Fifa World Cup - speciale Qatar 2022

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A cura della redazione Sport de laRegione.
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Editoriale

Anche quest’anno, puntuale alla fine del quadriennio, fa ritorno la magia della Coppa del mondo di calcio, evento sportivo che più di ogni altro è capace di catturare l’attenzione della gente quasi in ogni angolo del pianeta. Stavolta, però, c’è qualcosa di diverso, a cominciare dalla collocazione assai anomala all’interno del calendario. Per la prima volta infatti – invece che nei tradizionali mesi di giugno e luglio – la competizione si svolgerà in pratica alle porte dell’inverno, cioè dal 20 novembre al 18 dicembre.

Scelta dettata dall’ubicazione geografica del torneo, in cartellone in una zona fra le più torride del globo – il Golfo Persico – regione in cui sarebbe criminale far giocare partite durante l’estate, quando si raggiungono facilmente i cinquanta gradi all’ombra. Squa dre in campo dunque poco prima di Natale, uni co momento dell’anno in cui a certe latitudini gli atleti possono produrre grandi sforzi senza gravi rischi per la propria salute. Idem per gli spettatori sugli spalti, che avranno ad ogni modo bisogno dell’ausilio dell’aria condizio nata, visto che le temperature si aggireranno comunque sui trenta gradi: un accorgimento che certo non fa l’unanimità, specie in questo momento storico caratterizzato da emergenza climatica e grandi discussioni sulla disponi bilità delle risorse oltre che sulla produzione e l’approvvigionamento dell’energia.

La nuova collocazione temporale del torneo è un dato di fatto meno banale di quanto si creda: i giocatori, infatti, si presenteranno in uno stato di forma differente rispetto a quanto eravamo abituati a vedere in occasione delle precedenti edizioni: non si sa se peggiore o migliore, ma certamente diverso. Inoltre, per evitare di stra volgere i campionati nazionali più di quanto già non avvenga – si è giocato quasi ovunque fino a cinque giorni fa – è drasticamente diminuito il tempo a disposizione dei commissari tecnici per lavorare alla costruzione del gruppo e sui dettagli tattici: dalla tradizionale quarantina di giorni su cui potevano contare nel passato, si è passati infatti a un paio di settimane scarse. Dati che, ancor più di quanto accadeva nel pas sato, ci rendono curiosi all’inverosimile alla vi gilia di questa edizione dei Mondiali numero 22.

vialità e la condivisione dei momenti di gioia. Meno frequenti – e certamente meno affollati – saranno pure gli spazi in cui aggregarsi per seguire le partite sui maxi-schermi, a cui nel passato si faceva seguire magari un bagno nel lago, specie se la squadra del cuore aveva vinto. Quest’anno, immaginiamo, i pochi temerari che si recheranno in piazza – con cuffia, sciarpa, guanti e stivali – al triplice fischio schizzeran no immediatamente a casa a trangugiare grog o tisane bollenti. Ciò che più dispiace, però, è che a pagare il conto più salato di questa nuova collocazione stagionale dei Mondiali saranno i ragazzini – tradizionalmente abituati a non perdersi nemmeno una partita del torneo gra zie al tempo libero concesso dalle vacanze esti ve – che stavolta per gran parte degli incontri trasmessi in tv saranno invece avvitati ai ban chi di scuola e dunque impossibilitati a farsi la solita scorpacciata di pallone.

Le polemiche legate a clima, ambiente e ca lendari rivoluzionati, ad ogni buon conto, non sono state le sole a tener banco negli anni di avvicinamento a questi Mondiali 2022 assai chiacchierati: le politiche del Qatar vengono da più parti criticate e denunciate. Mancato rispet to dei diritti civili e gravi abusi nei confronti dei lavoratori stranieri – spesso trattati come schiavi – gettano pesanti ombre non solo sul Paese ospitante, ma pure sulla Fifa che, per suo tornaconto, assegna a simili Stati l’organizza zione della sua manifestazione più importante, durante la quale chi si recherà sul posto dovrà oltretutto osservare rigide regole di comporta mento, uniformarsi a un determinato dress-co de e consumare alcolici in modo assai morige rato, all’interno di zone e orari ben delimitati.

di un dettaglio che, paradossalmente, accomu na quest’ultimo ricchissimo Mondiale – oltre 200 miliardi di franchi investiti – al primo ab borracciato torneo iridato della storia, che nel lontano 1930 si svolse addirittura in una sola città, l’uruguaiana Montevideo, nel quale alcu ni allenatori delle squadre partecipanti erano impiegati pure come arbitri e guardalinee. Per il resto, quasi tutto è cambiato da quei giorni da pionieri: gli stadi, i palloni, le scarpe bullonate, le maglie, il numero di squadre partecipanti (da 13 a 32) e pure molte regole del gioco. Identiche sono invece la curiosità, l’attesa e la fibrillazio ne che albergano in tutti gli appassionati ogni volta che la Coppa del mondo si avvicina. Pre pariamoci dunque anche stavolta a goderci lo spettacolo che sta per rinnovarsi, a gioire, sof frire, sperare e imprecare, affidandoci magari a cabala e superstizione, a scommettere il caffè coi colleghi e ad azzardare pronostici, azzec candoli o sbagliandoli clamorosamente. Perché è proprio in tutto ciò – a prescindere da polemi che, scandali e calendari sabotati – che risiede il fascino intramontabile del Mondiale, lo show più bello che ci sia. 

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Difesa, organizzazione e di nuovo l’estro di Shaqiri

La Nazionale rossocrociata, al contrario di quanto avveniva nel passato, è ormai una habitué delle fasi finali delle grandi manifestazioni. Dal 2006, infatti, sono state ben cinque le partecipazioni ai Mondiali e altrettante quelle, a partire dal 1996, al torneo continentale. Cifre che pongono la Svizzera fra le migliori squadre in assoluto, specie tenuto conto del dato demografico, che non è certo quello delle grandi nazioni.

Qualificata a Qatar 2022 vincendo il pro prio gruppo davanti all’Italia – con me rito ma pure grazie a una buona dose di fortuna e all’imperizia dell’azzurro Jorginho, che da Sommer si fece ipnotizzare dal dischetto ben due volte – la selezione elvetica si presenta a Doha con la dichiarata ambizione di confer mare il quarto di finale raggiunto all’Europeo dell’anno scorso, risultato che alla Coppa del mondo manca addirittura dall’edizione casa linga del 1954, quando gli ottavi di finale nem meno esistevano.

Dopo gli anni di gestione Petkovic, culminati appunto con lo storico risultato del 2021, ora tocca a Murat Yakin, quarantottenne tecnico dal curriculum non eccelso, ma con idee ben precise e dall’indiscussa leadership. Fedele al comandamento che recita ‘Primo non prender le’, ha praticamente blindato la porta svizzera portando a termine il lavoro iniziato dal suo predecessore andando addirittura a superare in classifica gli azzurri e staccando il biglietto per il Golfo Persico senza nemmeno dover pas sare dai playoff, costati invece carissimi all’Ita lia campione d’Europa. Ricucito abbastanza in fretta lo strappo relazionale che nei primi tem pi della sua gestione si era creato con alcuni dei senatori – che pareva evidente ma che dai diret ti interessati è stato sempre smentito – Yakin ha fatto della compattezza del gruppo l’arma migliore della sua truppa.

Dopo la qualificazione per il Qatar, a livello di risultati i primi mesi del 2022 sono stati fal limentari, ma una netta sterzata da luglio in avanti ha poi permesso ai rossocrociati – grazie a risultati di prestigio contro avversari come Spagna e Portogallo – di salvare il proprio posto nell’élite del calcio continentale (la Serie A della Nations League) e di presentarsi alla rassegna iridata con rinnovato entusiasmo e legittime

ambizioni di fare bene nell’inedito Mondiale tardo-autunnale. L’ottimismo è figlio di alcune certezze a livello tattico – specie la solidità della retroguardia, come si diceva prima – e della presenza in rosa di alcuni nomi di valore assoluto. Parliamo di gente come Akanji e Xhaka, pedi ne fondamentali di squadro ni del livello di Manchester City e Arsenal, ma anche di Sommer, da anni ormai affidabilissimo fra i pali e nel neutralizzare i calci di rigore, dote preziosissima nelle fasi finali dei grandi tornei, come si è visto nel corso dell’ultimo Europeo. Altri uomini di sicuro affi damento sono poi Widmer e il ritrovato Rodriguez, ol tre a Embolo e Okafor, tutti provvisti di grande personalità oltre che di in discutibili doti tecniche. Senza dimenticare, nel caso degli ultimi due, pure un discreto fiuto del gol. E poi, ovviamente, c’è Shaqiri – da almeno una dozzina d’anni il rossocrociato dotato del miglior talento – ma pure uno dei giocatori più chiacchierati e discontinui che il nostro calcio abbia mai avuto. Del resto, è tipico di chi è per natura provvisto di genio non possedere in pari quantità virtù come la posatezza e l’affidabilità – non eccelsa ma costante – di un motore die sel. Di Xherdan, ormai trentunenne, purtroppo ancora non si intravede alcun erede, e dunque è sempre sulle sue spalle che poggerà gran parte del potenziale offensivo elvetico.

In questo senso, si può dire in generale che il maggior limite della selezione di Yakin risieda proprio nella mancanza di alternative agli 11 uomini che scenderanno in campo ai Mondiali

nella formazione ideale. Grossi nomi in pan china non ce ne sono, e per certi ruoli – specie per quel che concerne gli esterni difensivi – i sostituti mancano del tutto. Fra i subentranti troviamo più che altro gregari che pure nei loro club – spesso di seconda o terza fascia – non è che siano poi fondamentali, dato che alcuni di loro, addirittura, nemmeno sono titolari. In un torneo di quattro settimane, con gare mol to ravvicinate, si sa che l’apporto delle seconde linee si rivela spesso decisivo. E noi purtroppo, da questo punto di vista, come detto, siamo as sai carenti.

Nulla di così grave, ad ogni modo, da impedi re a Murat Yakin e ai suoi ragazzi di coltivare legittime speranze di superare almeno il pri mo turno. Dopodiché, staremo a vedere. Tolto l’irraggiungibile Brasile – fra l’altro inserito nel gruppo rossocrociato già nel 2018 – le altre

avversarie Camerun e Serbia (anch’essa già af frontata in Russia quattro anni fa) sono certo rivali alla portata della Svizzera, che rispetto a entrambe possiede forse bocche di fuoco di minore efficacia, ma di sicuro può vantare una difesa indiscutibilmente meglio organizzata e più affidabile. Alcuni, come gli stessi Manuel Akanji e Granit Xhaka, hanno addirittura ipo tizzato la conquista della Coppa: essere ottimi sti è certamente un bene, per carità, ma qui si rischia di sconfinare nella fantascienza. 

Gli altri aumentano? Noi azzeriamo! Promo 1anno di TV gratuita + abbonamento in regalo Svizzera  girone G
La selezione
YANN SOMMER portiere MURAT YAKIN commissario tecnico VINCENT CAVIN assistente PATRICK FOLETTI commissario tecnico OLIVER RIEDWYL allenatore della condizione fisica GREGOR KOBEL portiere JONAS OMLIN portiere PHILIPP KOEN portiere
AKANJI difensore MICHEL AEBISCHER centrocampista BREEL EMBOLO attaccante NICO ELVEDI difensore REMO FREULER centrocampista NOAH OKAFOR attaccante RICARDO RODRIGUEZ difensore ARDON JASHARI centrocampista HARIS SEFEROVIC attaccante FABIAN SCHAER difensore FABIAN RIEDER centrocampista XHERDAN SHAQIRI centrocampista SILVAN WIDMER difensore DJIBRIL SOW centrocampista RENATO STEFFEN centrocampista EDIMILSON FERNANDES difensore GRANIT XHAKA centrocampista RUBEN VARGAS attaccante DENIS ZAKARIA centrocampista ERAY COEMERT difensore FABIAN FREI centrocampista CHRISTIAN FASSNACHT centrocampista wambo.ch/promozioni
MANUEL

Tanto talento basterà?

È difficile che qualcuno, in Serbia e in Svizzera, si sia scordato quello che è accaduto quattro anni fa, ai Mondiali in Russia, l’ultima volta che le due squadre si sono incontrate. In quell’occasione, in un girone sinistramente simile con Brasile e Costa Rica, la vittoria in rimonta della Svizzera scatenò una scia di tensioni sportive e politiche a causa dell’esultanza con l’aquila di Xherdan Shaqiri e Granit Xhaka, calciatori di origine kosovara. Il 2 dicembre la storia potrebbe ripetersi dato che le due squadre si affronteranno per l’ultima partita del girone G con molto probabilmente, come in quell’occasione, un posto agli ottavi in ballo. Ma come arriva la Serbia in Qatar?

Molto bene. Il cambio di commissario tecnico da Ljubisa Tumbakovic, che aveva fallito la qualificazione a Euro 2020, a Dragan Stojkovic (passando per un bre vissimo interregno di Ilija Stolica) sembra aver portato nuova serenità a una Nazionale piena di talento ma spesso disfunzionale o caotica. Con il nuovo allenatore in 20 partite sono arri vate 13 vittorie, 4 pareggi e appena 3 sconfitte, di cui due in amichevole. Soprattutto è arriva to il primo posto nel girone di qualificazione ai Mondiali davanti al Portogallo, grazie a una vittoria in casa dei lusitani propiziata da un gol di testa all’ultimo minuto di Aleksandar Mitro vic e, più recentemente, il primo posto nel pro prio girone di Nations League impreziosita da una vittoria per 2-0 con la Norvegia in cui han no tenuto all’asciutto Haaland.

Stojkovic non ha una carriera da allenatore particolarmente gloriosa, in passato ha allena to in Giappone e in Cina, ma si sta dimostran

do il saggio gestore di un gruppo storico che in Qatar si gioca una delle ultime possibilità di lasciare il segno. Grazie al suo carisma, in Ser bia il suo stato va oltre quello della leggenda, e non può essere altrimenti se ti chiamavano “il Maradona dell’Est”, il Ct ha sanato alcuni dissi di interni e lentamente inserito nelle rotazioni Sergej Milinkovic-Savic e Dusan Vlahovic, che avevano faticato a trovare spazio fino al suo arrivo.

Calciatore da temere

Aleksandar Mitrovic non è il prototipo del centravanti mo derno, anzi. Alto, grosso, non propriamente atletico, con una faccia dura e degli occhi tristi. Eppure, non fatevi ingannare dall’apparenza, Mitrovic è un grande centravanti. Nell’ultimo anno e mezzo con la maglia del Fulham ha segnato 52 gol, con quella della Serbia il conto è di 50 gol in 76 partite, per distac co il miglior marcatore della storia del Paese balcanico. Di lui se ne parla come di una grande promessa da quando era appena maggiorenne, ma negli anni si è un po’ perso. Oggi però – a 28 anni compiuti – sembra nella migliore condizione psicofisica della carriera.

Il suo punto forte è certamente il colpo di testa, che usa quasi fosse un piede. Ra ramente sono esistiti attaccanti in grado di avere tanta sensibilità sui palloni alti, una capacità sia fisica, Mitrovic è bravissimo nel saltare sopra i difensori avversari, usando il corpo più che l’elevazione, sia tecnica. Ma il numero 9 della Serbia non è solo questo: pur non essendo molto agile, Mitrovic ha una grande tecnica e dei movimenti in area di rigore che lo rendono naturalmente pericoloso. Se il suo partner d’attacco Vlahovic è una forza della natura, Mitrovic è il centravanti saggio e carismatico che si caricherà sulle spalle una Nazionale spesso incapace di disputare i grandi tornei al meglio delle proprie potenzialità.

COMMISSARIO TECNICO

Dragan Stojkovic

PORTIERI

Marko Dmitrovic (Siviglia)

Predrag Rajkovic (Maiorca)

Vanja Milinkovic-Savic (Torino)

DIFENSORI

Stefan Mitrovic (Getafe)

Nikola Milenkovic (Fiorentina)

Strahinja Pavlovic (Salisburgo)

Strahinja Erakovic (Stella Rossa)

Milos Veljkovic (Werder Brema)

Filip Mladenovic (Legia Varsavia)

Srdan Babic (Almeria)

CENTROCAMPISTI

Nemanja Gudelj (Siviglia)

Sergej Milinkovic Savic (Lazio)

Sasa Lukic (Torino)

Marko Grujic (Porto)

Filip Djuricic (Sampdoria)

Uros Racic (Braga)

Nemanja Maksimovic (Getafe)

Ivan Ilic (Verona)

Andrija Zivkovic (PAOK Salonicco)

Dusan Tadic (Ajax)

Darko Lazovic (Verona)

Attaccanti

Dusan Vlahovic (Juventus)

Aleksandr Mitrovic (Fulham)

Filip Kostic (Juventus)

Luka Jovic (Fiorentina)

Nemanja Radonjic (Torino)

La sua Serbia gioca con un 3-4-1-2 molto pro positivo, dove le due punte saranno Vlahovic e Mitrovic (che in Nazionale ha dei numeri sem plicemente spaventosi, avendo segnato 50 gol in 76 presenze e che a 28 anni sembra essere nel miglior momento della carriera). Se è difficile trovare squadre che giocano con due punte, è rarissimo trovarne di schierate con due cen travanti. Per la Serbia però è una struttura che funziona, vista la grande capacità di calciatori in grado di innescarli. Sulla sinistra il titolare sarà Kostic, uno dei migliori crossatori al mon do, particolarmente a suo agio in questo siste ma di gioco che gli chiede spesso di arrivare sul fondo col suo sinistro, mentre a destra il favori to per un posto sembra Zivkovic, anche lui un esterno d’attacco, mancino, più tecnico di Ko stic ma anche meno atletico. Dietro le due pun te c’è Dusan Tadic, che pur avendo perso quella brillantezza che gli aveva permesso di domi nare in Champions League con l’Ajax nel 2019, rimane uno dei migliori rifinitori al mondo. La sua capacità di verticalizzare o di allargarsi sulla destra per crossare rimane ancora una delle soluzioni principali per la Serbia, anche se

in quel ruolo, quando schierato, ha fatto molto bene anche Milinkovic-Savic. Il centrocampista della Lazio dovrebbe essere però schierato nei due di centrocampo e le sue capacità di inseri mento, e la sua abilità sui palloni aerei, possono diventare un’ulteriore minaccia per le difese avversarie, anche da calcio piazzato, un fonda mentale che diventa ancora più importante in partite spesso nervose e bloccate come quelle dei Mondiali. Degli ultimi 16 gol segnati dalla Serbia, ben 7 sono arrivati di testa.

Per equilibrare una squadra così offensiva, Stojkovic si affida all’aggressività dei suoi tre difensori, soprattutto i due esterni che saran no Milenkovic della Fiorentina (c’è molta Serie A in questa Serbia) e Pavlovic dell’RB Salisbur go, giovane centrale ventunenne di cui si parla molto bene, due marcatori abituati a cercare l’anticipo anche molto in alto sul campo. Certo quella della Serbia rimane una proposta di gio

co molto offensiva per provare a sfruttare tutto il talento a disposizione. Già in altri grandi tor nei la Nazionale balcanica ha finito per pagare le cattive prestazioni dei suoi migliori gioca tori e in un girone così difficile non sarà facile imporre il proprio gioco. Questa Serbia, però, sembra più determinata, un buon amalgama tra giocatori di esperienza e giovani in ascesa, a cui si aggiunge la volontà matta di riscatta re l’eliminazione del 2018. Ci sono sicuramente Nazionali più profonde, con giocatori migliori prendendo in considerazione tutti i ruoli, ma se parliamo di talento dei singoli non tantissime sono così superiori a questa Serbia.

L’obiettivo dichiarato quindi è almeno quello degli ottavi, dove la Nazionale serba è arriva ta una sola volta. In quell’occasione, nel 1998, Stojkovic era il capitano. Questa volta una na zione intera gli chiede di ripetersi stando sedu to in panchina. 

Serbia  girone G
LA SQUADRA

Nessuna squadra ha più armi del Brasile

Sono vent’anni che il Brasile non vince una Coppa del Mondo, un lasso di tempo accettabile per quasi tutte le Nazionali che non sono la più vincente di sempre. Nel 2002 la squadra di Scolari poteva contare su tre dei più grandi talenti della sua storia – Rivaldo, Ronaldinho e Ronaldo – ma vinse affidandosi prima di tutto a una solidità difensiva poco “brasiliana”, almeno idealmente, sul solco di un cambio culturale nel modo di giocare della Seleção che affonda le sue radici nella sconfitta contro l’Italia addirittura nel 1982. E anche questa volta, con Tite in panchina, il Brasile proverà a portare a casa la sua sesta Coppa del Mondo grazie a una squadra dall’identità molto europea.

Nel girone Conmebol il Brasile ha conqui stato 14 vittorie e 3 pareggi nelle 17 gare disputate, chiudendo al primo posto con sei punti di vantaggio sull’Argentina e con una differenza reti di +35, frutto di 40 gol fatti e ap pena 5 gol subiti. Anche allargando l’orizzonte, i numeri di Tite sulla panchina del Brasile, che al lena dal 2016, sono impressionanti: su 76 partite sono arrivate 58 vittorie, 13 pareggi e appena 5 sconfitte, anche se l’ultima rimane piuttosto dolorosa: un 1-0 nella finale della Copa Ameri ca del 2021 giocata in casa, al Maracanà contro l’Argentina.

In un torneo che si preannuncia molto incerto, è il primo Mondiale che si disputa in inverno, con i calciatori prelevati dalle rispettive Nazionali appena una settimana prima dell’inizio, il Bra sile è una delle poche squadre che può davvero vestire i panni della favorita. Anche il cammino

PORTIERI

Alisson (Liverpool)

Ederson (Manchester City)

Weverton (Palmeiras)

DIFENSORI

Alex Sandro (Juventus)

Alex Telles (Siviglia)

Dani Alves (Pumas)

Danilo (Juventus)

Bremer (Juventus)

Éder Militão (Real Madrid)

Marquinhos (Paris Saint-Germain)

Thiago Silva (Chelsea)

CENTROCAMPISTI

Bruno Guimarães (Newcastle)

Casemiro (Manchester United)

Everton Ribeiro (Flamengo)

Fabinho (Liverpool)

Fred (Manchester United)

Lucas Paquetá (West Ham United)

ATTACCANTI

Antony (Manchester United)

Gabriel Jesus (Arsenal)

Gabriel Martinelli (Arsenal)

Neymar Jr. (Paris Saint-Germain)

Pedro (Flamengo)

Raphinha (Barcelona)

Richarlison (Tottenham)

Rodrygo (Real Madrid)

Vinicius Jr (Real Madrid)

di avvicinamento all’esordio del 24 novembre contro la Serbia procede spedito: tutto può cam biare fino all’ultimo, ma per ora l’unico infortu nio di rilievo è quello di Coutinho, che però da un po’ ha un ruolo di comprimario in Nazionale. Per il resto Tite può contare su una rosa che, sui 26 convocati, non avrebbe rivali in quanto a pro fondità e talento (ma, purtroppo per il Brasile e per fortuna per gli altri, si giocherà in 11 anche in Qatar). Già a partire dalla porta dove Alisson del Liverpool sarà il titolare mentre Ederson del Manchester City, che giocherebbe titolare anche a centrocampo in alcune delle Nazionali presen ti in Qatar, sarà la sua riserva.

