Ticino 7 N23

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Lucio Dalla. Storie di un piccolo grande uomo

Poesie e visioni (da riascoltare)

A CURA DELLA REDAZIONE

“(...) La terza luna uscirono tutti per guardarla Era così grande Che più di uno pensò al Padre Eterno Sospesero i giochi e si spensero le luci Cominciò l’inferno La gente corse a casa perché per quella notte Ritornò l’inverno.

La seconda luna Portò la disperazione tra gli zingari

Qualcuno addirittura si amputò un dito Andarono in banca a fare qualche operazione Ma che confusione La maggior parte prese cani e figli E corse alla stazione.

L’ultima luna La vide solo un bimbo appena nato, Aveva occhi tondi e neri e fondi E non piangeva

Con grandi ali prese la luna tra le mani, tra le mani E volò via e volò via Era l’uomo di domani l’uomo di domani E volò via e volò via Era l’uomo di domani l’uomo di domani” (dal brano ‘L’ultima luna’, nell’album Lucio Dalla, 1978-’79)

sabato 10 giugno 2023 1 Ticino7
numero 23
caro amico ti scrivo

Diario scolastico 2023-2024.

Ilcorpo come laboratorio di scrittura

Care lettrici, cari lettori, in questa agenda trovate i testi nati durante un laboratorio di scrittura* creativa fatto con tredici ragazze e ragazzi della Svizzera italiana, tra gli 11 e i 14 anni. Il nostro compito durante il laboratorio non era facile: esplorare come usare il corpo e i sensi per scrivere storie che catturano chi legge. In questo viaggio il corpo non era solo lo strumento ma anche la strada: scrivevamo di noi, di com’è stare nella nostra pelle, guardare con i nostri occhi e camminare con i nostri piedi. Un tema che può fare un po’ paura. Per farci amicizia, abbiamo cominciato giocando. Guardandoci, misurandoci in altezza, confrontando il colore degli occhi, ascoltando il respiro. Abbiamo continuato cercando quello che funziona nelle storie che ci piacciono, passando dai video registrati con le GoPro ai videogiochi, dai testi scritti da grandi scrittori a quelli scritti da altri ragazzi. Ci guidava la grande domanda: ma le storie si immaginano con la testa o si può immaginarle anche con il corpo? La nostra risposta è stata la scrittura sensoriale. Una scrittura che usa quello che sentiamo come porta per farci diventare i nostri personaggi. Abbiamo scoperto che si può descrivere attraverso i sensi una stanza, un ricordo, perfino una persona! Alla fine ci sentivamo pronti. Abbiamo scritto testi nei quali i nostri corpi sono i protagonisti, che costruiscono un ponte di immaginazione tra carne e carta, tra sensi e parole. Noi ci siamo divertiti; adesso sta a voi dirci cosa ne pensate. E la domanda che ci siamo fatti tante volte durante il laboratorio, ora la rivolgiamo a voi: funziona, la magia? Vi sentite dentro alla nostra pelle?

* ll laboratorio “Scrivere con il corpo” è stato tenuto dalla scrittrice Angela Tognolini, autrice di questa introduzione che abbiamo estrapolato dall’Agenda 2023-2024.

Gilda

Una passeggiata lunga 365 giorni

Che sia per 5 minuti o per 5 ore per me non fa differenza, mi basta stare all’aperto. I miei occhi si fermano ad osservare ogni minimo dettaglio: le piccole formiche che passano accanto ai miei piedi, le api che ronzano in giro cercando il fiore più ricco di polline, ma anche le foglie cadute dagli alberi che in inverno sono ormai marce, le piccole pozzanghere che si trasformano in ghiaccio… Non appena il sole risplende nel cielo, si può osservare la mia figura uscire di casa. Chiusa la porta, la luce acceca i miei occhi. La mia mano, come per difendersi, si alza immediatamente coprendomi il viso bianco, con la pelle cosparsa da lentiggini e nei che lo fanno sembrare un gelato alla stracciatella. Ascolto il ronzio delle api e il cinguettio degli uccelli interrotto solo dal mio battito regolare: tum bzz cip cip tum bzz cip cip. Il mio naso cerca di assaporare quel dolce gusto di sole che sa di libertà e vita; dubito non piaccia a qualcuno (allergici al polline esclusi). Con passo frettoloso mi dirigo verso il bosco. Appena i miei piedi vengono a contatto con la terra battuta, sento un brivido percorrermi tutto il corpo. Inizio a ricordare tutti i bei momenti che ho passato qui con mia nonna e gli amici d’infanzia: tutte le cadute fatte, il dolore provato nel rialzarmi, le insalate create con fiori, erba e acqua, le capanne costruite con legni e foglie credendo di essere degli architetti provetti, l’osservare le formiche per ore senza mai stufarsi. Ripensando a questi momenti non ho prestato attenzione a quello che stavo facendo e sono inciampata su di un sasso; cado precipitosamente a terra, sbucciandomi un ginocchio, come da piccola. Dalla mia bocca esce una risata impossibile da fermare.

Annâ

Era una ragazzina buffa, i suoi capelli sembravano non aver mai visto un pettine, così scapigliati e liberi come un nido dopo una tempesta. Erano marrone chiaro, con dei timidi riflessi arancio. Aveva occhi sorridenti e un neo sotto quello sinistro. Le sue guance, spruzzate di leggere lentiggini, ridevano allegre. Le sue mani erano ossute ma morbide allo stesso tempo, inoltre erano piene di scritte. Probabilmente doveva ricordarsi qualcosa di importante. Appena entrò nella stanza, essa cambiò odore. Adesso sapeva di fresco, d’allegria, d’un garbuglio di idee intrecciate a una forte e potente immaginazione. Quando iniziò a parlare, la sua voce era veloce e piuttosto bassa per essere quella di una bambina. Parlava con una voce sognante, come se, mentre raccontava, fosse in un altro mondo. Era vestita con stivali tozzi, di sicuro molto più grandi dei suoi piedi, pantaloni larghi e calze di diverso colore. Indossava un enorme maglione caldo, aveva vestiti mooooolto colorati. A un certo punto, scoppiò in una risata fragorosa: sembrava il suono potente di cento cascate, il gioioso barrito di un elefante, il vento di una tempesta e una meravigliosa mandria di cavalli. Si chiamava Annâ, Annâ Pippi. Pensai che per lei non sarebbe potuto esistere nome più azzeccato.

sabato 10 giugno 2023 2 Ticino7
SCUOLA & EDITORIA A CURA DELLA REDAZIONE; ILLUSTRAZIONI © SARA STEFANINI TESTI E IMMAGINI PER GENTILE CONCESSIONE DELL A CASA EDITRICE IET
LA
COPERTINA (FRONTE E RETRO) DEL NUOVO DIARIO SCOLASTICO È DI SARA STEFANINI.

Cecilia

Ziiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip. Il rumore della custodia mi dà un brivido di piacere; quando estraggo la coulisse la mia mente si concentra solo su quei movimenti. Lo scricchiolio della vite quando collego le parti dello strumento mi fa rabbrividire nuovamente, poi lentamente mi dirigo verso il leggio, sorreggendo il mio strumento. Lo porto alle labbra, respiro profondamente e sento il mio corpo che si dilata. Lascio andare il respiro perché non lo reputo abbastanza profondo. Stavolta sento la pancia che si tende e l’aria che entra velocemente. Quando mi sento piena fin sopra le orecchie mi fermo e inizio a soffiare. La nota esce, ma non è bella, sembra che qualcuno la blocchi. Allora ritento, tendendo la pancia come la pelle che viene stesa sui tamburi, e soffio di nuovo. La pressione dello strumento sulle mie labbra stavolta è più lieve, come una carezza, e riesco a sentire meglio l’aria che scorre dentro di me (pancia, polmoni, gola), entra nel tubo e fa il suo percorso per uscire dalla campana. Il suono stavolta è più rotondo e omogeneo, colpisce dritto dritto chi ascolta; allora, sicura, procedo muovendo la coulisse, che scivola veloce come i pattini sul ghiaccio appena lisciato. A un certo punto inciampo, una sincope irregolare mi confonde le idee. Faccio un altro respiro e riesco a riprendere la melodia come un bambino che, dopo essere caduto, si ferma un attimo disorientato per poi proseguire i suoi giochi. Alla fine del brano c’è una nota molto lunga, e qui devo mettere tutto il mio impegno per far in modo che il tubo d’aria non crolli come un castello di carte. Termino un po’ frastornata; le labbra mi pulsano come il cuore sotto la pelle. Mi fisso le scarpe. Il mio maestro mi guarda soddisfatto: la lezione è finita.

