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Istruzioni e pericoli
“In generale il Nepal può essere considerato un Paese stabile. Tuttavia, specialmente nel contesto di elezioni, si devono prevedere tensioni politiche. Queste possono sporadicamente portare alle seguenti situazioni:
- delle manifestazioni possono avvenire in qualsiasi momento, sia localmente che a livello nazionale e sono spesso accompagnate da scontri;
- dei blocchi stradali (Chaka Jam) e degli scioperi generali (Bandh) sono spesso annunciati a breve termine, sia localmente per un distretto che a livello regionale o nazionale. In molti casi sono seguiti da
ulteriori tensioni, perturbazioni e ritardi nel traffico stradale e nei trasporti aerei (...);
- dei coprifuochi o lo stato d’emergenza sono da prevedere in caso di disordini. I coprifuochi vengono spesso proclamati e revocati con breve preavviso.
Nei casi menzionati, la Svizzera ha in determinate circostanze possibilità limitate se non addirittura nulle di prestare aiuto in casi d’emergenza o di offrire supporto per lasciare il Paese. In tutto il Paese, compresa Kathmandu, possono avvenire sporadici attacchi con cariche esplosive di lieve entità, che possono causare
lesioni alle persone e danni materiali.
(...) Per la pianificazione del viaggio occorre prendere in considerazione tutti questi fattori. Si raccomanda di seguire gli sviluppi della situazione tramite i media e l’agenzia di viaggio prima e durante il soggiorno. Si consiglia d’informarsi sulla situazione attuale. Attenersi alle disposizioni delle autorità (coprifuochi ecc.). Evitare assembramenti e dimostrazioni di qualsiasi tipo. Prevedere anche tempo e mezzi finanziari sufficienti”.
(da “Consigli di viaggio - Nepal”, DFAE, Berna 2023)
25 ANNI DI KAM FOR SUD
Felicità Interna Lorda in Nepal
La Felicità Interna Lorda (FIL) non è una mera locuzione frutto di un idealismo utopico, ma un indice di progresso sociale e morale che ha visto la luce in Bhutan all’inizio degli anni Settanta come alternativa al Prodotto Interno Lordo, indicatore puramente economico del benessere di una nazione. Ed è nell’intento dichiarato di accrescere la Felicità Interna Lorda del pianeta attraverso progetti di sviluppo sostenibile, che 25 anni fa è stata fondata in Ticino Kam For Sud, un’associazione svizzera che opera in Nepal come ponte tra due culture.
Quando le arti si incontrano La coordinatrice e cofondatrice dell’associazione Ticino Kam For Sud è Silvia Lafranchi Pittet, che incontriamo a inizio marzo a Locarno. Con entusiasmo ci racconta di alcuni dei progetti avviati e portati avanti con successo dall’ONG ticinese assieme al team nepalese, incuriosendoci. Pochi giorni dopo siamo in Nepal e subito entriamo in contatto diretto con quello che pochi giorni prima Silvia ci descriveva. Partiamo da Patan, conosciuta anche come Lalitpur, letteralmente “la città della bellezza”, dove la nostra storia inizia e finisce. Il nostro campo base è il Newa Chen Guest House, una struttura alberghiera “impresa sociale” che trova spazio all’interno di un edificio storico selezionato dall’UNESCO nel 2006 come meritevole di conservazione. Nato da un’iniziativa di Kam For Sud, è gestito in maniera impeccabile da Shanti Shrestha, Pratyush Dangol e Anil Tamang, tre giovani cresciuti e formati grazie al supporto ricevuto sotto diverse forme dall’associazione svizzero-nepalese. Non solo padrinati e sostegno economico agli studi, ma anche case-famiglia e luoghi di accoglienza diurni. Shanti, che con la laurea di economia in tasca si è presa l’incarico di gestire il Newa Chen, è orfana dall’età di cinque anni, ma grazie a Kam For Sud ha potuto crescere serenamente e studiare. E ora, oltre a essere la manager della struttura, contribuisce all’inserimento professionale di Anil, che si occupa della cucina, e di Pratyush, impegnato alla reception, due giovani con una storia di vita simile alla sua.
Una zona protetta
A pochi chilometri, separata dal fiume Bagmati, c’è Kathmandu. In uno dei quartieri popolari della periferia, poco dopo le sei, immersi nella luce dell’alba, incontriamo Rajan Shrestha, il responsabile operativo nepalese dell’associazione, che ci accompagna a conoscere la realtà di Premika e Samjhana, due
sorelline di 9 e 4 anni. In una stanza con terrazzo adiacente, all’ultimo piano di uno dei numerosi edifici ammassati l’uno sull’altro a perdita d’occhio, la madre Prabita Bika prepara amorevolmente le figlie prima di accompagnarle al centro diurno RODEC, dove saranno accudite prima e dopo la scuola. Prabita ha così la possibilità di raggiungere il cantiere dove per l’intera giornata lavorerà come operaia edile. Premika e Samjhana, grazie all’intervento di Kam For Sud, non solo possono trascorrere in sicurezza le ore passate senza la madre, ma hanno la possibilità di accedere a una formazione scolastica di qualità, invece di trascorrere la giornata in strada.
“Gli anni dal 1996 al 2006 sono stati caratterizzati da una guerra civile costata la vita a migliaia di nepalesi, un lungo conflitto lanciato dai ribelli maoisti (Partito Comunista Nepalese) contro il governo di Kathmandu”SOPRA: BANDIERE DI PREGHIERA AL TRAMONTO. A DESTRA: PATAN, PIAZZA DURBAR: OPERAI IMPEGNATI NELLA RICOSTRUZIONE DEI TEMPLI DANNEGGIATI DAL TERREMOTO DEL 2015. SOPRA: GIOVANI UNISCONO LE LORO FORZE PER TRASCINARE IL CARRO CHE TRASPORTA L’IMMAGINE DI SETO MACHHENDRANATH LUNGO LE VIE DI KATHMANDU.
con il suo luminoso e coinvolgente sorriso ci guida alla scoperta di questo progetto, ci spiega che i requisiti di inserimento dei bambini nel centro RODEC sono attentamente vagliati dal comitato nepalese, che valuta ogni richiesta visitando e conoscendo di persona le diverse situazioni da cui la domanda di aiuto arriva.
