L'imprenditore Agricolo Agosto 2013

ANNO 2 NUMERO

20

agosto 2013

d e l l a

P r o v i n c i a

G RAN D A

Una montagna ...di lavoro INVIATO A T U T T I G L I I M P R E N D I TORI A G RICO L I D E L L A P ROVINCIA G RAN D1A

2

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SOMMARIO L’ editoriale 6

Tornare alla terra per salvare il mondo

L’ aria 8

che tira

Tipico è bello?

Istruzioni per l’uso

O rizzonte 9

L’IMPRENDITORE AGRICOLO della provincia Granda Direttore responsabile: Osvaldo Bellino

terra

I cinghiali costano 25 milioni di euro!

Z ootecnia 16

Direttore editoriale: Valerio Maccagno

«La mia estate in cascina, dalla scuola alla stalla per imparare i segreti del rumine»

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Si paga di più il latte importato che quello prodotto in Italia

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Con il latte di montagna il gusto ci guadagna

Editore: Réclame S.r.l.

Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo

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L’estate dei margari, tra lupi, speculazioni, Pac e refresch

Progetto grafico: Marco Grussu

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Arpea: i margari hanno l’obbligo di comunicare gli spostamenti

Direzione, redazione e amministrazione: Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 redazione@imprenditoreagricolo.com www.imprenditoreagricolo.com

Pubblicità: Réclame Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279

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e-mail: info@reclamesavigliano.it www.reclamesavigliano.it Stampa: G. Canale & C. S.p.A. Via Liguria, 24 - 10071 Borgaro - Torino Registrazione Tribunale di Saluzzo n. 3 del 09/01/2012

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Abbonamento anno 2014 - Euro 20,00 In omaggio i restanti numeri del 2013

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Conto corrente postale n° 1003849591 Intestato a Reclame srl Causale: Amico dell’Imprenditore Associato

Unione Stampa periodica Italiana Copia gratuita

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Allevamenti nel mirino degli ambientalisti. Come difendersi nella guerra sulle emissioni Storico accordo tra le Regioni sulla filiera suinicola

A. r . pro . m . a .

La rivoluzione agricola per cambiare il mondo

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«La risposta alla crisi è sotto i nostri piedi!»

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Il bollettino della crisi in provincia di Cuneo

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Confagricoltura Torino e Cia Cuneo a testa bassa contro Coldiretti

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E intanto il “Cap Sinergie” porta a casa il Consorzio del Piemonte Orientale

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In caso di infortunio rivolgersi... alla Posta elettronica certificata

F ormazione 52

L’agricoltura matura sui banchi di scuola

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Esami di maturità: annata d’eccellenza alla Scuola Salesiana di Lombriasco

C uriosità 27

Cuneo 1870, l’esposizione che scoprì i costruttori di macchine agricole L’agricoltura oltre la Pac Ecco il decalogo di Agrinsieme

è vero, l’agricoltura è (due volte) bellissima

F isco

e

T ributi

10

Il decreto del fare per sostenere la ripresa

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I contributi ai Consorzi obbligatori si possono dedurre ai fini Irpef

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Aumentati gli importi dell’imposta di bollo

informa

A ttualità 14

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N otizie 21

dalle aziende

La Cassa di risparmio di Saluzzo finanzia i frutticoltori associati all’Asprofrut

SOMMARIO 40

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Fresatrici, trinciatrici, erpici rotanti. Meritano mette in campo l’esperienza Massey Ferguson tour, quando la potenza incontra la praticità

S cadenze 87

36

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fiscali

AGOSTO: occhio alle scadenze

V oci 54

F iere

dai campi

Prezzo del latte. Nessun dorma!

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O rtofrutticoltura 34

Pesche e nettarine, l’Europa non elimina il “calibro d”

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Coldiretti in “campus” per dare un tetto agli immigrati della frutta

72 78

66

68

Il Piemonte a Cuneo sconfigge il cinipide del castagno

70

Ticchiolatura, scampato pericolo « In Piemonte è merito del Creso»

70

San Chiaffredo, cento frisonisti piemontesi si preparano alla fiera A Saluzzo i nuovi orizzonti della tecnologia per una moderna agricoltura ecosostenibile La grande Sagra del peperone dà sapore alla piazza di Carmagnola

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Cuneo, la grande Fiera con la “effe” maiuscola

E nologia 41

Confagricoltura costituisce un Comitato per il moscato

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Tornare a farsi il vino una bella e sana abitudine

S eminativi 42

Vietata la coltivazione del mais Mon810 in Italia

La “Festa d’la Madona”, da 4 secoli al santuario di Vicoforte Mondovì

90

Il barolo a Barolo re della festa langarola

All’inizio fu il freddo Poi venne...il gelato!

92

Il Santuario della Sanità compie quattrocento anni!

Domenica 15 settembre la Mostra del fungo a Ceva A Dogliani la Sagra del dolcetto brinda ai sapori della Langa

R adici

M ercatino 95

Gli affari dell’Imprenditore

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L’ editoriale di

O svaldo B ellino

Tornare alla terra per salvare il mondo Viviamo il tempo della precarietà e del relativismo e sembra che nulla sia più definitivo del provvisorio, filosofia peraltro non sconosciuta in Italia. Ma non è vero che nulla si muove. Anzi, oggi più che nel recente passato, seppure per necessità, più che per volontà, si è finalmente tornati a farsi delle domande, a pensare, invece che trastullarsi nel recinto delle pecore.

C’è ancora molta confusione, ma stanno arrivando delle risposte, come quelle che sommessamente la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, in visita all’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, ha evocato citando un sociologo tedesco, secondo cui “è il rispetto per l’ambiente a legare i gruppi giovanili di tutto il mondo”. Detta cosi, al cospetto dell’ampia platea multietnica degli studenti del Gusto, sembra la scoperta dell’acqua calda, come del resto tutte le grandi intuizioni sociologiche. Ma il dato è inconfutabile e forse è uno dei pochi, se non l’unico, comune denominatore internazionale della sgangherata globalizzazione. I giovani del terzo millennio credono nell’ambiente, così come quelli del dopoguerra hanno confidato nel produttivismo smisurato, spesso senza attenzione proprio per l’ambiente. E se la spinta rivoluzionaria tra le due filosofie non è ancora obiettivamente paragonabile nel muovere le masse, la caratteristica “slow” fa la differenza del pensiero emergente. La qualità, prima della quantità. Il colpo di genio di un’università che richiama giovani da tutto il pianeta facendo del cibo un concetto olistico. I segnali dell’economia, che salva a tratti solo l’agricoltura, in controtendenza rispetto alla recessione generalizzata.

L’affermazione perentoria del rappresentante degli studenti dell’ateneo di Carlin Petrini dal pulpito dell’Università: «Siamo qui per cambiare il mondo!».

Il cerchio si chiude, la risposta alla crisi è sotto i nostri piedi, è la terra, come ha detto un’altra ministra, quella delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, sempre da Pollenzo.

Un’ottica in cui ha un senso il divieto alle coltivazioni di organismi geneticamente modificati, senza che a priori venga imbavagliata la ricerca scientifica, pilastro imprescindibile del progresso umano. Ha un senso, il divieto, in Italia, dove gli Ogm sono inutili al mercato e dannosi alla biodiversità del “made in Italy”, che è quanto distingue e fa grande l’agroalimentare nazionale. Qui la sfida non è produrre di più (secondo Petrini un’ingiustizia verso i Paesi del Terzo mondo, perché li mette in concorrenza con agricolture “assistite” dalla Pac), ma far pagare il giusto quello che si produce. Esportare biodiversità e conoscenza del cibo, prima che importare omologazione e sradicamento delle tradizioni gastronomiche. E’ la missione dei giovani, che tornano alla terra per salvare il mondo.

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L’ aria di

che tira

M ichele A ntonio F ino

Tipico è bello?

Istruzioni per l’uso Il Ministero dell’Agricoltura ha appena pubblicato la lista aggiornata delle Dop e Igp italiane. Al netto dei vini si tratta di 252 prodotti. Se ci aggiungiamo i vini Igt, Doc e Docg arriviamo a un totale di oltre 800 prodotti con caratteristiche uniche e irripetibili al di fuori di un territorio delimitato, al quale, appunto, vengono legati con un nome protetto.

Per molti anni è stata una corsa: se non arrivavi all’agognata denominazione, potevi sperare nell’indicazione, oppure in uno dei tanti surrogati nostrani.

Abbiamo avuto le Denominazioni comunali (patrocinate dal grande, indimenticato Luigi Veronelli) e in Piemonte i Pat: Prodotti agricoli tradizionali.

La tutela, che nobile obiettivo. La difesa contro la confusione con le contraffazioni, la protezione da chi vuole imitare approfittando della storia altrui.

Ma, c’è un ma!

Una rapida lettura delle 250 Dop e Igp alimentari italiane regala scoperte di nomi mai sentiti e prodotti mai visti sugli scaffali. L’aglio bianco polesano, ad esempio, o il formai de Mut dell’alta Val Brembana. Ma anche solo per restare vicino a casa, quanti lettori hanno trovato dal salumiere il Prosciutto Crudo di Cuneo? Eppure è protetto addirittura dal 2009.

L’anno prima partecipai alla pubblica audizione in Camera di Commercio di Cuneo e ricordo nettamente che, fatta eccezione per due salumai presenti, nessuno lo aveva mai assaggiato. Ed era l’audizione dei portatori di interessi. Figuriamoci quelli rimasti fuori…

Quella e molte altre storie che ho sentito nel prosieguo del tempo mi hanno convinto di una cosa.

Che gli Italiani sono sempre il solito popolo un po’ cialtrone, al quale basta fare bella figura una tantum, con la medaglietta bella lucida sulla giacca, mentre altrove le cose concrete contano di più.

Per molto tempo (forse troppo) abbiamo invertito i fattori dell’operazione e purtroppo il risultato cambia.

Prima di preoccuparci delle contraffazioni, imponendo disciplinari, controlli, costi burocratici, pubblicità istituzionali (di norma orribili), costose trasferte di enti e preposti ancora più costosi, dovremmo preoccuparci che i prodotti ci siano, esistano, siano acquistabili dai consumatori. Perché la miglior tutela è il successo commerciale e su quest’ultimo si inserisce la protezione contro le contraffazioni.

Diversamente, ed è quello che abbiamo, ci teniamo le nostre decine di micro Doc (che però sono valse bei pacchetti di voti a oculatissimi politici per decenni) che pochi conoscono, ancora meno bevono, ma tutte debbono sottostare a disciplinari, costi e controlli come se si trattasse di Brunello di Montalcino.

E’ davvero ora di farsi furbi e smettere di scambiare la fuffa per sostanza, deme da ment.

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O rizzonte T erra di

F loriano L uciano

I cinghiali costano 25 milioni di euro!

Negli ultimi sei anni in Piemonte si sono raggiunti 25 milioni di euro di danni da selvatici: un valore impressionante, ma parziale: mancano tutti i danni non peritati occorsi a chi non ha partita iva ed anche i danni automobilistici, sempre più importanti e frequenti.

In alcune parti del territorio cuneese la presenza abnorme di animali selvatici - con il corredo di danni agricoli e sociali provocati - è un problema pressante, che si trascina senza soluzione da troppo tempo.

La gestione di una presenza equilibrata dei selvatici sarebbe il compito aureo dei Comitati di Gestione (gestione, appunto!) messi in campo da Regione e Provincia, ma in tali aree il compito gestionale – inteso come gestione faunistica pura e semplice attraverso l’attività venatoria – si è rilevato insufficiente, limitato e certamente secondario rispetto ad altri interessi.

Ed ora il “problema selvatici” in tali aree è di fatto irrisolvibile con i mezzi “normali” e tradizionali.

Non bastano più i censimenti, i piani di prelievo, le battute di caccia, i prelievi forzosi, i cacciatori stessi; urgono misure straordinarie per un problema non più di ordinaria amministrazione.

Misure straordinarie che peraltro non sono neppure di facile individuazione, ma in proposito qualche proposta - anche di recente - è stata presentata: ora tocca ai “responsabili politici” passare dalle parole ai fatti ed avere la forza di adottare misure straordinarie ed anche per questo impopolari.

Laddove la gestione faunistica attraverso l’attività venatoria ordinaria è assente o inadeguata esplode nel giro di poco tempo il problema, che assume carattere generale e pressante su vaste aree di territorio.

Se ciò accade, a questo punto è chiaro che gli ambiti gestionali interessati hanno esaurito (o mancato) il loro obiettivo principale e dovrebbero passare la mano a referenti superiori, meno intrisi di interessi di parte e di area.

Serve a poco – concretamente - da parte degli agricoltori ritirare i propri rappresentati dagli ambiti coinvolti permettendo comunque a questi di operare, ed anzi togliendo in questo modo una parte del principale controllo a cui sono soggetti.

Così come serve a poco – strategicamente – da parte dei cacciatori sostenere e difendere ad oltranza ambiti gestionali che rispondono ad interessi di parte gettando tensione e discredito su tutta la componente venatoria, per lo più disponibile a collaborare.

Ma più divisi e contrapposti degli agricoltori paiono solo i cacciatori, divisi in quattro o cinque aggregazioni, in lotta fra loro stessi a botte di ricorsi e dispetti e per questo incapaci di cogliere l’opportunità di asservirsi dal retaggio preistorico-barbarico a cui la società li relega, per cogliere l’opportunità di essere forza sociale capace di sostenere appieno il proprio ruolo.

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F isco di

e

T ributi

A lberto

tealdi , commercialista ,

a.tealdi@studiocugnasco.it

Il decreto del fare per sostenere la ripresa Imposta sul valore aggiunto, riscossioni Equitalia e credito agevolato, ecco cosa cambia per le imprese ERRATA CORRIGE Nel sottotitolo dell’articolo a pagina 7 del numero scorso, contrariamente a quanto riportato con esattezza nel testo, viene scritto che le agevolazioni fiscali sono prorogate fino al 30 giugno 2014 per l’arredamento, invece la stessa data è riferita alla riqualificazione energetica. Per l’arredamento, le agevolazioni cessano al 31 dicembre 2013.

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L’emanazione da parte del Governo del DL 21 giugno 2013, n. 69, cosiddetto “decreto del fare” ha introdotto importanti disposizioni in diversi ambiti, finalizzati al sostegno della ripresa economica.

IMPOSTA SUL VALORE AGGIUNTO E’ stata cancellata la solidarietà dell’appaltatore e del committente per quanto riguarda l’imposta sul valore aggiunto in relazione al mancato versamento della stessa da parte dell’appaltatore o del subappaltatore; non è invece venuta meno la solidarietà per le ritenute fiscali scadute relative agli stipendi degli eventuali dipendenti di cui si sono avvalsi l’appaltatore od il subappaltatore.

In quest’ultimo caso quindi continua ad essere necessari, prima del pagamento della fattura, ottenere la dichiarazione che le ritenute scadute al momento del pagamento siano state regolarmente versate (nel caso in cui sia stato impiegato personale dipendente) oppure ottenere una dichiarazione che per tali lavori non è stato impiegato personale dipendente.

RISCOSSIONI EQUITALIA In ambito di riscossione è stata inibita ad Equitalia la possibilità di procedere all’esproprio dell’unico immobile di proprietà del contribuente quando è destinato ad abitazione principale ed il contribuente vi risiede, a meno che tale immobile non sia classificato nelle categorie A/1, A/8 ed A/9 considerate di lusso.

In tutti gli altri casi diversi dall’abitazione principale, l’agente della riscossione può procedere all’espropriazione immobiliare quando il credito per cui agisce è superiore a 120 mila euro (prima tale limite era 20 mila euro), esproprio che comunque può avvenire solamente se è stata iscritta ipoteca e decorsi sei mesi dalla sua iscrizione.

Sempre in tema di riscossione è stata prevista una modifica relativamente al tempo massimo entro il quale Equitalia è autorizzata a concedere la rateizzazione del debito iscritto a ruolo.

Il Decreto Legge prevede che “qualora il debitore si trovi, per ragioni estranee alla propria responsabilità, in una comprovata e grave situazione di difficoltà legata alla con-

F isco giuntura economica, la rateizzazione può essere allungata fino a centoventi rate”.

Si ricorda che negli altri casi al concessionario è consentito dilazionare il pagamento in massimo 72 rate.

