T7 N33 Inserto laRegione

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dell’AmericaribellelaChiapas,faccia

Le buone cose non hanno bisogno di grandi palchi. È la bellezza la loro forza. Interno con musica

Entrare in un edificio religioso e trovare una rappresentazione dell’Ultima Cena non è raro in Ticino. Poterne vedere due (seppur in parte mutilate) è invece piuttosto curioso e sorprendente. A Mairengo, sopra Faido, la coppia di Cene la potete ammirare – una di fronte all’altra, sovrapposte e circondate da altri dipinti murali e architetture che spaziano dall’XI secolo a interventi barocchi e ottocenteschi – nella chiesa parrocchiale dedicata a San Siro. Un piccolo scrigno con un delicato soffitto ligneo: “Tanta roba”, come si direbbe oggi, a conferma che prima della Ferrovia del Gottardo e del traforo autostradale da queste parti la vita già brulicava. Seduto, il pubblico si rifà gli occhi sulle note di Antonio Vivaldi, una colonna sonora che ricuce la storia di Chiaretta. Allieva del maestro veneziano, è stata una delle molte giovani orfane salvate e diventate, a loro volta, tra le musiciste più ammirate dell’epoca (grazie a una catena di aiuti, in cui le ragazze più grandi diventavano maestre delle più piccole). È Ferragosto, l’edificio è gremito, fuori piove e non-piove. Il clavicembalo tocca corde fanciullesche, il suono del fagotto barocco fa sorridere i più piccoli, le marionette inteneriscono e il narrato di Luisa Ferroni riporta tutti alla Venezia di fine Seicento, segnata dalla decadenza economica ma certamente non da quella artistico-culturale. La Leventina di oggi non sarà la Serenissima, ma continua (sempre) a meravigliare.

sabato 20 agosto 2022 1Ticino7 ticino7numero 33 A CURA DELLA REDAZIONE

La partenza era fissata il 17 marzo 2020 da Genova. Sono atterrato all’alba del 6 aprile di quest’anno, una pandemia e quindici ore dopo essere decollato da Zurigo. Nel frattempo, insieme all’aeroporto di partenza, sono cambiati sia il luogo in cui vivo che il mondo. E, a suo modo, pure il Messico.

Non so come fosse prima, ma ho un mese di tempo per illudermi di capire com’è ora. (Terza puntata)

Avevo comprato il biglietto aereo per il Messico nel febbraio di due anni fa.

Tutt’intorno alle sette-otto strade a misura di turista si apre un mondo che ti attrae e ti respinge, dove si gioca a pallavolo in piazza sulle note di Manu Chao e ci si accalca in mercati in cui un occidentale fatica a trovare qualcosa di suo gusto, con l’aggravante di avere tutti gli occhi addosso. Da lì m’infilo in un “colectivo”, pulmini che sono un po’ taxi e un po’ autobus, e mi dirigo a San Juan Chamula, una cittadina a pochi chilometri famosa per una chiesa in cui vengono compiuti riti pagani sotto lo sguardo di trenta statue cristiane con uno specchio al collo (di modo che, chi prega il suo santo può guardarsi in faccia mentre elenca i propri peccati). Non si parla spagnolo a San Juan Chamula, e se lo fanno te lo nascondono bene. La porta sempre aperta di San Cristobal qui si restringe: nessuno è davvero scortese, ma nessuno sembra volerti davvero lì. Il “colectivo” mi lascia in cima a una ripida salita, e mentre scendo a piedi mi si apre un mondo polveroso e dai colori accesi che non sembra più essere il nostro: le donne hanno abiti di lana nera, gli uomini dei giacconi di lana bianca, i lineamenti sono esageratamente marcati, come di umani che hanno preso una strada tutta loro, come se qualcuno li avesse truccati calcando la mano. Sembra di entrare in una di quelle scene di Guerre Stellari dove i protagonisti atterrano in un villaggio di un pianeta sconosciuto. Eppure non è ancora niente. Quei pochi pesos che ti permettono di entrare nella chiesa di San Giovanni Battista - tutta bianca con un portale di legno dipinto tutt’intorno di un verde accecante - sono il biglietto per un’altra dimensione.

“Non prendere la Coca-Cola, prendi il pulque” leggo su un muro di San Cristobal de Las Casas, ombelico di quel piccolo, grande mondo impossibile da capire chiamato Chiapas, dove - rispetto al resto del Messico - sono diverse le facce, le abitudini, il cibo, la lingua. San Cristobal è la porta aperta di un mondo chiuso, fatto di mille contraddizioni. La prima: decido di andare a bere il pulque, come consigliato dal manifesto appeso al muro, svolto l’angolo e mi ritrovo davanti una camionetta della Coca-Cola che fa le consegne. Il pulque, che duemila anni fa aveva una ricetta segreta come la Coca-Cola (e veniva bevuto solo dalle classi dominanti), è una bevanda tipica locale  - leggermente alcolica - fatta con la linfa dell’agave fermentata. Una sorta di proto-tequila e proto-mezcal inventato ai tempi in cui le popolazioni mesoamericane non avevano le capacità e gli strumenti per distillare alcolici. Ora è tornato di moda ed è un modo - tra i tanti - per riaffermare la propria identità. Quello normale ha un colore tra il bianco e l’acqua sporca, il “pulque curado” viene mischiato a vari tipi di frutta. Non è male, ma è complicato berlo, e alcuni proprio non riescono a deglutirlo visto che ha una consistenza viscosa e - a dirla tutta - sembra di bere della bava. Cuori perduti (o ribelli?) I muri di San Cristobal parlano, dicono ai locali “descolonizate!”, impartiscono microlezioni di storia zapatista e ricordano a turisti e viaggiatori che “l’amore non è per i tiepidi”, che “nessuno è illegale”, che “il Messico è un cimitero di migranti”. Un piccolo murale che rispunta continuamente dice: “Si cercano cuori ribelli”. E non sai se sono proprio ribelli, o più probabilmente perduti, ma arrivano da ogni parte del mondo, da Torino e dalla Nuova Zelanda, da Bilbao e da Seattle. E dal resto del Messico, che sembra niente eppure è un po’ come atterrare da un altro mondo. Quando parli con loro, quelli che hanno scelto di vivere qui - per un po’ o per sempre, o per un po’ che poi diventa per sempre - ti dicono che c’è qualcosa di magnetico che li ha attratti e che non li lascia più andare via: lo dice la commessa italiana di un negozio di arte popolare, lo ripetono il neozelandese che prepara cocktail e lo spagnolo che vende caffè (pare il più buono del mondo, ma dopo averne bevuti anche troppi mi restano dei dubbi). Una messicana stufa del caos di Città del Messico dice che San Cristobal è la porta di un’altra dimensione. E lì per lì non capisco, mi suona come un’esagerazione di chi deve giustificare a sé stesso la vita in un posto di hippy fuori tempo massimo, in cui essere strani è la normalità, il necessario bilanciamento tra le orde di turisti con la macchina fotografica al collo a caccia di souvenir e i locali che si vestono, parlano e perfino camminano in un modo tutto loro, sempre un po’ affaticato, come se portassero addosso il peso di qualcosa che noi di passaggio non vediamo.