Crescite personali
Non tutti hanno però una famiglia in cui crescere. Ci sono bambini che per svariate circostanze si trovano senza genitori o familiari in grado di occuparsi di loro. Situazioni in crescente numero a cui Kam For Sud ha reagito creando nel 2009 tre case-famiglia a Tathali, località situata nelle campagne a est di Bhaktapur, la terza città della Valle di Kathmandu distante una decina di chilometri dalla capitale. L’armonia che respiriamo sulla sommità della collina dove gli edifici sorgono, ci consente di concludere nel migliore dei modi il nostro viaggio. Siamo accolti come vecchi amici e con fiducia e calore siamo accompagnati a conoscere il luogo e le persone che ci vivono attualmente, due famiglie composte ognuna dai due genitori e dai rispettivi figli adottivi, in totale 35 tra bambini e ragazzi di età compresa tra i 2 e i 17 anni. La terza casa, già abitata per 13 anni, è ora in attesa di accogliere una nuova coppia e una nuova grande famiglia. Bambini e ragazzi che crescono come fratelli e che rimangono in famiglia sino al raggiungimento della maggiore età. Con loro trascorriamo una giornata colma di gioia e leggerezza, scambiandoci domande e sorrisi e divertendoci, infine, in un corso improvvisato di fotografia. Conosciamo anche Maurus Leimbacher, ventiduenne studente di fisica presso il Politecnico di Zurigo, giunto in Nepal per assolvere parte del Servizio Civile. Arrivato solo tre settimane prima e già ben integrato nelle case-famiglia, ci racconta della grande possibilità di crescita personale che Kam For Sud gli ha concesso in cambio del suo prezioso impegno, costituito dagli insegnamenti di matematica e scienze che impartisce ai ragazzi che ne hanno bisogno, ma non solo.
Voglia di vivere
Il breve viaggio intrapreso alla scoperta della Valle di Kathmandu, oltre che a conoscere il prezioso lavoro di Rajan, Silvia e di Kam For Sud, ci ha immerso in una realtà variegata in cui si mescolano in un’apparente armonia suoni, rumori, profumi, riti religiosi, tradizioni secolari e modernità. Un universo multicolore in cui la vita fluisce in un movimento ininterrotto lungo le strade, nei templi e nelle piazze.
E dove non solo uno stesso luogo di culto si presta a manifestazioni di fede diverse, ma può accogliere dei giovani che, mischiati a devoti e turisti, trovano spazio per fare rap improvvisando rime in uno spigliato freestyle.
Un balsamo rigenerante Non si rimane indifferenti a tanta complessità. L’avere avuto la possibilità di incontrare le persone anziché passare loro semplicemente accanto, ci ha permesso di superare lo smarrimento e la diffidenza iniziali, facendoci abbassare le difese innalzate di fronte al diverso e conducendoci alla meraviglia della sua conoscenza. E la commistione di gentilezza, spiritualità e armonia ci ha infine avvolti come un delicato balsamo rigenerante, preparandoci con delicatezza al ritorno a casa.
Nella nostra camera al Newa Chen, mentre ci avviamo a concludere gli appunti e sistemare gli zaini prima del rientro in Ticino, pensiamo all’impegno di tutte le ONG internazionali che operano per la ripresa del piccolo grande Nepal. Ne abbiamo conosciuta una e di questa vi abbiamo voluto parlare, ma in Ticino non è la sola a operare a ridosso dell’imponente catena himalayana: attratte da questo amorevole popolo tutte, e ognuna a suo modo, cercano di ridare quanto di meraviglioso hanno ricevuto da questa nazione, tanto diversa e lontana dalla nostra.
“Kam For Sud, ovvero Kasturi Mirga Forum per uno sviluppo sostenibile”
“Nel Paese convivono pacificamente diverse religioni; Induismo e Buddismo sono le più rappresentate”
“Kathmandu è una città tra le più densamente popolate del pianeta, con circa 30mila persone per km2 , per un totale di più di un milione e mezzo di abitanti”SOPRA: RAJAN SHRESTHA, RESPONSABILE OPERATIVO NEPALESE DI KAM FOR SUD. IN ALTO: GIOVANI RAPPER NEGLI SPAZI ANTISTANTI ALLO SWAYAMBHUNATH, IL TEMPIO DELLE SCIMMIE, ANTICO COMPLESSO RELIGIOSO BUDDISTA SITUATO IN CIMA A UNA COLLINA A OVEST DI KATHMANDU. A SINISTRA: I BAMBINI OSPITI DEL CENTRO DIURNO RODEC PRONTI A TORNARE A CASA A FINE GIORNATA. A DESTRA: LE CASE-FAMIGLIA DI TATHALI E SILVIA LAFRANCHI PITTET DAVANTI AL BAZAR DI KAM FOR SUD A LOCARNO.
Royal Mustang, il piccolo Tibet
Il Nepal è un piccolo Paese schiacciato tra due grandi potenze, ma con una forte identità.
La Valle di Kathmandu racchiude dei gioielli architettonici inestimabili e nella zona himalayana troviamo, non solo alcune delle cime più alte del mondo, ma anche una cultura tibetana intatta.
La spedizione in 4x4 nel Mustang può ancora regalare momenti indimenticabili anche al viaggiatore più esperto e avventuroso. Il viaggio combina il percorrere strade in alta quota circondati dalle vette più alte del mondo con l’incontro di popolazioni semplici dalla cultura arcaica e millenaria e con una profonda religiosità e un surreale misticismo.
29 ottobre - 1° novembre 2023
Londra & Abba Arena
Assieme al Dolpo, il Mustang è la regione del Nepal che più a lungo ha vissuto un totale isolamento dal resto del mondo.
Ad un’altitudine media di 3’000 metri e con passi oltre i 4’000 metri è un susseguirsi di valli, altipiani, gole in cui tutte le sfumature del grigio, del rosa e del rosso si rincorrono, si fondono e si scompongono. Piccole terrazze coltivate ad orzo, grano saraceno e colza, si susseguono lungo il percorso.
Il mese di ottobre è sicuramente il mese migliore per effettuare questo viaggio, perché i cieli sono tersi e le montagne appaiono in tutto il loro splendore.
In collaborazione con Il Gabbiano Livingston
Sei interessato a un viaggio? 091 821 11 93 viaggi@laregione.ch www.laregione.ch/viaggi
23 - 30 settembre 2023
Marocco Le città imperiali
Dancing Queen, Mamma Mia, Money, Money, Money e The winner takes it all; le canzoni della leggendaria pop band svedese. Unitevi a noi nella straordinaria
Abba Arena a Londra con Agnetha Björn Benny e Anny-Frid che sottoforma di Avatar vi faranno vivere un concerto mai visto prima, riportandovi indietro nel tempo fino agli anni 70. Immergetevi nella metropoli di Londra , la capitale più grande dʼEuropa con la sua architettura magnifica e contrastante. Visitate la Tate of Modern Art, che ha sede in una centrale elettrica riconvertita. Si tratta di uno dei più grandi musei d’arte moderna e contemporanea del mondo. Ammirate la Westminster Abbey, la chiesa dell’incoronazione dei monarchi inglesi e ammirate i gioielli di Sua Maestà nella Torre di Londra. Gotedevi la città dallʼalto e sbirciate dietro le quinte della famosa residenza estiva nel Castello di Windsor. Passeggiate allʼinterno del famoso grande magazzino Harrods e godetevi il tradizionale teatime inglese.
