L'imprenditore Agricolo Novembre 2014

ANNO 3 NUMERO

35

novembre 2014

d e l l a

P r o v i n c i a

G RAN D A

Difendiamo i prezzi agricoli L’UNICO GIORNALE INVIATO A TUTTI GLI IMPRENDITORI AGRICOLI 1

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Sommario Attualità

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L’imprenditore agricolo Perchè conviene abbonarsi

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Domanda unica 2014, pagamenti in corso con due mesi di anticipo

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Il ministro Maurizio Martina annuncia un piano da 2 miliardi di investimenti

L’editoriale

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Cercasi tavolo dell’armistizio

L’aria che tira

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Sindacati di lotta Ma solo per la tv

Fisco e tributi

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Rent to buy, il contratto per comprare...affittando

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Cosa cambia, da gennaio per chi lavora con l’estero

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Il labirinto della Tasi fa smarrire il buon senso

A.r.pro.m.a informa

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La mobilitazione agrimeccanica contro l’esodo da Langhe e valli

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Lavoro, il modello agricolo vale più dell’articolo 18

54

Mortadella, la migliore amica del pane!

60

Chi pagherà i costi dell’embargo?

Semplice, i soliti agricoltori

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L’attività agricola, valore aggiunto dell’agriturismo

Novembre 2014

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Piatto per il Roero Arneis La sfida dei grandi cuochi

Voci dai campi

39

Latte, chi lo produce si occupi del prezzo

Fiere

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S.Andrea a Saluzzo La “Fera dj puciu”

24

La fiera Napoleonica ovvero dei puciu e dei porri

44

Fiera fredda a Borgo San Dalmazzo. Una tradizione che dura da 445 anni

L’irresistibile fascino del bue grasso di Carrù

Zootecnia

15

I vantaggi dei parti indotti negli allevamenti suini

20

Zootecnica di precisione Cos’è, a cosa serve

26

Fine delle quote e prezzo del latte. Gli allevatori si giocano il futuro

Seguici su: www.imprenditoreagricolo.com

58

Cambiano le regole dell’acqua. La Regione agevola la zootecnia

Formazione

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L’istituto salesiano di Lombriasco guarda avanti e punta ai master

Enologia

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Quando l’alpeggio avviene via mare

56

Castagne bene o male a seconda delle zone

Notizie dalle aziende

38

Potenza e confort in campo al TTV Tour di Carmagnola

48

Cassinelli tractor 2000 Nuova sede, nuovo marchio

50

Un futuro verde per l’Italia: centinaia di ettari di bambù gigante già avviati

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All’Eima, la nuova gamma Merlo completamente rinnovata

Direttore responsabile: Osvaldo Bellino Direttore editoriale: Valerio Maccagno

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La bizzarria del clima rimescola le carte della vendemmia 2014

66

Contro la flavescenza dorata.

Il dilemma della biotecnologia

Editore: Réclame S.r.l.

Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo

Pubblicità: Réclame Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279

Destinazione urbanistica, Cos’è, a cosa serve e chi rilascia il certificato

Ortofrutticoltura

della provincia Granda

Direzione, redazione e amministrazione: Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 redazione@imprenditoreagricolo.com www.imprenditoreagricolo.com

Diritto agrario

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L’IMPRENDITORE AGRICOLO

e-mail: info@reclamesavigliano.it www.reclamesavigliano.it Progetto grafico: Marco Grussu

Radici

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Ricetta: zuppa di cavolo I proverbi di novembre

Osservatorio prezzi

76

Prezzi e mercati all’ingrosso

Scadenze fiscali

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Novembre: occhio alle scadenze

Mercatino

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Gli affari dell’imprenditore

Stampa: G. Canale & C. S.p.A. Via Liguria, 24 - 10071 Borgaro - Torino Registrazione Tribunale di Saluzzo n. 3 del 09/01/2012

Abbonamento Anno 2015 - Euro 20,00 Conto corrente postale n° 1003849591 Bonifico bancario BCC Cherasco Agenzia Cavallermaggiore - IBAN: IT57X0848746150000050101900 Intestato a Reclame srl Causale: Abbonamento 2015 indicare nome, cognome ed indirizzo

Associato

Unione Stampa periodica Italiana

Copia gratuita

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Attualità

L’Imprenditore agricolo Perchè conviene abbonarsi Con i buoni sconto messi a disposizione di chi sottoscriverà l’abbonamento all’Imprenditore agricolo, si può risparmiare fino a 110 euro presso Mondo Servizi e CFRM Merlo Parliamo d’affari e diamoci una mano: lo slogan che quest’anno accompagna la nostra campagna abbonamenti parla come al solito il linguaggio degli imprenditori agricoli.

Poche parole per dire che tutti i costi della nostra impresa sono coperti esclusivamente dalla pubblicità, cioè dagli inserzionisti.

Non abbiamo e non usiamo soldi pubblici e da noi non si pagano tessere associative in cui è compreso l’abbonamento al giornale.

Il nostro colore è uno solo, quello della terra e, da buoni imprenditori (agricoli), ci piace fare da soli per essere liberi di informare.

per contribuire alle spese di confezionamento e spedizione del giornale, che in ogni caso continuerà ad arrivare

VENTI EURO Per questo chiediamo come ogni anno una mano ai lettori che ricevono gratis il giornale per dodici mesi.

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puntualmente a domicilio di tutti gli imprenditori agricoli della provincia di Cuneo.

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abbonati, questa volta l’Imprenditore agricolo ha stretto un accordo con due grandi aziende del settore, la Mondo Servizi e il CFRM di Merlo Group, mettendo a disposizione di chi sottoscriverà l’abbonamento ben 110 euro in buoni sconto, spendibili, appunto, presso le due ditte convenzionate.

MONDO SERVIZI E CFRM MERLO Un’opportunità da non perdere, trattandosi di realtà di primo piano del mondo agricolo, come il Centro di formazione CFRM di Merlo Group, specializzato nei corsi di abilitazione all’uso delle macchine agricole (i famigerati “patentini”), e Mondo Servizi, azienda leader nel settore dei rifiuti agricoli, con raccolta su misura di farmaci, oli esausti, eternit, cippati…

Uniti per un grande risparmio: giornale, inserzionisti e abbonati per un grande risparmio e per un altro anno insieme.

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Cercasi tavolo dell’armistizio

O svaldo B ellino

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C’è un tempo per tutte le cose e forse sta per finire il tempo della guerra civile delle quote latte. Non perché sia scoppiata la pace, ma per la l’estinzione della ragione del contendere, decadendo nel 2015 il sistema del contingentamento coatto della produzione.

Nelle stalle rimangono morti (purtroppo non è un modo di dire, altri due allevatori si sono appena suicidati in Lombardia) e feriti. Molte aziende hanno chiuso, la maggioranza si è caricata di debiti per comprare e affittare le quote, oppure per rateizzare le multe. Le altre pagano gli avvocati per resistere in giudizio nei Tribunali della Repubblica contro la contestazione degli splafonamenti. Negli ultimi quindici anni, gli allevatori si sono divisi e odiati, fino a marciare gli uni contro gli altri, “onesti” contro “disonesti”, “buoni” contro “cattivi”. Il meccanismo delle quote, che è stato il perno della ricchezza per il vino, nel caso del latte, in Italia, ha avuto un effetto disastroso. Il motivo non è liquidabile in due parole e meriterebbe un libro, perché la vicenda delle quote latte non è solo un problema di vacche e mammelle padane, ma lo specchio di un Paese e di un popolo. Una storia di economia, cultura, indole antropologica, sindacato, Europa, giustizia…

Ora tutto questo non è passato, ma riguarda il passato. Con l’abolizione delle quote, la questione centrale non sono più le multe, ma il prezzo del latte. Sarà questa la madre di tutte le battaglie, il momento della verità, il banco di prova che deciderà la vita e la morte delle aziende. E su questo fronte non ci possono più essere divisioni, altrimenti la fine è assicurata. Tutta Europa si prepara a produrre più latte e anche in Piemonte molti allevatori stanno allestendo nuove stalle e sale mungitura, così come, al contrario, c’è chi si organizza per smantellare baracca e burattini.

Una cosa è certa: nessuno sa come andrà a finire. Se le stalle polacche e tedesche avranno il sopravvento su quelle italiane, che accusano costi di produzione assai maggiori, oppure se queste ultime, liberate dai lacci delle quote, saranno in grado di vincere la concorrenza, senza mollare il tiro, anzi, alzandolo là dove la filiera lattiero-casearia del “made in Italy” richiede qualità e affidabilità non riproducibili all’estero.

Sembrerà strano, ma ciò che manca, al momento, sarebbe il tavolo dell’armistizio, il luogo fisico dove gli allevatori tornino a stringersi la mano e a stringerla possibilmente anche agli industriali, senza temere di lasciarci le dita. Ci si domanda se la sede del confronto possa ancora essere quella dei sindacati, delle cooperative, di Confindustria o della politica.

Oppure se saranno gli stessi allevatori a costruire il tavolo di una lobby del latte libera di muoversi sul mercato, per non rimanere abbandonati a se stessi, nell’improponibile alternativa del “si salvi chi può”.

C’è un tempo per tutto, ora è quello di una risposta.

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Sindacati di lotta Ma solo per la tv

M ichele A ntonio F ino

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Mentre si avvicina il Natale, per i produttori di cibo si avvicina la fatidica data del 14 dicembre 2014, quando entrerà in vigore il Regolamento dell’Unione Europea che ridefinisce le norme sull’etichettatura. Finalmente, al supermercato, non troveremo più una carne di cui sappiamo molto (quella bovina) e carni di serie B, di cui non è lecito sapere quasi nulla (tutte le altre): per ogni tipo di grande animale sarà obbligatorio indicare il luogo di nascita, allevamento e macellazione.

Per le carni bianche, allevamento e macellazione. Avremo poi più informazioni nutrizionali e anche l’origine del latte dovrà essere chiara in etichetta.

Resta molto da fare e fra queste cose c’è la questione dell’origine degli ingredienti: il suino sapremo da dove viene se lo compriamo fresco, ma non se lo compriamo trasformato in prosciutto o salame, non abbiamo modo di saperlo e non lo avremo anche dopo il 14 dicembre. Perché? Perché il regolamento prevedeva che si aprisse il confronto davanti alla Commissione Europea su come sia meglio fornire questa indicazione. Un anno fa la Commissione stessa ha prodotto un report in cui ha sostenuto le ragioni di indicare il Paese di provenienza degli ingredienti costituiti da carne. Ovviamente, i rappresentanti delle industrie si sono sollevati in un coro di no, perché aumenterebbe i costi di produzione, tracciare questi ingredienti: in realtà, per fare un esempio eclatante, temono che scoprire che la Bresaola della Valtellina IGP è fatta, in molti casi, con carne brasiliana, non farebbe benissimo alle vendite. Dalle associazioni di categoria che difendono gli agricoltori europei, sul punto, è venuta qualche flebile voce e soprattutto una serie di iniziative, anche mediaticamente efficaci (ricordate le ispezioni “popolari” sui camion al Brennero? Giuridicamente infondate, ma fotogeniche...) ma non utili sul piano europeo, semmai solo su quello nazionale. La mia idea è che nonostante esista un coordinamento dei sindacati agricoli a Bruxelles, tutti i singoli sindacati nazionali continuino a preferire di fare azioni da Striscia la Notizia in patria (perché fanno rumore, anche se non producono risultati concreti) invece di lasciar perdere le piazze e cominciare a fare sul serio nei corridoi di Bruxelles. Lassù, i lobbisti dell’industria li conoscono per nome. I paladini dell’agricoltura non sanno nemmeno dove stiano di casa.

E’ ora di cambiare stile e alzare gli obiettivi: meno dichiarazioni choc sui giornali e alla televisione. Più mobilitazioni continentali.

Perché una parte del grande problema che attanaglia le campagne (a cominciare dai ridicoli prezzi pagati a chi produce sulle nostre terre) si risolverebbe da sé se gli agricoltori fossero uniti nei loro interessi e nella loro difesa come lo sono gli industriali del Vecchio Continente.

Fisco e Tributi di

Alberto Tealdi,

commercialista,

a.tealdi@studiocugnasco.it

Rent to buy, il contratto per comprare… affittando La crisi immobiliare ha moltiplicato il ricorso alla locazione con opzione di acquisto.

E la normativa si è adeguata ai tempi Il contratto di locazione con clausola di trasferimento della proprietà, cosiddetto “rent to buy”, prevede la contestuale presenza della figura contrattuale della locazione e della vendita ed assicura a chi intende acquistare un immobile la possibilità di averne subito il godimento con il pagamento di un canone periodico e di rimandare ad un momento succes-

sivo l’acquisto scomputando dal relativo prezzo una quota dei canoni pagati in precedenza.

Il Consiglio Nazionale del Notariato, con un recente documento pubblicato sul proprio sito, ha evidenziato come con tale forma contrattuale si possano ottenere dei vantaggi sia per l’acquirente che per il venditore.

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Fisco e tributi VANTAGGI PER L’ACQUIRENTE In particolare l’acquirente: • ottiene il pieno godimento del bene senza corrispondere fin da subito l’intero prezzo della compravendita; • migliora l’accessibilità al credito al momento dell’acquisto anche in considerazione del minor importo da richiedere visto quanto già anticipato con i canoni periodici (inoltre il loro puntuale pagamento aumenta il merito creditizio); • ha maggior tempo per poter eventualmente alienare un altro immobile del quale è già proprietario scontando un prezzo più favorevole.

VANTAGGI PER IL VENDITORE Il venditore: • facilita l’occupazione e la successiva alienazione di immobili che altrimenti rischierebbero di rimanere sfitti o inalienati; • ha una immediata possibilità di conseguire un introito finanziario; • viene sgravato dei costi di gestione dell’immobile che diventano da subito a carico del detentore.

NUOVE TUTELE L’attuale profonda crisi del mercato immobiliare ha inflazionato di molto il ricorso a tale forma contrattuale tanto da richiederne una regolamentazione a livello normativo. Con l’art.

23, del DL 133/2014, cosiddetto “Sblocca Italia”, sono state previste una serie di tutele per chi sottoscrive tale contratto risolvendo così alcune criticità che derivavano dall’assenza di una specifica normativa in materia. La principale novità è la trascrivibilità del contratto nei registri immobiliari con una efficacia rapportata alla durata del contratto (ma non oltre 10 anni).

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interessi legali. In caso di fallimento di una delle due parti il curatore valuta l’opportunità di continuare il rapporto, in ogni caso in tale situazione al conduttore è riservata una particolare tutela essendo limitati i casi in cui può essere dichiarata l’inefficacia del contratto in pregiudizio dei creditori ma soprattutto qualora fallisca il concedente del ricavato dell’asta dell’immobile il primo a beneficiarne è il conduttore.

