L'imprenditore Agricolo -Giugno-

ANNO 5 NUMERO

54 GIUGNO 2016

d e l l a

P r o v i n c i a

G RAN D A

Coltivando la bella stagione L’imprenditore agricolo • Giugno 2016 1 L’UNICO GIORNALE INVIATO A TUTTI GLI IMPRENDITORI AGRICOLI

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L’imprenditore agricolo • Giugno 2016

L’imprenditore agricolo • Giugno 2016

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Sommario

Giugno

2016

Zootecnia

L’editoriale

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Le stalle al fresco utilizzando l’acqua

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Contro i lupi in alpeggio basterebbero i cani

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Il latte italiano fa bene a tutti

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«Con il gasolio agricolo non arriviamo alla frutta»

20

Latte italiano, al via il piano etichettatura

34

Soldi dei contributi Come ottenere l’anticipo

22

Etichettatura latte Tra sogno e realtà

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Ricambio generazionale Aperto il bando Ismea

26

Pecora con le corna Roaschia ci prova

52

Impianti termici, come gestirli per evitare di “scaldarsi”

74

Piemonte, un milione di euro per combattere un insetto

76

Consumo del suolo L’obiettivo è zero

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Cibi buoni e giusti contro il caporalato

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Glifosato, si o no?

Siamo alle solite

Che almeno il lupo rimanga semplice

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L’aria che tira Essere figli e non padroni della terra

7

Fisco e tributi Yogurt e latte fermentato L’Iva compensa al 10 per cento

8 11

Agroenergie, a regime la tassazione agevolata

Fiere

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4

Triathlon del boscaiolo

L’imprenditore agricolo • Giugno 2016

Attualità

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Anche il Giappone riapre le porte alla nostra carne

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Emissioni in atmosfera Una mina vagante

Notizie dalle aziende

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Cover Ball, ecco come soffocare i gas nocivi

42

Produrre bambù italiano con la garanzia del ritiro

44

Primac e John Deere Un patto di acciaio

88

Glifosato, test delle urine sui parlamentari 5 stelle

Seguici anche su: www.imprenditoreagricolo.com Formazione

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La scuola che insegna a usare la motosega

46

Uso delle macchine agricole Ecco il punto sui patentini

Ortofrutticoltura

56

Asprocor, nozze d’argento con le nocciole d’Alta Langa

L’avvocato risponde

36

Se il livellamento danneggia il terreno del vicino

Enologia

Ortaggi e piccoli frutti Versione eco-sostenibile

82

Xylella, il pericolo arriva dalla Francia

Schede tecniche

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Marciume radicale forte con i deboli

61

Cocciniglia del nocciolo facile da riconoscere

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Afidi del nocciolo Attenti a quei due

della provincia Granda Direttore responsabile: Osvaldo Bellino Direttore editoriale: Valerio Maccagno

66

Spumante e prosecco Bollicine superstar

Direzione, redazione e amministrazione: Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 redazione@imprenditoreagricolo.com www.imprenditoreagricolo.com

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Registri vitivinicoli prorogati al 31 dicembre

Editore: Réclame S.r.l.

Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo

71

Nasce l’osservatorio dei vini d’eccellenza

Pubblicità: Réclame

Radici

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L’IMPRENDITORE AGRICOLO

e-mail: info@reclamesavigliano.it www.reclamesavigliano.it

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Il Risorgimento dei “senza voce”

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Pellegrinaggio a Medjugorje dallo straordinario all’ordinario

Osservatorio prezzi

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Prezzi e mercati all’ingrosso

Scadenze fiscali

93

Luglio: occhio alle scadenze

Mercatino

95

Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279

Gli affari dell’imprenditore

Progetto grafico: Marco Grussu Stampa: G. Canale & C. S.p.A. Via Liguria, 24 - 10071 Borgaro - Torino Registrazione Tribunale di Saluzzo n. 3 del 09/01/2012

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Che almeno il lupo rimanga semplice La veggente di Medjugorje, Marja, ha acconsentito a che pubblicassimo parte del colloquio con il nostro collaboratore Luciano Nicolino, ad una condizione: che mantenessimo il titolo voluto da lei.

E così è stato: dallo straordinario all’ordinario. Per una volta, il prudenziale detto “mai fidarsi dei giornalisti” è stato smentito, forse perchè Luciano, prima che un giornalista, è un agricoltore, categoria probabilmente più affidabile. In ogni caso, quelle poche parole del titolo sintetizzano alla perfezione il senso della loro conversazione, in mille chilometri di autobus, e oltre, tra Monza e la casa di spiritualità Magnificat.

E’ la “solita” semplicità che vince, a Medjugorje come a Lourdes, dove le guarigioni, inspiegabili per i non credenti, o miracolose per chi crede, avvengono attraverso la semplicità dell’acqua, prima che per merito di architetture magistrali, infusi accademici o sapienziali. Dove i prescelti per le rivelazioni sono semplici pastorelli di montagna, come a Valmala e La Salette… Dove tutto attorno scorre la semplice vita dei buoi e degli asinelli che già furono nella stalla della Natività...

Marja si compiace di apprendere che in provincia di Cuneo, nonostante tutto, siano ancora molti i giovani che si fermano a coltivare la terra. Ringrazia il Cielo e discute di parti di vitelli retroversi e manutenzione del giardino.

La straordinarietà di quanto ancora le accade quotidianamente, con la controversa visita della Madonna che la riporta alla ribalta mondiale, affonda nell’ordinario di un’esperienza che non fa altro che richiamare alla semplicità, oltre che, per chi crede, alla preghiera.

Ma essere semplici, si sa, è sempre più difficile, se non si è più in grado nemmeno di tenere a bada i lupi sugli alpeggi. Tra chi vorrebbe prenderli a fucilate e chi abbracciarli con francescana devozione, la faccenda si complica sempre più.

Si invocano leggi, regolamenti, interventi delle forze dell’ordine. Qualcuno dice che basterebbero i cani da guardia, com’è sempre stato.

Ma anche qui non è facile essere semplici, perché un cane capace di difendere il gregge dal lupo, lo difenderà anche dai turisti, e allora non va bene. Meglio addomesticare la natura e chiedere soccorso al Piano di sviluppo rurale, cosi sono tutti contenti e qualche indennizzo si troverà.

La speranza è che almeno il lupo, rimanga semplice.

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Essere figli e non padroni della terra I dati economici, degli ultimi anni, hanno spesso messo in luce come la campagna italiana abbia resistito, meglio di altri comparti, ai marosi delle crisi economiche post 2008.

Non è una novità storicamente: Franco Bonelli illustrava in un suo famoso saggio come l’Italia unita mise insieme i mezzi per la propria tardiva rivoluzione industriale proprio grazie al successo delle sue produzioni agrarie, sul mercato internazionale.

Tuttavia, oggi, questo successo di gradimento viene contrastato da notizie crude, riguardanti i prezzi delle derrate fresche, da previsioni meteo di anno in anno più affidabili nel dare pessimi presentimenti, da scelte di gestione del comparto che risultano discutibili.

Se il prezzo lo fa il mercato e non solo gli agricoltori e la grandine anche di notte, anche a maggio, la scatena il cambiamento climatico, appare chiaro che l’unico ambito in cui l’agricoltore del 2016 può puntare ad essere sicuramente determinante è quello delle scelte di gestione del comparto agricolo.

Di questi tempi, mi pare una necessità addirittura senza precedenti, anche se siamo portati spesso a pensare che nei periodi di crisi, soprattutto, serva rimboccarsi le maniche. Ebbene, è certamente vero, ma senza rinunciare a pensare.

Il sistema delle DOP e delle IGP in Italia annovera ormai (vini inclusi) poco meno di 1000 produzioni tutelate, ma soltanto il 10% di queste raggiunge i mercati internazionali e svolge pienamente la funzione che la protezione comunitaria gli assicura.

Da più parti si sostiene che la panacea dei mali contemporanei che affliggono gli agricoltori (riassunti in una parola: i prezzi vergognosamente bassi) sia l’aumento di produzioni tutelate, ricorrendo a tutte le sigle che la UE ci mette a disposizione ed inventandone di nuove (nazionali e locali) se non bastano.

A me sembra che tutto questo risponda all’italico bisogno di una forma impeccabile, anche se la sostanza manca.

I consumatori non sono allocchi da catturare con nomi altisonanti o profumati di finte tradizioni, ma con racconti autentici di pratiche ecologicamente sostenibili, capaci di far ritrovare nella materia prima la qualità unica che la terra lavorata da chi la ama fare riesce a garantire.

Uscire dalla logica dell’agricoltura come produttrice di commodity (vittima sacrificale designata delle quotazioni fissate Chicago) richiede che il valore sia il prodotto di un approccio diverso alla terra: da figli e non più da padroni.

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Fisco e Tributi di Alberto Tealdi - commercialista - a.tealdi@studiocugnasco.it

Yogurt e latte fermentato L’Iva compensa al 10 per cento L’Agenzia delle Entrate ha precisato la portata della norma agevolativa introdotta dalla Legge di Stabilità per il 2016 La compensazione dell’Iva al 10% prevista per la cessione di latte fresco dalla Legge di Stabilità per il 2016 si estende anche alle cessioni di yogurt, kefir, latte cagliato, siero di latte ed altri tipi di latte fermentati o acidificati.

Sul tema è intervenuta l’Agenzia delle Entrate che ha precisato la portata della norma agevolativa ai fini Iva introdotta dalla cosiddetta Legge di Stabilità per il 2016.

NORMA AGEVOLATIVA Per meglio comprendere la portata della norma

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è bene ricordare come i produttori agricoli che adottano il regime speciale Iva di cui all’art.

34 del DPR 633/1972 determinano l’Iva detraibile applicando una percentuale cosiddetta di compensazione sull’imponibile della cessione.

Le aliquote di compensazione vigenti, suddivise per prodotto agricolo, sono quelle stabilite dal D.M. 26.01.2016.

La norma agevolativa contenuta nella Legge di Stabilità ha il fine di agevolare le cessioni di determinati prodotti agricoli in un momento in cui gli stessi gene-

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Fisco e Tributi rano un margine per l’imprenditore agricolo in prossimità dello zero prevedendo, per il periodo d’imposta 2016, l’innalzamento dal 7% al 7,65% della percentuale di compensazione relativa alle cessioni di animali vivi della specie bovina e bufalina e dal 7,3% al 7,95% per quella relativa alla cessione di animali vivi della specie suina.

tiva alla cessione di latte ed altri prodotti di cui al n. 9), tabella A, Parte I allegato al Dpr 633/72.

Proprio su questo punto il provvedimento non risultava essere chiaro e la citata circolare ha voluto puntualizzare come rientrano altresì nel regime di compensazione Iva al 10% i prodotti di cui al codice doganale 04.01 vale a dire yogurt, kefir ecc.

LATTIERO-CASEARI Lo stesso provvedimento legislativo ha innalzato poi, in questo caso in modo permanente, la percentuale di compensazione su alcuni prodotti lattiero-caseari portando al 10% la compensazione Iva rela-

MOMENTO IMPOSITIVO Le nuove percentuali di compensazione si applicano a partire dal 1° gennaio 2016, pertanto l’Agenzia delle Entrate ha voluto ricordare come sia necessario determinare correttamente

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il momento impositivo (ossia il momento in cui va emessa la fattura) per non rischiare di incorrere in errori nell’applicare la citata percentuale di compensazione.

Tale momento per i passaggi di prodotti agricoli tra soci e cooperative ad altri organismi associativi è il pagamento del prezzo che, se avvenuto dopo l’1 gennaio 2016, comporta la contabilizzazione dell’Iva a debito con le nuove percentuali.

REGOLE ORDINARIE Al di fuori dei conferimenti in organismi associativi valgono le regole ordinarie, vale a dire obbligo di fatturazione

nel caso di fatturazione immediata al momento della consegna/spedizione dei beni mentre in ipotesi di fatturazione differita (vale a dire a seguito di un documento unico finale che riepiloga tutti i DDT del periodo), nel mese in cui viene emesso il documento.

Infine, sempre in tema di fatturazione, in caso di cessione a fronte di contratti di somministrazione si segue il criterio di cassa, deve essere invece emessa fattura entro un mese dalla determinazione del prezzo nei casi di consegna con prezzi da determinarsi.

Fisco e Tributi di Marianna cugnasco - commercialista - mar.cugnasco@studiocugnasco.it

Agroenergie, a regime la tassazione agevolata Le imprese agricole con redditi derivati dalla produzione di energia elettrica possono finalmente disporre di una normativa certa La Legge di Stabilità 2016 ha finalmente portato a regime la disposizione introdotta dal DL 66/2014, che avrebbe dovuto avere durata transitoria per gli anni 2014-2015 e che è stata, sin dal principio, fonte di dibattiti ed incertezza in merito alla

tassazione dei redditi derivanti dalla produzione di energia elettrica da parte delle imprese agricole.

SISTEMA DEFINITIVO Fino al 2013 la produzione e cessione di energia in ambito agricolo veniva qualificata tra le attività connesse, rientrando così nel reddito agrario.

Dal 2016 invece è stato reso definitivo il sistema introdotto in via transitoria nel 2014, così come chiarito anche nella circolare dell’Agenzia delle Entrate

n. 20/E del 18 maggio 2016.

FRANCHIGIE È stata infatti confermata la possibilità per gli agricoltori che producono energia elettrica tramite impianti fotovoltaici, o attraverso risorse agroforestali (biogas o biomasse), di dichiarare il reddito derivante da tale attività nella misura del 25% dei corrispettivi annotati ai fini Iva corrispondenti ai quantitativi di energia prodotta che eccedono le seguenti franchigie: - 2.400.000 Kwh per la produzione di energia con risorse agroforestali; - 260.000 Kwh per il

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fotovoltaico.

I redditi derivanti dalla produzione ricompresa entro le suddette soglie vengono assorbiti dal reddito agrario e pertanto non sono soggetti ad ulteriore tassazione (al pari della tariffa incentivante che non forma mai reddito tassabile).

Tutta la produzione che eccede le franchigie va invece a formare il reddito complessivo nella misura del 25% dei corrispettivi delle vendite effettuate.

BASE IMPONIBILE La determinazione della

base imponibile risulta agevole per la produzione di energia tramite impianti fotovoltaici, in quanto è sufficiente scomputare la franchigia ed escludere la tariffa incentivante, per poi applicare il 25%.

Per gli impianti a biogas e biomasse occorre invece capire quale sia la componente riconducibile alla valorizzazione dell’energia ceduta, con esclusione della quota incentivo, in quanto in fattura non vengono suddivise.

Finora il metodo di calcolo più diffuso ha preso

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a riferimento il Prezzo Unico Nazionale (PUN), che per l’anno 2015 è pari a 52,31 euro/Mwh. Pertanto partendo dai Kwh immessi in rete nel 2015 e detraendo i 2.400 Mwh di franchigia si ottengono i Mhw che andranno moltiplicati per il PUN. Sull’importo così ottenuto si determinerà l’imponibile forfettario del 25% da portare a tassazione in UNICO, sia ai fini IRPEF, che ai fini IRAP. IRAP Per quanto riguarda

l’IRAP occorrerà sommare all’imponibile così ottenuto anche il costo del personale (a tempo determinato) impiegato per la produzione di energia e gli interessi passivi, compresi quelli in leasing, assunti in proporzione al rapporto tra ricavi imponibili (25%) ed ammontare complessivo dei ricavi derivanti dall’attività di vendita dell’energia.

Tale importo sconterà l’aliquota IRAP ordinaria del 3,9%, in luogo di quella ridotta per le imprese agricole dell’1,9%.

Zootecnia di Maurizio Viso e Giuseppe cagnassi - m.viso@zootecnica2000.it

Le stalle al fresco utilizzando l’acqua Come ovviare al problema del grande caldo che influenza negativamente la produzione e l’efficienza riproduttiva delle vacche da latte Ormai tutti gli allevatori sanno che le temperature elevate insieme ad alti tassi di umidità influenzano negativamente la produzione e l’efficienza riproduttiva della vacca da latte.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento importante delle temperature durante il periodo estivo, soprattutto sotto forma di ondate di calore; le quali mettono a dura prova l’efficienza delle nostre stalle.

EFFETTI DEL CALDO Lo stress da caldo determina una diminuzione dell’ingestione che porta all’instaurarsi di un deficit energetico che a sua volta influisce in modo sfavorevole sulle performaces della bovina.

Oltre a questi cambiamenti climatici c’è da considerare il fatto che la selezione genetica ha portato ad avere animali sempre più produttivi ed allo stesso tempo più sensibili alle condizioni stressanti.

Queste problematiche non devono essere subite e tanto meno vissute passivamente dall’allevatore poiché esistono diversi accorgimenti che devono essere messi in atto in modo tale da mantenere uno stato di benessere elevato per gli animali.

PREVENIRE LO STRESS Sicuramente per prevenire lo stress da caldo si parte da delle strutture progettate seguendo i criteri di benessere ormai universalmente conosciuti che

consistono in: • corretto orientamento della stalla (dove possibile meglio preferire est-ovest) • spazi in numero e dimensioni adeguate; • ottimizzazione della ventilazione naturale della stalla; • predisposizione di sistemi di ventilazione artificiale.

Questi sono alcuni dei prerequisiti da cui partire per fare dei ragionamenti su come ridurre al minimo lo stress da caldo nelle nostre stalle.

QUANDO FA CALDO? Esiste un indice detto THI dall’ inglese Thermo Hygrometric Index che si calcola seguendo la formula di Kelly and Bond: THI = (1.8 x Tdb + 32) – ((0.55 – 0.55 x UR/100) x

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• raffrescare l’ambiente • raffrescare direttamente gli animali

(1.8 x Tdb + 32) – 58)) dove: Tdb = temperatura del bulbo secco (°C) UR = umidità relativa dell’aria in %. Questo indice in pratica mette in relazione temperatura e umidità relativa poiché è la somma dei due che ci dice quando le vacche sono sottoposte a stress da caldo.

I dati statistici hanno dimostrato che con un livello di THI superiore a 70-72 l’animale inizia a calare l’ingestione e la produzione di latte.

Questo valore limite di THI sarà raggiunto in ambiente umido con temperature più basse mentre in

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ambiente secco corrisponderà a temperature più elevate (vedi grafico correlato).

Nella realtà Piemontese si supera il valore di 70 a circa 26-27°C. ANIMALI AL FRESCO Consapevoli del fatto che sia indispensabile un buon sistema di ventilazione per ridurre lo stress da calore, quello di cui vorremmo parlare in questo articolo è l’utilizzo dell’acqua per rinfrescare gli animali nel periodo estivo.