In collaborazione con HW Tours
Prezzi in CHF da 1’790 a persona in camera doppia
Supplemento camera singola 250
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In viaggio verso un Paese meraviglioso legato a una magica storia; in questo tour si visiteranno le città di varie dinastie che aumentarono il loro fascino durante il proprio regno, attraverso importanti interventi architettonici. Le città più importanti del Marocco vengono definite “imperiali” perché in tempi diversi sono state tutte località di residenza dei sovrani. Si visiterà dapprima Rabat, la capitale. Le sue possenti mura racchiudono una città in gran parte moderna, ma vi sono diverse zone che testimoniano l’antico passato come la torre Hassan, il Palazzo Reale, il mausoleo di Mohammed V. Si ammireranno Tangeri e Chefchaouen, la caratteristica città blu. A seguire Meknes, caratterizzata dalla sua bellissima Medina circondata da mura. Poi Fes, l’antica capitale, per molti la più elegante e spirituale città del paese.
E naturalmente Marrakech, dove si ammireranno i giardini Menara , il museo Dar Si Said, il palazzo della Bahia , la celebre piazza Djemaa el Fna Ultima tappa del viaggio dedicata a Casablanca , la città più cosmopolita e aperta del Paese.
In collaborazione con Hotelplan
Prezzi in CHF da 2’140 a persona in camera doppia
Nato e cresciuto nel Locarnese, classe 1960, Capricorno ascendente Toro. Non è sposato ma ha una relazione da 21 anni con un uomo molto molto discreto (per cui non ne farà il nome). Adora le piante, soprattutto quelle che abitano le case (e la sua sembra una terrazza balinese). Ama la TV e la radio: non potrebbe essere altrimenti visto che da 27 anni il suo mestiere è parlare al microfono (prima Rete Tre e ora Rete Uno). Abbraccia la filosofia buddista ed è vegetariano; lo fanno felice due semplicissimi spaghi con pomodoro e basilico. Colore preferito: blu. Non sopporta chi parla al telefono con il vivavoce attivo e lo indispongono le persone con scarsa sensibilità verso il prossimo: “Tutti siamo insensibili verso le cose che non conosciamo, oggi però abbiamo a disposizione la rete, i contatti e i nostri neuroni: quando ci troviamo davanti a un muro basterebbe fermarsi e mettere in moto la propria consapevolezza per comprendere chi abbiamo davanti e andare oltre...”.
Giugno fa rima con solstizio d’estate, fine della scuola, infradito e – non da ultimo – Pride. Tutto ebbe inizio a New York la notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969 allo Stonewall Inn (storico locale nel Greenwich Village): lì nacque il movimento LGBTQ+ atto a rivendicare i diritti della comunità. Mirko Bordoli nel 1969 era un bambino, ma pochi anni dopo avrebbe compreso che i ragazzi erano “più nelle corde del suo cuore” che le ragazze. Presa di coscienza che non fu priva di dolore e difficoltà. “Essere omosessuale e crescere in un’epoca in cui internet non c’era può portare grande sofferenza e solitudine. Capire di non essere uguali agli altri e non poterne parlare con nessuno – soprattutto perché il primo a non sapere che succede sei tuè davvero difficile”. Oggi basta scrivere in Google: “Sono un uomo e mi piacciono gli uomini” e ti si apre un mondo. “Facile – aggiunge Mirko –, allora non c’era nulla e ti sentivi smarrito e spaventato. Alla fine ti manca quel pezzetto di vita che un eterosessuale vive in adolescenza: la prima volta che non vedi l’ora di dire a qualcuno che ti piace, il primo innamoramento eccetera. Quegli anni non li vivi perché ti devi nascondere in solitudine per conoscere chi sei”. Mirko aggiunge che per fortuna oggi molto è cambiato: “Se ne parla di più, gli omosessuali hanno il coraggio di uscire allo scoperto, però, penso ci sia ancora molto da fare. Come diceva lo scrittore Aldo Busi: la pagheremo salata questa voglia di farci vedere. Purtroppo lo scotto da pagare sono gli innumerevoli atti di violenza contro le persone LGBTQ+.
Stranguglioni Per raggiungere le nostre più recondite profondità è cosa saggia – per molti ma non per tutti – sbarazzarsi dei vari strati che ci stritolano e ci impediscono di incontrare il nostro intimo sé. “Lo strato più difficile da togliere è stato quello più vicino all’anima, cioè quello strato che ti permette di mostrarti senza doverti vergognare e senza doverti aspettare umiliazioni. Crescendo ne ho passate tante e la mia scorza protettiva si è indurita parecchio con il tempo, ho mandato giù tanti stranguglioni che mi hanno ferito profondamente. Dall’altro lato però ho sviluppato sensibilità ed empatia verso il genere umano e tutte le situazioni di discriminazione”.
Fusilli o insalata russa?
Nel 1979 Mirko si avventura alla volta di Zurigo dove lavora, prima in banca come impiegato e poi per un sindacato. Nella city respira un’aria più cosmopolita e open mind. “Spesso andavo a pranzo con un collega, un giorno gli chiesi se non gli desse fastidio farsi vedere con una persona dichiaratamente omosessuale. La sua risposta fu emblematica: Mirko, che problema c’è, io sono risolto e se gli altri si fanno dei problemi è perché sono loro a non essere sessualmente risolti: a te piacciono i fusilli a me l’insalata russa? Embè? Chissenefrega”.
Mirko Bordoli
Radio Chiusa la parentesi zurighese, Mirko torna in Ticino nella metà degli anni Novanta e rispolvera la sua passione sfrenata per la radio (da bambino rubava la radiolina al suo papà per ascoltare radiodrammi per poi passare a fare le hit parade sulle frequenze di Radio Pino International a metà anni Settanta). “Rientrato qui, non potevo non ascoltare quella scintilla: busso alla porta di Rete Tre, una, due, tre volte… a furia di insistere mi chiedono di fargli avere un provino: ho tirato fuori la macchina da scrivere e mi sono inventato una trasmissione radiofonica e ho fatto centro: dal 1996 a oggi sono ancora al microfono felice di tutte le ore passate in onda.
Pride
Colori arcobaleno, musica da ballare, gioia, un’atmosfera di festa senza pregiudizi e con la semplice voglia di celebrare l’orgoglio della comunità LGBTQ+. “Il Pride è un tam tam importantissimo nato a Stonewall e che ha cambiato le vite di tante persone, anche eterosessuali. Molti possono dire che è una baracconata ma, pensiamoci bene, il Carnevale non è simile? Ognuno ha il diritto di essere stravagante e manifestarlo, non c’è nulla di male”. Mirko ha frequentato tanti Pride: da Roma a Torino passando per Zurigo, ma la volta che si è emozionato di più è a casa sua: Lugano Pride nel 2018. “Mi porto nel cuore una sensazione che accomuna tutte queste meravigliose parate: sentirsi accolti dalla società. Sensazione che mi è mancata quando ero giovane e quando ero alla ricerca di me stesso”.
