La Riviera n°13 del 24-03-2013

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CONTROCOPERTINA

PALIZZI/Sotto la bandiera maculata dei rifiuti

Sandro Autolitano, il verde sulla via dello scasso ETIMO VERO a Provincia si muove, alzando la bandiera della salute dei cittadini, minacciata dai miasmi mefitici de rifiuti solidi urbani. E allo scopo promuove un servizio di gestione integrata che dovrebbe stringere in un unico pacchetto i comuni di Montebello Jonico ( capofila), Bagaladi, Bova Marina, Palizzi , Roghudi. Come ora è di uso, ancorché consumato, la soma dello smaltimento è da affidare a impresa privata mediante pubblico appalto. Gli imprenditori da noi sono sani, e fatti salvi dai posseduti certificati antimafia. Non c'è pericolo per la democrazia. Semmai, per la pulizia, considerata la consolidata esperienza negativa di Leonia e Locride ambiente. Ripetere, però, sembra che giovi. Montebelo Jonico è capofila ed è all'avanguardia nel sostegno e nell'adesione al progetto. Palizzi viene in coda e, per recuperare la distanza, l' Amministrazione comunale, guidata al sindaco

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Sandro Autolitano, che pure è una brava persona, si dice pronta ad aderire. Deciderà il Consiglio comunale. Se dirà di si, saremo non di fronte a un fatto, ma un misfatto contro le finanze del comune e contro le tasche dei cittadini. Quanto spendeva, infatti, l' Amministrazione comunale per lo smaltimento dei rifiuti con il suoi mezzi e il suo personale, cioè con la gestione diretta? 309. 944,90 euro l'anno. Quanto dovrebbe sborsare , affidandosi a ditta esterna? 376.412,03 euro. Dunque, una spesa in più di 66.467,13 euro. E non è un bazzecola. Questi 66 mila euro e passa da dove saranno tirati se non dalle tasche ormai sdrucite ed esauste dei lavoratori e dei disoccupati di Palizzi? Se ciò sarà, un verde, come Sandro Autolitano, non assicurerà la speranza d'un migliore avvenire, ma la certezza indecente e anche puzzolente- trattandosi di rifiuti- d'un paese ancora più affamato e penitente. A meno che con l'arrivo al Comune dei Verdi, custoditi dalle eminenze grigie, il paese non si sia mutato nel territorio felice di Bengodi.

L’attuale smaltimento dei rifiuti costa 309. 944,90 euro l'anno. Quanto dovrebbe sborsare il comune , affidandosi a ditta esterna? 376.412,03 euro. Dunque, una spesa in più di 66.467,13 euro

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LA SETTIMANA IL COMITATO PORTUALE DI GIOIA TAURO DICE SÌ AL MOSTRO

Giovanni Grimaldi, il petomane l comitato portuale ha detto sì al rigassificatore di Gioia Tauro: il mostro ha patria demaniale grazie a 15 voti favorevoli su 20 schede. Questo è accaduto in settimana. Questo accade da sempre nel collo del terzo mondo, che spesso coincide con il culo del primo. Quest'ultimo è notoriamente vocato a produzione tipiche e gassose che partano dalla pancia e discendono come un treno lungo i sud del mondo. Da Roma alla Piana reggina nel nostro tragico caso. Un treno, il nostro rigassificatore, è partito, con alla guida una figura di primo livello, un uomo che ha svolto senza pecche il ruolo di locotomore che

I SORPRESE ELETTORALI

L'amnistia di Pannella seduce Africo, Platì e San Luca Il leader dei radicali, Marco Pannella, annuncia una discesa in Calabria, anzi per essere precisi andrà in «quel piccolo comune dove abbiamo preso il 20%», Platì. 176 voti per Amnistia Giustizia e Libertà. E nello stesso centro Grillo ha avuto solo il 6% di consensi. Un altro 7,88% Pannella e i suuoi lo hanno collezionato ad Africo e un 7,16% a San Luca. Delle percentuali uniche per una lista nazionale che ha presentato come primo punto del programma l'amnistia e una riforma della Giustizia per salvaguardare nel nostro Paese lo stesso Stato di Diritto. Pannella ha affermato che andrà a Platì perché in quel centro il movimento portato avanti dai radicali è stato capito. Magari sarebbe meglio se Marco desse un'occhiata alle statistiche sulla criminalità nei tre paesi, forse a quel punto troverebbe anche un motivo a quelle percentuali uniche in Italia.

gli era stato assegnato. Il suo nome è Giovanni Grimaldi. Meglio conosciuto come l'affondatore del porto(foto) è stato messo in testa all'Autorità Portuale, non per competenza o provata esperienza, ma per la prossimità all'allora Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi. Dopo tanti anni (di fallimenti secondo chi scrive) questo signor ingegnere non è mai stato messo in discussione, né da l'ineffabile Loiero tanto meno dall'attuale premier Scopelliti. Del resto come si fa a rimuovere il gas, specie quando per più motivi si disperderà quotidianamente nelle acque del Tirreno, nel buio, mentre noi saremo muti come i pesci. (EM)

Il catrame che ha inquinato l'estate del 2009 non ha colpevoli

Disastro ambientale: il Gip archivia lo sfregio L'ennesima sconfitta è figlia di un'azione investigativa lenta da parte delle forze preposte, sempre tempestive invece coi i disperati del novellame. Vi ricordate delle tonnellate di catrame in mare che hanno tragicamente segnato l'estate di 4 anni fa, quella del 2009, la chiazza nera del 26 agosto? Nessun colpevole. Il gip ha archiviato il grande sfregio. Non sono stati individuati i protagonisti del più grande disastro ambientale che ha riguardato il basso Jonio reggino, il mare della Riviera dei Gelsomini. Nemmeno l'ombra di

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un colpevole. Eppure il danno, la distesa di bitume lungo chilometri e chilometri della nostra costa, faceva pensare che chi l'aveva commesso era grosso e facilmente individuabile. Si è trattato, molto probabilmente, dello svuotamento delle cisterne di una nave come minimo di 25 tonnellate, non certo di un sommergibile, non certo di un “ago nel pagliaio”. Si è perso tempo allora. Tanto tempo. Le ore successive il disastro sono state caratterizzate da andamento lento. E il mostro del mare che poteva raggiungere, a tutta, un massimo di 12 miglia(20 km) all'ora, è svanito facile sfuggendo agli investigatori costieri, sempre (giustamente) tempestivi e giustizieri invece contro i pescatori di frodo, quei disperati da quattro chili di novellame al giorno. Trofei puntualmente seguiti da comunicati stampa che fanno rassegna. Intanto oggi, per l'ennesima volta, la gente della Locride non trova giustizia, non festeggia, incassa una nuova sconfitta. Registra il destino dei vinti.

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CARTOLINE MERIDIONALI Antonio Calabrò

Le notizie più lette della settimana su larivieraonline.com

Lo stretto visto da Bagnara

IL DITO NELL’OCCHIO Il sole si fa strada con forza tra le nubi e illumina la costa. Luce che svela naturali armonie, ed ombre che celano umane debolezze, e il temporale che incombe sullo scontro di mari, e la suggestione di sentirsi parte di un incanto e la dannazione di saperlo trascurato come i fiori al cimitero. Le curve della terra di Calabria, morbide come curve di una vamp d'epoca, e la bellezza a suggello del mare e del cielo che si scontrano, mentre restiamo a guardarli, incantati come bambini che scoprono gli dei.

1) LOCRI: AGENTE DI POLIZIA SUICIDA. HA LASCIATO LETTERA DI SCUSE 2) MAMMOLA: GIOVANE SI TOGLIE LA VITA

3) UN CALABRESE DI ARDORE VICINO A PAPA FRANCESCO

4)SIDERNO: INCENDIATA AUTO NELLA NOTTE

IL DIAVOLO NERO

Renato Brunetta, i legionari del pdl, i muti del pd ome era di rito presso le legioni romane e come poi era diventata abitudine di Bettino Craxi, Renato Brunetta è stato eletto per acclamazione Presidente del gruppo parlamentare del Pdl, che torna ad essere una pigna. Il cui effetto immediato è quello di staccarsi dal ramo e cadere sulla testa dei parlamentari calabresi di casa Berlusconi. Un uomo, come Renato Brunetta, il cui disinteresse non ha bisogno di prove, avendo la vocazione a spogliarsi di titoli e uffici - ex professore, ex ministro, ex antica Romagna etichetta rossa - meritava questa unanimità legionaria. Ma da Roma in su, precisamente alla laguna veneta, che purtroppo vociferò al solo Jacopo Ortis il cupio dissolvi, il desiderio di dissolversi nella morte. Mille anni di vita a Renato Brunetta. In questa epoca di nani, precostituiti a Grillo, e di ballerini, che danzano sotto le stelle, abbiamo bisogno di

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5) LOCRI: INCENDIATE TRE AUTO

6) LUIGI PELAZZA E LE IENE SVELANO IL SISTEMA ONLUS CALABRESE

7) ELEZIONI MISS E MISTER RAGIONERIA A SIDERNO

7) BIVONGI, DONNA SI TOGLIE LA VITA BUTTANDOSI DAL TERZO PIANO Dati Google.com

giganti. E Renato Brunetta è, senza dubbio, un gigante dell’antimeridionalismo, ancorché clonato dal Cavaliere, che ha avuto e ha il suo angelo custode nella Lega, resuscitatrice del razzismo contro il Mezzogiorno. Il Diavolo nero ha buona memoria e ricorda che l’acclamato Presidente dichiarò in un’intervista, mai smentita, dell’ ottobre 2010 che senza la Calabria e la circoscrizione Caserta-Napoli l’Italia sarebbe prima in Europa, insomma, avrebbe una velocità indiavolata soprattutto sotto il profilo economico. Talché di simile “zavorra” era ed è immagino - opportuno sbarazzarsi. Il prof. Renato Brunetta, esempio meraviglioso di come tanta intelligenza feroce possa albergare in un corpo così addomesticato dalla natura, non s’era accorto, però, che l’efferata intenzione non è che il pessimo rifacimento dell’ “avviso” (sulla “Frankfurter Zeitung”, 1908) che

un giornalista tedesco «manifestò», all’indomani del terremoto di Messina e Reggio e di cui dà conto Benedetto Croce nella sua Storia del Regno di Napoli, uscita nel 1925. Si faccia attenzione: 1925. L’ “avviso” era questo: «Sarebbe grande fortuna per l’Italia se tutta quella parte di essa che va da Roma in giù, discendesse, una volta per sempre, nel grembo del mare». Tanto più che il Mezzogiorno, essendo una palla di piombo, scivolerebbe placidamente al fondo del mare. A tale campione, gigante giovinetto dell’antimeridionalismo rimasticato, hanno dato il loro assenso senza piegare costa i parlamentari calabresi del Pdl. Botoli che abbaiano solo nei luoghi natiì e stanno a cuccia in casa Berlusconi. Ma figura più indegna la fanno, come succede ormai, i parlamentari del Pd, i quali si scandalizzano per Scilipoti, ultima ruota del carro.

Una jeep scoperta per Elisabetta RODERIGO DI CASTIGLIA Merita l'intero nostro plauso la Corte d'Appello di Reggio Calabria, presieduta dal dr. Gaeta, che ha mandato assolto l'ergastolano Rocco Pesce dalla condanna a cinque anni per avere minacciato con lettera inviata dal carcere, dove stava e sta ristretto, la sindaca Elisabetta Tripodi. E il nostro plauso si giustifica con il fatto che finalmente ci sono dei giudici che non si fanno condizionare dalla posizione dell'imputato - un ergastolano, per Bacco - ma che hanno a loro unico criterio di giudizio i fatti. Certo, noi non abbiamo atteso la sentenza assolutoria della Corte d'Appello di Reggio Calabria per dubitare della minaccia epistolare di Rocco Pesce alla sindaca di Rosarno che ebbe autentici sindaci antimafia, come Peppino Lavorato, e veri martiri della mafia, come Peppino Valarioti. Sulle colonne del nostro settimanale ( 18 sett. 2011) scrivemmo chiaro e tondo che il Pesce era caduto nella rete, che era straordinario che una lettera uscisse dal carcere senza la tortura del controllo, e che solo un gigante - questo ci viene in mente adesso - dell'autolesionismo poteva alimentare la minaccia con nome e cognome. Ciò che dovette sospettare anche il Giudice per le indagini preliminari dr. Santoro, reclamante la condanna, e quel sospetto superò, argomentando che il contenuto della lettera del Pesce acquistava un tono minatorio, dato “il contesto territoriale e sociale” di Rosarno. Insomma, se Elisabetta Tripodi avesse eletto a domicilio il Paradiso, che le spetta, la non furtiva lettera non avrebbe scosso, tra l'altro, la sensibilità del prefetto Varratta a tal punto da assegnarle una scorta. Che dovrebbe esserle ormai tolta. E forse no. Come direbbe, il dr. Santoro, dato il “ contesto territoriale e sociale” di Rosarno, continua ad essere necessaria. Solo il Papa cammina su una jeep scoperta. Ma Dio lo protegge. Le sindache antimafie, destinate ad essere sante, non hanno di questi privilegi. Godono del privilegio d'essere delle martiri senza martirio, Marie Goretti, che si riproducono per cloni fabbricati nella clinica privata di Libera e dintorni.

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iocattoli. Non c’è niente di più importante per i bambini. Sono i loro compagni di vita, li aiutano a crescere divertendosi e imparando. Occuparsi dei desideri di questi esigenti clienti è lo scopo della ditta Bellino giocattoli. Prodotti di qualità, sicuri e per tutte le età, questi alcuni dei punti fermi di quest’impresa aperta nel 1980. Per riuscire a soddisfare la clientela i Bellino partecipano a tutte le fiere nazionali e internazionali cercando di scovare e accaparrarsi le ultime novità in fatto di giocattoli. Nello store a Marina di Gioiosa troverete le costruzioni Lego, le Barbie Mattel, le macchine della Peg Perego. Ma non solo. Tanti giochi di società, anche per i più grandi. Dal classicissimo Monopoli o alle tombole Dal Negro o allo Scarabeo, fino al Taboo o al Risiko. E ancora, scivoli da esterno e interno, altalene e casette da giardino. Ma anche libri per bambini e adulti. La Bellino è infatti il distributore per la Calabria della casa editrice Rusconi. E se non bastasse, anche tantissimi articoli per il mare. Secchielli, palette, ruspe da spiaggia, innaffiatoi, rastrelli e formine. Anche gli sportivi troveranno soddisfazione. Tra equipaggiamenti da sub completi della Cress e biciclette dell’Atala sia per grandi che per piccini. I più attenti all’ambiente infine potranno acquistare le nuove biciclette elettriche. Da 0 a 99 anni. Questa è la fascia d’età dei clienti serviti da Salvatore, Emanuela, Eliana e Giuseppe. La cordialità e la familiarità sono le caratteristiche che colpiscono entrando da Bellino. Si nota subito la differenza tra questo negozio tradizionale e i grandi centri commerciali. C’è subito qualcuno pronto a servirvi, a mostravi i prodotti e a consigliarvi nei vostri acquisti. Non si è solo un cliente, uno in più. Si è al centro. Questa filosofia è la base su cui si è formata la ditta ed è questa la linea che si sta riproponendo anche sul web. Da tre anni la Bellino infatti vende i propri prodotti su e-bay e da quest’anno ha lanciato un sito di e-commerce sempre aggiornato e affidabile.

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PRIMO PIANO Fondi d’investimento immobiliare in Spagna, dove il turismo incontrà l’ospitalità

COLPEVOLI di SVILUPPO TURISMO IMMOBILIARE. I pioneri di “Bella Calabria” Strangio, Vallone e Arcadi rimagono in carcere,

il progetto miracolo è già svanito. E gli inglesi danno pronta conferma: «Mai più case della ‘Ndrangheta» ERCOLE MACRÌ

ole e arance. La Locride aveva sedotto gli inglesi coi suoi colori calienti. Ma quel giallorosso acchiappa capitali è sbiadito in poche stagioni, coperto dalla vecchia macchia in bianco e nero che ci avvolge come il peccato originale. Metropolis, l’operazione antimafia che ha bloccato il turismo immobiliare, oggi mostra il primo tragico risultato. A Londra e dintorni il passa parola antiLocride ha più riscontri dei 6x3 freschi di colla che annunciano l’arrivo della bella stagione. E si diffonde come un manifesto funebre: gli inglesi non vogliono più le case della ‘ndrangheta. Elementare Watson! È ovvio che gli inglesi non le vogliono. Ci temono e oggi guardano altri lidi, nuovi paradisi. Vogliono vendere, anche a costi stracciati, i loro villini fronte mare acquistati in precedenza. E annunciano dispense: mai più nella Locride, mai più stringere mani ammantate da quel maligno che l’esorcista Nicola Gratteri riduce nelle sue carte a un’intestazione fittizia, formalmente assunta dai quattro di “Bella Calabria” per favorire le cosche. I quattro pionieri del turismo, titolari del miracolo (e non Bruno Verdiglione come avevamo precedente riportato) sarebbero i prestanome di Satana. Ovvero, dietro Fausto Strangio, Domenico Vallone, Francesco Arcadi e Bernal Diaz Domingo governerebbero due famiglie di Premier League della ‘ndrangheta. Fausto Strangio e Bernal Diaz Domingo sarebbero i soci occulti del clan Morabito City. Domenico Vallone e Francesco Arcadi, dell’Aquino United. Tutti in galera, presunti boss e presunti prestanome. Tutti tranne uno. Bernal Diaz Domingo, lo spagnolo è a casa sua, proprio all’interno di un portone dove, circa dieci anni fa, bussarono Fausto Strangio e l’amico Domenico Vallone. Volevano aprire una yougurteria nella costa Brava, tanto brava. «Le pesetas non si fanno con lo yogurt, ma con gli inglesi over 50» gli disse Diaz Domingo. Poi propose il progetto: «Ho l’aggancio giusto: Tony, Tony Gatehouse. Al boss della Medsea Group, una società londinese quotata in borsa, piacciono le arance, quelle sanguigne». «La nostra terra ha arance uniche, chilometri di costa e un sole che spunta dal mare», gli risposero entusiasti i due. Tony Gatehouse venne in Calabria, visitò tanti alberghi e scelse Il Parco dei Principi come sua

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base logistica. Un cinque stelle gestito da Bruno Verdiglione, socio degli Aquino. E tra l’entusiasmo di Strangio e Vallone si fece strada la profezia: il sole sarà coperto da nuvole nere, le arance marciranno, le coste diventeranno cosche. Gli Aquino (i Morabito) riciclano denaro sporco, si è soliti pensare. Ma il modus operandi di questa operazione sperimentata altrove (senza la farraginosità della nostra burocrazia, senza le zavorre pregiudiziali e con risultati di crescita economica invidiabili) prevedeva la vendita su carta (off plane) agli acquirenti inglesi, i quali dovevano anticipare il 50% dei soldi prima della posa di una sola pietra. Quindi gli Aquino (e i Morabito) riciclavano carta. Ma gli Aquino sono gli Aquino e tra cent’anni al pronipote del presunto boss Rocco sarà precluso tutto in partenza. E il compagno del pronipote di Rocco Aquino, il suo compare di cresima, il vicino di casa, il panet-

tiere e tutti quelli che parteciperanno al funerale del padre? Nell’antimafia di Reggio Calabria ad alcuni piace che in provincia ci sia gente che adori il diavolo o faccia messe in santuari sconsacrati. Spesso avere a che fare con el diablo dà la sensazione che un lavoro sia un po’ più importante, meno noioso. Finché dominerà questa mentalità saremo tutti pronipoti di Rocco Aquino, saremo tutti prestanome. E vai a dimostrare il contrario: sono indizi, mica prove. Nero, marcio e sporco. Questa è oggi l’immagine che gli inglesi hanno della nostra terra, “Terra bruciata”, come ha scritto Ilario Ammendolia la scorsa settimana. E la “Bella Calabria” muggisce, barcolla, cade come una mucca pazza, e questa volta non si rialzerà. Dal suo corpo bastonato fuoriesce ‘ndrangheta, un pus dal colore della mela di Adamo e denso come una spremuta d’arancia tardiva.