La nuova disposizione prevede inoltre che si decade dalla rateizzazione concessa qualora nel periodo della rateizzazione il contribuente venga meno al pagamento di otto rate anche non consecutive.

CREDITO AGEVOLATO Il DL prevede poi una importante possibilità per le imprese che intendono acquistare impianti e macchinari nuovi di fabbrica.

e tributi

L’agevolazione consiste nel favorire le imprese all’accesso del credito mediante garanzia rilasciata dal Fondo di garanzia ex Legge 662/96.

In questo modo gli istituti bancari che vi aderiscono dovrebbero concedere finanziamenti per i predetti acquisti, a tasso favorevole, e con la garanzia di tale fondo pubblico. Inoltre sarebbero previsti dei contributi in conto interessi da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.

In ogni caso le modalità di accesso e le disposizioni operative di tale agevolazione saranno oggetto di un apposito decreto ministeriale.

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F isco di

e

T ributi

M arianna C ugnasco ,

commercialista ,

mar.cugnasco@studiocugnasco.it

I contributi ai Consorzi obbligatori si possono dedurre ai fini Irpef La deducibilità dal reddito complessivo Irpef, dei “canoni, livelli, censi ed altri oneri gravanti sui redditi degli immobili che concorrono a formare il reddito complessivo, compresi i contributi ai consorzi obbligatori per legge o in dipendenza di provvedimenti della pubblica amministrazione” prevista dall’art. 10, c.

1, lett. a) del TUIR, sopravvive all’introduzione dell’Imu. DUBBI RISOLTI Erano sorti infatti numerosi dubbi in ordine alla citata deducibilità in quanto, dal periodo d’imposta 2012, l’Imu sostituisce l’Irpef e le relative addizionali sui

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L’Agenzia delle Entrate ha chiarito le difformità di interpretazione della legge, dopo l’introduzione dell’Imu

redditi fondiari relativi agli immobili (terreni e fabbricati) non locati o non affittati, compresi quelli concessi in comodato gratuito, ad eccezione del reddito agrario, che è sempre dovuto da chi conduce il terreno.

Con la risoluzione n.

44/E dello scorso 4 luglio 2013 l’Agenzia delle Entrate ha affermato che l’effetto sostitutivo dell’Imu non fa venir meno la deducibilità dei contributi ai consorzi obbligatori.

Pertanto, sotto il profilo sostanziale, l’immobile non locato o non affittato è comunque produttivo di reddito e la non concorrenza al reddito complessivo Irpef

F isco deriva dall’assoggettamento obbligatorio dell’immobile all’Imu. IMU E IRPEF I contributi versati ai consorzi obbligatori possono quindi continuare ad essere portati a riduzione del reddito complessivo imponibile ai fini Irepf nei casi in cui, in assenza di Imu, i redditi degli immobili su cui gravano i contributi stessi avrebbero concorso al reddito complessivo e sempre che il contributo obbligatorio non sia stato già considerato nella determina-

e

T ributi

zione della rendita catastale.

Secondo l’Agenzia l’opzione per il regime della cedolare secca per gli immobili abitativi, preclude invece tale deduzione ai fini Irpef poiché, seppur la cedolare sia anch’essa un regime sostitutivo dell’Irpef, la scelta di applicarla è meramente opzionale e non obbligatoria e deriva dalla possibilità per il contribuente di comparare la convenienza di tale regime sostitutivo con quello ordinario.

Aumentati gli importi dell’imposta di bollo Chi è in possesso dei vecchi contrassegni può utilizzarli, ma dovrà integrarli con la differenza A decorrere dal 26 giugno 2013 sono aumentati gli importi dell’imposta di bollo stabiliti in misura fissa e, pertanto, gli atti che erano soggetti all’imposta: - di 1,81 euro sono ora soggetti ad imposta nella misura di 2,00 euro; - di 14,62 euro sono ora soggetti ad imposta nella misura di 16,00 euro.

Coloro che sono ancora in possesso dei “vecchi” contrassegni da 1,81 euro e da 14,62 euro possono comunque utilizzarli integrandoli con la richiesta di emissione di contrassegni da 0,19 euro e da 1,38 euro. Chi continua a corrispondere l’imposta di bollo nella vecchia misura o ne omette l’applicazione è soggetto ad una sanzione che va dal 100% al 500% della imposta evasa. Ad esempio, se a decorrere dal 27 giugno 2013 si appone il vecchio bollo da 1,81 si è soggetti alla sanzione da 0,19 a 0,95 euro.

Alberto Tealdi

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A ttualità

L’agricoltura oltre la Pac Ecco il decalogo di Agrinsieme

Dalla Politica agricola comune alla politica agricola nazionale, come costruire un nuovo dialogo tra Stato e Regioni Mentre in Europa si è giunti alle battute finali del lungo percorso che ha portato Commissione, Consiglio e Parlamento Ue a ridefinire la nuova politica agricola comune, in Italia è già tempo

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di avviare la riflessione su quale futuro immaginare per la nostra agricoltura.

Per questo Agrinsieme, il coordinamento tra Confagricoltura, Cia e Alleanza delle cooperative

agroalimentari, ha riunito a Roma il ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo e gli assessori regionali all’Agricoltura, tra cui il piemontese Claudio Sacchetto, in un incontro dal titolo “Dalla

A ttualità politica agricola comune alla politica agricola nazionale: le proposte di Agrinsieme nel dialogo tra Stato e Regioni”.

OCCASIONE DA NON PERDERE L’applicazione della riforma della Pac, infatti, è un’occasione da non sprecare e deve rappresentare un momento di rilancio dell’agroalimentare per la crescita del Paese. I circa 52 miliardi di euro di spesa per l’agricoltura italiana possono generare nel periodo 2014-2020 un valore aggiunto di circa 1.750 miliardi di euro (250 miliardi l’anno) tra fase produttiva primaria e attività collegate a monte e a valle, poco meno del 20% del Pil. Risorse in grado di valorizzare il ruolo del made in Italy, creando occupazione, garantendo cibo sicuro e di qualità, innovando e investendo su giovani e donne e rafforzando imprese e filiere.

LA STRADA DA SEGUIRE Secondo il decalogo di Agrinsieme occorre promuovere un partenariato tra organizzazioni di rappresentanza e pubbliche amministrazioni; porre come linee prioritarie di azione dello sviluppo rurale innovazione, organizzazione delle filiere e investimenti produttivi; promuovere progetti regionali e interregionali in una logica di network tra imprese; prevedere sottoprogrammi per giovani e donne; superare la logica “monofondo” creando una coesione tra tutti i fondi comunitari; far coesistere programmi nazionali e regionali di sviluppo rurale; semplificare la burocrazia e rendere più efficiente la spesa pubblica;

partire dalla Pac per riformare la legislazione nazionale relativa all’aggregazione dell’offerta e alla regolazione dei mercati.

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Z ootecnia di

Giuseppe Cagnassi,

giuseppe@cagnassi.it

«La mia estate in cascina, dalla scuola alla stalla per imparare i segreti del rumine»

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la testimonianza sul campo di Stefano Mandrile, studente di agraria presso l’Istituto “Paolo Barbero” di Cussanio (Fossano), a conclusione del suo stage estivo svoltosi all’azienda Cagnassi di Fossano.

Un articolo scritto a quattro mani con il nostro collaboratore Giuseppe Cagnassi.

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L’esperienza pratica di uno studente di agraria sui meccanismi che regolano la digestione dei ruminanti Nell’ambito dello stage estivo ho voluto approfondire la conoscenza dei meccanismi che regolano la digestione nei ruminanti.

A livello scolastico avevo appreso i principi base per la realizzazione di un razionamento e pensavo che l’esperienza pratica dovesse servire ad aggiungere alle mie nozioni solo alcuni dettagli.

In realtà sono venuto a conoscenza di un argomento, che è alla base del razionamento dei bovini, di

cui non avevo tenuto conto: ossia l’alimentazione dei microorganismi che vivono nel rumine.

Infatti per ottenere una buona produzione di latte o di carne è molto importante aver chiara l’idea che in realtà non alimentiamo direttamente il bovino, ma diamo da mangiare ai microorganismi del rumine che a loro volta nutrono l’animale.

Girando nelle stalle mi sono però reso conto che questo concetto

Z ootecnia non solo è stato trascurato dal sottoscritto, ma in tanti casi non viene preso nella dovuta considerazione anche da allevatori con pluriennale esperienza.

Per questa ragione ho voluto ripassare i principi che regolano la digestione, le principali problematiche che si possono instaurare per concludere con alcuni consigli pratici.

CENNI DI ANATOMIA Mentre negli animali monogastrici esiste un solo stomaco ghiandolare nei ruminanti lo stomaco ghiandolare, detto abomaso, è preceduto dai prestomaci: che sono il rumine, il reticolo e l’omaso.

Il rumine è il più importante dei prestomaci, è un grosso sacco che occupa quasi tutta la parte sinistra dell’addome dei bovini e può contenere fino a 200 litri.

Il rumine può essere paragonato ad un grande fermentatore per via

dell’ambiente anaerobico presente al suo interno; in esso convivono numerose popolazioni microbiche che degradano l’alimento ingerito e sintetizzano nuovi composti come proteine amminoacidi e vitamine attraverso numerosissime fermentazioni.

La parete interna è ricoperta da una mucosa che presenta delle papille che oltre a favorire il rimescolamento del contenuto ruminale hanno la funzione di assorbire taluni prodotti di fermentazione dell’attività microbica.

La ruminazione è la fase fisiologica che contraddistingue i ruminanti.

Essi durante il pasto hanno una prima masticazione molto affrettata degli alimenti, in seguito il cibo ingerito viene riportato in bocca per una seconda masticazione.

Durante la ruminazione viene prodotta una grande quantità di saliva che assolve diversi scopi:

In realtà non alimentiamo direttamente il bovino, ma diamo da mangiare ai microorganismi del rumine protegge il cavo orale impedendo alla mucosa di essiccare, facilita la masticazione e l’ingestione degli alimenti e mantiene stabile il pH del rumine.

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Z ootecnia

Se si somministrano agli animali razioni non corrette, si rompe l’ecosistema ruminale e l’animale va verso uno stato patologico LA POPOLAZIONE DEL RUMINE Per la digestione dei ruminanti è di particolare importanza la popolazione dei microorganismi presenti all’interno del rumine: tale popolazione è formata principalmente da batteri ed in minor misura da protozoi e funghi.

Ogni specie microbica a seconda delle sue caratteristiche cellulari svolge un’attività metabolica specifica.

Nel rumine esiste un vero e proprio ecosistema dove ogni specie ha un suo sviluppo che viene influenzato da fattori dietetici, ambientali e dalle caratteristiche chimico fisiche dell’ambiente ruminale, in particolare misura dal pH. Questo valore misura il livello di acidità o basicità di una soluzione, in questo caso, del contenuto del rumine.

Le popolazioni ruminali esercitano numerose attività utili all’animale.

Trasformano sostanze non digeribili quali cellulosa ed emicellulose in zuccheri semplici e acidi grassi volatili, fermentano gli

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amidi, sintetizzano le vitamine del gruppo B, trasformano le proteine a basso valore biologico in proteine a valore biologico elevato e permettono l’utilizzazione di sostanze azotate di natura non proteica come l’urea.

Il rumine se nutrito in modo corretto garantisce le condizioni adatte per favorire lo sviluppo di tutti questi microrganismi nel giusto rapporto, in questo modo essi producono nutrimento all’animale. Per contro se si somministrano agli animali razioni non corrette si rompe l’ecosistema ruminale ne consegue un alterazione dei rapporti tra le diverse specie di microorganismi e questo porta l’animale verso uno stato di patologia.

DISTURBI FERMENTATIVI Come abbiamo detto in precedenza l’attività fermentativa è condizionata dal pH del succo ruminale: le fermentazioni batteriche si svolgono con la

massima efficienza quando il pH si trova a valori compresi tra 6 e 6.5. Qualora il pH si sposta a valori inferiori o superiori a questo livello si creano dei disturbi fermentativi che sono rispettivamente l’acidosi e l’alcalosi ruminale.

Tra le due l’acidosi risulta essere la patologia più comune perché tipica degli allevamenti intensivi dove per soddisfare i fabbisogni energetici dell’animale la frazione fibrosa viene sostituita con materie prime ricche di amido.

I ruminanti dispongono di sistemi naturali per contrastare l’abbassarsi del pH. Il tampone più efficace è costituito dall’acido acetico che si forma dalla fermentazione delle fibre degli alimenti. A coadiuvare questa attività interviene anche la saliva ricca di bicarbonati che contrastano l’abbassamento del pH. Anche per quanto riguarda la produzione di saliva è importante il contenuto di fibra della razione poiché tanto maggiore

Z ootecnia è il contenuto di fibra tanto più elevata sarà l’attività ruminativa e la conseguente produzione di saliva.

I SEGNALI DALLA VACCA Anche se oggi disponiamo delle tecnologie più avanzate per riuscire a diagnosticare molteplici problemi sanitari non esiste ancora uno strumento semplice che permetta di identificare con tempestività, in una mandria, l’insorgenza di un problema di acidosi. Per questa ragione è ancora necessario prevedere il manifestarsi di questa patologia mettendo assieme una serie di indicazioni indirette.

La prima di queste indicazioni viene dalla osservazione della mandria. Sono le vacche che, con il loro stato fisico, ci danno grandi indicazione sulle loro condizioni di salute. Nello specifico una mandria che vive una situazione di acidosi presenta degli animali molto

Una mandria che vive una situazione di acidosi presenta degli animali molto disuniformi disuniformi. Si riscontrano infatti vacche molto magre alternate a vacche molto grasse.

Altro parametro da prendere in considerazione è il tenore del grasso nel latte. La sintesi del grasso ha come precursore l’acido acetico che viene prodotto dai batteri cellulosolitici. Questi sono

i più sensibili a livelli di pH acido.

Per cui l’abbassamento repentino del grasso nel latte significa insorgenza di acidosi.

Un altro parametro al quale si presta ancora poca attenzione per l’individuazione dell’acidosi è la cosiddetta inversione grasso / proteine. Un animale in salute presenta un livello di proteina nel latte inferiore al livello di grasso, nella condizione normale il rapporto proteina/grasso deve essere compreso tra 0.85-0.9.

Quando il livello di proteina nel latte risulta essere superiore al livello di grasso l’animale è entrato in una condizione cosiddetta di inversione che è normalmente collegata a problemi di acidosi. È importante ad ogni controllo del latte andare a verificare il numero di animali che hanno presentato una condizione di inversione. Se gli animali in questa situazione superano il 20% devono essere attuate delle azioni correttive.

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Z ootecnia COSA FARE L’acidosi ruminale è sicuramente una tra le patologie che determinano le maggiori perdite economiche negli allevamenti di vacche da latte. La stessa si può tranquillamente evitare rispettando alcune semplici norme nella formulazioni delle razioni.

La prima regola è quella di mantenere sempre nelle diete un contenuto di fibra sufficiente al funzionamento del rumine; il rapporto 60/40 tra foraggi e concentrati è ottimale. Oltre alla quantità della fibra è importante la sua qualità: bisogna infatti avere in razione la maggior diversificazione possibile delle fibre partendo da quelle strutturate come paglia e fieno maturo che in piccola

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quantità sono utili a stimolare meccanicamente il rumine affinché avvenga la ruminazione e la conseguente produzione di saliva. Per arrivare poi alle fibre digeribili contenute in alimenti come polpe di bietola, cotone o fasciati molto teneri capaci di apportare cellulosa ed emicellulosa quali substrati alimentari per lo sviluppo dei batteri cellulosolitici.

Altra importante regola consiste nell’inserire in razione un grande numero di alimenti in modo tale da poter dare nutrimento alle molteplici famiglie di microorganismi presenti.Bisogna inoltre ricordare di non esagerare con il quantitativo di amido perché questo non è l’unico nutriente capace di apportare

energia. Quantitativi troppo elevati di amido determinano un eccessivo sviluppo dei batteri amilolitici ed una penalizzazione dei celluloso litici con conseguente abbassamento del pH.In ultimo ma non per importanza bisogna rivalutare l’importanza degli zuccheri in razione. Gli stessi oltre ad essere apportatori di energia per l’animale sono in grado di condizionare lo sviluppo della flora batterica. L’inserimento di mangimi liquidi a base zuccherina fino al raggiungimento di un livello di zuccheri pari al 6% sulla sostanza secca della razione determina una azione di modulazione della flora ruminale, permette di stabilizzare il pH e di aumentare la produzione di proteina microbica.

