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Forteguerri: chi era costui?
Ogni mattina, dopo esserci preparati, lo raggiungiamo.
Attendiamo che apra le sue porte parlando nel cortile con l’amico o l’amica che ci accompagnerà salendo. Entrando nei suoi corridoi si sente riecheggiare quel quotidiano brusio che, alle orecchie dei custodi, risulta ormai come un’allegra sinfonia. Sia chi lo frequenta già da ben cinque anni sia chi lo ha appena conosciuto si chiede chi fu, quell’uomo, dal quale questo enorme edificio prende il nome.
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Niccolò Forteguerri nacque proprio a Pistoia il 7 Ottobre 1419. Era il primogenito di ben otto figli e i suoi genitori si chiamavano Bartolomeo e “Pippa”, di ignoto casato. Forteguerri era di famiglia nobile ma, a causa di alcuni problemi economici, la sua famiglia era caduta in disgrazia. Fu proprio nella nostra città che seguì gli studi elementari di grammatica e di dialettica ma, volendo passare allo studio del diritto, dovette trasferirsi a Bologna, dove fu allievo di un altro giurista anch’esso pistoiese: Filippo dei Lazzari. Forteguerri seguì poi il suo maestro a Siena e lì si addottorò in “utroque iure”. Successivamente conobbe Enea Silvio Piccolomini, amico e parente, che lo avviò alla carriera ecclesiastica. Nel
corso della sua vita ottenne incarichi importanti, venendo promosso vescovo di Teano, una città in provincia di Caserta, e poi tesoriere apostolico. Quest’ultima era una carica che si attribuiva a colui che era responsabile della gestione finanziaria della Santa Sede, quello che in latino sarebbe stato riconosciuto come il “camerarius domini papae”. Per un periodo visse pure a Napoli e solamente la sua morte lo ostacolò dal partecipare alla crociata organizzata da Pio II contro i turchi. A Viterbo, il 21 Dicembre 1473, “ad hore due “di notte infatti venne trovato morto presso la chiesa di San Sisto. Ad incuriosirci riguardo alla sua morte c’è il fatto che secondo alcuni storici sia stato ucciso per avvelenamento da qualcuno che cospirava contro di lui.
Più che come un cardinale noi lo ricordiamo come un filantropo poiché, dopo la sua morte, vennero fatte a suo nome delle grandi donazioni da cui, con il nome di “pia casa di sapienza”, nacque l’edificio che tra noi studenti viene denominato “il Forte”.
Bianca Morosi