L'imprenditore Agricolo Ottobre 2013

ANNO 2 NUMERO

22

ottobre 2013

d e l l a

P r o v i n c i a

G RAN D A

Ci vuole sale in zucca L’UNICO GIORNALE INVIATO A TUTTI GLI IMPRENDITORI AGRICOLI 1

2

3

SOMMARIO L’ editoriale 6

Cosa ribolle nella tinozza dell’Imprenditore agricolo

L’ aria 7

che tira

Trecento gradi in meno La verità sulla vendemmia

A ttualità

Direttore editoriale: Valerio Maccagno Direzione, redazione e amministrazione: Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 redazione@imprenditoreagricolo.com www.imprenditoreagricolo.com Editore: Réclame S.r.l.

Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo

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e-mail: info@reclamesavigliano.it www.reclamesavigliano.it Stampa: G. Canale & C. S.p.A. Via Liguria, 24 - 10071 Borgaro - Torino Registrazione Tribunale di Saluzzo n. 3 del 09/01/2012 Abbonamento premium anno 2014 - Euro 20,00 In omaggio i restanti numeri del 2013 Conto corrente postale n° 1003849591 Intestato a Reclame srl Causale: Amico dell’Imprenditore Associato

Unione Stampa periodica Italiana Copia gratuita

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Il porro di Cervere gioca d’anticipo

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La campagna delle pesche ha tradito le aspettative

E nologia

A Roma da papa Francesco con l’Imprenditore agricolo

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Moscato, l’accordo vien di notte

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terraoggi.it un anno alla velocità del web

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Caramagna Piemonte, una medaglia a chi ha dedicato la vita all’agricoltura

Gavi docg, cresce il prezzo delle uve, siglata l’intesa dopo un’ampia trattativa

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Coldiretti Piemonte dice no all’accordo sul Brachetto

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Contro la crisi, tornano gli “autin” al posto del kiwi fuorigioco per la batteriosi

A. r . pro . m . a .

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informa

Il successo delle trebbiatrici regine della modernizzazione

Z ootecnia 10

Alla scoperta degli zuccheri, preziosi alleati dei ruminanti

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Quote latte, Piemonte e Lombardia vogliono anticipare la compensazione

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Continua la pazza corsa del latte spot. Il nuovo record è di 52,58 cent.

Progetto grafico: Marco Grussu

Pubblicità: Réclame

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Enovitis 2013, sotto il segno della sostenibilità vinicola

della provincia Granda Direttore responsabile: Osvaldo Bellino

Nocciole, se la produzione è calata non è colpa del maltempo

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L’IMPRENDITORE AGRICOLO

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28 30

Guido Rota, pioniere del biogas 50 anni al servizio della zootecnia

V oci 52

dai campi

Diciamo basta alle scartoffie Sono troppe, inutili e dannose

R adici

«Nel dopo-quote sarà decisivo il ruolo delle cooperative»

Storie di margari e commercianti di fieno e bestiame

«Toglieteci pure la Pac ma pagateci la carne il giusto»

59

Il mistero del tartufo figlio dell’oscurità

F isco

e tributi

Contributo a fondo perduto per giovani imprenditori agricoli

16

Successione e donazione tra esonero e deduzioni

S eminativi Cencio molle e sorghetta Le malerbe nemiche del mais

O rtofrutticoltura 8

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dalle aziende

54

14

18

N otizie

Gli Usa aprono le porte a mele e pere italiane

C uriosità 50

Agricoltura, troppi giovani credono che le cipolle crescano sugli alberi

O sservatorio P rezzi 60

Prezzi e mercati all’ingrosso

S cadenze 61

fiscali

Novembre: occhio alle scadenze

M ercatino 63

Gli affari dell’Imprenditore

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L’ editoriale di

O svaldo B ellino

Cosa ribolle nella tinozza dell’Imprenditore agricolo Nel mese della vendemmia, anche la tinozza del giornale è un ribollire di novità. Si allarga la famiglia dei collaboratori.

Rubriche, servizi e reportage sul campo si arricchiscono di firme e competenze in tutti i comparti del settore primario.

L’Imprenditore agricolo cresce e si evolve, libero di informare nelle praterie della Granda. “Dietro” al giornale non c’è nessuno, se non i lettori e gli inserzionisti. Entra nelle case di tutte le “partite iva agricole” della provincia, gratuitamente, lasciando libero chi lo riceve di “diventare amico”, contribuendo alle spese, oppure di rimanere a guardare.

Una formula che ha avuto successo e che merita un “premio”. Per questo, agli “amici dell’Imprenditore agricolo” che decideranno di sostenere il giornale nel suo terzo anno di vita, è stato riservato un concorso, con in palio numerosi premi ad estrazione, rigorosamente agricoli, dagli accessori per il trattore al compressore d’aria, fino alla crociera da spendere in una settimana a scelta di meritato riposo.

Non sarà che la prima delle iniziative in programma per il 2014, perché, ad aprile, si va a Roma, dal papa. Non una semplice gita e nemmeno un pellegrinaggio, ma un viaggio di tre giorni aperto per la prima volta a tutto il mondo agricolo della provincia.

Si va a visitare la “città eterna”, ma anche a trovare un “amico”, rispettando la tradizione della nostra terra, cioè di non andare a mani vuote.

Ognuno avrà la possibilità di presentarsi a casa del pontefice portandogli in dono il frutto del proprio lavoro.

Una cassetta di mele, una bottiglia di vino, un formaggio, un salame, una cesta dell’orto…

Un omaggio alle radici. Per chi crede, un atto di ringraziamento e di fede.

Prima ancora, però, ci sarà l’occasione di festeggiare il compimento del secondo anno di vita del giornale e del primo anno del quotidiano telematico terraoggi.it, figlio dell’Imprenditore.

In programma c’è un convegno all’Istituto agrario salesiano, a Lombriasco.

Le novità editoriali dell’Imprenditore agricolo e di terraoggi.it meritano una giornata di riflessione sul futuro dell’informazione.

Si ragionerà sulla carta stampata, sulla televisione e sul web, con ospiti e relatori di diversa esperienza.

Conoscere e confrontarsi sono il sale della terra, potrebbe dire papa Francesco.

Per il giornale, l’obbligo della propria vocazione.

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L’ aria

di

che tira

M ichele A ntonio F ino

Trecento gradi in meno La verità sulla vendemmia Trecento gradi in meno. Questo dicono le statistiche climatiche del Piemonte meridionale: numeri che i viticoltori attenti e consapevoli conoscono benissimo. Il 2013 conta 300 gradi in meno del 2011 e il divario si assottiglia solo molto leggermente in rapporto al 2012.

Come si ricava questo conto? Semplice: sapendo che la vite vegeta a temperature medie superiori a dieci gradi, si prendono tutti i giorni dell’anno che hanno una media di temperatura sulle ventiquattro ore superiore a 10°. Quindi si sottrae 10 e la differenza si somma, un giorno dopo l’altro.

Con questo sistema nel 2011 eravamo, a questo punto dell’anno, ben oltre i 1800 gradi. Quest’anno abbiamo appena superato i 1500.

Risultato, peraltro sotto gli occhi di tutti: molto meno sole per far maturare i grappoli, da cui il Piemonte ricava la sua risorsa gastronomicamente più preziosa, ovvero il vino. E naturalmente queste considerazioni valgono in pieno per la provincia di Cuneo.

Qualcuno dei lettori penserà: e che ci vuoi fare? E’ il tempo, al massimo si può recriminare “piove, governo ladro” se c’è un governo verso cui imprecare. Falso.

A partire da metà agosto, una serie di comunicati stampa ci hanno prontamente informati a scadenze regolari, provenendo dalle solite fonti interessate della “informazione” agricola che ci aspettava una grande vendemmia, con strepitose uve e maturazioni che, benché più lunghe, avrebbero regalato profumi quasi dimenticati e qualità altissima. Come al solito, o meglio, come da copione.

Le ragioni di questa disinformazione organizzata sono anche comprensibili: se si parla di annata difficile, i consumatori eviteranno di comprare il 2013, dicono, e questo sarà un danno irreparabile.

Vero, senz’altro. Ma non c’è proprio nient’altro da fare per evitare un simile problema: qualcosa di diverso dal raccontare una bugia, anche se a fin di bene?

Io una modesta proposta ce l’avrei. Con il fiume di soldi che si spende (ancora!) in concorsi e kermesse che si guardano l’ombelico, Consorzi, Camere di Commercio e Regione (con il suo sistema di enoteche) potrebbero avviare un serio e vasto programma di educazione del consumatore, al fine di spiegargli finalmente un carattere fondamentale del vino: il vino, non è come la Coca Cola. É una bevanda che cambia ogni anno, vivaddio, se è vino vero.

Non esiste l’annata strepitosa per tutti, né quella orribile per tutti, ma solo l’annata facile o l’annata difficile: nella prima tutti riescono a fare un prodotto decente, nella seconda solo chi lavora in una certa maniera. Non far sapere questo, preferendo mettere la maschera per fingere che vada tutto bene, danneggia sempre e solo i più bravi. Infatti, chi cadrà nell’inganno assaggiando senza troppo riflettere un 2013 senza arte né storia, rimarrà facilmente scottato e poi ci penserà due volte prima di prendere un’altra bottiglia, anche di un produttore bravo e coscienzioso.

Le bugie hanno le gambe corte: sarebbe ora di impararlo e agire di conseguenza.

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O rtofrutticoltura

Gli Usa aprono le porte a mele e pere italiane Accordo tra il Servizio fitosanitario italiano e quello statunitense. Già imbarcati i primi containers.

Soddisfatta la ministra De Girolamo «L’apertura di un nuovo sbocco commerciale verso gli Stati Uniti per le esportazioni di mele e pere italiane rappresenta un enorme occasione di crescita del nostro comparto ortofrutticolo.

Negli ultimi mesi è stato condotto un lungo lavoro, insieme alle organizzazioni agricole e alle Regioni, con uno spirito di collaborazione che ha portato a risultati molto soddisfacenti.

Le nostre produzioni ortofrutticole sono di eccezionale qualità e sono certa che questa qualità verrà apprezzata anche Oltreoceano».

Lo ha detto la mini-

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stra delle Politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, commentando la partenza dei primi due containers di pere e mele italiane dal porto di Genova

per gli Stati Uniti.

VIA LIBERA E’ così entrato nella sua fase applicativa il recente accordo siglato tra il Servizio fitosanitario italiano e quello statunitense che consente l’accesso al mercato americano delle mele e pere italiane e che ha comportato una specifica attività di controllo fitosanitario, a partire dai campi di produzione, sino alle verifiche effettuate direttamente da parte dell’ispettore dell’Animal and Plant Health Inspection Service (Aphis).

I containers, sigillati in Italia dall’Aphis, sono stati direttamente introdotti negli Usa senza ulteriori controlli all’arrivo.

A ttualità

A Roma, da papa Francesco con l’Imprenditore agricolo Dal 7 al 9 aprile 2014 il giornale organizza il viaggio nella “città eterna”, con udienza papale e consegna dei prodotti della terra di Granda A Roma, dal papa. L’Imprenditore agricolo organizza per lettori e amici una gita nella “città eterna”, con accesso all’udienza generale di papa Francesco. L’appuntamento è dal 7 al 9 aprile 2014, per festeggiare i due anni del giornale. Tre giorni da non perdere, con visite guidate e viaggio in pullman granturismo, in compagnia di allegre comitive di agricoltori da tutta la provincia.

TRE GIORNI INDIMENTICABILI Si parte all’alba del lunedì, per arrivare nella capitale nel primo pomeriggio e concedersi una prima visita orientativa della città. Il martedì è interamente dedicato alla scoperta dei luoghi di maggiore suggestione e interesse della capitale, dal Colosseo a piazza di Spagna, dai Fori imperiali a piazza Na-

vona, dal Gianicolo al Pincio, con attenzione ai piatti tipici della cucina locale. Il mercoledì, mattinata dedicata all’udienza papale, con visita delle tombe dei papi e possibilità di salire sulla cupola di San Pietro. Nel pomeriggio, partenza per il rientro a casa previsto in serata.

I DONI AL PAPA Gli agricoltori che lo desiderano, potranno offrire al papa un assaggio dei prodotti della loro terra, concordando con la segreteria del giornale tipologia e modalità dell’omaggio.

DOVE ISCRIVERSI Le iscrizioni si apriranno a novembre e agli abbonati sarà riservato un prezzo di favore. Sul prossimo numero del giornale verranno pubblicate le quote di adesione e le agenzie di tutta la provincia dove sarà possibile iscriversi. Il quotidiano agricolo on line terraoggi.it fornirà in tempo reale gli aggiornamenti ai partecipanti.