N otizie

dalle aziende

La Cassa di risparmio di Saluzzo finanzia i frutticoltori associati all’Asprofrut Accordo tra l’istituto bancario e la cooperativa agricola sulla liquidità per le spese di gestione delle aziende La Cassa di Risparmio di Saluzzo, proseguendo nel suo costante impegno di affiancamento e sostegno al settore agricolo, propone un nuovo finanziamento “FRUTTANTICIPO” destinato ai frutticoltori associati alla “Piemonte Asprofrut”.

Con l’accordo tra la CASSA DI RISPARMIO DI SALUZZO SPA e la PIEMONTE ASPROFRUT società consortile cooperativa agricola per azioni, l’Istituto bancario saluzzese mette a disposizione del frutticoltore la liquidità necessaria a fronteggiare le spese gestionali

dell’azienda a condizioni di assoluto favore, garantendo il sostegno finanziario necessario a supportare il pagamento delle spese di conduzione nei termini stabiliti dal D.Lgs. 192/2012.

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Z ootecnia

Si paga di più il latte importato che quello prodotto in Italia Confagricoltura denuncia l’eccessivo divario tra il prezzo del latte spot e quello contrattato tra produttori e trasformatori

«Non si comprende come si possano continuare a pagare prezzi estremamente alti per il latte proveniente dall’estero ed a non riconoscere la giusta remunerazione ai nostri produttori, mettendo a rischio un prodotto sicuro e di qualità che garantisce le lavorazioni dei caseifici e delle industrie nazionali».

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Questa la denuncia di Confagricoltura in riferimento all’attuale situazione di mercato, che vede un eccessivo divario tra il prezzo del latte spot e quello contrattato tra produttori e trasformatori.

DIFENDERE LE NOSTRE IMPRESE «L’attuale situazione economica e le scelte politiche della futura

Pac – ha dichiarato Pierangelo Cumino, presidente della sezione latte di Confagricoltura Piemonte – richiedono di uscire dalle vecchie logiche commerciali per affrontare un mercato in continua evoluzione.

Dobbiamo difendere le nostre imprese, che hanno avuto una flessione del 13 per cento dell’indice della ragione di scambio (rapporto tra prezzi alla produzione e costi) nel primo trimestre 2013 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente».

La tenuta del comparto lattierocaseario, leader dell’agroalimentare di qualità, dipenderà anche dalle sinergie che saranno messe in atto per affrontare le incertezze del mercato, soprattutto alla vigilia della futura liberalizzazione, conseguente all’abolizione del regime delle quote, che potrebbe mettere in difficoltà non solo i produttori ma anche l’industria di trasformazione.

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Z ootecnia

Con il latte di montagna il gusto ci guadagna

La famiglia Martino con il presidente dell’Apa Cuneo Roberto Chialva

Latte di montagna, il gusto ci guadagna.

Se poi il latte è di Pezzata rossa, ci guadagna due volte.

E’ quanto ha capito Gianfranco Martino, che ha lasciato Torino a metà degli anni ’80 per tornare a Becetto di Sampeyre e diventare dapprima allevatore di cavalli Merens, e poi fattore-casaro puntando su questa razza produttrice di un latte ad alto valore proteico.

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PEZZATA ROSSA La Pezzata rossa italiana, va sottolineato, vive un gran momento. Nata sulle alpi svizzere bernesi, si è diffusa in molti paesi europei e in numerose zone d’oltremare. In Italia, l’allevamento di questa razza derivata Simmental ha avuto inizio in Friuli attraverso un incrocio di sostituzione della popolazione bovina locale.

L’espansione è stata rapida e nel 1985 è giunto l’appellativo di razza

La storia di Gianfranco Martino, che ha lasciato Torino per tornare a Becetto di Sampeyre, tra cavalli e formaggi “italiana”. Oggi la Pezzata rossa ha una sua sezione all’interno di Apa Cuneo, con responsabile il saluzzese Claudio Cacciolatti, che è anche vicepresidente dell’associazione nazionale.

VOCAZIONE ZOOTECNICA Ma torniamo a Martino, che nella sua azienda a 1.383 metri sui monti della val Varaita, con le sue novanta Pezzate rosse rappresenta una figura

Z ootecnia allevatoriale di spicco. Accanto ha l’intera famiglia: la moglie Luciana, i figli Esteve e Agnes e la mamma, custode di antichi saperi. Spiega il titolare Gianfranco: «Facevo il muratore ma la mia vocazione era la zootecnia.

Volevo dar vita a un’azienda agricola e così mi sono dedicato ai bovini, scegliendo la Pezzata rossa. Ho acquistato una decina di capi in Friuli e in Trentino Alto Adige, ho costruito con le mie mani la stalla, introducendo poi migliorie tecnologiche».

Le vacche vengono disposte su un’unica fila a posta fissa e vengono munte con un impianto a secchio fino al 1998, anno in cui la stalla subisce una prima trasformazione.

Viene aggiunta una seconda fila di vacche sempre in posta fissa e sostituito l’impianto di mungitura con il trasporto latte.

A questo punto, visto il buon andamento degli animali e il buon successo riscontrato nella trasformazione e vendita diretta del latte, la stalla

cresce ancora e, nel 2002, abbandonato definitivamente l’allevamento di cavalli, cambia completamente aspetto diventando a stabulazione libera con circa 30 cuccette. Le manze vengono alpeggiate a 2000 metri, le vacche in asciutta, qualora la stagione lo permetta, vanno al pascolo fino a 1600 metri di quota.

UNA SCELTA TECNOLOGICA «Con questo cambio di stabulazione - sottolinea Martino - ho dovuto affrontare il problema della mungitura che, fino a dicembre 2003, si era continuata con il trasporto latte facendo legare gli animali agli autocatturanti quando si mungevano.

Dopo un’attenta valutazione di tutte le opzioni offerte dal mercato ho scelto il robot-mungitore».

Questa nuova tecnica ha portato molti benefici all’azienda: in primis l’aumento della produzione di latte arrivata a 90 quintali in 286 giorni, con 52 lattazioni chiuse. Questo

cambiamento ha anche permesso più spazio nella lavorazione del latte.

Oggi l’azienda di Gianfranco Martino destina solo un terzo del latte alla vendita a un piccolo caseificio locale, e in proprio produce una ventina di formaggi, oltre a latte fresco, burro, ricotta e il famoso yogurt del Bessé.

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ARPROMA

informa

Associazione Regionale Produttori Macchine Agricole

Cuneo 1870, l’esposizione che scoprì i costruttori di macchine agricole Breve storia della meccanizzazione agricola della provincia di Cuneo tra il XIX e XX secolo (terza parte) All’esposizione provinciale di Cuneo del 1870 gli artigiani cuneesi costruttori di attrezzi e macchine agricole furono parecchi, ecco l’elenco dei partecipanti: • Vineis Giovanni Marie e figli, fabbricanti di falci e falcioli di Revello. Ne costruivano diversi modelli, tipo basse Piemonte, falce senza tallone uso in val d’Aosta, falciola da grano, falciola da riso, falciola da erba, uso alpestre. Tutti oggetti in acciaio fuso, e quelli lavorati col sistema francese e germanico hanno il vantaggio di non prendere la ruggine. • Capello Antonio, fabbro ferraio a Verzuolo. Una vanga per scalzare le viti. • Trassarelli Giovenale, geometra di Savigliano, scalfittore, un seminatore con erpic, erpice, gratta grano. • Oliva Dalmasso, fuciniera di Borgo S. Dalmazzo, falci e ferri da taglio, in acciaio fuso, ad uso rurale.

• Manfredi Illi, macchinisti di Mondovì, pompa di grande capacità per l’irrigazione, invenzione dello stabilimento, modificando la vite d’Archimede che innalza l’acqua a cinque metri e può adacquare in 24 ore ben 5 giornate di terreno coll’opera di un solo uomo, torchio da uva a ferro e legno a vite centrale e metallica.

• Dotta Matteo, carradore, Bene Vagienna, un’aratro in ghisa a due maniglie, altro ad una sola ed un erpicetto detto faina. • Dalbesio Stefano, fabbro ferraio, Cuneo, un ventilatore da grano. • Barberis cav. Antonio, ingegnere, Mondovì, macchina per maciullare la canapa(nuovo sistema, pompa per travasare il vino senza contatto dell’aria, abbeveratoio pneumatico per pollame.

• Romano Pietro, fabbro Ferraio, Costrigliole, macchinetta per piantare la meliga, sarchiatore con sedile. • Giordano Cristoforo, agricoltore, Beinette. Carro matto da campagna ed aratro in legno. • Gautero Giovanni, intagliatore in legno, Cuneo, giogo per i buoi intagliato con ornamenti. • Zolla Giuseppe, cestaio,

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Cuneo. Un crivello a maglia fatto con un solo filo di ferro. • Molinero Giovanni, crivellatore, Centallo. Crivello in lastre metallica a taglio inventato nel 1865. • Ranco e Viguola, Morozzo. Trebbiatrice Garret di Londra, falciatrice e mietitrebbia Sammelson e c. di Londra, modificazione delle mietitrici americane. Rastrello Howard per prati e campi, spolpatoio per barbabietole, rape, patate ecc., sgranatoio da meliga, sistema Carolis, aratro Prussiano, sistema Eckert, aratro doppio per i terreni di facile aratura, aratro Camme fabbricato a Morozzo sul sistema vercellese. • Viada Michele e figli, fabbri ferrai, Beinette. Due agguati per le talpe, nuovo sistem, massima contro i muri di cinta. • Oliva Costanzo, fabbro ferraio, Demonte. Otto strumenti diversi in ferro. • Carpignano michele, fuciniere al maglio, Busca. Pala da uva per tini, mestatoio per tini, pala da cantoniere, forcone a 5 punte, falcetta d’acciaio con manico in cuoio, pioletto a mannaia. • Bellino Francesco, fabbricante oggetti in ferro, Cuneo. Aratro in ferro. • Cavallo Martino, Cuneo, crivello in pelle. • Chiappello Antonio, Verzuolo. Piccone per viti. • Cuniberti Guglielmo, Vicoforte Mondovì. Modello di un rullo in legno con manico. • Racca Matteo, Centallo. Modello per legare i covoni di grano con una corda, con molta economia. • Verra Antonio, Demonte. Un grande rullo stellato in un sol pezzo. • Tiranti Giuseppe, fabbro ferraio, Saluzzo. Vari tipi di badili e zappe.

Il successo di questa prima edizione convinse i comizi agrari a proseguirne gli eventi, la seconda edizione fu inaugurata il 15 Agosto 1874 a Saluzzo e la terza il 1° Settembre 1878 a Mondovì.

Nel prossimo numero si parlerà di: Le messi e la trebbiatura sono le feste dei campi.

è vero, l’agricoltura è (due volte) bellissima

E’ piaciuta l’ultima copertina de “L’imprenditore agricolo” alla ministra delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo (in alto) e all’ex Sottosegretario del Dipartimento per i rapporti con il Parlamento Laura Ravetto (a lato) ,che hanno simpaticamente commentato l’abbinamento del titolo “L’agricoltura è bellissima” con l’immagine della giovane ragazza al lavoro nei campi. «Il futuro è nella terra», ha detto la ministra.

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Z ootecnia

L’estate dei margari, tra lupi, speculazioni, Pac e refresch L’estate 2013 è iniziata con l’allarme erba in molte vallate soprattutto oltre i 2000 metri di altitudine a causa del freddo del mese di giugno, mentre sotto tale quota l’erba si presenta abbondante in quasi tutti gli alpeggi. Le piogge di luglio dovrebbero comunque garantire, con un po’ di ritardo, il pascolo anche nelle zone alte.

LUPI E CINGHIALI Problema molto più complicato è quello del lupo che torna puntuale ad attaccare le mandrie e soprattutto le greggi con danni enormi per gli allevatori in quanto, come già detto altre volte, il

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risarcimento dell’assicurazione non è mai sufficiente a coprire la perdita subita.

Oltre ad attacchi da lupo, da molte vallate arrivano segnalazioni di un eccessiva abbondanza di animali selvatici come cinghiali, caprioli e cervi, con branchi di centinaia di unità, che oltre a mangiare l’erba destinata agli animali del margaro (e da lui affittata e pagata) rischiano di essere portatori e diffondere malattie alle mandrie con gravi danni sanitari ed economici per l’azienda.

ALPEGGI E PAC L’Adialpi in questi giorni ha inviato un documento

all’Assessorato all’Agricoltura del Piemonte per chiedere un maggior impegno a tutela degli alpeggiatori in vista della futura PAC affinché sulle superfici considerate alpeggio (cioè oltre una determinata quota) i premi vengano assegnati solo a chi realmente pratica l’alpeggio: chi affitta il pascolo deve essere proprietario degli animali alpeggiati; la regola è semplice e i margari “veri” non hanno proble-

mi ad applicarla.

Il sistema attuale, invece, in cui l’unico vincolo è che il terreno sia stato pascolato da ovini o bovini la cui proprietà, di questi ultimi, è indipendente da chi ha richiesto il premio su quella superficie, permette (o meglio, è un incentivo per) la speculazione, dando la possibilità di subaffittare il pascolo creando due diverse situazioni: da una parte lo speculatore che “investe” sui titoli PAC

Z ootecnia

La situazione della categoria vista dai pascoli in alta quota.

Intervento del presidente dell’Adialpi, Giovanni Dalmasso

senza portare in alpe un solo capo, dall’altra il margaro che grazie al pascolo della sua mandria garantisce il premio ad altri, senza che in tasca sua arrivi nemmeno un euro di contributi, oltre al rischio di perdere la validità dei propri “titoli” in seguito a due annate senza richiesta di premio.

Il problema è sotto gli occhi di tutti ma la speranza è che, se fin ora si è fatto poco o nulla per limitarlo, si riesca a impe-

dire che continui con la nuova PAC. RETROATTIVITà REFRESH 2012 Altra richiesta dell’Adialpi è quella di mantenere gli impegni assunti durante il convegno “Difendiamo i margari” dello scorso 25 gennaio a Saluzzo in cui sia il direttore dell’Arpea (Agenzia Regionale per le erogazioni in agricoltura del Piemonte) Giancarlo Sironi, sia l’assessore regionale all’Agricoltura

Claudio Sacchetto, affermarono che non sarebbe stata applicata la retroattività sulle domande in seguito al refresh 2012.

Infatti l’ultima foto-interpretazione ha sottratto molte delle superfici a premio bloccando i pagamenti della Domanda Unica 2012; ora il rischio è che, oltre alla perdita di tali superfici, venga anche applicata la retroattività con l’obbligo di restituire i premi degli anni precedenti con effetti drammatici per molte aziende che sarebbero costrette a chiudere.

far comprendere è che queste superfici necessitano di una particolare attenzione, trattandosi di “pascoli magri” di alta quota in cui gli animali concretamente pascolano quasi dappertutto anche tra le pietraie: è assurdo che queste aziende vengano penalizzate per delle superfici che da generazioni vengono pascolate anche con grandi sacrifici da parte di che segue gli animali con la pioggia, la nebbia o il sole.

Giovanni Dalmasso presidente Adialpi

PENALIZZAZIONE ASSURDA Quello che l’Adialpi vuol

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A ttualità

La rivoluzione agricola per cambiare il mondo Nunzia De Girolamo, ministra dell’Agricoltura, e Maria Chiara Carrozza, ministra dell’Università, a Pollenzo per il dibattito sulla crisi. La ricetta dei sapori e dei saperi come stile di vita NUOVI SAPERI Il ministro Carrozza ha espresso vivo sostegno agli studenti, spesso in fondo alle aule ma al primo posto nei suoi programmi: «Voglio sottolineare il valore sociale e simbolico di quanto si fa in questa comunità, che ha la sua forza nel senso di appartenenza a un progetto culturale al servizio della collettività. Le Scienze Gastronomiche devono avere la loro dignità. La sfida dei nuovi saperi deve essere la sfida di tutto il nostro sistema di istruzione superiore» «Ragazzi, qui abbiamo un solo capitale: siete voi. Quando lascerete Pollenzo dovete essere pronti a cambiare il mondo, restituendo il vero valore al cibo. La nostra missione non sarà compiuta finché ci sarà ancora chi

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soffre la fame». Così Carlo Petrini, presidente dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, si è rivolto agli studenti e ai ministri dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza e delle Politiche

Agricole, Alimentari e Forestali Nunzia De Girolamo, intervenute mercoledì 17 luglio a Pollenzo al dibattito sulle prospettive e i nuovi paradigmi per riformare il nostro Paese e uscire dalla crisi.

