La Voce Repubblicana del 19 dicembre 2013

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QUOTIDIANO DEL PARTITO REPUBBLICANO ITALIANO - ANNO XCII - N° 243 - GIOVEDI 19 DICEMBRE 2013 Euro 1,00 NUOVA SERIE POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB (RM)

AI REPUBBLICANI

Si dice quel che si fa e si fa quel che si dice di Francesco Nucara

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na serie di iniziative proposte da amici dirigenti repubblicani, alcune formali (ritardato pagamento delle tessere con qualche responsabilità nazionale) e altre politiche sulla data del Congresso posta nel bel mezzo di altri avvenimenti politici (scissione del PDL ed elezione del Segretario del PD), hanno indotto la Direzione Nazionale a rinviare il Congresso. Mi ero impegnato sulla celebrazione di un Congresso Straordinario, ma, come sempre, mi sono adeguato al deliberato di un organismo repubblicano. Tuttavia, ciò non mi ha impedito, di fronte ad un impegno preso, direi “solennemente” se non rischiassi un’inutile retorica, di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da segretario del Partito. Dimissioni che ribadisco e che ho inteso e che intendo irrevocabili. Ma ciò non deve determinare che il PRI venga lasciato senza guida. Sarà il Comitato di Segreteria, fissato per domani 20 dicembre, a determinarsi nella scelta di una guida che dovrà, sul piano tecnico-politico, gestire il Partito fino alla celebrazione del Consiglio Nazionale, già fissato dalla segreteria per il 18 gennaio prossimo, e il cui Ordine del Giorno sarà fissato definitivamente dal Comitato di Segreteria. Voglio rassicurare i tanti amici repubblicani, che insistono perché io rimanga alla guida del PRI che non intendo scomparire nel nulla, bensì continuare con altri obiettivi a difendere le ragioni del PRI, a cominciare dalle urgenti verifiche, affinché il maltolto, se esiste, come io credo, ritorni nella disponibilità dei repubblicani: costi quel che costi! Non sono certamente interessato a mantenere false amicizie che colpevolmente tacciono. Non sono consentiti scippi. I repubblicani, intendo quelli veri, non fanno stupida propaganda personale, scrivendo lettere da pubblicare sul web. Se hanno qualcosa di serio da dire, cosa di cui mi permetto di dubitare, vengano negli organismi preposti e avranno le risposte che meritano. L’idea repubblicana, almeno per il sottoscritto, non è barattabile con interessi personali, per quanto legittimi possano essere. Gli uomini passano, come ha detto Ugo La Malfa, e aggiungerei pure le donne, il Partito resta, e ci è rimasto dal 1895. Oggi la società politica italiana si trova al centro di una bufera sociale, che ha colpito tutta la classe politica e i partiti che la espri-

mevano, ancora più grave perché impoverita da guide credibili. La crisi non è solo del PRI. Da quando siamo stati costretti a lasciare la sede storica ho vissuto tutti i problemi che ne sono nati in assoluto e perfetto isolamento; avrei potuto mollare tutto in quel frangente, ma l’amore verso il mio partito e la responsabilità verso gli impegni presi mi hanno spinto a rimanere al mio posto. Non sono, pur parafrasando il concetto, un capitano che abbandona la nave solo perché pensa che potrebbe affondare. Sono altri gli Schettino che si aggirano come corvi all’interno del PRI! Oltre ai motivi politici e di gestione avrei avuto tanti motivi strettamente personali per abbandonare il ruolo che ho esercitato per tanti anni. Ora, senza responsabilità specifiche, vorrei dedicarmi alla sistemazione di alcune cose che riguardano più direttamente la vita del Partito. Altri si interesseranno della linea politica. I repubblicani imparino a rispettare le cose su cui si impegnano, specie se pubblicamente, ed evitino di fare i professori quando più semplicemente si rivelano cattivi apprendisti. Non è necessario scegliere questa o quella coalizione: ciò, se pur necessario, verrà dopo. Prima di tutto il Partito decida cosa vuole essere: le alleanza verranno dopo. La preoccupazione più grave è una sorta di anarchismo che sta pervadendo le organizzazioni periferiche del PRI. Questo non è proprio consentito: a nessuno!! Lo Statuto è la costituzione repubblicana. Chi pensa e sente di non doverla rispettare non può rappresentare il PRI, né da questo essere rappresentato. Mi affligge una sola amarezza, ed è quella di aver rotto un rapporto di amicizia personale e politica con amici ai quali mi legava una storia comune che durava da decenni. Se errori ci sono stati non sono stati solo i miei. Questa amarezza la porto con me con l’augurio che altri, più bravi del sottoscritto, possano sanare questa ferita. Detto questo, lo Statuto va rispettato e se non funziona o non piace, si cambi, come talvolta abbiamo fatto in questi anni. Auguro al PRI le migliori fortune! Ai repubblicani ciò che singolarmente si meritano! Un consiglio non richiesto: chi guiderà il PRI nel prossimo futuro sia meno “buono” del sottoscritto e non tenga minimamente conto delle aspirazioni personali dei singoli. Faccia tesoro dei miei errori.

Vertice al Viminale

Un malessere sociale che si espande in tutto il Paese

I Forconi assediano la Capitale L’

ala dura del movimento dei Forconi diretta a Roma ha iniziato con il bloccare il treno sul quale viaggiava rifiutandosi di pagare il biglietto. L’incidente si è verificato a Pisa. Dopo circa due ore la situazione è stata riportata alla calma dalle forze dell’ordine e la circolazione ferroviaria è tornata regolare. Il leader dei “duri” Danilo Calvani, ha detto di ricevere adesioni da gente che ha scaricato quei leader contrari al sit-in di protesta e di attendere 15mila persone. Tra di loro anche il movimento di estrema destra di Casa Pound, con in testa il vicepresidente Simone Di Stefano, arrestato e condannato per avere preso una bandiera Ue per sostituirla col tricolore. Il siciliano Mariano Ferro offre il ramoscello d’ulivo con una protesta pacifica domenica 22 andando dal Papa. Ferro teme il rischio di strumentalizzazioni e sostiene che alcune dichiarazioni deplorevoli non dovevano essere fatte. Per il presidente del Senato Pietro Grasso le proteste sono il segnale di un malessere economico, sociale, di vita che non può essere ignorato. Al Viminale si è svolto il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, con il direttore centrale del Dipartimento di pubblica sicurezza, Alessandro Pansa, e i vertici delle forze dell’ordine.

CONVOCATO IL COMITATO DI SEGRETERIA PRI Il segretario Francesco Nucara ringrazia tutti gli amici che personalmente e con sentimenti di amicizia repubblicana hanno voluto respingere le sue irrevocabili decisioni che tali erano e tali rimangono.

Il segretario con una lettera specificherà nel dettaglio il lavoro cui intende dedicarsi nei prossimi mesi. A tal fine è convocato il Comitato di Segreteria per venerdì 20 dicembre 2013, alle ore 15.00, presso la Sede Nazionale PRI in Corso Vittorio Emanuele II n.184 a Roma,

con il seguente ordine del giorno: Nomina di un comitato per la gestione tecnica-politica di tutte le attività del Partito che possono rivestire carattere d’urgenza; Il Segretario provvederà altresì alla convocazione del Consiglio Nazionale PRI per sabato 18 gennaio 2013 con all’ordine del giorno: 1) Presa d’atto delle dimissioni del Segretario; 2) Adempimenti conseguenti. Varie ed eventuali.

AVVISO I NUMERI TELEFONICI DELLA SEDE NAZIONALE DEL PRI IN CORSO VITTORIO EMANUELE II, 184 ROMA 06/6833757 - 06/6865824 ELENCO E INFORMAZIONI PER IL PRI 2013

PAGAMENTO DELLE TESSERE

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Panettone di traverso

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li italiani non sanno se il governo riuscirà a risolvere i problemi economici che ci affliggono, sedare la rivolta dei forconi e quelle minacce di sedizione che ha persino paventato il ministro degli Interni. A rigore, non sanno nemmeno se l’esecutivo soddisferà gli adempimenti dell’Unione europea, o se riuscirà a strappare chissà quali concessioni da Bruxelles. In pratica gli italiani non sanno se prenderanno il treno della ripresa o se ci finiranno sotto. In compenso sanno che il governo Letta mangerà il panettone, non solo questo Natale, ma pure il prossimo. Se può far piacere che

non ci siano nuovi disoccupati in arrivo, ciò non impedisce di restare interdetti, perché non è esattamente così chiaro il motivo per cui questo governo dovrebbe durare un intero altro anno senza garanzia alcuni di risultati. Siamo d’accordo con il Capo dello Stato, per il quale la stabilità è un dovere. Ci mancherebbe, ma è anche un dovere l’efficacia, perché a supportare un governo stabile, ma inefficace, il panettone promesso gli italiani te lo fanno andare di traverso. Allora noi non sappiamo esattamente dire quale balzo formidabile il governo saprà compiere nei prossimi mesi per garantirsi la sopravvivenza a fronte dei passi timidi ed

incerti compiuti finora. Notiamo solo che la sua maggioranza è divenuta piuttosto esigua, nel senso che non abbiamo più le larghe intese e si comprende dall’attivismo del nuovo segretario del Pd verso l’opposizione: se si andasse al voto, questa potrebbe facilmente travolgere la debole coalizione di governo. Letta farebbe bene a pensarci, perché il panettone non gli resti sul gozzo. Non è che governare per un altro anno, significherebbe consegnare il Pd ad una nuova sconfitta elettorale? Se la domanda poi se la pone Renzi, aspettiamo a dire chi mangi il panettone a Palazzo Chigi l’anno prossimo.