Questa abbondanza ha permesso a Tite di speri mentare molto nell’ultimo anno alla ricerca del la migliore formazione possibile da schierare in Qatar. Il suo Brasile è una squadra fluida, sia nel modulo che nell’interpretazione della partita, ma l’obiettivo è sempre uno: il dominio del pal lone. In campo rimangono alcuni punti fermi, come la coppia centrale di difesa, che è quella che guida il Brasile da anni e che fino a poche stagioni fa era anche la coppia del PSG. Mar quinhos e Thiago Silva rimangono due difensori forse non al prime della loro carriera, ma han no una classe immensa e si capiscono al volo. Ai loro fianchi forse l’unico problema di questa squadra: la mancanza di terzini di talento, as surda per un paese come il Brasile. Tite, comun que, non usa i terzini per spingere, ma piuttosto quando il Brasile ha il pallone chiede a uno dei

La storia di riscatto

Poche settimane fa Neymar ha parlato del Qatar come del suo ultimo Mondiale. Pur avendo 30 anni, e quindi sulla car ta la possibilità di giocare anche il prossimo, ha detto «non so se avrò più la forza mentale per affrontare il calcio ad alto livello». Nel 2014 un infortunio gli ha impedito di pro vare a essere l’eroe del mondiale brasiliano, nel 2018 ha de luso, il Qatar sarà allora l’occasione per incidere il suo nome nell’oro della coppa del Mondo e nella storia del calcio. Pochi calciatori sono più divisivi di lui, tra chi ama il suo modo quasi strafottente di giocare e chi invece lo odia (molti di più). In Brasile, però, rimane l’idolo di un Paese che si rivede in lui e nel suo talento cerca una forma di riscatto. Fin qui lui ha usato questo potere per scopi commerciali, la lista dei suoi sponsor è infinita, e politici, impegnandosi personalmente nella campagna di Bolsonaro alle elezioni. Con la maglia della Na zionale ha giocato tanto e segnato ancora di più, vincendo però solo un oro olimpico a Rio, dato che era assente quando nel 2019 il Brasile ha alzato la Copa America. Dovesse vincere da protagonista, chi potrebbe dire che Neymar non è uno dei più grandi giocatori

due, spesso quello a sinistra, di abbassarsi per fare il terzo centrale mentre l’altro entra dentro al campo per affiancarsi a uno dei due centro campisti mentre l’altro sale nei mezzi spazi, a creare un 3-2-5 ormai usato da molte squadre in Europa.

A centrocampo i mediani saranno Fred e Case miro, da poco compagni anche al Manchester United, capaci di fornire una grande copertura alla difesa con le loro doti di lettura del gioco. In avanti, invece Neymar è il sole e il resto ruota in torno a lui. Se in Europa il suo calcio barocco fa storcere il naso a molti, con la maglia verdeoro del Brasile le sue prestazioni sono state quasi sempre eccezionali. I numeri non raccontano tutto, ma insomma: in 121 presenze Neymar ha segnato 75 gol (a soli due gol dal record di Pelé che potrebbe battere in Qatar) e fornito 54 assist. Tite dovrà decidere chi mettergli accanto: negli ultimi anni il Brasile ha prodotto una quantità di talenti offensivi quasi ridicola e in Qatar si giocheranno i posti a disposizione Vinicius Jr, Gabriel Jesus, Paquetà, Richarlison, Antony e

Raphinha. Nelle qualificazioni, la formazione più usata vedeva Richarlison come centravanti (che però non è il suo ruolo ideale, e l’esplosione di Gabriel Jesus potrebbe relegarlo in panchina), con Neymar alle sue spalle e uno tra Antony e Raphinha a destra. Tite però sta provando an che a spostare Neymar nel ruolo di falso nove, inserendo Paquetà alle sue spalle, più adatto per gestire il possesso a centrocampo e associarsi con i compagni sul lato sinistro del campo.

Qualunque sarà l’undici titolare, nessuna squa dra in Qatar avrà la possibilità di cambiare in corsa come il Brasile non solo in attacco: dalla panchina possono uscire giocatori come Militão del Real Madrid, Fabinho del Liverpool e Bru no Guimarães, uno dei migliori centrocampisti della Premier League. Tite dovrà avere l’abilità di capire lo stato di forma dei suoi giocatori e il modo migliore di sfruttarne il talento, forse superiore a tutte le altre rivali. Se vincere non è mai facile, una spedizione fallimentare come quella del 2018 sarebbe vista in maniera disa strosa nel Paese. 

LA SQUADRA
Brasile  girone G
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Per il Camerun i tempi sembrano ancora difficili

Per il Camerun sarà l’ottava partecipazione al Mondiale, più di ogni altra nazionale africana. Storicamente è una delle squadre più forti del continente, ma il suo percorso per arrivare in Qatar è stato piuttosto rocambolesco: prima una vittoria per 1-0 con la Costa d’Avorio all’ultima giornata del girone gli ha consentito di qualificarsi per la fase successiva, poi nello spareggio contro l’Algeria il Camerun ha perso l’andata in casa per 1-0. La partita di ritorno è stata drammatica: dopo aver vinto 1-0 nei tempi regolamentari con un gol di Choupo-Moting, il Camerun ha subito il pareggio che lo avrebbe eliminato al 118’ per poi riacciuffare la qualificazione al 124’, quando Toko-Ekambi è stato il più lesto a girare in rete una sponda aerea su uno di quei palloni della disperazione buttati a caso in area di rigore.

Gli ultimi anni non sono stati facili per il Camerun: dopo aver vinto la Coppa d’A frica nel 2017, hanno mancato il Mondia le in Russia nel 2018, per poi continuare in una serie di brutti risultati, almeno fino al 2021. In mezzo una girandola di Ct che ha visto passare Rigobert Song, Clarence Seedorf, Toni Conceição e ora, da febbraio 2022, di nuovo Rigobert Song.

Un cambio voluto da parte dei giocatori (Eric Maxim Choupo-Moting, uno dei senatori della squadra, aveva annunciato la sua intenzione di non indossare più la maglia della nazionale se Conceição fosse rimasto Ct) ma soprattutto da Samuel Eto’o, leggenda del calcio camerunense, che oggi occupa il ruolo di presidente della fede razione e ha grande influenza su ogni decisione.

Recentemente l’ex attaccante di Barcellona e Inter ha predetto che in Qatar la finale sarà Camerun-Marocco, una predizione particolar mente audace che riaccende il sogno di vedere finalmente una vincitrice africana. Difficilmen te, però, sarà il caso del Camerun. La squadra di Song ha mostrato uno spirito davvero indo mabile, come dice il soprannome, ma anche una squadra con qualche picco di talento e tanta me diocrità. Le sconfitte nelle ultime due amiche voli contro Uzbekistan e Corea del Sud, pur con diverse assenze tra i migliori giocatori, hanno mostrato una Nazionale lontana dai fasti di un tempo. Soprattutto contro l’Uzbekistan, il Ca merun è sembrato troppo brutto per essere vero e Song dovrà trovare rapidamente delle soluzio ni se vuole che la sua squadra sia competitiva.

La miglior partecipazione

Al sessantasettesimo minuto di Argentina-Camerun, partita inaugurale di Italia ’90, Makanaky alza un improbabile cam panile nell’area avversaria. Sembra niente e invece François Omam-Biyik salta sopra Sensini per restare in aria un tem po che sembra infinito. Colpo di testa e gol: il Camerun vince 1-0 contro i campioni in carica, la sua prima vittoria in un Mondiale. È l’inizio di una corsa sfrenata e improbabile. L’al lenatore è il russo Valeri Nepomniachi, che nessuno capisce come sia finito lì (si sussurra per i buoni rapporti tra Mosca e Yaoundé), ma che sarà capace di fare la mossa giusta. A mez z’ora dalla fine della seconda sfida con la Romania inserisce il 38enne Roger Milla e quello lo ripaga con due gol che valgono la vittoria e il primo posto nel girone.

Agli ottavi l’avversaria è la Colombia di Higuita e Valderrama. In un torrido pome riggio italiano la partita è bloccatissima, neanche l’ingresso di Milla a inizio secon do tempo sembra cambiare le cose, almeno fino al 106’: l’attaccante del Camerun si inventa dal nulla un doppio dribbling per poi scaricare il pallone sotto la traversa. Due minuti dopo si ripete, rubando un pallone a Higuita sulla trequarti. Il turno suc cessivo è contro gli inglesi, in un San Paolo tutto dalla parte del Camerun. Non ba sterà però l’ennesima grande prova: un primo rigore di Lineker pareggia la partita a sette minuti dalla fine, mentre un secondo chiude i giochi ai supplementari. Milla e i suoi compagni finiscono battuti, ma salutati dal pubblico di Napoli che li applaude come eroi.

PORTIERI

Simon Ngapandouetnbu (Marsiglia)

Devis Epassy (Abha)

Andrè Onana (Inter)

DIFENSORI

Nicolas Nkoulou (Aris Salonicco)

Nouhou Tolo (Seattle Sounders)

Oliver Mbaizo (Philadelphia Union)

Collins Fai (Al-Tai)

Jean-Charles Castelletto (Nantes)

Enzo Ebosse (Udinese)

Christopher Wooh (Rennes)

CENTROCAMPISTI

Olivier Ntcham (Swansea City)

Pierre Kunde (Olympiakos)

Martin Hongla (Verona)

Samuel Gouet (Mechelen)

Gael Ondoa (Hannover 96)

Andre-Franck Zambo-Anguissa (Napoli)

ATTACCANTI

Moumi Ngamaleu (Dinamo Mosca)

Jerome Ngom Mbekeli (Apejes Mfou)

Jean-Pierre Nsame (Young Boys)

Georges-Kevin Nkoudou (Besiktas)

Vincent Aboubakar (Al Nassr)

Karl Toko Ekambi (Lione)

Bryan Mbeumo (Brentford)

Eric Maxim Choupo-Moting (Bayern Monaco)

Christian Bassogog (Shangai Shenhua)

Marou Souaibou (Coton Sport Garoua)

Ci sono, però, delle buone notizie per loro. André Onana, il portiere della squadra, si è lasciato alle spalle la squalifica per doping e nell’Inter, dopo un inizio difficile, si è guadagnato il posto da ti tolare con prestazioni sempre più convincenti. Anche le altre stelle della squadra stanno attra versando un grande momento: Frank Anguissa è diventato uno dei centrocampisti più completi della Serie A e con il Napoli di Spalletti sta domi nando il campionato, mentre Choupo-Moting, che non è mai stato un grande finalizzatore, a 33 anni sta vivendo la stagione migliore della sua

carriera. È diventato il centravanti titolare del Bayern Monaco e ha segnato 10 gol nell’ultimo mese. Proprio la sua posizione in campo rimane uno dei dubbi più grandi per Song: deve esse re lui il centravanti titolare, oppure quel posto spetta di diritto a Vincent Aboubakar? Abouba kar è stato l’eroe della Coppa d’Africa con 8 reti, il record della competizione, ma nelle ultime uscite è sembrato piuttosto appesantito, nono stante sia più giovane di Choupo-Moting. Lui si sente abbastanza sicuro e recentemente si è paragonato a Salah: «Faccio anch’io quello che fa lui, ma non ho l’opportunità di giocare in un grande club». L’attacco rimane comunque il re parto migliore per il Camerun, completato dagli esterni Toko-Ekambi del Lione e Bryan Mbeumo del Brentford. Mbeumo ha giocato con la maglia della Francia per diverse rappresentative giova nili, ma ad agosto di quest’anno ha deciso di ac cettare la convocazione del Camerun, esorden do nelle ultime amichevoli.

Finora Song non li ha mai avuti tutti a disposi zione ed è difficile sapere se avrà intenzione di

schierarli tutti in un 4-4-2 a trazione anteriore oppure se sceglierà di tenere in panchina Abou bakar per formare un attacco Toko-Ekambi, Choupo-Moting e Mbeumo, in un 4-3-3 capace di giocare molto in verticale con scambi velo ci, come piace a Song. Questa disposizione gli permetterebbe di avere un centrocampista in più da affiancare a Hongla e Anguissa, così da avere più copertura, visto che la difesa potreb be essere un problema. Nelle qualificazioni ha retto piuttosto bene (5 gol subiti in 8 partite), ma il livello dei titolari è piuttosto basso e contro tre squadre come Brasile, Serbia e Svizzera non sarà facile tenere la porta inviolata.

Il Camerun manca alla seconda fase dei Mondia li dalla storica partecipazione a Italia ’90, quan do stupirono il mondo spingendosi fino ai quar ti. Questa squadra non sembra avere la stessa magia di quella, ma il talento di alcuni giocatori può far sperare che il Camerun possa infilarsi nella lotta per il passaggio del turno. Arrivare agli ottavi in un girone così difficile sarebbe un risultato storico. 

COMMISSARIO TECNICO Rigobert Song LA SQUADRA
Camerun  girone G
completamente elettrica contrazione integrale La Approfittate subito di un bonus da CHF 6000.–Provatela subito ID.5 GTX, 299 CV,cambio automaticoa1 marcia,22,2 kWh/100 km, 0gCO₂/km, cat.A.Prezzo regolareCHF 66’600.–, bonus Volkswagen CHF 1500.–, bonus Advantage CHF 1000.–, premio stock CHF 3500.–, prezzopromozionaleCHF 60’600.–. Promozione valida per icontratti stipulati tra il 14.11 eil30.11.2022. Offerta valida per tutti iveicoli in giacenza importati da AMAGImport SA. Solo per clienti privati. Conriservadimodifiche.Solopresso iconcessionari AMAGaderenti esolofino aesaurimento scorte. am ag .c h/ vw 221116_VW_Retail_Fussball_Print_ID5_laRegione_290x440_i.indd 1 16.11.22 16:54

Il Qatar non vuole essere una comparsa

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Saad Al-Sheeb (Al-Sadd SC)

Meshaal Barsham (Al-Sadd SC)

Yousef Hassan (Al-Gharafa SC)

DIFENSORI

Pedro Miguel (Al-Sadd SC)

Musab Khoder (Al-Sadd SC)

Tarek Salman (Al-Sadd SC)

Bassam Al-Rawi (Al-Duhail SC)

Boualem Khoukhi (Al-Sadd SC)

Abdelkarim Hassan (Al-Sadd SC)

Ismaeel Mohammad (Al-Duhail SC)

Homam Ahmed (Al-Gharafa SC)

CENTROCAMPISTI

Jassem Gaber (Al-Arabi SC)

Ali Asad (Al-Sadd SC)

Assim Madibo (Al-Duhail SC)

Mohammed Waad (Al-Sadd SC)

Salem Al-Hajri (Al-Sadd SC)

Mostafa Tarek Mashaal (Al-Sadd SC)

Karim Boudiaf (Al-Duhail SC)

Abdulaziz Hatem (Al-Rayyan SC)

ATTACCANTI

Naif Al-Hadhrami (Al-Rayyan SC)

Ahmed Alaaeldin (Al-Gharafa SC)

Hassan Al-Haydos (Al-Sadd SC)

Akram Afif (Al-Sadd SC)

Almoez Ali (Al-Duhail SC)

Mohammed Muntari (Al-Duhail SC)

Khalid Muneer Mazeed (Al-Wakrah SC)

Quanto seriamente dobbiamo prendere il Qatar? Con tutte le polemiche che ci sono state riguardo alla sua assegnazione e alla sua organizzazione ci siamo quasi dimen ticati che il Qatar, oltre a ospitarlo, questo Mon diale lo deve anche giocare. Il posto assegnato di diritto ha permesso alla squadra allenata dal catalano Felix Sanchez di fare una preparazione impensabile per una Nazionale nel 2022, con il campionato messo in pausa appositamente dal la metà di settembre e i giocatori ad allenarsi da circa due mesi a Marbella come una squadra di club. Teoricamente, quindi, il Qatar arriva nelle migliori condizioni possibili al Mondiale, tan to più se si pensa agli impressionanti risultati raggiunti negli ultimi anni. Dalla Coppa d’Asia vinta per la prima volta nella storia nel 2019 alla semifinale della Gold Cup persa di un soffio contro gli Stati Uniti l’anno scorso, fino al terzo posto ottenuto nella Coppa Araba in una finale vinta ai rigori contro una Nazionale di alto livel lo come l’Egitto.

Non è tutto oro ciò che luccica, però, perché allo stesso tempo il Qatar quest’anno deve ancora giocare una partita che non sia un’amichevole, e per una squadra inevitabilmente inesperta come quella di Sanchez potrebbe essere un ma lus non da poco, soprattutto nella partita d’e sordio contro l’Ecuador. Le ultime amichevoli, poi, hanno dato segnali contrastanti. Il Qatar ha vinto con il Guatemala (2-0), Honduras (1-0) e Panama (2-1) mentre ha sofferto moltissimo con avversari di più alto livello, come il Cile (2-2, ma con un rigore sbagliato da Alexis Sanchez all’ul timo minuto) e il Canada (0-2).

Il Qatar ha però fatto anche vedere cose buone e i suoi avversari farebbero bene a non sottova lutarlo. Sanchez ha disegnato la squadra con un 3-5-2 ibrido e ambizioso, che si abbassa molto nella propria metà campo in fase di non posses so ma che cerca di attaccare palla a terra e in maniera ragionata, seguendo i principi del gio

co di posizione. In questo sistema il Qatar costruisce facendo densità a destra, soprattutto grazie al talen to offensivo della mezzala Hassan Al-Haidos e del la seconda punta Akram Afif, per poi cercare con i cambi di gioco il lato de bole a sinistra. L’elaborata manovra della squadra di Sanchez viene poi finaliz zata in area da Almoez Ali, forse il giocatore tecnica mente più rilevante che in Nazionale ha già segnato 39 gol in 82 partite. Diffici le dire se tutto questo basterà al Qatar per reg gere il confronto in un gruppo meno semplice di quanto non sembri, in cui teoricamente anche non arrivare ultimo potrebbe essere conside

La storia

Come ha fatto un Paese che fino al 2010 era al 113esimo posto del ranking Fifa a costruire una squadra che riesce a non sfigurare nelle principali compe tizioni internazionali? Una parte del la risposta è da ricercarsi nella Aspire Academy. Fondata nel 2004 a Doha, la Aspire è costituita da uno stadio da 50mila posti, il centro sportivo indoor più grande del mondo, da innumerevoli piscine, palestre e ovviamente campi da calcio all’aperto. Per anni il centro si è occupato di ge stire Football Dreams, un altro progetto folle con cui il Qatar dal 2007 al 2017 ha setac ciato 35 Paesi in via di sviluppo, soprattutto africani, visionando centinaia di migliaia di bambini, alla ricerca dei migliori talenti. Forse i risultati sono stati meno eclatanti di quanto si pensasse inizialmente, ma sono stati comunque utili al Qatar per gettare le basi della sua Nazionale. Dagli ingranaggi dell’Aspire Academy, infatti, sono usciti sia l’allenatore del Qatar, Felix Sanchez (tecnico della struttura dal 2006), sia il suo attac cante migliore, Almoez Ali, pescato in Sudan grazie ai suoi scout e subito naturalizzato.

Van Gaal alla guida di una delle possibili outsider

LA SQUADRA

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Justin Biljow (Feyenoord)

Andries Noppert (Heerenveen)

Remko Pasveer (Ajax)

DIFENSORI

Virgil van Dijk (Liverpool)

Nathan Aké (Manchester City)

Daley Blind (Ajax)

Jurrien Timber (Ajax)

Denzel Dumfries (Inter)

Stefan de Vrij (Inter)

Matthijs de Ligt (Bayern Monaco)

Tyrell Malacia (Manchester United)

Jeremie Frimpong (Bayer Leverkusen)

CENTROCAMPISTI

Frenkie de Jong (Barcellona)

Steven Berghuis (Ajax)

Davy Klaassen (Ajax)

Teun Koopmeiners (Atalanta)

Marten de Roon (Atalanta)

Kenneth Taylor (Ajax)

Xavi Simons (Psv)

ATTACCANTI

Cody Gakpo (Psv)

Memphis Depay (Barcellona)

Steven Bergwijn (Ajax)

Vincent Janssen (Anversa)

Luuk de Jong (Psv)

Noa Lang (Bruges)

Wout Weghorst (Besiktas)

Lo shock della mancata qualificazione ai Mondiali del 2018 deve essere stato forte in Olanda, se dopo un Europeo nemmeno così negativo la federazione ha deciso di rifu giarsi in fretta e furia nelle vecchie certezze. Il 4 agosto dell’anno scorso, dopo un’inaspettata eliminazione da Euro 2020 per mano della Re pubblica Ceca a seguito di un’ottima fase a gi roni, la Nazionale oranje ha richiamato per la terza volta la vecchia volpe Louis van Gaal. 71 anni, una carriera leggendaria alle spalle, con lui l’Olanda era arrivata a un passo dalla se conda finale mondiale consecutiva ai Mondiali brasiliani del 2014, perdendo ai rigori contro l’Argentina.

Quella squadra non era troppo diversa da quel la che si appresta a sbarcare in Qatar tra po chi giorni. Senza particolari stelle (allora c’era Robben, oggi van Dijk) ma con un tasso tecnico diffuso molto alto, le due squadre a distanza di otto anni condividono un solo giocatore, e cioè il totem Daley Blind, vero cervello difensivo oggi come allora. Oltre a lui i punti fermi sono pochi: Memphis Depay in attacco, pronto all’ul timo giro di giostra della sua strana carriera, e Marten de Roon a centrocampo, per caratteri stiche forse il giocatore più “italiano” di tutta la rosa. Intorno a loro le incognite sono diverse, a partire dalla porta, dove, incredibilmente, alla fine potrebbe giocare Remko Pasveer, 39enne portiere dell’Ajax tornato alla ribalta dopo una carriera modesta.

Su di lui in Olanda il dibattito è molto acceso e sembra nascondere una paura recondita verso una squadra molto ambiziosa con il pallone ma anche molto fragile senza.

In questo senso saranno decisivi i grandi talen

ti che la Nazionale oranje ha in difesa: van Dijk, ovviamente, ma forse non de Ligt, che non sem bra essere molto apprezzato da van Gaal, che gli preferisce Aké del Manchester City e Timber dell’Ajax. In avanti, invece, sarà interessante vedere se riuscirà a trovare un suo spazio Cody

Gakpo, giovane attaccante alle prime apparizioni in Nazionale ma che ha avuto un inizio di stagione mira coloso al PSV.

Come al solito con van Gaal, però, il sistema sarà più importante dei singo li. Con il pallone l’Olanda è probabilmente la Nazio nale che gioca in maniera più simile a un club d’élite, con un 3-4-3 a rombo mol to raffinato per il calcio delle Nazionali. Un gioco che ha pagato molto anche in termini di risultati. Da quando van Gaal è tornato a sedersi sulla sua panchina, l’Olanda non ha mai perso una partita, prima vincendo il girone di qualificazione ai Mondiali (23 punti davanti a Turchia e Norvegia, 33 gol fatti, 8 subiti) poi stravincendo quello di Nations League (16 punti

davanti a Belgio e Polonia, 14 gol fatti, 6 subiti). Anche in Qatar l’Olanda si ritroverà in un giro ne più insidioso di quanto non sembri a prima vista. Se sarà la sorpresa di questo Mondiale lo capiremo subito.

Giocatore da seguire

Ha esordito con la Nazionale maggiore poco più di un anno fa e ha cominciato a giocare con regolarità solo negli ultimi mesi ma Cody Gakpo sembra essere il giocatore olandese più in forma del momento e potrebbe scalare velocemente le ge rarchie. Un ibrido tra un’ala e un numero dieci che per lun ghezza di falcata e capacità di superare l’uomo può ricordare Leao, Gakpo ha iniziato la stagione in maniera stupefacente. Parliamo di 15 gol e 13 assist nelle 20 partite giocate finora con la maglia del PSV, più due gol e un assist fatti segnare nelle ultime tre partite di Nations League giocate con la Na zionale. In Olanda non si vedeva un inizio di stagione così ful minante dai tempi di van Nistelrooij, che oggi è il suo allenatore a Eindhoven. Se van Gaal dovesse dargli subito fiducia, e lui avesse un impatto del genere anche in Qatar, per l’Olanda potrebbe essere un Mondiale da ricordare.

