T7 N21 Inserto laRegione

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Per una cultura delle buone soluzioni

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Chi sta in alto e quelli in basso

“C’è chi vuole una casa ma non ce l’ha, e chi ha una casa ma non la vuole. Chi ha una casa orribile e chi ha altri ricoveri, per esempio una roulotte, una tenda o un sacco a pelo. I confini tra le categorie domiciliari sono fluidi, come lo sono i confini in generale. Tuttavia si potrebbe dire che chiunque ricorra temporaneamente a un alloggio di tipo civile non di sua proprietà, da un lato varca la soglia di questo confine fluido e dunque dall’altro può essere definito un ospite. Un tempo avevo un amico che godeva nel sentirmi iniziare di continuo frasi con da un lato e dall’altro senza che utilizzassi quei concetti in maniera corretta. Invece di comunicare punti di vista opposti, addizionavo liberamente la medesima opinione. Da un lato un bastione è una struttura militare, dall’altro una fortificazione dalla quale è possibile osservare

il nemico da una distanza di sicurezza, per esempio con un binocolo. Se da un lato non si ha desiderio del nemico, o meglio della sua ipotetica vicinanza, dall’altro quest’ultimo lascia che lo investano le frecce tirate dal bastione. Chi si trova sul bastione ha una visione d’insieme di tutti i propri nemici o asserviti, nel caso li abbia. Dal bastione è facile simulare di averne, anche se non è così. Intorno al bastione si possono aggiungere fossati a piacere. Un bastione è consigliabile a coloro che devono essere nelle condizioni di sentirsi più grandi”.

sabato 27 maggio 2023 1 Ticino7
numero 21
A CURA DELLA REDAZIONE
SPECIALE SOSTENIBILITÀ
Brano tratto da Die Aufdrängung di Ariane Koch (Suhrkamp, 2021); traduz. dal tedesco di Laura Bortot, in Viceversa Letteratura n. 17/2023.

Se non si fosse capito il filo rosso di questo incontro è l’orchidea. Prima di incontrare Andrea, ho sempre pensato che fosse uno di quei classici fiori che si donano quando non si hanno particolari slanci creativi ma, lo ammetto, mi sbagliavo.

Da quando ho messo piede – e cuore – nella serra di Camorino di Andrea Martina mi si è aperto un mondo nuovo su questa pianta dalle molte e variopinte anime. Orchidable è l’unico centro in Ticino specializzato in orchidee botaniche ed ibride. In Svizzera attualmente ne esistono sei.

“Ho aperto Orchidable (orchidable.ch) per creare un centro olistico dedicato esclusivamente alle orchidee. Volevo far sapere alle persone che non esistono solo le classiche Phalanopsis commerciali o le specie in vaso. Ci sono varietà che meritano di essere conosciute”, ci confida Andrea. Ci sono fiori che prima di sbocciare impiegano anche un anno, della serie, se si è impazienti meglio forse optare per un cactus o un mazzo di fiori recisi. “Una delle mie virtù è la pazienza. Con le orchidee non si può avere fretta, hanno i suoi tempi, hanno bisogno di sentirsi a loro agio nell’ambiente che abitano. Ci sono piante che prima di fiorire ci mettono anche 15 o addirittura 20 anni. Per me è profondamente affascinante seguire i loro processi di vita: da quando appare una nuova radice a quando fanno capolino i primi fiori. A dirla tutta più le conosco e più emerge quel loro alone di mistero che le contraddistingue: si percepisce quel qualcosa di inafferabile che orbita intorno alla loro essenza… e forse è proprio quello che mi ha fatto scoppiare la febbre 18 anni fa”.

Famiglia e natura

Fin da piccoli si possono ricevere imprinting e assorbire passioni dai luoghi in cui si vive e in cui si cresce. Andrea ha coltivato l’amore per il mondo vegetale grazie a Gaudenzio e Acquilina, i nonni materni che gli hanno trasmesso l’amore incondizionato per le piante. “Tutta la mia famiglia è sempre stata legata alla natura e agli animali, soprattutto mia mamma Silveria”.

Andrea Martina

È nato il 13 settembre 1991. È curioso, ama sorprendere le persone e non gli manca certo la parlantina. Vive a Melide e lavora a Camorino in uno splendido luogo verdeggiante, esotico e variopinto. A 13 anni, per puro caso, compra la sua prima orchidea: da quel momento scoppia la febbre per queste suggestive piante che, nel giro di poco tempo, popolano casa sua arrivando a collezionarne più di un centinaio. Prima di approdare al lavoro della sua vita – dopo scopriremo quale – Andrea frequenta il liceo scientifico (e pensare che non si è mai sentito Archimede Pitagora...), segue un apprendistato di falegname e “veste i panni dell’uomo che fa” per sette anni. Dopo un doloroso lutto in famiglia decide che la vita va vissuta nella sua pienezza e dà il ‘La’ alla sua nuova vita in compagnia delle sue inseparabili orchidee.

Salto nel buio

La paura può paralizzare, non farci esprimere per quello che sentiamo di essere e, di conseguenza, costringerci a fare ciò che in realtà non ci rispecchia e non ci anima dentro.

“Io ho fatto il classico salto nel buio. Ho mollato il mio lavoro da falegname e sono tornato a studiare presso il Centro professionale del verde di Mezzana. Non avrei avuto le carte in regola per iniziare quel tipo di formazione ma l’allora direttrice Anna Biscossa ha sentito che ero preparato e volenteroso e mi ha ammesso… e oggi, eccomi qui, con un diploma di floricoltore in saccoccia (e la media del 5,7) e con la mia attività professionale. Sono grato di quello che ho raggiunto, ma la cosa più bella è che le persone che frequentano la mia serra comprendono il lavoro che svolgo ma soprattutto la passione che c’è dietro. Ho iniziato con dieci piante e oggi ce ne sono più di 5’000”.

Musica

In serra non manca la musica, non potrebbe essere altrimenti visto che Andrea ha una predilezione per le sette note: è infatti presidente dei Cantori Delle Cime di Lugano. “Canto a cappella da quando ero un ragazzino. Per me cantare è una sorta di meditazione inconscia. Ogni giovedì sera abbiamo le prove del coro. Quello è uno dei pochi momenti tutti per me a cui non potrei mai rinunciare. Mi rilasso, non penso a nulla e la musica mi trasmette emozioni come solo le piante e gli animali riescono a fare”.

Tra i canti popolari che Andrea predilige ce n’è uno friulano ‘A planc cale il Soreli’: “È un insieme di accordi molto dolci che mi infonde profonda pace. Se però voglio qualcosa di più carico ascolto i Queen oppure gli AC/DC mentre invece, se voglio farmi venir la pelle d’oca scelgo Luciano Pavarotti, della musica classica o dell’opera”.

