Ticino 7 N16

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Leventina. Una storia di cartoline

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Genti e voci dalla montagna

“Il nostro paese è costruito secondo le abitudini dei montanari di un tempo, con le case in gruppo serrato: sceglievano il posto fuori dei canali al riparo del bosco, e lì costruivano fitto. Un tempo, ci dovevano vivere fino a cinquecento persone, divise nelle quaranta case che ci sono. (...) Ora siamo rimasti in pochi, forse un mio coetaneo fuori nella California discende da uno che andò via dalla casa in faccia alla nostra, e del nostro paese non sa magari nemmeno più l’esistenza: siamo in sessanta, poco più del numero delle case. Di qualcuno giù in fondo al paese si sa quasi meno che se stesse fuori in Francia, almeno di là scrivono per i morti e per le feste. È così, in autunno comperiamo lo zucchero e la farina, il resto è tutta roba nostra, usciamo di casa a spazzare un po’ di neve per andare dalle galline, o nella legnaia, o nel fienile. La domenica, se si può, scendiamo

fino al borgo, giù dove la valle si allarga e comincia il piano, ascoltiamo la messa e comperiamo un gerlo di pane. Dopo la messa, ci fermiamo a sentire le novità da quelli del borgo. Ma ora è un pezzo che non si vedono più quelli della bassa. Quest’anno va a finire che non saliranno più da noi nemmeno il sabato grasso per il falò e per vedere la capra matta. Gli altri anni, partivano in gruppo dalle loro case, in silenzio, studiando il passo nella poca neve, come vecchi che andassero alla messa di mezzanotte, e solo a trenta metri da noi mettevano le loro maschere di stoffa, entravano con un inchino esagerato e ballavano a rischio di far crollare il pavimento delle nostre case vecchie”.

Da L’anno della valanga di Giovanni Orelli (1965; Casagrande 1991).

sabato 22 aprile 2023 1 Ticino7 numero 16 A CURA DELLA REDAZIONE

Storie di valle (e dal passato)

I lineamenti talvolta morbidi, talvolta aguzzi che lassù tracciano il confine tra il cielo e la terra li conosce quasi a memoria. Perché sono quelle montagne, quelle del massiccio del San Gottardo, che spesso hanno fatto da sfondo alle cartoline che per decenni hanno portato in tutto il mondo i saluti della gente che da qui è transitata. Cartoline che Edo Borelli – e prima di lui papà Willy, e ancor prima lo zio Arnoldo – ha realizzato...

Oggi, di cartoline, alla Foto Borelli non se ne fanno praticamente più: “Al punto che se dovessi produrne di nuove, ora sarei quasi in difficoltà, perché anche le ditte specializzate nella stampa offset stanno scomparendo o riorientandosi su altri mercati”, premette Edo Borelli. E, in fondo, anche il suo negozio nel tempo si è riorientato: “Negli anni Ottanta, all’attività prettamente legata alla fotografia, ho affiancato la vendita di orologi che, complice il calo generalizzato del settore della fotografia conseguente all’avvento del digitale, è diventata l’occupazione principale del negozio. Anche perché non mi sono limitato alla vendita, cercando di specializzarmi nella manutenzione e nelle piccole riparazioni degli orologi”. Ancora oggi, che di anni ne ha 76, un giorno alla settimana Edo apre le porte del suo negozio per questo genere di lavori, “e c’è sempre una gran fila in attesa: tutti bene o male hanno a casa orologi che necessitano di qualche manutenzione!”.

Per parenti e amici

Torniamo però alle cartoline. Iniziando dalle prime realizzate col marchio di Foto Borelli... “Stiamo parlando dei primi anni del Novecento. Foto Borelli non nasce però come negozio di fotografia: inizialmente Arnoldo, lo zio paterno di Edo, apre una cartoleria-libreria; nel suo inventario già figurano le cartoline, ma per realizzarle a quei tempi doveva far capo ad altre persone. È un’attività molto ristretta: in genere, i paesaggi sono quasi esclusivamente legati alle montagne del San Gottardo”. La vera svolta arriva quando Arnoldo, dopo la Prima guerra

sabato 22 aprile 2023 2 Ticino7 REPORTAGE DI MORENO INVERNIZZI; © FOTOGRAFIE © ARCHIVIO FOTO BORELLI
Una foto d’epoca di Casa Borelli, lì dove è iniziata l’attività (oggi nota come Casa Fiüra). La ‘Cartolina n. 1’, stampata ancora come ‘Edizione Libreria, Airolo’. Edo Borelli nell’attuale negozio di Airolo.

il 12 agosto 1912.

mondiale, va a Berlino per un corso di specializzazione in fotografia all’Agfa. “Rientrato ad Airolo, ha poi deciso di mettere in pratica quanto appreso; nasceva così il vero e proprio Foto Borelli. Nel negozio-laboratorio si faceva un po’ di tutto, dallo sviluppo ai ritratti, sebbene a quei tempi i servigi del fotografo erano richiesti unicamente per le occasioni speciali: i ritratti di famiglia erano quasi un lusso…”.

Diverso è il discorso legato alla cartolina: “Il turismo era un fenomeno molto presente anche a quei tempi. E il San Gottardo già allora era un punto di passaggio per i vacanzieri, anche perché di tunnel non ce n’erano: l’unica strada era quella che passava davanti all’ospizio. E tutti quelli che transitavano da lì, o quasi, lo facevano con la voglia di comunicare a parenti e amici che stavano andando a godersi qualche giorno di vacanza: la cartolina classica illustrata con i saluti dal San Gottardo era una sorta di rituale. C’erano turisti, italiani in particolare, che inviavano venti, trenta o più cartoline in una volta sola. Nelle stagioni più fortunate, negli anni Sessanta e Settanta, al chiosco dell’ospizio San Gottardo vendevamo migliaia di cartoline per soggetto; oggi, oramai, questo genere di mercato è praticamente stato azzerato”.

Paesaggi e non solo Arnoldo Borelli va avanti con la sua attività in proprio fino al 1935, quando il Willy Borelli (il padre di Edo), di rientro con la famiglia da Lucerna decide di affiancarlo nel lavoro. “Nato nel 1914, mio padre a Lucerna aveva assolto il tirocinio di fotografo. Fino al 1948 il negozio resta nella sua sede originale, in fondo alla strada che scende dal municipio. Poi, quando Arnoldo, ormai in età di pensione, cede l’attività a Willy, Foto Borelli trasloca nei locali acquistati e adattati da mio nonno Leopoldo, con annesso il cinema (che abbiamo sempre dato in gestione a terze persone) e l’omonimo ristorante-pizzeria, aperto nel 1935 (dato in gerenza dal 1948 in poi). Da quel momento l’attività del negozio Foto Borelli decolla in tutto e per tutto. Arriva la prima automobile, e con questa il raggio d’azione si allarga: a quel punto diventa possibile realizzare fotografie un po’ dappertutto (prima i pochi spostamenti venivano fatti in bus o con il treno). “Con l’auto, Arnoldo e Willy prima, e io in seguito, il Ticino, e in particolare il Sopraceneri, l’abbiamo girato tutto. Da Airolo alla Valle Onsernone, dalla Val Morobbia alla Val di Blenio…”. A volte si parte cercando il soggetto, pianificando le varie tappe in funzione dello spostamento del sole; altre volte, invece, queste ‘missioni’ vengono… commissionate... “In Valle Onsernone, a Russo, c’era per esempio un parroco che ci chiamava per realizzare una serie di foto alla chiesa, e a diversi altri edifici che ci indicava la gente del posto. Allora capitava che si stesse lì una giornata intera e ci si dedicasse a panorami, ma pure a queste costruzioni”.