Vanessa

La gara stava per cominciare. Ai giudici non sfuggiva il minimo movimento, il pubblico esultava, i ragazzi e le ragazze erano ansiosi e agitati. Poi un giudice mi chiama. Mi sistemo davanti al blocchetto. Ogni rumore cessa lasciando un silenzio al gusto di preoccupazione, che viene rotto da alcuni fischi. Subito io e le altre ragazze come robot saliamo sul muretto. Pochi secondi dopo altri fischi echeggiano nell’aria e di nuovo come robot saliamo sul blocchetto pronte a tuffarci. Poi sento un bip!!! Nell’istante in cui le mie gambe smettono di toccare il terreno ogni preoccupazione passa. Protendo le braccia in avanti, a freccia, raddrizzo le gambe ed entro a contatto con l’acqua. Subito una sensazione di freddo invade la mia testa, poi il mio torace e per finire le gambe. Dopo qualche secondo inizio a muovere le gambe forte su e giù, su e giù, su e giù, tenendole dritte e tese come se fossi una ballerina, in seguito aggiungo le braccia tirandole avanti più che posso, poi all’indietro fino alla vita, continuo così con altre due bracciate, poi giro di 90° la testa e respiro, sento l’aria entrarmi in bocca. Alla fine della vasca piego la testa e le gambe accartocciandomi, così faccio la virata, e mi spingo con le gambe contro il muro, ricomincio a nuotare questa volta con un po’ di fatica, le braccia mi pesano e le gambe non vogliono più stare tese, ma continuo con un ritmo veloce e deciso e respiro ogni cinque bracciate, gli ultimi 10 metri gli ultimi 5 metri sempre più forte e finalmente con uno sforzo sovrumano picchio la mano contro il muro segnando la fine della gara. Riprendo fiato. Chissà com’è andata.

(Lord) Émile

Spesso mi vesto con scarpe gialle calendula, camicia gialla calendula, giacca gialla calendula e maglietta blu come una stanza con le tapparelle e la porta ermeticamente chiuse. Mi piace molto narrare storie cruente con la mia macchina da scrivere, in ogni mia storia si può sentire il sottofondo del ticchettio meccanico simile a quello di una bomba della mia macchina da scrivere. Ho infine un cassettino che contiene delle cose profumate, come ad esempio un mattoncino in miniatura impregnato di un olio essenziale alla cannella, così ogni tanto apro il cassettino e assaporo quel meraviglioso profumo, che mi fa sentire come a Natale.

Mariami

Ho dei lunghi capelli scuri come legno che sta bruciando. La mia voce ricorda una matita danzante e sfrecciante pronta a tracciare la sua linea in fretta e furia. Le mie orecchie, anche se non sono tanto grandi, amano ascoltare la musica e le persone, anche se alla mattina si formano dei tappi. Spesso ho dei passi rumorosi come elefanti in parata. Almeno per me il mio odore mi ricorda coperte appena lavate.

Rafael L’estate

In estate nelle città inizia a fare caldo, le temperature raggiungono e oltrepassano i trenta gradi. La gente si riversa nelle strade per scappare dal regno di calore che travolge qualunque cosa si trovi sul suo passaggio. È in quei momenti che si formano interi serpentoni motorizzati, un vero calderone. Per quelli come me che rimangono un po’ di più in città non rimane altro che subire il caldo, allentandolo andando in piscina. Quando mi sveglio, sapendo che la giornata che sta per iniziare la vivrò in piscina, il mio corpo è felice, anche se un po’ frustrato dalla notte appena passata in una pentola bollente. Arrivo in piscina in bici; il mio corpo ha subito il caldo di quello straziante tragitto casa-piscina, ma finalmente sono arrivato. Appena fatti i biglietti vedo quello che non vorrei mai vedere, una marea di gente scappata dalla spietata canicola estiva e rifugiatasi proprio in piscina. Trovo un posto in mezzo alla gente, mi metto velocemente il costume da bagno e finalmente posso assaporare il buonissimo ma allo stesso tempo schifante odore di cloro. Entro in acqua, e finalmente sento dentro di me il brivido elettrizzante che l’acqua fresca (ormai diventata calda) mi fa gustare. Il mio corpo, adesso, come un eroe appena uscito dalle voragini della terra, è nuovamente pronto a combattere il potente caldo.

Ludovica

Una sera d’estate mia cugina e io abbiamo preso una tenda (non quella della doccia). Dopo averla sistemata in giardino abbiamo posizionato i sacchi a pelo e i cuscini. Quando fu l’ora di dormire ci siamo sistemate in tenda, il sacco a pelo era caldo come un bel fuoco caldo d’inverno. Quando eravamo sul punto di addormentarci si mette a diluviare, lampi, tuoni. Siamo corse in casa e siamo andate a letto. Finalmente mi sono addormentata. Un po’ di luce entra dalla finestra… la coperta caduta dal letto… l’aria fresca che mi accarezza dolcemente… Mi giro sull’altro fianco e vedo mia cugina che è ancora immersa nei sogni.

A SINISTRA: LE RARAZZE E I RAGAZZI CHE HANNO PARTECIPATO AL LABORATORIO “SCRIVERE CON IL CORPO”, DURANTE IL QUALE SONO NATI I TESTI CONTENUTI NEL DIARIO 2023-2024’, E DI CUI VI PROPONIAMO IN QUESTE PAGINE ALCUNI SIGNIFICATIVI ESEMPI. IL LABORATORIO È STATO TENUTO DALLA SCRITTRICE ANGELA TOGNOLINI IL 28 E IL 29 GENNAIO 2023 A BELLINZONA. È STATO ORGANIZZATO DAL FESTIVAL DI LETTERATURA PER RAGAZZI “STORIE CONTROVENTO”, CON LA COLLABORAZIONE DELL’EDITORE IET-ISTITUTO EDITORIALE TICINESE SA DI BELLINZONA.

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LUCIO DALLA

“Fu un fiasco di rimarchevoli proporzioni: ogni sera raccattavamo una buona dose di fischi e di pomodori, uno spettacolo nello spettacolo, che durò quanto tutto il Cantagiro. Lucio, in ogni modo, si mostrò veramente un duro e non si lasciò abbattere”. Con queste parole Gino Paoli ricorda l’esordio discografico di Lucio Dalla con ‘Lei’, canzone interpretata da Ray Charles (‘Careless Love’) tradotta in italiano dallo stesso Paoli, con l’arrangiamento di Gian Piero Reverberi e le voci del Coro della Cappella Sistina. Del resto, era stato Gino Paoli a convincerlo a diventare un cantante. Fino a quel momento, Lucio aveva suonato il clarinetto da autodidatta, ma ottenendo riscontri notevoli: prima a Bologna, nella Rheno Dixieland Band soffiando il posto a Pupi Avati e poi a Roma con la leggendaria Roman New Orleans Jazz Band di Carlo Loffredo. E a Roma aveva deciso di trasferirsi, accettando l’offerta di Edoardo Vianello di entrare nel suo gruppo: i Flippers, con Franco Bracardi al pianoforte e Massimo Catalano alla tromba. Debuttò con loro al Cantagiro del 1963 con ‘I Watussi’. E grazie a quel pezzo firmò il suo primo contratto con la RCA. Fu durante quel Cantagiro che Gino Paoli lo marcò stretto per convincerlo a intraprendere la strada da solista, convinto delle sue grandi potenzialità come interprete. Lucio era l’unico cantante italiano, a sua detta, ad avere un’autentica voce soul.