Nel caos e ritorno Mi avevano raccontato di questo posto con centinaia di candele accese, aghi di pino in terra, un po’ di fumo ad annebbiarti la vista, un pugno di donne in estasi e qualche santone che si aggira con uova e polli da sacrificare. Ovunque c’è scritto che non si possono fare foto, pena una multa salata, ma ho come l’impressione che non arriveresti a pagare la multa: sei guardato a vista e alcuni sembrano non aspettare altro che tu scatti una foto per farti fare la fine del pollo. Sarà che siamo nella settimana che precede Pasqua, ma quel che vedo è una versione moltiplicata di quel che mi avevano raccontato: le candele sono migliaia, il fumo è ben più di una nebbia, le piante non sono solo sotto i miei piedi ma anche su lunghe tavolate, dappertutto, e non ci sono un po’ di persone in estasi, c’è il caos. Riesco a malapena a muovermi e, sgomitando, arrivare sotto all’altare, dove un uomo mi ricaccia indietro. Tutt’intorno altri uomini tengono tra le mani annaffiatoi di plastica enormi pieni d’acqua, altri prendono dei fiori e li buttano dentro, la gente intorno aspetta il proprio turno: desiderano bere quell’acqua, vogliono ingoiare quei fiori. Bambini e anziani si passano grossi bicchieri di vetro, incuranti del Covid e delle norme igieniche di base. Negli angoli ci sono donne che sembrano vedere cose che io non vedo, che sembrano toccare entità che io non percepisco. Quando penso sia arrivato il momento di andarmene, non ci riesco. Non sono mai stato così tanto in una chiesa in vita mia, per di più una chiesa in cui mi sento un intruso, un alieno. Quella forza magnetica che mi hanno raccontato gli autoesiliati di San Cristobal è qui, mi si è appiccicata addosso. Quando alla fine esco e dalla semioscurità torno sotto il sole messicano è come essersi risvegliato da un sogno, come aver oltrepassato una soglia spazio-temporale. Quando qualcuno mi chiede perché viaggio di solito cerco di raccontare di quella volta che - per una serie di coincidenzemi sono ritrovato da solo, al mattino presto, dal lato brasiliano delle cascate di Iguazú, sovrastato dalla natura e attorniato da arcobaleni, felice e grato di essere al mondo e assistere a quello spettacolo tutto per me, sebbene per una manciata di minuti, prima che arrivassero altri esseri umani a guastare il momento. Ora aggiungerò di quella volta in una chiesa sperduta di un villaggio sperduto della provincia più sperduta del Messico in cui lo spettacolo erano gli esseri umani e io l’incantato disturbatore.

Chiapas:dimensioneun’altra

La difesa di un popolo passa anche dalla difesa delle tradizioni: per esempio la gastronomia ʻdi stradaʼ e le bevande dalla storia millenaria (come il pulque), che cercano di contrastare i grandi colossi mondiali.

sabato 20 agosto 2022 2Ticino7 DISAVVENTURE LATINE TESTO E FOTOGRAFIE DI ROBERTO SCARCELLA