In questo modo il futuro acquirente è tutelato da eventuali cessioni del medesimo immobile da parte del venditore e può opporre il contratto agli eventuali soggetti che abbiamo acquistato l’immobile con atto successivo alla trascrizione del rent to buy. Inoltre se il successivo acquisto della proprietà non andasse a buon fine per cause non imputabili al conduttore, la restituzione della parte di canoni imputata al prezzo è garantita da un privilegio speciale immobiliare sull’immobile concesso in godimento.

MANCATO PAGAMENTO In caso di mancato pagamento di un numero di canoni determinato dalle parti, anche non consecutivi e per un importo non inferiore ad un ventesimo del loro numero complessivo, il contratto si risolve.

In caso di risoluzione del contratto per inadempimento del conduttore il concedente ha diritto ad acquisire interamente i canoni a titolo di indennità. In caso di inadempimento del concedente questi deve restituire i canoni imputati al prezzo maggiorati degli

DURATA DEL CONTRATTO La normativa lascia poi alle parti ampia autonomia sulla durata del contratto, sulla quota di canone da imputare al prezzo, sulle clausole di recesso o sulla trasferibilità del contratto.

Dal punto di vista fiscale tale tipologia contrattuale ha due diverse impostazioni che dipendono dal vincolo al trasferimento obbligatorio per entrambe le parti o solo per una delle due parti contrattuali. Semplificando, qualora nel contratto è già previsto che ad una certa scadenza le parti sono vincolate a perfezionare la cessione allora dal punto di vista fiscale il momento rilevante per l’assolvimento dell’Iva o dell’imposta di registro ed eventualmente delle imposte sul reddito decorre dalla stipula del contratto di rent to buy.

Se invece ad essere vincolata è solo una parte e quindi la cessione per essere perfezionata prevede l’esercizio di una opzione, allora la prima parte del contratto è fiscalmente trattata come una locazione e le imposte sul trasferimento saranno assolte solo al momento del trasferimento medesimo.

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Fisco e Tributi di

Marianna Cugnasco,

commercialista,

mar.cugnasco@studiocugnasco.it

Cosa cambia, da gennaio per chi lavora con l’estero Le novità del Decreto semplificazioni sulle dichiarazioni d’intento per gli esportatori abituali I soggetti che effettuano operazioni internazionali, sia con Paesi UE che extra UE, possono – al ricorrere di determinate condizioni – acquistare od importare beni e servizi senza applicazione dell’Iva, entro un dato limite annuale detto plafond. Tali soggetti sono i cosiddetti esportatori abituali e la disciplina cui soggiacciono comporta obblighi specifici sia per gli stessi che per i loro fornitori.

DICHIARAZIONE D’INTENTO. In particolare l’esportatore abituale che intende beneficiare della disciplina in commento deve rilasciare ai propri fornitori una dichiarazione, cosiddetta dichiarazione d’intento, con la quale esprime la volontà di effettuare acquisti ed importazioni di beni o servizi senza l’applicazione dell’Iva. Tale dichiarazione, datata, numerata e sottoscritta dal dichiarante, deve riportare i limiti quantitativi o temporali entro i quali il fornitore è esonerato dall’addebito dell’Iva sulle fatture di acquisto. Il fornitore, ricevuta la dichiarazione d’intento, deve trasmettere telematicamente all’Agenzia delle Entrate i dati contenuti nella medesima entro il termine di effettuazione della prima liquidazione periodica (mensile o trimestrale) nella quale confluiscono le operazioni effettuate senza applicazione dell’imposta. Questo è quanto stabilisce la disciplina attualmente in vigore.

NOVITà DA GENNAIO 2015. L’articolo 20 del decreto semplificazioni prevede – per le operazioni poste in essere a decorrere dall’1.01.2015 (salvo ulteriori specificazioni o modifiche apportate in sede di conversione in legge) – una razionalizzazione degli adempimenti che gravano sui soggetti interessati dalla norma in esame, modificando il quadro degli obblighi cui i medesimi sono soggetti. La nuova

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disciplina prevede che sarà l’esportatore abituale stesso a trasmettere telematicamente all’Agenzia delle Entrate la propria dichiarazione d’intento prima dell’effettuazione dell’operazione di acquisto; tale dichiarazione, insieme alla ricevuta telematica di consegna rilasciata dall’Agenzia, dovrà essere consegnata al fornitore/prestatore. A sua volta il fornitore dovrà emettere la fattura senza applicazione dell’Iva soltanto dopo il riscontro telematico dell’avvenuta presentazione di cui sopra e, in luogo della presentazione della comunicazione periodica, dovrà riepilogare nella dichiarazione Iva annuale i dati contenuti nelle dichiarazioni d’intento ricevute nell’esercizio dai propri clienti esportatori abituali.

LE PERPLESSITà. Tali nuovi obblighi destano qualche perplessità in relazione alla difficoltà di verifica, da parte del fornitore, dell’avvenuta presentazione delle dichiarazioni d’intento; si auspica pertanto che il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate che dovrà essere emanato definisca meglio le modalità applicative della norma. Ciò anche alla luce del regime sanzionatorio previsto in caso di mancato rispetto delle disposizioni. L’art. 7, c. 4-bis, del DLgs 471/1997, come modificato dal decreto in commento, prevede infatti che sia punito con una sanzione compresa tra il 100% ed il 200% dell’imposta relativa alle fatture emesse senza addebito dell’Iva, il cedente/prestatore che effettui operazioni nei confronti dell’esportatore abituale prima di aver ricevuto da questi la dichiarazione d’intento corredata dalla ricevuta telematica e riscontrato telematicamente l’avvenuta presentazione.

Zootecnia

di

Enrico Galliano e Giuseppe Cagnassi

I vantaggi dei parti indotti negli allevamenti suini Sull’utilizzo di trattamenti ormonali per stimolare le scrofe a partorire esistono divergenze di opinione, ma le necessità di produzione li rendono sempre più indispensabili Per parti indotti si intende una prassi mediante la quale si utilizzano trattamenti ormonali per stimolare la scrofa a partorire. Su questo discorso ho notato parecchie divergenze di pensiero tra gli allevatori, che si dividono in due categorie: quelli favorevoli all’induzione al parto e quelli fortemente contrari.

STRESS In natura, durante il parto avviene una secrezione di ossitocina che stimola le contrazioni dell’utero. In presenza di un qualsiasi stress in sala parto questa secrezione ormonale viene interrotta arrestando le contrazioni e di conseguenza il parto, con conseguenze gravi quali: l’elevato

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Zootecnia

numero di nati morti o poco vitali e la probabile ritenzione della placenta.

E’ quindi importantissimo evitare qualsiasi tipo di stress alla scrofa soprattutto nel periodo del parto.

PARTO INDOTTO Siccome è praticamente impossibile, al momento del parto, eliminare tutti gli elementi di stress, non è così sbagliato pensare ad una somministrazione di ormoni che inducano l’animale a partorire indipendentemente dal suo stimolo naturale.

L’allevatore dalla procedura di induzione può trarre alcuni fondamentali vantaggi: • Ottenere un parto veloce • Avere gruppi omogenei di suinetti allo svezzamento (cosa non da poco!)

• Ottimizzare lo svolgimento dei lavori secondari quali: taglio della coda, castrazione, somministrazione del ferro, ecc.

• Effettuare la corretta ridistribuzione dei suinetti tra le scrofe potendo lavorare su animali nati tutti nelle stesso giorno.

OCCHIO ALLE DATE Esistono diversi prodotti e diverse tecniche per sincronizzare i parti ma tutti hanno una cosa in comune: è indispensabile conoscere con accuratezza il giorno del parto previsto per poter effettuare al momento giusto il trattamento.

Quindi non solo bisogna annotarsi con precisione il momento dell’inseminazione, ma bisogna conoscere l’effettivo periodo di gestazione che dipende dalla genetica della scrofa: variando dai 114 giorni per razze meno prolifiche, fino a 116 giorni per ge-

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netiche più prolifiche.

TRATTAMENTO ORMONALE La pratica più usata è quella del trattamento ormonale intramuscolo, molto fastidiosa per la scrofa oltre al fatto che richiede dosi di farmaco più elevato.

L’alternativa è il trattamento intravulvare che permette l’utilizzo di dosaggi più bassi di farmaco (circa il 40% in meno); per di più usando aghi e siringhe monouso evita il passaggio di batteri tra una scrofa e l’altra.

La prassi usata dal sottoscritto, che sincronizza mediamente 50 parti a settimana, è la seguente: i parti sono programmati nella giornata del venerdì, quindi le scrofe vengono trattate in vulva con prostaglandine il giovedì mattina alle ore 7 e alle ore 13.

Mediante questa procedura il 90% dei parti della settimana avviene il venerdì nel primo pomeriggio.

Nei casi in cui esiste un management preciso e competente si può migliorare il risultato combinando l’uso di prostaglandine e ossitocina a 24 ore di distanza l’una dall’altra.

ASSISTENZA L’induzione logicamente richiede una assidua assistenza da parte dell’uomo in sala parto controllando in modo metodico l’uscita tra un suinetto e l’altro.

Nel caso questo non avvenga è opportuno munirsi di gel ostetrico ed ispezionare la parte più stretta dell’utero senza dover andare oltre, per accertarsi che non ci sia nessun suinetto bloccato nel canale del parto, pro-

blematica che si verifica più sovente su scrofe “vecchie“.

Come è risaputo è sconsigliabile indurre i parti su scrofe di prima figliata, in quanto hanno una gestazione più lunga ed esiste il rischio di far nascere animali più piccoli e poco vitali.

I risultati di questa tecnica non sono sempre uguali, perché si contrappon-

gono diversi fattori quali: la genetica che determina la lunghezza della gestazione, gli elementi gestionali legati soprattutto alla precisione dell’operatore ed i fattori sanitari quali pulizia della sala parto, elevata presenza di PRRS, ecc.

ha preso il settore suinicolo, è necessario portare al massimo la produzione degli animali in stalla, aiutandosi con tutte le tecniche a disposizione, cercando un miglioramento continuo e tenendosi sempre aggiornati per poter competere e incrementare il piccolo margine di guadagno.

CONCLUDENDO Visto la brutta piega che attualmente

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Attualità

Domanda unica 2014, pagamenti in corso con due mesi di anticipo Boccata di ossigeno per oltre un milione di imprese agricole. Entro novembre toccherà ai beneficiari in capo ad Agea Sono in corso di pagamento gli anticipi della Domanda Unica 2014.

Con un anticipo di circa due mesi, 1.035.695 imprese agricole stanno ricevendo sui propri conti correnti aiuti per circa 1,4 miliardi di euro.

«Diamo un sostegno concreto alle aziende – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina – particolarmente importante soprattutto per chi è stato colpito da fenomeni meteorologici avversi che hanno interessato diverse Regioni del Paese.

Sono risorse importanti che potranno essere utilizzate in alcuni

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casi per far ripartire le imprese, consapevoli come siamo che il primo presidio contro il dissesto idrogeologico è costituito proprio dalla buona agricoltura».

AGEA Entro il mese di novembre saranno pagati i restanti beneficiari facenti capo al solo organismo pagatore Agea, altri 70.000 soggetti che riceveranno 100 milioni di aiuti.

Con questa tranche di pagamenti, a chiusura dell’esercizio finanziario 2013-2014, Agea avrà erogato premi per circa 4 miliardi di euro (pari ad oltre il 70% dell’ammontare

dei premi erogati da tutti gli organismi pagatori), riguardanti, per la maggior parte, gli aiuti per la Domanda Unica, le misure per lo Sviluppo Rurale e il Piano di sostegno al

settore vitivinicolo.

Di seguito la tabella degli importi (anticipo 45%) e, tra parentesi, del numero delle aziende (per Organismo Pagatore):

AGEA PAGATORE

690.000.000,00 (716.000)

AGREA - EMILIA ROMAGNA

175.000.000 (44.444)

OPPAB - PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO

6.500.000,00 (6.800)

ARPEA - PIEMONTE

156.661.005,43 (35.805)

ARCEA - CALABRIA

120.000.000,00 (105.000)

ARTEA - TOSCANA

72.929.052,87 (38.969)

OPR - LOMBARDIA

12.700.000,00 (3.000)

APPAG - PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

3.993.033,13 (1.467)

AVEPA - VENETO

158.000.000,00 (84.210)

Totale complessivo

1.395.783.091,43 (1.035.695)

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Zootecnia di

Emanuel Bonetto

Zootecnica di precisione Cos’è, a cosa serve Una nuova disciplina con grandi potenzialità per gli allevamenti bovini da latte. Protagonista la tecnologia “... Se fai quello che hai sempre fatto otterrai sempre e solo lo stesso risultato ...”

Questo è l’ideale su cui si basa tutta la Zootecnica di precisone, nuova disciplina che sta salendo alla ribalta nel campo agricolo in questi ultimi periodi. E’ una scienza totalmente nuova poiché fino a poco tempo fa è stata intesa come una materia troppo complessa e poco concreta da applicare agli allevamenti, in particolar modo a quelli di bovine ad attitudine lattifera.

Ad oggi, invece, si contano numerose aziende a livello europeo (inclusa l’Italia) in cui questi sistemi sono stati applicati con successo ed hanno portato diversi benefici agli allevatori e soprattutto alle mandrie.

GLI OBIETTIVI L’obiettivo della Precision Livestock

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Farming (secondo la terminologia inglese) è quello di performare, ossia ottenere risultati migliori di quelli attuali attraverso la tecnologia e l’innovazione.Aumentare le performance di una stalla non è affatto semplice, anzi dev’essere un’azione ben ponderata e fatta con oculatezza in modo da creare un sistema di gestione della mandria su misura per quest’ultima.

Per arrivare a ottenere delle performance elevate (elevate produzioni di latte, resistenza alle malattie, ecc...) la base di partenza risiede nei controlli in automatico dell’alimentazione e sull’animale stesso.

IL RISPARMIO Per esempio con dei sistemi appositi di calibratura applicati alle strutture di stoccaggio degli alimenti è possibile calibrare la quantità della miscelata e controllarne la qualità in modo da evitare qualsiasi tipo di spreco, in termini di alimenti, di denaro e di tempo.

Infatti con queste apparecchiature i risparmi di tempo possono arrivare

Zootecnia sino a 90 minuti al giorno, i quali significano meno costi di gestione del personale (operai) e soprattutto maggior tempo da dedicare alla gestione della mandria.

CONTROLLO QUALITà Il controllo della qualità precedentemente citato, permette all’allevatore di tenere sott’occhio durante tutto il tempo di caricamento della miscelata la carica batterica che può essere presente; ciò è molto importante poiché nel lungo periodo si riesce ad allungare la vita della vacca andando a controllare a monte un possibile inoculo di batteri negli animali a partire dalle derrate alimentari.

Per migliorare ancora di più la gestione della stalla esistono dei sistemi abbinati a quelli sopra citati i quali danno modo all’allevatore attraverso l’utilizzo del GPS (Global Positioning System) di localizzare in tempo reale ogni singolo animale

in qualsiasi zona della stalla esso sia 24h su 24h.