Deformazione professionale

Il panorama più ricercato tra i turisti per i loro invii? “Come già detto, le montagne del San Gottardo, senz’ombra di dubbio”. Confrontando le cartoline di ieri e quelle di oggi, però, ci si accorge anche che il panorama è mutato parecchio: “Con gli anni sono naturalmente cambiate parecchie cose. Pensando unicamente ad Airolo, è per esempio arrivata la prima funivia Airolo-Sasso della Boggia, poi oggetto di un sostanziale lifting nella seconda metà degli anni Ottanta; e poi hanno aperto il tunnel autostradale…”. Meglio l’estate o l’inverno per i panorami? “Pensando ai turisti, l’estate era sicuramente più interessante per realizzare le cartoline; il turismo invernale, per rapporto, a occhio e croce rappresentava un decimo rispetto a quello estivo”.

E il panorama più bello che Edo Borelli ha ammirato o che gli piacerebbe ammirare su una cartolina? “Essendo nato e cresciuto in una regione come quella di Airolo e dell’Alta Leventina, non posso non amare le montagne, perciò mi affascinano tutte le cartoline con un paesaggio montuoso; penso per esempio alla catena dell’Himalaya. Ammetto che, complice la mia deformazione professionale, guardo alle altre cartoline con occhio critico: se il prodotto è scadente… tanti saluti alla cartolina, anziché al destinatario!”.

UNA STORIA FAMILIARE

LA FOTOGRAFIA, PER EDO BORELLI È UNA SORTA DI VIZIO DI FAMIGLIA. COMINCIATO CON LO ZIO PATERNO ARNOLDO, POI TRASMESSO AL FRATELLO WILLY

E DA ULTIMO, APPUNTO, AL NIPOTE EDO. “ IN TUTTA FRANCHEZZA NON HO MAI PENSATO DI FARE

ALTRO. ANCHE PIERO, IL MIO SECONDOGENITO, ERA INTENZIONATO A SEGUIRE LE MIE ORME, MA CONSIDERATO IL CALO DELL’ INTERESSE NEL CAMPO DELLA FOTOGRAFIA

E DELLE CARTOLINE, L’ HO ORIENTATO SU ALTRE STRADE ”

CLASSE 1946 E ORIGINARIO DELLA VAL BEDRETTO, EDO BORELLI È NATO E CRESCIUTO AD AIROLO DOVE, ORA CHE SI È TRASFERITO A BRIONE SOPRA MINUSIO, TORNA

UN GIORNO ALLA SETTIMANA PER APRIRE IL SUO NEGOZIO

E SERVIRE L AFFEZIONATA CLIENTELA. SPOSATO NEL 1975

CON BRIGIDA (“ MA TUTTI LA CONOSCONO COME ‘ BICE ’”), OLTRE A PIERO (CLASSE 1984) È PADRE ANCHE DI LEO (1980). ASSOLTO IL TIROCINIO NEL NEGOZIO DI PAPÀ, NEL 1966, LO AFFIANCA A PIENO TITOLO.

sabato 22 aprile 2023 3 Ticino7
Edo Borelli in uno scatto del 2006. Anni Quaranta: Willy Borelli durante la ripresa del film su Piora con una macchina Bolex H16 mm. Airolo, bagno estivo sulla ‘spiaggia’... Airolo, Via San Gottardo 31 dove è stato trasferito il negozio nel 1948 e dove è presente ancora oggi. Retro della cartolina della Stazione FFS (vedi pagina accanto) spedita da Airolo Ossasco, anni Trenta: il forno a legna della famiglia Leonardi. Arnoldo Borelli mentre ritocca dei negativi.
“(...) la cartolina classica illustrata con i saluti dal San Gottardo era una sorta di rituale”
sabato 22 aprile 2023 4 Ticino7 Raggiungi tutto il Ticino con 4 pubblicazioni al prezzo di 2 Approfitta delle 4 tirature aumentate nel Sottoceneri e Sopraceneri + Abbonati regolari 60’000 copie distribuite a data Via Ghiringhelli 9 6500 Bellinzona T +41 91 821 11 90 pub@regiopress.ch regiopress.ch laregione 02.05.2023 28.09.2023 60’000 copie Sottoceneri 27.04.2023 03.10.2023 60’000 Sopraceneri copie

Dormire è un’arte!

Riposare meglio, e di più, salvaguarda la nostra salute e migliora la qualità della nostra vita. Ecco alcuni consigli per un buon sonno.

Un buon riposo notturno è un vero e proprio toccasana per il nostro corpo e per la nostra mente. Eppure, il sonno oggi viene trascurato, ridotto spesso a un disturbo all’interno di una esistenza che deve essere attiva e produttiva. Vale il motto “chi dorme non piglia pesci” e le più recenti ricerche ci dicono che il riposo notturno si è ridotto di circa 40-60 minuti al giorno rispetto a una quarantina di anni fa. Insomma, una bella dormita pare un bel ricordo del passato anche se proprio dormire bene è fondamentale per stare bene e per “pigliare più pesci”. Il riposo notturno è una fase di laboriosa costruzione, in cui l’organismo sintetizza proteine e acidi nucleici, i mattoni del DNA. Rilascia ormoni, memorizza nuovi comportamenti appresi durante il giorno e fa preziose scorte di energia. È uno spazio di tempo in cui il corpo e la mente gettano nuove basi per poi ripartire con una marcia in più. La mancanza di sonno, infatti, comporta difficoltà cognitive. Inoltre, influenza il carattere, si diventa irascibili e anche le relazioni personali peggiorano. Dormendo poco si è meno vigili, cala l’attenzione durante il giorno e aumenta la sonnolenza con tutti i rischi connessi. Se poi la carenza di sonno è cronica, aumenta il rischio di sviluppare depressione e patologie gravi come tumori oppure malattie cardiovascolari (ictus, infarti). E ricordiamoci che il debito di sonno non si recupera mai pienamente…

Per capire come funziona il sonno

Nel suo L’arte di dormire bene (Aboca Edizioni, 2023), il neuroscienziato Russell Foster ci svela la scienza degli orologi biologici e del sonno condividendo l’esperienza maturata in quarant’anni di carriera come specialista di questo settore.

Punto di partenza una semplice constatazione: nel XXI secolo abbiamo compresso un numero sempre maggiore di attività lavorative e di svago in un programma giornaliero già sovraccarico, sconfinando nella fascia notturna. Il risultato è che oltre il 20% delle persone nel mondo occidentale soffre di insonnia. Il libro di Foster ci illumina su come i nostri ritmi circadiani ci aiutano ad aumentare le nostre possibilità di successo in un mondo dinamico: assecondandoli, condurremo un’esistenza più soddisfacente, vivremo più a lungo e saremo più felici.

Sogni d’oro in sette passi

Ahinoi, la tendenza è strappare tempo al dormire per lavorare o per divertirci. Dimentichiamo così i riti per un buon sonno, che possono essere facilmente riassunti in alcuni consigli pratici, come fa Russell Foster enl suo recente saggio.

1.

Rispettare l’orologio biologico

Abbiamo dimenticato che il nostro corpo è guidato da un orologio biologico che sa quando è il momento migliore per dormire, mangiare, pensare, una regolazione interna – chiamata ritmo circadiano – che ci permette di funzionare in maniera ottimale in base alle esigenze primarie imposte dal ciclo giorno/notte.

