITALIAN SOUNDING «La nostra battaglia contro l’italian sounding – afferma il ministro Maurizio Martina – non si ferma. Contrastiamo con determinazione e con tutti i mezzi a disposizione questo fenomeno tutelando le nostre eccellenze agroalimentari, i produttori onesti e i consumatori.

Il rinnovo dell’intesa di oggi va proprio in

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Attualità

Donne al lavoro La crisi non le ferma Negli ultimi cinque anni, in Italia le imprese femminili sono in sensibile aumento.

In particolare, crescono nel terziario, ma diminuiscono nel settore agricolo I risultati del Rapporto ImpresaInGenere, realizzato da Unioncamere, dimostrano che la crisi non ha fermato le donne. Tra il 2010 e il 2015, in Italia le imprese femminili sono aumentate di 35 mila unità, circa i 2/3 dell’incremento complessivo dell’intero tessuto imprenditoriale nazionale (+53 mila imprese) nello stesso periodo.

«L’apporto delle donne al raggiungimento dei fini sociali e di crescita economica del nostro Paese è riconosciuto e confermato dai dati statistici – ha dichiarato la presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile Aurelia della Torre -.

Le imprese femminili, potenziale per consolidare la ripresa economica, hanno dimostrato una migliore tenuta sul mercato anche grazie alla lungimiranza e alla concretezza dei loro progetti sempre maggior-

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mente rivolti all’innovazione».

INNOVAZIONE Innovare è infatti la parola d’ordine anche tra le donne d’impresa: tra il 2010 e il 2015, le imprese femminili legate al mondo digitale sono aumentate del 9,5% contro il +3% del totale. In valori assoluti, il settore dell’ICT a trazione femminile è aumentato di circa 1.800 unità, passando dalle 18.700 del 2010 alle 20.500 del 2015. Anche nel mondo delle startup innovative i progressi sono evidenti: se nel 2010 le startup innovative femminili erano solo il 9,1% del totale, nel 2014 sono diventate il 15,4%, pari a circa 600 imprese.

TERZIARIZZAZIONE Nel complesso, l’universo dell’impresa femminile riflette lo stesso processo di terziarizzazione in atto

in tutto il sistema produttivo nazionale: le aziende “rosa” nei servizi sono aumentate in 5 anni del 6,2% (+42.500) mentre sono diminuite del 13,4% (-32.600) nel settore primario e dell’1% (-800) nel manifatturiero.

Nel terziario l’aumento delle imprese femminili ha riguardato quasi tutti i comparti, a cominciare da turismo (+17,9%; +15.200), sanità-assistenza sociale e istruzione (+21% in entrambi i casi; rispettivamente +2.100 e +1.300), cultura-intrattenimento (+12,8%; +1.700). Nel manifatturiero, avanza l’alimentare grazie all’aumento del 13% di imprese femminili.

GIOVANI STRANIERE Tra le caratteristiche del sistema produttivo al femminile anche la più diffusa presenza di giovani e di donne provenienti da altri Paesi. Quasi 14 imprese femminili su 100 sono guidate infatti da under 35 (circa 178 mila in valori assoluti), a fronte delle circa 10 su 100 tra le imprese maschili.

Nel 2014, poi, le imprese straniere femminili sono più di 121 mila (9,3% del totale delle imprese capitanate da donne), mentre tra quelle maschili le imprese straniere sono l’8,5% del totale.

Per quanto mediamente piccole di dimensioni (sono 2,2 gli addetti medi per impresa nel caso delle aziende femminili contro i 3,9 di quelle maschili), le imprese femminili danno un contributo formidabile all’occupazione del Paese.

Sono quasi 3 milioni gli addetti che lavorano all’interno delle attività a trazione femminile, pari al 13,4% del totale degli addetti nel settore privato.