Nella pratica si può utilizzare l’acqua in due modi:

AMBIENTE Il raffrescamento dell’ambiente è da preferire nei climi caldo-secchi (es. Italia del sud) e in stalle aperte con un buon ricambio dell’aria.

Per abbassare la temperatura ambientale esistono dei sistemi che prevedono l’utilizzo di ventilatori abbinati a dei nebulizzatori di acqua.

Questi ultimi possono essere ad alta pressione (foggers) la quale forma particelle piccolissime che raffreddano l’aria.

Oppure esistono i misters, collegati sopra i ventilatori, i quali producono gocce di maggiori dimensioni in questo caso il raffrescamento è garantito dall’insipirazione di quest’aria fresca da parte delle bovine.

Entrambi i sistemi possono essere efficaci, tuttavia sono inadatti in quelle aree geografiche dove l’umidità relativa è elevata.

Un grosso vantaggio da non sottostimare è il minor consumo di acqua rispetto la raffrescamento diretto dell’animale.

ANIMALI Il raffrescamento dell’animale prevede che le bovine siano bagnate e ventilate, per permettere un’adeguata evapotraspirazione che agisce abbassando la temperatura corporea dell’animale. Questo tipo di sistema si sta diffondendo in

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modo capillare nelle stalle del Piemonte.

Le gocce d’acqua che si producono sono dette “gocce grandi”.

Questo tipo di goccia cade sull’animale e lo inumidisce dal pelo fino alla cute in modo tale che anche alla vista l’animale appare bagnato.

Le doccette devono essere posizionate sulla corsia di alimentazione ad una distanza tale che il getto di un ugello si sovrapponga a quello del successivo con un raggio di 180°.

Occorre porre attenzione che l’acqua non finisca ne sull’unifeed ne nelle cuccette.

Il rischio di bagnare l’alimento è reale e potrebbe innescare fermentazioni pericolose, quindi rite-

Indispensabile un buon sistema di ventilazione per ridurre lo stress da calore, ma gli animali e la stalla possono essere rinfrescati anche con l’acqua niamo a differenza di alcuni autori, che non sia sbagliato far fermare la ventilazione quando gli animali vengono bagnati.

Questo sistema di raffrescamento oltre che nella corsia di alimentazione potrebbero essere utilizzato anche nella sala d’attesa “BAGNARE” LE VACCHE. La bibliografia suggerisce di eseguire un’aspersione

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della durata di 1 minuto ad intervalli di 5 minuti con ventilazione continua.

Dalla nostra esperienza in campo abbiamo visto effetti altrettanto positivi con aspersioni per tempi maggiori 10-15 minuti in cui la ventilazione viene fermata.

Riteniamo sia comunque da valutare stalla per stalla a seconda delle

caratteristiche strutturali (maggiore è il numero di file di cuccette più difficile sarà raffrescarla) e i diversi tipi di ventilazione presenti.

VACCHE IN ASCIUTTA Nell’ambito dello stress da caldo non dobbiamo dimenticare le vacche in asciutta poiché anche per loro è importante non soffrire il caldo.

Anche se la vacca in asciutta ha un metabolismo rallentato e la sua produzione di calore corporeo è inferiore, alcuni studi hanno dimostrato che se nel periodo di asciutta la vacca soffre il caldo la sua ingestione e quindi la produzione nella lattazione successiva sarà

inferiore alle aspettative.

Sono state dimostrate anche ripercussioni negative sulla crescita delle future vitelle.

Sarà perciò importante prevedere anche per le asciutte per lo meno un buon sistema di ventilazione per il periodo estivo.

RISULTATI Possiamo dire con certezza dalle ricerche fatte a livello mondiale e dalla nostra esperienza personale e locale che l’utilizzo dell’acqua per rinfrescare le vacche nel periodo estivo ha dei tangibili effetti positivi sull’ingestione, sulla produzione quanti-

qualitativa di latte e sulle performaces riproduttive.

Gli allevamenti che utilizzano l’acqua per ridurre lo stress da calore risultano avere una flessione della fertilità estiva molto più limitata ed un ripresa sia produttiva che riproduttiva a fine estate molto più repentina.

In una tipologia di allevamento sempre più esigente dal punto di vista dell’efficienza, siamo certi che la spesa per l’impianto di raffrescamento è facilmente ammortizzabile e non può che aiutare l’allevatore ad avere risultati sempre migliori.

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Zootecnia

Il latte italiano fa bene a tutti Campagna istituzionale del Ministero per promuovere e valorizzare il consumo del latte fresco Giovedì 26 maggio è partita la campagna istituzionale del Ministero delle Politiche agricole per la promozione e la valorizzazione del latte fresco.

TESTIMONIAL L’iniziativa si inserisce nel piano di azioni strategiche messe a punto dal Ministero, in collaborazione anche con le organizzazioni agricole, le cooperative, l’industria e la Grande distribuzione organizzata, a sostegno del comparto lattiero caseario in una fase delicata come quella determinata dalla fine del regime europeo delle quote latte.

L’obiettivo è favorire il consumo di questo alimento, promuovendo la conoscenza delle sue qualità nutrizionali e organolettiche.

I testimonial sono Carlo Cracco, Cristina Parodi, Demetrio Albertini e Giorgio Calabrese.

Lo spot è accompagnato

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anche da una campagna pubblicitaria su tutto il territorio nazionale e sui social network con l’hashtag #oradellatte.

PATTO CON I CONSUMATORI «Scegliere la qualità del latte fresco – afferma il ministro Maurizio Martina – per i consumatori di ogni età vuol dire saper riconoscere e apprezzare tutto ciò che c’è dietro: l’impegno di chi lavora nella filiera, ma anche le sue proprietà nutritive.

Per questo abbiamo voluto fortemente una campagna istituzionale per rilanciare i consumi di questo prodotto che fa parte della nostra tradizione alimentare. I consumatori potranno così aiutare sempre di più gli allevatori italiani ad uscire da una crisi strutturale, che vede tante aziende in sofferenza. Bere latte fresco, oggi, assume un significato ancora più importante».

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Zootecnia

Latte italiano, al via il piano etichettatura Lo schema di decreto che introduce l’indicazione obbligatoria dell’origine per i prodotti lattiero caseari in Italia è stato condiviso dal ministro Maurizio Martina e dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda.

Il documento è stato inviato per la prima verifica a Bruxelles, avviando

così l’iter autorizzativo previsto a livello europeo. Questo sistema sperimentale consentirà di indicare con chiarezza al consumatore la provenienza delle materie prime di molti prodotti come latte UHT, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini.

PASSO STORICO «Siamo davanti a un passo storico – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina – che può aiutare tutto il sistema lattiero caseario italiano.

Parliamo di un settore che nel suo complesso vale più di 20 miliardi di euro e che vogliamo dotare di ancora più strumenti per competere. Ci sono analisi che dimostrano la propensione dei consumatori anche a pagare di più per un prodotto che sia d’origine italiana tracciata. Con questo decreto sarà possibile sfruttare questi spazi, perché finalmente i consumatori potranno essere pienamente informati».

ELEMENTO CRUCIALE «L’indicazione chiara ed evidente dell’origine della materia prima – continua il ministro - è un elemento cruciale per valorizzare il lavoro di più di 34 mila allevatori che rappresentano il cuore pulsante di questo settore.

Il nostro impegno per salvaguardare il loro reddito è quotidiano e spingiamo perché ci sia un ulteriore rafforzamento dei rapporti di filiera nel nostro Paese. Lavoriamo ancora a Bruxelles perché questa sperimentazione apra la strada ad un passo europeo ancora più forte».

VALORE AGGIUNTO Da un’indagine demoscopica commissionata da Ismea emerge che il 67% dei consumatori italiani intervistati si dichiara disposto a pagare dal 5 al 20% in più per un prodotto lattiero caseario che abbia chiara in etichetta la sua origine italiana.

SICUREZZA ALIMENTARE Per 9 italiani su 10 è importante conoscere l’origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare per latte fresco e i prodotti lattiero-caseari. Si è espresso così, infatti, il 95% degli oltre 26 mila partecipanti alla consultazione pubblica online tra i cittadini sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei

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Avviato a Bruxelles l’iter autorizzativo per introdurre l’indicazione obbligatoria dell’origine dei prodotti lattiero caseari in Italia prodotti agroalimentari, svolta sul sito del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.

NOVITÀ DEL DECRETO Il decreto in particolare prevede che il latte o i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente indicata l’origine della materia prima in etichetta con le seguenti diciture: a) “Paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte”; b) “Paese di confezionamento: nome del paese in cui il prodotto è stato confezionato” c) “Paese di trasformazione: nome del paese nel quale è stato trasformato il latte”; Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, sia stato munto, confezionato e trasformato, nello stesso paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo di

una sola dicitura, ad esempio “origine del latte: Italia”.

In ogni caso sarà obbligatorio indicare espressamente il paese di mungitura del latte.

Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono nel territorio di più paesi, diversi dall’Italia, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: origine del latte: Paesi UE origine del latte: Paesi NON UE origine del latte: Paesi UE E NON UE Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all’origine e il latte fresco già tracciato.

SOSTEGNO AL SETTORE Il piano del Ministero a sostegno del settore lattiero caseario ha previsto investimenti da 120 milioni di euro, che hanno portato l’Italia ad essere tra i primi Paesi in Europa per entità

dell’intervento.

Sono stati stanziati, infatti, 32 milioni per l’aumento della compensazione Iva al 10% per il latte venduto alla stalla ed è stato attivato il fondo latte per ristrutturare i debiti e potenziare la moratoria dei mutui bancari ottenuta con Abi. Altri 25 milioni di euro europei sono stati utilizzati per il sostegno diretto agli allevatori e 10 milioni sono investiti per l’acquisto di latte crudo da trasformare in Uht e destinare agli indigenti. È in corso anche una campagna di comunicazione istituzionale per sostenere i consumi di latte fresco con testimonial come Cristina Parodi, Carlo Cracco, Demetrio Albertini e il Professor Giorgio Calabrese. Sul fronte europeo, infine, c’è l’impegno, insieme a Francia, Spagna e Germania, per costruire soluzioni a partire dal finanziamento Ue della riduzione volontaria dell’offerta e per una Ocm Latte.

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COLDIRETTI ENTUSIASTA «Il latte “made in italy” potrà valere fino al 20 per cento in più» Un risultato storico per allevatori e consumatori che nella metà dei casi sono disposti a pagare il vero Made in Italy alimentare fino al 20% in piu’ ma c’è addirittura un 12% che è pronto a spendere ancora di piu’ pur di avere la garanzia dell’origine nazionale. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare il via libera all’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte e dei derivati come formaggi o yogurt annunciato dal premier Matteo Renzi e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina in occasione della Giornata nazionale del latte Italiano a Milano dove si è svolto l’appuntamento nazionale in occasione del Milk World Day celebrato dalla Fao in tutto il mondo.

TRASPARENZA «Un risultato che risponde alle esi-

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genze di trasparenza degli italiani che secondo la consultazione pubblica online del Ministero dell’agricoltura in più di 9 casi su 10 – sottolinea Moncalvo - considerano molto importante che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione».

BASTA INGANNI «Un risultato che - continua Moncalvo - arriva a undici anni esatti dall’introduzione dell’obbligo di indicare l’origine per il latte fresco fortemente voluto dalla Coldiretti anche per sostenere i consumi di un alimento fondamentale nella dieta degli italiani.

Con l’etichettatura di origine - precisa Moncalvo - si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy che

Etichettat Tra sogno Le prime reazioni dei

riguarda tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta».

tura latte o e realtà sindacati di categoria Soddisfatti il presidente regionale della Cia Lodovico Actis ed il vice presidente regionale Gabriele Carenini, anche se, fanno notare, “il via libera della Ue non va dato per scontato”.

Infatti, nonostante la forte volontà politica da parte dell’Italia, la Ue non ha mai appoggiato misure di questo genere: attualmente il tema delle indicazioni in etichetta è demandato al rigido regolamento 1169/2011.

In più occasioni proposte di indicare nell’etichetta dei prodotti finiti l’origine delle materie prime è stato visto dai tecnici di Bruxelles come lesivo della concorrenza e della libera circolazione delle merci.

«La tracciabilità delle materie prime

CIA PRUDENTE «Il via libera dell’Europa non va dato per scontato» nel ciclo produttivo lattiero-caseario e l’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’origine del latte sono delle antiche e reiterate richieste della Cia – spiega il vice presidente regionale della Cia Gabriele Carenini- .

Sono entrambe necessarie sia per sostenere i prodotti italiani di qualità, sia per dare garanzie ai consumatori sulla trasparenza della filiera e sulla qualità dei prodotti».

indicata non solo la provenienza geografica della materia prima agricola utilizzata, ma deve essere reso trasparente anche l’intero percorso compiuto dalla materia prima e specificato il luogo dell’ultima lavorazione sostanziale, in modo che i consumatori possano distinguere tra ciò che è davvero italiano e ciò che è soltanto trasformato e confezionato in Italia».

NON SOLO LATTE «Auspichiamo che la Ue conceda il via libera al decreto in tempi brevi – aggiunge il presidente regionale della Cia Lodovico Actis Perinetto -. Noi comunque continueremo a lavorare perché si arrivi ad una legge europea sull’obbligo di indicazione dell’origine di tutti i prodotti, non solo del latte.

Per i prodotti trasformati deve essere

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Notizie dalle aziende

Cover Ball, ecco come soffocare i gas nocivi La copertura galleggiante prodotta dall’azienda Figli di Bonetto contro le emissioni derivanti dallo stoccaggio delle deiezioni animali Un aspetto divenuto di recente di grande attualità è quello della copertura delle vasche di stoccaggio di effluenti zootecnici, tema sul quale sono già intervenute alcune legislazioni regionali, mentre in Regione Piemonte, è in previsione la pubblicazione del bando

relativo all’operazione 4.1.3 – riduzione delle emissioni di gas serra e ammoniaca in atmosfera nell’ambito del PSR 2014-2020.

CONTRO LE EMISSIONI Per venire incontro a tale esigenza, la copertura galleggiante Cover Ball è

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sicuramente una interessante soluzione contro le emissioni di odori, metano, ammoniaca e protossido di azoto, derivanti dallo stoccaggio delle deiezioni animali.

Totalmente prodotta in Italia dall’azienda Figli di Bonetto, Cover Ball è una

sfera in polietilene ad alta densità con uno speciale trattamento contro i raggi UV, contenente una quantità di acqua variabile in base alla densità del liquido in cui deve galleggiare.

SOLUZIONE RAPIDA Pensata e costruita per

durare a lungo, Cover Ball offre una semplice e veloce soluzione contro il problema delle esalazioni di gas nocivi ed odori provenienti da qualsiasi tipo di liquido refluo, come antialga nelle vasche di raccolta acqua per impianti di irrigazione a goccia (minore quantità di alghe significa meno manutenzione sui filtri) e ultimo ma non meno importante riduce sensibilmente la formazione della “crosta” negli stoccaggi di digestato

negli impianti di biogas.

Una volta immesse all’interno della vasca di stoccaggio, le sfere si dispongono da sole sull’intera superficie arrivando a coprire fino al 91% dell’intera area e riducendo le evaporazioni fino al 90%.

AZIENDA PILOTA La prima installazione in Italia è avvenuta presso l’Azienda Agricola Paolo Meglia a Virle Piemonte, su una vasca di stoccaggio

di circa 420 metri quadri di superficie, per cui sono servite circa 50.000 sfere.

L’installazione è semplice e veloce in quanto Cover Ball viene fornita in big bag con fondo totalmente apribile, ognuno dei quali contiene un numero di sfere sufficiente a coprire 10 metri quadri. Possono essere immesse nella vasca di stoccaggio sempre nello stesso punto in quanto le sfere vanno autonomamente a disporsi sull’intera

superficie, garantendo una copertura costante 365 giorni l’anno.

ZERO MANUTENZIONE I maggiori punti di forza oltre ai suoi svariati campi di applicazione, sono la totale assenza di manutenzione, la veloce e semplice installazione (non servono particolari attrezzature), e la possibilità di avere accesso al liquido con qualunque mezzo come ad esempio pompe o agitatori.

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Zootecnia

Pecora con le corna Roaschia ci prova Il sindaco e un coraggioso manipolo di allevatori rilanciano la filiera dell’antica razza rustica Frabosana-Roaschina Un sindaco oriundo sudamericano, un manipolo di allevatori coraggiosi, un piccolo caseificio e un negozio comunale.

Su questi soggetti si fondano le speranze di sviluppo della nascente filiera che fa capo alla “pecora con le corna”, la montanara FrabosanaRoaschina.

Il progetto è stato tenuto a battesimo alla ventitreesima edizione della

Mostra dedicata a questa razza autoctona che ha in Roaschia la sua capitale alpina.

TREMILA CAPI Una sfida ai limiti dell’impossibile, considerata l’esiguità del patrimonio rappresentato da questa antica razza rustica, circa 3 mila capi iscritti al Registro anagrafico e distribuiti dalle Alpi monregalesi alla val Pellice.

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Ma l’entusiasmo dei promotori, sorretti dall’Arap (l’associazione allevatori del Piemonte) si avvale di sponsor illustri: l’assessore regionale alla Montagna Alberto Valmaggia, la parlamentare Chiara Ghibaudo originaria di queste parti, il neo presidente della Fondazione CrC Gianni Genta oltre ai vertici delle istituzioni locali oggi comprese nell’Unione dei Comuni.

LA SFIDA Il sindaco di Roaschia, ingegner Bruno Viale, tornato dal Venezuela dove la sua famiglia si era trasferita dalla val Gesso negli anni ‘50, ha le idee chiare. «Il nostro paese vive storicamente su due realtà: la pastorizia e le cave.

L’attività estrattiva ha assunto una dimensione industriale e segue il suo corso. I pastori di Roa-

Zootecnia

schia per secoli hanno percorso le vie della transumanza, lasciando il paese a settembre per recarsi nella pianura padana con i loro greggi fino a San Giuseppe, quando ripartivano per tornare sulle Alpi.

Non possiamo disperdere questa storia, che è il nostro dna e la nostra forza. Dobbiamo attrezzarci, e già lo stiamo facendo».

IL CASEIFICIO La prima mossa ha riguardato la nascita di

un caseificio aziendale, in cui il prezioso latte della pecora Roaschina viene trasformato nelle specialità locali, soprattutto Sola e Seirass.