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Z ootecnia di

Giuseppe Cagnassi,

giuseppe@cagnassi.it

Alla scoperta degli zuccheri, preziosi alleati dei ruminanti La maggior parte della loro energia viene utilizzata dai batteri presenti nel rumine e solo il 30% è direttamente disponibile per l’animale mediante l’assorbimento intestinale Gli zuccheri semplici, ed in particolare il glucosio, sono la principale fonte di energia per il metabolismo degli esseri viventi.

Gli zuccheri sono i carboidrati che hanno la struttura chimica più semplice, per questa ragione nei monogastrici, compreso l’uomo, vengono sciolti rapidamente nello stomaco e forniscono immediatamente energia al corpo.

Nell’ambito dell’alimentazione umana la funzione degli zuccheri è ben chiara a tutti. Proprio a causa della loro funzione energetica ci vediamo costretti, nostro malgrado, a limitarne il consumo per non incorrere nel problema di apportare al nostro organismo un quantitativo di calorie superiori al fabbisogno.

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I BOVINI E GLI ZUCCHERI Nell’alimentazione dei ruminanti gli zuccheri sono ancora poco conosciuti, probabilmente perché fino ad ora non è mai stato così agevole avere a disposizione alimenti, di facile utilizzo, capaci di apportare in razione quantitativi apprezzabili di zuccheri.

Sicuramente a questo riguardo siamo stati sfavoriti dal fatto che la provincia di Cuneo è stata interessata solo marginalmente dalla coltivazione della barbabietola da zucchero e non ha mai avuto sul suo territorio nessun zuccherificio.

Anche nell’alimentazione dei ruminanti gli zuccheri hanno una funzione energetica che viene esplicata in modo differente

rispetto all’uomo.

La maggior parte della loro energia viene utilizzata dai batteri presenti nel rumine e solo il 30% è direttamente disponibile per l’animale mediante l’assorbimento intestinale.

Gli zuccheri nel rumine svolgono un ruolo fondamentale, essi infatti sono la fonte di energia prontamente disponibile per molte popolazioni batteriche.

Permettono di mantenere ottimali e vivaci le fermentazioni e stimolano i ritmi di crescita della microflora ruminale.

Questa più elevata attività microbica porta ad una maggiore degradabilità della sostanza organica che in termini pratici

significa un maggiore sfruttamento dell’alimento somministrato all’animale.

ALIMENTI E LORO CONTENUTO IN ZUCCHERI I foraggi sia verdi che affienati possono contenere una quota di zuccheri relativamente alta, ma molto variabile in funzione della specie e dell’epoca di sfalcio; il contenuto è maggiore nei foraggi giovani e più basso nei foraggi

maturi che contengono molta lignina.

Negli insilati il contenuto in zuccheri è molto limitato in quanto gli stessi sono stati usati nei processi fermentativi che hanno portato alla produzione di acido lattico.

Anche i concentrati comunemente usati nell’alimentazione dei bovini hanno contenuti di zuccheri molto limitati.

Quindi per riuscire a soddisfare il

fabbisogno di zuccheri dell’animale è necessario inserire in razione mangimi liquidi a base di melasso che contengono livelli di zuccheri superiori al 60% sulla sostanza secca.

PERCHè AGGIUNGERE ZUCCHERI? L’inserimento di zuccheri in razione ha come scopo principale quello di aumentare l’efficienza del rumine e questo obiettivo viene raggiunto

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Z ootecnia l’animale ad un aumento di ingestione di alimento che in diverse prove è stato compreso tra il 3 ed il 5% della sostanza secca; questo effetto è anche favorito dall’aumento di appetibilità che le sostanze zuccherine conferiscono alla razione.

L’azione stabilizzante sul pH ruminale, esercitata da livelli corretti di zuccheri in razione, favorisce anche l’aumento del tenore di grasso nel latte tramite diverse vie. In prima battuta bisogna far notare che le fermentazioni ruminali di saccarosio glucosio e fruttosio favoriscono la produzione di acido butirrico che stimola la crescita delle papille ruminali e questo ne aumenta la loro capacità di assorbimento.

L’aumento del livello di zuccheri in razione permette inoltre di stabilizzare il pH ruminale in quanto favorisce lo sviluppo ed il mantenimento di popolazioni batteriche che utilizzano come alimento l’acido lattico.

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Questo acido organico viene normalmente prodotto dalle fermentazioni ruminali ed è in grado di ridurre il pH ruminale in maniera molto veloce ed intensa.

Il suo accumulo è la principale causa di acidosi ruminale che attualmente è la patologia più comune negli allevamenti intensivi.

L’azione stabilizzante sul pH ruminale, esercitata da livelli corretti di zuccheri in razione, favorisce anche l’aumento del tenore di grasso nel latte.

Un rumine più efficiente porta

QUALI VANTAGGI Le vacche da latte attualmente presentano delle produzioni molto elevate a tal punto che risulta difficile riuscire a soddisfare i loro fabbisogni energetici.

L’inserimento degli zuccheri nella dieta permette di aumentare l’energia a disposizione dell’animale sia mediante un apporto diretto di zuccheri al bovino sia per un più elevato sfruttamento degli alimenti reso possibile da un miglior funzionamento ruminale.

L’inserimento di mangimi liquidi a base di melasso nelle diete per bovini non deve avere l’obiettivo di stravolgere le razioni esistenti ma di andare ad aumentare il livello di carboidrati solubili normalmente carenti nelle diete; aggiungendo così un tassello al complesso puzzle delle razioni per ruminanti.

Va comunque precisato che dal punto di vista pratico è necessario aumentare gradualmente il livello di zuccheri in razione impiegando venti giorni per arrivare al livello che si è stabilito come obiettivo in modo tale da permettere un adeguamento delle fermentazioni ruminali.

N otizie

dalle aziende

Guido Rota, pioniere del biogas 50 anni al servizio della zootecnia Stalle e tecnologie sempre all’avanguardia Cinquant’anni di storia, due unità produttive, commesse internazionali. Sono i contenuti che esprime la società Rota Guido. Oggi - alla realizzazione di stalle e strutture per la zootecnia - la nostra società affianca il biogas, siamo stati i pionieri del settore e continuiamo a promuovere nuove tecnologie. Non si tratta solo di business, ma di una cultura costruita negli anni e di attaccamento al settore agricolo.

Nel campo del biogas

siamo partiti da un semplice pensiero: valorizzare le fonti naturali di energia.

Nel settore degli impianti da 100 KW, la richiesta è in forte aumento. In poco spazio, queste centrali assommano in sé sistemi di caricamento, miscelazione e desolforazione. Risolviamo il problema pratico legato ai caricamenti dei substrati difficili garantendo un miglior trattamento e valorizzazione dei letami nei centri zootecnici. Per le frazioni liquide realizziamo

una prevasca di raccolta, equalizzazione, miscelazione e pompaggio dotata di mixer, pompa trituratrice, misuratore di portata mentre il carico diretto del letame avviene tramite il nostro classico sistema con cassone di riempimento e tramoggia di carico, completo di specifici sistemi di fresatura. Differenziamo le frazioni e rendiamo il più efficiente possibile la produzione di energia.

La miscelazione avviene con paddelgigant, sistemi

meccanici a moto lento per omogeneizzare meglio il materiale, romperne la crosta superficiale, facilitare la produzione e fuoriuscita di biogas. La copertura in legno dei digestori Rota è elemento fondamentale anche nel processo di desolforazione. A noi della Rota non piace lasciare niente al caso. Come facciamo a realizzare i nostri 100 kW così in fretta? Programmazione, standardizzazione e attenzione alle richieste.

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F isco di

e

T ributi

M arianna C ugnasco ,

commercialista ,

mar.cugnasco@studiocugnasco.it

Contributo a fondo perduto per giovani imprenditori agricoli Fino a 100 euro al giorno per sostituzioni in caso di temporanea assenza dal lavoro. Ecco chi e come ne ha diritto Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha attivato un bando a favore dei giovani imprenditori agricoli che svolgono attività di impresa sul territorio italiano, al fine di agevolare i servizi di

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sostituzione in caso di temporanea assenza dal lavoro dei medesimi imprenditori.

SOSTITUZIONI Il giovane agricoltore può scegliere liberamente un sostituto, purché trattasi di

persona professionalmente competente per lo svolgimento dell’incarico.

Non possono però essere scelti come sostituti lavoratori i cointestatari dell’azienda e/o i membri dello stesso nucleo familiare dell’imprenditore.

REQUISITI E CONDIZIONI Possono beneficiare dell’agevolazione i giovani agricoltori dotati di qualifica di imprenditore agricolo professionale o di coltivatore diretto e con un’età inferiore ai 40 anni al momento di

F isco

presentazione della domanda.

Sono ammessi a finanziamento i servizi di sostituzione esclusivamente nei seguenti casi: necessità da parte dell’imprenditore di frequentare un corso di formazione della durata minima di 5 giorni; nell’ipotesi di imprenditrici donne, in caso di nascita di un figlio (ammettendo a contributo la sostituzione avvenuta nel periodo intercorrente tra la data del parto ed il compimento del primo anno di vita del figlio).

L’aiuto è concesso solo per i servizi ricevuti dal richiedente successivamente all’ammissione a contributo della propria domanda.

La richiesta non può pertanto essere retroattiva.

FINO A 5 MILA EURO L’agevolazione si sostanzia in un contributo in conto capitale

e tributi

pari all’80% del compenso lordo corrisposto dall’imprenditore agricolo al proprio sostituto, fino ad un massimo di 100,00 euro giornalieri e 5.000,00 euro annui.

La scadenza del bando attualmente non è prevista; si consiglia peraltro a chi fosse interessato alla misura in commento di rivolgersi a consulenti competenti in materia, al fine di effettuare tempestivamente le dovute valutazioni ed a predisporre correttamente la domanda di contribuzione.

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F isco di

e

T ributi

A lberto

tealdi , commercialista ,

a.tealdi@studiocugnasco.it

Successione e donazione tra esonero e deduzioni Breve guida all’imposta, oggetto in passato di varie vicissitudini, abrogata nel 2002 e reintrodotta nel 2006

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L’imposta di successione e di donazione, oggetto in passato di varie vicissitudini quali l’abrogazione nel 2002 e la reintroduzione (seppure con sostanziali modifiche) nel corso del 2006, colpisce i trasferimenti di beni e diritti siano essi mortis causa od a seguito di liberalità tra vivi. Ad essere soggetti a tale imposta, disciplinata dal DLgs 346/1990, sono pertanto anche la costituzione od il trasferimento di diritti reali di godimento (uso, usufrutto, abitazione ecc....), le liberalità indirette ed in particolari situazioni anche gli atti di destinazione (fondo patrimoniale, trust e negozio fiduciario, così come i patti di famiglia).

LE FRANCHIGIE Con le modifiche introdotte nel 2006 è stato previsto il sistema delle franchigie che di fatto ha ridotto drasticamente i casi di applicazione dell’imposta tenendo conto del fatto che per il coniuge ed i familiari in linea retta il tetto di esonero per ogni beneficiario è pari ad Euro 1.000.000,00 (sull’eccedenza si paga il 4%) e per i fratelli e sorelle è di Euro 100.000,00 (con pagamento del 6% sull’eccedenza).

Ad ogni buon conto è sempre opportuno tenere in considerazione la portata della norma perchè non sempre le franchigie coprono interamente la base imponibile. Soprattutto nei casi in cui si valutano delle operazioni

per fissare i paletti di un eventuale passaggio generazionale è bene sapere che la norma in commento prevede dei casi di esclusione dalla tassazione e la possibilità di deduzioni che abbattono la base imponibile. In particolare l’art. 3, comma 4-ter, prevede una esclusione nel caso di trasferimenti (anche mediante patti di famiglia) a favore dei discendenti diretti o del coniuge di aziende, rami di aziende o quote sociali.

NEL CASO DI AZIENDE Nel caso di trasferimento di aziende o rami di aziende l’imposta non viene applicata se i soggetti beneficiari mantengono l’azienda per almeno cinque

F isco

anni. Se l’oggetto del trasferimento sono invece quote di società di capitali (s.r.l. e s.p.a.) per usufruire dell’esonero da tassazione devono verificarsi due condizioni, vale a dire che il pacchetto di quote trasferite deve essere di maggioranza e che l’attività ed il relativo controllo sia mantenuto dai beneficiari per 5 anni. Nel caso di trasferimento di partecipazioni di società di persone (società semplice, s.n.c., s.a.s.) non è necessario trasferire il pacchetto di maggioranza ma l’attività di impresa deve essere mantenuta per 5 anni così come la parte-

e tributi

cipazione ricevuta.

Infine è opportuno segnalare che tra le riduzioni e detrazioni di cui all’art. 25 è prevista una riduzione dalla base imponibile del 40% (fino ad un massimo di Euro 103.291,38) del valore dei fondi rustici (e dei relativi fabbricati rurali che vi insistono), così come è prevista una riduzione, sempre del 40%, qualora oggetto del trasferimento siano aziende o quote sociali di azienda con sede in comuni montani con meno di 5 mila abitanti, sempre a patto che l’azienda sia mantenuta per 5 anni.

