L'Imprenditore Agricolo - Dicembre 2019

ANNO 8 NUMERO

96

Contiene I.P.

DICEMBRE 2019

E D I Z I O N E D I F F U S A I N T U T TL’imprenditore O I L Nagricolo O R D• Dicembre I TA L IA 1 2019

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L’imprenditore agricolo • Dicembre 2019

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Dicembre 2019

SOMMARIO SEMINATIVI

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L’agricoltura sostenibile combatte la crisi climatica

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Nasce il primo essicatoio di erba medica in Piemonte

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L’assessore dal ministro Il Piemonte guarda a Roma

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Come coltivare l’orzo da birra

72

Il lavoro nei campi diventa reality show

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Agricoltura 2019, si fanno i conti

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Fondo di mutualità per le aziende agricole

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Piemonte Food Awards premiate le eccellenze

ATTUALITÀ

L’EDITORIALE

7

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Cambia il modo di stare al caldo

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Ultrasuoni contro i cinghiali in Toscana

44

Vino rosso e olio perchè fanno bene

Verso la piazza

L’ARIA CHE TIRA

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Il tempo dei trend

ORTOFRUTTICOLTURA

FISCO E TRIBUTI

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4

Iva agricola, si valuta se cambiare regime

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L’imprenditore agricolo • Dicembre 2019

Il collegio dei periti agrari a lezione di biologico

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Contro la crisi la forza delle noci

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Vademecum contro la cimice asiatica

80

Zeolite cubana contro la cimice

ZOOTECNIA

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Diecimila quintali di latte in polvere

ENOLOGIA

50

Viticoltura del futuro Ecco cosa sta cambiando

60

I vini del Monferrato protagonisti a Berlino

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Vino in polvere, truffe sul web

L’IMPRENDITORE AGRICOLO Direttore responsabile: Osvaldo Bellino Direttore editoriale: Valerio Maccagno

L’INVITATO SPECIALE

87

Direzione, redazione e amministrazione: Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 redazione@imprenditoreagricolo.com www.imprenditoreagricolo.com Editore: Réclame S.r.l.

Don Guglielmo 1918 Elisir del tempo

RADICI

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Consumare latte fa bene alla salute

24

Premio Italialleva 2019 a Brondelli di Brondello

26

Formaggio Asiago 40 anni di crescita

28

Multe quote latte, Asti decreta la prescrizione

34

Suini, l’anno 2019 chiude in bellezza

42

Il piano del Governo per la filiera suinicola

43

I bergamaschi cercano la Pecora della Langa

NOTIZIE DALLE AZIENDE

33

Synthesis e Allevabene leader della biosicurezza

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Successo meritato al “Porte aperte” di Borio

78

Grande festa Gruppo Racca

79

Donazioni e regalie per feste e funerali

84

Funghi e tartufi tra gusto e salute

Pubblicità: Réclame Ufficio: 0172.711279 Agente: Luca Ternavasio - 340.3190808 Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo

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L’amorevole epopea dei frati questuanti

OSSERVATORIO PREZZI

90

Prezzi e mercati all’ingrosso

SCADENZE FISCALI

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Associato

Unione Stampa periodica Italiana

Copia gratuita

Scadenze gennaio 2020

MERCATINO

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Gli affari dell’Imprenditore

GARANZIA DI RISERVATEZZA: la responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati di uso redazionale è Bertolusso Luisella alla quale ci si può rivolgere per i diritti previsti dal regolamento generale sulla protezione dei dati ai sensi del gdpr 679/2016.

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Verso la piazza Molti agricoltori delle nostre parti hanno assistito alla grande mobilitazione dei loro colleghi d’Oltralpe e si chiedono perché una protesta così incisiva non si possa allestire anche in Italia. Si è visto che le motivazioni degli agricoltori francesi sono le stesse che si sentono da noi: prezzi troppo bassi per i produttori, sproporzione tra prezzo all’origine e prezzo al consumo, strapotere della Grande distribuzione organizzata, concorrenza sleale sulle regole di produzione.

Mettersi a fare dei distinguo tra l’agricoltura italiana e quella francese, calcolando le differenze tra il numero, la dimensione e la redditività delle imprese agricole dei due Paesi, scoprendo peraltro, come documenta Il Sole24Ore, che i Paesi che trainano l’economia europea sono gli stessi che dominano il mercato agricolo (Germania, Francia e Regno Unito), mentre i meno ricchi hanno sì molte più aziende agricole, ma sono in media molto piccole e quindi producono poca ricchezza, può aiutare a comprendere meglio le dinamiche delle forze comunitarie, ma non risponde all’interrogativo originario: perché in Italia, in Piemonte, gli agricoltori non riescono a farsi ascoltare?

Si fa presto a puntare il dito verso i Sindacati ed è vero che le rappresentanze di categoria hanno le loro colpe nella gestione delle istanze dei loro associati.

Ma qual è il punto di partenza? Che cosa realmente chiede il mondo agricolo italiano alla politica e alla società? Esiste, in concreto, una piattaforma di rivendicazioni, un progetto condiviso, sui quali far convergere le risorse della Politica agricola comunitaria?

L’impressione è che quello che manchi non siano le risposte (tante, troppe), ma la direzione. Sulla crisi della frutta, ad esempio, dove si sta andando? Si vuole riorganizzare la distribuzione, oppure è necessario ripensare la produzione? Come?

Sulla carne piemontese, esiste un piano di ampio respiro identitario che vada al di là della pur legittima rivendicazione di un prezzo migliore?

Per scendere in piazza, bisogna sapere dove andare. Se ne è discusso molto, in questi mesi, ma evidentemente non abbastanza, perché se oggi si dovesse bloccare l’autostrada del sole con le balle di fieno, probabilmente si andrebbe in ordine sparso, senza nemmeno la garanzia di esserci tutti (i produttori di latte e di vino ci sarebbero?), né di avere dalla propria parte la maggioranza dei consumatori, che al supermercato sceglie l’offerta economicamente più conveniente.

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Il tempo dei trend Una volta parlavamo di mode, adesso invece i Millennials (quelli nati fra il 1981 e il 2000) e i ragazzi della Generazione Z (quelli nati nel nuovo secolo), parlano di trend. I trend sono gli andamenti dei consumi, dei gusti: le tendenze che sempre di più sono definiti da persone sconosciute fino a un momento prima.

Se una volta c’erano gli esperti, adesso ci sono gli influencers: anche gli esperti influenzavano, ma si presumeva lo facessero perché consapevoli di ciò su cui influivano e dei motivi per farlo. Gli influencers invece hanno consapevolezza innanzitutto degli affari che si accompagnano alle influenze, ma soprattutto partono dal presupposto che chiunque ha diritto di dire la sua e se qualcuno lo ascolta, va bene così.

Se poi sono in molti ad ascoltarlo, qualsiasi contenuto abbia quell’idea, o quello stile o quella immagine, non importa. Il successo purifica tutto.

Succede così di ascoltare una peraltro ottima tesi di una Millennial che afferma come tra i giovani aumenti il consumo di vodka perché il trend è healthy: la gente pensa alla salute. E quando chiedi in che modo un liquido che per il 40% è composto di alcol etilico, ovvero un tossico sicuramente cancerogeno, sia salutare, ti viene risposto che esso non contiene zucchero.

Eh già, perché lo zucchero (e i carboidrati in genere) - nutriente fondamentale, in special modo per cuore e cervello - è fuori dal trend, quindi meglio evitarlo. L’alcol invece, che peraltro ha 7 calorie per grammo contro le 4 dello zucchero, è una mano santa…

Fino a quando il bel o la bella giovane ci danno consigli su come vestirci o pettinarci, vivaddio potremo essere più o meno belli, ma senza verosimili conseguenze sulla salute.

Attenzione però a dove i nostri ragazzi vanno seguendo i trend stabiliti su Instagram: l’educazione alimentare che sempre meno si fa in famiglia, complice la scomparsa dei pasti consumati da diverse generazioni insieme, lascia il posto a praterie di ignoranza dove scorrazzano predoni anonimi e irresponsabili, i cui danni, purtroppo, si vedranno solo fra molti anni.

E tutto questo, a chi produce cibo, come fanno gli agricoltori di questo Paese, dovrebbe interessare moltissimo: bisogna pensare anche a questo perché si tratta di pericoli non meno gravi di quelli connessi al maltempo.

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SEMINATIVI

Nasce il primo essicatoio di erba medica in Piemonte Inaugurato a Cercenasco un nuovo centro al servizio della filiera green, connubio tra alta qualità e tecnologìa innovativa di trattamento Sabato 30 novembre, a Cercenasco, è stato inaugurato il primo impianto di disidratazione dell’erba medica in Piemonte. A realizzare questo nuovo connubio tra verde e tecnologia, sono stati il Consorzio Capac e la cooperativa Filiere Green.

Pianta coltivata ovunque soprattutto come foraggera, l’erba medica è una coltura ecocompatibile che contiene proteine nobili molto apprezzate in zootecnia. La disidratazione di questa erba è stata sempre effettuata con forni tradizionali, per poi essere affiancata nel corso degli anni da tecnologie innovative di trattamento, con l’obiettivo di

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ottenere un prodotto di qualità nel pieno rispetto delle caratteristiche nutrizionali e molecolari dell’erba medica. Da questa necessaria innovazione, il Consorzio Capac ha fatto nascere un impianto che sarà una pietra miliare nella regione.

Per la gestione dell’impianto è stata costituita una nuova cooperativa “Filiere Green società agricola cooperativa”, che ad oggi conta 139 Soci. Già attivo da fine aprile 2019, ma ancora in attesa della propria presentazione ufficiale al pubblico, l’impianto di Cercenasco è a tutti gli effetti una realtà unica in Piemonte.

FISCO E TRIBUTI DI ALBERTO TEALDI - COMMERCIALISTA - alberto.tealdi@gmail.com

Iva agricola, si valuta se cambiare regime L’inizio imminente di un nuovo anno fiscale comporta, come sempre, alcune valutazioni in merito ad una eventuale più proficua pianificazione fiscale.

In ambito agricolo, una delle valutazioni che con l’inizio dell’anno può essere bene fare, è quella del cambiamento del regime ai fini Iva. REGIME SPECIALE Per gli imprenditori agricoli il regime “naturale” previsto dal legislatore è quello di cui all’art. 34 del Dpr 633/72 vale a dire il regime speciale che prevede il versamento dell’imposta sulla base di percentuali di compensazione dei prodotti ceduti a fronte dell’indetraibilità dell’Iva assolta sugli acquisti.

In assenza di specifiche opzioni questo è

il regime che per Legge devono adottare i produttori agricoli che cedono prodotti agricoli ed ittici individuati nella Tabella A, parte prima, allegata al Dpr 633/72.

Tale regime non prevede la detrazione dell’imposta sul valore aggiunto pagata per l’acquisto di beni, materie o prestazioni di servizi ma consente il versamento dell’imposta incassata sulle vendite in maniera forfettizzata sulla base delle predette percentuali di compensazione.

MODALITÀ ORDINARIA Il produttore agricolo ha però sempre la facoltà, dettata dall’articolo 34, comma 11, Dpr 633/72, di optare per la determinazione dell’imposta nelle modalità ordinarie, vale a dire liquidando l’imposta quale differenza tra l’Iva a debito

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derivante dalle vendite e l’Iva a credito che emerge dagli acquisti.

Il cambiamento di rotta si attua con il cosiddetto comportamento concludente, vale a dire liquidando e versamento l’Iva nelle modalità ordinarie a partire dalla prima liquidazione.

Solamente successivamente, in sede di dichiarazione Iva per l’anno in questione, dovrà essere spuntata l’apposita casella per comunicare all’Agenzia delle Entrate tale variazione di regime.

Ovviamente è possibile fare il passaggio inverso, vale a dire passare dal regime ordinario a quello speciale.

Dalla modalità speciale a quella ordinaria e viceversa, la decisione va presa sulla base dei parametri aziendali individuali, senza generalizzazioni

RETTIFICA DETRAZIONE Questi passaggi non risultano però essere neutri ed è bene prestare attenzione a quanto prevedono le norme sull’Iva ed in particolare quelle relative alla rettifica della detrazione.

Questo significa che, nel passaggio

da regime speciale a regime ordinario si genererà un credito Iva, viceversa ci sarà un debito Iva da versare nel passaggio da ordinario a speciale.

Queste situazioni si creano con riferimento ai beni o servizi non ancora

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utilizzati o non ancora ceduti, sui frutti pendenti o con riferimento ad una quota calcolata su base quinquennale per i beni mobili strumentali e su base decennale per i fabbricati.

CONVENIENZA INDIVIDUALE In sostanza con questo meccanismo si vuole fare sì che nel passaggio da regime speciale ad ordinario si possa recuperare l’Iva su costi relativi a cessioni che poi comporteranno il versamento dell’Iva e viceversa evitare il recupero dell’Iva relativa a beni o servizi che saranno ceduti in regime di compensazione, in modo da evitare situazioni di vantaggio o di svantaggio fiscale nel passaggio tra regimi e in modo tale che la scelta tra regime speciale e regime ordinario sia esclusivamente una scelta di convenienza prospettica sulla base dell’attività agricola svolta.

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ATTUALITÀ DI DAVIDE GALFRÈ - GEOMETRA - galfre.davide@gmail.com

Cambia il modo di stare al caldo Con il mese di dicembre inizia ufficialmente la stagione invernale anche se ormai da molte settimane abbiamo dovuto accendere il riscaldamento delle nostre abitazioni per sopperire al freddo che in alcuni momenti si è già fatto sentire.

IMPIANTI DI RISCALDAMENTO L’impianto di riscaldamento delle costruzioni è negli ultimi anni al centro di dibattiti tra intellettuali e studiosi anche a causa del surriscaldamento globale e dei cambiamenti climatici e sempre più spesso nelle nuove costruzione e nelle ristrutturazioni, vengono utilizzati impianti di riscaldamento moderni che possono integrare o sostituire quelli più tradizionali; ma al di là dei consumi e dei rendimenti, quali sono le tipologie impiantistiche che

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garantiscono una migliore qualità di vita (o comfort) all’interno dei locali in cui viviamo o lavoriamo?

La risposta non si può certo fornire in maniera esaustiva in un breve articolo, ma si può comunque delineare grossolanamente tutta una serie di fattori dipendenti dall’impianto di riscaldamento che incidono sul benessere del corpo umano.

UMIDITÀ RELATIVA Un fattore importante per il benessere umano è sicuramente l’umidità relativa; questa deve essere compresa fra il 45% ed il 55% altrimenti possono verificarsi malattie o piccoli problemi quali dolori articolari o proliferare di muffe (che a loro volta possono causare disturbi alle vie respiratorie o allergie ecc…) se l’umidità

supera il 60/65%, mentre viceversa, se l’umidità si abbassa sotto il 40% si possono verificare problemi di rinite, secchezza delle vie respiratore con conseguenti infiammazioni alla gola, prurito nasale ed alle orecchie o secchezza della pelle.

ARIA SECCA In generale tutte le forme di riscaldamento tradizionale causano la secchezza dell’aria ed è proprio per questo motivo che era consuetudine lasciare sul pôtagè una vaschetta d’acqua calda che evaporando potesse rendere più umida l’aria altrimenti troppo secca. Lo stesso problema di secchezza prodotto dal riscaldamento “a fiamma” viene causato anche dai termosifoni, mentre è molto più attenuato nel caso di riscaldamento a pavimento grazie al fatto che la temperatura dell’acqua calda che percorre le tubazioni è intorno ai 40° C, molto più bassa rispetto alla temperatura di circa 80° C richiesta per i termosifoni o della temperatura della fiamma di

una stufa o di un caminetto.

UNIFORMITÀ DEL CALORE Un altro fattore importante nel valutare un riscaldamento davvero salutare per l’uomo è l’uniformità nei vari locali del riscaldamento stesso.

I caminetti e le stufe garantiscono un’elevatissima temperatura nell’area circostante, mentre il loro effetto diminuisce allontanandosi; anche con i termosifoni accade lo stesso, nonostante l’effetto sia meno percepibile

poiché questi sono sparsi in giro per la casa, al contrario di un caminetto o di una stufa.

In tal senso, l’impianto che garantisce la migliore uniformità di riscaldamento è quello a pavimento poiché la serpentina dell’acqua calda percorre pressoché tutto il pavimento calpestabile ottenendo così la medesima temperatura a in ogni punto del locale; si consideri inoltre che l’impianto a pavimento, scaldando dal basso consente di ottenere una miglio-

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ATTUALITÀ

Riscaldamento e comfort termico vanno valutati tenendo conto di umidità relativa, distribuzione del calore e correnti d’aria re percezione del calore in quanto anche il pavimento e la porzione più bassa delle pareti vengono scaldate, diminuendo la possibilità di eventuali ponti termici che sono i punti di contatto tra una struttura e l’altra (spigoli tra una parete e l’altra o tra una parete ed un solaio ad esempio), dove generalmente la temperatura è sempre più fredda (e dove non per niente sovente prolifera la muffa).

CORRENTI D’ARIA Altro fattore molto importante è la presenza di correnti d’aria che è individuabile soprattutto in presenza dei termosifoni: l’aria presente nell’abitazione viene scaldata e tende a salire causando la discesa di quella più fredda che in questo modo passa di-

nanzi al termosifone dove viene a sua volta scaldata e risale, causando così un circolo dell’aria. Questa circolazione dell’aria non rappresenta certo una corrente fortissima e fastidiosa, ma il nostro corpo può comunque avvertirla ed è certamente meglio, se possibile, evitarla. La dimostrazione lampante di questa circolazione dell’aria all’interno dei locali riscaldati da termosifoni, ma anche da caminetti o stufe, è l’aumento dell’accumulo della polvere nella stagione in cui il riscaldamento è attivo.