L’EDUCAZIONE DELLA TERRA Le ha fatto eco la ministra De Girolamo: «La nostra è un’epoca difficile, in cui tutto sembra aver perso di senso.

Viviamo sotto la pressione di un’economia finanziaria che soffre di gigantismo,

A ttualità ma allo stesso tempo ci rendiamo conto ogni giorno di più che questo enorme edificio ha fondamenta fragili, tutti sono alla ricerca di una soluzione economica e politica alla crisi che non solo l’Italia sta vivendo.

Forse la risposta è sotto i nostri occhi, o meglio, sotto i nostri piedi.

La risposta è semplicemente la terra! Con la sua incredibile capacità di fruttificare se curata, accudita e coltivata con conoscenza, che solo gli uomini educati dalla storia e in fondo dalla stessa terra, sono capaci di produrre».

CULTURA DEL CIBO «Il nostro Paese potrà risorgere dalla crisi se saprà ritrovare le competenze alla base della nostra storia: ecco quindi che la cultura del cibo non potrà

che riaffermarsi come importante risorsa per la nazione, dove innovazione e tradizione saranno i pilastri di un nuovo modello di sviluppo e di crescita.

Ed è proprio a Pollenzo che nasce un nuovo modo di pensare il cibo», commentava il rettore dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche Piercarlo Grimaldi.

ECCELLENZE TERRITORIALI Riccardo Molinari, assessore ai Rapporti con le Università della Regione Piemonte ha sottolineato la volontà di uscire dalla logica competitiva tra gli atenei sul territorio per adottare una totale collaborazione puntando su territorialità ed eccellenze, come già avviene ogni giorno all’Università degli Studi di

Scienze Gastronomiche.

VISIONE OLISTICA Insomma, «un giorno importante per Pollenzo e spero anche per la politica italiana, perché la collaborazione attiva tra i Ministeri è l’equivalente di ciò che tutte le università

del mondo auspicano: la capacità di avere una visione olistica e davvero multidisciplinare», ha concluso Petrini, lanciando una nuova sfida ai ministri: maggiore semplificazione e lotta attiva contro la burocrazia.

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A ttualità di

Osvaldo Bellino

Da sinistra Maria Chiara Carrozza, Nunzia De Girolamo e Carlo Petrini

«La risposta alla crisi è sotto i nostri piedi!»

La ministra dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, a Pollenzo rilancia il modello universitario di Carlin Petrini e risponde su Ogm, quote latte e Consorzi agrari Chi può dare risposte alla crisi è la terra. Parola della ministra dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, intervenuta mercoledì 17 luglio al convegno “Coltivare la conoscenza: nuovi paradigmi contro la crisi” nell’aula magna dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, accanto alla ministra della Ricerca e dell’Università, Maria Chiara Carrozza e al presidente dell’Ateneo, Carlo Petrini.

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«Vogliamo promuovere una visione olistica dell’agricoltura – ha detto la ministra -, un nuovo modo di intendere la vita, che va al di là del Pil. L’agricoltura deve interagire con tutti i ministeri, coltivando i semi della sapienza».

TORNARE A SOGNARE La parola d’ordine è «tornare a sognare, come si fa qui a Pollenzo», ha osservato la De Girolamo

prima di confrontarsi sui temi della contingenza agricola, a cominciare dalla ricorrente questione della pressione burocratica, come ricordava una studentessa che domandava se non fosse il caso di superare la concezione punitiva dei sistemi di controllo, trasformandoli in organismi di consulenza alle aziende: «Il nostro obiettivo – ha risposto la ministra - è di ridurre da 100 a 50 i giorni che

l’agricoltore “spende” ogni anno per gli adempimenti burocratici. Siamo contro gli accanimenti terapeutici dei controlli sulle aziende. Vogliamo che anche le ambasciate italiane all’estero, ad esempio, sappiano far rete con la nostra agricoltura».

OGM La ministra ha rivendicato la scelta politica del recente divieto di coltivare mais Ogm in Italia: «E’

A ttualità una decisione nell’interesse prioritario degli agricoltori e del loro mercato, che all’Italia non chiede Ogm, ma prodotti tradizionali, con il valore aggiunto della biodiversità “made in Italy”».

QUOTE LATTE Sulla riscossione delle multe per le quote latte, la ministra ha detto di essere disponibile ad incontrare nella sede istituzionale del Ministero a Roma i rappresentanti delle aziende che devono mettersi in regola, ribadendo però a chiare lettere che non potrà esporre l’Italia a una procedura di infrazione da parte dell’Europa, “favorendo pochi furbetti, a danno di tutti coloro che sono in regola”: «Stiamo proce-

dendo con l’applicazione della legge, la legalità è imprescindibile».

CONSORZI AGRARI Sul tavolo della ministra c’è da qualche giorno anche la denuncia sui Consorzi agrari, giudicati da Agrinsieme strumenti di parte e non più di interesse collettivo: «Mi auguro che Agrinsieme e Coldiretti trovino la strada del dialogo e non coltivino ognuno il proprio orticello. Dobbiamo essere uniti, la conflittualità non aiuta a superare le difficoltà.

Le opportunità non devono diventare problemi.

Solo insieme si può vincere la sfida imprescindibile dell’ internazionalizzazione».

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O rtofrutticoltura

Pesche e nettarine, l’Europa non elimina il “calibro d” Bocciata la proposta francese che voleva portare la dimensione da 51 a 56 millimetri Non passa la proposta francese di eliminare il calibro “D” dalle norme di commercializzazione di pesche e nettarine.

In sede comunitaria, il paese transalpino aveva già manifestato la volontà di proporre alla sessione specializzata ortofrutta fresca dell’Unece la modifica, che avrebbe portato ad innalzare il calibro minimo per le categorie I e II portandolo da 51 millimetri a 56 millimetri.

TROPPO RISCHIOSO In sede comunitaria, le delegazioni dei diversi paesi - per l’Italia ha partecipato il ministero delle Politiche agricole - non hanno condiviso la proposta francese,

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ritenendo sufficiente la regolamentazione della norma attualmente in vigore ed avendo manifestato perplessità sugli effetti che la modifica avrebbe portato per alcune varietà di piccole dimensioni.

Il fatto che la norma non sia stata modificata di per sé non cambia la situazione per i produttori piemontesi: la commercializzazione di pesche e nettarine di calibro “D” è consentita soltanto fino a fine giugno, ma la raccolta nella nostra regione inizia nella prima decade di luglio, escludendo di per sé il calibro in questione.

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F iere

San Chiaffredo cento frisonisti piemontesi si preparano alla fiera Saranno un centinaio i frisonisti piemontesi presenti alla mostra regionale che si terrà lunedì 2 settembre a Saluzzo in concomitanza con la tradizionale Fiera di San Chiaffredo.

L’annuncio ufficiale viene

Presente in fiera a Saluzzo e Vicoforte

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dall’Arap, l’associazione piemontese degli allevatori, che nei giorni scorsi ha promosso un tavolo tecnico presso la sede Apa di Monasterolo di Savigliano.

Spiega Tiziano Valperga, direttore Arap: «La

quarantunesima Mostra regionale della Frisona avrà in realtà la durata di tre giorni.

Sabato 31 agosto è previsto l’allestimento delle poste mobili al Foro Boario di Saluzzo e l’arrivo dei frisonisti con la

sistemazione dei bovini.

Domenica 1 settembre è incentrata sullo Junior show, il galà dei giovani, che dimostrano la loro bravura nella toelettatura e nella conduzione dei capi.

Poi, lunedì 2 settembre,

F iere

Da sabato 31 agosto a lunedì 2 settembre la quarantunesima edizione della Mostra di Saluzzo

sfileranno le campionesse della Mostra sotto gli occhi della giuria designata ad assegnare i premi e stilare le classifiche».

LA SEDE IDEALE Che sia ormai Saluzzo, in

pianta stabile, a ospitare le manifestazioni della Frisona, regina nella produzione del latte, è un dato acquisito.

Lo conferma il presidente della Sezione regionale Livio Diale: «Il Foro boario saluzzese ha carat-

teristiche di eccellenza e servizi di prim’ordine per questo tipo di rassegne, molto impegnative.

Il Comune ci assicura la massima collaborazione, occupandosi direttamente della gestione delle poste mobili e curando nei dettagli la regia dell’evento, che richiama migliaia di visitatori e operatori da tutto il Piemonte e dalle regioni vicine».

A sostenere in parte i costi del meeting - autofinanziato dagli allevatori - interverranno numerose aziende mangimistiche, del seme e più in generale delle tecnologie e dei servizi che supportano l’allevamento della prima razza lattifera italiana (la media produttiva annuale supera i 90 quintali).

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N otizie

dalle aziende

Fresatrici, trinciatrici, erpici rotanti. Meritano mette in campo l’esperienza Azienda costruttrice specializzata dal 1957 L’azienda Meritano, costruzione macchine agricole, è stata fondata nel 1957 ed è specializzata nella costruzione di fresatrici, trinciatrici e erpici rotanti.

La sede in Villanova d’Asti (a venticinque chilometri da Torino) si estende su una superficie di circa 15.000 mq di cui oltre 6.000 coperti.

All’ interno delle officine con l’impiego di macchine utensili ad alta tecnologia vengono prodotti i vari componenti utilizzati nella costruzione delle macchine assicurando oltre che

manutenzione e un ottimo rapporto qualità/prezzo.

Tutte le fresatrici Meritano sono costruite con la trasmissione laterale ad ingranaggi per distribuire in maniera omogenea la potenza anche in condizioni di lavoro gravose, aumentarne la robustezza e la durata.

E’ possibile scegliere tra un vasto assortimento di misure e modelli con più accessori per ottimizzare le prestazioni o personalizzare la macchina.

Per la fresatura del terreno in frutteti, vigneti, vivai, sotto le serre e in punti

ad una vasta gamma di modelli e misure un’ottima disponibilità di ricambi anche a distanza di anni.

La produzione è costantemente aggiornata con modelli nuovi o personalizzati pronti a soddisfare le crescenti esigenze del mondo agricolo.

Accurate prove e continui investimenti nel campo della qualità e della sicurezza garantiscono al prodotto un’elevata robustezza, una minima

difficilmente raggiungibili l’azienda costruisce fresatrici dotate di spostamento meccanico, a comando idraulico o automatico. Il caratteristico sistema di scorrimento permette alla fresatrice di spostarsi con agilità, rapidità e precisione per lavorare vicino alle piante e alle colture senza danneggiarle.

Per evitare il compattamento del terreno al di sotto della superficie lavorata

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è possibile scegliere tra più modelli di zappette ed ottenere risultati eccellenti su ogni tipo di terreno.

La vasta gamma di modelli e misure permette di applicare le trinciatrici a trattori da 12 a oltre 150 HP, con attacco a tre punti fisso, con spostamento meccanico, idraulico e automatico.

Ha un metro di spostamento la trinciatrice modello ST con movimento idraulico su parallelogramma per lavorare agilmente e abbondantemente oltre la carreggiata del trattore.

Per la pulizia di fossi, argini, bordi stradali, scarpate ecc. sono indicate le sbanchinatrici modello TSA e TSB che oltre allo spostamento idraulico possono lavorare in posizione inclinata.

Il modello GTS è particolarmente adatta alla sminuzzatura delle potature e dell’erba nei noccioleti sia con impianti ad alberello che a cespuglio, nei frutteti e nei vigneti, per limitare lo sviluppo delle infestanti e rendere più agevoli le operazioni di raccolta dei frutti.

La particolare disposizione degli utensili ne riduce il loro consumo soprattutto alle estremità e garantisce una trinciatura superiore. Per evitare di danneggiare le colture la fiancata laterale destra delle trinciatrici è arrotondata o smussata e le viti che sostengono il rullo posteriore sono incassate.

Per trattori con guida retroversa, Meritano produce inoltre trinciatrici reversibili che possono essere applicate al trattore sia in posizione frontale che in posizione posteriore.

Un duraturo e affidabile erpice rotante consigliato per trattori con potenze medio/grandi arricchisce il vasto assortimento dei prodotti Meritano.

E nologia

Confagricoltura costituisce un Comitato per il moscato Rappresenterà le idee e le istanze del comparto da sottoporre al tavolo della Commissione paritetica Considerata la strategica importanza che il Moscato riveste nell’economia della provincia di Cuneo, essendo il primo vino del territorio per numero di bottiglie prodotte ed attari coltivati, il presidente di Confagricoltura Cuneo, Oreste Massimino, e il presidente della sezione vini Bianchi, Renato Negro, dopo attente discussioni e valutazioni con gli associati hanno deciso di costituire in seno alla sezione viticola un comitato che

rappresenti al meglio le idee e le istanze del comparto del Moscato.

Il comitato sarĂ composto da un rappresentante per ogni comune di produzione del moscato in provincia di Cuneo. Le idee e i suggerimenti che emergeranno durante le riunioni e gli incontri degli aderenti al nuovo gruppo saranno portati da Confagricoltura sul tavolo della Commissione paritetica.

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S eminativi

Vietata la coltivazione del mais mon810 in Italia Provvedimento dei ministri dell’Agricoltura, della Salute e dell’Ambiente per salvaguardare il Paese dall’omologazione fino all’adozione delle misure previste dal regolamento comunitario 178/2002 e comunque per un periodo di massimo diciotto mesi.

«Con i ministri Lorenzin e Orlando avevamo preso un impegno preciso sugli Ogm, considerate anche le posizioni unitarie del Parlamento e delle Regioni.

Con il decreto che abbiamo firmato, vietiamo la sola coltivazione del mais Mon810 in Italia, colmando un vuoto normativo dovuto alle recenti sentenze della Corte di Giustizia europea. È un provvedimento che tutela la nostra specificità, che salvaguardia l’Italia dall’omologazione. La nostra agricoltura si basa sulla biodiversità, sulla qualità e su queste dobbiamo continuare a puntare, senza avventure che anche dal punto di vista economico non ci vedrebbero competitivi. Il decreto è solo

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il primo elemento, quello più urgente, di una serie di ulteriori iniziative, con le quali definiremo un nuovo assetto nella materia della coltivazione di Ogm nel nostro Paese».

OGM FUORILEGGE Questo il commento del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo sulla firma del decreto interministeriale con i ministri della Salute, Beatrice Lorenzin e dell’Ambiente, Andrea Orlando, che vieta in modo esclusivo la coltivazione di mais geneticamente modificato appartenente alla varietà Mon810 sul territorio italiano. Il divieto è così in vigore

BIODIVERSITà Il divieto di coltivazione del Mais Mon810 è motivato dalla preoccupazione sollevata da uno studio del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, consolidata da un recentissimo approfondimento tecnico scientifico dell’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ne evidenzia l’impatto negativo sulla biodiversità, non escludendo rischi su organismi acquatici, peraltro già evidenziati da un parere dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare reso nel dicembre 2011.

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O rtofrutticoltura

Coldiretti in “campus” per dare un tetto agli immigrati della frutta In funzione tre villaggi di container attrezzati a Saluzzo, Lagnasco e Verzuolo, in grado di ospitare 170 lavoratori Lunedì 15 luglio sono stati presentati i container per i lavoratori stranieri impegnati nella raccolta della frutta nel Saluzzese. Sono posizionati in tre comuni: Saluzzo, Verzuolo e Lagnasco e possono ospitare fino a 170 persone.

L’iniziativa, realizzata da Coldiretti Cuneo ha visto il contributo economico della

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Camera di Commercio e della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.

I tre campus sono dotati di un locale per la ristorazione, e i moduli abitativi sono completamente forniti dei confort di prima necessità.

COLDIRETTI DEL FARE Presente all’inaugurazione,

fra gli altri, il direttore di Coldiretti Piemonte Bruno Rivarossa: «Noi siamo la Coldiretti del fare. Seppur consapevoli di non risolvere completamente la situazione degli stranieri che sono in cerca di un posto di lavoro, riteniamo di aver realizzato un tassello che contribuisce all’eticità del lavoro delle nostre

imprese ed a garantire vivibilità a chi si impegna per sostenere le campagne di raccolta. Un modo nuovo, certamente diverso, altamente responsabile nel fare Impresa».