LATRIADE “BELLACALABRIA”

Fausto Strangio

L’UOMO FORTE DELL’ANTICRIMINE NELLALOCRIDE

Domenico Vallone

Il procuratore aggiunto dell’Antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri

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Emergenza rifiuti

Tenete in casa i rifiuti. Sperimentate la differenziata per dieci giorni. Buttate solo ciò che non potete proprio conservare in casa. Solo se dimostreremo tutto la civiltà locridea potremo uscire da questa emergenza tramandando così un comportamento dignitoso ai nostri figli.

Il grande sacrificio ELEONORA ARAGONA 600 tonnellate di rifiuti in giro per Siderno. Un ammasso che riempirebbe sei navi da crociera grandi quanto la Costa Concordia. Non ci sono morti, ma rimane la tragedia e si sono più Schettino. Solo Siderno produce 20 tonnellate di rifiutial giorno. E dal 13 marzo la città locridea, forte del decreto del commissario per l’emergenza Speranza, può conferire ogni mattina 30 tonnellate nella discarica in contrada San Leo. A questo ritmo secondo un calcolo elementare per poter tornare alla normalità ci vorranno almeno due mesi. Tra sessanta giorni però qui farà caldo e con le alte temperature il rischio epidemie diventa elevato. Per uscire da questa situazione serve un sacrifico da parte di tutti. A partire dalla cittadinanza, e non solo da quella sidernese. Tutta la Locride. Tutti gli abitanti della Locride stanno vivendo la stessa emergenza, si stanno abituando a vivere in un luogo adatto ai ratti. Ai 43 comuni e ai loro cittadini serve trovare una via d’uscita nel breve periodo. Due mesi in queste condizioni sono un’eternità. Non basta lamentarsi, protestare, urlare, battere i pugni, oggi è necessario agire, partecipare, affiancare le ditte di raccolta, i sindaci e i commissari. Salire sulla stessa nave, navigare a vista e dare una mano. Nessuno può sottrarsi a questo dovere. Ne dipende la qualità della vita di tutti. Di tutti coloro che si sono detti stanchi per l’aumentare dei disagi, ma che finora non si sono dati una mossa. Adesso devono decidere se continuare a lamentarsi e ad affetta-

Il commissario Rotondi prima del confronto con i cittadini di Siderno - 20/03/2013 re il passo in prossimità di cassonetti sommersi dalla spazzatura. O se riunirsi e cercare di costruire qualcosa. Se iniziare a dare un contributo alla risoluzione del problema. Questo è quello che ad esempio ha fatto un gruppo di cittadini di Siderno che, alla solita litania e ricerca di colpe, ha preferito creare un comitato per raccogliere proposte e suggerimenti. Che provengano da esperti o meno. Lo scopo che il comitato cittadino si è prefisso è “quello di risolvere definitivamente lo stato di degrado urbano che avvolge la cittadina di Siderno promuovendo campagne di sensibilizzazione alla raccolta differenziata e sollecitando l’amministrazione pubblica ad applicare le misure di emergenza dovute. Il Comitato svolgerà inoltre opera di controllo sui lavori di smaltimento straordinario

affidati alla ditta Locride Ambiente”. Un primo passo, ma importante. Perché è nato spontaneamente e ha già prodotto anche un testo con una serie di accorgimenti per ridurre la quantità di rifiuti buttata ogni giorno. Provare a separate i rifiuti in casa aiuterebbe a ridurre i cumuli di immondizia indifferenziata per le strade. Fare una scelta preliminare. Creare un cestino per l’umido. Un altro contenitore per carta, cartoncini, confezioni di pasta vuote, per quelle di sale, caffè, e per i giornali. E così anche per le bottiglie d’acqua, i barattoli di vetro, le bottiglie di salsa, i vuoti del latte. Conservare i fustini del detersivo, tra i rifiuti ordinari più ingombranti, poi sarebbe un piccolo sacrificio ma che permetterebbe alle tonnellate riversate per le strade di diminuire il proprio volume. Anzi in

questo caso si tratterebbe di materiali riutilizzabili, basterebbe infatti comprare i detersivi e detergenti sfusi, riciclando così i vecchi contenitori. Ma ingombrare i cassonetti già stracolmi con Coccolino e candeggina potrebbe essere un buon risultato. Per non parlare di chi li ha usati come deposito all’aperto per disfarsi di vecchi mobili e elettrodomestici. Sciacalli ed egoisti che non hanno avuto rispetto per gli altri, ma anche per loro stessi. Fare una differenziata, anche se ciascuno a modo suo, e tenere i rifiuti “non deperibili” in casa per una quindicina di giorni, o un mese, significherebbe, magari, dimezzare i tempi necessari a tornare alla normalità. E attenuare i disagi per la comunità. Quelli suggeriti sono solo dei piccoli

accorgimenti, lievi cambiamenti di abitudini, per velocizzare la soluzione di un problema che sta raggiungendo livelli di guardia. Sono dei comportamenti che se adottati da tutti i cittadini permetterebbero di ridurre le tonnellate di rifiuti nuovi da raccogliere agevolando lo smaltimento di quelli vecchi.Continuare a produrre e buttare tonnellate e tonnellate di rifiuti indifferenziati peggiorerebbe solo la vita di tutti. Le colpe dell’attuale situazione non sono certo imputabili alla popolazione locridea, reggina o calabrese. Il sistema delle discariche in Calabria è fallito, ma è anche giusto rendersi conto che a questo punto un sacrificio collettivo è necessario. C’è bisogno di collaborare e aiutare le ditte di raccolta. Il senso civico dimostrato finora non è esemplare. Anche la protesta organizzata in comune per chiedere spiegazioni al Commissario Rotondi è sfociata in individualismi e lamentele personali. È necessario dimostrare invece il proprio senso di appartenenza alla comunità. Come? Sacrificandosi un po’. Mettendo in atto quei pochi consigli, che sono poi la base della raccolta differenziata. Dimostrare insomma che si è disposti a uno sforzo, non continuare a pensare ciascuno al proprio benessere. Tenere in casa per qualche giorno la spazzatura in fondo non ucciderà nessuno, ma potrebbe permettere di uscire da questa vergognosa condizione prima del previsto. Un sacrificio. Un atto necessario per dimostrare che non si mette sempre se stessi davanti alla propria comunità.

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Nessun sviluppo se prima non si “tamponano” le emergenze

L’INTERVISTA PARLA GIUSEPPE STRANGIO

Sviluppo per il territorio: non solo finanziamenti, ma sopratutto crescita culturale EMANUELA ALVARO er Giuseppe Strangio, primo cittadino di Sant’Agata del Bianco e presidente del Comitato dei Sindaci della Locride, lo sviluppo del territorio dipende, oltre che dai progetti e i finanziamenti in corso, sicuramente più oculati e fruibili rispetto al passato, anche dall’interazione con culture diverse e scambi internazionali per ampliare la visione del contesto in cui si vive. «Qualche giorno fa sono stato al liceo di Bovalino dove si è svolto un gemellaggio con un liceo greco. Sono convinto che anche solo con questi scambi e con progetti europei che portano contaminazione di altre culture, si possa fare sviluppo. Come ha detto la professoressa Melina, l’Unione Europea non quella dei mercati che già esisteva, è fratellanza, scambi culturali, contaminazioni e, se avessimo avuto i Pisl dieci o anche venti anni fa, creando ricettività diffusa e servizi e occasioni di intrattenimento con percorsi culturali e religiosi, sarebbe stato diverso». Di finanziamenti nei decenni ce ne sono stati, anche di consistenti, ma “sfruttati” male o solo parzialmente e non certamente a favore della Locride, diminuendo di fatto la credibilità della zona. «Chi non li ha saputi gestire deve fare un mea culpa. In molti casi questo problema ha coinvolto i comuni più grandi i quali hanno disperso le risorse, ma a questo si deve aggiungere una classe imprenditoriale e un tessuto sociale ed economico molto debole. Tutto ciò ha portato a distrazioni di fondi quando l’Unione Europea li dava a “fondo perduto”, mentre se in compartecipazione il rischio è stato quello di non avere la capacità di portare

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avanti il progetto. Forse oggi questo sistema generale di finanziamenti è più equilibrato, meglio controllato, riuscendo anche a fare rete». Su Pisl, Pon Sicurezza e “Tavoli romani” il presidente del Comitato dei Sindaci fa il punto della situazione, per comprendere meglio quale lo stato attuale e cosa riserverà il futuro. «Dal Pisl relativo allo spopolamento Sant’Agata del Bianco è stata esclusa. Nel periodo dal 2001 al 2011, lasso di tempo considerato rispetto ai censimenti Istat, il comune ha amministrato in un certo modo contenendo lo spopolamento al di sotto dei coefficienti richiesti per partecipare al bando e di fatto non abbiamo partecipato. Anche se sono stato uno dei fautori di un Pisl unico per la provincia, parlando con la collega della Comunità montana Area grecanica, per aggregare e portare progetti sostenibili. La cosa paradossale

è che dal 2011 ad oggi, periodo di crisi profonda, abbiamo avuto un calo di cinquanta persone su settecento, quindi figuriamoci se andava o meno ad incidere una politica di contenimento della popolazione. Purtroppo dobbiamo attendere un prossimo bando». Sui “Tavoli romani” nello specifico quello supportato dall’Anci e quello interministeriale si attende che la questione politica nazionale si stabilizzi. «Quello Anci è bloccato, ma permanente nella conferenza Stato – Regione – Città, e quindi dovrebbe essere comunque positivo anche se in questo momento non abbiamo nessuno con cui interfacciarsi e lo stesso dicasi per il tavolo interministeriale. È rischioso procedere con un lavoro che poi magari non avrà riscontro. Per il Pon sicurezza attendiamo la nuova programmazione, anche se le iniziative avviate dalla Chiesa procedono. Dopo la visita del Ministro Cancellieri sta andando avanti il progetto nel quale c’era l’interessamento del vice capo della polizia Izzo. Io dico, senza voler essere critico, che ci deve essere una gestione politica delle questioni e non si può delegare alla Chiesa. Una volta c’era il consorzio “Evoluzione” che rappresentava una realtà positiva della Locride con sede a Bianco, esperienza conclusa perché così ha imposto la normativa. Un consorzio che le amministrazioni utilizzavano per partecipare ai bandi, oggi abbiamo questa difficoltà operativa di gestione». Un ruolo che in teoria dovrebbe essere del Consorzio Locride Ambiente, l’intento quando è stato avviato era proprio quello di essere il braccio operativo del sindaci. «Potrebbe avere anche questo ruolo, perché l’Associazione dei Sindaci è

un posto di confronto delle esigenze generali del territorio. Ma il problema normativo rimane. I Consorzi potranno essere mantenuti? Il Consorzio Locride Ambiente proseguirà la sua attività fino al 2014, ma noi dobbiamo programmare fino al 2020, questo è un problema. La programmazione non si fa in sei mesi o in un anno, ma è pluriennale». Una questione delicata di cui Strangio dice di aver discusso con gli altri sindaci, per capire come determinarsi. «Iniziare un percorso con un soggetto che domani non sappiamo se esisterà ancora è un problema serio. Lo stesso dicasi per “Locride Sviluppo” un società di fatto scaduta. Due strumenti tecnici di cui ha bisogno la Locride, dal punto di vista operativo». A questo punto la domanda sorge spontanea, si riuscirà con questi strumenti a disposizione pensare ad uno sviluppo concreto per la Locride? «L’idea dei Pisl potrebbe essere un’idea vincente, non sono convinto sul modo in cui sono gestiti, nel senso che se un progetto è valido, deve essere finanziato nella sua interezza, altrimenti non va finanziato. In Galizia stanno costruendo la Città della cultura con massicci investimenti, alla fine dei quali ci dovrebbe essere un’inversione di tendenza in una delle regioni più povere della Spagna. La stessa cosa dovrebbe e potrebbe essere fatta qui da noi. In una infuocata riunione tra sindaci ho ribadito la necessità di fare un Pisl unico per il turismo, non ci siamo riusciti, ma il progetto abbraccia buona parte dei comuni tra cui quelli con più attrattive, anche in quel caso ci sono state reminiscenze di campanilismo che porta a non avere una visione globale dell’intento e i risultati poi si vedono».

Si può parlare di sviluppo di un territorio se non si rientra dall’emergenza rifiuti e, in generale, da quella ambientale che ormai è sotto gli occhi di tutti? Per il presidente del Comitati dei Sindaci della Locride, Giuseppe Strangio, questo è poco probabile. «Da anni diciamo che ci sono una serie di situazioni che non potevano più essere sostenute. In Calabria non ci sono discariche». La questione discariche, quelle di servizio che sarebbero una delle soluzioni a questa emergenza, che per le resistenze dei primi cittadini di diverse parti del territorio locrideo, poi non si sono realizzate. «Ci deve essere un Piano regionale dei rifiuti che va ad interfacciarsi con quello provinciale. Quello regionale non è male. Abbiamo una normativa comunitaria derogata che vieta di portare i rifiuti “tal quali” in discarica, perché devono essere lavorati. Dal 2014 quelle che serviranno sono le discariche di servizio. Gli impianti di Sabatello, Siderno e Gioia Tauro dovrebbero essere sufficienti per la lavorazione dei rifiuti dei propri ambiti di appartenenza, ma tutto si blocca nel momento in cui i rifiuti lavorati non hanno dove essere collocati perché appunto manca la discarica di servizio. La discarica di Melicuccà, prevista nel piano provinciale del rifiuti è stata sequestrata appena ha aperto. Se questa discarica è stata costruita contravvenendo alla legge si dovranno prendere provvedimenti esemplari per chi lo ha fatto e per chi doveva vigilare. Ma se poi questa discarica viene considerata a norma e il sequestro viene revocato, i provvedimenti dovranno essere presi anche per chi ha fatto allarme sociale». In questo caso, per Strangio anche la Magistratura deve manifestare sensibilità nell’accelerare l’iter. «La speranza è che tutto si risolva per il meglio, altrimenti la vedo nera anche perché non si comprende la logica seguita in tutti questi anni dall’Ufficio del Commissario per l’emergenza ambientale». E ricordando al primo cittadino che i sindaci in tutti questi anni di commissariamento hanno proceduto a singhiozzo con i pagamenti del servizio, Strangio afferma di non voler «giustificare i colleghi sindaci che non pagano, così come per Sorical è per l’ Ufficio del Commissario per l’emergenza ambientale. È chiaro che usufruiamo di servizi e le tariffe vanno pagate. Uno dei pochi comuni che non ha debiti con Sorical è Sant’Agata del Bianco». Sulla depurazione si dice fiducioso dopo la firma dell’accordo di programma quadro firmato dal Governatore, relativo al Piano per il Sud, attraverso il quale si sono individuati alcuni interventi prioritari. «Ritengo che la strada intrapresa sia quella giusta spero che le risorse vengano spese bene, dovrebbero chiamarci a giorni per sottoscrivere la convenzione. Devo dare atto che si è centrato il problema». Giovedì scorso si è tenuta una riunione con il presidente della Provincia, Giuseppe Raffa, il quale ha accolto le sollecitazioni dell’Associazione dei Sindaci, decidendo di spingere sulla raccolta differenziata porta a porta. «Questo è un passo importante, con finanziamenti provinciali, ai quali mi auguro si aggiungano anche quelli regionali e la volontà di tutti i comuni di partecipare, ci avviamo verso un ambito territoriale provinciale che prevede il porta a porta. Per l’umido aspettiamo da parte della Regione l’apertura dell’impianto di Siderno, non riusciamo a capire le motivazioni del ritardo. Intanto la gara pubblica per la raccolta differenziata fatta con il Consorzio Locride Ambiente è andata deserta, una questione molto grave perché produce un ritardo ulteriore per l’utilizzo di risorse certe, circa un milione di euro». All’incontro con il presidente Raffa è seguito venerdì quello dei rappresentanti dell’Anci alla Regione, con l’assessore all’Ambiente Pugliano. DOMENICA

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MIX Confindustria, il presidente Cuzzocrea, un uomo di parola

Palpiti di cuore nella Locride Una lunga camminata tra gli uffici commerciali di un’azienda calabrese, in provincia di Reggio Calabria, leader nel settore della produzione di accessori moda. È il “patron” di Ab Collezioni, Federico Biancospino a ricevere, in mattinata odierna, i quadri di Confindustria Reggio Calabria, il presidente ing. Andrea Cuzzocrea, il componente di Giunta, il nostro editore, affiancati dal responsabile marketing Francesco Multari. L’invito, lanciato dall’imprenditore Biancospino, trova la viva partecipazione di Confindustria, impegnata, post nomina dei componenti elettivi, a intraprendere un tour, per conoscere le realtà imprenditoriali più meritevoli e attive sul territorio. Un excursus storico, da Abox Srl per giungere al progetto “apice” per casa Biancospino, con l’anticipazione del nuovo brand in costruzione, di cui si può conoscere, al momento, solo il logo “Lekanai® Italia”. Pare che il prodotto, sebbene il pattern sia Lekanai Italia (ndr, il disegno che sarà il leit motiv dell’intera collezione), sia ancora assolutamente top secret, perché le potenzialità insite nel progetto produrrebbero, secondo le proiezioni dell’azienda, dei benefit di comunicazione e immagine per l’intero territorio. In che termini? Con “Lekanai Italia”, il confine tra moda, arte e cultura è molto labile. Spiega Biancospino: “Ho chiesto ai miei collaboratori di partorire un progetto innovativo che portasse i tratti della nostra terra, proiettato nell’immaginario collettivo per innovazione stilistica e design accattivante. Forti di una prossimità spaziale con i resti dell’antica colonia magno-greca di Locri Epizefiri, la ricerca ha condotto a risultati interessanti. L’iconografia ellenica si carica di simboli e valori che ben si legano al concetto di moda.” Il presidente Andrea Cuzzocrea ha manifestato il suo interesse al progetto, garantendo possibilità di future collaborazioni con “Lekanai Italia”, “perché è compito di Confindustria supportare l’imprenditoria che guarda in avanti, mentre la recessione economica trascina vertiginosamente verso il basso il mercato di svariate categorie

merceologiche”. E illustra in che termini la partnership tra Confindustria e Lekanai Italia possa concretizzarsi. Assoluta disponibilità a collaborare su più fronti. Dal sostegno alla valorizzazione dell’impresa, al conseguimento di un’adeguata rappresentatività sul mercato nazionale, fino alle soluzioni vantaggiose offerte dalla “rete” di imprenditori. L’incontro è terminato con una presentazione della campionatura che ha lasciato affascinati Cuzzocrea, Condarcuri e Multari. L’imprenditore Biancospino fa sapere che per il lancio del nuovo brand Lekanai Italia, l’azienda ha definito che l’area della Locride, nello specifico quella archeologica, possa essere il palcoscenico elettivo per il debutto di Lekanai Italia.