Per assicurare uno sbocco alla vendita, è stato aperto un negozio di alimentari comunale, al piano terra del municipio.

Passi modesti e misurati, così com’è nella tradizione locale, che muovono comunque la scena e possono essere da stimolo per i giovani del paese che vogliono continuare il mestiere dei padri allevatori.

Per dare ulteriore peso all’iniziativa della filiera, è stato attivato il “Presidio di Slow Food” mirato alla razza FrabosanaRoaschina, un altro passo

che garantisce visibilità e proiezione futura.

LUPI E PAC Restano alcune questioni aperte. I pastori devono poter contare sugli alpeggi, troppo spesso occupati da possessori di “titoli” che con le pecore e più in generale con la monticazione - intesa come pratica zootecnica - hanno poco o nulla a che fare.

E c’è il problema dei predatori, a cominciare dal lupo, che costituiscono una minaccia reale.

Al riguardo gli allevatori hanno trovato un alleato d’eccezione nel nuovo presidente del Parco che va dal Marguareis alla val Gesso, Paolo Salsotto, comandante regionale del Corpo forestale.

Salsotto ha detto a chiare lettere che per lui “davanti a tutto ci sono gli uomini che in montagna vivono e lavorano” e quindi metterà in atto “tutte le tutele del caso”.

DEGUSTAZIONE Per finire in bellezza, la giornata che ha segnato la svolta della Roaschina ha visto Elio Ragazzoni esponente dell’Onaf (l’associazione degli assaggiatori di formaggi) guidare la degustazione di alcune chicche casearie derivate dalle pecore con le corna.

«Non potendo fare quantità - ha ribadito Ragazzoni - fate bene a puntare sulla qualità di un prodotto unico e marchiato che sappia conquistare il consumatore».

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Attualità

Contro i lupi in alpeggio basterebbero i cani

E’ uscito in questi giorni “Il cane da guardianìa anti-lupo – Conoscerlo meglio per gestirlo con successo” (292 pagine), il nuovo libro di Ezio Maria Romano, esperto cinofilo e presidente della Federazione italiana cani da guardia. Il volume affronta un tema di grande attualità e di interesse per pastori e margari piemontesi (e non solo), quello di dover gestire il bestiame sui pascoli e dover fare i conti con gli attacchi sempre più numerosi e dannosi dei lupi sulle nostre montagne.

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Quale la sua analisi della problematica?

«Non tocca sicuramente a me stabilire se il lupo sia ritornato “da solo” sulle montagne, oppure sia stato reintrodotto da qualche autorità, come molti pastori sostengono convinti ormai da tempo.

Sta di fatto che, oltre alle già tante difficoltà di vita in alpeggio, la ricomparsa del lupo ed i suoi attacchi alle greggi stanno seriamente penalizzando i pastori nella gestione del bestiame.

Per parte mia, partendo dal principio che per sopravvivere in montagna con le pecore non è il caso di uccidere i lupi, come molti sostengono, ma basta possedere dei buoni cani da guardianìa e capire come gestirli nel migliore dei modi, ho dedicato i miei ultimi dieci anni ad incontrare molti pastori scovati anche negli angoli più remoti del mondo, per studiare a fondo i cani da pastore allo scopo di selezionarli per farli diventare validi guardiani di greggi».

Attualità Sono da rivedere, secondo lei, le misure attualmente adottate per la difesa delle greggi?

«Se si parla con i pastori veri, quelli che l’estate la passano in alpeggio, si apprende che i cani, per funzionare “un minimo” contro il lupo, debbono manifestarsi così tanto selvatici (come il lupo) da non risultare nemmeno facilmente avvicinabili dagli stessi pecorai.

Risulta così un po’ troppo utopistico il progetto delle Regioni di voler fornire ai pastori cani efficienti contro i lupi e solo di alcune razze, come richiede il nostro PSR, ma ugualmente innocui con i loro simili che accompagnano i turisti nelle escursioni estive di montagna.

Ma come potrà mai risultare idoneo a contrastare i lupi, un cane che non ne aggredisca un altro sconosciuto che si avvicina al suo gregge?

Come si può immaginare che possa difendere le pecore dal predatore se lui, invece di dipendere dal gregge per sopravvivere, mangia ogni

Parla Ezio Maria Romano, esperto cinofilo e presidente della Federazione italiana cani da guardia: «Ai margari in alpeggio dico che…» giorno la sua razione di crocchette?

Come potrà mai spuntarla contro l’astuzia del lupo, un cane che non esiti a fare amicizia con chiunque lo

voglia approcciare?

La conseguenza a cui stiamo sempre più assistendo, con l’adozione di inadatte razze di cani, è l’aumento di contenziosi tra pastori ed escursionisti, bikers, operatori turistici, amministratori locali che temono che la presenza dei cani allontani il turismo, dopo che si sono verificati casi di aggressione».

Che fare allora?

«Certamente c’è bisogno di una corretta cultura sul cane da guardianìa anti-lupo e la volontà di collaborazione sia da parte dei pastori che dei turisti.

Da parte dei pastori è necessario un po’ di buon senso nel cercare di condurre il gregge il più lontano possibile dai sentieri di montagna durante i giorni festivi ed i periodi feriali maggiormente frequentati dai turisti, oltre a tener legati in questi momenti i soggetti che potrebbero manifestarsi più pericolosi contro l’essere umano, soprattutto du-

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Attualità rante il giorno, mentre di notte, quando si verifica la prevalenza di assalti dei lupi, il bestiame va tenuto all’interno delle reti elettrificate con i cani all’esterno liberi di potersi collocare e spostare dove ritengono più opportuno per la custodia degli animali.

Da parte loro i turisti, pur se è vero che la “montagna è di tutti”, non devono sentirsi autorizzati a non rispettare minimamente il lavoro di chi la vive per motivi di professione».

Quali caratteristiche deve possedere un vero cane antilupo?

«Ai cani forti, piacciono poco le bastonate e se queste non vengono eliminate definitivamente da chi li gestisce, sostituendole con altri sistemi basati sulla psicologia dell’animale ed il rispetto dei loro istinti primari, cani veramente efficienti a contrastare i lupi, non se ne avranno mai!

Il cane da pastore, se allevato oppresso da chi lo cresce, non può

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trovare la giusta motivazione per lavorare col gregge e quando non si ribella, è solo perché non vede alternative per la sua sopravvivenza. Credo sia proprio questo uno dei principali motivi che oggi sono spariti molti dei “rimpianti” cani di un tempo, capaci di lavorare bene in alpeggio.

E’ bene, infatti, aver presente che l’unico motivo per il quale un cane da guardianìa anti-lupo decide di stare con il gregge, difendendolo dai predatori, è solo, ed esclusivamente, per l’interesse istintivo che prova nei confronti del cibo che può ricavare dallo stesso. Non sicuramente perché lo “ama”, perché vede nelle pecore il suo branco o per altri fantastici motivi che sento spesso raccontare. Come potrebbe un cane “amare” gli ovini, visto che deriva geneticamente dal lupo che li uccide per mangiarseli? L’unico motivo per cui il cane si è avvicinato al gregge migliaia di anni fa e ci convive ancora tutt’oggi, è per poterne trarre scorte alimentari utili

alla sua sopravvivenza ed è solo per questo che lo difende dai lupi, visto che non ha nessuna intenzione di farsele sottrarre! Non è troppo importante la razza a cui appartiene il cane anti-lupo, anzi, spesso sono proprio i meticci a risultare i migliori nel loro lavoro, come ben sanno i pastori più anziani, perché le razze create dall’uomo non rappresentano altro che un grave peggiorativo per la specie canina, c’è però una dote molto rara che debbono sempre possedere: non temere troppo la presenza del lupo!».

COPIE OMAGGIO I pastori interessati possono ritirare una copia omaggio del libro “Il cane da guardianìa anti-lupo - Conoscerlo meglio per gestirlo con successo” presso la sede provinciale della Cia in piazza Galimberti 1 C o contattando telefonicamente l’autore Ezio Maria Romano (349 33 35 668) dal lunedì al sabato dalle 9 alle 19, oppure ancora scrivendo a: info@canidaguardia.com.

Attualità

«Con il gasolio agricolo non arriviamo alla frutta» Pesa soprattutto sulle spalle dei contoterzisti la riduzione del 23 per cento delle assegnazioni di carburante agricolo. Le tabelle ettaro coltura nazionali emanate in marzo risultano in molti casi migliorative rispetto a quelle del 2002, con aumenti in alcuni casi superiori il 20 per cento. Tuttavia Uncai (Unione nazionale agromeccanici e industriali) continua a raccogliere il disagio degli agromeccanici impegnati in alcune lavorazioni tradizional-

mente affidate a loro, come la preparazione dei terreni per i vigneti, per le quali le assegnazioni sono state pesantemente sottostimate.

RIDUZIONE FATALE «In generale – osserva il presidente di Uncai, Aproniano Tassinari - aver confermato in finanziaria la riduzione del 23 per cento del gasolio agevolato mette in discussione il valore stesso del servizio svolto in agricoltura».

Nel caso dei lavori preparatori in vigneto

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Attualità

La protesta dei contoterzisti per l’ulteriore riduzione del 23 per cento delle assegnazioni di carburante agricolo si è passati da 200 l/ha di gasolio agevolato a 80 l/ha, ai quali va sottratto un ulteriore 23 per cento.

CONSUMI REALI «Con 200 litri i contoterzisti rimanevano a secco in ottobre – prosegue Tassinari –. I consumi reali sono ben diversi da quelli stimati dai tecnici del ministero delle politiche agricole.

Per un’aratura profonda, eseguita quasi sempre con cingolati a causa dei terreni poco sciolti, non è possibile consumare meno di 250 l/ ha, che possono anche superare i 300 l/ha quando il terreno è molto tenace».

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Oltre a chiedere al Mipaaf una rettifica dell’assegnazione di carburante agevolato per i lavori di preparazione in tutte le colture arboree, Uncai rileva come la politica dei tagli lineari alle assegnazioni di carburante agevolato sia ormai diventata insostenibili per il settore.

AIUTO IMPORTANTE «Con il reddito in agricoltura sempre in bilico – sottolinea Tassinari –, la riduzione dei costi di produzione è vitale. Tra le voci di spesa più rilevanti vi sono quelle relative al carburante per uso agricolo.

Per questo, da anni, agricoltori e

contoterzisti hanno diritto a congrui quantitativi di carburante a prezzo agevolato. Il gasolio agricolo può costare anche il 40 o 50 per cento in meno rispetto a quello venduto presso la rete di distribuzione nazionale.

Un risparmio importante. Contoterzisti e agricoltori, in ogni caso, acquistano il carburante per quello che è, perché la riduzione fa riferimento solo alle accise, alle tasse che vi gravano.

Un valore che il contoterzista restituisce alla collettività, con prezzi più bassi dei prodotti agricoli e attraverso la cura e non il consumo del suolo.

Il gasolio agevolato deve diventare anche un concreto riconoscimento al valore sociale e ambientale del lavoro in agricoltura.

Inoltre, grazie ai controlli incrociati dell’uso del carburante agevolato, le effettive necessità di gasolio sono documentate e dimostrate, e il sistema delle assegnazioni è già stato ottimizzato e reso trasparente».

Zootecnia

Anche il Giappone riapre le porte alla nostra carne

Rimosso il blocco delle importazioni di carni bovine che durava dai tempi di “mucca pazza” Il Giappone ha rimosso il blocco delle importazioni di carni bovine che durava da 15 anni.

Grazie al lavoro congiunto con gli uffici del Ministero della Salute, quindi, si riaprono le esportazioni ferme dal 2001 a seguito dell’epidemia di BSE, nota come “Mucca pazza”.

«Finalmente – ha commentato il ministro Maurizio Martina – le nostre carni potranno arrivare in Giappone dopo 15 anni.

Un risultato raggiunto grazie al costante lavoro

diplomatico che abbiamo portato avanti insieme al Ministero della Salute in questi mesi, anche durante Expo e finalizzato anche nell’ultimo G7 proprio in Giappone.

Ringrazio il ministro Lorenzin per l’impegno e la Commissione europea che ha dato supporto in questa importante operazione. In particolare, in questa fase complicata per la zootecnia l’apertura di nuovi mercati può dare un contributo a difendere il reddito degli allevatori».

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Soldi dei contributi Come ottenere l’anticipo E’ stato sottoscritto l’accordo tra Mipaaf, Associazione bancaria italiana e Agea per favorire l’anticipazione dei con-

tributi europei della Pac dal 2016 agli agricoltori beneficiari da parte degli istituti bancari. L’accordo è stato firmato a Roma

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dal ministro Maurizio Martina, dal presidente di ABI Antonio Patuelli e dal direttore di Agea Stefano Antonio Sernia.

ANTICIPO PAGAMENTI Sulla base dell’intesa, Agea siglerà accordi con le singole banche che potranno provvedere

Siglato l’accordo tra Ministero, banche e Agea sulle risorse della Domanda unica destinate alle aziende agricole

all’anticipo di almeno il 70% dei pagamenti di base e del greening in esenzione.

Queste erogazioni sono previste di solito da Agea entro il mese di novembre con una percentuale del 50%, che quest’anno la Commissione su richiesta anche dell’Italia ha portato al 70%.

TEMPI RAPIDI Con il nuovo meccanismo gli agricoltori potranno invece ricevere in tempi molto più rapidi le risorse.

La platea potenziale dei beneficiari è di oltre 300 mila aziende per più di un miliardo di euro.

«Stiamo lavorando - ha dichiarato il ministro Martina - per assicurare per la prima volta alle nostre imprese l’anticipo di almeno il 70% dei pagamenti europei attraverso un meccanismo innovativo. Intervenire sul fronte della liquidità aiuterà le aziende a programmare meglio le loro attività e superare alcune difficoltà che si sono presentate negli

anni. Ringrazio il presidente Patuelli perché Abi, dopo l’accordo per la moratoria di 30 mesi dei debiti degli allevatori, conferma l’attenzione per un settore strategico come quello agricolo».

COME FUNZIONA Dopo la presentazione della Domanda unica 2016, entro il 30 giugno 2016, le aziende potranno richiedere alle banche aderenti l’anticipo previsto dal protocollo.

In ottica di semplificazione il meccanismo studiato per garantire la massima sicurezza dei pagamenti prevede che ogni agricoltore venga dotato di un pin relativo al diritto di pagamento e un Otr univoco che consenta una unica erogazione presso un singolo istituto bancario.

Senza lungaggini burocratiche la banca potrà verificare l’effettivo diritto al pagamento attraverso il sito di Agea e il pin praticamente in tempo reale.

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Se il livellamento danneggia il terreno del vicino Egregio avvocato, mi rivolgo a lei per un quesito che da tempo mi lascia perplesso.

Il mio confinante ha eseguito lavori di livellamento abbassando il terreno di circa 50 centimetri, provocando quindi lo smottamento del terreno di mia proprietà adiacente all’area livellata.

Esiste, in materia legale, una distanza minima o qualche obbligo di legge che tuteli la mia proprietà danneggiata?

Il diritto di proprietà, che consiste nel potere di utilizzare e disporre della cosa in modo pieno ed esclusivo e, ove si tratti di un fondo, di effettuare su di esso le opere necessarie per il suo migliore sfruttamento, è sempre soggetto al generale principio del neminem leader, per cui è configurabile la responsabilità ex art. 2043 c.c. del proprietario per opere realizzate senza l’osservanza delle comuni regole di diligenza e prudenza nel caso in cui arrechino pregiudizi a terzi, ivi incluso, ovviamente, il proprietario del fondo vicino.

mente ai soli terreni posti in centri abitati e non può, pertanto, trovare applicazione nel caso di fondi agricoli; la Corte di Cassazione ha specificato, inoltre, che il principio espresso da tale articolo secondo cui, come detto, il proprietario del fondo superiore è tenuto a costruire a proprie spese il muro di sostegno a confine quando tale costruzione si renda necessaria per contenere il franamento del terreno che arrechi pregiudizio al fondo inferiore, vale solamente nel caso in cui il dislivello sia di origine naturale.

FONDI A DISLIVELLO Oltre a questo principio generale, per quanto qui d’interesse, deve aversi riguardo ad un’ulteriore norma in materia di fondi posti a dislivello, e cioè all’art. 887 c.c., che impone al proprietario del fondo superiore di sopportare per intero le spese di costruzione e di manutenzione del muro di sostegno dalle fondamenta fino all’altezza del proprio suolo.

FONDO INFERIORE Ciononostante, la norma è utile in quanto sempre la giurisprudenza ha ritenuto che l’onere della costruzione del muro di sostegno debba ricadere sul proprietario del fondo inferiore quando lo stesso abbia modificato lo stato del terreno con scavi e sbancamenti, i quali abbiano reso indispensabile il muro di sostegno, che senza quelle opere non sarebbe stato necessario.

Alla luce di quanto espresso dalla giurisprudenza, il proprietario del

ORIGINE NATURALE Tale norma fa riferimento esplicita-

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Chi causa lo smottamento deve provvedere al ripristino della situazione precedente. Le differenze tra fondo superiore e inferiore fondo inferiore risponderà dei danni derivati al fondo confinante superiore per smottamenti del terreno e franamenti dovuti alla creazione del dislivello.

RIPARARE IL DANNO Il proprietario del fondo superiore, in particolare, potrà richiedere al proprietario del fondo inferiore di ripristinare, ove possibile, la situazione precedente o comunque di realizzare gli accorgimenti utili ad eliminare il danno, tra cui la realiz-

zazione del muro di contenimento.

Il proprietario del fondo inferiore dovrà quindi assumersi l’obbligo della costruzione e della manutenzione del muro e risponderà, ai sensi dell’articolo 2045 c.c., dei danni cagionati dalla sua rovina.

OBBLIGO DELLA CONSERVAZIONE Se il dislivello è stato causato dal proprietario del fondo inferiore, rendendo indispensabile la costruzione di un muro di sostegno, infatti,

anche l’obbligo della relativa conservazione incombe su quest’ultimo.

Da ultimo, è importante evidenziare come tale muro di contenimento, derivando la necessità della realizzazione dello stesso da un dislivello di origine artificiale, debba essere considerato costruzione ai fini delle distanze previste dal codice civile e dai regolamenti comunali, salvo che non superi l’altezza di tre metri.

