La Voce Repubblicana di giovedì 26 settembre 2013

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2 LA VOCE REPUBBLICANA

Giovedì 26 settembre 2013

economia

Giornalaio di Carter Napolitano solo a fare il punto sul governo del Paese. Assente Letta, è una pratica che si è diffusa e che magari è pure ottima

Al momento sono il direttore

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a verifica di governo? Si è fatta senza il governo, infatti al posto di quest’ultimo c’era Napolitano. Lo notava Sorgi sulla “Stampa”. “Annunciata da giorni, la verifica di governo, ieri, in assenza del premier, impegnato a New York, ha avuto come protagonista Napolitano. Un uomo solo al comando, diversamente e più di altre volte: così è apparso il Capo dello Stato, nella cornice drammatica di una giornata in cui, alla conferma del passaggio di Telecom agli spagnoli di Telefonica, s’è aggiunta la previsione, praticamente la certezza, della prossima cessione di Alitalia ai francesi di Air France. Due notizie importanti, e in qualche modo sintomatiche dello stato di salute assai malfermo dell’Italia, alle quali la politica reagiva nel suo solito modo isterico. Ma mentre appunto centrodestra e centrosinistra continuavano a scambiarsi accuse e insulti come e peggio degli altri giorni, il Presidente della Repubblica, che aveva incontrato Letta prima della sua partenza per gli Usa, ha convocato al Quirinale in rapida successione il segretario del Pdl (nonché vicepresidente del Consiglio) Alfano, quello del Pd Epifani e il ministro dei Rapporti con il Parlamento Franceschini. Per consultarli, malgrado tutto, sulla prossima verifica programmatica, resa necessaria dal peggioramento dei rapporti interni della maggioranza, e sull’urgenza di far presentare in Parlamento al più presto il governo, sorretto da un

nuovo accordo, per illustrare i suoi prossimi impegni, ottenere la fiducia e riprendere il cammino con la prospettiva di lavorare almeno per tutto il 2014”. “Si dirà che con il clima che aleggia da un po’ di tempo – dalla conferenza dei capigruppo all’iter della legge sull’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, ieri tutto è saltato per aria – l’iniziativa di Napolitano testimonia della sua testardaggine di non volersi arrendere all’incapacità della classe politica nel suo complesso di far fronte al proprio ruolo; oppure, come diceva in serata sottovoce qualche parlamentare a Montecitorio, di un’inesatta percezione del deterioraIl quadro non è mento dei rapporti politici tra centrodecerto bello, anzi stra e centrosinistra, giunti con tutta eviappare un poco denza a un livello irrecuperabile e a una deprimente. Allora sorta di guerriglia quotidiana”. interviene Napolitano Ma non è così. a garanzia di una “Il Presidente della Repubblica ha perdifficile tenuta fettamente chiaro lo stato delle cose, sia perché ne viene informato quasi tutti i giorni dal premier Letta, la cui tenuta nervosa e il cui approccio razionale a una situazione del genere sono comunque motivo di conforto per Napolitano; sia perché ha molte più antenne di quante si possa pensare, che gli consentono di valutare l’andamento della febbre, e l’altalena di sintomi in continuo peggioramento, dall’alto della sua lunga esperienza di politico e di parlamentare, che ha visto momenti anche peggiori di questo”. Come a dire che per il momento si continua così, poi si vedrà.

Intervista di Lanfranco Palazzolo D. Conti, consulente al Senato, ha scritto un saggio dedicato a quella che fu l’influenza dei missini nel quadro politico italiano

Quella fiamma che poi bruciò

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l Msi non fu chiuso alle dinamiche della Prima Repubblica e riuscì anche ad incidere nel quadro politico italiano. Lo ha detto alla “Voce Repubblicana” Davide Conti, autore de “L’anima nera della Repubblica” (Laterza), libro in cui vengono ripercorse le tappe della storia del Movimento sociale italiano e di come questo soggetto politico è riuscito ad incidere sulla scena politica del nostro paese. Davide Conti è “Il Msi, soggetto consulente dell’Archivio storico del di stampo reducistico, Senato. appare come un Davide Conti, come ha identificato partito nato dalle il Msi nel suo libro? ceneri del passato, “Nel mio libro ho evidenziato come ma pronto alla il Movimento sociale ha agito nel nuova epoca” sistema dei partiti democratici nati dalle ceneri del fascismo e del ventennio mussoliniano. L’estrema destra non ha rappresentato solo un elemento marginale o un’anomalia della società politica, economica e civile, quanto piuttosto un’area molto più estesa di quello stretto perimetro elettorale in cui venne confinato il Msi durante gli anni della ‘guerra fredda’”.