© OSI / FILIPPO FRATONI

HuntVanessaRussell

È nata nel 1990 a Montréal da una famiglia di musicisti professionisti. Nel 2011 si è trasferita in Svizzera per studiare alla Hochschule für Musik di Basilea, dove ha completato un Bachelor degree in cello performance. Ha poi continuato i suoi studi alla Zürcher Hochschule der Künste, dove ha ottenuto un Master in soloist performance. Violoncellista, nel 2018 ha iniziato a suonare anche la viola da gamba. Dopo la sua laurea nel 2020, con questo strumento prosegue privatamente i suoi studi con Paolo Pandolfo a Basilea. Vanessa ha vinto il Primo premio e il Premio del pubblico al prestigioso Concorso internazionale di viola da gamba Bach-Abel 2021 a Köthen, in Germania. Dal 2014 si esibisce anche come solista ed è regolarmente invitata a suonare con prestigiose orchestre, tra cui la Tonhalle di Zurigo e la Mahler Chamber Orchestra. Dal 2021 è violoncellista titolare nell’Orchestra della Svizzera italiana. Per utilizzare un gergo sportivo, Vanessa Hunt Russell è uno degli ultimi “acquisti” dell’OSI, l’Orchestra della Svizzera italiana, e anche tra i componenti che vengono da più lontano, addirittura dal Canada. Quando la incontro a Lugano Besso, durante una delle prove dell’OSI, mi dice che questa è la prima intervista della sua carriera. Allora partiamo subito con la più classica delle domande, cioè quando e perché ha incominciato a fare musica. “Avevo 5 anni quando iniziai a suonare il pianoforte con mia mamma pianista. Due anni dopo passai al violoncello, uno strumento che mi era molto familiare in quanto mio padre suonava questo strumento nell’Orchestra sinfonica di Montreal e volevo assolutamente emularlo. Imparai con il metodo Suzuki, particolarmente adatto ai bambini. Il suo ideatore, il giapponese Shinichi Suzuki, aveva capito che l’imitazione è alla base del processo di apprendimento del bambino, che già a partire dai 3 anni poteva imparare a suonare, così come impara a parlare. Come apprende ascoltando e ripetendo le parole dei genitori, succede la stessa cosa suonando, ascoltando e ripetendo un frammento musicale, un ritmo, una melodia. Il violoncello mi è piaciuto moltissimo e, dopo 6 anni di metodo Suzuki, studiai un anno con mio papà per prepararmi all’esame di entrata al Conservatorio di Montreal, dove trascorsi tre anni e mi diplomai”. L’arrivo in Svizzera Una svolta importante nella vita di Vanessa avviene nel 2011, quando lascia il Canada per trasferirsi in Svizzera: “Le cose sono andate così: in quel periodo mio padre stava suonando un brano del compositore francese Pierre Boulez intitolato Messagesquisse, scritto per un violoncello solo e sei violoncelli. Ne avevo ascoltate con lui diverse registrazioni e quella che mi piacque di più fu quella eseguita dallo svizzero Thomas Demenga. Venni in Svizzera per incontrarlo e decisi di studiare con lui alla Hochschule für Musik di Basilea. Era specialista sia del repertorio barocco sia di quello contemporaneo e questo era veramente l’ideale per me. Con lui feci un anno di Bachelor e due di Master. Successivamente, fu lui a consigliarmi di proseguire i miei studi alla Zürcher Hochschule der Künste di Zurigo con il violoncellista belga Roel Dieltiens. Fu un’esperienza incredibile, ottenni un Master da solista e uno pedagogico e fu lui a prepararmi per le audizioni con diverse orchestre”. Tra queste, anche l’OSI. Però, prima, con una parentesi a Berlino... “Mi ero appena trasferita nella capitale tedesca per seguire il mio compagno, il trombonista basso vallesano Rudolf Hermann, ingaggiato dall’Orchestra della polizia della capitale tedesca, quando scoppiò la pandemia, nel febbraio 2020. Alcuni mesi dopo, in ottobre, partecipai a Lugano a un’audizione dell’OSI per un posto di violoncellista. Eravamo in 23 e scelsero me. Essendo io canadese, trascorse un po’ di tempo per ottenere tutti i permessi necessari per il mio trasferimento in Svizzera, che avvenne nel gennaio 2021, quando esordii, proprio qui all’Auditorio Stelio Molo, con la mia nuova orchestra”.

Vorrei anche sapere dalla mia interlocutrice come si trova in Ticino. “Mi sono ambientata subito, grazie soprattutto alla gentilezza dei miei colleghi e di tutto lo staff dell’orchestra. Certo, non sono mancate le difficoltà, perché non sapevo una parola di italiano (ora invece lo parla bene, nda) e poi c’era l’obbligo di portare la mascherina, il che non facilitava le relazioni. Inoltre i bar e i ristoranti erano chiusi e i nostri concerti erano limitati e senza pubblico, trasmessi prevalentemente in streaming. Per un po’ di tempo sono rimasta quindi sola e praticamente isolata, fino a quando, nel settembre dello scorso anno, non mi ha raggiunta da Berlino il mio compagno, il quale desiderava avvicinarsi ai suoi genitori. Adesso lui suona nella Basel Sinfonietta, viviamo a Lugano e lui fa il pendolare tra qui e Basilea”. Vanessa non mi nasconde il suo entusiasmo per Lugano: “Per me è una delle più belle città del mondo, c’è molto sole e i colori della natura sono bellissimi. È vero che non ho molti contatti con la gente, ma con il mio italiano che sta migliorando, anche questo aspetto sarà facilitato”. Ma le manca qualcosa del Canada? “Be’, Montréal, con i suoi due milioni di abitanti, è una metropoli, molto internazionale, con i suoi numerosi ristoranti etnici, che qui, evidentemente, sono pochi. Ma va bene lo stesso, perché le specialità italiane – come la pizza –e svizzere – in primis il formaggio, tra cui la fondue e la raclette - mi piacciono parecchio”. È il momento di tornare alle prove, per cui mi congedo da Vanessa non senza essere stato colpito, nel corso della nostra piacevole conversazione, dall’entusiasmo, dalla solarità, dal sorriso e dalla positività di questa giovane musicista, che ha tutte le carte in regola per fare una carriera piena di successi.

sabato 20 agosto 2022 3Ticino7 INCONTRI DI GINO DRIUSSI; FOTOGRAFIA © OSI / KAUPO KIKKAS

Sola e isolata a causa della pandemia

4Ticino7sabato 20 agosto 2022 TIPO UN FUMETTO DI ALESSIO VON FLÜE

→ Da «Carì» (1’622 m), si segue la strada prima asfaltata e poi sterrata che comincia dalla stazione di partenza della seggiovia sino al nucleo di case di «Carì di Dentro» (1’742 m). Continuando sulla strada per 500 metri e dopo aver passato un tornante, sulla destra si imbocca una breve sterrata che porta all’Alpe di «Carì» corte di «Stabbio» (1’806 m)

sabato 20 agosto 2022 5Ticino7 DAL TERRITORIO A CURA DEL CENTRO DI AGROALIMENTARICOMPETENZETICINO

Itinerario corte principale

→ Corte Pro da Lei: dal corte dell’Alpe di «Carì» di «Stabbio» (1’806 m), si segue la strada sterrata sino al corte di «Brusada» (1’959 m). Da questo punto la strada è chiusa al traffico, la si percorre a piedi seguendo grossomodo il tracciato della seggiovia, sino a raggiungere la corte di «Pro da Lei» (2’150 m) Strada sterrata, 350 m disl., 2,8 km, 1 ora e 15 Posteggiomin.all’Ospizio del «San Gottardo».