Avvocato Mara Fosforo

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Formazione

La scuola che insegna a usare la motosega Nel corso di formazione all’istituto “Virginio-Donadio” di Cuneo le procedure per l’utilizzo in sicurezza del mezzo taglialegna Si è concluso nelle scorse settimane presso l’istituto di istruzione superiore “Virginio – Donadio” di Cuneo il primo corso per l’uso in sicurezza della motosega rivolto ad operatori agricoli ed hobbisti, svolto in collaborazione con l’ AiFOS, soggetto formatore ope legis per l’organizzazione di corsi di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

SICUREZZA L’obiettivo del corso non era quello di apprendere l’utilizzo della motosega, ma di acquisire della conoscenze legate alla sicurezza durante le operazioni di utilizzo della motosega.

Per questa attrezzatura - utilizzata ad esempio nei cantieri forestali per operazioni di taglio, pezzatura e sramatura delle piante – i rischi potenzialmente più gravi sono il contatto acci-

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dentale con la catena tagliente in movimento e l’azionamento accidentale, nonché le cattive posture durante il suo utilizzo.Il settore agricolo è uno tra i settori a maggiore rischio di incidenti, in particolar modo per l’elevato impiego di mezzi meccanici nelle attività lavorative e per la presenza di un parco macchine in cui è preponderante la presenza di mezzi con età superiore ai 10 anni.

TEORIA E PRATICA Il corso ha visto la partecipazione di 25 iscritti con molti operatori del settore, un buon gruppo di allievi e alcuni docenti dell’Istituto.

Il corso della durata di 8 ore si è articolato in due momenti: una sezione teorica, dove sono stati trattati gli argomenti legati alla normativa sulla sicurezza e alle nozioni legate al’utilizzo della motosega in sicurezza; una parte pratica, svolta presso l’azienda didatttica della scuola a Madonna dell’Olmo, dove i partecipanti hanno viste applicate le nozione teoriche con l’utilizzo di varie tipoligie di macchine atte al taglio.

Al termine del corso è stato rilasciato un attestato di partecipazione come previsto dalla normativa vigente e valido per il noleggio e l’utilizzo delle attrezzature presso terzi.

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Ricambio generazionale Aperto il bando Ismea Dal 16 maggio è possibile presentare sul sito Ismea (http://www. ismea.it) le domande di accesso per l’avvio di nuove imprese agricole o per il subentro in aziende già esistenti.

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CHI INTERESSA Chi può presentarle? Le micro, piccole e medie imprese agricole organizzate sotto forma di ditta individuale o di società, composte da giovani di età compresa tra i

18 e i 40 anni non compiuti.

L’Ismea ha comunicato con una propria nota l’operatività del bando “autoimprenditorialità e ricambio generazionale in agricoltura” e, nel suo sito, fornisce i

è possibile presentare domanda di accesso per l’avvio di una nuova impresa o per il subentro in aziende già esistenti

moduli per la presentazione delle domande.

COSA FINANZIA «L’obiettivo della misura - informa il vicedirettore della Cia di Cuneo Silvio Chionetti - è quello di favorire il ricambio generazionale in agricoltura e l’ampliamento di aziende agricole esistenti.

Ismea finanzia la realizzazione di progetti di sviluppo o consolidamento nei settori della produzione agricola, della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e della diversificazione del reddito agricolo.

I mutui agevolati a un tasso pari a zero, hanno una durata minima

di cinque anni e massima di dieci anni, comprensiva del periodo di preammortamento, e di importo non superiore al 75% delle spese ammissibili.

Per le iniziative nel settore della produzione agricola primaria il mutuo agevolato ha una durata, comprensiva del periodo di preammortamento, non superiore a 15 anni».

GLI OBIETTIVI I progetti finanziabili non possono prevedere investimenti superiori a 1.500.000 euro, Iva esclusa e devono perseguire almeno uno dei seguenti obiettivi: il miglioramento del rendimento e della

sostenibilità globale dell’azienda agricola, in particolare mediante una riduzione dei costi di produzione o miglioramento e riconversione della produzione, il miglioramento dell’ambiente naturale, delle condizioni di igiene o del benessere degli animali, purché non si tratti di investimento realizzato per conformarsi alle norme dell’Unione europea e la realizzazione e miglioramento delle infrastrutture connesse allo sviluppo, all’adeguamento ed alla modernizzazione dell’agricoltura.

I progetti non possono essere avviati prima della data di ammissione alle agevolazioni.

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Produrre bambù italiano con la garanzia del ritiro Nuova sede in Piemonte per il Consorzio che promuove la coltivazione del bambù gigante certificato OnlyMoso Il Consorzio Bambù Italia nasce nel 2014 da una brillante idea del presidente Fabrizio Pecci, grazie al quale ad oggi siamo gli unici produttori in Europa di Bambù Gigante certificato OnlyMoso. Il nostro scopo è promuovere e valorizzare il bambù Italiano in Italia e all’estero presso le varie filiere commerciali (legno, carta, alimentare, energetico, tessile, costruzioni ecc.); tutto questo lo vogliamo realizzare insieme a voi con impianti altamente produttivi specifici per la produzione di germogli e culmi (canne), garantendo a tempo illimitato, ai produttori di bambù dotati di certificazione OnlyMoso, il ritiro della produzione di canne e germogli al miglior prezzo di mercato.

Dal momento dell’impianto fino alla raccolta delle canne assisteremo i clienti nella coltivazione e cura delle piantagioni attraverso i nostri consulenti specializzati.

A distanza di due anni dalla fondazione del Consorzio Bambù Italia, è stata fondata la nuova sede di Torino, in via Frejus 8/n, che il 30 aprile 2016 ha preso ufficialmente vita con l’inaugurazione.

mazioni, ha deciso di mettersi in contatto con l ‘azienda per poter ricevere la visita del referente dell’area del Piemonte; è così venuto a conoscenza del signor Da Bove Andrea, il

TESTIMONIANZA Il signor Bonetto, ci ha conosciuto tramite il nostro sito internet onlymoso-nordovest.it .

Dopo aver visionato le infor-

quale gli ha spiegato chiaramente le caratteristiche dell’ impianto di bambù gigante, e di quello che renderà nel futuro, trasmettendogli la fiducia necessaria per iniziare

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e lasciandolo piacevolmente colpito.

Le piante madri hanno attecchito per il 95% e attualmente il signor Bonetto ha appena richiesto il cambio delle piantine, garantito dal Consorzio Bambù Italia senza costi aggiuntivi.

Il suo terreno è molto fresco, poichè ha una falda acquifera che scorre a 2 metri sotto la superficie, pertanto non è necessario apportare ingenti quantità d’acqua, e hanno quindi deciso di non applicare nessun impianto di irrigazione.

Il motivo che lo ha portato alla realizzazione dell’impianto, è stato il desiderio di differenziare la produzione con una coltura innovativa, con molteplici impieghi per il mercato, e che porti ad avere un buon rientro economico.

Inoltre, le poche cure che la pianta richiede, lo hanno definitivamente convinto a realizzare questo gigante progetto.

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Primac e John Deere Un patto di acciaio Sabato 30 aprile la presentazione a Cavallermaggiore di due nuovi mezzi e una linea di telescopici Jcb Sabato 30 aprile, presso il concessionario ufficiale John Deere “Primac” di Cavallermaggiore, si è tenuta una giornata di porte aperte, in concomitanza del lancio di due nuovi prodotti e di una nuova linea di telescopici JCB, novità assoluta in questo genere.

Durante la giornata infatti, grande spazio hanno occupato i “nuovi” mezzi targati John Deere, in particolare i John Deere 6R e 6M, capaci di garantire prestazioni sempre ottimali in diversi tipi di terreni ed in tempistiche davvero eccellenti. Tecnologia avanzata, straordinaria visibilità della cabina di guida ed un nuovo comando CommandARM rendono la trattrice uno strumento di lavoro efficace, un valido aiuto alla massima produttività dell’azienda.

Tutto quanto è semplificato per il miglior contatto uomo-macchina, ma sotto alla corazza “di acciaio e ferro” batte un cuore del tutto tecnologico

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e complesso, capace di estendere gli intervalli di manutenzione a ben 750 ore, di regalare prestazioni ineguagliabili grazie al nuovo CommandCenter4 e di mantenere nel tempo l’efficienza che da sempre caratterizza il marchio John Deere.

Sin dal 2012, anno di debutto della trattrice “tuttofare” 6M, John Deere si è sempre impegnata a migliorare e a studiare nuove soluzioni per il futuro, in modo da anticipare il futuro del lavoro agricolo.

Oggi, grazie a tutto ciò, John Deere è in grado di presentare le nuove trattrici serie 6M, con ancora più qualità, forza ed affidabilità.

Tutto ciò passa dalla meccanica innovativa, con sospensione anteriore TLS e per la cabina MCS, capaci di scaricare a terra il 7% in più di potenza e di offrire confort e protezione all’operatore.

Una delle più grandi novità è stata

anche l’introduzione della rinomata linea dei prodotti JCB, la quale Primac detiene la concessione ufficiale per la zona del Torino Sud e Cuneo.

Tutta la giornata ha visto un grande afflusso di visitatori e di clienti, che sempre ben ritornano in una concessionaria così ben fornita e conosciuta, pronti ad aggiornarsi sulle novità tecniche presentate.

Un plauso anche all’organizzazione, davvero ben messa a punto in ogni dettaglio, sia per la disposizione e lo studio dei mezzi presentati, ma anche al notevole buffet offerto ai numerosi visitatori accorsi per l’evento.

Insomma, Jcb e John Deere due linee di prodotti ben conosciute e apprezzate su tutto il territorio piemontese ed oltre, che, unite alla professionalità e alla capacità tecnica della Primac, li rendono davvero una accoppiata vincente ed unica.

Fiere

Triathlon del boscaiolo Domenica 22 maggio a Vigliano d’Asti si è svolta la quarta edizione del campionato italiano Domenica 22 maggio, presso il centro sportivo comunale “G.B. Conti” di Vigliano d’Asti in frazione Boglietto, si è tenuta per il quarto anno il campionato italiano del “Triathlon del boscaiolo”, una sentitissima prova atletico-sportiva che ha a che vedere con il mondo agricolo e forestale.

Una manifestazione astigiana davvero pregna di contenuti sotto ogni punto di vista.

QUATTRO ZONE L’area, ben organizzata, è stata divisa in quattro zone tematiche: esposizione di

mezzi d’epoca (antecedenti al 1970), fiera agricola (con tanto di gara “Rider”), prove di scultura professionale ed in fine il triathlon vero e proprio.

Durante tutta la giornata è stata registrata un’affluen-

questa occasione e rafforzati di anno in anno.

za davvero senza pari, da tutte le zone del Piemonte ed oltre, proprio per assistere a questo evento, più unico che raro, pur restando in un clima di famigliarità e semplicità, concetti davvero ben espressi in

forse, addirittura perse nelle altre manifestazioni simili che si svolgono sul territorio; è necessario infatti ricordare che, pur rimanendo in un clima di amicizia e di semplicità generale, questa manifestazione permette a chi la visita e a tutti gli espositori di creare importanti contatti

SUCCESSO MERITATO Una fiera che merita una visita, almeno una volta, capace di regalare emozioni davvero importanti e,

interregionali, trasversali e nuovi, che in una situazione economica come quella attuale sono di fondamentale importanza.

ORGANIZZAZIONE COLLAUDATA Oltre agli spazi, anche il programma è stato studiato davvero in modo superbo, dall’apertura della fiera per le macchine espositrici alle 8,30 sino al momento delle premiazioni delle 17,30, con l’affluenza di visitatori ininterrotta anche dopo la conclusione “formale” della manifestazione. Gli organizzatori hanno ringraziato tutti coloro che sono intervenuti, davvero numerosi, tra espositori e visitatori, e invitato tutti gli imprenditori agricoli del settore forestale, e non, al Triathlon del Boscaiolo dell’anno venturo, sicuramente ricco di novità e ancor più interessante e partecipativo della già più che entusiasmante edizione targata 2016.

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Formazione

Uso delle macchine agricole Ecco il punto sui patentini Il campo, inteso come zona di lavoro è forzatamente una postazione a rischio incidenti, dove è prioritariamente presente il rischio di ribaltamento delle trattrici dovuto alle difficili e reali situazioni dove ci si trova giornalmente ad operare (collina, montagna, terreno fangoso, innevato, con pendenze di vario tipo, in presenza di carchi non sempre equamente disposti o diversamente collocati rispetto alla trattrice, ecc). In queste situazioni, spesso difficilmente prevedibili occorre quindi avere una buona conoscenza dei mezzi meccanici utilizzati insieme ad una più che buona conoscenza delle situazioni operative dove si svolge l’attività

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lavorativa.

Già dal 2008, il “D.Lg 81/08”, prende in considerazione questa problematica e richiama più volte la necessità di adottare una corretta informazione/formazione rivolta agli operatori In particolare all’Art. 71, comma 7, viene richiamata la necessità, per il datore di lavoro, di adottare misure utili per fornire le indicazioni necessarie al corretto utilizzo delle attrezzature di lavoro ARTICOLO 71, COMMA 7 Qualora le attrezzature richiedano per il loro impiego conoscenze o responsabilità particolari in relazione ai loro rischi specifici, il datore

di lavoro prende le misure necessarie affinché: a) l’uso dell’attrezzatura di lavoro sia riservato ai lavoratori allo scopo incaricati che abbiano ricevuto una formazione adeguata e specifica; All’Articolo 73, il legislatore ha trattato la formazione sull’utilizzo delle macchine evidenziando le situazioni particolari in cui ci si può trovare sia durante le normali fasi lavorative che in situazioni anormali che si possano presentare nell’utilizzo di macchine.

ARTICOLO 73, COMMA 1 Nell’ambito degli obblighi di cui agli articoli 36 e 37 il datore di lavoro provvede, affinché per ogni

MacchinA portata posteriore Trattrice sbilanciata da macchine collegate posteriormente

Nuova Circolare Min. Lavoro

PROCEDURE IN CAMPO: Art. 73, comma 1-Situazioni di pericolo in relazione a due punti: a) condizioni di impiego delle attrezzature b) situazioni anormali prevedibili. (Dal 31.12.2014)

Collegamento macchina Guida in pendenza

Macchina portata anteriore o caric. frontale Trattrice sbilanciata da macchine collegate anteriormente

Da UNI EN ISO 4254-1

Nuova Circolare Min. Lavoro Collegamento macchina Guida in pendenza

Da EN ISO 12525

attrezzatura di lavoro messa a disposizione, i lavoratori incaricati dell’uso dispongano di ogni necessaria informazione e istruzione e ricevano una formazione adeguata in rapporto alla sicurezza relativamente: a) alle condizioni di impiego delle attrezzature; b) alle situazioni anormali prevedibili.

ACCORDO STATO REGIONI Successivamente, nel febbraio

2012, viene pubblicato “l’Accordo Stato Regioni” che fornisce informazioni specifiche sulle procedure per il rilascio delle “Abilitazioni alla guida” e individua le categorie di macchine che sono soggette a corsi di formazione alla guida.

Per quanto riguarda le trattrici agricole, “l’Accordo Stato Regioni” le tratta in modo specifico, indicando le condizioni di utilizzo prevedibile ed elencando anche i possibili tipi di collegamento con macchine operatrici poste anteriormente,

posteriormente e lateralmente ma anche con le trainate ed i caricatori frontali.

TRATTORI AGRICOLI O FORESTALI Qualsiasi trattore agricolo o forestale a ruote o cingoli a motore, avente almeno due assi ed una velocità massima per costruzione non inferiore a 6 km/h, la cui funzione è costituita essenzialmente dalla potenza di trazione, progettato appositamente per tirare, spingere,

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Collegamento macchina Guida in pendenza

Macchina portata laterale Trattrice sbilanciata da macchine collegate lateralmente

Nuova Circolare Min. Lavoro PROCEDURE IN CAMPO: Art. 73, comma 1 Situazioni di pericolo in relazione a due punti: a) condizioni di impiego delle attrezzature b) situazioni anormali prevedibili. (Dal 31.12.2014)

RIMORCHI Trattrice sbilanciata da macchine collegate al gancio traino

Nuova Circolare Min. Lavoro Frenatura - Manovre

portare o azionare determinate attrezzature intercambiabili destinate, ad usi agricoli o forestali, oppure per trainare rimorchi agricoli o forestali.

Esso può essere equipaggiato per trasportare cari-

chi in contesto agricolo o forestale ed essere munito di sedili per accompagnatori.

PARTICOLARE PERICOLO Le precisazioni sono indot-

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te dalle situazioni di particolare pericolo che il tipo di collegamento trattrice/operatrice possono indurre alla trattrice stessa in quanto la posizione dell’operatrice può provocare problemi di instabilità che possono e devono essere compensati da corrette procedure di aggancio e di guida, specialmente in pendenza e che diventano essenziali per fornire le informazioni indispensabili ad evitare possibili problemi di ribaltamento, per cui la trattrice agricola viene definita nei molteplici utilizzi cui è normalmente sottoposta e, in particolare, quale macchina che tira, spinge, porta o aziona attrezzature agricole, che traina rimorchi agricoli e che trasporta carichi.

Infine “l’Accordo Stato Regioni” tratta anche le situazioni di utilizzo delle trattrici agricole, prevedendo dimostrazioni e prove pratiche indispensabili per trasmettere ai neo-trattoristi le situazioni pericolose in cui potrebbero venirsi a trovare, sia per le operazioni agricole da effettuare che per

la conformazione del terreno con gli ovvi aggravi dati da pendenza, avallamenti, ecc.

AREA DI PROVA E ATTREZZATURE Un’area opportunamente delimitata, con caratteristiche geotecniche e morfologiche (consistenza del terreno, pendenze, avallamenti, gradini, ecc.) tali da consentire, in sicurezza rispetto alla valutazione di rischi, l’effettuazione di tutte le manovre pratiche previste al punto “Valutazione” per cìascuna tipologia di attrezzatura.

CONTENUTI DEI CORSI Nel dicembre 2014 è stata emanata la Circolare n. 34 del Ministero del Lavoro, derivata da una apposita Linea Guida INAIL, attinente ai contenuti dei corsi mediante la quale si è inteso approfondire le informazioni inerenti alla emanazione delle “Abilitazioni alla guida di trattrici agricole e forestali gommate e cingolate” Nel documento sono ripresi i contenuti dei corsi e, in particolare,

Decreti, abilitazioni, accordi, corsi, precisazioni…

L’iter della normativa sta facendo il suo corso sono fornite le informazioni necessarie alla erogazione della parte pratica con particolare riguardo alla descrizione del “Percorso di guida” per le esercitazioni di guida pratiche.