SALTO TECNOLOGICO La localizzazione avviene per mezzo di un podometro (si tratta di un classico podometro, integrato però con una tecnologia GPS avanzata) il quale manda un segnale ad un calcolatore, questo può essere considerato come la piattaforma di gestione su cui vengono visualizzati gli spostamenti, altresì i dati elaborati potranno essere inoltrati a piattaforme mobili di visualizzazione (smartphone e/o tablet). Questa tecnologia ha enormi vantaggi perché dà la possibilità all’imprenditore agricolo di venire a conoscenza dei calori e conseguentemente ingravidare nel momento più propizio le bovine senza confonderli con possibili calori silenti, i quali determinerebbero sprechi economici (es. acquisto del seme in caso di inseminazione artificiale) e di tempo.

TRACCIATURA Altro vantaggio dato da questo programma risiede nel fatto che avendo la possibilità di tracciare gli spostamenti di ogni singola bovina l’allevatore potrà arrivare addirittura a determinare quante volte la vacca sosta nella zona di riposo, quanti minuti al giorno passa nella zona di alimentazione ed in conseguenza stabilire se la funzionalità del rumine è buona o se sono presenti sintomi di qualche patologia ruminale.

L’innovazione passa anche dal cambio di mentalità, perchè per risparmiare, per migliorare, per performare bisogna cambiare rotta.

Puntare di più sulla qualità e meno sulla quantità poiché è proprio vero che se si continua a fare quello che si è sempre fatto, senza un pizzico di modernizzazione, senza stare al passo con i tempi, si otterrà sempre e solo lo stesso risultato.

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Fiere

Sant’Andrea a Saluzzo La “Fera dj Puciu” Sabato 29 novembre al Foro boario Appuntamento nel solco della tradizione agricola, a Saluzzo, con la Fiera di Sant’Andrea, quest’anno in programma sabato 29 novembre, dalle 8 alle 13 al Foro Boario.

In primo piano, la Mostra della meccanica agricola e una collaterale dedicata al vivaismo frutticolo.

Gli espositori che hanno partecipato alla Mostra nazionale della meccanica di settembre, partecipano di diritto anche

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a Sant’Andrea, oltre alle nuove aziende che stanno formalizzando la loro adesione all’evento.

Un’occasione di incontro e di confronto per il mondo dell’agricoltura, un momento per soffermarsi sulle problematiche legate al settore primario e per conoscere le ultime novità dell’agrimeccanica, tra le bancarelle che profumano di Natale e gli immancabili “puciu”.

Fiere

L’irresistibile fascino del bue grasso di Carrù La tradizionale fiera zootecnica quest’anno si svolge giovedì 11 dicembre Le prime luci dell’alba, il freddo intenso, l’arrivo dei migliori capi bovini di razza piemontese, le giurie al lavoro, la premiazione con le prestigiose gualdrappe… E poi scodelle di minestra di trippe, con l’apoteosi del gran bollito di Carrù. Sono tutti aspetti da cogliere per apprezzare al meglio il fascino di una delle più antiche fiere del Piemonte, quella del Bue grasso di Carrù.

L’evento, con qualifica nazionale e di tipologia mo-

stra mercato, commerciale e folcloristico, si svolge a Carrù, presso il foro boario in piazza Mercato, il secondo giovedì antecedente il Natale, dalle 6 alle 12, quest’anno l’11 dicembre.

Per informazioni specifiche su pranzi, cene e bollito no stop, ci si può rivolgere alla Pro Loco di Carrù, telefono 3385866132, telefax 0173750220; per la rassegna zootecnica, all’Ufficio Commercio, telefono 0173757725, telefax 0173757730.

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Fiere

La fiera Napoleonica ovvero dei puciu e dei porri A Narzole, domenica 16 novembre La Fiera Napoleonica è una sagra dei vari settori che si svolge in viale della Rimembranza e nelle piazze limitrofe a Narzole, nella giornata di domenica 16 novembre 2014.

Quest’anno è prevista la presenza di 63 espositori.

L’IMPERATORE A TAVOLA E’ il 24 aprile 1796, quando – occupata Benevagienna — in serata

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il generale Napoleone Bonaparte si trasferisce al Podio, sulla strada di Narzole, dove consuma la cena e trascorre la notte nell’osteria locale. L’indomani, alle 12, Massena entra in Cherasco con le sue truppe. L’occupazione francese, in realtà, permette a Narzole di liberarsi dalla dipendenza di Cherasco e di costituire Libero Comune nel 1802, per decreto dello stesso

Bonaparte.

Il 22 ottobre del 1810 un altro decreto dell’imperatore francese indice la “Fiera di Novembre”, durante la quale si ricorda il passaggio dell’imperatore francese e si rinnova la “Cena di Napoleone”: all’epoca, si trattò di una vera e propria “Cena del Terzo Stato” e quindi “non mancarono il lardo, i peperoni arrostiti, il cotechino con trippe, i pesci

del Tanaro in carpione, la polenta di meliga con spezzatino di cinghiale, le tagliatelle, il bollito, la tuma delle Langhe, la giuncata con castagne, il caffè nero al cioccolato”.

Data la concomitanza con il periodo di maturazione, alle giornate dei festeggiamenti napoleonici si sono poi uniti i porri e i tradizionali “puciu” (nespole) di Narzole.

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Zootecnia

Fine delle quote e prezzo del latte. Gli allevatori si giocano il futuro La produzione in Piemonte sta aumentando, così come in buona parte d’Europa.

Cosa succederà l’anno prossimo?

Nel dibattito sul mercato del latte e sull’imminente fine del regime delle quote, interviene il presidente della Cia piemontese, Lodovico Actis Perinetto, con l’analisi che qui di seguito riportiamo.

QUOTE E PREZZO Alcune industrie piemontesi che raccolgono e trasformano il latte hanno richiesto un aumento delle

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quote attraverso la correzione dell’indice di grasso, per evitare che i produttori, se continuerà l’attuale andamento produttivo (in Piemonte nei primi quattro mesi della campagna in corso c’è stato un pericoloso innalzamento della produzione di latte rispetto allo stesso periodo 2013/2014: ad aprile del 6,01%, a maggio del 5,37%, a giugno del 6,39%, a luglio del

Zootecnia 7,90%), superino la quota loro assegnata ed incorrano in pesanti sanzioni.

Il sospetto che il loro obbiettivo, come sostiene la Coldiretti, sia quello di far saltare il banco, favorendo una situazione produttiva di surplus per ottenere un ulteriore abbassamento del prezzo del latte alla stalla, non è del tutto infondato.

Ma non basta opporre un diniego alla richiesta degli industriali perché tutto vada posto.

LIBERA CONCORRENZA E’ noto che il latte non si produce solo in Piemonte, ma in tutta Europa, che circola liberamente e che gli altri Paesi stanno producendo molto più latte del quantitativo globale loro assegnato.

E’ quindi prevedibile che il surplus di latte verrà riversato anche in Italia e farà concorrenza al nostro latte.

Non solo, ma il prossimo anno il regime delle quote cesserà di esistere per cui ogni allevatore potrà produrre senza più limitazioni ed è quasi certo che l’offerta di latte sul mercato

europeo aumenterà.

I minori costi del latte tedesco o polacco potrebbero gettare fuori mercato gli allevatori del nostro Paese, specialmente se titolari di aziende di piccole/medie dimensioni, che hanno costi di produzione più elevati.

Le aziende di montagna, penalizzate anche da un punto di vista logistico, saranno destinate via via a scomparire.

PRODUTTORI AL COLLASSO? A seguito dell’abolizione delle quote, la concorrenza tra gli Stati potrebbe raggiungere livelli talmente esasperati da far collassare intere catene produttive.

E’ giunto quindi il momento per tutti gli attori piemontesi della filiera del latte di sedersi attorno ad un tavolo e trovare le intese indispensabili onde evitare che il comparto del latte nella nostra Regione entri in una gravissima crisi.

Nessun attore della filiera può pensare di cavarsela da solo in una situazione tanto complicata.

L’unità della filiera è vitale per arrivare alla fine del regime delle quote latte in condizioni di pari opportunità con il sistema lattiero europeo e non con l’acqua alla gola.

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Fisco e tributi

Il labirinto della Tasi fa smarrire il buon senso Per pagare in genere pochi euro della nuova tassa si devono affrontare calcoli e procedure assurdi, alla faccia della semplificazione!

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La Confagricoltura di Cuneo torna ancora una volta a denunciare la complessità del sistema fiscale italiano che rallenta la crescita obbligando i contribuenti a dedicare tempo prezioso per adempiere a provvedimenti che poco hanno a che vedere con la semplificazione fiscale voluta dal Governo.

COSTO BUROCRATICO Il riferimento è alla prima rata della Tasi, la Tassa sui Servizi Indivisibili, la nuova imposta comunale istituita dalla Legge di Stabilità 2014 la cui prima rata sca-

deva lo scorso 16 ottobre.

Gli uffici dell’associazione, infatti, hanno sottolineato come coloro che si sono presentati ai propri sportelli e ai Caf Confagricoltura per pagare l’imposta hanno versato cifre nell’ordine di pochi euro, per lo più sotto i dieci, a fronte di calcoli complessi imposti da un sistema che ha portato in molti casi a provocare errori nei pagamenti.

«Occorre considerare l’elevato costo in termini burocratici e di tempo sottratto alle operazioni in azienda che tale adempimento ha prodotto a carico

degli imprenditori, in molti casi tale importo è superiore all’entità del tributo stesso - dichiara il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio -. Si resta perplessi di fronte ad un sistema che continua a non tenere in considerazione gli interessi dei cittadini e, quindi anche delle aziende.

Il sistema di pagamento della Tasi, previsto in autoliquidazione, non ha per nulla funzionato bene».

SISTEMA IN TILT Ogni contribuente è stato, infatti, chiamato a pagare, ma la possibilità di poter

imporre aliquote diverse e detrazioni varie, ha finito per mandare in tilt il sistema di pagamento stesso.

Se è vero che i terreni agricoli erano esenti da Tasi, ovunque situati, e che i fabbricati rurali strumentali non potevano avere un’imposizione superiore allo 0,1%, è altrettanto vero che le varie detrazioni e agevolazioni previste da Comune a Comune hanno

provocato seri problemi agli imprenditori agricoli (si calcolano almeno 100 mila combinazioni diverse). Un esempio? La differenza tra inquilini e comodatari di un alloggio, sulla base della diversa ripartizione della tassa, ha costretto gli stessi a calcolarsi o farsi calcolare un’imposta che il più delle volte non è arrivata alla cifra di 10 euro.

Non solo.

COMUNI VIRTUOSI Alcuni Comuni virtuosi, che hanno direttamente inviato ai cittadini i moduli F24 di pagamento dell’imposta già compilati in prossimità della scadenza, non hanno però tenuto conto di coloro che avevano provveduto in autoliquidazione al versamento, col risultato che nella confusione delle sigle di imposta (TASI/ TARI), molti hanno versato

l’acconto da loro calcolato più l’acconto e saldo inviato dal Comune tramite F24. «La giungla di aliquote, detrazioni, esenzioni, nonché differenti rate di versamento di imposta – ha aggiunto Roberto Abellonio - hanno causato un generale clima di confusione nei sistemi di pagamento in cui, come sempre, sono stati i contribuenti a farne le spese».

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Diritto agrario di

Davide Galfrè, Geometra - galfre.davide@gmail.com

Destinazione urbanistica Cos’è, a cosa serve e chi rilascia il certificato Il Certificato di Destinazione Urbanistica (abbreviato in seguito C.D.U.) è un documento rilasciato dal Comune che contiene tutte le indicazioni urbanistiche quali zona di Piano Regolatore, eventuali vincoli gravanti e la destinazione prevista dal Piano Regolatore per l’immobile interessato dal Certificato stesso.

FABBRICATI E TERRENI Il C.D.U. può essere richiesto sia per fabbricati che per terreni dal proprietario o avente titolo (usufruttuario, superficiario, affittuario ecc…), ma fondamentale è per i terreni; il Testo Unico dell’Edilizia infatti stabilisce che ad ogni atto di compravendita in cui è previsto il trasferimento della proprietà di uno o più terreni, è necessario allegare il C.D.U. dei terreni stessi (per i fabbricati l’obbligo sussiste se hanno come pertinenza un terreno superiore a mq 5.000,00 di superficie).

Nel caso in cui si debba richiedere il C.D.U. per terreni accatastati al Catasto Fabbricati (dunque in realtà catastalmente non sono terreni), con qualità “ente urbano” di dimensioni inferiore a mq 5.000, ma la cui somma produce una superficie superiore a mq 5.000, è necessario co-

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munque richiedere il Certificato, sebbene la singola superficie delle aree urbane non sia superiore a mq 5.000. Ogni atto in cui è prevista la compravendita di terreni è nullo se non è allegato il C.D.U..

ATTI NOTARILI In tali casi è chiaro dunque che, prima di presentarsi alla stipula di un atto notarile, occorre presentare al Comune la richiesta di Rilascio del Certificato di Destinazione Urbanistica per il terreno (o i terreni) oggetto di compravendita, in carta bollata e con tutti gli allegati che il comune stesso richiede (tra i quali sicuramente ci sono l’estratto di mappa catastale con evidenziata la particella catastale per la quale si richiede il C.D.U. ed il pagamento dei diritti di segreteria che variano da comune a comune).

DOMANDA DI RILASCIO Una volta presentata la domanda di rilascio, se la documentazione presentata è completa, il comune ha tempo 30 giorni per rilasciare il C.D.U.; quando il Certificato è pronto per essere ritirato occorre presentarsi in presso gli uffici comunali provvisti di un ulteriore marca da bollo

Diritto agrario del valore di euro 16,00 da applicare sul C.D.U. (ed eventuale delega nel caso in cui chi ritira il C.D.U. sia un soggetto differente da chi lo aveva richiesto).

Si segnala che decorso inutilmente il termine di 30 giorni il C.D.U. è autocertificabile, ma data la delicatezza e la complessità sempre maggiore dei Piani Regolatori è consigliabile attendere il rilascio da parte del comune o comunque affidarsi a tecnici esperti e notevolmente competenti.

Il Certificato ha validità di

ficie), in quanto anche la successione consiste a tutti gli effetti in un passaggio di proprietà dal defunto agli eredi.

Nei casi in cui il C.D.U. sia richiesto per uso successione, nel caso in cui la richiesta sia effettuata da Coltivatore Diretto non occorre applicare le due marche da bollo sopra indicate (una per la richiesta ed una per il rilascio del Certificato).

TASSE E IMPOSTE Il Certificato di Destinazione Urbanistica è inoltre

Contiene tutte le informazioni urbanistiche relative ai singoli terreni e fabbricati.