2.

Distinguere nettamente sonno e attività

Chi fa fatica a dormire eviti i sonnellini pomeridiani. Meglio fare attività fisica, ma mai nelle ore serali. Anche il lavoro deve essere interrotto un po’ di tempo prima di andare a dormire.

3.

Attenti all’alimentazione

Il pasto della sera deve essere leggero: una digestione difficoltosa non aiuta il buon sonno. Da metà pomeriggio bisogna evitare bevande energetiche, per esempio con caffeina e teina.

4.

Dormire in un luogo ideale

La camera da letto deve essere silenziosa, buia, confortevole e destinata unicamente al sonno. Le altre attività devono essere svolte altrove. Non riempiamo la nostra stanza da letto con televisori, smartphone, computer e affini, tutti strumenti che appartengono alle ore di attività.

5.

Attenzione a materasso e cuscino

Dedichiamo magari lunghe ore alla scelta delle nostre vacanze e invece se dobbiamo acquistare il materasso o il cuscino destinati a farci compagnia per anni puntiamo sulla promozione del momento.

6.

Gestire l’ansia

Non bisogna angosciarsi se non si prende sonno perché più ci si agita, più difficile diventa dormire. Inutile rigirarsi a lungo nel letto: meglio alzarsi, distrarsi e ritentare più tardi.

7.

Essere regolari

Bisogna cercare di andare a letto e svegliarsi sempre alla stessa ora. È un modo per educare noi stessi e il nostro corpo a rimanere in armonia con le proprie esigenze.

sabato 22 aprile 2023 5 Ticino7 SALUTE & BENESSERE DI ROBERTO ROVEDA

Il sempre più piccolo mondo dei droni

Che i droni non servano soltanto per giocare è un fatto ormai universalmente noto. Le utilizzazioni professionali sono molteplici, e vanno dalle riprese fotografiche e ricerche ambientali alla sorveglianza del territorio; dai controlli di frontiera e di polizia agli impieghi più propriamente militari. A ciò si aggiunge la ricerca avanzata del sempre più piccolo, silenzioso e parco nei consumi. Alcuni recenti fatti e situazioni lo confermano.

Prendiamo una tranquilla comunità in un paesino di frontiera, formata prevalentemente da anziani che si ritrovano volentieri a chiacchierare fra loro. Un giorno uno fa notare che “la casa del povero amico Albert è stata comprata da qualcuno, ma la si vede deperire trasandata. Ogni tanto, sempre di giovedì, si vede arrivare un’auto a tarda sera: aprono il cancello, entrano, ma poi alla mattina non si vede più nessuno”.

L’osservazione viene captata da un assistente sociale, il cui fratello lavora nella polizia locale. Quello ci pensa un po’ su, e poi ne parla con il comando, che decide di sorvegliare con discrezione la zona. Per non mettere in allarme i sorvegliati, viene utilizzato un sistema passivo (cioè privo di emissioni) capace di rilevare i movimenti dei mezzi mediante le loro emissioni elettromagnetiche. La discreta sorveglianza fa emergere che ogni giovedì, a tarda sera, un drone elettrico molto silenzioso e invisibile dal suolo arriva da oltre confine, si ferma un momento sopra il giardino incolto dietro la casa, e subito ritorna da dov’era venuto. È così che un traffico transfrontaliero di droga viene smascherato.

Falchi digitali

Trasferiamoci ora in Ucraina, dove sappiamo che due eserciti si affrontano, utilizzando anche armi molto sofisticate. Una, in particolare, d’origine israeliana, funziona come il falco cacciatore, che nel Medioevo veniva fatto volare dal braccio di un cavaliere o un armigero. Lo ha realizzato la locale industria aerospaziale IAI, si chiama “Point Blank”, è lungo circa un metro e viene portato in volo per mezzo di ventole mosse da motorini elettrici, inserite in fusi tubolari fissati ai termini di quattro corte ali cruciformi. Il corpo centrale contiene un

ordigno di non grandi dimensioni, ma abbastanza potente da far esplodere un’auto o una casa. Fin qui, niente di nuovo: di telearmi più o meno tecnologiche se ne sono viste tante. Ma questo falco meccanico può volare a lungo senza farsi notare; ha occhi digitali che mostrano al padrone lontano ciò che avviene dove sta volando, ed egli può registrare le immagini acquisite, con dettagli letteralmente centimetrici. Se nell’area sorvolata non vi è nulla d’interessante, basta un cenno, e il falco ritorna al braccio del padrone, che lo rifocilla con una ricarica delle batterie. Se invece il falco scopre una minaccia che il padrone riconosce come tale, quest’ultimo può decidere di fare del proprio falco un vero e proprio “kamikaze”, ordinandogli d’immolarsi per lui, esplodendo dentro un veicolo o una casa, direttamente passando attraverso un finestrino, poiché è addestrato a riconoscere il riflesso dei vetri, e le sue dimensioni gli consentono il transito.

Guarda che strano insetto…

Un metro è ancora una dimensione umana, ma si tratta pur sempre di qualche cosa d’ingombrante, che occupa l’intero zaino di un combattente. Questi, però, in futuro potrà disporre di mezzi che dovrà andare letteralmente a scovare in un taschino. Alla AirLab di Washington, un laboratorio tecnologico universitario che lavora anche per il Pentagono – e Air è l’acronimo di Autonomous Insect Robotics – sono in sperimentazione dispositivi di controllo del volo che imitano quelli delle api, e hanno dimensioni corrispondenti ai loro apparati sensori biologici. L’obiettivo è realizzare droni capaci di operare autonomamente a comando, con dimensioni paragonabili a grani di riso e con un peso non superiore ai 10 milligrammi. Mentre sembra non vi siano problemi per la parte elettronica, si dice che l’ostacolo tecnologico più arduo da superare sia l’alimentazione elettrica, anche se l’energia necessaria sarebbe “solo cento volte” inferiore a quella che fa funzionare i più minuscoli “robottini” realizzati finora. Insomma, in futuro si dovrà stare molto attenti a ciò che ronza intorno, e non solo alla zanzara tigre…

sabato 22 aprile 2023 6 Ticino7 TECNOLOGIA & SOCIETÀ DI ANDREA ARTONI
“(...) droni dalle dimensioni paragonabili a grani di riso e con un peso non superiore ai 10 milligrammi”
UN DRONE IN VOLO (© TI-PRESS). IL DRONE-MISSILE DELLA IAI “ POINT-BLANK
© AUTONOMOUS INSECT ROBOTICS LAB © AUTONOMOUS INSECT ROBOTICS LAB © AUTONOMOUS INSECT ROBOTICS LAB © AUTONOMOUS INSECT ROBOTICS LAB

Alpe Geira (Géra)

Il trekking da Dalpe alla Valle della Piumogna

Si arriva comodamente in auto sino a Dalpe lungo la strada cantonale che sale da Rodi Fiesso, ma si può anche proseguire oltre in direzione “Boscobello”. Il consiglio è comunque quello di godersi una bellissima passeggiata che attraversa grandi distese erbose, prati e pascoli che soprattutto in primavera si tingono di un fantastico giallo floreale. “Boscobello” è un bosco di larici meraviglioso che offre anche una sosta con griglia e una fontana per una pausa sotto le fresche frasche. Oltrepassato il bosco si raggiunge, attraverso un bellissimo e accessibile sentiero, la Valle Piumogna e poi si sale dolcemente sino all’alpe (1’450 m s.l.m), una struttura di dimensioni piuttosto grandi. La valle che lo ospita è dominata dal Pizzo Forno e dal Pizzo Campo Tencia. Una curiosità: da queste parti si trovava nell’Ottocento un raffinato hotel* (vedi a destra, ndr), molto amato da una clientela