La Circolare fornisce quindi le indicazioni utili alla corretta emanazione dei corsi per cui gli Enti Formatori possono attingervi tutte le informazioni necessarie per la corretta erogazione dei corsi prima citati.

trattrici agricole gommate è di 8 ore minime, più gli esami di teoria e di pratica.

La variante per il corso di guida per trattrici agricole cingolate è pari a 5 ore minime più esame di guida (per chi ha già effettuato la parte dedicata alle trattrici gommate).

DURATA DEI CORSI La durata del corso di guida per

CORSI DI AGGIORNAMENTO Gli utilizzatori di trattrici che hanno autocertificato la propria esperienza pregressa dovranno effettuare il corso di aggiornamento previsto dall’Accordo Stato/Regioni.

ULTIME NOVITà Infine, lo scorso 30 giugno è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto Ministeriale del 20 maggio 2015 inerente a “Revisione generale periodica delle macchine agricole ed operatrici, ai sensi degli articoli 111 e 114 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 per cui all’art 7, vengono ribadite le informazioni prima riportate.

Marco Delmastro CNR/Imamoter Renato Delmastro CNR/Imamoter Domenico Papaleo Federunacoma

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Attualità di Davide Galfrè - geometra - galfre.davide@gmail.com

Impianti termici, come gestirli per evitare di “scaldarsi” I continui aggiornamenti normativi hanno reso sempre più complessa la conduzione di un impianto termico per la generazione di calore, in particolare di caldaie, stufe, termocucine e generatori di calore in generale.

AGGIORNAMENTO NORMATIVO La Legge 90/2013 ha aggiornato la definizione di “impianto” entro la quale,

ora, rientrano oltre alle caldaie tipiche, come quelle a metano, a Gpl (murali o a basamento che siano) o le pompe di calore, anche tutte le stufe, i caminetti, le termocucine e qualunque sistema fisso in grado di generare calore e/o raffrescamento con una potenza al focolare maggiore di 5kW (o la cui somma sia superiore a 5kW); non è considerato “impianto” il sistema dedicato esclusivamente alla produzione di acqua calda sanitaria al servizio di una singola unità immobiliare ad uso residenziale o assimilabile.

DISTINGUERE I CASI Da questa definizione dipendono numerose questioni come, ad esempio, la necessità del libretto di impianto, la validità di un’Ape (Attestato di prestazione energetica), la necessità del progetto degli impianti nel caso di una nuova costruzione o modifica dell’esistente.

ATTESTATO ENERGETICO Per quanto riguarda gli Ape occorre, vista la definizione, inserire nei calcoli per gli impianti anche le stufe, i caminetti e simili se fissi (in tutta franchezza non credo ne esistano di non fissi) e con potenza a focolare superiore o uguale a

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La conduzione di caldaie, stufe e termocucine sta diventando sempre più complessa, tra libretti di impianto, attestati di prestazione energetica e rapporti manutentivi…

5 kW; la valutazione della potenza è piuttosto difficoltosa, dato che al momento non tutti i produttori forniscono dati precisissimi, ma in linea generale questi sistemi hanno potenza superiore a 5 kW. Per la validità dell’Ape entra in gioco, invece, la necessità e la presenza del libretto dell’impianto (quando gli impianti oggetto di Ape non ne sono dotati la stessa scadrà il 31 dicemre dell’anno successivo).

LIBRETTO D’IMPIANTO Il libretto dell’impianto è obbligatorio per ogni impianto ed è

definibile come la carta d’identità dell’impianto e, a partire dal 2016, deve essere caricato online sul Cit (Catasto Impianti Termici); nel libretto sono presenti tutti i dati fondamentali del generatore di calore quali il codice impianto, la potenza, il combustibile utilizzato, i rapporti di manutenzione ed efficienza eventualmente eseguiti.

Appurata la presenza del libretto di impianto occorre altresì verificarne la validità e completezza: perché tutto sia completo è necessario che siano stati svolti tutti i controlli manutentivi e di efficien-

za necessari e che gli stessi siano riportati sul libretto stesso.

CONTROLLI DI EFFICIENZA La cadenza dei controlli di efficienza energetica è dettata dall’allegato A del D.P.R. 74/2013, e tralasciando impianti particolari, si può fare riferimento al seguente elenco: • Generatore di calore con potenza P < 10 kW - NON OBBLIGATORI • Generatori di calore con 10 kW<P<100 kW o a gas metano o GPL OGNI 4 ANNI

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Attualità o a combustibile liquido o solido OGNI 2 ANNI • Pompe di calore/macchine frigorifere elettriche con 12 kW<P<100 kW - OGNI 4 ANNI POTENZA DELL’IMPIANTO La cadenza dei controlli si dimezza quando la potenza dell’impianto è superiore a 100 kW. La grossa novità è, dunque, che anche caminetti, stufe e termocucine fisse con potenza superiore a 5 kW necessitano di libretto d’impianto, ma solo se hanno potenza superiore a 10 kW necessitano dei controlli di efficienza energetica periodici.

MANCANZA DEL LIBRETTO Laddove, in presenza di un impianto come sopra definito, non sia presente il libretto dell’impianto debitamente compilato ed aggiornato, non si è in regola con la normativa e, nel caso di redazione

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di un Ape la sua validità scadrà il 31 dicembre dell’anno successivo la redazione; inoltre (ancor peggio), in caso di eventuali guasti o incidenti domestici le compagnie assicurative più attente potrebbero addirittura verificare la regolarità del libretto dell’impianto prima di rimborsare eventuali danni causati dal malfunzionamento di un impianto stesso.

RAPPORTI MANUTENTIVI I rapporti manutentivi (di solito annuali) consigliati dall’installatore o dal produttore del generatore, invece, sono controlli sul funzionamento e dell’impianto e sono obbligatori per legge (D.M. 37/2008) ma non devono obbligatoriamente essere riportati anche sul libretto dell’impianto.

PERIODI DI ACCENSIONE In conclusione, l’accensione degli impianti termici, al fine di man-

tenere negli ambienti la temperatura di 20° (+ 2° di tolleranza), dipende dalla zona climatica in cui ricade il comune ove è ubicato l’immobile: • Zona E - massimo 14 ore al giorno dal 15 ottobre al 15 aprile • Zona F - nessuna limitazione Al solo titolo esemplificativo si segnala che tutti i comuni montani del cuneese (ad esempio Acceglio, Demonte, Chiusa Pesio, Caprauna, Cuneo, Montezemolo, San Benedetto Belbo) sono classificati in zona climatica F, mentre i comuni della pianura o bassa collina (ad esempio Busca, Cervere, Carrù, La Morra, Roddi, Saluzzo, Treiso) sono classificati in zona climatica E. Le limitazioni possono essere variate dai sindaci in casi di variazioni climatiche straordinarie e valgono per gli impianti come intesi in apertura di articolo.

Lâ&#x20AC;&#x2122;imprenditore agricolo â&#x20AC;˘ Giugno 2016

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Ortofrutticoltura

Asprocor, nozze d’argento con le nocciole d’Alta Langa Piemonte Asprocor festeggia il venticinquesimo anniversario di fondazione il 19 giugno 2016 con l’assemblea ordinaria dei soci allla quale seguirà un momento conviviale, il tutto celebrato nella nuova struttura in Località San Sebastiano a Cissone.

PRIMI PASSI Piemonte Asprocor nasce nel febbraio 1991 per volontà di alcuni produttori di nocciole dell’Alta Langa.

Muove i primi passi utilizzando uffici e mezzi tecnici messi a disposizione da Asprofrut in Alba. Commercializza la produzione di nocciole degli associati principalmente sul mercato

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locale. Non avendo strutture di stoccaggio si appoggia a commercianti e sgusciatori della zona.

TRASFERIMENTO A CISSONE Nel 1994 affitta dalla Comunità Montana Alta Langa un capannone a Cissone ed in esso trasferisce tutta l’attività di stoccaggio e commercializzazione, nonché la sede legale della cooperativa.

Asprocor nasce con l’unico scopo di operare esclusivamente nell’interesse dei propri associati adoperandosi per ottenere la miglior qualità e il miglior prezzo della produzione dei soci.

A Cissone viene installato un primo

piccolo impianto di prepulitura ed essiccazione che negli anni viene sempre più ampliato fino a raggiungere attualmente un impianto di pulitura automatizzato e un impianto di essiccazione composto da 8 essiccatoi per un potenziale di 50.000 kg/ giorno.

Nel 2013 viene acquistato dalla Comunità Montana Alta Langa il capannone affittato nel 1994 .

NUOVA SEDE Nel 2014 entra in attività il nuovo fabbricato costruito a Cissone in Località San Sebastiano, composto da uffici e capannone stoccaggio, situa-

Domenica 19 giugno la cooperativa festeggia i venticinque anni nella nuova sede in Località San Sebastiano, a Cissone to a pochi metri da quello esistente.

La sede legale e amministrativa viene pertanto trasferita nella nuova struttura.

ACQUIRENTI Asprocor attualmente vende direttamente e senza alcun tipo di interferenza o intermediazione tutta la produzione conferita dai soci.

I principali acquirenti sono: Ferre-

ro Trading Lux s.a., Stelliferi Spa, Nocciole Marchisio spa Cortemilia, Gruppo Fontana Sas Cravanzana, Venchi Spa Castelletto Stura ed altre aziende utilizzatrici di nocciola nella zona.

Asprocor è l’unica cooperativa in Piemonte ad avere un contratto di fornitura diretto con una grande industria quale la Ferrero, senza intermediazione di sgusciatori ed

è la prima cooperativa per volumi di Nocciola Piemonte IGP commercializzata. Basti pensare che la sola Venchi Spa ritira direttamente da Asprocor oltre 150.000 kg di Nocciola Piemonte IGP sgusciata (corrispondenti a circa 400.000 kg. in guscio).

PREZZO GARANTITO Dal 2000 il prezzo liquidato ai soci

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Ortofrutticoltura per le nocciole conferite è calcolato in base all’andamento medio della campagna da agosto a giugno dell’anno successivo.

Questo meccanismo mette al sicuro i soci dagli sbalzi di prezzo che caratterizzano il mercato della nocciola e permette di ottenere un maggior ricavo del prodotto grazie anche ai contratti diretti con l’industria che non prevedono guadagni per le intermediazioni. Questa modalità di calcolo del prezzo è molto apprezzata dalla stragrande maggioranza dei soci.

Nel corso degli anni, anche grazie al Piano di Miglioramento (reg. CE 1035/72) e ai Piani Operativi (Reg.CE 2200/96) sono stati percepiti contributi per oltre dieci milioni di euro in gran parte distribuiti ai Soci e/o utilizzati per la costruzione e il po-

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tenziamento delle strutture di stoccaggio e commercializzazione delle nocciole.

Sono stati distribuiti ai soci attrezzature per raccolta delle nocciole, la pulizia e l’essiccazione, nonché strumenti tecnici per il controllo qualità.

L’ORGANIZZAZIONE Piemonte Asprocor è gestita con la massima trasparenza e democraticità da tutti i soci, rappresentati da un Consiglio di amministrazione eletto in piena libertà durante le assemblee generali.

Dura in carica tre anni e ogni socio può candidarsi liberamente, non essendoci alcuna pressione esterna da altri enti (sindacati, ecc).

I PRESIDENTI Nel corso degli anni si sono succeduti come presidenti del Consiglio di ammini-

Ortofrutticoltura strazione: Luciano Chiarle, eletto nel 1991 al momento della costituzione; Giancarlo Mozzone dal 17 novembre 1993 poi sostituito il 24 marzo 1995 da Giuseppe Andreis rimasto in carica fino al 14 maggio 2011.

Attualmente è presidente Lodovico Cogno, eletto la prima volta nell’assemblea del 14 maggio 2011 e riconfermato il 14 dicembre 2013, in carica fino all’assemblea del novembre 2016.

LA DIREZIONE Nel 1994 inizia la propria attività l’attuale direttore Giulio Traversa, che si occupa della commercializzazione della produzione dei soci in tutte le sue fasi, dal conferimento del prodotto da parte del socio, fino alla consegna del prodotto al cliente finale. Altra figura “storica” in Asprocor è l’impiegata amministra-

tiva Mariagrazia Travaglio in forza ad Asprocor da 20 anni, affiancata nel 2004 da Laura Porello che si occupa di controllo qualità e gestione dei soci.

IL FATTURATO Asprocor provvede inoltre alla divulgazione di notiziari tecnici sulla coltivazione del nocciolo in collaborazione con Agrion.

L’invito ad iscriversi a Piemonte Asprocor è rivolto a tutti i produttori di nocciole del Piemonte. Non ci sono vincoli relativi alla durata di permanenza come socio, se non quelli imposti dai Regolamenti ministeriali e comunitari.

Piemonte Asprocor è la più grande cooperativa di produttori di nocciole del Piemonte per volumi commercializzati.

L’ultimo bilancio ha chiuso in attivo con un fatturato di oltre ventitre milioni di euro.

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Schede tecniche Le malattie del nocciolo a cura di Luca Ternavasio

Marciume radicale forte con i deboli Il Marciume radicale del nocciolo (Armillaria mellea) è un particolare tipo di fungo parassita causato da ferita e da debolezza della pianta, capace anche di intaccare tessuti sani e attivi, tra cui nel mirino compaiono l’apparato radicale ed il colletto.

SINTOMI I sintomi sono ben evidenti, specie in autunni piovosi ed umidi, dove compaiono le

caratteristiche “famigliole buone” (dette anche “chiodini”) alla base del colletto, che nient’altro sono che corpi fruttiferi del fungo stesso. Durante l’estate il fenomeno viene ben evidenziato da fenomeni di ingiallimento, appassimento del tutto improvviso: l’apparato radicale risulterà fortemente compromesso e, scalzando la corteccia, verrà ben evidenziata la presenza del micelio, del

tipico color crema, a “ventaglio” nella Armillaria.

Dopo non molto tempo, lo sviluppo del fungo porterà a morte la pianta.

COME AFFRONTARLO Difesa: principalmente di tipo agronomico, da effettuarsi nella preparazione del terreno, eliminando le piante infette. Utile anche l’utilizzo del fungo antagonista, il Trichoderma viridis.

Fungo parassita causato da una ferita o dalla debolezza della pianta

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Schede tecniche Le malattie del nocciolo a cura di Luca Ternavasio

Cocciniglia del nocciolo facile da riconoscere L’identificazione dell’insetto non è particolarmente problematica: l’individuo femmina, adulto, si presenta con il tipico colore bruno e con il corpo al tatto liscio che, solo dopo l’ovodeposizione, presenta a tratti qualche ruga. Il maschio differisce per la presenza di alcune placche lucide di colore biancastro.

SOTTRAZIONE DI LINFA L’attacco si evidenzia nelle

pagine inferiori della foglia, dove l’insetto sottrae linfa e produce discrete quantità di melata; a sua volta, la melata stessa, limita notevolmente gli scambi gassosi creando uno stato di asfissia alla pianta stessa, oltre a favorire l’insorgenza di fumaggini.

LIMITATORI NATURALI Per quanto concerne la difesa, è principalmente di tipo chimico, solo se

effettivamente l’infestazione è davvero rilevante; viene condotta con l’uso di oli bianchi; ciò capita però davvero raramente, per la presenza di numerosi limitatori naturali che controllano e mantengono sotto controllo la specie, tra cui si ricordano gli Imenotteri Calcidoidei (In modo particolare il genere Coccophagus) ed i Coleotteri Coccinellidi come l’Exochomus quadripustulatus).

Colpisce pomacee in genere, lauroceraso, nocciolo, albicocco e alcune latifoglie, tra cui olmo e tiglio

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Schede tecniche Le malattie del nocciolo a cura di Luca Ternavasio

Afidi del nocciolo Attenti a quei due Corylobium avellanae e Myzocallis coryli

Gli Afidi del nocciolo sono individuabili principalmente in due tipologie: i Corylobium avellanae ed i Myzocallis coryli.

C’è da dire che entrambi non causano danni davvero significativi ai noccioleti, ma è bene tenerne sotto controllo la popolazione.

L’insetto adulto di Myzocallis coryli si presenta con la tipica colorazione verdognola; vivono nella pagina inferiore della foglia di nocciolo; nel Corylobium avellanae sono invece distinguibili dalla presenza di due lunghi sifoni e dalla loro caratteristica presenza sui germogli; quest’ul-

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timo si differenzia dalla forma globosa del corpo.

PUNTURE PERICOLOSE La modalità di attacco è pressoché la stessa, mediante punture per la sottrazione di linfa e alla consistente produzione di melata (apparato pungentesucchiante); quest’ultima è decisamente pericolosa poiché favorisce la comparsa di fumaggini oltreché ustioni ed asfissia alla pianta. Non compaiono deformazioni della pagina fogliare, né tantomeno compaiono attacchi alle nocciolo; colonie ben visibili compaiono

sulle estremità in crescita, in modo particolare su rametti e sulle gemme.

SOGLIE DI ALLARME Solitamente non vengono condotte “lotte” specifiche per il contenimento dell’afide data la numerosa e varia presenza di “nemici naturali”, tra cui si annovera l’ordine dei Rincoti ed i Coccinellidi. Solo in rari casi, qualora l’infestazione superasse davvero le soglie di allarme e di danno alle colture, potrebbe essere necessario l’utilizzo di fitofarmaci specifici a base di Piretro.

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Ortofrutticoltura

Ortaggi e piccoli frutti Versione eco-sostenibile è in distribuzione gratuita la nuova guida sulle linee tecniche di coltivazione 2016 realizzata dalla Fondazione Agrion La Fondazione Agrion distribuisce gratuitamente agli agricoltori la nuova guida “Coltivazione sostenibile di ortaggi, fragola e piccoli frutti - Linee tecniche 2016”.

AMBIENTE E ALIMENTAZIONE Il volume è dedicato alla coltivazione sostenibile – cioè con metodi rispettosi dell’ambiente e sicuri per l’alimentazione – di ortaggi, fragola e piccoli frutti in Piemonte. Si tratta di un traguardo importante: Agrion mette a disposizione degli operatori

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uno strumento pratico, di semplice consultazione, denso di informazioni e indicazioni operative preziose per chi intende coltivare ortaggi, fragola e piccoli frutti con professionalità e consapevolezza, sempre in linea con i costanti aggiornamenti della normativa vigente e nel rispetto dell’ecosistema che ospita l’agricoltura regionale.

RICERCA E INNOVAZIONE I contenuti riassumono, traducendoli in linee guida, i risultati scaturiti dall’attività di innovazione e ricerca

Ortofrutticoltura svolta presso l’Agrion, in collaborazione con numerose istituzioni nell’ambito di progetti e reti scientifiche regionali e internazionali.