‘Disadattato senza calzini’

Lucio Dalla iniziò così la sua attività da solista. Mette su il suo gruppo, Gli Idoli, e inizia a fare serate per l’Italia, compresa una settimana a Torino nella sala ‘Le Roi’ provocando numerose dispute con i padroni del locale che disapprovano la sua abitudine di esibirsi scalzo, affibbiandogli l’etichetta di ‘disadattato senza calzini’. Ricorderà poi quell’episodio dicendo: “Una sera me li dimenticai di nuovo, ma mi pitturai i piedi, così da far sembrare che li avessi sotto le scarpe”. Nella primavera del 1966 incide il suo primo album, 1999, con dentro ‘Quand’ero soldato’ e una canzone che aveva presentato poche settimane prima al Festival di Sanremo in accoppiata con gli Yardbirds di Jeff Beck. E proprio con ‘Paff Bum’ assapora per la prima volta la notorietà entrando in classifica. Torna a Sanremo anche l’anno successivo, in coppia con i Rokes di Shel Shapiro. La sua funambolica capacità d’improvvisazione e le sue stravaganze cominciano a circolare sui giornali. Spesso, per gioco, Lucio andava in giro con delle ciliegie appese per i gambi alle orecchie, oppure a spasso per il centro di Bologna con una gallina al guinzaglio. Successe anche che alla finale del Festival delle Rose gli uscieri gli negarono l’accesso per l’aspetto troppo trasandato.

Ascolta il podcast

‘Fumetto’ Nonostante le apparizioni sanremesi e la serata al Piper di Milano come spalla a Jimi Hendrix, il successo tarda ad arrivare e Dalla non riesce a centrare l’indirizzo giusto da dare alla sua musica. Pubblica però un 45 giri che gli apre le porte della televisione come sigla di un programma di fumetti intitolato ‘Gli eroi di cartone’. Dentro a ‘Fumetto’ c’è tutta la sua improvvisazione vocale fatta di uno ‘scat’ morbido ma coinvolgente. Anche per il pubblico è una piacevole sorpresa e la spinta data dalla canzone gli permette di incidere il suo secondo album, Terra di Gaibola, dal nome della collina sopra Bologna dove andava a giocare da ragazzino. Gli arrangiamenti, questa volta, sono di Guido e Maurizio De Angelis, i futuri Oliver Onions.

Terra di Gaibola è un buon disco ma non sfonda. Oltre ai testi di Sergio Bardotti, Gianfranco Baldazzi e Paola Pallottino, per la prima volta appare anche Ron, autore di ‘Dolce Susanna’ e un pezzo che pochi mesi dopo farà la fortuna di Gianni Morandi.

‘Gesù Bambino’

La prima vera svolta avviene nuovamente a Sanremo nel 1971 con ‘Gesù Bambino’, che la commissione esaminatrice boccia.

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DI TUTTO UN POP DI SERGIO MANCINELLI
LUCIO DALLA AI TEMPI DELLA TRASMISSIONE RAI ‘GLI EROI DI CARTONE’ (METÀ ANNI SETTANTA).

Quel titolo, e la storia di una ragazza madre messa incinta da un soldato americano, erano considerati irriguardosi e ingiuriosi nella frase che diceva: “Giocava alla Madonna con un bimbo da fasciare”. Paola Pallottino, autrice delle parole, aveva immaginato il testo come un risarcimento morale per Lucio, rimasto orfano all’età di sette anni. Modificò molte parti e cambiò il titolo in ‘4 marzo 1943’. L’arrangiamento scarno, la voce da cantastorie sul modello folk americano e l’unico accompagnamento del violino ne fanno un successo clamoroso: ‘4 marzo 1943’ arriva al numero uno della Hit Parade dove rimane per tre settimane consecutive. E questo è il finale che a Sanremo venne censurato:

dentro la realtà è diversa. Con il richiamo forte al padre: perduto senza avere avuto il tempo per poterlo conoscere a fondo. Il salto di qualità e definitivo: il clown incompreso e sbeffeggiato negli anni Sessanta diventa un cantautore a 360 gradi, capace di parlare al cuore del suo pubblico in maniera diretta, con la poesia dei testi e una musica avvolgente. Quando arriva l’album Lucio Dalla, siamo alla fine degli anni Settanta, il terreno intorno è già tutto perfettamente concimato e pronto a dare i frutti a lungo aspettati…

‘Futura’, ‘Cara’ e ‘La sera dei Miracoli’ formano la trilogia dei sentimenti, quelli più intimi, raccontati come immagini nello svolgersi di un film neorealista. “Ho cambiato tante case nella mia vita ma non ce n’è stata una che non avesse una finestra da dove ascoltavo e cercavo i battiti dei vostri cuori, i vostri respiri, le vostre bestemmie alla vita. I rumori dei vostri sogni, i misteriosi piccoli delitti quotidiani e le miracolose rinascite che tutti i giorni avvengono sotto i cieli di tutti i paesi e le città, nelle notti ricoperte di stelle”.

Sono anni di una tale intensità artistica e professionale che Lucio Dalla non si ferma un istante, allargando i suoi orizzonti al cinema, al teatro e alla musica classica. Scrive Tosca amore disperato e diventa la voce narrante di Pierino e il lupo, firma la regia per L’opera del mendicante (The Beggar’s Opera) di John Gay e Pulcinella di Stravinskji, collabora con Battiato, canta con Pavarotti, realizza un tour indimenticabile con Gianni Morandi e inizia a lavorare con Mauro Malavasi, in quel momento il più internazionale e innovativo musicista italiano.

‘4 marzo 1943’ viene cantata in francese da Dalida e commuove Chico Buarque De Hollanda, al quale Lucio l’aveva cantata in un ristorante a Campo de’ Fiori a Roma; il brasiliano la inciderà, una volta tornato in Brasile. Dalla la inserisce nel nuovo album Storie di casa mia, con dentro anche ‘Itaca’, ‘Un uomo come me’, ‘Il gigante e la bambina’ e ‘La casa in riva al mare’, la storia di un detenuto che dalla sua cella su un’isola vede una donna affacciarsi ogni giorno e se ne innamora.

L’eponimo

I sogni di ‘Anna e Marco’, le loro vite di periferia che si perdono nella luce stroboscopica di una discoteca. Era il desiderio di ogni adolescente degli anni Settanta, il posto dove qualcosa sarebbe potuto succedere, anche andar via tenendosi per mano. “Lucio Dalla” è un disco che ancora oggi si ascolta e si riascolta senza soluzione di continuità. Spiazza l’ascoltatore con un caleidoscopio di suoni e una varietà di atmosfere inaspettate. Impossibile tra ‘Notte’, ‘L’ultima luna’, ‘Stella di mare’, ‘Milano’, ‘Tango’, ‘L’anno che verrà’ stabilire quale sia la più bella, la più incisiva, ma c’è una canzone che darà a breve il via a una collaborazione inaspettata.

Città del cuore

Due, da sempre, le città nel cuore di Lucio Dalla: Bologna e Napoli. ‘Piazza Grande’ è la canzone che ha riassunto Bologna. È Piazza Cavour, la piazza sotto la casa della sua infanzia. Lucio la scrive insieme a Ron mentre sono sul traghetto che da Napoli li sta portando a Palermo. Ma, prima di arrivare alla stesura e al titolo definitivo, parecchi sono i passaggi: il primo testo di Ron parlava di un emigrato, Lucio invece – con l’aiuto di Gianfranco Baldazzi suo paroliere e amico d’infanzia – lo trasforma, parlando di un clochard, un senzatetto che sceglie le panchine di Piazza Grande come posto della sua vita. La casa discografica, la Rca Italiana, che Lucio Dalla non ha mai abbandonato per tutta la vita, vuole che si cambi ulteriormente il testo, ambientando la storia a Venezia e pretendendo d’intitolarla ‘Canal Grande’, per sfruttare così la maggiore popolarità delle acque veneziane. Tutto sembra iniziare a funzionare ma Lucio è restio a ripetere gli stessi meccanismi, si smarca e cerca una strada alternativa, iniziando una collaborazione artistica con Roberto Roversi, poeta e intellettuale che con Pier Paolo Pasolini aveva fondato a Bologna la rivista Officina, per poi dirigere ‘Lotta continua’. È un cambio totale: la musica di Dalla entra nella sperimentazione con suoni e improvvisazioni che il pubblico fatica a recepire. Viene fuori la sua vena jazzistica con tutti i cambi funambolici dei suoi registri vocali.