L’INCONTRO

Dalla collaborazione tra l'Istituto Professionale di Stato per L'Industria e l'Artigianato di Siderno e LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI - UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI è nata l'idea di un incontro con gli studenti della Locride incentrato sui cambiamenti sociali e demografici, sulla diversità, sull'identità nazionale e la cittadinanza, sulla discriminazione e l'integrazione.L'incontro ha avuto luogo MERCOLEDI' 20 MARZO 2013 ore 10,00 presso AULA MAGNA ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE “G. MARCONI” in SIDERNO.

LOCRI

La deviazione di Via Cosmano e l' inciviltàdei cittadini Percorrendo Via Cosmano in direzione Siderno-Locri potreste trovare qualche auto che vi viene incontro. L'ultimo tratto di Via Cosmano in direzione di Siderno infatti è stata chiusa per lavori di manutenzione. Ma è anche stata prevista una deviazione, si dovrebbe svoltare su Via Matteotti e percorrendo Via Marconi si può tranquillamente raggiungere la cittadina vicina. Ma alcuni non volendo perde questi cinque minuti si immettono, contromano, su Via Cosmano. Il rischio incidenti è altissimo, anche perché questa manovra avviene nel bel mezzo dell'incrocio tra Via Cosmano e Via Matteotti. Quei cinque minuti guadagnati sono il chiaro sintomo dell'assoluta mancanza di responsabilità e senso civico di alcuni cittadini.

PALIZZI

Borse per il turismo locale Un'iniziativa dell'Associazione Commercianti “Palizzi Nuova”, per promuovere il territorio e scuotere dalla stagnazione economica il comparto della piccola imprenditoria turistica. Il convegno di domenica scorsa, svoltosi nella sala consiliare del Comune di Palizzi, ha segnato l'avvio, nel territorio della provincia di Reggio Calabria, di una collaborazione fattiva con l'Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale - Endas -, l'associazione solidale per la cultura del tempo libero. L'occasione è stata il convegno sulla promozione dei servizi turistici integrati e la presentazione del progetto Borsa del turismo sociale, culturale e sportivo. Muro Di Santo e Roberto Lamanna, con la passione che li contraddistingue, hanno colto l'occasione dell'iniziativa per sottolineare l'estrema importanza che ha per il comparto turismo sociale, il fare sistema, mettendo a tesoro la capacità di consorziare l'offerta turistica locale sotto l'egida dell'Endas. Il progetto, come ha spiegato Anna Maria Mele, Presidente Endas di Cosenza, ha l'ambizione di promuovere l'offerta turistica, attraverso una Borsa del Turismo Locale, che veda la partecipazione in partnership di agenzie di viaggio, tour operator, associazioni di categoria, cultura-entertainment, consorzi turistici, club di prodotto, marketing e comunicazione, meeting industry, imprese di trasporti, enti, Comuni e pro loco. Un'iniziativa per fare sistema, per stare insieme per lo stesso scopo: condividere le finalità attraverso azioni comuni, strutturare l'offerta integrata per migliorare la capacità attrattiva del territorio. Insomma, se si vuole affrontare la sfida del mercato, bisogna organizzarsi, iniziando a stare insieme.

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PROPOSTE

Muti e inutili alla corte di Silvio Berlusconi E perchè non l’avv. Nico D’Ascola? PASQUINO CRUPI I voti di Grillo, che ha ben capito di non potere espellere i fedifragi, per ora stanno in frigorifero. Come un tempo i democristiani dicevano di quelli che copiosamente gli elettori attribuivano ai comunisti. Ovviamente, questo non toglie che qualche voto o più d'un voto si possa squagliare, come è accaduto nell'impari duello tra Piero Grasso e Renato Schifani, che ha visto la vittoria del primo sul secondo. Gettato in pasto a Pier Luigi Bersani, che davvero non è un genio né in fatto di tattica né in fatto

di strategia. E che solo un Berlusconi, afflitto davvero da congiuntivite, accompagnata collateralmente da forte dolore di testa, poteva consegnare vittorioso nella tiepida disfida di Palazzo Madama. Anche un bambino era in grado di capire che Renato Schifani era un candidato, già segnato dalla sconfitta. Troppo vecchio anche per un vecchio uomo delle istituzioni, come Pietro Grasso. Il Cavaliere è troppo esperto dei vizi umani, in cui sta la scienza della vita, perché si possa pensare a un errore d'ingenuità. Ha scelto Renato Schifani, sapendo di condannarlo. Come sempre,

I senatori calabresi marciano su Milano, ma non conquistano Roma. Non hanno avuto altro candidato a Presidente del Senato tranne che Renato Schifani. Ma in questo primo tempo della tiepida disfida a Palazzo Madama per il neosenatore Antonio Caridi era più importante sfoggiare il ricco orologio al polso e per il dr. Giovanni Bilardi l'anello al dito.

Angelino Alfano s’è rivelato angelico e non ha avuto sospetti. Né ha pensato altri nomi da gettare nella mischia. Questo è il primo atto. Ma una commedia, che si rispetti, non può esaurirsi in un atto. E il secondo atto è peggio del primo. E chiama in causa i senatori adusti e i senatori novelli del Pdl calabrese. Che, poiché Dio sta sempre dalla parte di quelli che nulla meritano, ha avuto e ha l'immenso privilegio d'annoverare tra i suoi eletti a Palazzo Madama un uomo di sicuro profilo democratico, una delle menti giuridiche più acute e più singolari, una toga, non sfibrata dai delitti e dalle pene, un sincero meridionalista, un socialista senza confini, intendo l'avv. Nico D'Ascola del quale già avemmo modo di discorrere su questo settimanale con accenti positivi. E allora la domanda è: come è potuto accadere che a nessuno sia venuto in mente di proporre l'eccelso e onesto avvocato qual candidato a presidente del Senato? Per la ragione che la Calabria è infetta? Per il fatto che ogni partito ha il suo Grillo unico parlante e dettante? Per l'irresistibile argomento che la volontà del Cavaliere è legge divina per tutti? Per conferma storica dell'inferiorità politica degli eletti calabresi? Per timore di non suscitare l'ira del Capo? Come la storia scodinzolante vuole, il cosentino Antonio Gentile tace, pensando al regno. Sia quel che sia, i senatori calabresi hanno taciuto. Forse, in questo primo tempo della schermaglia senatoriale, per il neosenatore Antonio Caridi era più importante sfoggiare Giovanni Bilardi. Occhio all'anello. E Antonio Caridi. Occhio all'orologio. I due gioielli dell'oreficeria Berlusconi. Il ricco orologio al polso e per il dr. Giovanni Bilardi l'anello al dito. Mentre, come la storia scodinzolante vuole, il cosentino Antonio Gentile tace, pensando al regno. L'avv. Nico D'Ascola può attendere. E scontare anche lui l'antimeridionalismo pervicace del Capo del Pdl, un diavolo nero che si dipinge di rosso: ma solo per rubare voti ai correttori di bozzedel governo Monti.

Laura Boldrini, l’amica degli “ultimi”

Attenta alla Locride! Benvenuta, presidente L'elezione di Laura Boldrini è un raggio di luce che squarcia una giornata uggiosa e piena di nuvole nere. Noi la conosciamo per esperienza diretta. In Calabria c'è stata. E giova subito dire che la ormai ex portavoce dell'ANHCR non si è mai presentata in Calabria come una “autorità” ma piuttosto come autentica espressione d'una allegra semplicità, frutto di una concezione democratica e solidale dei rapporti umani. L'umanità cristiana ha camminato con i suoi piedi qui, da noi, dove la violenza è meno forte della bontà. È venuta più volte nei paesi della Locride, e a Caulonia è entrata nelle case delle ragazze nigeriane, si è seduta insieme a loro, ha ascoltato i loro discorsi. Ha mangiato il loro cibo con loro ed insieme a tutti noi..

Ogni tanto indovinano anche Pier Luigi Bersani, il prosatore, e nichi vendola, il narratore

Probabilmente nessuno in Calabria e fuori della nostra Regione, ha compreso il “progetto accoglienza” come Laura Boldrini. Nel suo bellissimo libro Tutti Indietro, un capolavoro d'umanesimo cristiano, parla diffusamente sulla esperienza calabrese e comprende che da questa sponda Jonica viene un messaggio che la politica ed i media pare che stentino a decifrare ed a comprendere, quando, in effetti, tendono ad occultare. È venuta nella Locride senza pregiudizi con una visione del mondo che guarda i vasti orizzonti. Dice la Boldrini nel suo discorso di insediamento: “Dovremo stare accanto a chi è caduto senza trovare la forza o l'aiuto per rialzarsi, ai tanti detenuti che oggi vivono in una condizione disumana e degradante”.

Contro tutte le mafie ma non contro chi cade!Dio solo sa quanto ne avrebbe bisogno la Calabria provinciale e chiusa, dominata dai notabili e divisa in nuovi feudi, di comprendere queste parole.. E' successo che, una volta tanto, gli ultimi si sono seduti sullo scranno più alto della Camera, cercando di

guardare il mondo “con l'intensità e lo stupore di un bambino”. Cosa difficile ad accettare da parte di coloro che sono prigionieri della cupidigia, e già all'opera per farli sloggiare. Ché il discorso di insediamento della Boldrini è lontano mille miglia tanto dalle urla di Grillo, quanto della demagogia di Berlusconi.

Si sente un odore di freschezza, un lindore popolare, una flagranza di autenticità fuori dell'ordinario. Ed è questo che disturba lo stomaco di Sallusti, Feltri, Belpietro, Ferrara. Orbene, Laura Boldrini raccontato come a Riace e a Caulonia, due piccoli paesi della Calabria, che nel 2009 hanno deciso di ospitare circa duecento palestinesi, bloccati tra Irak e Siria, il martello picconatore lo aveva già annunciato con queste parole: “Il mondo è già mescolato; il movimento non si può fermare, ma solo regolare, come per Internet. Opporsi significa restare indietro”. Di questi tempi il Cielo è piuttosto avaro di miracoli, eppure a volta succedono. È successo che un papa si chiama Francesco. Ilario Ammendolia DOMENICA

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Antica gelateria

Strati un’oasi del gusto Gelato. La scorsa settimana vi avevamo parlato della miscela segreta di don Enzo e di quella moderna, ricercata, alta, strutturata. Ma non solo. Antica Gelateria Strati è un’oasi che contiene più sorprese, bontà capaci di far sorridere i palati difficili e sorprendere i più raffinati. Perle. Come le torte per esempio Torta Cassata Siciliana, semifreddo the original e in chiave moderna Torta Sicilia. Su un letto croccante di corn fkakes alla nutella un tris notevole: mousse di mandorla pralinato di pistacchio e mousse al mandarino.

Torta Sicilia

mousse di mandorla pralinato di pistacchio mousse al mandarino il tutto su croccante di corn flakes alla nutella

Cassata Siciliana

originale cassata siciliana in chiave moderna di semifreddo

Bomba Rocher

semifreddo al rocher semifreddo alla nocciola con interno di nutella il tutto coperto da nutella e nocciole tostate

E ancora, una Bomba Rocher, Torta Cappuccino, una moderna Torta cheesecake. E per finire, la perla stagionale: Agnello Pasquale di gelato. Ma Antica Gelateria Strati è anche caffetteria: un ottimo caffè fatto con una miscela d’eccellenza. 100% arabica.Un caffè equilibrato e armonioso, dolce e delicato al palato, ma ricco di aromi.Da bere in uno dei punti di ritrovo storici dell’intera provincia. Con la possibilità di affiancarlo a delizie di riconosciuto livello artigianale. Il buongiorno si vede dal mattino.

Torta Cappuccino

una mousse di caffè, un variegato di nutella al caffè e mousse al mascarpone con una finitura di meringa

Pastiera Pasquale

originale pastiera di gelato

Cheesecake

moderna cheesecake di semifreddo con frutti di bosco

Agnello Pasquale Gelato Originale agnello di gelato su base di pan di spagna

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CONCORSI

Elezioni Miss e Mister ragioneria di Siderno Giornate di spensieratezza e divertimento presso “l'Istituto Tecnico di Ragioneria” di Siderno dove si sono svolte le elezioni di “Miss e Mister Ragioneria”. «Una competizione davvero fantastica» dichiarano gli alunni che per un giorno hanno messo da parte compiti in classe, interrogazioni e lezioni. La selezione dei più belli dell'istituto si è svolta in due fasi. La prima scelta è avvenuta tramite facebook dove i canditati sono stati votati da parte degli studenti stessi, l'ultima e la più attesa fase invece ha avuto come giuria soltanto i professori, che hanno consegnato il titolo dei più “belli d'istituto” ad Alexandra Figliomeni e Domenico Angiletta.

PROVINCIA Giornate FAI di primavera

Il sidernese abbandona "Uomini e donne"

Presentata la XII edizione a Locri Di nuovo, evviva mons. Morosini Non è una notizia, ma una conferma del vangelo attivo di mons. Giuseppe Morosini, che ha compagne al suo necessario e difficile viaggio in terra di Locri la fede, la speranza, la carità, che di “tutte [è la] più grande!”, leggiamo nella Prima lettera ai Corinzi di Paolo di Tarso. E che infiamma il vescovo di Locri, ispirato firmatario dell' Appello della Locride per la Locride, lanciato da Ilario Ammendolia - si veda «la Riviera», 17 marzo con firme importanti che vanno dal presidente della provincia dott. Giuseppe Raffa, ai sindaci della Locride, agli imprenditori, ad importanti intellettuali quali lo stesso Ilario Ammendolia, Gioacchino Criaco, Pasquino Crupi. Mimmo Gangemi, Ercole Macrì, e l'editore Rosario Condarcuri. Nessuna illusione. Quasi mai ciò che matura in Calabria riesce a passare il Pollino. Colpa anche nostra che, come dice Pasquino, siamo provinciali non perché abitiamo territori periferici ma perché ci comportiamo da provinciali. Molto spesso capaci di cantare solo sullo spartito che altri hanno scritto! Tuttavia noi siamo sereni. Abbiamo chiesto alla politica nazionale, ai nostri parlamentari, di misurare le convergenze partendo dai problemi. Di questo la Locride e la Calabria hanno un gran bisogno. Da parte nostra siamo convinti, oggi più che mai, che la buona politica si misura dalla capacità di unire su un progetto piuttosto che scatenare risse su ambizioni personali. Di questo ha bisogno il nostro popolo e questo noi continueremo a fare. ATTENDENDO CHE ARRIVI GODOT. MA ALMENO I DEPUTATI E I SENATORI GRILLINI, CHE SI DICONO CITTADINI DEPUTATI, CITTADINI SENATORI, VERRANNO ?

Le sue mirabolanti vicende amorose ci avevano appassionato ed il fatto che fosse un nostro conterraneo, diciamocelo, ce lo aveva reso ancora più simpatico. Ma l'avventura del s i d e r n e s e Domenico Longo a "Uomini e donne" si è appena conclusa. A renderlo noto lo stesso imprenditore che nella puntata di ieri ha spiazzato tutti affermando di aver trovato l'amore al di fuori del programma. Superata, quindi la tormentata rottura con la concorrente Maria il nostro beniamino è riuscito a rialzarsi e ha trovato l'amore al di fuori delle telecamere.

Nella sala del museo di Locri è stata presentata la dodicesima edizione, della giornata Fai di primavera. Al tavolo della presidenza il direttore del museo Rossella Agostino, il presidente regionale del Fai Anna Lia Capogreco, il commissario del comune di Locri Francesca Crea, e il sindaco di Portigliola Rocco Luglio, i quali hanno illustrato l’interessante programma che ha avuto inizio il 22 marzo e terminerà oggi pomeriggio con visite guidate previste per tutto il giorno(9,30-12,30;15,00-16,30). La visita consiste in un articolato percorso alla scoperta della città magno greca, e del fascino ambientale tipicamente mediterraneo che caratterizza il Parco Archeologico di Locri Epizephiri. La giornata Fai di primavera è l’occasione per tutti gli italiani di entrare a far parte di questa virtuosa comunità.

PRIMO E SECONDO PREMIO A TRE ALLIEVI DELLA SCUOLA MEDIA “C.ALVARO “ DI SIDERNO

Borsa di studio “Cinzia Richichi” Venerdi 8 Marzo, in occasione della “Festa della Donna”, si è svolta nella sala conferenze del Palazzo storico della Provincia, la cerimonia di consegna della Borsa di Studio “Cinzia Richichi”, istituita dalla sezione “Morgana” della FIDAPA di Reggio Calabria. La Borsa di Studio, avente come finalità la riflessione e la presa di coscienza, da parte degli alunni di ogni ordine e grado di scuola, sui fenomeni di aggressività e violenza, è stata intitolata a Cinzia Richichi, una giovane mamma che non ha esitato a sacrificare la propria vita nel disper-

ato e purtroppo vano tentativo di salvare la figlioletta Olga dalla furia assassina di chi, ottenebrato dalla meschinità degli interessi materiali, ha calpestato il “sacro valore della vita”. Vincitori del primo e del secondo premio per la seconda sezione, che prevedeva la composizione di un testo poetico, sono stati tre allievi della Scuola Media “Corrado Alvaro” di Siderno, Noemi Racco (I premio), Alessandra Bruzzese e Armando Figliomeni (II premio), frequentanti la classe III B. I tre studenti, accompagnati dalle professoresse Carmelina

Progetto legalità stato avviato a Melito di Porto Salvo il “Progetto Legalità” rivolto agli alunni delle terze classi. Martedì 19 marzo si è tenuto nei locali della Scuola Media “Corrado Alvaro” il

È

primo degli incontri previsti dal progetto, promosso dall'Istituto Comprensivo “De Amicis” e diretto dal professor Antonino Nastasi, in collaborazione con Poste Italiane e le Forze dell'Ordine.