SISTEMA A PAVIMENTO Alla luce di quanto sopra descritto, per mantenere un umidità relativa intorno al 50%, per avere un riscaldamento uniforme in tutti i locali e per

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evitare la circolazione dell’aria calda/ fredda il sistema di riscaldamento a pavimento appare come quello più indicato per il comfort ed il benessere umano ed è per questo motivo che viene sempre più spesso utilizzato in fase di nuova costruzione o ristrutturazione, oltre al fatto che è sufficiente scaldare l’acqua ad una temperatura di circa 40° C c’è bisogno di una caldaia meno potente (e quindi meno dispendiosa economicamente) rispetto a quella necessaria ad esempio per i termosifoni, dove l’acqua deve girare intorno agli 80° C circa.

CASO PER CASO Ciò nonostante è sempre bene ricordare che la scelta di un impianto può dipendere anche da altri fattori e necessità e non sempre qualunque tipologia impiantistica è possibile; pertanto, se generalmente, l’impianto a pavimento rappresenterebbe la scelta migliore, è importante valutare la reale possibilità e convenienza di realizzare una tipologia di impianto piuttosto che un’altra.

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Antonio Lungo e Silvano Lungo

Diecimila quintali di latte in polvere A Caraglio, la famiglia Lungo, originaria del Saluzzese, conduce un’azienda da duecento capi bovini, di cui un’ottantina in mungitura Storia ed eccellenza, in particolare nell’ambito del benessere animale e della genetica.

Sono gli elementi che caratterizzano la “Lungo Roberto e figli”, azienda agricola di Caraglio specializzata nell’allevamento di vacche frisone: duecento i capi dell’impresa, oggi condotta dai fratelli Antonio e Silvano Lungo.

LUNGA TRADIZIONE La storia dell’azienda agricola Lungo parte da lontano, e inizia subito dopo la guerra. Ad iniziarla, Roberto, il padre di Antonio e Silvano.

«Abbiamo sempre avuto vacche da latte – racconta quest’ultimo –; siamo originari del saluzzese, ci siamo trasferiti a Caraglio negli anni ‘50.

Ha iniziato nostro padre, quando

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ovviamente ancora si mungeva a mano. Il nome (dato che all’estero eravamo ormai conosciuti così) lo abbiamo mantenuto intatto anche quando l’impresa è passata a me e mio fratello».

«Negli anni ‘80 e ‘90 – prosegue – ci occupavamo anche di frutta, poi abbiamo lasciato quell’ambito e ci siamo specializzati solo sulle vacche.

ZOOTECNIA

Prima eravamo in affitto, nel 2002 abbiamo acquistato un’azienda, trasferendoci in proprietà e dotandoci così di una stalla nuova».

POLVERE DI LATTE L’allevamento di Caraglio conta 200 capi in totale, di cui 80 in mungitura. Dalle stalle “Lungo” escono 10.000 quintali di latte all’anno in totale (se preferite, 30 quintali al giorno, 120 quintali per vacca all’anno).

«Noi siamo all’interno della cooperativa “Compral Latte”. Conferiamo il nostro prodotto al polverizzatore di Moretta – spiega Silvano –. Tutto quanto produciamo viene trasformato in latte in polvere destinato alla Ferrero, celebre azienda dolciaria albese. È un latte in polvere particolare, di elevata qualità: tracciato e certificato».

«Oltre al latte – aggiunge – vendiamo anche qualche animale “da vita”, sia maschio che femmina.

I “trofei” dell’azienda Trattando gli animali nella maniera migliore possibile, ogni anno si “avanzano” capi che possono così essere venduti».

BENESSERE E GENETICA Come accennato, l’azienda Lungo

ha estremamente a cuore il discorso riguardante il benessere animale.

Che al lato pratico si traduce ad esempio in ventole, comfort per quanto concerne cuccette e lettiere, nessun sovraffollamento.

«Mettiamo gli animali in condizio-

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ZOOTECNIA

ne di potersi esprimere al meglio e poter produrre. Siamo poi particolarmente attenti alla genetica.

Che significa avere animali più longevi, più produttivi e che stanno meglio. Sulla genetica ci sono classifiche nazionali: la nostra azienda è

sempre stata ai primi posti».

Fino a qualche tempo fa i fratelli Lungo portavano i propri capi a veri e propri... concorsi di bellezza: Cremona, Saluzzo, e perfino Bruxelles, dove nel ‘96 una loro vacca primeggiò per morfologia.

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ALIMENTAZIONE L’alimentazione delle frisone caragliesi di cui parliamo è composta da foraggi (autoprodotti) e da concentrati, acquistati.

«Abbiamo un mungitore che ci dà una mano – dicono i fratelli Lungo -, lui inizia alle 6 del mattino, noi arriviamo alle 7. Alla sera si ricomincia a mungere verso le 17.

D’inverno è più semplice, durante l’estate c’è da seguire anche il lavoro nei campi. Abbiamo più di 30 ettari di terreno, per metà coltivati a mais e per metà a foraggi (per alimentare gli animali)».

«Le cose da fare – concludono i fratelli sorridendo – non ci mancano».

E le cose continuano ad essere fatte dai Lungo nello stesso modo di sempre.

Con un occhio rivolto al passato, alla tradizione di famiglia, e l’altro rivolto al futuro, all’essere all’avanguardia.

Matteo Garnero

ZOOTECNIA

Consumare latte fa bene alla salute All’annuale Assemblea della cooperativa Piemonte Latte, l’11 novembre scorso, uno spazio significativo è stato dato alla presentazione dei dati emersi dalla ricerca condotta dall’AOP Latte Italia - di cui fa parte anche Piemonte Latte - che ha analizzato, tre le altre cose, l’impatto sulla salute dal consumo di latte e derivati.

EVIDENZE SCIENTIFICHE «Dall’analisi è emersa la notevole importanza che il consumatore attribuisce agli impatti (positivi o negativi) che l’alimentazione può avere sulla propria salute - ha spiegato la ricercatrice Barbara Zanini -, non sempre però vi è un’adeguata

conoscenza delle evidenze scientifiche e delle linee guida promosse dal mondo medico o della ricerca sui diversi alimenti».

RISULTATI IMPORTANTI Nella sostanza, è da evidenziare il dato assolutamente positivo legato al consumo di latte e derivati nella prevenzione e cura di alcune delle più diffuse malattie croniche non trasmissibili (malattie cardiovascolari, diabete di tipo II e tumori) e dell’obesità. Nell’ultima fase della ricerca, l’attenzione si è concentrata sulle proteine del siero del latte e caseine. Di notevole interesse sono i risultati emersi in merito all’utilizzo di siero-proteine per le terapie nu-

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ZOOTECNIA

All’Assemblea della Piemonte Latte, presentata la ricerca dell’Università di Brescia che fa chiarezza su luoghi comuni e cattiva informazione trizionali, con riferimento al miglioramento delle funzioni cognitive, al miglioramento della massa, della resistenza e della forza muscolare nell’anziano, alla prevenzione della

sarcopenia, al miglioramento delle condizioni di salute della donna in post-menopausa e alle condizioni di “fragilità” e di riabilitazione postchirurgica o post- ospedalizzazione.

FARE CHIAREZZA «E’ stato un momento molto importante nella nostra Assemblea - spiega il presidente di Piemonte Latte, Roberto Morello -, troppo spesso e da troppo tempo il latte è ‘vittima’ di una informazione non corretta.

Abbiamo voluto con questa ricerca cercare di fare un po’ di chiarezza, con dati scientifici certi.

Quello che emerge è un quadro molto positivo legato al consumo del latte e dei suoi derivati.

Il latte è dunque un ottimo alleato nella prevenzione di tumori, malattie cardio vascolari e più in generale è sinonimo di corretta alimentazione».All’assemblea erano presenti anche il presidente di Con-

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fcooperative Cuneo, Sandro Durando, di Confcooperative Piemonte, Domenico Paschetta, oltre al direttore di AOP Italia, Mauro Ottolini, e molti altri ospiti che hanno animato la mattinata.

DINAMICHE MERCATO «La ricerca è molto ampia e riguarda diversi argomenti - ha spiegato Ottolini -, abbiamo voluto avere uno scenario chiaro delle percezioni che oggi hanno i consumatori del latte, ma anche comprendere al meglio diversi aspetti legati alle dinamiche del mercato e ai possibili sviluppi futuri. È un esercizio di conoscenza e approfondimento assolutamente indispensabile per pianificare al meglio le attività del futuro».

SANA ALIMENTAZIONE «Chi si occupa di alimenti – osserva Morello - ha una grande responsabilità verso chi li consuma, prima di tutto in termini di garantire una produzione di qualità, ma anche nel diffondere la corretta informazione sugli aspetti nutrizionali e di sana alimentazione.

Adesso dovremo impegnarci per diffondere il più possibile i risultati della ricerca affinché ci sia una adeguata conoscenza delle tante proprietà del latte».

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ZOOTECNIA

Premio Italialleva 2019 a Brondelli di Brondello Va a Guido Brondelli di Brondello, figura storica della zootecnia piemontese, il premio Italialleva 2019.

Il prestigioso riconoscimento firmato Aia (l’associazione nazionale degli allevatori) è stato assegnato durante l’annuale festa di Allevatorissima, alle Cupole di Cavallermaggiore.

ANNI DIFFICILI Questa la motivazione del premio Italialleva 2019 letta, al momento della premiazione, dallo storico direttore dell’Apa

Guido Brondelli di Brondello (a destra) riceve il premio

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di Cuneo Bartolomeo Bovetti: Guido Brondelli di Brondello nel lontano 1979, nel corso di un’assemblea piuttosto tesa, venne eletto nel Comitato direttivo dell’Apa di Cuneo e successivamente assunse la carica di presidente.

In quegli anni il mondo zootecnico aveva appena superato una crisi di sistema piuttosto difficile, si era sfiorata la scissione e la frammentazione, ma grazie alla mediazione di personaggi di rilevo quali Carlo Venino, Fortunato Tirelli, Alessandro Nardone

ZOOTECNIA il mondo allevatoriale si era fortunatamente aggregato acquisendo forza e vigore.

NUOVE CAPACITÀ In seguito gli associati aumentarono di numero e la base associativa fu rappresentativa del mondo zootecnico nella

IMPORTANTI OPERE Questa visione ha caratterizzato il suo impegno amministrativo accanto alla capacità di realizzare concretamente importanti opere. Pensiamo alla sede Apa in Cuneo 1993 e successivamente all’ufficio di Monasterolo, ricordiamo la nascita e la promozione

Il prestigioso riconoscimento dell’Associazione nazionale degli allevatori assegnato a una storica figura della zootecnia piemontese sua interezza; tuttavia in questo nuovo contesto occorreva mettere in campo nuove idee e nuove capacità organizzative. In questo senso Guido seppe giocare un ruolo fondamentale, fu un allevatore e un accorto amministratore dell’Associazione da lui intesa ed interpretata come una casa comune in grado di accogliere il piccolo con il grande allevatore e di considerare tutte le forme di allevamento aldilà dell’orientamento produttivo.

e il sostegno alla Cooperativa Compral nel 1981 di cui fu anche presidente.

Certo nel suo lungo mandato concluso nel 2003 non mancarono momenti difficili e delusioni come in tutte le vicende umane.

Ma desideriamo ricordare il suo impegno con l’assegnazione del premio Italialleva 2019, che vuole essere anche uno stimolo per le nuove generazioni, un esempio da imitare, un modello di amministratore da perseguire.

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Formaggio Asiago 40 anni di crescita Dalla nascita del Consorzio di tutela ad oggi, la produzione è raddoppiata. Una lavorazione che in realtà conta settemila anni di storia Il Consorzio Tutela Formaggio Asiago festeggia quarant’anni di crescita e successi del suo impegno nella promozione, tutela e promozione dell’unicità di Asiago Dop, quarta specialità di latte vaccino italiana, riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.

e significato della Dop. Le aziende associate al Consorzio sono oggi 45, di cui 39 di produzione e 6 di stagionatura e lavorano quasi 194.000 tonnellate di latte all’anno per produrre 21.000 tonnellate di Asiago Dop la cui origine è considerare tra le più antiche al mondo.

PRODUZIONE RADDOPPIATA In quarant’anni, la produzione di Asiago Dop è quasi raddoppiata arrivando alle odierne 1.582.108 forme. Un risultato frutto del lavoro compiuto dal Consorzio Tutela Formaggio Asiago per diffondere e tutelare, a partire dal 1979, il prodotto in Italia e nel resto del mondo, premiato ora dalla presenza di Asiago Dop in oltre cinquanta paesi, con un fatturato generato solo dall’export di oltre 10 milioni di euro e attività in mercati in grande sviluppo come il Giappone, la Cina e il Messico. Allo stesso tempo, Il Consorzio ha sempre agito in maniera proattiva nell’ambito della tutela internazionale sia attraverso la registrazione del marchio che opponendosi fermamente ad ogni tentativo di usurpazione del valore

SETTEMILA ANNI «Riteniamo che la lavorazione del formaggio, nelle zone dell’attuale Altopiano di Asiago e dei 7 comuni, sia da datare intorno a cinquemila anni prima di Cristo - afferma Armando De Guio, professore di “Archeologia del territorio” del dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova -; un’evidenza che mostrerebbe l’importanza millenaria di questi territori per l’arte casearia.

A conferma di ciò, intorno al 1200 avanti Cristo, abbiamo già nutrite testimonianze di questa lavorazione a partire dalla presenza di alcuni colini con fori che servivano per la separazione del siero dal formaggio».

PRODOTTO DELLA MONTAGNA Il Consorzio di Tutela, in questi 40

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anni d’attività, ha puntato anche sull’innovazione, nel pieno rispetto della tradizione, con scelte che hanno spesso anticipato lo sviluppo del mercato come, ad esempio, l’analisi sensoriale, a ulteriore garanzia di qualità del prodotto. Nel 2006, il formaggio Asiago Dop è stata la prima Dop europea ad introdurre la tipologia “Prodotto della Montagna”, istituita per tutelare il delicato territorio montano, nonché mantenere intatta la tradizione nella culla millenaria del formaggio Asiago Dop. Un impegno che ha puntato, contemporaneamente, ad una maggiore differenziazione con eccellenze assolute come l’Asiago Dop Stravecchio presidio Slow Food.

«Siamo orgogliosi del percorso realizzato dell’Asiago Dop, diventato determinante volano per l’economia del territorio e ambasciatore dell’alta qualità casearia italiana nel mondo - afferma il presidente del Consorzio Tutela Formaggio Asiago, Fiorenzo Rigoni -; ora puntiamo a rafforzare la distintività della produzione e a proseguire nella presenza internazionale, passo importante per le sfide di domani».

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Multe quote latte, Asti decreta la prescrizione Sentenza del Tribunale che cancella i crediti erariali reclamati da Agea nei confronti di un imprenditore agricolo destinaCINQUE ANNI tario di una cartelDetta sentenza, molto probabilmente, segnerà in maniera netta gli sviluppi la esattoriale Nuova ed importante sentenza sul fronte delle quote latte.

Questa volta il pronunciamento è del Tribunale di Asti, che, accogliendo in pieno le difese svolte dall’avvocato braidese Alberto Rizzo per conto di un imprenditore agricolo al quale era stata notificata una cartella esattoriale da parte dell’Agea (Agenzia statale subentrata ad Eima nella gestione delle quote latte), ha riconosciuto, probabilmente tra i primi in Italia, l’intervenuta prescrizione dei crediti erariali.

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giurisprudenziali in materia di quote latte. In particolare, secondo il giudice astigiano, “al di là della lacunosa documentazione della convenuta Agea, che non consente di individuare con esattezza la corrispondenza tra i provvedimenti emessi e le comunicazioni Aima/Agea impugnate, dirimente è la considerazione che trattandosi di cartella erariale la prescrizione si compie in cinque anni, come da ultimo precisato dall’ordinanza della Suprema Corte n. 30362 del 23.11.2018”.

CIVILTÀ GIURIDICA «La notizia della sentenza è stata accolta dal mio cliente come un’autentica liberazione – commenta l’avvocato

L’amaro sfogo di un Cobas del latte Rizzo - dopo anni vissuti con l’ansia di dover corrispondere somme ritenute giustamente come non dovute.

Come lui, anche i tantissimi allevatori e produttori coinvolti in questa vicenda, ormai da decenni, hanno vissuto momenti di forte incertezza, dovuti alle tantissime controversie coltivate nel tempo.

Ora, il Tribunale di Asti, ha stabilito un principio di civiltà giuridica, accogliendo le ragioni contenute nel mio ricorso contro le cartelle di Agea, sancendone la prescrizione per il decorso infruttuoso del termine quinquennale.

La sentenza, tra l’altro, giunge in momento particolare, nel quale tutta l’Avvocatura italiana è mobilitata contro la Riforma della prescrizione, che sovvertirebbe decenni di conquiste dal punto di vista dei diritti del cittadino nei confronti dello Stato, autorizzando quest’ultimo a processare a vita i propri “sudditi”».

«LA STORIA CI HA DATO RAGIONE» Cari amici dell’Imprenditore Agricolo, vi scrivo per ringraziarvi innanzi tutto per il vostro lavoro, chiaro e sopra le parti.