LA SQUADRA Louis van Gaal
Qatar  girone A
rato un successo. Il calendario lo ha già aiutato mettendo la partita più difficile, contro l’Olanda, all’ultima giornata, adesso i giocatori di San chez dovranno fare il resto.  Olanda  girone A

Il Senegal tra ambizione e preoccupazione

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Edouard Mendy (Chelsea)

Alfred Gomis (Rennes)

Seny Dieng (Queen’s Park Rangers)

DIFENSORI

Kalidou Koulibaly (Chelsea)

Pape Abou Cissé (Olympiacos)

Abdou Diallo (Lipsia)

Fode Ballo-Touré (Milan)

Youssouf Sabaly (Betis)

Ismail Jakobs (Monaco)

Formose Mendy (Amiens)

CENTROCAMPISTI

Cheikhou Kouyaté (Nottingham Forest)

Pape Matar Sarr (Tottenham)

Pape Gueye (Marsiglia)

Nampalys Mendy (Leicester)

Idrissa Gueye (Everton)

Moustapha Name (Pafos)

Loum Ndiaye (Reading)

Krepin Diatta (Monaco)

Pathe Ciss (Rayo Vallecano)

ATTACCANTI

Sadio Mané (Bayern Monaco)

Ismalia Sarr (Watford)

Bamba Dieng (Marsiglia)

Boulye Dia (Salernitana)

Famara Diedhiou (Alanyaspor)

Iliman Ndiaye (Sheffield United)

Nicolas Jackson (Villarreal)

Fino a pochi giorni fa il Senegal era una delle squadre che arrivava in Qatar con più ottimismo. La squadra allenata da Aliou Cissé ha aperto l’anno con la storica vit toria nella Coppa d’Africa, vinta ai rigori con tro una superpotenza del calcio africano come l’Egitto, e poi, poche settimane dopo, ha ripe tuto l’incantesimo, qualificandosi ai Mondiali in Qatar battendo ai playoff di nuovo l’Egitto, di nuovo ai rigori. Il presidente della federazio ne senegalese, Augustin Senghor, era arrivato addirittura a dire che «dobbiamo provare al mondo di poter arrivare in semifinale o in fi nale, e perché no forse anche vincere la Coppa del Mondo». L’ottimismo si è però trasforma to in depressione la mattina del 9 novembre, poche ore dopo l’ufficializzazione della lista dei convocati, quando l’Equipe ha dato la no tizia del forfait di Sadio Mané dopo una botta al ginocchio destro presa durante una partita contro il Werder Brema vinta dal Bayern Mo naco per 6-1. Alla fine la sua presenza in Qatar è stata confermata, ma non è ancora chiaro se giocherà, e se sì, in che condizioni.

È difficile parlare del peso del numero 10 del Senegal senza sembrare melodrammatici. Mané, infatti, non è solo la stella della squa dra, il suo leader tecnico e simbolico (rappor to rafforzato ulteriormente dal rigore decisivo segnato nella finale di Coppa d’Africa contro l’Egitto), ma ha anche un ruolo tattico inso stituibile all’interno della Nazionale africana.

In un 4-4-2 ordinato ma anche piuttosto rigi do, infatti, l’attaccante del Bayern Monaco è l’unico con la libertà totale di svariare sulla trequarti e soprattutto con la creatività per mettere un compagno in porta o per supera re l’uomo quando il Senegal sembra non ave re più armi. Mané è acqua nel deserto di una squadra solida ma con poche idee nell’ultimo terzo di campo e adesso è difficile immaginare un giocatore o un modo che possa sostituirlo, anche solo temporaneamente. Cissé manterrà

il 4-4-2 con una punta pe sante come Boulaye Dia, partito bene in campio nato rispettivamente con la Salernitana? Oppure cercherà nuove soluzioni tattiche magari puntando sulla freschezza dei molti giovani interessanti a di sposizione, come Bamba Dieng, Ismaila Sarr e Ili man Ndiaye? Difficile dir lo adesso, forse anche per lo stesso Cissé, che non ha molto tempo per inven tarsi qualcosa di nuovo e forse farà prima a punta re sui punti di forza già consolidati: una gran de solidità difensiva, un’applicazione tattica da squadra di club, un centrocampo di grande sostanza. Basterà per tornare a quei quarti di

L’allenatore

Con

ripon gono in lui, Cissé è forse la figura che meglio incarna il faticoso ma spettacolare ritorno dei “leoni della Teranga”. Nello stori co 2002 infatti Cissé c’era: ai Mondiali nippo-coreani dove il Senegal arrivò fino ai quarti di rigore battendo all’esordio la Francia campione del mondo; ma anche in finale della Coppa d’Africa, contro il Camerun, quando Cissé da calciatore sbagliò il rigore decisivo consegnando il trofeo agli avversari. Solo da questo si può capire l’importanza per lui della vittoria della Coppa d’Africa quest’anno, da allenatore. La sua storia, però, non è solo coincidenza e karma. Cissé ha infatti con vinto a giocare per il Senegal molti giocatori cresciuti in Francia, e che oggi compongo no l’ossatura della squadra. Parliamo di Koulibaly, ovviamente, ma anche del portiere Mendy, di Abdou Diallo, di Fodé Ballo-Touré, di Nampalys Mendy, di Pape Gueye. Tutti giocatori senza cui il Senegal non solo non avrebbe potuto vincere, ma soprattutto non sarebbe la squadra che è oggi.

L’Ecuador alla ricerca di una qualificazione storica

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Alexander Domínguez (Liga de Quito)

Hernán Galíndez (Aucas)

Moisés Ramírez (Independiente del Valle)

DIFENSORI

Piero Hincapié (Bayer Leverkusen)

Félix Torres (Santos Laguna)

Robert Arboleda (Sao Paulo)

Xavier Arreaga (Seattle Sounders)

Jackson Porozo (Troyes)

Angelo Preciado (Genk)

Pervis Estupiñán (Brighton)

William Pacho (Royal Antwerp)

Diego Palacios (LAFC)

CENTROCAMPISTI

Moisés Caicedo (Brighton)

Carlos Gruezo (Augsburg)

Jhegson Méndez (LAFC)

Alan Franco (Talleres)

José Cifuentes (LAFC)

Ángel Mena (León)

Gonzalo Plata (Valladolid)

Jeremy Sarmiento (Brighton)

Romario Ibarra (Pachuca)

Ayrton Preciado (Santos)

ATTACCANTI

Énner Valencia (Fenerbahçe)

Michael Estrada (Cruz Azul)

Djorkaeff Reasco (Newell’s Old Boys)

Kevin Rodríguez (Imbabura)

Fra tutte e 32 le squadre arrivate alla fase finale del Mondiale l’Ecuador è di certo quella che ha avuto il percorso di qua lificazione più lungo e controverso. Iniziate l’8 ottobre del 2020, le qualificazioni suda mericane hanno visto “la Tri” protagonista di un cammino stupefacente, che l’ha vista battere l’Uruguay e la Colombia in maniera spettacolare (rispettivamente 4-2 e 6-1), fer mare l’Argentina e il Brasile sul pareggio, e soprattutto vincere il decisivo scontro diret to contro il Cile a Santiago, nel più dramma tico degli scenari. In uno stadio strapieno e ostile, e sotto un cielo infiammato dai fuochi d’artificio, l’Ecuador ha forse messo fine defi nitivamente alla generazione d’oro cilena dei Vidal, dei Vargas e dei Medel con una partita che l’ha vista immediatamente in vantaggio di un gol (con un grande tiro di Estupiñan) e di un uomo (per l’ultima e più dolorosa follia di Vidal, che ha colpito al collo un avversario con il piede in un duello aereo). È stata la par tita che di fatto ha portato l’Ecuador al Mon diale e infatti ha lasciato strascichi molto più lunghi dei 90 minuti. La federazione cilena ha contestato il risultato non appena finite le qualificazioni, a marzo di quest’anno, met tendo in dubbio l’autenticità della nazionali tà del terzino destro Byron Castillo (titolare nella fatale Cile-Ecuador), ma prima la Fifa, a settembre, e poi il Cas di Losanna pochi gior ni fa hanno dato ragione alla Nazionale alle nata da Gustavo Alfaro.

L’Ecuador arriva quindi in Qatar un po’ tra felato ma con alcuni punti di forza da non sottovalutare. Un allenatore molto esperto, innanzitutto, che si è fatto le ossa in anni di asperità nel calcio argentino. E soprattutto una generazione di giovani talenti che, se dovesse fiorire in Qatar, potrebbe far torna re l’Ecuador al suo miglior risultato di sem pre a un Mondiale (cioè gli ottavi raggiunti nel 2006). Abbiamo già detto di Pervis Estu

piñan, terzino che ha già vinto un’Europa League col Villarreal e che oggi è titolare in Premier con il Brighton, bisogna poi aggiungere anche i nomi di Piero Hincapié, che a soli 20 anni sta stupendo con il Bayer Leverkusen, e soprattutto Moises Cai cedo, che sempre al Bri ghton si sta dimostrando uno dei giovani talenti più interessanti del cam pionato inglese. La loro resa, insieme a quella di alcuni dei pochi grandi vecchi rimasti in squadra (come Angel Mena e soprattutto En ner Valencia), sarà fondamentale per le pro spettive di una squadra che, con il 4-4-2 piut tosto scolastico e diretto di Alfaro, non ha alcuna velleità tattica. L’Ecuador ha il grosso

Giocatore da seguire

che in

Il suo allenatore al Brighton, Roberto De Zerbi, l’ha definito «uno dei migliori centrocampisti della Premier League», «un top player con e senza palla». Per la personalità con cui gioca e per il talento che esprime, ci si potrebbe quasi dimenticare che Moises Caicedo, titolare nel campionato più competitivo del mondo, è di fatto alla sua prima stagione in Europa e ha da poco compiuto 21 anni. Certo, sarebbe troppo presto per definirlo il leader di questo Ecuador, che ha comunque avu to il rispetto di mettere la fascia di capitano al braccio del 33enne Enner Valencia, ma non è un’esagerazione dire che senza il suo talento questa squadra non andrebbe da nessuna parte. La Nazionale di

cerca spesso

via più breve verso la porta avversaria, e senza l’intelligenza

la

capacità di ricucire il gioco, verrebbe spesso travolta dalle transizioni avversarie. Caicedo ha già segnato il definitivo 0-2 negli ultimi mi nuti di Cile-Ecuador, la sua firma sembra essere imprescindibile anche per un risul tato storico in Qatar.

vantaggio di giocare la partita inaugurale contro quella che teoricamente è la squadra più debole del girone, il Qatar. Se si giocherà bene le sue carte potrebbe mettersi nella si tuazione migliore per giocarsi una qualifica zione storica.
Aliou Cissé Gustavo Alfaro LA SQUADRA LA SQUADRA l’infortunio di Sadio Mané, al Senegal converrà ancora di più stringersi attorno al proprio allenatore, Aliou Cissé. In ca rica dal 2015, un tempo incredibilmente lungo per il Ct di una Nazionale a testimonianza della fiducia Senegal Alfaro la senza palla di Caicedo, sua
Senegal  girone A Ecuador  girone A
finale che, ai Mondiali del 2002, fecero cono scere il Senegal al mondo e che rimangono a tutt’oggi il miglior risultato di sempre della Nazionale africana? 

L’Inghilterra di Southgate è (quasi) costretta a vincere

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Jordan Pickford (Everton)

Nick Pope (Newcastle)

Aaron Ramsdale (Arsenal)

DIFENSORI

Trent Alexander-Arnold (Liverpool)

Conor Coady (Everton)

Eric Dier (Tottenham)

Harry Maguire (Manchester United)

Luke Shaw (Manchester United)

John Stones (Manchester City)

Kieran Trippier (Newcastle)

Kyle Walker (Manchester City)

Ben White (Arsenal)

CENTROCAMPISTI

Jude Bellingham (Borussia Dortmund)

Mason Mount (Chelsea)

Kalvin Phillips (Manchester City)

Declan Rice (West Ham)

James Maddison (Leicester City)

Jordan Henderson (Liverpool)

Conor Gallagher (Chelsea)

ATTACCANTI

Marcus Rashford (Man United)

Phil Foden (Manchester City)

Jack Grealish (Manchester City)

Harry Kane (Tottenham)

Bukayo Saka (Arsenal)

Raheem Sterling (Chelsea)

Callum Wilson (Newcastle)

Semifinalista al Mondiale russo del 2018, finalista allo scorso Europeo, è normale che l’Inghilterra sia considerata tra le fa vorite del torneo. Persino Southgate, con tutte le cautele e i timori del caso, ha detto a la Re pubblica che per i calciatori inglesi “sarebbe una delusione non arrivare agli stessi livelli anche quest’anno”. Il movimento calcistico in glese, anche grazie alla ricchezza della Premier League ma non solo, è in ottima salute: hanno vinto il Mondiale under 17 e quello under 20 nel 2017, la scorsa estate l’Europeo under 19 e, infine, anche l’Europeo femminile, che ha po sto fine a un digiuno lungo 56 anni senza trofei per una delle due nazionali maggiori inglesi. Al tempo stesso, però, continua a esserci scettici smo sulla retorica Football it’s coming home e la finale persa con l’Italia a Wembley non è an cora stata digerita. La squadra di Southgate, quindi, arriverà in Qatar con la pressione che accompagna tutte le candidate alla vittoria fi nale ma anche con la paura di andare incontro a un fallimento totale, senza via di mezzo tra le due cose. Southgate stesso ha detto di non sentirsi al sicuro dietro al contratto che scadrà alla fine del 2024, sa bene quanto ci sarà in gio co per lui e per il suo ciclo in questo Mondiale.

Il primo problema dell’Inghilterra riguarda lo stato di forma di molti giocatori chiave ne gli anni passati, a cominciare da Kyle Walker, fondamentale per dare equilibrio a una difesa spesso statica e legnosa se presa in transizio ne, passando per Kalvin Phillips, Reece James e John Stones, finendo con Maguire, ormai quasi una barzelletta per i tifosi del Manchester Uni ted (solo 4 volte è partito da titolare in questa stagione, tra campionato ed Europa League) ma che per Southgate è una colonna pressoché inamovibile (solo una volta in panchina nell’ul tima Nations League). Proprio Maguire è stato al centro di almeno 2 dei 3 gol che l’Inghilterra ha subito dalla Germania, in una partita in cui si è anche infortunato e che resterà come l’ulti

ma partita giocata prima di cominciare il Mondia le. Il pazzo 3-3 finale ha lasciato segnali incorag gianti dal punto di vista della mentalità (l’Inghil terra era sotto 0-2 dopo un’ora) e delle potenziali tà offensive, ma ha anche confermato la fragilità del 3-4-2-1 di Southgate, che quando non riesce a do minare fisicamente i pro pri avversari lascia molti spazi.

La grande disponibilità di talento sarà la delizia ma anche la croce del tec nico inglese, che potrà fare e disfare la propria formazione in ogni partita, sfruttando i cam bi dalla panchina per cambiare l’inerzia della gara, ma che come di fronte a un armadio con troppi vestiti è facile commettere errori nella scelta (basti pensare a quando Southgate ha

Largo ai giovani

Dietro la maturità di giocatori come Kane, Sterling e Dier c’è la gioventù pronta a esplodere di giocatori come Bellin gham (2003) nella foto, Saka (2001), Foden (2000), Sancho (2000) e Mason Mount (’99), tutti potenzialmente decisivi affinché l’Inghilterra possa fare un percorso lungo nel Mon diale. Tutti giovani, o giovanissimi, ma già con esperienza nei campionati nazionali e internazionali. Alcuni di loro hanno già vissuto in prima persona lo psicodramma di Wembley contro l’Italia e potranno avere quella spinta di motivazione aggiuntiva che dà la voglia di rivalsa. Hanno tutti le spalle larghe, ma l’Inghilterra ci posa sopra il futuro dei suoi prossimi Mondiali ed Europei. Se la vita calcistica non finisce con questo in

gestire (meglio di quanto fatto

L’Iran giocherà con la testa altrove?

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Alireza Beyranvand (Persepolis)

Amir Abedzadeh (Ponferradina)

Payam Niazmand (Sepahan)

Hossein Hosseini (Esteghlal)

DIFENSORI

Majid Hosseini (Kayserispor)

Mohammad Hossein Kanaanizadegan (Al-Ahli)

Shojae Khalilzadeh (Al-Ahli)

Morteza Pouraliganji (Persepolis)

Sadegh Moharrami (Dinamo Zagabria)

Ramin Rezaeian (Sepahan)

Milad Mohammadi (AEK Athens)

Abolfazl Jalali (Esteghlal)

CENTROCAMPISTI

Saeid Ezatollahi (Vejle Boldklub)

Ehsan Hajsafi (AEK Athens)

Rouzbeh Cheshmi (Esteghlal)

Ahmad Nourollahi (Shabab Al-Ahli)

Ali Karimi (Kayserispor)

Saman Ghoddos (Brentford)

Vahid Amiri (Persepolis)

ATTACCANTI

Alireza Jahanbakhsh (Feyenoord)

Ali Gholizadeh (Sporting Charleroi)

Mehdi Taremi (FC Porto)

Mehdi Torabi (Persepolis)

Karim Ansarifard (Omonia Nicosia)

Sardar Azmoun (Bayer Leverkusen)

Entreranno in campo con delle felpe nere in segno di protesta come hanno già fatto nell’amichevole contro il Senegal? Gioche ranno con dei braccialetti neri (come i giocatori del Persepolis, la squadra di Teheran)? Festegge ranno simulando il taglio di una ciocca dei loro capelli (come ha fatto la nazionale iraniana di beach soccer)? Non festeggeranno affatto? Non canteranno l’inno (come ha fatto la nazionale di pallanuoto)? E in ogni caso, è un bene o un male che l’Iran partecipi a questi Mondiali? Le domande intorno alla squadra allenata dal por toghese Carlos Queiroz riguardano tutto meno che il campo da calcio. È normale che sia così, perché al di là di quello che può pensare o dire il presidente della Fifa Gianni Infantino – “concen triamoci solo sul calcio” – è difficile tenere fuori le proteste che dallo scorso settembre vanno in scena in Iran, ma anche per la richiesta della fe derazione ucraina che ne ha invocato l’esclusione, come hanno fatto alcuni sportivi iraniani. Eppure l’Iran era stata una delle squadre che ave va riscosso più simpatia negli ultimi due Mon diali, con prestazioni più che dignitose contro l’Argentina di Messi e il Portogallo di Cristiano Ronaldo, contro cui hanno addirittura pareggia to. Per l’occasione di questo Mondiale è tornato a sedersi in panchina l’allenatore che aveva gui dato la squadra nelle due precedenti occasioni, appunto Carlos Queiroz, dopo aver fallito la qua lificazione con l’Egitto (sfumata nello spareggio contro il Senegal, ai rigori come nella finale di Coppa d’Africa persa poche settimane prima). Parliamo di uno degli allenatori più importanti del calcio contemporaneo, tattico di Ferguson al Manchester United, pioniere della periodizzazio ne tattica, un metodo di allenamento che mette al centro il pallone e che ha influito moltissimo sulla scuola dei tecnici portoghesi.

E l’Iran apparso nelle ultime due amichevoli dello scorso settembre contro Uruguay (vittoria per 1-0) e Senegal (pareggio 1-1) è una squadra ambiziosa, coraggiosa, che con un elastico 4-14-1 non rinuncia a impostare il gioco con calma,

ruotando le posizioni e arri vando nell’ultimo terzo del campo con palle verticali filtranti per gli attaccanti o con le sovrapposizioni dei terzini. Una squadra con più di un talento inte ressante. Sardar Azmoun, centravanti del Bayer Le verkusen, sarebbe dovuto essere la stella assoluta, ma un infortunio al polpaccio ne mette in discussione la presenza in campo, almeno dall’inizio. In compenso è in grandissima forma il suo possibile sostituto Mehdi Taremi, che con il Porto ha realizzato 13 gol e 7 assist in 18 partite tra campionato, coppa nazionale e Champions League. A loro due va aggiunto il talento tecnico di Alireza Jahanbakhsh (Feyenoord), attaccante esterno dai piedi di velluto. Ma sono da tenere d’occhio anche giocatori meno conosciuti: come il terzino destro, Sadegh Moharrami, titolare

nella Dinamo Zagabria e che ha giocato anche in Champions League contro Chelsea e Milan; o anche Karim Ansarifard, attaccante dell’Omo nia Nicosia che ha segnato in Europa League al Manchester United.

Nei Mondiali precedenti l’Iran non è mai andato oltre i gironi. Allora alle domande fatte all’inizio aggiungiamone un’altra: ci riuscirà stavolta, sof fiando il posto a Stati Uniti o Galles? 

La storia nella storia

Non è chiaro chi giocherà al centro dell’attacco di Queiroz, ma i due principali candidati, le due stelle della squadra, Az moun e Taremi, rappresentano le diverse posizioni assunte all’interno dello spogliatoio iraniano riguardo alle recenti proteste. Se Azmoun si è spinto fino a mettere a rischio la convocazione con dichiarazioni pubbliche contro il regime, Taremi ha ricevuto parecchie critiche per aver festeggia to il gol della vittoria nell’amichevole contro l’Uruguay. È una situazione complessa che Queiroz sta tenendo a bada in modo ambiguo – “la maggior parte della nazione vuole vedere l’Iran ai Mondiali” – e che si rispecchia nell’ambiva lenza in campo di Azmoun e Taremi, che nelle due amichevoli di settembre con Senegal e Uruguay si sono alternati, senza condividere il campo nemmeno per un minuto. Se Azmoun tornasse pienamente disponibile sarà interessante vedere a chi dei due rinuncerà Queiroz, in nome dell’equilibrio di squadra, o se magari tro verà un modo per farli giocare contemporaneamente.

Carlos Queiroz LA SQUADRA LA SQUADRA Qatar, sarà bene non schiacciarli sotto questo peso e all’Europeo) le loro responsabilità.
fatto entrare dalla panchina Rashford e San cho apposta per calciare i rigori contro l’Italia e poi li hanno sbagliati entrambi). In un girone con Iran, Galles e Stati Uniti è difficile immagi nare problemi per l’Inghilterra, ma dagli ottavi in poi per loro ogni partita equivarrà sul serio a una finale.
Inghilterra  girone B
Iran  girone B

Gli Stati Uniti iniziano ad avere esperienza

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Ethan Horvath (Luton Town)

Matt Turner (Arsenal)

Sean Johnson (New York City)

DIFENSORI

Tim Ream (Fulham)

Sergino Dest (Milan)

Antonee Robinson (Fulham)

Cameron Carter-Vickers (Celtic)

Walker Zimmerman (Nashville)

DeAndre Yedlin (Inter Miami)

Shaq Moore (Nashville)

Joe Scally (Borussia Monchengladbach)

Aaron Long (New York Red Bulls)

CENTROCAMPISTI

Brenden Aaronson (Leeds)

Kellyn Acosta (Los Angeles FC)

Tyler Adams (Leeds)

Luca de la Torre (Celta Vigo)

Weston McKennie (Juventus)

Yunus Musah (Valencia)

Cristian Roldan (Seattle Sounders)

ATTACCANTI

Jesus Ferreira (Dallas)

Jordan Morris (Seattle Sounders)

Christian Pulisic (Chelsea)

Gio Reyna (Borussia Dortmund)

Josh Sargent (Norwich)

Timothy Weah (Lille)

Haji Wright (Antalyaspor)

L’inarrestabile ascesa del calcio america no ha fortemente rallentato quando, in occasione dello scorso Mondiale, la na zionale allora allenata da Bruce Arena ha falli to la qualificazione. Pochissimi di quel gruppo sono rimasti e anche l’allenatore è cambiato: è arrivato Gregg Berhalter, ex allenatore in Mls con i Columbus Crew e con un brevissimo passato sia da calciatore che da allenatore in Europa. Nell’estate del 2021 gli USA hanno bat tuto il Messico sia nella finale della Gold Cup (1-0) che in quella della Nations League (3-2), ma si sono qualificati per il Mondiale con un terzo posto nel girone Concacaf, dietro a Cana da (con cui hanno perso e pareggiato) e proprio Messico. Non hanno brillato nelle due amiche voli precedenti al Mondiale, poi, con Arabia Saudita (0-0) e Giappone (0-2).