SITUAZIONE A RISCHIO L’iniziativa della Coldiretti è stata elogiata dal sindaco di Saluzzo, Paolo Allema-

O rtofrutticoltura no, che ha sottolineato l’elevato valore dell’impegno sociale del sindacato agricolo.

Il campus Coldiretti di Saluzzo, nei pressi del Foro boario, si trova a pochi metri dalla tendopoli degli immigrati (al momento circa cinquecento) in cerca di lavoro.

Un’emergenza umanitaria alla quale il Comune cerca di far fronte come può, non senza sollecitare l’intervento del Governo centrale.

IL POPOLO DEGLI STAGIONALI Complessivamente, la raccolta della frutta nel Saluzzese impegna circa 1.700 lavoratori stagionali, in parte reperiti sul territorio, in parte attraverso i flussi programmati e in

parte secondo le residue necessità del momento.

Quest’ultimo aspetto, però, l’anno scorso ha interessato non più di un centinaio di lavoratori, ragione per cui si sono moltiplicati gli appelli delle autorità agli immigrati perché non si illudano di trovare lavoro.

Ciononostante, gli stagionali della frutta (in gran parte africani) si sono puntualmente presentati al Foro boario facendo salire la tensione sul fronte dell’ordine pubblico.

D’ora in poi, però, chi troverà lavoro in un’azienda associata alla Coldiretti, un tetto, in cascina oppure nei container attrezzati, ce l’avrà.

La tendopoli degli immigrati in cerca di lavoro a Saluzzo

Il campus organizzato dalla Coldiretti

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46

47

Z ootecnia

Arpea: i margari hanno l’obbligo di comunicare gli spostamenti L’Arpea (Agenzia regionale piemontese per le erogazioni in agricoltura) ha comunicato che nell’apposito modello di transumanza degli animali in montica-

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zione devono essere indicati non solo la prima destinazione dell’alpeggio, ma anche gli spostamenti intermedi.

E’ noto infatti che, in alta quota,

per gestire al meglio le risorse pascolive, mandrie e greggi si spostano su alpeggi diversi, insomma avviene una transumanza nella transumanza, con attraversamento

Z ootecnia

Sanzioni severe: i titoli legati a località del pascolo non rilevate sulla documentazione probatoria, non verranno pagati di confini comunali.

La sanzione è severa: i titoli legati a località del pascolo non rilevate sulla documentazione probatoria, e non registrate, non verranno pagati.

Non si accetteranno autodichiarazioni di nessun tipo relative a pascolamenti avvenuti su località non inserite

nell’apposita modulistica. «Il primo problema - osserva il responsabile della Cia di Cuneo, Paolo Ambrogio – è farlo sapere agli interessati, ci attiveremo per andarli a trovare in malga e compilare debitamente i modelli. La montagna ci insegna il silenzio…e quindi non vado oltre».

Pre

te sen

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50

51

VERZUOLO - 5ª A AGROTECNICO

COGNOME/NOME

VOTO

ANGARAMO Francesco 82/100 BOLLATI LUCA

64/100

BRUNA ROSSO Sara

100/100

CONTE Maurizio

70/100

DANIELE Matteo

87/100

GALLIANO Andrea

88/100

GHIGO ALIINA

67/100

MAGNANO Luca

78/100

MARCHISIO Matteo

60/100

MIGLIORE Matteo

71/100

OSTI Davide

84/100

ROULPH Giulia

97/100

L’agricoltura matura sui banchi di scuola

MONDOVì - 5ª A TECNICO AGRARIO ALBA - 6B PERITO AGR.ORD.SPEC.VITIC. ED ENOL.

COGNOME/NOME

VOTO

COGNOME/NOME

VOTO

ADRIANO SARA

60/100

ABRIGO WALTER

81/100

AIMASSO Giulia

68/100

ADRIANO ALEX

67/100

ALFIERI Francesca

60/100

AMEDEO ALBERTO

83/100

ALLERINO Alessio

70/100

BODDA EMANUELE

88/100

BERTORELLO Lorenzo

65/100

CANALE ALESSANDRO

61/100

CASTELLA Alessandro 72/100

CERRINO ALBERTO

64/100

CIRILLO MATTEO

73/100

CORAGLIA LORENZO

81/100

DOGLIA LUCA

72/100

FERRERO ALBERTO

70/100

GATTO Riccardo

82/100

GHIGA MARCO

63/100

GIORDANO ALBERTO

80/100

MERLO MARISA

74/100

MANASSERO Federico

80/100

MORETTI ALESSANDRA

80/100

MORAGLIO Christian

94/100

POGGIO LUCA

81/100

PIO Diego

70/100

RIVETTI DAVIDE

76/100

PORELLO ANDREA

63/100

RIVETTI MATTIA

83/100

SORDO Marco

85/100

SANTERO STEFANO

60/100

SAROTTO ENRICO ROBERTO

68/100

ALBA - 6A PERITO AGR.ORD.SPEC.VITIC. ED ENOL.

78/100

CAVALLO STEFANO

100/100

DARDANELLO MAURIZIO

68/100

DE VINCENTIS MICHELE

88/100

FAZZARI FEDERICO

60/100

GARELLI ALESSANDRO

60/100

GRISERI GABRIELE

96/100

MANDRILE DAVIDE

75/100

MERLATTI GIACOMO

67/100

PATETTA FRANCESCO

65/100

QUAGLIA STEFANO

84/100

SUFFIA ELIA

73/100

COGNOME/NOME

VOTO 63/100

BALBI Debora

74/100

DARDANELLI GRETA

60/100

BARBERIS Diletta

71/100

DAZIANO MATTEO

71/100

FINA SARA

71/100

CACCIOLATTI Gianluca

67/100

CARATTO Stefano

70/100

COMINO Debora

64/100

CROSETTI Daniele

73/100

DANIELE Eliana

60/100

GEMELLO FRANCESCO

73/100

GILETTA ALESSANDRO

71/100

MANDRILE Davide

70/100

MANDRILE Simone

61/100

MANZO Elia

63/100

PANERO ARIANNA

60/100

PAROLA Gianluca

82/100

QUAGLIA Fabio

97/100

RACCA Giacomo

67/100

RAMONDETTI Alberto

85/100

ROCCA Marco

80/100

SCOTTO Mattia

64/100

SINEO Federico

64/100

GHIBAUDO LORENZO

78/100

ALLERINO ALESSANDRO

70/100

GIRAUDO MICHELE

85/100

AMERIO MARCO

76/100

GIUSTA PIETRO

72/100

MAURO ARIANNA

85/100

MAURO ROMINA

92/100

QUAGLINI ANDREA

77/100

77/100

73/100

CALCAGNO MARCO

Voto

79/100

DURETTO ALESSANDRO

75/100

BORGHESE CARLO

65/100

ABRIGO GIULIO

72/100

BERTINO MATTEO

Cognome/NOME

66/100

CEDRINO ALBERTO

80/100

ALBICENTI EMANUELE

FORNERO SIMONE

64/100

VOTO

BARBERINI PAOLO

AMBROGIO Matteo

VOTO

BONGIOVANNI GIULIA

COGNOME/NOME

FOSSANO - 5ª A AGROTECNICO

CUNEO - 5F AGRARIO GENERALE progetto cerere

COGNOME/NOME

BADELLINO ALESSANDRO 93/100

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GRINZANE CAVOUR 5ª A AGROTECNICO

CUNEO - 5G AGRARIO GENERALE progetto cerere

Cognome/NOME

Voto

AMBERTO FABIO

70/100

91/100

BONGIOVANNI MARCO

94/100

MORRA LUCA

68/100

BOTTASSO EMANUELE

73/100

ROBBIANO PAOLO

67/100

CHIARAMELLO CRISTINA

72/100

SCLERANDI FEDERICO

68/100

DI SILVESTRO ANDREA

70/100

TEZZO MARCO

70/100

MELLANO NICOLO’

73/100

VIRANO LUANA

78/100

MENARDI JOEL

74/100

VOLA FABIO

80/100

PRATO SIMONA

72/100

RE DAVIDE

80/100

SORASIO Daniele

93/100

TURINETTI NICOLA

75/100

TORTALLA Davide

72/100

MARCHISIO PIETRO GIOVANNI

85/100

MOLINARI RICCARDO

F ormazione

Esami di maturità: annata d’eccellenza alla Scuola Salesiana di Lombriasco

Risultati d’eccellenza alla Scuola salesiana di Lombriasco, dove l’esame di perito agrario si è concluso con un inedito successo di quattro 100/100 (Miniotti Isabella, Mondino Daria, Rosso Diego, Villosio Simone) su 16 candidati e con un solo candidato sotto i 70/100.

La commissione esaminatrice esterna dell’Istituto tecnico agrario è rimasta entusiasta dei risultati ed ha espresso il desiderio di essere presente alla tradizionale cena dei neodiplomati che si tiene ogni anno ad inizio settembre.

Quattro “cento” su sedici candidati tra i periti agrari

COGNOME

NOME

CLASSE VOTO

BONETTO

Emanuel

5A

82/100

CHIADO’ PULI Simone

5A

84/100

DESTEFANIS

Diego

5A

73/100

FORMIA

Alessandro

5A

72/100

GARIS

Mauro

5A

77/100

GIRAUDO

Alberto

5A

66/100

GRANDIS

Andrea

5A

78/100

MINIOTTI

Isabella

5A

100/100

MONDINO

Daria

5A

100/100

PAUTASSO

Raffaele

5A

92/100

RAINERO

Giorgio

5A

84/100

ROLANDO

Matteo

5A

72/100

ROSSO

Diego

5A

100/100

SEGALE

Eleonora

5A

74/100

VILLOSIO

Simone

5A

100/100

TESTA

Giovanni Battista 5A

80/100

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V oci

Antonio Bedino

dai campi

Prezzo del latte Nessun dorma!

La Svezia ormai munge la metà del latte degli Anni Sessanta.

Noi rischiamo di fare la stessa fine. E, in più, abbiamo l’euro!

Tornando dall’annuale congresso Edf in Svezia, ottimisti come sempre (del resto non possiamo permetterci di pensarla diversamente), dopo aver visitato le aziende dei nostri colleghi, giovani, con strutture all’avanguardia, rileviamo che nel 2012/2013 hanno munto solo il 79% della

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quota. Ma, dato per loro ancora più preoccupante, è che hanno munto appena il 55% del latte che mungevano nel 1950/1960, ed ora lo Stato sta cercando con ogni tipo di agevolazione, dal tasso di interesse sui finanziamenti al 2,42% alla nascita di Vaxa Sverige che ha riunito tutte le associazioni a diverso titolo di rappresentanza (come Apa – Aia – sigle sindacali o enti pubblici per la commercializzazione di prodotti agricoli, latte o animali) in un unico soggetto, di risollevare

le sorti della produzione di latte.

SI ALL’EUROPA, NO ALL’EURO A Fankelberg si è parlato anche di “economia”, con il presidente di Vaxa Sverige che ha ringraziato gli svedesi per aver detto “si all’Europa, ma no all’euro”, a maggior ragione dopo aver visto cosa succede negli altri Paesi della Comunità europea (a noi non è mai stato chiesto, è stato imposto).

Si è parlato del prezzo del latte, quello di cui non si riesce a parlare, almeno in Piemonte, dove la situazione economica di chi lo produce è peggiorata rapidamente negli ultimi diciotto mesi.

L’aumento dei costi di produzione sta mettendo a rischio anche i più virtuosi, cioè quegli allevatori che da sempre hanno cercato di far fronte al calo della redditività con una riduzione dei costi alimentari e di gestione, unitamente all’aumento della produzione procapite.

V oci LA RISPOSTA E’: SVEGLIARSI! E adesso tutti si chiedono: cosa si può fare?

La risposta è: svegliarsi, perché purtroppo non sarà il calo del prezzo delle materie prime, improbabile per diversi motivi climatici e congiunturali (speculazioni diverse), a venirci incontro, né il calo della produzione del latte, che è costante da aprile in tutta Europa (in Italia a giugno è scesa del 6%).

Allora, che cosa resta?

Resta un sensato aumento, possibile in questo momento, del prezzo del latte, in grado di rispettare quelle che sono le reali varianti che ne determinano il suo valore.

Non un prezzo che viene definito indicizzato, ma che in realtà è volutamente sottostimato, con due diverse e distorte manovre che lo hanno ribassato di 42 millesimi (17 la prima volta, 25 la seconda) al litro!

IL PREZZO GIUSTO Prendiamo, ad esempio, il mese di giugno: il latte u.m. peso/peso con 3,77 di grasso, 3,35 di proteine è stato pagato 39,14 euro /q.le mentre avrebbe dovuto essere pagato, in base alla tabella del dottor Rama, l’originale, la prima, 43,34 euro/q.le.

Lo stesso dicasi per tutti gli altri metodi di contrattazione, o quasi, anche se di contrattazione non se ne è più parlato o non se ne può più parlare, o forse perché qualcuno degli attori principali dell’eventuale trattativa, ha un notevole “conflitto di interesse”, che rende difficile pronunciarsi a favore di un prezzo più equo e rispettoso delle reali condizioni di mercato e dei reali costi di produzione.

dai campi

tidianamente il nostro latte e che sanno quanto vale, le caratteristiche che ha in più di un qualunque latte che arrivi da una qualsiasi parte d’Europa, ritornino presto ad ascoltarci, non aspettando che sia troppo tardi.

Come produttori, dovremmo saper formalizzare richieste unitarie, almeno in merito al valore di quello che produciamo, con l’unico scopo di riuscire a sopravvivere in un mercato sempre più globale, perché non possiamo continuare a comprare e pagare in euro e a vendere in “lire”, perché la lungimiranza degli allevatori continuerà a dimostrare a tutti che le nostre vacche non erano né viola, né la Lola.

Bun travaj

NE’ VIOLA, NE’ LOLA Mi auguro che l’Industria, i caseifici locali, quelli che ritirano quo-

Antonino Bedino bedinovet@libero.it

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F iere

A Saluzzo i nuovi orizzonti della tecnologia per una moderna agricoltura ecosostenibile Dal 30 agosto al 2 settembre, la tradizionale Fiera nazionale della meccanica agricola, all’insegna di qualità e sicurezza Ritorna la Fiera della meccanica agricola di Saluzzo, giunta alla sessantaseiesima edizione e per il quinto anno insignita del riconoscimento di Mostra nazionale.

Filo conduttore dell’esposizione si riconferma l’innovazione, i nuovi orizzonti della tecnologia per un’agricoltura ecosostenibile. La tradizionale fiera saluzzese ha assunto, negli anni, rilevanza e crescita qualitativa, diventando una vetrina d’eccellenza dell’agricoltura professionale piemontese e non solo.

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CRESCE LO SPAZIO Una qualifica al cui raggiungimento contribuiscono l’ampliamento dello spazio espositivo a 35 mila mq, la nuova disposizione degli stand, la collocazione più funzionale degli ingressi, la numerosa partecipazione e l’interesse degli espositori, gli spazi dedicati alle energie rinnovabili alternative, la ritrovata centralità della zootecnica all’interno della rassegna e la sempre più forte specializzazione legata al binomio “qualità – sicurezza”.

AGROMECCANICA E DINTORNI Una fiera pensata per gli imprenditori agricoli, dove anche il pubblico più esigente potrà trovare concentrato il meglio della produzione agro-meccanica italiana e non solo. Quattro giorni dedicati agli addetti ai lavori e appassionati del settore, ma non senza iniziative e intrattenimenti per turisti e semplici curiosi.

La rilevanza della Mostra, appuntamento centrale della Festa di San Chiaffredo, è fondamentale:

sa coniugare momenti a contenuto specialistico e di intrattenimento per il grande pubblico, con gastronomia, musica, animali, Mostra della frisona e festa.

I presupposti del 2013 non faranno rimpiangere i numeri raggiunti nel 2012: 515 stand, per uno spazio espositivo di 35 mila mq, nel 2012 tutti occupati dai 180 espositori.