Traguardo

E cosa direbbe Andrea Martina a qualcuno che è ad un passo dal realizzare un proprio progetto imprenditoriale? “Prima di buttarsi a capofitto consiglierei di avere la testa ben appoggiata sulle spalle. Non basta dire: io faccio e voglio guadagnare! Per me è stato fondamentale accontentarsi dei profitti che arrivavano piano piano. Come con le piante bisogna prendersene cura senza essere troppo impazienti e pretenziosi. Bisogna essere equipaggiati di coraggio, costanza e vivere anche i periodi meno fruttuosi senza lasciarsi scoraggiare e guardare avanti con fiducia ed essendo orgogliosi di ciò che si fa. Non esiste il tutto e subito, è fondamentale seguire il proprio passo per arrivare al traguardo felici”.

sabato 27 maggio 2023 2 Ticino7 INCONTRI DI NATASCIA
BANDECCHI; FOTOGRAFIE © TI-PRESS / SAMUEL GOLAY
“Tutta la mia famiglia è sempre stata molto legata alla natura e agli animali”
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IN VERO PET. Dal2010realiz ziamoborse della spesariutilizzabili da bottiglie in PE Ttriturate,limit ando l’impattoambient ale eriducendo così ogni annol’emissione di gasser ra di oltre 1100 tonnellate LA VOGLIA
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BORSE
DI FARE

Capita spesso di cercare una cosa e trovarne un’altra, più interessante e imprevista: questo fenomeno si chiama serendipity, ed è l’occasione di fare delle scoperte per puro caso. Così, nel libro Perché ci ostiniamo di Fredrik Sjöberg (Iperborea, 2018) si può leggere che, più di 120 anni fa, un inventore svedese brevettò un’automobile elettrica... “Waldemar Jungner nacque sotto la fredda stella della povertà, e diventò abbastanza bizzarro da essere adatto a fare l’inventore. In particolare si interessò alle applicazioni pratiche della combinazione tra chimica ed elettricità, e più esattamente alle batterie. In una dura competizione con Thomas Edison, riuscì nel 1899 a ottenere il brevetto per una pila a base di nichel e cadmio. Oggi, a oltre un secolo di distanza, quasi non si crede ai propri occhi quando si legge nelle cronache del tempo che Jungner, nello stesso periodo, costruì un’automobile elettrica che percorse nel centro di Stoccolma il circuito Karlavägen, Norvavägen, Strandvägen, Birger Jarlsgatan, Sturegatan, giro su giro per 148,5 chilometri. Con una sola batteria! Non c’è da stupirsi se l’Ackumulator AB Jungner divenne presto un’azienda grande e redditizia, anche se proprio l’industria automobilistica prese una strada più infelice”.

Waldemar Jungner

Il pioniere dell’auto elettrica

Nel 1900 brevettò una batteria a base di argento-cadmio, che montò su uno dei primi prototipi di automobile elettrica, testandola in un circuito nel centro di Stoccolma.

Ma che fine fece la sua invenzione?

Edison contro Tesla

Il sogno e l’ostinazione

Ernst Waldemar Jungner, fin da piccolo, sognava di diventare un inventore e si impegnò tutta la vita per riuscirci, nonostante la sua fragile costituzione. Nacque nel 1869, nella contea di Västra Götaland, in Svezia, e la carestia di quell’anno influì anche sulla sua salute. All’età di undici anni iniziò gli studi presso la scuola secondaria superiore di Skara e si diplomò nel 1889. A tredici perse il padre. Amava leggere libri sui grandi inventori e si ispirò al famoso fisico e chimico svedese Svante Arrhenius (1859-1927), Nobel per la chimica nel 1903 per la sua teoria sul trasferimento di ioni visti come responsabili del passaggio di elettricità. Nel 1889, Jungner si iscrisse all’Università di Uppsala, dove studiò chimica, matematica, astronomia, botanica, geologia e latino. Proseguì poi gli studi presso il Royal Institute of Technology (KTH) di Stoccolma.

Le sue intuizioni

La sua prima invenzione fu un allarme antincendio, detto Pyrofonen. Nel 1890, mise le basi per l’Accumulatore Jungner Mentre era sul treno per Uppsala, passando davanti a un fiume, pensò a tutta l’energia che veniva sprecata. Si domandò se fosse possibile costruire un serbatoio di energia leggero e trasportabile che, dopo essere stato caricato da una cascata, potesse essere utilizzato per la propulsione di un treno. L’unico accumulatore (una batteria ricaricabile) esistente allora era l’accumulatore al piombo. Waldemar lavorò anche su una serie di altri metalli con proprietà migliori del piombo. L’obiettivo era creare un accumulatore sostenibile ed efficiente pure in condizioni estreme. Il primo accumulatore di Jungner fu una batteria argento-cadmio posta su un’automobile che percorse quasi 150 chilometri senza bisogno di essere ricaricata. Ma l’argento e il cadmio erano troppo costosi e Waldemar li sostituì con nichel e ferro. Ottenne il brevetto per la sua invenzione e fondò la società Ackumulator Aktiebolaget Jungner. Due anni dopo, il famoso inventore statunitense Thomas Edison brevettò un accumulatore al nichel-ferro. Seguì una lunga disputa tra i due per il brevetto, che procurò serie difficoltà finanziarie alla Jungner. E, infine, Edison vinse, grazie alle sue grandi risorse di denaro. La crisi si aggravò quando un bungalow della fabbrica andò a fuoco nel 1905. Waldemar cedette il suo brevetto ad altri produttori per dedicare il suo tempo a futuri progetti. La compagnia cambiò il nome in Svenska Ackumulator Aktiebolaget Jungner, con produzione a Oskarshamn. Oggi l’azienda si chiama Saft AB e produce batterie al nichel-cadmio molto resistenti, utilizzate principalmente come fonti di alimentazione di riserva o in luoghi con temperature estreme.

Missione di salvataggio al Polo Nord Nel 1922, Waldemar Jungner entrò nella Royal Swedish Academy of Engineering Sciences e due anni dopo ricevette la medaglia Oscar Carlson dalla Swedish Chemical Society. Morì lo stesso anno di polmonite, all’età di cinquantacinque anni. Durante la missione per salvare Umberto Nobile e i suoi compagni nella tragica spedizione del 1928 al Polo Nord, furono lanciati da un aereo diversi accumulatori, nel tentativo di azionare la radio. L’unico a funzionare fu l’accumulatore al nichel-ferro di Waldemar Jungner.

Nikola Tesla (1856-1943) fu uno dei più grandi inventori di tutti i tempi, fisico e ingegnere elettrico serbo-croato, immigrato negli Stati Uniti nel 1884 e naturalizzato statunitense nel 1891. All’inizio, lavorò per Thomas Alva Edison, che però non volle mai esaminare i suoi progetti di corrente alternata polifase, perché era sostenitore della corrente continua. Tesla continuò a concentrarsi sulle sue teorie, fondando a New York un laboratorio di ricerca. I suoi brevetti e il suo lavoro formarono la base del sistema elettrico a corrente alternata, della distribuzione elettrica polifase e dei motori elettrici a corrente alternata, con i quali contribuì alla nascita della seconda rivoluzione industriale. Registrò brevetti quasi quanto il suo rivale Edison, ma non riuscì a beneficiare delle proprie idee e ogni volta fu privato dei guadagni. Edison era scaltro negli affari e misurava il valore di una scoperta dalla quantità di dollari che arrivavano alla sua azienda. Tesla invece era un “poeta della scienza” e l’obiettivo delle sue invenzioni era soprattutto lo sfruttamento delle forze naturali per i bisogni umani. Alla fine, Tesla vinse la battaglia per la corrente elettrica, eppure ne uscì sconfitto. Per questo, la sua figura emana ancora oggi molta simpatia e considerazione, tanto che, nel 1984, un gruppo hard rock/heavy metal statunitense scelse di chiamarsi Tesla. E, dal 2003, una famosa casa automobilistica di veicoli elettrici (finanziata dai fondatori di Google) porta il suo nome.

sabato 27 maggio 2023 4 Ticino7 TECNOLOGIA DI ALBA MINADEO
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A LATO: WALDEMAR ERNST JUNGNER (1869-1924) SOTTO: THOMAS EDISON CON UNA FORD A MOTORE ELETTRICO. IN BASSO: LA BATTERIA SVILUPPATA DA JUNGNER.