Vi scrivo con un po’ di amarezza, perchè proprio con l’avvicinarsi delle varie feste del Ringraziamento che dovrebbero fare il punto sull’anno passato, noto un solco che più che mai divide il mondo agricolo. Quest’anno è stato indubbiamente l’anno della conferma che ciò che noi Cobas dicevamo non era oggetto di pazzia, ma di pura verità... Eppure, i grandi capi dei vari Sindacati, per ovvi motivi, faticano a mandare giù il boccone amaro e pure tutti i giornali schivano la notizia come se fosse un tabù, ne parlavano solo quando era ora di darci dei ladri e farabutti.

Forse sarebbe ora che tutti imparassimo a lasciarci dietro le spalle questa brutta storia e a coalizzarci per dare il giusto valore al nostro lavoro e a ciò che produciamo, altrimenti saremo sempre le marionette in mano a pochi sfruttatori.

Scusate lo sfogo, vi ringrazio anticipatamente e vi auguro buon lavoro.

Un vostro fedele lettore dalla provincia di Torino Marco Gomba

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ATTUALITÀ

Ultrasuoni contro i cinghiali in Toscana Sono oltre 400 mila gli ungulati stimati in Toscana, regione seconda all’Austria come primato negativo per densità di ungulati. Con circa 80 mila cinghiali abbattuti all’anno, il fenomeno non si arresta e da problema grave diventa emergenza ambientale, economica e per la sicurezza pubblica.

E’ necessario trovare una soluzione definitiva e strutturale, anche con proposte alternative, come quella del progetto Ultrarep, la tecnologia ad ultrasuoni per l’allontanamento degli ungulati selvatici.

PROGETTO PILOTA Il progetto è stato presentato nel corso del convegno promosso

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dall’agenzia formativa Erata sui sistemi innovativi di difesa ultrasound animal repeller per prevenire i danni alle colture causati dagli ungulati selvatici.

Un progetto pilota che ha come obiettivo la protezione delle attività agricole e forestali con tecnologie innovative in grado di non arrecare danni agli animali e dal basso impatto ambientale.

Avviato in via sperimentale in Toscana, è finanziato dal Bando “Sostegno per l’attuazione dei Piani Strategici e la costituzione e gestione dei Gruppi Operativi del Partenariato Europeo per l’Innovazione in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura”.

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ATTUALITÀ l’idea di realizzarli su larga scala grazie alla collaborazione con Natech srl, per proporre una soluzione che sia efficace e soprattutto non impattante per l’ambiente, oltre che meno costosa». E non poco, se si pensa che le recinzioni costano ben 18 euro a metro. «Di dissuasori ne bastano pochi, anche uno ogni 30 metri, non impattano e soprattutto non hanno bisogno di manutenzione».

ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Remaschi –; noi lo stiamo affrontato con molto impegno sin dall’inizio di questa legislatura, prevedendo forme di abbattimento ulteriori rispetto a quelle tradizionali, ma abbiamo bisogno di trovare altre soluzioni.

Sicuramente su questo tema, l’innovazione e la tecnologia offrono altri strumenti che possono ridurre i danni

Primo esperimento del genere in Italia, coinvolgerà tre aree geografiche: collina, montagna e pianura SOLUZIONE ECONOMICA Si tratta del primo esperimento in Italia, nato da un’intuizione e poi diventato una possibile soluzione: «Ho installato dei dissuasori in un giardino, erano strumenti non professionali - racconta Massimiliano Biagi, agronomo e direttore tecnico della Barone Ricasoli Spa –, ma funzionò. Da qui

SPERIMENTAZIONE IN CORSO La sperimentazione coinvolge tre aree: collina per i vigneti, foreste per impianti forestali e in pianura per coltivazioni ortive.

Entro un anno sarà possibile vedere i primi risultati e valutarne l’efficacia.

«Non c’è una misura unica per risolvere il problema, delicato e grave –

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in agricoltura e creare un sistema virtuoso per le aziende.

Anche questa sperimentazione credo che abbia una sua importanza, non solo per gli ungulati ma anche per i predatori.

Dobbiamo dare delle risposte, questo è quello che si aspetta il mondo dell’agricoltura».

Synthesis e Allevabene leader della biosicurezza Allevabene S.r.l., del Sig. Massaglia Alessandro, rappresenta per la Regione Piemonte, l’Azienda Synthesis Srl leader nella commercializzazione di prodotti per la Biosicurezza una linea di biocidi biodegradabili al 100 % e di strumenti adatti alle più complesse esigenze di mercato al fine di migliorare la salubrità, la qualità produttiva e la competitività delle imprese.

Non sempre è necessario fare grandi investimenti per ottenere soluzioni ottimali: un buon inizio è sempre quello di fare una completa analisi dell’acqua ed, ottenuti i risultati, decidere, una metodologia adeguata al caso.

L’Azienda Synthesis Srl commercializza in ESCLUSIVA, in tutta Italia, questa linea di disinfettanti a marchio spagnolo, prodotti dall’Azienda OX-CTA Sl (Gruppo OX Compagnia Trattamento Acqua S.l.) con sede a Huesca, con la quale collabora dal 1998; all’epoca, il lavoro della Synthesis Srl era incentrato sulla vendita di integratori specifici per suinetti e vacche da latte, fu attratta dal know how della OX-CTA Sl accomunati dalla volontà di trovare un prodotto antibatterico e con azione potabilizzante diverso dal cloro che non fosse nocivo per le persone e gli animali come il perossido di idrogeno. In Italia Synthesis Srl vanta + di 3.000 impianti installati, collabora con grandi gruppi Integrati nel settore avicolo, suinicolo, bovino, ovi-caprino, e nel settore ittico.a OX-CTA Sl sono soci, questa partnership si è potuta concretizzare dopo 10 lunghi anni, durante i quali, Synthesis Srl ha dovuto comprovare la validità dei protocolli di lavoro specifici per ogni settore, testati sul campo e validati da un laboratorio accreditato ACCREDIA ed in conformità con la norma UNI EN 902 2016. Oggi la Synthesis Srl e la OX-CTA Sl sono soci, questa partnership si è potuta concretizzare dopo 10 lunghi anni, durante i quali, Synthesis Srl ha dovuto comprovare la validità dei protocolli di lavoro specifici per ogni settore, testati sul campo e validati da un laboratorio accreditato ACCREDIA ed in conformità con la norma UNI EN 902 2016 (Prodotti usati per il trattamento di acque destinate al consumo umano:

Perossido di idrogeno).

Oggi, il nostro lavoro è incentrato nel trattamento dell’acqua , mediante l’installazione di un semplicissimo impianto, molto economico, costituito da una pompa elettromagnetica, che inietta in linea un micro dosaggio di disinfettante, OX-AGUA 2° GENERACIÓN ( Perossido di idrogeno 48% ), che ha proprietà battericida, fungicida, alghicida, sporicida, attivo sul biofilm ad alta stabilità (scadenza di 3 anni) e con la possibilità di essere utilizzato nella produzione di prodotti biologici (Certificazione CAEE). OX-AGUA, ha un’efficacia comprovata contro la Prototheca, Aspergillus, Stafilococco, Streptococco, Clostridi, Escherichia Coli, Pseudomonas, Listeria, Salmonella, utilizzato a dosaggi bassissimi compresi tra 20 e 30 cc/m3. Le ragioni che spiegano cattiva qualità dell’acqua in allevamento, sono più d’una; ci possono essere problemi alla fonte, quando si attinge da bacini artificiali o da pozzi che possono celare problemi. L’ ostacolo alla qualità dell’acqua utilizzata in allevamento è sicuramente il biofilm che si forma all’interno delle condutture; costituito da mucopolissacaridi e altre sostanze organiche, determina la formazione di una struttura porosa che ospita al suo interno, batteri, alghe, protozoi, molto difficili da debellare se non impediamo la sua formazione, quindi, la soluzione è di trattare con un disinfettante la linea di trasporto dell’acqua intervenendo con un prodotto che sfrutta l’azione biocida dell’ossigeno estremamente efficace e senza lasciare residui. In conclusione, il piano di lavoro proposto da Synthesis Srl con Allevabene Sl si può riassumere in questo modo : - Raccolta in azienda di campioni di acqua, inizio e fine linea - Analisi dei campioni in un nostro Laboratorio accreditato per la ricerca di fattori di indagine variabili in base alle problematiche riscontrate in allevamento - In caso di parametri dell’acqua non soddisfacenti, installazione dell’impianto da parte di un tecnico specializzato, il quale garantirà controlli costanti e gratuiti al cliente, riportati su un libretto controllo lasciato accanto alla pompa in azienda.

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ZOOTECNIA DI GIOVANNI BATTISTA TESTA

Suini, l’anno 2019 chiude in bellezza L’ultima Commissione Unica di novembre non è riuscita a quotare, cioè non c’è stato un accordo tra le parti e la quotazione, come previsto dal regolamento, è stata formulata dal Comitato dei Garanti nella forma “range”, che per la categoria dei suini pesanti di 160-176 kg ha evidenziato un prezzo tra euro 1,799 a euro 1,809/kg.

Solo nel 2017 vennero superate queste

Il valore di euro 1,433/kg consente agli allevatori di raggiungere il punto di pareggio per l’allevamento.

ALLARME ASSICA Intanto Assica (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi) ha radunato i suoi soci e relativi partner d’attività ad Assago lo scorso 26 novembre per lanciare il grido d’allarme: «Se le condizioni

Il prezzo medio a novembre è salito a 1,779 euro/kg, non succedeva dal 2017.

Buone le prospettive per fine dicembre quotazioni.

Nel giro di cinque mesi il prezzo è salito del 32% (vedere grafico 1 a pagina 36).

PREZZO MEDIO Il prezzo medio dei suini da macello dei primi undici mesi del 2019 è pari a euro 1,433/kg, valore nettamente inferiore al prezzo del medesimo periodo del 2018 quando registrava un prezzo medio di euro 1,508, e ancora di più se il confronto lo facciamo con il 2017, prezzo medio di euro 1,668, + 16,40% rispetto al prezzo medio di quest’anno.

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di mercato non miglioreranno sensibilmente nei prossimi mesi – ha tuonato Nicola Levoni - consentendo un adeguato riconoscimento del prezzo finale del prodotto, già a partire da marzo almeno il 30% delle nostre imprese si troveranno in una situazione di difficoltà economica e finanziaria».

Cinquecento persone, tra soci e operatori hanno ascoltato con estrema attenzione gli interventi di rappresentanti dell’agricoltura, delle aziende di trasformazione, dei sindacati, dei consumatori, della distribuzione e della politica.

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GRAFICO 1: ANDAMENTO PREZZI MEDI MENSILI SUINI DA MACELLO - CONFRONTO 2017/2018/2019

sibile trasferire il maggior costo della materia prima sul prodotto trasformato e al dettaglio e la conseguenza è che il macello è in difficoltà», ha affermato Nicola Levoni presidente di Assica.

NOVECENTO INDUSTRIE «L’incontro di oggi è fondamentale per la sopravvivenza stessa di un comparto che, ricordiamo, ha circa 900 aziende di tipo industriale

che danno occupazione a quasi 30.000 persone.

Stiamo vivendo da troppo tempo una serie di problematiche senza precedenti che stanno sfinendo le imprese del settore, dalla

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vera e propria mancanza della materia prima – mai così grave dal dopoguerra - fino al problema dei dazi negli Usa e al rallentamento degli scambi mondiali in generale. Non è stato pos-

DOMANDA CINESE Al centro di questa “discussione” i fortissimi rincari della carne suina, dovuti all’aumento della domanda in Cina che ha portato ad una scarsità della materia prima in tutto il resto del mondo ed al conseguente elevato aumento dei prezzi anche per le carni di altre specie (bovine e avicole).

A partire dal mese di gennaio 2019 in tutta Europa, infatti, si sono verificati forti incrementi che sono arrivati a colpire anche le

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carni italiane a partire da marzo.

Ad esempio, i prezzi dei suini da macello 160-176 kg, che in Italia sono fissati dalla Commissione Unica nazionale sulla base di indicazioni raccolte settimanalmente sulla filiera, sono passati dagli 1,27 euro/kg di gennaio agli 1,79 euro/ kg di fine novembre per un balzo di oltre il 40%.

Allo stesso modo anche i tagli di carne suina fresca

hanno registrato incrementi, raggiungendo picchi preoccupanti in novembre per spalla (+40%), pancetta (+73%) e coppa (+20%).

Sono risultate in crescita anche le cosce fresche per la produzione dei prosciutti crudi che hanno toccato +16%. Justin Sherrard, ricercatore della Rabobank, ha svolto la relazione di apertura con tema “Lo scenario economico

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internazionale nel settore delle carni suini, bovine e avicole”.

Justine Sherrard ha riportato una previsione a cinque anni prima che la Cina torni ai livelli produttivi degli anni passati.

Quindi siamo in presenza di una situazione strutturale e non di contingenza.

PREZZI IN RIALZO Anche negli altri Paesi europei le quotazioni ve-

leggiano a livello record. In Olanda le carcasse di suino leggero hanno superato il valore di due euro/kg, in Germania hanno raggiunto la quota di euro 1,95/kg.

Sono valori mai visti prima.

Ma vediamo le quotazioni medie dei primi dieci mesi con le differenze rispetto all’anno 2018: Paesi Bassi +22,14%, Danimarca +22,17%, Germania +18,58%, Francia + 21,58% e Spagna (quota il suino leggero a peso vivo) +15,89%. La quotazione del suino pesante italiano nei primi dieci mesi evidenzia invece una diminuzione del 7,72% (vedere tabella 1 a fianco).

EXPORT L’export di carni suine (fresche, congelate e lavorate) dell’Unione Europea

verso i Paesi extra UE nel corso dei primi otto mesi dell’anno 2019 è incrementato del 15,17%, rispetto al 2018. Vale a dire 2.955.495 tonnellate, contro le 2.566.093 tonnellate del 2018.

Si va verso il record assoluto dell’export europeo verso i Paesi extra UE. A trascinare le esportazioni la Cina, che per via della crisi produttiva interna dovuta agli abbattimenti per peste suina sta comprando sul mercato mondiale carni suine in quantità importanti.

Nei primi otto mesi 2019 l’incremento delle vendite alla Cina è del 47,97%.

La Cina è di gran lunga il principale importatore di carni suine dall’Unione Europea (vedere tabella 2 a pagina 40).

ANDAMENTO CONSUMI Secondo i dati pubblicati da Ismea, nei primi nove mesi del 2019, i consumi domestici di carni suine fresche hanno registrato una flessione del 2,6% in quantità e dello 0,9% in valore. I salumi registrano invece una stabilità degli

acquisti in volume e un incremento della spesa del 1,2%. Per quanto riguarda i prosciutti crudi, si registrano aumenti per il Prosciutto di Parma, sia in quantità che in valore, mentre sono in calo i consumi del San Daniele.

Il trend riflessivo interessa

anche la mortadella e i wurstel. Per i prosciutti cotti si registra una lieve flessione delle quantità acquistate -0,5%, mentre la spesa è aumentata dello 0,8%. In aumento i consumi dei salami del 1,0% in volume e del 2,2% in valore.

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COLLABORAZIONE ORGANICA L’allarme rosso lanciato da Assica porta conferme e alcune novità nel contesto dei rapporti con gli altri anelli della filiera e con la Pubblica Amministrazione.

Tra le conferme mi sembra di cogliere una disponibilità, solo supposta, di stabilire con gli altri anelli della filiera e in particolare con gli allevatori una collaborazione organica volta ad affrontare insieme la grave situazione.

Assica, tramite il suo presidente Levoni, si rivolge in primis alle Autorità, Governo e Unione Europea, per chiedere “lo stanziamento di risorse mirate per azioni di informazione e di promozione riguardanti i prodotti del settore realizzate nel mercato interno e nei paesi terzi”.

TAVOLO GDO Novità: “Assica chiede al Governo l’istituzionalizzazione del tavolo bilaterale con la Gdo e un accordo

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su alcune misure finanziarie ad hoc”. Non è chiaro quali finalità abbiano le misure finanziarie ad hoc, sta di fatto che sarebbero altri soldi da spendere in accordo con la Gdo senza il coinvolgimento del settore agricolo.

ORDINE SPARSO Presupposti veri per uscire dalla crisi non ne vedo, Assica rende chiara la sua linea di andare avanti per conto suo, senza il coinvolgimento vero degli altri

anelli della filiera.

La ministra Teresa Bellanova interviene al convegno e lancia alcuni messaggi: “Trasparenza, filiera e futuro: queste sono le parole chiave per il rilancio del settore! Poi annuncia che saranno investiti 1,5 milioni di euro per una forte campagna di comunicazione sui salumi, coinvolgendo la distribuzione e dedicando un mese a far conoscere le tante specialità e combattere le fake news”.

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ZOOTECNIA

Il piano del Governo per la filiera suinicola Le linee di azione a sostegno delle imprese di macellazione e trasformazione delle carni suine Trasparenza, filiera, futuro. Sono le parole chiave dell’intervento della ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, a conclusione del convegno promosso da Assica il 26 novembre a Milano sui principali temi e difficoltà delle imprese italiane di macellazione e trasformazione delle carni suine.

TRASPARENZA «Non dobbiamo avere paura della trasparenza: deve diventare la cifra distintiva del settore suinicolo italiano - ha esordito la ministra Bellanova -, apriamo una pagina nuova insieme.

Abbiamo un sistema di controlli che

funziona e che dobbiamo rafforzare.

Uno straordinario patrimonio di Dop e Igp delle carni di suino trasformate.

La possibilità di rilanciare. I nuovi piani di controllo della filiera produttiva a monte e i nuovi disciplinari – una volta approvati - daranno un contributo importante.