Curiosità

paese, 1’622 m Ubicazione Valle Leventina Periodo carico Dal 7 giugno al 15 settembre circa Coordinate 706.443 / 150.854 Proprietà Degagna di Fichengo Gestore Donald Nessi Tipo formaggio Semiduro grasso, 100% latte di mucca Altri prodotti Formaggella, formaggini, ricotta, yogurt Dicitura scalzo Carì Animali 120 mucche 25 maiali Produzione Circa 1’200 forme/anno Mungitura Mungitura meccanica (carro mobile con sposta mento nei corti) Acquisto All’alpe è acquistarepossibiletuttiiprodotti Con le corti di Stabbio / Brusada / Pro da Lei / Carì paese M1’806STABBIO(©ELYRIVA,FABRIZIOBIAGGI) Scopri il

8°49’31.162N46°30’01.774’’’’E

→ Da «Carì»: in auto 5 minuti (se a piedi: 180 m disl., 1,6 km, 25 min.) Strada asfaltata aperta al traffico. Possibilità di posteggiare all’alpe. Itinerari per gli altri corti → Corte Brusada: dal corte dell’Alpe di «Carì» di «Stabbio» (1’806 m), si segue la strada sterrata sino a raggiungere la stazione di arrivo della seggiovia, dove lì accanto si trova il corte di «Brusada» (1’959 m) Strada sterrata aperta al traffico, 180 m disl., 1,7 km, 30 min.

Alpe Carì Corte principale Stabbio, 1’806 m Corti Brusada, 1’959 m Pro da Lei, 2’150 m Carì percorso

Una perla della Valle Leventina, già conosciuta come località di villeggiatura e per i suoi impianti sciistici, che ancora oggi, nonostante le mille difficoltà di un meteo sempre più pazzerella regala giornate incantevoli per la pratica dello sci e per le escursioni con le ciaspole. Ma per noi Carì è l’alpe, facilmente raggiungibile attraverso un facile sentiero, direttamente dall’antico nucleo del villaggio, con una mezzora di marcia. Si tratta di un alpe di dimensioni medio/grandi, incastonato tuttavia in un rigoglioso bosco di conifere, che ne esalta l’atmosfera di quieto raccoglimento. Situato a 1’806 metri di altezza, l’alpe raccoglie la produzione di corti aggiuntive che raggiungono anche i duemila metri, e il cui latte viene trasportato a mezzo di appositi condotti idraulici. La gestione dell’Azienda Agricola Piz Forca è attenta a garantire al passante e al cliente un’accoglienza e un’offerta adatta a tutte le esigenze e a tutti i palati: dal formaggio alla formaggella, passando per i formaggini, la ricotta e lo yogurt.  Di pasta compatta, elastica e cremosa con qualche piccola occhiatura, il formaggio di Carì custodisce dolci persistenze che vanno dalla cagliata fresca alla panna (nei primi mesi) fino al burro fuso, che emerge in corso di stagionatura. La casara è una forza della natura, e l’inesauribile energia e l’amore per il formaggio sono certamente elementi imprescindibili che ritroviamo nella bontà e nella qualità dei prodotti.

Alpe di Carì

Carì/ Bergamo - Super Gold Alla più grande competizione al mondo dedicata esclusivamente al formaggio Nel 2019 il formaggio d’alpe Carì è stato inviato al concorso internazionale di World Cheese Awards e si è distinto tra oltre 3’800 formaggi in concorso. Una vetrina e un prestigio per tutti i nostri alpigiani e per i nostri formaggi, che attraverso questo tipo di concorsi fanno conoscere nel mondo le peculiarità di un territorio unico e di un prodotto ineguagliabile.

Un giorno che era alla fonte, le si avvicinò una povera donna che la pregò di darle da bere: “Ma certo, nonnina”, disse la bella fanciulla; e sciacquata ben bene la brocca, attinse acqua nel punto più limpido della fonte e gliela offrì, reggendo la brocca perché potesse dissetarsi senza fatica. Dopo aver bevuto, la buona donna le disse: “Sei così bella, buona e gentile, che non posso fare a meno di farti un dono”. Si trattava infatti di una fata che aveva preso l’aspetto di una povera contadina per vedere fin dove arrivasse il buon cuore della brava fanciulla: “Il mio dono è che a ogni parola che pronuncerai, ti uscirà di bocca un fiore o una pietra preziosa”. Quando la ragazza rincasò, la madre le diede una lavata di capo, perché s’era attardata alla fonte. “Vi chiedo scusa, madre mia”, disse la poverina, e mentre pronunciava queste parole le uscirono di bocca tre rose, tre perle e quattro grossi diamanti. “Che vedo mai?”, esclamò la madre stupita. La povera fanciulla, ingenua com’era, le narrò l’accaduto, gettando di bocca una quantità di diamanti. “Bene, bene”, disse la madre, “devo proprio mandarci l’altra mia figliola. Guarda un po’ che cosa esce di bocca a tua sorella quando parla! Non ti andrebbe di ricevere lo stesso dono? Ebbene, non hai che da recarti ad attingere acqua alla fonte, e quando una povera donna ti chiederà da bere, accontentala con molta gentilezza”. “Ci mancherebbe che mi toccasse anche andare alla fonte”, rispose maleducatamente la sorella. “E io voglio che tu ci vada”, si impose la madre. Lei ci andò, ma continuò a brontolare, e prese la più bella brocca d’argento che trovò in casa. Non appena arrivò alla fonte, vide uscire dal bosco una donna splendidamente abbigliata, la quale venne a chiederle da bere.

