Cronache del 11 dicembre 2025

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DEL CONSIGLIO FACENDO MANCARE IL NUMERO LEGALE

Ancora fumata nera per Toto

Nicoletti deve cacciare dal cilindro una soluzione se non vuole rimanere nella

palude

CoRTE DEI CoNTI E CENSURA Da Orazio al sangue versato di Charlie Hebdo: satira libera, pacifichiamo

Andreotti e le vignette di Forattini

SOLIDARIETÀ A CRONACHE

Briganti d’Italia e Gean: «No limitare la libertà di stampa»

Le Associazioni Briganti d’Italia e GEAN esprimono «piena solidarietà alla redazione di Cronache Lucane per le recenti polemiche sorte attorno all’evidenziato rapporto di parentela tra un magistrato della Corte dei Conti e la proprietà del giornale locale “Il Quotidiano del Sud”». Le associazioni sottolineano come «la testata abbia semplicemente posto l’attenzione su un tema rilevante (...)

■ continua a pag 5 Forattini

Leporace a pag 4

A DESTRA E MANCA

Non abbiamo usato parole dolci sui dem, affetti dalla sindrome del nanismo politico ed ostaggio dei veto players grillini e naturalmente, se il Signore vorrà, continueremo a farlo, ma quando c’è la bella idea d’aprire la contesa politica e le questioni di comunità ai cittadini allora si è sulla strada giusta per dar il benservito ai patrioti di centrodestra e ricostruire finalmente un po’ di speranza nelle possibilità d’alternanza. Eppure lo sforzo apprezzabile dei consiglieri regionali Lacorazza, Cifarelli e Marrese rischia di sbattere proprio contro ciò che in questo momento più Manca al PD lucano e cioè un segretario regionale, scelto dal basso e con una grande prova di mobilitazione democratica che ne restituisca legittimità e consenso. Ora un destino destroso e naturalmente lo zampino del diavolo hanno voluto apparecchiare le pentole senza i coperchi e così dopo il paracadutato Amendola da Napoli con furore è arrivato come commissario direttamente dall’Emilia Romagna tale Manca, quasi a sottolineare che la partecipazione è davvero un optional democratico e che è ancora attuale la locuzione latina del “nomen omen”, visto che di lui in Basilicata non c’è nemmeno l’ombra. Canta Jovanotti: “A destra e Manca…”

Bolognetti preoccupato insiste sull’incompatibilità della giudice Dodaro della famiglia del Quotidiano del Sud

«Brutto segnale il tentativo di censurare la satira»

SANITÀ

Al Ministero si è parlato del futuro della salute digitale, il Coordinatore Fo.N.Sa.D, De Filippo: «Su questo si gioca il diritto alla salute»

■ Servizio a pag 11 UNESCO

La cucina italiana è Patrimonio dell’Umanità: Da Caiata a Quarto, tanti i messaggi di soddisfazione dal mondo politico lucano: «Riconoscimento storico»

■ Servizi alle pag 2 e 3 CRONA-CHI?

Potenza strepitoso Si vola ai quarti

Dopo 19 anni rimane inspiegabile la morte di Nicola Macculi a Montalbano: a parlarne con Amendolara il giornalista Corrado

■ Servizio a pag 10 APT

Installazione luminosa a Castelmezzano: da domani e fino all’Epifania, luci e videomapping per accendere il Natale

■ Servizio a pag 8

COPPA ITALIA CONTRO IL CROTONE FINISCE 3 A 1
Nigro a pag 19
L’edizione di Cronache di ieri Bolognetti a pag 5
Dellapenna a pag 16

«Il lavoro del ministro Lollobrigida è la prova di quanto abbia reso evidente al mondo l’eccellenza della cucina italiana»

Caiata (FdI): «Un vanto dell’umanità»

SODDISFAZIONE PER LA DECISIONE UNESCO

La Regione Basilicata plaude al risultato

Inqualità di assessore regionale della Basilicata alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Carmine Cicala esprime la sua più viva soddisfazione per lo storico riconoscimento attribuito ieri alla Cucina Italiana, ufficialmente proclamata Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO. «Si tratta –dice Cicala – di un risultato di portata straordinaria, che valorizza l’identità profonda dell’Italia, il lavoro quotidiano degli agricoltori, degli artigiani del cibo, dei ristoratori, delle famiglie e di tutti coloro che custodiscono e tramandano le nostre tradizioni culinarie. Un traguardo che unisce il Paese e che conferma il valore universale della nostra cultura alimentare. Desidero sottolineare – aggiunge l’assessore – il grande impegno profuso in questi anni dal Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, promotore del-

la candidatura sin dal 2023, e l’azione del Governo guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che hanno creduto con determinazione in questo percorso. Il voto all’unanimità espresso dal Comitato UNESCO a Nuova Delhi rappresenta una vittoria dell’Italia e un’eredità preziosa per le genera- zioni future. È per me un onore partecipare alla serata organizzata dal Ministero presso l’Auditorium Parco della Musica – Sala Santa Cecilia di Roma, in occasione della votazione UNESCO: un evento dedicato alla celebrazione della cucina e dell’agroalimentare italiano, eccellenze riconosciute a livello mondiale. L’incontro ha rappresentato anche un momento di riflessione sull’importanza di proteggere la qualità, contrastare l’Italian sounding – che sottrae all’economia italiana risorse ingenti – e continuare a promuovere una cultura enogastronomica che racconta chi siamo».

«G

rande soddisfazione per il riconoscimento della cucina italiana patrimonio dell’Unesco grazie al prestigioso lavoro del nostro Ministro Lollobrigida», così dichiara in una nota il Presidente dell’InCE, On. Salvatore Caiata. «Il lavoro del Ministro Lollobrigida è la riprova di come questo riconoscimento sia stato reso evidente al resto del mondo, un riconoscimento che molti Paesi ci invidiano e che i più tentano di copiare senza riuscirci», conclude il rappresentante di Fratelli d’Italia.

Quarto (FdI:) «Riconoscimento storico» «PREMIATI IDENTITÀ, TERRITORIO GRAZIE ALL’AZIONE DEL NOSTRO GOVERNO»

«L’iscrizione

della cucina italiana tra i Patrimoni culturali immateriali dell’umanità rappresenta un passaggio storico, atteso da anni e finalmente realizzato. Un risultato che premia non solo la nostra identità agroalimentare, il valore delle comunità e la forza delle tradizioni, ma anche il lavoro convinto e costante del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, che ha sostenuto con determinazione questo percorso». A dichiararlo è Piergiorgio Quarto, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Basilicata. «La cucina italiana - aggiunge - è molto più di un insieme di ricette: è un modo di vivere, un patrimonio intergenerazionale, un modello culturale fondato sulla qualità delle produzioni, sul rispetto per gli ingredienti e sulla capacità delle nostre filiere di trasformare la biodiversità in eccellenza. Il riconoscimento dell’Unesco fotografa ciò che gli italiani sanno da sempre: attorno alla tavola si costruiscono comunità, relazioni, benessere e sviluppo. Questo risultato – prosegue - valorizza l’intera filiera agroalimentare italiana, una filiera che si chiude e si completa grazie

al lavoro di agricoltori, allevatori, pe- scatori, ristoratori e artigiani del cibo. È un ecosistema unico, in cui ogni anello – dalla produzione alla trasformazione, fino alla tavola – concorre a generare qualità, identità e sviluppo. Dai campi e dal mare alle cucine dei nostri ristoranti, l’Italia costruisce valore attraverso persone che custodiscono tradizioni, innovano i processi e mantengono vivo un patrimonio culturale che il mondo intero ci riconosce. Territori autentici come la Basilicata – conclude Quarto - ne sono esempio virtuoso, contribuendo a raccontare un modello alimentare sostenibile, competitivo e capace di generare futuro».

«In

cinquant’anni di attività non ho mai visto un g ov er n o in ve st ir e co sì

ta n to n el s et to re p ri m ar io L o st ra or di n ar io ri co no sc im en to della cucina italiana a Patrimon io c u lt u ra le i m m at er ia le d ell'umanità è solo l’ultimo dei risu lt at i ot te nu ti ». L o h a s ot to lineato il deputato Aldo Mattia, responsabile del dipartimento Agricoltura di Fratelli d’Italia, intervenuto ad Atreju per moderare un evento, dedicato a uno dei temi più strategici dell’agenda di go ve rn o: l a di fe sa d el M a de i n It al y a gr o al im en ta re , a l q ua le hanno preso parte mille impren-

ditori agricoli arrivati da tutta It al ia , ol tr e ce nt o qu el li gi u n ti

dalla Basilicata «È straordinari a l’ at te n zi on e p ol it ic a d im ostrata con fatti concreti in questi anni dal Governo e dal ministro

L o llo br ig id a ve rs o u n se tt o re spesso dimenticato. Si è riusciti a riportare l’agricoltura al centro del dibattito nazionale e internazionale». Mattia ha poi ricordato il successo della campagna “Coltiviamo l’Italia”, attraverso cui Fratelli d’Italia ha potuto incontrare in tutto il Paese migliaia di agricoltori su tutto il territorio. «T ra i r is ul ta ti r iv en d ic a ti , la scelta – coraggiosa e controcor-

rente – - ha evidenziato il deputato - di vietare nel nostro Paese le carni sintetiche, decisione che d im os tr a ch i di fe nd e d av ve ro i produttori italiani e chi invece ha votato contro agricoltura e allevamenti. Tra gli altri risultati di

questa grande cavalcata ci sono anche i progetti di filiera e la gestione delle emergenze». Mattia ha ricordato il Decreto Agricoltura, ora legge n.101 del 2024, che «limita gli impianti alle aree idonee come cave, zone industriali dismesse e aree di risulta e sosteniamo lo sviluppo dell’agri-voltaico di ultima generazione, che consente di produrre energia senza rinunciare alla coltivazione e all’allevamento. E poi il sostegno al la s ov ra n it à a li m en ta re - h a concluso Mattia - gli investimenti per favorire gli insediamenti in agricoltura di giovani e donne come titolari di aziende».

Tra tradizione contadina, biodiversità e ospitalità, Cia-Agricoltori Italiani celebra il riconoscimento con iniziative speciali negli agriturismi di Potenza e Matera

La cucina italiana patrimonio Unesco: gli agriturismi lucani in prima fila

Le 215 aziende agrituristiche lucane si preparano a celebrare l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità riconosciuto dall’Unesco. Un risultato accolto con entusiasmo dal mondo agricolo, che vede in questo traguardo il coronamento della stretta sinergia tra produzione agricola e ristorazione.

«La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo» afferma il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini. «La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori – sottolinea Fini – che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero».

Per Fini, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra con le organizzazioni agricole – «rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli».

Natale in agriturismo tra qualità, tradizioni e laboratori

Qualità, genuinità, ospitalità e prezzi contenuti sono gli ingredienti che gli agriturismi associati a Cia-Agricoltori di Potenza e Matera offriranno per le festività natalizie. Come da

tradizione, gli imprenditori agricoli punteranno sui menù contadini delle feste, coinvolgendo gli ospiti con lezioni di cucina, laboratori per ragazzi e attività in azienda. Un percorso esperienziale fatto di racconti, emozioni, profumi e sapori, proposto negli agriturismi delle aree rurali: dalla costa ionica alle colline, fino alle zone montane. Turismo Verde-Cia – che rappresenta circa una cinquantina di agriturismi, pari a un quarto degli iscritti all’albo regionale – prosegue nel progetto di valorizzazione della ristorazione agrituristica e della cultura contadina. L’obiettivo è promuovere una rete di imprese che condividono gli stessi valori, senza rinunciare alla propria identità e alle radici territoriali.

Un ruolo chiave è affidato alle agrichef, le donne ai fornelli, spesso titolari delle aziende agricole, custodi di ricette tramandate dalle nonne e interpreti di un menù che unisce piatti della cucina tipica contadina alle diverse peculiarità del territorio.

Le priorità degli ospiti: risparmio, emozione e natura Secondo Turismo Verde-Cia sono sei le priorità ricercate dagli ospiti in agriturismo: il giusto rapporto qualità-prezzo; l’emozione, perché «l’ospite, dopo il soggiorno in agriturismo, porta sempre con sé una bellissima esperienza»; l’ambiente e la salute, grazie a strutture immerse nella natura;il gusto, garantito dai sapori autentici dei piatti e dei prodotti agricoli; la comodità e il relax, settori in cui le aziende agrituristiche hanno già compiuto importanti passi avanti e in cui possono migliorare ulteriormente.

L’agriturismo italiano verso la candidatura Unesco «L’agriturismo italiano è una eccellenza che

va tutelata e non a caso è il format più copiato nel mondo» sottolinea Mario Grillo, presidente di Turismo Verde. Sulle motivazioni che hanno portato l’associazione a intraprendere il percorso per candidare l’agriturismo italiano a patrimonio immateriale dell’umanità, Grillo aggiunge: «Siamo soddisfatti per il risultato ottenuto, che tiene conto della grande attenzione del mondo verso la cucina sana, le tradizioni, il rispetto della terra e della sostenibilità. La cucina contadina oggi porta con sé la sostenibilità: il rispetto della natura è innato nel nostro lavoro di agricoltori. L’economia circolare nelle aziende agricole è insita nel concetto di uso e riuso delle risorse, proprio della cultura dei contadini». Un riconoscimento, quello Unesco, che rafforza il ruolo dell’agriturismo come custode di tradizioni, biodiversità e innovazione sostenibile.

Cucina italiana conquista l’Unesco: la Basilicata brinda con Coldiretti

Coldiretti Basilicata, insieme ai cuochi contadini e agli agricoltori lucani, celebra l’ingresso ufficiale della cucina italiana tra i patrimoni culturali immateriali dell’umanità riconosciuti dall’Unesco. Un traguardo che affonda le sue radici nelle tradizioni culinarie delle campagne e nella ricchezza dei mille piatti regionali.«Un risultato importante anche dal punto di vista della crescita della nostra Basilicata e di tutto il Paese – spiega Coldiretti Basilicata – che dà alla nostra cucina ciò che si è conquistata sul campo da tempo, con una sorta di certificazione di alto profilo di cui non potranno che beneficiare filiera e territori coinvolti».Secondo un’indagine Coldiretti/Censis, il 94% degli italiani considera questo riconoscimento un’opportunità di sviluppo per l’economia nazionale. La cucina italiana vale oggi nel mondo 251 miliardi di euro, con una crescita del +5% rispetto all’anno precedente, come evidenzia

l’analisi Coldiretti elaborata su dati Deloitte Foodservice Market Monitor 2025. Stati Uniti e Cina da soli rappresentano oltre il 65% dei consumi globali legati alla cucina tricolore.Un riconoscimento, osserva l’organizzazione lucana, fondamentale anche per contrastare il fenomeno dell’italian sounding: «oltre un italiano su due

(53%) all’estero si ritrova abitualmente a tavola pietanze e prodotti tricolori “taroccati”, fatti con ingredienti o procedure che nulla hanno a che vedere con la vera tradizione culinaria nazionale», secondo l’indagine Ixè.Nasce l’Accademia della cultura enogastronomica italianaPer sostenere la candidatura e valorizzare il risul-

tato ottenuto, Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica, in collaborazione con il Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, hanno promosso la creazione dell’Accademia della cultura enogastronomica italiana.L’istituzione è pensata per formare le nuove generazioni di professionisti del settore: dalle scuole di cucina e alberghiere ai percorsi universitari dedicati alle scienze gastronomiche, dell’alimentazione e dell’agroalimentare, fino ai numerosi operatori già attivi nella filiera – acquirenti, ristoratori, distributori, cuochi, pizzaioli, giornalisti e influencer del cibo.L’Accademia guarda anche oltre confine, rivolgendosi alle reti estere di rappresentanza e promozione dell’agroalimentare italiano, sostenute dal lavoro delle Ambasciate. Un investimento culturale e strategico che punta a rafforzare l’autenticità del Made in Italy e a formare ambasciatori della vera cucina italiana nel mondo.

Da Orazio a Charlie Hebdo: satira libera tra querele e sangue versato

Andreotti e le vignette di Forattini

Meme AI oggi come satire antiche: riconoscibili, non ingannevoli, da difendere

DI PARIDE L EPORACE

Il poeta Orazio da Venosa era aduso a far satira, e nella prima del suo libro secondo riporta una discussione tra la trasfigurazione del suo personaggio e il celebre giurista romano Trebazio Testa sulle eventuali questioni morali dei versi allargando lo sguardo ad eventuali conseguenze legali. Recita Orazio: «Vi son di quelli, a cui sembra che io nella satira sia troppo mordace, e che trapassi la misura; altri ritiene che tutto quello che ho scritto è privo di vigore, e che dei versi simili ai miei se ne possono scodellar mille al giorno. Consigliami, o Trebazio , ciὸ che ho da fare». E il giurista dice: «Per verità, io non posso scalfire di quanto affermi neppure una virgola: tuttavia, affinché tu avvertito ti guardi che la scarsa conoscenza delle sante leggi non ti cacci in qualche molestia, ricordati: “Se qualcuno comporrà versi cattivi contro un cittadino, ci sarà il processo e la sentenza”».

oltre mille al giorno dei moderni meme. Lo spazio in questione sta in una pagina digitale che è dichiaratamente satirica, non è ingannevole notizia che confonde il fruitore. Nessuno in queste ore ha scambiato l’assessore Falotico in un ossesso che s’identifica con il Natale ma ha solo riso per il suo attivismo istituzionale. Sono passati secoli dai versi di Orazio ed oggi si conviene che la satira va lasciata libera per comune convinzione. Se ne di-

Siamo tra Repubblica e Impero romano quando la Satira si arrovellava di Diritto e gli antichi versi mi sono venuti in memoria a leggere sulla mia testata di appartenenza che nel XXI secolo si può essere ammoniti a non adoperare la satira con le immagini dell’Intelligenza Artificiale. Sono abbastanza certo che con l’avanzare della tecnologia se ne scodellano

scusse per “Charlie Hebdo” che sbeffeggiando gli integralisti ne pagò un alto prezzo di sangue. Da quella testata non ci fu me-

diazione e a dieci anni dai fatti si continua a difendere la satira senza limiti. Dicono che Andreotti collezionasse le vignette a lui

dedicate da Forattini. Eppure non erano certo dei santini elettorali. Cerchiamo tutti di non scalfire di una virgola le satire di

ogni tempo. Che, essendo appunto satira, è riconoscibile. Ma soprattutto parliamone, nessuno si senta offeso.

__ Alcune vignette di Forattini e sotto Orazio e alcune vignette di Charlie Hebdo

Il segretario dei Radicali Lucani esprime solidarietà alla redazione di Cronache Lucane: «L’insofferenza che giunge dalla Corte dei Conti preoccupa»

Bolognetti: «Brutto segnale il tentativo di censurare la satira»

Dopo la lettera inviata da Giuseppe Tagliamonte, presidente della Sezione regionale di controllo per la Basilicata della Corte dei Conti con la quale si prova a censurare la satira diffidando la nostra redazione, il segretario dei Radicali Lucani Maurizio Bolognetti esprime solidarietà.

DI M AURIZIO B OLOGNETTI

Voglio esprimere la mia piena, totale vicinanza alla redazione di Cronache Lucane e alla sua direttrice, Rosamaria Mollica. Invocare la

censura su fatti che dovrebbero rendere inquieti tutti coloro che hanno a cuore una equilibrata e serena gestione della macchina giudiziaria, non è un bel segnale.

L'insofferenza, che giunge dalla Corte dei Conti di Potenza relativamente a un video satirico realizzato, come correttamente indicato dalla redazione di Cronache, con l'utilizzo dell'intelligenza artificiale, preoccupa. Non siamo nella Russia di Stalin e Andropov o di Putin e nemmeno nella Cina di Mao o Xi Jinping, paese, quest'ultimo, dove nel

Nessuno ci imponga la censura

Dottor Tagliamonte, così non va. La satira è satira, non è che la si può censurare. Si fa per ridere e colpire il potere. Fustigo ridendo mores, dicevano i romani. Se provoca lo sdegno del potente colpito evidentemente la satira ha fatto centro. Caro dottor Tagliamonte, che le piaccia o no, lei è un potente. Non lo diciamo noi, lo dice la Costituzione. Quello che lei detiene è il terzo potere dello Stato. Forse lei non è abituato a misurarsi con gli svantaggi che il potere produce tra i quali c’è anche quello di essere bersaglio della satira. CRAXI NON GIRAVA IN ANFIBI

Se lo ricorda Forattini? Il noto vignettista disegnava Craxi con gli anfibi e la posa da Duce e Spadolini nudo con un piccolo pene coperto da una foglia. Non crediamo che il lettore medio abbia mai immaginato che fossero imma-

dio è spesso più attento di chi si crede al di sopra della media. LA CENSURA E IL CONFLITTO DI INTERESSI

Non abbiamo alcuna intenzione di lasciarci mettere il bavaglio. Non accettiamo censure di nessun

2018 due Netizen sono scomparsi nel nulla dopo aver fatto dell'ironia sul Presidente Xi, paragonandolo al rinomato panino cinese Baozi. No, non siamo nell’Unione Sovietica di Breznev e nemmeno nella Cina di Mao e Xi, almeno me lo auguro.

Certo, viviamo in un Paese in cui alcune proposte, contenuti, idee non hanno diritto di cittadinanza. Provare a censurare la satira è davvero un brutto segnale. Che dire?Per parte mia attendo ancora che dal CSM, dalla Corte dei Conti di Roma e dal Ministero del-

ramente. Ci dispiace se questa cosa le crea imbarazzo. A noi desta preoccupazione. Ci preoccupa il fatto che un giudice dichiaratamente nemico del Presidente Occhiuto sia in servizio presso il Tribunale che deve giudicare l’attività amministrativa di un

de dei giornalisti, ma che addirittura vorrebbe censurare uno quando fa satira. Ci preoccupa anche il fatto che lei scriva all’ordine dei giornalisti. Nel Consiglio dell’Ordine siede Leo Amato che è un dipendente di Dodaro ed è in grado

Caro dott. Tagliamonte, noi non accettiamo censure anche perché se lei chiede di censurarci è perché abbiamo colpito nel segno. Adesso aspettiamo l’intervento del Consiglio dell’Ordine in cui siede un dipendente del giornale del-

la Giustizia giunga una qualche risposta alle questioni di incompatibilità ambientale che ho ritenuto di dover porre. Questioni, se volete, di opportunità. Non metto in discussione, fino a prova contraria, la probità di un magistrato nell'esercizio delle sue funzioni, ma di certo pongo e continuerò a porre questioni di opportunità che a me appaiono piuttosto evidenti. L'art. 1 della DLGS 109/2006, gioverà ricordarlo, recita quanto segue: "Il magistrato esercita le funzioni attribuitegli con imparzialità, correttezza,

diligenza, laboriosità, riserbo e equilibrio e rispetta la dignità della persona nell'esercizio delle funzioni".

La domanda che continuerò a pormi è una soltanto: era opportuno trasferire la dr.ssa Dodaro, della cui probità mi dico certo, in quel di Potenza dove c’è una sede del Quotidiano del Sud? Le parole pronunciate dalla sopra citata e riferite al Presidente della Regione Calabria, sia pur in una conversazione privata, non contribuiscono a creare un clima di sospetti che non giova a nessuno?

Il coordinatore Romano: «Ogni tentativo di limitare la libertà di stampa come un pericolo per la democrazia»

Briganti d’Italia e GEAN: «Solidarietà a Cronache

Lucane»

Le Associazioni Briganti d’Italia e GEAN esprimono «piena solidarietà alla redazione di Cronache Lucane per le recenti polemiche sorte attorno all’evidenziato rapporto di parentela tra un magistrato della Corte dei Conti e la proprietà del giornale locale "Il Quotidiano del Sud"». Le associazioni sottolineano come «la testata abbia semplicemente posto l’attenzione su un tema rilevante e sempre attuale: il rischio di incompatibilità che può generarsi quando figure della magistratura operano nello stesso territorio in cui familiari ricoprono ruoli di natura editoriale o economica».

«Si tratta di una riflessione legittima, coerente con il diritto/dovere dell’informazione di segnalare potenziali conflitti che possano incidere sulla trasparenza e sulla fiducia nel-

le istituzioni» continua la nota del coordinatore Grazia Antonio Romano.

Briganti d’Italia e GEAN - Guardie Equestri Ambientali Nazionali condividono «pienamente il principio che alla stampa non possa e non debba mai essere messo il bavaglio. Ogni tentativo, diretto o indiretto, di limitare l’espressione giornalistica costituisce un pericoloso precedente per la democrazia e per il libero esercizio della critica».

«Nel ribadire sostegno alla redazione, le associazioni auspicano che il confronto resti civile e che le istituzioni tutte operino con la massima chiarezza per tutelare sia l’indipendenza della magistratura sia la libertà dell’informazione, pilastri imprescindibili della vita democratica» conclude il coordinatore Romano.