Sulla carta, pur con i soliti problemi al centro della difesa, dove manca esperienza di alto li vello, i dubbi sul portiere (il titolare dovrebbe essere Horvath, che gioca in Championship, ma ultimamente sta facendo molto bene Sean Johnson in Mls), gli Stati Uniti hanno tutte le possibilità di qualificarsi agli ottavi di fina le. Anzi, non qualificarsi sarebbe una grande delusione. Gli USA hanno a disposizione una squadra giovane con sempre più esperienza nel calcio europeo di alto livello, soprattutto in Premier League, ma nei fatti restano una squa dra misteriosa, con una forbice tra prestazio ne ideale e prestazioni reali ancora troppo ampia. La squadra di Berhalter gioca con un 4-3-3 che esalta gli attaccanti esterni e veloci – tra cui il leader tecnico Christian Pulisic, che con il Chelsea questa stagione ha giocato solo scampoli di partita ma che in Nazionale gio ca da vero e proprio regista offensivo, venen do incontro a centrocampo e organizzando la fase d’attacco – e il centrocampo muscolare e dinamico, dove forse ci sono i giocatori più in teressanti. Se McKennie con la Juventus ha già mostra

to di poter pesare anche nell’area di rigore avver saria, molto dipenderà dall’affiatamento con Tyler Adams (titolare nel Leeds di Jesse Marsch) e Musah (titolare nel Valen cia); tutti e tre i possibili titolari nel centrocampo di Berhalter però hanno avuto piccoli infortuni in questa prima parte di sta gione. Il loro apporto sarà fondamentale per garan tire alla squadra la giusta intensità, soprattutto senza palla. Se a ritmi bassi gli USA rischiano di diventare una squa dra mediocre, come nell’amichevole con l’Ara bia Saudita, quando le cose vanno alla giusta velocità possono persino divertire. Oltre al già citato Pulisic, l’attacco americano può contare sul talento di Gio Reyna, che però viene da un infortunio muscolare alla coscia molto proble matico, che lo ha torturato per tutto lo scorso anno al Borussia Dortmund (a sorpresa non è

stato convocato Ricardo Pepi, classe 2003, che ha già segnato 6 gol stagionali nel Groningen, al suo posto Haji Wright che ha già 24 anni ma in Turchia ha segnato 9 gol in 12 partite). Al centro dell’attacco potrebbe giocare e fare bene anche Jesus Ferreira, colombiano figlio d’arte naturalizzato, e persino le ipotetiche se conde linee come Aaronson, De la Torre, Arrio la, Acosta, Tillman hanno qualità da mettere in mostra. 

La possibile sorpresa

Gli Usa hanno il problema del centravanti, del numero nove che possa garantire qualche gol e che tenga in apprensione costante i difensori avversari. Jesus Ferreira, figlio di un ex calciatore del Dallas FC (nato in Colombia, per seguire il pa dre si è trasferito a dieci anni negli Usa), ha percorso la trafila delle nazionali giovanili americane e giusto lo scorso giugno ha segnato 4 gol nell’amichevole con il Granada. Viene da una stagione da 18 gol e 6 assist in MLS ma è ancora presto per ca pire se sarà il giocatore giusto per completare l’attacco a stelle e striscie. Un suo eventuale exploit potrebbe spostare di un passo in avanti le ambizioni della squadra di Berhalter, e se Ferreira si rivelasse in forma durante il Mondiale, considerando che è classe 2000, gli Usa potrebbero aver trovato per parecchi anni il loro numero 9.

Il Galles gioca per divertirsi

COMMISSARIO TECNICO

Robert Page

PORTIERI

Wayne Hennessey (Nottingham Forest)

Danny Ward (Leicester)

Adam Davies (Sheffield United)

DIFENSORI

Ben Davies (Tottenham)

Ben Cabango (Leicester)

Tom Lockyer (Luton)

Joe Rodon (Rennes)

Chris Mepham (Bournemouth)

Ethan Ampadu (Spezia)

Chris Gunter (AFC Wimbledon)

Neco Williams (Nottingham Forest)

Connor Roberts (Burnley)

CENTROCAMPISTI

Sorba Thomas (Huddersfield)

Joe Allen (Swansea)

Matthew Smith (MK Dons)

Dylan Levitt (Dundee United)

Harry Wilson (Fulham)

Joe Morrell (Portsmouth)

Jonny Williams (Swindon)

Aaron Ramsey (Nice)

Ruben Colwill (Cardiff)

ATTACCANTI

Gareth Bale (Lafc)

Kieffer Moore (Bournemouth)

Mark Harris (Cardiff)

Brennan Johnson (Nottingham Forest)

Dan James (Fulham)

Al trentatreesimo minuto del primo tem po Gareth Bale batte una punizione dal lato sinistro del campo. La palla è forte e tesa al centro dell’area di rigore, dove svetta su tutti il gigantesco attaccante Kieffer Moore, un metro e novantasei. Prima che la palla ar rivi nella zona di Moore, però, la intercetta un giocatore ucraino, Yarmolenko, che in tuffo la devia nella propria porta. Non fosse stato un autogol, quello di Yarmolenko sarebbe stato persino un bel gesto tecnico. Il Galles si è qua lificato così per la prossima Coppa del Mondo, la prima di cui giocherà le fasi finali dal 1958.

È fresco il ricordo del Galles arrivato in semi finale all’Europeo del 2016 e l’entusiasmo che accompagna la squadra allenata da Rob Page è giustificato anche da prestazioni sempre co raggiose. “Sentite il respiro sui vostri colli, è il respiro di ogni uomo, donna e bambino che vi sostiene da casa!”, ha proclamato l’attore galle se Michael Sheen (che tra le altre cose ha inter pretato l’allenatore inglese Brian Clough nella trasposizione cinematografica di The Damned United) nel discorso rivolto alla nazionale gal lese che poi ha fatto il giro del mondo lo scorso settembre. E gioca davvero così il Galles, spinto da un vento invisibile che trasforma un 3-5-2 (o 3-4-2-1) sulla carta prudente in un sistema ag gressivo e verticale che ha messo in difficoltà, a tratti, anche squadre sulla carta molto più forti. Per qualche curiosa ragione nelle ultime sei partite, escludendo lo spareggio con l’Ucrai na, il Galles ha giocato due volte contro Belgio, Olanda e Polonia, perdendo sempre tranne una volta (in cui ha pareggiato con il Belgio) ma sfi gurando raramente.

Al centro della squadra, anche se spostato sul lato destro del campo, ci saranno sempre Ga reth Bale, fresco vincitore della Mls con tanto di gol in finale (nei soli 20 minuti giocati nei playoff e nella sola presenza in campo dall’ini zio dello scorso ottobre) e Aaron Ramsey, che

raramente con il Nizza gioca più di un tempo. Ma la forza del Galles è nel gruppo, nell’energia sugli esterni di Neco Williams (Nottingham Forest) a si nistra, e a destra di Con nor Roberts (Burnley), nella forza in area di di fensori come Joe Rodon (Rennes) e Mepham (Bour nemouth), ma anche nello spirito che portano gioca tori con meno esperienza, dal portiere Hennessey (in panchina nel Nottingham Forest quest’anno, così come era in panchina nel Burnley quello passato: gioca praticamen te solo in Nazionale) a giocatori che militano nella quarta divisione inglese, e che probabil mente giocheranno pochi minuti, come Chris Gunter e Jonny Williams, che Page comunque considera fondamentali per la squadra. Il Galles non ha niente da perdere e in un grup

La possibile sorpresa

a divertire.

Fatti i nomi dei giocatori principali va almeno nominato Brennan Johnson, giovane attaccante (2001) del Nottingham Forest che lo scorso anno in Championship ha segnato 16 gol e ha vinto il premio come miglior giovane del campionato. Alla sua prima stagione in Premier League (non semplice per tutta la squadra) ha già segnato due volte. Veloce e tec nico, sa giocare sia sull’esterno che nella fascia centrale del campo, puntando il difensore che ha davanti e mangiandosi lo spazio che lo separa dalla porta. Sarebbe il giocatore per fetto per collegare la punta, Moore, con il resto della squadra, ammesso che Bale e Ramsey gli lascino qualche minuto, ma all’occorrenza può anche giocare come riferimento offensivo attaccando la profondi tà alle spalle dei difensori. Magari finirà per giocare pochissimo, o in situazioni trop po complicate per brillare, ma se volete un giocatore meno conosciuto su cui puntare Brennan Johnson è il nome che fa per voi.

LA SQUADRA LA SQUADRA po in cui oltre ai vicini di casa inglesi ci sono USA e Iran può ragionevolmente ambire a qualificarsi. Un ottavo di finale in un Mondiale sarebbe un traguardo storico per una nazione piccola come il Galles, equiparabile quasi alla semifinale del 2016, ma non sarebbe del tutto una sorpresa. In Qatar, il Galles potrebbe tor nare
Stati Uniti  girone B
Galles  girone B
Senegal Senegal Senegal Olanda Olanda Olanda Ecuador Ecuador Ecuador Qatar Qatar Qatar NOV 20 NOV 21 NOV 25 NOV 25 NOV 29 NOV 29 GRUPPO A NOV 21 NOV 21 NOV 25 NOV 25 NOV 29 NOV 29 GRUPPO B USA USA USA Iran Iran Iran Inghilterra Inghilterra Inghilterra Galles Galles Galles Giappone Giappone Giappone Spagna Spagna Spagna Costa Rica Costa Rica Costa Rica Germania Germania Germania Morocco Morocco Morocco Belgio Belgio Belgio Canada Canada Canada Croazia Croazia Croazia A1 B2 DEC 03 DEC 09 DEC 09 DEC 10 DEC 10 C1 D2 DEC 03 E1 F2 DEC 05 G1 H2 DEC 05 H1 G2 DEC 06 F1 E2 DEC 06 D1 C2 DEC 04 B1 A2 DEC 04 OTTAVI QUARTI NOV 23 NOV 23 NOV 27 NOV 27 DIC 01 DIC 01 GRUPPO E NOV 23 NOV 23 NOV 27 NOV 27 DIC 01 DIC 01 GRUPPO F 27
Argentina Argentina Argentina Messico Messico Messico Polonia Polonia Polonia Arabia Saudita Arabia Saudita Arabia Saudita Tunisia Tunisia Tunisia Danimarca Danimarca Danimarca Francia Francia Francia Australia Australia Australia Brasile Brasile Brasile Serbia Serbia Serbia Svizzera Svizzera Svizzera Camerun Camerun Camerun Ghana Ghana Ghana Portogallo Portogallo Portogallo Uruguay Uruguay Uruguay Corea Corea Corea DEC 13 DEC 14 SEMIFINALE DEC 17 3° POSTO DEC 18 FINALE NOV 22 NOV 22 NOV 26 NOV 26 NOV 30 NOV 30 GRUPPO D NOV 22 NOV 22 NOV 26 NOV 26 NOV 30 NOV 30 GRUPPO C NOV 24 NOV 24 NOV 28 NOV 28 DIC 02 DIC 02 GRUPPO H NOV 24 NOV 24 NOV 28 NOV 28 DIC 02 DIC 02 GRUPPO G lavoro fisso e temporaneo Locarno t. +41 91 756 25 00 www.int-tempo.ch Viale Olgiati 25 6512 Giubiasco Tel. 091 857 08 88 Tel. 091 857 13 14 vendita@della-santa.com www.della-santa.com Partner ufficiale
Stadio Al Bayt Stadio Al Janoub Stadio Ahmad Bin Ali Stadio Al Thumama Gli stadi Capacità: 60’000 Capacità: 40’000 Capacità: 40’000 Capacità: 40’000
Stadio Education City Stadio Khalifa International Stadio Lusail Stadio 974 Capacità: 40’000 Capacità: 40’000 Capacità: 40’000 Capacità: 80’000 del mondiale

La storia dei trofei più ambiti

Nell’autunno del 1929 il numero uno del calcio mondiale Jules Rimet si presentò all’atelier parigino di Abel Lafleur per commissionargli il trofeo destinato al vincitore della manifestazione che aveva appena inventato. Con quel nuovo torneo la Fifa voleva fare concorrenza addirittura alle Olimpiadi e, dunque, voleva un oggetto speciale, destinato a entrare nella storia dello sport. Lafleur, allievo di Cartier, era il migliore scultore di Francia ed esponeva al Salon d’Automne: nessuno meglio di lui avrebbe potuto realizzare un’opera simile. Un paio di mesi dopo, l’artista consegnò a Rimet una statuetta liberty –battezzata Victory – raffigurante la dea Nike: 30 cm per 4 kg scarsi, metà dei quali d’oro massiccio. Rimet nemmeno immaginava che, una quindicina d’anni dopo, quella coppa avrebbe preso il suo nome.

Ma soprattutto non si sarebbe aspettato che – durante la Seconda guerra mon diale – sarebbe diventata l’oggetto del desiderio di Hitler, che praticava riti esoterici ed era convinto che quel trofeo lo avrebbe aiutato nella conquista del mondo intero. Ordinò dun que alla Gestapo di impossessarsene. Gli sgher ri si presentarono quindi nella casa romana di Ottorino Barassi, segretario della federcalcio italiana, che aveva in consegna la coppa ormai da molti anni, avendo gli azzurri vinto i Mon diali del ’34 e del ’38. Agli ospiti indesiderati Ba rassi disse che la statuetta si trovava a Milano, in mano a dirigenti del Coni. I tedeschi misero comunque a soqquadro l’appartamento, senza trovare nulla, e se ne andarono poco prima che il padrone di casa svenisse, perché il trofeo in re altà si trovava proprio lì, in una scatola di scarpe infilata sotto il letto, miracolosamente scampato alla perquisizione.

La seconda volta che la Coppa Rimet rischiò di sparire fu in Inghilterra nella primavera del 1966, poco prima del Mondiale, quando fu espo sta a margine di una mostra filatelica e venne ru bata senza troppa fatica, visto che a proteggerla non c’era nemmeno una teca. I boss del calcio in glese caddero nella disperazione, la Regina Eli sabetta nell’imbarazzo e Scotland Yard nel con cime, visto che nessuno aveva la minima idea di dove mettersi a cercare il maltolto. Per fortuna a farsi vivi furono i ladri stessi, chiedendo 15mila sterline di riscatto e infilando in una busta una parte amovibile della testa della statuetta, per dimostrare che non stavano bluffando. Il giorno dello scambio, il presunto ladro venne arrestato, ma sprovvisto della coppa, che fu poi comunque ritrovata qualche tempo dopo. La versione uffi

ciale dice che a scovarla in un giardino pubbli co fu un cagnolino bisognoso di fare pipì e che, in cerca di privacy, era incappato in qualcosa di pesante avvolto in carta di giornale, salvando così l’onore britannico. Ma con certezza non si sa come siano andate davvero le cose: qualcu no sostiene che il trofeo non fu mai ritrovato e che nel cartoccio mostrato alla stampa insieme al presunto eroico cagnetto chiamato Pickles ci fosse in realtà una riproduzione della coppa rea lizzata in fretta e furia.

Dopo due salvataggi in extremis, fu quasi inevi tabile che – al terzo tentativo – la scultura faces se davvero una pessima fine. Nel 1983, infatti, la Coppa fu trafugata dalla sede della federcalcio brasiliana, dove si trovava dal 1970, quando i verdeoro, avendo vinto 3 edizioni del Mondiale, se l’erano aggiudicata in via definitiva. I tre ladri erano così sprovveduti da credere che il tenore in oro del trofeo avesse più valore della statuetta integra, che messa sul mercato dei collezionisti clandestini avrebbe invece fruttato cifre da ca pogiro. Decisero dunque di fondere la coppa e ricavarne lingottini che generarono ai balordi meno di 15mila dollari. Una copia del trofeo ori ginale cesellato da Lafleur, ormai scomparso per sempre, venne poi donata al governo del calcio brasiliano dalla Eastman Kodak, la multinazio nale delle pellicole. Di altre copie della Coppa Ri

met ne girano molte, ma tutte di pessima qualità e ben poco rassomiglianti fra loro, basta dare un’occhiata su Internet per rendersene conto. Non solo la base in lapislazzuli presenta dimen sioni clamorosamente diverse fra un esemplare e l’altro, ma pure il volto, il petto e la veste di Nike risultano ogni volta differenti, per non parlare dell’estensione delle sue ali. La Fifa aveva sem pre evitato di fare copie del trofeo, proibendo inoltre alle federazioni vincitrici di commis sionarne riproduzioni. Certi veti, però, valgono poco. E così ogni trionfatore aveva provveduto lo stesso a procurarsene qualche copia. Ma, do vendo procedere perlopiù a memoria, gli artigia ni non riuscivano mai a essere troppo fedeli al modello originale. È per questo motivo che, nelle bacheche più prestigiose del mondo, figura pure della gran robaccia.

Da ormai cinquant’anni, ad ogni modo, la fa mosa statuetta è stata sostituita da una coppa moderna, molto più grande e più pesante (37 cm per 6,2 kg quasi tutti d’oro massiccio). “Gli unici a riportare la Coppa con danni di una certa en tità sono stati gli italiani, nel 2006. Aveva una profonda ammaccatura, a qualcuno sarà caduta in terra. Gli altri, invece, l’hanno sempre trattata bene”. Lo diceva Silvio Gazzaniga nel 2010, alla vigilia del Mondiale sudafricano, parlando del la sua creazione più famosa, la Fifa World Cup, che prima di ogni rassegna torna regolarmente in laboratorio a Paderno Dugnano per interventi di cosmesi. Il trofeo più iconico dello sport mo derno reca infatti la firma dello scultore mila nese morto a 95 anni nel 2016. Formatosi nelle migliori scuole d’arte meneghine appena prima della Seconda guerra mondiale, Gazzaniga si era specializzato come orafo e divenne un’eccellen za nel campo della medaglistica. Non c’è infatti

pontefice o sovrano del Novecento che non sia stato effigiato su monete e medaglie dalla mano del maestro lombardo. La fama su vasta scala giunse però soltanto a cinquant’anni compiuti, quando nel 1971 il governo del calcio mondiale bandì un concorso per la realizzazione del tro feo che avrebbe preso il posto della Coppa Rimet. In sede a Zurigo, provenienti da ogni angolo del pianeta, furono recapitati ben 53 progetti in for ma di bozzetto su carta. Gazzaniga però, insie me allo schizzo, spedì pure il modello in gesso a grandezza naturale dell’opera che aveva imma ginato.

La scelta si rivelò vincente: i responsabili del la Fifa – potendo toccare con mano – rimasero incantati dalla bellezza scultorea di un oggetto dalle proporzioni perfette e dalle linee così inno vative da risultare moderne ancora oggi. Il suc cesso fu tale che la Fifa decise che il nuovo trofeo non sarebbe cambiato mai più. Un inconveniente di tipo pratico, però, manderà comunque in pen sione – con ogni probabilità nel 2038 – il capo lavoro che ha reso immortale Silvio Gazzaniga, autore fra l’altro pure della Coppa Uefa, della Su percoppa e di molti altri famosi trofei. Si stima infatti che sulla coppa sia rimasto spazio suffi ciente a incidere al massimo altri 5 nomi di Paesi vincitori. Il giorno del cambio della guardia sarà una data triste per tutti gli amanti del football, dei quali – pare uno scherzo – non ha mai fatto parte il nostro artista. “Ho sempre avuto altri interessi: aeroplani, auto sportive e fotografia naturalistica”. Nel 1982, la sera del trionfo azzur ro al Bernabeu, il maestro nemmeno guardò la partita in tv. “Ero in vacanza nella mia casa di montagna, e ne approfittai per mettermi in mac china e tornare a Milano: sapevo di non trovare traffico, le strade erano deserte, tutti erano in collati al televisore”. 

Nel 1970 Pelé solleva l’ultima coppa Rimet. Sempre in Messico, 16 anni dopo, Maradona alza la Coppa FIFA.
Il primo trofeo ispirato alla dea greca Nike.
L’opera dell’artista milanese Sivlio Gazzaniga in palio
dal 1974

MONDIALE VINCITRICE SECONDA TERZA QUARTA

ALBO D’ORO
ANNO
1930 Uruguay Uruguay Argentina Yugoslavia / USA USA / Yugoslavia 1934 Italia Italia Cecoslovacchia Germania Austria 1938 France Italia Ungheria Brasile Svezia 1950 Brazil Uruguay Brasile Svezia Spagna 1954 Switzerland Germania Ungheria Austria Uruguay 1958 Sweden Brasile Svezia Francia Germania 1962 Chile Brasile Cecoslovacchia Cile Yugoslavia 1966 England Inghilterra Germania Portogallo Unione Sovietica 1970 Mexico Brasile Italia Germania Uruguay 1974 Germany Germania Olanda Polonia Brasile 1978 Argentina Argentina Olanda Brasile Italia 1982 Espana Italia Germania Polonia Francia 1986 Mexico Argentina Germania Francia Belgio 1990 Italia Germania Argentina Italia Inghilterra 1994 USA Brasile Italia Svezia Bulgaria 1998 France Francia Brasile Croazia Olanda 2002 Japan/Korea Brasile Germania Turchia Corea del Sud 2006 Germany Italia Francia Germania Portogallo 2010 South Africa Spagna Olanda Germania Uruguay 2014 Brazil Germania Argentina Olanda Brasile 2018 Russia Francia Croazia Belgio Inghilterra

COMMISSARIO TECNICO

Lionel Scaloni

PORTIERI

Emiliano Martínez (Aston Villa)

Gerónimo Rulli (Villarreal)

Franco Armani (River)

DIFENSORI

Nahuel Molina (Atlético Madrid)

Gonzalo Montiel (Siviglia)

Cristian Romero (Tottenham)

Germán Pezzella (Betis)

Nicolás Otamendi (Benfica)

Lisandro Martínez (Manchester United)

Marcos Acuña (Siviglia)

Nicolás Tagliafico (Olympique Lione)

Juan Foyth (Villarreal)

CENTROCAMPISTI

Rodrigo De Paul (Atlético Madrid)

Leandro Paredes (Juventus)

Alexis Mac Allister (Brighton)

Guido Rodríguez (Betis)

Alejandro Gómez (Siviglia)

Enzo Fernández (Benfica)

Exequiel Palacios (Bayer Leverkusen)

ATTACCANTI

Ángel Di María (Juventus)

Lautaro Martí nez (Inter)

Julián Álvarez (Manchester City)

Paulo Dybala (Roma)

Nicolás González (Fiorentina)

Joaquín Correa (Inter)

Lionel Messi (Paris Saint-Germain)

Era da tantissimi anni che in Argentina non c’era tutta questa fiducia intorno alla Na zionale. Dopo la vittoria nella Coppa Ame rica nel 2021, arrivata con un successo in finale sul Brasile in casa loro, e quella sull’Italia nella Finalissima 2022, sono tutti convinti che vince re il Mondiale è possibile (e lo pensano anche i bookmaker, che generalmente li indicano come secondi favoriti dopo il Brasile). Un traguar do impensabile solo quattro anni fa, quando la disfatta in Russia aveva messo in mostra una squadra completamente da ricostruire dentro e fuori dal campo.