La maschera di Robespierre In alta definizione il vero volto del capo giacobino

Tracce di vaiolo e fanatismo repubblicano di Riccardo Bruno

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razie all’alta definizione di uno scanner 3D con cui l’Fbi mappa i visi dei ricercati, abbiamo potuto vedere la ricostruzione del vero volto di Maximilien Robespierre. Le tecniche sono state applicate sulla copia di una maschera realizzata da Madame Tussaud, la fondatrice del Museo delle cere, e conservata al Museo di Storia Naturale di Aix-en-Provence. Durante il periodo del Terrore, a Parigi, Madame Tussaud fu incaricata di realizzare delle maschere di cera rappresentanti il volto delle persone condannate alla ghigliottina, partendo proprio dalla testa decapitata. Il nuovo regime si preoccupava di far soldi in ogni modo. Nel 1794 al Termidoro arrivò sul tavolo da lavoro anche la testa del capo giacobino. Solo sette settimane prima la Francia salutava Robespierre come l’uomo più potente della sua storia. Ma il tempo della rivoluzione è il più rapido a scorrere. A soli 36 anni Robespierre sembrava già vecchio. L’autore dello studio che ne ha ricostruito il volto, Philippe Froesch, ha descritto lo sguardo come “inquietante”. Secondo Froesch non ci sarebbe alcun dubbio che quest’uomo “facesse paura”. A distanza di più di due secoli possiamo vedere come in una foto scattata oggi quei lineamenti regolari, quasi delicati, anche se sfuggenti, le labbra taglienti, lo sguardo blu ghiaccio imperturbabile che conoscevamo dai ritratti di Labille Guard e da altri ignoti che corrispondono quasi perfettamente alla ricostruzione di oggi. La novità è che il volto di Robespierre fosse devastato dal vaiolo. Si sapeva di Saint Just, che portava fazzoletti alti al collo per nasconderne i segni ed anche di Danton. Marat era un intero organismo di piaghe, ma di Robespierre non abbiamo memoria di documentazione di quella malattia comunque comune. Il sospetto è che ad un volto nel complesso ordinario, si sia voluto aggiungere un elemento ripugnante. Il problema è che nella storia il capo giacobino è stato considerato “un enigma”, come scriveva Ferrero. Sono pochi gli elementi di cui disponiamo per comprendere meglio una personalità che nel mondo ha lasciato un segno profondo in soli pochi anni, da quando semplice deputato alla Convenzione, 1791, arriva a dominare il Comitato di salute pubblica, 1793, fino alla sua morte l’anno seguente. Il suo viso, senza i segni del vaiolo, potrebbe benissimo risultare piuttosto anonimo. Il “mostro”, o “l’Incorruttibile”, se preferite, ha le sembianze di un

perfetto borghese di provincia, persino insignificante. Questa sua normalità può davvero spaventare, considerando che c’è chi sostiene che egli avesse allestito una intera conceria con le pelli dei cadaveri. Niente di meglio che scuoiare traditori e aristocratici per dare scarpe al popolo. La stessa vita di Robespierre appare noiosa. Non ha certo i tratti avventurosi ed estremi di Danton, al contrario del cordigliere, non si espone mai in piazza, né porta gli aspetti ripugnanti della vita di Marat. Sappiamo, di Robespierre, che aveva passione per i dolci canditi, cura per il suo aspetto, tutte le mattine lo attendeva un appuntamento irrinunciabile con l’acconciatore della sua parrucca, e che badava al sarto. Alla festa dell’Essere supremo indossa un abito turchino e in genere si vestiva con colori azzurro e ocra. Chi rappresenta il popolo deve badare ad una certa cura ed eleganza. Non era un illuminista. Saldo nel sentimento religioso, si rifugiava nelle letture di Rousseau prima di pronunciare i suoi discorsi più importanti. Per il resto conduceva una vita regolata chiuso in una stanza di casa Duplay, un falegname agiato a cui affidava interamente il suo menage domestico con suprema indifferenza. Era indifferente anche al denaro con cui manteneva una sola amante, forse più per dovere che per piacere. Eppure Robespierre era un fanatico dall’ideale repubblicano, anche se questo gli nacque tardi, davanti agli intrighi della corte. Fino ad allora non aveva dato segnali particolari di repubblicanesimo. Si sapeva anche di difetti alla vista. Robespierre portava occhiali scuri e doveva avere una voce stridula e sgradevole che pure sapeva come imporsi nell’arte oratoria, con i dovuti effetti per incantare i suoi seguaci, in particolare le donne che andavano matte per i suoi discorsi dove si citava la “Nouvelle Eloise”,quanto il “Contratto sociale”. Si diceva che fosse pavido, capace di svenire davanti alla vista del sangue. Il Tayne scrive che non sapesse nemmeno cuocersi due uova al tegamino. La sua cucina era fatta di tattica politica. Tanto che gli storici si stupiscono come finisse a Termidoro tanto esposto e senza sostegno. Il Robespierre repubblicano non vuole contrapporsi alla Convenzione. La leggenda dice che egli fosse solo un pupazzo nelle mani dell’abate di Sieyès, autentico protagonista della Rivoluzione e del destino della Francia fino all’ascesa di Napoleone. Potrebbe essere. Il vero volto di Sieyès ancora non l’abbiamo visto. Quello potrebbe davvero fare paura, anche senza i segni del vaiolo.

Mattarellum corretto

Gli emissari natalizi di Renzi e Berlusconi

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l lupo perde il pelo ma non il vizio. Non un lupo in particolare, ma qualsiasi lupo, in qualsiasi tempo ci si trovi. Per cui le cronache riferiscono che Renzi abbia inviato un suo emissario a trattare con un ambasciatore di Berlusconi, esattamente come Veltroni fece al tempo in cui si concordò il porcellum” che è una legge del ministro leghista Calderoli solo nominalmente. Di fatto è invece un accordo fra il Pd e il Pdl. Oggi, dopo la sentenza della consulta, il nuovo segretario del Pd sembra disposto a tutto pur di evitare di tornare al proporzionale. Per cui due emissari del sindaco di Firenze e del Cavaliere di Arcore si sarebbero incontrati nel cuore di Roma a pochi passi da Montecitorio per sondare le reciproche intenzioni dei loro leader sulla legge elettorale. Si riparte dal Mattarellum ma da quel che leggiamo dovrebbe pure essere modificato. Renzi vorrebbe rendere il 25 per cento del proporzionale in premio di maggioranza. Berlusconi non avrebbe particolari obiezioni, perché se trova una intesa diretta con il Pd, neutralizzerebbe immediatamente le velleità di Alfano. Tanto più che Renzi non ha in particolare simpatia il capo del nuovo centrodestra. Alfano dice di parlare solo con Letta? Renzi lo chiama Alfini, alludendo al nome di un (ex) leader politico scomparso dalla scena (forse), proprio dopo aver rotto con Berlusconi. Renzi non ha moltissime idee ma quelle che ha sono chiare, per cui non intende perder tempo con chi puntella questo governo e che già non gli è simpatico. Meglio Berlusconi, meglio Grillo, che però subito si è mostrato indisponibile. Figuratevi se Renzi, dopo aver promesso di impoverire il suo partito per i prossimi anni, può chiedergli anche di restituire quello che ha incassato in quelli precedenti! Per cui discute con Berlusconi un tema che gli è caro da tempo: come eliminare lo scorporo. Renzi lo ha detto: “la riforma elettorale si fa con chi ci sta”. La farà con Berlusconi. Così, senza accorgersene, non solo ripercorre lo stesso schema del primo segretario del Pd, Veltroni, come abbiamo scritto, ma anche lo stesso modello di legge elettorale. Togli al “Mattarellum” lo scorporo e aggiungi il premio di maggioranza ed hai di nuovo i meccanismi del “Porcellum”, invisi alla Corte Costituzionale. Se il pragmatismo di Renzi è ammirevole, la dottrina è un po’ scarsa. Non troppo attento alle implicazioni costituzionali, il sindaco sta per inoltrarsi su un sentiero che prevede una nuova bocciatura della Consulta. E’ il modello elettorale scelto che è incostituzionale, il maggioritario, non “il porcellum” in quanto tale. Verità dura da accettare, ma vedrete che alla fine ci saremo costretti. Per questo se non si vuole più prescindere dal maggioritario, tanto peggio, ma almeno bisogna modificare la Costituzione e per farlo non basterà l’incontro fra gli emissari natalizi di Renzi e Berlusconi. Serve la convocazione di una Assemblea Costituente.