Tagliamonte della Corte dei Conti nervosamente ci chiede
Bolognetti e l’edizione di ieri di Cronache

GIOVEDÌ

ANTE MANI IN CUCINA

UN VULCANO DI ESPER

RIENZE

Summa (Spi Cgil Basilicata) sullo sciopero generale: «Il corteo di domani transiterà davanti alla sede Stellantis di Melfi»

«In piazza per pensioni e lavoro»

«S

enza una riforma vera delle pensioni e senza rispetto per il lavoro e per le persone, non c’è futuro né per i giovani né per gli anziani. Salari poveri significa anche pensioni povere. Ecco perché il 12 dicembre saremo in sciopero in tutta Italia per difendere dignità e giustizia sociale, per garantire equità e potere d’acquisto a chi ha lavorato una vita, ai pensionati e alle pensionate di oggi e di domani. Chiediamo inoltre anche in Basilicata diritto alle cure, assistenza adeguata agli anziani e ai non autosufficienti e il rispetto del diritto ad invecchiare a casa propria». Lo afferma il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa, che ricorda «la crescente difficoltà economica vissuta da milioni di pensionate e pensionati, attestata anche dalla Caritas di Potenza nel suo ultimo report. E le cose peggioreranno - afferma - Dal-

l’analisi tecnica elaborata dagli uffici Previdenza della Cgil nazionale e dello Spi Cgil sul decreto del 19 novembre 2025 relativo alla perequazione delle pensioni con decorrenza dall'1 gennaio 2026, emerge chiaramente come pensioni minime aumenteranno di soli 3,12 euro, passando da 616,67 a 619,79 euro. Una pensione nel 2025 di 632 euro netti passerà nel 2026 a 641 euro netti, solo 9 euro in più al mese; una pensione di 800 euro netti crescerà anch’essa di soli 9 euro mensili, da 841 a 850 euro; una pensione da 1.000 euro netti aumenterà di soli 11 euro al mese; mentre una pensione di 1.500 euro lordi, dopo la tassazione, crescerà di appena 17 euro mensili. Numeri che dimostrano che la strada perseguita è sbagliata, dal momento che impoverisce ulteriormente chi vive già con redditi insufficienti. Se a ciò si aggiunge la no tax area ferma a 8.500

euro annui, è evidente che il risultato è un sistema che rischia di creare disuguaglianze non volute e di alimentare sfiducia e senso di ingiustizia sociale, compromettendo i principi di equità e dignità su cui deve fondarsi la previdenza pubblica. Ecco perchè - continua Summa - chiediamo interventi strutturali e non operazioni di facciata. Da tempo chiediamo l’allargamento e il rafforzamento della quattordicesima mensilità, strumento fondamentale di sostegno al reddito per mi-

lioni di pensionate e pensionati, insieme all’allargamento della no tax area per i pensionati, perché gli aumenti reali vengono oggi assorbiti dal prelievo fiscale e i redditi più bassi stanno sprofondando nella povertà. Il Paese non può permettersi di lasciare indietro chi ha lavorato una vita né di trasformare la condizione delle persone anziane in terreno di propaganda politica. Il governo Meloni ha costruito una narrazione fatta di slogan e promesse sul superamento della legge Monti

Fornero, sulla flessibilità in uscita e su pensioni più dignitose, mas realtà che vivono ogni giorno lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati è profondamente diversa: dal 2027 non solo si andrà in pensione sempre più tardi ma con assegni sempre più poveri, con conseguenze pesantissime sulle condizioni di vita degli anziani specialmente al sud e nella nostra Basilicataconclude Summa - che già subisce un gap rispetto al resto del Paese in termini di servizi e prestazioni, specie dal punto di vista del diritto alla salute. Come Spi Cgil Basilicata il 12 dicembre saremo in corteo e al presidio davanti allo stabilimento Stellantis di Melfi al fianco dei lavoratori che sono in lotta per difendere il loro posto di lavoro e dell’industria lucana che rischia di essere spazzata via per assenza di politiche industriali sia a livello nazionale che regionale».

LETTIERI E TRIVIGNO: «SONO ASSENTI I SOSTEGNI A SALARI, ISTRUZIONE, POLITICHE GIOVANILI E ALLA SANITÀ PUBBLICA»

Legge di Bilancio, ecco l’adesione di Europa Verde Basilicata

Verde Basilicata annuncia la propria adesione allo sciopero del 12 dicembre indetto dalla CGIL contro la Legge di Bilancio, ritenuta inadeguata a rispondere ai bisogni sociali, ambientali ed economici del Paese e della Basilicata. «Come luogo simbolo delle criticità occupazionali che interessano la nostra regione è stata scelta l’area industriale di San Nicola di Melfi, precisamente davanti agli stabilimenti della Stellantis - Fanno sapere Donato Lettieri e Michela Trivigno Portavoce Europa Verde Basilicata - A nostro avviso, tale legge non offre misure efficaci per sostenere salari, pen-

sioni, sanità pubblica, istruzione, politiche giovanili e interventi contro la precarietà, mentre manca una visione strategica per la riconversione ecologica e per la tutela dei territori, soprattutto delle aree interne. Siamo convinti che occorrano politiche fiscali più eque, investimenti nelle energie rinnovabili, nella mobilità sostenibile e nei servizi essenziali, insieme a un impegno concreto per contrastare lo spopolamento e creare lavoro di qualità nella regione. Per tali ragioni saremo al fianco di lavoratrici, lavoratori, studentesse e studenti che scenderanno in piazza per chiedere giustizia sociale e ambientale».

Ilnuovo studio del Servizio Stato Sociale, Politiche Fiscali e Previdenziali della UIL, diretto dal Segretario confederale Santo Biondo, conferma che il sistema fiscale immobiliare italiano continua a presentare forti disparità territoriali, anche tra i due capoluoghi lucani. I dati in Basilicata per le seconde case (aliquota 11,4%). Matera: saldo 326 euro (costo annuale 653 euro), Potenza: saldo 303 euro (costo annuale 606 euro). Per le abitazioni di lusso (A/1, A/8, A/9) - aliquota 6%: Matera: saldo 380 euro (costo annuale 760 euro),

Potenza: saldo 279 euro (costo annuale 559 euro).

Pertinenze: Cantina: 32 euro a Potenza – 36 euro a Matera, Box auto: 53 euro a Potenza – 33 euro a Matera. Le elaborazioni si basano sulle rendite catastali medie provinciali, rivalutate come previsto dalla normativa vigente, e sulle aliquote comunali pubblicate entro il 28 ottobre sul sito del Dipartimento delle Finanze. «Lo studio – afferma il Segretario confederale UIL Santo Biondo – restituisce il quadro iniquo di una vera e propria lotteria fiscale alimentata da valori catastali obsoleti e da un mo-

saico di aliquote locali che generano ingiustizie. Serve una riforma del catasto a gettito complessivo invariato, con basi imponibili aggiornate, aliquote più eque e maggiore progressività». Biondo ribadisce la necessità di: mantenere intangibile l’esenzione sulla prima casa non di lusso; uniformare le detrazioni comunali; istituire un range nazionale di aliquote con obbligo di motivare ogni aumento; creare una banca dati integrata (catasto, anagrafe, utenze, locazioni) per contrastare evasione e irregolarità. «La riforma del catasto – conclude – è

il punto di partenza per un nuovo patto di fiducia tra Stato e cittadini». Tortorelli, sottolinea: «La Basilicata vive condizioni economiche e demografiche particolari: redditi più bassi, un mercato immobiliare fermo e aree interne che si svuotano. In questo quadro, anche differenze di poche decine di euro pesano sulle famiglie. Non possiamo accettare una tassazione che non tiene conto delle fragilità dei territori e delle famiglie. È inoltre il recente Rapporto Caritas sulla povertà a confermarlo perché da noi si registra anche una “povertà abi-

tativa” e condizioni di abitazioni fatiscenti e degradate specie per persone anziane». Tortorelli aggiunge: «La differenza tra Potenza e Matera evidenziata dallo studio UIL conferma che servono criteri più uniformi e una riforma che accompagni la rigenerazione urbana. L’IMU deve incentivare il recupero dell’invenduto, il sostegno agli affitti a canone concordato e la vitalità dei piccoli comuni. Continueremo a chiedere un fisco equo, semplice e trasparente. Tassare bene significa anche proteggere chi vive nei territori più fragili».

Un convegno a Matera per analizzare opportunità e criticità di un settore in crescita, tra tavole rotonde, operatori e istituzioni

Confindustria Basilicata: turismo e valore immobiliare confronto sulle nuove strategie

Il turismo è ormai un attore strategico nella trasformazione urbana ed economica delle destinazioni, influenzando e venendo influenzato dal valore immobiliare in un rapporto che può diventare virtuoso o, se non adeguatamente governato, distorsivo.

Per approfondire questo binomio e definire opportunità e strategie di sviluppo, Confindustria Basilicata organizza un convegno in programma giovedì 11 dicembre, alle ore 17, presso il Palazzo Ducale Malvinni Malvezzi.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco Antonio Nicoletti e del presidente della sezione Turismo, Giovanni Matarazzo, l’introduzione ai lavori sarà affidata al vicepresidente di Confindustria Basilicata, Francesco D’Alema,

che presenterà obiettivi e finalità dell’iniziativa.Il programma prevede due tavole rotonde.

La prima, a carattere istituzionale, sarà dedicata alle strategie di sviluppo di un comparto che negli ultimi anni ha registrato una crescita significativa, pur mantenendo ampi margini di ulteriore espansione. Interverranno: Margherita Sarli, direttrice generale di APT Basilicata; Giacinto Marchionna, AD di Matera Collection e Turismore; Luigi De Santis, Managing Director di TRUE Events; e Andrea Laghi di Destination Italia.

La seconda tavola rotonda vedrà invece protagonisti i principali operatori del settore, chiamati a offrire una visione più ampia sulle trasformazioni in atto, sulle sfide emergenti e sulle opportunità futu-

re. Interverranno: Edoardo Lanzetti, Corporate Strategic Development di Alpitour World; Daniele Mereu, direttore Operations del Gruppo UNA; Angelica Corsini, Head of

Business Development di Arsenale Group; e Francesco Calia, Head of Hospitality Italy di Cushman & Wakefield.

Le conclusioni saranno affidate al presidente di

Confindustria Basilicata, Francesco Somma, che tirerà le fila del dibattito offrendo una prospettiva sulle traiettorie di sviluppo possibili per il settore turistico regionale.

Dal 13 dicembre all’Epifania, installazione luminosa firmata APT Basilicata

Castelmezzano accende

la magia: luci e video mapping

Castelmezzano si prepara a un Natale immersivo e scenografico con l’installazione luminosa «Il respiro della luce – Emozioni, visioni e colori di Natale sulle Dolomiti lucane», promossa dall’APT Basilicata in collaborazione con il Comune.

L’iniziativa prenderà il via sabato 13 dicembre, alle 17:30, in piazza Emilio Caizzo.Ogni sera, fino all’Epifania, dalle 19:00 alle 22:00, videoproiezioni e giochi di luce trasformeranno il borgo e le pareti rocciose delle Dolomiti lucane in un grande teatro a cielo aperto. A completare l’esperienza ci sarà un video mapping sulla facciata della chiesa di Santa Maria dell’Olmo, dedicato alla «Natività mistica» del Botticelli. Su pietra e case scorreranno stel-

le, fiori d’inverno, costellazioni e simboli natalizi, fino a culminare in un fascio luminoso che rivela la scena della Natività.

«L’obiettivo è arricchire l’offerta turistica e sperimentare l’apertura degli attrattori anche oltre la stagione di punta» spiega la direttrice generale dell’Apt, Margherita Sarli.

«L’iniziativa sta già ricevendo grande attenzione comunicativa e, se darà i risultati sperati, potrà essere replicata e potenziata negli anni futuri».

«Si tratta di un racconto visivo che valorizza la geologia e la morfologia del territorio, celebrando al tempo stesso il tema del ritorno della luce» aggiunge il sindaco Nicola Valluzzi.

«Un esperimento innovativo che arricchisce una stagione turistica già entusiasmante e in continuo movimento sin dal ponte del 25 aprile».

Il progetto è parte del più ampio programma di valorizzazione dell’APT Basilicata, che punta a rendere il territorio attrattivo anche nei mesi di bassa stagione attraverso eventi, installazioni e nuove esperienze capaci di coniugare natura, arte e suggestione.

CRONA-CHI? Morto dissanguato per difendere la sua campagna, ne parla insieme a Fabio Amendolara il giornalista Antonio Corrado

Dopo 19 anni rimane inspiegabile la morte di Nicola Macculi a Montalbano Jonico

Nella notte tra il 6 e il 7 marzo del 2006, la campagna di Montalbano Jonico si trasforma in una scena del crimine. Contrada Bertilaccio. Solito silenzio. Poi, nel buio, tre colpi. Tre spari che spezzano la vita di un uomo: Nicola Macculi, 45 anni, agricoltore, padre di due bambini. Il corpo verrà trovato solo due giorni dopo, nel pomeriggio del 9 marzo, lungo la stradina che porta alla sua casa rurale. Ma Nicola era già morto da ore. L’autopsia parlerà chiaro: dissanguato per la rottura dell’arteria femorale sinistra, colpito da una cartuccia a pallettoni. Lo stesso tipo di munizione usata per la caccia al cinghiale. Nicola non era un uomo che cercava guai. Incensurato, lavoratore, padre di famiglia. Ma da tempo viveva nella paura. Gomme tagliate, furti, la sua Fiat Croma incendiata, minacce sempre più pesanti. Aveva sporto denuncia, ma non si era arreso. Aveva deciso di restare, di sorvegliare il suo podere. E quella notte, forse, ha scoperto chi lo stava tormentando. Nel buio della masseria, un bagliore improvviso: il suo furgone in fiamme.

Macculi impugna il fucile e corre fuori. Spara un colpo. Ma a vuoto. L’uomo che ancora si nasconde nell'ombra risponde al fuoco. Tre colpi. Letali. Poi scappa, lasciando Nicola a terra, sanguinante. Sette ore di agonia. Nessun soccorso. Morirà nel suo campo, sulla terra che stava cer-

cando di difendere. Le indagini della Procura di Matera e dei carabinieri di Policoro hanno imboccato da subito la pista del delitto non voluto, di un'aggressione degenerata. Ma, a quasi venti anni di distanza, il nome dell’assassino non c’è ancora. È su questo caso che si concentra la nuova inchiesta di Crona-Chi, il programma di Cronache TV condotto da Fabio Amendolara. «Ci occupiamo di un caso che è rimasto chiuso ormai in un cassetto da moltissimi anni e che approfondiremo con Antonio Corrado, collega giornalista. Che cosa stava venendo fuori all’epoca?». «La prima parte di questa inchiesta partì con il piede giusto perché dal ritrovamento del corpo, avvenuto alle ore 15:00 del 9 marzo 2006 sotto un fico d'India, scattarono subito le indagini – spiega il giornalista Corrado-. Gli inquirenti, all'epoca agli ordini del capitano Pasquale Zacheo, scandagliarono tutte le case, le abitazioni dei cacciatori di Montalbano e Scanzano. Anche qui forse si poteva allargare un po' il raggio della ricerca, con particolare attenzione verso i fucili da caccia che potessero avere i segni balistici di un'esplosione o tracce di polvere da sparo». «La cartuccia che ha ucciso Macculi poteva essere una cartuccia fatta in casa?» chiede Amendolara. «Gli inquirenti all'epoca dissero che si trattava, al novantanove percento, di una cartuccia fabbricata ar-

tigianalmente. Questo elemento – sottolinea Corrado- la dice lunga su quella che potrebbe essere la matrice e gli autori di questo omicidio. Si tratta di qualcuno che sa maneggiare le armi e le polveri da sparo, non certo di un cacciatore sprovveduto. Da ipotesi giornalistiche che furono svolte nell'immediatezza dei fatti, potrebbe essersi trattato proprio di criminalità organizzata, dedita probabilmente ai furti nelle campagne». «Quindi abbiamo già questo dato importante da ricordare –spiega Amendolara ai telespettatori -. Una cartuccia che probabilmente è stata prodotta nell'ambiente della criminalità organizzata epoi abbiamo un delitto che non è d'impeto, ma è probabilmentepremeditato».

«Ci sono state una serie di azioni che si sono consumate nei mesi immediatamente precedenti all'omicidio-evidenzia il giornalista Corrado- che fanno pensare a una forma di accanimento nei confronti di quest'uomo, che però riferiscono in paese essere una persona mite, dal carattere certamente forte e risoluto, ma una persona onesta, che non aveva giri strani, che non aveva nessun tipo di amicizia pericolosa. L'omicidio probabilmente non era nelle intenzioni di chi l'ha commesso, perché chi l'ha commesso verosimilmente si è difeso dal suo primo colpo sparato da Macculi. Sparare alle gambe significa, nella migliore delle ipotesi, spezzare le

gambe alla persona, con tutte le conseguenze che possono derivarne sotto il profilo della circolazione del sangue, ma evidenziano la non volontà di uccidere». «Infatti lui ha avuto l’arteria femorale recisa. In quelle otto ore però poteva salvarsi probabilmente. Quindi a conti fatti che cosa abbiamo? Abbiamo le cause della morte, questa cartuccia a pallettoni, l'ambiente da cui probabilmente proviene l'attacco e cos'altro? Un movente?» incalza il conduttore di Crona-Chi. «Il movente che gli inquirenti hanno ipotizzato fin dal primo momento – commenta Corrado - è proprio quello del furto. Però, per le ragioni che abbiamo detto poco fa, il furto non giustifica questo accanimento, quindi magari scavando meglio nella sua vita può emergere che lo stesso Macculi avesse fatto qualche torto a qualcuno, pur non volendolo». «Ma dalla famiglia è arrivata qualche indicazione?». «Dalla famiglia no. C'è il fratello Giuseppe che da sempre chiede verità. Anche loro non se ne danno una ragione, ma avevano intuito, dalle azioni che si erano verificate in passato (auto bruciate, gomme tagliate), che c'era qualcosa di grosso dietro, che non era il classico ladruncolo di derrate alimentari». «In quella zona – chiede Amendolara- c'erano stati altri furti?». «No, in quel periodo non c'è stato grande movimento, poi negli anni a venire si e si trattava di furti di mezzi agricoli, piuttosto che piccoli escavatori o derrate alimentari come olio e salumi. Quindi è facile ipotizzare che fossero anche bande di cittadini stranieri, ma questi episodi sono avvenuti dopo, non in quel periodo».

«Quindi c'è un’indagine, ma dove si arriva?» incalza Amendolara. «Questi casi o si risolvono in 24 ore oppure cominciano ad arenarsi progressivamente –specifica l’ospite in studio-. Diciamo che nell'immediatezza dei fatti il capitano Zacheo mi risulta che fu in grado di fare delle ipotesi e di presentar, anche alla magistratura inquirente, delle indicazio-

ni che poi però non portarono a nulla. Ma nei primi mesi si pensò che da un momento all'altro sarebbe arrivata la svolta del caso. All'epoca furono sentite anche parecchie persone, confinanti. C’erano delle piste, c'era un'indicazione, che però stranamente è rimasta off. Il fascicolo venne chiuso e nel frattempo il capitano Zacheovenne trasferitoper cui subentrò il capitano Fernando Carbone, che su impulso anche della famiglia e di tutto l’ambiente prese in mano il fascicolo. Ci fu questa ripresa delle indagini che però, a distanza di due anni, si è arenata . Il problema è che questo caso è senza testimoni. A quell'ora della notte, in quella zona di Montalbano,è difficile che potesse passare qualcuno. Si fecero anche dei calchi di pneumatici ma non portarono a nulla, perché probabilmente l'auto su cui è fuggito l'assassino non era parcheggiata davanti la campagna di Macculi, ma sull'asfalto. Probabilmente il ladro si è dato alla fuga a piedi e poi è stato prelevato da qualcun altro, forse aveva un complice».

«Oggi secondo te è possibile ripartire?». «Si dovrebbe ripartire innanzitutto dal fascicolo che ha lasciato Zacheo. Sono passati diciannove anni, nel 2026 saranno venti, e magari l’occasione del ventennio è quella giusta per cercare di capire. Probabilmente anche la famiglia dovrebbe produrre degli atti formali, nominare un legale, produrre delle istanze alla Procura».

«Però Macculi aveva quarantacinque anni, due figli minori, una vita rispettabile. Era una persona per bene, è davvero un peccato lasciar cadere nel dimenticatoio questo ennesimo caso» afferma con una nota di amarezza Amendolara. «Tu sai come me che ci sono vari omicidi commessi nella fascia ionica, lucana, calabrese e pugliese. Ci sono dei lucani trovati in Puglia, in Calabria – conclude Corrado - . Quindi bisogna spingere. Lo dobbiamo a lui, lo dobbiamo a Macculi, lo dobbiamo alle tante vittime che non hanno ottenuto verità e giustizia».

Antonio Corrado a Crona-chi?

Il Coordinatore Fo.N.Sa.D, De Filippo: «La trasformazione digitale non è più un orizzonte teorico, ma il terreno su cui si gioca il diritto alla salute»

Rivoluzione sanitaria in Italia: il futuro della salute digitale

In Italia è in atto una rivoluzione sanitaria nel campo della digitalizzazione che fa scuola in Europa ma che ha ancora davanti a sé una strada lunga e che richiede la messa a terra di un processo normativo, organizzativo e culturale. Di questo e tanto altro si è parlato ieri al Ministero della Salute, alla presenza di Istituzioni, professionisti della salute ed esperti di digitalizzazione, nel corso della presentazione dei dati di un’indagine sullo stato dell’arte della salute digitale percepito dagli Hcp. La ricerca è stata commissionata dal Fonsad, il Forum Nazionale della Salute Digitale: un think tank di esperti che mira a promuovere e facilitare l’adozione delle tecno-

logie digitali all’interno del Sistema Sanitario Nazionale. Presente, tra gli altri, Vito De Filippo già sottosegretario di Stato alla Salute che ha affermato: «Siamo arrivati al momento conclusivo di un percorso che, come Forum Nazionale Salute Digitale, abbiamo voluto costruire in modo graduale, inclusivo e soprattutto orientato alle soluzioni, con l’obiettivo di creare un luogo stabile di confronto per promuovere innovazione e sicurezza digitale nel Servizio Sanitario Nazionale».

«Si chiude nella sede più adeguata, quella del Ministero della Salute un ciclo di incontri ed una fase di ascolto e di approfondimento che ci consegna idee, prio-

rità e – direi – una responsabilità comune. La trasformazione digitale della sanità non è più un orizzonte teorico: è il terreno su cui si gioca il diritto alla salute nei prossimi anni. Universalità ed equità hanno un altra prospettiva più sostenibile per molti aspetti e più efficace» continua De Filippo. «Cosa ci portiamo a casa dai tre incontri? - prosegue il coordinatore Fo.N.Sa.D - In questi mesi abbiamo attraversato tre snodi decisivi. Il primo incontro (14 maggio) ci ha ricordato quanto l’Italia stia correndo sul digitale – pensiamo al Fascicolo Sanitario Elettronico, all’interoperabilità dei documenti clinici –ma anche quanto questa corsa sia esposta ai rischi cyber. Abbiamo messo al centro un concetto semplice: la cyber-sicurezza non è un tema tecnico per addetti ai lavori; è tutela concreta dei servizi e dei cittadini. L’inviolabilità dei dati sanitari è un tema di grande valore. Il secondo incontro (2 luglio) ha spostato il focus sul cuore della sanità data-driven: l’ecosistema dei dati sanitari. Qui abbiamo discusso di qualità del dato, di standard comuni, di responsabilità condivisa tra Stato, Regioni e professionisti. La prospettiva è chiara: senza dati interoperabili e affidabili, la telemedicina, l’IA e l’innovazione clinica restano promesse parziali. Il terzo incontro (24 settembre) ha affrontato il tema più di frontie-

ra: l’intelligenza artificiale in sanità e il delicato equilibrio tra privacy e opportunità. È emersa una visione che personalmente condivido: il dato va protetto, certo, ma non “chiuso in cassaforte”. Va reso utilizzabile in modo sicuro ed etico, perché solo così può generare salute, ricerca e buona governance e programmazione. Tre incontri diversi, ma legati da un filo rosso: innovare sì, ma in modo responsabile, sicuro, equo e realmente utile alle persone». «Perché questo Forum serve al Paese? Il Forum nasce infatti per essere una rete permanente tra istituzioni, comunità scientifica, professioni e imprese, non un evento spot. La sanità digitale non è una questione di “tecnologie da comprare”. È una trasformazione culturale, organizzativa e normativa. Richiede formazione, modelli di governance chiari, responsabilità definite, interoperabilità e – soprattutto – fiducia. Fiducia nel fatto che i dati siano trattati con rigore e che l’innovazione migliori davvero la qualità delle cure e la sostenibilità del sistema» spiega Vito De Filippo. «Ecco perché l’esito di questo ciclo non può essere solo un bilancio: deve diventare proposta. Come previsto dalla nostra roadmap, il lavoro confluirà nel documento conclusivo che presenteremo come sintesi e piattaforma operativa del Forum» conclude Vito De Filippo.

Presentata da Agenas al Ministero della Salute. Consente di monitorare i miglioramenti del sistema sanitario italiano e misurare, con criteri oggettivi, i risultati nel territorio

La

Basilicata nel Programma Nazionale Esiti, Latronico:

Ieri, al Ministero della Salute, è stata presentata la nuova edizione del Programma Nazionale Esiti (PNE) 2025, un'iniziativa fondamentale per monitorare i miglioramenti del sistema sanitario italiano. L'assessore alla Salute, Politiche per la Persona e PNRR, Cosimo Latronico, ha evidenziato l'importanza di questo strumento, affermando: «La nuova edizione del Programma Nazionale Esiti 2025 rappresenta un elemento importante per monitorare i miglioramenti del sistema sanitario italiano e misurare, con criteri oggettivi, i risultati ottenuti in Basilicata». Il PNE, elaborato da AGENAS, si basa su 218 indicatori, di cui 189 dedicati all'assistenza ospedaliera e 29 all'assistenza territoriale, analizzando 1.117 strutture di ricovero per acuti in tutto il Paese. Questo programma si conferma una bussola per la programmazione e il governo clinico, consentendo di integrare flussi informativi come le Schede di Dimissione Ospedaliera e i dati dell’emergenza-urgenza. Latronico ha sottolineato che i valori assunti nel 2024 rappresentano una base dati essenziale per comprendere i punti di forza e

di debolezza del Servizio Sanitario Regionale (SSR), permettendo interventi tempestivi. «Tirare le somme a poche ore dalla presentazione generale da parte di Agenas – ha proseguito Latronico – senza un adeguato approfondimento in chiave costruttiva e comparativa, sarebbe alquanto superficiale a fronte di contesti molto complessi». L'assessore ha quindi ribadito la necessità di un'analisi dettagliata per valutare la qualità clinica, la capacità organizzativa e le competenze presenti sul territorio. Tra i risultati positivi, Latronico ha citato l'inserimento dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Melfi tra le strutture con livello ‘molto alto’ nell’ambito osteomuscolare e il netto miglioramento dell’Ospedale San Giovanni di Lagonegro. «In un ambito sanitario spesso segnato da forti differenze territoriali, la Basilicata si distingue per una variabilità interna contenuta, elemento che favorisce una programmazione più efficace», ha aggiunto.

Tuttavia, permangono criticità che richiedono attenzione. L'assessore ha evidenziato la necessità di rafforzare l'efficienza delle reti tempo-dipendenti e dei percorsi dedicati alle emergenze cardiovascolari e cerebrovascolari. Anche l'assistenza agli anziani con fratture e la gestione delle patologie croniche mostrano margini di miglioramento.