Gli studenti, guidati da alcuni docenti, hanno trattato vari temi senza mai però discostarsi da quello che era il filo conduttore e cioè il valore della legalità al giorno d'oggi. Hanno ripercorso anche le tappe della storia italiana, soffermandosi sull'importanza delle figure di Falcone, Borsellino e Livatino, personaggi che hanno contribuito e offerto tanto nella difesa della legalità. Gli alunni, dopo aver acquisito gli elementi fondamentali dei temi trattati, hanno rielaborato il lavoro svolto, con il supporto di un'insegnante, creando un bozzetto grafico da cui verrà prodotta una cartolina postale. I ragazzi, subito dopo gli interventi dei relatori hanno rivolto loro delle domande su hacker, clonazione delle carte, utilizzo dei beni confiscati alla mafia, truffe on line.

Fernanda Briguori e Rossella Verdiglione, si sono recati a Reggio Calabria dove hanno partecipato all'evento, che ha offerto momenti di grande commozione, e hanno ricevuto , oltre alla borsa di studio, un attestato di partecipazione e una medaglia ricordo offerta dalla stessa FIDAPA. Un ringraziamento va alla presidente della Borsa di Studio, dottoressa Irene Tripodi, che, sentendo fortemente la necessità di un ritorno al valore del rispetto, ha esteso il concorso a tutta la provincia di Reggio Calabria. R.V.

Al primo incontro hanno preso parte il Colonnello Gianfranco Ardizzone, il vice Questore aggiunto Filippo Leonardo, l'Ispettore capo Antonio Battaglia, l'Assistente capo Francesco Anastasi e anche la responsabile della Filiale reggina di Poste Italiane, Carolina Picciocchi, che ha trattato il tema della legalità nella storia della Filatelia. L'ultima fase del progetto, prevede una serie di incontri con esperti, chiamati a promuovere riflessioni, attraverso la propria attività, sul significato e valore della legalità, intesa come costruzione e condivisione di norme, in difesa dei diritti di tutti e del benessere sociale. Il secondo incontro, con nuovi ospiti, è previsto per il 9 aprile. Maria Cristina Condello

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Gli indignati della Locride

STORIA

La ‘ndrangheta da Ntoni Macrì ad oggi ILARIO AMMENDOLIA Il 23 giugno 1967 a Locri fu guerra . Non un agguato ma un blitz condotto con felina aggressività e geometrica potenza. Una operazione da guerra lampo. Una incursione di un manipolo disposto a tutto, incurante delle possibili vittime innocenti. Dietro le truppe di assalto la determinazione, la crudeltà, la forza di Ntoni Macrì. Stratega militare, capo politico, centro di una rete di alleanze di una organizzazione criminale chiamata ‘ndrangheta. Le teste di cuoio di Macrì piombarono tra la gente del mercato di Locri. Rotolarono a terra le bancarelle di frutta e verdura, in pochi secondi il terreno fu rosso di sangue. Fu una pioggia , anzi una tempesta di fuoco. Tre morti, tanti feriti. Tra i morti un ignaro cittadino che stava scaricando frutta e il boss di Locri Domenico Cordì. Si legge, con molta approssimazione, che fu una guerra per il controllo del contrabbando di sigarette. C’era anche questo. Ma a scatenare la guerra fu ben altro. Ntoni Macrì aveva un disegno ambizioso: unificare la ‘ndrangheta calabrese e stipulare una alleanza strategica con la mafia siciliana. Era il più “mafioso” tra gli ‘ndranghetisti. Non era il denaro a far muovere le sue truppe. Né erano i killer la sua unica forza. Egli era “uomo di ordine”. L’ordine della ‘ndrangheta all’interno dell’ordine costituito Egli si sentiva parte di questo Stato. Dopo il blitz Macrì non vuole stravincere. Firma l’armistizio con i perdenti. Annette in una specie di protettorato la ‘ndrangheta di Locri avversa ai Cordì. Rinsalda la sua alleanza con Mico Tripodo capo della ‘ndrangheta reggina, con Antonio Nirta di S. Luca e con Mommo Piromalli della Piana.

Un quadrunvirato con Lui al centro. La santa sactorum della ‘ndrangheta è la Locride. Polsi il Vaticano. Siderno è sede della direzione strategica militare e politica. Ntoni Macrì è capo. Il capo dei capi! Egli sa di non poter essere amato ma vuole essere “rispettato”. Un assassino ammazza. Anche un uomo di onore ammazza Ntoni Macrì è uomo di onore, ma è convinto di amministrare la “giustizia”. La giustizia della ‘ndrangheta: implacabile , crudele, arbitraria, ingiusta! Era il primo ottobre del 1958, allora giorno di apertura delle scuole di ogni ordine e grado, in tutta Italia. Un clima di festa. Gli studenti si incontrano dopo le vacanze estive. Quella mattina anche Antonio Seracini, un giovane di appena diciassette anni, era dinanzi all’istituto tecnico di Siderno. In terra di mafia si diventa presto uomini, presto combattenti e soldati. Lui lo era diventato come testimoniava la pistola con pallottola in canna, ritrovata in tasca. Secondo gli inquirenti: doveva uccidere Ntoni Macrì. Viene ucciso dinanzi a centinaia di studenti. Il capo ‘ndrangheta si comporta come un re che “fa tagliare la testa”al ribelle sulla pubblica piazza e poi la fa mostrare tra l’orrore della folla Agli inizi degli anni 50 il vescovo di Locri Perantoni scopre degli ammanchi operati da alcuni sacerdoti. Non li denuncia ma ne chiede l’immediata restituzione. I “santi uomini” assoldano un sicario per ucciderlo. Il vescovo non si rivolge al capitano dei carabinieri ma a Ntoni Macrì. Senza esitazione alcuna, il boss lo mette sotto la sua protezione. Si genuflette in Chiesa, forse intessendo un qualche dialogo personale con un suo “Dio”. La Chiesa aveva appena benedetto i gagliardetti e i labari in partenza per i massacri della guerra, non poteva dimostrare ostilità verso l’autore di qualche omicidio. A Ntoni Macrì istintivamente i

comunisti, non piacciono. Non ha ideologia, tuttavia questi uomini che parlano di uguaglianza, di democrazia, di Costituzione li considera a pelle suoi nemici

saperlo, fa propria la teoria del superuomo. Un uomo con le doti del coraggio, pronto a morire, fedele alla “parola data” agli altri “uomini di onore” gli unici degni del suo

per poi sedersi al tavolo della trattativa. Singole battaglia per stabilire nuovi equilibri in suo favore, mai la guerra contro le istituzioni. I risultati non mancano. Per esempio, in una informativa il capitano dei carabinieri di Locri, il 7 maggio 1946 , preavvertì il questore di Reggio Calabria che il Macrì, sotto processo perché accusato di essere il capo della ndrangheta e come tale mandante di due omicidi, sarebbe stato “certamente assolto”. In effetti fu assolto. Come faceva a saperlo il capitano? Doti mediatiche? Fiuto magico? Esperienza? Certo, l’esperienza di chi sapeva gli accordi tra Stato e ndrangheta quantomeno in provincia di Reggio Calabria.. Nessuno aveva la forza di contrastarlo militarmente nè a Siderno, né nella Locride. Infatti il 20 gennaio 1975 i sicari arrivarono da fuori. Non potevano fallire. Dopo aver scaricato sul corpo del vecchio boss interi caricatori, i sicari si fermarono per il colpo di grazia: due scariche di mitra alla testa ed al torace. Aveva 71 anni. Quelli di Ntoni Macrì furono funerali solenni di un capo militare, di una autorità istituzionale. Migliaia di persone invasero il corso di Siderno occupandolo da una parte all’altra. Chiusi per lutto i bar, i negozi e le attività di ogni tipo. Lacrime in Chiesa. Delegazioni

va seppellita quel giorno sotto quei fiori. Nel giro di pochi anni lo “stato maggiore” del boss è decimato. Finanche il suo storico avvocato di fiducia viene ucciso. E’ morto ma fa ancora paura! La ‘ndrangheta, privata del suo generalissimo, non morì ma diventò altra cosa! Anzi… dopo pochi anni le cosche della Locride , più sanguinarie e feline scorazzavano tra Capo Spartivento e Punta Stilo. Cento mediocri generali avevano sostituito il generalissimo e, lasciando i loro oscuri anfratti, si davano ai sequestri di persona, iniziavano la stagione calda delle faide per la supremazia, monopolizzavano il mercato della droga. Finiscono gli “uomini di onore” , finisce “l’onorata società” inizia la storia della ndrangheta espressione dell’avidità borghese, individualista, senza regole . La ‘ndrangheta mette le mani sulla sanità della Locride portandola alla sfascio ed alla rovina, tenta di sostituire l’imprenditoria sana ma determina una catastrofe, si allea con la peggiore politica, diventa subalterna ai valori dominanti. Da una posizione di sostanziale subalternità stringe patti con i corpi dello Stato. È la ‘ndrangheta che rende difficile lo sviluppo e che non ha alcuna aspirazione tranne che un guadagno immediato ed individuale.. Nello stesso tempo l’attuale lotta

A Ntoni Macrì i comunisti non piacciono. Non ha ideologia, tuttavia questi uomini che parlano di uguaglianza, di democrazia, di Costituzione li considera a pelle suoi nemici. Ntoni Macrì non considera tutti gli uomini uguali. Si limita a rivendicare una sua appartenenza a una nuova aristocrazia. Non per nascita, né per richezze. L’aristocrazia della violenza.

Ntoni Macrì non considera tutti gli uomini uguali. Non contesta i privilegi accordati agli altri, si limita soltanto a rivendicare una sua appartenenza ad una nuova aristocrazia. Non per nascita, né per ricchezze. L’aristocrazia della violenza. Non crede che il mondo sia riformabile. Anzi, probabilmente senza

“rispetto”. Per Lui la “trattativa diplomatica” è stata sempre preminente rispetto all’uso della violenza. Ha trattato con parlamentari, magistrati, forze dell’ordine, notabili. Si scontra e combatte con ferocia solo quando è assolutamente necessario, e conduce solo delle battaglie

arrivarono dalle ndrine di tutta la regione, dalle province siciliane, dal Canada, dagli Stati Uniti. Tantissimi i fiori. Probabilmente era quella la morte che Ntoni Macrì avrebbe voluto ed i funerali che aveva sognato. La “sua” vecchia ‘ndrangheta, veniDOMENIICA

alla ndrangheta è congeniale a questa società con le sue ingiustizie e le sue disuguaglianze, ed è destinata alla sconfitta, se non si coniuga alla lotta per cambiare la società ammalata che la ndrangheta ha prodotto e produce.

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Sona chitarra mia, sona chitarra BIBLIOTECA MERIDIONALISTA

“ LIUTAI DI CALABRIA” DI GIOVANNINO BORELLI

PASQUINO CRUPI

Giovannino Borelli l’ho conosciuto come poeta, ovvero come autore dell’importante raccolta M’a sùanu… e mm’a cantu (Ursini, Catanzaro 2008), e prima ancora come poeta avevo conosciuto il padre suo Salvatore, non più tra i viventi, ma vivo nella memoria dell’ umana e risicata falange che ancora crede e spera che il regno dei cieli attende gli umili e i semplici, quelli, insomma, che si nutrono di pane, amore e fantasia: da lui offerti in abbondanza con i libri poetici, anche un po’ profetici, Duci e amàru (Calabria letteraria, Catanzaro 1986), Comu nu sùannu (Gigliotti, Lamezia 1995), Quandu canta la cicala (IVI 2005). Poeti grandi tutt’ e due. E tutt’e due chitarristi d’alto bordo. Ma a don Salvatore non era mai venuto in mente che la chitarra potesse essere raccontata. Ha sempre pensato che dovesse essere suonata e la ha suonata da dio. E così è toccato al figlio Giovannino raccontare come nasce in Calabria e non morirà mai più la chitarra, il meno aristocratico degli strumenti musicali, e il più adatto a dare note al canto del popolo, strappandolo dalla sua storica afasìa, che ne faceva un nullafacente poiché nulladicente. A meno di non voler immaginare che gli sfruttatori tessino l’elogio-killer degli sfruttati. La chitarra è la bibbia musicale del popolo. Se viene amputata e stroncata e buttata in un angolo, come un legno buono solo per il fuoco, non c’è che il rinverdire della menzogna calcolata d’ un Sud e d’una Calabria a civiltà mutilata da un popolo cui è negata la musica che è la parola dell’infinito. Alla bibbia musicale del popolo e ai suoi artefici calabresi, la Grande Jenìa dei De Bonis, Giovannino Borelli ha alzato un monumento con il suo Liutai di Calabria- La musica popolare attraverso l’arte dei De Bonis (Quale Cultura, Vibo Valentia 2012). La letteratura meridionalista mancava di questo contributo che raddrizza il tavolo zoppicante. Meridionale e meridionalista, Giovannino Borelli sapeva che era questa l’opera che l’attendeva e non si è sottratto. Avendo – immaginoa numi tutelari Oscar Nicoletta, Domenico Caruso e Bruno Tassone, che con lui portano ovunque in un tripudio di arte, che conta, dura, resta, la chitarra dei De Bonis, e i loro mandolini. Ecco, Giovannino Borelli ha fatto quel che doveva per gli umbratili De Bonis, e l’Amministrazione comunale di Bisignano, che fa per i De Bonis? I quali di generazione in generazione, come Geppetto al legno resuscitato a carne, intonarono con Costantino Jaccini, poeta dialettale cosentino: “ Sona chitarra mia sona chiangennu/ Ca lu mastru te accorda suspirannu,/ Nun cce fo nnura di chi cantai ridiennu,/ Ca sempre te sonavi peniannu/ A vita mia de guai fo china ciarra/ Sona chitarra mia sona chitarra./ Li guai passati nille ricordamu / E culli guai prisienti lle mintimu. / E de chilli de appriessu che aspettamu /Nun ccè pagure cu nu nne fujimu/ E lla misura è sempre suppra guarra/ Sona chitarra mia sona chitarra”. E la sua armonia erra, vagabonda e innamorata, per la Calabria. Grazie all’intrepido Giovannino Borelli, che pizzica le corde del cuore, fatte unica cosa con quelle della chitarra. Strettamente ed esclusivamente De Bonis.

La chitarra è la bibbia musicale del popolo. E a questa inedita bibbia del popolo e ai suoi artefici calabresi, la Grande Jenìa dei De Bonis, Giovannino Borelli ha alzato un monumento con il suo Liutai di Calabria. La letteratura meridionalista mancava di questo contributo che raddrizza il tavolo zoppicante.

Bisignano. La Bottega degli dei. Vincenzo De Bonis e Giovannino Borelli.

GIOVANNINO BORELLI

IL NOVECENTO IN CHITARRA SI CHIAMA DE BONIS Il Novecento per la chitarra fu il periodo della consacrazione fra gli strumenti d’élite. I miglioramenti strutturali, che anche ad inizio secolo furono apportati dai grandi maestri liutai, e l’opera di diffusione svolta dai virtuosi esecutori, che introdussero stabilmente lo strumento nelle sale da concerto, fecero sì che della letteratura chitarristica si occupassero anche i compositori impegnati in altri generi musicali. Per quanto riguarda l’attività di liuteria, fra i costruttori di chitarre che, in Europa, raggiunsero il più alto livello qualitativo, insieme agli spagnoli Josè Ramirez (1922-1995) e Ignacio Fleta (1897-1977) ed al tedesco Hennann lIauser (1882-1952), troviamo anche i fratelli Nicola III e Vincenzo III De Bonis. Fra i chitarristi che con la loro attività concertistica contribuirono alla diffusione dello strumento figurano tre allievi di Tarrega: i francesi Miguel Liobet (1878¬1938), Emilio Pujol (1886-1991) e l’italiana Maria Rita Brondi (1889-1941). Ma la figura più illustre del Novecento rimane lo spagnolo Andrès Segovia (1893-1987). Egli ebbe il grande merito di proseguire l’opera di perfezio-

namento della tecnica già avviata da Tarrega. Di grande importanza si rivelarono le sue trascrizioni di musiche di autori antichi […]che arricchirono il repertorio chitarristico. Inoltre, attraverso le sue memorabili interpretazioni ed il suo carisma, che lo resero celebrato protagonista in numerose tournèe in tutto il mondo, Segovia riuscì a stimolare l’attività creativa di molti compositori, i quali finalmenle intuirono le possibilità tecniche ed espressive della chitarra […]. Con i suoi numerosi viaggi in sud America, Segovia riuscì ad ispirare le musiche del compositore messicano Manuel Maria L’once (1882-1948) e del brasiliano Heitor ViIla-Lobos (18871959). In Italia il maestro fu presente insieme al grande compositore spagnolo Manuci de Falla(18761946) al Festival della musica contemporanea di Venezia […]. La presenza di Segovia nel nostro paese sollecitò la produzione di alcuni compositori italiani, quali: Mario CastelnuovoTedesco (1895-1968), che con le sue circa duecento opere fu il compositore per chitarra più fecondo dell’era moderna; Virgilio Mortari (1902-1993)

autore di un Omaggio ad Andrès Segovia; Goffredo Petrassi (1904-2003) ed altri. i In quegli anni il maestro ebbe la possibilità di suonare le chitarre dei grandi liutai italiani: Gallinotti, Raponi e De Bonis. Pare che egli apprezzasse soprattutto quest’ultime. A conferma di ciò, una sua allieva, Etta Zaccaria, inviò una lettera a Nicola III De Bonis per informarlo che il Segovia aveva utilizzato una sua chitarra per effettuare delle registrazioni radiofoniche […]. I liutai di Bisignano lavoravano alacremente alla pro¬duzione di strumenti popolari di tipo fieristico. Le botteghe in attività erano quattro: quelle di Francesco I (1850-1927), di Francesco III (1888-n.d.), di Espedito (1909-1983) e di Giacinto IV (1902-1964) De Bonis. Francesco l De Bonis adibì a bottega una grotta situata fra i ruderi dell’antico castello normanno. Agli inizi del secolo fu affiancato nel suo lavoro dal figlio Giuseppe (1898-1963). Quest’ultimo, dopo la morte del padre, continuò l’attività nella stessa bottega. Negli anni 70, quando il castello di Bisignano, a causa di conti-

nue frane, venne demolito e la collinetta sulla quale era ubicato, sbancata, lavorò presso la propria abitazione, in via Vittorio Veneto. Liutaio di valore, si dedicò alla costruzione di violini, chitarre alla francese e chitarre battente […]. Della seconda bottega non si hanno notizie precise, sappiamo solo che Francesco III, figlio di Alfons0 (1862-1892), era costruttore di chitarre. È probabile che poi sia emigrato in America, visto che sui registri dell’anagrafe di Bisignano non è riportato l’anno di morte. La terza è rimasta invece attiva fino alla morte di Espedito De Bonis, figlio di Antonio II (1874-1950), un fratello di Giacinto, anch’egli costruttore di chitarre, poi emigrato in America. Con l’attrezzatura ereditata dal padre, Espedito si è dedicato alla produzione di chitarre battenti di tipo popolare, fieristico […]. La quarta bottega è quella che compie il salto di qualità, grazie alla creatività ed al lavoro di ricerca di Giacinto IV e soprattutto di due suoi figli: Nicola III (1918-1978) e Vincenzo III (1929), quest’ultimo ancora in attività.