I SEGRETI DEL BICARBONATO

Igiene e bellezza grazie a una polvere cristallina

“Aaaah, alla faccia del bicarbonato di sodio!”, esclamava stupito Totò in ‘Fifa e arena’ (1948) alla vista di una donna la cui avvenenza lo disarmava. La stessa azione, in un certo senso, svolta dal bicarbonato di sodio, che scioglie e neutralizza acidità di varia natura. Ma Totò era a conoscenza dei benefici che la polvere cristallina può apportare al nostro aspetto esteriore, oltre che alla salute?

Nelle dispense delle nostre nonne c’era sempre un barattolo di bicarbonato di sodio, quale prodotto sicuro ed efficace per molteplici applicazioni.

La polvere magica degli Egizi Nonne a parte, il nostro viaggio nel passato va molto, molto più lontano di qualche generazione fa. La prima civiltà registrata dalla storia come gran consumatrice di Natron (così chiamato poiché estratto da depositi dei laghi prosciugati della Valle del Natron), è quella degli Egizi. L’antesignano del bicarbonato di sodio era considerato “magico”, tant’è che grazie a questa sostanza (usata per imbalsamare) i corpi dei defunti arrivavano intatti nell’aldilà quale garanzia di vita eterna. Riti funebri a parte, veniva utilizzato come antisettico per medicare le ferite e per la conservazione dei cibi. Mescolato poi ad altre sostanze nascevano una miriade di rimedi e ricette. Integrandolo con cenere e argilla gli Egizi inventavano una pasta per la pulizia del corpo antenata del sapone. Inoltre, l’antico popolo del Nilo scoprì che riscaldando il natron con calce e sabbia, si otteneva un materiale trasparente e lucente: il vetro. Anche i Greci e i Romani impararono a fare un uso rilevante del bicarbonato di sodio che prese il nome di Natrium; in particolare lo usavano per lavare i panni, per l’igiene del corpo e preparare unguenti per curare i problemi della pelle. Da Natron o da Natrium che sia è derivata la sigla “Na”, con cui il sodio è presente nella Tavola degli elementi.

Veniva usato per lavare frutta e verdura e se ne assumeva un cucchiaino sciolto in un bicchiere d’acqua in caso di indigestione o acidità di stomaco. Considerato ideale per la pulizia del piano di cottura e per l’igiene del bagno, veniva pure messo nell’acqua del bucato per combattere il calcare. Rimedi d’antan? Certo, ma che ritornano d’attualità grazie alla tendenza ad avvalersi il più possibile di rimedi naturali. Si direbbe giunto il momento di dire bye bye a dei prodotti di sintesi che hanno tentato invano di soppiantarlo.

Facciamo un bel salto temporale e approdiamo al 1775, quando il medico francese Nicolas Le Blanc riuscì a produrre carbonato di sodio partendo dall’economico sale marino, cioè dal cloruro di sodio. Ma tale processo, pur sbalorditivo, fu superato da quello ideato nel 1861 da Ernest Solvay che lo produsse e lo diffuse su larga scala.

Proiettato nel futuro

Contrariamente a quello che si può pensare, il bicarbonato di sodio non va visto solo come una sostanza relegata al tempo che fu, bensì si tratta di una modernissima, versatile panacea. Il diffondersi della coscienza ecologica, la necessità di usare prodotti a basso costo e a ridotto impatto ambientale, lo stanno valorizzando sempre più. Grazie alla ricerca avanzata, che conferma le sue potenzialità, agli utilizzi tradizionali e nostalgici se ne aggiungono di innovativi. Oggi trova vaste applicazioni in campo industriale e non solo in quello casalingo. Per esempio sta avendo successo nell’abbattimento delle componenti acide nei fumi delle industrie e degli inceneritori dei rifiuti, dando una mano alla difesa dell’habitat.

Nome in codice: NaHCO3

Per gli addetti ai lavori il bicarbonato di sodio è in verità l’idrogenocarbonato di sodio, poiché si tratta di un sale dell’acido carbonico. In natura, oltre che disciolto nelle acque superficiali e sotterranee, si può trovare in forma minerale come incrostazioni ed efflorescenze. Solubile in acqua, è delicatamente abrasivo e debolmente alcalino, con un PH di 8,5.

Thinking Sustainable !

Il bicarbonato è anche un grande alleato del benessere e della bellezza. Qualche dritta? Eccole, molto semplici, ma efficaci:

1. Bagno detox

Per un piacevole rituale di bellezza e antistress: basta aggiungere 150 gr di bicarbonato e mezzo bicchiere di latte al bagno caldo dove immergersi per una ventina di minuti. Garantita una pelle morbida e levigata.

2. Trattamento esfoliante

Al termine di una doccia, con una manciata della nostra polvere cristallina si massaggia la pelle ancora umida effettuando movimenti dolci e circolari. Il trattamento, eliminando le cellule morte e l’epidermide ispessita, è ottimo pure per preparare la pelle a un’abbronzatura omogenea.

3. Maschera antirughe

Il suo uso aiuta contro le rughe, ma è più efficace quando è combinato con altri ingredienti che ne esaltano e completano le proprietà. Si può mescolarne un cucchiaio abbondante con olio di cocco o di jojoba, o con miele. Si applica sul viso la pasta ottenuta lasciando agire per 15 minuti e poi si sciacqua.

4. Sorriso smagliante

Se si miscela una piccola quantità di bicarbonato con qualche goccia di acqua fredda si ottiene un dentifricio fai da te con proprietà sbiancanti. Va però utilizzato con moderazione in quanto il nostro sale di sodio è abrasivo; proprio per questo non va mischiato al limone che può potenziare tale effetto.

5. Capelli vaporosi

Per riattivare la circolazione e stimolare i bulbi piliferi si può frizionare il cuoio capelluto con la nostra polvere bianca. Utile soprattutto in caso di capelli grassi, ma per un effetto anti-unto più deciso si può impastare una tazza d bicarbonato con decotto di foglie d’ortica. Applicare sulla chioma e lasciare agire per 15 minuti prima dello shampoo. Usare con prudenza sui capelli tinti.

6. Piedi e mani morbidi

Anche le nostre estremità traggono benefici da questo ingrediente naturale. Se ne fa un composto con glicerina e si spalma su mani e piedi, sulle dita e intorno alle unghie massaggiandolo.

7. Deodorante delicato

Un deodorante in crema, particolarmente indicato per le pelli sensibili, si ottiene mescolando ben bene mezza tazza del nostro prezioso ingrediente con mezza di amido di mais, 10 gocce di olio essenziale di tea tree e 2 cucchiai di olio di cocco. Si lascia riposare il tutto per 48 ore prima di utilizzarlo.

Gestione Patrimoniale in Fondi ESG

La sostenibilità diventa sempre più parte integrante delle strategie finanziarie di BPS (SUISSE).