Cantautore

Insieme, Dalla e Roversi, realizzano tre album: Il giorno aveva 5 teste, Anidride Solforosa e Automobili, nato da uno spettacolo teatrale scritto insieme. Lucio, spinto dal poeta, porta i suoi concerti in Festival giovanili come quello di Re Nudo a Milano, e anche in fabbriche e luoghi di lavoro. Ma è anche il momento della fine della loro collaborazione. Lucio Dalla avverte che è arrivato il momento di uscire dalla ‘canzone politica’ per andare incontro ad atmosfere più ampie, in cui iniziare a raccontare anche il suo modo di sentire la vita. Automobili è il disco che chiude un ciclo, ma che poco dopo ne aprirà uno nuovo trionfale. Dalla trascorre tutta l’estate del 1977 alle Isole Tremiti sull’Isola di San Domino, il posto dove riesce ad avere la massima ispirazione e, per la prima volta, compone un intero album del quale è paroliere e musicista. Con Come è profondo il mare nasce il Lucio Dalla cantautore.

È l’inizio del periodo più importante della sua carriera. Con il berretto di lana blu in testa, i pantaloni di tela larghi e la canottiera bianca, inanella una perla dietro l’altra: ‘Il cucciolo Alfredo’, ‘Corso Buenos Aires’, ‘Disperato erotico stomp’ e ‘Quale allegria’, con la vita e la rappresentazione che ne diamo. Da fuori spesso lasciamo percepire che tutto vada bene ma

‘Cosa sarà’ sancisce la collaborazione iniziata poche mesi prima tra il Principe malinconico e fascinoso Francesco De Gregori e l’istrione artista di strada Lucio Dalla. Avevano realizzato un po’ per gioco un po’ per vedere l’effetto che facesse ‘Ma come fanno i marinai’, e l’effetto era stato sorprendente, tanto da dare vita a una tournée indimenticabile: Banana Republic La musica dal vivo e i concerti, dopo anni di sosta forzata, tornavano negli stadi e nelle arene. Banana Republic è un successo da oltre mezzo milione di spettatori. L’omonimo disco viene registrato e stampato al volo con la fabbrica della Rca, aperta anche ad agosto, che chiede ai dipendenti, operai e maestranze, di rimandare le ferie estive per far sì che il disco sia nei negozi ai primi di settembre. Tutti rispondono all’appello uniti da uno spirito di squadra di cui si sentono parte ormai da anni. Il successo, in termini di vendite, è senza precedenti e il suono che Dalla aveva sperimentato nel tour diviene il suo nuovo marchio di fabbrica, grazie all’apporto di quattro musicisti che da quel momento si sarebbero chiamati Stadio, andando ad arricchire l’album in arrivo.

Da ‘Washington’ a ‘Caruso’ Malavasi, protagonista dei Change, il primo gruppo italiano a entrare nella classifica americana di rhythm’n’blues, regala alla musica di Lucio Dalla i nuovi colori dell’elettronica con tutte le sue sfumature e ‘Washington’, nella sua sospensione tra immaginazione e ipotetica realtà, è la prima canzone di questa nuova collaborazione. Due piloti, uno giapponese, l’altro americano, che dopo l’esplosione dell’Atomica stanno facendo rotta entrambi su Washington. Naturalmente con pensieri diversi, aspettando che sia l’altro a fare la prima mossa. Uno pensa all’attacco, alla vendetta, l’altro alla difesa. Ma restano fermi immobili, quasi a fissarsi negli occhi in attesa che l’altro faccia il minimo movimento. La guerra incomprensibile, l’odio per chi neanche si conosce ma che in quel momento vive lo stesso istante di angoscia.

La collaborazione con Mauro Malavasi prosegue alternandosi con i rodatissimi Stadio, con i quali Dalla torna negli Stati Uniti per una serie di concerti da cui verrà estratto un album dal vivo. Doveva intitolarsi DallAmerica, ma quel titolo avrà un’aggiunta inaspettata, diventando DallAmeriCaruso. “Ero in barca tra Sorrento e Capri con Angela Baraldi e stavamo ascoltando le canzoni di Roberto Murolo quando si ruppe l’asse del motore. Andammo a vela per qualche miglio, poi chiamai un amico: il proprietario dell’Hotel Excelsior Vittoria che ci trainò in porto”, disse Lucio. “In attesa che aggiustassero la barca, ci invitò a passare la notte in hotel, proprio nella suite dove morì Caruso. Lì c’era tutto, anche il pianoforte, completamente scordato. Quella sera un altro amico, giù al bar La Scogliera, mi raccontò di un Caruso alla fine dei suoi giorni, innamorato di una giovane cantante cui dava lezioni. Era uno stratagemma per starle vicino ma, l’ultima sera, sentendo la morte arrivare, fece portare il piano sulla terrazza e cantò con un’intensità tale che lo sentirono fino al porto”.

E ancora: “Mi sono inventato la scena dei suoi ultimi momenti, quando pensa alle notti là in America. Era un passaggio che nel 1986 per me, che stavo per partire per un tour negli Stati Uniti, aveva un significato particolare. Per me quel ‘Te vojo bene assaje’ messo in quel punto della canzone significava darle il marchio della napoletanità. Da sempre nutro una grande passione per Napoli, per la sua cultura, dalla scrittura alla filosofia fino alle canzoni: è una città che mi ha sempre catturato e ho provato a rappresentarla con questa canzone. Bologna e Napoli, le mie città, con le Tremiti: la mia vita”.

Il quasi eponimo

Il nuovo 33 giri s’intitola semplicemente Dalla ed è un concentrato di poesia, sentimenti umani e melodie a tratti malinconiche a tratti avvolgenti. Gli arrangiamenti ritmici a cura di Ron caratterizzano il nuovo suono di Lucio in ‘Siamo Dei’, ‘Meri Luis’, ‘Mambo’ e fanno sì che il disco non abbia mai momenti di stasi. Tutto è perfettamente calibrato. Fino all’arrivo dei pezzi più intimi, quelli che arrivano dritti al cuore senza fermate intermedie.

“‘Futura’ nacque come una sceneggiatura, poi divenuta canzone. La scrissi una volta che andai a Berlino. Non avevo mai visto il Muro e, dopo il concerto, mi feci portare da un taxi al Checkpoint Charlie, punto di passaggio tra Berlino Est e Berlino Ovest. Mi sedetti su una panchina e accesi una sigaretta. Poco dopo si fermò un altro taxi, dal quale scese Phil Collins, anche lui a Berlino per un concerto dei Genesis. Si sedette sulla panchina vicina e si accese una sigaretta anche lui. Mi venne la tentazione di avvicinarmi per conoscerlo, per dirgli che ero anch’io un musicista ma non volli spezzare la magia di quel momento. In quella mezz’ora scrissi le parole di Futura, la storia di questi due ragazzi uno di Berlino Est, l’altro di Berlino Ovest, che progettano di fare una figlia e di chiamarla Futura”.

sabato 10 giugno 2023 5 Ticino7
“E ancora adesso mentre bestemmio e bevo vino per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino”

Alcuni segreti, tra i mille in Laguna

La mostra

“Io credo che le fotografie di Gabriella Corti, i disegni e gli acquerelli (con la tecnica dell’ecoline) di Adriano Crivelli ci aiutino a fare pulizia. A rimettere ordine. A togliere da Venezia quel che di Venezia non è. A fermare quel diluvio di false Venezie che rischia di prendere il sopravvento. A ripartire da zero. A stabilire un contatto più autentico con le cose, le atmosfere, i paesaggi – vasti e grandiosi, ma anche piccoli, anche minimi – e, al tempo stesso, a ravvivare (ma sì, rendere vivi di nuovo) il nostro sguardo, la nostra capacità di vedere e recepire. Di interiorizzare. Di portare a casa, come s’usa dire. Per poi accorgerci, alla fine di questo viaggio per immagini, che non solo abbiamo ripulito la nostra memoria, la nostra nostalgia di Venezia, ma ci ritroviamo con un nuovo sguardo, una nuova capacità di vedere e di sentire”. Sono parole di Dalmazio Ambrosioni tratte dal catalogo della mostra visitabile alla Fondazione Epper (Via Carrà dei Nasi 1, ad Ascona) sino al 25 giugno. L’invito è di (ri)scoprire anche voi la città lagunare, così come tutti vorremmo che fosse, rimanesse o la ricordiamo.