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Direttore responsabile: PASQUINO CRUPI In redazione: ERCOLE MACRÌ, ELEONORA ARAGONA, DOMENICO MACRÌ, ILARIO

Registrazione Tribunale di Locri (RC) n. 1 del 19/06/1998 R.O.C. n°11602 del 02/11/98 Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana AmministratoreUnico Rosario Vladimir Condarcuri

AMMENDOLIA, MASSIMO PETRUNGARO, KATIA CANDIDO, NINO SIGILLI.

Responsabile sport: ANTONIO TASSONE Art Director: PAOLA D’ORSA COLLABORATORI Anna Laura Tringali, Mara Rechichi, Franco Crinò, Nicodemo Barillaro, Giuseppe Gangemi, Mimmo Romeo, Giuseppe Fiorenza, Franco Parrello, Franco Blefari,

RUBRICHE

Loqui e sproloqui di Filomena Cataldo

Messagi nel tempo di Daniela Ferraro Le pillole di Eva

NOTE E SCHERMAGLIE Risponde il direttore

Il senno del poi dei comunisti italiani di Calabria Del lungo documento politico del PdCI calabrese, approvato dal Comitato regionale il 15 marzo a Vibo Valenzia all’unanimità, cioè con continua vocazione al disfacimento, riproduciamo solo la parte che riguarda l’analisi della disfatta senza limiti di Rivoluzione civile. Critica e autocritica vi abbondano. Per la sincerità degli accenti, che le pervadono, per gli argomenti seri, che le accompagnano, non si può davvero dire che si tratta del solito rito liturgico di cui la storia comunista nel nostro Paese rappresenta un classico imbattibile. Ma io debbo onestamente sottolineare che questa critica e autocritica, più forte la prima, più sbiadita la seconda, giungono tardi, dopo che i buoi hanno lasciato la stalla. Bisognava reagire prima. Quando Ingroia, per il quale ci vuole un gran coraggio per apprezzarne il coraggio, come slitta un passaggio del documento, decideva che prima veniva lui il Nazareno, poi i puri della società civile, quindi gli scalcinati comunisti. E quando il prof. Oliverio Diliberto, illuminato e incantato dal Nazareno, decideva di trasformare i comunisti in accattoni, e li sceglieva alla bisogna tra gli accattoni emeriti per i quali non importava se Spagna o Francia purché si magna. Ma trovo singolare che in questo robusto documento non si faccia mai il nome di Diliberto, l’organizzatore della sconfitta, della resa senza condizione, del mancato ritorno dei comunisti in Parlamento e della loro scomparsa come Partito. I comunisti, che richiamano all’ardua battaglia della rinascita dalle ceneri, devono prendere atto del deserto che s’è fatto in mezzo a loro. So bene che anche dalle ceneri si può rinascere. Ma se sono pure e non contaminate dalla decomposizione dei cadaveri ambulanti, che hanno portato a spasso sotto i cipressi i comunisti, Cominciando dal capo Oliverio Diliberto. O è così o la storia è finita. Con mio grave dispiacere per Michelangelo Tripodi, che nel

bene e nel male è stato il ricostruttore principale del Partito comunista della Calabria. Tale il testo: Il risultato elettorale di Rivoluzione Civile è stato disastroso. Era difficile fare peggio della Sinistra Arcobaleno ma ci siamo riusciti. I tempi strettissimi insieme alle scelte sbagliate sulle liste e sui contenuti della campagna elettorale, sono stati i fattori determinanti di questa ennesima débacle che la Sinistra registra in questo paese. Il coraggio straordinario di Antonio Ingroia che va riconosciuto, apprezzato e ringraziato non può annullare il gravissimo fallimento. Chi ha pensato di cancellare i partiti della sinistra con i loro simboli e i loro uomini e donne pensando di sostituirli con improbabili e talora improvvisati personaggi della cosiddetta società civile ha commesso un errore grossolano. Chi ha deciso di costruire liste e candidature calate dall’alto senza alcun tipo di radicamento nei territori, ritenendo che bastasse il nome di Ingroia e Rivoluzione Civile per coprire, come una sorta di foglia di fico, un’operazione centralistica e verticistica, ha fatto male i suoi conti. Chi, pur criticando il porcellum e poi lo ha utilizzato nel modo peggiore possibile, oggi deve prendere atto di aver preso un abbaglio. Chi ha posto giustamente al centro i temi dell’etica, della moralità e della legalità e poi ha ritenuto di candidare Antonio Di Pietro, dopo tutto quello che è emerso con la trasmissione Report, ha peccato di presunzione, indebolendo la credibilità dell’operazione di Rivoluzione Civile e cadendo in un’evidente contraddizione che l’elettorato ha chiaramente rilevato facendoci pagare un prezzo enorme in termini di consenso [...] Se poi a questo si aggiunge la presentazio-

ne di liste incolori e inodori che brillavano solo per le candidature autoreferenziali confezionate ad un tavolo nazionale, avulso dalla realtà e nel quale molti pensavano di essere già seduti in Parlamento per il solo fatto di aver ottenuto una posizione utile nella lista anche se candidati in realtà nelle quali erano illustri sconosciuti e di cui non conoscevano neanche l’esistenza. Si dice che perseverare nell’errore è diabolico, eppure siamo riusciti a fare anche questo capolavoro visto che non ci bastava aver sperimentato tutti i limiti e gli errori di un’impostazione di questa natura, già nel 2008 con l’esperienza della Sinistra Arcobaleno. Purtroppo come PdCI, in questi cinque anni abbiamo accumulato solo errori, ritardi, insufficienze e inadeguatezzze, consegnandoci alla tattica, al tatticismo esasperato e talvolta alla subalternità. Si badi bene, Grillo cominciando dal 2007 è arrivato a diventare oggi il primo partito alla Camera. Noi dal 2008 abbiamo solo collezionato sconfitte e insuccessi. La colpa non può essere sempre degli altri. [...]. Ci siamo impegnati nella costruzione della Federazione della Sinistra, salvo poi boicottarne centralmente le iniziative come avvenne per la manifestazione del 12 maggio u.s. a Roma, per poi romperla inseguendo un accordo con il PD che ci veniva presentato come se fosse già fatto e con questa certezza abbiamo partecipato alle primarie del centrosinistra, votando prima Vendola e poi Bersani. Siamo stati successivamente informati che tale accordo era stato rinnegato dal PD, che ha manifestato la sua totale chiusura e la sua pregiudiziale anticomunista: tutt’al più ci poteva essere un’annessione. Ma non abbiamo denunciato pubblicamente il tradimento di quell’accordo. Un errore dietro l’altro e, come nel gioco

dell’oca, siamo tornati alla casella di partenza con Ingroia e con Rivoluzione Civile, nella quale c’era anche Rifondazione Comunista, ma non c’era più la Federazione della Sinistra. In tutto questo giova ricordare che quelli che spingevano per entrare nelle liste del PD sono stati gli stessi che non hanno esitato a rappresentarci nelle liste di Rivoluzione Civile in competizione con il PD: pronti sempre a candidarsi quando c’è un posto ritenuto utile, ma mai quando si è trattato di mettersi davvero al servizio e a disposizione del partito. L’unica vera linea politica che alla fine abbiamo avuto è stata quella di affermare la necessità che i comunisti dovevano tornare in Parlamento e che senza questo sarebbe stata la fine: per assecondare questo obiettivo abbiamo cercato di non disturbare il manovratore non comprendendo che le alleanze sono il frutto dei rapporti di forza e, quindi il PdCI, poteva essere appetibile solo se considerato politicamente rilevante . Un obiettivo certamente condivisibile ma non esclusivo: tornare in Parlamento era giusto ma non a tutti i costi, senza rinunciare, quindi, alla nostra autonomia e senza accettare alcuna subalternità. Ebbene, purtroppo, neanche nel 2013 i Comunisti sono tornati in Parlamento, nonostante siano stati sperimentati tutti i tatticismi possibili, a conferma ancora una volta del fatto che la tattica non può in alcun modo supplire alla mancanza di una politica e al deficit di un progetto. I risultati elettorali ci parlano di un fallimento clamoroso da cui bisogna trarre tutte le conseguenze. Porre oggi come centrale il tema delle alleanze è assolutamente fuorviante. Oggi si tratta di tornare ad essere e a fare i comunisti nella società [...].

‘Na fumata janca

FRANCO BLÈFARI Nta chist'Italia undi tuttu manca, undi tuttu è viziatu e tuttu ntriga; nta chist'Italia undi 'u Statu schjanca tuttu chigliu chi crisci, mbec''i liga; nta chist'Italia,undi tuttu arranca 'nu processu vol'ann''i si disbriga; und''a politica mangia cu la Banca, pur'a costu l'aziendi pammi stiga; nta chist' Italia ch'esti zona franca, pa ccu' non mborzi mai pammi fatiga; e vorzi semp''i futti e pammi scianca, e ch'i leggi d''u Statu mi si mbriga;. nta chist'Italia, mort'e fami e stanca, aundi è tuttu 'na fumata nigra, tu, chi sì sulu 'na fumata janca, dinzìgliu a Cristu mi ndi menti in riga.

La storia dello zio Pasquale e Mario Monti Molti di noi avevano riposto molta fiducia in Mario Monti. Lo consideravamo infatti un uomo super partes e, dati i suoi titoli, abbiamo creduto che fosse l'uomo capace di traghettarci in una situazione difficile. Ci siamo, ahinoi, ricreduti e subito. Adesso invece dopo le contraddizioni che ci ha fatto vivere si può dire con certezza apodittica che il “re è nudo”. Mario Monti è venuto fuori e come tutti i cavalli “brocchi” continua a collezionare sconfitte. Se avesse un po' di ritegno uscirebbe dall'agone politico in cui si è buttato. Questo non credo che sia disposto a farlo. La sua “stupidità” politica non ha precedenti nella storia d'Italia, almeno quella del Secondo dopoguerra. Paragoni e analogie possono essere riscontrate con l'altro grande imbecille che è Mariotto Segni. Questi ha fatto di tutto negli anni Novanta a non fare il Presidente del consiglio, e ci è riuscito in pieno. Mario Monti, invece, che tutti noi indicavamo come il successore naturale di Napolitano ha fatto di tutto per non farlo e anche lui ci è riuscito, con grande “impegno”. Li ricorderemo entrambi per questo tratto comune nel caso in cui un giorno, spero presto, dovessimo intraprendere a scrivere quello che abbiamo recentemente vissuto. Mario Monti che nella sua vita ha sempre guardato gli altri dall'alto in basso, il fisico glielo consente, non finisce mai di “stupirci” e

dopo l'esperienza della sua lista civica apprendiamo la sua rinuncia a Presidente del Senato proprio perché c'è stato il veto di Napolitano. “Obbedisco, anche se non condivido, dice al Capo dello Stato, ma obbedisco” Queste sue vicende mi fanno venire in mente quanto la “natura umana” sia identica e costante nel corso dei tempi altrimenti ci sarebbe difficile definirla, e quanto cioè gli uomini siano restati sempre gli stessi. Noi possiamo infatti riscontrare come nelle più diverse circostanze vizi e virtù furono sempre i medesimi. Le passioni sono sempre le stesse. Ciò detto per corroborare ancora la nostra tesi voglio raccontarvi un aneddoto che circolava a casa mia e nella mia contrada. Erano gli anni Sessanta quando mio cognato Giuseppe chiese la mano di mia sorella. Avevo, come ho detto sopra, l'età di sette otto anni. Mio cognato era primogenito di tre figli maschi, con un padre emigrato in America (Stati Uniti), per cui presto s'è dovuto prendere cura della famiglia e non solo. Ne aveva due: Bruno, che era famoso per il suo vivere solitario, quasi un eremita; e Pasquale, che pur essendo rimasto celibe ebbe sempre e comunque una vita di società. Lo zio Pasquale era noto per le sua battute spesso concise ma molto salaci ed efficaci. Ne ricordo una che raccontava spesso mio cognato. Una volta tornato dall'America

(tra le due guerre) u ziu Pasca si comperò un grande podere e si mise a fare l'agricoltore. Non era un granché perché non rispettava quelle quattro regole basilari, una delle quali per es. era la distanza tra le piantine di ortaggi. Ciò nonostante dopo diversi tentativi fallimentari quella volta riuscì a produrre i cetrioli e anche in grande quantità. Una mattina di giugno passava proprio dal suo podere contiguo con la sua casa donna Teresa. Costei, che all'epoca un po' di appetito ce l'aveva, alla vista dei cetrioli con voce suadente si avvicinò allo zio Pasquale e gli disse in stretto grotterese: "Ziu Pasca, mu pozzu piggjiari nu citroleiu?= Zio Pasquale posso prendere in cetriolino? E Lui". No, cazzu, ca poi u provi, ti piaci, e lu vo sempri= No cazzo, perché poi lo provi ti piace e lo vuoi sempre." Ora al di la delle letture psiconalitiche che si possono fare, dopotutto il cetriolo è un simbolo fallico per antonomasia, ne farei una politica. Il potere piace e una volta che si prova uno lo vuole sempre. Anche Monti lo ha provato quindi lo vuole, anche se di solito si fanno sempre moine e si dice che lo si fa per mero spirito di servizio o al limite perché si deve portare a termine un progetto. Che avesse ragione u ziu Pasca? Domenico Angilletta

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HANNO COLLABORATO Francesco Laddarina, Giuseppe Patamia, ,Bruno Gemelli, Carmelo Carabetta, Antonio Cormaci, Giulio Romeo, Sara Caccamo, Giuseppe Fiorenza, Daniele Mangiola.

COPERTINE Dal 2003 a cura di Paola D’Orsa

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Che fine faranno i portaborse?

Un Pastore dal bianco abito che è entrato nelle nostre case e ci ha colpito, commuovendoci tutti, per la Sua semplicità e bontà . E' questa l'immagine che abbiamo avuto di SS. Papa Francesco, al secolo Card.Jorge Mario Bergoglio (classe 1936 ) . Una sorpresa dello Spirito Santo, svincolato dalle etichette e dal precedente cerimoniale ; che indossa la mitra sul capo senza l'aiuto del concelebrante , che calza ancora le scarpe nere con le quali è entrato in conclave ; un uomo che parla a braccio e che vive quello che dice ; che ci strappa sorrisi quando parla ; che intenerisce gli animi quando svela il motivo della scelta del Suo nome da Pontefice , ispirandosi a S.Francesco d'Assisi, l'uomo dei poveri ; che dalla loggia in San Pietro , in una piovosa serata di marzo, ci chiede di pregare per Lui . Impressiona assai ,dal punto di vista dottrinale, il modo in cui arriva al centro delle questioni. Frasi come “… Gesù Cristo è più importante del Papa … il Papa lavora per mettere al centro Gesù… (per significare che il punto focale della Chiesa non è il Papa, ma Nostro Signore Gesù Cristo ; parole ,si badi bene , mai azzardate da nessun Pontefice perchè possono prestarsi a dubbie interpretazioni ) sono un biglietto di presentazione di questo Uomo . Ed ancora, espressioni come “… Oh ,come vorrei una Chiesa dei poveri e per i poveri” , sono parole che di sicuro non voleranno via come foglie al vento, ma che rimarranno scolpiti nei nostri cuori. Auguriamo al successore di Pietro un lungo cammino, che sia punto di riferimento e stella cometa di una nuova Chiesa sempre più aperta al dialogo tra popoli e culture ed attenta ai problemi di questo secolo. Giuseppe Pelle

FRANCO CRINÒ e decisioni dei Presidenti di Senato e Camera di adottare misure incisive per abbassare stipendi e spese di rappresentanza smuoveranno e non di poco il Palazzo. Non è sbagliato, a fronte di riforme che non si possono più rinviare, fare l'auspicio, che, a cominciare dagli stessi vertici istituzionali, siano tutti all'altezza del compito. L'ondata, poi, degli esordienti in Parlamento, in un modo o nell'altro consacrati dal voto, è già vittima delle domande perfide (ma non difficili…) dei giornalisti. Negli uffici dei gruppi parlamentari si sta procedendo agli avvicendamenti dei collaboratori. Comunque sia, si tratta di sostituire personale che ha acquisito competenze ed esperienze. Giusto comunque che passi l'idea che i collaboratori vengano regolarmente contrattualizzati. Possiamo discutere sulla ricompensa per la loro professionalità, ma non insistere nel considerarli come dei beneficiati di rimbalzo e, perciò, farli obiettivi di giudizi tranchant. Il termine “portaborse”, per fortuna, viene usato sempre meno, si riferisce al fatto che hanno il compito di portare la borsa

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U MOVIMENTU A 5 STELLE ORAZIO RAFFAELE DI LANDRO

e non si vìdunu a nudu usuraru.

Si si corròmpunu puru chist'atti Chi u vinticincu per centu pigghjàru Sulu a storia ndu dci, e sulu i fatti, e 'on ha importanza quantu predicàru.

Nu votu datu pe disperazioni, all'occhj chjusi, e senza ragiunari, esti assai pèju i na forti astensioni.

O Parlamentu ognunu faci satti, l'anni passati già ndu dimustraru; e sulu pochi mantènunu i patti

Mò ndi tòcca guardari ed aspettari, sperandu u ndannu onesti l'intenzioni sti sconosciuti di parlamentari.

del “principale” (esercizio anche questo da ordinare con misura), ma non di aprirla. Questi assistenti hanno l'opportunità di imparare il “mestiere”, diventare a propria volta parlamentari. Può andare bene se ci si è attrezzati culturalmente, va male se non si prendono le distanze dal parlamentare, se è disonesto o non ha umanità. Lo stesso può valere per le persone che sono incaricate di distribuire i fac-simil delle schede elettorali, persone umili, ma che hanno la piena fiducia del candidato. Il che è, appunto, un valore che escluderebbe di. indicarli con il termine “galoppini”. Il dizionario elettorale può andare avanti con i “voltagabbana”, quelli che sono pronti a cambiare, con sorprendente facilità, posizione politica, prima e dopo le elezioni e anche

L'Amministrazione comunale di Polistena, guidata da Michele Tripodi, un sindaco dal volto meridionalista, lancia la battaglia per l'estensione della raccolta differenziata “porta a porta”. In questa direzione s'era mossa anche l'Amministrazione comunale di Roccella Jonica. L'iniziativa è fausta e noi le diamo il massimo della pubblicità attraverso le pagine de “la Riviera”. Di seguito il manifesto nella sua integralità.