Va allegato ad ogni atto di compravendita, ma non solo un anno a meno che non siano pervenute modificazioni sul terreno.

SUCCESSIONE Il C.D.U. deve inoltre essere allegato alle Dichiarazioni di Successione in cui tra gli immobili siano presenti terreni (e fabbricato con terreno pertinenziale superiore a mq 5.000 di super-

fondamentale per capire se il terreno sia di destinazione agricola o se sia di destinazione edificabile poiché a seconda della distinzione variano notevolmente le tasse ed imposte da versare e, logicamente, cambia anche e notevolmente il valore del terreno stesso in caso di eventuale compravendita e/o affitto.

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Attualità

Il ministro Maurizio Martina annuncia un piano da 2 miliardi di investimenti Il ministro Maurizio Martina ha presentato il piano di investimenti per il settore agricolo e agroalimentare che vale oltre 2 miliardi di euro per il triennio 20152017.

Gli obiettivi del Piano messo a punto dal Ministero sono: potenziare la produttività, aumentare la capacità produttiva, favorire l’internazionalizzazione,

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accrescere la competitività, far nascere start-up e creare nuova occupazione.

Il piano, che coinvolge due enti controllati dal Mipaaf, Ismea e Isa, intende sfruttare la leva pubblica come moltiplicatore di quella privata. L’Iniziativa imprenditoriale è sempre nelle mani delle aziende che scelgono dove e come investire, lo Stato interviene solo a titolo di

garanzia o di supporto.

Otto gli strumenti che vengono messi in campo per promuovere i nuovi investimenti: CONTRATTI DI FILIERA Rivolto alle piccole e medie imprese, le cooperative agricole, le O.P., i consorzi di tutela e le grandi aziende che hanno quote partecipate del capitale di una società agricola, interviene attraverso un

finanziamento pubblico agevolato fino a 15 anni.

Questo strumento prevede nuovi investimenti per 264 milioni di euro.

CONTRATTI DI DISTRETTO/FILIERA Rivolto anche alle reti di impresa, si basa sul finanziamento pubblico agevolato da 6 a 15 anni e su un contributo in conto capitale pari al 25% dell’investimento.

Attualità Si prevede che possa generare nuovi investimenti per 384 milioni di euro.

1 milione di euro di garanzia.

Con questo strumento si hanno nuovi investimenti per 510 milioni di euro.

EQUITY A CONDIZIONE DI MERCATO Interventi finalizzati al sostegno di progetti di sviluppo industriale o commerciale e di internazionalizzazione.

Prevede assunzione di quote di capitale e finanziamenti a mediolungo termine.

Può generare nuovi investimenti per 308 milioni di euro.

FONDO DI CREDITO Le banche erogano mutui finanziando il 70% dell’investimento, per metà utilizzando provvista raccolta dai mercati e per l’altra metà utilizzando la provvista agevolata del Fondo credito Ismea.

Con questo strumento si hanno nuovi investimenti per 411 milioni di euro.

FONDO DI GARANZIA A PRIMA RICHIESTA Copre fino al 70% (80% nel caso di un giovane imprenditore) dell’importo finanziato dalle banche entro

START-UP Acquisto di aziende agricole da parte di giovani neo-agricoltori.

Prevede un contributo fino a 40.000 euro per l’abbattimento dei tassi

Le aziende agricole e agroalimentari scelgono dove e come investire, lo Stato interviene a titolo di garanzia o supporto

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Attualità

d’ interesse sul leasing.

Sono ipotizzabili nuovi investimenti per 183 milioni di euro.

SUBENTRO E IMPRENDITORIA GIOVANILE Interventi per favorire il ricambio generazionale.

Prevede per gli agricoltori under 40 mutui per investimenti di miglioramento.

Può generare nuovi investimenti per 100 milioni di euro.

FONDO INVESTIMENTI Destinato a supportare i programmi di

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investimento di piccole e medie imprese.

Interviene attraverso l’acquisizione di quote di partecipazione minoritarie di fondi di investimento privati.

Prevede nuovi investimenti per 41 milioni di euro.

«Sosteniamo la filiera agricola e agroalimentare con interventi finanziari mirati e con risorse già certe e disponibili - ha commentato il ministro Maurizio Martina - che ora dobbiamo mettere a disposizione delle imprese.

Mettiamo in campo 8

strumenti idonei per accompagnare le imprese nel futuro e questo piano è la dimostrazione che è possibile investire nel settore agricolo e agroalimentare.

Vogliamo dare un segnale forte alle imprese, in un momento di mercato difficile e con problemi anche sul fronte del credito.

Puntiamo su queste risorse per dare un’iniezione di fiducia al sistema e contribuire al rilancio e alla competitività, anche internazionale. Spazio anche ai giovani, non

solo quelli già impegnati nel settore, ma per tutti quelli che guardano con interesse all’agricoltura e alle sue potenzialità.

Dopo il varo della Legge di stabilità – ha concluso il ministro -, facciamo un ulteriore passo nella direzione della crescita e dello sviluppo.

Con questo piano di investimenti lo Stato non intende fare l’imprenditore, ma vuole investire in progetti concreti e assicurare un’amministrazione amica al fianco dei produttori».

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Formazione

L’istituto salesiano di Lombriasco guarda avanti e punta ai master L’offerta formativa della Scuola si è arricchita di numerosi seminari e convegni specializzati per l’approfondimento professionale

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L’Istituto Salesiano di Lombriasco, leader nella formazione scolastica sia nel settore agrario (Perito Agrario), sia nel settore Costruzioni Ambiente e Territorio (Geometra), si propone come polo di eccellenza nella formazione dei professionisti con l’organizzazione di seminari, master e convegni che rientrano nel programma di formazione continua dei collegi/ordini professionali.

Tutte queste iniziative, realizzate in collaborazione con collegi professionali e ditte del settore, sono svolte con alta professionalità abbinando le nozioni teoriche e normative con la pratica quotidiana

della professione. Nascono come approfondimento per gli stessi allievi dell’Istituto e successivamente si è ampliata ed è stata estesa alla partecipazione di ex allievi, professionisti, tecnici del settore e studenti universitari, con la finalità di illustrare e approfondire gli aspetti tecnici e le responsabilità dei professionisti.

MASTER DI NOVEMBRE Fra le iniziative organizzate per il mese di novembre possiamo ricordare: - Il verde ornamentale - Aspetti gestionali, ambientali, di sicurezza

L’Istituto salesiano di Lombriasco

e nuove opportunità professionali” - 19 novembre 2014 - 3° Master di formazione tecnica “Approccio sostenibile negli interventi di risanamento” - 25 novembre 2014 CULTURA DI QUALITà Mentre un grandissimo successo di partecipazione ha ottenuto il

2° Master di formazione tecnica, “Isolamento acustico: prodotti e metodologie” del 28 ottobre 2014.

«E’ fondamentale che la Scuola produca cultura di qualità – osservano il preside e il direttore dell’istituto salesiano - con un costante impegno di aggiornamento ed approfondimento, una

trattazione degli argomenti chiara, sintetica ma rigorosa, non solo per gli studenti, ma anche per i tecnici/professionisti, diplomati e laureati, i quali si trovano ad operare nel settore». Per informazioni e iscrizioni si può accedere direttamente al sito dell’Istituto Salesiano di Lombriasco (TO): www.salesianilombriasco.it

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Potenza e confort in campo al ttv tour di Carmagnola All’opera le trattrici di ultima generazione dei concessionari autorizzati Deutz Fahr delle province di Cuneo e Torino Sabato 27 settembre, presso l’azienda Alberto Luda di Cortemiglia, si è tenuta una nuova tappa del TTV Tour, un importante appuntamento per scoprire e conoscere a fondo la gamma TTV. Quest’appuntamento è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra i concessionari autorizzati Deutz Fahr: per la provincia di Cuneo, la ditta Allocco Mauro Giuseppe, mentre per la provincia di Torino la ditta Cavagliato Primo e, per le macchine agricole provate, la ditta Vittone Mario.

TUTTI IN CAMPO Le serie 6 e 7 si sono subito distinte per la grande potenza e elasticità dei propulsori

con cambio a variazione continua, in grado di rendere meno faticosa una qualsiasi operazione meccanica anche su terreni difficili o particolarmente duri.

Se a tutto ciò abbiniamo anche una cabina MaxiVision, per la serie 6 e 7, non possiamo chiedere di meglio: lo sviluppo della cellula operatrice è stato improntato ai caratteri tipici e distintivi del marchio Deutz Fhar, quali resistenza, eccellenza e tecnologia. Solo salendo a bordo delle trattrici, l’operatore può cogliere a fondo quanto lavoro di studio e riprogettazione della cabina sia stato fatto e come l’unità di potenza sia, nelle sue numerose varianti disponibili, sempre pronta e

elastica, ma anche rispettosa verso l’ambiente.

Tutti i motori disponibili sono infatti compatibili al 100% con il Biodiesel e offrono di serie la tecnologia CommonRail e Scr, quest’ultima è il prodotto di una combinazione unica tra massime prestazioni, riduzione dei consumi e rispetto dell’ambiente; tutte le trattrici Deutz Fahr consentono, grazie alla adozione dei motori e delle PTO eco, un risparmio di carburante fino al 15%.

TRATTRICE DELL’ANNO Tali peculiarità hanno infatti portato a vincere, per ben due volte, il premio “Trat-

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trice dell’anno” e “Trattrice dell’anno per il design”, unico nel suo genere e firmato Giugiaro.

I clienti Deutz Fahr presenti alla manifestazione hanno potuto constatare con mano tali caratteristiche: le trattrici sono state accoppiate a macchine per la lavorazione del terreno, in cui spiccava l’incredibile sinergia tra il pentavomere della ditta Vittone Mario e il Deutz Fahr serie 7, ammirato da molti presenti.

La giornata è poi continuata con una breve pausa per il pranzo e, nel pomeriggio, la conclusione dei lavori, con il ringraziamento a tutti i partecipanti da parte dei concessionari Deutz Fahr.

Voci dai campi

Latte, chi lo produce si occupi del prezzo Non ne vuole parlare proprio nessuno del prezzo del latte, tutti parlano della fine del sistema quote latte, di mercato prima e dopo, di chi cresce e di chi smette, ma riguardo al prezzo tutti danno per scontato che non sa’ da fare.

DUE METODI INSOSTENIBILI Bene, dopo questo preambolo, io penso che ci siano sani e validi motivi per cui chi il latte lo produce deve occuparsi anche del prezzo di vendita, perché i due metodi che nella realtà vengono applicati negli ultimi anni hanno dimostrato di non essere

sostenibili dai produttori: il “metodo Rama”, quello usato dalla Compral, come avevo già scritto, sale in ritardo e scende in anticipo, mentre quello applicato dalla stragrande maggioranza della parte industriale ricorda tristemente quello applicato nell’ortofrutta e cioè: “duma cus che puduma”.

COSTI E PRODUZIONE Dopo che da anni ci dicono che dobbiamo ridurre i costi per stare sul mercato, sono certo che di questo passo si ridurrà il numero e la consistenza delle mandrie, e come natu-

Antonino Bedino bedinovet@gmail.com

rale conseguenza anche la quantità di latte prodotto, e non si aspettino i pro quota un conseguente aumento del prezzo, perché negli ultimi anni il prezzo è cresciuto insieme alla produzione, ma viceversa se la produzione calerà perderemo nel lungo termine mercato, che difficilmente recupereremo e questo non lo vuole nessuno, nemmeno una forte realtà industriale, lungimirante, purtroppo sempre più rara, cosi come le cooperative gestite da allevatori, che trovano con i loro colleghi industriali meno faticoso abbassare il prezzo piuttosto che impegnarsi per cercare valide alternative sia sui mercati che sui prodotti.

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Voci dai campi

I due metodi applicati per sta sostenibili dai produttori. Rid perdere il mercato. E sotto al litro non si p IL LATTE MIGLIORE Il latte italiano non è uguale al latte che arriva da ogni dove, perché è sottoposto a controlli sanitari che non hanno pari in nessun altro paese; ha caratteristiche organolettiche così diverse che ogni tentativo di copiatura ha buon esito solo fino a quando il consumatore non assaggia l’originale, sia quello un Grana, un Parmigiano o una Tuma.

Quindi il mercato globale è sempre più grande, le possibilità anche, ma bisogna

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lavorare di più, chi produce lo fa da anni, chi trasforma non deve solo ridurre i costi calando il prezzo del latte, ma deve investire di più nel cercare nuove opportunità, certi che alla fine verranno indubbi vantaggi, senza né delocalizzare la produzione, né ridurre la stessa.

SOGLIA DI 40 CENTESIMI In Italia non si può produrre latte sotto i 40 centesimi di Euro, non lo dicono solo gli studi sul costo di produzione, lo dicono anche

Voci dai campi

abilire le quotazioni non sono durre la produzione significa o la soglia dei 40 centesimi può scendere quelli che con passione e tenacia ogni giorno le vacche le mungono. E forse è giunta l’ora di ascoltarli o, se non basta, e prima che sia troppo tardi, che comincino a farsi sentire, meglio se non da soli.

La formula si può e si deve trovare al netto di chi ha conflitti di interesse che nella realtà quotidiana si sta dimostrando avversa agli obbiettivi che si era prefissata. Esistono già in Europa realtà che riescono ad unire produttività e redditività, avvantaggiati

da costi di produzione più favorevoli dei nostri, legati alle condizioni climatiche e geografiche, svantaggiati dalla qualità del nostro latte e dei prodotti che la nostra industria con il nostro latte riesce ad ottenere, grazie alla posizione geografica del nostro paese e dalle nostre tradizioni millenarie e dalla nostra cultura.

Quindi, se le difficoltà aguzzano l’ingegno, forse siamo in dirittura d’arrivo, l’importante è non cadere prima del traguardo.

Stanc, ma… bun travaj

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Fiere

Fiera fredda a Borgo San Dalmazzo. Una tradizione che dura da 445 anni Dal 4 all’8 dicembre, tra lumache, enogastronomia e artigianato Dal 4 all’8 dicembre 2014 a Borgo San Dalmazzo si svolgerà la 445^ Fiera Fredda della Lumaca.

In particolare, il 5 dicembre per le vie e le piazze della Città verranno presentati i banchi dei prodotti tipici delle vallate e della zona, con il tradizionale mercato della lumaca. In primo piano, la rassegna enogastronomica ed elicica, con ricerca e valorizzazione dei

piatti tipici e kermesse gastronomica, con partecipazione dei comuni delle vallate e i loro piatti tradizionali, oltre al consueto e ricchissimo calendario di eventi collaterali di ogni genere.

MERCATO E ARTIGIANATO Inoltre, mostra mercato permanente di

prodotti tipici locali dell’agricoltura, esposti direttamente dai produttori, con funghi, formaggi, marmellate, farina di mais e, in particolar modo, la raffinata lumaca “Helix Pomatia Alpina”.