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S eminativi di

A ndrea C rivellari ,

tecnico oata

Cencio molle e sorghetta Le malerbe nemiche del mais Nonostante i mezzi innovativi, l’eterna battaglia contro le piante infestanti delle colture agrarie non sembra ancora vinta. Ecco come difendere le colture del mais con piani di diserbo mirato Sin dal sorgere della civiltà, l’uomo ha dovuto continuamente combattere contro le piante infestanti delle colture agrarie, una guerra che ad oggi, nonostante i mezzi innovativi di cui disponiamo, non sembra ancora vinta.

La lotta alle piante infestanti è una pratica fondamentale nell’ambito

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della gestione colturale che ha lo scopo di evitare significative perdite di produzione. Nelle colture agrarie la semplificazione delle tecniche agronomiche, in particolare l’adozione della monosuccessione, minime lavorazioni, nonché l’utilizzo prolungato di un limitato numero

di erbicidi, hanno determinato la progressiva diffusione di una flora infestante di sostituzione, particolarmente aggressiva e di difficile contenimento.

Abutilon theophrasti comunemente chiamata “Cencio Molle” e Sorghum halepense meglio conosciuta come

S eminativi “Sorghetta o Sorgagna”, piante geneticamente lontane ma che hanno in comune l’estrema adattabilità alla sopravvivenza nelle colture sarchiate, hanno raggiunto un tale livello di diffusione nel mais, da indurre gli agricoltori ad attuare programmi di diserbo mirati al loro contenimento.

CENCIO MOLLE Il Cencio Molle é un’infestante dicotiledone, a ciclo primaverile estivo, appartenente alla famiglia botanica delle malvacee. Oltre ad essere molto diffusa nel mais è spesso presente anche in soia, sorgo e sulle stoppie dei cereali autunno vernini. Ogni pianta è in grado di produrre migliaia di semi in grado di mantenersi vitali nel suolo per un periodo superiore ai cinque anni grazie allo spesso tegumento di cui sono dotati. Proprio la prolungata vitalità nonché l’elevata scalarità di germinazione dei semi rendono la pianta così difficile da controllare.

SORGHETTA Sorghum halepense è una graminacea perennante rizomatosa in grado di svilupparsi in una vasta gamma di ambienti quali incolti, zone ruderali e prati vicini ai coltivi. L’elevata produzione di semi e la tenacità dei rizomi, in grado di ricacciare più volte anche a seguito della frammentazione, sono caratteristiche che fanno rientrare la pianta nella classifica delle prime dieci infestanti più temibili al mondo.

Taglia elevata e rapido accrescimento sono caratteristiche comuni in entrambe le specie e conferiscono alla due infestati una notevole capacità competitiva anche a livelli di infestazione decisamente bassi, ovvero con poche piante per metro quadrato.

MANTENERE LA PULIZIA I migliori risultati si ottengono, in genere adottando programmi operativi basati sull’applicazione dei mezzi preventivi, in combinazione con specifici interventi di diserbo. A questo riguardo deve essere posta

Presenza di Sorghetta e Abutilon sulla capezzagna di un campo di mais

Tabella 1. Erbicidi utilizzabili su mais in pre-emergenza Sostanza attiva

Nome commerciale

Epoche modalità di impiego

Dose f.c. (l/ha)

Isoxaflutole + aclonifen [A]

Merlin Combi (Bayer)

Pre-emergenza

0,7 - 1

Flufenacet + isoxaflutole [A + Ss]

Merlin GP (Bayer)

Pre-emergenza

0,5 – 0,75

Flufenacet [A + Ss]

Cadou Wg (Bayer)

Pre-emergenza

0,8 - 1

Clomazone [A]

Command 36CS Pre-emergenza (Sipcam)

0,25 – 0,3

Aclonifen [A]

Challenge (Bayer)

Pre-emergenza

1 – 1,5

Pendimethalin + terbutilazina [A + Ss]

Troler top Pre-emergenza (Diachem S.P.A.)

1 – 1,5

A: attivo contro Abutilon; Ss: attivo contro Sorghetta da seme

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S eminativi mantengono vitali nel suolo, incrementando conseguentemente l’infestazione. I soli interventi di sarchiatura, anche se maggiormente efficaci in abbinamento alla rincalzatura che consente il controllo delle infestanti anche sulla fila, hanno un effetto limitato nel tempo e si dimostrano di norma inefficaci per il controllo della sorghetta da rizoma.

Fiore e frutto di Abutilon theophrasti

particolare attenzione a pulire adeguatamente le mietitrebbie dopo la raccolta di colture infestate dalle malerbe, oltre a curare la pulizia delle scoline, delle capezzagne e delle aree incolte.

Tra i mezzi meccanici risulta sempre valida l’aratura autunnale in grado di disperdere i semi delle infestanti nello strato più profondo e di esporre i rizomi della Sorghetta ai rigori invernali devitalizzandoli parzialmente. In terreni fortemente infestati da Sorghetta è molto sconsigliato effettuare lavorazioni di affinamento del suolo mediante rototerra per evitare la rottura dei di rizomi che si

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GLIFOSATE Nel caso di mais in rotazione con cereali autunnovernini, per evitare l’arricchimento dei semi delle infestanti nel suolo, è opportuno intervenire nei confronti delle piante che si sviluppano sulle stoppie di orzo e frumento mediante l’applicazione di erbicidi a base di glifosate, principio attivo dotato di elevata efficacia nei confronti di numerose malerbe dicotiledoni e graminacee, sia annuali, sia perennanti.

Per aumentare la penetrazione del glifosate nella pianta è consigliabile addizionare ai formulati contenenti questo erbicida dei bagnanti non ionici (0,5%) o solfato ammonico (8 10 kg/ha).

Va però osservato che l’impiego di questo erbicida non fornisce sempre risultati soddisfacenti contro l’Abutilon, che presenta una maggiore tolleranza al principio attivo rispetto alla maggior parte delle infestanti. Nel caso di forte presenza dell’infestante conviene addizionare in miscela al glifosate erbicidi ormonici a base di dicotiledonicidi quali dicamba, 2,4 D oppure MCPA. DISERBI MIRATI Nei programmi di diserbo del mais mirati al controllo delle due infestati si distinguono erbicidi di preemergenza e di post-emergenza. Nel diserbo in pre-emergenza si ottengono i migliori risultati contro l’Abutilon mediante l’applicazione di formulati a base di isoxaflutole. Questo principio attivo è disponibile anche in miscela con terbutilazina e aclonifen che ne aumentano lo spettro d’azione nei confronti delle dicotiledoni oppure con flufenacet, attivo anche verso alcune graminacee quali Digitaria sanguinalis , Panicum spp., Setaria spp nonché Sorghum halepense

S eminativi da seme. Da un paio d’anni è disponibile un nuovo formulato a base di isoxaflutole e thiencarbazone con l’aggiunta un antidoto agronomico (cyprosulfamide) che facilita il metabolismo dell’isoxaflutole all’interno della pianta del mais, scongiurando possibili fenomeni di fitotossicità con maggiori concentrazioni di p.a..

MESOTRONE Il mesotrone, un’altra molecola erbicida di recente introduzione, esplica un’elevata attività contro l’Abutilon.

Sono disponibili formulati contenenti mesotrone in combinazione con S-metolaclor o con S-metolaclor +terbutilazina, attivi sia sui semi delle infestanti in fase di germinazione, sia sulle giovani plantule; sono pertanto utilizzabili in pre-emergenza, sino allo stadio colturale di 2-3 foglie. La presenza del S-metolaclor completa lo spettro d’azione contro le comuni graminacee annuali e la Sorghetta da seme. L’ampia finestra di applicazione di questi formulati consente una maggiore operatività di intervento nel caso di semine molto anticipate o con primavere particolarmente piovose.

A titolo esemplificativo in tabella 2 si riportano i più comuni formulati utilizzabili per il diserbo in preemergenza e post-emergenza precoce. La gran parte della superficie maidicola italiana viene trattata in pre-emergenza e di norma il ricorso al diserbo in postemergenza è strettamente rilegato al controllo delle sole malerbe difficili tra cui l’Abutilon ed in particolar

Tabella 2. Erbicidi utilizzabili su mais in pre-emergenza e post-emergenza precoce Sostanza attiva

S-metolaclor [Ss]

S-metolaclor [Ss]

Epoche Nome modalità di commerciale impiego Dual Gold Pre(Syngenta); emergenza Antigram Gold 3-4 foglie (Syngenta) PreClarido emergenza (Sivam) 3-4 foglie

Dose f.c. (l/ha) 1,25 – 1,5 2,2 – 2,8 1,25 – 1,5 2,2 – 2,8

S-metolaclor + terbutilazina +mesotrione [A + Ss]

Lumax (Syngenta)

Preemergenza 2-3 foglie

4 – 4,5 3-4

S-metolaclor+mesotrione [A + Ss]

Camix (Syngenta)

Preemergenza 2-3 foglie

2,5 – 2,8 2 – 2,5

Isoxaflutole [A]

Merlin Flexx (Bayer)

Preemergenza 2-3 foglie

1,7 – 2,2

Isoxaflutole + terbutilazina Merlin Duo [A] (Bayer)

Preemergenza 2-3 foglie

1,35 – 2

Isoxaflutole + flufenacet [A+Ss]

Cadou star (Bayer)

Preemergenza 2 foglie

1

Isoxaflutole + thyencarbazone-methyl + Cyprosulfamide [A+Ss]

Adengo (Bayer)

Preemergenza 2 foglie

1,5 - 2

Sulcotrek P Pre(Makhteshim emergenza 4 Agan) 2-3 foglie Successor PreTerbutilazina + petoxamide T, Erbifen emergenza 3 – 3,4 [A] (Stahler 1-4 foglie International) A: attivo contro Abutilon; Ss: attivo contro Sorghetta da seme Terbutilazina+sulcotrione + pendimethalin [A+Ss]

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S eminativi molecole attive contro le dicotiledoni utilizzabili in miscela ai graminicidi specifici per la Sorghetta sono il tembotrione, il fluroxipirir e gli immancabili ormonici dicamba, 2,4 D e MCPA. È anche possibile colpire entrambe le malerbe combinando nicolsulfuron con sulcotrione o mesotrone effettuando il trattamento intorno alla 4 foglia del mais.

TRATTAMENTI SERALI Per consentire il massimo assorbimento degli erbicidi fogliari, in particolare delle miscele contenenti ormonici, resta sempre valido eseguire i trattamenti nelle ore serali per limitare l’evaporazione del prodotto.

Tabella 3 - Erbicidi utilizzabili su mais in post-emergenza pieno e tardivo Epoche Sostanza attiva

modo la Sorghetta. A tal riguardo il controllo delle due malerbe in post-emergenza non presenta particolari difficoltà grazie all’ampia gamma di prodotti disponibili. In questa fase, contro la Sorghetta è possibile ricorrere all’utilizzo di prodotti sistemici in grado di devitalizzare anche le infestanti nate da rizoma.

SULFONILUREE In tabella 3 si riportano le molecole della famiglia delle sulfoniluree ovvero nicosulfuron, rimsulfuron e foramsulfuron particolarmente indicate contro l’infestante. Per garantire la massima efficacia del trattamento risulta conveniente ritardare l’intervento tra le 6-8 foglie del mais (postemergenza tardivo) con infestanti ben sviluppate in grado di assorbire velocemente il prodotto.