Non va inoltre dimenticato il proficuo e costante flusso di informazioni, soluzioni di dubbi, criticità, nuove soluzioni tra Agrion e i rappresentanti delle filiere sul territorio. Il coordinamento dei tecnici di base si conferma strumento efficace per mantenere la ricerca ancorata alle esigenze effettive degli agricoltori, al fine di indagare sui temi chiave attuali e centrali per la soluzione di specifiche criticità.

PERCORSO PRODUTTIVO Scorrendo il volume si incontrano i focus di tecnica colturale per guidare il percorso produttivo.

Di particolare interesse

quest’anno gli appunti per la coltivazione della fragola, gli aggiornamenti sulle varietà di lampone e le strategie di difesa contro gli insetti dannosi (gestendone i picchi di sviluppo e contenendone i danni) e i patogeni del suolo.

DROSOPHILA SUZUKII Per quanto riguarda la difesa, si segnala il capitolo sul moscerino dagli occhi rossi Drosophila suzukii, arrivato in Piemonte nel 2010 e rivelatosi una vera e propria emergenza per i piccoli frutti. Agrion monitora i voli degli insetti nei diversi ambienti e ogni settimana fornisce le indicazioni per proteggere le coltivazioni.

Gli insetticidi si sono rivelati pressoché inutili, mentre la difesa più efficace si ottiene disponendo reti anti-insetto e con trappole alimentari

per la cattura massale. Gli attrattivi a base di aceto consentono di catturare migliaia di individui a settimana. Il capitolo fa il punto sulle ricerche in corso, condotte nell’ambito della rete internazionale che in Piemonte fa capo al Centro sperimentale di Boves.

Sono tante le attese legate agli antagonisti naturali (insetti “buoni” in grado di predare o parassitizzare la drosofila). Alcune specie indigene sono già state individuate e classificate.

COLLABORAZIONI L’attività condotta da Agrion su questi temi si

avvale della costante e preziosa collaborazione di altri soggetti che operano nella ricerca e nel trasferimento tecnologico sul territorio: il Servizio fitosanitario regionale, il DISAFA dell’Università di Torino, il CREA-ORL e il CNR – Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante.

Il volume viene distribuito gratuitamente ad agricoltori, tecnici e appassionati dell’orto presso il Centro sperimentale per l’orticoltura di Agrion (via Albertasse, 16 – 12012 Boves, CN); inoltre è consultabile e scaricabile on line all’indirizzo www.agrion.it.

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Enologia di Fabrizio Salce - giornalista - conduttore televisivo

Spumante e prosecco Bollicine superstar Per questo numero vorrei concentrarmi sui dati relativi agli spumanti italiani analizzati e inviatimi dal collega Giampietro Comolli, esperto del settore della spumantistica nostrana, e riportarveli escludendone la parte più tecnica. Buone notizie per le nostre bollicine, anche se il lavoro per migliorare il posizionamento sui mercati mondiali non manca.

EXPORT EFFERVESCENTE A fare da traino al vino italiano all’estero sono

soprattutto i vini spumanti.

Lo scorso anno la produzione nazionale è stata pari a 520 milioni di bottiglie per un valore all’origine di 1,352 mld/euro e una media di euro 2,60 a bottiglia in cantina. 373 milioni di bottiglie, il 72% del totale della produzione, sono state spedite in ben 90 Paesi a fronte di un valore di 1,327 mld/euro, euro 3,56 a bottiglia e un giro d’affari nel mondo di 2,573 mld/euro, euro 6,9 a bottiglia. Rispetto all’anno precedente, il

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2014, Ovse-Osservatorio economico dei vini effervescenti, fondato nel 1991 da Giampietro Comolli, registra un +17% dei volumi e un +14% in valore all’origine. Motivo per cui il 2015 è un altro anno che cancella i record precedenti degli ultimi 10 anni, come produzione ed esportazione.

DIVARIO DEL PREZZO Bene i volumi, ma il divario da colmare è ancora eccessivo, tenendo conto che nel pensiero in generale il

Enologia

prezzo è anche sinonimo di qualità.

In realtà non corrisponde alla realtà qualitativa il divario di 4,66 euro per una bottiglia italiana con i 12,10 euro delle bollicine francesi, con una media di 22,49 euro al vertice per una bottiglia di Champagne.

Si registra anche un ulteriore calo nelle vendite delle etichette varietali e degli spumanti comuni con alcuni ritocchi al ribasso di prezzo all’esportazione, mentre al consumo tutte le etichette made in Italy registrano un forte incremento di prezzo. Giampietro Comolli rileva: «Negli Stati Uniti un calice di bollicine tricolori viaggia da 6 a 10 dollari, al ristorante non meno di 12 dollari».

DESTINAZIONI RADDOPPIATE L’escalation dei volumi esportati è stata molto forte negli ultimi 4 anni con un raddoppio anche delle destinazioni, tranne in quei paesi in cui dazi e accise, embarghi, svalutazione e leggi sui consumi hanno bloccato la importazione di tanti prodotti: India, Cina, Russia, Brasile, Argentina. Molto bene invece nel vecchio continente a 28 paesi che assorbe il 65% di tutto l’export.

Usa e Uk hanno registrato crescite nel medio periodo del 150-200%.

Altri paesi come Giappone, Messico, Canada, Germania, sono più oscillanti con continui sali-scendi. Ottimi risultati export si sono registrati

in Francia, Austria, Svizzera e Svezia. Calo degli spumantini anonimi dolci e secchi, tengono alcuni mercati nell’Europa orientale per spumanti di vitigno (Moscato, Malvasia, Trebbiano, Soave).

PIRAMIDE PROSECCO Per la “piramide” Prosecco docg-doc ancora record: 275 milioni di bottiglie veneto-friulane consumate: 3 su 4. Un record che vale in cantina di 700 mil/euro che si triplica con il giro di affari nel mondo a oltre 2 mld/euro. Le spedizioni in dogana registrano per il Prosecco docg (Conegliano, Valdobbiadene, Asolo, Cartizze) 38 mil/ bott e per il Prosecco doc 237 mil/bott. L’esportazione si concentra con il

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L’analisi di Giampietro Comolli sugli ultimi dati di mercato: export frizzante e prezzi al consumo in forte crescita. Ma sul nostro posizionamento mondiale c’è ancora molto da lavorare 30% nel Regno Unito, il 20% negli Stati Uniti e il 9% in Germania. La Gran Bretagna conferma la leadership con oltre 96 mln di bottiglie. Non più solo Gdo e spumanti generici, il Prosecco entra nei pub, nei circoli privati e ristoranti e non solo italiani.

E-COMMERCE E QUOTAZIONI Enorme mercato con l’e-commerce, anche se 9 siti su 10 siti sono gestiti da importatori/distributori e non dalle aziende. Prezzi al consumo in crescita del 8%: a Londra ci vogliono 12,25 sterline in media per una bottiglia di Prosecco sullo scaffale (2 sono di accise). Al secondo posto troviamo gli Stati Uniti, volumi in crescita grazie all’euro svalutato e un prezzo alla dogana ritoccato al ribasso. Una bottiglia di Prosecco che entra a 4,90 dollari sullo scaffale va a 21,3 dollari. Addirittura un calice di Prosecco nei ristoranti di New York si posiziona fra 12 e 19 dollari.

SI TORNA IN GERMANIA Terzo paese torna a essere la Germania, dopo alcuni anni di cali, spostando in modo significativo il tiro sugli spumanti Dop rispetto a generici per un volume di 29 milioni di bottiglie pari a 90 mln/euro di valore alla dogana. Conferma del quarto posto per la Russia,

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seppur con tutte le problematiche della valuta e della crisi, con volumi a 18,8 mln/bott e 45 mln/euro di plv, concentrati in 4-5 marchi e dove l’Asti rappresenta ancora

l’emblema delle bollicine italiane con oltre 7 milioni di bottiglie.

Seguono nell’ordine, la Svizzera con 15,3 mln/bott, il Belgio con 11,7 mln/bott, l’Austria con 10 mln/bott.

A ruota Giappone, Svezia, Francia a 9,5 mln/bott per paese. Canada e Paesi Bassi confermano il record di maggiori estimatori delle bollicine italiane, con un valore unitario da 6,37 e a 6,80 euro/bott franco distributore/importatore per una quota di mercato rispettiva a 5,6 mln/bott e 3,5 mln/bott. In poco più di 3 anni, la Francia conferma la scoperta del Prosecco superando 1,1 mln/bott. In Cina ancora qualche difficoltà per il sistema-mercato interno e l’inserimento nei diversi canali.

CHAMPAGNE E CAVA Per il metodo tradizionale italiano, il percorso all’estero è sempre molto complicato perché ci si scontra con i colossi Champagne e Cava (rispettivamente 135 e 160 mln/bott spedite nel mondo). In ogni caso dal 2012 il trend si mantiene in crescita: l’anno scorso sono state 2,2 mln/bott esportate di cui 1,4 di Franciacorta (+7,3% rispetto al 2014), un valore medio alla dogana di 28 dollari/bott (pari a euro 31,10) e spedizioni concentrate nell’ordine in Giappone, Usa e Svizzera.

Enologia

Registri vitivinicoli prorogati al 31 dicembre Il provvedimento del Ministero riguarda la fase di sperimentazione per la digitalizzazione Il ministro Maurizio Martina ha firmato mercoledì 18 maggio il Decreto con cui si dispone la proroga della fase di sperimentazione per la digitalizzazione dei Registri vitivinicoli al 31 dicembre 2016.

Fino alla fine dell’anno, quindi, gli operatori del settore avranno il tempo di prendere confidenza nell’utilizzo dei nuovi registri telematici, disponibili sul portale http://mipaaf.sian.it L’Ispettorato repres-

sione frodi (ICQRF) continuerà il ciclo di incontri avviato da settimane con gli operatori nelle Regioni italiane per dare la massima informazione e sostegno a tutti i produttori sul nuovo sistema.

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Il matrimonio perfetto fra due eccellenze produttive: il castelmagno de “La Meiro” e le birre artigianali di “Anima” Grandi pascoli guardano Chiappi di Castelmagno ed al primo bivio della borgata, per una stradina che si inerpica sulla sinistra tra rustici e prati, indicano la tenuta di “La Meiro” in cui Andrea Amedeo, associato Cia Cuneo, gestisce da un anno l’agriturismo omonimo. Lo conosco ormai da anni, per via dell’amicizia con il papà Giorgio, ed ogni volta è un piacere tornare a trovare entrambi, nella loro splendida struttura abitativa, considerato le persone speciali che sono (ai quali si è aggiunta da poco Ilaria, la compagna di Andrea) e che ti accolgono con la appassionata genuinità del loro lavoro e la schiettezza della loro personalità. Il tutto all’interno di un paesaggio meraviglioso che circonda l’azienda e che rimanda immediatamente al concretizzarsi dell’idea di bellezza da viversi nell’otium, restando soltanto con lo sguardo rivolto ad un gruppo di montagne che si stagliano nel cielo, ad un ambiente storicamente vissuto con fatica da uomini e donne e divenuto, da tempo, risorsa e luogo per la produzione di latte, erbe e piante a cui sono legati la vita ed il lavoro di gente che, come ben ha scritto Giorgio, vive in montagna non da vinta ma da protagonista. Mi accompagna Alberto Degiovanni, giovane mastro birraio, titolare del birrificio artigianale nella frazione Piano Quinto di Roccasparvera dove ha realizzato una ampia e moderna struttura, birreria-chalet in legno ed in pannelli coibentati, creata, con una grande attenzione all’impatto estetico, all’ingresso della Valle Stura, in aperta campagna, circondata da campi di orzo che stanno subito ad indicare che per le materie prime si avvale di prodotti del territorio montano. Il nome “ANIMA” del birrificio racchiude la filosofia di Alberto: “come l’anima le sfumature della birra di qualità non hanno confini ed i territori sono infiniti non limitandosi solo a dissetare ma a regalare momenti di vero piacere arricchendosi ed alimentandosi di significati sempre nuovi. A cominciare dall’enigmatica trasformazione di malti, luppoli, lieviti da materia apparentemente senza anima a bevanda capace di dare emozioni ed energia”. La sagoma delle sue bottiglie, le etichette, il packaging escono dagli schemi del classico cliché delle birre artigianali e si affermano per gustoagricolo nel ricco• panoraL’imprenditore Giugno 2016

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ma delle Italian breweries. Mancava solo l’occasione per parlare delle sue birre, per degustarle in modo consapevole e coinvolgente e l’occasione arriva. Andrea ha appena ricevuto il premio per il miglior formaggio di montagna d’Italia e l’idea di un matrimonio fra due eccellenze è subito nell’aria ed allora andiamo a La Meiro, a Castelmagno.

Andrea ed Ilaria ci ricevono con papà Giorgio nella sala da pranzo dell’agriturismo che celebra un anno di vita e ci illustrano le novità dell’azienda, oltre l’allevamento delle mucche e la produzione di castelmagno hanno avviato la coltivazione di 2 ettari di genepy con prima trasformazione e successiva preparazione di uno straordinario liquore, l’allevamento delle api e la produzione di miele. Ben presto su un grande tagliere di legno fa la sua comparsa il castelmagno in due tranci con diversa stagionatura, 12 e 24 mesi, quest’ultimo erborinato. Al naso affiora subito il classico, esclusivo sentore di latte fermentato e di foraggio che evolve in diverse e piacevoli note e che, in bocca, manifesta la gradevolissima ed esclusiva intensità, con la rinomata piccantezza e persistenza aromatica che lo contraddistingue dagli altri formaggi stagionati. E’ affidato ad Andrea ed Ilaria il compito di illustrare le peculiarità della pasta del più stagionato (quello vincitore del premio nazionale), screziata di verde per la presenza di speciali muffe del genere penicillium roqueforti con il caratteristico colore più scuro con venature blu-verdastro.

Pur considerando che l’accostamento della birra con il formaggio non rappresenta certo una novità ( soprattutto non è un azzardo risultando entrambi il prodotto di un processo di fermentazione, quella del latte ad opera del caglio e quella dei mosti provocata dall’azione dei lieviti), l’abbinamento della voluttuosità del castelmagno di Andrea con la bevanda di Cerere di Alberto dimostra subito di avere successo.

Questi ha portato la gamma intera di sua produzione: 6 tipi di birra. Si comincia con “Anastasia”, una birra bionda, gradazione alcolica 4,9%, senza spezie, morbida, dalla luppolatura leggera, con corpo esile ed aroma floreale incantevole, e si prosegue con “Cleopatra”, bionda, 5,2°, leggermen-

te ambrata, dallo spiccato sentore agrumato e poi con “Leonardo”, bionda doppio malto, 6,7°, caratterizzata da sentori fruttati e sapiente chiusura in amaro, ed ancora con “Newton”, 6,7°, ambrata doppio malto, dissetante, beverina, appagante, conquista il palato con armonia e metodo, un trionfo della scienza, per continuare con “Mozart” ambrata doppio malto, 7°, con sentori erbacei, gioconda, sinuosa, elegante, per concludere con “Dante”, rossa doppio malto, 7,8°, un tripudio di sapori, alta bevibilità, etilico ben mascherato, luppolo equilibrato. A giudizio di tutti ci sono due abbinamenti per eccellenza, che hanno ottenuto il massimo dei voti: “Newton” con il castelmagno stagionato 12 mesi e “Dante” con quello naturalmente erborinato dell’estate 2014. La giustificazione la illustra Andrea: “Le birre che abbiamo degustato si sono dimostrate tutte di altissimo livello ma i due accoppiamenti citati sono stati giudicati vincenti in quanto birra e formaggio sono risultati perfettamente bilanciati. Una volta apprezzato il gusto deciso, intenso dei due “castelmagno”, che ha ricordato le erbe di montagna, il timo selvatico, la festuca, sensazioni più marcate, comprensibilmente, nell’erborinato con l’esplosione di sapori dolci, aromatici, persistenti, è rimasta in bocca la giusta secchezza della birra e, dato un sorso, si sono sentite le mucose delle pareti velate di formaggio. Queste birre hanno dimostrato la capacità di “pulire” la bocca, di saper contrastare la grassezza del formaggio senza alterarne il sapore rivelandosi dotate di quella freschezza ed effervescenza particolari che hanno finito per attutire ed espandere il gusto del formaggio.

L’appropriato grado alcolico di Newton e Dante ai rispettivi formaggi, infine, hanno conferito morbidezza, corpo e robustezza idonei a contrastare la forza del castelmagno stagionato ed i sapori delle due birre hanno aiutato ad equilibrare le intensità senza appesantire l’abbinamento”.

Agricoltori Italiani Cuneo

Enologia

Nasce l’osservatorio dei vini d’eccellenza Inaugurato a Santo Stefano Belbo il nuovo sodalizio sulla proprietà industriale ed intellettuale nel settore vitivinicolo e delle tecnologie eno-alimentari.

In primo piano il Moscato La presentazione dell’Osservatorio sulla proprietà industriale ed intellettuale nel settore vitivinicolo e delle tecnologie enoalimentari si è svolta a casa della Fondazione Pavese ed è iniziata con le parole del sindaco di Santo Stefano Belbo

e presidente della Associazione Comuni del Moscato, Luigino Icardi, promotore di questo importante progetto.

CULTURA DEL TERRITORIO Nel suo intervento, Icardi ha ricordato il ruolo della

Fondazione Pavese, che ha una parte significativa nel nuovo contesto avendo identità di promozione e di valorizzazione rivolta alla cultura di questo territorio, e ha poi subito parlato del Moscato di queste terre il cui valore è stato stimo-

lo per il progetto e sarà l’interesse posto in primo piano nello sviluppo del lavoro.

Core-business dell’osservatorio sarà infatti creare marchi collettivi che, affiancati alla Docg, siano garanti di qualità e innovazione per vini d’eccel-

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Enologia lenza, prodotti con grande qualità di materie prime e lavorazioni certificate.

A tale scopo, all’interno dell’Osservatorio si è voluto rappresentare diverse categorie del settore: le grandi, le medie e le piccole aziende della vitivinicoltura, oltre alle associazioni sindacali che operano nel comparto.

LE VOCI DEL MOSCATO Il ricco e dettagliato programma della presentazione ha intrattenuto il numeroso pubblico presente per quasi due ore ed ha visto l’avvicendarsi dei tanti relatori sui diversi temi: l’avvocato Alessandro Picchi, amministratore delegato della Gancia Spa, ha parlato degli attuali problemi di mercato che interessano l’Asti e quindi l’economia dell’intero territorio, di una qualità da

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ricercare e da tutelare attraverso una grande sinergia di tutta la filiera, di un percorso comune che abbia l’ambizione e la consapevolezza di valorizzare ulteriormente con i cambiamenti necessari un prodotto unico.