2 LA VOCE REPUBBLICANA

Giovedì 19 dicembre 2013

economia

Giornalaio di Carter Celebrità Rai che vengono fatte sloggiare su due piedi. Ma si ribellano alla Mamma e annunciano azioni forti e decise

Roma parla, Londra risponde

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i fosse una rubrica televisiva, ma, dato che non c’è, chiediamo ospitalità a Giornalaio. Poiché questo si legge su ‘La Stampa”. Leggete bene e poi diteci cosa avete capito, perché noi... “Antonio Caprarica, storico corrispondente Rai da Londra, dice addio, anzi ‘sbatte la porta’ al servizio pubblico e annuncia azioni giudiziarie nei confronti dell’azienda di viale Mazzini invocando la giusta causa. A tutelarlo è lo studio legale D’Amati. In un comunicato, Caprarica parla di ‘crescenti pressioni esercitate dai vertici aziendali con metodi inammissibili e offensivi’ ed anche di ‘persecuzione’ nei suoi confronti. ‘Non avrei mai immaginato - dichiara Caprarica, 15 anni di corrispondenza dalla capitale britannica - di lasciare in questo modo l’azienda della mia vita, dopo oltre un quarto di secolo di servizio onorevole e immacolato in ogni angolo di mondo. Troncare questo rapporto con effetto da oggi, come ho appena comunicato alla direzione del personale, è per me l’unica possibilità di immediata reazione alle crescenti pressioni esercitate dai vertici aziendali con metodi inammissibili e offensivi’. Il giornalista aggiunge ‘ho respinto finora gli attacchi rivoltimi, dimostrandone l’infondatezza, ma né la mia salute né la mia dignità mi consentono di rimanere ulteriormente in Rai. Purtroppo, la mia vicenda

illustra drammaticamente l’assenza di qualsiasi organo aziendale di garanzia per i lavoratori, giacché il consiglio d’amministrazione - da me informato su ogni passaggio della persecuzione - ha preferito voltarsi dall’altra parte piuttosto che chiedere spiegazioni al direttore generale. Con buona pace per il codice etico della Rai’. Il giornalista conclude il comunicato sottolineando ‘non mi resta, con profonda amarezza, che sbattere la porta e andare dritto nelle aule dei tribunali, chiedendo ai giudici la tutela dei miei diritti e della mia onorabilità contro il vertice Rai, che dev’essere ricondotto al rispetto delle regole. Bisognerà battersi per assicuCelebre per le rare, in questa situazione, un futuro sue cravatte e per al servizio pubblico, e io continuerò a l'eloquio un po' farlo da cittadino e da giornalista”. particolare, il Ora, quale sia il punto del contendenoto Caprarica re, almeno da quanto si legge fino ad ha dichiarato che ora, non si riesce a definire minimala Rai è orrenda mente, visto che nel comunicato si parla di dissapori ma non si sa quanto aspri e nati per quale ragione. E i quale zona del rapporto di lavoro siano maturati, addirittura giungendo ad esiti di tale portata, con pubbliche dichiarazioni avvocati e porte sbattute. Un marasma. Un caos. Lui, un perseguitato, ribadisce il “Corriere”, senza nulla aggiungere. E noi lì a “rosicare” come si dice a Roma. Ma ecco che “Lettera 43” parla di questioni amministrative, di posti da lasciare, ma a chi? Cala il sipario, per ora.

Intervista di Lanfranco Palazzolo Legge elettorale: da cambiare subito. Ce lo ha detto il noto costituzionalista Ainis. Il reale motivo per tanta indecisione

Una nazione in piena paralisi

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a legge elettorale deve essere riformata al più presto. Prima la si riforma meglio è. Lo ha detto alla “Voce Repubblicana” il costituzionalista ed editorialista del “Corriere della Sera” Michele Ainis. Prof. Ainis, domenica scorsa ha pubblicato un articolo un articolo sul “Corriere della Sera” nel quale ha messo in evidenza tutte le difficoltà per l’elaborazione di una “Governabilità: legge elettorale in un momento difè l'elemento ficile come questo e prima che principale della siano rese note le motivazioni dellegge elettorale l’intervento della Consulta. Lo insieme alla stesso Matteo Renzi, appena eletto rappresentatività segretario del Pd, non ha presentada garantire” to una sua proposta. Si tratta di indecisione o di approssimazione? “Non sarei così netto nei confronti di Renzi su questo. Non me la sento di dare questo tipo di giudizio. Renzi ha sempre detto di volere una legge elettorale che porti un risultato certo, difenda il bipolarismo e consegni le chiavi del governo a chi vince. La governabilità è l’elemento principale della legge elettorale insieme alla rappresentatività.

Noi abbiamo assistito alla rottura del rapporto tra eletti ed elettori. Gran parte delle responsabilità dell’allontanamento tra classe politica e cittadini è dovuto al Porcellum. Un buon sistema elettorale dovrebbe certamente consentire un governo non ostaggio dei veti incrociati, ma dovrebbe godere dell’investitura dei cittadini”. Renzi ha fatto male a dire che bisogna fare la legge elettorale entro gennaio? “Credo che sarebbe un grave errore mettere l’asticella troppo in avanti, significherebbe avere un retropensiero in base al quale si potrebbe arrivare alla conclusione che è giusto non fare nulla. Oggi non abbiamo più il Porcellum. Il nostro ordinamento deve fare i conti con una legge elettorale diversa da quella approvata nel 2005. Quando verrà fuori la sentenza della Corte costituzionale verrà fuori una legge elettorale proporzionale con le preferenze. Il dilemma è tenerci questa legge elettorale, dopo l’operazione chirurgica della Corte costituzionale, oppure modificarla. Prima si fanno queste modifiche meglio è”. Teme che la classe politica italiana si inventi un alibi? “Uno degli alibi che la classe politica ha tirato fuori per rimandare la riforma della legge elettorale alle calende greche è che la Costituzione e la forma di governo andavano corrette prima della legge elettorale. Ma nessuno è riuscito a portare a destinazione una riforma di questo genere. Per fare questa riforma ci vogliono dei tempi più lunghi. Su questo versante sono stati sprecati sette mesi. Il Governo Letta ha iniziato il suo mandato con un procedimento in deroga all’articolo 138 della Costituzione, con le migliori intenzioni. Il risultato è che manca la 4a votazione che non potrà essere fatta perché oggi manca la maggioranza richiesta. Abbiamo perso sette mesi”.

UNIONE BANCARIA, SACCOMANNI FRENA

fatti e fattacci

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rdogan alle strette. Per il premier turco Erdogan è iniziata la parabola discendente? Il paese si trova di fronte ad interrogativi senza risposta. Le uniche certezze restano le condizioni di illibertà e la corruzione del mondo politico. All’indomani della spettacolare retata anticorruzione che ha visto finire in manette 52 persone, fra cui i figli di tre ministri, diversi imprenditori e alti funzionari, cinque dirigenti della polizia di Istanbul sono stati rimossi ieri mattina. Il governo avrebbe ordinato la cessazione dalle funzioni dei capi dei dipartimenti della criminalità finanziaria, anti-contrabbando, del crimine organizzato, dell’anti-terrorismo e della sicurezza pubblica. L’inchiesta, condotta dalla polizia finanziaria da un anno, ha visto finire in manette ieri Baris Guler, Salih Kagan Caglayan e Oguz Bayraktar, figli dei ministri degli interni Muammer Guler, dell’Economia Zafer Caglayan e dell’Ambiente e della Pianificazione Urbana Erdogan Bayraktar.Tre pesi massimi del governo Erdogan. Con loro sono stati fermati il sindaco di Fatih, nel cuore di Istanbul, Mustafa Demir, gli imprenditori edilizi Ali Agaoglu e Ruiza Sarraf, marito della celebre cantante Ebru Gundes, il direttore generale della banca pubblica Halkbank Suleyman Aslan. Il blitz ha portato anche al fermo di quattro collaboratori dei ministri Bayraktar e

Caglayan. Il principale partito di opposizione, il Chp, ha chiesto le dimissioni di Erdogan. Il premier si è ben guardato dal darle. Ma gli occhi di tutti restano puntati su questo paese che perseguita anche i giornalisti. Anche quest’anno, malgrado un certo calo, la Turchia ha conservato la maglia nera mondiale di paese con il maggior numero di giornalisti in carcere, rileva il Comitato Internazionale per la Protezione dei Giornalisti (Cpj). Al 1° dicembre 2013, secondo il Cpj, nel paese della mezzaluna rimanevano in detenzione almeno 40 giornalisti - contro 61 nell’ottobre 2012 - più che in Iran e in Cina. “Quale membro della Nato e leader regionale la Turchia non dovrebbe entrare nella lista dei paesi con più cronisti detenuti. Ma dal fallimento della riforma della sua legislazione alla repressione dei giornalisti durante le proteste di Gezi Park, la Turchia è diventata sempre più repressiva nonostante il calo del numero dei cronisti dietro le sbarre” rileva il Cpj. Secondo il Comitato “mettere i giornalisti in prigione per il loro lavoro e’ il segno di una società intollerante e repressiva”. Ecco perché l’Unione europea dovrebbe guardarsi dallo stringere rapporti stretti con questo paese, utile alle politiche di sicurezza europea, ma deve cambiare i suoi standard democratici e non può continuare ad essere la maglia nera della corruzione e dell’antidemocrazia. Ovvio, no?