TRE INGRESSI Tre gli ingressi, che saranno nuovamente personalizzati: una novità intro-

dotta lo scorso anno, che ha visto aprire le porte della Fiera da tre aziende che hanno saputo inaugurare le vie d’accesso in modo prezioso e curato.

Cinquemila i posti auto gratuiti per i visitatori, un parcheggio espositori e un ristorante in fiera: nulla verrà tralasciato.

E’ infatti in questa particolarità, quella di essere una mostra specialistica per gli agricoltori in continua evoluzione, ma nello stesso tempo di non perdere la vocazione secolare d’incontro popolare con il mondo agricolo

del territorio: il suo più forte elemento distintivo.

ORARI DELLA FIERA Venerdì 30 agosto: ore 18, Foro Boario: inaugurazione, alla presenza delle autorità, e apertura fino alle 21.

Sabato 31 agosto e domenica 1 settembre: apertura dalle 8 alle 21 con orario continuato Lunedì 2 settembre: apertura dalle 8 alle 16 con orario continuato Ingresso gratuito Ristorante all’interno della Fiera per i pranzi di domenica e lunedì.

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F iere

La grande Sagra del peperone dà sapore alla piazza di Carmagnola Dal 30 agosto all’8 settembre un ricco calendario di eventi per tutti i gusti, tra spettacoli, prodotti tipici e gastronomia Dal 30 agosto all’8 settembre si svolge a Carmagnola la sessantaquattresima Sagra del peperone. Manifestazione fieristica di rilievo nazionale, regalerà dieci giorni di profumi, sapori, colori e cultura, celebrando i suoi peperoni, l’enogastronomia e le tradizioni unite a moltissime iniziative per tutte le età, dal cabaret con Beppe Braida a tanta buona musica con Jazz Band, i Tre Lilu,

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Santarè, Jennifer Sanchez, Arhea 54, Il Grande Evento, Le Mondine, DJ Club Night, Peppersound. Iniziative di grande interesse accompagneranno tutti i giorni della manifestazione: “Apericena con Delitto”, “Chi non canta non entra”, la caccia al tesoro “Carmagnola Tesoro Mio”, le sculture vegetali e di frutta di Claudio Menconi, il raduno vespistico nazionale e il raduno dei trattori d’epoca, gli spettacoli ed i laboratori della nuova area dedicata ai bambini “La Contea di

Pepelandia”, il Salone della Chiesa di S. Filippo dedicata ai prodotti del “Paniere dei Prodotti Tipici della Provincia di Torino”e decine e decine di altri piccoli e grandi eventi.

Il tutto avverrà nelle vie e nelle splendide piazze del centro cittadino dove verranno allestite come di consueto la Piazza dei Sapori e la vasta area dedicata alla vera e propria Rassegna Commerciale (ben 185 stand e 70 aree espositive scoperte, un’area ed un’offerta uniche e vastissime) unite quest’anno ad una nuova “Piazza del Peperone” dedicata ai mille modi diversi di preparare e gustare il prodotto simbolo della manifestazione.

Come sempre ci sarà il Concorso Mostra/Mercato del Peperone riservato ai produttori dell’area di coltivazione del Peperone di Carmagnola e tra le tante novità di quest’anno merita particolare attenzione l’edizione speciale e limitata del “Carmagnolotto”, un nuovo agnolotto a base di peperoni, farina di canapa e ricotta.

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A ttualità

Il bollettino della crisi in provincia di Cuneo In occasione della “Giornata dell’Economia”, la Camera di commercio di Cuneo ha presentato il “Rapporto Cuneo 2013”, studio curato dall’Ufficio studi camerale e da Unioncamere Piemonte.

Il primo significativo indicatore è il Pil (prodotto

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interno lordo) pro-capite, valutato, per l’anno di riferimento, vale a dire il 2012, in 30.387 euro, significativamente superiore alla media regionale, ferma a quota 28.000 circa.

Nel Cuneese, dati pesanti arrivano dal mercato del lavoro, segnato da una ri-

duzione dell’occupazione, valutata in 4 mila unità, a prevalenza femminile, legata soprattutto al calo degli addetti nel comparto industriale.

L’AGRICOLTURA SALVA IL SALUZZESE Nell’anno 2012 il tasso

di disoccupazione, che in Granda ha veleggiato a lungo a scavalco tra il 3 e il 4%, ha raggiunto il 6,10%, coinvolgendo 17 mila persone, contro le 10 mila dell’anno precedente.

In particolare, il 22% degli under 24 è senza lavoro.

Il fenomeno riguarda,

A ttualità in misura discretamente omogenea tutta l’area provinciale, con una punta nel Monregalese e un minimo nel Saluzzese grazie alle opportunità offerte dall’agricoltura.

Allineato ai dati 2011 è il ricorso alla Cassa integrazione guadagni, approdata a quota 10 milioni di ore, caratterizzata dall’accentuarsi della formula ordinaria a compensare il calo nella straordinaria.

BENE CHI ESPORTA FUORI EUROPA Note più serene vengono dai numeri sul commercio con l’estero, chiusosi in positivo, con un incremento del valore delle esportazioni, per un valore di 6,6 miliardi e una riduzione dell’import, fermo a 3,8. I punti di forza restano gli

alimentari, le bevande e il comparto della meccanica.

Anche le destinazioni si sono modificate, guardando sempre più spesso ai Paesi extra UE, caratterizzati da prospettive di crescita più dinamiche.

Poco brillanti i dati sul turismo, settore che, di norma, offre boccate di ottimismo al nostro territorio.

LOCALISMO INCEPPATO Nella sua disamina della situazione provinciale, il professor Giuseppe Tardivo ordinario di economia e direzione delle imprese presso l’Università di Torino, ha parlato di localismo “inceppato”, con una miriade di realtà di piccola dimensione, in difficoltà nel competere. In pratica, ci sono le potenzialità, ma

Il prodotto interno lordo pro capite rimane superiore alla media regionale, ma cala l’occupazione e anche l’agricoltura soffre è necessaria un’azione sinergica con il sistema Italia, mirata alla creazione di un mercato del lavoro più dinamico, a un più basso livello impositivo sui lavoratori, a un sostegno alle attività imprenditoriali, a minor burocrazia e maggior semplificazione e trasparenza della pubblica amministrazione e, per finire, a una più elevata protezione sociale.

«Diventa indispensabile

- ha concluso Giuseppe Tardivo - riorganizzare, tagliare i costi, innovare, puntare sui talenti e internazionalizzare. Il tutto alla luce di una nota affermazione di Henry Ford: “Trovarsi insieme è un inizio, restare insieme un progresso... lavorare insieme un successo”.

L’importante è giocare la sfida da protagonisti e non limitarsi a subirla».

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A ttualità

Confagricoltura Torino e Cia Cuneo a testa bassa contro Coldiretti

Sotto accusa la gestione dei Consorzi agrari: «Sono nuovamente piegati a un progetto di parte» Dopo le polemiche dimissioni del presidente di Confagricoltura Torino, Paolo Dentis, dal Consiglio di amministrazione del Consorzio agrario di Torino perché da parte della maggioranza dei consiglieri di espressione Coldiretti

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ci sarebbe “un’adesione fideistica a scelte assunte al di fuori del Consorzio”, il direttore della Confederazione italiana agricoltori di Cuneo, Igor Varrone, alza il tiro e pone il problema sul piano del principio, con un inter-

vento che qui di seguito pubblichiamo nei passaggi salienti.

NELL’INTERESSE DI TUTTI Ho partecipato alla recente Conferenza Economica della Cia nel corso della quale il presidente

A ttualità nazionale dell’organizzazione Giuseppe Politi, ha voluto opportunamente riaprire il tema dei Consorzi Agrari.

La legge 99 del 2009 ha riconosciuto ai Consorzi agrari la mutualità prevalente.

Il Governo ha riconosciuto la legittimità del credito di 400 milioni vantato dalla Federconsorzi per le passate attività di gestione degli ammassi.

La legge riconosce ai Consorzi agrari funzioni pubblicistiche nell’interesse dell’intera agricoltura: “I Consorzi agrari hanno lo scopo di contribuire all’innovazione e al miglioramento della produzione agricola, nonché alla predisposizione e gestione di servizi utili all’agricoltura”.

I Consorzi agrari appartengono alla storia e al patrimonio degli agricoltori.

Sono nati per operare nell’inte-

resse di tutta l’agricoltura.

Per gran parte della loro storia sono, invece, stati considerati strumenti di parte.

Questo ha minato la loro solidità ed è stato uno dei motivi del loro tracollo all’inizio degli anni Novanta.

FILIERA AGRICOLA… DI PARTE La storia si sta ripetendo: i Consorzi agrari sono nuovamente piegati a un progetto di parte.

Un progetto che si chiama “Filiera agricola tutta italiana”, ma si traduce nella costituzione della sesta centrale cooperativa.

Il cui presidente è contemporaneamente anche presidente della Coldiretti.

Poniamo una sola questione.

Chiediamo che i ministri impongano il rispetto della lettera e dello spirito della legge di riforma: i Consorzi agrari devono

essere un patrimonio di tutta l’agricoltura e non di una parte.

INTERVENGA IL PARLAMENTO Chiediamo anche un pronunciamento delle forze politiche presenti nel Parlamento, soprattutto di quelle che, indipendentemente dalle posizioni assunte, molto hanno discusso e contribuito alla legge di riforma e alla successiva concessione ai Consorzi agrari della mutualità’ prevalente.

Oggi assistiamo a un processo di riorganizzazione del mondo cooperativo e associativo che coinvolge le imprese e le loro stesse rappresentanze.

Il sistema dei Consorzi agrari non può essere estraneo a questo processo: non possiamo permettere che esso sia usato per una strategia di divisione e contrapposizione tra gli agricoltori e le loro rappresentanze.

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E intanto il “Cap Sinergie� porta a casa il Consorzio del Piemonte Orientale

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A ttualità Il Consorzio agrario del Piemonte Orientale è entrato a far parte dell’associazione regionale dei Consorzi Agrari denominata “Cap Sinergie” che si prefigge di razionalizzare l’impiego delle

settori per garantire la valorizzazione delle produzioni delle imprese agricole piemontesi. – ha detto Vanni Valevano, direttore del Cap Sinergie – In questo modo cresce e si completa un progetto che mette al

L’operazione è stata ufficializzata al termine dell’Assemblea per l’approvazione del bilancio.

Si apre una nuova stagione varie professionalità e, soprattutto, di mettere in rete i servizi erogati in un’ottica di razionalizzazione delle risorse umane e delle strutture.

L’ufficializzazione è arrivata al termine dell’Assemblea che ha approvato il Bilancio di esercizio 2012 dell’ente.

Si apre, ora, una nuova stagione per questa importante realtà territoriale, che si prefigge di diventare un punto di riferimento sempre più rilevante e potenziare la presenza sul territorio.

ACCORDI DI FILIERA «L’entrata del Consorzio Agrario del Piemonte Orientale in Cap Sinergie rappresenta una crescita per continuare a migliorare l’azienda, in un’ottica di servizio alle imprese agricole non solamente nella fornitura dei mezzi tecnici, ma andando a stipulare accordi di filiera nei vari

centro gli associati e le professionalità comuni ai vari Consorzi per offrire funzioni specialistiche e superare l’attuale momento congiunturale non favorevole».

CI GUADAGNA IL PREZZO DEL GRANO Aggiunge il presidente del Consorzio agrario del Piemonte Orientale, Franco Maranzana: «Grazie all’entrata in Cap Sinergie vengono valorizzati, economicamente parlando, i grani piemontesi.

I Consorzi agrari del Piemonte stanno mettendo in rete i servizi di controllo qualità interna e l’adeguamento delle strutture alle normative antinfortunistiche e antincendio, nell’ottica di garantire strutture moderne ed efficienti, ma soprattutto certificate dal punto di vista della normativa nazionale e comunitaria».

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F iere

La “Festa d’la Madona”, da quattro secoli al santuario di Vicoforte Mondovì Una tradizione che si ripete da quattrocento anni.

Un luogo e una data che, nel tempo, sono diventati il riferimento di un mondo, di una provincia, di un popolo.

E’ la Fiera del Santuario di Vicoforte, in calendario dall’8 al 10 settembre. Un appuntamento ben radicato nel passato, ma anche proiettato nel futuro, come puntualmente testimoniano le novità che ogni volta sorprendono i visitatori negli immensi spazi espositivi della manifestazione, così come

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nelle strade della città. Per parlare dell’organizzazione delle feste e della fiera del Santuario occorre avere sempre in mente un aspetto fondamentale di questo evento: la spontaneità.

Una delle caratteristiche più avvincenti di questa fiera è proprio da ricercare nella apparente casualità della dislocazione dei vari prodotti, siano essi richiami ad espressioni di fede o siano di natura più mondana quali le merci e le attrazioni fieristiche.

I giorni della festa e della fiera

della Natività di Maria, così“ la denominazione di questo evento tradizionalmente conosciuto come “Festa d’la Madona” o “Festa del Santuario”, sono fissi: l’8 settembre la festa, il 9 la fiera ed il 10 la conclusione della fiera detta “ferota”. Dalla posa dei banchi addossati alla Basilica, all’esterno della quale possiamo ancora osservare dei segni sbiaditi che ne individuavano l’assegnazione, siamo ora giunti ad interessare un’area complessiva di circa 200.000 mq. occupandola con oltre 700 ban-

Dall’8 al 10 settembre, un evento del passato che da sempre è una finestra sul futuro carelle e strutture dedite al commercio ambulante ed alla somministrazione di alimenti e bevande, circa 200 espositori di autovetture, macchine agricole ed attrezzature da lavoro di vario genere ed una cinquantina di attrazioni del luna park; parecchie aree di privati sono

inoltre adibite a parcheggio mentre un servizio di autobus per tutto il tempo funge da navetta da e verso Mondovì. Specifica rilevanza per la loro tipicità assumono alcuni settori della fiera quali la cosiddetta “fiera dei cavalli” e la “fiera del bestiame bovino e caprino” ai

quali in questi ultimi anni si sono aggiunti animali meno nostrani che sollecitano la curiosità dei visitatori. Negli ultimi decenni si é poi sviluppata la mostra provinciale cunicola con l’esposizione di razze pregiate.

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Il barolo a Barolo re della festa langarola Domenica 15 settembre l’Itinerario del Gusto alla scoperta delle golosità del territorio Domenica 15 settembre è il gran giorno del vino Barolo a…

Barolo.

L’evento clou della festa sarà l’Itinerario del Gusto alla scoperta dei sapori, un appetitoso percorso enogastronomico lungo le vie del paese diviso in varie tappe, con una serie di banchi d’assaggio che proporranno le prelibatezze dell’eccellenza gastronomica di tutto il Piemonte e di altre regioni italiane, accuratamente selezionate e proposte al pubblico direttamente dai produttori.

Sarà così possibile gustare una serie di piatti caldi appositamente preparati dagli chef locali, dagli agnolotti al plin (così chiamati per la caratteristica forma irregolare data dal “plin”, il pizzicotto che stringe l’agnolotto fra pollice, indice e medio) al riso al Barolo, fino alle tinche di Ceresole, vanto del panorama ittico locale.

La passeggiata nel gusto continuerà poi con tutta una serie di

Presente in fiera a Saluzzo

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piccoli assaggi che i visitatori potranno effettuare spostandosi tra un banco e l’altro.

Protagonisti di questa autentica immersione nel mare della golosità i salumi al Barolo, l’olio imperiese, il peperone di Carmagnola, i funghi di Calizzano, il pane confezionato con vari tipi di farina, il miele di Montezemolo e quello della Valle Soana. Ma anche il meglio della produzione casearia piemontese e non: i formaggi della Valle Sacra, il Bra, il Castelmagno, il Murazzano, il Raschera, l’erborinato di pecora della Valchiusella, il margaro della Valle Po, il caprino dolce del Moncenisio, il Seirass del fen, il Pecorino sardo. Ed infine un’irresistibile carrellata di preziosità dolciarie: la frutta sciroppata, i piccoli frutti di bosco della Bisalta al Barolo, la crema alla nocciola Piemonte Igp, gli albesi al Barolo, il torrone di Alba, la crema al cioccolato al Barolo Chinato, i gianduiotti torinesi abbinati al Barolo Chinato.