A cambiare le sorti dell’albiceleste ci ha pensato Lionel Scaloni. Scelto ad interim dopo l’esonero di Sampaoli, il nuovo Ct, dopo più di qualche dif ficoltà iniziale, è riuscito a dare un’organizza zione tattica raffinata a una Nazionale abituata a reggersi sul talento infinito dei suoi campioni, meritandosi a furor di popolo un rinnovo fino al 2026. Se Messi è ancora l’alfa e l’omega dell’Ar gentina, alle sue spalle è stata costruita una squadra “vera”, rimasta imbattuta nelle ultime 35 partite. In campo tutti conoscono il proprio ruolo, a partire da Emiliano Martinez, diventa to uno dei leader e trascinatori della squadra in un ruolo spesso problematico per gli argentini come quello del portiere. Davanti a lui l’Argen tina si schiera con un 4-3-3 dove, tranne che per i terzini, i titolari sembrano decisi. Al centro della difesa ci saranno Romero e Otamendi, due difensori irruenti ma che come coppia stanno funzionando (negli ultimi 794 minuti insieme, anche con Martinez, hanno subito zero gol). A centrocampo il terzetto titolare è stato sempre De Paul, Paredes e Lo Celso. Quest’ultimo però non sarà presente causa infortunio subito pro vando un colpo di tacco. Una brutta notizia per Scaloni, che perde uno dei suoi fedelissimi. Al suo posto potrebbe giocare Enzo Fernandez, che sta stupendo tutti con il Benfica, o il Papu Gomez, più enganche. In attacco, anche, è tut to fatto: Lautaro Martinez sarà il centravanti,

con ai suoi lati Di Maria e Messi. Nelle ultime appari zioni con la maglia dell’Ar gentina i due, che giocano insieme da sempre, sono apparsi in uno stato di gra zia. Anche girandosi alla panchina Scaloni può tro vare delle risposte: Lisan dro Martinez in difesa, il Papu Gomez a centrocam po, Dybala, in forse per un infortunio muscolare, e Julian Alvarez in attacco sono tutti giocatori di li vello, titolari in Europa.

Gli argentini chiamano questa Nazionale la Sca loneta – un gioco di parole tra il cognome del Ct e camioneta che sta per furgoncino in spagnolo – a indicare come sia un gruppo unito guidato dal carisma di Scaloni. Se il carattere della squa dra fa ben sperare, i giocatori sapranno non farsi schiacciare dalle aspettative? Il tema per

Lo spettacolo migliore del Qatar

Dopo una prima stagione interlocutoria a Parigi, negli ul timi mesi Messi sta volando. I gol e gli assist arrivano come pioggia e mostrano reminiscenze del miglior Messi, e il mi glior Messi è semplicemente il miglior giocatore al mondo, uno dei pochi che può legittimamente ambire a vincere una Coppa del Mondo anche da solo, o quasi. Fino a due anni fa le esperienze con la Nazionale erano state spesso frustranti per lui, ma la vittoria in Copa America in casa del Brasile sembra avergli tolto una bella scimmia dalle spalle. Oggi, finalmente, non è solo il giocatore più forte dell’Argentina, che però si fa attanagliare dalla tensione fino a vomitare in campo, ma il capitano carismatico che guida i compagni. Ha perso un po’ di velocità ed esplosività, ma se riesce a portare anche in Qatar la leggerezza che sta mostrando con la Naziona le, rimane lo spettacolo migliore che si può vedere su un campo da calcio.

La Polonia sulle spalle di Lewandowski

COMMISSARIO TECNICO

Czeslaw Michniewicz

PORTIERI

Lucasz Skorupski (Bologna)

Wojciech Szczesny (Juventus)

Kamil Grabara (Copenaghen)

DIFENSORI

Jan Bednarek (Aston Villa)

Bartosz Bereszynski (Sampdoria)

Matthew Cash (Aston Villa)

Kamil Glik (Benevento)

Robert Gumny (Augsburg)

Artur Jedrzejczyk (Legia Varsavia)

Jakub Kiwior (Spezia)

Mateusz Wieteska (Clermont)

Nicola Zalewski (Roma)

CENTROCAMPISTI

Krystian Bielik (Birmingham City)

Przemyslaw Frankowski (Lens)

Kamil Grosicki (Pogon Szczecin)

Jakum Kaminski (Wolfsburg)

Grzegorz Krychowiak (Al-Shabab)

Michal Skoras (Lech Poznan)

Damian Szymanski (AEK Atene)

Sebastian Szymanski (Feyenoord)

Piotr Zielinski (Napoli)

Szymon Zurkowski (Fiorentina)

ATTACCANTI

Robert Lewandowski (Barcellona)

Arkadiusz Milik (Juventus)

Krzysztof Piatek (Salernitana)

Karol Swiderski (Charlotte FC)

Agennaio Paulo Sousa ha lasciato all’im provviso la panchina della Polonia per andare ad allenare il Flamengo. Al suo posto è arrivato Czeslaw Michniewicz, che ha una lunga carriera da allenatore in patria, ma poca esperienza internazionale. Con lui al co mando è arrivata la qualificazione al Mondiale in Qatar: dopo aver approfittato della squalifi ca della Russia, a fine marzo i polacchi si sono imposti nella finale degli spareggi europei per 2-0 sulla Svezia, che non battevano da 45 anni. Una partita di grande sofferenza, con i due gol arrivati nel secondo tempo grazie a un rigore di Lewandowski (e chi altrimenti?) e a una fuga di Zielinski che ha approfittato di un brutto erro re di Danielson.

Pantaleo Corvino, Ds di molte squadre italiane, ha detto una volta che “si può sbagliare moglie, ma non portiere e centravanti”. Da questo pun to di vista la Polonia è una delle migliori squa dre al mondo, visto che può schierare Wojciech Szczesny, il portiere della Juventus, e Robert Lewandowski, tra i primi tre centravanti al mondo. Il resto della rosa, però, mostra più di uno squilibrio, visto l’età avanzata di alcuni titolari storici, come Glik e Krychowiak, e la mancanza di talento generale, con diversi ele menti poco impiegati nelle loro squadre. Anche per questo, nelle ultime uscite, Michniewicz ha provato a integrare nella formazione titolare due dei giovani più interessanti della Serie A, Nicola Zalewski della Roma e Jakub Kiwior del lo Spezia, il primo sulla sinistra, il secondo – di cui anche Lewandowski ha parlato bene – in difesa.

Il loro inserimento ha portato la Polonia a pas sare da una difesa a 4 a una a 3, con due esterni larghi, forse un modo per puntellare la fase di fensiva dopo la brutta sconfitta per 6-1 subita in Nations League contro il Belgio. La Polonia ha vinto solo una delle ultime cinque partite, contro il Galles, e in generale ha mostrato una

grande difficoltà ad avere la meglio contro Nazionali di livello più alto, avendo perso o pareggiato contro Belgio, Olanda, Spagna e Inghilterra. L’idea di Mi chniewicz è che se la sua squadra riesce a tenere a bada gli attacchi avversa ri, nell’altra metà campo il suo centravanti può se gnare contro qualunque difesa al mondo. In mezzo, però, la Polonia dovrà tro vare un modo per sfrut tare l’incredibile stato di forma di Piotr Zielinski, che negli ultimi mesi a Na poli ha giocato il miglior calcio della sua vita e che sta diventando sempre più influente anche con la maglia della Nazionale. L’obiettivo dichiarato della Polonia è quello di superare il girone e arrivare agli ottavi, dove manca addirittura dal 1986. Dopo anni di delu

La stella

sioni, questa volta il passaggio del turno sem bra alla portata, visto che dovrebbero giocarsi il secondo posto con un Messico piuttosto bal bettante. In Qatar scopriremo quanto ti può portare avanti un centravanti meraviglioso come Lewandowski. 

In estate Robert Lewandowski ha spinto per lasciare il Bayern Monaco e coronare il sogno da bambino, almeno a suo dire, di giocare nel Barcellona. Cambiare aria non ha influito sulla sua capacità di fare gol: anche in Spagna la sua media rima ne molto vicina a quella di un gol a partita. Quando indossa la maglia della Nazionale, poi, Lewandowski diventa anche il leader spirituale e carismatico di un gruppo che in Qatar vuole arrivare il più lontano possibile. Con la Polonia 76 gol in 134 partite. In 37 partite valide per la qualificazione a un mondiale ha segnato 30 gol. Eppure ai Mondiali le presenze sono state appena tre, tutte in Russia nel 2018, con zero gol. A 34 anni è ancora in uno stato di forma eccezionale, ma difficilmente avrà altre occa sioni per lasciare il segno nella competizione più importante che c’è. Il sogno è quello di eguagliare il connazionale Grzegorz Lato, capocannoniere al Mondiale del 1974.

The
Last Dance (of Messi)
LA SQUADRA LA SQUADRA l’Argentina è sempre quello, ma questa volta c’è un motivo in più: il Qatar sarà l’ultimo Mondiale per Messi, l’ultima possibilità di prendersi tutto. Una vittoria da protagonista renderebbe lui, e di riflesso i suoi compagni, delle leggende, mentre una sconfitta sarebbe una catastrofe per un pa ese già alle prese con enormi problemi. 
Argentina  girone C
Polonia  girone C

Il Messico non sembra il solito

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Ochoa (Club America)

Cota (Leon)

Talavera (Club Juarez).

DIFENSORI

Araujo (Club America)

Gallardo (Monterrey)

Arteaga (Genk)

Moreno (Monterrey)

Sanchez (Ajax)

Vasquez (Cremonese) Montes (Monterrey)

CENTROCAMPISTA

Gutierrez (Psv Eindhoven)

Pineda (Aek Atene)

Herrera (Houston Dynamo)

Rodriguez (Monterrey)

Kevin Alvarez (Pachuca)

Guardado (Real Betis)

Alvarado (Cruz Azul)

Edson Alvarez (Ajax)

Chavez (Pachuca)

Antuna (Cruz Azul)

Romo (Monterrey)

ATTACCANTI

Lozano (Napoli)

Funes Mori (Monterrey)

Martin (Club America)

Jimenez (Wolverhampton)

Vega (CD Guadalajara)

Interrogato sulla rimonta subita nell’a michevole con la Colombia, da 2-0 a 2-3, il Ct Gerardo “Tata” Martino ha parlato di poca esperienza, ricordando come gli av versari avessero un esterno del Liverpool, un terzino della Juventus e altri giocatori di alto livello in Europa, al contrario di loro. Più del 60% della rosa che il Messico porterà in Qatar gioca in patria, nella Liga MX. Di quelli che gio cano in Europa, pochi sono titolari inamovibi li nelle loro squadre. Una mancanza di talento che segna un problema più grande per il calcio messicano, sempre più in difficoltà a produrre talenti generazionali come un tempo.

Quella messicana non è mai stata una grande Nazionale, ma spesso è riuscita a portare ai Mondiali squadre capaci di giocare un calcio divertente e spettacolare, in grado di mette re in difficoltà anche le avversarie più forti. Questa volta, però, le aspettative intorno alla squadra di Martino sono davvero basse, con il Ct argentino considerato il primo responsabile e osteggiato dai media e dai tifosi (al termine della partita con la Colombia, qualcuno dal pubblico gli ha lanciato una birra). Il Messico non ha avuto grandi difficoltà a qualificarsi al Mondiale, arrivando secondo dietro il Canada in un gruppo abbordabile come quello della Concacaf, ma non ha brillato particolarmente negli scontri diretti, perdendo sia in casa degli Stati Uniti che del Canada.

In campo Martino, un Ct con una grande espe rienza che lo ha visto allenare anche il Barcel lona e l’Argentina, schiera il Messico con un 4-3-3 dove la costruzione di un gioco pulito dal basso è la chiave per un gioco prettamente of fensivo, così come l’idea di recuperare subito il pallone pressando in avanti. Per far funziona re questo sistema sarà fondamentale l’appor to di alcuni giocatori, specialmente di Edson Álvarez, difensore centrale riconvertito a ele gante regista nell’Ajax. In porta, in Messico,

sperano che anche questa volta Ochoa si trasformi all’improvviso in uno dei migliori al mondo nel suo ruolo, come gli accade ogni quattro anni.

Il più grande problema per Martino, però, saran no gli infortuni. Jesus “Te catito” Corona, il giocato re più creativo della rosa, sarà assente, mentre Raul Jimenez, il miglior cen travanti messicano, è alle prese con dei problemi fisici e la sua presenza in campo è ancora incerta. Mancheranno an che il Chicharito Hernandez, miglior marcato re della storia del Messico, fuori dal progetto di Martino ormai da un po’ e Carlos Vela, che non ha un buon rapporto con la Nazionale. In loro assenza tutto il peso offensivo sarà sulle spalle di Hirving “Chucky” Lozano e Alexis

Vega, due ali molto mobili a cui però manca un po’ di creatività. Il Messico che si presenta in Qatar è una squadra capace di sprazzi di buon calcio d’attacco, ma difficilmente riesce a gio care bene una partita intera. Per qualificarsi finalmente, dopo quattro uscite consecutive ai gironi, a El Tri servirà trovare un po’ di consi stenza. 

Il

giocatore

più forte che forse non conoscete

Se a Hirving Lozano toccano i gradi di star della squadra, Edson Álvarez sarà l’equilibratore di una formazione spes so sbilanciata. Cresciuto come difensore nell’América, alla scuola dell’Ajax si è trasformato in un centrocampista difen sivo dalle capacità tattiche eccellenti. Álvarez ha grandi let ture senza palla – è uno di quei calciatori che sembra sempre essere al posto giusto al momento giusto, capace di vincere duelli aerei, contrasti e intercettare passaggi – mentre con il pallone tra i piedi è così affidabile da essersi guadagnato il soprannome di “Edsonbauer”, dovuto al paragone con Franz Beckenbauer fatto da Ricardo La Volpe, uno dei suoi primi al

sarà anche una grande vetrina in chiave mercato: dopo tre

e mezzo in Olanda, delle grandi prestazioni potrebbero assicurargli il passaggio

uno dei migliori club al mondo, di cui si parla già da un po’.

La peggior Nazionale in Qatar?

COMMISSARIO TECNICO Herve Renard

PORTIERI

Mohamed Al-Owais (Al-Hilal)

Nawaf Al-Aqidi (Al-Nassr)

Mohamed Al-Yami (Al-Ahly)

DIFENSORI

Yasser Al-Shahrani (Al-Hilal)

Ali Al-Bulaihi (Al-Hilal)

Abdulelah Al-Amri (Al-Nassr)

Abdullah Madu (Al-Nassr)

Hassan Tambakti (Al-Shabab)

Sultan Al-Ghanam (Al-Nassr)

Muhammad Al-Burayk (Al-Hilal)

Saud Abdulhamid (Al-Hilal)

CENTROCAMPISTA

Salman Al-Faraj (Al-Hilal)

Riyadh Sharahili (Abha)

Ali Al-Hassan (Al-Nassr)

Mohamed Kanno (Al-Hilal)

Abdulelah Al-Malki (Al-Hilal)

Sami Al-Najei (Al-Nassr)

Abdullah Otayf (Al-Hilal)

Nasser Al-Dawsari (Al-Hilal)

Abdulrahman Al-Aboud (Ittihad)

Salem Al-Dawsari (Al-Hilal)

Hattan Bahebri (Al-Shabab)

ATTACCANTI

Haitham Asiri (Al-Ahli)

Firas Al-Buraikan (Al-Fateh)

Saleh Al-Shehria (Al-Hilal)

Negli ultimi anni l’Arabia Saudita si è consolidata come una delle Nazionali più solide della confederazione asiati ca. A marzo si è qualificata al secondo Mon diale consecutivo vincendo il proprio girone davanti a Giappone e Australia, due squadre più quotate, mettendo in mostra un calcio con poche individualità ma con un’ottima orga nizzazione. Sono anni che il paese arabo sta investendo in questo sport – recentemente il fondo sovrano ha comprato il Newcastle, un club di Premier League – ma la strada è anco ra lunga: l’Arabia Saudita è la squadra con il peggior ranking Fifa tra quelle qualificate al Mondiale, con un buon distacco sulla penulti ma, e le possibilità che passi il girone riman gono basse. Per provare a invertire questa tendenza, il campionato locale, dove giocano tutti i convocati, è stato fermato il 16 ottobre, dopo appena otto giornate, per permettere alla Nazionale di andare in ritiro e prepararsi al meglio. Mentre quasi tutte le altre squadre si raduneranno a ridosso della partenza della competizione, l’Arabia Saudita avrà un mese insieme alle spalle e sei amichevoli (contro l’una o due delle altre) per trovare la forma e l’assetto ideale.

Dal 2019 l’allenatore è Hervé Renard, affasci nante Ct francese in grado di vincere due volte la Coppa d’Africa con Zambia e Costa d’Avo rio. Appena arrivato Renard ha subito cercato di creare un gruppo-squadra affiatato e ben riconoscibile affidandosi a un blocco prove niente dall’Al-Hilal, il miglior club del paese. I “Falchi verdi” sono una squadra molto fisi ca, impostata su un 4-2-3-1 basso e compatto con due terzini di discreto livello come Yasser Al-Shahrani e Sultan al-Ghanam. Nelle ultime amichevoli ha lasciato a secco squadre di buon livello come gli Stati Uniti e l’Ecuador, due pa reggi per 0-0, battendo anche la Macedonia del Nord per 1-0. Partite in cui ha mostrato un’at tenta organizzazione difensiva ma ha anche

concesso tante occasioni agli avversari, cosa che difficilmente puoi per metterti contro attaccan ti come Messi e Lewan dowski senza prendere gol. Davanti sono preca rie le condizioni di Sa leh Al-Shehri, al rientro dalla rottura del tendine d’Achille e prezioso dalla panchina. Per i gol Re nard dovrà affidarsi an cora a Salem Al-Dawsari, chiamato in patria “il tor nado”.

L’Arabia Saudita ha l’in centivo che i Mondiali si svolgeranno in un paese confinante, con quindi la presenza di tantissimi tifosi, e con cui i rapporti non sono idilliaci. Anche per questo pochi giorni prima della partenza per il ritiro i giocatori sono sta ti a lungo a colloquio con il principe ereditario

Il commissario tecnico

dire che la

di Renard non ci stia provando. 

Hervé Renard ha l’abbronzatura di chi insegue l’estate tut to l’anno e una mascella dura, indossa sempre una camicia bianca aperta sul petto. Agli inizi della carriera oltre ad al lenare gestiva un’impresa di pulizie. La svolta grazie all’in contro con Claude Le Roy che se lo porta in giro per il mondo come assistente. Nel 2008 diventa il Ct dello Zambia, quattro anni dopo vince la Coppa d’Africa. Passano due anni e si ri pete sulla panchina della Costa d’Avorio. Se in Francia non ha successo, esonerato da Sochaux e Lille, in Africa è uno dei commissari tecnici più stimati. Nel 2018 ha riportato il Ma rocco ai Mondiali dopo 20 anni, non riuscendo a passare il turno ma mettendo in mostra un calcio piacevole e offensivo. Con l’Arabia Saudita proverà nel miracolo di qualificare agli ottavi una Nazionale dal pochissimo talento. Dovesse riuscirci, sarebbe l’ennesima impresa di un allenatore a suo modo unico.

LA SQUADRA LA SQUADRA lenatori. Per lui il Mondiale stagioni in
Messico  girone C
e primo ministro Mohammed bin Salman. Il sogno di tutti è quello di arrivare agli ottavi, dove i “Falchi verdi” sono arrivati una sola volta, nel 1998. Riuscirci non sarà facile, ma non si può squadra Arabia Saudita  girone C

Una Francia (forse) migliore di quella del 2018

COMMISSARIO TECNICO

Didier Deschamps

PORTIERI

Alphone Areola (West Ham)

Hugo Lloris (Tottenham)

Steve Mandanda (Rennes)

DIFENSORI

Lucas Hernandez (Bayern Monaco)

Theo Hernandez (Milan)

Presnel Kimpembe (Paris Saint-Germain)

Ibrahima Konate (Liverpool)

Jules Kounde (Barcellona)

Benjamin Pavard (Bayern Monaco)

William Saliba (Arsenal)

Dayot Upamecano (Bayern Monaco)

Raphael Varane (Manchester United)

CENTROCAMPISTI

Eduardo Camavinga (Real Madrid)

Youssouf Fofana (Monaco)

Matteo Guendouzi (Marsiglia)

Adrien Rabiot (Juventus)

Aurelien Tchouameni (Real Madrid)

Jordan Veretout (Marsiglia)

ATTACCANTI

Karim Benzema (Real Madrid)

Kingsley Coman (Bayern Monaco)

Ousmane Dembélé (Barcellona)

Olivier Giroud (Milan)

Antoine Griezmann (Atletico Madrid)

Kylian Mbappe (Psg)

Randal Kolo Muani (Eintracht)

Marcus Thuram (Borussia Moenchengladbach)

In una realtà parallela alla nostra, all’89e simo minuto di gioco dell’ottavo di finale con la Svizzera, Pogba non perde la palla che porta al gol di Gavranovic e la Francia vin ce 3-2; poi prosegue il suo cammino battendo la Spagna e l’Italia e anche l’Inghilterra in finale, a Wembley, vincendo Euro 2020 dopo aver vin to il Mondiale del 2018. Come la Francia di Zi dane, Henry, Barthez (e Deschamps giocatore). Tale era sembrata la qualità di quella squadra, un anno e mezzo fa, che è più difficile credere che le cose siano andate nell’altro modo, che la Svizzera abbia davvero segnato due gol negli ultimi dieci minuti e che poi l’abbia eliminata ai rigori.

Ancora oggi la Francia è una squadra con tan te potenzialità che potrebbe iscrivere due for mazioni al torneo e provare a vincere con en trambe. Ma la Svizzera, in quella sera di giugno 2021, aveva pienamente meritato di vincere, sfruttando le debolezze mentali e strutturali di una squadra spesso pigra, sufficiente, che si accontenta del minimo indispensabile. Così come hanno meritato Danimarca e Croazia, che l’hanno spedita al terzo posto del gruppo di Nations League giusto lo scorso settembre.

Didier Deschamps ha la doppia fortuna di esse re uno dei pochi allenatori “costretti” a vincere con una squadra ampiamente all’altezza dell’o biettivo, e al tempo stesso di essere arrivato al capolinea del proprio percorso in ogni caso. Co munque vada a finire, con questo Mondiale si dovrebbe chiudere il suo ciclo. Un peso in meno sulle sue spalle e, forse, anche su quelle dei suoi giocatori. In campo resta pochissimo sia della squadra di Russia 2018 che di quella schierata in Inghilterra tre anni dopo e non ci saranno Kanté, Pogba e Kimpembé. Anche Griezmann non sta passando un bel momento con l’Atletico Madrid e in difesa Varane ha guardato da infor tunato le ultime partite del Manchester United, mentre Lucas Hernandez è appena rientrato da un infortunio muscolare importante. Persino

La forza della Tunisia è non avere stelle

COMMISSARIO TECNICO

Jalel Kadri

PORTIERI

Aymen Dahmen (Club Sportif Sfaxien)

Mouez Hassan (Club Africain)

Bechir Ben Said (US Monastir)

Aymen Mathlouthi (Etoile du Sahel)

DIFENSORI

Ali Abdi (Caen)

Mohamed Drager (FC Luzern)

Ali Maaloul (Al Ahly)

Wajdi Kechrida (Atromitos)

Nader Ghandri (Club Africain)

Yassine Meriah (Esperance)

Bilel Ifa (Kuwait FC)

Dylan Bronn (Salernitana)

Montassar Talbi (Lorient)

CENTROCAMPISTI

Ellyes Skhiri (Colonia)

Ghaylen Chaalali (Esperance)

Aissa Laidouni (Ferencvaros)

Mohamed Ali Ben Romdhane

(Esperance)

Ferjani Sassi (Al-Duhail)

Hannibal Mejbri (Birmingham City)

ATTACCANTI

Youssef Msakni (Al Arabi SC),

Seifeddine Jaziri (Zamalek)

Naim Sliti (Ettifaq)

Issam Jebali (Odense)

Taha Yassine Khenissi (Kuwait SC)

Anis Ben Slimane (Brondby)

Wahbi Khazri (Montpellier)

Benzema non era al 100% nelle ultime partite con il Real Madrid.