PROVINCIA GRANDA «Le donne che fanno impresa – ha commentato il presidente della Camera di commercio Ferruccio Dardanello – sono oggi una componente strategica del nostro tessuto produttivo e garantiscono un contributo determinante all’occupazione; solo in provincia sono circa 16.000 ovvero il 22,7% del totale dando lavoro a 31.000 persone».

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Attualità

La forza del grano in festa a Fossano Il Catac di Fossano (Centro di Assistenza Tecnica) è uno tra i pochi Catac “sopravvissuti” dopo che la Regione ha smesso di finanziare questi organismi, nati per fornire assistenza tecnica alle aziende agricole. Il gruppo fossanese ha deciso di proseguire l’attività autofinanziandosi.

Un’operazione semplice; occorre svolgere un’attività davvero funzionale all’azienda agricola perché questa accetti di pagare il servizio. Ciò che ha consentito al Catac di Fossano di crescere è stato il fatto che i progetti non sono mai

caduti dall’alto, ma hanno sempre risposto alle necessità delle aziende agricole della zona.

SEICENTO AZIENDE Il Consiglio direttivo, formato da agricoltori, fin da subito, mettendo da parte i propri interessi particolari e puntando su iniziative in grado di dare maggior valore ai prodotti e di far ottenere il massimo reddito alle aziende dei soci, ha tentato di trovare risposte adeguate alle domande di mercato.

Con il passare degli anni i soci sono aumentati fino a

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raggiungere le attuali 600 aziende non solo dal Fossanese ma anche del Saviglianese e dal Braidese.

Il Catac di Fossano, quest’anno si è nuovamente distinto portando in piazza Dompè a Fossano, domenica 19 giugno, la manifestazione dedicata al grano che è uno dei principali protagonisti dei contratti proposti dallo stesso.

GLI ESPOSITORI Sulla piazza fossanese sono stati esposti macchinari agricoli d’epoca ed attuali per lavorazione e prepara-

zione della terra, semina, mietitura e trasporto del grano.

CAMPO SPERIMENTALE è stato realizzato un campo sperimentale artificiale in cui sono state presentate tutte le varietà rientranti nel progetto di ricerca “Special Wheat” realizzato grazie al fondamentale contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo ed alla collaborazione del Consorzio Agrario delle Province del Nordovest, dell’università di Torino “Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA)” e

La squadra del Catac di Fossano

dell’azienda ospitante Abrate Aldo di Fossano.

VARIETà SPECIALI Le varietà presenti erano quelle “speciali” biscottiere, ad alto glutine, di forza, hard white, pigmentate e waxy e quelle utilizzate negli ormai affermati contratti di filiera diffusi su tutto il territorio provinciale ovvero le varietà del grano “Qualità” Bologna, Graindor ed Ovalo, le varietà del grano “Progetto glutine” Calabro, Jaguar, Excelsior, Musik e Hekto.

Nella sala comunale Brout e Bon, i collezionisti Castagno hanno esposto oggettistiche antiche di vario

lomone e di “Galantòm” Ambrogio Bernardino (classe 1927).

PREMIO CATAC Quest’anno il Consiglio Catac ha consegnato un premio particolare ad Aldo Brustolon, responsabile dei tecnici Catac della provincia di Cuneo, che si appresta ad andare in pensione. I consiglieri ha nome di tutti i soci hanno voluto consegnare questa targa per ringraziarlo per la passione e l’impegno avuto nel lavoro in questi anni di collaborazione ma soprattutto per l’amicizia nata dalla stessa.

«La Sagra d’Estate – dice

Tradizionale appuntamento del Catac per agricoltori e operatori del settore, tra campi sperimentali, nuove varietà e riconoscimenti alla “carriera” agricola genere, usate nelle case e nel lavoro dei contadini di un tempo. La stessa è stata molto apprezzata dai visitatori che ne sono rimasti entusiasti.