In una lettera pubblicata dal “Wall Street Journal”, datata 13 dicembre e indirizzata ai suoi omologhi europei, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, frena sull’Unione Bancaria. “Sono convinto - si legge - che non dobbiamo affrettarci per un’Unione Bancaria difettosa, ma che dobbiamo prenderci il tempo necessario per costruirne una che funzioni correttamente”. Il messaggio è per Berlino: il meccanismo che vuole mettere in piedi è troppo macchinoso, come ha riconosciuto anche il presidente Bce Mario Draghi, e l’Italia invece vuole un sistema semplice, efficace e rapido, che preveda anche quel fondo comune e paracadute finanziari nazionali a cui la Germania si oppone. La stessa Germania, da parte sua, non sembra disposta a cedere: nessun intervento degli Stati per salvare le banche, nessun uso del fondo europeo salva-Stati (Esm) e nessuna messa in comune di fondi per salvare banche altrui.

primo piano

“V

alutate il vostro successo personale a seconda delle cose che possedete?”. Il 71% dei cinesi interpellati ha risposto “sì”. Sono i primi al mondo a considerare la proprietà come un discrimine esistenziale. Gli indiani, che li seguono, hanno solo il 50 per cento della popolazione convinta di questo assunto. In occidente si guarda più a beni spirituali. Il bello è che i cinesi sono anche i primi a riconoscersi nella frase “la società mette sotto un’enorme pressione affinché io abbia successo e faccia soldi”. La nuova dottrina di massa di un Paese guidato da un partito comunista. I proletari sono solo più poveracci, mentre la proprietà privata dà dignità all’esistenza. E meno male che a Pechino ancora si mostrano i ritratti di Mao. Solo perché è considerato il padrone dell’intera Cina.

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a n a l i s i

Equitalia/1: parla Corte dei conti

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a Corte dei conti soccorre Equitalia. I magistrati contabili sono sempre stati molto attenti alle attività della riscossione, soprattutto quando queste attività provocano disperazione e fallimenti. Tuttavia, l’unico fallimento che commuove davvero la Corte dei Conti è quello di Equitalia, che in questi mesi sta cercando di mostrare a tutti gli italiani il suo volto umano. Ed è in una chiave di puro soccorso politico che si può leggere un recente intervento della Corte dei conti nei confronti di Equitalia, LA VOCE REPUBBLICANA Fondata nel 1921 Francesco Nucara Direttore Giancarlo Camerucci Vicedirettore responsabile Iscritta al numero 1202 del registro stampa del Tribunale di Roma - Registrata quale giornale murale al Tribunale di Roma con decreto 4107 del 10 novembre 1954/1981. Nuove Politiche Editoriali, Società cooperativa giornalistica - Sede Legale - Roma - Corso Vittorio Emanuele II, 326. Amministratore Unico: Dott. Giancarlo Camerucci Direzione e Redazione: Roma - Corso Vittorio Emanuele II, 326 Tel. 06/6865824-6893448 - fax. 06/68210234 - Amministrazione: 06/6833852 Progetto grafico e impaginazione: Sacco A. & Bernardini.

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anzi a favore di Equitalia. Secondo i magistrati contabili, la società di riscossione Equitalia continua nel “percorso di miglioramento organizzativo, seguendo un modello uniforme su tutto il territorio nazionale, con vantaggi in termini di servizio per i contribuenti e per gli enti creditori”. Già, quali?! Tuttavia, aggiungono i magistrati contabili, “gli interventi normativi che sono proseguiti anche nel 2013 stanno limitando in modo significativo” la sua attività “e rischiano di indebolire l’attività di recupero dell’evasione”. Lo scrive la Corte dei Conti in un’analisi della gestione di Equitalia che ha visto una “flessione dei ricavi derivanti dalla gestione caratteristica (minori incassi da aggio per riduzione dei volumi di riscossione e minori rimborsi spese per contrazione delle attività esecutive e cautelari)” cui “è corrisposta la riduzione dei costi di produzione, amministrativi e del personale”. “Nel 2012 - continua la nota - si è registrata una sensibile diminuzione del riscosso (7,5 miliardi rispetto agli 8,6 miliardi del 2011) confermando il trend già registrato nel secondo semestre dell’anno precedente. La flessione dei volumi di riscossione è da attribuirsi al perdurare della crisi economica e agli effetti dei numerosi interventi legislativi che hanno modificato l’ambito operativo del sistema della riscossione con lo scopo di rendere meno rigide e più vicine alle esigenze dei contribuenti le procedure di riscossione”. “Permane, infine, l’incertezza circa l’operatività di Equitalia nella riscossione spontanea e coattiva dei Comuni e delle società da questi partecipate” conclude l’analisi della Corte dei Conti. Il compito della Corte dei Conti non può certo essere quello di sostituirsi alla politico o preoccuparsi degli atti politici compiuti tra il 2011 e il 2012. Equitalia ha visto limitati i suoi introiti perché questa società, in molte occasioni, ha agito contro il diritto di proprietà di tanti cittadini che, senza saperlo, si sono visti pignorare dallo Stato beni immobili senza saperlo. Questo comportamento era e

c o m m e n t i

resta del tutto illegale e privo di rispondenza nelle norme costituzionali del nostro paese. Insomma, siamo al limite...

Equitalia/2: ora basta invenzioni

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ultima invenzione di Equitalia. Non molto tempo fa il presidente di Equitalia Attilio Befera aveva detto che era allo studio un’iniziativa per premiare i contribuenti che si erano comportati bene nei confronti del fisco. Ma su questo non è stato fatto nulla. In compenso, dopo tanti mesi di attente riflessioni e di analisi, Befera ha pensato che, per migliorare il rapporto con i cittadini attraverso idee innovative per dare maggiore qualità all’attività di Equitalia, sarebbe stato buono e giusto premiare i dipendenti di Equitalia. Ed ecco spuntare un premio ad hoc denominato “Premio Innovazione e Meritevoli 2013” di Equitalia. Si tratta di un concorso aperto a tutti i dipendenti di Equitalia per proporre iniziative in grado di apportare valore aggiunto sui temi legati alla riscossione. Le candidature inviate in questi mesi sono state valutate da una commissione ad hoc che ha individuato i cinque progetti più meritevoli. Ecco le proposte “meritevoli” presentate dai vincitori: “Equitalia per il sociale”, servizi di informazione e riscossione a distanza o a domicilio nei confronti dei cittadini che si trovano in difficoltà economica, sociale o non autosufficienti; “E-Sai”, servizio informativo ai contribuenti attraverso “alert” informatici personalizzati relativi a scadenze e novità su richiesta di cittadini, professionisti, imprese e associazioni; “TerziOnLine”, digitalizzazione completa delle procedure presso terzi (acquisizione, gestione, archiviazione, monitoraggio); “La notifica”, creazione di un pubblico registro delle notifiche per rendere ancora più trasparente la procedura di invio dei documenti. I

progetti, rivolti in particolare a rafforzare l’assistenza ai contribuenti, passeranno ora alla fase di realizzazione. E’ assurdo che la dirigenza di Equitalia si affidi a queste iniziative. I dirigenti di questa società sono pagati profumatamente e dovrebbero essere loro, per primi, a proporre certe iniziative. Inoltre, il problema di Equitalia è la mancanza di informazioni e i continui errori sul computo delle cartelle. Molto spesso i contribuenti si vedono arrivare cartelle esattoriali di 1 euro e 50 centesimi perché qualcuno ha sbagliato nel fare i conti. Se si tratta di un errore di Equitalia sarebbe giusto non inviare nuove cartelle per pochi euro. L’unica iniziativa da prendere, ma a questo dovrebbe pensarci Befera, è non imporre ai cittadini tassi di interesse da usura. Questa sarebbe la più grande iniziativa per evitare tante distorsioni consustanziali alla “macchina”.

Ncd: una sigla ancora oscura...