Le fate

sabato 20 agosto 2022 6Ticino7 © ceck 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 VINCI Ci siamo Soluzionipubblicitarie. ViaGhiringhelli 9 6500 Bellinzona T+41 91 821 11 90 pub@regiopress.ch regiopress.ch laregione Spedisci un SMS al 434 (CHF 1.–/SMS) scrivendo TI7<spazio> SOLUZIONE e partecipa all’estrazione. Termine di partecipazione: giovedì VaiGIOCAREPREFERISCIprossimo.ONLINE?sularegione.ch/giochi © ceck 1.OrizzontaliRantolante, affannato 9. Federazione Architetti Svizzeri 12. Valle dell’Alto Val lese 13. Lo può essere un medicinale 15. Iniziali del fotografo Toscani 16. Un raggruppamento sociale 18. Giubbot to, panciotto 19. La capitale iraniana 22. Sui veicoli pubblici locarnesi 23. La Madonna 24. Un timbro con giorno, mese e anno 26. Guercia 27. Un rapace predatore 28. Strada 29. Cuciture da chirurgo 30. Centouno romani 31. Ini ziali di Silone 32. Corrieri, messaggeri 33. Mezza sonata 34. Passo fra Engadi na e Bregaglia 35. Anime delle matite 36. Lo Stato USA con Montgomery 38. Più o meno 39. Controllare 41. Sim bolo chimico dell’astato 42. Si oppone all’odio 43. Accorto, avveduto 45. Gli amici di Biancaneve 46. Scappare dal la prigione 47. Principio di animismo 48. Fascicolo, pacco 49. Anteriore ab breviato 51. Simbolo chimico del nichel 52. Secolari, profani 53. Il nome dell’at tore Sharif 54. Paul, ex sciatore svizzero 56. Coraggiosi, temerari 58. Implicito 59. Uccise il Minotauro 1.Verticali Ha la cruna 2. Romolo, alpinista tici nese 3. Simbolo chimico del samario 4. Isola nel golfo di Napoli 5. Schiava di Abramo 6. Politologo svizzero 7. Tiene senza vocali 8. Elettroencefalogram ma in breve 9. Fuggire, andarsene 10. Alberi dal legno biancastro 11. Mes so in evidenza 14. Sistemare di nuovo 17. Il nome della granconsigliera Ferrari 20. Cresce nel prato 21. Indole, caratte re 23. Vita notturna in gergo 25. I ma schi delle mucche 27. Fantocci, manichini, robot 29. Un insaccato 30. Combi nate, collegate 32. Insegne militari ro mane 33. Baronetto inglese 34. Marina, ex consigliera di Stato 35. Lo vende l’a picoltore 37. Relativo al lago di Ginevra 38. Non cotto 40. È simile alla robinia 42. Un frutto esotico 44. Un moschet tiere 46. Il nome dello scrittore Canetti 48. Attrezzi da sterratore 50. Una vol ta c’era quello di Gandria 52. Fuggì da Sodoma 53. Composizione poetica 55. Commissario Tecnico 57. Ama Lucia Mondella (iniziali) 58 38 4 23 41 14 35 15 59 10 SOLUZIONE DEL 06.08.2022 ARBOSTORA Soluzione completa su HAlaregione.ch/giochiVINTO: Linda Gianella ( Acquarossa) UN DISPESABUONOCOOP50.-CHF GIOCA CON TICINO7 IL RACCONTO DI CHIARA PICCALUGA C’era una volta una vedova che aveva due figlie, la maggiore le assomigliava talmente in tutto, sia nel carattere sia fisicamente, da sembrare il ritratto della madre. Erano entrambe così antipatiche e presuntuose che la vita con loro era impossibile. La figlia minore, che per dolcezza e gentilezza era tutta suo padre, era anche una delle più belle fanciulle che si fossero mai viste, e poiché si è naturalmente portati verso chi ci assomiglia, la madre andava pazza per la figlia maggiore, e al tempo stesso nutriva una forte avversione per la minore. La faceva mangiare in cucina e la costringeva a lavorare senza sosta, inoltre la mandava due volte al giorno a prendere l’acqua da un pozzo molto lontano da casa pretendendo che tornasse sempre con la pesante brocca piena.

Era la stessa fata già apparsa a sua sorella, ma che aveva preso gli abiti e i modi di una principessa, per vedere fin dove arrivava la villania di quella ragazzaccia. “Sta a vedere che sono venuta qui”, le disse quella maleducata piena di boria, “per dare da bere proprio a voi! Già mi sono portata una brocca d’argento appunto per dissetare madama! Sapete che vi dico? Bevete con le mani, se vi aggrada!”.“Non sei davvero gentile”, rispose la fata senza scomporsi. “Ebbene, visto che sei così poco cortese, ti faccio il dono che, a ogni parola che dirai, ti uscirà di bocca una serpe o un rospo”. Non appena sua madre la vide tornare le gridò: “E allora, bambina mia, com’è andata?”. “È andata com’è andata”, le rispose la villanzona sputando due vipere e tre rospi. “Cielo!”, esclamò la madre “che vedo mai? Tutta colpa di tua sorella e me la pagherà!”. E corse da lei per punirla; la povera fanciulla scappò via e andò a nascondersi nella foresta. Il figlio del re, di ritorno dalla caccia, la incontrò e vedendola così bella le chiese che cosa facesse tutta sola nel bosco e perché piangesse: “Ahimè, signore, mia madre m’ha cacciata di casa”. Il figlio del re, che le vide uscire di bocca cinque o sei perle e altrettanti diamanti, la pregò di spiegargliene la causa. Lei gli raccontò tutto per filo e per segno. Il figlio del re se ne innamorò e, considerato che un simile dono valeva più di qualsiasi dote che un’altra fanciulla potesse portare, la condusse al palazzo del re suo padre e la sposò. Quanto alla sorella, si rese così odiosa a tutti che la sua stessa madre la scacciò di casa; e la sciagurata, dopo aver a lungo vagato senza trovare nessuno disposto a ospitarla, sparì per sempre nel bosco.