La Banca offre alla clientela investimenti sostenibili, che coniugano gli obiettivi di rendimento con valori etici, sociali eambientali.

sabato 27 maggio 2023 5 Ticino7
Newsletter ESG Per saperne di più inquadrate il codice QR In
Call Center 00800 800 767 76 esg@bps-suisse.ch www.bps-suisse.ch Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) La vostra Banca, ivostrivalori 05.A.461 LaRegione -Piedone ESG "green" +QR290x110 cmyk I.indd 1 cmyk 03.04.23 09:46 7 SALUTE & BENESSERE DI MARISA GORZA
Ticino ci trovatea: Bellinzona, Biasca, Chiasso, Locarno, Lugano eManno
APPLICAZIONI PER ESSERE IN FORMA

VINCI

Orizzontali

1. Invocazione di soccorso 4. Gneo Marcio, generale romano 12. Una parte di Gudo 14. Perry, avvocato da telefilm 15. Uno sportivo in barca 17. Sergio per gli amici 18. Gai, piacevoli 20. Lo è Domenica in Calanca 22. Pro tempore, incarico provvisorio 24. Davanti a San Vitale sul Ceresio 26. Bisogno di bere 27. L’esodo di Maometto 29. Simbolo chimico dell’iridio 30. Un tipo di birra 31. Espatriato, proscritto 32. In nessun caso 33. Sulle targhe di un Romando 34. Si contano nelle elezioni 35. Tra Alberto e Rosa 37. Lo è il cubo 39. Viaggio… stupefacente 41. Non trasparente, velato 43. Polvere di giaggiolo 45. Cantone svizzero 46. Circola in Kenya 48. Preposizione semplice 49. Fece una

Spedisci un SMS al 434 (CHF 1.–/SMS) scrivendo TI7 <spazio> SOLUZIONE e partecipa all’estrazione. Termine di partecipazione: giovedì prossimo.

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GIOCA CON TICINO7

palla di pelle di pollo 50. Sbuffa in centro 51. I confini di Osogna 52. Ponte presso Locarno 53. Calura estiva 54. Fusti, botti 55. Chiude la prece 56. Rilievi montuosi

58. Località dell’Onsernone 59. Un personaggio di Omero 60. Il signore inglese

61. Figlio di Egina e Zeus 62. Cittadina presso Rimini.

Verticali

1. Delatore 2. Iniziali di Respighi 3. Spesso, di frequente 4. Scherzi, beffe 5. Un punto a scopa 6. Cognome della scrittrice di Voi che avete visto il mare 7. Ha per capitale Mascate 8. Nota musicale 9. Molto, tanto 10. Costruì l’Arca 11. Le paghe dei professionisti 13. Popolo, stirpe 16. Una lingua dello Sri Lanka 19. Un

prodotto delle api 21. Preposizione semplice 23. Rimanenze 25. Relativi alle strade 26. Località del Mendrisiotto 28. Giudicata colpevole 31. Il dio dei venti 32. Si danno con gli incisivi 34. Si sentono nelle discussioni 36. Sciarpe 37. Il nome della 6 verticale 38. Giorgio e Giovanni letterati 40. Oltraggiare, offendere 42. Località del Malcantone 44. Il nome della Fitzgerald 46. Deflettore di flusso 47. Passo tra Ticino e Vallese (in tedesco) 48. Si fa con il formaggio 49. Vi nacque Robespierre 52. Non alto 53. Benvoluto 54. Precede il brac 55. Bruciati, incendiati 57. Si fa allo stadio 58. 199 romani 60. Mese Corrente.

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© ceck 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 ORIZZONTALI 1 Invocazione di soccorso VERTICALI 1 Delatore SENZA PAROLE © DORIANO SOLINAS

Magica La Tène

Una storia archeologica che dura da secoli

SOPRA: IL MANIFESTO DELLA MOSTRA, VISITABILE SINO AL PROSSIMO OTTOBRE. A DESTRA: IMMAGINE DEI PRIMI SCAVI TRATTA DAL CATALOGO DELL’ESPOSIZIONE.

Laténium: il Museo “È il più grande museo svizzero di archeologia con i suoi 3’000 oggetti esposti stabilmente su una superficie di 2’500 metri quadrati; ma nei magazzini ci sono più di mezzo milione di reperti che continuano ad aumentare grazie alle scoperte archeologiche e ai lasciti” Così introduce il Laténium, il suo direttore Marc-Antoine Kaeser (nella foto qui sotto, ndr) Un grande e moderno edificio, situato all’interno di un parco con presenze archeologiche, a Hauterive sul lago di Neuchâtel, che raccoglie sotto lo stesso tetto anche sale per mostre temporanee, un laboratorio di restauro, la Facoltà di archeologia preistorica dell’Università e l’Ufficio cantonale di archeologia; un centro multifunzionale che spazia su 50mila anni di storia. Il nucleo centrale del museo si cristallizza attorno ai reperti emersi negli anni dalle acque del lago e del fiume Thielle, risalenti alla Seconda Età del Ferro, vale a dire gli ultimi

Invito alla lettura

La Tène, luogo di memoria.

Alle origini dell’archeologia celtica

È un ricco volume illustrato con fotografie e documenti d’epoca che accompagna la mostra temporanea attualmente aperta al Laténium (dal titolo Entre deux eaux) e vuole fare il punto sulle ricerche, le scoperte e le interpretazioni spesso discordanti che si sono confrontate dai tempi della scoperta. Lo ha curato MarcAntoine Kaeser, con un omaggio iniziale ai colleghi recentemente scomparsi che avevano avviato, una quindicina di anni or sono, un ambizioso progetto collettivo di comparazione di dati, coinvolgendo le istituzioni che hanno in deposito oggetti provenienti da La Tène, in Svizzera, Germania e Francia: Gianna Resinelli Servais e Gilbert Kaenel in particolare gli artefici dell’iniziativa. Intitolato La Tène, lieu de mémoire. Aux origines de l’archéologie celtique traccia la vicenda storica della località lacustre nei suoi diversi aspetti: la scoperta, le ricerche, i dibattiti tra archeologi, terminando con alcuni risultati già emersi dal lavoro comune. Si può affermare, per fare un esempio in estrema

secoli prima della nostra era. Costato svariati milioni, il museo neocastellano organizza da un ventennio mostre temporanee, che accompagnano la sezione espositiva fissa, e altre attività collaterali, con un coinvolgimento nel tempo di oltre mezzo milione di visitatori. Laténium è un neologismo creato per richiamare uno dei siti archeologici più illustri della Svizzera che dista pochi chilometri: La Tène.

“Le sfide che dobbiamo affrontare oggi - mi ha detto Marc-Antoine Kaeser in un’intervista - sono fondamentalmente due: continuare a coinvolgere un pubblico ampio, non solo di nicchia, utilizzando moderni strumenti museografici e di comunicazione; in secondo luogo razionalizzare i depositi per rendere sempre più fruibili le ampie collezioni conservate nei magazzini e far circolare gli oggetti. È vitale stabilire un legame profondo con la società civile, interagire con altri musei, le scuole, i teatri della Romandia, la stampa, come pure con l’economia in generale, perché l’archeologia, è stato dimostrato, può diventare un fattore trainante per lo sviluppo di un turismo di qualità. Questo lo facciamo anche grazie alle mostre temporanee e ad iniziative culturali e ricreative aperte a tutti”

Il sito di La Tène

Ma perché questa piccola località di 5’000 abitanti è diventata un sito importante per tutta l’archeologia europea? Un eponimo, come si dice, per la cultura celtica relativa alla Seconda età del ferro in tutta Europa, da nord a sud, da est a ovest. È una lunga storia. Verso la metà dell’800 la Svizzera archeologica era stata contaminata dalla ‘febbre delle palafitte’, dopo che erano stati

SOPRA: FIBULA AD ARCO RIPIEGATO TERMINANTE A TESTA DI DRAGO, STAFFA DECORATA CON CERCHIETTI CONCENTRICI (LA TÈNE ANTICO, IV SECOLO A.C.).

individuati insediamenti umani antichi sulle sponde dei laghi, primo fra tutti quello di Zurigo; poi via via erano tornate alla luce altre testimonianze: suppellettili e oggetti della vita quotidiana relativi a popolazioni lacustri stanziate attorni ai laghi lungo un arco di tempo ampio.