Nel caso in cui si renda necessario completare l’attività erbicida nei confronti delle dicotiledoni è possibile utilizzare le sulfoniluree tritosulfuron, tifensulfuron metile e prosulfuron, quest’ultimo particolarmente efficace contro l’Abutilon. Atre

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Nome commerciale

modalità di impiego

Dose f.c. (g - l/ha)

Bentazone [A]

Basagran SG (Basf)

2-4 foglie

1-1,7

Sulcotrione [A]

Mikado (Bayer)

2-4 foglie

1 – 1,5

Mesotrione [A]

Callisto (Syngenta)

2-8 foglie

0,5 - 1

Dicamba [A]

Mondak 21 S (Syngenta)

2-8 foglie

0,75 – 1,2

Fluroxipir+forasulam [A]

Starane gold (Dow AgroSciences)

2-6 foglie

1 – 1,2

Nicosulfuron [S]

Ghibli (Syngenta)

2-6 foglie

1 – 1,5

*Tifensulfuronmetile + rimsulfuron [A+S]

Grid (Dupont)

2-6 foglie

20 - 25 (g)

*Tifensulfuron-metile [A]

Harmony (Dupont)

4-8 foglie

10 (g)

*Prosulfuron [A]

Peak (Syngenta)

3-6 foglie

20 - 25 (g)

*Rimsulfuron [S]

Titus (Dupont)

2-8 foglie

50 - 60 (g)

* nicosulfuron+ Rimsulfuron [S]

Titus Mais Extra (Dupont)

2-8 foglie

70 - 75 (g)

Foramsulfuron + isoxadifen-etile [S]

Equip (Bayer)

2-6 foglie

2,0 – 2,7

Tembotrione + isoxadifen-etile [A]

Laudis

2-8 foglie

1,1 - 2.,5

*Dicamba+nicosulfuron + rimsulfuron [A+S]

Principal Mais (Bayer)

2-8 foglie

35 - 44 (g)

*Tritosulfuron [A]

Tooler (Basf)

2-8 foglie

50 - 70 (g)

2-8 foglie

30 - 40 (g)

*Dicambia+tritosulfuron [A] Callam (Basf)

A: attivo contro Abutilon; S: attivo contro Sorghetta *Utilizzare bagnante non ionico secondo le dosi riportate in etichetta;

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Z ootecnia

Quote latte, Piemonte e Lombardia vogliono anticipare la compensazione Da più parti sono arrivate al ministro dell’Agricoltura proposte per ridurre il prelievo supplementare sulle consegne eccedenti la quota latte, anche alla luce

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della probabile compensazione alla fine della campagna 2013/2014.

L’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, Gianni Fava, in accordo con l’assessore

del Piemonte Claudio Sacchetto, ha invitato il ministro a fissare al 20% il prelievo, rispetto al dovuto.

«Vi sono aziende – ha sostenuto Fava - che

si troveranno, già dal mese di settembre, a dover versare integralmente il prelievo supplementare, con la consapevolezza che tale prelievo verrà poi resti-

Z ootecnia

Ci sono aziende che devono versare integralmente il prelievo, sapendo che poi sarà in parte restituito

tuito a fine campagna nel caso in cui dovesse essere rispettato il limite di produzione nazionale.

E’ comprensibile come queste aziende vivranno questa situazione come

un’inutile sottrazione di liquidità».

SOLO A CHI è IN REGOLA? C’è la necessità di trovare un meccanismo,

spiega l’assessore regionale, “che limiti l’importo del prelievo da versare mensilmente, pur con l’obiettivo primario e principale di garantire lo Stato italiano nei confronti delle richieste della Commissione europea”.

«La Cia del Piemonte – ha dichiarato il vice presidente regionale della Cia, Lodovico Actis

Perinetto – è d’accordo con la richiesta degli assessori Fava e Sacchetto, ma ad una condizione: che il prelievo venga ridotto soltanto alle aziende in regola o in fase di regolarizzazione.

Non sono tollerabili ulteriori sconti a coloro che continuano a non voler rispettare le regole».

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Z ootecnia

Continua la pazza corsa del latte spot.

Il nuovo record è di 52,58 centesimi Non si ferma la corsa del prezzo del latte in Italia che alla stalla raggiunge il nuovo record storico di 52,58 centesimi al litro, in aumento del 25,5 per cento rispetto allo scorso

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anno, nelle ultime quotazioni “spot” settimanali alla Borsa di Verona che è insieme a quella di Lodi il punto di riferimento nazionale.

Lo rende noto la Coldiret-

Z ootecnia

L’andamento crescente delle quotazioni è determinato dalla scarsità dell’offerta nei principali Paesi produttori ti nel sottolineare che a crescere su valori massimi sono stati anche i prezzi del latte pastorizzato importato con quello in arrivo dalla Germania che ha toccato il record di 53,61 centesimi al litro.

SCARSEGGIA L’OFFERTA L’andamento crescente delle quotazioni è stato determinato a livello internazionale dalla scarsità dell’offerta nei principali Paesi produttori che ha condizionato le importazioni in Italia dove peraltro - precisa la Coldiretti - è in calo il latte raccolto. L’andamento delle quotazioni sta garantendo ingiustificate rendite speculative alle industrie di trasformazione che hanno firmato un accordo per il semestre agosto 2013 - gennaio 2014 per un prezzo alla stalla di 0,42 euro/litro in Lombardia, che non è stato accettato dalla Coldiretti perché “non riesce a coprire neanche i costi di produzione degli allevamenti”.

– denuncia la Coldiretti - una forbice tanto alta e per un periodo così lungo tra il prezzo spot e quello dei contratti.

Un guadagno ingiustificato per l’industria a danno degli allevatori che - sostiene la Coldiretti - sono costretti ad affrontare un aumento stellare dei costi energetici e dell’alimentazione del bestiame che ha fatto chiudere le stalle.

Il prezzo fissato dall’accordo - precisa la Coldiretti - va dunque assolutamente al più presto adeguato al rialzo.

EDILKAP PREFABBRICATI DA 30 ANNI AL SERVIZIO DELL’AGRICOLTURA

I.P

La Edilkap Prefabbricati S.p.a. da anni nel settore della prefabbricazione in calcestruzzo armato ha da sempre tenuto un occhio di riguardo alle costruzioni a servizio dell’agricoltura.

Non a caso nasce la nuova porcilaia “Agri-Klima” per gli allevamenti suinicoli; frutto di un accurato studio tra l’ufficio tecnico dell’Edilkap ed esperti operatori del settore. Nella progettazione della porcilaia “Agri-Klima” in armonia con le normative vigenti sono stati tenuti come punti fermi: solidità strutturale, economicità, rispetto dell’ambiente, modularità e versatilità. La porcilaia presenta un elevato livello di coibentazione in ogni sua parte (coefficiente di trasmittenza termica medio 0,46 W/mqK) assicurando le migliori condizioni ambientali per il benessere.

La Edilkap propone la porcilaia in due soluzioni: • Soluzione strutturale Fornitura e posa di plinti, pilastri, capriate boomerang (pendenza 30%), solaio piano isolato ed alleggerito con polistirolo, cupolino d’aerazione, pareti di tamponamento a taglio termico, manto di copertura in tegole con sottostante strato in polistirene di spessore variabile che oltre a garantire un adeguato isolamento permette l’aggrappo delle tegole.

• Soluzione chiavi in mano Oltre a quanto sopra nella soluzione strutturale completa di tutti gli accessori e complementi: grigliati e divisori in c.a.v., truogoli in acciaio inox, finestrature motorizzate, porte, cancellate, impianto di alimentazione ed abbeveraggio. Oltre agli allevamenti suinicoli la Edilkap Prefabbricati da sempre mette al servizio la propria esperienza; realizza fabbricati con sked o cupolino da adibire a stalla e paddock per equini, bovini da latte, da riproduzione. Realizza inoltre tettoie e porticati per il ricovero delle attrezzature e delle scorte agricole; le strutture Edilkap possono essere predisposte per il contenimento ed immagazzinaggio dei cereali ad altezze considerevoli. Non è trascurato il settore frutticolo: vengono realizzate strutture a misura per la conservazione e la lavorazione della frutta, sono sempre più ricercate le ampie luci e la riduzione al minimo delle pilastrature. In questo la Edilkap propone la nuova capriata a doppia pendenza per luci fino a 40,00 metri, ideale per celle frigorifere. Un’ampia documentazione della Edilkap per l’agricoltura è presente sul nostro sito internet www.edilkap.com.

La Edilkap ringrazia i propri clienti e lettori per il tempo accordatole ed è disponibile per un appuntamento presso il vostro domicilio oppure presso i propri uffici in Barge (CN) – tel 0175-345086 per valutare le vostre esigenze.

E LE STALLE CHIUDONO Dall’inizio della crisi nel 2007 ad oggi hanno chiuso in Italia oltre il 15 per cento degli allevamenti italiani con la produzione di latte che nei circa 38 mila allevamenti rimasti nei primi sei mesi del 2013 si è ridotta in media di oltre il 3% rispetto allo scorso anno, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Agea, ma è possibile che il deficit possa ulteriormente aggravarsi.

SENZA PRECEDENTI Non si è mai verificata

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Z ootecnia

«Nel dopo-quote sarà decisivo il ruolo delle cooperative» L’intervento di Tommaso Mario Abrate al convegno di Bruxelles sul futuro del settore lattiero-caseario europeo

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Tommaso Mario Abrate è intervenuto alla conferenza “Il settore lattiero-caseario europeo: lo sviluppo dopo il 2015” che si è tenuta martedì 24 settembre a Bruxelles. In qualità di vicepresidente del Gruppo di lavoro latte e prodotti lattiero-caseari del Copacogeca (il Comitato che riunisce gli agricoltori e le cooperative dell’Ue) Abrate ha sostenuto che “la futura politica lattiero-casearia dell’UE dovrà garantire che la produzione di latte e formaggi sia ripartita in tutta l’Unione europea dopo il 2015. E per raggiungere uno sviluppo equilibrato e sostenibile in tutte le aree rurali sarà

indispensabile che i produttori lattiero-caseari siano messi in condizione di produrre a costi ragionevoli, beneficiare degli impianti di trattamento e commercializzare facilmente i loro prodotti. In tal senso un ruolo fondamentale sarà svolto dalle cooperative lattiero-casearie, che contribuiscono in maniera significativa a ridurre la volatilità del mercato e aiutano gli agricoltori a ottenere una parte più consistente del valore aggiunto nella catena di approvvigionamento alimentare”.

TENDENZE Alla riunione, indetta dal com-

Z ootecnia missario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Ciolos, per analizzare le tendenze future nel mercato del latte dell’UE e alla quale hanno preso parte esponenti della Commissione Agricoltura, tra cui il presidente Paolo De Castro, nonché i massimi esperti del settore a livello comunitario, Abrate, che riveste anche le cariche

è più incisiva la presenza della cooperazione, gli agricoltori ricevono da 2,50 a 4,50 euro in più per 100 kg di latte rispetto ai paesi in cui le cooperative non sono rappresentative. E la volatilità dei prezzi risulta ridotta anche nei paesi in cui le cooperative lattiero-casearie dispongono di un’elevata quota di mercato». Nell’ultima

di presidente del Settore lattiero-caseario di Fedagri-Confcooperative e di presidente di Fedagri Piemonte, ha quindi evidenziato come le cooperative lattiero-casearie siano in grado di offrire prezzi migliori.

parte del suo intervento il presidente Abrate, ha sottolineato il ruolo strategico svolto dalle cooperative lattiero-casearie nelle zone svantaggiate e nelle aree montane, in virtù della loro capacità di garantire un legame rilevante con la produzione locale attraverso i loro impianti di raccolta e di lavorazione.

VOLATILITà DEI PREZZI «Nei paesi europei in cui

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Z ootecnia di

O svaldo B ellino

«Toglieteci pure la Pac ma pagateci la carne il giusto» carne piemontese, anzi, ha finito col penalizzarlo fortemente.

Nel 1996 la nostra azienda possedeva 60 vacche, comprava macchinari e capannoni e tirava avanti bene.

Oggi con 300 capi in stalla non è in grado di fare alcun investimento e tira a campare, sperando che le attrezzature non si guastino mai e che gli animali stiano sempre bene».

Parla l’allevatore saluzzese Luigi Allemano: «La crisi della Piemontese è colpa delle speculazioni e dell’euro. Se non si adeguerà il prezzo della carne alla stalla,le aziende chiuderanno» «La soluzione? Togliere la Pac e pagarci il giusto quello che produciamo».

Parla Luigi Allemano, 54 anni, che insieme al fratello Armando è titolare di un allevamento bovino di razza piemontese nella campagna di Saluzzo. Racconta la storia e soprattutto i numeri della sua azienda, che sono

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emblematici di una realtà comune a molti nel settore zootecnico. Un ragionamento ad alta voce.

Davvero pensa che si possa fare a meno dei finanziamenti comunitari?

«Il meccanismo della Pac non è mai stato un vantaggio per il settore della

Cosa c’entra la Pac? «La Pac è spesso servita solo agli speculatori.

Chi, come i grandi allevatori delle razze da carne, ha moltiplicato a dismisura i capi per ottenere più contributi, ora vive di rendita e può investire i titoli Pac dove vuole.

Chi, invece, come gli allevatori della Piemontese, legati alla linea vacca-vitello e non solo all’ingrasso, è rimasto sul territorio a produrre a ciclo chiuso, vive del proprio lavoro, finché può, perché adesso è sul punto di morire.

La Pac non serve tanto a lui, quanto a quelli che gliela danno, perché continui a lavorare per mantenerli tutti».

Come se ne esce?

«Attraverso un’equa revisione dei prezzi. La realtà è sotto gli occhi di tutti, basta fare due conti».

Facciamoli.