Questo soggetto politico ebbe un ruolo? “Questo partito ebbe una sua influenza socio-culturale che gli permise di essere presente nel sistema della Repubblica antifascista. Il Msi mise in mostra una certa capacità di saper incidere negli equilibri politici della Prima Repubblica”. Il Msi era chiuso al “nuovo” che si era determinato dalla rinascita della democrazia italiana o guardava solo al passato? “Il Msi, pur nascendo come elemento organizzativo di stampo reducistico di una comunità politica scompaginata dalla sconfitta bellica, appare come un partito nato dalle ceneri del passato, ma allo stesso tempo dimostra anche di essere pronto all’inserimento di una nuova dinamica politica nazionale scaturita dallo scontro della “guerra fredda” tra i due blocchi di potere legati alla Dc e al Partito comunista”. Cosa ha rappresentato Giorgio Almirante nella storia di questo partito? “Almirante riuscì a rappresentare la sintesi tra caratterizzazione identitaria del partito e desiderio di legittimazione politica. Questi due elementi si prestavano a più di una contraddizione, che il leader missino riuscì sempre a tenere insieme. Almirante cerco di trasformare la discriminante storica antifascista in quella anticomunista, cercando di portare il suo partito stabilmente in questo secondo blocco filoatlantico. Ma il successo politico del Msi, manifestatosi tra la fine degli ‘60 e l’inizio degli anni ‘70 non produsse mai la fine della marginalizzazione politica del Msi”. Negli anni ‘80, prima della svolta di Fiuggi è cambiato qualcosa? “In quel periodo i missini stabilizzano la loro presenza nella scena politica italiana e la loro messa ‘fuorilegge’ viene derubricata. Tuttavia, questo partito non riesce a svolgere nessuna funzione in grado di incidere sugli equilibri politici italiani”.

ISTAT: CRESCE FIDUCIA

fatti e fattacci

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uando l’Alba diventa tragica. La demagogia del movimento di estrema destra “Alba Dorata” aveva conquistato davvero molti elettori greci. Ma non sempre il populismo paga, soprattutto se è accompagnato dalla violenza. E’ bastato l’assassinio di un “rapper” per far cambiare idea ai greci e voltare le spalle all’assurda ideologia di Alba Dorata, il partito nazista greco, per determinare il suo crollo nei consensi tra l’elettorato di quel paese. Ma dietro questi scarni fatti di cronaca, la polizia e la magistratura stanno scoprendo un’organizzazione tesa alla conquista del potere in quel paese. Nella notte tra martedì e mercoledì scorso la polizia greca ha fatto irruzione nei locali del partito neonazista in un comune del centro della Grecia. Nel corso della medesima operazione è stato arrestato anche un agente di polizia che lavorava come guardia del corpo di un deputato del partito neonazista; nei locali sono sono stati sequestrati diversi effetti personali dell’agente e una cartucciera con 17 proiettili da caccia. Nel settembre 2012 questo poliziotto era stato esonerato dai suoi incarichi perché sospettato di aver partecipato con il deputato di Alba Dorata, Kostas Barbaroussis, e altri neonazisti alla razzia contro delle bancarelle di immigrati a Messologui, il comune dove è situato il locale perquisito nella notte. L’immunità parlamentare di Barbaroussis è stata revocata per con-