Come Ministero vogliamo accompagnare al meglio questa fase. Per questo abbiamo predisposto un decreto sull’origine in etichetta sulle carni di suino trasformate, un decreto sui controlli dei tipi genetici per tutte le produzioni Dop, un decreto per l’istituzione del Fondo suinicolo nazionale. Tre parti di un intervento

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che deve essere utile per comunicare a tutto il mondo che la filiera suinicola nazionale è forte e sicura».

INVESTIMENTI INNOVATIVI Quanto alla filiera, Bellanova ha sottolineato la necessità di “puntare su investimenti innovativi nelle macchine per valorizzare meglio e in maniera più oggettiva la carne come condizione per una rinnovata fiducia tra allevatori e macellatori”. E ha annunciato l’investimento di almeno 1,5 milioni di euro in una forte campagna di comunicazione istituzionale a sostegno dei prodotti della salumeria italiana, quelli tutelati e non solo.

ZOOTECNIA

I bergamaschi cercano la Pecora della Langa Grande interesse per le storiche razze ovine da latte della provincia di Cuneo. Si valuta un piano di ripopolamento Si profila un ulteriore arricchimento della ricchissima varietà di tradizioni e tecniche casearie delle valli orobiche, sancita dalla proclamazione di Bergamo città creativa Unesco per la gastronomia al recente Festival del pastoralismo. E in questo percorso un ruolo importante potrà essere rivestito da due razze storiche cuneesi, la Frabosana-Roaschina e soprattutto la Pecora di Langa.

PECORE DA LATTE L’argomento è stato approfondito nel convegno che si è tenuto al Parco dei Colli di Bergamo sabato 2 novembre nell’ambito della “giornata” dedicata alla pecora da latte, cui hanno partecipato il capo area Arap Battista Camisassa e due allevatori della razza di Langa, entrambi di Murazzano, Marcello Gatto e Valentina Allaria del Forletto, noti produttori del formaggio Murazzano Dop. Dato importante, la presenza di un gruppetto di Frabosane e pecore di

Langa a titolo dimostrativo, ma non solo: sono già partiti i primi acquisti di capi selezionati per promuovere in Bergamasca la diffusione delle due nobili razze piemontesi.

TRADIZIONE OVINA Ha ricordato in apertura Michele Corti, presidente del Festival del pastoralismo: «Pochi sanno che sino al Trecento in Lombardia, al monte come al piano, il formaggio era prevalentemente ovino. E si è continuato a produrlo fino all’Ottocento. Poi da inizio ‘900 il latte vaccino ha preso il totale sopravvento nella produzione di formaggi e la pecora Bergamasca è diventata sempre più “da carne”, così siamo rimasti senza pecore da latte.

Chi oggi è interessato a recuperare una nicchia produttiva con il latte e i formaggi ovini – ha sottolineato Corti - deve quindi rivolgersi altrove. E noi guardiamo con grande interesse alle pecore da latte più vicine, quelle del Piemonte sud-occidentale, partico-

larmente adatte al nostro territorio collinare e montano».

POSSIBILI SVILUPPI In casa Arap si manifesta soddisfazione per i possibili sviluppi. Sia la Frabosana che la pecora di Langa restano razze a rischio di estinzione, con poche migliaia di capi, e un ampliamento della base produttiva in altre regioni rappresenta un fattore di consolidamento e crescita anche in termini genetici: «Già in passato – afferma Roberto Chialva, presidente Arap – si erano create robuste colonie di razza delle Langhe nelle campagne del Lazio e in Sicilia, con le quali si è avviato un proficuo scambio di arieti per fortificare la razza. Pur mantenendo la specificità territoriale della razza di Langa, valorizzata da una produzione casearia di eccellenza, la collaborazione con il sistema allevatoriale bergamasco – che presenta numerose analogie con il nostro – va seguito con la massima attenzione».

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ATTUALITÀ

Vino rosso e olio perchè fanno bene All’ultimo convegno nazionale dell’Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti ospedalieri, il 23 novembre a Bari, uno dei principali punti chiave emersi è stata la conferma della “superiorità” della dieta mediterranea rispetto alle altre diete specifiche, proposte in varie situazioni cliniche.

STILE DI VITA «Lo stile di vita mediterraneo, i cui effetti benefici sono noti da oltre 30 anni - ha sottolineato Gioacchino Leandro, direttore presso l’Unità operativa complessa di gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’ospedale Irccs di Castellana Grotte (Bari) -, resta il modello ide-

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ale da perseguire. Oggi assistiamo ad una continua rincorsa a diete “spot”, alle cosiddette diete “senza”, basate sull’esclusione di una o più categorie di alimenti. Niente di più sbagliato – continua Leandro –; la dieta mediterranea è ricca di alimenti ad azione pre-biotica e di fibre solubili quali l’inulina, metabolizzata dal probiota con produzione di butirrato, sostanza anti-infiammatoria. Negli ultimi anni la comunità scientifica internazionale ha dimostrato che l’aderenza alla piramide alimentare mediterranea è associata alla normalizzazione del microbiota intestinale e alla regolazione dei geni che controllano l’infiammazione. Numerose diete “senza”

ATTUALITÀ

tendono a escludere cibi contenenti inulina, con conseguente sviluppo nel tempo di un pattern infiammatorio e sono quindi da mettere al bando con decisione».

VINO ROSSO E OLIO Uno studio pubblicato lo scorso 19 novembre 2019 sulla rivista scientifica internazionale “Nutrients”, a cura di un gruppo di ricercatori spagnoli, ha focalizzato la sua attenzione sui due cibi fluidi che fanno parte della piramide alimentare, il vino rosso e l’olio extravergine di oliva. Entrambi contribuiscono all’effetto protettivo antiossidante e anti-infiammatorio, con miglioramento dell’assetto lipidico, dell’insulino-resistenza e del rischio aterosclerotico, sia nella popolazione generale sia in soggetti con fegato grasso e sindrome metabolica.

L’olio extravergine di oliva e il vino rosso sono infatti ricchi di polifenoli, che svolgono un’azione antiossidante, e di alcune sostanze peculiari come gli acidi grassi mono e poliinsaturi (olio di oliva) ed il resveratrolo (vino rosso): quest’ultima sostanza ha richiamato molto l’attenzione dei ricercatori in quanto è in grado di promuovere la conversione del tessuto adiposo bianco in tessuto adiposo bruno (che è quello metabolicamente attivo) mimando l’azione della restrizione calorica e dell’esercizio fisico, soprattutto se assunto nelle ore serali.

PATOLOGIE INFIAMMATORIE «I polifenoli degli alimenti della dieta mediterranea hanno fra di loro un’azione sinergica, tanto che se utilizzati singolarmente come far-

Il richiamo dei gastroenterologi italiani: no alle diete “senza”, sì alla dieta mediterranea. Effetto anti-ossidante e anti-infiammatorio

maci non funzionano – ha aggiunto Leandro –; prendendo in rassegna gli aspetti terapeutici di molte patologie, come ad esempio la sindrome metabolica e il fegato grasso, vera e propria epidemia del mondo occidentale, la dieta mediterranea si è dimostrata addirittura più efficace di un regime alimentare a basso tenore di grassi. Inoltre abbiamo mostrato come mediante alcuni accorgimenti, come l’uso di un estrattore di succo, la dieta mediterranea risulta essere il miglior regime anche in situazioni cliniche in cui l’elevato apporto di fibre potrebbe renderne più problematica l’applicazione. E’ il caso delle patologie infiammatorie croniche intestinali e della malattia diverticolare in fase sintomatica, poiché consente di non

far mancare proteine e vitamine utili in un soggetto che spesso rischia la malnutrizione».

VINO E SALUTE Infine una ulteriore considerazione sul vino: «La dieta mediterranea raccomanda il consumo giornaliero di 1-2 bicchieri di vino rosso ai pasti, che secondo alcuni studi avrebbero effetti positivi, addirittura superiori rispetto alla astensione assoluta da alcool. La relazione fra consumo di vino e rischi sulla salute ha però una forma ad “U”: per basse dosi (quelle raccomandate) è evidente l’effetto protettivo, ma il rischio sale vertiginosamente all’aumentare della quantità assunta.

L’invito quindi è ad un uso consapevole», ha concluso Leandro.

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ORTOFRUTTICOLTURA DI CECILIA CONTESSA - VIVAISTA - info@labovivairoero.com

Contro la crisi la forza delle noci Non si ferma la richiesta di noci in Italia, anzi, sono sempre più le persone che consumano noci abitualmente durante tutto l’anno, consapevoli degli effetti benefici di questo frutto sull’organismo.

In Italia nel 2018 sono state prodotte 15.000 tonnellate di noci, a fronte di un consumo che si aggira attorno a 55.000 tonnellate. Un dato da prendere in esame e che ha già portato diversi agricoltori ed imprenditori ad investire su questa coltura.

IMPORTAZIONI E FILIERE D’altronde oggi su 10 noci che si consumano soltanto due provengono da produzioni

kiwicoltura, sono stati portati avanti diversi progetti di filiera nocicola, con agricoltori alla ricerca di coltivazioni alternative e più redditizie rispetto alle produzioni tipiche, che continuano a deludere le aspettative economiche aziendali.

ESSERE COMPETITIVI I nuovi impianti realizzati qualificano la produzione e sono competitivi sul mercato.

Le cure colturali di cui necessita un noceto specializzato sono nel complesso simili a quelle dei frutteti tradizionali. La gestione del suolo tramite inerbimento, volta a favorire le operazioni di raccolta meccanica, la

In Italia nel 2018 sono state prodotte 15 mila tonnellate di noci, a fronte di un consumo che si aggira attorno a 55 mila tonnellate italiane, mentre le altre sono importate dalla California, Cile, Argentina, Australia e Francia, a prezzi non concorrenziali rispetto ai nostri e di qualità spesso inferiore, basti solo pensare al trasporto che spesso inficia la conservazione del prodotto. Le noci, prodotte quindi in zone circoscritte, sono soggette a sbalzi di mercato; è sufficiente un’avversità meteo nella zona di produzione o un evento socio-politico per far schizzare o deprimere i prezzi improvvisamente.

Da diversi anni nelle pianure emilianoromagnole e venete, aggredite in particolare dalla crisi della peschicoltura e della

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tempestività degli interventi fitosanitari e la gestione dell’irrigazione sono la chiave di una nocicoltura di successo. L’irrigazione richiede interventi di volumi mediobassi, in particolare nella fase di sviluppo del frutto. Carenze idriche nel periodo tra giugno e agosto posso penalizzare il calibro e la qualità dei frutti. Le operazioni di allevamento e potatura prevedono la formazione di una piramide produttiva alta 7-8 m, con una potatura di allevamento di tipo manuale fino al terzo-quarto anno. Le successive operazioni di potatura possono essere meccanizzate.

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Successo meritato al “Porte aperte” di Borio Porte Aperte di grande successo, oramai consolidato, per Borio macchine agricole di Alba (CN): due giorni intensi, ricchi di novità e spunti con grande partecipazione, sia Sabato 16 sia Domenica 17 Novembre. Una kermesse studiata per presentare le principali novità agricole all’imprenditoria albese: novità sintetizzabili nei marchi premium per eccellenza, tra cui Lamborghini Same, Deutz Fahr, Bcs e per quanto riguarda la meccanizzazione vera e propria nei marchi d’eccellenza da sempre trattati da Borio, tra cui Stihl, Cima, Facma. Un evento studiato con grande cura, evidenziabile dalle varie aree tematiche dedicate: Stihl con il maestro Flavio Favaro, scultore di prim’ordine, Bmv per quanto concerne le cimatrici per corileti e vigneti, Torrengo con l’innovazione che da sempre contraddistingue l’azienda nella meccanizzazione e nella lavorazione della nocciola, Facma per la raccolta delle nocciole ed infine una spettacolare esibizione dei migliori pizzaioli della nazionale italiana. Grande partecipazione durante tutte e due le giornate, atta a testimoniare la grande affezione del pubblico albese per una delle più affidabili aziende del territorio, sempre all’avanguardia e con offerte competitive.

Andrea Borio, Flavio Favaro e Francesco Bordino

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ENOLOGIA DI CARLO ARNULFO - AGRONOMO - ENOLOGO - carlo.arnulfo@bio-service.biz

Viticoltura del futuro. Ecco cosa sta cambiando Da un po’ di tempo, il settore agroalimentare è attraversato da ondate di innovazione che stanno spingendo il mondo agricolo a inserire i supporti decisionali e le informazioni in sistemi computerizzati e automatizzati, permettendo in tal modo di soddisfare l’esigenza di una corretta gestione produttiva e al contempo rispondere a requisiti di sostenibilità ambientale ed economica.

NUOVI OBIETTIVI Mentre gli obiettivi agricoli del passato erano rivolti alla riduzione delle risorse impiegate e al miglioramento delle produzioni dal punto di vista quanti-

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qualitativo, quelli attuali si sono ampliati e devono anche soddisfare le istanze di salvaguardia dell’ambiente e di maggior salubrità del vino nonché l’esigenza di dare delle risposte alle sfide imposte dal cambiamento climatico. Nell’ambito di questo quadro generale, con una particolare attenzione agli sviluppi futuri, l’agricoltore deve iniziare a rivedere sia i propri obiettivi, ma anche le procedure utili al raggiungimento degli stessi in modo da poter organizzare una strategia produttiva economicamente valida.

STRATEGIA 4.0 Ora ci addentriamo nel settore viticolo

ENOLOGIA e tentiamo di analizzare quale potrebbe essere la strategia definita 4.0 che consente alle aziende di proiettarsi verso la soddisfazione dei requisiti precedentemente elencati.

La gestione del vigneto e della cantina, pur condotta in riferimento alla zona in questione con metodi corretti, molto sovente fa riferimento a schemi e modalità gestionali ancora troppo impregnate del passato che, se da un lato sono una risorsa, rischiano però di mettere in difficoltà l’azienda rispetto all’introduzione di supporti operativi informatici o di attrezzature di precisione.

Il processo decisionale utilizzato nella conduzione delle vigne ha subito, nel corso degli anni, un’enorme modificazione da mettere in relazione alla separazione, avvenuta nel tempo, fra le figure economiche interessate dal processo produttivo.

FIGURE DISSOCIATE Mentre in passato il proprietario del fondo, il conduttore, l’esecutore dei

Il processo decisionale utilizzato nella conduzione delle vigne ha subito un’enorme modificazione, grazie soprattutto alla tecnologìa lavori e l’organizzatore facevano capo alla stessa persona fisica, attualmente queste figure si sono dissociate e pertanto alcuni supporti alle decisioni di tipo soggettivo, legate all’esperienza e alla sensibilità derivante dalla costante presenza in vigna durante l’intero ciclo produttivo, sono venute meno. Pertanto, è nata l’esigenza di ricorrere a supporti e figure professio-

ENOLOGIA

nali esterne, utili alla gestione del vigneto.

Ora, i nuovi obiettivi legati sia ai mutamenti climatici che alla necessità di attenzione verso l’ambiente richiedono un cambiamento di passo, in modo che il soddisfacimento degli stessi sia facilitato e risulti economicamente sostenibile. Questo presupposto è valido sia per gli aereali viticoli di pregio che non, ed ha l’intento di soddisfare tutti gli obiettivi indicati, compresa l’esigenza di fornire prodotti che siano validi ma anche legati al territorio. Tutto questo comporta un importante impiego di risorse umane e di fattori produttivi.

SUPPORTI TECNOLOGICI Pertanto, la gestione del vigneto richiede un diverso approccio che prende in considerazione la possibilità di affidarsi a supporti tecnologici

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ENOLOGIA

Processore da adattare alle attrezzature a rateo variabile e anche a figure professionali non tipiche dell’ambiente: si tratta di dare inizio a una sorta di rivoluzione culturale e tecnologica che trovi soluzioni che si orientino verso l’accettazione dell’innovazione pur mantenendo saldi i caratteri di tradizionalità viticola/ enologica.

Dopo gli enunciati che delimitano gli obiettivi e i contorni entro i quali dobbiamo muoverci, passiamo ora a tracciare un percorso operativo che aiuti anche a superare la naturale diffidenza del mondo agricolo rispetto alle proposte troppo innovative.

SENSORISTICA AMBIENTALE L’introduzione di queste nuove idee gestionali dev’essere maturata attraverso il ricorso graduale ai possibili supporti. La prima tappa dovrebbe interessare l’ampliamento degli ausili tecnologici di sensoristica ambientale, utili per la gestione della difesa. Distribuiti sul territorio, sono già presenti numerose centraline che rilevano i dati meteo utili a gestire la lotta fitoiatrica. Non sempre questi

supporti sono sfruttati appieno in quanto forniscono elementi utili ma che necessitano di un’elaborazione ai fini di ottenere decisioni fruibili.

La conoscenza di quantità di pioggia, temperature minime, massime e medie, bagnatura fogliare sono sicuramente elementi utili ma non sufficienti se paragonati alle possibilità offerte dai software gestionali (DSS/difesa): trattasi di stazioni remote, collegate ai punti di rilievo (centraline), le quali, sfruttando modelli previsionali, sono in grado di predire con finestre sufficientemente ampie

specifico e allo storico dello stesso, che possono solo essere fornite dal responsabile agronomico dell’azienda.

L’ampliamento del numero dei sensori potrebbe consentire di rilevare ulteriori elementi, utili a una completa conoscenza delle informazioni necessarie per la conduzione della vigna, quali il rilievo delle disponibilità idriche a diverse profondità, l’evapotraspirazione, la radiazione solare, l’intensità di pioggia. Questi ulteriori parametri possono essere sfruttati per predire gli stress idirici e termici e predisporre interventi adeguati a rispondere ai cambiamenti climatici (interventi sia sulla chioma che sul terreno) mentre il rilievo dell’intensità della pioggia, supportato anche dal rilievo della pressione del patogeno, consentirebbe di comprendere la persistenza delle sostanze usate e di orientare la lotta verso strategie meno impattanti.