A FINI I FINI Fini finiu comu ndavìa u finisci! Emò nto Prlamentu cchjù non sbava; cà cadi sempi cui s'inorgoglisci, e Fini u cadi a fundu meritava. Si dimustràru veri carti lisci Fini, e Bocchìnu, e cui li accompagnava; ma c'è na scupa chi tuttu pulisci, c'è n'acqua frìsca ch'ogni cosa lava.

Riflessioni di un giovane di sinistra Se dici la tua sul vaticano, sulla chiesa cattolica, sui papa, sulla madonna, su gesù, sui santi, non ti succede nulla. Ma se fai lo stesso con l'islam, con il corano, con maometto, coi figli di allah, diventi razzista e xenofobo e blasfemo e compi una discriminazione razziale”

Oriana Fallaci - La forza della ragione

durante il mandato parlamentare. E' gente che si predispone a farlo pur di afferrare una candidatura o di avere confermata la rielezione. Scilipoti e tantissimi altri lo avevano fatto nella legislatura che è appena finita. Ognuno ha dato o tentato di dare una spiegazione per le scelte operate. Nel caso del neosentore messinese eletto nella nostra regione, non c'è stato verso di far riflettere Berlusconi sulla sua opportunità. Il capo del Pdl ha parlato di parola data. Casini e Cesa non l'hanno mantenuta con Occhiuto, D'Ippolito, Stillitani. Bersani non l'ha mantenuta con il sindaco di Monasterace Maria Lanzetta. Sempre che ci fosse conferma che si era impegnato in questa direzione e dei motivi per i quali avrebbe dovuto farlo.

AGENDA PER I SINDACI CALABRESI

Voglio una sinistra che abbia tra le sue figure nobili Oriana Fallaci

la Riviera

“Io sono atea, grazi addio. Irrimediabilmente atea. E non ho nessuna intenzione d'esser punita per questo da quei barbari che invece di lavorare e contribuire al miglioramento dell'umanità stanno sempre col sedere all'aria cioè a pregare cinque volte al giorno”.

Oriana Fallaci - La rabbia e l'orgoglio

Nudu sistema po' durari eternu: E mò non torna cchjù nto Parlamentu Cui prima fici parti du governu. E ch'ìstu sì ch'è nu rinnovamentu! Mò quattru settimàni c'ènnu i 'mbernu, e a primavera pìcchja u sopravventu.

Cara Oriana Fallaci, devo chiederti scusa. Sì, lo so che non leggerai mai queste righe, ti sei spenta il 15 settembre del 2006. Ma quelli come te, col tuo talento, con un carisma così forte, con idee così convincenti non muoiono mai del tutto. Ti chiedo scusa perché sono stato uno dei “militonti” che ti ha criticato senza prima avere letto le tue opere. Per un periodo della mia vita sono stato succube della logica di quella sinistra che ora è defunta (per sue colpe), per la quale ragionare con la propria testa era un'eresia insopportabile e bisognava fare proprie le posizioni delle illuminati menti del comitato politico centrale. E gli illuminati, dopo l'11 settembre, dissero che le tue idee erano pericolose per la democrazia, per la tolleranza, per il rispetto dei diritti umani. Balle. Attenzione, non sto criticando la militanza, ancora oggi seppure in forma poco ortodossa milito in un partito della sinistra defunta. Contesto il pensare per partito preso, il pensare sempre che quelli che stanno dalla tua parte stanno dalla parte della Ragione. E l'Orgoglio di appartenenza ti spinge a fare proprie anche idee che non sono tue. Ora che ho letto tanti tuoi libri (incantato e rammaricato perché di gente che scrive come te in giro non ce n'è) posso dire con cognizione di causa che dissento su alcune cose, che talune tue posizioni non mi appartengono, anzi mi indignano. Ma altre no, altre le considero giuste. E in ogni caso è stato

Hjiuri i plastica BRUNO S. LUCISANO Ndavi tanti bellizzi la natura Azzuru celu, l'occhi i na figghjola, Mpena passat'u jornu, u celu scura, Attr'arba s'arza, cu nu mari viola. E nuvuli luntani, all'orizzonti, Fantasmi di nu mundu culuratu E umbri supra a puppa da Caronti Chi rrima ddritta nta nu virdi pratu. Visioni di na testa malandrina Chi cerca i cunta fatti chi non sapi Nasu ngrossatu, jancu i cocaina, Farina duci comu meli i lapi. Milioni di coccia di Rrosariu Mi sarvunu chi st'animi dannati Pregheri a tutt'i Santi i calendariu Strati perduti, viti rrovinati. E domani, attr'arba spunta ncora, N'attra jornata cunta i so lamenti Di Cristu si perdìu la sò palora Non sunnu cchjù Vangelu i Sacramenti. Seguimu bibbii di politicanti Mari cunsigghi di nullatenenti Guidamu a leggi cu quattru cantanti, Quattru massuni, milion'i fetenti! Bonanotti terra bella, terra mia, Ffenduta di patrini e di patrasti, Nto cori i ll'omu non c'è pojsia Hjiuri di plastica, nti farzi grasti!

sbagliato additarti come il Male, e consegnarti così alla destra. Perché questo è stato fatto. Quello che tu sostieni sull'islamizzazione dell'occidente è reale ed è sotto gli occhi di tutti. Il tuo chiamare i mussulmani “figli di allah” non lo trovo nemmeno offensivo. Se io dicessi “figlio di dio” ad un cristiano di sicuro non mi lapiderebbe. E lo dice uno che non ha pregiudizi religiosi, che non difende un credo piuttosto che un altro, perché per me le religioni sono tutte uguali, fanno tutte schifo allo stesso modo. Segnano il dominio della superstizione sull'intelligenza, sono una palla al piede dell'umanità, sono il privilegio di pochi furbi sulle masse di pecore, contente di essere chiamate greggi. Il punto è che sono colpevole di averti giudicata senza conoscerti. Il punto è che io, ancora oggi, mi ritengo un uomo di sinistra, un orfano della sinistra. Perchè voglio una sinistra che abbia tra le sue figure nobili Oriana Fallaci, che come tutti va letta criticamente, ma che fa parte della nostra storia intellettuale. E che invece abbiamo massacrato, spingendola tra le braccia di una destra che è stata così intelligente da accoglierla. Perché la lotta contro le religioni tutte, cancro dell'umanità, ci deve appartenere. E ora avanti, intellettuali organici della sinistra defunta e seppellita, dopo questa mia eresia, siete liberi di farmi a pezzi. Giovanni Maiolo DOMENICA

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RICORDANDO...

Ciao

Nico

ella vita ci sono situazioni rispetto alle quali l'unica cosa che si vorrebbe è capire semplicemente il perché. E, tuttavia, ci sono risposte che non si possono ricevere. Ed è proprio l'impossibilità di poter riuscire a comprendere che rappresenta sicuramente il dolore più grande. Mammola è in lutto. Lo è per la morte di un giovane ragazzo, Nicodemo, che ci ha lasciato troppo in anticipo. Un ragazzo che, come logico che sia all'interno dei piccoli paesi, era ben voluto e amato da tutti. E, alla luce dell'orrenda tragedia che lo ha visto, purtroppo, protagonista, non resta che unirsi nel profondo dolore della famiglia e dell'intera comunità mammolese. Un dolore lancinante, che non guarirà facilmente, perché il vuoto lasciato da Nicodemo non potrà essere colmato. La sola, consolatoria, speranza è che, ovunque egli si trovi adesso, possa comunque riposare in pace. Ciao Nico. Giovanni Larosa

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Giro giro tondo casca il mondo casca la terra tutti giù per terra V

BIVONGI

Donna si toglie la vita buttandosi dal terzo piano Il 17 marzo una donna di 59 anni, sposata e madre di tre figli si è lanciata dal palazzo dove viveva. Viveva al terzo piano di uno stabile a Bivongi, ben undici metri d’altezza. La donna da diversi anni soffriva di una grave depressione, e pare che già in altre occasioni avesse tentato il suicidio. Intorno alle 10 di domenica scorsa, ha approfittato dell'assenza dei suoi familiari e ha compiuto l'insano gesto. Una tragedia. La depressione ha vinto. È una piaga, una malattia difficile da comprendere e putroppo è molto diffusa, sopratutto tra le donne. Nel 19% dei pazienti affetti da questo disturbo dell’umore arrivano a uccidersi.

ADDII

Locri: agente polizia suicida, ha lasciato lettera di scuse Un agente della polizia di stato, Alfredo Modica, di 48 anni, si è suicidato mentre era da solo negli uffici della Pg della Procura di Locri dove prestava servizio. Modica, originario di Messina e da anni residente a Locri, si è tolto la vita utilizzando la sua pistola d'ordinanza. Un colpo dritto al cuore. Dopo lo sparo sono intervenuti i colleghi, che hanno trovato il cadavere. Sono in corso le indagini degli agenti del commissariato di Siderno coordinati dalla Procura di Locri. Una lettera di scuse rivolta ai colleghi e ai familiari . Nella missiva, il cui contenuto non è stato reso noto, l'agente ha espresso solamente le sue scuse per la decisione di togliersi la vita. Sulle cause che hanno indotto Modica al suicidio sono in corso le indagini da parte degli agenti del commissariato di Siderno. Modica era sposato a padre di due figli. I colleghi lo ricordano come una persona tranquilla.

uoi sapere che sapore ha l'aria?....grandi boccate per riuscire a respirare. L'aria quando ti entra negli occhi, in quel momento li sai esattamente il sapore che ha...ma poi non sai descriverlo, perchè se ti fermi a ripensarci,se solo ci ripensi quello che ti viene alla mente è la disperazione cieca,la rabbia che non fa gridare,il nodo in gola le mani sudate che vorrebbero aggrapparsi a qualcosa,ma cedi,cadi dentro di te...a quando piccina quel giro tondo impazzito non era altro che un gioco,poi la terra è cascata sul serio e tu con lei. Chiudo gli occhi e provo a pensare cosa significhi perdere un fratello....poche parole per spiegare un dolore che non si fa raccontare,che ti muore in gola e tutto quello che vorresti dire e che non sai dire,che se solo le lacrime fossero parole, avresti scritto il libro più lungo e triste della tua vita. Ti mancano le parole, ti regalo le mie....perchè cosa si nasconde dietro al cuore impazzito di male io lo so... ...il fratello buono, sano intelligente che ti era stato concesso, il tuo amico fidato, l'uomo che mai ti avrebbe tradito improvvisamente sparisce dalla tua vita.....nessun sintomo e nessun avvertimento,il mostro si è presentato cosi al cospetto delle vostre vite, silenzioso e malvagio, come solo un mostro può essere.....ha apparecchiato la tavola con tutti i dolori e vi ha lasciati li, soli muti a fissarlo sbalorditi. Ti ha tolto un pezzo di cuore,un pezzo di te...ti ha lasciato l'amaro di medicine che non sono servite a placare la sofferenza, nè a strapparlo via dal suo corpo forte. Giro giro tondo, casca il mondo.....ma dove si va,quando si muore?....se il mondo è cascato, tutto questo incessante ronzio, tutto questo cielo, perchè non smette di esistere? Quando si muore non lo so dove si va, ma so dove si resta.....e tu,piccola sorella con gli occhi a forma di lacrima,porti quell'anima nella tua pelle,nelle tue vene,persino il tuo sorriso assomiglia al suo.... Quello che tuo fratello ti ha lasciato....è il bene prezioso dei suoi figli, lo stesso sangue che vi scorre nelle vene, sarà più forte di qualunque morte ingiusta, lui continuerà ad esistere, finchè il tuo ricordo sarà quel dolce sussurrare il suo nome, in mezzo alla terra che cade...il girotondo che vi ha visto bambini, non smetterà di essere la colonna sonora della vita di due fratelli che non si sono lasciati la mano e continuano a tenersela. Non so dove si va quando si muore, ma so dove si resta. Nel cuore e da lì non te ne vai mai.

CORRADO ROCCISANO

...il fratello buono, sano intelligente che ti era stato concesso, il tuo amico fidato, l'uomo che mai ti avrebbe tradito improvvisamente sparisce dalla tua vita.....

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Parlando

di...

SPORT

Si parla di mercato... Complice la sosta del Campionato per gli impegni della Nazionale, complice la primavera appena arrivata che porta sempre una ventata di novità, l'interesse dei tifosi e degli addetti ai lavori è rivolta al calciomercato, argomento che non conosce crisi. Prima di continuare nella lettura, per onestà intellettuale devo dirvi che, alcune notizie sono certe, nel senso che si parla di trasferimenti che al 99% andranno in porto, altre notizie invece sono rumors, che servono per stuzzicare la fantasia del tifoso o per nascondere i veri obiettivi. Iniziamo dalle notizie certe. L'Inter ha messo a segno cinque colpi: in difesa Andreolli e Campagnaro, in attacco Laxalt, Ruben Botta e Icardi. Ciò significa che i due reparti vedranno partire almeno due elementi e al momento gli indiziati numero uno sono Samuel, che probabilmente andrà a chiudere la carriera in Argentina e il connazionale Alvarez per l'attacco, poco adatto al nostro campionato, ma che ha molti estimatori in Europa, Premier su tutti. Da monitorare inoltre le condizioni di Milito, che nonostante sarà convalescente dal grave infortunio, dovrebbe comunque restare ad Appiano per fare da chioccia al giovane Icardi. Per quanto riguarda i rumors in casa nerazzurra, Branca e Ausilio hanno avuto un ritorno di fiamma per el Nino maraviglia, il cileno del Barcellona Sanchez, che sta soffrendo all'ombra di Messi. Un'altra big molto attiva sul mercato è il Napoli. Per rinforzare una rosa già competitiva, cioè per puntare con decisione allo scudetto, servono almeno 4-5 rinforzi, uno per reparto. Gioco forza De Laurentis sarà costretto a qualche cessione eccellente per fare cassa. E la cessione eccellente non può non essere quella di Cavani. Il presidente partenopeo ha fissato la base d'asta a settanta milioni. A queste cifre, qualora fossero vere, El Matador lascerà sicuramente l'Italia con Manchester City, Paris Saint Germain e Real Madrid probabili destinazioni. Il tesoretto della cessione dell'uruguaiano sarebbe prontamente reinvestito, come detto sopra, per puntellare i tre reparti. Per la difesa il nome caldo è quello del laziale Diakitè, ma si tiene sott'occhio anche il centrale dell'Udinese Benatia. A centrocamo si seguono Nocerino del Milan e Obiang della Sampdoria, mentre per l'attacco Muriel, Damiao e Sanchez, seguito anche dall'Inter, sono i possibili

sostituiti di Cavani. Oltre ai giocatori poi, bisogna vedere chi siederà sulla panchina azzurra il prossimo anno. La presenza di Mazzarri non è così certa, forse il suo ciclo sotto il Vesuvio è ai titoli di coda. Il tecnico livornese potrebbe approdare alla corte di Moratti, se il patron nerazzurro, al di là del terzo posto quasi impossibile da raggiungere, decidesse di non rinnovare la fiducia a Stramaccioni, e optare per un'altra rivoluzione in panchina. La Juventus andrà alla ricerca soprattutto di un attaccante da venti gol, quel top player che sta inseguendo da due anni. Si guarda sempre oltre Manica, e in cima alla lista di Marotta e Paratici ci sono Sanchez del Liverpool e Dzeko del Manchester City. Ma è delle ultime ore un forte avvicinamento della società di Agnelli nei confronti dell' ex Udinese Sanchez ora in balugrana, come scritto sopra cercato anche dall'Inter. Lasceranno sicuramente Bednenter, uno tra Matri e Quagliarella e forse anche Giovinco se si riuscirà a recuperare la cifra spesa nello scorso agosto per riportarlo a Torino. Al Milan si guarda con interesse alla prossima guida tecnica. E qui si apre un vero e proprio valzer: Allegri alla Roma, Montella al Milan il cui posto sarebbe preso o da Donadoni - anche lui accostatto ai rossoneri - o da Di Francesco, attuale tecnico del Sassuolo primo in classificain serie B. Se Allegri non va alla Roma, allora i giallorossi punterebbero su Pioli, su cui però c'è anche il Napoli se dovesse partire Mazzarri, Napoli però che non ha perso di vista Sannino. Ma non è solo da noi che si muovono le cose, ma anche all'estero ci sono delle notizie, che se confermate, creeranno parecchi scossoni. Ancelotti pare intenzionato a lasciare Parigi per prendere il posto di Mourinho al Real che farebbe il percordo inverso, portandosi dietro Cristiano Ronaldo. Le merengues sostituirebbero l'asso portoghese con la punat argentina del Manchester City Aguero, ma non credo che sia lui che Dzeko lasceranno Mancini, magari uno ma non entrambi. In Germania il Bayern Monaco del nuovo tecnico Guardiola ha come obiettivo Vidal e, ad un'offerta importante, la Juve lo lascerebbe partire, puntando tutto su Pogba. Che dire? Un ricco antipasto per quello che sarà il calciomercato estivo. Massimo Petrungaro

30° TURNO SERIE A ATALANTA

-

- FIORENTINA - SIENA INTER - JUVENTUS

CAGLIARI GENOA

LAZIO

-

CATANIA

PALERMO PARMA

-

UDINESE CHIEVO TORINO

-

ROMA

PESCARA

-

30-03-2013

SAMPDORIA

BOLOGNA

- MILAN 18,30 - NAPOLI 21,00

20 gol: Cavani (Napoli), 16 gol : El Shaarawy (Milan) 15 gol: Di Natale ( Udinese) 13 gol : Pazzini (Milan) Lamela (Roma) 12 reti: Jovetic (Fiorentina), Denis (Atalanta) 11 gol: Sau (Cagliari), Osvaldo (Roma), Gilardino (Bologna), Totti (Roma)

CLASSIFICA JUVENTUS NAPOLI

6 5 BOLOGNA PARMA 56 CAGLIARI MILAN 54 CHIEVO FIORENTINA 5 1 TORINO LAZIO 47 INTER 4 7 ATALANTA ROMA 47 GENOA CATANIA 45 SIENA -6 PESCARA UDINESE 41 SAMPDORIA 3 5 PALERMO