Dell’unicità e quindi del valore delle uve Moscato di queste colline ha parlato anche Giuseppe Laiolo per l’azienda Paolo Saracco di Castiglione Tinella, tra i soci fondatori a rappresentare le medie aziende, e così anche Barbara Gatti che possiede una piccola azienda vitivinicola a Santo Stefano Belbo ed è assessore alla Cultura e all’Agricoltura del Comune: onorata di essere tra i fondatori, invita a partecipare ai lavori dell’Osservatorio, sostiene l’idea dei marchi collettivi e la tutela contro la concorrenza sleale, che

Enologia possono aiutare i produttori grandi e piccoli a lavorare serenamente per produrre qualità ed esportare in tutto il mondo.

Giovanni Satragno, presidente di Assomoscato, rappresenta la “parte agricola” e particolarmente ”arrabbiata” per la situazione negativa in cui si trova attualmente il mercato delle uve, ma ribadisce che gli agricoltori sono pronti a fare la qualità se guidati in un proficuo percorso di valorizzazione del mercato stesso.

IL NUOVO SODALIZIO Sono seguiti poi gli interventi di professionisti ed esperti tra cui il commercialista Carlo Vicarioli che ha spiegato i dettagli

L’intervento di Luigino Icardi, sindaco di Santo Stefano Belbo

della costruzione del sodalizio: avrà la forma di una associazione senza scopo di lucro, sarà una struttura con soci fondatori, sostenitori e aderenti, un comitato scientifico promotore delle iniziative da sviluppare e un ente di formazione.

Enrica Acuto Jacobacci, amministratore delegato di Jacobacci & Partners ha spiegato l’intenzione di offrire un contributo tecnico per valorizzare un brand mondiale di questo territorio e ha mostrato gli elementi con i quali si è creato il

logo dell’Osservatorio: le bottiglie bordolesi “monumentali”, la sede della Fondazione Pavese e le linee a rappresentare le colline e gli ingranaggi della meccanizzazione.

Come da scaletta, sono poi ancora intervenuti l’avvocato Paola Gelato e l’ingegner Edgardo Deambrogi, sempre della Jacobacci & Partners, e gli avvocati Vittorio Merlo ed Emanuela Nespola dello studio legale Merlo Nespola che hanno concluso i lavori parlando di registrazione e tutela dei marchi e dei domini internet.

I lavori ora proseguiranno per definire e concretizzare questo importante progetto che avrà grande valore per il territorio.

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Attualità

Piemonte, un milione di euro per combattere un insetto Il Piemonte ha concluso la prima fase di trattamenti finalizzati al contenimento del coleottero Popillia japonica, per la quale la Regione ha previsto uno stanziamento di 1 milione di euro.

L’obiettivo è stato realizzato attraverso l’impiego di metodi biologici, senza la necessità di ricorrere ad insetticidi chimici.

METODO BIOLOGICO In particolare, per realizzare questa prima fase di trattamenti sono stati distribuiti sui prati permanenti dell’area interessata oltre 1000 miliardi di esemplari di un nematode (Heterorhabditis bacteriophora) che parassitizza le larve del coleottero che vivono nel suolo sotto i prati.

L’insetto, infatti, infesta i tappeti erbosi in fase larvale e, poi, da adulto attacca le piante da frutto e quelle

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ornamentali.

Gli adulti si nutrono delle foglie, di cui masticano il tessuto presente tra le nervature fino a farle assumere il caratteristico aspetto scheletrico.

Sono sufficienti pochi esemplari presenti sulle piante a indurre l’arrivo di molti altri, poiché questa specie è in grado di produrre dei feromoni di aggregazione che funzionano da richiamo.

RETE NATURA 2000 Gli interventi, realizzati sul territorio dall’Istituto Piante da Legno e Ambiente (IPLA), sotto la guida del settore Fitosanitario regionale, si sono resi obbligatori a seguito di un decreto di lotta ministeriale, e hanno interessato circa 440 ettari di territorio, concentrati nei comuni della provincia di Novara, in particolare Bellinzago Novarese, Oleggio e Pombia.

Attualità Gli altri comuni dell’area infestata in cui l’insetto è stato ritrovato nel 2015 sono Cameri, Galliate, Marano Ticino, Mezz’omerico, tutti i comuni che si trovano all’interno dell’area del Parco Naturale del Ticino.

L’area, che fa parte della Rete Natura 2000, è sottoposta a protezione europea per la salvaguardia della biodiversità e, per tale motivo, si è scelto di trattare l’insetto con metodi biologici, evitando così di arrecare danni ad altre specie non pericolose e di inquinare l’ambiente.

CATTURA ADULTI Terminata questa prima fase di contenimento, è previsto un ulteriore intervento a carico delle larve del coleottero durante i mesi estivi. A breve inizierà la campagna di cattura massale degli adulti, verranno intensificati i monitoraggi in campo sulla

è in fase operativa il piano della Regione contro la Popillia japonica che attacca le piante da frutto e ornamentali capacità e velocità di espansione dell’insetto e saranno controllati tutti i siti a rischio dell’area infestata e di quelle circostanti anche grazie alla collaborazione dei comuni per la loro individuazione.

è stata resa possibile grazie alla collaborazione delle diverse realtà presenti sul territorio: le aziende agricole che in modo tempestivo hanno eseguito lo sfalcio anticipato dei prati e la fienagione in modo da liberare i prati per consentire i trattamenti; le organizzazioni professionali agricole che hanno mantenuto un costante raccordo fra il Settore Fitosanitario e le aziende, il Consorzio irriguo Est-Sesia e la Roggia Molinara che hanno attivato le irrigazioni fuori periodo in modo da migliorare l’efficacia dei nematodi utilizzati; l’Ente Parco Ticino e Lago Maggiore e gli operai forestali della Regione che hanno collaborato al monitoraggio delle larve per delimitare le aree da trattare; i contoterzisti che hanno eseguito i trattamenti con particolare scrupolosità e impegno.

ALLEANZE Questa prima fase degli interventi

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Attualità

Consumo del suolo L’obiettivo è zero La Camera dei deputati ha dato il primo via libera al disegno di legge sul “Contenimento del consumo del suolo ed il riuso del suolo edificato”.

Il testo, in linea con gli obiettivi dell’Ue di azzerare entro il 2050 il consumo del suolo, punta a valorizzare e proteggere il territorio, con particolare

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attenzione alle superfici agricole e alle aree sottoposte a tutela paesaggistica per promuovere e salvaguardare l’attività agricola, il paesaggio e l’ambiente, contenendo i consumi e limitando il rischio idrogeologico.

Vengono fissati, inoltre, i criteri del riuso del suolo edificato e della rigenerazione urbana.

RIDUZIONE VINCOLANTE Secondo quanto previsto nel disegno di legge, il Mipaaf, di concerto con i dicasteri dell’Ambiente, dei Beni e delle attività culturali e del turismo e delle Infrastrutture e trasporti, ha il compito di indicare con un apposito decreto la riduzione progressiva vincolante di consumo del suolo a livello nazionale.

«L’Italia ha bisogno di questa legge - ha affermato il ministro Maurizio Martina – anche per colmare un gap rispetto ad altri Paesi, tutelando la nostra agricoltura, conservando il paesaggio, che è uno dei nostri punti di forza assoluti, e stimolando anche l’edilizia di riuso e la rigenerazione urbana con il recupero di aree già occupate e strutture già esistenti.

L’approvazione di oggi alla Camera è un passo concreto in avanti verso un provvedimento che attendiamo da troppo tempo.

Andiamo avanti, in linea anche con gli impegni presi ad Expo con la Carta di Milano che richiama proprio i Governi a rafforzare le leggi in favore della tutela del suolo agricolo».

Attualità DEFINIZIONI Per la prima volta vengono fissate le definizioni di: - consumo del suolo, la variazione tra il suolo non consumato e quello consumato; - impermeabilizzazione, il cambiamento della natura o copertura del suolo attraverso interventi che non siano connessi all’attività agricola tali da eliminarne la permeabilità; - superficie agricola, naturale o seminaturale, ovvero terreni agricoli secondo gli strumenti urbanistici e altre superfici non impermeabilizzate; - area urbanizzata, la parte del territorio formata dai centri storici, aree edificate con continuità a destinazione residenziale, industriale e artigianale, commerciale, direzionale, di servizio, turistico-ricettiva, parchi urbani, lotti e spazi inedificabili interclusi dotati di opere di urbanizzazione primaria;

Cosa prevede il disegno di legge per tutelare il terreno dalla cementificazione, conservando l’ambiente e l’agricoltura

- rigenerazione urbana, l’insieme di interventi urbanistici, edilizi nelle aree urbanizzate, compresi gli interventi volti a favorire l’insediamento di attività di agricoltura urbana come gli orti urbani e gli orti didattici.

DIVIETI Il consumo del suolo è consentito esclusivamente nei casi in cui non esistano alternative di riuso e rigenerazione delle aree già urbanizzate.

REGISTRO Prevista l’istituzione, presso il Ministero delle politiche agricole, di un registro dove sono iscritti i Comuni che hanno adeguato i propri strumenti urbanistici a quanto stabilito dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano in ordine alla riduzione quantitativa di consumo di suolo e ai criteri e modalità da rispetta-

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re nella pianificazione urbanistica comunale e nei quali non è previsto consumo di suolo agricolo o è prevista la riduzione del consumo di suolo superiore alla quantità definita dalla Regione di appartenenza.

MORATORIA Assicurata la sospensione delle trasformazioni che comportano nuovo consumo di suolo, in attesa che i meccanismi disegnati dal disegno di legge entrino pienamente in funzione.

La disciplina transitoria va applicata dalla data di entrata in vigore della legge e fino all’adozione dei provvedimenti di attuazione della riduzione del consumo del suolo, non oltre il termine di 3 anni.

FINANZIAMENTI Attribuita la priorità ai Comuni, iscritti nel registro degli Enti locali, nella concessione di finanziamenti statali e regionali finalizzati agli interventi di rigenerazione urbana e di bonifica dei siti contaminati e agli interventi volti a favorire

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l’insediamento di attività di agricoltura urbana e il ripristino delle colture nei terreni agricoli incolti, abbandonati, inutilizzati o in ogni caso sfruttati ai fini agricoli.

DESTINAZIONE TERRENI Le superfici agricole che hanno ricevuto finanziamenti europei legati alla Politica Agricola Comune (PAC) e alla politica di sviluppo rurale non possono, per un periodo di 5 anni dall’ultima erogazione, essere destinate ad uso diverso da quello agricolo; essere oggetto di interventi di trasformazione edilizia non funzionali all’attività agricola, ad eccezione delle opere pubbliche.

ATTIVITÀ AGRICOLA Le politiche di sviluppo territoriale regionali e nazionali devono favorire la destinazione agricola e l’esercizio di pratiche agricole, perseguendo così la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola attraverso la riduzione del consumo del suolo.

RIGENERAZIONE AREE Semplificazione delle procedure per gli interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate dal punto di vista urbanistico, socio-economico, paesaggistico e ambientale per garantire forme di intervento attraverso progetti organici basati sul riuso del suolo, la riqualificazione, demolizione, ricostruzione e sostituzione degli edifici esistenti, la creazione di aree verdi, pedonalizzate e piste ciclabili.

BANCA DATI I Comuni sono chiamati a redigere un censimento degli edifici e delle aree dismesse non utilizzate o abbandonate esistenti.

Il censimento in questione servirà agli Enti comunali a verificare se le previsioni urbanistiche che comportano consumo del suolo possono essere soddisfatte attraverso interventi di rigenerazione.

Tutte le informazioni saranno pubblicate sui siti internet istituzionali dei Comuni interessati.

Zootecnia

Emissioni in atmosfera Una mina vagante «Bisogna evitare che indicazioni prese a tavolino vadano ad incidere in maniera pesante sui bilanci delle aziende agricole, zootecniche in particolare, già provate da un periodo tutt’altro che semplice.

Siamo infatti di fronte a misure che non tengono conto della necessaria sostenibilità economica degli interventi previsti, come indicato peraltro dalle norme ambientali dell’Ue».

La Confagricoltura di Cuneo auspica un’analisi

Le nuove norme potrebbero rendere obbligatori costosi miglioramenti strutturali da realizzare negli allevamenti più approfondita delle “Linee guida per la riduzione delle emissioni in atmosfera provenienti dalle attività agricole e zootecniche nell’ambi-

to del Bacino Padano”, raccolte e presentate dal ministero delle Politiche agricole e forestali come previsto dall’accordo di programma per

l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria nelle zone del Bacino Padano del 2013.

IMPATTO ECONOMICO «Serve un’attenta valutazione degli impatti economici che si avranno sulle aziende zootecniche con quanto previsto dal ministero – dice il presidente della sezione avicola di Confagricoltura Cuneo, Oreste Massimino –; per questo, oltre a costitu-

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ire un gruppo di lavoro che monitorerà attentamente l’evolversi della questione, si è deciso di affidare al Crpa (Centro ricerche produzioni animali) l’elaborazione di uno studio volto a valutare la fattibilità tecnica ed economica delle misure di contenimento delle escrezioni e delle emissioni di azoto di cui si parla nelle ‘Linee guida’ per le diverse tipologie di allevamento presenti nel Bacino Padano.

A livello regionale, inoltre, sarà importante mantenere alto il livel-

lo di attenzione fin da subito, dato che saranno proprio le Regioni a dover tradurre in misure concrete i principi generali definiti dalle Linee guida». Confagricoltura, quindi, pur assicurando la disponibilità ad adottare misure per il risanamento della qualità dell’aria, come chiesto dall’Ue per ridurre le emissioni in atmosfera, ritiene necessaria un’attenta analisi della “sostenibilità economica di quanto si andrà a proporre”, cioè norme che imporrebbero agli agricoltori e allevatori nuove

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tecniche per l’utilizzo sia dei concimi chimici che degli effluenti zootecnici, nonché l’applicazione obbligatoria di costosi “miglioramenti strutturali” da realizzare negli allevamenti.

MISURE INSOSTENIBILI «Non è pensabile, ancor più in questo momento, chiedere alle imprese agricole ulteriori sforzi economici e investimenti strutturali dal costo difficilmente sostenibile - dichiara Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo -. Come ha detto bene

il nostro presidente nazionale Mario Guidi qualche settimana fa a Cavallermaggiore proprio facendo riferimento alle emissioni in atmosfera, è inutile richiamare gli agricoltori italiani ad una maggior competizione con gli altri prodotti europei se poi si trovano a lavorare in un contesto di norme e leggi assurde, impossibili da applicare, se non con costi che porterebbero alla chiusura delle aziende con conseguenze drammatiche su tutte le filiere e gli indotti».

Radici

Il Risorgimento dei “senza voce” è uscita la seconda edizione del libro del saviglianese Giancarlo Gili sugli eroi popolari e contadini dell’Unità d’Italia E’ in libreria la seconda edizione del volume “I senza voce – Il Risorgimento dimenticato” (Fusta editore, 98 pagine, 10 euro), scritto dal saviglianese Giancarlo Gili, già esattore bancario e cultore del mondo agricolo.

Il libro narra la storia di una famiglia contadina che, con il passare delle sue generazioni, ha collaborato, con il suo determinante contributo di uomini, a completare il disegno unitario dell’Italia.

MASSE POPOLARI «Il periodo storico denominato “Risorgimento” – osserva Gili – è stato voluto e caratterizzato da figure politicamente informate, appartenenti alla nobiltà e alla borghesia presenti sul territorio italiano in quegli anni.

Ma l’esercito e le truppe necessari per realizzare il progetto unitario sono stati costituiti con la partecipazione di uomini appartenenti soprattutto alle masse popolari e più umili della

società di allora».

Ed è proprio a quest’ultima categoria, in particolare, che Gili dedica la sua opera, i “senza voce” di cui non si parla nei libri di storia, i caduti i cui nomi si trovano a volte scolpiti su una lapide, accanto a quelli delle successive guerre, in qualche casa comunale o museo.

L’autore è contattabile telefonicamente al numero 338.9177770.

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Xylella, il pericolo arriva dalla Francia Il Piemonte, come le restanti regioni italiane e province autonome ad esclusione per la Puglia viene considerato “area indenne da Xylella”.

Per il mantenimento di tale status risulta quindi importante l’attività di indagine e monitoraggio delle situazioni di rischio al fine eventualmente di una rapida intercettazione del batterio. Esiste un potenziale rischio di introduzione, anche se inferiore rispetto ad altre regioni italiane poiché il Piemonte è collocato più a nord.

Fino a giugno 2015 il

ceppo di Xylella, isolato in provincia di Lecce, era il primo e unico individuato e confermato nel territorio dell’Unione europea. A fine luglio 2015, però, la Francia ha comunicato l’intercettazione di Xylella in alcune piante di poligala in un’area commerciale di Propriano (Corsica) e successivamente in Costa azzurra, con conseguenti misure di eradicazione.

FATTORI DI RISCHIO Gli attuali fattori di rischio per il Piemonte sono rappresentati da:

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1) il vettore Philaenus spumarius che è presente in Piemonte, anche se rintracciabile quasi esclusivamente in zone non intensamente coltivate; 2) la coltivazione del ciliegio, che in Puglia è risultato tra le piante ospiti; 3) la superficie piemontese investita ad olivo; 4) diversi vivai di piante ornamentali e garden center piemontesi trattano piante in vaso di olivo e oleandro, che sono tra le piante ospiti più importanti del ceppo leccese di Xylella fasti-

diosa; 5) la relativa vicinanza del territorio piemontese al focolaio francese, che risulta quindi essere la zona contaminata più prossima al territorio italiano.

VIGILANZA Dal 2014 il Settore Fitosanitario regionale ha attivato in Piemonte la vigilanza specifica su questo organismo nocivo riguardante numerose piante potenzialmente ospiti e dal 2016 anche grazie alla collaborazione con Antonino De Maria è iniziato un

Ortofrutticoltura

controllo capillare sulle realtà olivicole piemontesi.

L’attività d’indagine svolta dal Settore fitosanitario della Regione Piemonte riguarda tutti i generi di piante che in Europa sono stati infettati dal batterio Xylella fastidiosa come ad esempio ciliegio, rosmarino, acero, alloro ma nello specifico grazie alla conoscenza capillare delle realtà olivicole piemontesi di De Maria si potrà svolgere l’attività di monitoraggio negli oliveti.