FOMNA E GALANTOM Durante la cena, il presidente Raffaele Tortalla, ha invitato Ambrogio Bernardino, presidente di zona di Fossano, a premiare con il titolo di “Fomna Special” Chiaramello Marina in Sa-

il presidente del Catac di Fossano Raffaele Tortalla – continua negli anni ad essere un evento importante per il Catac, di promozione del territorio e del lavoro di ogni giorno delle imprese agricole».

Il grande successo riscosso dalla manifestazione “Il grano in festa – XVII Sagra d’estate” è un segnale importante che il territorio dà alla realtà agricola locale.

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Si scrive bodi...

Il 21 agosto a Monterosso Grana la grande sagra dedicata alla regina dei tuberi delle valli occitane, tra antiche diffidenze e moderne ricette.

L’emancipazione della patata è storia recente La coltivazione della patata ha sempre costituito una risorsa di fondamentale importanza per l’agricoltura delle aree montane. E se è pur vero che un tempo essa rappresentava il principale sostentamento per gli abitanti di quei territori, oggi questa regina dei tuberi resta un alimento che trova largo consenso nelle ricette e nei menù, per l’apporto nutrizionale e la facilità di cucinarla.

Oggi è, soprattutto, un prodotto tipico, un’eccellenza delle zone montane, di sempre maggiore attenzione da parte dei

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consumatori ed interessante ortaggio per la promozione di quei territori. Così come, da qualche anno, avviene in Valle Grana con la sagra dell’antica patata Piatlina e della patata Ciarda delle valli occitane.

BODI FEST Proprio qui, a Monterosso Grana, il 21 agosto si svolgerà la “Bodi fest” (“bodi” in lingua occitana significa proprio “patata”), una mostra-mercato-gastronomica, una manifestazione finalizzata alla promozione del prodotto primario e dei piatti locali a base di due

si legge patata varietà di patate universalmente apprezzate per il loro ricco sapore, l’ottima consistenza, elevate qualità nutrizionali, la Piatlina e la Ciarda.

«L’evento – annuncia Paolo Ambrogio, responsabile zonale della Cia di Cuneo - si svolgerà con il patrocinio dell’Unione Montana Valle Grana, in collaborazione con i ristoratori della Valle che proporranno menù tipici e gustosi piatti a base di patate, a tema con la festa».

PROPRIETà BENEFICHE «Non tutti sanno - osservano Debora Garino e Sandra Arneodo della “Fattoria dell’aglio di Caraglio” – che la patata possiede molteplici proprietà benefiche, a cominciare dalla vitamina C, efficace nel limitare i danni causati dai radicali liberi, molecole di ossigeno nocive per i tessuti organici. E’ caratterizzata da una notevole quantità di amido ma, a parità di calorie, dà una maggiore sazietà rispetto a pane e pasta. Le patate sono apportatrici di energia essendo carboidrati, ma

hanno un apporto calorico minore rispetto a quello del pollo o del pesce.

Sono ricche di fosforo e di potassio, quest’ultimo un ottimo aiuto contro l’ipertensione ed, inoltre, favoriscono le funzioni intestinali».

ALONE DIABOLICO Curiosa la storia della patata.

Quando venne importata in Europa dal Perù, non incontrò il favore della popolazione, anzi fu a lungo aborrita e consumata solamente da chi vi era costretto.

Quali i motivi di tale antipatia? Tanti, a cominciare dalla sua forma bitorzoluta che ricordava le eruzioni della lebbra, l’originario color vinaccia della buccia, non ultimo il fatto che invece di nascere dai fiori o dai rami degli alberi cresceva nelle profondità della terra. Come se tutto questo non bastasse, non era mai stata citata nella Bibbia. Tutto questo creò intorno all’innocuo tubero un alone diabolico, tanto che ci furono esorcismi, processi e condanne al rogo ai danni di sacchi di L’imprenditore agricolo • Luglio 2016

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Schede

Ortofrutticoltura patate. Addirittura in Russia si preferì a lungo morire di fame piuttosto che cibarsi del “frutto del diavolo”, mentre in Prussia per incoraggiarne l’uso e la coltivazione, nell’anno 1651 fu emanato un editto in cui si condannava al taglio del naso e delle orecchie chiunque si fosse rifiutato di coltivare le patate.