Itinerario corte principale

→Da «Polpiano» all’entrata del paese di «Dalpe», presso il magazzino dell’impresa di costruzioni Dotti (1’206 m), si prende la strada asfaltata che sale sulla destra e porta a «Boscobello» (1’349 m), da qui si segue la strada sterrata che prosegue pianeggiante attraverso il bel bosco di larici (quella che sale verso destra porta all’Alpe «Cadonigo»), sino al ponte di «Polpiano» (1’365 m) dove c’è il posteggio per le auto, e dove finisce il tratto di strada liberamente percorribile. Si prosegue a piedi seguendo la strada sterrata sul lato orografico sinistro della «Val Piumogna», si passa dalle case di «Piumogna» (1’399 m), e si raggiunge l’Alpe «Géra» (1’450 m).

→A piedi da «Dalpe»: chi volesse partire direttamente a piedi da «Dalpe» deve attraversare tutto il

internazionale; oggi, solamente alcuni ruderi rimangono a memoria dei fasti di tale struttura alberghiera. Si tratta di una storica architettura in sasso, affiancata da un accogliente punto di ristoro che offre anche tutti i prodotti dell’alpe: formaggio, burro, ricotta e yogurt, ma anche la “mazza” di salumi nostrani ottenuti dai maiali dell’alpe. All’olfatto e al gusto è facile distinguere, in questo formaggio interamente vaccino, una vivace nota floreale e di larice: cifra distintiva dell’alpe, certo, ma anche elemento preziosamente custodito tramite una produzione minuziosa e rispettosa della materia prima. La stagionatura esalta le note vegetali di fieno d’altura e di funghi, come pure quelle fruttate, di mandorla e non prive di suggestioni esotiche.

paese sino al grande posteggio dove vi è un piccolo negozio di alimentari, da questo punto si segue il sentiero per la Capanna «Campo Tencia», che attraverso il bosco raggiunge la strada sterrata presso una cappelletta e poco dopo il ponte di «Polpiano» (1’365 m).

Escursioni

→ Capanna Campo Tencia: dall’Alpe «Géra» (1’450 m) si attraversa il prato sopra l’alpe e il rado bosco sino a raggiungere, dopo 300 metri, il sentiero ufficiale nei pressi del bacino dell’acqua dell’alpe (luogo riconoscibile per il perimetro delimitato da un’alta ramina). Da questo punto si segue il sentiero marcato che conduce alla Capanna «Campo Tencia» (2’140 m).

→Sentiero bianco-rosso, 700 m disl., 3,7 km, 2,5 ore.

IPOTECA GREEN BANCASTATO

Alpe Géra

Corte principale Géra, 1’450 m Ubicazione Val Piumogna

Periodo carico Da metà giugno agli inizi di settembre

Ultimo paese Dalpe

Coordinate 702.073 / 145.270

Proprietà Patriziato di Dalpe

Gestore Boggesi Alpe Géra

Tipo formaggio Semiduro grasso, 100% latte di mucca

Altri prodotti Burro, ricotta e yogurt

Dicitura scalzo Geira

Animali ca. 90 mucche da latte e ca. 20 maiali

Produzione Ca. 1’400 forme a stagione

Mungitura Mungitura meccanica

Caseificio Géra

Acquisto All’alpe è possibile acquistare tutti i prodotti

Una valanga distrugge l’Hotel Pension Piumogna, aperto nel 1906 trasformando la casa e la stalla costruite nell’800, e le costruzioni dell’alpe di Geira sul lato destro della Val Piumogna. Sulle rovine dell’albergo viene costruita la nuova cascina dell’alpe, utilizzata fino all’inaugurazione delle nuove costruzioni sul lato sinistro nel 1953.

sabato 22 aprile 2023 7 Ticino7 -0.50%* RIDUZIONE DELTASSO D’INTERESSE
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ALPE GERA, 1’450 M (© ELY RIVA, FABRIZIO BIAGGI)
*17 febbraio 1925
4 6 ° 27 ’ 25 ’ ’ N ; 8˚45 ’ 18 ’ ’ E
Scopri il percorso

San Francesco D’Assisi

Da giovane amava la bella vita, voleva diventare cavaliere e partire per la crociata in Terrasanta. Poi il travaglio interiore, la scelta di rinunciare a tutto. Per Dio e per i meno fortunati.

Mi chiamo Francesco e per me un raggio di Sole è sufficiente a spazzare via molte ombre: sono convinto che non ci si debba mai arrendere senza provare. L’importante è cominciare da quello che è necessario e poi fare il possibile. E all’improvviso ci si sorprende a fare l’impossibile e anche l’impensabile. Così è stato per me: sono nato ad Assisi, nel 1182, e mio padre, Giovanni di Pietro Bernardone, era un ricco mercante di stoffe che mi chiamò Francesco perché aveva fatto fortuna in Francia. Il mio destino era dedicarmi ai commerci, ma desideravo essere cavaliere e partire per la crociata in Terrasanta. Adoravo, poi, divertirmi con gli amici, corteggiare le ragazze e cavalcare, mentre studiare non era il mio forte. A poco più di vent’anni ho partecipato alla guerra contro Perugia e mi hanno fatto prigioniero. Sono rimasto un anno in carcere e ho avuto parecchio tempo per pensare. Sentivo tanta insoddisfazione dentro di me e così, quando mio padre ha pagato il riscatto, mi sono ritirato in una casa di campagna per riflettere. Lì ho scoperto la bellezza della natura, l’amore per la Madre Terra che ci sostenta e governa, ma era anche rimasto il desiderio della Terrasanta.

Sono quindi partito, ma a Spoleto sono stato malissimo. Durante la malattia ho sentito crescere dentro di me sentimenti nuovi che illuminavano le tenebre del mio cuore. Sentivo di provare una vera e propria febbre d’amore per i più sfortunati, i poveri, i lebbrosi. Ciò che prima mi sembrava amaro come la povertà e la malattia, mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. Ho cominciato a donare tutto quello che avevo e più lo facevo e più mi sentivo lieto perché solo donando si riceve,

solo dimenticando sé stessi ci si ritrova. Ovviamente cominciarono a considerarmi pazzo e mio padre decise di chiudermi in casa, ma sono fuggito. Allora il mio genitore mi ha denunciato alle autorità di Assisi perché sperperavo i suoi soldi e nell’inverno del 1206 sono stato processato in piazza. In quel momento, davanti a tutti, mi sono spogliato degli abiti e di tutte le mie cose, ho rinunciato alla mia famiglia e ho scelto di dedicarmi interamente a Dio. Mi sono messo in cammino per l’Umbria, restaurando piccole chiese e cappelle abbandonate, predicando con parole semplici e aiutando i bisognosi. Presto si sono uniti a me altri giovani, tra cui Chiara, destinata a diventare per me più di una sorella. Molti dei miei compagni erano ricchi e nobili e avendo rinunciato a tutto venivano guardati con sospetto.