Gli artisti

Gabriella Corti vive e lavora a Pura. Fotografa, dal 1985 lavora come indipendente e da alcuni anni si dedica a un progetto di “fotografia pittorica” col quale sperimenta varie tecniche.

Adriano Crivelli, da Breganzona, è un noto vignettista e illustratore. Ha esposto in Svizzera e all’estero; collabora e ha collaborato con molte testate nazionali, tra queste anche Ticino7

sabato 10 giugno 2023 6 Ticino7 MOSTRE & EVENTI A CURA DELLA REDAZIONE

Sposta cestinonel

In un’epoca di “cancel culture” sovente il passato finisce sotto accusa e c’è chi invoca la censura. Un’operazione assai pericolosa, però, secondo altri...

Oggi il fenomeno socio-culturale noto con la locuzione cancel culture (cultura della cancellazione o del boicottaggio) punta spesso il dito contro gli antichi, Greci e soprattutto Romani, accusandoli di complicità nei crimini perpetrati dall’Occidente: dal colonialismo all’emarginazione femminile fino alla supremazia dei “bianchi”. Il risultato è che non mancano voci che chiedono la rimozione dei testi greci e latini dai programmi di scuole e università, dai cataloghi delle case editrici, dall’immaginario stesso delle nostre società. Eppure, chi conosce la storia sa che i Romani hanno sottomesso popoli, sradicato culture e condotto guerre spesso spietate. Ma ci sono margini per considerarli razzisti, ispiratori del colonialismo europeo?

“Il primo è che il presente abbia un diritto di ultima parola e che sia legittimo respingere ciò che del passato non si adegua ai valori e ai modelli dell’oggi, o tutt’al più che lo si possa lasciar circolare dopo averlo opportunamente epurato di quanto può risultare disturbante al lettore moderno. In secondo luogo, l’idea che l’umanità sia composta in larga parte da individui emotivamente fragili e culturalmente disarmati, incapaci di pensare in modo autonomo e inclini a lasciarsi manipolare dai libri che leggono, dalle immagini che vedono, dai monumenti che campeggiano nelle loro città e così via”. Sull’élite dei sani e dei capaci incombe dunque il compito di proteggere tutti gli altri per evitare che vengano a contatto con contenuti culturali dai quali non saprebbero difendersi da soli. Il rischio che corriamo è dunque di dare corso a una nuova forma di censura, che secondo Lentano si supera in due modi: “Denunciandone i presupposti e gli effetti. Poi, promuovendo a partire dalla scuola un contatto più maturo e consapevole con il passato, che va certo considerato criticamente e del quale va rifiutato con forza ogni uso strumentale a fini di legittimazione del presente nei suoi aspetti più discutibili, ma che anzitutto va conosciuto e preservato per le generazioni a venire”.

Per riflettere sui rischi dell’

“L’imperialismo degli antichi è stato sicuramente un riferimento dei moderni colonialismi europei” ci risponde Mario Lentano (vedi a lato, ndr), professore di Lingua e letteratura latina all’Università di Siena e autore del volume Classici alla gogna

“Altra questione è quella del razzismo. Greci e Romani hanno elaborato stereotipi negativi nei confronti dei popoli con i quali sono venuti a contatto ma non sono mai arrivati a elaborare l’idea che i membri di un determinato gruppo etnico dovessero essere discriminati, perseguitati o addirittura eliminati per la sola ragione di appartenere a quel gruppo”. Per i Romani, per esempio, in nessun momento della loro storia l’appartenenza etnica e il colore della pelle sono stati motivo di esclusione dai privilegi della cittadinanza, che vennero anzi estesi nel corso del tempo a tutti gli abitanti dell’impero.

Nuove forme di censura

Il discorso potrebbe chiudersi qui, ma forse vale la pena di ricordare cosa perdiamo “cancellando” i classici. Greci e Romani non hanno mai smesso di far parte della nostra cultura: i loro libri sono stati letti da tutte le generazioni che ci hanno preceduto e ne hanno modellato in profondità il pensiero e l’immaginario ben oltre la fine del mondo che li aveva prodotti. L’Eneide di Virgilio divenne un libro scolastico già all’indomani della morte del poeta e da allora non ha mai smesso di esserlo: un robusto filo rosso unisce dunque gli studenti di duemila anni fa e i loro coetanei di oggi. Un filo rosso che sarebbe insano spezzare lasciando campo libero alla cancel culture, un fenomeno che, come ci spiega ancora Mario Lentano, nasce da due presupposti:

L’idea di espellere ciò che di scomodo c’è nel passato è una deriva pericolosa e inquietante come testimonia il recente saggio edito da Salerno editrice (2023), l’ultimo libro di Mario Lentano. Un volume che evidenzia come si stia correndo il rischio di eliminare uno degli interlocutori fondamentali della nostra tradizione culturale e di promuovere un nuovo conformismo, fondato sulla censura di qualsiasi opinione dissenziente. Gli studiosi di comunicazione parlano di echo-chamber per indicare la tendenza, tipica dei social network, a creare gruppi chiusi e ideologicamente omogenei, nei quali si sente rimbalzare solo la propria opinione, mentre le posizioni divergenti tendono a essere marginalizzate o senz’altro escluse. Nel caso della “cancel culture” è come se l’effetto echo-chamber si fosse esteso a un’intera cultura, che sembra incapace di stabilire un dialogo con quella particolare terra straniera che è il passato, in quanto altro e diverso dal presente. Un rifiuto dell’alterità e della differenza che risulta paradossale, da parte di uno schieramento che si pretende portatore di istanze egualitarie e inclusive.

sabato 10 giugno 2023 7 Ticino7 CULTURA & SOCIETÀ DI ROBERTO ROVEDA
SOPRA: “LA DISTRUZIONE DELL’IMPERO ROMANO”, UN DIPINTO DI THOMAS COLE (1836).
Possiamo davvero permetterci di “cancellare” i classici?
“oblio”
“L’ ‘Eneide’ di Virgilio divenne un libro scolastico già all’indomani della morte del poeta”

VINCI

Orizzontali

1. Tra Airolo e l’Ospizio 7. Tra Arthur e Doyle 12. Dopo Bad in una cittadina sangallese 13. Generosità, magnanimità 15. Fu un grande lago 16. Lo Stato con Teheran 17. Una parte della partita di tennis 18. Usanze, consuetudini 19. Monica, ex grande tennista 21. I confini di Iragna 22. Campestre, sereno

25. Divinità solare egizia 27. Un profeta maggiore 28. Strumenti musicali a corde 30. Limite, massimo 32. Delfino di fiume 33. Eventualità, fatto 34. Un mago del Signore degli Anelli 37. Solidi geometrici 38. Era detto il Periegeta 39. Uno inglese 40. Pasticca, caramellina 41. Nota musicale 42. Si oppone al sacro 43. Cuore di stoffa 44. Batte nel petto 45. Avara, gretta 47. Desiderati

Spedisci un SMS al 434 (CHF 1.–/SMS) scrivendo TI7 <spazio> SOLUZIONE e partecipa all’estrazione. Termine di partecipazione: giovedì prossimo.