Multiplex-fluorescenza

PIATTAFORMA COMUNE La sensoristica ambientale sicuramente è utile ed efficace ma presuppone una condivisione fra operatori attra-

la possibilità di un attacco di peronospora, oidio o botrite. Citiamo a titolo di esempio “Monitora Net Horta” e “VM Plasmopora”.

CONOSCENZE SOGGETTIVE Rimane per ora scoperta la possibilità di ottenere supporti in merito ad altre patologie fungine dette minori e alle patologie legate a insetti e acari.

Resta il fatto che le informazioni ottenute da questi supporti vadano tarate e applicate confrontandole con le conoscenze soggettive legate allo

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Stazione rilievo dati ambientali

ENOLOGIA verso una piattaforma comune dove tutti possono condividere notizie utile in uscita e in entrata. In tal modo ogni unità colturale (areale con situazione pedoclimatica comune) potrebbe essere coperta dalla distribuzione di sensori senza eccessivo dispendio economico.

RILIEVI MANUALI Le altre patologie che interessano la vite per ora beneficiano solo dei monitoraggi fatti secondo procedure che richiedono, pur con l’aiuto di supporti e metodi oggettivi (trappole a feromoni o cromatiche) l’esecuzione manuale del rilievo. È evidente che, anche se non strumentale, la dimestichezza con le procedure di controllo permette di ricavare degli elementi oggettivi comparabili nello spazio e nel tempo.

Ma anche questi rilievi (cicaline, tignole, tripidi, ragnetti) potrebbero essere condivisi consentendo in questo modo di allertare le aziende sulle infezioni in atto. Si fa rilevare che il ricorso a supporti di tipo informatico rende disponibili le informazioni in tempo reale e consentirebbe interventi tempestivi e di tipo preventivo e di conseguenza meno impattanti ed anche di evitare di eseguire trattamenti solo cautelativi.

SENSORISTICA COLTURALE NDVI, GIS, GPS, Iot, DSS, RBG sono alcuni acronimi che ci introducono nella sensoristica colturale, la quale si prefigge l’intento di ricavare informazioni sia sul vigneto, sia sulla coltura e sul relativo suolo e, nel prossimo futuro, anche sulle caratteristiche

quali-quantitative della produzione.

Si tratta di tecnologie non nuove, che sono state adattate o sono in corso di adattamento al settore agricolo. Queste sfruttano le radiazioni come RGB, infrarosso, NIR e fluorescenza e leggono alcuni aspetti della chioma o del suolo, segnalando delle anomalie rispetto all’ordinario. I rilievi fotometrici elaborati forniscono parametri che vanno intesi non come assoluti ma come indicatori. Tali indici vanno georeferenziati e trasformati in mappe, le quali possono essere successivamente tradotte in mappe prescrittive.

Queste ultime dividono il rilievo in classi di intensità, consentendo a livello operativo di intervenire in modo preciso nel rispetto del parametro letto.

CONCIMAZIONE E IRRIGAZIONE Esempio: nel caso in cui si debba applicare una mappa di vigore (NDVI) a un distributore di concime, è possibile collegare il dosaggio del concime, stabilito sempre dall’agronomo, in funzione delle classi di vigoria indicate sulla mappa prescrittiva (mappa operativa).

L’indice di stress idrico è un altro rilievo possibile e di esigenza molto attuale, e può essere effettuato sia da drone che dal suolo; consente, attraverso la lettura dell’alterazione L’imprenditore agricolo • Dicembre 2019

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ENOLOGIA

della temperatura della chioma indotta da condizioni di stress, di fornire agli operatori un valido supporto per intervenire in tempo utile e in funzione delle reali necessità della vigna. L’indice si ricava come differenza mettendo a confronto temperature dello stesso apparato fogliare in condizioni normali e al momento del rilievo: maggiore è la differenza, maggiore è lo stress. Il risultato è la produzione di mappe di stress idrico.

PROSSIMO FUTURO Le novità che ci riserva la sensoristica nel prossimo futuro riguardano la valutazione attraverso la fluorescenza di alcuni

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aspetti produttivi, quali la quantità di produzione, il contenuto di alcuni componenti dell’acino (colore, zuccheri, ecc), nonché le infezioni di peronospora in atto. L’insieme di questi strumenti di sensoristica colturale troverà completa applicazione solo quando sarà coniugato con attrezzature di gestione della vigna a rateo variabile (dette anche attrezzature di precisione) in grado di leggere le mappe prescrittive e regolare di conseguenza l’intervento in relazione alle stesse.

Le possibilità applicative vanno dalla concimazione, all’irrigazione, alla gestione differenziata della chioma, alla raccolta differenziata.

ATTREZZATURE TECNOLOGICHE A RATEO VARIABILE

AGRICOLTURA DI PRECISIONE È a tal punto che la viticoltura deve compiere un successivo passo e dotarsi di attrezzature di precisione ed equipaggiare i mezzi meccanici con strumenti di lettura delle mappe (processori) e conseguenti sistemi attuatori. Gli ostacoli a tale passo non sono la mancanza di strumenti adatti (lettori fotometrici) da terra o da drone e neppure la trasformazione dei rilievi in mappe prescrittive, ma piuttosto il costo dei sistemi di lettura e di attuazione. Non è il caso di ricordare che il passato viticolo del territorio è stato glorioso e ha posto le basi della situazione attuale di prestigio nell’ambito del panorama viticolo mondiale ed è stato mandato avanti pur senza tanta tecnologia: testa e braccia sono stati gli elementi chiave del tutto.

SUPPORTI OGGETTIVI Ora viene da chiederci se con tanta tecnologia a disposizione si rischia di perdere sensibilità rispetto alle

Impianto vigneto

Trattamenti

Concimazione

Defogliatrice

Vendemmiatrice

GPS = piantumazione della barbatelle e sostegni

Irroratrici antideriva

Interratori rateo variabile manuale o automatico

Accostamento Tastatore meccanico

Controllo quantità (Massa di prodotto raccolto)

GIS = determinazione della posizione

Irroratrici a getto mirato (manuale o automatico)

Accostamento automatico con lettore ottico volumetrico

Possibile controllo qualità attraverso installazione di sensori in continuo o NIR

Irroratrici regolano distribuzione fitosanitari in f. (velocità mezzo/sesti impianto)

Regolatore di intensità con lettore ottico volumetrico

Irroratrici volume variabile in f.(fittezza chioma)

risposte della pianta, agli interventi colturali e ai fattori ambientali.

La risposta credo sia negativa se questi strumenti verranno intesi come supporti oggettivi per gestire le informazioni e se al centro delle decisioni rimane sempre l’uomo, con le conoscenze ed esperienze maturate con la frequentazione della vigna.

Non dimentichiamo che l’uomo è

il mediatore e artefice dell’intesa tra ambiente e la vite ed è e rimarrà l’unico attore capace di mettere a confronto vecchi saperi con le nuove tecnologie.

Relazione presentata al convegno VINO 4.0 - L’uso delle tecnologie digitali in vigna organizzato dalla Confindustria di Cuneo.

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SEMINATIVI

Come coltivare l’orzo da birra Il panorama brassicolo nazionale si sta sempre più arricchendo di birrifici agricoli, ovvero brasserie che oltre alla classica produzione di birra artigianale affiancano la coltivazione di parte delle materie prime agricole necessarie ai processi di birrificazione.

se vocato alla coltivazione cerealicola, la messa a punto di sistemi colturali e l’individuazione di varietà idonee alla produzione di malto da birra è una tendenza piuttosto recente e sono poche le aziende agricole che si sono specializzate in tale coltura.

Cascina Motta Alessandria

I “segreti” di una produzione ancora poco conosciuta in Italia, svelati dall’agronomo del Birrificio contadino Cascina Motta SPECIALIZZAZIONE Il malto, ingrediente principale a livello quantitativo di tutte le birre, deriva da orzo che deve presentare specifiche caratteristiche di qualità e composizione e richiede attenzioni particolari durante tutta la fase di coltivazione per possedere le migliori peculiarità tecniche alla trasformazione.

Anche se l’Italia è da sempre un pae-

ORZO DA BIRRA Marco Malaspina, co-titolare e responsabile agronomico del Birrificio contadino Cascina Motta, nell’Alessandrino, l’unico in Italia a coltivare direttamente e trasformare, inclusa la maltazione, tutte le materie prime per le proprie birre,così descrive le particolarità della coltivazione dell’orzo da birra: «Coltivare l’orzo è una pratica

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conosciuta e consolidata in Italia, ma la granella ad uso maltario per birra richiede delle caratteristiche tecniche molto distanti da quelle perseguite normalmente. A differenza dell’orzo foraggero, infatti, la granella da birra deve avere bassi tenori proteici, molto amido, seme di grande calibro e di forma omogenea, inoltre si pone particolare attenzione ai tenori di micotossine ed altri eventuali contaminanti».

TAZIO E BASTILLE Fatte queste premesse tecniche, è importante specificare come l’orzo da birra non sia il classico orzo polistico, molto produttivo, impiegato per la destinazione mangimista e foraggera.

Infatti, le varietà migliori e più tradizionali sono a spiga distica, ovvero, con semi disposti su soli due raghi, che risultano più grandi, seppur numericamente inferiori.«Individuate le due varietà più valide nella nostra condizione pedoclimatica (Tazio e Bastille) – continua Malaspina -, abbiamo affinato le tecniche di coltivazione, puntando molto sulla rotazione triennale con il solo impiego di leguminose, l’abbandono di ogni forma di fertilizzazione escluso il sovescio, la definizione della migliore densità di semina.

La ricerca in ambito varietale ed agronomica, comunque, procede anno dopo anno. Ad oggi abbiamo addirittura conseguito il risultato di autoriprodurci il seme, sottopo-

SEMINATIVI

culmo porti un numero limitato di spighe, a tutto favore della grandezza ed uniformità di calibro delle cariossidi. Ai fini della semina procediamo ad una pulitura e calibratura molto efficace delle cariossidi da seme, in modo da evitare l’apporto di infestanti e favorire l’omogeneità di germinazione. La pratica della rullatura è, invece, abbandonata».

nendo il raccolto ad un’attenta fase di vagliatura e calibrazione ed allo stoccaggio in atmosfera inerte per preservare perfettamente la germinabilità delle cariossidi».

SEGRETI DI COLTIVAZIONE La coltivazione dell’orzo da birra, pur risultando semplice come quella di ogni cereale vernino, richiede alcune accortezze particolari: «Considerata l’impossibilità d’uso di fitofarmaci antifungini, considerate le periodiche abbondanti piogge autunnali e lo spostamento dei primi freddi in autunno inoltrato, preferiamo ritardare la semina rispetto al normale orzo.

Questo significa predisporre la semina per metà novembre, tenendo conto che la nostra azienda ha sede nel cuore della Pianura Padana.

Una leggera aratura e una buona preparazione del letto con erpicatura, quando il terreno è in perfetta tempera, sono le condizioni essenziali per la messa a dimora dei semi».

Marco Malaspina SEMINA DI PRECISIONE «Grazie all’elevato livello di meccanizzazione aziendale procediamo con semina di precisione, mantenendo sempre alta la dose di seme per ettaro: questa soluzione consente di limitare la crescita delle infestanti e riduce l’accestimento, così che ogni

MATURAZIONE E RACCOLTA «Durante tutta la fase vegetativa poniamo poi attenzione alle aree perimetrali, in modo da mantenerle pulite dalle infestanti con la lotta meccanica. In prossimità della raccolta procediamo a periodici campionamenti, in modo da effettuare la trebbiatura non appena la maturità tecnologica è raggiunta, scongiurando così i rischi di bagnatura da temporali estivi. In ogni caso, gli orzi distici sono piuttosto precoci e la data del 25 giugno è il termine massimo entro cui procedere alla raccolta».

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ENOLOGIA

I vini del Monferrato protagonisti a Berlino Dopo le prime tappe di successo a Copenaghen e a Stoccolma, che hanno visto la partecipazione di oltre 100 esperti locali del settore vino & food e oltre 15 aziende di eccellenza del Monferrato impegnate in masterclass, degustazioni e B2B per promuovere i vini di una regione vitivinicola unica al mondo (dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco), l’ambizioso e innovativo progetto E4Quality, sostenuto dall’Unione Europea e ideato dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, è proseguito con una tappa chiave del tour, quella nella capitale tedesca, un mercato da sempre strategico per i produttori piemontesi e storicamente importante quasi quanto il mercato Usa. A fine ottobre, l’evento si è svolto in una venue d’eccellenza, il famosissimo ristorante italiano Cecconi’s, una delle più rinomate catene di ristoranti italiani, punto di riferimento per la tra-

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ENOLOGIA dizione enogastronomica del nostro paese che vanta tra le sue prestigiose location ristoranti a Londra, West Hollywood, Miami Beach e Istanbul.

A Berlino, Cecconi’s è sito nella Soho House, a due passi da Alexander Platz.

INCONTRI STRATEGICI Domenica 27 ottobre nel pomeriggio, presso la hall principale del Cecconi’s store, ha avuto luogo il walk around tasting dei grandi vini del Monferrato dedicato a operatori del settore, importatori, distributori di ristoranti del network berlinese e wine lovers.

Alla sera, cena di stampo italo-contemporaneo, in abbinamento con i vini del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, insieme ai più importanti importatori della capitale e ai migliori ristoratori.

La mattinata di lunedì 28 ottobre è stata interamente dedicata alle masterclass e alle degustazioni dei grandi vini del Monferrato tutelati dal Consorzio.

Dopo Copenaghen e Stoccolma, il tour del Consorzio Barbera d’Asti ha conquistato la capitale tedesca, una piazza da sempre strategica per i produttori piemontesi

A prendere la parola, insieme a Michele Longo (curatore Italia del Pocket Book di Hugh Johnson), la famosa master of wine tedesca Romana Echensperger, miglior sommelier tedesca 2005, head sommelier del ristorante tre stelle Michelin Vendôme a Cologne (più volte ‘Best Restaurant of Germany) e attualmente wine journalist e collaboratrice del German Wine Institute (l’ente pubblico di promozione del vino in Germania), che ha parlato davanti a oltre 40 importatori, distributori, sommelier e giornalisti selezionati.

ARRIVEDERCI IN PIEMONTE Il prossimo marzo, inoltre, i professionisti tedeschi più interessanti incontrati nel corso dell’evento di Berlino per completare la loro formazione e mantenere vivo il loro legame con i produttori del territorio, saranno invitati all’incoming che il Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato organizzerà in Piemonte, sempre nell’ambito del progetto E4Quality.

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ENOLOGIA

Vino in polvere, truffe sul web Nei primi nove mesi del 2019, il Consorzio del Chianti ha scovato oltre 15 mila violazioni online: gli Stati Uniti peggio della Cina C’è il Chianti in polvere e c’è il Chianti al mirtillo rosso: la creatività dei truffatori sul web non conosce limiti, un frode colossale e continuativa ai danni del Consorzio Vino Chianti che si è affidato ad un’agenzia specializzata di “cacciatori” per scovare le minacce che arrivano dalla rete e neutralizzarle.

Un’attività di monitoraggio continuativa a tutela delle aziende e della reputazione del marchio che in quasi due anni ha dato buoni frutti.

MARCHIO E VENDITA Nei primi nove mesi del 2019 (da gennaio a settembre), sono state individuate oltre 15.600 minacce e ne sono state rimosse 10.700: per la gran parte si tratta di violazioni del marchio Chianti, vendita di vini Chianti contraffatti e vendita di etichette Chianti contraffatte.

La forma principale di frode è rappresentata dai cosiddetti wine kit, ovvero preparati chimici in polvere per fare il vino in casa al costo di un euro a bottiglia: ne sono state individuate e rimosse ben 6.000. Seguono oltre 3.000 casi di concorrenza sleale, cioè di Chianti falso spacciato per vero, e poco meno di 2.000 violazioni

truffatori si muovono velocemente spostandosi da una parte all’altra del web quando vengono scovati. I risultati dell’attività avviata all’inizio del 2018 sono però molto positivi: con un totale di minacce potenziali rilevate nel primo semestre 2018 pari a 71.891, dopo quasi due anni di operatività la situazione di presenta nettamente migliorata, con un totale di violazioni rilevate online pari a 15.638.

del marchio commesse attraverso la commercializzazione di etichette contraffatte.

SITI WEB La principale piazza di frode sono siti web dedicati, come Italian Chianti style, Original Chianti, Vintners Reserve Chianti e World Vineyard Italian Chianti, seguiti dai principali marketplaces, come e-Bay e Amazon.

L’attività di monitoraggio non può essere mai interrotta, perché i

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COLLABORAZIONE La piazza peggiore sono gli Stati Uniti, perché da qui provengono i frodatori più difficili da disinnescare: il tasso di successo delle attività di “enforcement” (ovvero la pressione per rimuovere i prodotti sleali) è pari soltanto al 78% a causa della scarsa volontà di collaborare. Male anche nel Regno Unito, mercato principale dei wine kit, dove i truffatori tendono a scaricare la responsabilità sui fornitori e il tasso di successo delle richieste di rimozione si ferma al 91%.

Paradossalmente il tasso di successo è pieno (100%) in Cina, dove tutte le operazioni di invito all’interruzione dei comportamenti scorretti vanno a buon fine.