‘La cultura di La Tène’ è letteralmente venuta a galla un bel mattino del novembre 1857 quando un pescatore di nome Hans Kopp, incaricato da un famoso collezionista di antichità biennese che ne apprezzava il talento esplorativo, scopre sul fondo del lago una serie di pali ancora in posizione verticale, chiaramente resti di un insediamento palafitticolo. Si sapeva che dove c’era stata una presenza umana, ci sarebbero state anche testimonianze materiali di vita quotidiana: ceramica, armi, suppellettili, gioielli, oggetti vari in legno, osso e bronzo unitamente a resti di ossa animali. Kopp ripesca a La Tène una messe di reperti che sono però in ferro, tra i quali quattordici spade e otto punte di lancia in ottimo stato di conservazione, merito del suolo umido e dell’acqua che ne hanno favorito il mantenimento. Una primizia in Europa che è l’inizio di un’avventura che, tra alti e bassi, non è ancora conclusa, e fa del sito neocastellano un punto di riferimento per la cultura gallica degli ultimi secoli del I millennio a.C.: La Tène diviene nel mondo scientifico internazionale un riferimento per classificare gli oggetti risalenti a quel periodo. Si conoscono oggi più di 4’500 reperti inventariati, sparsi in diversi musei, provenienti dal piccolo sito neocastellano. Da studi recenti emergerebbe come la grande quantità di armi trovate potrebbe essere riferita alla presenza di un monumento commemorativo. E questo è il capitolo successivo della storia.

sintesi, che il grande numero di armi trovato a La Tène non sia dovuto alla presenza di un santuario celtico teatro di cerimonie, sacrifici e armi deposte votivamente nelle acque della Thielle; ma visto il periodo di datazione circoscritto di queste armi, che si sia in presenza di un monumento commemorativo oggi andato perduto, forse di una grande battaglia, non necessariamente combattuta lì, sulle sponde del lago di Neuchâtel. Le spade deformate, le lance, i gioielli e perfino i crani di giovani con tracce di ferimento, raccolti in un deposito per proteggerli dai saccheggiatori, apparterrebbero ai compagni d’arme di coloro che l’hanno costruito verso la seconda metà del III secolo a.C. come celebrazione per la morte eroica dei propri combattenti. Un monumento posto in prossimità di una via di passaggio frequentata, visti i molti ritrovamenti in loco di oggetti della vita civile, per ricordare un evento storico importante per la comunità. Non fosse che per questo, pare appropriato il titolo di “luogo di memoria” dato al libro su La Tène, appena pubblicato.

sabato 27 maggio 2023 7 Ticino7 CUOREMENTE DI MARCO HORAT
sabato 27 maggio 2023 8 Ticino7 TIPO UN FUMETTO DI ALESSIO VON FLÜE
sabato 27 maggio 2023 9 Ticino7

DESIGN ELVETICO (A MILANO)

Le tendenze bio del “Made in CH”

Impatto delle entusiasmanti giornate a parte, quale direzione hanno preso il design e la creatività del paese dei monti e dei laghi? Il Made in Switzerland non poteva evitare la tendenza alla sostenibilità, al riciclo di materiali e di suppellettili adottando una rivoluzionaria ottimizzazione di risorse inaspettate, come pure di svariati ciarpami. Basti citare la mostra collettiva Junkyard Diving nella House of Switzerland dove, tra l’altro, appare una grande lampada circolare, appoggiata a terra, ricavata da un vecchio boiler e altri scarti metallici, rielaborati dagli studenti della ECAL (University of Art and Design Lausanne) su progetto di Philippe Malouin. Sempre sottolineando il potere del riuso, ecco che un gruppo di sei firme locali, capitanati dal designer David Glättli, compone elementi d’arredo di lunga durata: sedie, sgabelli, tavolini, panche... usando gomma, alluminio e frammenti di marmo rigorosamente riciclati. Intanto nella mostra Paper Trail, la NOV Gallery’s riunisce lavori di diversi studi che hanno come protagonista la carta da macero, rimaneggiata come materia prima, per oggettistica, sculture, stoviglie, vassoi, tutti tinteggiati con vivaci coloranti per cibi. In un tale contesto è benvenuto un workshop come quello della DIY Academy, promosso dal collettivo Inner Light, invitante a dare vita ai vecchi abiti, anziché disfarsene, grazie alla serigrafia, a un sapiente cucito e a un tocco di fantasia.

Progetti ricchi di emozione e di spirito ecologico

“Lasciano traspirare una straordinaria energia e una voglia contagiosa di sperimentare soluzioni tutte nuove, sia che vengano utilizzati i materiali tradizionali del territorio, sia quelli inediti, ma sempre completamente sostenibili”

Oltre le borse, c’è di più

A proposito di moda, la circolarità, come cifra di pensiero, è profondamente radicata nella cultura di Freitag. La notissima azienda zurighese – già nota per aver trasformato i vecchi teloni dei camion in borse, zaini e vari contenitori – ora progetta di rimettere gli stessi, alla fine della loro già seconda vita, interamente in circolo riutilizzandone ogni parte comprese zip e chiusure. Ma non è tutto: sta elaborando F-ABRIC il tessuto totalmente biologico e biodegradabile. Da utilizzare per l’abbigliamento sportivo e non e pure per la casa, magari per confezionare allegre tovaglie antimacchia e antistiro. Mobili di qualità dal gusto classico, reinventato con un twist contemporaneo, vengono creati da Röthlisberger, azienda di Gümligen nata nel 1928, che processa in modo ecologico solo il legno proveniente dai boschi locali, onde evitare lunghi, inquinanti trasporti. Tavoli estendibili, scrittoi stilizzati, sedie ergonomiche, poltrone modellate ad hoc... Ma a catturare gli occhi è soprattutto la nostalgica cassettiera settimanale, dove il mood romantico prende un ritmo rock, giacché i cassetti ribelli sono impilati a sbalzi asimmetrici

Così Mariano Spagnoli, della Swiss Business Hub Italia, riassume lo spirito dei diversificati progetti presentati dai marchi svizzeri lo scorso aprile alla settimana milanese del design. “Un gruppo nutrito – aggiunge –che, tra giovani creativi, brand noti e piccole/medie imprese, sfiora la cinquantina”. Il Fuorisalone, concomitante al Salone del Mobile e al Satellite, è una prestigiosa vetrina internazionale: oltre a portare le nuove idee di arredamento nei padiglioni e nei vari distretti della città, è una grande festa corale: un’occasione di incontri, dibattiti, workshop, ma soprattutto di cultura e di attenzione ai fermenti sociali.

di protesi e strumenti ausiliari per e con persone con disabilità. Il nobile scopo finale è quello di migliorarne la vita giornaliera tramite strumenti creati sì con processi tecnologici, ma anche con grande sensibilità.