Comprensione
Si parla tanto di inclusività, ma come si fa veramente ad andare oltre le etichette e la paura di ciò che è diverso da noi? “Tanto per cominciare bisogna accettare di avere dei limiti e riconoscere che il limite prende forza quando non lo accettiamo. Il cambiamento arriva quando si inizia a chiedersi perché si hanno delle reazioni verso ciò che non si conosce: è solo allora che può accendersi la luce della comprensione”.
LA MOZIA FELICE (quella di un tempo)
Ho avuto altre volte occasione di scrivere dell’isoletta di San Pantaleo, fazzoletto di terra sospeso sulla superficie del mare all’interno di una piccola baia detta ‘Lo Stagnone’, non lontano da Marsala e Trapani, che ho potuto visitare a più riprese in compagnia del presidente della Fondazione Whitaker e dell’archeologa Antonella Spanò che per anni si è occupata delle ricerche e della conservazione del patrimonio dell’isola, compreso il museo del quale dirò tra un momento. Quarantacinque ettari che le Egadi proteggono dal mare aperto, cioè da quella parte di Mediterraneo oggi teatro di nuove tragedie umane.
Ci troviamo in Sicilia, ma fuori delle rotte turistico-culturali che frequentano la Valle dei Templi di Agrigento, dal Parco archeologico di Naxos ai piedi dell’Etna (la prima colonia della Magna Grecia) o dei famosi mosaici di Piazza Armerina. Fortunatamente, direi. Qui sorgeva l’antica Mozia fenicia, fondata nell’VIII secolo a.C., come afferma il FAI, ‘un luogo del cuore’ da non perdere, ricco di una flora e una fauna particolari. E, come dice il titolo di questa rubrica, se al fascino della visita si aggiunge qualche conoscenza di storia, tanto meglio: il cuore per emozionarsi, la testa per dare forma e spessore a quel sentimento.
Il paesaggio tutto intorno è incantevole e quando si cammina sull’isola sembra proprio di calpestare la storia; anche perché dal terreno, a lato dei percorsi tracciati, affiorano cocci di ceramica come schegge antiche che richiamano l’attenzione del visitatore attento; naturalmente da lasciare dove stanno. Ma sull’isola bisogna prima arrivarci. Si prende allora un piccolo battello che fa la spola tra San Pantaleo e la costa che non è lontana. Se si guarda sul fondo della laguna si possono ancora scorgere i camminamenti di pietra usati durante la bassa marea come passaggio per i carri agricoli trainati da buoi, che portavano a terra la preziosa uva ‘Grillo’, con la quale si fa un vino liquoroso simile al marsala. E questo fino a non molto tempo fa.
Libano-Spagna e ritorno
Fondata nell’VIII secolo a.C., Mozia divenne una florida colonia sulle grandi vie commerciali che univano il Libano con la Spagna attraverso il Mediterraneo; mentre i Greci si erano insediati nella parte orientale della Sicilia, i Punici
avevano occupato quella occidentale. Tra i due non correva buon sangue. Attorno al porto naturale sorse un centro abitato collegato con la terraferma, che occupava tutta la superficie dell’isola, con mura di protezione, porte di accesso, strade, costruzioni civili in pietra, edifici pubblici e religiosi, una zona artigianale e una necropoli (ricca di gioielli, utensili e suppellettili) in parte ancora riconoscibili; e poi i resti del Santuario del Cappiddazzu dove fu rinvenuta una fantastica statua, il discusso Kothon – forse un bacino
esposizioni di mezzo mondo: per esempio a Venezia per la mostra sui Fenici organizzata da Sabatino Moscati nel 1988, al British in occasione delle Olimpiadi del 2012, fino al Museo Paul Getty di Los Angeles, che nel 2014 l’ha finalmente restituita alla Sicilia, dalla quale era partita come migliaia di suoi conterranei moderni. Ora è la star del museo, nato come Antiquarium, posto all’interno della Villa Whitaker.
Nulla “d’interessante”?
E qui inizia un’altra storia. Era la prima metà dell’Ottocento quando la famiglia inglese si insediò in Sicilia acquistando varie proprietà, grazie a disponibilità finanziarie senza limiti derivate da commerci con le colonie. Agli inizi del Novecento Joseph Isaac Whitaker detto “Pip”, appassionato di archeologia, acquistò Mozia (cosa allora possibile) dove iniziò scavi che si protrassero fino al 1927. L’intento era di appurare se San Pantaleo fosse l’antica Mozia fenicia, come aveva ipotizzato due secoli prima uno studioso olandese; e questo malgrado Heinrich Schliemann, lo scopritore di Troia, avesse affermato non esserci niente di interessante da indagare sull’isoletta! Vennero così alla luce strutture murarie dell’antica città e successivamente una serie infinita di suppellettili rimaste fortunatamente sul posto e che si possono ammirare nella villa padronale divenuta appunto museo, gestito oggi dalla Fondazione creata dalla figlia di Whitaker nel 1971 che, in collaborazione con diverse università, continua gli studi e le ricerche archeologiche al fine di valorizzare il sito, preservandone nel contempo le caratteristiche ambientali.
artificiale usato come porto, oppure una vasca attorno alla quale si celebravano riti religiosi o astronomici –, un Tempio dedicato a Baal, la Casa dei mosaici e la cosiddetta Casermetta. All’interno del porto sono state intraprese nuove ricerche da parte dell’Università di Palermo. Nel 397 a.C., dopo una serie di alterne vicende belliche, Mozia fu assediata e infine conquistata dai Siracusani, che stavano dalla parte dei Greci, rasa al suolo (come Dio comanda in questi casi) e la popolazione deportata. Oggi sull’isola vive solo una decina di persone.
Un “giovinetto” noto ovunque Parliamo ora del piccolo ma prezioso museo, che da qualche anno ha un ospite d’eccezione: la statua greca del V secolo a.C. alla quale ho accennato più sopra, in stile arcaico-ionico, chiamata L’auriga (ricordando quello di Delfi) o Il giovinetto di Mozia, forse approdata sulle coste siciliane grazie alle navi cartaginesi.
“L’auriga - si legge nella presentazione dell’opera in marmo esposta nel museo - ha la testa leggermente inclinata e il viso avvolto da una acconciatura a riccioli. Il braccio mancante è rivolto verso l’alto e verosimilmente doveva tenere un frustino. L’atleta indossa un chitone, veste comune nell’antica Grecia, leggero, molto lungo e con sottilissime pieghe, stretto da una cinta all’altezza dei pettorali che mette in risalto le splendide forme anatomiche e la sua muscolatura, specie nella parte posteriore”.