Sarà costituito, all’interno di uno spazio appositamente dedicato all’artigianato piemontese, un percorso fra i prodotti ed i marchi che hanno conseguito l’“Eccellenza Artigiana” a Borgo San Dalmazzo e nelle valli ivi confluenti, principalmente rappresentativi del settore alimentare, con la partecipazione di circa venti espositori accreditati dalla Regione Piemonte.

LABORATORI E DEGUSTAZIONI L’esposizione dei prodotti sarà accompagnata da

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laboratori di lavorazione, degustazioni, spazi istituzionali con informazioni sull’Eccellenza, distribuzione di materiale informativo, aree riservate alla proiezione di filmati e schede riepilogative sul tradizionale legame fra artigianato e territorio, manifestato dalla qualità e professionalità degli operatori.

E’ prevista la partecipazione complessiva di circa quaranta espositori provenienti principalmente dalle valli di Borgo San Dalmazzo, oltreché dalla provincia di Cuneo e dalla regione Piemonte.

La manifestazione sarà sempre aperta al pubblico gratuitamente e nell’ambito dell’iniziativa si svolgerà attività di vendita al minuto.

La rassegna si svolgerà su circa 3.000 metri quadrati di superficie, di cui 2.000 coperti e 1.000 scoperti, ed occuperà 7 padiglioni.

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Arproma

Associazione Revisori Produttori Macchine Agricole ed attrezzature agricole

informa

La mobilitazione agrimeccanica contro l’esodo da Langhe e valli

Storia della meccanizzazione agricola in provincia di Cuneo Negli anni Cinquanta ci fu una mobilitazione politica e sociale per fermare l’esodo che stava impoverendo le langhe e le vallate alpine di giovani agricoltori.

FUGA DAI CAMPI Negli stessi anni la cosiddetta “fuga dai campi” nelle Langhe fu rilevante: molti giovani scelsero la nascente industria albese (principalmente la Ferrero e la Miroglio) anche se, per un numero significativo di questi giovani, il lavoro in fabbrica si affiancò all’attività nell’azienda agricola famigliare. Tuttavia, i dati dei censimenti rilevavano una drammatica tendenza: gli addetti all’agricoltura nella bassa langa passavano da 15.610 nel 1951 a 10.731 in soli dieci anni, con un decremento in percentuale di oltre il 31%. Gli impiegati nel settore agricolo della bassa langa passavano, nello stesso lasso di tempo, da 7.537 a 5.814.

POVERTA’ NELLE VIGNE La Camera di Commercio di Cuneo analizzava in questo modo l’esodo dal mondo della viticoltura: le condizioni economiche di quest’ultima in collina sono tutto fuorché rosee e si aggravano di anno in anno, a causa di ricorrenti

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grandinate e gelate tardive.

La piccola proprietà minuta e frammentata, prevalente sulle aziende di sufficiente ampiezza, gli scarsi redditi ottenuti, la poca manodopera fissa ed avventizia (ed il suo alto costo), le numerose aziende prive di coltivatori, la meccanizzazione agricola ancora poco diffusa per difetto strutturale delle stesse aziende. E ancora il suolo accidentato, le pochissime forme associative e così via, non fanno prevedere miglioramenti sensibili nell’economia collinare legata prevalentemente alla coltivazione delle viti.

AUTOMATIZZAZIONE La stessa Camera di Commercio richiamò più volte l’importanza di introdurre mezzi agricoli nelle aziende collinari innanzitutto per motivi tecnici: attraverso l’automatizzazione è possibile praticare, con la necessaria frequenza, perfezione e tempestività, lavori razionali e trattamenti efficaci per la difesa totale contro parassiti animali e vegetali, senza i quali non è possibile avere prodotti in maggiore quantità, di migliore qualità intrinseca (quali l’aumento di sapidità o glucosio) ed estetica (in termini di bellezza e buone condizioni). Si aggiunga, inoltre, che con l’introduzione dell’au-

tomatizzazione in ambito agricolo si rende possibile, se non addirittura conveniente, l’utilizzo di miscele concentrate, arrivando a ridurre di ben dieci volte il volume delle somministrazioni, con sensibili economie di acqua, dettaglio di notevole importanza in molti luoghi nei quali l’approvvigionamento idrico può rappresentare un problema.

COSTO DEL LAVORO Un secondo motivo era di ordine prettamente economico: con l’avvento della meccanizzazione il costo del lavoro può essere ridotto del 40%.

Ultimo ma non meno importante dettaglio di carattere igienico-socialedemografico: solo grazie all’introduzione dei mezzi per agevolare il lavoro nei campi si può evitare l’esodo dei giovani dalle campagne, o addirittura l’abbandono della viticoltura nelle zone dove quest’ultima risulta essere più dispendiosa e meno redditizia, cioè proprio quelle aree a vocazione e tradizione viticola.

Con l’introduzione delle pompe irroratrici e solforatrici per la somministrazione di anticrittogamici e fitofarmaci (spesso dannosi e velenosi) si riducono notevolmente gli inconvenienti causati da questa operazione colturale.

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Cassinelli tractor 2000 Nuova sede, nuovo marchio La storica azienda di Magliano Alfieri, specializzata nei macchinari per le nocciole, ora punta anche sulle attrezzature per il giardinaggio Una realtà giovane, ma con radici profonde e una lunga tradizione.

La ditta Cassinelli Tractor 2000 di Magliano Alfieri – Cuneo è nata negli anni ‘60 come Massucco e nel 1998 viene rilevata da Pasqualino Cassinelli di cui Massucco è lo zio.

Nel maggio 2006 cambia ragione sociale e diventa Cassinelli Tractor 2000, mentre nel 2010 viene

ultimata la costruzione della nuova ditta sede di Magliano Alfieri (4000 mq di cui 1200 coperti).

Oggi l’azienda è gestita da Pasqualino con i figli Ivan e Alice.

DIVERSIFICARSI PER CRESCERE «Nel 2007, oltre alle nostre attività tradizionali di compravendita ed assistenza di

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macchine agricole, ci siamo organizzati anche per attrezzatura ed articoli di giardinaggio», spiega Ivan Cassinelli.

La domanda per questo tipo di prodotti è in forte crescita nella nostra zona, e quindi stiamo puntando con determinazione su questo settore, inserendo in organico un meccanico specializzato.

Inoltre, abbiamo allestito un reparto adibito ad accessori e ricambi per macchine agri-

cole. Fra il 2013 e il 2014 abbiamo acquisito marchi importanti come Stihl e Viking. Tutto questo per alzare il livello della nostra offerta».

Ma la vocazione della nostra zona e, di conseguenza dell’azienda, da sempre è un’altra, vale a dire le nocciole, che sono la specialità della zona. Infatti buona parte della clientela ne è produttrice.

La Cassinelli Tractor 2000

si distingue soprattutto per progettazione specifica delle macchine per la raccolta e lavorazione delle nocciole.

Quest’anno per la prima volta sarà presente a EIMA Bologna (Pad. 30/Ter Stand A12) con la gamma completa dei suoi prodotti. Tutti gli anni è presente alla Fiera della meccanizzazione agricola di Savigliano (CN) e alla Fiera della nocciola di Cortemilia.

LA SFIDA CASSINELLI «La nuova sede in cui ci siamo trasferiti è stato un grosso investimento – osserva ancora Ivan Cassinelli -, ma la consideriamo un punto di partenza». Ai Cassinelli piacciono le sfide, proprio come la scelta di abbracciare un nuovo marchio “Kubota”,

relativamente nuovo in Europa e quasi sconosciuto nella zona del cuneese.

«Questo marchio sta crescendo e noi speriamo di crescere con lui.

E’ un percorso che vogliamo e speriamo di fare insieme», spiega Ivan.

PORTE APERTE Lunedì 8 dicembre la ditta Cassinelli Tractor 2000 offre una giornata “Porte aperte” a tutti gli imprenditori agricoli per dare la possibilità di ammirare la gamma completa dei nuovi trattori Kubota e tutti i marchi rappresentati: Stihl, Viking, Ubaldi, Rinieri, Oma, Cima, Braun, Daniele Giraudo, Agrimix, Vanara, Angeloni, Lochmann, Metal agricola.

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Un futuro verde per l’Italia: centinaia di ettari di bambù gigante già avviati Siamo di fronte ad un avvenimento storico: l’introduzione in Italia del bambù come nuova coltivazione da reddito, esattamente come avvenuto in precedenza con la Vite, il Pomodoro, il Kiwi e gran parte delle produzioni agricole che siamo abituati a coltivare nei nostri campi e che oggi consideriamo erroneamente autoctone. Si tratta di qualcosa di nuovo per il nostro paese, abituato a considerare il bambù esclusivamente ornamentale, al contrario di quanto avviene in gran parte dei paesi del mondo dove questa graminacea gigante viene coltivata per produrre germogli alimentari e legname pregiato dalle mille applicazioni. Il Consorzio Bambù Italia è l’autore di questo promettente inizio, che sta coinvolgendo ed entusiasmando numerosi imprenditori italiani convinti che i prodotti derivanti dalla piantagione di bambù (in partico-

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lare i germogli ed il legname) siano in linea con le esigenze del mercato e della nostra società, in cerca di prodotti sani, ecologici e rinnovabili. Dal 1° settembre 2014 ogni giorno migliaia di piante madri di bambù gigante, necessarie a sviluppare le piantagioni, partono dai vivai Onlymoso per raggiungere le tante aziende agricole che già da parecchi mesi hanno effettuato la loro prenotazione.

Ci vorranno 4/5 anni per raccogliere i primi frutti delle piantagioni, che resteranno poi altamente produttive per decine di anni. La particolarità di questa coltura è quella di non richiedere l’utilizzo di trattamenti e pesticidi, o altre particolari lavorazioni al di fuori della raccolta dei germogli e dei fusti che hanno dimensioni straordinarie fino a 15 cm di diametro e oltre 20 metri di altezza. Ogni anno un ettaro di bambuseto produrrà da 7,5 a 15 tonnellate

di germogli ed oltre 50 tonnellate di legname pregiato. Il Consorzio Bambù Italia, oltre all’attività didattica, scientifica e di promozione dei prodotti del bambù OnlyMoso in Italia e in Europa, rappresenta il principale referente commerciale degli agricoltori, garantendo a tempo illimitato il ritiro delle produzioni derivanti dai bambuseti certificati OnlyMoso al miglior prezzo di mercato.Grazie al suo clima e ai sui terreni l’Italia potrà diventare nei prossimi anni la miniera verde d’Europa fornendo a industrie e consumatori europei prodotti di straordinario valore nutrizionale e strutturale.

Terreni incolti e poco redditizi potranno diventare grandi risorse per i coltivatori e gli imprenditori che oggi investono in questa coltura dalle mille utilizzazioni.

Il futuro si rinnova sotto il verde del bambù.

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Attualità

Lavoro, il modello agricolo vale più dell’articolo 18 La discussione parlamentare sul cosiddetto Jobs Act (il disegno di legge recante deleghe al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi e delle politiche attive per il lavoro, nonché in materia di riordino nei rapporti di lavoro), si è concentrato sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che prevede il diritto di reintegro in caso di licenziamento illegittimo.

Argomento sicuramente interessante, ma che non può esaurire la discussione su un tema complesso quale quello della riforma del lavoro che presenta aspetti altrettanto importanti, anche se meno emblematici.

TEMI CENTRALI Infatti, il riordino delle tipologie contrattuali, la riforma degli ammortizzatori sociali e la semplificazione degli adempimenti amministrativi rappresentano temi di grande rilievo per le imprese che occupano manodope-

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ra dipendente e per i lavoratori.

Si tratta di principi che, se ben attuati, possono fornire un contributo determinante alla modernizzazione del mercato del lavoro.

E’ quanto Confagricoltura ha presentato al premier Matteo Renzi nell’incontro con le parti sociali, sottolineando come il settore agroalimentare possa migliorare ancora la propria occupazione se accompagnato da corrette politiche fiscali ed economiche.

MODELLO AGRICOLO In particolare, il modello agricolo di lavoro è stato portato a riferimento della buona flessibilità e si è invitato il Governo a proseguire nella riforma sia dell’articolo 18, sia degli ammortizzatori e della semplificazione dei controlli.

Naturalmente, per la formulazione di un giudizio definitivo, soprattutto con riferimento al riordino delle tipologie contrattuali e alla rifor-

ma degli ammortizzatori sociali, occorrerà attendere la fase attuativa, anche perché i principi di delega sono piuttosto generici OCCHIO AI CONTRATTI Sarà dunque necessario vigilare affinché nel processo di riforma non vengano pregiudicati alcuni istituti – come,

Le istanze del settore primario nel dibattito sul Jobs Act, in particolare sul riordino delle tipologie contrattuali

ad esempio, il contratto a tempo determinato per gli operai agricoli, le agevolazioni contributive per zone montane e svantaggiate e lo speciale sistema di ammortizzatori sociali agricoli – fondamentali per la competitività delle imprese agricole e per il mantenimento dei livelli di occupazione.

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Attualità

EDILKAP PREFABBRICATI DA 30 ANNI AL SERVIZIO DELL’AGRICOLTURA La Edilkap Prefabbricati S.p.a. da anni nel settore della prefabbricazione di edifici in calcestruzzo armato ha da sempre tenuto un occhio di riguardo alle costruzioni a servizio dell’agricoltura. Non a caso nasce la nuova porcilaia “Agri-Klima” per gli allevamenti suinicoli; frutto di un accurato studio tra l’ufficio tecnico dell’Edilkap ed esperti operatori del settore zootecnico. Nella progettazione della porcilaia “Agri-Klima” in armonia con le normative vigenti sono stati tenuti come punti fermi: solidità strutturale, economicità, rispetto dell’ambiente,modularità e versatilità. La porcilaia presenta un elevato livello di coibentazione in ogni sua parte (coefficiente di trasmittanza termica medio 0,46 W/ mqK) assicurando le migliori condizioni ambientali per il benessere e la massima resa produttiva del suino.

La Edilkap propone la porcilaia in due soluzioni: • Soluzione strutturale Fornitura e posa di plinti, pilastri, capriate boomerang (pendenza 30%), solaio piano isolato ed alleggerito con polistirolo, cupolino d’aerazione, pareti di tamponamento a taglio termico, manto di copertura in tegole con sottostante strato in polistirene di spessore variabile che oltre a garantire un adeguato isolamento permette l’aggrappo delle tegole.

• Soluzione chiavi in mano Oltre a quanto sopra nella soluzione strutturale completa di tutti gli accessori e complementi: grigliati e divisori in c.a.v., truogoli in acciaio inox, finestrature motorizzate, porte, cancellate, impianto di alimentazione ed abbeveraggio.