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GIOCA CON TICINO7

fortemente 50. Città russa sull’Oka

51. Particella caricata elettricamente

52. Segue il tic 54. Decalitro in breve

55. Ombrosa, scura 56. Michela, ex sciatrice svizzera 58. Giorgio e Giovanni letterati 60. Il re delle fate

62. Il Re del Carnevale biaschese 63. Lo sono la Tosca e l’Aida.

Verticali

1. Ordire, macchinare 2. Insolito, poco frequente 3. Le Isole con Favignana

4. Odiarsi, esecrarsi 5. La fine di Berlioz 6. Architetto ticinese (1936-2021)

7. Concerto di abbaiatori 8. Onorevole in breve 9. Città serba 10. Uomini miscredenti 11. Una festa dicembrina

14. Incantesimo 16. La religione con Maometto 20. Immorale, osceno

23. Località malcantonese 24. Il nome della Fallaci 26. Località del Locarnese 29. Pertiche, stanghe 31. Covi di animale 32. Località in Val Colla 35. Un locale a scuola 36. Damerino, corteggiatore 37. Località presso Certara 38. Un formaggio ticinese 40. Il contrario di supine 42. Un tipo di coltello 43. Un profeta minore 44. James Fenimore, scrittore (17891851) 46. Tramare, macchinare 48. Un cantone svizzero 49. Consigliava Otello 53. Alimenti, vettovaglie 55. Preposizione semplice 56. Finito a metà 57. Principio di nepotismo 59. Luigi senza vocali 61. Iniziali di Respighi

sabato 10 giugno 2023 8 Ticino7
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Ratafià

Un liquore dal gusto della tradizione

www.ticinoate.ch

Ricetta

Semifreddo al Ratafià

4 persone | Media

4 tuorli + 1 uovo intero 100 g di zucchero

1 pizzico di sale

6 cucchiai da minestra di ratafià 200 ml di panna

60 g noci tritate grossolanamente 60 g cioccolato fondente

Il Ratafià – o nocino - è un tipico liquore particolarmente diffuso nel Canton Ticino. Le sue origini sono antiche e risalgono al periodo in cui il noce – ingrediente principale, insieme alla grappa d’uva americana - era una fonte economica importante per il Cantone. Le noci, infatti, venivano utilizzate per l’alimentazione ma non solo; da esse veniva estratto l’olio per poi utilizzarlo in cucina e come fonte di energia. Per la preparazione del nocino è necessario utilizzare noci ancora verdi, motivo per cui vengono raccolte nel mese di giugno. Tradizione e “leggenda” vuole che la raccolta avvenga nella notte fra il 23 e 24 giugno, rigorosamente da mani femminili a piedi scalzi. A oggi il giorno della raccolta può variare leggermente a seconda delle annate e dall’altitudine. Se volete cimentarvi nel produrre il nocino a casa, dovete fare attenzione che i malli siano dunque

ancora acerbi: dal guscio morbido (si deve riuscire a perforare) e contenenti liquido. In Ticino la preparazione del nocino era sicuramente da attribuire ai frati, il forse più conosciuto è quello del Convento dei Frati Cappuccini del Bigorio, sopra Tesserete. Essi raccoglievano le noci nei pressi del convento e per la preparazione utilizzavano la grappa nostrana, anch’essa prodotta al Bigorio. Ovviamente ognuno ha la sua ricetta e sono molti gli artigiani del gusto ticinesi che lo producono. Non è difficile trovarlo in commercio ma anche nei ristoranti ticinesi, dove non può assolutamente mancare come fine pasto. Oltre che un ottimo liquore da offrire si presta bene anche in cucina: come ingrediente per salse dolci e salate, dolci, semifreddi o come accompagnamento ai gelati… meraviglioso sempre!

Itinerario

→ La Via dei sapori

Il Dicastero Cultura, Eventi, Sport e Turismo del Comune di Capriasca, con il sostegno dell’Ente Turistico del Luganese, ha sviluppato degli itinerari escursionistici e per gli amanti delle due ruote al fine di valorizzare e mettere in rete i diversi alpeggi e le capanne che si trovano nella regione.

“La via dei sapori” è un viaggio che porta a scoprire il tesoro naturalistico e i sapori del territorio della Capriasca. Svariati itinerari conducono ad alpeggi e capanne, dove gustare formaggi, salumi e altri prodotti a ‘km 0’, ma anche scoprire tutti i segreti della loro produzione e gli animali che ve ne contribuiscono. Per chi desidera soggiornare tra queste alture, numerose sono anche le strutture del comprensorio che offrono alloggio.

→ Passeggiare in Capriasca

Il percorso tematico nella Media Capriasca è un’occasione per riscoprire il paesaggio naturale, il suo mondo animale e vegetale, le sue radici storicoculturali e i diversi contesti di vita dei suoi abitanti. Attraversa i villaggi, le campagne, le selve e zone naturalistiche: ambienti che mostrano i segni del processo di trasformazione e nel contempo permettono di conoscere le realizzazioni, le testimonianze e lo stile di vita legati alla civiltà contadina. Offre l’occasione di conoscere significativi beni culturali, civili e religiosi, che fanno parte della ricca testimonianza storica presente nel territorio del Comune di Capriasca.

PIANODIRISPARMIO IN FONDI UNO SGUARDO AL FUTURO?

Da un piccolo rispar mio comincia un grande futuro

Montare lo zucchero, le uova e il sale con il frullatore. Una volta raggiunta una consistenza spumosa cuocere a bagnomaria (fuoco molto basso) continuando a montare fino a ottenere una massa morbida e gonfia, classica dello zabaione. Raffreddare posizionando la ciotola in acqua e ghiaccio. Montare la panna e aggiungerla delicatamente alla mousse, insieme alle noci. Trasferire il composto in pirottini o ciotoline, mettere in congelatore per almeno 3-4 ore, lasciar scongelare qualche minuto prima di servire. Decorare con cioccolato fuso e qualche gheriglio di noce.

Attività

Antiqua – Garden Dining serale in un angolo di paradiso della Capriasca, Convento del Bigorio

Tutti lunedì di giugno Agosto: i giov. del 10, 17, 24. Prenotazione inticino.com

Scenic Trail 2023, Capriasca Dal 23.6. al 25.6.2023

Gusta e pedala, Capriasca 9.9.2023

Caslano Blues 2023 Dal 14.6 al 18.06.2023

Ceresio Estate 2023, Luganese Dal 16.6 al 03.09.2023

Summer Jamboree on The Lake, Lugano Dal 22.06 al 25.06.2023

Swiss Wine Tour, esperienze enoturistiche Prenotabili online Agriesperienze, esperienze semplici e autentiche

Su prenotazione agriesperienze.ch

sabato 10 giugno 2023 9 Ticino7
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DAL TERRITORIO A CURA DEL CENTRO DI COMPETENZE AGROALIMENTARI TICINO N46°6 . 678540 E8°59.480100 Grotti Tour Dal 18.5. sino al 3.9.2023 Street Food Festival Capriasca, Tesserete Dallʼ8.6 al 10.6.2023 Birra
Tesserete Dal 29.6.2023 allʼ1.7.2023
in Capriasca,
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sabato 10 giugno 2023 10 Ticino7 TIPO UN FUMETTO DI ALESSIO VON FLÜE
sabato 10 giugno 2023 11 Ticino7

Cambiamo pelle.

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variante agenzia creativa

Solo di recente aveva iniziato a vivere con una certa serenità il suo privilegio. Per anni, all’uscita di un nuovo libro, il pensiero era lo stesso: “Noi scrittori per pochi siamo più di quanti si creda. In più, ci confondiamo, coincidiamo, in un certo senso, con gli scrittori che vendono poco, che sono un sacco. Non ci distingue quasi nessuno”. Ma lo scrittore per pochi non ha fatto mai niente per uscire dalla sua condizione, prestigiosa sì ma dalla quale intendeva uscire. Pubblicava cose per pochi dal titolo per nessuno, tutti “in minore”:

Piccole pagine. Autunno. Novembre in collina. Scavi virgiliani. Mirtilli. Giudicate voi.

Recuperava scritti giovanili rifiutati, da lui, che non si capiva perché dovessero essere accettati oggi. Collaborava con i quotidiani dalle maggiori tirature, con articoli dal tema assurdo. Ma bastino i titoli dei libri. Lo scrittore per pochi era il fiore all’occhiello dei grandi editori, i soli a potersi permettere collane per pochi, di Poesia, di Filologia Locale, di Ricordi.

Scriveva poco perché quel tratto del suo carattere le allietava e le minava ogni momento della giornata. Ma bisogna entrare un po’ nel dettaglio. La scrittrice pigra potrebbe sorprenderci. Era capace di ore e giornate di fervore, nelle quali non poteva fermarsi se non aveva esaurito quella certa attività o discorso a cui aveva iniziato ad applicarsi. Queste sorprendenti eccezioni, però, non sono la sorpresa che intendevo. La scrittrice pigra non scriveva più di una pagina al giorno. E non tutti i giorni. Forse uno sì e uno no, ma il conto si fa presto ed è l’aspetto della scrittrice pigra che ci farà riflettere. Una pagina ogni due giorni, sono quasi 180 pagine l’anno. Un libro. La scrittrice pigra

C’era uno scrittore per pochi La scrittrice pigra Lo scrittore per molti

pubblica un libro all’anno, doppiando due o tre volte gli scrittori prolifici. Della pigrizia della scrittrice pigra in realtà è a conoscenza solo chi la conosce bene. Perché a voler farsi un’idea della sua carriera, ne riceviamo l’impressione opposta. La sua scarsa partecipazione alla vita mondana, agli incontri letterari, ai convegni, se non è presa per snobismo (da alcuni), in molti credono che non venga invitata perché tanto non ci può andare, o è in viaggio, o gli sta antipatico chi organizza, oppure l’hanno richiesta da un’altra parte... o ancora che è malata eccetera. Ma il più delle volte è la pigrizia.