CONSUMATORI

sentire alla magistratura di processarlo per questa vicenda. La polizia dovrebbe procedere nei giorni a venire alla perquisizione di altri locali del partito neonazista nel quadro di una più vasta inchiesta sui legami tra Alba Dorata e polizia, che ha fatto emergere un quadro molto più preoccupante di quanto finora sospettato, fino a spingere alcuni osservatori ad evocare il rischio di un tentativo di colpo di stato. L’inchiesta è stata lanciata all’indomani dell’assassinio di un musicista di sinistra Pavlos Fyssas da parte di un membro di Alba Dorata. La polizia ha anche avviato un’indagine su tre commissariati della periferia sudovest di Atene, che avrebbero tollerato le violenze organizzata di Alba Dorata. Due generali hanno presentato le dimissioni mentre diversi altri alti dirigenti della polizia sono stati sospesi o trasferiti. Con molta probabilità, sfruttando i venti della crisi economica e finanziaria, i responsabili di Alba Dorata avevano pensato di instaurare un sistema politico simile a quello dei colonnelli in Grecia. Si tratta di un progetto politico ambizioso che avrebbe indubbiamente messo a dura prova l’Unione europea che avrebbe dovuto fare i conti con un paese alle prese con un golpe politico. Almeno per ora, sembra che questa trama sia stata sventata. Ma questo è un pericolo che l’Unione europea non può correre in un momento delicato come questo.

L’Istat comunica che migliora ancora il clima di fiducia dei consumatori a settembre, raggiungendo 101,1 punti dai 98,4 di agosto. Si tratta del valore più alto da luglio 2011 e del quarto rialzo di seguito. Aumenta la fiducia sia per il quadro personale che per quello economico, che passano rispettivamente da 98,9 a 102,4 e da 97,7 a 99,7.

IMU: BARETTA, NO ANTICIPO SERVICE TAX Il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, a ‘Radio1’ ha detto che “ pare del tutto fuori luogo dire che l’Imu rientra dalla finestra. Noi dal primo gennaio facciamo partire la service tax. Se si dovesse parlare di anticipo è una questione del tutto contabile, non abbiamo ancora preso in considerazione questa proposta”. Ha poi evidenziato che “sostenere che si farebbe rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta è del tutto sbagliato sul piano concettuale e sul piano pratico”.

primo piano

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ale davvero la pena di essere il presidente di una delle principale società azionarie del Paese e d’Europa per apprendere dei cambiamenti della proprietà solo dalla lettura dei comunicati stampa. Eppure proprio in questo modo Franco Bernabè, ha detto di essere venuto a conoscenza “della recente modifica dell’accordo parasociale tra gli azionisti di Telco” e lo ha spiegato con estrema serenità nel corso della sua audizione al Senato. A questo punto è difficile capire come sia possibile che il numero uno di un gruppo come Telecom, apprenda di eventi decisivi che riguardano gli stessi assetti interni, come nemmeno l’ultimo dei suoi impiegati, il quale magari dispone di utili voci di corridoio. Piuttosto, non capiamo perché il Senato perda tempo ad ascoltarlo.

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Cacciari, star del piccolo schermo

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iecco il politico della domenica. Le agenzie di stampa hanno battuto l’ennesima dichiarazione di Massimo Cacciari, il filosofo che da anni ci delizia con le sue battute e dichiarazioni sull’attualità politica. Gli interventi di questo personaggio sono finalizzati esclusivamente per dimostrare che le sue tesi sono azzeccate e giuste. Ad esempio, sulla sorte del Partito democratico, dice Cacciari, “Il tempo mi ha dato ragione e oggi credo di poterlo dire: ho fatto forse l’unica scelta giusta della mia vita. Credo che la scissione all’interno del Partito LA VOCE REPUBBLICANA Fondata nel 1921 Francesco Nucara Direttore Giancarlo Camerucci Vicedirettore responsabile Iscritta al numero 1202 del registro stampa del Tribunale di Roma - Registrata quale giornale murale al Tribunale di Roma con decreto 4107 del 10 novembre 1954/1981. Nuove Politiche Editoriali, Società cooperativa giornalistica - Sede Legale - Roma - Corso Vittorio Emanuele II, 326. Amministratore Unico: Dott. Giancarlo Camerucci Direzione e Redazione: Roma - Corso Vittorio Emanuele II, 326 Tel. 06/6865824-6893448 - fax. 06/68210234 - Amministrazione: 06/6833852 Progetto grafico e impaginazione: Sacco A. & Bernardini.