Noi, frati minori

Allora abbiamo deciso di andare a Roma, dal Papa, perché approvasse ufficialmente il nostro modo di vivere. Il Pontefice ci ha chiamato frati minori e da quel momento sempre più persone hanno voluto unirsi a noi. In pochi anni ci sono stati frati non solo in Italia, ma anche in Germania, Francia e Spagna. I nuovi arrivati volevano costruire grandi chiese e conventi, vivere nell’agiatezza come tanti altri uomini di Chiesa. Io continuavo a ripetere che per vivere in perfetta letizia si deve desiderare poco e quel poco desiderarlo poco. Non sempre ero ascoltato e mi sentivo spesso solo, così mi sono messo in viaggio verso la Terrasanta, nel 1219. Lì ho conosciuto la ferocia che divideva cristiani e musulmani ma ho anche incontrato il sultano e, insieme, abbiamo parlato di pace. Capivo ormai che la crociata non poteva portare nulla di buono, perché la pace è qualcosa che l’uomo coltiva dentro di sé: l’uomo veramente pacifico è colui che fra le avversità della vita conserva la pace nell’anima. Ma io in pace non ero; mi sentivo tradito dai miei fratelli e allora, tornato a casa, ho scelto di isolarmi tra boschi ed eremi. Ho passato anni di solitudine e di travaglio a cui si sono aggiunte

tante malattie; poi piano, piano, grazie alla preghiera e alla vicinanza con la Natura, il mio animo si è lenito. È nato dentro di me il Cantico delle creature e sono tornato tra i miei frati placato, senza più rancore. Giunto alla fine della mia vita terrena sapevo che la vita va cantata finché il tempo te lo concede; bisogna cercare il libero soffio, il libero pensiero, affinché ogni giorno sia nuovo e non la ripetizione di secoli. Bisogna vivere l’attimo nell’eterno respiro inventando parole che nessuno ha mai pronunciato. Soprattutto bisogna creare la propria vita come l’Infinito la ricrea in tutti noi: agli occhi di Dio un uomo vale realmente quel che vale, e niente di più.

sabato 22 aprile 2023 8 Ticino7 RITRATTI A CURA DELLA REDAZIONE Luigi Neri Consulente di vendita M +41 79 570 20 87 luigi.neri@regiopress.ch Luca Sardina Direttore M +41 79 513 80 05 luca.sardina@regiopress.ch Via Ghiringhelli 9 6500 Bellinzona T +41 91 821 11 90 pub@regiopress.ch regiopress.ch La tua pubblicità sul mensile più letto della capitale. Prenota il tuo spazio sulla prossima Rivista di Bellinzona. Loretta Gallo Consulente di vendita M +41 79 570 20 86 loretta.gallo@regiopress.ch

Isaia sta crescendo

Isaia ha 13 anni, ama leggere, gioca a calcio e pensa che prima o poi tutto cambierà, soprattutto sua madre, e capirà un giorno che è diventato grande e che è perfettamente in grado di badare a sé stesso.

Sa anche benissimo che ci sono ragazzi della sua età che vivono vite infelici, che non hanno da mangiare, che devono fare lavori durissimi, che non possono studiare, che sono malati… Lo sa, lo sa ed è contento che la stessa sorte non sia toccata a lui e sa di vivere in un modo privilegiato. Glielo ripetono tutti, sia a casa che a scuola il ritornello è sempre identico:

“Tu non sai che fortuna ti sia capitata! Pensa che alla tua età, anche meno di cent’anni fa, i tuoi coetanei lavoravano nelle fabbriche, altri aiutavano le loro famiglie nel duro lavoro dei campi, alcuni lavoravano addirittura in miniera…”. “Cento anni, ma quanti sono?”, si chiede Isaia, “un tempo infinito…”.

Il nonno non era ancora nato, nemmeno sua madre e neppure la nonna bis che ha un sacco di anni, ma non è poi così vecchia. Isaia a volte si era sentito parecchio in colpa per aver insistito tanto con sua madre chiedendo che gli regalasse l’ultimo modello coloratissimo di scarpe da ginnastica senza averne un vero bisogno, ma solo perché alla moda. Di sicuro si era vergognato un po’ per tutto ciò che chiedeva a sua madre e ai nonni e per come essi cercavano sempre di accontentarlo, perché Isaia sa che è davvero un privilegiato: sua madre è medico e impegnata tutto il giorno con i suoi pazienti, ma non manca mai di accompagnarlo a scuola al mattino e di dedicargli tutto il tempo che può. La nonna e il nonno, poi, sono sempre disponibili a sostituire la mamma quando non può essere presente e a loro volta fanno di tutto per accontentare ogni suo desiderio.

Isaia però, si sente soffocare: gli vogliono bene, è vero, ma forse troppo e così li mette alla prova con quelle sue continue richieste che servono a dargli la prova ogni volta dell’affetto che mamma e nonni nutrono per lui, confermando il suo potere speciale su di loro.

Ma perché lo accontentano sempre lo ha capito da tempo; la mamma cerca di non farlo pensare troppo a quel papà che quasi tutti i suoi amici, bene o male, hanno come compagno di vita e di giochi. Quel padre lontano, impegnato in un lavoro difficile che torna a casa solo per le vacanze di Natale o estive e di cui Isaia sente spesso la mancanza.

Isaia è un po’ capriccioso, se ne rende conto lui stesso e comprende bene che avere tante cose non gli dà mai la soddisfazione di aver raggiunto il traguardo.

Accompagnandolo a scuola questa mattina, la mamma è stata chiara: “Isaia, non puoi avere tutto, non puoi pensare che realizzerò sempre i tuoi desideri, non puoi chiedere sempre. Guadagnare i soldi che servono per mantenere la famiglia costa parecchia fatica. Ho deciso che ti acquisterò i nuovi occhiali da sole che mi chiedi, soltanto se accetterai di sostituire la mia segretaria in studio durante l’ora di ricevimento dei miei pazienti. È per un solo giorno, tu farai i compiti in studio e dovrai soltanto aprire la porta, sorridere a chi arriva e gentilmente farli accomodare”.

Isaia è felice di questa proposta, e così dopo la scuola va di corsa in studio dove alcuni pazienti arrivano, altri se ne vanno, qualcuno si meraviglia per la sua funzione, altri si complimentano per l’aiuto che sta fornendo alla mamma. Un paio di loro chiedono perfino informazioni mediche che di certo non può dare. Col passare dei minuti e delle ore Isaia comincia a rendersi conto di quale fatica sia lavorare e per sua madre essere pronta a dare ascolto a tutti i suoi pazienti.

“Ha ragione la mamma!”, pensa tra sé Isaia, “lavorare è parecchio faticoso, qualsiasi compito tu stia svolgendo, lo stipendio guadagnato è la ricompensa di una fatica”.

In realtà Isaia pensava di trascorrere un pomeriggio diverso dagli altri, ma ha scoperto quanto è stato egoista con le sue continue pretese e richieste. Col sopraggiungere della sera, quasi all’ora di cena, dopo che l’ultimo paziente se ne è andato, Isaia e la mamma tornano a casa. Sono entrambi stanchi, le prende la mano e, stringendola un po’ più forte, sussurra: “Mamma, scusami! Ho capito cosa volevi dirmi facendomi stare con te questo pomeriggio! Non ho bisogno di quegli occhiali e mi è piaciuto molto stare con te”.

La mamma rallenta l’andatura fino a fermarsi, lo guarda negli occhi e poi lo stringe tra le braccia e lo bacia sulla fronte: “Sono contenta di quello che mi hai detto, è vero, hai capito e stai proprio diventando grande!”.