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F iere

Domenica 15 settembre la Mostra del fungo a Ceva

Il paese si trasforma in un grande bosco

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Domenica 15 settembre la piccola ma affascinante città di Ceva, incastonata tra le colline di Langa e il mare, si trasforma in un immenso bosco per la cinquantaduesima edizione della Mostra del fungo. È possibile così conoscere – dopo una certosina catalogazione scientifica realizzata in una decina di giorni da studiosi provenienti da tutto il mondo – oltre 500 specie di funghi, esposti all’ombra dei portici medioevali.

E poi piante, legni pregiati, fiori particolari e naturalmente momenti golosi: per le vie cittadine e nei ristoranti i menù sono tutti a base di funghi, dai più noti ai più rari, cucinati come impone l’antica tradizione cebana.

A Dogliani, la Sagra del dolcetto brinda ai sapori della Langa Appuntamento a settembre, tra degustazioni e spettacoli Domenica 1, venerdì 6, sabato 7 e domenica 8 settembre, Dogliani festeggia la sua risorsa più preziosa con la Sagra del Dolcetto, una manifestazione che valorizza anche gli altri prodotti tipici della zona, amalgamando le peculiarità del mondo agricolo di Langa. La Sagra è corredata da piccoli eventi di successo come la Notte Rosa, la Domenica sport’uva, il weekend dedicato allo sport e la Tombola del Dogliani ed è affiancata da iniziati-

ve rivolte alle famiglie, in grado di accontentare il più vasto pubblico possibile.

Inoltre vengono organizzati appuntamenti che vedono il Dogliani docg protagonista: “A tavola con il Dogliani”, “Vendemmiar m’è dolce” e l’allestimento di punti degustazione durante le varie manifestazioni.

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Il Piemonte a Cuneo sconfigge il cinipide del castagno Successo del progetto finanziato dalla Regione.

L’insetto che da una decina di anni mette in ginocchio la nostra castanicoltura, neutralizzato dal controllo biologico La battaglia contro il cinipide del castagno può dirsi in dirittura d’arrivo. L’attività dell’insetto che da una decina di anni a questa parte pone in serio pericolo la sopravvivenza della castanicoltura nostrana e nazionale, è ormai prossima a essere neutralizzata mediante la tecnica del controllo biologico.

ALLEANZA CON IL GIAPPONE Per contenere i danni provocati dalla diffusione di questo insetto - considerato che in Giappone il D. kuriphilus comparve negli anni seguenti al secondo conflitto mondiale e per contrastarlo si introdusse con successo un antagonista naturale del cinipide, l’imenottero Torymus sinensis - sin dal 2002 venne ipotizzata la possibilità di ripetere questa positiva esperienza di lotta biologica anche nella nostra Regione.

Grazie a contatti intercorsi tra il Settore Fitosanitario regionale e il National Agricultural Research Center di Tsukuba, nella primavera 2003 venne messo a punto un progetto finanziato dalla Regione Piemonte e attuato

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dall’Istituto di Entomologia dell’Università di Torino per verificare la possibilità di introdurre il parassitoide anche nei nostri areali castanicoli.

LA BATTAGLIA DI CUNEO I risultati constatati nelle aree a sud di Cuneo, zona di primo sviluppo degli attacchi del cinipide e dove le prime introduzioni del parassitoide risalgono agli anni 2005-06, sono estremamente positivi, le galle riconducibili alla presenza del cinipide galligeno, anche in aree particolarmente colpite, sono oramai in numero trascurabile, lo sviluppo vegetativo dei castagni ha ripreso vigore e la produzione di frutti è in fase di recupero.

In aree dove i lanci sono iniziati più tardi, anche per la più recente comparsa del cinipide, spesso la presenza del parassitoide è già consistente, ma la forte riduzione della presenza di galle si verifica solo al superamento di valori di parassitizzazione pari all’85-90%, percentuali che in diverse zone sempre della provincia di Cuneo potrebbero essere raggiunte già nel prossimo anno.

Si può dire con una certa sicurezza che una prima battaglia contro il cinipide è stata vinta, allontanando la prospettiva della scomparsa del settore castanicolo, con pesanti conseguenze non solo sul piano economico per i produttori e la filiera di lavorazione e commercializzazione delle castagne ma anche su quello della salvaguardia del territorio collinare e montano.

IL PIEMONTE FA SCUOLA «Come già accaduto in passato per altre emergenze di natura fitosanitaria – osserva l’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto -, anche in questa occasione il Piemonte ha operato positivamente portando a una soluzione efficace che fa scuola a livello nazionale. La diffusione del cinipide del castagno ha messo in ginocchio un intero comparto e il relativo indotto, rischiando di destinarlo ad una lenta ed inesorabile agonia. Per comprendere l’entità del danno arrecato dall’insetto cinese una volta insediato nel castagneto è sufficiente considerare che le perdite di produzione di castagne sono stimate tra il 65 e l’85%».

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A ttualità

In caso di infortunio, rivolgersi… alla Posta elettronica certificata Il titolare dell’azienda agricola deve denunciare, sia all’Inail che all’autorità di Pubblica Sicurezza, tutti gli infortuni sul lavoro per i quali il tempo di guarigione supera i 3 giorni (senza considerare il giorno dell’infortunio) subiti dai dipendenti (sia fissi che avventizi), nonché da tutti i familiari iscritti negli elenchi nominativi dell’Inps dei coltivatori diretti (compreso, quindi, il titolare medesimo se anch’egli è iscritto).

SOLO TRAMITE PEC «Dal 1° luglio - informa il direttore del Patronato Inac di Cuneo, Jves Bernardi - è obbligatorio inviare le denunce all’Inail per via telematica.

Per il settore agricolo non è ancora pronta la procedura on-line. L’Inail ha quindi disposto che, per il momento, le imprese agricole datrici di lavoro e i coltivatori diretti inviino la denuncia utilizzando una casella di Posta elettronica certificata, propria o di un consulente accreditato».

OBBLIGO DI DENUNCIA Le regole per denunciare gli infortuni dei coltivato-

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Novità assoluta nel comparto agricolo, dal 1° luglio.

Le spiegazioni del direttore Inac di Cuneo, Jves Bernardi

ri diretti o dei dipendenti non rispettate hanno come conseguenza pesanti sanzioni. Il lavoratore infortunato, anche se è un familiare, ha l’obbligo di informare subito il titolare dell’azienda dell’infortunio subito e di consegnargli prontamente ogni certificato medico

contenente la prognosi. Se poi si tratta di un infortunio mortale, o tale da comportare pericolo di morte, il titolare dell’azienda deve inviare la denuncia all’Inail entro 24 ore dal verificarsi dell’evento e la denuncia va inviata anche all’autorità di pubblica sicurezza, entro i

2 giorni successivi a quello in cui il titolare dell’azienda è venuto in possesso dei certificati sanitari. Negli altri casi, l’obbligo di presentare la denuncia scatta quando il lavoratore deve astenersi dal lavoro per più di 3 giorni (escluso quello dell’infortunio). ll titolare dell’azienda deve presentare la denuncia, sia all’Inail che all’autorità di Pubblica Sicurezza, entro i 2 giorni successivi a quello in cui è venuto in possesso del certificato medico che contiene la prognosi. Se il termine cade in un giorno festivo, si slitta al primo giorno successivo non festivo.

SE SI FA MALE IL TITOLARE La norma vale anche per il titolare coltivatore diretto, per i suoi infortuni. Se egli fosse impossibilitato a presentare la denuncia nei termini stabiliti, a questo punto l’obbligo di denuncia ricade sul medico ma non appena gli sarà possibile il titolare dovrà comunque far pervenire all’Inail il normale modulo di denuncia.

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Z ootecnia

Allevamenti nel mirino degli ambientalisti Come difendersi nella guerra sulle emissioni Gli allevamenti bovini, prima quelli da carne ed ora anche quelli da latte, sono entrati nel mirino degli ambientalisti, perché inquinerebbero.

I dati sulle emissioni di CO2 del latte, forniti dagli ambientalisti, sono però quanto mai....ballerini.

Circolano, infatti, cifre più disparate. il Wwf ha stabilito che il dato delle emissioni del latte è di 0,17 kg di CO2 per ogni litro.

Secondo la Lav è di 2,4 kg.

Sull’argomento interviene Paolo Ambrogio, responsabile di zona Cia di Cuneo: QUESTIONE DI PROTEINE «Secondo il Centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia, non tutti gli allevamenti bovini da latte hanno una eguale emissione di azoto al campo e ciò non dipende dalla specializzazione e nemmeno dalla produttività

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Z ootecnia delle bovine, ma dalla quantità di proteina della razione alimentare somministrata e dalla diversa efficienza di trasformazione.

Sono infatti questi i due parametri che condizionano la quantità di azoto escreto per vacca.

Si sono presi in considerazione

sione di azoto netto al campo di 95,6 kg/vacca/anno. Diverso il risultato in un altro allevamento che produce latte alimentare di alta qualità che, con una razione caratterizzata da un contenuto proteico di circa il 15% per le vacche in lattazione e una pro-

na alimentare nell’ambito di un bilanciamento della razione si possono ottenere uguali risultati produttivi diminuendo l’azoto escreto, con benefici in termini ambientali, ma anche economici. Comunque, anche nel caso dell’altra azienda, un intervento

In realtà la quantità di azoto al campo non dipende dalla specializzazione della stalla, ma dalle proteine negli alimenti allevamenti che producono latte destinato a diverse trasformazioni in regioni diverse: uno, destinato alla trasformazione in Grana Padano, con una razione per le vacche contenente circa il 16% di proteina sulla SS, con una produzione di 35 kg di latte/vacca in lattazione/giorno, ha un’emis-

duzione media di 23 kg di latte/ vacca in lattazione/giorno, ha un’emissione di azoto al campo di 78,5 kg/vacca/anno.

IL NODO ALIMENTARE Nel caso del primo allevamento, il progetto del Crpa sta dimostrando che riducendo la protei-

sulla razione che migliori l’efficienza di utilizzazione dell’azoto può essere utile per diminuire ulteriormente l’impatto ambientale dell’attività zootecnica, ma anche per consentire una gestione più elastica dei terreni disponibili per lo spandimento dei reflui».

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O rtofruiicoltura

Ticchiolatura, scampato pericolo «In Piemonte è merito del Creso» Della ricerca si parla, purtroppo, soltanto più a proposito di tagli alla spesa, quasi come fosse un peso, spesso mal sopportato, soprattutto in tempo di crisi.

Eppure i risultati ci sono, eccome. Lo fa sommessamente notare, in stile di sobrietà sabauda, il presidente del Centro ricerca e sperimentazione ortofrutticola (Creso) di Manta, Michele Quaglia, che attribuisce proprio alla professionalità dei tecnici del suo istituto gran parte del merito dello scampato pericolo della ticchiolatura nel Cuneese.

Quest’anno la devastante malattia delle mele ha decimato i frutteti di blasonate

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regioni frutticole nazionali, a partire dalle zone di Trento e Bolzano, ma non ha

praticamente torto una foglia alle piante sotto il Monviso. Come mai?

«Il collaudatissimo

sistema di assistenza del Creso è stato senza dubbio determinante – osserva Quaglia -, i frutticoltori sono informati in tempo reale della situazione e sono in grado di intervenire nei modi e nei tempi individuati dai tecnici, a qualsiasi ora del giorno o della notte.

La tempestività degli interventi in questi casi è fondamentale. Con gli anni abbiamo affinato modelli di analisi e azione che ci permettono di ottenere il massimo dei risultati, con il minimo sforzo, inteso come quantità e qualità di trattamenti. Il passaggio strategico è individuare con precisione il picco di infezione. E poi ci vuole la professionalità del frutticoltore, ma

O rtofrutticoltura

Parla il presidente del Centro di ricerca e sperimentazione ortofrutticola di Manta, Michele Quaglia: «Abbiamo un sistema di assistenza d’eccellenza».

Risparmiati milioni di euro

anche questa è fuori discussione».

Tradotto in euro, cosa vuol dire?

«Beh… Sappiamo, ad esempio, che in Trentino il 20 per cento della produzione ha subito il 90 per cento di danno. Vuol dire che quella frutta viene praticamente destinata all’industria, a pochi centesimi al chilo… In pratica, sulla ticchiolatura “ballano” milioni di euro».

E in Piemonte?

«Grosso modo si tratta

di una produzione intorno a un milione e mezzo di quintali – fa il conto il direttore del Creso, Silvio Pellegrino -, non meno di 150 milioni di euro all’anno.

Se tutti insieme riusciamo a impedire che la ticchiolatura se la porti via, anche solo in parte, quello che si “risparmia” in termini di danno è sotto gli occhi di chiunque. Dopo di che, non tocca a noi fare i ragionieri. Noi pensiamo alla ricerca, perché siamo certi che stia dando ottimi frutti».

a e in f ier Present zzo a Salu

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E nologia di

M auro B ongiovanni

Tornare a farsi il vino una bella e sana abitudine Farsi il vino con le proprie mani e capacità. Le uve rosse si prestano a questa pratica, nei momenti di crisi dovremmo riscoprire le nostre tradizioni.

E’ forse presto per

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parlarne, in quanto sarà sicuramente rispetto alle ultime stagioni una vendemmia in ritardo per la situazione meteo in primavera. Però può essere l’occasione in

tempo di crisi di riscoprire le nostre belle tradizioni, che in passato hanno fatto scuola e sono state il centro della nostra bella agricoltura, soprattutto in provincia di Cuneo.

LEGAMI CONTADINI Stiamo parlando dei forti legami che scaturivano con l’acquisto delle uve da parte dei contadini della “piana” e della “montagna vicino a

E nologia

Non c’è solo il mercato estero, bisognerebbe riscoprire le tradizioni dei nostri vecchi tutt’altro che superate…

Cuneo e Saluzzo”, dei “particolari” ovvero contadini delle colline di Langhe, Roero e Monferrato molto ambiziosi che si davano un certo tono quando vendevano le loro uve rosse pregiate (dolcetto, barbera soprattutto) ai colleghi dell’altra parte della provincia.

L’iniziativa portava del buon vino nelle cantine per l’inverno e ricchezza di contatti tra diversi tipi di agricoltura e non di rado si acquistavano i vitelli, la frutta e altro per i contadini della collina.

Senza dubbio in particolari e lunghi periodi di crisi dobbiamo ritornare sui nostri passi per risparmiare e come si dice “bere bene” e non comperare dalle scansie dei supermercati, dove dilagano vini di altre zone con importi a meno dell’acqua….

SCATTO D’ORGOGLIO Ci vuole però da ambo le parti uno scatto d’orgoglio e uscire dalla pigrizia un po’ cronica per imparare dai nostri vecchi quanto ci hanno voluto tramandare.

Non c’è solo per la nostra produzione vinicola l’estero, ma

anche il nostro mercato che in parte abbiamo dimenticato e questo punto di contatto tra gli agricoltori porterebbe sui tavoli dei vini provenienti da uve selezionate e ricercate con passione e amore.

Siamo troppo impauriti e disorientati ma forse le soluzioni sono meno complesse di tanti “summit o meeting” nelle grandi capitali europee...!

BUONA VOLONTA’ Muoviamo in questo contesto i gruppi d’acquisto solidale o altri enti, come i “dopolavoro”, club, associazioni... Archimede con una leva ha mosso il mondo.

Del resto per le uve rosse non ci vogliono grandi attrezzature e capacità fuori norma, ma solo volontà. Sarebbe interessante sulle pagine del nostro giornale “L’imprenditore agricolo” e sul sito “terraoggi.it” stimolare su questo tema una discussione ed un confronto sano e razionale per ripercorrere un cammino comune mai reciso del tutto.

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N otizie

dalle aziende

Massey Ferguson tour, quando la potenza incontra la praticità Grande successo per la prova in campo nella esclusiva tappa carmagnolese Sabato 20 luglio il Tour nazionale della Massey Ferguson ha fatto tappa a Carmagnola. Notevole l’organizzazione della manifestazione, con punto ristoro coperto e gratuito, punto informazioni e ampio parcheggio.

Presente in campo anche l’esclusivo modello Massey Ferguson con verniciatura dorata, che ha attraversato ben quattordici Paesi europei per conquistare Capo Nord e notevoli riconoscimenti (è stato proclamato Tractor of the year).

Il “ruggito” delle prime trattrici usate per le prove, e successivamente disponibili ad un demo test, così lo definisce il tour, ha fatto ben presto salire l’adrenalina.