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democratico sia inevitabile, occorre solo capire il momento in cui avverrà. Ma non vedo francamente prospettive diverse”. Lo ha detto in un’intervista a “L’Occidentale”, il quotidiano online della Fondazione “Magna Carta” presieduta dal ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello. “Il punto -spiega- è questo: Renzi vincerà le primarie, quindi dovrà sobbarcarsi la direzione del partito con un’opposizione interna che sarà fortissima soprattutto dal punto di vista finanziario. Il sindaco di Firenze riuscirà a mettere tutti d’accordo? Questo è un pericolo per lui, perché in tal caso dovrà fare dei compromessi e inevitabilmente perderà l’immagine dell’innovatore; al contrario, se Renzi dovesse davvero vestire i panni del rottamatore, se ne andrebbe via tutta la vecchia guardia. Com’è possibile che alla lunga il Partito democratico regga a queste pressioni?”. Cacciari dice queste cose a ragion veduta perché è cosciente di essere un uomo della conservazione che si è affacciato alla politica grazie al Partito comunista italiano, ma oggi guarda altrove. Basta confrontare queste dichiarazioni sul Pd con quelle sull’eredità politica di Silvio Berlusconi: “Barbara Berlusconi? L’ho conosciuta come studentessa qualche anno fa ed è una bravissima, appassionata e di una assoluta modestia. Era molto legata ai suoi colleghi di corso. Non faceva assolutamente pesare il suo cognome. In politica potrebbe funzionare, meglio di Marina Berlusconi”. Ma queste valutazioni su Cacciari non sono gratuite. Il merito di queste citazioni è dovuto ad un evento formidabile: l’uscita di un libro di controinformazione su Massimo Cacciari dal titolo “Il politico della domenica” edito da Stampa Alternativa. A scrivere questo libro ci ha pensato Raffaele Liucci. Di questo autore di sa pochissimo. Il libro viene presentato così: “Compare qui il Cacciari tuttologo incontinente: una sorta di Sgarbi post-berlusconiano, senza per altro possedere le virtù istrioniche del critico d’arte. Non c’è convegno, trasmissione televisiva, dibattito giornalistico, incontro pubblico in cui, prima o poi, non faccia capolino la sua silhouette segaligna e barbuta”. In 48 pagine questo autore demolisce sistemati-

c o m m e n t i

camente la figura di Massimo Cacciari, il peggior politico in circolazione, che non ha fatto altro che dichiarare: “Io avevo ragione”. Di solito i personaggi che hanno questo cliché fanno carriera o diventano leader di qualcosa. Questo destino non è toccato a Massimo Cacciari.

E Miliband ora promette di tutto

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nche i laburisti diventano schiavi del populismo. Martedì scorso, il leader laburista Ed Miliband ha tenuto un discorso a braccio di un’ora che ha infervorato i delegati del suo partito, riuniti da tre giorni in congresso a Brighton, nel sud dell’Inghilterra. In caso di vittoria, il 43enne astro del Labour ha promesso di congelare i prezzi di gas ed energia elettrica per 20 mesi. Una promessa di facile presa in tempi di bollette salate. “Andrà a beneficio di milioni di famiglie e milioni di aziende” . Secondo le aziende energetiche, la misura politica potrebbe tuttavia provocare dei black-out: “Congelare le bollette può essere attraente in superficie, ma congelerà anche i soldi per costruire e rinnovare le stazioni elettriche”, ha criticato Angela Knith, amministratrice delegata del gruppo “Energy Uk”, mettendo in guardia da interruzioni di energia e aumento dei prezzi per tutti. Miliband si è detto un “campione” delle famiglie lavoratrici in difficoltà e ha accusato l’attuale premier conservatore David Cameron di guidare un governo lontano dalla vita delle gente comune. A 18 mesi dal voto del 2015, il partito laburista è in testa nei sondaggi, ma la popolarità di Miliband rimane scarsa, con il 61% dei britannici che lo dà per sconfitto. Mentre l’economia mostra i primi segni di ripresa anche nel Regno Unito, spingendo i ministri a proclamare il successo delle loro misure di austerità, il Labour ha messo in evidenza quanti pochi segnali di crescita siano giunti alla gente comune. Ed Miliband ha inoltre promesso di innalza-