In conclusione, il PNE 2025 delinea una Basilicata in evoluzione, con un sistema sanitario che presenta punti di forza e criticità puntuali. Gli investimenti del PNRR, insieme ai quadri regolatori definiti dai decreti ministeriali, rappresentano un'opportunità per rendere le cure più tempestive, moderne e sicure, rispondendo in modo sempre più efficace ai bisogni dei cittadini. Latronico ha concluso affermando che la Regione è già al lavoro per garantire un'assistenza sempre più omogenea e appropriata.

Presentato a Potenza il nuovo movimento che punta su amministratori locali, partecipazione e sviluppo per contrastare spopolamento e disuguaglianze

Nasce Progetto Civico Italia: centrosinistra riparte dai territori

DI FRANCESACO MENONNA

Un movimento nato con l’obiettivo dichiarato di parlare ai cittadini e affrontarne le istanze, un partito di centrosinistra pronto al dialogo con le altre forze del cosiddetto campo largo e aperto ai territori. È stato presentato ieri mattina, nell’Auditorium Potenza Futura, Progetto Civico Italia, che vede come coordinatrice regionale la vicesindaca di Potenza, Federica D’Andrea. Con il motto «Cambiamo la Basilicata per cambiare l’Italia», il nuovo progetto nazionale ha fatto il suo esordio nel capoluogo lucano.All’incontro erano presenti Alessandro Onorato, assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda del Comune di Roma, la coordinatrice regionale D’Andrea e Francesco Ciampa di Area Civica. Prima delle politiche, il movimento lavorerà con una rete di amministratori civici in vista delle elezioni nei Comuni e nei centri più piccoli. L’obiettivo è ricostruire il dialogo con il centrosinistra per migliorare asset strategici come turismo, lavoro, ambiente e giustizia, senza disperdere la tradizione riformista.Il progetto punta a dare al campo largo un nuovo punto di riferimento capace di sviluppare temi nevralgici. La presenza di Onorato, di origini lucane e precisamente rioneresi, rafforza l’intento di avviare dalla Basilicata percorsi politici concreti, con l’apertura di circoli sul territorio. A Potenza il movimento ha preso forma grazie a D’Andrea, che ha coinvolto alcuni consiglieri comunali, come Mari-

ka Cillo, Claudia Marone e Rocco Pepe. La Basilicata, da ieri, conosce dunque una nuova corrente politica, che mira a parlare al cuore della gente con l’intento di migliorarne la condizione sociale e occupazionale.D’Andrea ha illustrato la struttura del progetto politico nato in regione: «È stato un processo naturale, perché Area Civica, che nasce all’interno del Consiglio comunale di Potenza ma si estende un po’ in tutta la regione, ha ambizioni di crescita e ha visto la collaborazione di molte persone avvicinatesi al nostro progetto per rispondere a esigenze precise: partecipazione, possibilità di dire la propria non solo nei contesti pubblici ma anche nelle assemblee che organizziamo».«Progetto Civico Italia rappresenta la continuazione, a livello nazionale, di un movimento partito qui e che punta sulle esperienze delle persone. Non solo sugli ideali, ma sugli ideali portati avanti da uomini e donne che si impegnano nei consigli comunali e nel mondo delle associazioni. L’obiettivo è dare un futuro differente alla nostra regione, farle acquisire una posizione di centralità in un Mediterraneo che torna a essere strategico. Vogliamo inserirci in una rete di amministratori, mettere a sistema esperienze non solo lucane ma di altre regioni, per generare sviluppo anche per una regione piccola come la nostra, invertendo numeri spesso infausti che ci presenta Banca d’Italia, Caritas, Svimez, Istat. Abbiamo già contatti nei territori: sarà nostra premura coordinarli e costruire una rete regionale che guardi poi al livello na-

zionale».Onorato ha poi approfondito la visione del nuovo movimento: «Con Federica avremo modo di rappresentare al meglio una regione che ha bisogno di buona politica, come si dice da troppo tempo senza che ciò accada. Ripartire dai territori, dare centralità agli amministratori, colmare la distanza di una politica che appare lontana, così come un Parlamento percepito distante. Questa è una regione segnata da un forte spopolamento, un problema diffuso in Italia e frutto di scarsa lungimiranza nelle politiche industriali e nei ser-

vizi».«L’Italia rischia di diventare una gigantesca RSA pagata dalle famiglie, non dallo Stato. Succede da Caltanissetta al Nord, fino a qui, in una terra che potrebbe offrire tanto e trattenere i giovani. Siamo nel centrosinistra, vogliamo creare un movimento politico nazionale. Con Progetto Civico Italia stiamo costruendo una rete di realtà civiche presenti nel Paese che non si sentono rappresentate dagli attuali partiti della coalizione. Questa rete diventerà, nei prossimi mesi, la costituente di un nuovo movimento politico nazionale».

Il Comune chiama associazioni, scuole e operatori culturali a presentare proposte per «La Maschera & le Maschere», con scadenza fissata al 30 dicembre 2025

Potenza avvia ufficialmente i preparativi per l’edizione 2026 del Carnevale cittadino. L’amministrazione comunale ha infatti pubblicato un avviso rivolto a soggetti pubblici e privati interessati a contribuire alla realizzazione del cartellone culturale «La Maschera & le Maschere: il Carnevale potentino – ed. 2026», con l’obiettivo di valorizzare una tradizione radicata e rafforzare il coinvolgimento della comunità locale.Le proposte dovranno ispirarsi al tema

del Carnevale e puntare a rinvigorire la storica festa cittadina, favorendo in particolare la partecipazione delle istituzioni scolastiche. Il Comune sottolinea la volontà di costruire un programma ricco e diffuso, capace di animare diversi spazi urbani con eventi di qualità.Le attività ammesse al bando possono spaziare tra numerose tipologie: manifestazioni artisticoculturali in luoghi chiusi oall’aperto, attrazioni e spettacoli viaggianti, animazione itinerante, pre-

sentazioni di opere letterarie, musica dal vivo –dai contest ai concerti, fino alle esibizioni di musica popolare e folkloristica internazionale – e iniziative dedicate all’arte di strada.

Le istanze di partecipazione al cartellone «La Maschera & le Maschere: il Carnevale potentino –ed. 2026» dovranno essere inviate entro il 30 dicembre 2025 esclusivamente tramite PEC all’indirizzo:protocollo@pec.c omune.potenza.it.Per candidarsi è necessario utiliz-

zare il modello disponibile nella sezione allegati del sito istituzionale del Comune di Potenza, dove è consultabile anche il testo integrale dell’avviso.Un invito, quello dell’amministrazione, a creare un Carnevale aperto, partecipato e capace di raccontare l’identità culturale della città attraverso nuove forme artistiche e creative.

• foto di Andrea Mattiacci

POTENZA Formare nuove penne al servizio della città: il progetto di una redazione per dare voce alle istanze giovanili

Il Consiglio comunale dei ragazzi per una comunicazione efficace

DI F RA NC ES C O ME NO N N A

POTENZA. Il valore della comunicazione, delle conoscenze e la formazione di nuove penne al servizio della città di Potenza sono stati al centro della terza seduta del Consiglio Comunale dei Ragazzi, svoltasi ieri pomeriggio nell'Aula Magna dell'ITC Luigi La Vista. Presenti il Sindaco di Potenza, Vincenzo Telesca, il Questore, Raffaele Gargiulo, il

Presidente del Consiglio Comunale, Pierluigi Smaldone, la Vice Sindaca, Federica D'Andrea, il Capo Redattore della sede ANSA di Potenza, Francesco Loscalzo, l'esperto di comunicazione digitale, Antonio Candela, il presidente dell'AGE (Associazione Genitori), Fernando Barbaro, e la dirigente didattica dell'ITC La Vista, Marianna Catalano. Ambiente, scuola e sviluppo di nuove conoscen-

ze vanno a braccetto solo con una comunicazione integrata e snella, capace di rispondere alle proposte dei cittadini e di dare vita e voce alle istanze della popolazione. Come? Attraverso la realizzazione di un giornalino e di una redazione, come previsto dagli intenti dell'Amministrazione Baby, guidata dalla Sindaca Vittoria Roccanova, che ha coordinato i lavori del consiglio comunale legato alle

Generi alimentari, giocattoli e articoli di cancelleria per le famiglie in difficoltà

La Guardia di Finanza di Potenza dona

beni di prima necessità alla Caritas

Nella mattinata di ieri il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Potenza ha provveduto a consegnare alla locale Caritas diocesana, presso il centro di aggregazione “A Casa di Leo”, in località Bucaletto, generi di prima necessità (alimentari, giocattoli e articoli di cancelleria) che saranno messi a disposizione delle numerose famiglie bisognose

presenti nel territorio lucano nell’emporio solidale di Tito. La Direttrice della Caritas diocesana di Potenza, Marina Buoncristiano, all’atto della consegna dei beni, ha espresso parole di sentito ringraziamento alla Guardia di Finanza, sottolineando il profondo valore sociale dell’iniziativa e auspicando future e ancora più significative forme di collaborazione e di sinergia.

La raccolta di beneficenza, promossa dal Comando Regionale Basilicata della Guardia di Finanza, alla quale hanno aderito con entusiasmo le Fiamme Gialle in servizio nel capoluogo e presso i Reparti della provincia potentina, testimonia concretamente l’attenzione che il Corpo riserva alle necessità dei più fragili e bisognosi.

idee e alle proposte sui vari temi dell'agenda politica, dalle infrastrutture al verde, dalle opere pubbliche allo sport, fino alla riqualificazione dei rioni e alla cultura. Quasi due ore di valutazione e proposte operative hanno caratterizzato il lavoro della giunta comunale baby. La comunicazione, in primis, e altre importanti tematiche sono state apprezzate dai partecipanti. In tal senso, il Presidente del Consiglio Comunale di Potenza, Pierluigi Smaldone, ha sottolineato: «Il consiglio dei ragazzi si conferma una fucina, una fabbrica di nuovi cittadini. Oggi affrontano un tema importante, con grande attenzione, invitando personalità significative nel campo della comunicazione».

Marianna Catalano ha dato il benvenuto alla giornata di approfondimento, affermando: «I temi all'ordine del giorno afferiscono alla comunicazione.

Pertanto, il suggerimento

ai nostri consiglieri è quello di prestare maggiore attenzione all'aspetto comunicativo tra i ragazzi». Ha proseguito, evidenziando l'importanza di valorizzare le nuove tecnologie, affinché tutti possano accedere agli strumenti comunicativi in modo efficace e consapevole, e di incentivare la scrittura e la lettura. «Proprio in questo momento, il nostro assessore sta proponendo l'istituzione di una redazione giornalistica», ha concluso Catalano, sottolineando il valore della scrittura e della lettura come strumenti di comunicazione efficace. Gli assessori hanno portato avanti le proprie proposte, sollecitando attenzione all'ambiente, alla valorizzazione degli spazi verdi, alla pulizia del territorio e alla manutenzione delle strade, nonché al mondo scolastico e alle infrastrutture sportive, in risposta alle lamentele dei giovani riguardo alla mancanza di strutture adeguate nel territorio.

l consigliere di Balvano denuncia dopo i graffi sulla sua auto

Luongo denuncia intimidazioni:
«È ora di smetterla!»

«Si è arrivati a un punto di non ritorno per quanto mi riguarda. È ora di smetterla». Con queste parole, il consigliere comunale di Balvano, Giuseppe Luongo, esprime la sua indignazione dopo che la sua auto è stata danneggiata con dei graffi. Luongo ha annunciato che presenterà denuncia ai Carabinieri, sottolineando che l'autore dell'atto è stato identificato grazie alle telecamere di sorveglianza. Questo episodio si inserisce in un contesto di minacce e persecuzioni personali che ha subito, incluse infamazioni alle sue aziende tramite lettere anonime. «Le autorità hanno già appurato la totale regolarità delle mie attività», ha dichiarato, evidenziando la sua determinazione a non subire in silenzio. La situazione preoccupa i cittadini di Balvano, che vedono in questi atti un deterioramento del clima sociale e politico nella comunità.

Fisascat e Filcams sul presunto suicidio del vigilante di 42 anni trovato senza vita nel centro olio di Corleto Perticara

«Guardia morta, episodio triste per tutto il comparto del lavoro»

Le segreterie di Fisascat Cisl e Filcams Cgil di Basilicata hanno appreso con sconcerto la notizia del ritrovamento, l’altro giorno, del corpo senza vita di un lavoratore di 42 anni, delegato della Uiltucs, impiegato come guardia particolare giurata al centro olio di Corleto Perticara. Secondo le informazioni riportate da alcuni organi di stampa, l’ipotesi più accreditata dagli inquirenti sa-

rebbe quella del suicidio, avvenuto all’esterno dell’impianto, probabilmente con l’arma in dotazione alla vittima. «È una triste pagina per il mondo del lavoro e per tutta la comunità lucana che invita ad interrogarci sul senso profondo della natura umana. Nel momento del dolore esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza alla famiglia della vittima e ai colleghi della segreteria regionale della Uiltucs».

Mongiello: «Avanti con l’impegno per il Parco del Vulture»

L’assessore

regionale all'Ambiente e alla Transizione Energetica, Laura Mongiello sulla nomina di Giovanni Di Bello a Commissario straordinario del Parco naturale del Vulture: «Innanzitutto, desidero esprimere la mia sincera gratitudine alla dottoressa Francesca Di Lucchio per l'impegno, la passione e il lavoro svolto alla guida del Parco del Vulture. Contestualmente auguriamo buon lavoro al dottor Giovanni Di Bello, una figura di esperienza amministrativa e istituzionale. La sua nomina con un mandato previsto per un anno segna l'inizio di una fase necessaria per garantire la continuità amministrativa e preparare l'ente alla ricostituzione degli organi statutari». «Insieme al commissario Di Bello e alla Direzione Ambiente, lavoreremo per assicurare la stabilità operativa, la trasparenza e la piena operatività del Parco del Vulture, un'area fondamentale per l'ecosistema e lo sviluppo sostenibile della nostra Basilicata», conclude l'assessore Mongiello.

Industria

Leorganizzazioni sindacali metalmeccaniche Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Uglm comunicano che, così come annunciato nell’assemblea generale del 5 Dicembre è stato definito un Documento Programmatico Regionale a sostegno dell’industria metalmeccanica lucana. Il documento, frutto di un lavoro unitario e condiviso tra tutte le sigle sindacali, rappresenta una piattaforma strategica per il rilancio dell’industria in Basilicata, con l’obiettivo di garantire sviluppo, occupazione, salvaguardia del lavoro e tutela

dei lavoratori in un contesto economico particolarmente delicato per il settore. Nelle prossime giornate il documento sarà presentato pubblicamente nel corso di una conferenza stampa dedicata, e successivamente sarà consegnato ufficialmente alla Presidenza del Consiglio della Regione Basilicata. Contestualmente, sarà organizzata una grande manifestazione, alla presenza delle Segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Uglm, per sostenere con forza le richieste del comparto metalmeccanico lucano e dare massimo rilie-

vo al percorso avviato. Una mobilitazione ampia e unitaria che intende rafforzare il peso del documento programmatico e trasformarlo nella strada maestra per il rilancio dell’industria in Basilicata. Le organizzazioni sindacali annunceranno inoltre tutte le ulteriori iniziative che verranno messe in campo affinché il documento diventi un riferimento strategico per le istituzioni regionali e per l’intero sistema industriale, assicurando una prospettiva stabile e concreta ai lavoratori e alle lavoratrici del settore.

AUGURA BUON LAVORO AL NUOVO COMMISSARIO DELL’ENTE GIOVANNI DI BELLO

L’opposizione blocca i lavori del Consiglio facendo mancare il numero legale

Ancora fumata nera per Toto

Nicoletti deve cacciare dal cilindro una soluzione se non vuole rimanere nella palude

I MAS SI M O DEL L AP EN N A

L’elezione del Presidente del Consiglio Comunale di Matera continua ad essere una palude e rischia di trasformarsi in un Vietnam per il centrodestra.

La coalizione di governo punta ad eleggere Augusto Toto. Ad oggi è l'unico candidato in campo e ufficialmente il candidato di tutta la coalizione di governo.

IL REGOLAMENTO COMUNALE

L'opposizione non ci sta, chiede di azzerare le candidature e di sedersi a tavolino per verificare la possibilità di rivedere le scelte., siccome questa condizione non si realizza per l'ennesima volta si alza dall’aula e fa venire meno il numero legale.

La partita si gioca sul filo dell’interpretazione regolamentare. La norma dello Statuto è scritta in modo fumoso.

Dalla quarta votazione basta la maggioranza assoluta. Per farsi la quarta votazione serve, però, che prima si faccia la terza.

Lo Statuto prevede che la terza votazione sia valida se sono presenti i due terzi dei consiglieri assegnati. Siccome la minoranza si alza e abbandona l’aula,

il numero legale non si raggiunge e, quindi, non può essere convocata la seduta per la quarta votazione.

Praticamente la situazione si è incancrenita e siamo alla paralisi.

Il gioco delle responsabilità rinfacciate vuole il classico rito della maggioranza che accusa l’opposizione di sabotaggio e la minoranza che accusa la coalizione di governo di mancanza di volontà di dialogo.

Per eleggere Toto basterebbe che la minoranza fosse in aula per la terza votazione, il Presidente non sarebbe eletto ma subito si potrebbe convocare la quarta votazione per eleggere l’esponente di FDI.

IL RISCHIO VIETNAM

Come abbiamo detto all’inizio la situazione rischia di trasformarsi nel Vietnam della coalizione di governo.

Nicoletti fino ad ora è stato impeccabile riuscendo a costruire in aula la sua maggioranza.

L’ultimo ostacolo per la partenza della consiliatura è l’elezione del Presidente del Consiglio Comunale.

Il regolamento e l'azione della minoranza rischiano

di essere un ostacolo insormontabile. Onestamente non è semplice trovare una quadra. Da un lato è legittima sia la richiesta di Toto che la posizione della maggioranza suo sostegno. Dall’altra l’opposizione ha pienamente il diritto di agire nelle sue prerogative. Con grande chiarezza possiamo dire che non vale l’accusa di sabotaggio che la maggioranza fa alle opposizione.

Tutti i partiti di minoranza hanno mostrato grande maturità e senso di responsabilità nel lasciare partire la consiliatura, non gli si può chiedere di più.

D’altro lato Toto ha rinunciato ad entrare in Giunta, ha il diritto di tenere il punto. Tutto ciò non lascia presagire una soluzione immediata.

NICOLETTI

DEVE AGIRE

A questo punto la palla è nel campo di Nicoletti. Il

Sindaco ha mostrato grande capacità di dialogo e moderazione.

Tocca a lui trovare una soluzione che a questo punto passa dal ritiro della candidatura di Toto o da una moralismo suation sulla minoranza per convincerla a scendere dall’Aventino.

La porta è stretta a meno che Nicoletti non riesca a cacciare dal cilindro una soluzione per allargare la maggioranza.

D
Momenti del consiglio comunale di ieri

Iniziativa partecipativa a Grottole, illustrati gli investimenti per l’efficientamen to energetico grazie ai fondi del Pnrr

L’Ater a confronto con gli inquilini

Su iniziativa del Sindaco di Grottole Angelo De Vito, si è svolto presso la sala del Castello Sichinulfo a Grottole, un incontro dedicato ai residenti degli alloggi ATER coinvolti nel progetto di efficientamento energetico. L’iniziativa ha rappresentato un importante momento di confronto diretto, fondato su trasparenza, partecipazione e ascolto delle esigenze abitative. Per l’ATER hanno partecipato l’Amministratore Unico Maridemo Giammetta e l’architetto Pierluigi Bianchi, Funzionario E.Q. della U.O. Costruzioni e Gestione fabbricati dell’Ente. Per il Comune erano presenti la Vicesindaca Mariapina Cosentino, l’Assessora Carla Mellone e il Consigliere Salvatore Avitabile. Il Sindaco Angelo De Vito, aprendo l’incontro, ha portato i salu-

ti dell’Amministrazione comunale e ha ringraziato l’ATER – in particolare l’Amministratore Giammetta – per aver prontamente accolto l’invito e per la disponibilità dimostrata nei confronti della comunità

Durante la riunione, Giammetta ha risposto ai numerosi quesiti posti dai cittadini, illustrando con chiarez-

za i dettagli del programma di efficientamento e riqualificazione energetica del patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica, finanziato dalla Misura PNRR Missione 7, Investimento 17 "REPowerUE". Gli interventi previsti da tala programma riguarderanno: dotazione di impianti termici centralizzati, installazione

di pannelli fotovoltaici, sostituzione degli infissi, realizzazione del cappotto termico, efficientamento dell’illuminazione, nonché altre opere che si renderanno necessarie. L’ Amministratore Unico, nonostante la complessità della procedura, ha evidenziato che l’impegno degli uffici coinvolti è massimo per non perdere

un’opportunità così straordinaria e strategica. Gli interventi permetteranno di migliorare significativamente l’efficienza energetica degli alloggi, innalzare la classe energetica degli edifici e ridurre i costi sostenuti dalle famiglie. «La partecipazione dei cittadini è fondamentale – ha evidenziato Giammetta – perché permette di instaurare un dialogo costruttivo basato sull’ascolto e sulla centralità delle persone e di accompagnare ogni famiglia in un processo di benessere abitativo. L’ATER continuerà a essere sempre presente sul territorio e vicina ai suoi inquilini». L’incontro rappresenta un ulteriore passo nel percorso di modernizzazione del patrimonio edilizio pubblico e nel rafforzamento della collaborazione tra i Comuni e l’ATER a beneficio delle comunità.

IL NUOVO DIRIGENTE È GIÀ ALL’OPERA ED È STATO ASSEGNATO ALLA DIVISIONE POLIZIA ANTICRIMINE DELLA CITTÀ DEI SASSI

Questura di Matera, è arrivato ieri il Primo Dirigente Zaccaria

IlQuestore della provincia di Matera Dr.ssa Emma Ivagnes ha dato il benvenuto al Primo Dirigente della Polizia di Stato, Dr. Ciro Cosimo Zaccaria, trasferito alla Questura di Matera con l'incarico di Dirigente della Divisione Anticrimine, in sostituzione del Primo Dirigente della Polizia di Stato dr.ssa Elena Raggio, trasferita alla Questura di Lecce. Nato a Bari il 02.03.1977, nel 2001 consegue la laurea in Giurisprudenza presso l’Università Luiss Guido Carli di Roma. Vincitore del concorso per Commissari della Polizia di Stato, nel 2005 frequenta il 96° corso di formazione presso l’Istituto Superiore di Po-

lizia. Dal 2008 al 2010 assume l’incarico di Dirigente del Centro Operativo Autostradale di Lamezia Terme (CZ). Trasferito alla Questura di Taranto nel giugno 2010, ricopre dapprima l’incarico di Funzionario Addetto all’Ufficio di Gabinett o, quindi quello di Dirigente del Commissariato Sezionale di P.S. “Borgo”; dal 2015 al 2021 è Dirigente dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico; dal 2021 al 2025 assume la direzione del Commissariato Distaccato di Grottaglie. Al neo Dirigente le congratulazioni del Questore, dei Funzionari e del Personale tutto della Questura di Matera.

IL DIRETTIVO: «IMPEGNO ISTITUZIONALE PER CELEBRARE UNA TRADIZIONE IDENTITARIA DI MATERA E DELLA BASILICATA»

Murgia Materana, il Parco sostiene la Festa della Bruna

LaFesta della Bruna rappresenta da secoli uno degli elementi più identitari della comunità materana e del suo territorio. In questa tradizione, profondamente legata al paesaggio della Murgia Materana e alla storia culturale della città, si concentra il sostegno dell’Ente Parco della Murgia Materana alla richiesta avanzata dall’Associazione Maria Santissima della Bruna per il conferimento dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica in occasione dell’edizione 2026 della Festa in onore di Maria Santissima della Bruna. L’Ente Parco, impegnato nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio naturale e culturale del territorio, riconosce nella Festa della Bruna un esempio significativo di patrimonio immateriale, capace di unire spirituali-

tà, storia, creatività artigianale e partecipazione sociale. Un appuntamento che ogni anno, il 2 luglio, coinvolge l’intera comunità e numerosi visitatori, contribuendo alla coesione sociale e alla tra-

smissione dei valori identitari e divenendo laboratorio vivente di rigenerazione culturale, inclusione e dialogo intergenerazionale. Il legame tra la Festa e la Murgia Materana rappresenta un elemento distintivo che rafforza il senso di responsabilità verso la tutela e la valorizzazione del paesaggio, configurandosi come un “ponte” tra generazioni, popoli e culture, capace di trasmettere i valori della pace, della sostenibilità e della responsabilità con- divisa. È un dialogo continuo tra natura e cultura che l’Ente Parco sostiene con convinzione. «La Festa della Bruna non è sol-

tanto un appuntamento religioso e popolare – dichiara il presidente dell’Ente Parco della Murgia Materana, Giovanni Mianulli – ma una tradizione che custodisce il rapporto profondo tra la città, la sua comunità e il paesaggio della Murgia. Un patrimonio che merita il più alto riconoscimento istituzionale. La candidatura all’Alto Patronato rappresenterebbe un riconoscimento di grande valore, in grado di evidenziare la rilevanza nazionale di una tradizione che continua a essere punto di riferimento per Matera, per la Basilicata e per l’intero Paese».