La presentazione dei modelli della gamma MF è iniziata dal piccolo, ma scattante e pratico, MF 3635 F, e si è conclusa con la gamma dotata di motori perforanti a 6 cilindri (a partire da 140 cv fino a 360 cv). Sono emerse importanti novità dal punto di vista tecnico ed ergonomico della trattrice: il cambio Power Shuttle (con inversore che non richiede l’uso della frizione), oltre che alla presenza di un vetro ricurvo in cabina che permette un ampio raggio di azione sulla macchina da parte dell’operatore. Molte le novità nel campo motoristico: motori firmati Sisu, con

funzionamento ad urea e a gasolio, in grado di offrire elevate prestazioni in spazi ridotti. La potenza “rinchiusa” all’interno di motori a quattro cilindri è aumentata notevolmente, fino ad un massimo di 160 cavalli. Ma non è finito qui: l’intelligenza dei motori Sisu ha permesso l’applicazione di una centralina in grado di distribuire con notevole efficacia la potenza alla trattrice in caso di bisogno, aumentando quindi i cavalli disponibili: 180.

Le prove in campo sono consistite nella aratura, fresatura con rototerra e infine semina. A lato dell’appezzamento una trattrice, dotata di trinciatrice, ha compiuto operazioni di sfalcio sulla riva.

Ricaricati dal buon pranzo offerto dalla MF, durante tutto il pomeriggio l’afflusso non è diminuito, anzi. è stato possibile provare di persona la nuova gamma MF 6600, previa registrazione al punto informazioni del cordiale staff, che ha colto l’occasione per regalare a tutti i

In particolare il pubblico ha mostrato un notevole interesse verso la linea 5609, dotata di eccellenti motori 3 cilindri ad alte prestazioni. Lo sbarco della tecnologia tre cilindri è un passo molto importante per queste trattrici: ora gli spazi sono notevolmente ridotti, aspetti fondamentali dell’agrimeccanica moderna.

presenti omaggi firmati Massey Ferguson, molto graditi al pubblico presente.

Il pomeriggio è trascorso all’insegna dell’allegria, dell’attenzione alle trattrici e delle prove in campo, sempre molto apprezzate dai visitatori. Un plauso va alla ditta Busso & Galesio, che ha supportato il tour, concessionaria esclusiva della provincia di Cuneo.

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Storico accordo tra le Regioni sulla filiera suinicola Protocollo comune tra Piemonte, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Un metodo che può fare scuola

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Z ootecnia Lunedì 8 luglio è stato siglato a Mantova il protocollo d’intesa della filiera suinicola, documento sottoscritto da numerose organizzazioni economiche in rappresentanza di allevatori e macellatori, consorzi di tutela di salumi Dop, associazioni tecniche e organizzazioni cooperative e professionali agricole delle principali Regioni del nord in ambito suinicolo.

Un accordo importante, fortemente voluto e sollecitato dagli assessori regio-

nali all’Agricoltura di Piemonte, EmiliaRomagna, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

PESO MORTO E CARCASSE «Il risultato va letto innanzi tutto in chiave pragmatica – commenta l’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto -, vale a dire nel raggiungimento di un’intesa condivisa sulla definizione del “peso morto” e di “presentazione della carcassa”, senza considerare tutti gli

aspetti indiretti legati al miglioramento della remuneratività dei produttori, all’incremento (nel medio periodo) del potere contrattuale da parte del settore, alla maggiore trasparenza e all’elaborazione di possibili misure di attenuazione di questioni croniche insistenti sul sistema.

Ma l’esito finale del confronto rappresenta soprattutto, in un’ottica più generale, un caso quasi unico di Regioni accomunate da esigenze comparabili unite

dalla forte volontà di affrontare sinergicamente le debolezze – sia economiche che strutturali - della propria filiera di produttori».

L’augurio dell’assessore, e non solo, è che l’unione strategica delle forze regionali italiane storicamente vocate all’allevamento di suini possa sfociare in una regia sempre più coordinata ed efficiente tra gli assessori regionali all’Agricoltura.

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PSR - MISURA 111.1 Sottoazione B

Difendere la frutta dagli attacchi di Monilia a cura della dr.ssa Consuelo Monge tecnico Cipat /Cia Cuneo L’elevata umidità ambientale ed il tempo piovoso di questi mesi hanno vanificato, in molti casi, il trattamento contro la monilia che è stato effettuato con rameici a fine inverno.

E’ proprio a causa di queste condizioni climatiche che si innesca la malattia. La monilia, infatti, è un genere di fungo appartenente agli Ascomiceti le cui specie più importanti sono Monilinia laxa e Monilinia fructigena. In passato si credeva che la prima attaccasse le drupacee e la seconda le pomacee, ma poi si è constatato che entrambe le specie possono attaccare sia le pomacee che le drupacee. La differenza sta invece negli organi della pianta che vengono attaccati, in quanto la Monilinia fructigena colpisce meno frequentemente le foglie e i fiori. Il controllo della Monilia sulle drupacee in agricoltura vede prioritaria l’applicazione di tutte quelle norme di prevenzione finalizzate alla riduzione dell’inoculo. Tale riduzione viene ottenuta adottando congiuntamente i fattori agronomici ed artificiali di limitazione. I controlli con mezzi naturali prevedono il monitoraggio di temperatura (gli alti valori estivi possono rendere momentaneamente inattivo il fungo che sosta latente nei tessuti) e di umidità che è il principale fattore

Presente in fiera a Saluzzo e Vicoforte

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climatico in grado di determinare la gravità della monilia.

La potatura rappresenta il momento migliore per ridurre l’inoculo del fungo presente sulla pianta: vanno asportati i rami che presentano cancri corticali ed i frutti mummificati, esito delle infezioni precedenti e centri di diffusione del patogeno che in seguito vanno bruciati.

La linea da adottare per una corretta ed efficace lotta contro questa avversità prevede una serie di interventi realizzati nei momenti in cui la sensibilità e la probabilità d’infezione è massima. I due momenti più importanti sono la fase di scamiciatura e di pre–raccolta in cui è necessario intervenire con un opportuna difesa soprattutto in presenza di condizioni di elevata umidità. Di norma s’interviene con un trattamento in post fioritura e due trattamenti prima dello stacco dei frutti, il primo a 18 - 20 giorni dalla raccolta e il secondo a 7 giorni dalla raccolta. Si ricorda che gli interventi specifici contro la monilia non possono essere più di 3 all’anno; è consentito un ulteriore 4° intervento tra gli stacchi utilizzando formulati con carenza uguale o inferiore a 3 giorni.

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F iere

Cuneo, la grande Fiera con la “effe” maiuscola Dal 30 agosto all’8 settembre, l’immancabile appuntamento fieristico che è innovativo… per tradizione!

E’ entrato a far parte delle tradizioni della nostra terra: il “giro alla Fiera” (quella con la “F” maiuscola) è un appuntamento che i cuneesi, e non solo, non mancano mai.

La Grande Fiera d’Estate ha radici solide, in perfetto stile cuneese, ma, negli ultimi anni, ha saputo innovarsi e cresce aggiudicandosi, nel 2009, l’ambita qualifica nazionale.

Tornerà dal 30 agosto all’8 settembre nell’Area Fieristica Miac in frazione Ronchi a Cuneo.

CRESCERE IN FIERA Molte aziende, quelle storicamente presenti (oltre l’80% ha già riconfermato), sono cresciute con la Fiera, altre, quelle nuove, hanno capito che, in questo momento più che mai, occorre scommettere sulla qualità per non farsi travolgere dalla crisi e guardare avanti per essere pronti quando tutto tornerà a girare per il verso giusto.

La GFE è una vetrina commerciale da numeri invidiabili: un quartiere fieristico di 60 mila metri quadri, 1.000 stand e oltre 500 espositori.

Sono rappresentati tutti i settori

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merceologici: commerciale, artigianale, servizi e industriale.

VETRINA GIGANTE «Investire nella Grande Fiera d’Estate è una forma di promozione – spiega Gianmaria Barolo da Al.Fiere Eventi -.E’ come aprire una vetrina su Piemonte, Liguria e Costa Azzurra davanti alla quale passano oltre 100 mila persone. Visitatori che entrano in Fiera perché scelgono di trascorrere alcune ore nei padiglioni espositivi e non passano lì per caso,

come può accadere sotto i portici a Cuneo o in ogni altra città. La Fiera è innovativa per tradizione. E’ in continua evoluzione, al passo con il territorio in cui è nata e con le esigenze delle aziende, che sono le protagoniste dell’evento». E, come sempre, ci saranno tanti eventi collaterali a fare da cornice alla GFE. Per maggiori informazioni potete contattare la Segreteria organizzativa della Fiera al numero 0171/18.65.110 o visitare il sito www.grandefieradestate.com

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R adici di

G iuseppe B randone

All’inizio fu il freddo Poi venne… il gelato! servare il ghiaccio o la neve. Del resto, queste ghiacciaie, nelle quali il ghiaccio e la neve invernali venivano riposti in vari strati ricoperti con foglie e paglia, hanno avuto un uso che si è protratto fino alla metà del secolo scorso (si trattava delle “giassère”, una per ogni paese di uso comune). Quelli del passato non erano comunque dei veri gelati, mancando nella loro composizione sia lo zucchero che il latte, per cui venivano considerati come semplici “sorbetti” (dal latino “sorbitium” cioè “bevanda da sorbire” ).

La nascita del gelato non è assolutamente collegata al sorgere e allo sviluppo dell’industria del freddo, in quanto il gelato è un alimento di origine antichissima, già ben presente nell’antichità classica. A quei tempi, non essendoci mezzi per fabbricare il ghiaccio, si doveva conservare la neve, caduta e solidificata durante l’inverno, in profonde caverne scavate nella terra.

Negli scavi di Troia, ad esempio, si sono trovate delle fosse che gli archeologi considerano destinate a con-

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L’ORIGINE DEL GELATO MODERNO Per trovare dei gelati pressochè simili a quelli di oggi, bisogna giungere al Sedicesimo secolo, quando in Europa era iniziato il consumo dello zucchero, indispensabile per dare consistenza ai gelati. L’inventore del gelato in senso moderno fu un fiorentino, di professione architetto.

A Firenze, infatti, intorno al 1565, il Granduca di Toscana, Cosimo I de Medici, aveva alla sua corte come scultore, pittore, ingegnere, militare, poeta, scenografo e chimico: Bernardo Buontalenti. Poiché in questo periodo il Granduca doveva ricevere un’ambasciata spagnola, dalla quale sperava notevoli risultati diplomatici, incaricò il Buontalenti di preparare un ricevimento con grandiosità di mezzi per sbalordire gli

La storia e le curiosità di un alimento di origine molto antica, fiore all’occhiello dell’Italia in tutto il mondo

R adici ospiti. Questi preparò dei dolci a base di crema di latte, zabaglione, frutta, solificati con speciali miscele frigorifere.

I gelati così ottenuti erano in realtà molto cremosi, semifluidi, però riscossero un tale consenso che costituirono la principale attrattiva del ricevimento.

DALL’ITALIA ALL’EUROPA, ALL’AMERICA La notizia di questo successo diplomatico si diffuse tra le corti europee, e per poter competere con i famosi cuochi francesi nel preparare dolci e vivande di gusto raffinato, Caterina De Medici

regina di Francia, volle avere al suo seguito dei gelatai fiorentini che avevano imparato il mestiere sotto la guida di Bernardo Buontalenti.

La mania del gelato, comunque, ben presto si affermò in tutta Parigi, quindi passò in Germania e in Inghilterra, mentre il contributo americano al continuo boom del gelato fu abbastanza sostanzioso: fu Nancj Johnson ad inventare la sorbettiera; Jacob Fussel nel 1851 inventò l’”ice cream”; a Charles Menches è stata attribuita l’invenzione del cono.

IL GELATO ALLE FRAGOLE Ingredienti per 6 persone:

Fragole mature 500 gr.; zucchero 150 gr.; latte 3 lt.; panna e miele 2 cucchiai; alcune foglioline di menta.

Procedimento:

lavate rapidamente le fragole in acqua ghiacciata, asciugatele delicatamente con un canovaccio pulito, staccate il picciolo e frullatele con un cucchiaio di zucchero (tenete da parte 4 fragole per la decorazione) Raccogliete il frullato ottenuto in una ciottola, copritela con un foglio di pellicola trasparente e ponetela in frigorifero. Versate il latte in una casseruola, aggiungete la panna, il miele e lo zucchero rimasto. Mettete il recipiente su fuoco lento e portate ad ebollizione il composto, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno fino a che lo zucchero e il miele siano completamente sciolti. Togliete la casseruola dal fuoco, versate il composto in una terrina e fatelo raffreddare, mescolando di tanto in tanto. Aggiungetevi il frullato di fragole, versatelo nella gelatiera e azionate quest’ultima per il tempo indicato dalle istruzioni.

Suddividete il gelato in coppette individuali e guarnitele con le fragole tagliate a fettine e con le foglioline di menta a listarelle. Vini consigliati: Asti, Moscato d’Asti e Brachetto d’Acqui.

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Il santuario della sanità compie quattrocento anni!

Festeggiamenti in agosto a Savigliano.

La devozione popolare attraverso i secoli, tra Casa Savoia e iconografia Grandi festeggiamenti in agosto al Santuario della Madonna della Sanità di Savigliano a 400 anni dalle sue origini, risalenti al 1613.

Chi non ricorda la sua bella costruzione, sulla destra, lungo la strada per Villafalletto, a circa un chilometro da Savigliano, poco oltre il cavalcavia, immerso tra viali, aiuole, tavoli

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e parco giochi? E’ una tappa invitante per una boccata di aria pura, e forse anche per un sorso di Ave, nella penombra della navata antica o sotto la moderna cupola sovrastante il presbiterio.

MAMMA MEGLIO CHE REGINA Il complesso sacro è costituito da un corpo

centrale con cupola, elegante campanile, facciata classica, con stemmi dei Savoia e di Francia.

L’icona principale rappresenta la Vergine che allatta il Bimbo.

Come si legge sul Bollettino, “l’atteggiamento così materno era preferito a quello maestoso di Regina”, in particolare perché qui la Madonna, da buona

infermiera, aveva guarito non solo le anime, ma anche molti corpi, specie nel 1700, come riportato in documenti d’archivio...

Nel quadro accompagnavano la Vergine San Francesco e San Giovanni.

L’INCOGNITA DELLE APPARIZIONI Ma in precedenza, nel

R adici di

dipinto dei cugini Francesco e Costanzo Arbaudi, erano presenti in loro vece, un angelo e la contadina graziata.

Peccato che la maldestra sostituzione abbia in parte inficiato il racconto tradizionale sulle già incerte origini della devozione. A questo proposito, c’è chi narra di apparizioni, come accaduto presso il vicino Santuario dell’Apparizione, ove la Madonna si presentò alla lagnaschese Beata Petrina, che aveva perso il senno e che venne guarita.

C’è chi parla di un fatto simile a quello accaduto ad Egidia Mathis di Bra, ma dai contorni più incerti: una ragazzina, insidiata nella sua virtù, chiede aiuto alla Vergine e ne viene esaudita prodigiosamente. In riconoscenza il papà fa erigere sul luogo un primo rozzo pilone, seguito da una chiesa via via maggiore.

DEVOZIONE SINCERA Ma anche se incerte restano le origini, non sono incerte le manifestazioni di devozione, specie dei saviglianesi, al passato e al presente, che vedono nella Sanità il loro principale Santuario mariano, preceduti in devozione persino da personaggi di Casa Savoia, quali la principessa Isabella, durante la sua lunga permanenza a Savigliano (1726-’67); e dalla venerabile Maria Clotilde, sorella del re di

Francia, che fece dipingere sulla facciata gli stemmi reali (cancellati durante la rivoluzione francese, ridipinti nel 1814 e restaurati nel 1989) Nè si può ignora-

re l’opera preziosa dei rettori, in particolare del novantenne don Alfredo Vallo, durante i suoi 60 di permanenza al Santuario ed ora a riposo.

Frattanto sorgono nuovi

A ldo P onso

edifici, quali un salone polifunzionale, in funzione di aggregazione e svago, sono segni di interesse comune; ed aprono al Santuario un futuro ancor migliore!

Il santuario Sanità di Savigliano

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