La rara scultura, molto raffinata e per certi versi ancora misteriosa, è venuta alla luce nel 1979 all’interno del Cappiddazzu, e ha avuto una storia di viaggi tra musei ed
Lʼamico fortunato
La collaborazione artistica tra Fortunato Depero, capofila del Futurismo, e Gilbert Clavel – il poeta di Basilea vissuto tra Capri e Positano – non è nota a tutti. Tanto meno la loro relazione epistolare.
“Amatissimo Clavel…”, così iniziano le lettere che Fortunato Depero scrive allo scrittore svizzero Gilbert Clavel. E finiscono con “… mandami tanti baci e tanti soldi”. L’illustre figlio di industriali svizzeri della seta risponde allegando i rendiconti dei vaglia inviati all’amico. La corrispondenza inedita è racchiusa ne Il carteggio Clavel-Depero. 1917-1921 (Mart, 2019), a cura di Nicoletta Boschiero: una testimonianza dello stretto rapporto tra i due intellettuali, fervido di idee e scambi creativi. Depero, nato nel 1892 in Val di Non, conobbe Clavel a Roma, attraverso Michail Semënov, intermediario tra gli artisti italiani e Sergej Djaghilev (che nel 1916 portò in Italia i Ballets Russes). Clavel invitò Depero e la moglie Rosetta Amadori nel suo buen retiro sull’isola di Capri. Dopo pochi anni, il futurista si allontanò da Clavel e le ultime lettere sono piuttosto fredde, nonostante il poeta svizzero fosse stato anche il soggetto ispiratore di molte opere di Depero, sia grafiche che pittoriche, come Clavel nella funicolare (1918) o Ritratto di Gilbert Clavel (Figura seduta al caffè; 1918), visibile presso la Galleria del Futurismo, Museo del Novecento di Milano e – fino al 3 settembre – alla mostra Futurliberty. Avanguardia e stile
Da Basilea a Positano
Nato nel 1883 a Basilea e morto di pleurite nel 1927, sempre a Basilea, Clavel giunse a Capri a ventisette anni per curare la tubercolosi. Affetto anche da una grave curvatura spinale, soffrì per tutta la vita fisicamente e mentalmente per la sua fragile costituzione. Si stabilì in una casa che chiamò La Saida ed entrò a far parte della colonia straniera dell’isola, diventando amico di Jacques Fersen, Hans Paule e molti altri. Durante il suo soggiorno lì, Depero creò le illustrazioni per il libro di Clavel, Un istituto per suicidi, una prova grafica importante per la sua futura esperienza pubblicitaria, e insieme con l’amico pose le basi per il suo Teatro Plastico.
Per quest’idea futurista di Depero, l’influenza magista dell’esoterico Clavel fu determinante: nei cinque atti dell’opera, andata in scena nel 1918 al Teatro dei Piccoli di Roma, i ballerini sono trasformati in marionette dai movimenti meccanici. Tra le prime sperimentazioni di teatro d’avanguardia, venne musicata da Alfredo Casella, Gerald Tyrwhitt, Francesco Malipiero e Bela Bartok.
La Torre di Clavel Nel 1909, durante un giro in barca fra Capri e Positano, Clavel vide una torre angioina abbandonata: la sua pianta pentagonale gli ricordò la misticità delle piramidi e decise di acquistarla per farne la sua opera d’arte totale. Costruita agli inizi del XIII secolo dai Normanni, per difendere la costa dall’attacco dei Saraceni, e ricostruita nel 1533, Clavel la arrotondò ed estese fino alla spiaggia, scavando lo sperone di roccia con esplosivi e scoprendo una grotta con un’ottima acustica. Ispirandosi alle teorie dell’antroposofia di Rudolf Steiner, decise di farne una sala di “contemplazione del proprio Io” e la dotò di un organo: in pratica, il suo Goetheanum. Con l’aiuto dell’amico artigiano Enrico Lietz, progettò gli interni della torre su quattro livelli: usò la rabdomanzia e un compasso per determinarne la forma in una dinamica metafisica. Una volta ultimati i lavori, Clavel ospitò molti personaggi famosi come Cocteau e Pablo Picasso, che pare abbia incontrato qui la sua futura moglie Ol’ga Chochlova. I lavori occuparono il resto della sua vita e scrisse che la torre lo avrebbe ucciso. A causa della malattia, non riuscì a completare la sala della musica e lasciò la torre a René Clavel che, nel 1954, la vendette alla Principessa Santa Borghese Hercolani con la promessa di custodirne tutti gli oggetti, conservarne e valorizzarne ogni aspetto “artistico, umano, magico e mistico”. Ancora oggi la struttura è come Clavel l’aveva creata, anche se adattata a residenza per le vacanze. Dal futurismo… al turismo.
La principessa e lo scugnizzo
Nel 1981, il giovane Daniele Esposito iniziò a prestare servizio presso la torre, guidando il gozzo e lavorando a piedi nudi perché la principessa non voleva che perdesse la sua naturalezza di positanese. Tra l’anziana nobildonna e lo scugnizzo si instaurò un rapporto di profonda amicizia e stima, tanto che lo nominò custode storico del lascito Clavel. Anni dopo, Esposito ritrovò in un cassetto una cartella con i disegni di Depero e li affidò alla Casa d’Arte Futurista Depero del MART di Trento e Rovereto: la più grande scoperta delle opere del futurista dopo la morte.
Nel 1917, Gilbert Clavel pubblica il racconto fantastico Un istituto per suicidi (Bernardo Lux Editore, Roma), in cui il narratore descrive le vicende di un uomo che si rivolge a un “servizio pubblico di morte” per riuscire a suicidarsi (alquanto profetico), che offre tre metodi per uccidersi in uno stato allucinatorio: alcol, lussuria e oppio, più un quarto che li comprende tutti. La morte non è un tabù, ma è considerata un cambiamento di centro. Racconta gli incontri che il suicida fa in questo luogo, dove si trovano riferimenti alla torre piramidale a pianta pentagonale, ai cunicoli, alle forme delle stanze, alle scale e persino agli stati d’animo che l’edificio crea. Ogni bara ha una serratura e ogni serratura ha due chiavi. Una è saldata con i morti, l’altra è deferita all’ufficio di certificazione statale. Le illustrazioni di Depero sono ispirate alla figura di Clavel. E i titoli delle tavole sono eloquenti: Scomposizione di solidi, Plastica metafisica, Prospettiva sotterranea, Silenzio mistico, Giro dinamico, Bevitori della morte e coppa sonora, Sportello magico, Solidità e trasparenze.