Laboratori per studenti, documentari d’autore e omaggi ai pionieri del grande schermo nella settima edizione del festival

Visioni Verticali apre con Giffoni: Potenza il cinema parla ai giovani

Il cinema come esperienza da vivere fin da piccoli. Con questo spirito si inaugura la settima edizione di Visioni Verticali, il festival del cinema di Potenza, che quest’anno avvia una prestigiosa collaborazione con il Giffoni Film Festival. Venerdì 12 dicembre, dalle 15 alle 18, il Cineteatro Don Bosco ospiterà «I love cinema – Giffoni in a Day», un pomeriggio interamente dedicato agli studenti delle scuole superiori, che saranno coinvolti in un vero laboratorio audiovisivo per scoprire linguaggi, tecniche e strumenti digitali della creatività cinematografica. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con Giffoni Film Festival e con la presenza della Lucana Film Commission.L’apertura ufficiale del festival è prevista alle 18.30, accompagnata dai saluti istituzionali e dall’esibizione musicale di Valerio Zito, «Un 4nno in Basilicata». Alle 19.30 sarà proiettato «La

poesia delle materie scartate», documentario che ripercorre l’eredità visionaria di Riccardo Dalisi, architetto, designer e artista lucano che ha trasformato materiali poveri in opere cariche di immaginazione.Dalisi, figura centrale dell’architettura radicale degli anni Settanta e cofondatore, insieme a Ettore Sottsass e Alessandro Mendini, dell’esperienza Global Tools, viene raccontato attraverso immagini d’archivio, testimonianze dei suoi collaboratori e la ricostruzione del suo impegno sociale nei quartieri periferici di Napoli. Dopo la proiezione è previsto un dialogo con il regista Manuel Canelles e con diversi ospiti, tra cui Gerardo Sassano, presidente dell’Ordine degli Architetti di Potenza, Pierluigi Smaldone, presidente del Consiglio Comunale, Luca Dalisi dell’Archivio Riccardo Dalisi e l’architetto Umberto Panarella.Alle 21 sarà invece la volta di «Elvira Notari –

Oltre il silenzio», il documentario di Valerio Ciriaci dedicato alla prima regista italiana, presentato da Antonella Di Nocera, presidente di Parallelo 41, ed Enrico Bufalini, direttore Produzione, Distribuzione e Archivio Luce Cinecittà. Notari, pioniera del cinema muto napoletano, realizzò oltre sessanta film, conquistando il pubblico italiano e delle Little Italy negli Stati Uniti. La censura fascista e l’avvento del sonoro la spinsero però ad abban-

donare il cinema nel 1930. Della sua vasta produzione restano oggi solo 163 minuti, ma una nuova attenzione critica sta riportando la sua figura al centro della storia del cinema a 150 anni dalla nascita.Visioni Verticali è promosso dall’associazione culturale Polimeri, con il patrocinio di Regione Basilicata, Provincia e Comune di Potenza, Consigliera di Parità, Lucana Film Commission, Apt Basilicata, Unibas e Ordine degli Architetti di Po-

tenza. Tra i sostenitori figurano GR Value, Bcc Basilicata, Fondazione Potenza Futura, Firriato –Culture and Wine, Basile Arredamenti, Orafi Buonansegna, Motor France e Manuela Telesca Jewelry Designer. Media partner: MYmovies.GR Value, main sponsor del festival, è un produttore indipendente di energia da fonti rinnovabili impegnato nella promozione di iniziative culturali radicate nel territorio e orientate alla sostenibilità.

Presentata la mappa digitale multilivello del progetto Matera Welcome Lab Experience per valorizzare il territorio e le comunità

Matera lancia HumanMap: la città raccontata dai cittadini

Presso la Sala Mandela del Comune di Matera è stato presentato HumanMap Matera Welcome, il manufatto digitale realizzato nell’ambito del progetto Matera Welcome Lab Experience. La mappa multilivello, ideata dall’organismo di ricerca EXO con l’applicazione del metodo HumanLab e finanziata dal Comune, è pensata per restituire il racconto del territorio attraverso il coinvolgimento diretto della comunità.«HumanMap nasce con l’obiettivo di supportare processi collaborativi tra pubblica amministrazione, imprese, cittadini, terzo settore e viaggiatori» spiegano gli organizzatori. Nei mesi scorsi, il gruppo di lavoro ha selezionato le misure e gli indicatori per rappresentare il territorio, mettendo in luce sia i cambiamenti virtuosi che hanno trasformato il paesaggio sociale, umano ed economico, sia le dinamiche che hanno generato un senso di inautenticità nella comunità rispetto alla propria storia.Durante l’evento sono state il-

lustrate le modalità di utilizzo attivo della mappa, che consente di inserire nuovi dati, punti di interesse e contenuti aggiornati.Esplorare HumanMap Matera Welcome permette di:Lasciarsi guidare tra i luoghi più significativi della città grazie ai racconti di 17 ambasciatori della sostenibilità ambientale e sociale;Immergersi in 4 itinerari e nei progetti di rigenerazione ideati su altrettanti hub culturali e di collaborazione;Sfogliare i vissuti e la gallery della comunità locale custoditi nei luoghi del cuore;Scaricare la mappa illustrata con il riepilogo degli itinerari progettati;Accedere ai kit e ai dati raccolti, distribuiti con licenza Creative Commons 4.0;Conoscere l’Indice di felicità e lo HumanMap Index 2024 di Matera.HumanMap si propone così come uno strumento innovativo per promuovere la conoscenza del territorio, valorizzare le esperienze dei cittadini e incentivare la partecipazione attiva nella costruzione della narrazione urbana.

COPPA ITALIA Finisce 3-1. In rete Bruschi, Maisto e Selleri. Per il Crotone il potentino doc Murano

Al Viviani, Potenza strepitoso! Si vola ai quarti di finale

POTENZA (4-3-3): Alastra 6; Novella 6, Riggio 6, Camigliano s.v. (al 10’ Bura 6), Balzano 6, Felippe 6 (al 77’ Ghisolfi 6) ; De Marco 6 (al 77’ Siatounis 6) , Maisto 7, Petrungaro 7 (al 90’ Bachini s.v.) , Selleri 7 (al 90’ Mazzeo s.v.), Bruschi 6,5.

A disp.: Cucchietti, Guiotto, Rocchetti, Sciacca,Mazzeo, Ragone, Bachini,Siatounis, Bura, Ghisolfi,Santucci, Adjapoing.

All. De Giorgio.

CROTONE (4-2-3-1): Sala 5, Cocetta 5,Cargnelutti 5 (al 46’Murano 6,5), Di Pasquale 5, Guerra 5, Venicius 5,5 (al 73’ Gallo 5), Calvano 5 (a 46’ Sandri 5,5) , Zunno 5, Gomez 5, Ricci 5 (al 63 Piovanello 5,5), Perlingieri 5 (al 46’ Maggio 5).

A disp. Merelli, Martino, Stronati, Murano, Gallo, Piovanello, Marazzotti, Sandri, Maggio, Vrenna, Bruno. All. Longo

ARBITRO: Sig. Cristiano Ursini della sezione di Pescara 5

ASSISTENTI: Sigg. Emanuele Fumarulo di Barletta e Antonio Alessandrino di Bari IV Ufficiale: Sig. Bruno Spina di Barletta

MARCATORI: Al 37’ Bruschi (r); 47’ Maisto; 51’Murano; 87’Selleri

RECUPERO: 3’ pt e 7’ st

NOTE: Spettatori: 932 per un incasso di 5.555,00 euro

Ammoniti: Ricci, Di Pasquale, Guerra, Maggio (Cr) Selleri, Petrungaro (Pz) De Giorgio (allenatore)

Angoli 1 – 3 per il Crotone

POTENZA. Un Crotone sotto tono si deve piegare ad un Potenza strepitoso che ha cercato e voluto a tutti i costi la vittoria che gli consente il passaggio alla semifinale della Coppa Italia di serie C. Già nel primo tempo i ragazzi di De Giorgio avevano affrontato i pitagorici senza alcuna referenzialità e con il piglio giusto. Poi nel finale, a dispetto della rete che ha accorciato le

distanza alla fine Selleri chiude i giochi. Ma andiamo in gara con i due tecnici, De Giorgio e Longo, senza alcuna pretattica scelgono gli uomini più in forma del campionato. Nel Potenza c’è da registrare la pesante assenza di Schimmenti rimasto infortunato in allenamento, tra i pitagorici fuori dall’unidici iniziale Murano e l’ex Sandri. C’è invece Cargnelutti. La gara inizia con la presenza di non più di mille spettatori. Pochissimi per una gara che da l’accesso ai quarti di finale di Coppa Italia Regionale Trenitalia e che, come è noto, consente un posto nei play off nazionali di serie C.

Parte in attacco la formazione di casa che al 4’ Maisto mette nell’area piccola un pallone invitante su cui Selleri non arriva per un soffio. La risposta del Crotone arriva al 6’ con un’azione fotocopia. Cocetta mette nell’area di Alastra una palla invitante per Perlingieri. L’attaccante non arriva a metterla in rete. Al 9’ tra i rosso-blù del Potenza si infortunia Camigliano. Al suo posto entra Bura. Due minuti dopo ancora un tiro di un Maisto ispirato termina di poco al lato la porta di Sala. La gara è molto tattica e si gioca sul filo degli spazi ristretti. Al 15’ nuova occasione per il Potenza con un

tiro dalla distanza di Felippe. Sala blocca la palla.

Al 30’ il risultato resta fermo sullo zero a zero. Al 36’ Cargnelutti stende Selleri in area di rigore. Nessun dubbio per il direttore di gara. Dal dischetto Bruschi realizza la rete del vantaggio. A due minuti dalla fine il direttore di gara non convalida la seconda rete al Potenza. Di Pasquale sbaglia il rinvio, si impossessa della palla Petrungaro che si inserisce tra Sala e Cargnelutti e mette la palla in rete. Si va negli spogliatoi. La ripresa si apre con tre cambi nelle fila dei pitagorici. Fuori Cargnelutti, Calvani e Perlingieri per Murano, Sandri e Maggio. Neppure il tempo di battere il calcio di inizio ed ecco che il Potenza raddoppia con una bella rete di Maisto bravo a raccogliere un cross preciso di Bruschi e trafiggere Sala.

La partita non è finita perché al 51’ la riapre l’ex rosso-blù nonché potentino doc Jacopo Murano con un tiro preciso da fuori area. E’la sesta volta che l’attaccante potentino sigla una rete contro la squadra della sua città. Intanto, al 63’ Longo manda in campo Piovanello per Ricci.

La gara si incattivisce. Nel giro di pochi minuti il direttore di gara è costretto a tirare più volte fuori il cartellino giallo. I Pitagorici affondano ed al 71’Sandri, un altro ex di turno, piazza un tiro che finisce di poco al lato la porta difesa da Alastra. Al 73’ Mister Longo si gioco l’ultimo cambio. Fuori Vinicius per Gallo. Due minuti dopo Gomez sulla linea di porta non aggancia tra i piedi un preciso assist di Piovanello.

De Giorgio ricorre ai cambi. Fuori De Marco e Felippe per Siatounis e Ghisolfi. Non cambia nulla sotto l’aspetto tattico. Il Potenza vuole chiudere la gara. Ci riesce al 87’con una bella azione di Petrungaro che serve Selleri. Il giovane attaccante sigla la sua seconda rete in Coppa Italia Regionale.

A scadere di tempo De Giorgio richiama in panchina gli autori della terza rete: Petrungaro e Selleri per Bachini ed il giovanissimo Mazzeo. Nel mentre il direttore di gara concede 7’di extra time.

Termina con la vittoria per tre reti ad uno del Potenza la gara valevole per il passaggio alla semifinale nazionale. Incontreranno una compagine di C tra Latina, Ternana e Renate.

MomentI della partita

E PROSPETTIVE UN ANNO DI BILANCI

Bimestrale - Anno 8° n. 69 novembre/dicembre 2025

Autorizzazione Tribunale di Roma n. 142/16 dell’11/07/2016

COMITATO EDITORIALE

Antonio Candela, Stefano Carbonara, Francesco Castelli, Mario De Pizzo, Katia Grassi, Michele Greco, Mariateresa Labanca, Cinzia Pasquale, Emiliano Racano, Sergio Ragone, Cristiano Re, Lucia Serino, Davide Tabarelli, Rossella Tarantino, Francesca Zarri

DIRETTORE RESPONSABILE

Rita Lofano

COORDINATRICEClara Sanna

REDAZIONE ROMA

Evita Comes, Luigia Ierace, Simona Manna, Francesca Marini, Alessandra Mina, Serena Sabino, Francesca Santoro

POTENZA

Orazio Azzato, Ernesto Ferrara, Carmen Ielpo

GELA

Gioacchina Di Cataldo

AUTORI

Guido Brusco, Emilio Fittipaldi, Maria Concetta Goldini, Laura Mendola, Gabriella Scapicchio, Maria Vittoria Venturelli, Michele Vitiello.

SCENARI

03 Un momento di bilancio, uno sguardo avanti

04 Un anno di Orizzonti

08 Lavorare insieme per un futuro sostenibile

12 Energia, tra sfide globali e nuove opportunità per i territori 14 Un patto tra persone e territorio 18 L’Italia dell’energia condivisa

20 Local Report Upstream Italia. Messaggio agli stakeholder

BASILICATA

CONTATTI

Roma: piazzale Enrico Mattei, 1 00144 Roma - Tel. 06.598.228.94 newsletter@orizzonti-basilicata.eni.com

Potenza: Via V. Verrastro, 3c 85100 PotenzaTel. 0971 1945635 newsletter@orizzonti-basilicata.eni.com

WEBSITE

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IMPAGINAZIONE: Imprinting, Roma

Stampa: Tecnostampa srl via P. F. Campanile, 71 85050 Villa d’Agri di Marsicovetere(Pz) www.grafichedibuono.it

EDITORE Eni SpA www.eni.com

Chiuso in redazione il 21 novembre 2025

Tutte le opinioni espresse su “Orizzonti” rappresentano unicamente i pareri personali dei singoli autori.

RAVENNA

40 Il porto intelligente che naviga verso il futuro

44 Energia condivisa, comunità in crescita

24 Il tempo (necessario) per le transizioni 28 Il futuro che nasce dal dialogo 30 Vulture, città del vino 2026 34 L’arte di restare: storie di calcio in Basilicata

Innovazione in campo. Smarterra incontra Agrivanda a Viggiano

RUBRICHE

46 La metamorfosi di una città

50 Uno “Step” per aiutare i giovani

52 CULTURA

Musica

53 AGENDA dicembre 2025 / gennaio 2026

54 JOULE

Bilanci e prospettive

55 COM’ERA IERI L’officina creativa di Eni

GELA, UNO “STEP” PER AIUTARE I GIOVANI • PAG 50
UN PATTO TRA PERSONE E TERRITORIO • PAG 14
INTERVISTA A GILBERTO PICHETTO FRATIN • PAG 08
VULTURE , CITTÀ DEL VINO • PAG 30

Un momento di bilancio, uno sguardo avanti

Tra passato e visione, il bilancio di quanto fatto e le idee e i progetti che tracciano la strada verso nuove sfide e opportunità per il futuro

Il 2025 è stato per Orizzonti un importante anno di passaggio, in cui abbiamo consolidato la nostra identità, affinato il linguaggio, allargato lo sguardo. Una creatura nata nel 2018 –per mostrare la capacità di una grande azienda come Eni di comunicare andando oltre i propri confini – e che, diventata adulta, oggi è in grado di raccontare l’energia ai suoi tanti, affezionati lettori, non solo occupandosi di impianti, tecnologie o strategie industriali, ma parlando della vita del Paese, esplorando le sue geografie materiali e umane, i luoghi dove il cambiamento prende forma. Nel 2026 faremo un nuovo salto di qualità. Porteremo il nostro racconto oltre i confini dell’energia per esplorare le connessioni tra sviluppo e ambiente, innovazione e comunità,

infrastrutture e qualità della vita. L’energia resta il nostro punto di partenza, ma diventa la chiave per interpretare il sistema Italia nella sua interezza: le scelte strategiche, i processi produttivi, la trasformazione dei territori, la ricerca di un equilibrio tra crescita e sostenibilità. Così racconteremo un Paese che cambia non a colpi di slogan, ma attraverso progetti, esperienze e persone. Mettendo al centro dell’attenzione le storie di chi sperimenta nuove forme di lavoro e di impresa, di chi difende il paesaggio mentre costruisce il futuro, di chi trova nell’innovazione un modo per restare radicato al proprio territorio. Lo faremo anche allargando e affinando i nostri strumenti di indagine: più reportage dai territori, più dati e infografiche, più dialogo con università, centri di ricerca e imprese. Attraverso queste lenti ogni numero di Orizzonti offrirà approfondimenti tematici su filiere strategiche e problemi infrastrutturali - la logistica, l’esplorazione, l’acqua,

Da racconto di un singolo territorio il magazine

si trasforma in una narrazione collettiva, testimone delle sfide globali nel settore energetico. Sguardi nel futuro e occhio sui territori

MARZO – MAGGIO 2025

IL CANE A SEI ZAMPE. CREATIVITÀ E CULTURA

NELLA STORIA DELLA COMUNICAZIONE DI ENI

Dal 28 marzo al 3 maggio 2025 il Polo Bibliotecario di Potenza ha ospitato la mostra “Il Cane a sei zampe. Creatività e cultura nella storia della comunicazione di Eni”, realizzata da Eni in collaborazione con la Fondazione Leonardo Sinisgalli. L’esposizione ha raccontato l’evoluzione del celebre marchio e del linguaggio pubblicitario dell’azienda, con un focus sull’ingegnere e poeta lucano Leonardo Sinisgalli, che diresse il Servizio Pubblicità tra il 1958 e il 1961. In occasione dell’apertura è stato presentato anche il volume “Leonardo Sinisgalli e la pubblicità Eni negli anni

di Enrico Mattei”, a cura di Biagio Russo ed Elio Frescani. L’iniziativa ha valorizzato il legame tra cultura, impresa e creatività, nel territorio che ha dato i natali a uno dei protagonisti dell’umanesimo industriale italiano.

TECNOLOGIA AMICA

Il numero racconta un’Italia che innova per crescere in modo sostenibile. Dalla spinta del biometano nei trasporti alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale, il filo conduttore è una tecnologia al servizio delle persone e dei territori.

ENERGIE DAL MEDITERRANEO

Edizione dedicata al ruolo del Mediterraneo come crocevia energetico e innovativo. Dallo speciale, dedicato all’Omc di Ravenna, emerge una visione condivisa su sostenibilità e infrastrutture come chiavi del futuro dell’energia.

GIUGNO 2025

INNOVAZIONE E IMPRESA: PREMIATI A POTENZA

I SEI VINCITORI DI “BASILICATA OPEN LAB”

Il 28 giugno 2025, a Potenza, sono stati consegnati i Co-Innovation Award di Basilicata Open LAB, programma promosso da Eni con Shell Italia E&P attraverso Joule, la scuola di Eni per l’impresa. Sei progetti, frutto della collaborazione tra startup nazionali e aziende lucane, sono stati premiati per soluzioni nei settori bioenergia, agritech, edilizia e mobilità sostenibile. Tra le innovazioni, materiali

ecologici per scavi, packaging a base di micelio, biostimolanti naturali per l’agricoltura, ricariche wireless per droni e sistemi di monitoraggio CO2 per i trasporti. I vincitori hanno ricevuto un grant economico e un percorso di mentoring con PoliHub e Joule. L’iniziativa, parte dei progetti “non oil” della Concessione Val d’Agri, conferma l’impegno di Eni nel favorire lo sviluppo imprenditoriale lucano.

le biotecnologie, le reti digitali –con l’obiettivo di mostrare come l’Italia stia già concretamente costruendo, giorno dopo giorno, un nuovo equilibrio tra energia e vita quotidiana.

L’evoluzione del Paese nel linguaggio dell’attualità, ma con la profondità dell’analisi: su questo lavoreremo. Perché solo comprendendo la complessità delle trasformazioni –industriali, ambientali, sociali –si può cogliere il senso di una transizione che non è più solo energetica, ma culturale, e di cui Eni è protagonista.

Di questa transizione Orizzonti sarà osservatorio e laboratorio insieme. Un luogo dove le competenze tecniche incontrano la curiosità civile, dove il linguaggio dell’economia si intreccia con quello della cultura, lungo un viaggio nell’Italia che produce energia. E che, grazie all’energia, produce futuro.

MARZO/APRILE 2025

MAGGIO/GIUGNO 2025

TRANSIZIONE

VIA MARE

Il focus è sul mare come motore della transizione energetica. Nei porti italiani si gioca una partita decisiva per innovazione, logistica e sostenibilità, con contributi di esperti e rappresentanti del settore.

FERIE D’AGOSTO

Un numero che celebra l’energia del turismo italiano, tra natura, arte e ospitalità sostenibile. Si analizzano Pnrr e prospettive del settore, con un occhio anche alla mobilità del futuro.

GIUGNO 2025

ENISCUOLA: CON “6 IN OND@!” GLI ALUNNI DELLA VAL D’AGRI E VAL CAMASTRA DIVENTANO AMBASCIATORI DIGITALI

Il 3 e 4 giugno 2025, al Campus Agrivanda di Viggiano, si sono svolti gli eventi conclusivi del progetto “6 in ond@!” di Eniscuola, che ha coinvolto oltre 250 alunni e docenti delle scuole primarie di dieci comuni lucani. L’iniziativa ha unito educazione ambientale e strumenti digitali, portando alla realizzazione di libri multimediali creati dagli studenti sui temi della biodiversità, della sostenibilità e dell’agricoltura. I ragazzi, ribattezzati “Ambasciatori di futuro”, hanno sperimentato nuovi linguaggi digitali grazie al supporto dei professionisti di Agrivanda, mentre i docenti hanno seguito un percorso di formazione specifica sulla didattica innovativa. Il progetto, nato nel 2018, conferma l’impegno di Eniscuola nel diffondere tra i più giovani la cultura della sostenibilità e l’uso consapevole delle tecnologie. Anche quest’anno ha rappresentato un’occasione di crescita condivisa, valorizzando la collaborazione tra scuola, territorio e impresa nel segno della transizione ecologica.

AGOSTO 2025 SOSTENIBILITÀ E SVILUPPO NEL TERRITORIO: PUBBLICATO IL REPORT

ENI IN BASILICATA 2024

Ad agosto 2025 Eni ha pubblicato il Report Locale di Sostenibilità Eni in Basilicata 2024, che racconta attività, progetti e risultati del Distretto Meridionale. Il documento evidenzia il contributo dell’azienda al percorso di Just Transition, attraverso iniziative per la riduzione delle emissioni, la tutela della biodiversità e la promozione di nuove filiere sostenibili, come il progetto Agri Hub Basilicata per la produzione di agri-feedstock destinati ai biocarburanti. Tra gli interventi di maggior rilievo figurano i programmi di monitoraggio ambientale condotti con le istituzioni locali, gli investimenti in innovazione e formazione per le imprese lucane nell’ambito di Basilicata Open LAB, e i progetti educativi di Eniscuola rivolti agli studenti del territorio.

LUGLIO/AGOSTO 2025

SETTEMBRE/OTTOBRE 2025

LA SOSTENIBILITÀ

PARTE DAI

TERRITORI

Uno speciale sui local report di Eni che mostra come la sostenibilità nasca dal dialogo tra energia, industria e comunità locali. Dalle diverse riflessioni emerge una visione unitaria del futuro energetico nazionale. I territori simbolo – Basilicata, Ravenna e Gela –diventano laboratori di innovazione e coesione.

NOVEMBRE/DICEMBRE 2025

2026, ANNO DELLE COMUNITÀ

L'ultima edizione dell’anno di Orizzonti traccia un bilancio del 2025, sia della rivista che delle attività di Eni, e guarda al futuro con il 2026 proclamato anno delle comunità. Comunità che sono importanti, in un Paese che investe su energia, innovazione e coesione sociale.

SETTEMBRE 2025

AGRI HUB BASILICATA: RISULTATI POSITIVI

LA SPERIMENTAZIONE DELLA COLZA

Il 12 settembre 2025 Eni e ALSIA hanno annunciato la conclusione positiva della sperimentazione di colza come agrifeedstock per la produzione di biocarburanti, nell’ambito del progetto Agri Hub Basilicata. Dodici aziende agricole lucane, selezionate tramite avviso pubblico, hanno coltivato due varietà di colza su 50 ettari complessivi. I risultati hanno confermato la validità della coltura come alternativa sostenibile alle rotazioni cerealicole tradizionali, con benefici per il suolo e per la redditività aziendale. Gli ibridi selezionati entreranno nella futura filiera bioenergetica lucana, a supporto dello sviluppo dei biocarburanti avanzati.

OTTOBRE 2025

RIPARTE BASILICATA OPEN LAB: NUOVE OPPORTUNITÀ PER STARTUP, IMPRESE E STUDENTI

Il 21 ottobre 2025 è stata presentata a Potenza la terza edizione di Basilicata Open LAB, il programma promosso da Eni con Shell Italia E&P attraverso Joule, la scuola di Eni per l’impresa, per rafforzare l’ecosistema dell’innovazione in Basilicata. L’edizione 2025-2026, realizzata con PoliHub e Consorzio ELIS, conferma le aree strategiche del progetto – Agritech, Bioenergy, Mobilità sostenibile e Sviluppo locale – e introduce una novità: lo Young Innovator Award, dedicato agli studenti delle scuole superiori lucane. Fino al 12 gennaio 2026 startup e aziende potranno candidarsi alla

Call4Innovation. Lo sportello di Basilicata Open LAB, fisico e digitale, continua intanto a offrire servizi di mentoring, formazione e networking su tutto il territorio regionale.

Lavorare insieme per un futuro sostenibile

“L’esempio delle comunità energetiche è un modello alternativo e partecipato rispetto a quello centralizzato”. E sui biocarburanti: “Impegnati a supportarli per gli obiettivi di decarbonizzazione”. Parla il

ministro Gilberto Pichetto Fratin

In un momento in cui la transizione energetica richiede riflessioni pragmatiche, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica rivendica un approccio razionale e condiviso: coinvolgere cittadini, imprese e amministrazioni locali per trasformare la partecipazione dal basso in un tassello strutturale della politica energetica nazionale. Con il ministro Gilberto Pichetto Fratin approfondiamo priorità, strategia e prospettive dei due assi cruciali: comunità energetiche e fonti per la sostenibilità ambientale e sociale.

“Non ti chiediamo di salvare il Pianeta, ma il tuo mondo sì”. È il claim con cui il MASE invita a riflettere sulla responsabilità individuale nei comportamenti

MICHELE VITIELLO

Gilberto Pichetto Fratin è ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. In precedenza, è stato senatore e viceministro dello Sviluppo economico nel governo Draghi. Pichetto Fratin è economista di formazione, commercialista e insegnante di professione.

energetici quotidiani. Un messaggio che richiama fortemente il senso di comunità, tema centrale di questo numero di Orizzonti. Ministro, quanto conta oggi la dimensione comunitaria - dai piccoli gesti individuali fino alle comunità energetiche - nella transizione ecologica che l’Italia sta costruendo?

Abbiamo il dovere e la responsabilità di sviluppare una transizione energetica sicura, sostenibile e accessibile che assicuri anche la possibilità concreta di sviluppare economicamente i territori, ridurre il costo dell’energia per le imprese e le famiglie, migliorare la coesione territoriale, contrastare la povertà energetica e al contempo accrescere la sicurezza energetica nazionale e ridurre le emissioni globali per raggiungere un futuro a emissioni zero

entro il 2050. Una sfida che solo con la collaborazione e il coinvolgimento dei cittadini, delle pubbliche amministrazioni locali e delle imprese possiamo vincere, per favorire la creazione di sistemi energetici sicuri, accessibili e sostenibili, così da poter provare ad affidare un mondo migliore ai nostri figli e alle generazioni di domani. Lavoriamo insieme per un futuro sostenibile, un futuro che sia luminoso e prospero per tutti.

Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono forse l’esempio più concreto di come la transizione possa nascere “dal basso”: gruppi di cittadini, enti locali, piccole imprese che scelgono di produrre e condividere energia pulita, costruendo un nuovo modello di partecipazione comunitaria. Qual è la strategia del Governo per accompagnare i comuni - soprattutto i piccoli, come quelli lucani - in questa fase di attuazione?

Ritengo che le Comunità energetiche rappresentino un tassello essenziale sia per raggiungere gli obiettivi nazionali ed europei nel settore delle rinnovabili sia per aumentare la sicurezza energetica grazie alla crescita dell’autoconsumo da rinnovabili basato sul ruolo chiave dei consumatori, che da oggi non sono più visti come meri utilizzatori ma come prosumer, cioè consumatori e produttori di energia.

I prosumer, oltre a produrre energia pulita per il proprio fabbisogno, sono l’espressione di un nuovo modello di economia circolare basato sulla generazione di energia pulita distribuita. Un

modello alternativo rispetto a quello centralizzato a cui siamo stati abituati finora, che vede l’energia partire dalle centrali, transitare sulle reti di trasmissione ad alta tensione e infine su quelle di distribuzione che la portano fino alle singole abitazioni, uffici o edifici.

Con il nuovo decreto e gli incentivi legati al PNRR, il modello delle CER sta diventando sempre più accessibile. Ma per i cittadini la domanda resta semplice: quali benefici concreti - non solo in termini di risparmio, ma anche di innovazione locale e coesione - possono aspettarsi le famiglie e le comunità che scelgono di farne parte?

Il modello delle CER e dei relativi incentivi è un’importante opportunità per i cittadini, che potranno diventare produttori di energia elettrica da rinnovabili e ridurre i costi sostenuti per l’energia; per le imprese, che potranno beneficiare di una maggiore competitività grazie ai minori oneri di approvvigionamento energetico, e anche per la pubblica amministrazione, per guidare attraverso i suoi comportamenti virtuosi lo sviluppo locale, la riduzione delle emissioni, beneficiando di risparmi annui che si potranno tradurre in maggior disponibilità economica, così da poter offrire servizi a beneficio del territorio e con un potenziale risparmio per i cittadini.

Per le imprese vi è anche un elemento di sicurezza energetica: le imprese possono diventare meno dipendenti dalla fornitura di energia “esterna”. La produzione locale di energia da fonti rinnovabili assicura una maggiore stabilità e resilienza, garantendo certezza nel soddisfacimento delle esigenze energetiche.

La pubblica amministrazione, invece, promuovendo le CER, ottiene benefici economici, sociali e ambientali per il proprio territorio, riducendo i costi, agevolando l’interazione dei cittadini con le imprese referenti, fornendo servizi e risposte concrete ai fabbisogni energetici della comunità cittadina, limitando le emissioni di CO2 e il dispendio energetico dovuto al trasporto e, infine, creando un ecosistema idoneo e rassicurante per la promozione delle FER (Fonti di Energia Rinnovabile, ndr).

Qui alla COP l’Italia ha avuto modo di ricevere le congratulazioni da diversi ministri dell’Energia interessati a conoscere e a replicare l’esperienza italiana nel supporto alle CER quale buona pratica di livello internazionale.

I biocarburanti rappresentano una leva decisiva, soprattutto in un Paese con una forte tradizione agricola e imprenditoriale di economia circolare. Trasformare scarti e residui in energia pulita significa dare nuova vita alle risorse del territorio, in una logica pienamente sostenibile. Quali leve ritiene più urgenti per costruire una filiera nazionale e internazionale dei biocarburanti solida, competitiva e accettata soprattutto a livello europeo?

Il mio Ministero è pienamente impegnato a livello nazionale e internazionale per valorizzare il ruolo dei biocarburanti sostenibili in tutti i settori, incluso quello dei trasporti su strada, al fine di favorire

SCENARI

una transizione energetica giusta, sicura, accessibile e sostenibile, basata sul concetto chiave della neutralità tecnologica, per raggiungere con pragmatismo e realismo un futuro a emissioni nette zero in linea con gli Accordi di Parigi e con le decisioni della COP28 di Dubai. Ridurre le emissioni globali dei trasporti stradali e raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e della COP28 è una sfida decisiva, ma anche un’opportunità per innovare, creare valore e costruire un futuro più sicuro, giusto e sostenibile. I carburanti sostenibili integrano l’elettrificazione e l’efficienza energetica contribuendo a ridurre la

domanda di combustibili fossili, in particolare nei settori difficili da abbattere, come l’aviazione, il trasporto marittimo e stradale e i settori industriali, dove l’elettrificazione rimane costosa o non è ancora disponibile. Possono inoltre rafforzare la sicurezza energetica, creare occupazione rurale e ridurre la dipendenza dalle importazioni, aiutando sia le economie sviluppate che quelle in via di sviluppo.

A livello europeo, nel corso dell’approvazione della Legge Clima, grazie al ruolo di leadership dell’Italia, abbiamo ottenuto che i biocarburanti siano ora riconosciuti come parte della soluzione per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

L’ultimo accordo Ue ha fissato un obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040, confermando il ruolo dei biocarburanti come opzione per raggiungere gli obiettivi climatici in modo flessibile.

Evidenzio che il ruolo di leadership dell’Italia e del mio Ministero è riconosciuto a livello globale tanto che da pochi mesi l’Italia ricopre con orgoglio il ruolo di Presidente della Biofuture Platform del Clean Energy Ministerial (CEM).

L’Italia è inoltre fiera e lieta di aver lavorato fianco a fianco con la Presidenza brasiliana della COP30 nella preparazione e nel lancio della “Call to Action – Belem 4X Pledge on Sustainable Fuels”.

Qual è l’obiettivo di questa Call to action?

Il Belem Pledge, quadruplicando l’uso globale dei carburanti sostenibili entro il 2035 rispetto ai livelli del 2024, contribuirà ad accelerare l’adozione di pratiche agricole sempre più sostenibili, rafforzando la sicurezza energetica, garantendo la sostenibilità, promuovendo condizioni di commercio e catene del valore aperte, eque e trasparenti, e assicurando che nessuno venga lasciato indietro.

Al contempo il Pledge sui carburanti sostenibili permetterà di collaborare a livello internazionale e tra governi e settore privato, in uno spirito di forte cooperazione per assicurare sempre di più la piena sostenibilità lungo l’intera filiera dei biocarburanti; promuovere le migliori pratiche; consentire meccanismi di finanziamento di supporto e accelerare la cooperazione su politiche, normative e sullo sviluppo di tecnologie innovative.

Energia, tra sfide globali enuoveopportunità

La visione di Confindustria Energia per una transizione pragmatica

In un mondo scosso da crisi geopolitiche, conflitti e nuove forme di protezionismo, il tema dell’energia torna al centro del dibattito pubblico come una delle sfide più urgenti e strategiche. In questo scenario di instabilità globale, la posizione di Confindustria Energia è chiara e inequivocabile: serve un “VIA all’energia” – una direzione che unisca visione, investimenti e alleanze – capace di riportare in primo piano sviluppo, competitività e sicurezza energetica, con una governance certa a garanzia degli investitori.

Gli ultimi anni hanno mostrato quanto la stabilità energetica sia vulnerabile alle dinamiche della politica internazionale. Le guerre ai confini dell’Europa e le tensioni in Medio Oriente mettono in discussione la continuità degli approvvigionamenti di energia. Nel frattempo, la competizione globale si irrigidisce, con barriere commerciali e dazi che ridisegnano vecchie e nuove dipendenze. In questo scenario, l’autonomia strategica europea

– energetica ma anche industriale e tecnologica –diventa una necessità concreta per salvaguardare la competitività e, soprattutto, gli obiettivi di decarbonizzazione che impongono una rapida trasformazione dei sistemi produttivi.

Una trasformazione che, secondo Confindustria Energia, non può prescindere dal ruolo dell’industria come fattore abilitante: le imprese sono il ponte tra le strategie nazionali ed europee e le realtà locali, capaci di tradurre obiettivi in progetti concreti e di generare valore lungo tutta la filiera.

Le politiche europee, nella nostra visione, devono valorizzare tutte le tecnologie disponibili, senza esclusioni pregiudiziali, in coerenza con il principio della neutralità tecnologica: dal gas all’idrogeno, passando per biocarburanti, rinnovabili, energia nucleare di nuova generazione e cattura e stoccaggio della CO2, fino alle nuove iniziative nel campo dell’economia circolare, senza compromettere sicurezza e competitività.

Sul fronte delle tecnologie emergenti si apre un’ulteriore sfida: quella delle materie prime critiche. Una sfida che va affrontata creando una filiera nazionale integrata - industria, ricerca e partnership

GUIDO BRUSCO*

per i territori

pubblico-privato - capace di investire in riciclo avanzato, urban mining ed esplorazione delle risorse presenti sul territorio. Per raggiungere tali traguardi sono indispensabili una governance chiara e tempi certi per l’espletamento delle procedure autorizzative. Progetti strategici, dalle rinnovabili alle infrastrutture del gas, oggi si scontrano con un sistema complesso e stratificato che rischia di far perdere competitività al Paese proprio mentre l’Europa accelera. La richiesta è semplice: regole chiare e tempistiche garantite. Questi temi sono al centro di un recente studio firmato da Confindustria Energia, realizzato in collaborazione con il CENSIS, che mette in evidenza una nuova consapevolezza: la transizione energetica non è solo un passaggio tecnologico, ma un processo che coinvolge consumi, comportamenti, mobilità e abitudini quotidiane. I cittadini si dichiarano disponibili a fare la loro parte, ma chiedono trasparenza, ascolto e coinvolgimento. Da qui nasce la proposta di una legge quadro sull’energia, pensata per portare ordine in un sistema normativo frammentato e per conciliare neutralità tecnologica e sostenibilità sociale. Una visione di

Conferenza annuale 2025 “VIA all’energia - Dialoghi su governance, imprese e territori per alimentare il futuro sostenibile” che ha visto, tra gli altri, la partecipazione di rappresentanti delle Istituzioni europee, nazionali e locali (la Vicepresidente della BEI Vigliotti, il Ministro Pichetto Fratin, il Sindaco Gualtieri e l’Assessora all’Ambiente, Agricoltura e Ciclo dei Rifiuti di Roma Capitale).

sistema è indispensabile: serve un quadro normativo che favorisca partecipazione e innovazione, integrando industria, istituzioni e territori in un patto comune per il futuro.

Sostenibilità sociale significa valorizzare e tutelare le competenze in un contesto di profonda trasformazione dei modelli produttivi e organizzativi. È un tema che riguarda anche le relazioni industriali: nel recente rinnovo del contratto collettivo del settore energia e petrolio, le Parti hanno riconosciuto l’importanza della formazione per l’aggiornamento delle competenze.

Per affrontare un cambiamento tanto complesso, serve un patto più ampio: pubblico e privato, industria e istituzioni, parti sociali e territori.

Solo così il “VIA all’energia” potrà diventare una direzione concreta, rendendo l’Italia più forte, più moderna e pronta alle sfide del futuro.

* Guido Brusco –Da luglio 2023 Brusco è Presidente di Confindustria Energia, Federazione tra le associazioni confederate del Comparto Energia. Nato a Maratea, dal 1° ottobre 2024 è Chief Operating Officer Global Natural Resources e Direttore Generale di Eni.

COMUNITÀ ENERGETICHE E GIUSTIZIA CLIMATICA

Un patto tra persone e territorio

La transizione energetica non è solo una questione tecnologica. È una sfida morale e sociale che chiama la ricerca, le istituzioni e i cittadini a ridefinire il significato stesso di progresso

Ogni evoluzione davvero trasformativa nasce da una domanda etica prima che tecnica, e la transizione energetica non fa eccezione. L’energia è il tessuto invisibile della vita contemporanea: scalda, muove, connette. Eppure, per milioni di persone, in Italia come nel mondo, è ancora un bene fragile, intermittente e talvolta inaccessibile. Parlare di povertà energetica significa riconoscere che la disuguaglianza non si misura soltanto sul reddito o sull’istruzione, ma anche nella possibilità di accendere la luce, di riscaldarsi, di accedere all’informazione e di vivere in modo dignitoso.

Una casa fredda, un frigorifero spento sono immagini che appartengono ancora al presente, non al

passato, e sono il segno di quanto l’energia sia diventata il confine invisibile tra integrazione e marginalità, tra autonomia e dipendenza.

In questa realtà, la giustizia climatica diventa il nuovo orizzonte politico e civile entro cui muoversi. Non è né uno slogan né l’ennesimo vincolo burocratico: è la lente attraverso la quale guardare al clima non come a un problema ambientale, ma come alla grande questione sociale del nostro tempo.

Non basta ridurre le emissioni o investire in tecnologie pulite: bisogna distribuire le opportunità della transizione, non solo i suoi costi.

Significa progettare politiche che tengano conto delle differenze territoriali, sociali, generazionali, e riconoscere che il diritto all’energia è parte integrante del diritto alla cittadinanza.

Le comunità energetiche, che hanno lo scopo di ricostruire un equilibrio tra efficienza ed equità, tra innovazione e inclusione, rappresentano un importante tentativo di risposta a questa sfida, poiché riportano la produzione al livello delle persone e ridistribuiscono risorse che diventano veicolo di dignità e garanzia.

Perché la transizione energetica, se vuole essere credibile, deve essere anche equa, e la sostenibilità, se non è accessibile, non è sostenibile.

In questa prospettiva, l’energia diventa dunque una forma di giustizia, che deve essere costruita in modo che ogni scelta di investimento venga misu-

GABRIELLA SCAPICCHIO

rata con questa responsabilità.

È qui che entra in gioco la ricerca, con la sua capacità di connettere la conoscenza alla vita reale e di tradurre l’astrazione dei dati nella concretezza della vita quotidiana.

Si illude chi pensa che la ricerca sia neutra: è parte del patto sociale che definisce chi siamo e quale idea di futuro vogliamo rendere possibile. Per noi di NEST l’idea è quella di un futuro dove non si creino nuove frontiere tra chi può permettersi l’energia del domani e chi resta prigioniero del passato.

La Fondazione NEST – Network 4 Energy Sustainable Transition si muove ma serve un atto di responsabilità pubblica.

Nata nell’ambito del programma PNRR Partenariati Estesi del Ministero dell’Università e della Ricerca, la Fondazione NEST riunisce università, enti pubblici e imprese per promuovere un modello integrato di transizione energetica sostenibile, e ha dedicato specificatamente a questo tema uno dei

suoi nove spoke, l’ottavo, “Optimization, sustainability & resilience in energy supply chain”, che ha tra i propri obiettivi di ricerca anche quello di sviluppare modelli di governance e di mercato innovativi, per esempio attraverso l’aggregazione dei consumi locali (le comunità energetiche).

Il suo lavoro intreccia la dimensione scientifica con quella sociale, coerente con un modo di intendere la scienza non come torre d’avorio ma come infrastruttura etica del Paese, e NEST è l’esempio di una ricerca che non si limita a produrre innovazione, ma la accompagna fino al suo impatto sociale, con la missione di tradurre la teoria in strumenti concreti di sviluppo e partecipazione.

La rete degli oltre 700 ricercatori provenienti da università, centri di ricerca e imprese che la anima lavora su materiali avanzati, stoccaggio energetico, digitalizzazione dei processi, bioenergie e molto altro, perché alla base di ogni progetto di ricerca c’è sempre la stessa domanda di fondo: come garantire che la transizione sia giusta e arrivi a tutti?

Gabriella Scapicchio È Direttrice Generale della Fondazione NEST. È un’executive con oltre 20 anni di esperienza come CEO e nel Marketing in vari settori. Da oltre un decennio si dedica all’innovazione in Italia, con l’obiettivo di potenziarne l’ecosistema e connettere persone.

sperimentare le soluzioni su scala territoriale.

È un meccanismo che ha l'obiettivo di ridistribuire risorse e opportunità, e di permettere alla ricerca di circolare, di contaminarsi e di diventare strumento di sviluppo reale.

Ogni progetto diventa così un piccolo laboratorio di innovazione inclusiva, un luogo in cui le idee accademiche incontrano i bisogni delle comunità e dove la tecnologia si misura con la complessità del mondo e si modifica per adattarsi a essa.

In questo senso, la Fondazione agisce come un ponte tra eccellenza e accessibilità, tra visione strategica e concretezza operativa.

Come trasformare conoscenza e tecnologia in possibilità per tutti? Come fare in modo che la sostenibilità sia un diritto e non un privilegio?

Se guardiamo la povertà energetica da questa prospettiva, non sembra più un incidente collaterale, ma diventa il sintomo di un modello che ha separato la produzione di valore dal suo impatto sociale.

Per questo la responsabilità della ricerca oggi è duplice: produrre conoscenza e restituirla alla società in forme comprensibili e utilizzabili.

Fondazione NEST lavora proprio su questa frontiera e si impegna ogni giorno per costruire un ecosistema dove la scienza sia al servizio del bene collettivo, dove la tecnologia non amplifichi le distanze ma le riduca, e dove la formazione sia parte integrante della soluzione.

Una visione che si traduce in un modello operativo sviluppato attraverso i bandi a cascata, con i quali NEST apre la propria rete alla collaborazione con startup, PMI, enti locali e associazioni che possono

Ma per rendere la ricerca accessibile non basta aprire le reti della conoscenza, bisogna anche formare chi poi saprà valorizzarle.

Attraverso programmi come la NEST Academy, la Fondazione prepara anche le competenze che la transizione richiede: non solo ingegneri o tecnici specializzati, ma figure capaci di leggere i processi in chiave interdisciplinare, di coniugare scienza, economia e responsabilità sociale.

In NEST potremmo dire che non si costruisce solo conoscenza, ma anche coscienza, con l’obiettivo di formare una nuova generazione di ricercatori e professionisti consapevoli del peso civile del proprio lavoro.

È un concetto che restituisce alla parola “transizione” la sua vera natura: un cammino collettivo verso una trasformazione che deve essere prima di tutto culturale, dove il cambiamento non si misura solo in megawatt, ma in fiducia, competenze ed equità.

L’Italia condivisadell’energia

Le Comunità Energetiche Rinnovabili

sono un modello in crescita in Italia:

grazie alla produzione locale di energia pulita e alla partecipazione dei cittadini, rendono i territori protagonisti della transizione energetica

Energia condivisa per una transizione energetica partecipata e inclusiva. Lo confermano i numeri: 829 Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) attive in Italia, costituite e operative, per una capacità installata di circa 47,2 MW, 7.115 clienti associati e oltre 2.800 domande ammesse (fonte GSE, 31 ottobre 2025). Nel 2024 le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) erano 501, per una capacità installata di 62,1 MW, 5.318 clienti associati. Crescono le CER e cresce l’interesse di enti pubblici, cittadini e imprese verso l’autoconsumo collettivo e la partecipazione energetica. In cinque anni il numero delle CER è cresciuto rapidamente: dalle 4 attive nel 2020 si è saliti a 16 nel 2021, 34 nel 2022 e 101 nel 2023. Anche gli aderenti sono aumentati in modo significativo: dai 30 del 2020 ai 132 del 2021, fino a 430 nel 2022 e 1.817 nel 2023. È un modello in rapida diffusione in Italia, fondato sulla partecipazione attiva e sulla produzione locale di energia rinnovabile, che rende i territori sempre più protagonisti della transizione. Ma soprattutto è una leva strategica per accelerare la transizione energetica. Un sistema molto più diffuso al Nord del Paese e nelle isole, ma con un alto potenziale ancora da esprimere al Centro e soprattutto nel Mezzogiorno. Secondo i dati GSE aggiornati a ottobre 2025, la Lombardia guida la classifica con

2024

DISTRIBUZIONE PER REGIONE

134 CER, 5 MW di potenza installata e 1.410 aderenti. Seguono il Piemonte, con 110 comunità, 15,5 MW e 1.850 clienti, la Sicilia con 102 CER, 1,4 MW e 547 clienti e il Veneto con 81 comunità, 5,4 MW e 532 aderenti. Nel resto d’Italia i numeri si dimezzano: Puglia, Campania e Sardegna contano 44 CER ciascuna; il Trentino-Alto Adige 39; Emilia-Romagna e Toscana 38; Calabria 31; Friuli Venezia Giulia 28; Lazio 26; Abruzzo 20; Marche e Liguria 13; Basilicata 9; Umbria 7; Valle d’Aosta 5 e Molise 2. Dati che evidenziano una crescita strutturale dell’interesse verso l’autoconsumo collettivo e la partecipazione energetica, con una serie di progetti distribuiti su tutto il territorio nazionale.

COSA È UNA CER?

È un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, le cooperative, gli enti di ricerca, gli enti religiosi, quelli del terzo settore e di protezione ambientale, che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella disponibilità di uno o più soggetti associatisi alla comunità. Uno strumento in grado di contribuire in modo significativo alla diffusione di impianti a fonte rinnovabile, alla riduzione dell’emissione di gas serra e all’indipendenza energetica del Paese.

In una CER l’energia elettrica rinnovabile può esser

Fonte: piattaforma di monitoraggio del PNIEC su fonte GSE

LE CER ITALIANE AL 2025*

*Si considerano in esercizio gli impianti con contratto sia attivo sia in fase di finalizzazione. Le configurazioni localizzate su più Regioni sono attribuite sulla base dell’impianto di maggior potenza afferente alla configurazione

** Il numero di clienti associati rappresenta il numero di POD associati alle configurazioni.

Fonte: GSE

condivisa tra i diversi soggetti produttori e consumatori, all’interno di un medesimo perimetro geografico, grazie all’impiego della rete nazionale di distribuzione di energia elettrica, che rende possibile la condivisione virtuale di tale energia.

PRESIDI SOCIALI

Pur diverse per dimensione e contesto, le Comunità energetiche con finalità sociali (CERS) dimostrano come le CER possano diventare non solo strumenti energetici, ma anche presìdi sociali capaci di rafforzare la coesione e favorire inclusione. È il caso, ad esempio, della CER Napoli Est, che utilizza i benefici dell’energia condivisa per sostenere famiglie vulnerabili e finanziare servizi educativi e iniziative comunitarie, o della CER del Pilastro di Bologna, che reinveste parte dei benefici in attività sociali, percorsi di partecipazione e progetti rivolti ai residenti dei quartieri popolari, o della CER della Valle Subequana (Abruzzo), che rappresenta un modello di contrasto allo spopolamento, dove l’energia condivisa sostiene piccoli esercizi, spazi culturali e servizi essenziali, contribuendo a mantenere viva la rete sociale dei borghi montani.

IL RUOLO DEL GSE

Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) ha un ruolo centrale: supporta istituzioni, imprese e cittadini

nella costruzione di progetti solidi, monitora l’evoluzione nazionale dell’autoconsumo e gestisce gli incentivi che rendono possibili le CER. Importante anche l’attività di formazione attraverso webinar, seminari tecnici, incontri territoriali e sportelli informativi rivolti a enti locali, imprese, scuole, associazioni e cittadini, decisiva per trasformare le opportunità in progetti sostenibili, soprattutto nei territori con minori risorse tecniche.

Il Decreto CACER (DM 7/12/2023) ha definito le nuove modalità di concessione di incentivi per promuovere la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili inseriti in comunità energetiche, gruppi di autoconsumatori e autoconsumatore singolo a distanza. Tra le principali novità, l’aumento della potenza massima degli impianti da fonte rinnovabile fino a 1 MW.

Una struttura regolatoria e operativa capace di sostenere la crescita dell’autoconsumo, lo sviluppo costante delle comunità attive e l’elevato numero di richieste di finanziamento nell’ambito del PNRR confermano la maturità del modello delle CER e la sua capacità di generare benefici economici, ambientali e sociali. Un sistema che unisce innovazione, solidarietà e responsabilità pubblica nell’Italia dell’energia condivisa.

MESSAGGIO

LOCAL REPORT UPSTREAM ITALIA

Eni in Italia lavora da oltre settant’anni per supportare la crescita del Paese attraverso le forniture di vettori energetici. In questi ultimi anni, caratterizzati da un contesto sociopolitico internazionale incerto, Eni ha contribuito al soddisfacimento della domanda energetica nazionale, anche attraverso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e ha favorito l’evoluzione dell’industria attraverso il modello dell’economia circolare, portando avanti una strategia di trasformazione fondata su efficienza, digitalizzazione, integrazione dei business e impiego di nuove tecnologie, e sviluppando solide alleanze con gli stakeholder a livello nazionale e locale.

Il modello Eni, basato sui cinque driver della neutralità carbonica, protezione dell’ambiente, valore delle persone, alleanze per lo sviluppo e sostenibilità nella catena del valore, è la base del nostro agire per lo sviluppo di un modello di business più sostenibile, nell’interesse del nostro Paese. Questo approccio in Italia è caratterizzato da una presenza in tutti

FRANCESCA ZARRI
Responsabile delle attività upstream di Eni in Italia

gli ambiti dell’industria energetica, in particolare nel settore dell’upstream che vanta una tradizione quasi centenaria poiché avviato con le attività di Agip nel 1926.

Considerato quanto siano sfidanti gli obiettivi della transizione energetica, in Eni siamo convinti che la collaborazione tra aziende, istituzioni accademiche, stakeholder e territori sia fondamentale per il successo della sua attuazione. Il coinvolgimento degli stakeholder e il forte radicamento con il territorio garantiscono inoltre che la transizione energetica si realizzi in linea con le esigenze e le priorità della società, valorizzando il contributo del tessuto economico e culturale locale.