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cco come Angelino Alfano perde consensi. Il Ncd si sta rivelando esclusivamente un soggetto politico che mira a tenersi le poltrone e a perpetuare il potere politico del Partito democratico. L’unico beneficiario di questa politica e il sindaco di Firenze e segretario del Partito democratico Matteo Renzi. Infatti, i benefici della politica alfaniana si stanno facendo sentire eccome per Renzi e i suoi amici. Per l’ultimo sondaggio realizzato da Datamedia Ricerche, istituto diretto da Natascia Turato, per il quotidiano “Il Tempo”, le coalizioni fanno registrare delle percentuali di preferenza molto simili a quelle della settimana scorsa, determinando una situazione di sostanziale stabilità. Quella di centrodestra è al 33,9% (+0,3 in una settimana), mentre quella di centrosinistra è al 34,5% (+0,1). Nel dettaglio nell’area di cen-

trodestra si registra un incremento di Forza Italia che si attesta al 21% (+0,8%), il Ncd è al 5% (-0,3), la Lega Nord al 3,6% (+0,1), Fratelli d’Italia è stabile al 2%, Mov. per Alleanza Nazionale perde lo 0,4% ed è al 2%, altri di centrodestra sono allo 0,3%. Nella coalizione di centrosinistra troviamo il Pd in crescita dello 0,4 al 30,6%, Sel in discesa dello 0,2 al 3,1% ed altri di csx allo 0,8% (-0,1). Nell’area di centro la coalizione è al 3,8% (+0,1), con Scelta Civica all’1,6% (-0,1) e l’Udc al 2,2% (+0,2). Il Movimento 5Stelle con il 21,7% fa segnare una discesa dello 0,2%. Matteo Renzi si conferma il leader più apprezzato con un trend in crescita. Il neosegretario del Pd è al 55% (+2% rispetto a novembre), segue Silvio Berlusconi con il 25% (+1%), Beppe Grillo con il 20% perde un punto, mentre sono stabili al 16% Nichi Vendola e Angelino Alfano. Rispetto alla rilevazione di novembre la fiducia nel premier Enrico Letta scende di 2 punti e si attesta al 38%, perde anche il suo Governo (-1) che ha la fiducia del 29% del campione. Per quanto concerne la fiducia nei singoli ministri, Emma Bonino resta la più apprezzata con il 47% (-3). Perde invece 4 punti percentuali Fabrizio Saccomanni (ultimo) che tocca quota 17%. Il partito di Angelino Alfano continuerà a perdere consensi perché si tratta di un partito politico senz’anima e senza possibilità di radicamento sul territorio. Gli unici che potrebbero raccogliere consensi per il partito sono impegnati con il governo e non possono fare nulla. Lo stesso Alfano dimostra di non essere capace ad elaborare una politica efficace per il suo partito. Il problema è che di questo soggetto politico non si occupa nessuno. Gli stessi parlamentari del Ncd dovrebbero chiedersi se stanno lavorando per il paese o per garantire l’elezione dei ministri uscenti. L’interrogativo da porsi è proprio questo. Ma il vero atteggiamento di questa forza politica si comprenderà dopo l’approvazione della legge elettorale. Se uscirà dal Parlamento una legge maggioritaria nel Ncd non resterà nessuno.


Giovedì 19 dicembre 2013

il Paese DEPLOREVOLE! Ha fermato all’alba un panettiere a Savona, minacciandolo con una pistola e si è fatto portare in auto a Genova dove doveva rientrare in carcere - a Marassi - dopo un permesso premio trascorso nella sua città di residenza, poi ha fatto perdere le sue tracce. Protagonista Bartolomeo Gagliano, 54 anni, serial killer condannato per tre omicidi, due prostitute e un omosessuale, tra il 1981 e il 1989. Il detenuto non è alla sua prima evasione: era evaso già dall’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino nel 1989. Le indagini sono condotte dal Commissariato di Cornigliano. Gagliano, siciliano di origine e residente a Savona, ha bloccato verso le 6 il commesso mentre stava ultimando le consegne per conto del panificio e, sotto la minaccia di una pistola, lo ha costretto a risalire in auto per recarsi a Genova. Prima di partire, però, ha caricato in auto tre borse. Giunti a Genova, Gagliano ha fatto scendere il commesso in via De Marini e si è allontanato con l’auto. Le immagini del trattamento nel centro di detenzione di Lampedusa sono ‘spaventose e inaccettabili’ e la Ue ‘ha già cominciato una indagine’. L’avvertimento all’Italia arriva dalla commissaria europea per gli Affari Interni Cecilia Malmstrom il giorno dopo la diffusione - da parte del Tg2 - di un servizio choc in cui si vedono alcuni migranti in fila e nudi per essere sottoposti alla disinfezione contro la scabbia. ‘Non esiteremo ad aprire una procedura di infrazione per assicurarsi che gli standard europei siano rispettati’, avverte Malmstrom. ‘Le immagini che abbiamo visto dal centro di accoglienza di Lampedusa sono spaventose e inaccettabili. Contatteremo le autorità italiane affinché sia fatta piena luce su quanto avvenuto’, ha detto Malmstrom. Ma le dichiarazioni della commissaria europea agli Affari Interni non si fermano qui. ‘La nostra assistenza e sostegno alle autorità italiane nella gestione dei flussi migratori può continuare solo se il paese garantisce condizioni umane e dignitose nel ricevimento di migranti, richiedenti asilo e rifugiati’, ha detto Cecilia Malmstrom. Malmstrom sottolinea inoltre che non è certo la prima volta che l’Italia finisce nel mirino per le politiche e per i centri di identificazione.

LA VOCE REPUBBLICANA

terza pagina

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I “Sonetti de’ mesi” di Folgòre e Cenne, insieme ai “Mesi cortesi e scortesi” figurati da Sigfrido Bartolini

Una bella edizione curata dalla compianta filologa Rosanna Bettarini e postfata dal Cardini. Sette secoli dopo una riproposta ricca di piaceri diversi

Quell’interludio piuttosto ghiotto tra tavola, bottiglia e letteratura di Riccardo Brondolo

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i dicembre: “…e l’oste inebriato e catellano,/ e porci morti e finissimi cochi,/ ghiotti morselli, ciascun béa e mandochi:/ le botti sian maggior che San Galgano”. Quando, sull’antologia, mi venne incontro Folgòre da San Giminiano, coi suoi giocosi sonetti dei mesi, avevo sedici anni, e quell’onda allegra di colori sapori e suoni stravolse il compunto e tedioso ritmo scolastico, i grembiuli neri delle ragazze e l’aplomb dei contegnosi professori. Gliene sono grato, anche se è morto da 700 anni. Cresciuto io, mi rinnovò entusiasmo, simpatia e divertita adesione, quell’ interludio tra tavola, bottiglia e letteratura: quello appunto che talora scorgevo, sospeso e appeso a una rima, in una lettera del Carducci o in una nota del Pontormo, ospite avventizio tra una poesia e una pagina di critica; tanto che poi, curioso, cercavo e scoprivo località e indirizzi tuttora reperibili: e frequentai, saggiai -ove possibile; e benedissi (quasi sempre,)- i ristoranti, le taverne, i caffè dove s’eran dati appuntamento conviviale o s’erano -si fa per dire- ispirati pittori e poeti: le ostesse della memoria fungevano da punti cardinali, dalla valdostana di Gaby alla fiorentina di Pont’all’Asse. Firenze mi gratificò di questa come di tante altre grazie: dietro gli Uffizi, l’Antico Fattore, per la ribollita, spesso gustata lì da Montale; Borgo Ognissanti e il Troia, per la bistecca (squisita, come altrove mai: lo dissi una volta, a chi me l’aveva servita con un’insalatina di barba di frate: ne ebbi, come garbata risposta, un “questo noi lo si sa, ma fa sempre piacere sentircelo dire”; più fiorentino di così…); Piazza Repubblica, Paskowski e le Giubbe Rosse, i caffè dei Futuristi e di altre avanguardie, dove però il ‘colore’ e l’esprit di Soffici e Carrà, Montale e Fólgore s’era ormai spento; e ancora i fagioli all’uccelletto e le cipolle al forno, da soli, un pasto: da Federigo…; e potrei citarne altri a decine, a cominciare dai locali in cui, dopo la gioia intensa del cibo e del vino, andavo scoprendo, stupito e felice, che, anche lì, aveva ‘officiato’ l’Annigoni; e più giù Roma, con Checco er carrettiere, il S.Bartolini, padrone che a una cert’ora, intonava a Capricorno, pernacchiette, colla p enfiata, Faccetta xilog. nera; la Sora Lella (Fabrizi) all’Isola Tiberina, lei, badiale presenza al comptoir, e strabiliante evocazione del fratello Aldo; ancora, a Pisa, l’Osteria degli amici, a Porta a Lucca, in cui incontravo spesso un sosia perfetto di Pertini, che, riservato ma visibilmente consapevole e compiaciuto, si immedesimava nella postura, nel gestire, nella mise senza cravatta del presidente, mentre l’oste decantava le cèe di Fucini; e quell’altra osteria nella quale si favoleggiava (ma mica tanto) che si fossero sfidati, a stornelli estemporanei, crudamente porno, il Carducci e l’Olindo Guerrini. Zoomata La neve, l’inverno, le nebbie sono pronubi di queste zoomate-rifu-