Intanto al Satellite, padiglione della Fiera dedicato ai designer under 35, Laure Gremion, Ginger Zalaba e Fabian Bolliger, tre promettenti giovani, hanno espresso singolarmente l’eccellente e variegata scena del design svizzero contemporaneo. Laure Gremion, per esempio, usa il cemento per dar vita a vari oggetti e suppellettili e anche a un suggestivo chandelier che al posto delle candele ha delle strisce di led adeguatamente curvate. I giochi di luce sono il fil rouge che lega i tre creativi, per il resto molto differenti tra loro; Ginger Zalaba parte da una interpretazione moderna delle lampade Bauhaus degli anni Cinquanta, orientabili e flessibili, sia da tavolo che da soffitto. Fabian, invece, presenta Hanging Steel Ball, una lampada costituita da una sfera d’acciaio dall’accattivante scintillio. Ma c’è anche Iris che con i suoi bagliori azzurri vuole essere un tributo all’occhio umano. Tanto per scrutare la vera essenza di ogni oggetto, senza dimenticare che il fiore iris è anche un simbolo di buon auspicio.

Largo ai talenti (giovani)

Manco a dirlo, la scena svizzera del design punta i riflettori sui giovani talenti, sui designer emergenti e sulla loro capacità nel confrontarsi con le impellenti sfide globali. Riecco la ECAL/ University pronta a promuovere U.F.O.G.O., otto modelli di turbine eoliche che verranno felicemente integrate nel paesaggio grazie alla loro piacevole estetica. Realizzate dagli studenti del Master Product Design, costituiscono uno studio dai notevoli sviluppi futuri, fondato sulla reale necessità di produrre energia sostenibile. Mentre l’ETH Zürich nell’esposizione interattiva Inclusive Design - For a world without barriers, sviluppa progetti

sabato 27 maggio 2023 10 Ticino7 STILE & ABITARE DI MARISA GORZA; FOTOGRAFIE © SARA BASTAI / HOUSE OF SWITZERLAND
SOPRA: RACCOLTA DI MARCHI SVIZZERI A MILANO E, A SINISTRA, UNA PRESENTAZIONE DI INCLUSIVE DESIGN DA PARTE DELL’ETH DI ZURIGO. TUTTO A SINISTRA: L’OPERA IRIS BLUE’ IN ALTO: ‘JUNKYARD DIVING’ (ECAL, LOSANNA).

Alpe Piora

L’ultima tappa del nostro trekking tra gli alpeggi

Alpe Piora

Corte principale Piora, 1’964 m

Corti Carorescio, 2’127 m

Ubicazione Valle Leventina

Periodo carico Da fine giugno a metà settembre

Ultimo paese Altanca

Coordinate 698.012 / 155.896

Proprietà Corporazione Boggesi Piora

Gestore Boggesi Alpe Piora

Tipo formaggio Semiduro grasso, 100% latte di mucca

Altri prodotti Burro, ricotta

Dicitura scalzo Piora

Animali Ca. 260 mucche, 70 manze e vitelli

Produzione Ca. 3’000 forme a stagione

Mungitura Mungitura meccanica

Caseificio Piora (trasporto latte con veicolo)

Ottocento anni di storia di un Alpe, la cui fama ha da tempo oltrepassato i confini cantonali e nazionali, non sono facili da raccontare in poche righe. Ma dobbiamo a questo Alpe, precursore dei tempi, una menzione particolare, data dalla sua estensione (3’500 ettari, di cui oltre mille destinati al pascolo produttivo), dalla sua biodiversità composta da foraggio aromatico ricco di piantaggine alpina, di crepide dorato, di erba mutarina e di una varietà di trifoglio alpino, dalla suggestiva collocazione tra i laghetti Ritom, Cadagno e Tom e da un formaggio che racconta con un assaggio una meravigliosa storia. La produzione, che ha luogo in un caseificio interamente rinnovato nel 2005, coniuga la tradizione degli avi con le più moderne tecniche casearie. Una filiera che permette di raggiungere e superare ampiamente le tremila forme all’anno, ricavate dal latte di quasi 260 mucche. La roccia calcarea, sulla quale sorgono i pascoli che nutrono il bestiame, accoglie ed alimenta come detto, un manto di erbe e fiori che danno al formaggio di Piora il suo carattere inconfondibile, contraddistinto da una pasta fondente e forti sentori di miele.

Itinerario corte principale

→Strada: dalla diga del «Ritòm» a quota 1’851 m (che si raggiunge in auto via «Varenzo» – «Altanca», oppure con la funicolare che parte da «Piotta»), si percorre tutta la strada sterrata a bordo «Lago Ritòm» che sale al nucleo di case di «Cadagno di Fuori» (1’917 m), da qui sempre seguendo la strada sterrata, ma ora a lato del «Lago Cadagno», si raggiunge l’Alpe «Piora» (1’964 m).

→Sentiero: dalla diga del «Ritòm» a quota 1’851 m ci si porta sul lato della diga dove vi è il ristorante, da qui si prende il bel sentiero che tra pini mughi, larici e mirtilli costeggia il lato orografico sinistro del lago (lato opposto alla strada sterrata) sino ad un bivio posto circa a fine lago. Si prende il sentiero che sale a destra a «Mottone» (2’029 m) e poi scende sul versante opposto del dosso erboso direttamente all’Alpe «Piora» (1’964 m).

Profumo e aroma evolvono inoltre con la stagionatura dalla panna fresca al burro fuso, con note vegetali di fieno, fruttate di noce ed esotiche di ananas, come pure animali, tostate e di vaniglia. Affianca l’alpe il suggestivo laghetto di Cadagno, una meraviglia naturalistica e biologica che continua a incuriosire gli osservatori: si tratta infatti di una sorta di “doppio lago”, alimentato superficialmente dallo scioglimento delle nevi e in profondità da numerose sorgenti sottolacustri. Oltre a donare al lago il suo caratteristico aspetto, la doppia natura delle acque lo rende un ecosistema unico nel suo genere. Sorge pertanto nei pressi anche un importante Centro di Biologia Alpina, ospitato in una vecchia stalla, ora naturalmente equipaggiata con le strumentazioni più moderne. Chi visita l’alpe potrà inoltre godere di strutture d’accoglienza a trecentosessanta gradi, comprensive di una capanna ed un canvetto celebri per la loro accoglienza e perché no fare curiosare tra le mura della cantina di stagionatura di un altro importante ospite di Piora, l’ormai altrettanto celebre prosciutto.

Ricetta

Acquisto All’alpe è possibile acquistare tutti i prodotti

Gnocchi cappuccini di Christian Frapolli

1 kg di patate farinose

250 g di farina

1 uovo

1 tuorlo

200 g di cavolo cappuccio rosso

1 spicchio di aglio

q.b. olio extravergine di oliva

25 g di burro

q.b. foglia di salvia

30 g di prosciutto crudo di Piora

100 g di formaggio Alpe Piora

q.b. sale e Pepe

→Strada: strada sterrata, 120 m disl., 4,3 km, 1 ora (aggiungere 20 min. se si parte dalla stazione della funicolare). Sentiero: sentiero bianco-rosso, 220 m disl., 5 km, 2 ore. Strada sterrata chiusa al traffico alla diga del «Ritòm» (cartello di divieto). Aperta sino a «Cadagno di Fuori» solo dalle ore 17.00 alle ore 9.00. Posteggio a pagamento alla diga del «Ritòm».