GIOCA CON TICINO7
4 ingressi per la SWISSMINIATUR di Melide
Orizzontali
1. Antica carrozza inglese 4. Una bacca commestibile 9. Figlio di Noè 12. Il nome di Sivori 14. Sono responsabili di lesioni
16. Scontentare 18. Il nome della Fitzgerald (1917-1996) 19. Secchi, riarsi 20. Nulla, nessuna cosa 22. Periodico, rotocalco
24. Fu re di Persia 26. 601 romani
27. Apatia, sonnolenza 29. Confini di Itaca 30. Località in Val Bavona 31. Particella dubitativa 32. Località della Lavizzara 33. Un Monte a 1’814 m s/m
34. Non vicine 35. Alberi da frutto 36. Un costruttore di dighe 37. Anwar el-…, politico egiziano (1918-1981) 38. La capitale delle Samoa 39 Spocchiosa, sdegnosa
41. Una corda per Tarzan 43. Il maschile di donne 45. In coda 46. Relativi alle
Spedisci un SMS al 434 (CHF 1.–/SMS) scrivendo TI7 <spazio> SOLUZIONE e partecipa all’estrazione. Termine di partecipazione: giovedì prossimo.
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nostre montagne 48. Organizzazione
Non Governativa 50. Tre lettere di Napoleone 52. Ornella, cantante 54. Simbolo chimico del rame 55. Decorati come l’arcobaleno 57. Una donna mostruosa 59. Menzionare, indicare 60. Aspettati, previsti 61. Ordine degli avvocati in Ticino (sigla) 62. Un tipo di gladiatore
Verticali
1. Pavidità, vigliaccheria 2. È abbreviata con A negli USA 3. I soci di Heinrich Gessler 5. Filamenti del fungo 6. Lavorò anche alla Santa Maria degli Angioli
7. Monti della Sicilia 8. Nota musicale
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scorbutici 15. Cedevole, morbida 17. Deformato, travisato 21. Migrazione in massa 23. Una mattanza di pesci 25. Celebre, egregio 28. Si contrappone alla guerra 30. Dopo Crans in Vallese 31. Località della Capriasca 32. Persona molto somigliante 33. Località del Luganese 34 Aforistica, concisa 35. Si promettono coi monti 36. Una parte di Faido 37. Piantati o staccati 40. Si alza nelle discussioni 42. Il nome dell’architetto Aalto 44. Scolpiti, cesellati 47. Il genitore latino 49. Pasticcio, disgrazia 51. Un Brad attore 53. Ispida, irsuta 56. Voce di incitamento 58. Preposizione semplice 60. Prima e ultima dell’alfabeto SOLUZIONE DEL 10.06.2023 SANGIORGIO Soluzione completa su laregione.ch/giochi Al vincitore facciamo i nostri complimenti!
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La scrittrice dislessica odiava i giochi di parole. Le ricordavano il suo disturbo, certo, ma non le erano mai piaciuti. Quando lesse quel famoso titolo che può essere quattro titoli: La bière du pécheur – La birra del pescatore. La bara del peccatore. La birra del peccatore. La bara del pescatore –, pensò: “L’esempio più eclatante di ciò che non mi fa ridere, né mi stupisce né mi lascia ammirata. Niente”.
La scrittrice dislessica doveva faticare molto più di qualsiasi altro scrittore per pubblicare un libro. Apprezzata come buona scrittrice, bene accolta dagli editori, i redattori sapevano che cosa li aspettava quando arrivava loro un nuovo testo della scrittrice dislessica. E lo sapeva anche lei che doveva mettere mano, come loro, alle none e decime bozze se andava bene. Battagliando su ogni pagina, ogni rigo e ogni parola. Cercando di convincere i correttori che NON “è migliore la parola sbagliata”. Ma il successo aumentava. Tra le centinaia di parole che si dovevano
correggere, più ne lasciavano com’erano, sbagliate, più il libro, assumendo tutta una dimensione in più, quella comica, incontrava l’apprezzamento del pubblico. La scrittrice dislessica cominciò a far ridere. E non c’era più scelta. L’editore iniziò a imporre una percentuale sempre maggiore di parole non corrette: 15%, 35%, 60… E l’“emeroteca” diventata “omoerotica”, si lasciava “omoerotica”. I “gesti iconici” – aggettivo che la nostra scrittrice detestava, ma c’è un’altra parola per dire la stessa cosa? –si lasciarono i “gesti comici” (un’altra parola c’è, sebbene per un’altra cosa). E l’“erede” che si arrampicava sui muri, molto più rapidamente dell’“edera” immaginata, si lasciò che si arrampicasse sui muri, dando una svolta impensabile, la svolta decisiva, al romanzo.
La scrittrice dislessica Lo scrittore felice
C’era uno scrittore felice finché non lo invitarono al primo festival della sua vita. Era un bravo scrittore che si sforzava in ogni modo di non farsi mai invitare. Bastava dire: grazie, non posso, oppure: mi dispiace, devo andare a un altro festival. Ma non ci riuscì. A ogni successivo festival, non sapendo dire di no, ci andava più triste, e il successo aumentava per la faccia che aveva e per il malumore. Le rispostacce che dava. Quando erano tristi, le risposte, erano patetiche e poetiche, o sembravano. Quando erano risentite per troppo malumore, scoppiavano i battimani. Ho voluto fare una verifica. Sono andato a vedere tra gli invitati a tutti i festival dell’anno prossimo. Non lo trovo. Sarà riuscito
Lo scrittore di aforismi
Lo scrittore di aforismi aveva sempre ragione lui. Ma lo vedremo meglio, più avanti. Lo scrittore di aforismi aveva fin da piccolo una tendenza spiccata all’osservazione acuta e alla sentenza. Non parlava mai, parlava poco, e quando apriva bocca diceva una frasetta che restavano tutti in silenzio per qualche secondo, guardandosi tra loro e guardando lo scrittore di aforismi da piccolo. Non erano le frasi che dicono di solito i bambini, che incantano le nonne ma non vogliono dire niente. Il bambino piccolo comune solo di tanto in tanto se ne esce con un giudizio che illumina veramente. Di questa predilezione si erano accorti tutti, e il padre un giorno gli regalò l’Antologia degli aforismi italiani, in tre volumi. A quella raccolta si deve tutta la carriera di scrittore e studioso, antologista, moralista, umorista, aforista dello scrittore di aforismi. Diremo alcuni aspetti di tale carriera, anche i più spiacevoli. Citava troppo. Una citazione ne chiamava un’altra e non finiva più. I suoi lunghi saggi sull’aforisma, di ogni
tempo e paese, li leggevano solo gli amanti degli aforismi come lui, un gruppo piuttosto nutrito di lettori, destinato a crescere ma fino a un certo punto. Infine, ciò che accennavo all’inizio. Quando gli dicevano: “Va bene, hai ragione sempre tu”, non si rendevano conto dell’ampiezza di significato dell’espressione. Aveva ragione sempre lui veramente. Confortato da tre millenni e più di sapienza sentenziosa occidentale ed orientale, se dicevi qualcosa su cui non era tanto d’accordo, ti piazzava in pochi secondi, il tempo di pronunciare quattro aforismi, davanti alla falsità di ciò che avevi sostenuto. Lo scrittore di aforismi, conosciuto tra gli amici più brevemente come “il filosofo”, ha pubblicato, oltre ai molteplici saggi sull’aforisma, sette volumetti di aforismi.
a dire un no a chi l’ha invitato? Me lo auguro per lui. L’esatto contrario era accaduto allo scrittore che iniziò a essere veramente felice dalla prima volta che lo invitarono a un festival. E si chiedeva ogni tanto, in treno, mentre si recava a uno degli altri, come faceva a essere felice prima.