gio, a scovare il colore, il fuoco e il cibo sulla traccia delle zaffate idealizzazioni rinascimentali, quali scorgiamo in Bosch e in di mosto: caparbia rivalsa dei sensi di cui -ancora!- l’irsuto Giosuè Brueghel, circondate e inghiottite da un neorealismo esasperato, fu acuto regista in San Martino. Càpita ora, di questa stagione, di allucinato e stravolto. vederci offerto un bel libro che arieggia e induce a questi motivi, a queste provocazioni: sono per l’appunto quei sonetti garbati e gio- Realismo cosi che hanno la grazia aulica della corona e del plazer proven- Più prossime invece al realismo crudo, ingenuamente sbozzato zale e al contempo il colore vivo, provocatorio, assoluto della delle formelle romaniche, i disegni a matita litografica di miniatura. I “Sonetti de’ mesi” di Folgòre Sigfrido Bartolini, che accompagnano e Cenne, accompagnati ed accostati ai nel libro, araldica impresa d’ogni mese, “Mesi cortesi e scortesi” figurati da il contrasto Folgòre-Cene; e le sue xiloSigfrido Bartolini, nella bella edizione grafie, che più diffusamente fanno concurata dalla compianta filologa Rosanna trappunto nella seconda parte -un po’ Bettarini (l’allieva del ‘Contino fiorentiposticcia- a mesi e lune, agli aforismi di no’) e postfata dal Cardini, serbano la Alfredo Cattabiani e alle note di Flora grazia vigorosa del Trecento guerriero e Vezzani (Orsola Nemi). Sono queste cortese, ‘pieno di forza e di soavità’, incisioni a dare rilevanza icastica al ripercossa e rimodulata sette secoli dopo, traslato gnomico; mentre più generici e suggestiva com’è, nelle xilografie del poveri di riscontri puntuali appaiono gli maestro pistoiese. emblemi giustapposti ai versi trecenteLa corona dei mesi ci aveva deliziato schi: tali si vedano appunto la chiesina delle sue icastiche, rustiche allegorie sul poggio, il riccio di castagne di nelle terrecotte, quelle altomedioevali Novembre e il pendio nevato di dicemmetope che ornavano ad intervalli le bre. Quale rispondenza invece hanno i “ absidi e le navate delle pievi: e ricordiaporci morti e finissimi cuochi”, i cacciaFratelli Limbourg-Dicembre, iniz. '400 mo, per la loro potente virtù plastica, tori “ben vestiti e foderati/ di guarquelle del museo Lia della nacch’ e tabarri e di mantelli” di Spezia, la serie completa dei Folgòre, il “troio [cuoco] maremmano” dodici tondi vitrei raffiguranti i mesi e i mestieri, staccati di Cene, quando vengano sovrapposti al cignale riverso, ai cacda un rosone di chiesa padana; e il gusto esplicativo del ciatori, al norcino dei Limbourg! E procedendo in gennaio, torna racconto, quello stesso delle ‘bibbie dei poveri’, si andò il richiamo alla seduzione del cibo e della caccia di piuma e di via via ingentilendo, se solo pensiamo alle storie del vello che, largamente proposta a novembre e ripresa il mese Buono e Cattivo Governo di Siena, e ai capilettera dei seguente (con “fagiani starne colombi… levri e cavriuoli”), codici del Due e del Trecento. Ma il piglio descrittivo, cui s’arricchisce qui di “cerbi e cinghiari”, prospettandosi la “molta si accompagna il genio toscano della beffa, trova più con- selvaggina” su uno scenario di “gioia ed allegrezza e canti”, venevole espressione in letteratura: tanto che ai sonetti dei nella “corte di salette accese”: in cui, ai cibi gustosi e prurigidue toscani, il senese e il dispettoso aretino, meglio si nosi, faccian corona le donzelle; e, allusivi a un diverso ma comaddicono e accostano le miniate allegorie dei fratelli plementare piacere, “camer’ e letta d’ogni bello arnese,/ lenzuol Limbourg, che paiono esser proprio i due toscani ad aver di seta e copertoi di vaio”: tutto lo smagliante corredo del genispirato, ma un secolo dopo; quel mondo che accosta naio dei Limbourg, tutto il mondo senza imbarazzi del senza soluzione di continuità e senza imbarazzo stilistico Boccaccio; lo stesso (ma quanto insidiato!) che il Magnifico non il più crudo realismo della capanna o della caccia alla fata- riuscirà a ripercorrere senza quella fuggevole venatura di fatalita possanza del castello, del palazzo, alla sgargiante dovi- smo. zie della corte. Guardate appunto l’emblema del Dicembre Il quadro letterario s’arricchisce invece, in dicembre, di una nelle Très Riches Heures du Duc de Berry, dei Limbourg notazione apparentemente sociologica che, nella contrapposi(inizi ‘400): al realismo acceso e crudo della scena di cac- zione, fa risaltare, opposto al divagato, altezzoso e classista cia in primo piano, col cinghiale sbranato dai cani sotto lo “beffe far de’ tristi cattivelli,/ de’ miseri dolenti…” di Folgòre, sguardo impassibile dei cacciatori, si contrappongo le torri l’infelice rientro della brigata dopo la ‘cura’ di Cene: “e chi ve di un misterioso candore che, con effetto diacronico, sbu- mira sì se meravegli, vedendovi sì brutti e rabuffati, tornando in cano, come i carri armati di Jesus Christ Superstar dalle dune, sul- Siena così bei fancegli”. l’anfiteatro fulvo e inquietante della selva a stagliarsi contro un Il libro, stampato esattamente un anno fa, proprio a ridosso delle azzurro fitto e impossibile. La parabola si fa allegoria, dal medioe- feste, gode quest’anno di un più largo riscontro stagionale, vo s’entra nelle inquietanti proiezioni surreali del tardogotico, stemperandosi le temperie dello zodiaco sul segno più propizio senza aver attraversato la pace conchiusa, i sereni occasi ai bilanci, alle riflessioni… ed ai doni. dell’Aprile del nostro Quattrocento. Quello scambio, quel ribaltaFolgòre da San Gimignano - (Cene) Cenne da la Chitarra, mento di prospettive che su uno stesso scenario e stagione si bilanSonetti de’ Mesi, con illustrazioni di Sigfrido Bartolini, ciano nel plazer/enueg tra Folgòre e Cene, prelude piuttosto alla Firenze, Polistampa, 2012, euro 18 pittura fiamminga del XVI e XVII secolo, alle instabili, insicure

z i b a l d o n e

La internet tax e i due premier italiani

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ra, udite, c’è Renzi che dice a Letta cosa deve fare. La web tax è controproducente, lesiva, più dannosa per noi che vantaggiosa? Ebbene la si cambia. Renzi, giudicato più sveglio in materia (ma è così?) preme sul premier, il premier preme su chi deve premere affinché il dettato muti. Questa web tax, che sembrava un nulla, un ninnolo, un nannolo, ecco che ti si piazza al centro della questione. Come se Renzi avesse detto a Letta: della faccenda me ne occupo io, so io quel che fare. Tu non preoccuparti perché internet manco lo conosci, quindi lascia fare a me, capito? Dalla nuova versione della cosiddetta Google tax è dunque scomparso l’obbligo di aprire partita Iva per

tutti i soggetti che effettuano il servizio di commercio elettronico diretto o indiretto. Rimane invece in piedi la necessità di dotarsi della partita Iva per la pubblicità online e per il diritto d’autore. “Certo, - aveva ammesso Renzi, chiedendo al presidente del Consiglio di eliminare ogni riferimento alla web tax e porre il tema dopo una riflessione sistematica nel semestre europeo - c’è il tema della tassazione dei servizi online, è giusto evitare l’elusione da parte delle grandi piattaforme informatiche” ma questo “non lo si risolve con una battaglia di principio che fa l’Italia”. Come a dire: siate un po’ elastici, ma quali principi. A quanto capiamo noi, il danno di immagine con una nuova tassa è quello più temuto da Renzi, presidente del consiglio ombra o nuovo presidente del consiglio non ufficiale. D’altro canto non si può semplicemente piegare il capo di fronte a supergiganti come Google e compagni lasciando loro la porta spalancata in tutti i sensi. Venite, fate e non pagate, che a noi va bene così, ci piace così. Non può essere. Ora, tutti gli esperti concordano su un fatto: il problema indubbiamente esiste ed è macro-

scopico. I giganti del web come Google, Facebook, Apple e Amazon, pagano tasse ridicole rispetto a quanto guadagnano. Nel 2012, ad esempio, Facebook ha versato al fisco d’Irlanda 1,9 milioni di euro di tasse su 1,75 miliardi di profitti lordi, poco più dell’1 per mille. E lo ha fatto usando i metodi consentiti sull’isola verde, uno dei paradisi europei dell’elusione. Non l’unico: nella vicina Inghilterra, tra il 2006 e il 2011, Google ha generato ricavi per oltre 12 miliardi di sterline e pagato 10,6 milioni di imposte societarie. Tuttavia, tutto considerato e accuratamente vagliato, non è comunque contraddittorio che, mentre da un lato si varano misure fiscali e di semplificazione per attrarre gli investimenti esteri verso la “Destinazione Italia”, dall’altro si vada nella direzione opposta introducendo nuove tasse? Il che non vuol dire però che la lobby degli interessi americani abbia ragione anche quando lamenta “il tentativo di assoggettare le aziende digitali estere alle normative fiscali italiane”. Perché dovrebbero essere esentate? Perché altrimenti scappano, se ne vanno? Scriveva E. Segantini sul “Corriere”: una soluzione in ogni caso va trovata, sia all’elusione fiscale sia al commercio “segreto” dei dati personali. Sono semplicemente inaccettabili le obiezioni di chi vede in ogni applicazione della legalità una minaccia allo sviluppo della società digitale. Sicuramente, con il lavoro combinato di due presidenti del consiglio (non un primo min. e un vice, no; ma due pres. del consiglio) le cose troveranno una loro accettabile quadratura e l’Italia diverrà un bel posto per Google e il resto dei fratelli sanguinari (nel senso che si scannano fra di loro).