Era un americano e aveva cominciato come tutti: con baldanza e disinteresse, mendicando una recensione e rifiutando un invito, recensendo favorevolmente amici e nemici, non si sa mai, con cali o picchi d’autostima secondo il momento. Un onesto scrittore americano né integro né corrotto, né per molti né per pochi, perché non si poteva ancora dire. Poi imbroccò la saga. Che all’inizio era un romanzo come un altro, anche se subito molto venduto. L’eccesso di vendite consigliò all’editore di passare alla saga. Lo scrittore americano per molti considerò che materiale ce n’era tanto, in effetti. Aveva deciso lui di fermarsi sulle 500 pagine. Ora, la Firenze del Cinquecento era una cosa che neanche ce la immaginiamo. I poeti più raffinati, i classici, se detentori di qualche potere politico erano dei criminali. Ciò non si trova nei manuali di letteratura dato che il tema è un altro. Si può leggere nel terzo volume del Manuale dei crimini italiani, dedicato al Cinquecento, che non legge nessuno. Un numerato e preparato, curioso, scrupoloso, resistente alla fatica e con la facilità alla

battuta di spirito e all’aneddoto, cinico e obiettivo gruppuscolo di intellettuali di tutto il mondo, ha letto il Manuale dei crimini italiani del Cinquecento. E ci è andato scrivendo, ognuno per suo conto, qualche libro con più o meno successo. Lo scrittore americano per molti “con più”. Sette romanzi romanzati di 800 pagine circa, sulla Firenze del Cinquecento. Tre anni per prepararli, ognuno, due per scriverli, un annetto per pubblicarli. Sei per sette, quarantadue. Quando è uscito il primo libro, lo scrittore americano per molti aveva 36 anni. Più quarantadue, sono 78. Lo scrittore americano per molti, a 78 anni, non ha più niente da chiedere alla vita. Ha avuto tutto ma se l’è procurato con le sue forze e grazie al suo amore per la cultura italiana. Che è sempre suo. Nel giardino della sua villa di Baltimora, circondato dai nipoti, l’età avanzata gli sta riportando alla memoria i ricordi più antichi. Che va tracciando come gli vengono, lentamente, a mano, senza pensare alla pubblicazione.

sabato 10 giugno 2023 13 Ticino7
PROFILI DI PENNA DI MARCO STRACQUADAINI; ILLUSTRAZIONI © SHUTTERSTOCK

Casa a prima vista

Ho capito di avere creato un mostro quando, entrando in camera delle mie figlie, ho trovato scritto sulla loro lavagna: bilocale, con terrazzo, posto auto, piano alto. Budget: 350mila. Stavano giocando con Barbie, Ken e tutti i pupazzi della stanza a Casa a prima vista. Il programma di Real Time (dal lunedì al venerdì in tv e in streaming sul sito della rete) basato sul francese Chasseur D’Appart, che vede in competizione tre agenti immobiliari. L’obiettivo è rispondere al brief dei clienti, che spesso non si allontana molto da quello scritto dalle mie figlie per Barbie e Ken sulla lavagna. Oggi tutti cercano un terrazzo o un giardino, spiegano gli agenti immobiliari Ida, Gianluca e Mariana protagonisti del programma e ormai popolarissimi. La pandemia ha cambiato le richieste e le esigenze, la stanza in più per lo smart working è diventata un must e i prezzi, sempre più, sono diventati proibitivi. Cosa c’è di divertente, direte voi? Tutto! Perché la casa è l’insieme di tutti i nostri desideri, delle ossessioni, delle manie e delle invidie. Perché la signora del piano di sopra vede fiorire il gelsomino in quel terrazzo che avevamo sognato per noi. Perché da sempre andiamo personalmente a prendere la

Questo mondo

Non mi renderà cattivo

prole ai compleanni che vengono festeggiati a casa, per il piacere segreto di dare un’occhiata nello spazio degli altri. Invidia e critiche, come nelle migliori tradizioni. Perché se li avessimo noi quei 150 metri quadrati piano alto faremmo sicuramente meglio, toglieremmo quei mobili polverosi e popoleremmo l’open space di libri.

Il programma di Real Time riesce persino nell’incredibile risultato di far apparire simpatica una categoria professionale assolutamente complessa come quella degli agenti immobiliari. E i tre di Real Time sono già dei beniamini, con le loro case ready to live, i palazzi ben abitati, i rendering, le ristrutturazioni poco costose e la privacy che non è poi così importante e il piano terra che non è poi così buio. Ogni cliente ha le sue richieste e ogni agente immobiliare ha il suo modo per mettere in mostra ciò che ha. Barbie e Ken, per esempio, si sono innamorati subito della vasca da bagno che diventa letto, perché Barbie agente immobiliare ha detto loro la parola magica: vedrete, sarà come avere una stanza in più.

ALTRI SCHERMI

IL RITORNO DI ZEROCALCARE

Ha fatto il suo debutto ieri su Netflix la nuova serie del fumettista romano Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech. Sei episodi di circa trenta minuti per i quali, come specifica il saggio Armadillo nel trailer della serie (visibile su YouTube): “Non c’ha senso investì emotivamente su qualcosa che dura più di una puntata di una sitcom”. In realtà nel mondo disegnato da Zerocalcare le emozioni prendono forma e tutti i dubbi interiori e le difficoltà di relazionarsi con gli altri sono esposti con ironia disarmante.

NON È LA II STAGIONE

Il titolo della nuova serie, Questo mondo non mi renderà cattivo, è come un mantra, una frase che lo stesso Zerocalcare si ripete, quasi per auto-convincersi, in quei momenti della vita in cui ci si sente accerchiati, senza via di fuga, quando sarebbe facile fare scelte sbagliate, rinnegare ideali e princìpi pur di togliersi dai guai. Una frase che ciascuno, con le proprie esperienze, le proprie vite e le proprie storie, potrebbe trovare utile ripetersi. E – come sottolinea Zerocalcare – no, non è la seconda stagione di Strappare lungo i bordi

VECCHI AMICI

SOPRA LA PANCA

Sembra una barzelletta, all’inizio: eravamo due amici che andavano a trovare un altro amico e, come capita spesso, ci eravamo persi. Non è facile perdersi a Stabio, ma a noi è successo, fra via Mulino, via Giulia e via Cantonale (a mia discolpa: mi perdo anche nella mia città natale, fra le strade che percorro ogni giorno…). Dunque, due amici che si perdono che fanno? Chiamano l’altro amico e tranquillamente si siedono ad aspettarlo su una panchina. Qui cominciano i problemi. La panchina è di tipo moderno, costruita pochi anni fa con una struttura adatta a suscitare litigi. Infatti solo metà panchina è provvista di uno schienale: se due persone vogliono sedersi, quindi, soltanto una potrà godere di un appoggio per la schiena. Noi siamo amici per la pelle, mica ci siamo messi discutere. Ma il momento d’imbarazzo non si può evitare. Mi metto qui… Ah, scusa, volevi sederti tu? No, è uguale. Davvero, dimmi se… Ma no, mi metto dall’altra parte, ma figurati… e via con il balletto di scuse e controscuse. Insomma: l’unica soluzione è cambiare panchina.

IN VIA GIULIA

Coordinate: 2’716’453.8; 1’078’614.4

Comodità: ★☆☆☆☆

Vista: ★☆☆☆☆

Ideale per… mettere alla prova un’amicizia

ticino7

Tornano il mondo narrativo, il linguaggio caratteristico e i personaggi storici dell’universo di Zerocalcare.