Cuocere le patate con la buccia in forno a 170 ºC, fino a quando risultano morbide. In padella stufare il cavolo tagliato fine con un filo d’olio, quando tenero e asciutto frullarlo. A patate pronte, schiacciarle sul piano di lavoro con una forchetta, lasciare intiepidire, quindi aggiungere un uovo e un tuorlo, il cavolo stufato e, poco per volta, 250 g di farina; amalgamare. Fare dei cilindri con l’impasto e tagliarli a tocchetti. In una padella saltare i 30 g di prosciutto a dadini.

Cuocere gli gnocchi, scolarli e ripassarli in padella con il burro, i dadini di prosciutto e qualche foglia di salvia. Impiattare grattugiando grossolanamente il formaggio e aggiungendo il pepe.

Abbiamo tuttibisogno di puntifermi, di certezze edisicurezze. Noi vi offriamo il costante impegno di esseredasemprecon il Ticino eper iticinesi.

sabato 27 maggio 2023 11 Ticino7
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PIORA, 1’964 m (©
FABRIZIO BIAGGI)
4 6 ° 30 ’ 47 ’ ’ N ; 8˚37 ’ 29 ’ ’ E
Scopri il percorso

Romeo & Giulietta

“Nella bella Verona, dove la scena è collocata, due famiglie di pari dignità piombano per rancori antichi in una nuova discordia che insozza le mani dei cittadini con il loro stesso sangue. Dai lombi fatali di questi nemici, trae vita una nuova coppia di sfortunati amanti, le cui sventurate e pietose vicende seppelliscono con la loro morte l’odio dei genitori”. Non mi capiterà mai più di sentire questo arcinoto incipit senza pensare a quel giorno in cui i bambini lo hanno recitato tutti insieme, in coro, presentando il frutto del saggio di teatro. Quel corso che ci aveva tentato a settembre è andato avanti e mesi dopo la giovane compagnia di attori sale sul palcoscenico. Non è il primo saggio di pianoforte, quello in cui ci stupivamo che sapessero addirittura leggere le note. Non è neppure quello di danza, attività abbandonata dopo una spesa irriferibile in tutù e scarpette senza punta. Questo è teatro, mi dico. È teatro vero e lo hanno capito i genitori che si sono presentati allo spettacolo con un mazzo di fiori per le giovani attrici. Noi ci siamo solo preoccupati di arrivare per tempo dal lavoro. Ai fiori penseremo l’anno prossimo, perché anche noi, come tutti, vorremmo che la creatura continuasse questa attività meravigliosa,

Wild Life

immaginando già che quei versi di Shakespeare le possano restare nel cuore e nella mente per sempre. Immaginiamo che cresca con la passione per il teatro. Sappiamo che sono speranze e aspettiamo con tremore il giorno in cui si appassionerà alle gare di rutti su TikTok. Intanto, però, emozionati come tutti i nostri simili accomodati nella piccola sala del teatro, ci godiamo lo spettacolo. E finalmente capiamo perché, in mesi e mesi di prove, non avevamo ancora capito il ruolo di nostra figlia. “Tutti dobbiamo sapere tutto, mamma, a volte parliamo insieme, ci sono tante Giuliette”. Ci guardavamo negli occhi: bello questo teatro, stimato, ma stiamo davvero parlando di ruoli diffusi? E poi, in quella sala piena di emozione, lo spettacolo. Che quei bambini, quelle dieci Giuliette e quei cinque Romeo, a volte parlando insieme a volte alternandosi raccontino una storia che rappresenta tutti, persino le emozioni di un bambino. Shakespeare. Liberamente ispirato. Autenticamente meraviglioso.

Nell’immagine: Leonard Whiting e Olivia Hussey nel classico Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli (1968)

ALTRI SCHERMI

FILANTROPI DELLA NATURA

Dai registi premio Oscar Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin il documentario Wild Life, in streaming da ieri su Disney+, segue l’ambientalista Kristine Tompkins in un’epica storia d’amore lunga decenni, selvaggia come i paesaggi alla cui protezione ha dedicato buona parte della sua vita. Kristine e il suo defunto marito, Douglas Tompkins, hanno curato, attraverso la loro fondazione, circa 60mila chilometri quadrati di parchi in Cile e Argentina, ponendosi così fra i filantropi a vocazione naturalistica di maggior impatto.

UNO SFORZO VISIONARIO

Dopo essersi innamorati nella mezza età, Kris e “l’uomo della vita all’aria aperta” e imprenditore Doug Tompkins si sono lasciati alle spalle il mondo dei marchi outdoor di grande successo che avevano contribuito a creare (Patagonia, The North Face ed Esprit) e hanno rivolto la loro attenzione a uno sforzo visionario per creare parchi nazionali in tutto il Cile e l’Argentina. Insieme hanno protetto la biodiversità, ripristinando la fauna selvatica e promuovendo la vitalità economica come risultato della conservazione.

SPECIE ESTINTE

SOPRA LA PANCA

Nel comune di Elva, in Piemonte, vivono poco meno di ottanta persone. È fra i dieci comuni più alti d’Italia: si parte dai 1100 metri della valle Maira e si arriva ai 3064 del monte Pelvo d’Elva. Il borgo vero e proprio si trova a 1637 metri. C’è una chiesa parrocchiale risalente al XV secolo, con affreschi del pittore goticofiammingo Hans Clemer. Una leggenda racconta che il paese venne fondato da quattro briganti in fuga dalla legge: Elva è senz’altro un luogo appartato, difficile da raggiungere; si pensa che il primo nucleo risalga all’epoca romana. Forse abitavano qui le tribù galliche degli Helvi? O il nome viene dalla gens Helva romana? Chissà. Tutto quello che so, oggi, è che seduto su questa panchina mi sento sollevato sopra il mondo, sopra i traffici e gli andirivieni della mia quotidianità. La piazza del Comune è una sorta di terrazzo che si affaccia su un panorama di prati, alberi e cascine isolate. Tutto è semplice, tutto è pieno di vita e di ossigeno. Non c’è bisogno di essere un brigante: anche a me piacerebbe avere un rifugio sicuro da queste parti.

IN PIAZZA DEL COMUNE

Coordinate: 44°32’22.6”N; 7°05’23.3”E

ticino7

Kristine Tompkins attraverso la fondazione Tompkins Conservation e le sue organizzazioni figlie (Rewilding Argentina e Rewilding Chile) ha contribuito a creare o espandere 15 parchi nazionali in Argentina e Cile, inclusi due parchi nazionali marini. Lavora anche per riportare in vita specie che si sono estinte a livello locale o nazionale, come il giaguaro, l’ara rossa e verde e le lontre di fiume giganti nel nord-est dell’Argentina, i nandù di Darwin e il cervo huemul, estremamente in pericolo in Cile.