re il salario minimo, migliorare i sussidi per l’infanzia e ha minacciato di far perdere il terreno ai costruttori se bloccheranno i progetti di costruire 200mila case all’anno. Il leader laburista ha difeso infine la decisione di impedire l’adesione automatica dei membri dei sindacati al Labour (con conseguente perdita dei fondi al partito), una riforma che ha provocato tensioni con le “Unions”, le quali tuttavia hanno elogiato il discorso elettorale di Miliband. Da Miliband era lecito attendersi una proposta diversa. Il rilancio della sinistra inglese non si fa con provvedimenti economici che bloccano le dinamiche dei prezzi. La crescita economica non si stabilisce per decreto. E se Miliband pensa di fare questo significa che non ha nemmeno lo straccio di un’idea per rilanciare il suo partito. I programmi di partito non si fanno con promesse del genere. Con queste proposte l’attuale leader dei laburisti si candida, per la terza volta nella sua carriera di leader laburista, a ricevere ancora decine di uova dai suoi detrattori in uno dei mercati londinesi che ama frequentare.

Verdi di Francia, l’ora degli addii

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erdi dalla vergogna. I partiti ecologisti se la passano malissimo. In anni di crisi economica i partiti di matrice ecologista sono destinati a soccombere di fronte al peso della recessione. E gli abbandoni non si contano. Dopo le dimissioni in blocco del gruppo dirigente che ha portato allo sfascio i Verdi tedeschi è toccato ad un esponente dei Verdi francesi darsela a gambe. Il deputato sindaco di Begles ed ex candidato alle presidenziali francesi per i Verdi, Noel Mamere, lascia il suo partito (EELV - Europe Écologie Les Verts): “Ho deciso di lasciare EELV perché non riconosco più il partito che ho rappresentato alle presidenziali del 2002”, ha detto Mamere in un’intervista al quotidiano “Le Monde”. “Il nostro partito non produce più

niente: è rimasto prigioniero dei suoi calcoli e dei suoi clan. Siamo diventati un sindacato di eletti”, ha accusato Mamere, che dice di aver fatto questa scelta “senza rimpianti, senza emozioni particolari”. Mamere aveva già annunciato che non darà il suo voto favorevole per il budget 2014, nonostante due deputati dell’EELV facciano parte del governo. Sessantacinque anni, ex giornalista televisivo, Mamere è fra i Verdi colui che ha ottenuto il miglior risultato di sempre alle presidenziali francesi, con il 5,23% nel 2002. Il risultato di Mamère, come quello degli altri candidati di partiti minori della sinistra, non permise al socialista Lionel Jospin di giungere al ballottaggio, che si svolse tra il gollista Jacques Chirac ed il nazionalista Jean-Marie Le Pen, con la riconferma del primo. Alle legislative dello stesso anno, i Verdi scesero al 4,5% dei voti ed elessero solo 3 deputati. Questa serie di insuccessi politici e di fallimenti a raffica dovrebbe indurre i vertici di questo soggetto ecologista a chiudere bottega. I verdi francesi non hanno mai vinto nessuna battaglia e non si sono mai dimostrati capaci di incidere nella vita politica di quel paese. La Francia è il paese che sostiene lo sviluppo e la crescita dell’energia nucleare, mentre i Verdi francesi hanno fatto finta di combattere lo sfruttamento di questa fonte di energia e ne hanno combinate di tutti i colori, naturalmente con sfumature verdi. Ecco alcune delle imprese dei Verdi di quel paese: nel marzo dello scorso anno si sono schierati contro le proteste dell’Alta velocità in Val di Susa; nel settembre dello stesso anno anche Daniel Cohn Bendit li scarica perché votano contro il patto di stabilità, ma votano a favore della finanziaria che le applica; la capogruppo dei Verdi all’Assemblea nazionale, Florence Lamblin, viene indagata, nell’ottobre 2012, per narcotraffico e riciclaggio di denaro sporco; il compagno del ministro della Casa, la Verde Cecile Duflot, si schiera contro la sfilata del 14 luglio. Questi episodi hanno mostrato, in tutta la loro evidenza, la pochezza di un partito che, invece di catalizzare nuovi interessi, fa scappare tutti i suoi dirigenti che, magari, si ricicleranno nel Partito comunista francese o in qualche formazione trotchzista.


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