Oltre agli allevamenti suinicoli la Edilkap Prefabbricati da sempre mette al servizio la propria esperienza e potenzialità anche negli altri rami del settore agricolo; realizza fabbricati eventualmente con sked o cupolino da adibire a stalla e paddock per equini, bovini da latte, da riproduzione e da ingrasso. Realizza inoltre tettoie e porticati per il ricovero e rimessaggio delle attrezzature e delle scorte agricole; le strutture Edilkap possono essere predisposte per il contenimento ed immagazzinaggio dei cereali fino ad altezze considerevoli. Non è trascurato il settore frutticolo: vengono infatti realizzate strutture a misura per la conservazione e la lavorazione della frutta, in cui sono sempre più ricercate le ampie luci e la riduzione al minimo delle pilastrature. In questa direzione la Edilkap propone la nuova capriata a doppia pendenza per luci fino a 40,00 metri, ideale per la costruzione di celle frigorifere.

Un’ampia documentazione delle soluzioni proposte dalla Edilkap per l’agricoltura è presente sul nostro sito internet www.edilkap.com. La Edilkap ringrazia i propri clienti e lettori per il tempo accordatole ed è disponibile per un appuntamento presso il vostro domicilio oppure presso i propri uffici in Barge (CN) – tel 0175-345086 per valutare le vostre esigenze e richieste.

I.P

di

Fabrizio Salce

Mortadella, la migliore amica del pane!

A Bologna la seconda edizione della kermesse dedicata a uno dei prodotti più amati della salumeria italiana

Si è svolta dal 9 al 12 ottobre a Bologna la seconda edizione di “MortadellaBo” la grande kermesse dedicata a uno dei prodotti di salumeria più amati in Italia e voluta e organizzata dal Consorzio di Tutela della Mortadella Bologna IGP. Numeri in netta ascesa rispetto all’edizione dello scorso anno con ben 130 mila presenze, 2 mila partecipanti a laboratori ed incontri di degustazione ed oltre 6 mila kg di mortadella venduti.

TREND POSITIVO Un bilancio che ha reso il capoluogo felsineo un’autentica Capitale del Gusto, consolidando nel panora-

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ma gastronomico italiano l’immagine dell’intero territorio. Stando alle dichiarazioni di Corradino Marconi, presidente del Consorzio, il mercato della Mortadella Bologna IGP, nonostante il calo dei consumi del comparto della salumeria, sta tenendo anche maggiormente rispetto al prodotto non a marchio IGP. Il trend positivo viene di fatti confermato con i dati del primo semestre dell’anno che in parallelo dimostrano anche come i consumatori siano orientati verso i prodotti ad origine certificata. A “MortadellaBo”, durante le giornate della manifestazione, tanta

curiosità e ricerca da parte del pubblico, elementi che dovrebbero rivelarsi di grande stimolo per gli organizzatori al fine di fare diventare la festa della Mortadella un momento strategico di promozione del prodotto.

PIAZZA MAGGIORE Durante l’evento momenti di assaggio, di formazione, di educazione alimentare; incontri per la conoscenza del prodotto e dei suoi valori nutrizionali, la sua storia e i momenti ludici che non guastano mai. Una parentesi dedicata anche ai social con il “Twitter Awards”. Anche quest’anno “MortadellaBo” ha trovato casa nella piazza maggiore della città dislocando in vari punti i principali luoghi di interesse in materia. Presso lo spazio Finger Food se ne sono andati rispet-

tivamente 8 mila panini, 8 mila tigelle e 2 mila hamburger di mortadella.

Contemporaneamente l’Enoteca Regionale ha stappato oltre 6 cento bottiglie, e ben 250 le persone che hanno festeggiato il compleanno ricevendo in regalo 1 kg di Mortadella IGP Bologna offerta dal Consorzio.

Per tornare in tema di web, dopo il premio ai più veloci utilizzatori di Twitter, si sono registrate oltre 57.000 visualizzazioni sulla pagina Facebook durante i 4 giorni della kermesse.

Mentre i navigatori della rete cliccavano la citata pagina 100 kg di Mortadella venivano affettati e distribuiti gratuitamente nel contesto della gara di taglio “A Colpi di Fette!”.

FETTE O CUBETTI? Per completare il computo dei numeri

diciamo ancora che l’Associazione dei Panificatori Bolognesi ha avuto la forza di sfornare, in tempo reale, 20 mila panini naturalmente impreziositi dalla Mortadella. Domanda: ma la Mortadella deve essere consumata a fette o a cubetti? Assolutamente a fette sottilissime.

“Si deve vedere in trasparenza San Luca” direbbe l’intenditore; i cubetti sono storia recente, per comodità, all’aperitivo. Il santuario della Madonna di San Luca è dedicato al culto cattolico mariano che si eleva sul Colle della Guardia non lontano dalla città. Un salume dalla storia secolare, un simbolo di una città e di un popolo; che la si chiami Mortadella, Mortazza o semplicemente Bologna, è e sarà sempre: “la migliore amica del pane” .

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Ortofrutticoltura

Castagne bene o male a seconda delle zone Bilancio a macchia di leopardo in provincia di Cuneo, dove la lotta al cinipide registra comunque notizie confortanti Raccolta delle castagne in pieno svolgimento e con prospettive in qualche zona migliori rispetto agli ultimi anni.

I tecnici di Confagricoltura Cuneo, sottolineano infatti come la produzione, sia nei terreni pedemontani che in aree localizzate ad altitudini più elevate, sia in generale aumento

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nelle vallate del Monregalese, mentre spostandosi verso Cuneo, prima, e Saluzzo, poi, le rese sono in netto calo.

Una situazione a macchia di leopardo, dunque, difficile da ascrivere ad un singolo specifico fattore.

Ciò che pare certo

è che sul fronte della lotta al Cinipide galligeno, le notizie che giungono sono confortanti con una diminuzione considerevole dei danni alle piante, segno che le azioni di contrasto stanno

dando i risultati attesi da tempo.

MONREGALESE «Nella zona del Monregalese abbiamo quest’anno una produzione più elevata rispetto al passato - spiega

Ortofrutticoltura Valter Roattino, direttore di Confagricoltura zona di Mondovì - in parte grazie alle condizioni meteo dei mesi primaverili e di inizio estate che hanno visto le abbondanti piogge garantire un adeguato apporto di risorsa idrica. Buona è anche la pezzatura delle castagne, la cui qualità lascia ben sperare».

CUNEESE Nell’area di Cuneo, invece, i tecnici evidenziano una produzione inferiore alla media e quotazioni in generale basse: «La situazione non è omogenea – spiegano –, a causa del poco caldo, infatti, i ricci impollinati in primavera non hanno raggiunto la piena maturazione e in alcuni casi il raccolto è stato dimezzato».

SALUZZESE Anche i marroni hanno sofferto un trend analogo. Spostandoci, infine, in Valle Varaita e in Valle Bronda la castanicoltura appare quest’anno ancora

più in difficoltà: «Le produzioni sono inferiori a quelle dello scorso anno - dice Davide Risso, tecnico di Confagricoltura zona di Saluzzo –, purtroppo la pioggia continua di questa estate ha influito sulla maturazione dei frutti.

Migliore è la situazione per i prodotti ibridi».

INVECCHIAMENTO Il mal comune di tutti i castagneti della provincia di Cuneo si chiama tuttavia invecchiamento, che riguarda piante e addetti. «Nel primo caso va incentivata la sostituzione delle vecchie piante con nuovi innesti di varietà autoctone conclude Roattino -, mentre nel secondo caso, purtroppo, la difficoltà di ricambio generazionale, non così semplice già in altri settori dell’agricoltura, è ancora più complicata per questa coltura di montagna, con frequenti casi di abbandono dei castagneti nelle aree più marginali».

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Cambiano le regole dell’acqua La Regione agevola la zootecnia La Regione Piemonte, con il regolamento regionale 1/R/2014 ha apportato alcune modifiche al regolamento regionale 29 luglio 2003, n.

10/R, che disciplina i procedimenti di concessione di derivazione di acqua pubblica.

Su questo fronte, in

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A decorrere dall’annualità 2015, il canone per i consumi inferiori ai 5 mila metri cubi verrà considerato agricolo e non più zootecnico

particolare Coldiretti ha ottenuto dei risultati importanti, tra cui la revisione dei parametri che regolano la definizione di uso zootecnico (ovvero l’innalzamento della soglia oltre al quale il prelievo è classificato come zootecnico), in considerazione della significativa differenza

Zootecnia dei canoni dovuti per l’utilizzo zootecnico (molto più elevati) rispetto a quello agricolo.

al di sotto del 5.000 metri cubi non rientra più nella categoria “zootecnico” ma nella categoria “agricolo”.

USO ZOOTECNICO Nello specifico, la Regione Piemonte ha stabilito che la categoria d’uso “zootecnico” si riferisce all’utilizzo della risorsa destinato alla gestione dell’allevamento quando i volumi concessi sono superiori a cinquemila metri cubi annui.

A seguito dell’innalzamento della soglia di volume annuo da 1.000 a 5.000 metri cubi, l’utilizzo effettuato dalle imprese agricole

CANONE AGRICOLO Ne consegue che, a decorrere dall’annualità 2015, il canone dovuto per l’utilizzo dell’acqua finalizzato per esempio alla gestione dell’allevamento, quando si riferisce ad un volume autorizzato inferiore o uguale a 5.000 mc/annui, sarà quello relativo all’uso “agricolo” e non più quello relativo all’uso zootecnico.

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Attualità

Chi pagherà i costi dell’embargo?

Semplice, i soliti agricoltori La Commissione Ue ha deciso di sottrarre 448,5 milioni di euro dalla Pac 2015, in favore di altre politiche europee, tutte in difficoltà a causa dei tagli imposti al bilancio 2014-2020 dai capi di Stato e di Governo dell’Ue, ma anche per gli effetti dell’embargo russo.

La Pac, ricorda l’Ansa, è l’unica politica Ue che può beneficiare di ulteriori margini finanziari, oltre a quelli stanziati dall’Ue, in quanto le casse agricole incamerano le multe sui surplus delle quote latte, e le sanzioni a carico degli Stati membri che non hanno gestito in modo efficace i fondi agricoli.

Per il 2015 si stima che queste somme ammonteranno a 465 milioni di euro, ed é da questo surplus che la Commissione europea vorrebbe sottrarre 448,5 milioni di euro, lasciando al bilancio agricolo solo 17 milioni di fondi freschi.

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PRECEDENTE PERICOLOSO La decisione rappresenta un precedente pericoloso per il bilancio agricolo. Nel 2015 infatti, la Pac ha già ipotecato 344 milioni di euro del proprio bilancio per far fronte alle misure d’urgenza conseguenti l’embargo russo. Si tratta del primo e secondo programma in favore dell’ortofrutta, del sostegno alle pesche e nettarine, dello stoccaggio della produzione lattiero-casearia, dell’aumento dei fondi alla promozione alimentare. A questo si aggiungeranno gli aiuti ai Paesi Baltici e la Finlandia su cui si é impegnato ieri il Consiglio Ue. Per far fronte a queste spese sarà quindi inevitabile per gli amministratori europei fare ricorso ai fondi della riserva di crisi della Pac: si tratta di 433 milioni di euro provenienti dai pagamenti diretti che l’Ue versa agli agricoltori.

CRISI DI MERCATO Dai tagli comunque, verranno esentati i primi 2.000 euro. Per l’Italia questo significa che oltre 890 mila agricoltori potranno beneficiare integralmente di quella franchigia rispetto a 1,2 milioni che rappresentano l’agricoltura italiana.

Ciò non toglie, che i produttori europei dovranno sostenere la crisi di mercato provocata da decisioni politiche di cui non sono responsabili.

Ma soprattutto, in caso di ulteriori crisi di mercato, i produttori rischiano di trovarsi senza sostegno e saranno costretti a subire ulteriori tagli sul loro reddito.

IL PESO DELL’EMBARGO Il Copa-Cogeca ha inviato una lettera ai membri del Parlamento

Attualità

Gli amministratori europei sono costretti a fare ricorso ai fondi della riserva di crisi della Pac. In più, c’è il danno della perdita del mercato russo

europeo esortandoli a rifiutare i piani della Commissione europea di riduzione e ridistribuzione della spesa agricola nel bilancio dell’Unione europea del 2015. “È totalmente inaccettabile ora che gli agricoltori e le cooperative agricole sono confrontati a una crisi senza precedenti causata dall’embargo russo sulle esportazioni agricole per un valore di 11 miliardi di euro” ha avvertito il CopaCogeca.

In un intervento a Bruxelles il Segretario generale del CopaCogeca, Pekka Pesonen, ha dichiarato: «I prezzi sono scesi di più del 50% per alcuni prodotti agricoli a causa dell’embargo russo.

Non è questo il momento di ridurre la spesa agricola del 2015 e ridistribuire i fondi per altri

scopi. Gli agricoltori non devono pagare doppiamente per questo embargo per il quale non hanno nessuna colpa.

Non possiamo accettare un altro colpo al settore agricolo.

Gli agricoltori si sentono abbandonati».

MERCATO RUSSO «Le misure adottate finora dalla Commissione europea per ridurre la pressione esercitata sui produttori colpiti dall’embargo sono state un passo avanti nella giusta direzione, ma sono necessarie ulteriori misure mirate per evitare l’uscita dal settore di vari produttori. È totalmente irresponsabile da parte della Commissione pensare di ridurre i fondi quando gli agricoltori e le cooperative agricole hanno bisogno di tutto il sostegno possibile.

Normalmente il 29% delle esportazioni europee di

ortofrutticoli, il 24% delle esportazioni di carne suina e il 33% delle esportazioni di formaggio sono destinati alla Russia.

Gli agricoltori e le cooperative agricole però hanno ricevuto solo una minima parte del valore totale delle loro esportazioni come compensazione.

Dato il previsto aumento della domanda alimentare del 60% entro il 2050, non possiamo permetterci di ridurre la spesa e mettere a repentaglio la produzione di derrate alimentari», ha dichiarato Pesonen.

Il Copa-Cogeca esorta gli eurodeputati e i ministri ad agire in modo responsabile e non accettare un altro colpo al settore agricolo.

Fondi aggiuntivi e misure mirate sono fondamentali per garantire un settore economicamente sostenibile in futuro.

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Attualità

L’attività agricola, valore aggiunto dell’agriturismo «I dati relativi alle presenze estive 2014 negli agriturismi della provincia di Cuneo sono in linea con quelle nazionali, nonostante un andamento meteorologico tutt’altro che favorevole alle attività ricettive.

Rispetto ad altri settori, tuttavia, il turismo rurale ha registrato performance migliori, anche se appare sempre più chiaro come la pura attività enogastronomica non basti più per restare competitivi sul mercato: le strutture che riescono a mettere a disposizione degli ospiti, per esempio, anche posti letto e attività collaterali hanno risultati migliori, specie con i turisti stranieri».

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DOMANDA STABILE Così Agriturist Cuneo commenta i dati delle presenze turistiche nelle campagne italiane, che nonostante la crisi e l’estate

anomala, hanno sostanzialmente tenuto.