REGGINA

Oggi in casa con la Juve Stabia

35 35 35 35 35 33 26 25 21 21

essuna presentazione 'classica', ma fari puntati sull'importante sfida di campionato di oggi pomeriggio contro la Juve Stabia. I tempi ristretti imposti dal turno infrasettimanale hanno impedito alla società amaranto di presentare in modo canonico il neo-tecnico amaranto, alla seconda esperienza in riva allo Stretto. Venerdì scorso mister Pillon ha incontrato gli organi d'informazione presso la sala stampa del Centro S.Agata. Designato a dirigere la gara odierna sarà il Sig. Angelo Martino Giancola di Vasto. Assistenti del direttore di gara saranno i Sigg. Luca Segna di Schio e Alessandro Lo Cicero di Brescia. Quarto ufficiale, il Sig. Rosario Abisso di Palermo. Dopo la vittoria di Ascoli e l’eccezionale tripletta di Di Michele gli amaranto contano di battere la Juve Stabia. Braglia ha fatto le prove generali in vista della trasferta al 'Granillo', occhi puntati in particolare sul reparto arretrato. Il tecnico dei campani dovrà rinunciare a Figliomeni e Murolo, entrambi fermati dal Giudice Sportivo. La sostituzione dei due difensore rappresenterà l'unica preoccupazione di Braglia, l'infermeria infatti è vuota. Nessun problema invece per Pillon. Lo scorso anno, il primo successo stabiese in riva allo Stretto. In 10 sfide, la Reggina ha battuto i gialloblù 8 volte, compresa la semifinale-beffa del 93/94. lr

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la Riviera

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L’INTERVENTO

Mirarchi: "Ricominciamo a giocare a calcio. Prima di tutto calma, serenità e rispetto. Basta con il calcio parlato." Come ogni anno, quando i nostri campionati entrano nella loro fase decisiva, prende vigore il calcio parlato più di quello giocato. Polemiche, ricorsi, scontri verbali tra società che perseguono lo stesso obiettivo, attacchi agli arbitri ed alle istituzioni calcistiche danno l'idea di un mondo che tenta, in ogni modo, di crearsi un alibi ai probabili insuccessi piuttosto che profondere ogni sforzo, tecnico ovviamente, per raggiungere il risultato sperato. Questo e' quanto sta accadendo in questa fase della stagione sportiva; sembriamo più attenti, o distratti, da quanto accade fuori dal campo di gioco e sempre meno dalla volontà di verificare lo stato di forma dei nostri atleti, l'aspetto tattico delle nostre squadre, la capacità di vincere i nostri incontri all'interno del rettangolo di gioco. Sembra infatti che trovare scappatoie piu' o meno legali o alimentare polemiche e discussioni diventi a questo punto determinante

per sopraffare l'avversario di turno . Gli organi della giustizia sportiva, che ringrazio per la celerità con cui hanno operato, pare abbiano delineato con professionalità e competenza l'evolversi di una vicenda, quella legata ai tesseramenti, senza sconvolgere l'andamento dei nostri campionati con rispetto per il risultato conseguito sul campo. La Procura Federale, alla quale abbiamo sollecitato altrettanta celerità, chiarirà ulteriori eventuali responsabilità. Ed allora, definito anche questo aspetto, avverto la necessita' di richiamare alle proprie responsabilità gli addetti ai lavori ed i protagonisti del calcio dilettantistico. Calma, serenità e soprattutto rispetto. Calma, poiché comunque le somme si tirano alla fine del campionato ed il campo di gioco, e solo quello, sarà determinante per decretare vincitori e vinti. Serenità, perché occorre ricordare che si tratta di un gioco, bello e appassionante, ma pur sempre un

CLASSIFICA 32 N.GIOIESE 6 3 PAOLANA CASTROVILLARI 3 2 RENDE 56 GUARDAVALLE 4 9 BOCALE 31 ROCCELLA 4 8 SAN LUCIDO 2 8 SILANA 22 SOVERATO 40 ACRI 4 0 BRANCALEONE 1 4 ISOLA C.R. 34 SIDERNO 11 SERSALE 33 CATONA 33

DODICESIMA GIORNATA RIT. ACRI - CATONA BOCALE - BRANCALEONE ISOLA C.R. - GUARDAVALLE NUOVA GIOIESE - CASTROVILLARI SERSALE - SAN LUCIDO SIDERNO - ROCCELLA SILANA - PAOLANA SOVERATO- RENDE

gioco nel quale vincere non puo' essere l'obiettivo da conseguire ad ogni costo, ma il mezzo che ci permette di svolgere una importante funzione sociale. Abbiamo il dovere di trasferire i valori educativi che lo sport ci insegna ai nostri giovani ancora capaci di sognare un futuro da calciatori,

ed ai meno giovani, che forse questo sogno non lo hanno realizzato, ma hanno ancora voglia di giocare al calcio per passione e diletto. E soprattutto rispetto. Per le Istituzioni, per le Società ', per gli Arbitri, per le regole, rispetto tra calciatori e tecnici, tra noi dirigenti che, ognuno con propri ruoli e funzioni, quotidianamente e con sacrificio profondiamo il massimo sforzo per sostenere lo sport di base nella nostra difficile Calabria. Ricominciamo a giocare al calcio per divertimento, approfondiamo le nostre conoscenze dei regolamenti per non incorrere in errori determinanti, accompagniamo la crescita dei nostri ragazzi, rincorriamo anche la vittoria purche' lo facciamo lealmente, ma soprattutto divertiamoci e se non ci riusciamo, o non sappiamo farlo, dedichiamoci ad altro! Buon fine campionato a tutti. Saverio Mirarchi Presidente CR Calabria LND

CLASSIFICA 55 52 49 47 44 41 39 DAVOLI 36 GIMIGLIANO 3 5 TAURIANOV.

GALLICESE PALMESE GIOIOSA J. REGGIOMED. BIANCO M.GIOIOSA

RIZZICONI 35 POLISTENA 31 BOVALINESE 3 1 VILLESE 29 MONTEPAONE2 5 S. CALOGERO 2 1 REAL CZ -1 2

DODICESIMA GIORNATA RIT. BIANCO - RIZZICONI GIMIGLIANO- MONTEPAONE M.GIOIOSA - POLISTENA PALMESE - GIOIOSA J. REGGIOMED. - DAVOLI SAN CALOGERO - REAL CZ TAURIANOVESE - GALLICESE V.VILLESE - BOVALINESE

Sogno play off per il M.na diGioiosa

Campionato Giovanissimi. Alla Fossa dei Leoni il derby con la Juventina Siderno

Un punto a Davoli per continuare a coltivare il sogno Play Off. Il Marina di Gioiosa Jonica di Gianni Scigliano ci crede ancora. La formazione giallorossa dopo la sconfitta di Gimigliano a Davoli sabato ha dato segnali di crescita reagendo alla grande al doppio vantaggio Catanzarese e con Matteo Carbone che anche se inserito solo nella ripresa per via dei soliti problemi fisici che lo stanno tenendo fuori è riuscito quando Scigliano lo ha mandato in campo con due super prodezze a ribaltare il risultato per la sua squadra, ha conferma di come il Marina di Gioiosa non possa fare a meno del suo uomo migliore in questa stagione il capo cannoniere del torneo. Gianni Scigliano sentito telefonicamente nel dopo gara afferma: " Era fondamentale uscire con un risultato positivo da questa gara molto insidiosa , quindi il punto può essere accolto con un bel sorriso. In diverse occasioni durante la gara siamo andati vicini al vantaggio abbiamo sciupato tanto sullo 0-0 . Avremmo meritato l'intera posta in palio, ma il pareggio muove la nostra classifica e dà speranza all'intero gruppo. Play off sempre più lontani? Inutile fare calcoli: cerchiamo di fare più punti possibili, poi alla fine tireremo le somme. Fino a quando la matematica c'è lo consentirà abbiamo l'obbligo di provarci, e già nel prossimo incontro dopo la sosta Pasquale contro il Polistena cercheremo di fare risultato sperando in qualche

C’erano più spettatori per l’attesissima sfida tra le due regine del campionato giovanissimi, che non nelle partite casalinghe del Siderno. 3 a1 per la Fossa dei Leoni il risultato finale. Un tabellino che permette all’undici di mister Romeo di porsi al comando del girone scavalcando proprio la Juventina di mister Pedullà, che, tra l’altro, dovrà fermarsi per un turno. Due squadre forti, ma con un’impostazione di gioco totalmente differente. La Fossa ha mostrato collettivo, possesso palla, mentre la Juventina ha giocato di rimessa, contando molto sulla qualità dei singoli. Soprattutto su quelle palesi del numero dieci Riccardo Ocello che l’ha portata in vantaggio. Gol su rigore da parte dello stesso Ocello che se l’era pure procurato, dopo aver superato mezza difesa della Fossa con una accentramento da destra. La Fossa dei Leoni ha pareggiato quasi subito, grazie all’opportunismo di Artur Barbosa,

passo falso della formazioni che sono al di sopra di noi, dunque tenteremo il tutto per tutto da qui alla fine del campionato . I miei ragazzi ci credono e ci proveranno. La salvezza, il nostro principale obiettivo prefissato dalla società , l'abbiamo da tempo già raggiunto, ora siamo senza assilli e ci giochiamo queste ultime partite consapevoli di poter dire ancora la nostra. Questa pausa ci consentirà di recuperare definitivamente Matteo Carbone che sta recuperando dall'infortunio. La sua presenza in campo a tempo pieno potrà essere decisiva in questo finale di campionato che vogliamo chiudere dignitosamente. Il futuro di Scigliano sarà ancora giallorosso ? Con la società ho istaurato un bel rapporto ma non ho ancora deciso cosà farò in futuro ci sarà tanto tempo per pensarci , per adesso mi voglio solo concentrare al finale di questo torneo credo che aver raggiunto tutti insieme l'obbiettivo della salvezza che la società si è prefissato sia già un grande risultato perché raggiunto con oltre nove undicesimi del posto che si sono prodigati fin qui con grande determinazione dimostrando un grande attaccamento a questa maglia .Un grande plauso lo faccio ai nostri under che sono stati protagonisti di un ottimo campionato questo è sicuramente il miglior investimento in chiave futura di questa squadra del resto si parlerà al termine del campionato”. NICODEMO BARILLARO

centravanti che fa reparto da solo e che dà molta profondità ai neroverdi. Nel primo tempo bisogna anche segnalare un gol annullato per dubbio fuorigioco dell’esterno Domenico Tassone, ragazzo tecnico e di gran corsa. Nel secondo tempo gol del 2 a 1 di Cosimo Pagano, carattere, potenza e sensibilità col pallone. L’unico difetto: troppa,

veramente troppa, la distanza dal portiere avversario. La partita è stata chiusa dal tre a uno siglato da Domenico Tassone in contropiede . Gol nato da un’azione corale che giustifica gli spalti abbastanza gremiti in un derby tra giovanissimi, al cospetto di quelli vuoti dell’eccellenza cittadina. e.m.

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CULTURA E SOCIETÀ Ci scusiamo con i lettori, a causa di un errore tecnico, la scorsa settimana l’articolo di seguito è uscito incompleto. Lo ripubblichiamo per intero.

e

Lib ro di Chiara Trifilò

Caro Pinco Pallo Miei cari amici, torno da un viaggio di studio a Venezia e voglio raccontarvi una storia. La sera prima della partenza stipo il necessario per una settimana di viaggio in un piccolo trolley delle dimensioni richieste dalla compagnia “low cost” Volotea. Potete immaginare la scena: operazione valigia! Scelta dei vestiti: i più leggeri possibile. Antica tecnica dell'arrotolamento dei maglioni, per un ottimale recupero dello spazio. Poi riempire piccoli flaconcini di shampoo e creme varie. Scegliere il libro da imbarcare alla luce del peso del volume, e non dell'autore. Sedersi sulla valigia e chiudere la cerniera, tira da un lato, aggiusta dall'altro. Mettere la valigia sulla bilancia. Rannicchiarsi a terra per controllare dove arriva l'ago, nascosto dalle ruote del trolley. Ecco, lo sapevo: pesa troppo! Scegliere cosa togliere e cosa assolutamente no. In un bagno di sudore e verde come Hulk, cominci a bofonchiare frasi senza senso, a maledire tutte le compagnie low cost della terra e i viaggi d'inverno. Ecco, ci siamo: 8 kg precisi, più la borsa a tracolla (speriamo non pesino anche questa). Check in online e notte in bianco pensando: peseranno anche la borsa, me lo sento! Giorno dopo: aeroporto. Mi avvicino furtiva al check in, con la borsa a tracolla nascosta sotto il cappotto, e chiedo alle hostess della Volotea di controllare il peso della valigia: appena un chilo in più, ma la pancia del trolley scoppia e non entra nell'”affarino misura trolley”. Mi dicono: deve metterlo in stiva: 40. QUANTO? Il volo di sola andata era costato 94 (alla faccia del low cost), 40 sono un incremento del 50% sul costo del biglietto. Guardo le due con aria supplichevole e dico: «ma al gate hanno l'affarino misura trolley»? Mi dicono: «no, ma allora non sarebbe dovuta passare da qui, comunque faccia come vuole». Così decido di rischiare, pensando: al massimo la imbarco al gate e pago lì i 40 . Supero i controlli e mi metto in fila per salire sull'aereo. Al gate c'è la stessa hostess del check in, mi guarda con nonchalance e dice: deve imbarcare la valigia: qui al gate sono 60 euro. Non serve raccontarvi la mia reazione. Comunque sia, fuori di me, pago 60 , lascio il trolley panciuto e salgo sull'aereo. Prendo posto, ancora violacea e col fumo che esce dalle narici. La signora seduta al mio fianco parla al telefono in dialetto: «mi stavano per prendere la valigia e volevano 60 ! Ho gridato: ora faccio tornare tutti indietro e pesate tutte le valigie! Poi per fortuna è passato il direttore Pinco Pallo e l'ho chiamato. Mi ha riconosciuta subito e gli ha detto: fatela passare è la cugina di Tal Dei Tali. Meno male, va! Cose dei pazzi!». La tragedia di tutta questa storia è che la signora era pure una brava donna, semplice e di cuore, con cui, dopo un inizio di conversazione un po' turbolento, ho parlato con piacere dei giovani, del papa e del governo. Pier Luigi Musarò, sociologo contemporaneo, direbbe: “In un mondo che manca di certezze [e in cui le norme sono facilmente contrattabili, e non per tutti uguali, aggiungo io], è l'individuo che deve fare la fatica di ricomporre dentro la propria biografia le direttive che la vita sociale gli impone, con le sue esigenze di senso e di sopravvivenza”. A ognuno il suo metro di giudizio, ahimè.

La Settimana Santa cauloniese ILARIA AMMENDOLIA n’aria tenebrosa, un annuncio inquietante”O fratelli, o sorelle pensate che tutti abbiamo a morire-oggi siamo in figura domani in sepoltura”. E’ il cupo e lamentoso canto dei Pater Noster, tramandatoci dai nostri avi, che da millenni fa da sottofondo alle serate dei venerdì di Quaresima. Si ripetono da secoli i riti legati alla Settimana santa cauloniese, non del tutto uguali, sempre molto sentiti dal popolo, nonostante negli ultimi cinquanta anni le tradizioni abbiano risentito del progressivo spopolamento del sud. Da oggi, la domenica delle Palme, avrà inizio la Settimana Santa che esploderà il giorno di

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Pasqua con il rito della “Svelata”. Da stasera avranno inizio le tre serate, protagonisti saranno i confratelli dell’Immacolata e del Rosario, o meglio di jiusu e susu. Al tra-

montare del sole, inizia la solenne funzione nella Chiesa Matrice. Dal pulpito un predicatore rinnovando una tradizione millenaria minaccia le pene dell’inferno per i peccatori, e le bea-

titudini celesti per il popolo dei fedeli. Odore di incenso e di cera fusa si diffonde per le vaste arcate della chiesa matrice dove si snoda la “gira”. Seguiranno i giorni tristi della passione, quella del Cristo alla Colonna il mercoledì Santo, del Cristo nel “Sepolcro” la notte di giovedì e quella della Vergine per la morte del figlio la sera di venerdì. Tutto il paese è a lutto, durante le processioni si odono soltanto i lamentosi canti del “miserere” e qualche struggente marcia funebre. Infine, il sabato Santo è caratterizzato dal “Caracolo”. Per le viuzze del paese le statue protagoniste della settimana Santa, lasceranno le chiese per rappresentare i misteri dolorosi. Si inoltreranno nelle vie del paese percorrento tutto il centro storico, confluendo poi in Piazza mese dove verrà mimata la salita al Monte Calvario. Caulonia può essere orgogliosa delle sue tradizioni e deve continuare a costodire gelosamente, valorizzare e conservare in quanto patrimonio culturale di valore inestimabile per se e per i paesi della Calabria.