Sì, Isaia ha imparato il senso del lavoro e la fatica che comporta e proprio per questo ha deciso di darsi una regolata. Smetterà di tormentare la mamma e i nonni con le sue continue richieste di regali; perché il lavoro è fatica e i suoi genitori che si sacrificano per lui, meritano tutto il suo affetto, rispetto e riconoscenza.

Insomma, con un po’ di pazienza anche Isaia ha fatto il primo passo: è divenato più grande, è maturato e ora è anche più responsabile.

sabato 22 aprile 2023 9 Ticino7 IL RACCONTO DI
PICCALUGA;
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FOTOGRAFIE
sabato 22 aprile 2023 10 Ticino7 TIPO UN FUMETTO DI ALESSIO VON FLÜE
sabato 22 aprile 2023 11 Ticino7

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VINCI

Orizzontali

1. Parte anteriore dell’aereo 8. Quello della Tortilla è di John Steinbeck

12. Appartenevano a una civiltà precolombiana 13. Fiabesco, fantastico

15. Una metà di otto 16. La si dà per aiutare 18. Un’eroina biblica 19. Località bleniese 22. Un saluto fra amici

23. Topo… veloce 24. Scrisse Tempo di marzo (iniziali) 25. Principio di animismo 26. Non poco 27. Particella di cognomi scozzesi 28. Nota musicale

29. Località del Luganese 30. Una parte del poligono 31. Federico García, poeta 32. A Locarno è Maggiore

33. Barcaioli veneziani 36 Proprietà terriere, sedimi 37. Destinato, elargito

39. Località del Mendrisiotto 40. Aculeo

41. Iniziali di Guttuso 42. Concorda alla

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PREFERISCI GIOCARE ONLINE?

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fine 43. Ricoprono tetti rustici 44. Società Atletica Lugano 45. Società Anonima 46. Genitore 47. Non bassi 48. Nell’esercito sono armati 49. Poro, piccolo passaggio 50. Contesto, scenario 52. Involucri delle noci 53. Ha per simbolo chimico Ce 54. Alla… per dire eseguito in modo trascurato

56. Quelli di Capua fiaccarono Annibale 57. Ospedale.

Verticali

1. Una Piazza luganese 2. Il nome di Saint-Exupéry 3. Responsabilità Civile

4. Precede il tuono 5. Il fiume di Monaco

6. Ha scritto Battaglie d’amore in sogno

7. Sulle targhe di Herisau 8. Un albero del frutteto 9. Incontro di vocali 10. Un tipo di birra 11. Località del Malcantone

14. Rimanenza 17. Località del Luganese 20. In nessun caso 21. Parte della recita

24. Destino 26. Il contrario di presto 27. Incantesimo 29. Cosmo, creato 30. Non stretta 31. Industria chimica basilese 32. Segno dello Zodiaco 33. Capanna bleniese 34. Una membrana dell’occhio 35 Località della Valle Maggia 36. Ridicolo, da buffone

38. Lineette 40. Succo di frutta

43. Scusa… in francese 44. Una gara tra i paletti 46. Vennero moltiplicati con i pesci 47. Una delle Arpie 48. Gruppi di cantori 49. Nome dell’ex tennista Rosset 51. Copricapo con la nappa 52. Un condottiero cinese 54. Simbolo chimico del cesio 55. Nel caos.

sabato 22 aprile 2023 12 Ticino7
ViaGhiringhelli 9 6500 Bellinzona T+41 91 821 11 90 pub@regiopress.ch regiopress.ch laregione
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50 47 11 17 5 48 56 32 21 15 SOLUZIONE DELL’ 8.4.2023 CIMALMOTTO Soluzione completa su laregione.ch/giochi Al vincitore facciamo i nostri complimenti!
THOMAS DOBLER QUARTET feat. DADO MORONI concerto del 15
© ceck 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 ORIZZONTALI 1 Parte anteriore dell VERTICALI 1 Una Piazza luganese SENZA PAROLE © DORIANO SOLINAS
2 ingressi per
maggio GIOCA CON TICINO7

Il mattino ha un libro in bocca

A casa sono un disco rotto: sistema le scarpe; togli i libri dal tavolo altrimenti non posso apparecchiare; smetti di buttarti sui lavori domestici e permettimi di chiamare un professionista che non mi lasci i lavori a metà e sappia piantare questi maledetti chiodi; raccogli i vestiti dal pavimento; lascia in pace tua sorella. Nessuno mi ascolta fino a quando non mi esibisco in una scena madre (non credo si chiami così per caso) e protesto contro la mia invisibilità rivendicando gli sforzi fatti per gli inquilini di questa casa. A quel punto, spaventati dall’esplosione della mia collera, tutti mi ascoltano per almeno mezz’ora, qualcuno mi accarezza, mi coccola, come si fa con un bambino da consolare dopo un accesso d’ira. La pace vera, da sempre, è quella del mattino. Al liceo il caffè in silenzio per ripassare prima di un compito in classe, all’università la sveglia prima di tutti per approfittare della cucina vuota. Oggi è la stessa cosa e non c’è tempo più sinceramente produttivo di quello che si trova tra la mia sveglia e quella del resto della famiglia. Quando iniziano ad accumularsi le cose, ossia i panni da stirare, i calzini da raccogliere e le e-mail da sbrigare, la mattina viene conquistata

Transatlantic Artisti in fuga

Cremona è una città ricca di colori. Nello scenario maestoso della piazza del Duomo la luce inventa di continuo nuove prospettive, e dal mattino alla sera si avvicendano toni più netti o più tenui: dal grigio al rosso, come sullo stemma della città, passando per il rosa, il rosso mattone, il bianco, il giallo, l’arancione. Sullo stemma c’è anche il blu e bisogna dire che, specialmente nelle giornate d’autunno o di primavera, il cielo di Cremona ha un suo modo speciale di essere azzurro: è una tinta profonda, insondabile. Questa panchina circolare, posta in un piccolo slargo a forma di triangolo, in pieno centro, offre il vantaggio di poter cambiare posizione con facilità. Il punto di vista differisce solo per pochi dettagli: un albero, una finestra, un manifesto, uno scorcio differente. Ma ogni volta i colori cambiano, sia pure per gradazioni impercettibili. E se provassi a catalogarli tutti? Fingendo di leggere il giornale, mi muovo sulla panchina e m’ingegno a distinguere il giallo-girasole-pomeridiano dal giallo-canarinoacceso, insieme a mille altre sfumature differenti.

Coordinate: 45°08ʼ11.8”N; 10°01’15.6”E

Comodità: ★★☆☆☆ Vista: ★★★☆☆ Ideale per… catalogare i colori.

ticino7

dall’ansia della produttività. La sera gli occhi si chiudono e allora tutto viene rimandato all’alba, la sveglia si punta sempre prima, il tempo sembra ridursi inesorabilmente. Spezzare il circolo vizioso sembra impossibile. Almeno lo è con la mia versione improvvisata delle tecniche di aumento della produttività e organizzazione mentale. Non funzionano, non le capisco, mi distraggo. Mi domando se siano gli smartphone sempre presenti nelle nostre vite a fare alla nostra soglia di attenzione quello che il passare del tempo fa al metabolismo. Tutto si rallenta, tutto si appanna. Persino la mattina. Fino a che non ho provato con un metodo nuovo, rivoluzionario nel suo piccolo. Ho tolto lo spazio della mattina all’ansia della produttività e l’ho riportato al gioco, all’inutile, al piacere. Dieci minuti di romanzo ogni mattina, durante il caffè. L’ansia del lavoro che si accumula la paragono a quella del conte Rostov che perde al gioco con l’amico baro. E tutto, in questa luce del mattino, sembra più sincero.