Anni Sessanta: una rapina leggendaria

E’

morto all’età di 84 anni Ronnie Biggs, uno degli uomini che partecipò l’8 agosto 1963 alla grande rapina al treno postale Glasgow-Londra, che fruttò ai suoi autori 2,6 milioni di sterline, l’equivalente di 46 milioni di oggi. Noto per aver preso parte all’assalto al treno, Biggs lo divenne poi ancora di più per essere riuscito a sfuggire - riparando prima in Australia, poi in Brasile - alla giustizia britannica per oltre 40 anni dopo la condanna a 30 anni di reclusione e - 15 mesi più tardi - la fuga dal carcere. L’ultima volta che è stato visto in pubblico era a marzo, ai funerali di Bruce Reynolds, il cervello della grande rapina al treno. Il convoglio venne assaltato alle 3 del mattino in aperta campagna mentre attraversava il Buckinghamshire vicino a Cheddington, il conducente venne picchiato con una spranga di ferro. Nel 1978 Biggs cantò in due canzoni del film documentario “The Great Rock ’n’ Roll Swindle”, sulla

storia del gruppo Sex Pistols. Nel 2001 annunciò di voler rientrare in Inghilterra. Al suo arrivo venne arrestato e incarcerato ma venne rilasciato per motivi di salute nel 2009. Ieri “La Stampa” offriva anche una sorta di pdf del numero del quotidiano dove la notizia era data con grande spazio in prima pagina. Ecco qualche esempio, era il 1963, giorno di uscita il 9 agosto. “L’assalto è stato condotto a termine in quindici minuti con perizia, precisione e rapidità da fare invidia ai ‘migliori ‘commandos’. Il treno postale è stato bloccato al passaggio a livello di Sears, vicino alla stazioncina abbandonata di Cheddington, dal semaforo rosso azionato dai rapinatori con l’ausilio di quattro ordinarie batterie per torce elettriche. Il semaforo verde era stato coperto in precedenza con un guanto. Appena il convoglio si è fermato, la banda dei trenta uomini, in tuta, mascherati, armati di sbarre di ferro e uno, sembra, di pistola, è scattata all’attacco con rapidità e silenzio; la locomotiva Diesel e i due vagoni di testa sono stati sganciati e al macchinista, leggermente ferito alla testa avendo tentato di difendersi, è stato ordinato di mettere in moto e di spostarsi due chilometri più avanti, fino all’altezza di un cavalcavia. A questo punto, i centoventi sacchi contenenti i due miliardi sono stati lanciati nella stradina sottostante dove alcuni complici erano in attesa con un camion. Quindi, lasciando il macchinista e il suo aiutante ammanettati l’uno all’altro nel secondo vagone, insieme ad altri quattro impiegati postali, i banditi si allontanavano, non senza avere ammonito tutti a non dare l’allarme prima di mezz’ora. L’intera sequenza, che sembra tratta di peso da un film western, si è svolta in modo così coordinato che nessuno dei settantacinque impiegati postali che si i trovavano nei vagoni di coda, abbandonati, ha avuto nemmeno il sospetto che fosse accaduto qualcosa. L’allarme doveva essere lanciato molto più tardi, quando un casellante, accortosi che il treno non era ancora transitato dalla stazione di Cheddington, è uscito per rendersi conto di quello strano ritardo. Lo attendeva una sorpresa al di là di qualsiasi immaginazione. Il treno aveva lasciato la stazione di Glasgow alle 18,50 ed era atteso alla stazione londinese di Euston alle 4 di questa mattina. Era un ‘treno fantasma’, come vengono chiamati i quarantacinque uffici postali viaggianti che operano in Inghilterra alle dipendenze del ministero delle poste, trasportando soltanto materiale e personale di servizio. Viaggiano in genere di notte, evitando i centri ferroviari più importanti, fermandosi a stazioncine di campagna, inosservati da tutti. Alle 3,15 il convoglio rallenta, approssimandosi al passaggio a livello di Sears e alta stazione di Cheddington. E’ piena notte e la località è piatta e deserta. Una fattoria a cinquecento metri è il più vicino luogo abitato. Il piccolo esercito di banditi si prepara all’attacco”. Etc. etc. L’impressione all’epoca fu notevole. A pensarci, con la sua aura di perfezione strategica e romanticismo d’altri

tempi, riesce a colpirci anche oggi. E poi, una tal bandito che viene dal passato, che pare lontanissimo, anche se così lontano non è. Un clamoroso appassionante illegale flashback in un mondo scomparso per sempre.

Ascoli calcio: una storia dell’Ottocento

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Ascoli calcio è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Ascoli. Il collegio, presieduto da Raffaele Agostini, ha accolto le richieste di fallimento presentate dalle socieà creditrici del club e da sette dipendenti. Nominato curatore fallimentare Franco Zazzetta. Con oggi si chiude una storia calcistica cominciata 115 anni fa: lontani gli anni dei successi di Costantino Rozzi e Carletto Mazzone. “Il fallimento dell’Ascoli era inevitabile, perché l’insolvenza è palese”. Lo ha detto il giudice delegato del Tribunale di Ascoli Raffaele Agostini dopo aver depositato la sentenza di fallimento. “Sono

un giudice ma sono anche un grande tifoso dell’Ascoli - ha aggiunto -. Qui, però, non contava essere tifosi ma agire esclusivamente rispettando la legge”. “Non c’era possibilità di alcun rinvio - ha spiegato - perché ci sono esigenze da affrontare subito, sia sul piano sportivo, garantendo la partecipazione ai campionati delle varie squadre dell’Ascoli Calcio attraverso l’esercizio provvisorio, sia per l’aspetto giuridico, visto che ci sono cause in corso a Firenze, Milano e anche ad Ascoli. Da queste sedi verranno drenati i soldi”. “Ho ritenuto opportuno - ha concluso - nominare un collegio di curatori e non un solo curatore: uno è un commercialista, Franco Zazzetta, che si è già occupato come curatore del secondo fallimento della Sambenedettese, gli altri due sono l’avvocato Walter Gibellieri e il commercialista Emidio Verdecchia, che oltre ad avere competenze specifiche sono anche ex giocatori, e quindi sanno anche come gestire l’azienda calcio”.


4 LA VOCE REPUBBLICANA

Giovedì 19 dicembre 2013

Cina: campi della rieducazione con il lavoro, saranno sostituiti? Amnesty International ha dichiarato che l'abolizione del sistema non pare convincente

Pechino: è un’operazione solamente di facciata

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n un documento Amnesty International ha dichiarato che l’abolizione del sistema della rieducazione attraverso il lavoro rischia di essere una modifica di facciata, poiché le autorità cinesi stanno già mettendo in opera altre forme di persecuzione. Secondo Amnesty International, mentre i campi della rieducazione attraverso il lavoro vengono chiusi, le autorità cinesi ricorrono sempre di più

alle cosiddette “celle nere”, dei centri per la riabilitazione obbligatoria dei tossicodipendenti e dei “centri per il lavaggio del cervello”. “Abolire il sistema della rieducazione attraverso il lavoro è stato un passo nella giusta direzione. Tuttavia, pare trattarsi di una mera modifica di facciata per evitare la condanna dell’opinione pubblica nei confronti di un sistema in cui la tortura era la norma” - ha dichiarato