«Nel 1985 i vitelli alla stalla venivano

Z ootecnia pagati 6.500 lire, i mangimi costavano 20.000 lire al quintale e la carne era venduta in macelleria a 12/13.000 mila lire al chilo. Dopo quasi trent’anni, il prezzo alla stalla è rimasto lo stesso, circa 3 euro al chilo, compresa l’Iva, mentre i mangimi valgono 32/33 euro al quintale e la carne al consumatore costa intorno ai 17/18 euro al chilo. E’ chiaro come il sole che chi ci ha rimesso di più è stato il produttore.

Così non si può andare avanti, tanto più che bisogna aggiungere il fieno, i macchinari, le stalle, il lavoro…».

Di chi è la colpa?

«Di un sistema di speculazioni che ha premiato l’economia di carta e penalizzato quella reale.

E poi dell’euro, che ha bloccato i salari degli operai e i prezzi all’origine dei prodotti primari, non impedendo che crescessero i costi dei servizi e di tutto il resto».

Sulla Piemontese è stata fatta una politica di marketing legata alla

qualità del prodotto. Non è servita a tenere alti i prezzi?

«La carne piemontese è la migliore al mondo, è vero, ma solo per chi la vende in macelleria. Quando si tratta di comprarla alla stalla, purtroppo, finisce per valere come tutte le altre».

sembra che facciano di tutto per dividerla, com’è successo nel caso delle quote latte. Ora si sono anche messi a creare società, cooperative di servizio, che poi devono stare sul mercato.

Insomma, anche li ci sarebbe un bel po’ da riformare».

Voi a chi la vendete?

«Al circuito di Eataly, abbiamo puntato tutto sulla qualità. Solo mangime naturale ai cinque componenti: mais, orzo, crusca, polpa di barbabietole e fave schiacciate, più fieno di primo taglio».

Nel frattempo…

«Bisogna far conoscere la situazione, gli operatori del settore e i consumatori devono essere informati, altrimenti le nostre ragioni rimarranno incomprensibili.

Bisogna dire chiaramente che avanti di questo passo le aziende della Piemontese chiuderanno e i nostri giovani saranno costretti a cambiare lavoro, quando ce l’avrebbero in casa.

Dovranno cercare occupazione altrove, quando potrebbero essere loro a dare lavoro ad altri. Salvare le imprese è la priorità assoluta, anche in agricoltura. Se chiudono le stalle, andranno perse per sempre».

E quale sarebbe il “prezzo giusto” alla stalla?

«Non meno di 5 euro al chilo per i vitelli vivi. A queste condizioni, si potrebbe volentieri fare a meno della Pac e sarebbe più giusto per tutti».

I sindacati riescono a supportarvi nelle trattative?

«Francamente non ci aspettiamo più niente. Invece di unire la categoria,

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ARPROMA

informa

Associazione Regionale Produttori Macchine Agricole

Il successo delle trebbiatrici regine della modernizzazione Breve storia della meccanizzazione agricola della provincia di Cuneo tra il XIX e XX secolo (quinta parte) In provincia di Cuneo, mentre per gli attrezzi ci fu un’indubbia modernizzazione, nel campo delle macchine solo le trebbiatrici ebbero un certo successo, come sottolinearono Sebastiano Lissone e Bernardo Casalis nella loro inchiesta sull’agricoltura cuneese data alle stampe nel 1880.

LA FORZA DEL VAPORE Delle macchine agrarie che il progresso della meccanica ha fatto conoscere, l’unica che incontri favori e che sia adoperata con una certa estensione è la trebbiatrice a vapore. Infatti la troviamo presso i grandi proprietari o fittabili sopratutto nella pianura. Le trebbiatrici originariamente appartengono a degli speculatori che le cedono in affitto o che prendono la trebbiatura a cottimo: cosi la società di trebbiatura di Fossano eseguisce il lavoro a lire 1,40 o 1,60 per ogni sacco di grano, oppure prelevando il 5 o 7% in natura a seconda della distanza della località e dell’epoca della trebbiatura. Le altre macchine sono pochissimo adoperate. Troviamo qualche raro esempio di seminatrici, mietitrici, spandifieno, falciatrici a cavallo, zappe a cavallo nelle grandi fattorie, che sono poche, o presso ricchi e appassionati agrofili, anch’essi scarsissimi.

NUOVE PROFESSIONI La diffusione delle trebbiatrici a vapore che ci viene testimoniata dal Lisso e dal Casalis promuoveva a sua volta da una parte la necessità di formare i conduttori delle stesse e dall’altra il desiderio dei proprietari di tali macchine di unirsi in società o consorzi (come le già citate società di trebbiatura di Fossano e quella di Savigliano). Sulla formazione dei conduttori si mobilità per prima in Piemonte la regia accademia dell’agricoltura, la quale sempre

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intenta a venire in aiuto agli agricoltori, non ha potuto fare a meno di pensare alla mancanza assoluta di persone atte a condurre convenientemente le macchine trebbiatrici a vapore, il cui uso va ogni giorno estendendosi fra noi.

Tutti gli agricoltori desiderano di poter affidare il governo di queste macchine a persone capaci di esercitarlo in modo economico, senza pericoli e con sicurezza, e di ottenere un più perfetto lavoro.

SCUOLA PER CONDUTTORI A questo scopo appunto l’Accademia d’Agricoltura ha stabilito di aprire in questo anno, a titolo di prova, una scuola popolare tecnico-pratica per i conduttori di trebbiatrici a vapore.

Il primo corso, che iniziò il 6 Marzo 1881, venne tenuto dall’ingegnere Giovanni Sacheri presso il Regio Istituto Tecnico i via Oporto 3 a Torino.

SINDACATO TREBBIATORI Il desiderio di unirsi in associazione tiene banco tra i trebbiatori anche nei primi decenni del XX secolo. Il 5 maggio del 1900 venne approvato, per esempio, lo statuto del “Sindacato fra proprietari esercenti trebbiatrici a vapore della provincia di Cuneo”, onde reciprocamente prestarsi aiuto e far cessare la dannosa concorrenza fra di loro nel tasso della trebbiatura, procurare facilitazioni per l’acquisto delle materie prime come: olio, carbone, meccanismi inerenti alla trebbiatura; tutelare gli interessi dei soci presso l’associazione Utenti Caldaie a Vapore e la società d’assicurazione sugli infortuni. Il 6 Febbraio 1906 in Cuneo, proposta dal trebbiatore Alessandro Dutto, si formo la “Società trebbiatura a vapore”, e nel 1924 venne ricostituito un sindacato fra i trebbiatori della provincia di Cuneo.

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E nologia

Enovitis 2013, sotto il segno della sostenibilità vinicola Dal 12 al 16 novembre a Milano il Salone internazionale delle tecniche e delle macchine per la viticoltura Dal 12 al 16 novembre, nei padiglioni 9 e 11 del Polo fieristico di Rho Milano, è di scena Enovitis, Salone internazionale delle tecniche per la viticoltura e l’olivicoltura, contestualmente a Simei, Salone internazionale macchine per enologia e imbottigliamento.

Enovitis è l’unica vetrina espositiva nel suo genere in Italia per specificità e completezza del panorama merceologico, con la partecipazione delle migliori

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aziende costruttrici di macchine, attrezzature, accessori e prodotti per la coltivazione del vigneto e dell’oliveto.

PROGETTO TERGEO Per l’edizione 2013 l’Unione italiana vini, ente organizzatore sia di Simei che di Enovitis, ha scelto la sostenibilità come focus comune delle due manifestazioni. Apice di questo impegno sarà un importante convegno internazionale che coinvolgerà

gli attori attivi sul tema della sostenibilità a livello mondiale, affiancato da un calendario fittissimo di workshop e seminari di approfondimento.

In particolare all’interno di Enovitis grande spazio avrà “Tergeo”, il progetto promosso da Unione italiana vini di raccolta, qualificazione e divulgazione di soluzioni innovative, tecnologiche e gestionali, per migliorare la sostenibilità dell’impresa vitivinicola.

E nologia

Moscato, l’accordo vien di notte Una parte del contributo per il fondo degli agricoltori è destinato ai vigneti con particolari difficoltà di coltura (sorì) Dopo settimane di intensi confronti, mercoledì 4 settembre, a notte inoltrata, è stato firmato l’accordo sul Moscato per la vendemmia 2013 da parte della Commissione paritetica, organo composto da una parte industriale e dalla rappresentanza agricola e presieduto, con il ruolo di mediatore, dall’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto.

BLOCAGE/DEBLOCAGE L’accordo prevede per il 2013 una resa di 95 quintali per ettaro, con la possibilità di applicazione del meccanismo blocage-deblocage per ulteriori 5 quintali: lo sbloccaggio potrà essere effettuato per tutta o parte della quantità bloccata sulla base di apposita richiesta del Consorzio di tutela corredata di dati oggettivi di imbottigliamento e vendita (e sentite le esigenze delle case spu-

mantiere) previo parere favorevole e vincolante delle organizzazioni ed associazioni professionali agricole nell’ambito della Commissione paritetica.

PREZZI E CONDIZIONI Il compenso delle uve pattuito corrisponde a 104,50 euro netti al quintale (106,50 euro lordi).

Nell’accordo sono previsti in primo luogo un contributo di 1,00 euro/ quintale per il fondo di parte agricola costituito nel 2010, di cui 0,70 euro sono indirizzati ai produttori per la gestione dell’accordo ed i restanti 0,30 euro sono destinati ai vigneti con particolari difficoltà di coltura individuati dall’apposita commissione (sorì); in seconda istanza un ulteriore contributo pari a 1 euro al quintale da destinare al Consorzio per le attività istituzionali di promozione e tutela.

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E nologia

Gavi docg, cresce il prezzo delle uve, siglata l’intesa dopo un’ampia trattativa Claudio Sacchetto -, molti i termini al centro della discussione, altrettanto numerose le aspettative sia da parte agricola che industriale. Il raggiungimento dell’accordo rappresenta di per sé già un successo, l’aver chiuso la commissione paritetica riportando un arrotondamento verso l’alto del prezzo delle uve a favore degli agricoltori non può che essere visto come un ulteriore elemento che impreziosisce il risultato complessivo dell’intesa».

Compenso uve destinate a Docg Gavi Il compenso minimo delle uve intere Cortese bianco destinate alla D.O.C.G. Gavi per la vendemmia 2013 è stabilito come segue:

Compensi suddivisi in tre fasce determinate dalla gradazione alcolica. Resa di 95 quintali a ettaro, superiore all’anno scorso Nella serata del 12 settembre il confronto della commissione paritetica Gavi Docg è giunto a termine con il raggiungimento dell’intesa concordata tra parte agricola e industriale attraverso la mediazione dell’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto.

I punti cardine dell’accordo consistono in una resa superiore a quella dello scorso anno, pari al disciplinare di produzione (95 quintali a ettaro); la discussione

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in paritetica è conclusa inoltre con un soddisfacente punto di incontro in merito ai prezzi delle uve, con un interessante incremento rispetto alla vendemmia 2012, compensi suddivisi in tre fasce determinate dalla gradazione alcolica.

PUNTO DI EQUILIBRIO. «Il dibattito ha richiesto tempo e un’ampia fase di trattative – commenta l’assessore regionale all’Agricoltura,

Gradazione alcolica

euro/quintale

9,50 - 11,20

72,5 0

11,21 - 12,40

76,5 0

> 12,40 (da uve selezionate)

92,00

Compenso uve destinate a Docg Gavi del Comune di Gavi Il compenso minimo delle uve intere Cortese bianco destinate alla D.O.C.G. Gavi con una delle menzioni aggiuntive riferite ai comuni o alle frazioni per la vendemmia 2013 è stabilito come segue: Gradazione alcolica

euro/quintale

9,50 - 11,20

91,50

11,21 - 12,40

94,50

> 12,40 (da uve selezionate) 111,00

E nologia

Coldiretti Piemonte dice no all’accordo sul Brachetto Coldiretti Piemonte non ha siglato l’accordo interprofessionale per il Brachetto d’Acqui Docg e per il Piemonte Brachetto Doc in quanto ritiene la riduzione della resa ad ettaro per le due denominazioni inaccettabile. Dice Roberto Cabiale, membro di giunta regionale con delega al settore vitivinicolo: «Dal confronto con la nostra base associativa è emersa in forma chiara e palese che la riduzione della resa ad ettaro proposta dalla parte industriale penalizza in maniera eccessiva la parte produttiva».

NESSUN INTERESSE «Nonostante i numerosi incontri, sia con le cantine cooperative che con le case industriali – osserva ancora Cabiale

-, non è mai emersa da entrambe le parti la voglia di rilanciare veramente un prodotto che ormai da anni necessita di un vero piano di rilancio.

Le nostre imprese vivono sulla loro pelle tutti i giorni difficoltà e rischi che in tal modo non vengono riconosciuti.

Dubitiamo che l’accordo firmato possa avere valenza e, se le nostre imprese lo richiederanno, Coldiretti sarà pronta a portare avanti le loro istanze in ogni sede preposta».