sabato 20 agosto 2022 7Ticino7

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Breve biografia Oltre a essere una donna con un certo piglio, Camilla Vivian è molto attenta alle sensibilità altrui. Soprattutto quella di chi vive una varianza di genere non conforme allo stereotipo corrente, cioè quello cisgender o binario. Quelle persone che ogni tanto sono additate e giudicate sopra le righe, promiscue o addirittura malate. Nel 2016 ha aperto il blog ‘Mio figlio in rosa’ (miofiglioinrosa.com) per raccontare e condividere la sua storia di madre di una persona transgender. Da lì ha pubblicato un libro omonimo, partecipato a conferenze e a un documentario della BBC che racconta la vita di varie famiglie transgender in giro per il mondo. In primavera è uscito il suo libro Gender libera tutt∂. Storie vere per amare, capire e fare la rivoluzione (Baldini+Castoldi). Da una manciata di anni vive in Spagna con i suoi tre figli, gli adorati gatti e un cane. Non ama il caldo, non sopporta le bugie e dormire con i calzini. Sei maschio se ti piacciono i film western e la domenica guardi la partita di calcio mentre ti scoli un paio di pinte di birra. Sei femmina se ti fai il segno della croce prima di fare un posteggio in retromarcia e se sai a memoria le battute di Sex and the City Siamo nel 2022 e forse è ora di uscire da questi stereotipi che vogliono incasellare tutto e tutti su binari prestabiliti. A Camilla piace uscire dai binari e l’ha fatto, con sensibilità e sapienza, creando un libro corale: Gender libera tutt∂. È una raccolta di testimonianze di 33 persone transgender di ogni età e provenienza. Attraverso le loro storie cogliamo le gioie e i dolori (tanti) causati da una società che spesso non li comprende e li tratta come numeri da statistica, fenomeni da baraccone o persone a cui, prima o poi, passerà di non sentirsi bene nel corpo o nel genere che abitano. Ciò che non passa per Camilla è la voglia e la determinazione di continuare a dare voce a persone considerate deboli, ma che in realtà – come afferma lei - sono indebolite dal sistema. “La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare”. Questo è un pensiero del filosofo indiano Krishnamurti che campeggia nelle prime pagine del volume di Camilla Vivian: “Trovo che questo atteggiamento sia una semplice base da cui partire. L’assenza di giudizio per me significa essere empatici ed in ascolto. Da questo spazio di osservazione si ha una preziosa opportunità di crescita”.

Le storie degli altri Come canterebbe Paola Turci, “le storie degli altri ci insegnano la nostra. “La maggior parte delle storie che racconto sono in parte ciò che vivo io tutti i giorni. Sono testimonianze che credo siano importanti da conoscere. Spero che questi racconti possano portare attenzione a persone invisibili e cambiare l’atteggiamento diffidente che si ha nei loro confronti”. Lorenzo, Isabella e Lucia, Eva, Majid, Eli sono alcune delle anime che hanno aperto il loro mondo a Camilla. Ognuno nella propria unicità si è raccontato, mantenendo però un filo rosso che lo lega a tutte le altre testimonianze: “Ho avuto la sensazione che nessuno di loro si senta ascoltato. Sono tutte persone che non sono abituate ad essere considerate persone. Prima arriva ‘l’etichetta’ transgender e poi, forse, qualcosa in più che racconta chi sono”. Alice Tra le pagine di Gender libera tutt∂ c’è anche una voce ticinese, quella di Alice che racconta di come la sua vita è tornata a colori a 40 anni. A 5 anni, Alice (riconosciuta maschio alla nascita) era a casa dei suoi nonni; indossa per la prima volta una gonna di sua mamma suscitando risate dal parendado, perché trovano la cosa divertente. “Oggi sento Alice profondamente realizzata. Mi sembra impossibile e mi tocca pensare a quanto sia stata infelice prima di poter vivere essendo se stessa. Conoscendo la sua storia non riesco ad immaginare quanto abbia sofferto tra maschere indossate ed una vita che non era aderente a quella che sentiva nel suo intimo”. Ascolto Fede, la figlia di Camilla, si sta affacciando all’adolescenza, vive con la sua famiglia a Valencia dove l’identità di genere non conforme a canoni prestabiliti non è un problema. Fede è serena perché è riconosciuta e accettata dalle istituzioni, e di conseguenza dalla maggior parte della società. “Accoglienza e ascolto sono state le chiavi principali che hanno accompagnato il nostro processo di transizione. Non abbiamo mai dato nulla per scontato”. Camilla aggiunge che è necessario essere umili e rendersi conto di non sapere, ripartire da zero e decostruire per costruire: “Mi ha aiutato studiare la sociologia, l’antropologia, cercando di andare indietro nel tempo e comprendere perché si sia imbastita una narrazione del binarismo come lo traduciamo oggi. Trovo valga sempre la pena mettersi in discussione, conoscere e, non da ultimo, confrontarsi con altre persone”.

Camilla Vivian Ascoltare per andare oltre gli stereotipi

EDITORIA & SOCIETÀ DI NATASCIA BANDECCHI

IL ROMANZO Sin dalla sua uscita nel 2010, la star di Hollywood Samuel L. Jackson ha cercato instancabilmente una casa per un adattamento dell’omonimo romanzo di Walter Mosley. Il romanziere, ampiamente riconosciuto per la sua narrativa poliziesca incentrata sulla figura di investigatoreun suocreativitàletterari,vintoafroamericano,privatohanumerosipremisiaperlasuasiaperilattivismopoliticoe sociale. Per Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey, Mosley dichiara che: “Ci sono cose che vanno fatte, e per farle bisogna ricordare”.

creativa Editore Teleradio7 SA • Bellinzona Amministrazione,

sabato 20 agosto 2022 8Ticino7

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DI QUESTA PANCHINA ANDREAFAZIOLI.CH/BLOGSU

QUALCOSA DI PERSONALE “Vengo da una famiglia circondata dall’Alzheimer”, ha rivelato Samuel L. Jackson alla presentazione della serie. “Mio nonno, mio zio, mia zia, mia madre, ci sono persone anche da parte di mio padre che ne hanno sofferto. Li ho visti cambiare, deteriorarsi e diventare persone diverse nel corso degli anni”. L’attore premio Oscar è da tempo coinvolto nella causa del morbo di Alzheimer e collabora con l’Alzheimer’s Association per aumentare la consapevolezza sulla malattia e trovare idee creative per raccogliere fondi.