ELENCO PAGAMENTO TESSERE PRI 2013 Sez. Pri Marina di Carrara; Sez Pri “Spadolini” Torino; Sez. Pri “Mameli” Genova; Consociazione Forlivese; Sez. Pri “Cattaneo” Milano; Sez. Pri “Arcamone” Foligno (PG); Unione Comunale Cervia (RA); Sez. Pri, Prato-Firenze-Pistoia; Sez. Pri “Mazzini”, Modigliana (FC); Sez. Pri “Mazzini”, Vecchiano (PI); Sez. Pri Albano Laziale, Roma; Sez. Pri “Mazzini” Ariccia, Roma; Sez. Pri Lanuvio, Roma; Sez. Pri Padova; Sez. Pri “Cattaneo”, Rovigo; Sez. Pri Cesenatico (FC); Sez. Pri Paola (CS); Sez. Pri “R. Pacciardi” Grosseto; Sez. Pri “Chiaravalle” Soverato (CZ); Sez. Pri Jesi e Chiaravalle (AN); Sez. Pri Catanzaro; Consociazione Pri Cesena; Federazione Provinciale Pri Ravenna; Sez. Pri “Silvagni-Mazzini-Valconca”, Rimini; Sez. Pri “Mazzini”, Rimini; Sez. Pri, Novi Ligure (AL); Sez. Pri, Lamezia Terme; Sez. Pri Vomero Arenella (NA); Sez. Pri “Ugo La Malfa”, Codigoro (FE); Sez. Pri “Pisacane”, Foggia; Sez. Pri “Sant’Andrea Borgo Mazzini” Rimini; Sez. “Ugo La Malfa”, Napoli; Sez. Pri “Celli” Cagli (PU); Sez. Pri “Centro”, Caserta; Sez. Pri “Garbarino”, Chiavari (GE); Sze. Pri Fano (AP); Sez. Pri “Mazzini”, Comacchio (FE); Sez. Pri “Giovine Europa”,Andora (SV); Sez. Pri Mantova; Sez. Pri Dro (TN); Gruppo Pri Lucchese, Lecco; Sez. Pri “G. Spadolini”, Viareggio; Sez. Pri “R. Sardiello”, Reggio Calabria; Sez. Pri Melicucco (RC); Sez. Pri Locri (RC); Sez. Pri Samo (RC); Sez. Pri Africo (RC); Sez. Pri Bovalino (RC); Sez. Pri Gioia Tauro (RC); Sez. Pri Pavona, Roma; Sez. Pri Cecchina, Roma; Sez. Pri Palombara Sabina, Roma; Sez. Pri Tuscolana, Roma; Sez. Pri "Pisacane", Foggia; Sez. Pri "G. Mazzini", Ferrara; Sez. Pri "L. Santini", Viterbo; Sez. Pri Trieste; Sez. Pri “Camangi” Roma; Sez. Pri “Bonfiglioli” Bologna; Sez. Pri Grottaglie (BA); Sez. Pri Spilimbergo (PN); Sez. Pri “Aurelio Saffi” Ravenna; Sez. Pri Varese; Sez. Pri Bottiroli” Voghera (PV); Sez. Pri “Mameli” Cologno Monzese (MI); Sez. Pri Cremona; Sez. Pri “Flaminio Prati (Roma); Sez. Pri “F.lli Bandiera” San Pietro in Campiano (RA). Sono pervenute all'Ufficio Amministrazione del PRI versamenti di pagamenti tessere di singoli iscritti. E' chiaro che ai fini congressuali l'iscrizione singola non consente la partecipazione ai lavori dell'Assise repubblicana. Chi non è nelle condizioni di avere una sezione dovrà iscriversi a quella territoriale più vicina. Per ogni ulteriore informazione o chiarimento si prega di rivolgersi all'Ufficio Organizzazione (Maurizio Sacco) ai seguenti numeri: 338/6234576 - 334/2832294 - oppure orgpri@yahoo.it

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Corinna-Barbara Francis, ricercatrice di Amnesty International sulla Cina. “È evidente che la politica di fondo di punire le persone per le loro attività politiche o per la loro fede religiosa, non è mutata. Gli abusi e le torture continuano, solo in modo diverso”. Il 15 novembre 2013 la Cina ha annunciato l’abolizione del longevo sistema della rieducazione attraverso il lavoro, che per decenni era stato usato per trattenere arbitrariamente centinaia di migliaia di persone senza accusa né processo. Il percorso “rieducativo” prevedeva spesso la tortura affinché gli attivisti rinunciassero alle loro idee politiche o religiose e alle loro opinioni personali e per farli desistere dal portare avanti le loro azioni. Le ricerche di Amnesty International dimostrano che le autorità stanno incrementando l’uso di altri sistemi per punire le stesse categorie di persone. Spesso, i vecchi campi per la rieducazione attraverso il lavoro vengono ristrutturati o viene loro semplicemente cambiato nome. Alcuni hanno riaperto o sono stati meramente chiamati centri per la riabilitazione dei tossicodipendenti: la maggior parte di questi offre ben poco trattamento e opera in modo praticamente identico ai campi per la rieducazione attraverso il lavoro, in cui i detenuti possono rimanere per anni, sottoposti a duro lavoro forzato e a maltrattamenti. Le autorità hanno inoltre aumentato l’uso dei “centri per il lavaggio del cervello”, talvolta denominati ufficialmente “classi per l’educazione legale”, destinati prevalentemente ai praticanti del Falun Gong con l’obiettivo che, attraverso i maltrattamenti e la tortura, rinuncino alla loro fede. Risulta in aumento anche l’uso delle cosiddette “celle nere”, strutture detentive non ufficiali, spesso allestite casualmente in alberghi o edifici abbandonati, per imprigionare i promotori delle petizioni di protesta. Queste carceri non hanno alcuna base legale nella legge cinese e le autorità continuano a negarne l’esistenza, lasciando i detenuti potenzialmente ancora più a rischio di subire violazioni dei diritti umani che nei campi per la rieducazione attraverso il lavoro.

Recensione di Antonio Angeli del libro di Giancarlo Tartaglia "Francesco Perri, dall'antifascismo alla Repubblica" di prossima uscita. La recensione è apparsa su “Il Tempo" del 13 ottobre 2013

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ome è possibile nascere repubblicani in una monarchia, quale era l’Italia alla fine dell’Ottocento? Significa anteporre il ragionamento e l’amor di patria a qualunque convenienza. Accadde a Francesco Perri, acutissimo osservatore e al tempo stesso protagonista della vita democratica del nostro paese. Perri nacque nel 1885 in un paesino in provincia di Reggio Calabria, dal quale si distaccò subito per vivere tra il nord d’Italia e il cuore dell’Europa, mantenendo sempre, però, l’occhio e la mente rivolti a quella che per decenni si è chiamata “Questione Meridionale”. Perri fu, nella sua vita di intellettuale, lunga e difficile, “schiavo” del pensiero. Il ragionamento lo fece essere repubblicano nell’Italia dei Savoia, antifascista quando marciavano le camicie nere e poi meridionalista, legato alle realtà locali al tempo dell’Impero... La storia di questo intellettuale, giornalista e politico, uno di quelli che hanno costruito dal basso, con lacrime e sangue (veri), l’Italia felix del boom economico, è scritta in un completissimo saggio biografico: “Francesco Perri. Dall’antifascismo alla Repubblica”, di Giancarlo Tartaglia, Gangemi Editore, 320 pagine, 25 euro. Tartaglia, storico, giornalista e docente universitario descrive, con una minuziosa opera documentale, da Giolitti alla Ricostruzione, l’evoluzione e la vita di quest’uomo che aveva come obiettivo l’affermazione di un principio modernissimo: la selezione dell’élite di governo deve essere realizzata per via meritocratica e non per mero diritto di successione. Individuò nella monarchia, con i suoi rituali e le sue clientele, un ostacolo insuperabile per la realizzazione di un paese moderno. Nel Ventennio visse un antifascismo appartato, di poco clamore, ma di costanti sofferenze. Si dedicò alla politica nel difficile periodo dell’occupazione nazista finché, dopo la liberazione, nel ’45, il partito lo volle alla guida del “Tribuno del Popolo”, foglio repubblicano genovese, e poi della stessa “Voce Repubblicana”. Fu protagonista delle battaglie per la Costituente e per la Repubblica fino ai giorni della vittoria referendaria. Roberto Balzani, nella sua introduzione, definisce il libro “un bel contributo alla storiografia sul repubblicanesimo, che sarebbe piaciuto a Giovanni Spadolini”. E a tutti quelli che costruiscono e vivono la democrazia “dal basso”. Antonio Angeli,“Il Tempo”, 13 ottobre 2013

Politica Comune della Pesca 2014-20

Regole severe per ripristinare le diverse risorse ittiche

Catture fuori di normativa

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egole più severe per ripristinare le risorse ittiche europee nei prossimi anni. E’ questo il senso della nuova riforma del settore della pesca UE, approvata in settimana dall’Europarlamento. Nonostante i forti miglioramenti ottenuti con la revisione della Politica Comune della Pesca (PCP), del 2002, il settore chiedeva di correre ai ripari e per questo si è giunti oggi ad una ulteriore riforma. Gli Stati Membri dovranno ora fissare delle nuove quote massime di pesca che i pescatori dovranno rispettare. Per porre fine alla pratica inutile e dannosa di rigettare in mare gli “scarti” di pesce (esemplari eliminati a causa della loro specie o della loro dimensione), i pescherecci dovranno sbarcare almeno il 95% di tutte le catture in conformità con un calendario di date specifiche per i diversi tipi di pesca, a partire gradualmente dal 2015 fino al 2019. Come ulteriore misura per prevenire la pesca eccessiva si dovrà adattare la dimensione delle flotte in Europa alle possibilità massime di pesca loro assegnate.

Il Parlamento ha inserito una disposizione in cui si prevede che gli Stati Membri dovranno esaminare le capacità di cattura delle loro flotte ogni anno, secondo criteri prestabiliti dalla Commissione. Se da questa verifica risulterà che la flotta è troppo grande, lo Stato Membro dovrà presentare un piano per ridurne la sovraccapacità e prendere le misure necessarie. Se gli Stati Membri non riuscissero a valutare ed eliminare la sovraccapacità, i finanziamenti comunitari potranno essere sospesi o addirittura negati. Si ricorda che, ad oggi, circa l’88% delle riserve di pesce del Mediterraneo e il 39%dell’Atlantico sono sovrasfruttate a causa dell’eccessiva capacità delle flotte di pescherecci di effettuare catture quantitativamente esagerate e non in conformità con la normativa comunitaria.


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