I NUMERI DELL’ACCORDO In breve l’accordo prevede per il Brachetto d’Acqui Docg tipologia spumante una resa di 37q/ha e per il tappo raso 65q/ha al prezzo di 135 euro/q.

Ritenuta “non accettabile” la riduzione della resa ad ettaro «Porteremo avanti le istanze delle imprese in ogni sede» Per il Piemonte Brachetto Doc tipologia spumante la resa è fissata in 40q/ha e per il tappo raso 72q/ha al prezzo di 120 euro/q.

Per entrambe le DO sono previsti 10 euro/q di trattenute destinati in parte al declassamento delle giacenze 20102011 delle cantine (6,5 euro/q), in parte alla promozione (2,5 euro/q) e in parte alle case industriali che hanno vigneti e che consumano tutto il prodotto derivante dai loro vigneti (1euro/q).

Presenti in fiera Enovitis

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A ttualità

terraoggi.it un anno alla velocità del web

Nei primi dodici mesi di attività, il quotidiano agricolo indipendente della provincia di Cuneo ha registrato oltre 330 mila pagine viste.

In arrivo numerose novità, soprattutto sul fronte degli affari on line Esattamente un anno fa, il 1 ottobre 2012, nasceva terraoggi.it, il primo quotidiano agricolo indipendente con base in provincia di Cuneo. In appena dodici mesi, la testata giornalistica diretta da Osvaldo Bellino, in sinergia con il mensile cartaceo “L’imprenditore agricolo” ha fatto passi da gigante, coinvolgendo numerosi collaboratori specialistici sui vari fronti del mondo agricolo e ottenendo riscontri di contatti in costante e notevole aumento. Grazie ad un accordo con Clal.it, ad esempio, nella pagina di “Zootecnia” è fornito in tempo reale un monitoraggio del prezzo del latte sulle principali piazze del Nord Italia, così come vengono quotidianamente pubblicati gli appuntamenti e gli aggiornamenti di ogni comparto agricolo.

L’AGRICOLTURA GLOCALE. «La scelta di creare una piattaforma agricola “glocale” – osserva Bellino – si sta rivelando vincente. L’agricoltura cuneese ha bisogno di una piazza mediatica su cui ritrovarsi per rappresentare se stessa e cogliere con efficacia le opportunità che solo la rete on line può dare,

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come dimostra lo sviluppo del “Mercatino dell’usato agricolo”, e, in generale, la ricerca delle informazioni concentrate sugli interessi del territorio, senza dispersioni inutili».

NOVITA’ IN VISTA. Il sito è in continua evoluzione: «La novità più importante – anticipa il direttore della testata – riguarderà a breve la radicale ristrutturazione della “Bottega alimentare” in versione e-commerce, così come verrà di molto potenziata la sezione “Prezzi&Mercati”, con monitoraggio delle quotazioni ufficiali e ufficiose».

NUMERI E CURIOSITA’. Sul piano dei numeri, nel solo mese di settembre sono state viste 36.851 pagine (oltre 330 mila nei primi dodici mesi). Gli utenti sono concentrati prevalentemente in Piemonte e Nord Italia, con numerosi accessi anche dall’estero, soprattutto da Francia, Belgio, Russia, Ucraina, Olanda e Germania, a seconda degli argomenti trattati. Tra le pagine più viste, “Zootecnia”, “Ortofrutticoltura”, “Enologia”, “Fisco&Tributi”, “Bandi&Contributi” e “Eventi”.

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O rtofrutticoltura

Nocciole, se la produzione è calata non è colpa del maltempo Rilievi, studi e prove sperimentali del Creso smentiscono una convinzione negativa molto diffusa.

Incontri per i produttori Il settore corilicolo piemontese registra nell’ultimo decennio un costante incremento dei nuovi impianti a cui però non è corrisposto un analogo aumento delle produzioni.

Nelle ultime annate agrarie questa

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contenuta produttività è stata attribuita prevalentemente alle precarie e spesso avverse condizioni climatiche.

Rilievi, studi e prove sperimentali condotte dalla sezione corilicola del CReSO, realizzate in collaborazione con il

O rtofrutticoltura

coordinamento dei tecnici delle Organizzazioni professionali agricole e delle Cooperative di prodotto, stanno evidenziando come questa ‘negativa convinzione diffusa’ possa e debba essere modificata.

INFORMAZIONI IN TEMPO REALE La sezione Corilicola del CReSO, per fornire in

tempo reale informazioni tecniche che consentano di favorire da subito la produttività nel rispetto dell’ambiente, di concerto con Coldiretti, Confagricoltura e Confederazione Italiana Agricoltori, organizza brevi incontri tecnici in campo, nei noccioleti.

Questa comunicazione tecnica diffusa sul territorio viene incontro alle esigenze degli

imprenditori agricoli impegnati nelle raccolte delle produzioni pendenti e negli inalienabili e “pesanti” lavori agricoli di fine campagna.

Perciò al massimo un’ora per incontro per esaminare la situazione ed effettuare una corretta gestione agronomica del terreno e delle piante di nocciolo dal post-raccolta fino alla completa caduta foglie.

TENERSI AGGIORNATI Per conoscere date, ore e luoghi degli incontri più vicini alla propria azienda agricola, gli imprenditori agricoli possono rivolgersi ai tecnici delle Organizzazioni professionali agricole, oppure collegarsi alla sezione “Ortofrutticoltura” del quotidiano agricolo indipendente www.terraoggi.it

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La forza dei produttori del Porro di Cervere

Il porro di Cervere gioca d’anticipo Semina e trapianto precoci per una parte della produzione per soddisfare le richieste “fuori stagione” dei supermercati Con largo anticipo rispetto agli anni precedenti, il Consorzio dei produttori del Porro Cervere ha conferito alla grande distribuzione delle province di Cuneo, Torino, Asti e Savona il prelibato ortaggio, che da sabato 31 agosto si trova nei supermercati Big Store, Maxisconto e Famila.

ASSAGGIO DI STAGIONE «Per soddisfare le richieste sempre più numerose dei consumatori – riferisce il presidente del Consorzio per la valorizzazione e tutela del Porro, Giorgio Maria

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Bergesio -, abbiamo invitato alcuni produttori che ne avevano la possibilità, ad anticipare, almeno per una parte delle produzione, i tempi di semina e trapianto in modo da avere una disponibilità, seppur minima, di prodotto per questo periodo dell’anno».

Intanto Il Consorzio ha avviato le operazioni di censimento della produzione 2013, che si preannuncia buona e di ottima qualità, e sono in fase di distribuzione le etichette personalizzate, a garanzia della tracciabilità di filiera “dal produttore al consumatore”, per ogni

singolo produttore. Un’ottima annata produttiva quella di quest’anno, con un clima umido, luglio e agosto caldi, che hanno dato modo al prodotto di crescere e maturare con una qualità gastronomica eccezionale.

LA FIERA A NOVEMBRE «E’ stato un buon inizio di stagione – continua Bergesio – sono sempre di più i produttori che aderiscono al Consorzio impegnandosi a rispettare regole e disciplinare, solamente quest’anno hanno aderito cinque nuovi soci che hanno deciso di condividere il percorso di

produzione proposto dal Consorzio».

Intanto, con la fiera della patata di Entracque, è partita la stagione delle manifestazioni autunnali che vede i produttori impegnati, come sempre, a promuovere la fiera del porro, che si terrà a Cervere dal 9 al 24 novembre, vera e propria vetrina di Cervere e del suo prodotto d’eccellenza, chiamato quest’anno a risollevare le sorti di molte famiglie messe in difficoltà da una crisi economica dura e senza precedenti.

O rtofrutticoltura

La campagna delle pesche ha tradito le aspettative Pesche buone, anzi ottime, ma non è bastata la qualità dei frutti a risolvere nel migliore dei modi una campagna che, invece, ha subito la situazione generale del mercato chiudendo la stagione con prezzi poco soddisfacenti per i frutticoltori cuneesi.

«La campagna delle pesche è stata più lunga del solito a causa

dente della sezione Ortofrutticola Confagricoltura Cuneo -: da fine luglio i prezzi sui mercati hanno iniziato a scendere, purtroppo. Il calo non è imputabile alla qualità dei frutti che è decisamente buona ma a equilibri di mercato: concorrenza, calo dei consumi, vasta scelta di frutta fresca in quel periodo dell’anno.

La qualità dei frutti, infat-

I prezzi all’inizio sono apparsi interessanti, salvo poi precipitare verso la fine della stagione. Ma la qualità dei frutti è ottima dei ritardi iniziali dovuti all’andamento climatico - commenta Maurizio Ribotta, tecnico frutticolo di Confagricoltura Cuneo - e la qualità dei frutti è stata comunque molto buona, anche se abbiamo assistito a una flessione importante dei prezzi, soprattutto nella seconda parte della stagione».

SPERANZE DELUSE «Le speranze economiche sono al momento abbastanza deluse – conferma Alberto Giordano, presi-

ti, era buona e da questo punto di vista è stata un’annata soddisfacente: il tempo che ha accompagnato le pesche durante le fasi finali, dalla maturazione alla raccolta, è stato ottimale».

I produttori lamentano la forte concorrenza spagnola soprattutto sui mercati dell’Est Europa oltre ad una limitata coesione dell’offerta, nonostante i presupposti ad inizio stagione fossero buoni.

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A ttualità

Caramagna Piemonte, una medaglia a chi ha dedicato la vita all’agricoltura Ottantasei i premiati, che hanno ricevuto il riconoscimento dal sindaco Mario Riu e dalla presidente della Provincia, Gianna Gancia Sono 86 le donne e gli uomini dell’agricoltura, nati prima del 31 dicembre 1943, premiati sul nuovo parquet del palasport, in occasione della Festa dell’agricoltura di Caramagna Piemonte. Il riconoscimento, voluto

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dall’Amministrazione comunale, una medaglia con la scritta “per una vita dedicata all’agricoltura”, è stato consegnato ad ogni premiato dalla presidente della Provincia Gianna Gancia, assieme al sindaco Mario Riu, al

capitano dei Carabinieri Tommaso Gioffreda, al presidente regionale dell’Anga Davide Cravero, al vice sindaco Maria Coppola ed agli assessori Marco Osella e Luigi Chiaraviglio, davanti ad un pubblico folto ed affettuoso. La

premiazione è stata presentata da Sonia De Castelli, che poi con l’orchestra di Enzo e Massimo ha chiamato tutti in pista per una bellissima serata di ballo.

«Ho pensato che fosse importante premiare chi in tanti anni ha portato

I premiati alla mostra zootecnica di Caramagna Piemonte

l’agricoltura cuneese da produzioni di sussistenza a leader nazionale», ha detto il sindaco Mario Riu, che ha aggiunto: «Ho ritenuto che fosse importante farlo fare da due donne che so che il mondo agricolo conosce e apprezza, la presidente della Provincia e la conduttrice di Telecupole, che ringrazio assieme a tutti quanti hanno

contribuito a realizzare questa bella serata, a cominciare dalla Pro loco presieduta da Sergio Palermo».

I PREMIATI DELLA MOSTRA ZOOTECNICA Negli stessi giorni della festa patronale, si è svolta la tradizionale Mostra zootecnica. Ecco, di seguito, i vincitori dei primi premi di ogni

categoria.

Manze fino a 18 mesi: Guido Groppo, Sommariva Bosco, 2° Masino Alberto, Caramagna Piemonte Manze oltre 18 mesi: Martini, Foresto, Cavallermaggiore Vacche fino a 6 anni: Pierfranco Piacenza, Caramagna Piemonte Vacche oltre 6 anni: Martini, Foresto,

Cavallermaggiore Vitelle della coscia fino a 2 anni: Paolo Abrate, Sant’Antonio Baligio, Fossano Vitelloni della coscia fino a 2 anni: Paolo Abrate, S. Antonio Baligio, Fossano Manze grasse della coscia: Domenico Perlo, Caramagna Piemonte Vacche grasse della coscia: Domenico Perlo, Caramagna Piemonte.

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E nologia di

F loriano L uciano

Contro la crisi, tornano gli “autin” al posto del kiwi fuorigioco per la batteriosi A Piasco i primi cinque vigneti di uva da tavola senza semi che sostituiscono le coltivazioni di actinidia.

Partnership con un grande vivaista europeo e tecniche “importate” dalla Puglia. Risultati molto interessanti Nella pianura frutticola alle porte di Piasco, uno dei lembi della Granda più vocati alla frutticoltura di qualità, ad appena 60 km di distanza in linea d’aria dai 3.841 metri della vetta del Monviso, pare da qualche mese di essere in Puglia.

UVA AL POSTO DEI KIWI Frutto di un’intuizione felice, di valutazioni attente, di analisi del terreno

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e del mercato, complice la batteriosi del kiwi, accanto a mele e quel che resta dei kiwi sono “spuntati” filari di uva da tavola senza semi, un prodotto che ha uno spazio commerciale molto importante.