ALTRI SCHERMI

VIA DALLA FRANCIA

La nuova serie Netflix racconta in sette episodi la storia di un’incredibile missione di soccorso attuata durante la Seconda guerra mondiale. A Marsiglia una banda internazionale di eroi aiuta gli artisti inseriti nella lista nera e altri “indesiderabili” a fuggire dalla Francia occupata dai nazisti, verso gli Stati Uniti. Il gruppo riuscì a salvarne quasi 2’000, fra cui spiccano i nomi illustri dei pittori Marc Chagall e Max Ernst, dello scrittore André Breton, dell’artista Marcel Duchamp e della saggista Hannah Arendt.

BOCCACCIO DOCET

Ambientato a Marsiglia nel 1940, dopo la caduta di Parigi, Transatlantic racconta il dramma senza tempo dei rifugiati di guerra e i trucchi dell’essere umano per sopravvivere in un ambiente ostile. Mentre il regime di Vichy si stabilisce, soccorritori e artisti in fuga si ritirano in una villa abbandonata alla periferia di Marsiglia, la Villa Air-Bel. Lì, il limbo è intriso dello spirito del surrealismo, poiché l’impegno di André Breton a “superare in astuzia l’angoscia del momento” alimenta un improbabile senso dell’umorismo.

COMITATO DI SOCCORSO

SOPRA LA PANCA

La serie prende ispirazione dal romanzo The Flight Portfolio di Julie Orringer e dalle vicissitudini di Varian Fry, Mary Jayne Gold e Albert Hirschman e dell’Emergency Rescue Committee (ERC). L’organizzazione di aiuto ai perseguitati dal regime nazista, fondata a New York, ha operato in Francia dal 1940 al 1942. Il salvataggio di intellettuali e artisti europei è stato coordinato dal giornalista americano Varian Fry. Il 24 marzo 1941, la nave Capitaine-Paul-Lemerle salpò da Marsiglia con 350 nemici del Reich a bordo.

OGGI COME IERI

La regista Anna Winger (nota per Unorthodox e Deutschland 83) ha raccontato: “Sono cresciuta negli USA, i miei genitori erano professori. Molti dei loro colleghi e amici erano arrivati come rifugiati durante il Secondo conflitto e le loro storie toccanti sulla fuga dall’Europa erano roba da leggende locali. Vivo a Berlino ormai da due decenni. Dopo che l’afflusso di rifugiati provenienti dalle nuove guerre odierne ha toccato così profondamente le nostre vite, mi è venuto in mente il Comitato di Soccorso di Emergenza”.

sabato 22 aprile 2023 13 Ticino7
FICCANASO DI LAURA INSTAGRAM: @LA_FICCANASO
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Direttore Beppe Donadio Caporedattore Giancarlo Fornasier Grafica Variante agenzia creativa
Editore Teleradio7 SA • Bellinzona
direzione, redazione Regiopress
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ALL’INCROCIO TRA CORSO CAMPI E CORSO GARIBALDI DI ALBA REGUZZI FUOG TESTO E FOTOGRAFIA © ANDREA FAZIOLI

Sport e inclusione

Una serata SSR Svizzera italiana CORSI con Pelit, Angelucci, Botticchio, Ierace. Presenta Sara Galeazzi

Campioni di coraggio, campioni nello sport: gli atleti con disabilità fisiche o cognitive sono tanti, ma le loro storie sono tutte uniche. Come raccontarle? E quanto? Il ruolo dei media, nel dare visibilità a esperienze e discipline speciali, riflette il grado di inclusione raggiunto dalla società.

“Sport e inclusione davanti alle telecamere” è il tema di una serata organizzata SSR Svizzera italiana CORSI per raccontare storie, rivivere emozioni attraverso le voci delle protagoniste e dei protagonisti e le immagini prodotte dalla RSI.

Ma rappresenta anche una occasione per riflettere sull’importanza dei mezzi di comunicazione, in particolare del servizio pubblico, nella promozione di una visione inclusiva dello sport

Ospiti della serata:

• Murat Pelit, atleta paralimpico

• Boris Angelucci, allenatore della squadra I Camaleonti

• Marcello Ierace, redattore RSI e inviato alle Paralimpiadi

• Patrick Botticchio, regista

Modera l’evento Sara Galeazzi (RSI).

La squadra dei Camaleonti è stata protagonista lo scorso ottobre di una serata di Storie: un club di calcio senza frontiere e senza barriere in cui la disabilità mentale e fisica viene portata sul campo in nome dell’inclusione. Il documentario di Patrick Botticchio – disponibile su rsi.ch/play – segue la partecipazione dei I Camaleonti ad un torneo internazionale a Bonn in Germania in cui hanno sfidato altre squadre inclusive di portata internazionale come Chelsea e Paris St. Germain.

Le trasferte sono sempre una sorpresa e un’avventura, ma soprattutto un mix di emozioni. Ce la faranno i nostri eroi? Come gestiranno le emozioni di un torneo lontani da casa?

Mercoledì 26 aprile 2023, ore 18.00, Studio 2 RSI, Lugano L’evento è aperto a tutte e a tutti È gradita l’iscrizione su info@ssr-corsi.ch Seguirà rinfresco

Martedì 25 aprile alle 18.00 Studio 2 RSI, Lugano

Archivi del Novecento

I labirinti del lettore

Prosegue la serie di incontri Archivi del Novecento, frutto della rinnovata collaborazione tra l’Istituto di studi italiani dell’USI e il Settore Cultura della RSI, con il contributo di RSI Archivi.

Per la terza edizione de I labirinti del lettore, dedicata allo scrittore italiano Italo Calvino, vengono presentate autrici e autori che hanno posto in primo piano la lettura in una prospettiva sia creativa sia critica. Grazie a preziosi documenti audiovisivi della RSI, ogni appuntamento si apre così a interpretazioni sempre nuove, in una sorta di “dialogo a distanza”.

Martedì 25 aprile, durante il terzo incontro, Corrado Bologna racconterà Jorge Luis Borges, scrittore, poeta, saggista e traduttore argentino. Tutti gli incontri di Archivi del Novecento sono aperti al pubblico e a entrata libera. Conduce Massimo Zenari di Rete

rsi.ch/eventi

La 25esima ora Torna Così per sport

Cosa

ci racconta Lugano di notte? Il programma per chi di sport non capisce nulla

Ogni città ha i suoi segreti e il momento migliore per raccontarli è la notte. Un viaggio fra le vie delle città svizzere alla scoperta delle storie che si celano dietro le facciate delle nostre case.

Un progetto di coesione nazionale, dove città conosciute e amate rivelano il loro volto nascosto attraverso le voci di persone che vivono la loro realtà “notturna”: un professore di latino che di notte si trasforma in un campione di wrestling, una cuoca giapponese che porta in una storica osteria di Lugano la cucina tradizionale di Tokyo e una giovane rapper che svela il suo rapporto d’amore e di conflitto con la città dove è cresciuta.

Ognuna e ognuno parla nella propria lingua, una scelta che permette loro di mantenere sino in fondo l’autenticità della propria storia. Un mosaico inaspettato, che restituisce una fotografia della Svizzera che amiamo e cono-

sciamo, e che riunisce storie straordinarie di ordinaria follia.