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ATTUALITÀ

Il collegio dei periti agrari a lezione di biologico Accordo con FederBio per consolidare la preparazione professionale dei tecnici che operano nel settore biologico FederBio e il Collegio nazionale periti agrari e periti agrari laureati hanno firmato una convenzione per il riconoscimento di eventi a carattere formativo e l’attribuzione di crediti formativi permanenti ai professionisti che operano nel settore biologico appartenenti all’albo unico dei periti

agrari e periti agrari laureati.

PREPARAZIONE PROFESSIONALE Gli eventi riguardano percorsi di aggiornamento, accrescimento e approfondimento delle conoscenze professionali sia di carattere metodologico, sia di carattere tecnico scientifico,

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mediante la partecipazione a iniziative scientifico-culturali-professionali singole o di gruppo nei vari ambiti di competenza professionale.

FederBio, l’organizzazione di rappresentanza unitaria del settore dell’agricoltura biologica in cui si riconoscono le principali realtà italiane negli ambiti

ATTUALITÀ della produzione, distribuzione, certificazione, formazione e tutela degli interessi di operatori, tecnici e consumatori, si occuperà in particolare di organizzare e perfezionare la preparazione professionale dei tecnici che operano nel settore biologico.

PRIORITÀ STRATEGICA La priorità strategica è senza dubbio dare più forza ai produttori agricoli per far crescere la produzione nazionale attraverso l’ulteriore diffusione di filiere corte a livello locale e la costruzione di solide filiere di “Made in Italy Bio”.

«Siamo in una fase determinante per il biologico, il settore è diventato un asse fondamentale per l’agricoltura e il cibo nel nostro Paese, offrendo un’opportunità di sviluppo per i territori rurali e per l’occupazione.

La formazione rappresenta un concreto supporto per tutti i periti agrari che operano nel comparto

biologico e che sono chiamati ad affrontare e a rispondere, con tempestività e competenza, alle nuove sfide del settore. Ecco perché per FederBio la firma di questa convenzione ha una valenza strategica», ha affermato Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio. ESPERIENZA E COMPETENZA «Gli iscritti all’Albo dei periti agrari e periti agrari laureati hanno l’obbligo deontologico di curare e perfezionare la propria preparazione professionale. A tale scopo sono tenuti a partecipare alle attività di formazione professionale permanente che beneficiano del riconoscimento dell’Ordine.

La competenza e l’esperienza professionale fanno di FederBio il partner di riferimento nel biologico», ha aggiunto Mario Braga, presidente Collegio nazionale periti Agrari e periti agrari laureati.

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Marco Bozzolo, il premio che riconosce il valore della montagna

IL DIRETTORE CIA CUNEO IGOR VARRONE E MARCO BOZZOLO C’era tutta Italia, con i suoi migliori rappresentanti, alla premiazione di Bandiera Verde Agricoltura 2019, che la Cia ha celebrato anche quest’anno con un evento a Roma, in Campidoglio, per dare valore e merito alle aziende che si sono particolarmente distinte per la loro attività.

Tra i 21 riconoscimenti nazionali, assegnati da un Comitato scientifico a seguito di candidature e sopralluoghi valutativi, c’è anche quello consegnato a Marco Bozzolo, titola-

re dell’omonima Azienda agricola a Viola (CN) specializzata in castanicoltura, quasi al confine con la Liguria, che ha commentato al termine della manifestazione: “Il premio, per me, è un grande riconoscimento al duro lavoro che è stato fatto in questi anni.

Per questo, dedico Bandiera Verde anche alla Cia di Cuneo e in particolare a Igor Varrone. Fare impresa è già complesso e in montagna lo diventa ancora di più, ma ci crediamo profondamente perché la montagna

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risponde esattamente a tutti i requisiti di sostenibilità, sempre più richiesti anche dal mercato”.

Marco non è nuovo del mestiere, ma è certo innovativo nel comunicarlo e fare impresa. Abile imprenditore anche digitale, ha fatto dei social uno dei punti di forza dell’Azienda, che attraverso le varie piattaforme della nostra epoca tecnologica sfrutta nel modo più incisivo per divulgare la sua attività e promuoverne la produzione. Il punto di forza dell’azienda agricola è il processo di essicazione delle castagne che avviene nel rispetto dell’antica tradizione. Ancora oggi, infatti, tale operazione avviene nell’essiccatoio originale (in piemontese “Scau”), una costruzione dell‘800 in pietra e legno completamente ristrutturata nel 2018.

Tra i progetti futuri: la realizzazione museo etnografico (con esposizione antichi attrezzi per la castanicoltura) e laboratorio storytelling dove, grazie all’ausilio della “Realtà Virtuale”, i visitatori hanno la possibilità di vivere un’esperienza interattiva a 360°.

Bravo Marco!

ORTOFRUTTICOLTURA

Vademecum contro la cimice asiatica In Piemonte, la cimice asiatica (Halyomorpha halys) si sta nuovamente presentando come minaccia predominante per tutte le colture.

Al fine di far fronte a tale emergenza, la Fondazione Agrion, con il patrocinio della Regione Piemonte e di Anci Piemonte, si sta impegnando per la diffusione delle buone pratiche da adottare per limitare la propagazione di questo insetto, estremamente dannoso per molte coltivazioni.

BUONE PRATICHE Il progetto mira ad accrescere la conoscenza del comportamento e delle dinamiche di popolazione della cimice asiatica per mettere in atto soluzioni efficaci e durature, nel rispetto dell’ambiente e della salute umana, volte a mitigarne l’impatto sulle coltivazioni e a ricreare un equilibrio nell’ecosistema.

Proprio per cercare di prevenire la diffusione ulteriore delle cimici sul territorio regionale, la Fondazione Agrion, con il supporto della Regione e dell’Anci, ha voluto diffondere a tutti gli Enti pubblici piemontesi un semplice e immediato vademecum, da condividere con i propri cittadini, per renderli parte attiva nel limitare la presenza degli insetti nelle abitazioni.

GRAVI PROBLEMI «Il fenomeno cimice asiatica deve essere controllato, per questo ritengo sia molto importante la collaborazione con la Fondazione Agrion – ha dichiarato il vice presidente dell’Anci Piemonte con delega all’Agricoltura, Marco Curto -. Aderendo all’iniziativa abbiamo la possibilità di mettere in campo tutte le nostre forze e competenze per evitare il più possibile la diffusione di questo insetto che sta creando gravi problemi a tante colture piemontesi, in particolar modo al mais, al nocciolo e agli alberi da frutta, come riscontrato dagli ultimi test in campo. Con la diffusione di semplici pratiche e l’impegno di tutti, anche dei singoli cittadini, sono certo che riusciremo a contenere le problematiche legate alla diffusione della cimice asiatica sul territorio».

COINVOLGERE TUTTI «La ricerca, in questi casi estremi ha affermato l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Protopapa -, è davvero fondamentale, così come un buon coordinamento per mettere a sistema le possibili azioni di contrasto. Ma anche l’impegno dei singoli cittadini è importante per contrastare la diffusione della cimice asiatica.

Siamo dunque convinti che con questa iniziativa sia possibile coinvolgere

Fondazione Agrion, Regione e Anci Piemonte si rivolgono ai cittadini per renderli parte attiva nel limitare la presenza degli insetti nelle abitazioni tutti per la tutela dell’agricoltura piemontese».

SPERIMENTAZIONE E COORDINAMENTO «Agrion sta concentrando molte ricerche sul tema della cimice asiatica – conclude il presidente della Fondazione Agrion, Giacomo Ballari -. Le azioni di sperimentazione e di coordinamento con tutti i produttori piemontesi sono fondamentali e riteniamo che sia molto importante che anche tutti i cittadini collaborino per mitigare la presenza della cimice asiatica. È tutt’altro che banale il contributo che i cittadini possono dare a questa azione di lotta. Anche solo un piccolo numero di cimici eliminate da ognuno di loro può avere un effetto limitante importante, senza l’utilizzo di alcun prodotto chimico. Molte coltivazioni soffrono questo insetto in modo evidente ed è nostro dovere cercare in tutti i modi di difenderle. Il suo arrivo nel nostro ambiente ha creato un forte e dannoso disequilibrio nell’ecosistema».

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Chi è questo insetto indesiderato?

Cimice asiatica (Halyomorpha halys). Insetto di recente introduzione, originario dell’Estremo Oriente. Non dannoso per le persone, ma fastidioso se presente in massa nelle abitazioni. Se disturbato o schiacciato emana un odore particolarmente sgradevole. Dannoso per molte coltivazioni (nocciole, pere, pesche, ciliegie, mele, kiwi, peperone, soia, mais, giovani pioppi...

Dove si trova?

Si nasconde nelle zone più riparate delle abitazioni (mansarde, sottotetti, cassonetti delle tapparelle, ripostigli...) per trascorrere il periodo invernale. In primavera riprende l’attività e abbandona gli ambienti in cui si era riparato per spostarsi su piante coltivate, ornamentali ed incolti dove prosegue il ciclo biologico, sviluppando popolazioni via via più elevate.

Perchè prevenire la proliferazione?

Le cimici, con le loro punture di alimentazione, sono molto dannose per diverse coltivazioni, tanto da arrivare addirittura a determinare la perdita dell’intero raccolto per una stagione.

Occorre dunque la massima attenzione per evitare che l’insetto si diffonda ulteriormente. Grazie anche a piccoli accorgimenti, sarà possibile raggiungere buoni risultati.

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Come?

Occorre riuscire a debellare le cimici prima del loro risveglio dal “letargo” (svernamento) e della conseguente fuoriuscita dalle abitazioni. Vediamo come.

La raccolta Individuate le zone di ricovero, procedere con la cattura degli insetti, o manuale o con l’ausilio di aspiratori muniti di sacchetto. Gli individui già attivi possono essere eventualmente bloccati utilizzando il ghiaccio secco spray e successivamente catturati.

L’eliminazione In ambito domestico, si consiglia di porre le cimici raccolte in un secchio (o bacinella) contenente acqua con aggiunta di qualche goccia di sapone liquido per evitarne la fuga, prima del successivo smaltimento. Le cimici raccolte vanno comunque eliminate e non solo allontanate!

ATTUALITÀ

L’agricoltura sostenibile combatte la crisi climatica Secondo la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, bisogna passare da un’economia lineare a una vera economia circolare «Per rispondere alla crisi climatica serve anche un cambiamento radicale con investimenti sull’innovazione sostenibile. La sostenibilità deve essere basata su tre pilastri: economica, sociale e ambientale. Bisogna passare da un’economia lineare, il cui destino finale è il rifiuto o lo spreco, a una vera economia circolare. Ci sono alcune parole chiave: agricoltura di precisione, ricerca, biologico, energia verde. E dobbiamo rilanciare la lotta agli sprechi alimentari. Un terzo del

cibo prodotto nel mondo viene sprecato, con un fenomeno che solo in Italia vale 12 miliardi di euro».

Sono parole del ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, interpellata sui recenti fenomeni climatici nel nostro Paese.

SPRECHI IN FAMIGLIA «Bisogna rilanciare il lavoro avviato con la Legge 166 del 2016, nella riduzione del fenomeno nelle filiere produttive e di educazione delle

famiglie, tenuto conto che il 50% dello spreco avviene dentro le mura di casa. Vogliamo ribadire anche il ruolo del Ministero in materia ed è mia intenzione convocare il Tavolo di contrasto agli sprechi alimentari e di assistenza alimentare agli indigenti per un confronto con i componenti e per stabilire un cronoprogramma dei lavori».

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ATTUALITÀ

L’assessore dal ministro Il Piemonte guarda a Roma stanno provocando problemi in varie località del Piemonte».

Durante l’incontro della Commissione Politiche agricole con la ministra Teresa Bellanova, svoltosi il 20 novembre a Roma, l’assessore regionale all’Agricoltura, cibo, caccia e pesca del Piemonte, Marco Protopapa, ha portato all’attenzione del Governo, una serie di problematiche che affliggono il settore agricolo piemontese.

UNGULATI E CORMORANI «Tra i vari problemi che ho prospettato alla ministra Bellanova – osserva

Protopapa -, vi è in primo luogo quello del contenimento degli ungulati che stiamo già affrontando a livello regionale con il coinvolgimento delle province e delle prefetture. In condivisione con gli altri colleghi delle varie Regioni abbiamo sottolineato l’attuale stato di emergenza che richiede una immediata risoluzione anche attraverso una modifica della legge nazionale. Analogamente, ho portato all’attenzione della ministra quello del contenimento dei cormorani che

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CIMICE E QUOTE LATTE «In tema fitosanitario – continua l’assessore -, preso atto di un primo sostegno economico per affrontare il problema della cimice asiatica, abbiamo appreso che a partire dalla prossima primavera si potrebbero concretizzare i primi lanci della vespa samurai, specie antagonista ritenuta utile per un importante riduzione dell’insetto dannoso.

Con particolare decisione ho portato all’attenzione delle autorità di Governo, il tema delle quote latte dove ho chiesto un nuovo decreto per la sospensione per quanto riguarda le cartelle pendenti ed allo stesso tempo l’attivazione di provvedimenti amministrativi per affrontare tale problematica in un modo strutturalmente adeguato e definitivo anche con la Commissione Europea».

SOSTENIBILITÀ PRODUZIONI «Vi è poi il tema della sostenibilità delle produzioni agricole, dove molte volte i costi di produzione non sono coperti dai ricavi.

Su questo particolare aspetto ho chiesto alla ministra Bellanova di portare ad approvazione l’emendamento per mantenere ed ampliare le agevola-

ATTUALITÀ

Marco Protopapa ha sottoposto a Teresa Bellanova le emergenze dell’agricoltura piemontese, dagli ungulati alla cimice, dalle quote latte alla sostenibilità delle produzioni

Il tavolo ministeriale zioni per quanto riguarda il gasolio agricolo».

ZOOTECNIA E VITICOLTURA «Si è parlato della crisi del comparto del miele dove è quanto mai necessario affrontare tale problematica con un adeguato supporto alle aziende apistiche duramente colpite quest’anno, con interventi che aiutino il ripopolamento dei nuclei.

A livello nazionale – conclude Protopapa - si è segnalata la necessità

di procedere alla messa in atto dei decreti attuativi per il settore vitivinicolo, mentre ritengo quanto mai necessario la creazione di un tavolo di confronto con il ministero dell’ambiente per le problematiche ambientali che riguardano direttamente l’agricoltura, in particolare in tema di abbruciamenti e lo spandimento di reflui da produzioni zootecniche.

Temi molto sentiti da gran parte dei nostri agricoltori che richiedono anche semplici estensioni dei periodi».

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ATTUALITÀ

Il lavoro nei campi diventa reality show Nella campagna romana, la prima fattoria dove le web cam “certificano” in diretta la coltivazione e la lavorazione dei prodotti Di fronte alle scelte alimentari, il consumatore di oggi è sempre più “affamato” di informazioni e sempre più consapevole quando effettua i suoi acquisti.

Ma molto spesso deve fidarsi di quanto indicato in etichetta. Ecco allora un’idea rivoluzionaria: perché non dotare ogni prodotto di un QR code che rimandi a una Web Cam attiva 24 ore su 24

attraverso la quale osservare e verificare con i nostri occhi come viene coltivato, lavorato, trasformato il prodotto che stiamo per acquistare?

RITORNO ALL’AGRICOLTURA L’intuizione è di Massimo Pasquali, proprietario insieme alla moglie Francesca Dini dell’azienda agricola B.O. e della boutique

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alimentare B.O.ttega, situata quest’ultima all’Olgiata.

L’azienda agricola B.O. si estende per sei ettari di bosco e campi ai margini della Valle del Treja, a pochi passi dalle Cascate di Monte Gelato. In questo luogo unico, Massimo Pasquali, un passato da manager (è stato tra gli autori de Il Grande Fratello,

direttore creativo di FCA per 12 anni, 4 per Ferrari e a capo della realizzazione creativa della presentazione in borsa di Fincantieri), ha

scelto di scommettere sul ritorno a un’agricoltura antica, dove il lavoro attento dell’uomo sostituisce l’uso dei pesticidi.

FATTORIA TRACCIATA Il tutto però coniugato con la richiesta di informazioni, sempre più presente, nel consumatore. Così grazie a un gruppo eterogeneo di lavoratori (dal regista, al contadino) prende vita nel 2017 la prima fattoria ‘tracciata’: chi ordina un prodotto, infatti, può vedere tutte le fasi della sua coltivazione e trasformazione grazie a 20 telecamere ‘fisse’ sulle diverse fasi della lavorazione.

«L’idea è quella di far riscoprire al consumatore finale il valore dell’antico mestiere di contadino, l’attenzione, la passione e la cura che si celano dietro a ogni coltivazione. È un modo per recuperare il contatto con la filiera agroalimentare, ma anche per dimostrare ai nostri clienti la serietà del nostro approccio», racconta Massimo Pasquali.

AUTOCERTIFICAZIONE ON LINE «B.O. è la prima azienda agricola d’Europa in diretta 24 ore su 24. Mi sembra l’unico modo serio di mostrare, e certificare, ai miei clienti la bontà e la genuinità di ciò che produciamo e vendiamo. Io non credo nelle certificazioni acquistate, dove l’azienda paga il certificatore, perché c’è un evidente conflitto di interessi. Preferisco metterci la mia faccia, operare in trasparenza e andare avanti sulla fiducia dei clienti. Da quando abbiamo aperto, ogni cliente nuovo ritorna, e questa è l’unica certificazione che vale».