La prima analisi di mercato risale al 2010 ed è condotta dallo staff tecnico e commerciale dell’Agri Valle Bronda, una delle realtà più dinamiche del cuneese nel campo dei servizi tecnici per le

imprese agricole, frutticole e vitivinicole.

L’intuizione è supportata anche dalla memoria dei vecchi e dalle analisi storiche: nelle nostre campagne già nei primi anni del 1900 esistevano oltre ai pascoli veri e propri vigneti chiamati localmente “autin”, in particolare nella zona pedemontana, ma anche nelle pianure circostanti.

PIEMONTE CHIAMA PUGLIA Dopo le prime analisi confortanti, nel 2011 prende avvio una partnership con uno dei più importanti vivaisti di viti europei, da cui nasce la collaborazione con un tecnico specializzato su uve apireni della Puglia.

Di lì a poco - nel giugno 2012 - i primi 5 vigneti di due varietà: una bianca e una rosata. La scelta per l’uva da tavola apirena nel territorio piemontese si è orientata su varietà a maturazione medio tardiva, che si collocano sul

mercato in un periodo che non è in concorrenza con il tradizionale mercato di queste uve di provenienza del sud d’Italia. Anche il periodo di raccolta è interessante, in quanto coincide all’incirca con la raccolta del kiwi che in certe aziende è venuta meno.

REAZIONE D’ORGOGLIO Claudio Capitini, amministratore della Agri Valle Bronda di Pagno, è giustamente orgoglioso dei primi risultati concreti del progetto e mentre ci accompagna fra i filari di viti racconta la nascita dell’idea: «In seguito all’evoluzione della batteriosi del kiwi, sul territorio ci siamo mossi su più fronti per trovare alternative valide a salvaguardia del reddito delle nostre aziende agricole. Il nostro obiettivo fondamentale è mantenere il grande patrimonio di aziende agricole esistenti, già fortemente provato anche dalla crisi economica globale. Partendo da questi presupposti abbiamo contattato diverse realtà di eccellenza nel settore uva da tavola, per impostare al meglio il nostro progetto. Oggi - a soli 15 mesi dalla messa a dimora del primo impianto - siamo molto soddisfatti di questo periodo di sperimentazione e assolutamente fiduciosi che la coltura dell’ uva da tavola apirena possa avere una interessante diffusione anche sul nostro territorio».

RICONVERSIONE DEI FRUTTETI Gli fa eco Franco Monge, responsabile tecnico dell’Agri Valle Bronda: «Il nostro obiettivo - dal punto di vista tecnico - è stato anche quello di riadattare gli impianti di sostegno del kiwi apportando solo alcune modifiche

senza “disfare” tutto, ed infatti siamo riusciti a recuperare totalmente la struttura esistente.

Dalla messa a dimora delle piante abbiamo monitorato costantemente tutti gli aspetti tecnici di evoluzione della pianta e ad oggi riteniamo che le scelte fatte, sia sul materiale di propagazione sia sulle distanze di impianto, sono state corrette».

«Siamo oltremodo convinti – prosegue Franco Monge - che questo tipo di innovativo impianto possa permettere di ottenere produzioni importanti al pari delle zone storicamente produttrici di uva da tavola. Per questo progetto è stata fondamentale la collaborazione con il dottor Tagliente - agronomo pugliese specialista nella coltura dell’uva apirena - che ci ha fornito tutte le indicazioni necessarie: dalla fase di progettazione dell’impianto alla scelta delle varietà ed alla combinazione varietà/portainnesto».

UNA SFIDA APPASSIONATA «E’ un progetto molto ambizioso a cui

ho il piacere di collaborare», ci dice con passione Maurizio Ribotta, responsabile tecnico di Confagricoltura Cuneo e libero professionista, passeggiando tra i filari carichi di splendidi grappoli scarlatti.

«La frutticoltura piemontese – prosegue - si trova in un momento di evoluzione nell’orientamento produttivo e l’uva apirena può essere un’interessante novità.

Da qualche settimana stiamo monitorando attentamente i parametri organolettici al fine di individuare il momento ideale per la raccolta.

Ad oggi i parametri di maturazione risultano essere davvero molto interessanti. Il percorso di sperimentazione è ancora lungo ma i primi risultati sono decisamente confortanti».

La nostra passeggiata in questo pezzo di Piemonte che assomiglia un po’ alla Puglia è terminata, ma per qualsiasi informazione e chiarimento è possibile rivolgersi all’Agri Valle Bronda di Pagno (www.agrivallebronda.com).

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C uriosità

Agricoltura, troppi giovani credono che le cipolle crescano sugli alberi!

I dati e le curiosità dell’ultima indagine sul livello di conoscenza dei bambini riguardante il settore primario Usano pc, smartphone, tablet e console alla perfezione, ma pensano che le cipolle crescano sugli alberi.

Gli ultimi dati che misurano il livello di conoscenza dei bambini rispetto all’agricoltura e alle produzioni da essa derivate, descrivono bambini spesso ignari dell’origine di ciò che mangiano e più che mai del mondo rurale.

Circa il 40 per cento di loro crede che l’agricoltore sia un anziano indaffarato nelle campagne, amichevole e altruista, mentre solo due bambini su quattro hanno già visitato una fattoria.

SEGRETI DEI CAMPI Queste percentuali, ottenute intervistando bambini dai 4 ai

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C uriosità 7 anni nelle scuole, trovano riscontro anche negli spazi “agri-bimbi” allestiti dalla Cia-Confederazione italiana Agricoltori durante la VII Festa nazionale dell’Agricoltura.

«Conoscere il mondo agricolo significa sapere cosa si mette nel piatto.

Quindi avvicinare i bambini ai tanti segreti del lavoro nei campi vuol dire creare i presupposti per l’equilibrio alimentare del loro futuro». È quanto affermano gli esperti della Cia, che sottolineano quanto l’educazione alimentare sia indispensabile in Italia, dove il 23,3 per cento dei bambini dai 3 ai 6 anni è in sovrappeso o obeso.

Percentuale che sale al 32,3 per cento tra gli 8 e i 9 anni.

E sono i numeri più alti d’Europa.

Ma nonostante le lacune dei più piccoli in materia agricola rimangono evidenti - ribadisce la Cia - dal 2003 ad oggi la situazione è migliorata grazie al moltiplicarsi di progetti e iniziative.

POLLI A QUATTRO ZAMPE Basti pensare che all’epoca i dati forniti

E ancora: un terzo del campione non è in grado di citare nemmeno un prodotto derivato dal girasole e il 41 per cento crede che i tuberi crescano sugli alberi.

dalle stesse scuole evidenziavano come il 30 per cento dei bambini sostenevano che polli e tacchini avessero 4 zampe, mentre oggi, come riscontrato anche nei mini-test a cui i piccoli si stanno sottoponendo durante la festa dell’agricoltura, solo uno su 10 sbaglia la risposta al quesito. La Cia, inoltre, riferisce che circa il 47 per cento dei bambini italiani tra i 6 e i 10 anni non sa da dove viene lo zucchero, il 74 per cento ignora l’origine del cotone, mentre il 26 per cento crede che cresca sulle pecore.

LA COLZA? UN FRUTTO DI MARE Se ci spostiamo sul capitolo “animali”, sono tutti più preparati. Interrogati su quali animali producono latte, tutti i bambini hanno menzionato le mucche.

Tuttavia, il 61 per cento ha citato anche le capre e un bambino su due anche le pecore. Sul fronte dei derivati, il formaggio è il più citato da tre bambini su quattro. Ma il 46 per cento ha ricordato anche il burro e il 33 per cento lo yogurt.

Le risposte più sorprendenti e buffe, però, i bambini le danno quando sono chiamati a rispondere a quei quesiti dedicati alle attività agricole innovative: le biomasse da fonti energetiche rinnovabili diventano grossi sassi naturali e la colza, invece che una pianta da cui estrarre olio combustibile diventa un frutto di mare.

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V oci

dai campi

Diciamo basta alle scartoffie Sono troppe, inutili e dannose Gli agricoltori cuneesi, ed io sono uno di questi, sono impegnati a produrre agricoltura di qualità e non devono più vedersi imporre decine di obblighi di carta, restrizioni e vincoli eccessivi e

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punitivi.

Un allevatore deve compilare, mediamente, una ventina di registri, tra sanitari e gestionali. Non è soggetto ad un carico inferiore il vitivinicoltore.

Insomma quotidiana-

mente noi agricoltori aggiungiamo altro tempo lavorativo burocratico al già elevato monte orario della nostra attività, constatando che il più delle volte talune prassi amministrative a cui sia-

mo obbligati si dimostrano, sul campo, del tutto superflue.

SEMPRE PEGGIO Condividiamo gli obiettivi della tutela del consumatore, dell’am-

V oci biente e della salute, ma rileviamo onestamente che tanti oneri sono una pura e semplice vessazione anziché un indispensabile, corretto rapporto tra enti, istituzioni ed agricoltori e che esistono ampi margini per una buona “sforbiciata”.

Negli ultimi anni, inve-

dai campi

occorra rendersi conto che noi agricoltori non ne possiamo più della dovizia di scartoffie e di leggi punitive per la pur minima imprecisione nella compilazione.

Auspichiamo, ma non so se davvero ci crediamo, un profondo cambiamento nel modo di legiferare e di scrivere

Condividiamo gli obiettivi della tutela del consumatore, dell’ambiente e della salute, ma tanti oneri sono una pura e semplice vessazione ce, ci siamo trovati nella situazione in cui la capacità produttiva è stata in parte preclusa da un susseguirsi continuo di normative che hanno pesato fortemente sul lavoro agricolo.

MINISTRA, PENSACI TU Ora siamo arrivati al limite e credo che a livello istituzionale

le normative, come si è impegnata recentemente la ministra De Girolamo in un incontro con il presidente della Cia, a vantaggio esclusivo di una maggiore coerenza tra l’imposizione di regole burocratiche e la promozione dell’agricoltura di qualità.

Bruno Payrone presidente zonale Cia Saluzzo

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R adici a cura di

Aldo Ponso

Storie di margari e commercianti di fieno e bestiame Forse nessuno più di lei, una “margara puro sangue”, avrebbe potuto scrivere meglio e con più competenza di Ciafrè (Chiaffredo Fantone), l’ottantenne pensionato che viveva solo a Saluzzo in via Parrà, ed il cui corpo venne trovato dai Vigili del fuoco alcuni giorni dopo il decesso. Ciafrè, originario della Valle Po, era molto noto un tempo nel mondo dei malgari e dei commercianti di fieno e bestiame, sia italiani che francesi.

Dopo la guerra, dalle valli a ridosso di Saluzzo e particolarmente dai piedi del Monviso, molti scendevano in pianura a fare gli allevatori di bestiame: erano i “marghè ed i bergè”, che si dedicavano alla “Razza Piemontese”. I primi ad ar-

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rivare nel Saluzzese furono i crissolini, come il nostro Fantone, che accudivano sia mucche che pecore, e che si spinsero in seguito fino ad Alessandria, Asti, Pavia...

A Saluzzo giunsero anche da Entracque, Valdieri, Demonte, Valle Maira, Elva, persino qualche limonasco.

Tuttavia la gran massa proveniva da Vernante, grandi lavoratori ed amanti del bestiame. Ed ancora intere famiglie dalla Valle d’Ellero, Frabosa...

LE CAMPANE… DEL DUOMO Saluzzo era il punto fermo nel cuore dei malgari. Qui nella stagione fredda venivano a svernare in stupende cascine. Vi si procuravano i necessari carri di fieno, ma con parsimonia, perché data la concorrenza, soven-

Lena Ghibaudo, la scrittrice de “El Birucin” ricorda Fredo Fantone, memorabile figura dell’epopea contadina te il suo prezzo saliva alle stelle. Ne scemava il prezzo solo il Grande Mercato del fieno, che si svolgeva ancora a Saluzzo. Da qui partivano, in primavera, per una nuova avventura estiva, da trascorrere nelle loro valli o più lontano, all’attuale Parco del Mercantour. I malgari amano le campane (i campanacci) ed amano farle indossare alle mucche più belle. Ma amano maggiormente le “Campane del Duomo di Saluzzo”, sono affezionati al loro suono, specie quando il cammino sella loro vita “malgara” bella, ma pur sempre dura, volge al termine stanca. Vogliono anche allora risentire “le Campane del Duomo”. Pochi vogliono tornare o farsi riportare ai loro paesi di origine.

Ma lasciatemi continuare a ricordare...