A PROPOSITO DI PARCHI

La Svizzera interessanti parchi. Sulla piattaforma Play Suisse la serie di documentari Rendez-vous al parco ne presenta cinque: la riserva naturale di Zurigo, il Parco della Val Calanca, il Parco del Doubs nel Giura, la biosfera dell’Entlebuch (Canton Lucerna) e il Parco nazionale svizzero in Engadina. Una vera immersione in paesaggi mozzafiato, in compagnia dei protagonisti del territorio, all’insegna della sostenibilità e alla scoperta delle bellezze naturalistiche e culturali.

sabato 27 maggio 2023 12 Ticino7
LA FICCANASO DI LAURA INSTAGRAM: @LA_FICCANASO
★★★☆☆ Vista: ★★★☆☆ Ideale
Settimanale inserito nel quotidiano laRegione ticino7.ch • #ticino7 • facebook.com/Ticino7 Direzione e redazione Giancarlo Fornasier Grafica Variante agenzia creativa Editore Teleradio7 SA • Bellinzona Amministrazione, direzione e redazione Regiopress SA, via C. Ghiringhelli 9 CH-6500 Bellinzona tel. 091 821 11 11 • salvioni.ch • laregione.ch Servizio abbonamenti tel. 091 821 11 86 • info@laregione.ch Pubblicità Regiopress Advertising via C. Ghiringhelli 9, CH-6500 Bellinzona tel. 091 821 11 90 • pub@regiopress.ch
Comodità:
per… sentirsi leggeri.
DI ALBA REGUZZI FUOG
Una storia d’amore
TESTO E FOTOGRAFIA © ANDREA FAZIOLI

“Non tornerò in America”

Plinio Martini nel centenario della nascita

Cento anni orsono nasceva Plinio Martini, autore di poesie, racconti, romanzi e di numerosi articoli in difesa del patrimonio storico e civile. Proveniente dalla Vallemaggia, è indubbiamente tra gli scrittori svizzeri italiani più noti, letti e amati del Novecento.

Esordì come poeta negli anni Cinquanta ma il successo arrivò negli anni Settanta con i due romanzi: Il fondo del sacco, biografia collettiva della civiltà rurale al tramonto, e Requiem per zia Domenica, racconto che, attraverso la narrazione di un rito funebre, evoca un passato rurale improntato a una rigida morale cattolica.

Testimone del cambiamento che ha segnato il passaggio dalla civiltà contadina d’anteguerra al suo sconvolgimento nel dopoguerra, Martini attinse ampiamente al patrimonio storico della valle prealpina ispirandosi alla letteratura neorealista. L’interesse per Plinio Martini negli anni è rimasto costante in quanto i suoi racconti e i suoi saggi si dimostrano ancora molto attuali per una riflessione su natura, territorio e società. È stato molto attivo nella vita pubblica dell’intera Vallemaggia, dove s’impegnò a tramandare le tradizioni e per la quale combatté importanti battaglie, come quella contro le condizioni con cui le acque erano state cedute ai nascenti impianti idroelettrici.

In occasione del centenario della nascita, lo Studio 2 della RSI ospiterà in una serata pubblica Alessandro Martini, professore emerito di Letteratura italiana all’Università di Friburgo, Matteo Ferrari, docente al liceo di Lugano 2 e ricercatore, e Guido Pedrojetta, già docente di letteratura e filologia italiane all’Università di Friburgo. L’attrice Margherita Saltamacchia leggerà brani dalle opere dell’autore. L’incontro sarà condotto da Brigitte Schwarz Prenota i biglietti su rsi.ch/eventi

Domenica 11 giugno alle 18.00, Studio 2 RSI, Lugano-Besso

Grey’s Anatomy

Da domenica 28 maggio alle 21.55 su LA 1

Il miracolo svizzero

Una serie in otto puntate svela con ironia i segreti del nostro benessere

Uno degli hobby più diffusi a tutte le latitudini è quello di criticare il posto in cui si vive, non considerandone la ricchezza del passato, le comodità del presente e le prospettive favorevoli per il futuro.

Spesse volte questo flusso di pensiero è davvero ingiusto, superficiale e poco avveduto. Capita lo stesso anche per il nostro Paese, una realtà storica, culturale e geografica rispetto alla quale, a ben vedere, le luci sono nettamente superiori alle ombre.

Si muove in questo scenario, con ironia, una serie di otto puntate in onda da domenica 28 maggio alle 21.55 su LA 1: il titolo dice già molto, “Il miracolo svizzero”

Il programma svela i segreti del benessere svizzero e fornisce le chiavi di lettura dell’attitudine svizzera. Si parte con un grande classico: l’Alimentazione

Dal cioccolato e dai tipici prodotti caseari alla Rivella, dalla pubblicità dell’Ovomaltina agli orari dei pasti (da noi si mangia presto!).

Showcase con i Baustelle

La diciannovesima stagione in prima visione A ritmo di pop rock con il nuovo album “Elvis”

Il medical drama più longevo della TV torna sui nostri schermi a partire da martedì 30 maggio in prima visione su LA 1.

Sono passati sei mesi dalla chiusura del programma di specializzazione.

Con Meredith capo di chirurgia, inizia il primo gruppo di nuovi specializzandi: Jules Millin, che ha avuto una notte d’amore con Link senza sapere che fosse suo capo; Mika Yasuda; Simone Griffith, la cui madre è morta di parto al Seattle Grace; Benson Kwan e Lucas Adams, nipote in incognito di Amelia e Meredith, poiché figlio di una sorella Shepherd. Un incidente provoca una serie di morti donatori di organi e per questa occasione arriva a Seattle Nick. Meredith subito lo evita e poi gli chiede di fermarsi a lavorare in ospedale come responsabile degli specializzandi. Levi, essendo l’unico dei vecchi specializzandi rimasti, ottiene l’incarico di capo. Owen e Teddy rientrano, ma Owen deve essere sempre monitorato per poter tenere la licenza medica.

Martedì 30 maggio alle 21.10 circa su LA 1 con un doppio episodio Su Play RSI fino a 7 giorni successivi alla messa in onda

A distanza di cinque anni i Baustelle sono tornati. Un lasso di tempo in cui oltre a licenziare anche progetti solisti e diversificati hanno recuperato l’energia, la motivazione e quella comunione di intenti che si era probabilmente appannata.

Il risultato è sorprendente: “Elvis” è il nono album della loro storia, opera che sta riscuotendo ampi consensi e che amplia la loro grammatica sonora ora caratterizzata da una forte matrice rock rispetto a quel pop stratificato che avevamo imparato ad amare. “Ci siamo detti che l’unico modo per tornare era quello di farlo in un forma sincera, diretta, vera, come se dovessimo ricominciare da capo”. Ed è un ritorno importante, atteso, foriero anche di nuove prospettive quello della band toscana che festeggiamo il 9 giugno allo Studio 2 della RSI. Lo Showcase sarà presentato da Gian Luca Verga e sarà in diretta su Rete Tre e rsi.ch/streaming

#ShowcaseRSI

Venerdì 9 giugno, alle 20.00 Studi Radio RSI, Lugano-Besso Entrata gratuita con prenotazione obbligatoria su rsi.ch/eventi

sabato 27 maggio 2023 Ticino7 • Programma Radio&TV • dal 28.5 al 3.6 13 IN PRIMO PIANO
Via Ghiringhelli 9 6500 Bellinzona T +41 91 821 11 90 pub@regiopress.ch regiopress.ch Luigi Neri Consulente di vendita M +41 79 570 20 87 luigi.neri@regiopress.ch Luca Sardina Direttore M +41 79 513 80 05 luca.sardina@regiopress.ch Prenota il tuo spazio sulla prossima Rivista di Bellinzona. Loretta Gallo Consulente di vendita M +41 79 570 20 86 loretta.gallo@regiopress.ch La tua pubblicità sul mensile più letto della capitale.
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