Tutte le fasi di trasformazione dei prodotti avvengono all’interno dell’azienda agricola. Solo così si può garantire un cibo fresco, sicuro, sano e di qualità, salvaguardando la biodiversità per noi e per le generazioni future. Per questo sono recuperati i frutti antichi del territorio, viene ridata vita a tante varietà per lo più scomparse e promosso uno stile di vita sostenibile a basso impatto ambientale.

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ATTUALITÀ DI GIOVANNI BATTISTA TESTA

Agricoltura 2019, si fanno i conti Annata condizionata dal clima, produzioni mediamente scarse, ma di buona qualità. Bene latte e suini, vendemmia ridotta Si chiude un’annata agraria anomala sotto il punto di vista climatico, con raccolti buoni per quanto riguarda i cereali e la soia, mentre le produzioni orticole e frutticole si sono rivelate abbastanza scarse, così come la vendemmia che farà registrare un meno 15-20% di uva rispetto al 2018.

Nella conferenza stampa svoltasi il giorno di San Martino nella sede di Confagricoltura Piemonte, alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Protopapa, si sono evidenziati il buon andamento del comparto avicolo (uova, polli e tacchini) e la sostanziale tenuta del prezzo del latte alla stalla e dei bovini da carne.

Buono l’andamento dei prezzi nel comparto suinicolo, mentre per l’apicoltura è un’annata da dimenticare.

ANDAMENTO CLIMATICO L’inverno 2018/2019 in Piemonte è risultato il quinto più caldo degli ultimi 62 anni. Temperature superiori alla media si sono registrate nei mesi di dicembre 2018 e soprattutto di febbraio 2019.Nei mesi invernali sono caduti 68 mm medi di precipitazione (su 1.114 mm medi annui), con un deficit pluviometrico di circa 103 mm (pari al 60%) rispetto al periodo 1971-2000.

Tutti i tre mesi invernali sono stati più secchi della norma, con picco

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negativo a gennaio.

La scarsità d’acqua non ha favorito la ripresa vegetativa, influendo negativamente sia sulla germinazione delle colture primaverili, sia sullo sviluppo delle autunno-vernine.

ANOMALIE TERMICHE In primavera le temperature sono risultate lievemente superiori alla media degli ultimi anni, in generale anche con precipitazioni leggermente inferiori. Tuttavia localizzate anomalie termiche e pluviometriche, nei mesi di aprile e maggio, hanno danneggiato in parte le fioriture, con riflessi negativi sulle colture agrarie e sulla produzione di miele.

L’estate è invece risultata la quarta

più calda nella distribuzione storica degli ultimi 62 anni.

Spicca l’eccezionale ondata di calore del mese di giugno, con il giorno 27 che è stato il più caldo in assoluto in Piemonte dal 1958 ad oggi (33,3 gradi medi sulla Regione).

Nell’estate si sono verificati eventi temporaleschi localmente intensi: temperature elevate e precipitazioni complessivamente scarse hanno causato situazioni di sofferenza alle colture e veri e propri danni da siccità. Per quanto riguarda la prima parte dell’autunno, l’andamento termico si è mantenuto nella media, mentre le precipitazioni sono state caratterizzate da alcuni fenomeni di fortissima intensità, come quelli che hanno provocato nel mese di ottobre allagamenti e danni a colture e infrastrutture, specialmente nella zona sud del Piemonte.

Sostanzialmente, dopo una prima parte d’autunno mite e asciutta si prevede una stagione mite e piovosa

(nevosa in quota), che porterà progressivamente verso l’inverno.

BILANCIO SEMINATIVI Soddisfacenti le produzioni di orzo e grano, con rese in aumento del 20% rispetto al 2018 e ottimo profilo qualitativo.

Il mercato però non è remunerativo.

Le superfici seminate a mais sono in leggero calo a causa dell’elevato costo di coltivazione e delle basse quotazioni del prodotto.

La campagna di trebbiatura del riso, da poco terminata, ha consegnato un quadro della produzione che, per quantità e qualità, sembra essere in generale discreta. Il riso Japonica fa registrare un trend al rialzo con valori che arrivano fino a 40-45 euro al quintale per alcune varietà quali il Carnaroli e l’Arborio.

Le varietà del gruppo Indica, scese al di sotto dei 27 euro al quintale alla fine della campagna commerciale 2018/2019 a causa di consistenti

importazioni da Paesi terzi, stanno ora lentamente recuperando terreno con prezzi che si aggirano intorno ai 30-31 euro al quintale. Le produzioni di soia risultano buone con prezzi in linea rispetto allo scorso anno. Per colza e girasole l’annata si è rivelata ottima, con una produzione anche del 20% superiore alla norma. Prezzi remunerativi. In estensione la coltivazione del cece.

VENDEMMIA La vendemmia di quest’anno ha fatto registrare un’inversione di rotta rispetto al 2018 per quanto riguarda la quantità. Si stima infatti una riduzione superiore al 15%, che limiterà la produzione di vino piemontese a circa 2,5 milioni di ettolitri. Qualità buona/ottima.

COMPARTO FRUTTICOLO Per quanto riguarda il comparto frutticolo in generale l’annata non è stata delle più soddisfacenti. La

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raccolta delle pesche ha dato buoni risultati, sia per quantità (5-10% in più rispetto al 2018), sia per qualità eccellente.

Tuttavia, le quotazioni risultano sensibilmente inferiori allo scorso anno.

Per quanto riguarda le mele, la produzione è in calo rispetto a quella molto abbondante del 2018.

Le previsioni di mercato sembrano essere favorevoli, sia per l’ottima qualità del prodotto, sia per il crollo della produzione a livello europeo dovuto soprattutto al clima freddo registrato in alcuni Paesi produttori.

Quest’anno la produzione di pere è

praticamente azzerata a causa dell’alternanza produttiva delle piante e delle anomalie climatiche che hanno ostacolato prima l’impollinazione e poi la maturazione dei frutti.

NOCCIOLE E CASTAGNE Le quotazioni delle nocciole, complice la scarsità di offerta, sono comunque elevate, attestandosi intorno a valori di 440-450 euro al quintale.

Per le castagne la qualità è molto buona e la produzione abbondante, con prezzi attorno ai 3,50 euro/kg.

PICCOLI FRUTTI E BIO Sta andando bene la raccolta dei piccoli frutti, mentre prosegue la riduzione delle superfici destinate alla coltivazione del kiwi.

In crescita, ma con difficoltà, il comparto della frutta biologica.

Dalla superficie complessiva dedicata alle colture frutticole si possono estrapolare oltre 2.400 ettari di frut-

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teti biologici su un totale di 33.760 ettari a livello nazionale.

Il mercato, sul fronte dei prezzi, remunera bene i raccolti bio, ma gli scarti delle pezzature non conformi possono arrivare in alcuni casi fino al 70% del totale.

Inoltre, quest’anno la frutta raccolta risulta di difficile conservabilità a causa degli sbalzi termici anomali (periodi troppo freddi o troppo caldi).

Il pomodoro da industria, produzione tipica e quasi esclusiva dell’Alessandrino, ha avuto una stagione

ATTUALITÀ

buona, con quantità (+10%) e prezzi (+8%) superiori al 2018.

FOCUS ZOOTECNIA Per quanto riguarda la zootecnia si evidenzia in generale un buon andamento di mercato.

La produzione di latte è in leggera flessione; il buon equilibrio di mercato ha consentito una remunerazione a livelli interessanti.

Il prezzo medio in Piemonte, compresi i premi qualità, ha registrato valori intorno ai 39 euro al quintale.

Il settore suinicolo ha fatto registrare nel primo quadrimestre quotazioni molto basse, per riprendersi poi nel secondo quadrimestre e concludere con prezzi record nell’ultimo quadrimestre.

Rispetto al 2018 la produzione suinicola non ha subito variazioni di rilievo, rimanendo pressoché invariata anche rispetto al quinquennio precedente.

L’andamento produttivo del com-

parto bovino da carne è in lenta progressione, anche se con soddisfazioni contenute per gli allevatori. I prezzi, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, rivelano un lieve cenno di ripresa per gli adulti, in particolare per vitelloni e vacche, mentre per i giovani da ristallo si registrano delle flessioni.

Buono l’andamento di mercato sia per polli e tacchini e sia per le uova, con quotazioni all’origine sostanzialmente allineate con quelle dell’anno scorso.

Annata nera per l’apicoltura.

Si stima una perdita di produzione di circa il 70% per un valore di oltre 16 milioni di euro.

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NOTIZIE DALLE AZIENDE

Grande festa Gruppo Racca 23 e 24 novembre: due giorni di Party New Holland per la sede marenese del Gruppo Racca Numerose le novità presentate al pubblico che, di anno in anno, sembra crescere sempre di più.

Area espositiva, attenzione al cliente e all’ospite, punto di ristoro di prim’ordine: sono solo alcuni esempi di come il Gruppo, fatto di tecnici di prim’ordine, possa porre attenzione al cliente.

Numerose le macchine esposte, ma particolare successo è stato riscontrato dal nuovo New Holland T7 Heavy Duty, disponibile con

potenze fino a 313cv. Un modello estremamente curato in ogni particolare, come l’esclusiva illuminazione a LED (fino a 20 Luci) per lavorare nelle condizioni più difficili, il nuovo catalizzatore HI-eSCR che garantisce miglior resa e risparmio di carburante ma anche le nuove leve di controllo COMMAND GRIP, un controllo in punta di dita per azionare fino ad un massimo di due distributori idraulici ausiliari.

Gruppo Racca è anche uno dei mag-

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giori poli per la vendita ed assistenza delle macchine New Holland e gruppo: con grande professionalità e qualità saranno sempre pronti ad aiutarvi, consigliandovi e fornendovi prodotti qualitativamente eccellenti in tempistiche brevi.

Una realtà solida, storica e intraprendente che, oramai, non rappresenta più la novità nel settore agricolo ma, sempre di più, si conferma come eccellenza di riferimento del territorio piemontese.

RADICI DI GIANCARLO GILI

Donazioni e regalie per feste e funerali In occasione delle funzioni per la ricorrenza della scomparsa dei familiari, ogni capo famiglia doveva provvedere a munirsi di monete per la donazione ai mendicanti del paese che in massa affollavano il sagrato della chiesa per ricevere l’elemosina che ricambiavano con promesse di preghiere per il defunto. Nessuno di questi miseri questuanti doveva restare a mani vuote perché sarebbe stato spiacevole per i familiari del defunto.

SOLIDARIETÀ CONTADINA Le famiglie contadine, che assolutamen-

REGALIE NATALIZIE Dopo la scomparsa del signor conte, le stesse consuetudini di prima continuarono nei confronti dei nuovi proprietari e, fra queste, le più significative erano le regalìe natalizie che consistevano, fra l’altro, in due coppie di giovani e coloratissimi capponi.

Quasi sempre in questo avvenimento si coinvolgevano anche i bambini.

Per loro era una bella occasione per fare una gita in città e, vestiti a festa e un poco preoccupati per questa immersione nella collettività, fuori dal loro solito

Le antiche e buone abitudini contadine al momento della scomparsa di un famigliare, oppure in occasione delle festività natalizie te non navigavano nell’oro, erano però molto sensibili a queste povere richieste di tanti sventurati, quasi sempre anziani ed impossibilitati a lavorare, che erano in condizioni peggiori delle loro.

A volte c’era anche chi ne approfittava e anche se avrebbe potuto benissimo farne a meno, si presentava comunque con tutti gli altri postulanti. Anche costoro, in questa giornata particolare, non restavano a mani vuote, salvo poi sentire deplorare il loro comportamento, da parte di tutti i familiari del defunto quando si ritrovavano, terminata la funzione.

ambiente, non disdegnavano di accompagnare gli adulti in questa loro missione.

SUORE RICONOSCENTI Le suore dell’orfanatrofio, caratteristiche per il loro copricapo con le due punte laterali simili a due solide ali bianche, accoglievano sempre con piacere i loro oblatori e non perdevano l’occasione per elogiare i bambini che arrossivano ai loro complimenti e venivano ricompensati con una manciata di cioccolatini e caramelle.

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ORTOFRUTTICOLTURA

Zeolite cubana contro la cimice In corso i test sul prodotto biologico che deriva dalla lavorazione meccanica di una roccia sedimentaria di origine vulcanica Una soluzione per neutralizzare la cimice asiatica e salvaguardare la resa del patrimonio ortofrutticolo italiano. È questa la sfida che Bioagrotech Srl sta raccogliendo in questi giorni presso il centro accreditato Agri 2000.

L’azienda sanmarinese specializzata nello studio di fertilizzanti, substrati organici e minerali per l’agricoltura biologica - sta eseguendo test specifici per verificare la capacità di contrasto della zeolite cubana nei confronti della cimice asiatica, protagonista in questa estate 2019 di un invasione senza precedenti e che, in questi giorni, sta presentando all’agricoltura italiana e alla relativa filiera un conto salatissimo.

FENOMENO ALLARMANTE Secondo l’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, la diffusione del parassita originario della Cina e del Giappone, avrebbe provocato danni per 350 milioni di euro nel Nord Italia e di 250 milioni nel resto del paese.

Un fenomeno allarmante e che fa registrare al comparto agricolo e in particolar modo frutticolo, perdite consistenti.

Basti pensare che in Emilia Romagna dove si producono il 70% delle pere italiane e il 30% di tutte le pere europee, quest’anno, i 5mila produttori della regione raccoglieranno 250mila tonnellate di pere, la metà del 2018.

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ZEOLITE CUBANA Da qui l’esigenza dell’intervento di Bioagrotech Srl, da sempre impegnata nella tutela delle coltivazioni e della biodiversità, di avviare delle sperimentazioni con la Zeolite Cubana, un prodotto biologico che deriva dalla lavorazione meccanica di una roccia sedimentaria di origine vulcanica formatasi a Cuba milioni di anni dall’incontro della lava incandescente con l’acqua di mare.

In natura si possono distinguere diverse tipologie, ciascuna differente per composizione chimica e mineralogica.

La Zeolite Cubana Bioagrotech - pura al 100% e costituita da clinoptilolite al 67,5% e mordenite al 32,5% - si è dimostrata,

secondo gli studi e le ricerche dell’azienda sanmarinese, efficace contro i parassiti di diverse colture tra cui: Tignoletta della vite (Lobesia Botrana), Mosca e cocciniglia dell’olivo (Bactrocera Oleae- Seissetia Oleae), Lepidotteri su Orticole (Helicoverpa Armigera, Mamestra Brassicae), Tripide su Uva da tavola (Drepanothrips reuter).

Ora, dunque, non resta che aspettare i risultati dei test per capire se la Zeolita Cubana Bioagrotech potrà rappresentare nei prossimi anni un valido alleato per gli agricoltori di tutta Italia che, oggi più che mai, necessitano di una soluzione efficace per salvaguardare le proprie coltivazioni dal “temibile” parassita asiatico.

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ATTUALITÀ

Fondo di mutualità per le aziende agricole «La gestione del rischio è uno dei pilastri fondamentali per dare concreta tutela del reddito ai nostri agricoltori. Se avanzeremo su questo fronte, tutta la nostra agricoltura potrà fare un passo in avanti verso la produzione di cibo sano, sicuro e sostenibile. Sostenibilità ambientale, sociale, economica». Lo ha detto la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, concludendo il convegno internazionale “La gestione del rischio nella PAC post 2020: proposte e fabbisogni del territorio”.

estremi e alle sempre più frequenti emergenze fitosanitarie, fenomeni entrambi collegati ai cambiamenti climatici, il settore agricolo ha oggi a disposizione due tipologie di strumenti di intervento: uno a livello di prevenzione, le assicurazioni agevolate e i fondi di mutualizzazione, e uno di compensazione, il “Fondo di solidarietà nazionale”.

Strumenti caratterizzati da punti di forza e di debolezza. L’esigenza di intervenire riorganizzando il sistema appare non più rinviabile.

DUE STRUMENTI Per far fronte ad eventi meteorologici

RIFORMA RADICALE «È necessaria una riforma radica-

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le della norma che regolamenta il Fondo di solidarietà nazionale – ha osservato la ministra -, abbiamo un collegato agricoltura alla legge di bilancio, capiamo insieme se è quello lo strumento più rapido di azione.

ATTUALITÀ

Proposta di Ismea e Ministero delle Politiche agricole per superare la sperequazione nella distribuzione delle risorse finanziarie fra territori e filiere produttive

Io ritengo che questa azione debba avere priorità assoluta, conta quanto tutto quello che il Governo sta mettendo in campo per la lotta al dissesto idrogeologico.

Ne è parte integrante e come tale va

considerato. Dobbiamo pensare ad una riorganizzazione del sistema, per passare da quello attuale ad un vero e proprio sistema nazionale integrato di gestione del rischio in agricoltura, tramite un’azione congiunta tra Amministrazione centrale, Regioni e Province autonome.

Con questo obiettivo, ritengo opportuno attivare un tavolo specifico su queste tematiche, in seno ai Gruppi di lavoro per la definizione del Piano strategico della PAC post 2020».

MUTUALITÀ NAZIONALE Secondo la ministra, la proposta elaborata dall’Ismea e dagli uffici del

Ministero per l’istituzione di un Fondo di Mutualità Nazionale a tutela di tutte le aziende agricole italiane crea i presupposti per superare la sperequazione nella distribuzione delle risorse finanziarie fra territori e filiere produttive, consentendo a tutte le imprese agricole di avere una “rete di sicurezza” per la lotta ai cambiamenti climatici. L’iniziativa, che si inserisce nel percorso di sviluppo e ammodernamento del Fondo di Solidarietà Nazionale, dovrebbe essere finalizzata nell’ambito della riforma della PAC a migliorare la capacità di intervento pubblico nella stabilizzazione dei redditi degli agricoltori.