In Italia ci sono luoghi che rappresentano la sintesi perfetta tra identità territoriale e visione industriale. Li potremmo chiamare i “territori dell’energia”, dove molti anni fa sono nate e si sono sviluppate le attività più tradizionali, quelle del settore oil & gas, generando nel tempo un tessuto dinamico di competenze e di

relazioni che oggi costituisce un patrimonio immenso di opportunità per la trasformazione. Eni si impegna a promuovere e sviluppare, attraverso un dialogo continuo con gli stakeholder, in primis la Pubblica Amministrazione centrale e periferica e le Autorità, nell’ambito della gestione delle attività di business, una strategia energetica a supporto delle priorità nazionali, con l’obiettivo di avere un impatto positivo in questi territori che ci ospitano. L’apertura alle comunità si concretizza in diverse attività quali le partnership con le Organizzazioni della Società Civile e gli attori dello sviluppo locali per l’implementazione di iniziative di sviluppo locale, l’organizzazione di visite presso i siti operativi, le diverse iniziative realizzate per le scuole e le università. L’approccio all’innovazione tecnologica e digitale è da sempre una nostra priorità, con l’obiettivo di incrementare l’efficienza operativa e al contempo minimizzare l’impatto ambientale e valorizzare le risorse: attraverso la

Il Local Report è stato pubblicato a novembre 2025.

Eni Upstream collabora con i centri di eccellenza Eni nel campo dell’educazione e dello sviluppo sostenibile, quali Eni Corporate University, Eniscuola, la Fondazione Eni Enrico Mattei e Joule, la scuola di Eni per l’impresa, che organizza molte iniziative a supporto delle imprese (nella foto Basilicata Open LAB, un programma di innovazione e imprenditorialità).

tecnologia Eni Upstream contribuisce al raggiungimento dell’obiettivo di decarbonizzazione di Eni, sviluppando inoltre iniziative di “digital safety” volte ad aumentare la sicurezza operativa in ambito conduzione/manutenzione impianti, a tutela del personale Eni e delle ditte appaltatrici coinvolte.

La Just Transition prevede la riduzione progressiva dell’impatto emissivo, garantendo i necessari prodotti energetici ai propri clienti: coerentemente con questo approccio, Eni opera per garantire una maggiore sostenibilità ambientale, la sicurezza degli approvvigionamenti e una equità energetica: questo impegno si è concretizzato nel 2024 con una riduzione del 9,6% delle emissioni dirette di GHG Scope 1 del settore Upstream Eni a livello globale. La tecnologia Carbon Capture, Utilization and Storage (CCUS) a Ravenna, progettata per contenere l’emissione di anidride carbonica derivante da diversi processi industriali, è in

grado di raggiungere un’efficienza media di cattura delle emissioni di CO2 superiore al 90%, con punte fino al 96%. L’attenzione per l’ambiente prevede inoltre un uso efficiente delle risorse naturali, come l’acqua, il contenimento delle emissioni inquinanti, la gestione dei rifiuti, la tutela della biodiversità e dei servizi ecosistemici, nonché attività di riqualificazione degli asset in disuso.

L’attenzione per il proprio capitale umano rappresenta un pilastro fondamentale nella strategia di Eni: i princìpi di equità, inclusività e trasparenza ne guidano il processo di valorizzazione, favorendo lo sviluppo continuo di competenze oltre che promuovendo una cultura dell’innovazione e della leadership anche a supporto del nuovo modello di business satellitare. La nostra forza lavoro è cresciuta nel 2024 confermando una forte vocazione territoriale. L’attenzione per le tematiche di Diversity and Inclusion (D&I) e per le attività

di upskilling e reskilling sono un caposaldo della nostra strategia di sviluppo, insieme alla costante promozione della cultura della sicurezza. Nel 2024, nell’ambito delle attività di Eni nel settore upstream Italia, l’indice di frequenza degli infortuni totali registrabili (TRIR) della forza lavoro è in diminuzione rispetto al dato 2023 e nessun infortunio è stato registrato tra i dipendenti.

Eni Upstream collabora con i centri di eccellenza Eni nel campo dell’educazione e dello sviluppo sostenibile, quali Eni Corporate University, Eniscuola, Joule - La scuola di Eni per l’impresa e la Fondazione Eni Enrico Mattei, oltre a promuovere accordi con gli Enti Locali per implementare iniziative di sviluppo sostenibile a favore del territorio con una prospettiva di lungo periodo e che siano collegate a obiettivi industriali. In ambito sanitario si pensi ad esempio al progetto “LucAS - Lucani fra ambiente e Salute” e al supporto dell’infermiere di Famiglia e Comunità a Marina di Ravenna, oltre all’iniziativa per la sicurezza alimentare a Gela.

Dal punto di vista dell’impatto economico, Eni Upstream, tra il 2022 e il 2024, ha complessivamente generato risorse economiche per circa 3,88 miliardi di euro, di cui 1,52 miliardi di euro destinati a investimenti. A titolo di royalties e altri diritti, nel 2024 Eni ha versato in Italia un totale di 171,5 milioni di euro. L’impatto sulle comunità è misurabile con il Local Content, ovvero il valore aggiunto che Eni genera sul tessuto socio-economico locale nei contesti in cui l’azienda opera, inteso come creazione di forza lavoro, sviluppo industriale e tecnologico, indotto economico, trasferimento di competenze e valorizzazione del capitale umano. La nostra presenza storica nel settore upstream in Italia ha infatti promosso lo sviluppo di una catena di fornitura a supporto

delle attività generando, per ogni milione di euro investito, un aumento della produzione economica nazionale pari a 2,7 milioni di euro e 16 Unità di Lavoro Annue (ULA).

L’impegno di Eni poggia sul rispetto dei diritti umani, con l’obiettivo di contribuire al benessere delle persone e delle comunità locali con le quali interagisce. A tal fine, la garanzia del rispetto dei diritti umani lungo la catena di fornitura è basata su un costante monitoraggio di ogni fase del processo di procurement tramite l’adozione di un modello di valutazione risk-based oltre che attraverso la sensibilizzazione dei fornitori sui temi ESG, inclusi i diritti umani, tramite workshop, momenti di formazione e l’accesso alla piattaforma Open-es. In questo report vogliamo rappresentare il nostro impegno per il Paese e per le comunità con le quali lavoriamo insieme ogni giorno, in una prospettiva di sviluppo sostenibile e di transizione giusta, in continuità con la nostra storia di partner affidabile e di responsabilità nei confronti dei nostri stakeholder, per una crescita economica duratura.

UPSTREAM ITALIA

LOCAL REPORT

L’obiettivo di Eni Upstream è quello di incrementare l’efficienza operativa e al contempo minimizzare l’impatto ambientale e valorizzare le risorse.

IL TEMPO (NECESSARIO) PER LE TRANSIZIONI

Salendo lungo i calanchi di argilla, quando l’occhio comincia a perdersi tra la polvere dorata e il verde sparso degli ulivi, all’improvviso appare la piattaforma della centrale elettrica di Garaguso. È una sagoma moderna che rompe l’orizzonte antico, un segno visivo potente che testimonia il passaggio tra la Basilicata che era e quella che vuole essere.

Proprio da queste parti l’idea di un’energia nuova e di una transizione viene da lontano. Le campane della torre del piccolo paese del Materano erano alimentate dal “sali scendi” di due grosse pietre lungo un cavo d’acciaio. Un ingegno semplice ma non banale, poi sostituito e ora custodito nelle sale del municipio a memoria tangibile di un’istanza primaria: c’è bisogno di energia per portare avanti la comunità.

È una storia che intreccia tecnologie, politiche pubbliche, investimenti europei, e la

LUCIA SERINO

consapevolezza che il cambiamento richiede tempi giusti e rispetto delle specificità locali.

LA CENTRALE ELETTRICA

DI GARAGUSO È L’EMBLEMA

DELL’EVOLUZIONE DEI TEMPI.

L’HYDROGEN VALLEY, LE COMUNITÀ ENERGETICHE,

LE FONTI RINNOVABILI: TUTTE STRADE

La centrale elettrica di Garaguso è indicata oggi sul portale di OpenCoesione come una best practice nell’utilizzo dei fondi europei per la transizione energetica. Si tratta di una nuova stazione elettrica di trasformazione 380/150 kV, inserita in “entraesce” sull’elettrodotto Larino–Aliano, che ha l’obiettivo di supportare l’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, con una potenza in immissione richiesta pari a 80 MW. L’intervento si è sviluppato su una rete elettrica estesa per oltre 78 km e ha previsto 14 stalli realizzati o interessati.

VERSO UNA TRASFORMAZIONE

ENERGETICA CHE, PERÒ, RICHIEDE GOVERNANCE

TRASPARENTE

E PARTECIPAZIONE REALE

DELLE COMUNITÀ

Il progetto ha comportato un investimento pubblico monitorato pari a 22,34 milioni di euro, finanziato in gran parte con risorse dell’Unione Europea (circa 16,8 milioni dal FESR), integrate da fondi nazionali, tra cui il Fondo di Rotazione (4,79 milioni) e il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (728 mila). Vista da lontano, quasi sospesa sopra la valle, la centrale è un segno tangibile di come le politiche pubbliche, se ben orientate, possono sostenere la transizione energetica. La visibilità della centrale è anche simbolica: emblema della capacità della regione di usare i fondi europei non solo per costruire, ma anche per innovare infrastrutture e tecnologie con una gestione efficiente. Garaguso diventa così un crocevia tra memoria e futuro: il luogo dove il tempo, mi-

surato un tempo da pietre che salivano e scendevano nella torre comunale, oggi si misura in kilowatt e chilometri di rete, nella corsa verso un’energia pulita e condivisa.

L’HYDROGEN VALLEY: UNA TRANSIZIONE CHE DIVENTA FILIERA

Ma non c’è solo l’elettrico. Uno dei progetti più incisivi in corso in Basilicata è la Hydrogen Valley, centrata sull’area industriale di Tito Scalo. Il cuore sarà un elettrolizzatore costruito da Ansaldo Green Tech (gruppo Ansaldo Energia), basato su tecnologia

AEM (Anion Exchange Membrane, membrana a scambio anionico caratterizzata da alta efficienza ed elevata flessibilità operativa), che avrà la potenza di 1 MW e produrrà oltre 500 kg di idrogeno verde al giorno. Progettato e costruito nell’ambito del progetto Ipcei, finanziato dall’Unione Europea con fondi del programma “NextGenerationEu”, l’impianto sarà assemblato presso la nuova linea produttiva in fase di realizzazione a Genova Campi.

Fa parte dei progetti “bandiera” del Pnrr, nell’ambito di Missione 2 (transizione ecologica), ed è incluso negli Hydrogen Valleys selezionati, che comportano investimenti specifici per la regione. Oltre Tito Scalo, la strategia Hydrogen Valley mira a rendere la Basilicata un polo per produzione e uso di idrogeno verde. Tre progetti hanno ricevuto finanziamenti statali per un totale di 18 milioni di euro, coinvolgendo imprese come Greenswitch, Mer Mec e Patrone & Mongiello.

Una transizione energetica efficace richiede tempi giusti, governance trasparente e partecipazione reale delle comunità. Sopra, Castelmezzano, la cui mobilità elettrica sarà integrata nella CER lucana.

Obiettivo: produrre idrogeno con fonti rinnovabili, sviluppare applicazioni industriali e occupazione qualificata, decarbonizzare settori difficili da elettrificare. “È una svolta storica nel processo di transizione ecologica che stiamo seguendo – è la posizione dell’assessore regionale allo Sviluppo, Francesco Cupparo - nella prospettiva del superamento dello sfruttamento delle risorse petrolifere che non sono permanenti. La domanda di energia raddoppierà nei prossimi 15-20 anni e per soddisfarla non saranno sufficienti le attuali fonti come quelle petrolifere e del gas che continuiamo ad estrarre in Val d’Agri e nel Sauro ma sarà necessario un mix di fonti, abbandonando progressivamente quelle più inquinanti come il carbone”.

COMUNITÀ ENERGETICHE: AUTONOMIA, PARTECIPAZIONE, MOLTE ISTANZE IN ATTESA

La Basilicata ha avviato varie iniziative per promuovere le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), anche se i numeri mostrano che siamo ancora all’inizio.

Un bando regionale ha stanziato 1,3 milioni di euro per supportare la nascita di nuove comunità, con contributi fino a 9.000 euro a progetto per analisi e studi di fattibilità. È stata costituita la Green Community Miglionico, prima CER in forma cooperativa della regione. Le iniziative includono anche progetti solidali, come la CER di Bucaletto a Potenza, con impianti fotovoltaici e sostegno alle famiglie in difficoltà. La prima CER ad aver ottenuto il riconoscimento dal Gse, l’estate scorsa, con impianti fotovoltaici e un impianto eolico è la CER lucana: al suo servizio ci sono due impianti fotovoltaici da 6 kW e un impianto eolico da 100 kW. Grazie ai fondi del Bando Borghi, la comunità potrà integrare nel sistema anche la mobilità elettrica nel Comune di Castelmezzano,

il paesino del Volo dell’Angelo nelle Dolomiti lucane, oltre a sviluppare una piattaforma digitale intelligente che permetterà di monitorare in tempo reale i flussi energetici e ottimizzare l’uso condiviso delle risorse tra i membri della comunità.

Nata nell’ambito del progetto SIMAE (Sistema Integrato per il Monitoraggio e le Analisi Energetiche finanziato dalla Regione Basilicata) è attiva un’altra CER lucana che si propone come un’opportunità per l’intera regione, sviluppandosi attraverso la Confimi Industria Basilicata, l’Associazione di categoria che riunisce il settore manifatturiero e dell’impresa privata lucana. Tra i partner il Cnr e la Scuola di ingegneria dell’Università della Basilicata. Attiva anche la Lucana green community che si racconta così: “Siamo un progetto fatto di persone che credono in un futuro più semplice. L’energia non è un lusso ma un bene comune”. che credono in un futuro più semplice, Ad oggi le CER operative registrate in Basilicata hanno una potenza totale di circa 66,4 kW. Ci sono poco meno di cento istanze protocollate presso i Comuni lucani.

EOLICO, FOTOVOLTAICO, ALTRI AMBITI

DELLE FONTI RINNOVABILI

Qui si va, è il caso di dire, a gonfie vele, con qualche criticità negli ultimi mesi. I dati ufficiali regionali sono al 2023: a fronte di una domanda di energia elettrica nazionale pari a 3.300,00 GWh nel 2021, la Basilicata ha contributo con 6.18,4 GWh da fonti tradizionali, e con 3.681,6 GWh da fonti rinnovabili.

Anche il dato relativo alla produzione di energia da fonti rinnovabili lorda in Basilicata dimostra il ruolo cruciale della Regione in questo comparto: nel 2021, questa si è attestata a 4.146,6 GWh, di cui il 64% si è ricavato dall’eolico.

Il consumo totale è stato di 2.745,8

GWh, di cui il 54,5% è da attribuire al settore più esigente, quello industriale.

Sono stati attivati programmi regionali con circa 50 milioni di euro per impianti rinnovabili e altri 30 milioni per reti intelligenti e sistemi di accumulo. La Regione ha inoltre promosso lo sviluppo con iniziative come contributi a fondo perduto per il fotovoltaico residenziale e la semplificazione delle procedure autorizzative per gli impianti in aree produttive di crisi complessa. Ci sono programmi regionali per incentivare anche biomassa, geotermia, reti intelligenti e sistemi di accumulo.

Il potenziale della regione resta ampio, grazie a vento, sole, disponibilità di suolo e infrastrutture dismesse. Ma nel primo semestre del 2025 il mercato delle rinnovabili registra un rallentamento, specie per il fotovoltaico. Lo comunica l’osservatorio Anie (Federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche), che fornisce dati secondo i quali la potenza connessa (energia solare) è pari a 37 Mw, contro i 70 Mw dello stesso periodo 2024; gli impianti connessi sono 2.004 rispetto ai 5.947 del 2024. Tendenza diversa per l’eolico, con 25 Mw contro 1 Mw dello stesso periodo 2024. Diminuiscono però gli impianti connessi, che risultano 4 rispetto ai 13 del 2024. La criticità di fondo resta lo stoccaggio.

DALLE SFIDE AI TEMPI GIUSTI: EQUILIBRIO, GRADUALITÀ,

INCLUSIONE

Una transizione energetica efficace richiede tempi giusti, governance trasparente, partecipazione reale delle comunità e coesistenza temporanea con gli idrocarburi. Il tempo necessario per autorizzare impianti e reti è lungo, e nei piccoli Comuni servono supporti tecnici, incentivi stabili, formazione senza dimenticare che per un’economia che accelera sulla decarbonizzazione non si può trascurare

LA NASCITA DELLA CER

Il Comune di Viggiano il 27 ottobre scorso, nella Piazza Coperta “J. Damiano”, ha presentato ufficialmente la nascita della Comunità Energetica Rinnovabile (CER).

Durante l’evento sono stati illustrati lo studio di fattibilità per l’installazione di impianti fotovoltaici sugli edifici comunali, le finalità di autoconsumo collettivo e i vantaggi economici e ambientali per cittadini e imprese.

L’iniziativa, promossa in linea con la Direttiva UE 2018/2001 e l’art. 42-bis del DL 162/2019, mira a creare una rete locale di produzione e condivisione di energia pulita, aperta a cittadini, enti e imprese dotati di utenze elettriche o impianti da fonti rinnovabili nel territorio comunale. La CER è stata presentata dal sindaco di Viggiano Amedeo Cicala e dal vicesindaco Gianfranco Moscogiuro. Nel corso degli interventi introduttivi, gli amministratori hanno sottolineato la grande soddisfazione “per aver vinto una scommessa collettiva che mira a condividere la responsabilità sociale della Transizione Energetica”. Da sottolineare anche gli interventi tecnici dell'ingegnere Domenico Ielpo, dell'architetto Antonella Amelina e di Michele Monaco che hanno illustrato i grandi benefici per i cittadini. Viggiano, cuore della produzione energetica nazionale, diventa così anche luogo di sperimentazione di un approccio che mette al centro la collaborazione tra istituzioni, cittadini e imprese. La Comunità Energetica “Vejanum ETS” nasce proprio da questa visione: produrre, condividere e valorizzare l’energia rinnovabile in modo partecipato, creando benefici economici e sociali diffusi.

È un messaggio importante: l’energia del futuro sarà plurale. Idrocarburi, solare, eolico, idroelettrico, bioenergie e, domani, idrogeno verde non sono compartimenti stagni, ma tasselli di un mosaico che la Basilicata può comporre con competenza e visione. l

l’impatto occupazionale e sociale. Torniamo da dove siamo partiti, a Garaguso. Guardando la centrale dall’alto dei calanchi, con lo sguardo che incontra il paesaggio secolare e le luci dell’impianto moderno. Il sistema delle pietre per dare energia alle campane della torre del paese, poi sostituito, ci ricorda che le transizioni sono sempre esistite. Ora la sfida è più grande ma il senso del tempo è rimasto lo stesso. Come misura del passaggio ma anche come contingenza storica. O, se preferite, come nell’indimenticabile canzone di Ivano Fossati.

Matera è una città che non ha mai aspettato il futuro: lo ha sempre costruito giorno per giorno, su pietra millenaria, su storie antiche ma vive, su voci che da sempre il Mediterraneo ha plasmato — voci cristiane, arabe, ebraiche, contadine, pastorali, migranti e studentesche. Con la nomina a Capitale Mediterranea della Cultura e del Dialogo 2026, insieme a Tétouan (Marocco), Matera apre un nuovo capitolo della sua storia, portando in primo piano valori — dialogo, pace, integrazione — che oggi più che mai servono come fari in un Mediterraneo che troppo spesso è luogo di conflitti, di muri invisibili, di silenzi forzati. Un ponte ideale con il 2019. E oltre. Il titolo è stato assegnato dall’Unione per il Mediterraneo e la Fondazione Anna Lindh (la politica europeista svedese assassinata nel 2003).

E infatti il comitato organizzatore è stato rappresentato a Matera da Ayman Elsherbiny, analista presso il gabinetto del segretario generale dell’Unione per il Mediterraneo, e Alessandro Lamonica, direttore dell’unità delle politiche pubbliche della Fondazione Anna Lindh.

Al centro un progetto ambizioso, dal nome evocativo: Terre Immerse. Non terre emerse, visibili, celebrate. Ma

quelle sommerse dalla storia, dalla geografia, dall’indifferenza. È su queste che Matera vuole accendere una nuova luce, portando in superficie culture sommerse, territori dimenticati, comunità marginali, affidandoli alla relazione tra popoli.

Il progetto ha subito mosso passi concreti. Con uno stanziamento di 700 mila euro (di cui 500 mila a carico del Comune), Terre Immerse si struttura come un programma diffuso, partecipato, radicato nel territorio e aperto al Mediterraneo. In prima linea, la Fondazione Matera Basilicata 2019, che — come da accordo formale siglato con il Comune — coordinerà l’intero percorso: dalla progettazione alla comunicazione, dalle attività sul campo alla cooperazione con le istituzioni internazionali. Il resto lo faranno le comunità, le scuole, le università, gli artisti, i volontari, i territori interni. “Matera sa unire tradizione e innovazione”, dice il sindaco Antonio Nicoletti, ricordando il significato profondo di questa sfida. “La scelta del 20 marzo 2026 per la cerimonia ufficiale d’apertura non è casuale: coincide con la Giornata mondiale della felicità. Un modo per dire che il Mediterraneo non deve più essere teatro di dolore e conflitti, ma spazio di vita, condivisione e futuro”.

Il programma si snoderà lungo tutto l’anno, ma alcuni momenti chiave sono già scolpiti nel calendario. Il 28 novembre scorso, MATERA

IL FUTURO

CHE NASCE DAL DIALOGO

LUCIA SERINO

in occasione della Giornata del Mediterraneo, c’è già stata una cerimonia simbolica di avvio. A seguire, durante le festività natalizie, il Presepe Vivente (6 dicembre 2025 - 4 gennaio 2026). La notte di Capodanno accenderà la città con suoni e luci che vanno oltre l’intrattenimento: saranno simboli di comunità in festa. A febbraio 2026, una parata di maschere antropologiche restituirà voce alle tradizioni popolari mediterranee. Il vero avvio sarà il 20 marzo 2026, mentre la conclusione ufficiale avverrà il 28 novembre. Il racconto non si limiterà ai luoghi più noti: i borghi, le aree interne, i cammini, le residenze artistiche sono parte essenziale della visione. “Il Mediterraneo non è solo linea costiera — ha ricordato Rita Orlando, direttrice della Fondazione Matera-Basilicata 2019 — ma anche territorio interno, stratificazione, memoria. Terre Immerse nasce proprio per riscoprire quelle connessioni profonde che attraversano i secoli e le civiltà”.

Ogni atto previsto è un tentativo di ricucitura sociale. Per questo, dialogo e integrazione non saranno concetti astratti: verranno incarnati in pratiche quotidiane. Le scuole saranno chiamate a lavorare con artisti mediterranei, le associazioni culturali avranno spazio

per proporre percorsi interculturali, le voci delle comunità straniere che vivono in Basilicata diventeranno parte attiva del processo.

Le mostre, i laboratori, gli spettacoli, saranno strumenti per rimettere insieme ciò che la geopolitica separa. Le iniziative coinvolgeranno partner marocchini, spagnoli, libanesi, algerini. Perché Matera — che è stata vergogna d’Italia prima di rinascere come Capitale Europea nel 2019 — oggi è un consolidato modello di trasformazione collettiva.

Ancora Nicoletti: “È il tempo di nuove sfide. Perché non basta organizzare eventi: bisogna garantire infrastrutture, accessibilità, trasporti, spazi per la partecipazione. Bisogna evitare che tutto si consumi in un anno. E per questo sono attesi, come promesso, ulteriori finanziamenti dalla Regione Basilicata (stimati intorno ai 3 milioni di euro) e dal Ministero della Cultura, che già ha espresso pieno sostegno attraverso le parole del ministro Giuli”.

C’è, insomma, un futuro da progettare. Una scommessa vinta più volte da Matera. Ora ci riprova, nell’anno che verrà: indicare una via di dialogo dove altri tracciano confini.

BASILICATA

IL PROGRAMMA INTERNAZIONALE

Nel 2026 Matera promuoverà la nascita della prima rete euro-mediterranea delle città della cultura, che vedrà coinvolti Anna Lindh Foundation, l’Unione delle città e dei Governi locali (Uclg), il network delle capitali culturali Culture Next, la rete delle Capitali europee della cultura.

GLI INCONTRI PROGRAMMATI NEL 2025

GIUGNO

– Il Forum di Anna Lindh Foundation a Tirana LUGLIO

– La conferenza internazionale Culture Next a Leeuwarden in Olanda AGOSTO

– L’Expo Osaka 2025 – Le giornate europee del patrimonio a Oslo

SETTEMBRE

– La conferenza globale Unesco Mondiacult 2025 a Barcellona

– La riunione delle capitali europee in Finlandia

OTTOBRE

– La settimana europea delle regioni e delle città a Bruxelles

NOVEMBRE

– I “Med Dialogues” a Roma

Con uno stanziamento di 700 mila euro, Terre Immerse si struttura come un programma diffuso, partecipato, radicato nel territorio e aperto al Mediterraneo.

L’INTERO DISTRETTO, DOVE

SI BRINDA DAI TEMPI DI ORAZIO,

SI PREPARA A DIVENIRE PALCOSCENICO NAZIONALE

OLTRE CHE DEL VINO, DELL’OSPITALITÀ

E DELL’ECONOMIA DEL GUSTO. PRONTO UN CALENDARIO INTEGRATO

DI MANIFESTAZIONI ENOTURISTICHE, CULTURALI, AMBIENTALI E SOCIOECONOMICHE

LUCIA SERINO

Dal mito di Orazio alla grotta di Barile, dal cratere di Monticchio alla botte di Rapolla, il Vulture racconta una storia che oggi torna in primo piano: quella di un Sud capace, coeso, fertile. Il 2026 sarà l’anno in cui i paesi dell’area dell’antico vulcano diventano, tutti insieme, capitale del vino. Per la verità è, appunto, dai tempi del poeta latino che qui si brinda. Anche se le criticità non mancano. Ma nell’anno che verrà il Vulture con il suo pregiatissimo aglianico, diventa ufficialmente la capitale del vino. Dopo i Castelli Romani, che detengono il titolo per il 2025, sarà dunque il territorio lucano a rappresentare l’Italia del vino per un anno. Quando il 19 settembre 2025 l’Associazione Nazionale Città del Vino ha assegnato al Vulture Alto Bradano il titolo di Città italiana del Vino 2026 è scattato subito il conto alla rovescia per un intero distretto che si prepara a divenire palcoscenico nazionale oltre che del vino, dell’ospitalità e dell’economia del gusto in generale.

CHI SONO I PROTAGONISTI DEL VULTURE CAPITALE DEL VINO 2026

Far convivere tradizione, innovazione, turismo e identità. Questo l’obiettivo per il 2026 dei 14 Comuni del Vulture.