A Zero, assieme a Sarah, Secco e l’Armadillo (con la voce inconfondibile di Valerio Mastandrea), si aggiunge un nuovo personaggio: Cesare. Si tratta di un vecchio amico che torna nel quartiere dopo diversi anni di assenza e fatica a riconoscere il mondo in cui è cresciuto. Zero vorrebbe fare qualcosa per lui ma si rende conto di non essere in grado di aiutarlo a sentirsi di nuovo a casa e questo lo getta in una crisi profonda.

GIANCANE

La sigla ufficiale della serie Sei in un Paese Meraviglioso è tratta dal nuovo album Tutto Male del cantautore romano Giancane, pseudonimo di Giancarlo Barbati. Ex chitarrista nel gruppo folk rock Il Muro del Canto, Giancane ha già collaborato con Zerocalcare realizzando la colonna sonora della sua prima serie Netflix, Strappare lungo i bordi. Un’altra collaborazione fra i due è il videoclip del brano Ipocondria di Giancane con la partecipazione del rapper Rancore e i disegni di Zerocalcare.

sabato 10 giugno 2023 14 Ticino7
FICCANASO
INSTAGRAM: @LA_FICCANASO
LA
DI LAURA
Settimanale inserito nel quotidiano laRegione ticino7.ch • #ticino7 • facebook.com/Ticino7 Direzione
Editore Teleradio7 SA • Bellinzona Amministrazione, direzione
Regiopress SA, via C. Ghiringhelli 9 CH-6500 Bellinzona tel. 091 821 11 11 • salvioni.ch • laregione.ch Servizio abbonamenti tel. 091 821 11 86 • info@laregione.ch Pubblicità Regiopress Advertising via C. Ghiringhelli 9, CH-6500 Bellinzona tel. 091 821 11 90 • pub@regiopress.ch
e redazione Giancarlo Fornasier Grafica Variante agenzia creativa
e redazione
DI ALBA REGUZZI FUOG TESTO E FOTOGRAFIA © ANDREA FAZIOLI

Cucine senza frontiere

Sette Paesi attorno a un tavolo

Sette persone da sette Paesi, imparano a conoscersi meglio a tavola grazie ai piatti delle loro tradizioni nazionali. Si presenta con questo spirito multiculturale Cucine senza frontiere, la produzione nazionale SSR dal gusto decisamente originale in cucina.

Non è un caso che l’arte di fare da mangiare interessi a chiunque. Perché in gioco non c’è soltanto la bontà del cibo, ma anche tutto ciò che – attraverso i piatti che più ci piacciono -, rappresenta il cuore di una persona, il luogo da cui proviene, la sua storia. La cucina, insomma, è un pretesto per raccontare delle “altre” e degli “altri”, oggi svizzere e svizzeri alla stessa stregua di tutte e di tutti noi.

Cucine senza frontiere è il nuovo format che la RSI propone nel palinsesto estivo, a partire da venerdì 16 giugno Sette puntate, sette protagoniste e protagonisti provenienti da Paesi di forte immigrazione in Svizzera e oggi già integrati nella nostra società. Anzi, a dire il vero, sei “seconde generazioni” e una “svizzera doc”, che si cimenteranno in una gara con al centro del contendere altrettante proposte culinarie dei paesi d’origine. Proposte che gli altri partecipanti valuteranno, di volta in volta, in una sorta di giro gastronomico della Svizzera da cui uscirà una vincitrice o un vincitore.

Ci saranno i piatti in competizione, la prima generazione prodiga di consigli su come fare meglio, le valutazioni severe e amichevoli delle altre e degli altri ospiti attorno alla tavola, ma anche le storie delle singole protagoniste e dei singoli protagonisti che impareremo a conoscere meglio.

Non soltanto loro, dunque, ma anche le loro famiglie, le prime ad aprire le porte della Svizzera.

È la cucina, insomma, la chiave per conoscere altrettanti mondi stranieri che oggi sono parte di noi, della nostra Svizzera.

I sette di Cucine senza frontiere sono: Christian Lasalmonie (Francia), Mergime Nocaj (Kosovo), Johannes Just (Germania), Stefano Dias (Portogallo, al centro della puntata curata da RSI in onda il 7 luglio), Alicia Lopez (Spagna), Fabio Marzo (Italia), Carmen Zellweger (Svizzera).

Uno sguardo “Sottosopra”

Torna il magazine dedicato alla montagna e all’avventura

Dopo le prime due puntate Replay, che potete rivedere sul Play RSI, parte la dodicesima stagione di Sottosopra, a cura di Fulvio e Nicolò Mariani.

La nuova serie di sette puntate inedite propone un’accattivante raccolta di documentari, ritratti di personaggi fuori dalla norma e storie originali sospese tra il coraggio dell’azione e la conoscenza della natura. La montagna è sinonimo di cultura e Sottosopra lo conferma anche nell’edizione 2023 con racconti unici e suggestivi.

Nella prima puntata viaggeremo fin sulle Torri di Trango nel Karakorum pakistano per lanciarci da oltre 6000 metri con una tuta alare, vedremo un’arrampicatrice professionista di soli dieci anni e scopriremo le meraviglie del mondo sotterraneo insieme a un gruppo di speleo-subacquei ticinesi guidati dall’esperto Stefano Beatrizotti

Dal 16 giugno al 28 luglio ogni venerdì alle 21.10 su LA 1

Ma quale Angelo del focolare?

Nel marzo del 2013 ci lasciava un’artista unico, originale e a dir poco geniale: Enzo Jannacci. A dieci anni dalla scomparsa la sua poetica, il suo sguardo sulla vita, tragico e surreale con le sue derive, storture e paradossi è di un’attualità ancor bruciante. Prova ne sono l’affetto, le testimonianze e i tributi e le iniziative che lo ricordano.

La RSI gli rende omaggio proponendo una serata all’Auditorio Stelio Molo che si avvale della presenza di artiste e artisti che l’hanno frequentato, conosciuto e amato o che “semplicemente” frequentano il suo appassionante canzoniere.

Con Egidia Bruno, Lorenzo Monguzzi, Sulutumana e un quartetto di talentuosi musicisti formato da Gionata, Brian Quinn, Roberto Pianca e Alex Orciari

Una serata che si avvale della partecipazione anche di Paolo Jannacci ed Enzo Gentile, autori della fortunata pubblicazione “Enzo Jannacci. Ecco tutto qui”

Alla termine dell’evento ci sarà un momento di firmacopie: un’occasione per incontrare gli autori, acquistare il libro e farselo autografare.

Conduce Gian Luca Verga

In diretta su Rete Due e su rsi.ch/streaming Ingresso gratuito. Prenotazioni su rsi.ch/eventi

Il 14 giugno torna lo Sciopero delle donne, ma c’è anche chi in piazza non intende proprio scendere…

Modem Evento propone, martedì 13 giugno alle 20.00 allo Studio 2 RSI di Lugano-Besso, un dibattito aperto al pubblico per discutere delle principali rivendicazioni delle donne e di cosa significhi oggi essere femminista.

Una sintesi del dibattito sarà diffusa mercoledì 14 giugno alle ore 8.30 su Rete Uno e RSI LA 1, mentre la versione integrale della serata potrà essere riascoltata o scaricata su rsi.ch/modem

La serata sarà moderata da Amanda Pfändler ed Agata Galfetti

Interverrano:

Raide Bassi, esperta in gestione immobiliare, consigliera comunale di Lugano (UDC); Mattea David, architetta, consigliera comunale di Lugano e granconsigliera (PS);

Chiara Spata, formatrice, counselor psicosociale esperta in linguaggi di genere; Sonja Crivelli, pensionata, Movimento AvaEva Prenota il tuo ingresso su rsi.ch/eventi

sabato 10 giugno 2023 Ticino7 • Programma Radio&TV • dall’11.6 al 17.6 15 IN PRIMO PIANO
Serata omaggio di Rete Due a Enzo Jannacci Modem Evento in piazza per lo Sciopero delle donne
“E sempre allegri bisogna stare”
Dall’11 giugno tutte le domeniche alle 20.40 su LA 1 Martedì 13 giugno, alle 20.00 Studio 2 RSI, Lugano-Besso Lunedì 19 giugno Auditorio Stelio Molo RSI, Lugano-Besso, ore 20.30
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