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RADICI

Funghi e tartufi tra gusto e salute Biologi e etologi ne documentano qualità nutrizionali e effetti salutistici, l’uomo è arrivato per ultimo a trasformarli in pietre preziose della sua cucina Le qualità nutrizionali dei funghi e gli effetti salutistici del tartufo sono stati al centro dell’ultima conferenza del 2019 de “I Mercoledì dell’Archiginnasio”, ciclo di incontri divulgativi dedicati alle eccellenze dell’agroalimentare italiano, organizzato dall’Accademia nazionale di agricoltura, dalle delegazioni bolognesi dell’Accademia italiana della cucina e dalla Società medica chirurgica di Bologna.

FUNGHI MEDICINALI «Il fungo più coltivato è l’Agarico bisporus, comunemente noto come champignon, seguito da Lentinus edodes noto come Shiitake, Pleurotus spp e Flammulina velutipes. I funghi sono alimenti ad alto valore nutrizionale – ha esordito Cristina Angeloni, biochimica dell’Università

di Camerino - contengono proteine complete, elevati quantitativi di fibra dietetica e adeguati livelli di minerali e vitamine. Oltre che per le proprietà organolettiche, i funghi vengono apprezzati per le loro attività biologiche tanto che molte specie vengono addirittura classificate come “funghi medicinali”.

I funghi hanno moltissime

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attività biologiche tra cui attività antiossidante, antitumorale, antidiabetica, antiallergica, immunomodulante, anticolesterolemica, antivirale e antibatterica.

Queste diverse attività sono attribuibili alla presenza di composti bioattivi quali polisaccaridi, proteine, grassi, alcaloidi, terpenoidi, tocoferoli, polifenoli e carotenoidi.

L’azione antitumorale dei funghi è principalmente legata alla presenza di b-glucani, tra cui quello maggiormente studiato e attivo è il lentinano presente in Lentinus edodes. I funghi sono inoltre una buona fonte di polifenoli, metaboliti secondari con effetto antiossidante, ossia in grado di contrastare l’eccessiva produzione di radicali liberi implicata nell’insorgenza di varie patologie cronico degenerative quali malattie cardiovascolari, neurodegenerative e cancro».

TARTUFI SALUTISTICI «A differenza dei macrofunghi che crescono al di fuori dal terreno, i tartufi sono funghi ipogei che crescono ad una profondità di 8-10 cm, con un ciclo vitale complesso durante il quale il micelio stabilisce un’interazione simbiotica (ectomi-

RADICI corrizia) con le radici degli alberi – ha osservato Cristina Angeloni -; i tartufi sono caratterizzati da un forte aroma dovuto alla presenza di composti volatili a basso peso molecolare. Sono stati identificati circa 200 composti volatili che comprendono acidi grassi, terpenoidi, composti aromatici e composti contenenti zolfo.

I tartufi, analogamente ai funghi, hanno un’ottima composizione nutrizionale.

Purtroppo, ad oggi, sono stati condotti pochissimi studi sui potenziali effetti salutistici dei tartufi. I pochi studi hanno evidenziato una loro modesta attività antiossidante e una buona attività antinfiammatoria.

Sono state inoltre osservate attività citotossiche in linee cellulari tumorali, con particolare attività verso

la linea cellulare di adenocarcinoma mammario. In generale, il tartufo bianco sembra avere un potenziale biologico leggermente più elevato del tartufo nero.

In conclusione, funghi e tartufi, non solo appagano il gusto dei consumatori grazie alle loro eccellenti caratteristiche organolettiche, ma rappresentano una vera e propria fonte di importanti composti nutra-

ceutici in grado di prevenire importanti patologie».

ALTA GASTRONOMIA «La biologia e l’etologia comparata insegnano che fungi e tartufi si sono evoluti per essere mangiati da ogni genere di animali e l’uomo è arrivato per ultimo trasformandoli in pietre preziose della sua cucina – ha concluso Giovanni Ballarini, professore emerito

dell’Università di Parma e presidente onorario dell’Accademia italiana della cucina -; funghi e tartufi, attraverso il gusto e soprattutto l’olfatto, parlando alla psiche scatenano una passione che dà sostentamento a un immaginario gastronomico che trasforma la più umile cucina in un’alta gastronomia.

Funghi e tartufi hanno una grande importanza in molte cucine e gastronomie e tra queste in quelle bolognesi alle quali è dedicata particolare attenzione, mettendo in luce l’aspetto spesso trascurato o dimenticato del ruolo avuto da Gioacchino Rossini quale eccezionale ambasciatore delle ricette bolognesi di tartufo nella gastronomia francese e internazionale».

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ATTUALITÀ

Piemonte Food Awards Premiate le eccellenze Consegnati i riconoscimenti alle aziende con i migliori prodotti enogastronomici piemontesi. Oltre 140 le imprese partecipanti Alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura del Piemonte, Marco Protopapa, sabato 16 novembre si sono svolte le premiazioni della seconda edizione dei Piemonte Food Awards al circolo Golf La Margherita, alle porte di Torino. Un riconoscimento atteso dall’industria dell’agroalimentare e che mai prima d’ora ha visto premiare queste categorie tutte insieme.

GRANDI E PICCOLE La manifestazione nasce con l’obiettivo di individuare, gratificare e premiare le eccellenze enogastronomiche del territorio regionale. Sono state oltre 140 le aziende iscritte, con un aumento rispetto alla scorsa edizione patrocinata dalla Regione Piemonte.

Già alla quarta edizione in Sardegna, terza in Toscana e Puglia e prima in Veneto, questo straordinario evento si prefigge di valorizzare ulteriormente le aziende

che producono eccellenza, anche quelle di piccole dimensioni che potranno confrontarsi finalmente anche con le grandi realtà.

GIURIA QUALIFICATA I giudici e i presidenti della giuria – uno per categoria – sono selezionati tra i massimi esperti nel mondo dell’agroalimentare: giornalisti di settore, addetti ai lavori, rappresentanti delle associazioni di categoria e ristoratori. «Sono entusiasta di premiare questi fantastici produttori di eccellenza - dichiara Donato Ala, presidente dell’Associazione Italy Food Awards che ha ideato il progetto -, voglio ringraziare di cuore gli sponsor, la Regione Piemonte e i presidenti di giuria, senza di loro non sarebbe stato possibile realizzare questo evento.

Ora inizieremo a programmare gli Eventi speciali prima di ripartire con le iscrizioni per la terza edizione».

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CATEGORIA DOLCI Vincitore: Andrea Bovo, pasticceria & caffe’ Menzioni speciali: Moriondo Virginio, piccola pasticceria, Pasticceria Monser, La Dolce Langa CATEGORIA CIOCCOLATO Vincitore: Bodrato cioccolato Menzioni speciali: Cioccolateria Buschese Fagiolo-Peirano Snc, Boella & Sorrisi CATEGORIA PRODOTTI DA FORNO Vincitore: Galup Pinerolo Menzione speciale: Alla vecchia maniera CATEGORIA SPECIALE GRISSINI Vincitore: Panificio Rb, il vero Grissino Biellese CATEGORIA VINO Vincitore: Azienda Vitivinicola Fontechiara Menzione speciale: Cantina di Casorzo CATEGORIA RISO Vincitore: Terre alte Villarboit Menzioni speciali: Riso Acquerello, Il re del riso, Riso in fiore CATEGORIA FORMAGGI Vincitore: Caseificio Vallemacra Menzione speciale: La Giuncà Formaggi Tipici CATEGORIA CONFETTURE E CONSERVE Vincitore: Giro di Vite - Menzione Speciale: Poderi Sartoris CATEGORIA SALUMI Vincitore: AgriSalumeria Luiset Menzione speciale: Salumeria Simondi CATEGORIA FUNGHI E TARTUFI Vincitore: Inaudi funghi, tartufi e bontà della natura Menzione Speciale: Tartuflanghe: tartufi bianchi CATEGORIA NOCCIOLE Vincitore: Nocciole Ronco Luigina azienda agricola Menzione speciale: Agriturismo La Bessa CATEGORIA LIQUORI - Vincitore: Cascina Nonno Gino

L’INVITATO SPECIALE DI FABRIZIO SALCE - GIORNALISTA - CONDUTTORE TELEVISIVO

Don Guglielmo 1918 Elisir del tempo Mi seggo comodamente, assaporo il piacere di un bicchierino di “elisir del tempo” e vago con la mente ad una storia che risale all’ormai lontano 1918; una storia vissuta nella mia Torino pochi mesi prima del ritorno della pace.

Un ritorno che sul finire dell’autunno di quell’anno non calmò di certo lo scontro politico in città.

Le tante divergenze tra la Sinistra e la Destra al momento dell’armistizio che chiudeva la Prima guerra mondiale evidenziarono profonde divisioni.

FEBBRAIO 1918 Ma non sarà della politica di quel frangente storico o del conflitto bellico che voglio parlarvi, ma di un evento, tragico e cruento, che fece molto scalpore nel febbraio 1918.

Al numero 19 di Contrada San Filippo, oggi via Maria Vittoria, prese appartamento Pietro Balocco, un giovane arrivato in città da San Germano Vercellese. In più occasioni il Balocco fu visto entrare e uscire dall’abitazione in compagnia di un prete, Don Guglielmo Gnavi originario di Caluso, località non lontana da Torino.

Con molta probabilità la cosa venne a ripetersi per un periodo fino a quando in una fredda giornata invernale la portinaia, Giuseppina, notò

Balocco uscire solo trascinando una pesante cesta dal dubbio contenuto.

Alla misteriosa uscita solitaria del giovane si aggiunse un particolare: il sacerdote non fu più visto nella via.

MACABRA SCOPERTA I sospetti della donna aumentarono col trascorrere dei giorni e vennero confermati da un caso fortuito.

Successe infatti che, nel frattempo, un barcaiolo sul fiume Po notò qualcosa di insolito galleggiare, qualcosa con tutte le sembianze di una gamba umana. Giuseppina si fece forza e convinse la proprietaria dell’appartamento ad inscenare un guasto al suo interno, al fine di giustificarne un ingresso obbligato.

Lo spettacolo che si trovarono di fronte fu raccapricciante, dentro ad una valigia il torso privo di testa e di gambe del religioso.

Nello stesso istante il Balocco fuggì immediatamente. Il giovane venne braccato per settimane dalla polizia mentre i giornali dell’epoca, definendo il caso come “L’omicidio del prete fatto a pezzi”, pubblicarono le foto dell’assassino, foto che ne consentirono la cattura grazie al riconoscimento di una passante. Nell’aprile del 1921 il giovane venne condannato all’ergastolo e a 11 anni di cella di isolamento.

FAMIGLIA GNAVI Una storia macabra di cento anni fa, che ritorna oggi dentro al bicchierino del mio “elisir del tempo” che in realtà è il Vermouth Bianco Don Guglielmo 1918.

La famiglia Gnavi di Caluso

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L’INVITATO SPECIALE esiste tutt’ora e i discendenti hanno continuato nel tempo, così come allora, a produrre vini del territorio, in quella terra dove regna sovrano l’Erbaluce.

La storia della cantina Gnavi risale alla fine dell’800 con la fondazione di un’azienda familiare di carradori che, oltre ad occuparsi del trasporto di merci, si specializza nella coltura della vite.

A mettere radici sulla quella terra collinare canavesana di origine morenica fu il Cavalier Giovanni.

La somma ottimale di terroir, clima, vitigno e la sapiente opera dell’uomo fa si che i vini di quel lembo di Piemonte siano particolarmente interessanti. L’Erbaluce, storico vitigno, ha trovato nell’area di Caluso la sua giusta dimora e gli Gnavi, oggi Carlo unico erede del sapere del padre e il nipote Giorgio, portano avanti la tradizione di famiglia producendo Erbaluce in differenti espressioni: fermo, spumante e passito.

E il Vermouth?

Il Vermouth bianco della famiglia Gnavi di Caluso rende omaggio al sacerdote, loro antenato, vittima di un macabro omicidio a Torino

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CHICCA STORICA Caluso dista pochi chilometri da Torino e se c’è una chicca storica, un vino aromatico tipicamente torinese è proprio il Vermouth. Un tempo molto diffuso, il vino liquoroso vive oggi una sua rinascita e una scoperta da parte dei giovani. Il Don Guglielmo 1918 è il nuovo prodotto della cantina: è il Vermouth degli Gnavi.

Preparato con vino Erbaluce, alcol, zucchero e le principali erbe e spezie: assenzio, achillea millefoglie, sambuco, coriandolo, dittamo, pompelmo, zenzero, arancia, menta, pepe; il Don Guglielmo 1918 ha un colore giallo paglierino intenso, sentori di agrumi ed una equilibrata dose di dolcezza e freschezza. Con il suo finale persistente al palato è decisamene piacevole; una bella sorpresa che all’assaggio ti regala una delicata emozione.

Un vento tiepido di storia di un tempo lontano, ma al quanto vicino, di una tragedia che si traduce oggi in piacevolezza. Un delicato Vermouth in ricordo di Guglielmo Gnavi.

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L’amorevole epopea dei frati questuanti

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Chi ha più visto presso i nostri cascinali la simpatica figura dei frati questuanti, con la sacca sulle spalle?

Passavano per lo più a piedi o con l’asinello, chiedendo in nome di Dio qualcosa per il convento e ringraziando cortesemente il benefattore: “Sia per l’amor di Dio. Sia in suffragio delle anime!”.

FRA PISTUN Qualche cosa era sempre pronta per loro: una manciata di farina, una cesta di patate o castagne o noci...

Il frate ringraziava, dava qualche saggio consiglio, prometteva preghiere, proseguendo di casa in casa la sua non lieve fatica fino a sera. Sovente era ben accolto e con simpatia dai nostri contadini, in gran parte cristiani da antica data.

Raramente erano oggetto di scherno da parte di chi li chiamava “fra pistun”, contraffacendo il termine “fra chistun” (frate questuante). Non sempre il fraticello era “laico” (brutto termine per dire che non era sacerdote), meglio, converso, coadiutore...

Nella storia si ricordano vari ordini mendicanti che, occupati nell’apostolato, nello studio e soprattutto in lunghe preghiere diurne e notturne, si affidavano alla generosità dei cristiani per il proprio modesto sostentamento.

GUGLIELMO FENOGLIO Talvolta il questuante correva anche brutti rischi, come quello accaduto al beato Guglielmo Fenoglio, monaco certosino, detto “Il Santo di Casotto”, protettore di Garessio e degli ortopedici, vissuto nel secolo XI. Questo riferimento sanitario ci ricorda un fatto particolare accadutogli durante una sua questua, quando venne assalito da alcuni malviventi; e, secondo la leggenda, egli avrebbe usato la gamba della sua mula per metterli in fuga.

E poi l’avrebbe riattaccata alla rovescia.

Il fattaccio (forse più ridicolo che vero) permane tuttora visibile in un celebre dipinto anonimo, presente nel Santuario della Madonna del Brichetto di Morozzo.

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RADICI

SAN CRISPINO Un fatto analogo malaugurato, ma forse più serio del precedente, sarebbe accaduto davvero anche ad un altro frate questuante, al cappuccino San Crispino da Viterbo, vissuto nel 1700, canonizzato da papa Giovanni Paolo II. Uomo di grande preghiera ed austerità, era noto anche per i miracoli e i doni carismatici, che tuttavia sapeva nascondere sotto l’apparente fresca giovialità francescana.

Tanto che venne definito come “il Giullare di Dio e della Vergine Maria”, uso

in quanti gli offrivano l’elemosina: l’ipocrisia e la vanagloria. Ma ecco quanto accadde in proposito.

Crispino, con il suo sacco in spalla, passava e ripassava sovente presso gli stessi casolari della zona, presso le persone di vecchia conoscenza; ma solo ad una casa non si fermava mai.

Qui abitava un grande signore (si fa per dire, un riccone) il quale, vistosi trascurato dal frate, andò a riferire l’affronto al padre guardiano del convento.

Il quale impose seve-

Mendicando tra i cascinali, con la sacca sulle spalle, si affidavano alla generosità dei cristiani per il proprio modesto sostentamento a tutti gli uffici più umili: ortolano, cuoco, infermiere, ricercatore (cioè questuante)... Ma Crispino soleva dire a se stesso: «Sono la piccola bestia da soma dei cappuccini...».

Amava e dava il sorriso sempre a tutti, anche ai prelati, ai nobili, ai dotti, a quanti ne ambivano i consigli; ma amava per lo più la compagnia degli umili: i peccatori, i bambini poveri, i carcerati, gli ammalati.

A quanti riuniva per le strade, prima di terminare con “il pensierino spirituale” era sua abitudine intonare versi poetici (anche la “Gerusalemme liberata”) e canti popolari.

SACCO DI SANGUE Una cosa sola non amava

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ramente a Crispino di adempiere il suo lavoro anche presso il ricco signore.

Il nostro questuante, obbedientissimo come sempre, mise in atto l’ordine del superiore.

Ma quale non fu la sorpresa di tutti quanti, quando Crispino giunse al convento e posò a terra l’enorme carico fornitogli dal ricco.

Dal sacco usciva sangue, tanto sangue.

Il padre guardiano esterrefatto capì allora perchè Crispino tralasciava abitualmente quella casa.

Quello era il sangue degli operai sfruttati che gridava giustizia e che il buon Crispino non avrebbe mai voluto nel suo sacco.

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L’imprenditore agricolo • Dicembre 2019

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L’imprenditore agricolo • Dicembre 2019

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