Sarà una Francia nuova al meno per metà, quella che proverà a vincere la sua seconda Coppa del Mondo consecutiva. E i nuovi ar rivati, almeno sulla carta, sono all’altezza dell’im presa. Tchouaméni, Kona té e Youssuf Fofana (cen trocampista del Monaco) garantiscono prestazioni di alto livello e persino Ousmane Dembélé, spesso paragonato a Mbappé, sta finalmente giocando con continuità nel Barcellona (in panchina poi scalpitano i vari Giroud, Thuram, Guendouzi). Deschamps ha giocatori a sufficienza per col mare le assenze e trovare una formazione so lida che permetta alle sue due stelle, Mbappé e Benzema di brillare. In condizioni normali

La possibile sorpresa

Le fortune della Francia non passeranno da lui (anzi non è neanche detto che sarà titolare vista la concorrenza di Griez mann, Coman, Thuram) ma nella partita giusta Ousmane Dembélé può rubare la scena a Mbappé e Benzema. Final mente a disposizione del Barcellona di Xavi, Dembélé sta gio cando una stagione matura anche se spesso gli vengono date troppe responsabilità creative. Contro l’Almeria a inizio no vembre ha segnato un gol splendido, partendo come sempre dalla linea del fallo laterale, a destra, saltando prima un av versario e poi un secondo, prima di concludere con precisio ne di sinistro sul secondo palo. Quasi del tutto ambidestro, Dembélé è soprattutto un giocatore da spazi aperti, sia per come dribbla alla velocità della luce che per i filtranti con cui mette in porta i compagni. Se le difese avversarie

concentrate su Benzema, Mbappé o qualcun altro dei suoi

Alla sesta qualificazione della sua storia, la Tunisia arriva al Mondiale in Qatar men tre è ancora viva la polemica dovuta alle interferenze del Ministro dello Sport con il lavo ro del presidente della Federazione, che è costato un avvertimento ufficiale della Fifa. E che ha fat to pensare, fino a pochi giorni fa, che la Tunisia potesse addirittura essere esclusa dal Mondiale (come è successo a Kenya e Zimbabwe, escluse dalle qualificazioni alla Coppa d’Africa 2023). Non ha aiutato a creare la giusta atmosfera ne anche la sconfitta larga subita in amichevole da un Brasile, va detto, particolarmente brillante nel primo tempo e che alla fine ha vinto 5-1. Il giornalista tunisino Raouf Khelif ha detto che la differenza tra il calcio africano e quello interna zionale è troppo alta e che si rischia una figurac cia come nel 2018, quando hanno subito 5 gol dal Belgio. Pur essendo arrivati in finale della Coppa Araba a fine 2021 senza brillare, la Tunisia non ha fatto bene neanche nella Coppa d’Africa suc cessiva tanto che Jalel Kadri, l’attuale allenatore, è subentrato al suo predecessore Mondher Keba ier dopo l’eliminazione ai quarti contro il Burki na Faso, lo scorso febbraio. Nonostante avesse già qualificato la squadra per il Mondiale vincen do di misura gli spareggi con il Mali (1-0 con un autogol fuori casa e 0-0 in Tunisia).

Al tempo stesso quella con il Brasile è la sola sconfitta da quando Kadri siede in panchina e nelle amichevoli della scorsa estate sono arri vate due vittorie convincenti contro Cile (1-0) e Giappone (3-0). Kadri, come Kebaier prima di lui, ha lavorato su un gruppo di giocatori che, salvo qualche eccezione, gioca in Tunisia o comunque in Paesi arabi, come il Qatar appunto. Le ecce zioni riguardano soprattutto il veterano Wahbi Khazri, nato e cresciuto in Corsica e attualmen te al Montpellier; il difensore della Salernitana Dylan Bronn, nato in Costa Azzurra; e i centro campisti Aïssa Laïdouni, che viene dalla perife ria di Parigi e gioca in Turchia, ed Ellyes Skhiri, anche lui della costa sud della Francia che oggi

gioca in Germania. Proprio pensando alla sfida con la squadra campione del mondo, il prossimo 30 no vembre, Kadri ha detto che la sua squadra giocherà “senza complessi”. La Tunisia è una squadra che pensa prima di tutto a difendersi bene, ma che quando attacca porta mol ti uomini nella trequarti avversaria, puntando sulla tecnica dei propri centro campisti per una trasmis sione del pallone rapida e sulla velocità dei terzini per giocare in ampiezza. È una squadra a tratti noiosa, ma che con la giu sta intensità sa anche divertire. Youssef Msakni, capitano, ha commentato così il sorteggio diffici le: “Chiunque si qualifichi per il Mondiale merita di esserci”, rispondendo anche a chi, prima degli spareggi con il Mali li vedeva sfavoriti. “Ci batte remo fino all’ultima partita”. Anche Khazri, che a 31 anni è ormai agli sgoccioli della propria car

Giocatori da tenere d’occhio

Seifeddine Jaziri è stato capocannoniere dell’ultima Coppa Araba, con quattro gol, e potrebbe giocare al centro dell’at tacco. È il classico attaccante da area di rigore forte di testa, ma ha una discreta velocità e sa giocare in spazi aperti. È interessante anche la mezzala Ben Romdhane (classe ’99, gioca in Tunisia), giocatore fisico ma con una buona visio ne di gioco e una discreta sensibilità nel piede destro, sia al tiro che per dare l’ultimo passaggio. Se vi piace scommettere sui giovani invece il nome giusto è quello del talento classe 2003 Hannibal Mejbri, quest’anno in Championship ma di proprietà del Manchester United. Con una capigliatura vo luminosa alla David Luiz e un fisico esile ancora da adolescente, si tratta di un tre quartista tecnico che ama dribblare sull’esterno. Se gli verranno concessi dei minuti in campo ruberà senz’altro l’occhio.

LA SQUADRA LA SQUADRA a una squadra ne basterebbe anche uno solo, dei due, per sperare di diventare campioni del mondo (e in effetti nel 2018 è bastato Mbappé) ma la Francia non giocherà in condizioni nor mali: mira a vincere due volte di seguito il Mon diale, un’impresa riuscita solo all’Italia negli anni 30 e al Brasile negli anni 60.  dovessero distrarsi, troppo compagni d’attacco, Dembélé sarebbe felice di approfittarne.
Francia  girone D
riera ma resta l’unico giocatore ad aver segnato più di un gol in un Mondiale (nel 2018 ha segnato sia contro il Panama che contro il Belgio), ha det to che “non avere delle stelle è la nostra forza”. Nelle precedenti cinque apparizioni in un Mon diale la Tunisia non ha mai superato il girone. La partita d’esordio con la Danimarca sarà subito fondamentale per misurare le reali possibilità della squadra magrebina. Tunisia  girone D

La Danimarca vuole arrivare lontano

COMMISSARIO TECNICO

Kasper Hjulmand

PORTIERI

Kasper Schmeichel (Nizza)

Oliver Christensen (Hertha Berlino)

Frederik Ronnow (Union Berlino)

DIFENSORI

Simon Kjaer (Milan)

Joakim Maehle (Atalanta)

Rasmun Nissen Kristensen (Leeds)

Daniel Wass (Brondby)

Jens Stryger Larsen (Trabzonspor)

Andrea Christensen (Barcellona)

Joachim Andersen (Crystal Palace)

Victor Nelsson (Galatasaray)

Alexander Bah (Benfica)

CENTROCAMPISTA

Mathias Jensen (Brentford)

Pierre Emile Hojbjerg (Tottenham)

Thomas Delaney (Siviglia)

Christian Eriksen (Manchester United)

Jesper Lindstrom (Eintracht

Francoforte)

Christian Norgaard (Brentford)

Robert Skov (Hoffenheim)

ATTACCANTI

Kasper Dolberg (Siviglia)

Andreas Skov Olsen (Club Bruges)

Andreas Cornelius (Copenaghen)

Joan Older Wind (Wolfsburg)

Mikkel Damsgaard (Brentford)

Martin Braithwaite (Espanyol)

Yussuf Poulsen (Lipsia)

Per forza di cose il pensiero va a quel mo mento della partita con la Finlandia in cui Christian Eriksen, capitano della Da nimarca, è caduto a terra con gli occhi sbarrati. Ma sia la Danimarca che Eriksen sono andati avanti. La squadra allenata da Kasper Hjul mand è arrivata fino in semifinale, perdendo nei supplementari contro l’Inghilterra; Eriksen nel frattempo, dopo aver iniziato il proprio per corso riabilitativo nel Brentford, squadra picco la di Premier League con un allenatore e molti giocatori danesi in squadra, ha scelto di vestire la maglia del Manchester United, una grande decaduta in cerca di riscatto. Tutto è andato per il meglio, al punto che meno di un anno dopo Eriksen è tornato a vestire la maglia della na zionale, che nel frattempo si era qualificata per la Coppa del Mondo come prima classificata del proprio girone (vincendole tutte tranne l’ultima partita). E niente racconta dello stato di salute della nazionale danese più del fatto che tra giu gno e settembre ha battuto due volte la Francia campione del mondo.

Il massimo obiettivo raggiunto dalla Danimar ca in un Mondiale sono i quarti di finale del 1998 ma oggi si parla più o meno apertamente della possibilità di vincere un trofeo. In un’intervi sta al Guardian, Hjulmand, che in Danimarca è chiamato “leader of the nation”, ha detto di aver scelto di restare sulla panchina della Nazionale nonostante avesse offerte dall’Inghilterra con l’idea di vincere qualcosa. “Se volete chiamatelo sogno, ma a me piacciono i sogni”. La sua Dani marca è una squadra flessibile, che può giocare con il 4-3-3 o con un più prudente 3-4-2-1, capace di adattarsi al contesto della partita e all’avver sario che ha davanti. Che alterna fasi più ag gressive, in cui pressa in zone alte di campo, a momenti in cui difende con due linee compatte nella propria metà campo, sicura anche della forza del proprio portiere, Kasper Schmeichel. Con la palla tra i piedi comanda la tecnica di Eriksen, organizzatore del gioco offensivo, e

La sfida impossibile dell’Australia

COMMISSARIO TECNICO

Graham Arnold

PORTIERI

Mathew Ryan (FC Copenhagen)

Andrew Redmayne (Sydney FC)

Danny Vukovic (Central Coast Mariners)

DIFENSORI

Milos Degenek (Columbus Crew)

Nathanial Atkinson (Heart of Midlothian)

Joel King (OB)

Fran Karacic (Brescia)

Bailey Wright (Sunderland)

Harry Souttar (Stoke)

Kye Rowles (Heart of Midlothian)

Aziz Behich (Dundee United)

Thomas Deng (Albirex Niigata)

CENTROCAMPISTA

Aaron Mooy (Celtic)

Craig Goodwin (Adelaide United)

Jackson Irvine (St. Pauli)

Cameron Devlin (Heart of Midlothian)

Riley McGree (Middlesbrough)

Ajdin Hrustic (Verona)

Keanu Baccus (St Mirren)

ATTACCANTI

Mathew Leckie (Melbourne City)

Martin Boyle (Hibernian)

Jamie Maclaren (Melbourne City)

Craig Goodwin (Adelaide United)

Mitchell Duke (Fagiano Okayama)

Jason Cummings (Central Coast Mariners)

Garang Kuol (Central Coast Mariners)

Awer Mabil (Cadice)

Apochi secondi dalla fine della partita Fa bio Grosso entra in area, finge il cross e sterza verso l’interno, il difensore davanti a lui, Lucas Neill, scivola e Grosso trascinando la gamba gli finisce addosso. Rigore, che Francesco Totti trasforma con un tiro forte e centrale. Era no gli ottavi di finale del Mondiale del 2006 e que sto è stato il punto più alto mai raggiunto dalla nazionale australiana.

Sembra difficile, se non impossibile, raggiungere un traguardo del genere oggi, per via del girone in cui i primi due posti sembrano prenotati da Francia e Danimarca (non necessariamente in questo ordine) ma anche per la strada lunga e complicata con cui la squadra di Graham Arnold si è qualificata per il Qatar. Un percorso tortuoso ricco di punti bassi (i pareggi con Oman e Cina, le sconfitte con Giappone e Arabia Saudita) che hanno portato l’Australia a staccare il biglietto per il Mondiale solo dopo aver vinto un primo playoff con gli Emirati Arabi e poi un secondo con il Perù. Quella partita è finita 0-0 e dopo i supple mentari è andata ai rigori. A quel punto Arnold ha fatto entrare il portiere di riserva Andrew Redmayne, appositamente per i rigori. Agitan do braccia e gambe sulla linea di porta, con dei movimenti simili a una marionetta impazzita, Redmayne ha parato l’ultimo rigore della serie di cinque, mandando infine l’Australia al Mondiale. L’Australia è una squadra umile e modesta, più a proprio agio senza palla rispetto a quando si trat ta di costruire un’azione con la palla a terra. Una di quelle squadre che sulla carta sono la vittima sacrificale del proprio girone ma che magari, chissà, con la magia del Mondiale a proteggerle può essere in grado di superare i propri limiti e trovare una solidità e una coesione speciale. L’o biettivo sarà quello di giocare una o un paio di grandi partite difensive, contro squadre dal valo re decisamente maggiore, provando a sfruttare i pochi contropiedi che le verranno concessi. Molto criticato in patria durante le qualificazio ni, Arnold ha fatto delle convocazioni strane, lasciando fuori dal Mondiale il proprio genero,

degli esterni (Skov Olsen, Damsgaard) ma anche il senso dell’ordine e il di namismo di Hojbjerg e Delaney (il primo gioca in Premier League, nel Tottenham, il secondo in Liga, nel Siviglia). Sulle fasce possono contare sull’energia di Mahele a sinistra e Kristensen a destra, entrambi abituati a contesti intensi e ag gressivi (rispettivamente nell’Atalanta e nel Leeds). Gli unici dubbi riguarda no la coppia di difesa e il centravanti. Kjaer non è sembrato ancora al meglio con il Milan, dopo essere tornato da un infortunio al ginocchio, così come Christen sen ha giocato poche partite con la maglia del Barcellona per via di un problema alla caviglia (come alternativa o aggiunta, in caso di difesa a 3, c’è Joachim Andersen, da due anni al Crystal

La possibile sorpresa

Allo scorso Europeo ha rubato l’occhio il talento di Mikkel Damsgaard, che subito dopo però ha mancato la stagio ne della definitiva consacrazione per un brutto infortunio (un’artrite molto aggressiva, a detta del suo agente) che lo ha tenuto lontano dal campo per quasi duecento giorni. Anche quest’anno in Premier League, al Brentford, Damsgaard sta giocando pochissimo. Potrebbe allora essere arrivato il mo mento giusto per scoprire il talento di Skov Olsen, non del tut to apprezzato al Bologna nelle scorse stagioni ma quest’anno col Brugge ha già segnato 6 gol. Trequartista destro, di piede mancino, a dispetto dell’aria delicata e dell’altezza (un metro e ottantotto) è dotato di grande velocità e ama andarsene palla al piede lungo la linea laterale. Contro la Francia ha segnato un bel gol calciando al volo di sinistro e in Qa tar potrebbe diventare l’arma segreta di Kasper Hjulmand.

Australia  girone D

Kenya prima che la sua famiglia venisse accolta in Australia. Nelle ultime due amichevoli gioca te prima del Mondiale, l’Australia ha battuto due volte (1-0 e 2-0) la Nuova Zelanda, unica avversa ria alla sua altezza in Oceania. Sono vittorie che fanno ben sperare e che rinsaldano la fiducia di un gruppo passato attraverso una qualificazione infernale e che si godrà ogni singolo momento delle tre partite che giocherà di sicuro. 

Il gioiellino da tenere d’occhio

Convocato a sorpresa, il diciottenne Garang Kuol (nato in Egitto da genitori sudanesi, rifugiati in Australia quando aveva sei anni) è conosciuto più che altro per essere stato ingaggiato dal Newcastle, dove si trasferirà a gennaio. Ha esordito nel campionato australiano lo scorso aprile, con la maglia dei Central Coast Mariners, segnando il suo primo gol dopo sette minuti dall’ingresso in campo, con una bella progressione palla al piede conclusa da un tiro di destro ra soterra. Ha segnato quattro gol nelle prime sette partite nella prima divisione australiana (entrando sempre dalla panchi na). Nell’amichevole tra l’All Star Team del campionato au straliano e il Barcellona, Kuol ha seminato il panico nella difesa blaugrana, al punto che Xavi dopo la partita lo ha definito un talento “incredibile”. Il Mondiale sarà la prima occasione per farsi conoscere da un pubblico più grande di quello australiano, tutto starà nel saperla cogliere.

LA SQUADRA LA SQUADRA Palace). In avanti si aspetta ancora l’esplosione definitiva del talento di Dolberg, che ha giocato solo una manciata di minuti con il Siviglia e an che lo scorso anno con il Nizza non ha segnato molto, mentre Braithwaite e Cornelius sembra no opzioni di non grandissimo spessore. 
nonché ex capitano del la Nazionale, il difenso re Trent Sainsbury, oltre all’attaccante Targett (che aveva schierato titolare in una delle due amichevoli con la Nuova Zelanda) e il portiere Mitch Langerak, che nel campionato giap ponese ha mantenuto la porta del Nagoya Grampus inviolata per 14 volte in 33 partite. Arnold mette in campo la sua squadra con un classico 4-4-1-1 con Aj din Hrustic dietro a un attaccante grande e gros so (come il gigantesco Mitchell Duke, che gioca in Giappone nei Fagiano Okayama) o a una punta più mobile. Un po’ di elettricità può arrivare dagli inserimenti di Jackson Irvine (che gioca con il St. Pauli nella seconda divisione tedesca), dai drib bling di Martin Boyle sulla fascia destra, o dalla parte opposta dalla velocità di Awer Mabil, ester no del Cadice nato in un campo per rifugiati in Danimarca  girone D

La rivoluzione permanente di Luis Enrique

COMMISSARIO TECNICO

Luis Enrique

PORTIERI

Unai Simon (Athletic Bilbao)

Robert Sanchez (Brighton)

David Raya (Brentford)

DIFENSORI

Dani Carvajal (Real Madrid)

Cesar Azpilicueta (Chelsea)

Eric Garcia (Barcellona)

Hugo Guillamon (Valencia)

Aymeric Laporte (Manchester City)

Pau Torres (Villarreal)

Jordi Alba (Barcellona)

José Gayà (Valencia)

CENTROCAMPISTI

Sergio Busquets (Barcellona)

Rodri Hernandez (Manchester City)

Pedri Gonzalez (Barcellona)

Gavi (Barcellona)

Koke Resurreccion (Atletico Madrid)

Marcos Llorente (Atletico Madrid)

Carlos Soler (París Saint-Germain)

ATTACCANTI

Alvaro Morata (Atletico Madrid)

Ferran Torres (Barcellona)

Dani Olmo (RB Lipsia)

Nico Williams (Athletic Bilbao)

Pablo Sarabia (París Saint-Germain)

Marco Asensio (Real Madrid)

Yeremy Pino (Villarreal)

Ansu Fati (Barcellona)

Adieci anni dalla chiusura del quin quennio d’oro 2008-12, in cui ha vinto un Mondiale e due Europei, la Spagna inizia finalmente a vedere i frutti di un rinno vamento generazionale che forse ci ha messo più tempo del dovuto. Per via della pandemia e degli eventi drammatici che hanno colpito la sua famiglia, Luis Enrique arriva in Qatar a quattro anni dal suo ingaggio ufficiale forse per la prima volta con una squadra che è sua a tutti gli effetti, e senza essere più sperimen tale. Pedri e Gavi, lanciati nel sorprendente Europeo dell’anno scorso, non sono più delle sorprese, e le esclusioni che tanto avevano fat to rumore qualche mese fa, da Sergio Ramos a Piqué (nel frattempo ritirato) fino ad arrivare a De Gea, sono ormai messe alle spalle. Il Ct di Gijon sembra ormai aver convinto tutti nella sua rivoluzione giovanilista, merito anche di un gioco scintillante e di risultati tutt’altro che scontati per una Nazionale in fin dei con ti inesperta. Dopo l’Europeo, in cui comunque si è fermata a un passo dalla finale, la Spagna è arrivata alle fasi finali della Nations League per due volte di fila (battendo i nuovi campioni d’Europa in casa loro con una prestazione più dominante di quanto il risultato non dica), e ha vinto agilmente il suo girone di qualificazio ne. I Mondiali, lo sappiamo, sono però un’altra cosa.

Sull’arco molto ristretto delle tre partite in cui si giocherà il passaggio alla fase ad elimina zione diretta, infatti, la Spagna potrebbe risen tire dei suoi difetti più di quanto possa godere dei suoi pregi. La squadra di Luis Enrique è molto appagante da vedere per come domina il possesso e riesce ad avanzare sul campo for mando triangoli continuamente ma persiste nell’avere un problema cronico di finalizza zione delle occasioni, e questo inizio di stagio ne non sembra aver migliorato le cose. Quella che dovrebbe essere la punta titolare, Alvaro Morata, per adesso ha segnato solo 5 gol con

la maglia dell’Atletico Madrid tra campionato e Champions, e anche le due ali, Sarabia e Ferran Tor res, con i rispettivi club stanno faticando molto. Luis Enrique non sembra avere molte soluzioni se non il proprio sistema di gioco, ma su un numero ristretto di partite e con tro squadre che penseran no quasi esclusivamente a difendersi esprimersi po trebbe essere più difficile del previsto. Non bisogna dimenticare che anche agli Europei, nonostante la semifinale rag giunta, la Spagna nei novanta minuti ha battu to un solo avversario (la Slovacchia).

La squadra di Luis Enrique avrà la fortuna di partire affrontando quella che teorica

Il giocatore da seguire

In una squadra quasi del tutto priva di stelle, tutti gli oc chi nelle partite della Spagna saranno puntati su Pedri. Il centrocampista nativo delle Canarie compirà 20 anni du rante i Mondiali, due giorni prima di Germania-Spagna per la precisione, eppure è fin troppo facile aspettarsi che sarà il sole intorno a cui girerà la squadra di Luis Enrique. Non ci sono giocatori che incarnano meglio il juego de po sicion catalano, che alla fine è ciò che ha portato la Spagna in cima al mondo non troppo tempo fa. Lo ha detto anche il suo allenatore al Barcellona, Xavi, che insomma di gioco di posizione qualcosa ne sa: «Mi ricorda molto Iniesta». La leggenda dei blaugrana è stato l’idolo infantile di Pedri, ma ai Mondiali significa soprattutto una cosa: il gol in finale all’Olanda. È troppo presto per pensare che possa ricalcarne

Il Giappone è ancora in attesa del salto di qualità

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Eiji Kawashima (Strasburgo)

Shuichi Gonda (Shimizu S-Pulse)

Daniel Schmidt (St. Truiden)

DIFENSORI

Yuto Nagatomo (FC Tokyo)

Hiroki Sakai (Urawa Reds)

Miki Yamane (Kawasaki Frontale)

Yuta Nakayama (Huddersfield)

Maya Yoshida (Schalke 04)

Kou Itakura (Borussia

Monchengladbach)

Takehiro Tomiyasu (Arsenal)

Shogo Taniguchi (Kawasaki Frontale)

Hiroki Ito (Stoccarda)

CENTROCAMPISTI

Gaku Shibasaki (Leganés)

Wataru Endo (Stoccarda)

Hidemasa Morita (Sporting Lisbona)

Ao Tanaka (Fortuna Dusseldorf)

Junya Ito (Reims)

Ritsu Doan (Friburgo)

Daichi Kamada (Eintracht Francoforte)

Yuki Soma (Nagoya Grampus)

Kaoru Mitoma (Brighton)

ATTACCANTI

Takumi Minamino (Monaco)

Takefusa Kubo (Real Sociedad)

Takuma Asano (Bochum)

Daizen Maeda (Celtic)

Ayase Ueda (Cercle Bruges)

Il Giappone aspetta il Mondiale della rive lazione all’incirca da quando Holly & Benji è diventato un best seller e quel momento stenta ancora ad arrivare. Agli scorsi Mondiali, in Russia, lo ha sfiorato nel modo più crudele, perdendo con il Belgio degli ottavi di finale che a sorpresa stava vincendo per 0-2 fino al 69esi mo minuto.