IL MERCATO Fredo Fantone, intermediario del mercato, parlava correntemente il francese. Perchè erano molti i francesi che venivano al nostro mercato saluzzese: ma il maggior commerciante era “Ghersin Germain” di Saint-Martin de la Crau. Fredo si univa lui e a Battista Ballarino, altro commerciante saluzzese, con cui saliva a caricare i vitelli savoiardi a Burre Combasse, dove purtroppo il Ballarino vi lasciò la vita tragicamente.

Ma ecco il mio pensiero si porta a questi ultimi anni della sua vechiaia e della mia incipiente. Ambedue a Saluzzo a svernare in permanenza, in attesa di sorella

morte. Quando passavo per la spesa davanti al Bar Tabaccheria di via Giovanni Bosco, m’imbattevo sovente in lui, divenuto gentilissimo signore, mentre faceva colazione; e m’intrattenevo, con gusto vicendevole, a far quattro chiacchiere su quel mondo pastorale di allora e su quello artefatto d’oggi.

Mi ricordava i suoi interminabili viaggi, specie in Francia, a Salon nella Crau, ad Arles. Ma, ripensando al suo mestiere di commerciante, aggiungeva triste: «A quei tempi una stretta di mano concludeva il contratto, ora quante carte e fogli a non finire!...».

L’ETERNO VIAGGIO Nei giorni scorsi, passando davanti al solito Bar, notai

che la sua sedia era vuota; pensai che si fosse recato dal fratello, ma non era così.

Nella tua città, con parenti ed amici, te ne sei andato in silenzio, tutto solo. Il Signore aveva bussato alla porta e ti aveva detto: «Partiamo!

Prendiamo l’Auto-route Costa Azzurra-Provenza, dove si spande il profumo di lavanda, viole e mille altri fiori; sorvoliamo Marsiglia, con le navi in arrivo e partenza, e la Madonna della Guardia in alto, ed ancora la chiesa delle protettrici dei malgari e pastori, le Sante Maddalena, Sara e Salomè. Vieni, Fredo, il cammino sull’Auto-route è terminato. Ne cominciamo un altro».

Lena Parsej (Ghibaudo)

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PSR - MISURA 111.1 Sottoazione B

La carica dei bruchi defogliatori In questi giorni è stata segnalata al servizio tecnico della Cia, il Cipat, una presenza dell’Hyphantria cunea (Bruco americano) su piante del verde privato. Considerato che questo lepidottero defogliatore causa gravi danni alla vegetazione forniamo alcune spiegazioni.

COME RICONOSCERLO Il Bruco Americano è una specie di origine nord-americana (Stati Uniti, Canada) che si è diffusa rapidamente in tutta l’Italia settentrionale e centrale grazie ai mezzi di trasporto, causando gravi danni alle latifoglie. E’ in grado di attaccare circa 200 specie, soprattutto latifoglie arboree ed arbustive tra cui gelsi, aceri, platani, tigli, olmi, ippocastani, frassini, pioppi, salici. L’aspetto dell’insetto adulto è quello di una farfalla bianca candida o punteggiata di nero, con apertura alare di 25-30 mm. Le uova sono di colore verde pallido e vengono deposte riunite in placche, incollate per lo più sulla pagina inferiore delle foglie. La larva è di colore bruno-giallastro, con il capo nero e la regione dorsale grigia. E’ ricoperta da lunghi peli bianchi e neri e raggiunge, alla maturità, la lunghezza di 30-35 mm. La crisalide è marrone lucente e presenta la parte terminale provvista di spine e con apice appiattito. Si forma all’interno di un bozzolo di radi fili sericei.

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DANNI Le larve creano dei caratteristici nidi tessendo delle ragnatele molto fitte che circondano intere sezioni della pianta ed in queste matasse crescono le piccole larve nutrendosi del fogliame. Con il passare del tempo e con l’aumentare del numero degli esemplari nel nido la voracità di questi insetti può aumentare fino a determinare l’intera defogliazione ed in molti casi la morte della pianta. Relativamente alla LOTTA ci consiglia la dr.ssa Nicoletta Ballario (nicolettaballario@lagrotecnico.it): “Fra i vari prodotti disponibili, molto efficaci sono quelli cosiddetti biologici a base di tossine di un batterio denominato Bacillus thuringiensis var. kurstaki, i cui formulati contengono microscopici cristalli ingeriti dalle giovani larve durante la defogliazione.

Per scegliere il momento ideale dell’intervento è indispensabile monitorare il volo degli adulti utilizzando trappole a feromoni, le quali, catturando i maschi, consentono di stimare il periodo migliore per colpire le piccole larve voraci. Trattamenti tardivi e con grave diffusione di larve in età già avanzata si possono eseguire con prodotti a base di piretroidi e/o clorpirifos, meglio se già miscelati e microincapsulati per contenere gli odori, tipo PYRINEX QUICK alla dose di 200 cc/hl”.

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R adici

Il mistero del tartufo figlio dell’oscurità Gli Antichi pensavano che fosse prodotto dallo scatenarsi dei tuoni e dei fulmini estivi Il tartufo è il più strano prodotto della terra o, meglio, del sottosuolo.

Tutti gli altri frutti sono figli della terra e della luce, mentre questo è figlio del buio, cioè del mistero. Creatura tenebrosa, divinità sotterranea strappata al regno delle ombre, non possiede nulla di ciò che vive, né rami, né foglie, né tronco, né peduncolo e né radici. Il mistero della sua nascita eccitò la fantasia poetica degli antichi, dove non arriva la ragione, arriva l’immaginazione e così pensarono che fosse prodotto dallo scatenarsi estivo dei tuoni e dei fulmini. Il ghiotto Giovenale, famoso poeta dell’antica Roma, si augurava che “i desiderati tuoni gli procurassero cene più abbontanti”.

SULLA MENSA DELL’IMPERATORE L’uso del tartufo a tavola è certamente antico e le prime notizie provengono dal ricettario,” De re coquinariae” di Apicio, scritto fra il 42 e il 37 avanti Cristo. Venendo molto più avanti nel tempo, dagli archivi piemontesi si ha notizia che nell’anno 1537, all’imperatore Carlo V che occupò la città di Alba, venne offerto un suntuoso banchetto nel quale, ovviamente, abbondavano i tartufi. Nel 1600 la diplomazia sabauda ricorse spesso a omaggiare tartufi (e vino), offrendone, tra gli altri, al re Sole Luigi XIV, a Luigi XV e a Maria Teresa d’Austria, che sembra che li apprezzassero e li richiedessero. Dal 1700 il tartufo bianco, ovviamen-

di

G iuseppe B randone

Raviolo d’uovo al tartufo Dosi per 4 persone Per la pasta: 250 grammi di semola rimacinata di grano duro; quattro tuorli, due cucchiai di olio extravergine di oliva e sale.

Per il ripieno: 150 grammi di spinaci, 50 grammi di ricotta, 15 grammi di parmigiano, 1 uovo, 4 tuorli d’uovo, sale e pepe. Indispensabile il tartufo bianco d’Alba.

Preparazione: Cuocere gli spinaci in padella con burro, sale e rosmarino; tritarli nel mixer, impastare con l’uovo il parmigiano e la ricotta. Impastare la semola con i tuorli, l’olio e il sale. Sfogliare la pasta e tagliarla a dischi di 12 e 10 centimetri circa. Sistemare un cucchiaio di ripieno al centro di ogni disco grande formando una fontanella; mettere il tuorlo d’uovo nella fontanella, coprire con la sfoglia più piccola e premere i bordi con una forchetta per sigillare le due sfoglie. Cuocere i ravioli in acqua bollente; condirli con burro fuso e una grattata di tartufo bianco.

te, appare anche sui libri di cucina, come su “Il Cuoco Piemontese”, indicato quale “miglior condimento che potete servire in cucina”.

OMAGGIO A PICO Il medico e botanico torinese Vittorio Pico fu il primo a studiare e classificare nel

1788 il nostro tartufo bianco definendolo tra l’altro, “straordinariamente gradevole alle narici e al palato”. Ed è proprio in onore di questo medico che al tartufo d’Alba venne dato il nome scientifico di “Tuber Magnatum Pico “.

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Camera di Commercio di Cuneo

CEREALI

Rilevazione del 30 settembre 2013 Prezzo MIN.

FRUMENTO

Prezzo MAX.

IVA

Osservazioni

BOVINI -

Rilev. dal 28 settembre al 4 ottobre 2013 - Prezzi all’ingrosso rilevati in sala contrattazioni da apposita commissione (Iva esclusa)

BOVINI DA MACELLO Razza Piemontese

Nazionale tenero panificabile peso sp. 76/78

191,00 196,00

4%

Rinfusa

Nazionale tenero biscottiero peso sp. 73/75

Vitello da latte o sanato (tendente alla coscia)

186,00 191,00

4%

Rinfusa

Unità di misura

Prezzo minimo

Prezzo massimo

Maschi

al kg

3,75

4,31

Nazionale tenero buono merc. peso sp. 71/73

n.q.

n.q.

4%

Rinfusa

Femmine

al kg

4,00

4,57

Nazionale altri usi peso sp. 65/70

n.q.

n.q.

4%

Rinfusa

Vitello da latte o sanato (della coscia)

Estero francese 76/77 sano leale merc.

203,00 205,00

4%

Rinfusa reso

Maschi

al kg

5,04

5,61

Estero statunitense Northern Spring

291,00 295,00

4%

Rinfusa reso

Femmine

al kg

5,53

6,10

Western Red Spring n.2 c.e. 1% prot.

15% Utility c.e.2%

293,00 295,00

4%

Rinfusa reso

Vitello da latte o sanato (incrocio)

IVA

Osservazioni

1^ qualità

al kg

3,52

3,97

Prezzo MIN.

ORZO

Prezzo MAX.

Orzo nazionale pesante peso sp. 61/64

190,00 193,00

4%

Rinfusa

2^ qualità

al kg

2,65

2,80

Orzo nazionale leggero peso sp. 55/60

185,00 188,00

4%

Rinfusa

Manza (da 4 a 6 denti)

al kg

2,20

2,85

Orzo estero peso sp. 64/65

206,00 211,00

4%

Rinfusa reso

IVA

Osservazioni

1^ qualità

al kg

2,05

2,65

4%

Rinfusa

2^ qualità

al kg

1,35

2,00

IVA

Osservazioni

Uso industriale

al kg

1,05

1,25

Prezzo MIN.

GRANOTURCO Nazionale, comune, ibrido

Prezzo MAX.

181,00 183,00 Prezzo MIN.

FORAGGI

Prezzo MAX.

Fieno maggengo

140,00 150,00

10%

Reso in balloni

Fieno agostano

120,00 130,00

10%

Reso in balloni

Fieno terzuolo

n.q.

n.q.

10%

Reso in balloni

Fieno francese

n.q.

n.q.

10%

Reso in balloni

Paglia di grano

95,00

100,00

10%

Reso in balloni

SUINI

Rilevazione dal 28 settembre al 4 ottobre 2013 - Prezzi all’ingrosso rilevati nella sala contrattazioni di Fossano da apposita commissione Da allevamento

Prezzo marchiato

Da macello

Prezzo marchiato

Vacca (grassa)

Toro (della coscia)

al kg

1,75

2,50

Unità di misura

Prezzo minimo

Prezzo massimo

Maschi (leggeri fino a 650 kg.)

al kg

2,85

3,05

Maschi (pesanti fino a 750 kg.)

al kg

2,75

2,90

Femmine (da 420 a 520 kg.)

al kg

3,00

3,25

Unità di misura

Prezzo minimo

Prezzo massimo

RAZZA BLONDE D’AQUITAINE (Garonnese) Bestiame da macello:

RAZZA FRISONA (Bestiame da macello)

kg. 8

n.q. (al kg)

kg. 115

1,540

Vitelloni (maschi)

al kg

1,57

1,73

kg.15

3,820 (al kg)

kg.130

1,540

Vacche 1^ qualità (oltre 300 kg. peso morto)

al kg

1,20

1,40

kg. 25

2,770 (al kg)

kg. 144

1,555

2^ qualità (da 250 a 300 kg. peso morto)

al kg

1,05

1,10

kg. 30

2,470 (al kg)

kg. 156

1,620

3^ qualità (inferiore a 250 kg. peso morto)

al kg

0,80

0,90

kg. 40

2,140 (al kg)

kg. 176

1,620

kg. 50

1,890 (al kg)

kg. 180

n.q.

GASOLIO (2) agricolo max 0,001% di zolfo

kg. 65

1,780 (al kg)

kg. 185

n.q.

kg. 80

1,850 (al kg)

Oltre kg. 185

n.q.

kg. 100

1,810 (al kg)

60

ENERGETICI - Rilevazione dal 16 al 30 settembre 2013 Prezzi medi SIVA

ACCISA

IVA

Fino a litri 1000

0,94

0,136

10%

Da litri 1001 a litri 3000

0,92

0,136

10%

Oltre litri 3001

0,89

0,136

10%

61

62

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