CAMPIONAMENTO Tale attività consiste nel campionamento e nella segnalazione di olivi che presentano i classici

verrà in seguito analizzato in laboratorio per escludere la presenza del batterio.

L’attività di campionamento è attiva su tutto il territorio piemontese e tutti i possessori di olivo possono essere interessati. Qualora si verifichino disseccamenti anomali è possibile contattare i responsabili del monitoraggio per una valutazione del rischio.

SEGNALAZIONI Per l’attività di controllo e monitoraggio non è richiesto alcun contributo economico ai possessori di olivo e tutto il materiale necessario verrà fornito gratuitamente alle aziende

Le misure messe in atto dal Piemonte per mantenere lo status di “area indenne”, dopo le segnalazioni in Corsica e Costa Azzurra sintomi di “bruscatura” cioè un seccume dell’apice o del margine della foglia alonato di giallo.

Oltre al controllo visivo in alcuni campi che verranno selezionati saranno posizionate trappole cromotattiche per il campionamento del Philaenus spumarius L. (comunemente chiamato sputacchina) che

campione.

Per ulteriori informazioni sulla batteriosi e per segnalazione di casi olivi sospetti (attenzione: le segnalazioni devono essere corredate di georeferenziazione del luogo), è possibile contattare il referente del monitoraggio ulivi inviando una mail a xylella@antoninodemaria.it; L’imprenditore agricolo • Giugno 2016

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Attualità

Cibi buoni e giusti contro il caporalato “Buoni e giusti” è il titolo della campagna di Coop Italia per combattere lo sfruttamento e l’illegalità all’interno delle filiere dell’agroalimentare.

Un’iniziativa sostenuta dal Ministero alle Politiche agricole, che in una nota come si stia contrastando il lavoro nero con strumenti innovativi e attraverso una collaborazione di squadra tra istituzioni, imprese e associazioni ancora più

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stretta di quanto sia stato fatto fino ad ora.

ALLEANZE VIRTUOSE «La campagna – ha commentato il ministro Maurizio Martina - apre una strada importante ed è significativo il fatto che Coop abbia invitato le 7200 aziende agricole fornitrici a chiedere l’iscrizione alla Rete del lavoro agricolo di qualità. È uno strumento che

Campagna di Coop Italia contro l’illegalità nelle filiere agroalimentari, mentre il Ministero annuncia che intensificherà i controlli in campo abbiamo messo in atto già con la legge Campolibero in accordo con le organizzazioni sindacali e che vogliamo ulteriormente rafforzare.

Siamo pronti a rendere questo sistema sempre meno burocratico perché è importante che i produttori vivano questa adesione come un fatto partecipativo, distintivo ed etico.

Stiamo collaborando con le associazioni per coinvolgere tutte le

aziende agricole che rispettano le regole, che fanno della legalità una pratica quotidiana».

TERRITORI A RISCHIO «Vogliamo rendere stabili gli strumenti di contrasto alla piaga dello sfruttamento dei lavoratori e rendere la legalità e i valori etici fattori competitivi del sistema agroalimentare italiano sui quali costruire rapporti nuovi anche con i consumatori.

Cruciale per questo lavoro è la proposta di legge contro il caporalato in agricoltura, ora all’esame del Senato.

Con queste misure puntiamo a rafforzare le norme penali – ha proseguito Martina - e aumentiamo la ramificazione territoriale della Rete.

Inoltre il ministro Poletti ha già avviato il lavoro per un piano di interventi e di accoglienza per i lavoratori immigra-

ti. È stata individuata una lista dei territori a maggiore rischio che necessitano di un intervento urgente.

Su questo si provvederà a una collaborazione stretta tra Governo, istituzioni locali e terzo settore.

Dobbiamo lavorare insieme per superare il fenomeno scandaloso dei ghetti che sono ancora presenti in alcuni territori».

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Glifosato, si o no?

Siamo alle solite «Non facciamo come con la carne, lanciando proclami senza un’appropriata valutazione degli effettivi rischi. Prima di togliere l’autorizzazione a un erbicida come il glifosato servono certezze scientifiche, altrimenti si crea solo un danno ai produttori e all’ambiente».

Questa la posizione di Confagricoltura con riferimento alla discussione in atto a Bruxelles al Comitato Permanente che dovrà autorizzare o meno l’uso del glifosato, rispetto al quale i ministri Martina e Lorenzin hanno già anticipato il loro parere negativo. Confagricoltura fa presente che per l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma), espressasi su richiesta della Commissione europea, è invece improbabile che questo principio attivo costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo.

CONTROCORRENTE Va considerato inoltre che il prodotto chimico non viene usato sulle piante ma sul terreno, non comportando quindi tossicità del raccolto.

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La scienza si divide sulla pericolosità per l’uomo dell’erbicida più utilizzato in agricoltura, ma l’Europa è chiamata a decidere Confagricoltura è “consapevole di andare controcorrente, ma è altrettanto certa che l’eliminazione del glifosato comporterebbe l’utilizzo di altre molecole a volte più invasive a livello ambientale, oltre a ridurre ulteriormente la competitività dell’agricoltura del nostro Paese.

Confida quindi che vi siano valutazioni ulteriori, con il coinvolgimento anche del comparto agricolo”.

LEGGE UGUALE PER TUTTI Secondo il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, “in una situazione di forti importazioni low cost è necessario che l’eventuale divieto riguardi coerentemente anche l’ingresso in Italia e in Europa di prodotti stranieri con residui di glifosato”.

«L’agricoltura italiana – sottolinea la Coldiretti - è la piu’ green d’Europa con 281 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto all’utilizzo degli Ogm e il maggior numero di aziende biologiche, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%)».

L’Italia, fa notare Coldiretti, è anche il Paese con le regole produttive più rigorose nelle caratteristiche dei prodotti alimentari, dal divieto di produrre pasta con grano tenero a quello di utilizzare la polvere di

Confagricoltura contraria al divieto: «Senza certezze, si farebbe solo un danno, come con la carne rossa» Coldiretti chiede che le regole valgano per tutti; Cia invoca maggiori controlli sugli alimenti: «L’importante è tenere sotto controllo i residui» latte nei formaggi, fino al divieto di aggiungere zucchero nel vino.

DIVERGENZE SCIENTIFICHE La questione sarà sul tavolo del prossimo Comitato europeo in programma il 18 e 19 maggio.

Intanto, Bruxelles ha chiesto agli esperti di concentrare l’attenzione sui ‘coformulanti’: le sostanze che vengono aggiunte al glifosato per renderlo attivo.

Il rapporto dell’Oms del marzo 2015 aveva classificato il glifosato nella categoria dei probabili cancerogeni, ma le conclusioni dell’Oms erano state ribaltate dall’Efsa, che aveva giudicato improbabile la cancerogenicità del glifosato.

Una divergenza che ha alimentato il dibattito dai toni accesi.

NUOVI CONTROLLI «Il punto fondamentale – osserva Cia Piemonte - è che la cancerogenicità varia in funzione della dose e delle modalità di esposizione all’agente cancerogeno.

L’approccio più razionale al problema sarebbe quindi quello di effettuare controlli più rigorosi, affinché i residui presenti negli alimenti siano sempre al di sotto delle soglie di sicurezza».

C’è inoltre un altro aspetto che gli agricoltori conoscono bene, ma che viene spesso dimenticato: se il glifosato fosse rimosso dal commercio, quale impatto avrà questa decisione sulla produttività delle nostre aziende agricole?

E da quali diserbanti verrà sostituto?

QUALI ALTERNATIVE «Il glifosato – afferma ancora Cia Piemonte - è un erbicida introdotto sul mercato da Monsanto nel 1974, ma il brevetto è scaduto nel 2000 e da quel momento è stato commercializzato da diverse aziende del settore in svariate formulazioni.

Per la sua efficacia è stato accolto positivamente dagli agricoltori, tanto da essere ancora oggi uno degli erbicidi più utilizzati in agricoltura, nel giardinaggio e nella gestione del verde pubblico.

Rispetto ad altri erbicidi usati in precedenza si è dimostrato essere meno tossico ed è inoltre più sicuro per l’ambiente, poiché si diffonde nel terreno in modo limitato e si degrada facilmente».

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Attualità

Glifosato, test delle urine sui parlamentari 5 stelle “Al via il test delle urine in Parlamento per verificare il grado di contaminazione da glifosato, pesticida dichiarato cancerogeno dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)”. È l’iniziativa, come riferisce l’agenzia Ansa, lanciata dai deputati del Movimento 5 Stelle in Italia sulla scorta di quanto fatto dai colleghi 5 Stelle del Parlamento europeo.

LIMITI SUPERATI «Ci sottoporremo al test delle urine per verificare la presenza di glifosato su noi stessi, come fatto da 49 europarlamentari le cui analisi sono risultate tutte positive con una concentrazione media dell’erbicida 17 volte superiore al limite che, a livello europeo, dovrebbe essere contenuto nell’acqua potabile (0,1 mi-

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I deputati pentastellati si sottoporranno alle analisi per verificare la presenza dell’erbicida su loro stessi crogrammi/litro) - afferma il deputato 5 Stelle Mirko Busto - Un’iniziativa, ancora più urgente se si considerano i dati dell’ultimo rapporto ISPRA, in base al quale il 63,9% delle acque superficiali e il 31,7% di quelle sotterranee sono contaminate dai pesticidi».

L’ITALIA DICA BASTA «Ricordiamo che alla Camera lo scorso ottobre è stata approvata una mozione che impegna il Governo a vietare l’uso del glifosato in agricoltura. Chiediamo quindi al Governo di rispettare il voto del Parlamento e di farsi valere in Unione Europea al tavolo dei comitati tecnici, ovvero quelli in cui i ministri di agricoltura, salute e ambiente (rispettivamente Martina, Lorenzin e Galletti) potrebbero decidere di bloccare il glifosato su suolo italiano», concludono i parlamentari 5 Stelle.

Radici di Luciano Nicolino

Pellegrinaggio a Medjugorje dallo straordinario all’ordinario Mille chilometri con la veggente Marja, che racconta la sua vita da contadina, tra pascoli e spiritualità Sono partito alle 5 del mattino da Moncalieri, salendo sul pulmino di Emanuele, che tutti i mesi si reca a Medjugorje per portare i pellegrini che lì, con tutto il cuore, desiderano andare.

PRIMA SORPRESA Dopo un paio di ore di viaggio la prima grande

sorpresa: Emanuele si ferma davanti a un grande palazzo nel centro della città di Monza e subito sbuca dal pianerottolo dell’alloggio, nel quale vive con il marito e i quattro figli, la veggente Marja Pavlovic, che sale sul pulmino e condivide con noi il viaggio per oltre mille chilometri.

Durante il tragitto vengo a sapere che anche lei fa parte della grande famiglia di San Francesco d’Assisi, essendo terziaria francescana.

Arriviamo a Medjugorje alle 17.30 e, mentre ci avviamo verso la casa di spiritualità ed accoglienza per i pellegrini chiamata Magnificat (per chi voles-

se fare un’esperienza al Magnificat può contattare Angela al 3280011778), ci accoglie un pastore con centinaia di pecore che occupano tutta la strada, del resto Medjugorje è sempre stato un paese agricolo.

PASCOLI E ALBERGHI Ancora oggi ci sono prati per il pascolo, vigne e

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campi coltivati con verdura di stagione anche se, dopo l’apparizione della santa Vergine del 24 giugno 1981, qui come Lourdes, Fatima e altri santuari mariani, c’è stata una fioritura impressionante di negozi di articoli religiosi e alberghi pronti ad accogliere i tantissimi pellegrini.

Entrando all’interno del Magnificat mi accorgo subito che è diverso dagli alberghi comuni: qui c’è un salone di accoglienza enorme, una grande cappella e diversi saloni dove i gruppi di pellegrini possono stare con i sacerdoti senza essere disturbati. Questo spazio è molto apprezzato dalla gente, perché è così accogliente che pare di essere a casa propria.

MARJA, UNA DI NOI Ciò che colpisce tutti è la grande affabilità di Marja: si siede a tavola con noi, indossa quotidianamente il

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grembiule, serve i piatti a tavola e fa il caffè ai tanti che lo desiderano con la naturalezza e la semplicità di una mamma qualunque. Un giorno le racconto che prima di partire ho avuto problemi a causa di una vacca con il vitello retroverso, lei mi interrompe dicendomi: «Quando è così bisogna fare in fretta sennò il vitello soffoca.

E’ capitato anche a casa nostra».

Dopodichè ci racconta di quando aveva appena sistemato il giardino del Magnificat e improvvisamente una vacca dei vicini si infilò dentro facendone un disastro. Durante la chiacchierata mi chiede se anche in provincia di Cuneo ci sono giovani che si fermano a lavorare la terra e io le rispondo che nonostante i tanti problemi ce ne sono ancora parecchi: all’udire questa notizia Marja se ne compiace ed esclama: «Grazie al cielo!».

PURA SEMPLICITà Al finire della chiacchierata noto che tutti, ma proprio tutti gli altri pellegrini la cercano per parlare con lei: Marja ascolta tutti, consiglia e rincuora con semplicità, come farebbe una mamma con i propri figli, conservando, nonostante la stanchezza che si scorge sul proprio volto verso sera, un sorriso sincero per tutti.

Sebbene ogni giorno alle 17.40 abbia l’apparizione della Madonna, ma in particolar modo seguendo la giornata di un veggente, ti accorgi che c’è dello straordinario, ma prima di tutto dell’ordinario, al contrario di quanto sovente fanno apparire televisioni e giornali nel presentare questi fatti, con enfasi e sparate fantasiose che non rispondono alla verità e disorientano un po’ tutti.

Medjugorje è invece pura semplicità.

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Tel. 347/5342906 Trattore Grillo 4 ruote motrici da 26 cv sterzante, completo di attacco a tre punti con targa stradale. Tel. 331/8270741 Forca posteriore idraulica per balloni e andanatore tipo Borello sette braccia. Tel. 329/1561362

Vendo fuoristrada Suzuki Vitara 1,6 4wd, 1992, perfeto e ben tenuto, cambio automatico, gommato nuovo. Vendo per inutilizzo. Tel. 0173/750788 Vendo Terna articolata Benfra 1.15 revisionata e riverniciata, completa di targa, libretto, benna, forche e attacco rapido.

Euro 8500 trattabili.

Tel. Andrea 329/4524750 Vendo carro miscelatore Crosetto 9 mc con pinza idraulica e bilancia.

Tel. 340/4153027

Vendo rotoballe, raccogli fieno, rimorchio SilverCar freni ad aria, gabbia per piedi, silos in ferro.

Tel. 320/0553455

Quad Outlander can AM400 4wd ben tenuto, vendo per motivi di salute. Euro 3990, visibile. Tel. Giorgio 0173/750788

Trattore Landini 145 Legend e sala mungitura per ovini 48 capi più frigo latte q.li 10.

Tel. 366/1158982

Vendo casa a circa 1 km dall’autostrada, Carrù, libera su 4 lati, di grandi dimensioni.

Tel. 333/7458569

Vendo trattore David Brown 1210, 2 ruote motrici, cv 85, con caricatore anteriore.

Tel. 331/8270741

Vendo furgone Fiat 2000 ultimo tipo come nuovo.

Tel. 320/7721670

Catena mt. 90 circa e levatore letame. Tel. 340/4153027

Vendo 2 vaschette, 1 rullo, botti, mobili e diverse cose varie. Tel. 0175/248377

Vendo seminatrice 4 file pneumatica con microgranulatore inox e spandiconcime adattabile per semina fagioli revisionata.

Tel. 0171/654230 Vendo trigenia da mt. 2, girello a 4 giranti largh. mt. 6 marca Continental e muletto elettrico per sistemazione rotoballe.

Tel. 328/7379506 Vendo sarchiatore mais 5 gruppi, 4 file, chiusura idraulica, con cassone inox per concime in ottime condizioni.

Tel. 0171/654230 Vendo capra.

Tel. 347/5881092 Girello Continental mt.5 in ottime condizioni per cessata attività.

Tel. 340/4153027

Rotopressa Deutz Fahr GP 2.50 legatura rete e filo, ottimo stato.

Tel. 335/1803123 Vendo motofalciatrice 9 hp benzina Bertolini.

Tel. 333/3427918 Estirpatore molleFlex mt. 2,50 con rullo liscio e rotofresa Breviglieri mt. 3,00 tutto in ottimo stato.

Tel. 339/1416135 Vendo per cessata attività trattore Volvo 95 cv, 4 ruote motrici.

Tel. 335/6750720 Vendo trattore Same Kripton 110 con lama Argnani e Monti, eccellente condizione.

Tel. 0173/742122

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Motoagricola Bertolini 26 cv diesel idroguida frenatura idraulica e ribaltamento idraulico. Tel. 333/3427918

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L’imprenditore agricolo • Giugno 2016

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gli affari dell’imprenditore .

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98 L’imprenditore agricolo • Giugno 2016

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Tutta la rubrica è a cura di ANNA&ANNA - Agenzia

33enne, nubile, volontaria 118, specializzanda in medicina veterinaria, nel tempo libero va in bicicletta, e le piace cucinare, conoscerebbe uomo, per creare famiglia, è una ragazza davvero speciale e merita di incontrare un uomo che la ami .

Tel. 339/4251233 Apicoltrice, 40enne, donna all’antica, legata alle tradizioni, produce vino, cuoce pane in casa, mai sposata, cerca uomo,

possibilmente semplice, anche di campagna, per sposarsi o convivere, possibilmente nel saviglianese. Tel. 366/4716910 Bella signora piemontese, 48enne, impiegata in banca, distinta, femminile, fisico armonioso, sola da tempo, incontrerebbe uomo, non importa l’età, ne’ l’aspetto, ma la serieta’ di sentimenti. Lei è cattolica praticante. Tel. 333/8892388 Fisico da “roccia”, ma cuore in mano, paracadutista per l’esercito , 47enne, è un uomo con sani principi morali, purtroppo rimasto vedovo giovane, ha solo pensato a lavorare e allevare la sua bambina, ora che è diventata grande, si ritrova solo, e vorrebbe accanto a se’ una donna con cui essere felice.

Tel. 331/8979093 è il classico bell’uomo alto brizzolato, manager d’ industria, ha 61 anni e ha raggiunto tutti gli obbiettivi che si era prefissato nella vita. Ora gli manca una donna intelligente, propositiva, che come lui abbia ancora voglia di provare emozioni forti.

Tel. 345/1744397

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