In esposizione a Torino le opere del calabrese Francesco Squillace

In scena “l’arte compenetrativa” Francesco Squillace è un artista calabrese natio di Riace. Sin dalla giovane età, a causa delle sue condizioni di salute, è costretto a passare le sue giornate fra le mura domestiche. Ed è proprio in quest'ambiente che prende forma la sua fantasia artistica. Dopo essersi diplomato al Liceo Artistico di Siderno, frequenta i corsi di pittura presso l'Accademia delle Belle Arti di Reggio. Terminati gli studi, inizia un lungo percorso di riflessioni mentali che, attraverso un caparbio lavoro di ricerca e una costante sperimentazione, lo porta ad acquisire molteplici esperienze nel campo artistico. La tecnica dell'operare artistico di

Squillace nasce da alcune convinzioni artistiche che portano al concetto di “ARTE COMPENETRATIVA”che sarebbe il fondere le due anime dell'arte, pittura e scultura, che si amalgamano perfettamente. Recensioni su importanti testate giornalistiche e varie mostre nelle grandi città italiane hanno riguardato Francesco Squillace. L'ultima tappa di una Rassegna d'arte contemporanea ci sarà dal 26 marzo al 13 aprile a Torino in piazza Solferino. Per saperne di più sull'artista o per vedere le sue prossime mostre potete visitare il suo sito personale www.artistica.it

NUOVI ORIZZONTI SPETTACOLI

Eletta la nuova L’arte figurativa di Piero Perpiglia presidente LA CALABRIA E I SUOI ARTISTI

Nasce e vive a Bagaladi, ha 42 anni e ha fatto della sua passione un'arte. Stiamo parlando di Piero Perpiglia, un giovane artista che vanta numerose esperienze nel campo artistico. Diplomatosi presso il Liceo Artistico Statale a Reggio Calabria, nel 2001 consegue la Laurea presso l'Accademia delle Belle Arti e durante i suoi studi non perde tempo ed espone le sue opere nella Biblioteca comunale del suo paese. Tra il 1997 e il 1999 ha partecipato ad un concorso di estemporanea di pittura in occasione della Festa del Gonfalone. La sua specialità è l'arte figurativa; tra le sue opere si possono ammirare i volti di Madre Teresa di Calcutta, Papa Giovanni Paolo II e San Gaetano Catanoso. La tecnica che predilige è

olio su tela e ultimamente si cimenta nella pittura su tavola che è un'antichissima tecnica pittorica che lo affascina da sempre. Nel 2011 partecipa, con le sue opere, alla Mostra di Inaugurazione di Palazzo Misiano, a Bagaladi, organizzata dal Comune per valorizzare gli artisti locali. Al momento Piero Perpiglia è impegnato in un progetto per la realizzazione di una pala d'altare in legno che ha come tema “La deposizione di Cristo”, opera che sarà destinata alla Cappella del Cimitero bagaladese. Piero è un artista versatile, capace di creare tele di altissimo valore artistico. Il messaggio dei suoi lavori è un messaggio di vita, di amore, di sensualità dei gesti e rispecchia la perfezione dei lineamenti. Maria Cristina Condello

NUOVI ORIZZONTI SPETTACOLI presenta la nuova stella del gruppo la giovane sidernese Cristina Rigano che coprirà nel gruppo il ruolo di Presidente e presentatrice.La giovanissima farà da supporto al gruppo cercando di incanale le idee e la forza dei componenti verso la stagione 2013. Primo appuntamento con l'evento VOCI E DANZE DI PRIMAVERA che si svolgerà a Gioiosa e a Siderno nel mese di aprile. Adesso dopo le cariche formate dalla presidentessa presenteremo tramite l'emittente televisiva TeleMia e il quotidiano La Riviera il nostro programma eventi promuovendo tutte le nostre uscite da protagonisti. Un in bocca al lupo al Presidente e a tutti i componenti del gruppo e un saluto particolare all’associazione COMMA3 di Gioiosa Jonica che si dedica ai bambini diversamente abili a cui il nostro gruppo da anni è molto vicino. Antonio Marchioni e il presidente Cristina

DOMENICA

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Territorio, cultura e legalità

Il connubio tra sacro e profano diventa anche recupero delle tradizioni artigianali

Successo a Roghudi per il premio “ O Nostos”

“Li Parmi di Bova”

Grande successo per la prima edizione del premio “O Nostos”. Molte le personalità presenti al convegno che hanno ricevuto il riconoscimento, indetto, dall’associazione Associazione Ellenofona “Paleaghenea” di Roghudi per essersi distinti, nel campo sociale, politico, scientifico, artistico e letterario “per il fondamentale contributo dato allo sviluppo civile, culturale, sociale ed economico della nostra Terra”. Il presidente dell’associazione Mario Maesano ha aperto i lavori parlando del ruolo che tutte le associazioni e gli enti devono svolgere per il bene del territorio. Maesano ha affermato che “occorre uno scatto di tutta la società civile, delle forze politiche e sociali, del mondo del sapere e dell’associazionismo per una forte mobilitazione”, isolare quanti coltivano, ancora, il proprio orticello da determinare una cultura arrogante che uccide le intelligenze, l’etica delle relazioni, il senso civico, la speranza e la possibilità di una società legale basata sul rispetto delle norme vigenti nel nostro Paese Italia. Adesso è arrivato il momento di agire e subito”. I vari premiati hanno ringraziato i presenti durante il convegno dal tema “Territorio, cultura e legalità: verso un nuovo modello di sviluppo economico e sociale”. Il premio è un’imponente riunione che porta in piazza le tradizioni, gli stili di vita, il passato e il presente dei popoli della Calabria greca e romanza, che hanno fatto la storia del nostro paese. Durante la serata, moderata da Francesco Iriti, direttore responsabile del giornale on line www.ntacalabria.it, sono stati premiati il Luogotenente Cosimo Sframeli, il Maresciallo Ordinario Francesca Parisi, assente giustificata (ha inviato in una lettera i suoi ringraziamenti), il fisico Salvatore Fazio (ha ricevuto sua madre), i professori Francesco Manganaro e Angela Misiano, Giuseppe Toscano, Presidente Pro-Pentedattilo Onlus, l’Associazione “Laurentianum” , Don Giovanni Zampaglione, la dottoresssa Anna Maria Borrata, l’ing. Agostino Nicola Silipo, il gruppo etnico dei Megali Ellada, la poetessa Rosy De Fazio, Maurizio Albanese, presidente dell’Associazione Angeli Bianchi Onlus.

ELEONORA IARIA

orna anche per quest’anno il suggestivo appuntamento con la una rituale processione della Domenica delle Palme di Bova che si snoda per i stretti vicoli di uno dei Borghi “Gioiello d’Italia”. Il sacro e il profano, il fuoco e l’acqua, i fiori e le primizie di stagione, la fertilità e poi ancora quell’aspetto squisitamente rituale che inizia con i laboratori per la costruzione delle palme e termina con la processione e lo smembramento delle steddhi nella centralissima piazza Roma. Anche per quest’anno dunque si ripropone un rito antichissimo che oggi rappresenta un appuntamento di assoluto richiamo regionale. Ma come dicevamo, la rituale processione di cui cercheremo di capire meglio il significato, rappresenta solo la parte finale di un percorso lungo ed impegnativo che vede impegnato quasi tutto il paese in laboratori dove attraverso il sapiente intreccio delle foglie d’ulivo si da vita alle ormai famose figure femminili che molti si ostinano a chiamare pupazze, altri, i più anziani, ricordano col particolare nome di Maddamme, legato ad una nènia rituale “Iornu di li Parmi vestìmu li Maddàmmi, li portamu in processioni cu tanta devozioni”. Pupazze o Maddamme che dir si voglia, le giunoniche figure dal forte significato metaforico rimangono sempre per tutti “Li Parmi di Bova”. Il paziente lavoro di intreccio delle foglie di ulivo intorno ad un asse di canna ci consegnano la riproduzione di suggestive figure femminili di diverse dimensioni , abbellite ed adornate con fantasia con fiori di campo, frutta fresca e primizie. Lo spettacolo offerto dalla

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processione delle “statue vegetali” che attraversano le suggestive viuzze di Bova, diventa non solo una sfilata di forme e colori ma anche un chiaro ed inequivocabile segnale ai tanti visitatori che ormai da anni hanno riscoperto il rito coniugando l’appuntamento con la sacralità, alla riscoperta di un luogo tra i più suggestivi dell’intera Regione. Il messaggio come dicevamo è chiaro, il tentativo ben riuscito era ed è quello di rivitalizzare un culto antichissimo, emblema di queste latitudini profondamente mediterranee facendolo diventare occasione di promozione e divulgazione del patrimonio bovese che diventa fruibile a tutti. Alcuni usano collocare la “steddha” benedetta all’interno del proprio podere come auspicio ben augurante, altri la

portano in casa dove rimane per tutto l’anno, ma c’è anche chi, ed ecco riaffiorare il cunnubio tra sacro e profano, usa le foglie benedette per “spumicari”, per togliere il malocchio. La ricetta, ormai per Bova ampiamente collaudata, consiste dunque nella rivalutazione del patrimonio storico e culturale come grande attrattore, e nel caso delle palme, il tutto viene unito ad un’importante attività manuale – artigianale che viene trasmessa ai più giovani scongiurandone così l’estinzione. La solenne benedizione e lo smembramento delle componenti, le “steddhi” con la successiva distribuzione gli astanti, saluta idealmente l’avvento della Primavera rimandando al prossimo anno con un buon augurio .

MOSTRA PERSONALE DI MARIAGRAZIA COSTA

“La soglia del visibile” Giovani esordienti

Un Mimmo Cavallaro d’epoca

Dopo "Synthia", la mostra personale di Gennaro Branca, la Libreria Arcade Book and Look di Catanzaro propone un nuovo progetto espositivo che avrà come protagonista Mariagrazia Costa. L'esposizione, intitolata "La Soglia del Visibile", verrà inaugurata Giovedì 28 Marzo, alle ore 18:00, presso gli spazi della Libreria e resterà aperta fino al prossimo 27 Aprile. In mostra sarà possibile ammirare una ricca antologia di dipinti, disegni e sculture che testi-

moniano le ultime tappe della ricerca della giovane artista catanzarese che, di recente, ha concluso i suoi studi presso l'Accademia delle Belle Arti del capoluogo calabrese. Partendo da un linguaggio che unisce elementi propri dell'arte informale e figurativa, con i

suoi lavori, la Costa effettua una profonda riflessione sull'uomo, la sua condizione contemporanea e il suo dialogo con l'esistente. Come ha sottolineato Gregorio Raspa, il curatore della mostra, "ciò che colpisce nella pittura della Costa è il processo di miniaturizzazione dell'uomo nella vastità dell'ambiente, una scelta iconografica, carica di significati simbolici, che costringe l'osservatore a rivedere la relazione tra l'immanente e il "potenziale". Un'azione, quella appena

descritta, direttamente ispirata dalla volontà dell'artista di suggerire un ribaltamento del rapporto, troppo spesso falsato, tra il materiale e il trascendentale e indurre all'impossibile esercizio di "misurazione" dell'universo. Un'attività utopica, dalle ambizioni romantiche che, se approcciata, costringe ad un necessario ridimensionamento dell'uomo e del suo frenetico agire. La mostra sarà visitabile dal Lunedì al Sabato, dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 16:30 alle 20:00. LR

“Il cinema autoprodotto della Locride”

È stata scattata a Caulonia nel 1999. Il signore a sx con la chitarra viveva a Caulonia e nessuno sapeva che suonasse la chitarra battente e lui faceva di tutto per non farlo sapere. Per un periodo ha suonato anche con Mimmo e Fabio Macagnino. Foto di Angelo Maggio

Giovedì 28 marzo alle ore 15:30 al Cinema Vittoria di Locri è prevista in prima visione assoluta la proiezione del film “VITE VENDUTE”. Un film scritto da Sonia Real e diretto dal neo regista portigliolese Pino Gambardelli. Il film autoprodotto dalla “Coop Calabria Film” è stato girato inte-

ramente nella locride con interpreti non professionisti e tutti della locride, con la sola partecipazione straordinaria dell'attore catanzarese Paolo Turrà. Le location del set sono state Ardore M., Bianco, Locri, Moschetta, Marina di Portigliola, Siderno Marina e Portigliola. Al centro DOMENICA

della storia del film “Vite Vendute” si racconta il dramma della nostra gente senza certezza di un futuro migliore, un susseguirsi di colpi di scena ad alta tensione criminosa con una realtà sempre più vicina(dei baby killer). Ma volendo può essere anche un momento di riflessione e di denuncia.

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Prossima cattura, la balena di Pinocchio

Cosa starà pensando Ercolino ???

Sidern nuov

Giovane interista cambia squadra Attenti a questi due...

Il consiglio del giorno di Tonino: “Non veniti u cercati sordi ca vi pig...ed anche a questi altri due ghiu cu nervu”

Undice ni mos sentiam

Il cuore del vecchio comitato

MESSAGGI NEL TEMPO di Daniela Ferraro

L’arte della ceramica in Gerace La presenza dell'attività di “cretari” in Gerace trova una sua prima attestazione già in era angioina (XIV sec.). Ma fu , senz'altro, a partire dal XV sec. e, cioè, in età aragonese, che si può parlare di una vera e propria fioritura di quest'arte favorita dalla presenza in loco di un'attiva e laboriosa colonia ebraica. Operavano, allora, gli “argagnari” all'interno delle mura della città per le cui vie accendevano, sia in estate che in inverno, i loro fuochi per la cottura delle “argagni”. Col tempo, però, questa attività divenne causa di preoccupazione non indifferente presso i Geracesi per via degli incendi che, fatalmente, potevano divampare all'interno dell'abitato. Tale diffuso timore trovò espressione nei 47 capitoli che la cittadinanza presentò al duca Consalvo di Cordova in occasione della sua visita a Gerace. Il 45° capitolo, in particolare, richiedeva espressamente che i maestri vasari tenessero le potiche fuori dalla città e i forni per la cottura nel

Piano di Santa Maria. Il duca non esitò a soddisfare tale richiesta anche perché il numero dei figuli era già tale da permettere la nascita di un intero quartiere artigiano fuori dalla città e questo avrebbe aperto, senz'altro, anche ampie prospettive di un ulteriore, vantaggioso sviluppo economico sia a livello tecnologico che produttivo. Correva l'anno 1549 e già operavano in loco figuli di ampia rinomanza quali il maestro Bartolomeo Amellino e il maestro Domenico Cama. Le fornaci di quest'ultimo non producevano più semplici stoviglie bianche bensì vasellame policromo. Risalgono pure alla fine di questo secolo alcune mattonelle della pavimentazione della chiesa di San Francesco, opera, senz'altro, dei maestri locali e le piastrelle della cattedrale di Gerace che rivelano una squisita impronta valenziana. Nel XVII secolo l'arte dei figuli geracesi andò esprimendo nomi di ancora maggiore rilievo come quelli di Iacopo Cefalì e

Giuseppe Piraina, maestri nell'arte della maiolica d'impronta veneziana e provenienti, ambedue, da “Nicastro la felice”. Queste maioliche meridionali di raffinata qualità godevano di larga rinomanza in tutta la penisola: notevole era l'ornato a vivaci motivi floreali con medaglioni recanti profili o figure diverse le cui peculiarità cromatiche corredavano, tale produzione, di una decisa nota di originalità. Nel XVIII secolo i ceramisti operanti in Gerace andarono sempre più diminuendo di numero e già nel corso del XIX secolo la grande stagione artistica si avviava ad una decisa decadenza. Alle ceramiche finemente lavorate vennero gradualmente sostituendosi semplici stoviglie di uso pratico o più economiche ceramiche “ingabbiate” (con semplice rivestimento di caolino). Le necessità pratiche e le diverse richieste di mercato avevano avuto la prevalenza offuscando la produzione artistica di uso ornamentale.

CONGRATULAZIONI La redazione de “La Riviera” si congratula con il neo dott. Fabrizio Monteleone che lo scorso mercoledì 13 marzo 2013 ha conseguito, presso l'Università della Calabria, la laurea in Economia aziendale (indirizzo “Banca e Finanza”) con il voto di 110 e lode, presentando alla commissione esaminatrice una tesi di laurea dal titolo: “Il rischio di liquidità in banca: una verifica empirica sulla correlazione tra indici di liquidità e di redditività nell'ambito delle BCC calabresi”. Augurandogli una carriera professionale ricca di soddisfazioni, lo salutiamo cordialmente. DOMENICA 24 MARZO

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no: Una nuova buca o un vo cratere vulcanico ???

esima settimana! Le immagistrano il disastro! Vediamo, mo e parliamo!

Diego Cataldo e Gegè Reitano, Due numeri uno !!! il fratello del grande Mino

Cosa vuoi di più dalla vita??? Un “Lucano”

LOQUI E SPROLOQUI di Filomena Cataldo

La controriforma si fa in Italia. In Calabria la riforma Nella puntata di Presa Diretta di domenica 17 marzo, intitolata Controriforma, si discuteva sul mancato obiettivo migliorativo della Riforma Fornero; per intendersi quella riforma che avrebbe dovuto agevolare le assunzioni, stabilizzare i precari e rendere così più flessibile e conforme agli standard europei il mercato del lavoro. Tutto ciò sembra essere rimasto solo nelle intenzioni perché, di fatto, in Italia, da meno di un anno, la disoccupazione è salita quasi al 12 per cento e sono molti i giovani e non più giovani che si ritrovano senza alcuna occupazione. Non si parla più, ormai, di prospettiva, ma di occupazione per vivere dignitosamente il presente. Di giorno in giorno. La terra d'Italia è gravida di precari ma pare che in Calabria le cose vadano diversamente. Diceva, appunto, Presa Diretta, senza prese per altre direzioni. Il caso dell'ALMAVIVA CONTACT, l'azienda di callcenter che chiude in altre parti di Italia per “improduttività”, è diventato strano all'apertura di una sede a Catanzaro, con almeno duecento persone assunte a salario più basso. Interessante la conditio sine qua non per cui dal non investire in Calabria si è passati ad investire per il costo del lavoro più basso. La

realtà dei call center calabresi appare davvero vergognosa, si parla anche di qualche euro all'ora e di fissi non sempre garantiti o calcolati sui generis. Già da tempo l'attenzione è posta su queste realtà che, tuttavia, sembrano non omogenee nella vergogna. La società Call&Call Lokroi ha addirittura provveduto a stabilizzare alcuni dei suoi dipendenti. Sintomo di riforma? Può darsi, tanto che la signora Camusso, qualche mese fa, ha chiesto di ampliare la realtà dei call center in Calabria. Si spera almeno che lo abbia fatto ignara della conditio sine qua non.

Pasquale e Nino il dolce e l’amaro

A.A.A. Principe azzurro cerca principessa che lo liberi da incantesimo.

Tantissimi auguri a Manuele e a Edda per il loro 50esimo anniversario di matrimonio...Con immenso affetto i vostri figli,generi e nipoti

In Trentino una via dedicata a Francesco II di Borbone. E al Sud? Poco o nulla FRANCESCO II DI BORBONE

La toponomastica, spesso, è specchio della storia o almeno di chi la scrive. E la storia, nel caso del Risorgimento italiano l'hanno scritta i vincitori. Così ci troviamo in tutte le città vie e piazze dedicate a Vittorio Emanuele, alla Regina Margherita e a uno stuolo di Savoia. Poco o nulla, invece, per i vinti che, nel nostro caso, sono i Borbone che l'Italia postunitaria ha voluto far dimenticare, come se si fossero macchiati di crimini indelebili. L'unico torto della casa reale partenopea è stato trovarsi al posto (leggi trono) sbagliato nel momento sbagliato, subendo una guerra non dichiarata che ha portato alla cancellazione di uno Stato sovrano. Salvo casi eccezionali, non una strada è stata dedicata a Francesco II e sua moglie Maria Sofia, che strenuamente hanno difeso fino all'ultimo la roccaforte di Gaeta dall'assedio barbaro delle truppe del generale Cialdini. Con sorpresa, però, si scopre che in Trentino Alto Adige, per la pre-

cisione ad Arco, c'è una via intitolata proprio a Francesco II di Borbone. In questo paesino che oggi conta circa 18mila anime, in provincia di Trento, è morto il 27 dicembre 1894 l'ultimo Re di Napoli. Qui veniva a trascorrere lunghi periodi per sottoporti a cure termali. Al Sud, da una prima ricerca, risulta solo una piazza intitolata a Francesco II a Castelvetrano, in provincia di Trapani (mentre alla moglie Maria Sofia è stata dedicata una via vicina). Purtroppo anche questo testimonia come la storia di Italia sia stata falsata e, ancora oggi, non si ha un ricordo del tutto alterato di come siano andate davvero le cose. Francesco II si sentiva napoletano e, fino all'ultimo, ha cercato di salvare la sua Patria. Non era il franceschiello propaganda dei Savoia, era un giovane che con coraggio e passione ha onorato la bandiera del suo regno. Ma l'Italia ricorda solo una parte della storia, quella che con violenza e inganno ha unito lo stivale. Short URL: http://www.ilsud.eu/?p=3050 DOMENICA 24 MARZO

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