A quel punto si è rimesso in piedi, solido, ma senza velleità, alla ricerca del suo momento. Nei quattro anni che sono passati è arrivato in finale di Coppa d’Asia, perdendola contro il Qatar, poi ha attraversato tutto il percorso di qualificazione dimostrandosi ancora una volta una delle migliori squadre asiatiche, ma senza mai avere picchi. Ha stravinto il primo girone, con Tagikistan, Kirghizistan, Mongolia e Myanmar, senza mai perdere e subendo solo due gol, ma poi, al secondo turno, in un gruppo di livello leggermente più alto, è subito arrivato secondo, dietro un avversario nemmeno irresi stibile come l’Arabia Saudita.

Il problema del Giappone continua a essere questo: una squadra molto preparata tattica mente e dal livello tecnico mediamente alto, ma senza giocatori che le permettano mai di fare il salto di livello definitivo. Il Ct Hajime Moriyasu oscilla tra un 4-4-2 e un 4-3-3 che tiene il bari centro molto in alto sul campo e le linee molto strette sia orizzontalmente che verticalmente. Un assetto che gli permette di essere solido difensivamente e anche abbastanza efficace nelle transizioni offensive ma mai davvero travolgente, soprattutto quando il livello tec nico dell’avversario si alza. Lo si è visto anche nelle ultime amichevoli, dove il Giappone ha alternato vittorie convincenti (come quella sul Ghana per 4-1 o quella sugli Stati Uniti per 2-0) a sconfitte pesanti sia nel risultato che nelle oc casioni subite (1-0 contro il Brasile, 3-0 contro la Tunisia). Purtroppo per la Nazionale asiatica il girone è uno dei più difficili di tutto il Mon diale e, al di là del calendario (che, con il Costa

orme? Nel frattempo godiamoci il suo rapporto sensuale con il

gli spazi immaginati e poi creati dal nulla con un pallone.

Rica alla seconda giorna ta, potrebbe permetterle di sperare fino all’ultimo), per provare a passare il turno dovrà pescare dal mazzo della sua rosa al meno una rivelazione. Forse è per questo che Moriyasu è così indeciso su chi schierare davanti, dove il Giappone sembra avere un problema serio nel creare occasioni e nel segnare gol. Sarà il Mon diale dell’eterna promessa Takefusa Kubo, tutto pri mi controlli e conduzioni al velcro? O del riscatto di Takumi Minamino, caduto in disgrazia al Monaco dopo il fallimen to a Liverpool? O ancora dell’affermazione di Ritsu Doan, una delle sorprese dell’altrettanto

Il grande vecchio

Se seguite il calcio italiano probabilmente non ci sarà bi sogno di dirvi chi è Yuto Nagatomo. Dopo una vita passata all’Inter ed esperienze più brevi al Cesena, al Galatasaray e al Marsiglia, oggi Nagatomo ha 36 anni e porta avanti il suo mestiere di onesto terzino nel club che lo ha cresciuto, l’FC Tokyo. Forse vi sorprenderà di più sapere che Nagatomo in Qatar ci sarà e, vista la magrissima concorrenza, probabil mente anche da titolare, diventando così il primo giocato re di movimento nella storia del Giappone a partecipare a quattro Mondiali consecutivi. Se vi sembra un traguardo importante sappiate però che Nagatomo ha già alzato l’a sticella ed è atteso da una sfida se possibile ancora più grande. «Il mio figlio più grande ha quattro anni e ha iniziato a dire di voler diventare un calciatore dopo aver visto Neymar quando abbiamo giocato contro il Brasile», ha dichiarato Naga tomo in un’intervista a Kyodo News. «Farò del mio meglio per convincerlo a dire che vuole essere come Yuto Nagatomo, che sfida le stelle dei Mondiali». Che dire, auguri Yuto.

LA SQUADRA
Hajime Moriyasu LA SQUADRA le pallone, le finte di corpo,
mente dovrebbe essere la squadra cuscinet to, cioè la Costa Rica, ma già dalla partita successiva potrebbe doversi giocare il pri mo posto o la qualificazione con una coraz zata come la Germania. Insomma, non sarà facile. sorprendente inizio di stagione del Friburgo?
Spagna  girone E
Perché arrivi finalmente il Mondiale della rive lazione, il Giappone deve sperare che la rispo sta ad almeno una di queste domande sia sì.  Giappone  girone E

La Germania vuole tornare quella di un tempo

COMMISSARIO TECNICO

Han Flick

PORTIERI

Manuel Neuer (Bayern Monaco)

Marc-Andre Ter Stegen (Barcellona)

Kevin Trapp (Eintracht Francoforte)

DIFENSORI

Armel Bella Kotchap (Southampton)

Matthias Ginter (Friburgo)

Christian Gunter (Friburgo)

Thilo Kehrer (West Ham)

Lukas Klostermann (Lipsia)

David Raum (Lipsia)

Antonio Rudiger (Real Madrid)

Nico Schlotterbeck (Borussia Dortmund)

Niklas Sule (Borussia Dortmund)

CENTROCAMPISTA

Julian Brandt (Borussia Dortmund)

Leon Goretzka (Bayern Monaco)

Mario Gotze (Eintracht Francoforte)

Ilkay Gundogan (Manchester City)

Kai Havertz (Chelsea)

Joshua Kimmich (Bayern Monaco)

Jamal Musiala (Bayern Monaco)

Thomas Muller (Bayern Monaco)

ATTACCANTI

Niclas Fullkrug (Werder Brema)

Serge Gnabry (Bayern Monaco)

Jonas Hofmann (Borussia Moenchengladbach)

Youssoufa Moukoko (Borussia Dortmund)

Leroy Sanè (Bayern Monaco)

Per la prima volta dal 2006 la Germania parteciperà a un Mondiale con un al lenatore diverso da Joachim Löw. Gi rare pagina si sta rivelando particolarmente difficile per la Nazionale teutonica. Dopo la traumatica eliminazione ai gironi ai Mondiali russi del 2018, il nuovo corso guidato da Han si Flick sta dimostrando che la transizione da un’era a un’altra non è un pranzo di gala. Dopo l’Europeo quasi altrettanto deludente, con l’e liminazione agli ottavi per mano dell’Inghil terra, la Germania ha continuato ad alternare grandi prestazioni a partite opache. Basta ve dere le ultime partite di Nations League dove, in mezzo a una sfilza di pareggi, la squadra di Flick ha fatto seguire a vittorie spettacolari (5-2 contro l’Italia) sconfitte piuttosto inquie tanti (come l0 0-1 inflitto dall’Ungheria, che forse avrebbe meritato anche qualcosa di più). Cosa aspettarsi quindi da una Nazionale che siamo abituati a vedere arrivare sempre in fondo? Il famoso aforisma di Gary Lineker lo conoscete: il calcio è quello sport che si gioca in undici contro undici, e alla fine vincono i tedeschi.

La Germania, però, non sembra più quel totem di solidità che questo aforisma voleva descri vere. Flick non è riuscito particolarmente a in cidere sull’identità della Nazionale di Löw, che rimane una squadra che attacca e si difende quasi esclusivamente con il possesso, ma che rimane particolarmente fragile quando la pal la la perde. Il che è sicuramente paradossale per un allenatore come Flick, salito alla ribal ta con un Bayern Monaco che era un inferno di pressing e recupero immediato del pallone. Il problema è anche di rosa: la Germania non può contare su centrocampisti dalle grandi letture difensive, a parte forse Goretzka e Brandt, su cui però Flick sembra non puntare moltissi mo. L’ex allenatore del Bayern Monaco sembra piuttosto aver fatto all-in sull’enorme talento offensivo della sua rosa che, al netto dell’infor

È tornato il nuovo vecchio Costa Rica

COMMISSARIO TECNICO

Luis Fernando Suárez

PORTIERI

Keylor Navas (Paris Saint-Germain)

Esteban Alvarado (Herediano)

Patrick Sequeira (Club Deportivo Lugo)

DIFENSORI

Francisco Calvo (Konyaspor)

Juan Pablo Vargas (Millonarios)

Kendall Waston (Saprissa)

Óscar Duarte (Al-Wehda)

Daniel Chacón (Colorado Rapids)

Keysher Fuller (Herediano)

Carlos Martínez (San Carlos)

Bryan Oviedo (Real Salt Lake)

Ronald Matarrita (Cincinnati)

CENTROCAMPISTI

Yeltsin Tejeda (Herediano)

Celso Borges (Alajuelense)

Youstin Salas (Saprissa)

Roan Wilson (Municipal Grecia)

Gerson Torres (Herediano)

Douglas López (Herediano)

Jewison Bennette (Sunderland)

Álvaro Zamora (Saprissa)

Anthony Hernández (Puntarenas)

Brandon Aguilera (Nottingham Forest)

Bryan Ruiz (Alajuelense)

ATTACCANTI

Joel Campbell (León)

Anthony Contreras (Herediano)

Johan Venegas (Alajuelense)

Negli ultimi 20 anni il Costa Rica è man cato ai Mondiali solo una volta, nel 2010, diventando una costante nella categoria delle squadre simpatia. Dopo l’impressionante cammino mondiale del 2014, che l’aveva portato fino a un passo dalla semifinale (perdendo ai ri gori contro l’Olanda ai quarti), la sua “era” sem brava stesse andando però lentamente sulla via del tramonto. La Nazionale centroamericana ha vissuto un deludente Mondiale russo, arrivando ultima nel suo girone, e poi si è fermata agli otta vi della Gold Cup l’anno successivo. Anche l’inizio del percorso di qualificazione a questo Mondiale è iniziato con il piede sbagliato e solo un anno fa, dopo la sconfitta di misura con il Canada fuori casa, il Costa Rica sembrava ormai spacciato. Poi, però, qualcosa è cambiato. Da quella partita la Nazionale allenata dal colombiano Luis Fernan do Suarez non ha infatti più perso, se si esclude un ininfluente match contro Panama quest’esta te in Nations League, battendo nel playoff inter continentale la Nuova Zelanda e ottenendo così l’ultimo biglietto disponibile per il Qatar. Nelle ul time sette partite di qualificazione, il Costa Rica ha ottenuto 19 punti sui 21 a disposizione.

Cos’è successo, quindi? Difficile dirlo. Una parte del successo del Costa Rica si deve all’infaticabile opera di sperimentazione di Suarez, che durante le qualificazioni ha provato addirittura 77 gio catori diversi alla ricerca della formula perfetta. «È stato un po’ troppo a un certo punto», ha am messo. Al di là dei risultati, comunque, i continui esperimenti del Ct colombiano sono stati utili per rinnovare una rosa che sembrava consunta dal tempo. Certo, in Qatar ci saranno ancora alcuni totem come Bryan Ruiz, Joel Campbell e Celso Borges, ma solo quest’ultimo può dire di avere ancora un ruolo centrale come qualche anno fa. Accanto a loro, il Costa Rica si è arricchito di gio catori più o meno giovani, che l’hanno aiutato a rinfrescarsi. In avanti, ad esempio, la novità più rilevante è Anthony Contreras, attaccante venti duenne cosplayer di Cristiano Ronaldo che sem

tunio di Werner (che pri va la Germania dell’unica punta vera e propria a disposizione), può schie rare una trequarti che po trebbe vedere contempo raneamente la presenza di Havertz, Müller, Sané e Gnabry. I problemi, come detto, nascono a palla persa, ed è un problema non di poco conto visto quante Nazionali ai Mon diali giocano di transizio ne. Né Kimmich né tanto meno Gundogan sanno e possono coprire grandi porzioni di campo, e a peggiorare ulteriormente la situazione c’è anche una carenza strutturale di laterali bassi. Di fatto quasi tutta la fase di fensiva è sulle spalle della coriacea coppia di centrali Rüdiger-Süle, e sul talento scintillante di Marc-André ter Stegen. Basterà per restituir

La sorpresa

In una squadra che è totalmente priva di punte di ruolo po trebbe ritagliarsi uno spazio inaspettato l’ultimo arrivato, e cioè Youssoufa Moukoko. Rientrato nei convocati all’ul tima chiamata disponibile, Moukoko, che compirà 18 anni appena tre giorni dopo l’esordio mondiale contro il Giappo ne, non è del tutto una sorpresa per chi segue abitualmente la Bundesliga. Di lui si parlava già nelle giovanili, quando ancora non aveva esordito in prima squadra, per i suoi numeri che sembravano usciti da un computer impazzito. Con il Borussia Dortmund ha esordito quando di anni ne aveva da poco compiuti 16, e qualche giorno fa con una dop pietta

bra avere qualche colpo di livello in canna. A sinistra, invece, nel 4-4-2 marziale di Suarez, potrebbe giocare l’ancora più giovane Jewi son Bennette, che a 18 anni sta provando a sfondare in Championship con il Sun derland. Il Costa Rica non è però una squadra da cui aspettarsi scintille e fanta sia, e al contrario sembra esaltarsi nella sofferenza, quando può difendersi con quasi tutti i suoi uomini dentro l’area. Da questo punto di vista, più che degli attaccanti saranno cruciali le prestazioni degli esperti difensori cen trali, due tra Francisco Calvo, Kendall Waston e Oscar Duarte, e soprattutto del leggendario portie re, Keylor Navas, capitano e simbolo della squadra.

L’allenatore

campionato

potrebbe esordire proprio

D’altra parte, è la sofferenza ciò che attende il Costa Rica in Qatar, con l’esordio incubo contro la Spagna e la decisiva seconda partita contro il Giappone. La squadra di Suarez spera di pas sarci attraverso indenne, anzi rafforzata, come fece sorprendendo tutti otto anni fa. 

che la Coppa del Mondo è la sua «ossessione» e forse è per questo che continua a inseguirla di Nazionale in Nazionale, in tutto ne ha allenate sei (Co lombia, Ecuador, Perù, Honduras, Messico e per l’appun to Costa Rica). Suarez però assicura che questa squadra è diversa dalle altre, che ha «tinte eroiche» per via della perseveranza con cui è uscita dal difficile periodo di inizio qualificazioni. I suoi giocatori sembrano adorarlo, Joel Campbell dice di aver avuto da lui la «fiducia necessaria». Suarez non avrà grande palato tattico, ma sembra essere in grado di instillare l’incoscienza necessaria per portare i suoi giocatori a superare i loro li miti. «Vogliamo andare ai Mondiali con l’obiettivo di vincerli», ha dichiarato il suo difensore Kendall Waston. «Molti diranno che siamo pazzi, ma preferiamo lasciar glielo pensare».

LA SQUADRA
LA SQUADRA
al Bochum è diventato il giocatore più giovane nella storia del tedesco a segnare almeno 10 gol. Con la maglia della Nazionale maggiore non ha ancora giocato nemmeno un’amichevole e tutto dice che in questo Mondiale. Di sicuro questa non è l’ultima volta che leggerete il suo nome. Luis Fernando Suarez, a suo modo, è una leggenda del cal cio latinoamericano. In alcuni Paesi gode di uno status da vero e proprio eroe nazionale, per esempio in Ecuador, che nel 2006 portò al suo miglior risultato di sempre a un Mon diale, cioè agli ottavi di finale. In una recente intervista al sito della Fifa ha dichiarato ci la Germania che tutti conosciamo? Il per corso mondiale di Flick inizia subito in sa lita, prima con la difficile partita d’esordio con il Giappone e poi con il big match contro la Spagna. Ai suoi uomini converrà alzarsi sulle punte fin dalla partenza.
Germania  girone E
Costa Rica  girone E

In Belgio il tempo non scorre

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Koen Casteels (Wolfsburg)

Thibaut Courtois (Real Madrid)

Simon Mignolet (Bruges)

DIFENSORI

Toby Alderweireld (Tottenham)

Zeno Debast (Anderlecht)

Leander Dendoncker (Aston Villa)

Wout Faes (Leicester)

Arthur Theate (Rennes)

Jan Vertonghen (Anderlecht)

CENTROCAMPISTI

Yannick Carrasco (Atletico Madrid)

Timothy Castagne (Leicester)

Thorgan Hazard (Borussia Dortmund)

Thomas Meunier (Borussia Dortmund)

Kevin De Bruyne (Manchester City)

Amadou Onana (Everton)

Youri Tielemans (Leicester)

Hans Vanaken (Club Brugge)

Axel Witsel (Atletico Madrid)

ATTACCANTI

Michy Batshuayi (Fenerbahce)

Charles De Ketelaere (Milan)

Jeremy Doku (Rennes)

Eden Hazard (Real Madrid)

Romelu Lukaku (Inter)

Dries Mertens (Galatasaray)

Lois Openda (Lens)

Leandro Trossard (Brighton)

Per superare una crisi che durava da de cenni, il Belgio ha capito che doveva cambiare il modo di guardare al calcio. Abbandonare visioni antiche, abbracciare la modernità. Questa modernità a fine anni 90 aveva una certa forma, quella del 4-3-3 del Barcellona o dell’Ajax. Una griglia dentro cui veniva sviluppato un certo tipo di giocatori. Come raccontato dai tecnici della federazio ne: «Sentivamo di dover sviluppare le abilità in dribbling, al cuore della nostra visione c’era l’uno contro uno, il duello. Quando i bambini iniziano a giocare devi permettergli di drib blare, lasciarli giocare liberamente».

Questa rivoluzione parte nel 1998 e porta i suoi primi frutti nel 2014, quando il Belgio arriva al mondiale brasiliano con la migliore generazio ne di giocatori della sua storia. Hazard, Origi, Lukaku, Dembélé esprimevano tutti quella vi sione del dribbling come architrave portante del gioco. La squadra si è spinta fino ai quarti di finale, eliminata dall’Argentina e da un gol di Higuain. Nel 2018 sono entrati in squadra altri talenti folgoranti – Mertens, Courtois, De Bruyne, Nainggolan – e la squadra ha rag giunto il proprio apice, venendo eliminata solo dalla Francia in semifinale. Oggi, nel 2022, il nucleo del Belgio rimane quello. Leggere la for mazione oggi regala una sinistra sensazione di tempo che ha smesso di scorrere. I giovani arrivati non sono all’altezza dei veterani, e in mezzo a qualche nome poco conosciuto il Bel gio continuerà ad affidarsi alla vecchia guar dia.

È una squadra dalla media età alta, che ha abbandonato il suo 4-3-3 in favore di un 3-42-1 che esalti il più grande talento della squa dra, e uno dei giocatori più attesi dei prossi mi Mondiali, Kevin De Bruyne. Nel calcio per nazionali, più generoso di tempo e spazio, De Bruyne sembra un giocatore diverso, che non è costretto a fare assist facendo passare la palla

nella cruna dell’ago come gli tocca nei campi con gestionati di Premier Le ague. Accanto a lui Eden Hazard, uno dei migliori dell’ultimo mondiale, è in un declino peggiore dei suoi 31 anni. Anche nello scorso europeo però ha dimostrato che pure in una versione ridotta di sé può avere un grande impatto. Non ha più l’e splosività di un tempo, la capacità di dribblare av versari in sequenza – che lo rendevano il pro totipo perfetto del calcio belga – ma è ancora influente per la sua tecnica spalle alla porta, le sue letture offensive che danno sempre la pos sibilità al Belgio di ordinarsi. A chi serviranno i loro assist? Il ct Roberto Martinez (che avrà Henry tra i suoi assistenti) prega di recuperare Romelu Lukaku, alle prese con vari problemi muscolari da inizio stagione. Dietro di loro bi

sognerà verificare la tenuta dell’ossatura an ziana Witsel, Alderweireld, Vertonghen. Pro tetti però dal miglior portiere al mondo oggi, Thibaut Courtois.

Il Belgio è una squadra anziana, ma il Mondia le è una competizione breve: bastano poche settimane di forma eccellente per far pesare la purezza del talento. Il Belgio ne ha ancora molto. 

Il giocatore chiave: Romelu Lukaku

Il Belgio arriva in Qatar con molte incognite fisiche, i suoi giocatori migliori hanno un chilometraggio alto e sembrano logorati dai tanti anni di calcio ad alto livello. Se Kevin De Bruyne sarà il faro tecnico della squadra, è Romelu Lukaku che presenta le incertezze più grandi sulla condizione fisica. Da inizio stagione convive con problemi muscolari che gli hanno permesso di scendere in campo solo 5 volte. A un cer to punto sembrava persino poter restare a casa, Martinez lo aveva definito “non idoneo”, ma alla fine è partito e proverà a essere recuperato in tutti i modi. La sua presenza può cam biare la dimensione. Stiamo parlando di un centravanti da 68

con cui ha una media di più di mezzo gol a partita.

ultime 18 presenze col Belgio. Dietro di lui non ci sono

sarà decisivo.

Un calcio tecnico da giocare senza pressioni

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Ahmed Reda Tagnaouti (Wydad AC)

Yassine Bounou (Siviglia)

El Kajoui (Al-Wehda)

DIFENSORI

Achraf Hakimi (PSG)

Noussair Mazraoui (Bayern Monaco)

Nayef Aguerd (West Ham)

Romain Saiss (Besiktas)

Achraf Dari (Brest)

Jawad El Yamiq (Valladolid)

Yahya Attiat Allah (Wydad)

Badr Benoun (Qatar FC)

CENTROCAMPISTI

Sofyan Amrabat (Fiorentina)

Abdelhamid Sabiri (Sampdoria)

Selim Mallah (Standard Liegi)

Azzedine Ounahi (Angers)

Bilal El Khannouss (Genk)

Yahya Jabrane (Wydad)

ATTACCANTI

Hakim Ziyech (Chelsea)

Sofiane Boufal (Angers)

Amine Harit (Olympique Marsiglia)

Abdessamad Ezzalzouli (Osasuna)

Zakaria Aboukhlal (Tolosa)

Ilias Chair (QPR)

Youssef En-Nesyri (Siviglia)

Walid Cheddira (Bari)

L’ultimo leone dell’Atlante è stato abbat tuto nel 1942 sul passo montano del Tizi n’Tichka. Alcuni esemplari sono rimasti vivi, in cattività, nel giardino reale del sultano Mohammed V e diventati simbolo dell’orgoglio nazionale marocchino. Il leone dell’Atlante com pare nell’araldica marocchina e dà il sopranno me ai giocatori della Nazionale di calcio. Non una delle più vincenti della storia, ma da sempre una delle più divertenti da vedere.

La Nazionale esprime il particolare gusto cal cistico marocchino, fatto spesso di centrocam pisti raffinati, dribblomani implacabili, cen travanti dallo stile emotivo e disperato. Questa versione del Marocco non fa eccezione: arriva al Mondiale senza troppe ambizioni, data qua si per spacciata in un girone difficile, ma anche con la consapevolezza di poter stupire e mettere in difficoltà chiunque grazie alla propria qualità tecnica.

A inizio anno il maggior talento della squadra, Hakim Ziyech, aveva dato addio alla Naziona le, in pieno conflitto con Vahid Halilhodzic. La decisione ha attirato molte critiche sul Ct, che è stato esonerato a settembre. Al suo posto è stato scelto Walid Regragui e con lui è tornato anche Ziyech.