La domanda è stata complessivamente stabile, con una crescita – su tutto il territorio nazionale

– di quella estera tra l’8 e il 10% e un lieve calo (tra il 3 e il 5%) di quella interna.

«La maggioranza degli agriturismi italiani – ha spiegato il presidente nazionale di Agriturist Cosimo Melacca – è riuscita a veicolare con successo l’attività agricola, che è comunque la caratteristica prevalente delle strutture, ‘offrendola’ al turista e facendola conoscere ed apprezzare.

I dati del settore dimostrano che, nonostante la difficile congiuntura economica, l’agriturismo ha ampie opportunità di crescita.

Basti pensare che offre oltre 200 mila posti letto, occupati per più del 50%, con oltre un milione e mezzo di arrivi, per 6.000.000 di

Attualità notti. I 385.000 posti-tavola nei ristoranti agrituristici (10.700), hanno registrato il pieno, soprattutto nelle due settimane centrali di agosto».

LA CLIENTELA A preferire le vacanze in campagna sono soprattutto le coppie, di tutte le età, e le famiglie con bambini piccoli, attirate dalla competitività dalle aziende agrituristiche, che non hanno aumentato i prezzi, e dalle attività culturali e ricreative offerte.

Gli ospiti degli agriturismi non vengono più solo per conoscere le tradizioni agricole, ma per vivere l’esperienza al 100%.

L’agriturismo ha il merito di aver contribuito a promuovere l’attenzione sul settore agricolo e sul ‘made in Italy’.

Le recenti vacanze estive hanno confermato che hanno sofferto poco la crisi quelle strutture agrituristiche che sono riuscite

Quest’estate la ricettività agricola ha confermato dati stabili, nonostante il clima anomalo.

Ma l’enogastronomia non basta più

ad adottare strategie promozionali efficaci, anche avvalendosi di internet, con un alto grado di ritorni per il passaparola e per aver saputo fidelizzare i clienti, grazie all’eccellente qualità dell’accoglienza, legata sempre all’attività agricola.

GLI STRANIERI Per quanto riguarda le presenze da oltre confine, secondo l’associazione per l’agriturismo fondata nel 1965 da Confagricoltura, gli stranieri, generalmente, hanno prenotato con due/tre mesi d’anticipo, soggiornando, in media, almeno 7 notti.

Gli italiani invece, hanno confermato le prenotazioni last minute (2/5 giorni), soggiornando tre giorni. Rilevante, infine, che, di media, ogni 100 ospiti, almeno 15 siano ritornati nella stessa azienda agrituristica.

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Enologia di

Federico Persano, Piero Giachino e Carlo Casetta

La bizzarria del clima rimescola le carte della vendemmia 2014 Non è stata un’annata facile il 2014, soprattutto per l’andamento climatico che ha rimescolato spesso le carte.

Non diciamo nulla di nuovo: la situazione atmosferica alterna ha caratterizzato tutte le regioni viticole italiane.

Ma, nella sua alternanza tra tempo bello e perturbato, le varie aree di un territorio hanno subito fenomeni anche molto differenti per intensità e portata.

Non sappiamo quanto il fenomeno sia destinato a consolidarsi nel tempo, ma è certo che nel 2014, nel territorio di Langa e Roero, ci sono zone dove la pioggia è caduta più intensa (area del Barolo) e altre dove le precipitazioni sono state più basse (aree del Barbaresco e del Roero).

Dal punto di vista termico, gli accumuli del 2014 sono in linea con i dati degli ultimi 12 anni, escludendo il 2002 (molto freddo) e il 2003

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(assai caldo).

Ciò è dovuto a una più ampia distribuzione dei giorni con buone temperature, già ad iniziare dall’inverno che è stato mite e ha favorito un avvio precoce della germogliazione.

Anche la grandine è caduta con la solita casualità e dove il fenomeno si è verificato i problemi sulle piante sono stati maggiori.

EFFETTI QUALITà 2014 Dal punto di vista tecnico, l’annata 2014 è stata un banco di prova esplicito rispetto alla capacità professionale e alla meticolosità di lavoro dei vari viticoltori.

1. Possiamo dire, perciò, che c’è stato un “effetto viticoltore”: i risultati produttivi migliori sono venuti nei vigneti ben curati, potati con meno gemme, diradati e sfogliati a tempo giusto e difesi con trattamenti puntuali ed efficaci.

2. Ma c’è stato, più degli

Enologia ultimi anni, anche un “effetto posizione del vigneto”: i terreni meglio esposti al sole hanno dato i risultati qualitativamente migliori.

RISULTATI CONVINCENTI Ora che la vendemmia è conclusa possiamo dire che i risultati qualitativi

vinificate (Arneis, Favorita, Nascetta, Dolcetto, Barbera e Nebbiolo).

I CARATTERI DEI VINI 2014 Alla luce di queste considerazioni, terminate le operazioni di pigiatura e fermentazione, possiamo provare a individuare i principali caratteri dei

Annata non facile, con fenomeni differenti per intensità e portata da zona a zona. Il valore aggiunto del viticoltore e della posizione del vigneto sono stati convincenti: grappoli sani, gradazioni zuccherine buone (senza i picchi degli ultimi anni), acidità rimarcate e pH più bassi.

Fondamentale è stata la professionalità del viticoltore in occasione della vendemmia, sia per la scelta del momento più idoneo di raccolta, sia per la conduzione accurata di tale fase, con l’eliminazione delle eventuali parti di grappolo non idonee.

Un dato esplicito è la quantità: per varie cause (minore fertilità dell’annata, grandine, peronospora e selezione vendemmiale) la resa per ettaro è stata inferiore ai massimali dei disciplinari delle varie Doc e Docg.

Nella Cantina del Nebbiolo, le riduzioni oscillano tra il 10% dell’Arneis al 30% del Dolcetto e interessano tutte le uve

vini del 2014.

• Colori importanti, soprattutto nei rossi e in quelli che di solito hanno meno sostanza colorante (Nebbiolo); • Ampia ricchezza olfattiva, favorita dalle buone acidità. Soprattutto i profumi primari. Gli aromi evolutivi oggi sono difficili da prevedere perché saranno influenzati da altri fattori durante la conservazione; • Vini sapidi e ricchi di mineralità, favoriti dai pH tendenzialmente bassi; • Vini longevi: inizialmente i vini potrebbero essere scorbutici, ma nel tempo sarà esaltala la loro capacità di resistere agli anni; • Vini bianchi molto equilibrati, propiziati da tenori alcolici contenuti e da acidità più marcate.

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Enologia

Contro la flavescenza dorata.

Il dilemma della biotecnologia C’è entusiasmo nel variegato mondo della Barbera. Nel 2013, tra Barbera d’Asti, del Monferrato e Piemonte, sono state imbottigliate oltre 46 milioni di etichette, di cui oltre 21 milioni di Barbera d’Asti docg. Nel 2014 si farà di meglio, visto che già a settembre c’è un 6,14% in più di imbottigliato.

66

FLAVESCENZA DORATA Ma un problema molto grave turba il sonno dei viticoltori: la diffusione delle Flavescenza Dorata che, nonostante gli interventi di prevenzione e contenimento fin qui attuati, continua inarrestabile. Il vice presidente del Consorzio della Barbera, Lorenzo Giordano,

ha affermato che “se non si troveranno rimedi in fretta tra qualche anno dei vigneti tutelati dall’Unesco rimarrà ben poco”.

E tra i rimedi da prendere in considerazione, Giordano ha ricordato “l’impegno del Consorzio, supportato dalle Fondazioni delle Casse di risparmio, con capofila

Enologia

Per salvare i vigneti potrebbe essere indispensabile mirare al Dna della pianta e non soltanto all’insetto.

Ma la scelta è controversa Cuneo, per la nuova ricerca sulla Flavescenza dorata, non più mirata solo a sconfiggere l’insetto vettore, ma al Dna della pianta (La Stampa, 22 Ottobre)”.

LA VIA DEL DNA Intervenire sul Dna della pianta significa operare una trasformazione genetica della

vite per conferirle la resistenza ai fitoplasmi che causano la malattia, diffusi dagli insetti vettori.

Il mondo del vino usa la tradizione come strumento di marketing, e questo è chiaramente in contrasto con l’uso di biotecnologie non ancora “digerite” dalla

maggior parte dei consumatori.

I produttori sono di fronte ad un dilemma: assistere passivamente alla diffusione della Flavescenza dorata che sta distruggendo i vigneti o intervenire utilizzando le nuove tecnologie che la scienza mette a disposizione?

67

Zootecnia di

Fabrizio Salce

Quando l’alpeggio avviene via mare Una storia lunga di secoli?

No, assolutamente no.

Gallura, nord est Sardegna, anni 60, diciamo 1962 proprio l’anno in cui l’Aga Khan si accorge della bellezza della costa di quella parte di terra sarda e decide di investire tanto, tanto denaro.

PORTO CERVO L’attuale Costa Smeralda è selvaggia e incontaminata, maledettamente bella e affascinante ma, al contempo, dura e spietata per chi ci vive; in particolare per i pastori. Il foraggio è poco e la siccità di certo non aiuta. A Monti di Mola, oggi Porto Cervo, ci sono il piccolo e il grande Pevero; sono due spiagge e di fronte a loro, in mezzo la mare, le piccole isole Nibani: gli abitanti del posto le chiamano “Lininbani”.

Da tempo, con l’arrivo della primavera, va in scena una sorta di transumanza di mare. Sugli isolotti c’è nutrimento per le bovine di

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razza sarda, per le capre e per le pecore. Però, se per quest’ultime il trasferimento è più snello, per ovvi motivi di peso e grandezza, per le vacche è decisamente più impegnativo.

VACCHE A NUOTO Ma le vacche nuotano! Al-

e, a due a due, nuotando, le si mette in condizione di raggiungere la mangiatoia naturale.

Le capre e le pecore vengono caricate direttamente sulle barche. Le vacche sono autoctone, di razza sarda e, rispetto alle bovine che siamo abituati a vedere normalmente oggi, sono

Bovini a nuoto per la transumanza

lora si usano delle barchette, a bordo un rematore e altri uomini, uno di loro tiene delle funi, alle funi sono legate per le corna le bovine.

Si deve passare da una cala stretta per agevolare l’ingresso in acqua agli animali

più piccole per dimensioni e peso. Oggi di questi animali se ne contano ancora pochi capi, gli incroci e le selezioni hanno modificato quasi totalmente la situazione dei bovini da carne in Sardegna.

Ho citato gli anni 60 ma

chissà da quanto tempo si pratica questa forma di alpeggio di mare, di sicuro possiamo dire che è storia recente, consumatasi soltanto con la fine degli anni 70.

ALLEVAMENTI GALLURESI A raccontarmela, durante un viaggio di lavoro in Gallura, è Gabriele Palitta un giovane allevatore di soli 35 anni; l’ha appresa da sua mamma che ricorda tutto perfettamente in quanto, di conseguenza, suo padre, non solo era uno dei pastori di allora, ma anche il proprietario, con la famiglia, delle piccole isole. Isole che, come l’intera costa, vennero vendute in quel preciso periodo storico.

Si dice che in quegli anni i sardi vendessero pietre per milioni.

Oggi Gabriele fa parte di un bel gruppo di allevatori galluresi che lavorano con la razza Charolaise in se-

Zootecnia

Di fronte alle spiagge di Porto Cervo, in Sardegna, le piccole isole Nibani, che in primavera gli allevatori raggiungono con le loro vacche, a nuoto lezione. E’ una delle razze francesi più famose e su questo lembo di Sardegna si è ambientata benissimo per via della sua morfologia e rusticità.

Lavorare in selezione significa crescere e preparare animali destinati ad altri centri per il miglioramento della razza.

Gabriele, nel suo allevamento posto sul territorio del comune di Olbia, ha dei capi molto belli ed è indubbiamente un grande appassionato del suo lavoro.

CHAROLAISE E LIMOUSINE Appassionato come Michele Filigheddu, allevatore di Arzachena e Mario Pittorru che i pascoli li ha dislocati

parte mia ricordare che in Gallura non mancano allevatori di un’altra nota razza francese: la Limousine. Sono dunque cambiati tanti aspetti del settore bovino gallurese dai tempi degli animali sulle isole ai giorni nostri, in questi anni sono trascorsi momenti sereni e altri bui, è ancora vivo il triste ricordo di qualche tempo fa della blue tongue (febbre catarrale) e dei tanti danni subiti, ma è rimasta la forte voglia di lavorare bene e con serietà.

Di recente molti capi, sapientemente selezionati, hanno lasciato la Francia per raggiungere i miei amici sardi, e questo grazie anche all’aiuto delle istituzioni che di comune accordo con il comparto hanno

su più comuni ma è di Calangianus.

Anche per loro due si parla sempre di selezione di Charolaise e di capi bellissimi.

Ma è anche doveroso da

espresso la volontà di vedere il settore riprendere al più presto la posizione che gli compete.

Buon lavoro a tutti dunque e, per pura curiosità, nel 1962 io: nato sono!

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Attualità

Piatto per il Roero Arneis La sfida dei grandi cuochi «Si parla spesso di ‘chilometro zero’, ma bisognerebbe iniziare dalle scuole e lavorare per far capire a chi vive su queste colline la bontà dei prodotti della nostra agricoltura. Temo che anche qui ci sia chi si rifornisce al supermercato di frutta e verdura, quando invece bisognerebbe farsi l’orto e, quando non è possibile, rifornirsi da chi è in grado di farlo».

PREMIO GIORNALISTICO È così che Federico Ferrero, fresco vincitore di Masterchef, ha esordito a

70

Priocca in occasione della cerimonia finale del XXVI Premio Giornalistico del Roero. Ha portato una

piemontesi. Giovanni Negro, che del Premio del Roero è il presidente, ha sottolineato il valore

Al Premio di Priocca trionfa la pasta al forno degli orti di Magliano, di Stefano Paganini.

Ospite d’onore il vincitore di Masterchef, Federico Ferrero ventata di vivacità con quel suo fare deciso, che ha ribadito le sue radici

dell’iniziativa, non solo per le sue 26 edizioni, quanto soprattutto per

aver premiato 155 giornalisti, tra italiani e stranieri.

PIATTO PER IL ROERO Nel frattempo, nei locali della mensa scolastica, al riparo dalle minacce di temporale, fervevano i preparativi per la XXV edizione del Piatto per il Roero Arneis, l’iniziativa ideata nel 1990 per dare un completamento al messaggio di qualità del Premio del Roero.

Stavolta sono stati cinque giovani cuochi, tra i più promettenti che lavorano nel territorio del Roero, a scendere in campo e

Stefano Paganini e Marco Ruata intervistati da Terry Baccini

proporre a un centinaio di commensali i loro piatti ideati proprio per accompagnare il vino bianco simbolo del territorio.