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LA FICCANASO DI LAURA INSTAGRAM: @LA_FICCANASO Coordinate: 2’752’038.8; 1’247’526.0 Comodità: ★★☆☆☆ Vista: ★★☆☆☆ Ideale per… sentirsi a teatro. Settimanale inserito nel quotidiano laRegione ticino7.ch • #ticino7 facebook.com/Ticino7• Direttore Beppe Donadio Caporedattore

tel. 091 821 11 90 •

GLI ULTIMI GIORNI Nella miniserie Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey, Samuel L. Jackson interpreta Tolomeo, un uomo affetto da demenza senile e dimenticato dalla famiglia, dagli amici e perfino da sé stesso. I servizi sociali decidono di affiancargli l’adolescente orfana Robyn, interpretata da Dominique Fishback. Per Tolomeo la ragazza si rivela un inaspettato stimolo a salvare i propri ricordi dall’oblio, prima che sia troppo tardi. L’incontro fra i due, segnato dall’aspettativa di una fine inevitabile, diventa l’inizio di una vera e propria ricostruzione.

LA CURA Mentre Tolomeo e Robyn stanno saldando il loro legame, vengono a conoscenza di una cura che può ripristinare i ricordi confusi dell’anziano. Un medico prospetta ai due un’allettante possibilità: un trattamento farmacologico sperimentale che avrebbe la capacità di ripristinare i ricordi di Tolomeo, almeno temporaneamente. Insieme iniziano un viaggio che porterà a galla sconvolgenti verità sul passato, il presente e il futuro. La miniserie, in streaming su AppleTV+, è prodotta dallo stesso Samuel L. Jackson.

ALTRI SCHERMI DI ALBA REGUZZI FUOG Mezzo

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ticino7 Gais è un comune di tremila abitanti, nel Canton Appenzello Esterno. È un luogo pacifico, con tante strade parallele ai binari della ferrovia e tante casette linde in fila lungo le strade. La sensazione di essere sospeso fra realtà e finzione comincia già mentre cammino lungo la Röslistrasse, poi sulla Langenacker e infine sulla Langgasse, prima di svoltare nella Bahnhofplatz. I giardini sono perfetti, le siepi squadrate con meticolosità, le imposte colorate delle case mettono allegria. È un luogo vero, nessun dubbio. Eppure mi sento come se fossi su un palcoscenico. Questa bizzarra percezione aumenta quando mi siedo ad aspettare il treno. Sono su una panchina davanti ai binari o nel prato di un alpeggio? Dietro di me, alcune sagome a forma di capra fungono da schienale. Sono un po’ esitante, ma uno schienale è uno schienale, giusto? Così mi appoggio contro una capra. Forse dovrei recitare qualcosa. Forse un pubblico invisibile mi sta guardando. Mi sembra di sentire belati e campanacci. Nel cuore della Svizzera, fra capre e ferrovia, mi aspetto quasi un applauso… SUONI

Fornasier

SOPRA LA PANCA

TESTO E FOTOGRAFIA © ANDREA FAZIOLI NELLA BAHNHOFPLATZ

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Per l’anno prossimo eravamo preparatissimi. Avremmo affittato un salone in grado di contenere tutto il parentado, senza escludere neppure le fidanzate dei figli dei nipoti di primo grado. Avremmo preparato delle bomboniere con significativi dettagli dorati, facendo tesoro dell’esperienza accumulata con le comunioni di quest’anno. Soprattutto, avremmo avvisato tutti per tempo e ingaggiato un fotografo professionista per immortalare lo stuolo di messe in piega. Peccato che solo pochi giorni prima della data fatidica ci sia stato comunicato che i cinquant’anni di matrimonio, i genitori, non li compivano nel 2023 ma nel 2022. Vola il tempo quando ci si diverte, ci siamo detti, scoprendoci in ritardo su ogni tipologia di festa o festicciola. Metteteci il periodo vacanziero, lo spleen agostano, il tutto esaurito anche sulle coste con i mari più inquinati. Solo per un vero colpo di fortuna abbiamo trovato un posto per trenta persone – i tempi stretti ci hanno costretto a una severa selezione tra gli invitati – a bordo spiaggia nella serata con musica d’altri tempi. Cinquant’anni in riva al mare, con quelle note che solo un campeggio sull’Adriatico ti può regalare. Vorrei raccontarvi degli zii arrivati prima di tutti, della polenta con sughetto di mare, del vino fermo e frizzante che abbiamo scolato con un’agilità paragonabile solo a quella con cui ci siamo buttati in “YMCA”,pista. “I Watussi” e la “Mazurca”. I bambini in braccio, gli anziani perfetti nel volteggio, noi ex giovani sgallettati ad agitare i sederi senza sapere i passi. I bambini ancora in braccio. L’animatore miope con i calzoni corti e il microfono in mano evidentemente esaltato per una partecipazione mai vista prima. Il vicino di tavolo con una torta di due metri quadrati che ci è stata prestata per la foto di famiglia, perché noi siamo quelli che “la torta no, tanto avanza sempre. Meglio sorbetto e caffè”. Doveva essere l’anno prossimo e invece è quest’anno. Dovevamo avere qualche foto davanti al sorbetto e invece abbiamo scroccato la torta del vicino. Doveva essere ed è stato tutto meravigliosamente diverso da come lo avevamo immaginato. Una metafora dell’amore che speriamo di ricordarci ai prossimi cinquant’anni. Giancarlo Grafica agenzia direzione, redazione Regiopress via C. Ghiringhelli 9 CH-6500 Bellinzona tel. 091 821 salvioni.ch laregione.ch Servizio abbonamenti tel. 091 821 11 86 • info@laregione.ch Pubblicità Ghiringhelli CH-6500 Bellinzona pub@regiopress.ch