Tutto cambiò per lui con il suo terzo libro, La luna anche di giorno, arrivato secondo al Viareggio. Alla festa della premiazione, fece più bella figura del primo. Diceva sempre cose intelligenti, tra un “io di qua, io di là” e l’altro. Alcune delle quali mentre ballava. Questa frase: “Fece più bella figura del primo” me l’ha suggerita lui, e si vede.
Mappe dalla Valle del Sole
Il libro, l’autore
Non sono molti i documenti cartografici relativi alla Valle di Blenio che precedono la Carta Dufour del 1865 (la prima opera cartografica ufficiale estesa del nostro Paese), ma “il numero esiguo e il carattere locale o regionale delle carte sono ripagati, per così dire, dal loro pregio. Riescono a suscitare facilmente interrogativi concreti. Perché sono state disegnate quelle carte? Come sono state concepite? Come dobbiamo guardarle per capirne i significati e risalire ai legami tra uomo e ambiente?”.Così scrive Stefano Bolla, avvocato e notaio, nelle prime pagine di questo affascinante volume: Cartografia di una valle alpina. La valle di Blenio (1500-1865), Casagrande 2023. Un libro da leggere e da guardare alla scoperta di storie, aneddoti e curiosità di una regione dalla cultura millenaria e oggi al centro di grandi progetti e rilancio.
Da Disneyland al Louvre
Peccato per lo “Scriba Seduto” e il “Codice di Hammurabi”. Anche per “Amore e Psiché”. Riteniamo, però, che il Louvre in 1:30 minuti con 4 bambine e milioni di turisti da tutto il mondo e al termine di due giorni e mezzo passati tra Tour Eiffel, Bateaux Bus, ristoranti strapieni e parchi salvifici sia un ottimo risultato per la prima edizione di un format destinato al successo: il viaggio delle ragazze.
Funziona così: si risparmia, le madri adulte decidono una meta, si fanno le valigie, si lasciano a casa i maschi e si parte con amiche e rispettive figlie alla scoperta di una città. L’ho pensato come un rito di iniziazione doveroso. Il fatto è che quando i bambini sono piccoli e i tempi della vacanza limitati si fanno villeggiature lampo, soggiorni al mare che hanno il solo scopo di far rilassare grandi e piccoli. Ora che siamo tutti grandi, mi sono detta, è tempo di fare le cose sul serio.
L’obiettivo, tra il poetico e il pretenzioso, era di insegnare alle bambine a viaggiare. Certo, con una meta protetta, vicina e semplice. Ma con tutti gli ingredienti giusti. A cominciare dalla cosa più anni Novanta del mondo, eppure per noi boomer così preziosa: la “Lonely Planet” prima di partire. Il rito non ha
riscosso il successo che pensavo, mi hanno guardata come quando propongo il passato di verdure a pranzo, ma abbiamo comunque fatto il pieno di settimana enigmistica e Pimpa in libreria, come se dovessimo imbarcarci in un volo intercontinentale. Ho insegnato che noi non siamo gente che applaude all’atterraggio dell’aereo, né che si alza appena si spegne la spia delle cinture di sicurezza, né che si mette in piedi in fila al check-in prima che siano iniziati i controlli. Facciamo tutto con calma e tranquillità, ci atteggiamo a viaggiatrici esperte anche se non lo siamo. “Ah che bello, andate a Disneyland?”. Con grande sussiego a chi ci interrogava prima di partire rispondevamo che no, non saremmo andate a Disneyland ma al Louvre, a vedere poche e selezionate opere destinate a rimanerci nel cuore. Al termine di questi tre giorni posso dirvi che fare lo slalom tra migliaia di turisti per arrivare alla “Nike di Samotracia”, fare la seconda fila per la “Gioconda” senza dimenticarsi la “Vergine delle Rocce” e la “Venere di Milo” non è molto diverso da salire sulle montagne russe. Ma dà molta, molta più soddisfazione.
ALTRI SCHERMI
UNIVERSO MCU
Basata sull’omonima trama dei fumetti Marvel, Secret Invasion è la nuova serie uscita questa settimana sulla piattaforma Disney+. Si tratta della nona serie televisiva del Marvel Cinematic Universe (MCU), una sorta di universo condiviso incentrato su una serie di produzioni con protagonisti supereroi che originariamente agivano nei loro mondi. L’universo condiviso, proprio come l’universo Marvel originale nei fumetti, è stato stabilito incrociando elementi comuni fra trama, ambientazioni, cast e personaggi.
OCCHIO AGLI SKRULL
Nella nuova serie Secret Invasion, ambientata nell’attuale MCU, Nick Fury (Samuel L. Jackson) viene a conoscenza di un’invasione clandestina sulla Terra da parte di una fazione di Skrull mutaforma. Fury si unisce ai suoi alleati, tra cui Everett Ross, Maria Hill e lo Skrull Talos, che ormai si è costruito una vita sulla Terra alla quale non vuole più rinunciare. Insieme iniziano una corsa contro il tempo per contrastare l’imminente invasione degli Skrull e, naturalmente, salvare l’umanità.
NICK FURY
SOPRA LA PANCA
Siamo a Gozzano, un comune piemontese di cinque o seimila abitanti affacciato sul lago d’Orta. Il palazzo del municipio è una sontuosa costruzione ottocentesca, che all’interno conserva affreschi e soffitti decorati. All’esterno c’è un piccolo parco con camelie, magnolie, grandiflore, cedri del Libano e infine lui, il più saggio, il più discreto, quello che saluta a bassa voce per non disturbare, tanto che il suo “buongiorno” sembra solo un fruscio tra le foglie. È un Ginkgo Biloba secolare che sorge proprio alle spalle della panchina. È con un po’ di timore che oso rivolgermi a lui, voltando il capo all’indietro. I manuali di botanica precisano che è l’unica specie sopravvissuta della famiglia Ginkgoaceae, dell'intero ordine Ginkgoales e della divisione delle Ginkgophyta. Si trova sulla terra da 250 milioni di anni, resiste a tutte le temperature, fino a meno trenta sottozero, e perfino all’inquinamento. Come si fa, vorrei chiedergli, come si fa a restare saldi? Bisogna avere pazienza, mi risponde il vento che soffia tra le piccole foglie a forma di ventaglio.