Nel cuore della Basilicata, una rete di 14 Comuni, con capofila Ripacandida e con Rionero in Vulture, Melfi, Barile, Ginestra, Rapolla, Genzano di Lucania, Atella, Acerenza, Palazzo San Gervasio, Lavello, Forenza, Venosa, Maschito, si è costruita un orizzonte ambizioso: far convivere tradizione millenaria, innovazione, turismo e identità. Ma che cosa significa, concretamente, “essere città del vino” per il Vulture, e quali scenari economici si possono prevedere?

La viticoltura sul Monte Vulture ha radici antiche: già i Romani contemplavano queste gravine e pendii come luoghi ideali per la vite, e attraverso i

INSIEME A:

PARCO NATURALE REGIONALE DEL VULTURE PARTNER TECNICO E CULTURALE

CIA AGRICOLTORI

CONSORZI DI TUTELA

ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA

REGIONE BASILICATA

GENZANO DI LUCANIA
ATELLA
LAVELLO
FORENZA
PALAZZO SAN GERVASIO

PARCO URBANO DELLE CANTINE A RAPOLLA FINANZIATO DAL PARCO DEL VULTURE (20.000 EURO)

LABORATORI DEL GUSTO ITINERANTI

AZIONI PREVISTE

secoli l’Aglianico ha tratto da queste terre una profondità unica, fatta di minerali, escursioni termiche e sedimentazioni.

RECUPERO

DEGLI SPAZI IPOGEI A BARILE E MELFI

EVENTI CULTURALI LEGATI A ORAZIO, ALLA VITICOLTURA E ALLA GASTRONOMIA LUCANA

CAMPAGNE DI PROMOZIONE NAZIONALE E STORYTELLING DIGITALE

PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE AD HOC PER SOSTENERE E STRUTTURARE IL PROGETTO

Così, quando oggi si varca una cantina ipogea scavata nel tufo di Barile, si sente l’eco del passato: tra le pareti silenziose delle grotte dormono botti e bottiglie, custodi della memoria. È una memoria che si innerva nei vini che ancora parlano: intensi, austeri, con tannini fitti e profumi profondi.

Il progetto presentato per la candidatura ha puntato sulla connessione tra sviluppo territoriale e viticoltura, con l’ambizione di fare del Vulture un modello nazionale. Il Parco Naturale Regionale del Vulture ha creduto da subito nel progetto, stanziando 20.000 euro per il “Parco Urbano delle Cantine” a Rapolla, con laboratori del gusto, comunicazione,

eventi esperienziali e valorizzazione dei prodotti identitari (vino, caciocavallo podolico, castagne, miele). Laboratori itineranti del gusto in tutti i Comuni del Vulture, con il coinvolgimento diretto delle comunità locali. “Il nostro obiettivo – sottolinea il Presidente del Parco, Francesca Di Lucchio – è quello di accompagnare i Comuni e i produttori in un percorso condiviso di valorizzazione. Il vino non è solo prodotto agricolo: è paesaggio, biodiversità, cultura. Il Parco vuole essere la casa comune di queste esperienze, garantendo sostenibilità e continuità anche oltre il 2026”.

È stato poi il presidente del consiglio regionale, Marcello Pittella, a proporre l’idea di una legge regionale ad hoc per sostenere il titolo e vincolare investimenti sul territorio. “Un traguardo straordinario per la Basilicata e un motivo di orgoglio per tutta la nostra comunità”, ha rafforzato l’assessore regionale alle politiche agricole, Carmine Cicala. “È la conferma del valore millenario dell’Aglianico del Vulture, della passione dei nostri viticoltori e della capacità dei territori di fare rete per valorizzare un patrimonio unico”.

Il titolo prevede, dunque, che per l’intero anno 2026 si sviluppi un calendario integrato di manifestazioni enoturistiche, culturali, ambientali e socioeconomiche legate al mondo del vino e al paesaggio vitivinicolo. Il direttore di Città del Vino, Paolo Corbini, ha spiegato che nel dossier vincente si è fatto largo uso dell’idea del territorio come “laboratorio nazionale” come sistema tra comuni, produttori, istituzioni e operatori culturali. In questo quadro, la cooperazione tra cantine, consorzi, cooperative e associazioni locali sarà un pilastro: senza una coesione forte, il progetto rischia di generare dispersione e duplicazioni. È dunque urgente che le aziende vitivinicole – spesso di piccole dimensioni – si uniscano in reti produttive, marchi collettivi, sinergie logistiche e iniziative promozionali comuni. Secondo la CIA-Agricoltori Potenza, il riconoscimento rappresenta la vittoria del “valore” che i vitivinicoltori hanno saputo costruire insieme: un capitale economico, sociale e culturale stimato in circa 15 milioni di euro per l’intera produzione vitivinicola regionale lucana.

La Basilicata conta circa 5.500 aziende vitivinicole, secondo la stessa fonte, che operano nel comparto vino. Numeri che restano indicativi e probabilmente sottostimati, perché non tengono conto dell’indotto, della filiera distributiva, del turismo enogastronomico. Il contesto produttivo, per la verità, non è stato, recentemente, tra i più felici. Negli ultimi anni la produzione è scesa per via della peronospora che ha attaccato i vigneti. Tanto che l’associazione degli agricoltori sollecitò due anni fa l’attivazione delle procedure dello stato di crisi dei comparti che hanno subito forti contrazioni di prodotto e la successiva attivazione di interventi per la ripresa produttiva. Quest’anno gli scenari sono più incoraggianti. E infatti, secondo la Relazione vendemmiale 2025 di Assoenologi, UIV (Unione italiana vini) e ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo) per la Basilicata è previsto un aumento della produzione di ben il 40% rispetto al 2024 in tutta la regione. In particolare, nella relazione è messo in evidenza che a un inverno mite su tutto il territorio lucano, è seguita una primavera con il giusto grado di piovosità e con temperature ottimali che hanno favorito, quasi ovunque, lo sviluppo delle viti. Solo in alcune aree le gelate tardive hanno causato qualche problema.

Quando il sipario sul 2026 calerà, il vero successo consisterà nel lasciare non un anno memorabile isolato ma una nuova base strutturale per turismo, cooperazione, marchio di qualità e attrattività internazionale. Se si riuscirà a tradurre il titolo in governance stabile, risorse pubbliche vincolate, e senso strategico condiviso, allora il Vulture potrà restare “capitale del vino” per gli anni a venire. Si vedrà. Per ora in alto i calici, nunc est bibendum.

CITTÀ DEL VINO 2026 IN NUMERI

Fonte: CIA

14

COMUNI COINVOLTI

5.500

AZIENDE VITIVINICOLE IN BASILICATA

15

MILIONI DI EURO IL VALORE STIMATO ATTUALE DELLA FILIERA

30

MILIONI DI EURO STIMATI NEL 2026 CON TURISMO E INDOTTO

1.400

ETTARI VITATI (SOLO PER L’AGLIANICO DEL VULTURE DOC/DOCG)

60

CANTINE ATTIVE NEL COMPRENSORIO

L’ARTE DI RESTARE: STORIE DI CALCIO IN BASILICATA

UN RACCONTO DI COMUNITÀ, IDENTITÀ E SCOMMESSE SUL FUTURO.

E DI NUMERI CHE CRESCONO E ATTESTANO CHE È LA DIREZIONE GIUSTA

Il calcio in Basilicata è una trama sottile e tenace, cucita negli spazi di ogni comunità, nei campi di terra battuta e nelle tribune che si riempiono ancora di applausi genuini. Non ha bisogno di copertine patinate per dire la sua. Ha il passo di chi resiste, lo sguardo di chi educa, la voce di chi prova ogni giorno a fare qualcosa che conti. Nonostante tutto: la geografia, la dispersione, i numeri bassi, la fatica del tempo. O forse proprio per questo.

Perché praticare sport, costruire socialità, formare giovani atleti in una regione come la Basilicata non è un esercizio ordinario. È, ogni volta, una piccola sfida vinta. Qui dove più di cento comuni su centotrenta non arrivano a cinquemila abitanti, dove in molte aree interne il tasso di natalità è ormai tra i più bassi d’Europa, organizzare e far vivere un ecosistema sportivo non è scontato. Lo è ancora meno se si sceglie di farlo con una visione educativa, civile, popolare. Per questo raccontare i numeri del calcio lucano significa molto più che sommare iscritti, partite, categorie. Significa leggere un pezzo di società che tiene. Un pezzo di comunità che si oppone al rischio della marginalità, trasformando la fragilità demografica in una leva per sperimentare un altro modo di stare insieme.

I numeri, però, contano. E raccontano una realtà in crescita. A giugno 2025, la Basilicata ha toccato le 170 società sportive affiliate. Un traguardo che non è solo simbolico: è il segno che in una regione dove la popolazione complessiva è inferiore a quella di molti capoluoghi italiani, c’è ancora chi sceglie di investire tempo, risorse e passione nell’attività sportiva. Sono più di 10.500 i tesserati tra calcio a 11, calcio a 5 e calcio femminile. Più di 6.000 i giovani che ogni anno prendono parte ai campionati del Settore Giovanile. Più di 500 le squadre iscritte ai tornei regionali e provinciali. Numeri che, da soli, non basterebbero a spiegare la vitalità del movimento, ma che diventano eloquenti se incrociati con la

Emilio Fittipaldi

È il presidente del Comitato

Regionale Basilicata della Lega Nazionale Dilettanti (LND).

geografia della Basilicata: una regione a bassa densità, con una viabilità spesso complicata e un’età media in crescita costante.

A reggere questa impalcatura sottile, ma resistente, è l’organizzazione del Comitato Regionale Basilicata della Lega Nazionale Dilettanti, che ogni anno cura oltre 4.000 gare ufficiali. Con puntualità e rigore, ma anche con la flessibilità necessaria a un territorio che cambia e che impone soluzioni spesso su misura. Dai cam-

pionati di Eccellenza e Promozione fino alle categorie giovanili, ogni partita è un tassello di un sistema che ha deciso di restare aperto, accessibile, inclusivo.

“Il calcio lucano non è soltanto una somma di dati, è una scelta quotidiana – afferma Emilio Fittipaldi, presidente del Comitato Regionale –. In una regione dove fare sport significa spesso percorrere chilometri, sopperire all’assenza di strutture, contare su risorse economiche limitate, continuare a far vivere i campi ogni fine settimana è già una forma di resistenza civile. Ma vogliamo andare oltre: vogliamo che questa rete diventi sempre più una risorsa educativa, culturale, persino economica per la Basilicata”.

Perché oggi, più che mai, lo sport non può essere ridotto alla sua dimensione agonistica. È scuola informale, palestra di cittadinanza, strumento di salute, spazio di inclusione. E lo è in particolare in quelle aree dove mancano i luoghi di aggregazione, dove il tempo libero rischia di diventare vuoto, dove l’abbandono scolastico e la povertà educativa non sono statistiche, ma problemi reali. In questo contesto, l’azione del Comitato Regionale non si limita alla gestione dei campionati, ma si estende a progetti formativi, campagne di sensibilizzazione, iniziative sociali.

Un punto qualificante resta l’impegno nel settore giovanile. Le rappresentative regionali, i tornei regionali e interprovinciali, le collaborazioni con le scuole calcio: sono molteplici i fronti su cui il CR Basilicata è attivo per garantire non solo la partecipazione, ma anche la qualità del percorso sportivo dei più giovani. “La sfida del prossimo anno sarà proprio questa –sottolinea Fittipaldi –. Non possiamo limitarci a tenere in piedi i numeri: dobbiamo puntare sulla qualità tecnica, educativa e relazionale. Il nostro obiettivo è far crescere le società, formare

i dirigenti, sostenere i tecnici e offrire ai nostri giovani un calcio che non sia solo occasione di svago, ma spazio di crescita autentica”.

A rendere possibile questo lavoro è anche una rete di collaborazioni istituzionali che nel tempo si è consolidata. Tra queste, la partnership con Eni – rinnovata per il 2025 – rappresenta un esempio virtuoso non solo per visibilità o ritorno d’immagine, ma in particolare perché in questi anni, ci ha permesso di dare vita a iniziative sui temi dell’inclusione, della cultura sportiva, dell’educazione ai valori. Lontano dalla retorica, dentro la quotidianità. In questo senso, la collaborazione con Eni ha rappresentato un sostegno reale alla funzione sociale del calcio lucano.

Ed è proprio questa funzione che oggi va difesa e rilanciata. In una stagione storica in cui l’Italia intera si interroga su come ricostruire legami sociali, formare nuove generazioni, trattenere energie nei territori, il calcio dilettantistico può giocare un ruolo decisivo. A patto che lo si consideri per quello che è: una rete capillare, educativa, non sostituibile. In Basilicata, questa rete esiste. E ogni settimana si rimette in moto grazie a migliaia di persone che scelgono di restare, di fare, di esserci.

Il compito del Comitato Regionale è

riconoscere e valorizzare questo patrimonio. Dare voce alle storie che lo abitano. Accompagnare le società in un percorso di crescita. Offrire strumenti, regole, occasioni. Ma anche prendersi la responsabilità di indicare una direzione. Perché se è vero che i numeri danno ragione, è altrettanto vero che da soli non bastano. Serve una visione. Serve una politica dello sport che sappia coniugare tradizione e innovazione, appartenenza e futuro.

E in questo, la Basilicata può diventare laboratorio. Una regione che, pur con piccoli numeri, riesce a tenere insieme una comunità sportiva vasta, resiliente, coesa. Una regione che trasforma il limite della demografia in risorsa: non possiamo contare sui grandi bacini, ma possiamo costruire legami più forti. Non possiamo moltiplicare le presenze, ma possiamo moltiplicare i significati. In un tempo che ha spesso smarrito la misura del valore sociale dello sport, il calcio lucano continua a ricordarcelo: la qualità non è un lusso, è una scelta. E per chi la compie ogni giorno, anche la periferia può diventare centro. (D.S.)

In apertura, gli allenamenti per le Rappresentative di Calcio a 11. A sinistra, la Seventeen Potenza vince la Coppa Italia di Eccellenza Femminile e accede alle fasi nazionali. Sopra, la Rappresentativa Femminile del C.R. selezionata per il Torneo delle Regioni 2025.

SMARTERRA INCONTRA AGRIVANDA A VIGGIANO

AL CAMPUS DI ENI, GESTITO DA FEEM, UNA GIORNATA

DI CONFRONTO TRA STARTUP, RICERCATORI

E INVESTITORI EUROPEI SULLE NUOVE FRONTIERE

DELL’AGRICOLTURA SOSTENIBILE E DIGITALE

L’innovazione agricola incontra la sostenibilità nel cuore della Val d’Agri. Il Campus Agrivanda di Eni, gestito dalla Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem), ha ospitato l’evento “Smarterra meets Agrivanda”, una tappa dello Smarterra Agrifood Innovation Summit 2025 di Matera.

Alcuni momenti dell'evento

“Smarterra meets Agrivanda” tenutosi a Viggiano. Si tratta di una tappa dello Smarterra Agrifood Innovation Summit 2025 di Matera.

Il progetto mira a costruire un ecosistema europeo dell’innovazione agroalimentare, con l’obiettivo di sviluppare soluzioni tecnologiche lungo l’intera filiera del cibo sostenibile. Attraverso un’analisi delle potenzialità territoriali e delle migliori pratiche, Smarterra punta a creare una piattaforma di innovazione che supporti aziende, istituzioni e startup internazionali nell’accesso all’ecosistema del

Sud Italia. Tra i partner figurano il Comune di Matera, EY Advisory, TechBBQ, RootCamp GmbH, Sweden Foodtech AB, Deep Ecosystems 500 UG e la FEEM, in qualità di ambassador. L’incontro di Viggiano ha riunito innovatori, investitori e startupper provenienti anche da Danimarca, Svezia e Germania, per esplorare da vicino le iniziative del Campus Agrivanda. Dopo una visita al Technology & Digital Hub, lo spazio dedicato allo sviluppo e al trasferimento delle competenze digitali, i partecipanti hanno proseguito nel Centro Agricolo di Sperimentazione e Formazione, dove si promuove la valorizzazione di un’agricoltura sostenibile e ad alto contenuto tecnologico.

Il confronto con i ricercatori della FEEM ha toccato i temi dell’innova-

zione e dell’automazione in campo agricolo. Tra i progetti presentati, la startup Anostra ha mostrato un sistema di recupero e riutilizzo di macchinari agricoli obsoleti equipaggiati con tecnologia di guida autonoma, capace di rendere completamente automatizzata la lavorazione del terreno e migliorare l’efficienza produttiva. “È stato un momento di confronto importante con altre realtà europee che da anni investono sulla sostenibilità agro-ambientale” ha sottolineato Tiziana Perri, senior researcher della FEEM. “Esperienze come il Campus Agrivanda aiutano a trasferire sul territorio conoscenze e soluzioni pratiche: negli ultimi anni abbiamo fornito a circa cento PMI locali competenze digitali e tecnologiche”. (S.M.)

IL PORTO INTELLIGENTE

CHE NAVIGA VERSO IL FUTURO

DIGITALIZZAZIONE, SOSTENIBILITÀ E INNOVAZIONE

GUIDANO LA TRASFORMAZIONE DEL PORTO DI RAVENNA, CHE DIVENTA UN MODELLO DI SMART PORT. DATI,

SENSORI E TECNOLOGIE RIDISEGNANO I PROCESSI

LOGISTICI E

RAFFORZANO IL LEGAME CON LA CITTÀ

La digitalizzazione dei porti rappresenta oggi una delle più profonde trasformazioni del sistema logistico e territoriale. Da infrastrutture fisiche destinate allo scambio di merci, i porti stanno diventando piattaforme intelligenti dove dati, sensori e tecnologie dialogano in tempo reale con istituzioni, imprese e cittadini. La digitalizzazione, infatti, non è solo innovazione tecnologica: è un nuovo modo di connettere il porto al territorio, rendendolo più trasparente, sostenibile e accessibile. Ravenna ne è un esempio concreto. Qui la transizione digitale procede con una visione chiara: fare del porto un ecosistema connesso, in cui infrastrutture, persone e tecnologie operano in sinergia. “L’obiettivo – spiega

Angelo Mazzotti, direttore della Transizione al Digitale e Sostenibilità Ambientale dell’Autorità di Sistema Portuale – è trasformare il porto in un sistema integrato di dati e processi. Un porto che non si limita più a far muovere le merci, ma che genera conoscenza e valore attraverso l’uso intelligente delle informazioni”. Il 2026 sarà un anno chiave per consolidare i progetti avviati con fondi Pnrr, europei e risorse proprie dell’Autorità di Sistema Portuale. La strategia si basa su due pilastri: digitalizzazione e sostenibilità ambientale. Da un lato, la costruzione di un’infrastruttura tecnologica integrata e sicura; dall’altro, la riduzione dell’impatto ambientale e la promozione di

MARIA VITTORIA VENTURELLI

un modello operativo più efficiente e rispettoso del territorio. Tra i progetti principali spicca il Port Community System (PCS), cuore digitale dello scalo, che collegherà in un’unica rete soggetti pubblici e privati – dall’Agenzia delle Dogane alla Capitaneria di Porto – semplificando le procedure e migliorando la tracciabilità. Il PCS dialogherà con la Data Platform dell’Autorità, che permetterà di raccogliere e analizzare in tempo reale i dati su traffici, logistica e ambiente. “Stiamo costruendo un porto data-driven – sottolinea Mazzotti – dove le decisioni si basano su dati condivisi e affidabili, per anticipare criticità operative e ambientali”. Elemento distintivo di questa trasfor-

mazione è il Digital Twin del porto, un gemello digitale capace di simulare scenari complessi – dai flussi di traffico alle condizioni meteo-marittime – integrato con sensori IoT e con la futura rete 5G privata. “Il 5G – spiega Mazzotti – consentirà di collegare sensori, videocamere e mezzi operativi con tempi di risposta quasi istantanei, aprendo la strada ad applicazioni basate su intelligenza artificiale e automazione”.

La digitalizzazione pone nuove sfide sulla sicurezza. È nato così il progetto “MACSecurity”, finanziato dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, che porterà entro il 2026 alla piena operatività del Security Operation Center

RAVENNA

Tra i progetti principali del porto di Ravenna spicca il Port Community System (PCS), cuore digitale dello scalo, che collegherà in un’unica rete soggetti pubblici e privati semplificando le procedure e migliorando la tracciabilità.

(SOC) per il monitoraggio costante delle infrastrutture informatiche e la risposta tempestiva alle minacce, in linea con la direttiva europea NIS2. “Un porto digitale – osserva Mazzotti – deve essere prima di tutto un porto sicuro”.

La transizione digitale si accompagna a quella ecologica. Nell’ambito del PNRR “Green Ports” sono in corso progetti come la realizzazione di un’imbarcazione ecologica a zero emissioni per la raccolta delle microplastiche e la sostituzione dei mezzi più inquinanti con veicoli “green”. “Innovazione e sostenibilità – ribadisce Mazzotti –non sono percorsi separati: fanno parte della stessa visione. Digitalizzare significa anche monitorare e ridurre gli impatti, rendendo il porto più efficiente e rispettoso dell’ambiente”.

Ma la digitalizzazione ha anche una ricaduta sociale e territoriale. I dati diventano uno strumento di dialogo con la città: le informazioni ambientali e logistiche potranno essere condivise con i cittadini, rafforzando la trasparenza e la fiducia tra porto e comunità. Allo stesso tempo, la transizione digitale stimola nuove competenze e opportunità occupazionali, coinvolgendo nei progetti di innovazione imprese, università e centri di ricerca. Il percorso è ormai tracciato: Ravenna sta completando la sua transizione da porto tradizionale a porto tecnologicamente intelligente. Dopo l’ammodernamento dei sistemi informativi e l’introduzione di strumenti digitali per la gestione documentale, oggi si entra nella fase dell’integrazione dei dati e dei servizi. Il passo successivo

sarà quello dell’intelligenza predittiva, che consentirà al porto di prevedere e ottimizzare autonomamente le proprie operazioni.

“Il nostro porto sta cambiando – conclude Mazzotti – da hub logistico e luogo di movimentazione delle merci a vero smart port, dove tecnologia e sostenibilità si fondono per migliorare la competitività del territorio e la qualità del lavoro. È una trasformazione culturale prima ancora che tecnologica, che rende il porto di Ravenna un modello di innovazione condivisa e di sviluppo intelligente”.

Un porto che cresce insieme al suo territorio e che restituisce alla città la consapevolezza di essere parte di una comunità marittima e tecnologica aperta al futuro.

Sopra, veduta aerea dell’area industriale del porto di Ravenna.

In alto a destra, la bioraffineria di Gela.

RAVENNA

ARRIVA IL BIOCARBURANTE

HVO PER LA MARINA

La transizione sostenibile del porto compie un nuovo passo con l’arrivo dell’HVO diesel per il trasporto marittimo. Enilive ha reso disponibile nei porti di Ravenna e Genova questo biocarburante 100% da materie prime rinnovabili, consegnato direttamente dal deposito alle navi tramite bettolina, grazie ad accordi con alcuni dei principali operatori dello shipping. L’HVO, acronimo di Hydrogenated Vegetable Oil (olio vegetale idrogenato), è prodotto nelle bioraffinerie di Enilive di Venezia e Gela, utilizzando prevalentemente materie prime di scarto: oli esausti da cucina, grassi animali e residui dell’industria agroalimentare. Questo biocarburante può essere impiegato in purezza sulle navi validate per il suo utilizzo, contribuendo in modo immediato alla riduzione delle emissioni climalteranti lungo l’intera filiera. In base alla tipologia di materie prime impiegate, la riduzione delle emissioni può variare dal 60% al 90% rispetto ai combustibili fossili tradizionali, secondo i criteri della Direttiva europea sulle Energie Rinnovabili. L’utilizzo dell’HVO per la marina non solo rappresenta una soluzione concreta per ridurre l’impatto ambientale del trasporto marittimo, ma consente anche di rispondere agli obblighi previsti dal regolamento europeo FuelEU Maritime e di contenere i costi legati al sistema di scambio delle emissioni (Emission Trading System).

Produrre e condividere localmente energia da fonti rinnovabili per generare benefici ambientali, economici e sociali per i propri membri e per il territorio: è questo l’obiettivo delle comunità energetiche rinnovabili, che anche a Ravenna stanno prendendo forma.

L’iniziativa più consistente è quella presentata alla fiera internazionale ‘Ecomondo’ di Rimini, dove Legacoop Romagna ha lanciato Energia Romagna, il portale che consente a cittadini e imprese di aderire online alle comunità energetiche del territorio. Il sito, operativo all’indirizzo www.energiaromagna.it, rappresenta il punto di arrivo di un percorso avviato nel 2022 per favorire la transizione energetica e la

partecipazione attiva. Le prime configurazioni attivate hanno già distribuito ai soci produttori e consumatori i primi incentivi maturati nel 2024. Attraverso il portale, gli utenti possono verificare la presenza di una comunità energetica nella propria zona e aderire come soci, produttori o consumatori, con la possibilità di monitorare i risultati e i benefici economici generati dall’energia condivisa. Il progetto, aperto a tutti ma rivolto in particolare alle imprese, accoglie impianti con potenza tra 10 kW e 1 MW, allacciati dopo maggio 2024. Oggi le comunità energetiche territoriali di Legacoop Romagna dispongono di oltre 800 kW di potenza installata e prevedono di raggiungere 6 MW entro il 2026, fino

ENERGIA COMUNITÀCONDIVISA, IN CRESCITA

MARIA VITTORIA VENTURELLI

ad attivare a tutte le 40 configurazioni di cabina primaria presenti in Romagna entro il 2027.

“Con la piattaforma di Energia Romagna rendiamo la partecipazione alle comunità energetiche un processo semplice, trasparente e digitale – spiegano Paolo Lucchi ed Emiliano Galanti, presidente e responsabile Innovazione di Legacoop Romagna –. È un modo concreto per rendere la transizione energetica accessibile a tutti e per dare compimento a un percorso di cooperazione nell’interesse delle imprese, dei soci e delle comunità romagnole”.

“Anche il Comune di Ravenna intende promuovere la realizzazione di queste associazioni, mettendo a disposizione aree e incentivando il dialogo fra aziende e privati”, precisa l’assessora all’Efficientamento energetico Federica Moschini.