Un palinsesto che si preannuncia variato e dinamico, all’insegna dell’equilibrio tra tra dizione e innovazione. Vedremo alternarsi programmi inediti, graditi ritorni con rivisita zioni in alcuni casi sostanziali, nonché confer me di trasmissioni particolarmente amate che hanno fatto e continueranno a fare la storia della OspiteremoRSI. in studio i protagonisti della pro grammazione televisiva nelle sue molteplici sfaccettature, dalla cultura all’informazione, dallo sport all’intrattenimento e assisteremo a dei veri e propri mini-show che ci daranno degli “assaggi” dei programmi che ci accom pagneranno dal giorno successivo. Non mancherà una finestra sulla programma zione radiofonica e sugli eventi organizzati dall’azienda. Inoltre il pubblico potrà intera gire con noi per tutta la durata del program ma, un programma che implica un forte spirito Blues to Bop DaFestivalgiovedì25adomenica

In occasione del quinto anniversario della frana del Pizzo Cengalo, la RSI dedica agli eventi di Bondo una serata te levisiva speciale con ospiti, servizi, immagini, suoni, voci, ricordi, speranze, e prospettive, lunedì 22 agosto alle 21.05 su RSI LA 1

Dietro le quinte!?

Bondocinqueanni dopo

Che c’è…

Presentata da Alain Melchionda nella splendida cornice della Pla za d’Zura di Bondo e prodotta dal Dipartimento Informazione del la RSI, la trasmissione ricorderà i drammatici fatti dell’agosto del 2017 e ripercorrerà - in un viaggio tra passato, presente e futuro fatto di servizi, immagini, suoni, voci, ricordi, speranze, e pro spettive – gli anni successivi alla frana che colpì pesantemente il paese di Bondo. Nel corso della serata speciale interverranno il Sindaco di Brega glia Fernando Giovanoli, l’ex Sindaca di Bregaglia e Consigliera nazionale Anna Giacometti, il Granconsigliere Maurizio Michael a nome della Regione, il Consigliere di Stato Mario Cavigelli, l’in gegnere Gianfranco Bronzini - che rappresenta lo studio Conzett Bronzini Partner AG che vinse il concorso per la ricostruzione e si stemazione di Bondo – e la guida alpina e caposoccorso Marcello Negrini Agosto è un mese di ferie per molti, ma non per tutti! Il periodo è particolarmen te caldo per chi lavora dietro le quinte dei programmi televisivi. Il settore che rappresento vede molte col laboratrici e molti collaboratori impegnati a dar vita a programmi di intrattenimento, di contatto, di infotainment, così come a tra smissioni legate al territorio, contenuti per bambini e famiglie e progetti nazionali su tutto l’arco dell’anno. E proprio diversi programmi prodotti dal settore Società saranno presentati nel corso della serata speciale “Che c’è in Tivù!?” con Matteo Pelli, in onda il 28 agosto, di cui chi vi scrive è produttrice. Sarà un’occasione imperdibile per presentarvi tutto il nuovo palinsesto televisivo della RSI, in diretta dal nuovo studio 1 di Comano. di collaborazione tra tutti i Dipartimenti e i Settori e che mira a dimostrare quanto si possa realizzare utilizzando come forza pro pulsiva quella che caratterizza il lavoro di tutte le figure professionali coinvolte: una grande passione e la voglia di trasmetterla a tutti. Chiara Tomasoni Responsabile Settore Società Dipartimento Cultura e Società

la RSI presenta una serata speciale tra passato, presente e futuro

Le novità della prossima stagione televisiva RSI

28 agosto in varie piazze di Lugano e Morcote La RSI è Media Partner della 32esima edi zione di Blues to Bop Festival, il più longevo festival blues della Svizzera che celebrerà la storia di questo genere musicale con quattro giorni di concerti gratuiti e appro Ifondimenti. dieci ospiti internazionali si alterneran no sui palchi delle piazze cittadine, cimen tandosi in performance che spazieranno fra tutti i registri del genere. In un clima informale e festoso in pieno stile Blues to Bop, gli artisti si esibiranno a rotazione sui palchi allestiti nelle piazze di Lugano e InformazioniMorcote.eprogramma su: luganoeventi.ch/blues-to-bop

sabato 20 agosto 2022 Ticino7 • Programma Radio&TV • dal 21.8 al 27.8 9 LE NOVITÀ

A cinque anni dalla frana del Cengalo in Bregaglia

Lunedì 22 agosto, alle 21.05 su LA 1 La Una2022Belvederepedalatanoncompetitivacon bici d’epoca e non, per mettere in pista non solo lo sport ma anche la tradizione cu linaria e il sano divertimento. Questa è La Belvedere, la scintilla che ravviva la passione mai sopita per il ci clismo! Ciclisti professionisti, amatoriali o sem plicemente appassionati di bicicletta si ritroveranno tutti insieme alla scoperta del Mendrisiotto. Il tracciato si snoda in prevalenza su strade discoste dal traffico e l’intento è quello di andare alla scoperta di luoghi e scorci panoramici che normal mente sfuggono seguendo le vie principali. Lungo il percorso sono previsti sette ristori in luoghi caratteristici della regione, so stando nei quali si potranno gustare i pro dotti del nostro territorio. Vieni a trovarci allo Stand RSI all’Osteria Vignetta a Mendrisio e cimentati nella sfida sui pedali per vincere la maglietta di Salirò, la trasmissione della RSI dedicata alle due ruote e al nostro territorio che tornerà lu nedì 29 agosto, alle 20.40 su LA 1 Informazioni su labelvedere.org e rsi.ch/eventi Sabato 20 e domenica 21 agosto nel Mendrisiotto

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