Coordinate: 45°44’51”N; 8°26’03”E
Vista: ★★☆☆☆ Ideale per… chiacchierare con Ginkgo.
ticino7
Il personaggio, creato da Jack Kirby e Stan Lee, ha fatto la sua prima apparizione nel 1963 nei fumetti della Marvel, ritratto come leader di un’unità d’élite dell’esercito americano. L’attore Samuel L. Jackson interpreta il personaggio di Nick Fury dal 2008, quando apparve come cameo in Iron Man e da allora Jackson ama interpretarlo. Lo ha dichiarato dopo aver ricevuto un Oscar nel 2021, in un’intervista al Los Angeles Times: “Preferisco il ruolo di Nick Fury a tanti altri…”.
FASE CINQUE
I Marvel Studios hanno iniziato a produrre le proprie serie televisive per lo streaming su Disney+, a partire da WandaVision nel 2021 come inizio della Fase Quattro. Ant-Man and the Wasp: Quantumania (2023) ha iniziato la Fase Cinque, che terminerà con Blade (2024), mentre la Fase Sei inizierà con Deadpool 3 (2024).
La Fase Sei e The Multiverse Saga si concluderanno con Avengers: The Kang Dynasty (2025) e Avengers: Secret Wars (2026). Il franchise legato all’MCU è diventato quello di maggior incasso di tutti i tempi.
Chantez-vous
Suisse?
Cinque musiciste e musicisti, cinque giorni e un luogo dove suonare e comporre musica ricco di storia come il San Gottardo. È questo, in sintesi, il progetto radiofonico nazionale della SSR “Chantez-vous Suisse?”, in cui i protagonisti reinterpreteranno una canzone della loro regione linguistica e si cimenteranno nella non semplice sfida collettiva di comporre “su commissione” una nuova canzone che esprima e racconti il multilinguismo svizzero.
Alle fine della settimana il quintetto terrà inoltre un piccolo concerto proprio lì, all’Ospizio del San Gottardo.Le reti radio nazionali racconteranno non solo il progetto musicale, ma tutto quello che ruota attorno alla storia e cultura di questo luogo altamente simbolico.
A rappresentare le regioni saranno la musicista Chiara Dubey per la Svizzera italiana, il cantautore Christoph Trummer per la Svizzera tedesca, il cantante Marc Aymon per la Svizzera romanda, il cantautore e compositore Mattiu Defuns per la Svizzera romancia e la rapper svizzero-dominicana “La Nefera” (al secolo Jennifer Perez) in rappresentanza della popolazione con passato migratorio.
Il progetto, che nasce nell’ambito della trasmissione “Die AnderenLes autres - Gli altri - Ils auters”, apre una finestra culturale e musicale sulle singole regioni linguistiche, mettendo in risalto gli aspetti comuni e le diversità e sarà trasmesso dai quattro primi canali radiofonici della SSR.
Con la conduzione di Davide Gagliardi, Rete Uno proporrà dal 26 al 30 giugno dei collegamenti tra le 14.00 e le 15.00 e un “best of” sabato 1° luglio alle 13.00.
Le ascoltatrici e gli ascoltatori avranno l’opportunità di seguire da vicino i lavori di questo “soggiorno musicale”, di conoscere meglio le artiste e gli artisti e di vivere insieme a loro quest’avventura.
Fabiola Gianotti ospite de Lo Specchio
Una puntata davvero d’eccezione per Lo Specchio in trasferta al CERN di Ginevra. Ad accoglierci sarà la Direttrice generale Fabiola Gianotti che ci porterà fra i misteri della fisica subatomica ma anche, come è nello stile del programma condotto da Damiano Realini, fra le pagine più intime e i ricordi della sua storia personale, quella di una bambina curiosa che nelle passeggiate con il padre, geologo, imparò a porsi le grandi domande sulla vita. In un percorso di studi decisamente eclettico, si formerà come latinista, grecista, pianista, ballerina e, ovviamente, fisica diventando una celebrità internazionale nel 2012 per aver guidato il team che, grazie all’esperimento Atlas, verificò l’esistenza del bosone di Higgs
Un’intervista da non perdere con una donna straordinaria che è alla guida di un vero e proprio “esercito” di 17mila scienziati di ben 110 nazionalità diverse.
Dal 26 giugno al 1° luglio su Rete Uno
Su Rete Uno, storie, aneddoti e brani del cuore presentati da Federico Albertoni, frontman del gruppo ticinese Freddie & the Cannonballs
Melting Pot Crescita personale Torna Moviola 340 con il meglio degli archivi RSI
Il termine “melting pot”, che richiama la storica trasmissione di Norman Hewitt, descrive il calderone di culture che caratterizza la società USA e la sua variatissima colonna sonora. Grande protagonista del programma sarà proprio la musica prettamente americana a 360 gradi: soul, rhythm & blues, folk, country e blues.
Grazie anche alle prodigiose qualità terapeutiche della “Schadenfreude” questo programma aiuterà il pubblico e chi lo conduce a rendersi conto che, in fin dei conti, la propria vita non è sempre l’apoteosi della sfortuna, ma che in realtà tutti possiedono, in gradi diversi, il proprio bagaglio di errori e manchevolezze. Esperienze che, se assorbite come insegnamenti, potrebbero anche aiutarci a migliorare. Con Paltrax, l’unico programma che ti fa diventare una persona migliore.
Ritorna la trasmissione che attinge ai preziosissimi archivi della RSI, proponendoci delle vere e proprie chicche. Ogni sabato, fino al 26 agosto.
La prima puntata sarà dedicata ai pupazzi protagonisti delle trasmissioni RSI. Miti intramontabili che con la loro simpatia ci hanno accompagnato e fatto divertire in oltre 50 anni di trasmissioni della nostra TV.
Al centro della seconda puntata sarà un mestiere assai popolare, quello del postino, da sempre un punto di riferimento del nostro quotidiano, ma anche del nostro immaginario. Negli appuntamenti successivi si parlerà anche in dialetto: faremo un piccolo viaggio nel “parlar popolare” dalle alte valli del Ticino a Milano, dalla poesia di Alina Borioli a quella di Franco Loi, per ricordarne varietà e ricchezza e scopriremo le località ticinesi che sono state teatro di famosi film e sceneggiati: dal lungolago di Lugano alla diga della Verzasca, passando per la Swissminiatur di Melide e il Casinò di Mendrisio.