Questa è La 25esima Ora e questa settimana ci fermiamo a Lugano.

Lo sport regala storie bellissime che aspettano solo di essere raccontate. Racconti di rivalsa, di accettazione di sé, vicende di persone comuni che nelle loro piccole imprese sportive si immedesimano nei propri idoli.

fare le professoresse o i professori, appunto un po’ “così per sport”. A cura di Agata Galfetti, Marcello Ierace e Axel Belloni.

La 25esima ora Domenica 23 aprile alle 21.55 su LA 1

L’idea è di raccontare il mondo oltre lo sport anche a chi si dice “sì, ma io di sport non ci capisco nulla” Così per sport vorrebbe avvicinare anche quel pubblico che non ha mai tifato per una squadra; quelle ascoltatrici e quegli ascoltatori che pensano ancora che lo sport sia una perdita di tempo riducibile al semplice vincere o perdere; quelle persone che non credono che le sportive e gli sportivi possano essere da esempio anche per le e i non appassionati. Come? Attraverso quelle storie che superano i confini dello sport e si alimentano dell’humus sociale, culturale, politico dell’epoca in cui sono ambientate. Insomma, una trasmissione dedicata anche a chi di sport pensa di non capirci nulla. Ve lo raccontiamo noi, senza tecnicismi, senza

Così per sport

Da sabato 22 aprile fino al 17 giugno dalle 8.30 su Rete Uno

sabato 22 aprile 2023 Ticino7 • Programma Radio&TV • dal 23.4 al 29.4 14 IN PRIMO PIANO
Due. rsi.ch/eventi

Il mondo secondo

Elon Musk

Chi è questo visionario che vuole trasferire tutta l’umanità sul pianeta Marte?

I suoi razzi stanno rivoluzionando la conquista dello spazio. I suoi veicoli hanno cambiato il volto dell’auto elettrica. Le sue fabbriche sono tra le più grandi al mondo.

Lui è Elon Musk, imprenditore e inventore nato in Sudafrica, classe ‘71, che - in soli vent’anni - è diventato uno degli uomini più potenti del pianeta con una fortuna di centinaia di miliardi di dollari. Carismatico e misterioso, brillante e inquietante, burlone e dispotico, lo si direbbe un personaggio quasi fantascientifico. Ma le sue innovazioni tecnologiche sono molto concrete e ci riguardano tutte e tutti, perché hanno già avuto un impatto sulla nostra vita quotidiana o l’avranno nel prossimo futuro - che si tratti di pagamenti online, trasporti, energia, intelligenza artificiale o esplorazione spaziale

Una delle sue prime intuizioni fu PayPal, successivamente venduta a eBay: un rivoluzionario sito per trasferire denaro online che ebbe subito un enorme successo. Poi Hyperloop, un progetto di capsule elettromagnetiche iperveloci per il trasporto in galleria, che sostituirebbero le autostrade. Ma soprattutto Tesla, un’azienda leader nella produzione di veicoli elettrici: oggi, su dieci auto elettriche vendute al mondo, una è Tesla. Le sue batterie al litio hanno ispirato la creazione dei Powerwall, per cullare il sogno dell’autonomia energetica domestica.

No Offence

Poi c’è Starlink, una rete di 42’000 satelliti per fornire accesso a Internet anche nei più remoti angoli del pianeta. Infine, i fiori all’occhiello: SpaceX, il programma di vettori spaziali riutilizzabili, e il progetto Starship, la navetta con cui il vulcanico imprenditore vuole andare a colonizzare il pianeta Marte. E tutto questo è frutto della mente e dell’ambizione di un solo uomo: Elon Musk.

Il giardino di Albert Domenica 23 aprile alle 18.10 su LA 1

Parte la terza stagione di una serie Made in Europe

Ideata da Paul Abbott, autore di Shameless, No Offence è una serie britannica poliziesca incentrata sulle vicende di una squadra investigativa del distretto di un quartiere malfamato della città di Manchester.

Un telefilm tagliente, senza peli sulla lingua, che non si preoccupa di trattare argomenti sensibili come omicidi, sindrome di Down, sfruttamento minorile, e guerriglia fra bande con ironia e sagacia. No offence alterna toni drammatici a toni da commedia dove spesso il classico british humour lascia spazio a un umorismo nero.

Anche nella terza stagione continuano le avvincenti indagini dell’ispettrice Vivienne Deering, detective coraggiosa e fuori dagli schemi che, per risolvere i casi, si avvale della collaborazione della collega Dinah Kowalska.

Nel primo episodio l’attentato al candidato sindaco e l’uccisione di un membro del team di Viv scateneranno una serie di violenze sulla città che la polizia cercherà di placare.

Dal 24 aprile all’interno Alphaville alle 11.35 ca. su Rete Due

Can’t Stop, Won’t Stop una storia culturale dell’hip hop

10 puntate a cura di Enrico Bianda, con Marta Blumi Tripodi

Il 2023 segna almeno due importanti ricorrenze per capire la storia dell’hip hop. 50 anni fa il genere nasceva nel Bronx e 30 anni fa debuttava la rivista Vibe Magazine che definì in seguito il 1993 come “l’anno in cui l’hip hop e l’R’n’B conquistarono il mondo” Era l’agosto del 1973 quando nel famigerato quartiere newyorchese dai giradischi e dal mixer del DJ giamaicano Kool Herc, iniziarono a uscire i primi embrionali beat che di fatto stavano sancendo la nascita di un nuovo genere musicale. Con l’aggiunta delle parti parlate e ritmate degli MCs, in seguito noti come rapper, si arrivò alla forma-canzone hip hop/rap che, pur con le ovvie variazioni stilistiche susseguitesi negli anni, è arrivata fino a oggi.

Enrico Bianda e Marta Blumi Tripodi, giornalista di Rolling Stone, ricostruiscono per Rete Due la storia, le e i personaggi e i dischi di questa epopea.

Torna lo Showcase del Villaggio

Casolini, Balmelli e Guglielmoni tornano allo Studio 2 della Radio con uno show live che promette grandi risate. Non mancheranno le nuove canzoni nel loro classico stile tamarro-dialettale, tra cui la parodia della hit di Lazza, “Cenere”, che diventa “Ceneri”, e soprattutto nuove e nuovi ospiti.

Il giornalista Antonio Caprarica ci aiuterà a capire la monarchia inglese e l’imminente incoronazione in mondovisione di Re Carlo, mentre la contessa Barbara Ronchi della Loggia darà lezioni di bon ton a Balmelli.

Da domenica 23 aprile alle 22.45 su LA 1

E, come se non bastasse, Davide Van De Sfroos smetterà i panni del poeta per perdersi – istigato da Casolini - nell’ignoranza generale. E, last but not least, il ritorno in scena del Comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi.

Vuoi vincere i biglietti per la serata e ridere insieme a Paolo, Nicolò e Joas?

Iscriviti alla newsletter RSI o segui i social RSI (Facebook e Instagram) oppure ascolta “Il Villaggio di Rete Tre” in onda tra le 8.00 alle 9.00 su Rete Tre e su LA 2. Ma affrettati, l’estrazione verrà effettuata mercoledì 26 aprile. Preparatevi per una serata spumeggiante!

Sabato 29 aprile dalle 20.40 in diretta su LA 1 e su Rete Tre

sabato 22 aprile 2023 Ticino7 • Programma Radio&TV • dal 23.4 al 29.4 15
IN PRIMO PIANO

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