ITALIA E DINTORNI In Italia le patate furono importate dai Carmelitani Scalzi, che le introdussero verso la fine del secolo XVI portandole dal Portogallo e dalla Spagna, che a loro volta le avevano importate dal Cile.

Nel 1700 la diffidenza dei contadini verso la patata fu combattuta in vari modi da proprietari terrieri e intellettuali. I meriti di aver dimostrato l’alto valore alimentare sono soprattutto dell’agronomo francese Antoine-Augustin Parmentier

(1737-1813), il quale studiò le proprietà alimentari delle patate, che fino a quel momento, in Francia, erano servite solo come nutrimento del bestiame, e ne propagò l’uso con il sostegno del re Luigi XVI. EMANCIPAZIONE Anche lo scienziato statunitense Rumfors studiava le patate e i modi per rispondere alla carenza di alimenti in grado di nutrire una popolazione in aumento.

Nel secolo XIX la patata entrò con successo nella cultura alimentare dell’Europa Settentrionale, tanto da diventare in certi paesi il cibo prevalente o unico delle popolazioni rurali, con conseguenze anche drammatiche. Emblematico il caso delle carestie del 1845-48 in Irlanda: la grande penuria di prodotti agricoli, in primis di patate, costrinse gli abitanti ad emigrare in massa negli Stati Uniti.

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Piralide, la farfalla che attacca il mais SPECIE INTERESSATE: Mais (altre graminacee), peperone, bietola, colture arboree (pioppo, frutti di melo e actinidia) MORFOLOGIA La piramide, Ostrinia nubilalis, è una farfalla di piccole medie dimensioni ben riconoscibile, dalle giallastre ali anteriori, mentre, in quelle posteriori, il colore dominante è il crema, con varie tonalità a seconda dell’esemplare. Nei primi stadi di sviluppo è facile riconoscerla come larva, con le tipiche striature color nocciola, con lunghezza di rado superiore ai 20 millimetri.

e tecniche • Le malattie delle graminacee a cura di Luca Ternavasio

LOTTA La lotta alla piralide è obbligatoria sin dal 1950, con calendari e termini massimi per la distruzione degli stocchi e dei tutoli; nel nostro areale entro il 30 aprile.

DANNO Il danno è localizzato principalmente sulle foglie culmi e cariossidi; la larva attacca le foglie ancora giovani e arrotolate per penetrare nel culmo e rendere la pianta di mais debole. Un ulteriore attacco deriva dalle larve di seconda generazione, il cui scopo principale è però attaccare spighe e cariossidi, diminuendone la produzione. La difesa da questo litofago è fondamentale per limitare al massimo il rischio di infezioni da Aspergillus flavus e Fusarium verticiloides, responsabili della produzioni di aflatossine tossiche.

METODI ALTERNATIVI Oltre agli obblighi di legge, per il contenimento del danno, si può agire con metodi di lotta differenti: - Chimici: (solo al superamento della soglia di attenzione: presenza della seconda generazione sulla foglia), mediante l’utilizzo di Teflubenzuron, Indoxacarb, Cloropyrifos, Deltametrina. Per ottimizzare a fondo l’efficacia del prodotto è utile utilizzare lo stesso alla comparsa delle prime larve, prima ancora che esse penitrino nello stocco.

- Biologici: Per il contenimento della piramide si può optare per l’utilizzo del Bacillus thuringiensis spp o dell’imenottero Trichogramma maidis; la lotta biologica risulta essere il mezzo vincente se l’infestazione non è elevata consentendo anche la riduzione d’uso di prodotti chimici tossici dannosi per l’ambiente.

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