CINQUE CUOCHI IN GARA Ha cominciato Valerio Parmigiani del ristorante “Conti Roero” di Monticello d’Alba: il suo “Vitello marinato al profumo di erbe e fiori” ha portato in tavola la semplicità e il rigore delle materie prime di stretta origine albese.

Poi è toccato a Marco Ruata, ottimo interprete della cucina di territorio alla trattoria “Savoia” di Pollenzo. Bella e gradevole la sua “Cipolla ripiena e nocciole con crudité di verdure all’Arneis”, un piatto sapido ma al tempo stesso fragrante, che ha rivelato una particolare attitudine per il Roero Arneis. Molto applaudito è stato il piatto di Stefano Paganini, la “Pasta al forno degli orti di Magliano”, che è presente nella proposta ordinaria del suo ristorante “Alla Corte degli Alfieri” di Magliano Alfieri. Pasta e verdure, un binomio di fragranza e sapidità.

Ottima anche la proposta di Fabio Sgrò del ristorante “Marcelin” di Montà: la sua “Morbidissima lingua di vitello con radici di daikon, cipolla rossa e

pera” è stata una delle sorprese più piacevoli, con la carne resa delicatissima e ben accompagnata da verdure di territorio e da ingredienti di provenienza più esotica. Alla fine, per il dessert l’artefice è stato Davide Odore del ristorante “Io e Luna” di Guarene. Fresco della sua decisione di dedicare un impegno importante alla sua “pasticceria da asporto”, Davide ha stupito i presenti con cinque allettanti proposte sintetizzate dal titolo di “Pasticceria all’Arneis di Davide Odore”.

VINCE LA PASTA DI PAGANINI Al termine delle degustazioni, dei confronti e degli abbinamenti con i tanti Roero Arneis, quest’anno si è passati alla votazione.

Per celebrare le “nozze d’argento” del “Piatto”, tutti i commensali sono stati chiamati a selezionare il miglior abbinamento piatto – vino Roero Arneis.

A vincere è stata la “Pasta al forno degli orti di Magliano” di Stefano Paganini del ristorante “Alla Corte degli Alfieri” di Magliano Alfieri. Un brindisi ha concluso l’evento, con l’arrivederci al prossimo anno.

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ZUPPA DI CAVOLO Ingredienti:

• 1 cavolo verza di 1 chilo circa • 2 spicchi di aglio • 100 grammi di pancetta tagliata a listarelle • una noce di burro • 8-9 fettine di pane • 1 litro abbondante di brodo • 50 grammi di lardo • 150 grammi di parmigiano grattugiato

Fate così: Per la buona riuscita di questo piatto è essenziale usare brodo ottimo ed una verza “frollata”, che abbia cioè già preso le prime gelate.

• Pulite la verza privandola delle foglie dure esterne e del torsolo, tagliuzzatela grossolanamente, poi lavatela e asciugatela.

• Tritate finemente aglio e lardo, versateli nella pentola predisposta per la cottura della zuppa, unite la pancetta e fate soffriggere.

• Aggiungete la verza, lasciate rosolare ancora per qualche minuto, quindi allungate con il brodo ben caldo, cuocete la zuppa sino a che, punzecchiando la verza con i rebbi di una forchetta, la sentirete tenera.

• Sciogliete il burro in una padellina e friggetevi il pane.

• Quando le fette saranno diventate dorate e croccanti, distribuitene 2-3 sul fondo di una teglia. Irrorate il pane con due mestoli di “brodo di verza” e cospargete di parmigiano.

• Proseguite disponendo un altro strato di pane, seguito da brodo e formaggio (continuate sino ad esaurimento degli ingredienti); • Ultimate con una bella grattugiata di parmigiano e passate in forno caldo (200°) per mezz’ora.

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All’Eima, la nuova gamma Merlo completamente rinnovata Parole d’ordine: sicurezza, comfort e riduzione dei consumi Il Gruppo Merlo si presenta all’edizione 2014 dell’EIMA (Padiglione 36 stand C10) con novità su tutta la gamma che incrementano ulteriormente il livello di contenuti tecnologici e di prestazioni dei suoi prodotti.

La nuova gamma agricola lancia un messaggio molto chiaro per il mercato: sicurezza, comfort e riduzione dei consumi, da sempre valori fondamentali per i prodotti Merlo, saranno ancora più al centro dell’offerta dell’azienda Italiana leader tecnologico nel sollevamento e nella logistica.

Tutti i modelli della gamma sono stati ridisegnati per esaltare ulteriormente le prestazioni relative ai valori chiave della sicurezza, del comfort e della riduzione dei consumi. Sono molte le tecnologie, esclusive Merlo, introdotte dall’azienda in tutti e tre gli ambiti.

Ecco le novità Merlo presenti nello stand: Gamma TF e MF Heavy

Duty Modulari TF45.11 (presente sullo stand Merlo), TF50.8, MF40.9 (presente nello stand Merlo) e MF 40.7.

Anteprima mondiale per il nuovissimo TF 45.11 esposto sullo stand nella versione con CS, CVTronic e 156 HP. Parliamo dell’ammiraglia della gamma Turbofarmer, una macchina studiata per gli impegni più gravosi.

Offre il meglio delle tecnologie Merlo per: • Sicurezza, con MCDC di serie, cabina omologata ROPS e FOPS livello 2

• Comfort, con sospensione della Cabina CS e la cabina più larga della categoria di serie • Riduzione dei consumi, con EPD Top di serie A questi contenuti aggiunge una versatilità senza confronto grazie alla presa di forza meccanica posteriore, la possibilità di essere omologata come

trattrice agricola per il traino fino a 20 ton ed il nuovo cambio CVTronic.

Quella dei Turbofarmer Heavy Duty è una famiglia con 2 modelli TF45.11 e TF50.8 articolati su 4 versioni ed in grado di soddisfare le esigenze dei clienti più esigenti.

73

PSR - MISURA 111.1 Sottoazione B

Novità per il patentino fitosanitario e l’etichettatura dei prodotti Il Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari ha apportato notevoli modifiche al settore nel campo della formazione, che si sovrappone alle novità introdotte dal Reg Ce n. 1272/2008 sulla classificazione ed etichettatura delle sostanze e delle miscele.

Il principio della formazione è che tutti i soggetti coinvolti (utilizzatori, distributori e consulenti) acquisiscano obbligatoriamente le competenze necessarie per un uso consapevole degli agrofarmaci. La nuova formazione dettata dal PAN entrerà in vigore il 26 novembre 2015, ed a partire da tale data non sarà più possibile utilizzare ed acquistare qualunque prodotto fitosanitario se non in possesso di specifica abilitazione. Le procedure per il rilascio comporteranno la frequenza ad un corso di almeno 20 ore (utilizzatori professionali), al termine del quale si effettuerà una verifica dell’apprendimento.

Nel caso di specifico titolo di studio abilitante non sarà necessario frequentare il corso, ma a differenza di prima si dovrà in ogni caso sostenere l’esame finale. Per quanto riguarda il rinnovo il corso sarà di minimo 12 ore, che potranno anche essere accumulate nei 5 anni di validità del patentino partecipando a corsi, seminari ed eventi riconosciuti validi dalla Regione Piemonte attraverso la registrazione in opportuno sistema informatico.

Il passato percorso formativo valido per il conseguimento del cosiddetto “patentino” scade il 26 novembre 2014. Resta inteso che quanto acquisito fino ad oggi ha validità fino

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alla sua naturale scadenza dei cinque anni, e all’atto del rinnovo dovrà seguire le nuove modalità previste dal PAN. Per quanto riguarda gli agro farmaci un’altra importante novità riguarda il Reg. CE n. 1272/2008 relativo alla classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze e delle miscele, che entrerà definitivamente in vigore dal 1° giugno 2015. Tale Regolamento Comunitario norma le modalità da seguire per la nuova etichettatura e classificazione anche degli agro farmaci. Al momento si possono trovare in commercio prodotti con la vecchia dicitura (DPD), ovvero molto tossico, tossico, nocivo, irritante, e altri con la nuova classificazione (CLP) che non riporta più i precedenti simboli di pericolo e le relative frasi di rischio. Dal 1 giugno 2015 e fino al 31 maggio 2017 tutti i prodotti etichettati con il precedente metodo dovranno essere ritirati dal mercato e smaltiti oppure rietichettati.

Tabella riepilogativo scadenze ACQUISTO E STOCCAGGIO AGROFARMACI • PRIMA del 26.11.2015: Obbligo patentino e stoccaggio solo per prodotti T+, T, Xn • DOPO il 26.11.2015: Obbligo patentino e stoccaggio per tutti i prodotti USO PROFESSIONALE ETICHETTATURA AGROFARMACI • PRIMA del 01.06.2015: etichette DPD (T+, T, Xn) e CLP • FINO al 31.05.2017: etichette DPD (T+, T, Xn) e CLP e ritiro progressivo dal mercato delle etichette DPD • DOPO il 01.06.2017: solo più etichette CLP

Radici

di

Aldo Ponso

I proverbi di novembre Le sagge e serene voci del nostro passato Novembre ammucchia aride foglie in terra...

Dicembre ammazza l’anno e lo sotterra.

Mentre mode straniere giungono ad imperversare anche nelle nostre strade, distruggendo le sane tradizioni degli avi, penso sia bene risentire ancora le sagge e serene voci del nostro passato.

Va duva at veuli, la mort te truva A l’è temp perdù paliar la nèou, tuar la gent, bati le nouse (provenzale) Guarda l’ora che va al passato: credi in Dio e stai preparato Qui es mouòrt pol pus, qui es viòu se doune a vertùs (pr.)

Ij di ‘d marca Cuma fa aj Sant, a fa a Natal Per ij mort la fioca a l’è sij ort A tuti ij Sant camp semnà e fruta a ca 11 nuvembre a San Martin, fura ‘l butal e tasta el vin 13 nuvembre per San Omobun o fioca o ten bun 16 nuvembre a Santa Margherita l’èva l’è poch gradita 18 nuvembre per San Fredian la fioca a munt e al pian 23 nuvembre a San Clement l’invern a buta ij dent 25 nuvembre a Santa Catelina la feo veul sino (pr.)

30 nuvembre a Santa Andreja l’invern a munta en careja

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CEREALI

Rilevazione del 3 novembre 2014 Prezzo MIN.

FRUMENTO

Prezzo MAX.

IVA

Osservazioni

BOVINI -

Rilev. dal 1° al 7 novembre 2014 - Prezzi all’ingrosso rilevati in sala contrattazioni da apposita commissione (Iva esclusa)

BOVINI DA MACELLO Razza Piemontese

Unità di misura

Prezzo minimo

Prezzo massimo

Nazionale tenero panificabile peso sp. 76/78

183,00 186,00

4%

Rinfusa

Nazionale tenero biscottiero peso sp. 73/75

Vitello da latte o sanato (tendente alla coscia)

173,00 178,00

4%

Rinfusa

Maschi

al kg

3,85

4,45

Nazionale tenero buono merc. peso sp. 71/73

172,00 177,00

4%

Rinfusa

Femmine

al kg

3,85

4,45

Nazionale altri usi peso sp. 65/70

159,00 165,00

4%

Rinfusa

Vitello da latte o sanato (della coscia)

Estero francese 76/77 sano leale merc.

200,00 203,00

4%

Rinfusa reso

Maschi

al kg

5,30

5,85

Estero statunitense Northern Spring

297,00 300,00

4%

Rinfusa reso

Femmine

al kg

5,30

5,85

Western Red Spring n.2 c.e. 1% prot.

15% Utility c.e.2%

297,00 300,00

4%

Rinfusa reso

Vitello da latte o sanato (incrocio)

IVA

Osservazioni

1^ qualità

al kg

3,52

3,70

4%

Rinfusa

2^ qualità

al kg

2,40

2,55

4%

Rinfusa

Manza (da 4 a 6 denti)

al kg

2,30

2,70

4%

Rinfusa reso

IVA

Osservazioni

1^ qualità

al kg

2,05

2,55

4%

Rinfusa

2^ qualità

al kg

1,20

1,80

Uso industriale

al kg

0,70

1,00

Prezzo MIN.

ORZO Orzo nazionale pesante peso sp. 61/64 Orzo nazionale leggero peso sp. 55/60

Prezzo MAX.

165,00 169,00 n.q.

Orzo estero peso sp. 64/65

n.q.

182,00 186,00 Prezzo MIN.

GRANOTURCO Nazionale, comune, ibrido

Prezzo MAX.

138,00 140,00 Prezzo MIN.

Prezzo MAX.

IVA

Osservazioni

Fieno maggengo

90,00

120,00

10%

Reso in balloni

Fieno agostano

85,00

115,00

10%

Reso in balloni

Fieno terzuolo

90,00

120,00

10%

Reso in balloni

Fieno francese

n.q.

n.q.

10%

Reso in balloni

Paglia di grano

90,00

100,00

10%

Reso in balloni

FORAGGI

SUINI

Rilevazione dal 25 al 31 ottobre 2014 - Prezzi all’ingrosso rilevati nella sala contrattazioni di Fossano da apposita commissione Da allevamento

Prezzo marchiato

Da macello

Prezzo marchiato

Vacca (grassa)

Toro (della coscia)

al kg

1,75

2,55

Unità di misura

Prezzo minimo

Prezzo massimo

Maschi (leggeri fino a 650 kg.)

al kg

2,85

3,00

Maschi (pesanti fino a 750 kg.)

al kg

2,70

2,85

Femmine (da 420 a 520 kg.)

al kg

3,00

3,30

Unità di misura

Prezzo minimo

Prezzo massimo

RAZZA BLONDE D’AQUITAINE (Garonnese) Bestiame da macello:

RAZZA FRISONA (Bestiame da macello)

kg. 8

n.q. (al kg)

kg. 115

1,345

Vitelloni (maschi)

al kg

1,45

1,65

kg.15

3,740(al kg)

kg.130

1,345

Vacche 1^ qualità (oltre 300 kg. peso morto)

al kg

1,05

1,15

kg. 25

2,400 (al kg)

kg. 144

1,360

2^ qualità (da 250 a 300 kg. peso morto)

al kg

0,90

1,00

kg. 30

2,090 (al kg)

kg. 156

1,425

3^ qualità (inferiore a 250 kg. peso morto)

al kg

0,60

0,85

kg. 40

1,680 (al kg)

kg. 176

1,425

kg. 50

1,590 (al kg)

kg. 180

n.q.

GASOLIO (2) agricolo max 0,001% di zolfo

kg. 65

1,490 (al kg)

kg. 185

n.q.

kg. 80

1,450 (al kg)

Oltre kg. 185

n.q.

kg. 100

1,400 (al kg)

76

ENERGETICI - Rilevazione dal 16 al 31 ottobre 2014 Prezzi medi SIVA

ACCISA

IVA

Fino a litri 1000

0,85

0,1364

10%

Da litri 1001 a litri 3000

0,83

0,1364

10%

Oltre litri 3001

0,80

0,1364

10%

77

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