Come sta accadendo, ad esempio, a Lido Adriano per un’iniziativa che vede promotore il Cisim, il centro culturale e sociale della località.

L’amministrazione ha verificato la possibilità di accedere al bando della Regione EmiliaRomagna per lo studio sulla costituzione delle comunità energetiche, ma dal punto di vista amministrativo è estremamente complicato aderire come componenti. Da qui, l’orientamento a intervenire mettendo a disposizione servizi e superfici coperte (palestre, scuole) e scoperte (parcheggi).

La piattaforma di Legacoop Romagna è stata sviluppata in collaborazione con Ènostra, che accompagna il progetto sin dall’inizio. Grazie alla con-

venzione dedicata, i membri delle comunità energetiche possono accedere alla “Tariffa Solare CER”, una fornitura di energia rinnovabile al 100%, che premia i consumi diurni coincidenti con la produzione fotovoltaica, favorendo così una gestione più sostenibile e condivisa dell’energia.

Tra i membri fondatori figurano nove cooperative romagnole, tra cui Sopred, CAB Cervia, CAB Campiano e Agrisfera. La CER di Ravenna, una delle sei promosse da Legacoop Romagna con il supporto di Ènostra, è alimentata da cinque impianti fotovoltaici per oltre 2 MWp di potenza, distribuiti su otto cabine primarie. La produzione annua stimata è di circa 2 milioni di kWh, con benefici economici significativi: il primo impianto, da 800 kWp, genererà circa 100.000 euro di incentivi l’anno.

“Le comunità energetiche – aggiungono Lucchi e Galanti - non rappresentano solo un modello tecnico, ma soprattutto sociale. Incarnano una forma di cooperazione energetica, uno strumento di partecipazione e giustizia sociale che promuove una transizione giusta, partecipata e solidale. Non si tratta soltanto di produrre energia pulita, ma di costruire nuove forme di convivenza, dove cittadini, istituzioni e stakeholder collaborano per un futuro energetico condiviso”.

Tuttavia, resta una sfida importante: secondo l’Osservatorio Italiano Povertà Energetica (OIPE), circa due milioni di famiglie – il 7,7% del totale –vivono in condizione di povertà energetica, soprattutto nel Mezzogiorno, mentre il 56% degli impianti fotovoltaici attivi in Italia è concentrato nel Nord, contro il 27% nel Sud.

Un divario che evidenzia la necessità di diffondere il modello delle comunità energetiche anche nelle aree più fragili, perché la transizione sia davvero equa e condivisa.

RAVENNA

A RAVENNA LE COMUNITÀ

PRENDONO FORMA GRAZIE AL PORTALE

DA LEGACOOP ALLA FIERA

ECOMONDO.

IL MODELLO

COOPERATIVO PUNTA

A RENDERE LA

PARTECIPAZIONE

SEMPLICE

E DIFFUSA, RIDUCENDO LE DISUGUAGLIANZE ENERGETICHE SUL TERRITORIO

DI UNA CITTÀ

rinara della comunità fu repentinamente soppiantata da una modernità complessa e spesso ambivalente. Un processo magistralmente dissezionato e narrato da Leonardo Sciascia in un testo che si è rivelato una preveggente istantanea delle profonde mutazioni di quegli anni.

Il polo industriale, inaugurato nei primi anni Sessanta, fu suggellato

Il polo industriale di Gela, inaugurato nei primi anni Sessanta, fu definito dall’allora Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, un “ponte verso il futuro”.

dalle parole dell’allora Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, che definì l’impianto voluto da Enrico Mattei come un “ponte verso il futuro”. La raffineria divenne l’epicentro di una profonda e rapida trasformazione, portatrice di uno sviluppo imponente nel pieno Mezzogiorno, ma anche delle inevitabili e laceranti contraddizioni tipiche di un massiccio insediamento industriale. L’avvio del petrolchimico rappresentò, per Gela e il suo comprensorio, l’equivalente di un miracolo economico. Mattei, con una visione audace, investì in una terra che presentava non poche criticità, a partire dalla complessa qualità del greggio estratto. Ma Gela era un tassello cruciale di un progetto energetico nazionale ben più vasto e ambizioso. L’industria petrolifera divenne un gigantesco motore occupazionale, generando migliaia di posti di lavoro, sia diretti sia nell’indotto, e offrendo un’alternativa concreta e dignitosa alla piaga dell’emigrazione e alla precarietà strutturale. Il progetto matteiano si caricò di un notevole valore simbolico e politico, venendo percepito come un vero e proprio riscatto del Sud, un’opportunità di affrancamento dalla storica condizione di “colonia economica del Nord”.

L’afflusso massiccio di manodopera e tecnici specializzati da diverse regioni d’Italia e dall’estero causò una vera e propria esplosione demografica e urbana. Si assistette alla rapida edificazione di nuovi quartieri e servizi, spesso sorti in maniera spontanea e disorganizzata. A fare da netto con-

trasto, l’ordinato e vivibile villaggio di Macchitella, un modello di urbanistica operaia realizzato dall’azienda per i propri dipendenti. Con il consolidamento delle attività industriali, il tenore di vita della popolazione subì un significativo innalzamento. L’operaio gelese, forte di un salario stabile garantito da una grande azienda di Stato, si affermò come pilastro economico per l’intera comunità. La società, da rurale e tradizionale, si convertì in una complessa comunità operaia con nuove dinamiche sociali, culturali e sindacali, dove il lavoro industriale assunse il ruolo di principale fattore identitario e di mobilità sociale. Tuttavia, il modello di sviluppo si rivelò intrinsecamente fragile nel tempo. Il forte impatto ambientale generò decenni di conflitto irrisolto tra salute pubblica e imperativi occupazionali.

Una veduta aerea della bioraffineria di Gela. Pienamente operativa dal 2019, produce oggi biocarburanti avanzati, quali l’HVO (olio vegetale idrotrattato) e il SAF (Sustainable Aviation Fuel), ottenuti da materie prime di scarto come oli vegetali esausti, grassi animali e biomasse.

Inoltre, il sistema economico cittadino, basato su una rischiosa monocoltura industriale, si rese totalmente dipendente dal ciclo produttivo del polo, esposto alle inevitabili crisi del settore degli idrocarburi. Tra cicliche crisi, ristrutturazioni aziendali e un progressivo ridimensionamento degli organici, si giunse alla soglia di un potenziale e definitivo disimpegno di Eni dal territorio. Che fu però scongiurato. Un momento cruciale che si è risolto nel 2014 con la firma di un protocollo d’intesa presso il Ministero dello Sviluppo Economico. La scelta intrapresa fu quella della riconversione industriale, proiettando Gela nel solco della sostenibilità e dell’economia circolare. Eni, quindi, ha scelto di mantenere la sua presenza, identificando Gela come un luogo strategico della sua metamorfosi nel terzo millennio. Negli

ultimi undici anni, la città sta vivendo una cruciale e complessa fase di transizione. La decisione di convertire la raffineria in una bioraffineria (Enilive), pienamente operativa dal 2019, ne è il perno centrale. Gli impianti, opportunamente riconvertiti, producono oggi biocarburanti avanzati – quali l’HVO (olio vegetale idrotrattato) e il SAF (Sustainable Aviation Fuel) – ottenuti da materie prime di scarto come oli vegetali esausti, grassi animali e biomasse. Questo ciclo produttivo innovativo consente una significativa riduzione dell’impatto ambientale rispetto alla raffinazione tradizionale ponendosi in linea con gli obiettivi posti dall’Unione Europea. Parallelamente, l’impegno di Eni Rewind nelle attività di risanamento ambientale è un prerequisito essenziale per il futuro sostenibile del territorio. La bonifica dei suoli e la messa in sicurezza delle falde acquifere mirano a restituire una porzione vitale di territorio alla comunità. Questo cambiamento richiede e al contempo genera nuove professionalità, con un forte accento sull’innovazione tecnologica e la ricerca, mirando a trasformare il polo gelese in un modello virtuoso di riqualificazione industriale nel contesto della transizione energetica italiana.

Oggi Gela si trova ad affrontare un bivio storico. Da un lato, porta i segni indelebili di sessant’anni di petrolchimica: la questione ambientale sta procedendo secondo gli interventi programmati, la disoccupazione resta elevata al di fuori del polo industriale e l’economia è ancora troppo strettamente legata a un unico attore. Dall’altro lato, la bioraffineria offre una speranza concreta di un futuro più sostenibile e sinergico con le vocazioni naturali del territorio (turismo, agricoltura di pregio). La vera sfida cruciale per la città, oltre al mantenimento dei livelli occupazionali, è la costru-

zione di un tessuto economico diffuso e resiliente. Gela deve capitalizzare l’opportunità offerta dalla riconversione per catalizzare investimenti in settori complementari, valorizzare il suo inestimabile patrimonio storicoarcheologico (dalle Mura Timoleontee al Museo Regionale) e rilanciare un’agricoltura di qualità, dimostrando in concreto che sviluppo industriale all’avanguardia e tutela ambientale possono coesistere in modo armonico. La storia della raffineria, ora bioraffineria, di Gela non è solo la cronaca complessa di un’Italia in costante trasformazione; è un monito sul costo di uno sviluppo non bilanciato e, al contempo, un esempio lampante di come l’innovazione tecnologica e la lungimiranza possano riscrivere il destino di un intero territorio.

Altre immagini della bioraffineria Enilive. Il ciclo produttivo innovativo della Bioraffineria consente una significativa riduzione dell’impatto ambientale rispetto alla raffinazione tradizionale ponendosi in linea con gli obiettivi posti dall’Unione Europea.

UNO “STEP” PER AIUTARE I GIOVANI

Il quadro che emerge dalla voce dei giovani di Gela è quello di una generazione consapevole delle sfide che l’attendono e desiderosa di strumenti concreti per affrontarle. I 140 studenti coinvolti nel percorso di ascolto – da cui ha preso forma l’iniziativa che oggi si chiama “Step” –hanno raccontato aspettative, dubbi e bisogni legati al futuro, compresi i timori riguardo alla prospettiva di dover lasciare la città per proseguire gli studi. Da questo confronto è nata la proposta “Step. Un passo verso il futuro”, pensata proprio per rispondere alle loro esigenze e offrire nuove opportunità di crescita.

L’iniziativa si è sviluppata nell’ambito di Scholas Cittadinanza, parte integrante del progetto più ampio S.I.De.R.A., acronimo di “Stare insieme dentro reti accoglienti”. Si tratta di un percorso di ricerca-azione che punta ad arginare la dispersione scolastica attraverso un approccio educativo basato sull’apprendimento esperienziale, coinvolgendo studenti, docenti e comunità in attività di cittadinanza attiva. Un modo per permettere ai giovani di sviluppare competenze e conoscenze attraverso un servizio solidale rivolto alla collettività. Questa rete di supporto e dialogo è promossa da Scholas Occurrentes, l’organizzazione internazionale per i giovani fortemente voluta da Papa Francesco.

Giunta alla sua quarta edizione a Gela, l’iniziativa del 2025 è stata realizzata grazie al sostegno della Scuola

di Alta Formazione EIS dell’Università Lumsa e di Eniscuola. Eni dedica particolare attenzione alla formazione e alle realtà scolastiche locali e, dal 2023, sostiene questo progetto a favore dei giovani del territorio. Per un’intera settimana gli studenti degli istituti superiori “Eschilo”, “Majorana”, “Morselli-Sturzo” e “Vittorini” hanno partecipato a incontri immersivi e momenti di confronto.

Dialogando apertamente con gli educatori e con i volontari del comitato locale della Croce Rossa, i giovani hanno potuto dare forma alle loro difficoltà più pressanti. Le preoccupazioni espresse sono state numerose. In primo luogo, gli studenti ritengono di non ricevere, durante il percorso formativo, una preparazione adeguata alle sfide del mondo adulto, percezione che alimenta incertezza e frustrazione. A questo si aggiunge un profondo malessere legato alla condizione di giovani gelesi: molti anticipano il dolore che proveranno lasciando la città, scelta spesso vissuta come obbligata per seguire le proprie ambizioni universitarie.

Secondo gli stessi studenti, questo malessere non è solo una questione privata: contribuisce invece ad alimentare alcuni degli episodi di violenza e criminalità giovanile che si registrano in città. Dal confronto e dalla presa di coscienza sono nate così numerose proposte costruttive, elaborate direttamente dai ragazzi, per trasformare il loro ambiente. Nel momento culminante della fase

LAURA MENDOLA

immersiva, tenutosi al Teatro Eschilo, le proposte di “Step. Un passo verso il futuro” sono state illustrate ai rappresentanti delle istituzioni cittadine, tra cui l’assessore Peppe Di Cristina, la presidente del Consiglio comunale Paola Giudice e diversi consiglieri. Le idee principali emerse nel progetto “Step” riguardano l’attivazione strutturata del peer tutoring, per mettere in rete le competenze e favorire un apprendimento reciproco e solidale; il coinvolgimento dell’Ordine degli Psicologi di Sicilia, per l’istituzione di sportelli di ascolto permanenti nelle scuole, offrendo supporto professionale per gestire ansia e malessere emotivo; l’organizzazione sistematica di eventi e spazi dedicati a dare visibilità alla creatività giovanile. Hanno portato la loro testimonianza anche i giovani del nascente comitato “Niente Scuse Events”, che propongono un nuovo modo di vivere gli spazi cittadini e hanno già partecipato, come prima iniziativa, a un bando comunale per organizzare i mercatini di Natale alla villa comunale. Amministratori e consiglieri hanno accolto con interesse le proposte, dichiarandosi disponibili a incontrare gli studenti per individuare le modalità più efficaci per la loro realizzazione.

La coordinatrice nazionale dei progetti della Pontificia Scholas Occurrentes, Mjriam Carla Palazzo, ha commentato positivamente l’esito dell’iniziativa, sottolineando l’importanza della sinergia: “Si sta lavorando insieme. Le persone che vivono Gela come città la stanno costruendo come comunità educante. Avere una presenza così attenta da parte delle istituzioni è stato impattante”.

All’evento ci sono stati anche interventi in collegamento, che hanno rafforzato il senso di rete e cooperazione tra diverse realtà, tra cui quelli del sindaco di Gela, Terenziano Di Stefano, del presidente della Bioraffineria Enilive di Gela, Luca Alburno, e della dottoressa Irene Culcasi di EIS. L’iniziativa “Sidera” a Gela si conferma così non solo come un momento di ascolto, ma come un catalizzatore di azioni concrete che, partendo dalle ansie giovanili, mira a costruire un futuro basato sulla collaborazione e sul supporto psicologico e sociale per la prossima generazione.

Nell’ambito del progetto “Step”, gli studenti degli istituti superiori “Eschilo”, “Majorana”, “Morselli-Sturzo” e “Vittorini” hanno partecipato a incontri immersivi e momenti di confronto. In foto, alcuni momenti di questi incontri.

CULTURA

Qui accanto Arisa in un’immagine dal video “Nuvole”. Sotto, la copertina del nuovo album “Caramé” di Angelina Mango.

Ci sono artisti che si rivelano nel silenzio, che parlano più forte quando sembrano scomparire. E ci sono territori che si rivelano anche attraverso le voci. L’autunno ci ha riportato due grandi vocalist lucane, Arisa e Angelina Mango.

In un panorama musicale spesso asettico, dove la produzione rischia di omologare anche il timbro della voce, le due artiste lucane scelgono una strada diversa: scavano nella materia del ricordo, trasformano la geografia in linguaggio, e riconsegnano alla loro terra un ruolo

da protagonista. Due approcci diversi — uno più maturo, l’altro in piena fioritura — ma un medesimo gesto poetico: tornare, scegliere, evocare. Il gesto più recente, e forse più emblematico, è quello di Arisa che, per il video del suo brano “Nuvole”, ha scelto Craco. Un luogo carico di assenza. È una della ghost town più conosciute in Italia, spesso set cinematografico, un luogo sospeso nel tempo, simbolo della fragilità e della resilienza. Diretto da Silvio Giordano, artista visivo lucano, il videoclip è un’operazione artistica e culturale insieme. Arisa, vestita di bianco, racconta la capacità di risorgere dopo un

amore tossico archiviato. Le rovine non sono solo scenario, ma corpo vivo, con cui la cantante dialoga: il fantasma di un passato che non fa paura, ma che diventa teatro di rinascita.

Lì, tra le pietre disabitate, la voce di Arisa si fa preghiera laica, promessa di resistenza. Un atto d’amore verso la propria terra, cioè sé stessa, sussurrato con grazia e matura consapevolezza.

Allo stesso tempo, Angelina Mango, dopo una lunga assenza all’indomani della vittoria di Sanremo del 2024, torna sulle scene con “Caramè”, un album che è viaggio sonoro e biografia emozionale, un progetto realiz-

zato con il fratello Filippo. Dentro ci sono le radici, la perdita, la famiglia, la memoria — ma soprattutto un’identità sonora che, pur parlando un linguaggio pop, non rinuncia mai alla verità. In questo disco Angelina cerca l’intimità, esattamente come Arisa. L’ascolto si fa raccolto, e in alcuni momenti quasi liturgico. Qui, la Lucania non è dichiarata ma pulsante: è sottopelle, nei colori vocali, nei silenzi, nel respiro che precede ogni parola. Ma all’improvviso compare, tra le 17 canzoni, in “Come un bambino” che è una dedica d’amore profonda ai suoi genitori. Nasce nel suo luogo d’infanzia, Lagonegro. È un regalo a un padre che non c’è più e che non ha più potuto dedicare canzoni d’amore a sua madre. E a sua madre, infatti, è rivolta questa ballad, provando a scrivere quello che avrebbe potuto dedicarle lui. Ciò che accomuna Arisa e Angelina Mango non è solo l’origine geografica, ma la scelta — che è etica prima che estetica — di non recidere il legame sentimentale con la propria terra. Entrambe, in modo diverso, mettono in atto una geopoetica del ritorno: ogni nota, ogni parola, è un filo che riannoda una trama esistenziale. È una forma di resistenza alla dispersione dell’identità, un gesto politico nel senso più profondo: radicarsi per parlare al mondo. [l.s.]

GENNAIO 2026

DICEMBRE 2025 AGENDA

3 dicembre

“ARCHIMEDE - LA

SOLITUDINE DI UN GENIO”

Gela, Teatro Eschilo - ore 21:00

Uno spettacolo interpretato da

Mario Incudine, con Antonio Vasta e Tommaso Garré, scritto da Costanza DiQuattro e diretto da Alessio Pizzech, che restituisce la figura di Archimede in tutta la sua complessità: scienziato, inventore, uomo ma anche spirito inquieto e visionario.

6 dic - 4 gennaio 2026

PRESEPE VIVENTE

Matera - i fine settimana

Oltre 200 figuranti rievocheranno la Natività lungo un suggestivo percorso nel Sasso Caveoso. La XV edizione sarà dedicata ai temi del «dialogo» e della «pace vivente».

6 dic. - 6 gennaio 2026

VILLAGGIO DI NATALE

Ravenna, Piazza San Francesco

Un mese all’insegna di luci, spettacoli, mercatini e sapori della tradizione per vivere appieno tutta la magia del Natale.

Il 6 gennaio l’evento si concluderà con la discesa della Befana e l’estrazione della lotteria.

17 dicembre

PASSAGGIO DELLA

FIAMMA OLIMPICA

Gela

La Fiamma dei Giochi Invernali Milano Cortina 2026 farà tappa a Gela. Verrà accolta davanti alle vestigia dell’antica città greca, con momenti simbolici e la partecipazione della comunità locale. Il passaggio della fiamma in Sicilia coinvolgerà complessivamente 29 comuni e 8 siti Unesco.

21 dicembre

NATALE A SAN FELE

San Fele (PZ)

Il centro storico si trasforma in un suggestivo scenario natalizio, tra luci, colori e musica. Cuore del villaggio sarà il “Palazzo del Natale” nella Sala Consiliare, che ospiterà la Casa di Babbo Natale, la Cucina di Mamma Natale, il Covo della Befana Lucana, il Nascondiglio del Grinch e molto altro.

21 dicembre

“DONNE PER LA PACE, A CHRISTMAS GOSPEL”

Gela, Teatro Eschilo - ore 18:00

Un concerto natalizio con la voce di Deborah Iurato accompagnata dalla Women Orchestra. Un appuntamento che unisce la musica gospel e la coralità sinfonica in un messaggio di pace, inclusione e solidarietà.

21, 28 e 29 dicembre PASSAGGIO DELLA FIAMMA OLIMPICA

Basilicata, vari comuni Dopo vent’anni, la Fiamma Olimpica torna in Basilicata, toccando dieci comuni lucani. La prima tappa dei tedofori sarà a Maratea il 21 dicembre; il 28 dicembre la fiamma passerà per Melfi, Rionero, Atella, Venosa, Pietragalla e Potenza, per poi concludere il tour il 29 dicembre passando a Castelmezzano, Pisticci e Matera.

29-31 dic. e 1 gen. 2026

CHRISTMAS SOUL

Ravenna, Piazza del Popolo e Teatro Dante Alighieri

Quattro concerti con artisti internazionali scalderanno le feste natalizie con musica coinvolgente fra soul, blues, R&B e funk.

6 - 7 gennaio 2026

PASSAGGIO DELLA FIAMMA OLIMPICA

Provincia di Ravenna, vari comuni

La Fiamma Olimpica farà tappa anche nella provincia di Ravenna. In occasione del suo arrivo, i comuni coinvolti ospiteranno spettacoli musicali, esperienze e performance artistiche con la partecipazione delle comunità locali.

16 - 18 gennaio 2026

IL CAMPANACCIO

San Mauro Forte (MT)

Un’antichissima tradizione legata al culto della terra e alle celebrazioni di Sant’Antonio Abate. Gli scampanatori percorrono le strade del paese agitando campanacci, travestiti con pelli e maschere, guidando gli animali in una sfilata rituale tra fuochi e canti popolari.

BILANCI E PROSPETTIVE

CINQUE ANNI D’IMPRESA E

INNOVAZIONE

Cinque anni fa Eni lanciava una sfida: creare una scuola d’impresa capace di unire innovazione, sostenibilità e formazione. Così nasceva Joule, la Scuola di Eni per l’impresa, creata nel 2020 per diffondere la cultura dell’imprenditorialità e sostenere la crescita di startup innovative e sostenibili. Fin dall’inizio, la sua mission è stata quella di generare impatto sulle persone attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie, contribuendo alla creazione di un ecosistema imprenditoriale nella filiera energetica a zero emissioni.

Nel 2021 segna un passaggio decisivo con la nascita di ZERO, il primo acceleratore italiano dedicato al cleantech, realizzato in collaborazione con CDP Venture Capital. Nello stesso anno Joule aderisce a iniziative come Tech4Planet, Faros, Open Italy e VeniSIA e istituisce la menzione speciale “Eni Joule for Entrepreneurship” nell’ambito dell’Eni Award, riconoscendo le startup più innovative e sostenibili.

Nel 2022 Joule rafforza la rete dell’innovazione e dell’imprenditorialità sui territori e si prepara al lancio del programma Basilicata Open Lab, sviluppato insieme a Shell Italia E&P, PoliHub e Consorzio ELIS.

Il 2023 è l’anno dell’internazionalizzazione: Joule avvia progetti in Kenya e Ruanda, sostenendo l’agribusiness locale e la formazione imprenditoriale, in linea con la strategia “A Just Transition” di Eni.

Nel biennio 2024-2025, Joule consolida la propria azione, promuovendo l’entrepreneurship interna: programmi di idea generation, formazione e collaborazione tra funzioni aziendali favoriscono la nascita di nuove idee e l’adozione di modelli imprenditoriali anche dentro Eni.

Cinque anni di sfide e risultati, dunque, nel segno dell’innovazione, della sostenibilità e delle persone, come spiega Mattia Voltaggio, Head of Joule: “Cinque anni fa Joule nasceva con l’obiettivo di accompagnare la crescita di startup innovative, mettendo a disposizione la nostra esperienza, il nostro network e le nostre risorse per aiutarle a cogliere le opportunità del mercato”. Oggi, aggiunge Voltaggio, “siamo integrati nel modello di innovazione di Eni, fornendo supporto al business nell’individuazione e implementazione di processi, prodotti, servizi per l’azienda. Proseguiremo il nostro percorso sempre più al fianco del business di Eni per contribuire al processo di trasformazione aziendale, continuando allo stesso tempo a supportare lo sviluppo del tessuto imprenditoriale delle aree in cui operiamo in Italia e all’estero”.

Mattia Voltaggio, Head of Joule.

L’OFFICINA CREATIVA DI ENI

Chiudiamo l’anno raccontandovi un’altra storia di successo che ha lasciato il segno in Eni.

L’ambientazione è quella del nostro primo ufficio pubblicità. All’inizio era composto da un gruppetto di persone con competenze diverse (chi scrive, chi disegna, chi rifinisce), poi divenne una vera e propria fucina di idee

originali e dirompenti, capace di realizzare lavori che avrebbero fatto invidia alle più grandi agenzie pubblicitarie.

La svolta, in termini di creatività e genialità grafica, arriva nel 1956 con Dino Vignali, un 28enne che ha al suo attivo un’esperienza già notevole –campagne pubblicitarie per Fiat, Galbani, Shell e collaborazioni con Bruno Munari e Leonardo Sinisgalli.

Bartolo Ciccardini, allora a capo dell’ufficio pubblicità, lo definì in una sua intervista “un fenomeno”, capace di disegnare una “pupazzettistica” sgraziata, un po’ influenzata da Saul Steinberg (tra i più importanti disegnatori del XX secolo): un disegno molto

particolare, compatto, arrotolato su sé stesso, minuzioso e dall’ironia dissacrante, ma con una grande capacità tecnica. Tra le numerose produzioni, i bellissimi e divertenti biglietti di Natale aziendali che si raccontano da soli.

L’ufficio pubblicità della grande azienda energetica nazionale era davvero un unicum! Pensate che quando Leonardo Sinisgalli –l’ingegnere poeta che scardina la comunicazione pubblicitaria italiana – subentra a Ciccardini come responsabile, i suoi collaboratori realizzano, nel Natale del 1961, un originalissimo regalo-scherzo: quello che all’apparenza sembra un libro è in realtà un cofanetto contenente una sagoma cartonata ritraente Sinisgalli vestito da Babbo Natale, accompagnata da un set completo di abiti di ricambio per trasformarlo in cavaliere medievale, parroco, fantino, moschettiere o gentleman. Talenti veri, in quell’ufficio.

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