Il nuovo Marocco visto nelle prime uscite gioca con un 4-3-3 piuttosto canonico, attendista sen za palla e lineare con. La squadra vuole palleg giare dal basso, grazie alla qualità tecnica dif fusa soprattutto sulle catene laterali. A sinistra quella formata da Mazraoui e Boufal (uno dei più squisiti dribblatori che ci sono in giro) e so prattutto quella che a destra è fatta da Hakimi e Ziyech, i due maggiori talenti della squadra. È dalle loro associazioni talvolta barocche che passa la pericolosità del Marocco, e anche la ca pacità di controllare le partite resistendo alla pressione avversaria, sollecitando meno una fase difensiva che soffre l’attitudine offensiva di

molti giocatori, e che cen tralmente si regge molto sul dinamismo sfrenato di Amrabat. L’infortunio di Harit, a pochi giorni dal Mondiale, rovina i piani; era uno dei talenti più atte si di questo Mondiale, uno di quelli più in forma, in grado di cambiare il ritmo con le sue corse centrali. Il suo posto sarà forse preso da Sabiri, un centrocam pista tecnico e dal gran piede, ma meno diretto e meno incisivo in transizione. Come sempre, il Marocco è una squadra sbilanciata tra possibili tà offensive e limiti difensivi, e che potrebbe sof frire nelle due aree. In difesa giocano il capitano Saïss e il giovane Dari, mentre in attacco il peso della finalizzazione è sulle spalle di En-Nesyri del Siviglia, che non è certo nel miglior periodo della sua carriera.

Il Ct Regragui ha detto che il Marocco parteci perà al Mondiale non per fare soltanto tre par tite e che i suoi giocatori sono d’accordo con lui. Di certo in un girone così competitivo avrà il lusso di giocare senza molta pressione, la con dizione ideale per scendere in campo con leg gerezza ed esprimere il proprio peculiare gusto calcistico.

Il giocatore chiave: Hakim Ziyech

Il Marocco è soprattutto ricco di centrocampisti tecnici dallo stile fiorito. Giocatori che saprebbero dribblare nel lo spazio di una carta da gioco. Se vi piace questo tipo di giocatori tenete d’occhio Sofiane Boufal, da anni uno dei migliori dribblatori in Europa. Se preferite i rifinitori con piedi sensibili come una mano, Hakim Ziyech è il vostro uomo. Il suo modo di giocare, lentissimo ai limiti della sta ticità, rimanda a un calcio d’altri tempi, e anche il modo in cui cerca di influenzare il gioco delle sue squadre, con pro tezioni palla spalle alla porta, tocchi di suola e rifiniture a tutto campo. Ziyech parte dall’esterno destro e può usare ogni tipo di passaggio, con ogni parte del piede, per mandare in porta i compagni, come un numero 10 degli anni 90. La sua storia con la Nazionale è travagliata e non all’altezza del suo talento. Dopo essere tornato a vestire la maglia del Marocco a inizio anno, può cambiare il senso della sua carriera con questo Mondiale.

Roberto Martinez Hoalid Regragui LA SQUADRA LA SQUADRA gol con la maglia della Nazionale, Un centravanti da 16 gol nelle alternative entusiasmanti e il suo recupero completo
Belgio  girone F
 girone F
Marocco

Un rinnovamento a fari spenti

La prima partita professionistica la Croa zia, come Nazionale, l’ha giocata nel 1990.

COMMISSARIO TECNICO

Zlatko Dalic

PORTIERI

Dominik Livakovic (Dinamo Zagabria)

Ivica Ivusic (Osijek)

Ivo Grbic (Atletico Madrid)

DIFENSORI

Domagoj Vida (Aek Atene)

Dejan Lovren (Zenit San Pietroburgo)

Borna Barisic (Glasgow Rangers)

Josip Juranovic (Celtic Glasgow)

Josko Gvardiol (RB Lipsia)

Borna Sosa (Stoccarda)

Josip Stanisic (Bayern Monaco)

Martin Erlic (Sassuolo)

Josip Sutalo (Dinamo Zagabria)

CENTROCAMPISTI

Luka Modric (Real Madrid)

Mateo Kovacic (Chelsea)

Marcelo Brozovic (Inter)

Mario Pasalic (Atalanta)

Nikola Vlasic (Torino)

Lovro Majer (Rennes)

Kristijan Jakic (Eintracht)

Luka Sucic (Salisburgo)

ATTACCANTI

Ivan Perisic (Tottenham)

Andrej Kramaric (Hoffenheim)

Bruno Petkovic (Dinamo Zagabria)

Mislav Orsic (Dinamo Zagabria)

Ante Budimir (Osasuna)

Marko Livaja (Hajduk Spalato)

Nel 1996, alla prima apparizione in un torneo internazionale, la squadra è arrivata ai quarti degli Europei e nel 1998 si è qualificata terza. Era la prima generazione d’oro del calcio croato (Suker, Boban, Stanic, Prosinecki). Nel 2018 la Croazia si è superata, spingendosi fino alla finale dei campionati del mondo di Russia.

Pochi Stati dalla storia così giovane possono vantare risultati tanto incredibili per la propria Nazionale di calcio. Il risultato del 2018 è arri vato grazie alla seconda generazione d’oro del calcio croato, quella formata, tra gli altri, da Mo dric, Perisic, Lovren, Rakitic, Mandzukic.

Dopo quei Mondiali la Croazia rimedia la peg giore sconfitta della propria storia, 6-0 contro la Spagna. Da quel giorno la Nazionale di Dalic ri prende una rotta più o meno normale. Si qualifi ca agli Europei, arriva agli ottavi e lì, ancora con la Spagna, si fa eliminare in una partita pazza finita 3-5 ai tempi supplementari.

Sembrava il canto del cigno dell’ultima genera zione di grandi giocatori del calcio croato. Un biennio minore che ne concludeva l’era. In real tà, da quel momento in avanti, la squadra è stata protagonista di un’inattesa crescita. Ha chiuso il proprio girone in testa davanti alla Russia e in Nations League ha vinto un gruppo di alto livel lo, davanti a Francia, Austria e Danimarca. L’ul tima sconfitta della Croazia risale all’ottavo di finale contro la Spagna (solo ai supplementari). Dietro questo cammino quasi perfetto non c’è chissà quale rinnovamento. La Croazia si è solo leggermente aggiornata, ma nel frattempo ha continuato a ruotare attorno agli stessi punti fermi di sempre: l’intelligenza registica a tutto campo di Brozovic, la capacità di dribbling in spazi stretti di Kovacic, le corse di Ivan Perisic da esterno sinistro. Protetti dal loro carisma, senza clamore, stanno emergendo giovani in teressanti in ruoli difficili per la Croazia nella storia recente: il difensore centrale Gvardiol, il terzino sinistro creativo Borna Sosa, i discon

tinui ma talentuosi Vlasic e Orsic sulla trequarti. Nel ruolo di centravanti invece il tempo si è fermato, e tra Kramaric, Budimir e l’“I bra croato” Petkovic non è chiaro chi giocherà. Il giocatore attorno a cui gira ancora tutta la Cro azia, però, è ancora Luka Modric, che a 37 anni pare aver trovato uno strano elisir di giovinezza. Nell’a mato corridoio di centro destra, i capelli biondi lun ghi, fa da elastico tra fase difensiva e fase offensiva con qualità sopraffina. È lui che dà i tempi di gio co alla squadra, quando deve accelerare e quan do deve fermarsi. La Croazia soffre le transizio ni difensive e anche per questo attacca in modo ragionato, facendo densità centrale e sfruttando

Uno dei pochi giocatori forti che non conoscete già:

Borna Sosa

A 24 anni sarebbe forse esagerato definire Borna Sosa “un giovane”, e lo è senz’altro meno del ventenne favoloso Luka Sucic, che però dovrebbe giocare poco. La nostra percezione su Sosa è cambiata da quando in estate è diventato un gioca tore sognato dai tifosi di molte squadre. È il terzo anno che i suoi numeri offensivi somigliano più a quelli di un numero dieci che a quelli di un terzino. Sosa ha qualcosa di retrò nello stile, con i capelli lunghi tenuti da una fascia stretta e il cal zettone a mezza gamba, ma il modo in cui si muove è quello di un terzino moderno. Ha grande facilità di corsa, con cui ama tagliare anche l’interno del campo. I 21 assist nelle ulti me tre stagioni, quindi, non nascono tanto da cross ma da rifiniture sulla trequarti a cui arriva dopo grandi corse. Nella generale carestia di terzini nel calcio di oggi, Borna

al Mondiale la migliore vetrina.

Canada nazione calcistica: cominciate a farci l’abitudine

PORTIERI

Milan Borjan (Stella Rossa)

James Pantemis (CF Montréal)

Dayne St.Clair (Minnesota United)

DIFENSORI

Sam Adekugbe (Hatayspor)

Derek Cornelius (Panetolikos)

Alistair Johnston (CF Montréal)

Richie Laryea (Toronto FC)

Kamal Miller (CF Montréal)

Steven Vitoria (GD Chaves)

Joel Waterman (CF Montréal)

CENTROCAMPISTI

Stephen Eustaquio (Porto)

Liam Fraser (KMSK Deinze)

Mark-Anthony Kaye (Toronto FC)

Ismaël Kone (CF Montréal)

Jonathan Osorio (Toronto FC)

Samuel Piette (CF Montréal)

David Wotherspoon (St.Johnstone FC)

Atiba Hutchinson (Besiktas)

ATTACCANTI

Tajon Buchanan (Club Bruges)

Lucas Cavallini (Vancouver Whitecaps FC)

Jonathan David (Lille)

Alphonso Davies (Bayern Monaco)

Junior Hoilett (FC Reading)

Cyle Larin (Club Bruges)

Liam Miller (Basilea)

Ike Ugbo (Troyes)

La storia calcistica del Canada cambia poco dopo l’ora di gioco di un’anonima partita contro Panama. La squadra è sull’1-1 e c’è un pallone che scorre inutile verso la rimessa laterale. I giocatori di Panama ci si avvicinano pigramente perché non sanno che Alphonso Da vies è partito di corsa con l’intenzione di pren derlo. È distante 60 metri ma, con un passo da quattrocentista, riesce a raggiungere i 37 km/h. Davis riesce ad anticipare il difensore con un tocco di suola e a correre verso la porta e, dopo una finta sul difensore, scarica un tiro sul secon do palo che porta la squadra in vantaggio.

È un momento in cui il Canada forse capisce che qualcosa è cambiato nella sua storia. Dopo 36 anni di assenza la squadra può tornare ai campionati del mondo, e magari fare una figura meno anonima di Messico 86 (3 sconfitte, 0 gol segnati). Il Canada non è più soltanto una terra di giocatori di hockey, o di lacrosse; è anche terra di tennisti, calciatori e soprattutto calciatrici. Negli ultimi anni la Nazionale femminile di calcio ha conosciuto una crescita eccezionale, culminata nell’oro olimpico di Tokyo. Per 7 anni fautore di questa crescita è stato John Herdman, ct inglese della Nazionale di calcio femminile passato ad allenare la selezione maschile nel 2018.

Herdman aveva il difficile compito di accompa gnare la migliore generazione del calcio canade se, ma non ci si aspettava comunque che potesse qualificarsi. Un piccolo cambio di formato nella Concacaf e un entusiasmo senza precedenti ha aiutato la squadra a raggiungere il traguardo a fine marzo 2022, quando il Canada ha battuto la Giamaica con un perentorio 4-0, a Toronto, in mezzo a una tempesta di neve e a una flotta di bandiere con la foglia d’acero. Non c’era modo più canadese di qualificarsi.

Il ct Herdman ha dimostrato grande flessibilità: ha alternato difese a 3 e a 4; ha giocato con una o due punte e con un numero sempre variabile di trequartisti. La squadra ama giocare con tran

sizioni rapide e dirette, che prendono la forma dei migliori talenti del gruppo, che giocano tutti in attac co. Alphonso Davies è uno dei freak atletici del calcio di oggi e se nel Bayern Mo naco gioca terzino, Herd man prova a sfruttare le sue doti tecniche e atleti che a tutto campo. Come Bale nel Galles, gioca spes so trequartista centrale. Accanto a lui ci sono Tajon Buchanan, ala/mezzala del Bruges molto interessan te e, più dietro, il regista della squadra, Stephen Eustaquio, che ha visione e un gioco di passaggi niente male. Davanti c’è Cyle Larin, miglior mar catore di sempre del Canada (25 gol), e il talento di Jonathan David, uno dei giovani finalizzatori più interessanti in giro per i campionati europei. David si muove con straordinaria efficacia die

Giocatore di cui avere la maglia: Stephen Eustaquio

Eustaquio è nato in Ontario da una famiglia di origini por toghesi, e si trasferisce in Portogallo a 7 anni. Inizia a gio care a calcio ma non sembra poter arrivare chissà dove. Si spinge in seconda serie, e poi al Chaves, una squadra mino re della prima divisione. A 22 anni si trasferisce in Messico e la sua carriera nel calcio europeo pare finita. Finisce qua si per non giocare e allora lo fanno tornare in Portogallo, al Paços de Ferreira. Dopo un paio di annate buone viene preso dal Porto. Sembra solo un buon rincalzo, ma dopo un anno di adattamento Eustaquio diventa un giocatore chia ve della squadra di Conceiçao. È un centrocampista tecni co, con una grande visione di gioco e un piede da vero rifinitore. Se volete farvi una maglia del Canada (perché no?) e giocate a centrocampo scegliete quella di Eusta quio. Quella di Davies ve la potete permettere solo se siete molto grossi e veloci.

COMMISSARIO TECNICO John Herdman LA SQUADRA LA SQUADRA Sosa troverà la tecnica in spazi stretti, senza allungarsi. La Croazia ha diverse soluzioni offensive, ma forse l’assenza di un grande finalizzatore rimane il problema più grande di una delle nazionali più complete dei prossimi mondiali.  tro le linee difensive avversarie ed è il terminale perfetto per le transizioni della squadra.
Croazia  girone F
Herdman ha messo le cose in chiaro: «Il Canada è una nazione calcistica. Farete meglio a crederci perché noi continuiamo a crescere. Siamo solo all’inizio».  Canada  girone
F

Talento tecnico a tutto campo e l’enigma Cristiano Ronaldo

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Diogo Costa (Porto)

Rui Patricio (Roma)

José Sa (Wolverhampton).

DIFENSORI

Diogo Dalot (Manchester United)

João Cancelo (Manchester City)

Antonio Silva (Benfica)

Danilo Pereira (PSG)

Pepe (Porto)

Ruben Dias (Manchester City)

Nuno Mendes (PSG)

Raphael Guerreiro (Borussia Dortmund)

CENTROCAMPISTI

William Carvalho (Betis)

Ruben Neves (Wolverhampton)

João Palhinha (Fulham)

João Mario (Benfica)

Matheus Nunes (Wolverhampton)

Otavio (Porto)

Vitinha (PSG)

Bruno Fernandes (Manchester United)

Bernardo Silva (Manchester City)

ATTACCANTI

Cristiano Ronaldo (Manchester United)

João Félix (Atlético Madrid)

Rafael Leão (Milan)

André Silva (Lipsia)

Gonçalo Ramos (Benfica)

Ricardo Horta (Braga)

All’esordio dei Mondiali in Russia Cristia no Ronaldo segnò una tripletta contro la Spagna. Non so se ricordate quel mo mento: una delle manifestazioni più inattese del talento di CR7, che già alla coda della pro pria carriera, riuscì a diventare l’assoluto pro tagonista di una partita importante, coronata da un calcio di punizione sontuoso. Ronaldo era già in una fase minore della sua carriera, ma era ancora capace di piegare una partita di calcio al suo volere, come se gli eventi alla fine prendes sero sempre la forma delle sue fantasie.

Quattro anni più tardi, di nuovo contro la Spa gna, Ronaldo è sembrato a fine corsa. Il mondo sembra essersi ribaltato per lui, che nei 90 mi nuti in campo spreca almeno un paio di occa sioni semplici. Se prima la sua presenza in cam po – inconsistente in termini di partecipazione al gioco, difensivo e offensivo – era preziosa in virtù dei suoi gol, oggi appare discutibile.

Abbiamo parlato molto di Cristiano Ronaldo perché in Portogallo si parla soprattutto di lui, e della fiducia che il Ct Fernando Santos conti nua ad accordargli. Qualche anno fa Ronaldo era il miglior giocatore del suo paese, ma oggi quello portoghese è uno dei bacini di talento calcistico più prolifici al mondo, e un Cristia no Ronaldo crepuscolare potrebbe essere un lusso inutile. Il Portogallo viene da un Europeo deludente e da un percorso di qualificazione accidentato. È riuscito a qualificarsi solo bat tendo le fragili Turchia e Macedonia agli spa reggi. In generale, fatica a vincere partite di alto livello. È una Nazionale discontinua, che soffre squadre che le contendono il pallone per eguale talento o superiore organizzazione. Il Portogallo è sempre troppo passivo senza palla, e col pallone tende ad affidarsi alle intu izioni individuali dei suoi giocatori. L’approc cio tatticamente conservativo di Santos oggi appare stanco e invecchiato. C’è da dire che il talento è immenso: il Portogallo che arriva in

Un movimento in costante crescita

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Kim Seung-gyu (Al-Shabab)

Song Bum-keun (Jeonbuk Motors)

Jo Hyeon-woo (Ulsan)

DIFENSORI

Kwon Kyung-won (Gamba Osaka)

Kim Moon-hwan (Jeonbuk Motors)

Kim Min-jae (Napoli)

Kim Young-gwon (Ulsan)

Kim Jin-su (Jeonbuk Motors)

Kim Tae-hwan (Ulsan)

Yoon Jong-gyu (FC Seoul)

Cho Yu-min (Daejeon Hana Citizen)

Hong Chul (Daegu FC)

CENTROCAMPISTI

Kwon Chang-hoon (Gimcheon Sangmu)

Na Sang-ho (FC Seoul)

Paik Seung-ho (Jeonbuk Motors)

Lee Kang-in (Real Mallorca)

Lee Jae-sung (Mainz)

Jeong Woo-yeong (Freiburg)

Hwang In-beom (Olympiakos)

Hwang Hee-chan (Wolverhampton)

Song Min-kyu (Jeonbuk Motors)

Son Jun-ho (Shandong Taishan)

Na Sang-ho (FC Séoul)

ATTACCANTI

Son Heung-min (Tottenham)

Cho Gue-sung (Jeonbuk Motors)

Hwang Ui-jo (Olympiakos)

La Corea del Sud ha una tradizione calcistica consolidata, almeno rispetto ad altre squa dre asiatiche. È la squadra del continente con più partecipazioni, 11, ed è anche quella con i risultati più di rilievo. Eppure l’impressione è che non ci sia mai stata una Corea del Sud at trezzata come quella che arriverà ai Mondiali in Qatar.

Il motivo principale è il fatto che il più grande giocatore della storia della Corea del Sud arri verà alla manifestazione all’apice della propria carriera. A 30 anni Heung-Min Son ha comple tato la sua evoluzione da ala fisica che punta l’uomo a finalizzatore ombra. Durante le quali ficazioni ha segnato 7 gol, più di tutti nel gruppo, e le sue prestazioni in Nazionale non sembra no minimamente risentire del contesto tattico meno organizzato. «In Nazionale Son ha sempre l’ambizione di far succedere cose belle e rendere le persone felici» ha detto il ct Paulo Bento. Son parte tra i due attaccanti, ma è lui che si occupa di dare elasticità al 4-4-2 altrimenti troppo rigi do della Corea. Si muove con una grande libertà, venendo incontro, spostandosi sui lati o attac cando la profondità. Quando la Corea affronta avversari di livello più alto, Bento toglie una punta e aggiunge un centrocampista, lasciando Son come unico riferimento avanzato.

Accanto a lui però ci sono profili interessanti, come l’esperto centravanti Ui-Jo Hwang, che sa usare il corpo spalle alla porta ed è utile ad apri re spazi, su cui non si può infilare solo Son ma anche Hee-Chan Hwang, che magari ricorderete per una Champions scintillante con l’RB Sali sburgo qualche anno fa. Hee-Chan parte spesso da sinistra, ma si accentra per cercare la conclu sione e mischiare le carte. Ha un dinamismo e una tecnica in corsa notevoli.

Per la prima volta però la Corea arriverà a un grande evento internazionale potendo schierare un grande difensore. Kim Min-Jae, soprannomi

Qatar è una delle Nazio nali più complete in circo lazione. Una squadra sen za apparenti punti deboli, escluso forse il portiere (dovrebbe giocare José Sa e non Rui Patricio, in leggera flessione). In dife sa la coppia Pepe-Ruben Dias appare ben assortita e davanti a loro dovreb bero agire due mediani abili a gestire i ritmi con la palla, Carvalho e Ruben Neves. Davanti avrebbe dovuto essere il Mondia le di João Felix, che però è in una spirale tossica e non gioca più nem meno nell’Atlético. Allora il posto di Ronaldo dovrebbe essere intoccabile – del resto è dif ficile scommettere contro di lui in un grande torneo. Sulla trequarti c’è l’oro del Portogallo, con Bernardo Silva, Bruno Fernandes e Rafa el Leão – Jota, infortunato, non partirà per il

Qatar, mentre Vitinha,

e Guedes sono tre alternative importanti. C’è molto scetticismo attorno a questa Nazionale, e con i cattivi ri sultati recenti in pochi la considerano tra le favorite. Eppure poche possono permettersi il talento diffuso del Portogallo. La qualità tec nica basta ancora per vincere i Mondiali? 

Un terzino unico: João Cancelo

Nell’ultimo decennio di calcio pochi ruoli sono cambiati quanto quello del terzino. È la zona di campo dove si concen tra di più il pressing sempre più intenso degli avversari, e al lora c’è bisogno di giocatori con la tecnica adatta a giocare sotto pressione e creare vantaggi. Nessuno incarna questi cambiamenti come João Cancelo, che sembra l’apice dell’e voluzione del ruolo. Un giocatore dalle letture sofisticate col pallone, e una sensibilità tecnica da numero dieci. Cancelo è un maestro nel gioco stretto, e sa trovare filtranti con ogni parte del piede, da ogni zona del campo. Può rimanere ester no, o stare più dentro al campo per agire da playmaker in una

sua creatività è importante a livello tattico: le squadre avver

in più da risolvere, in una zona del campo

nato “il mostro”, è in Serie A da pochi mesi ma sta offrendo delle prestazio ni all’altezza dei migliori difensori del campionato. È un difensore feroce nei duelli corpo a corpo, gros so ma comunque in grado di toccare picchi di velo cità sorprendenti. La sua presenza, di per sé, garan tisce un grande vantaggio competitivo a questa Co rea rispetto alle sue versio ni del passato.

Da quando Bento è arriva to sulla panchina della Corea del Sud, la squadra è passata dal 57esimo al 28esimo posto del ran king. L’ex leggenda Park Ji-Sung ha dichiarato che in realtà hanno poche possibilità di passare il girone composto da Uruguay, Ghana e Porto gallo. Naturalmente molto dipenderà da Son,

che dopo un avvio di stagione complicato si è rotto lo zigomo. È stato comunque convocato per andare in Qatar almeno in versione mascherata. Bento ha parlato di lui come una specie di tali smano: «Quando è in Nazionale fa sempre succe dere cose felici». 

La migliore partecipazione: Corea e Giappone 2002

Nel 2002 la Corea del Sud è diventata la prima Nazionale asiatica a qualificarsi alla semifinale di un Mondiale, e se di quel torneo ricordiamo le controverse decisioni arbitrali contro Italia e Spagna, la Corea giocò partite di altissimo li vello. In panchina Guus Hiddink dà un’impronta d’avanguar dia alla squadra, con un 3-4-3 fluido e la stella della squadra, Park Ji-Sung, a muoversi sulla trequarti. È una Corea atletica, ultra-disciplinata, che Hiddink fa giocare a un’intensità sor prendente per le avversarie. Era un calcio più lento e tattica mente meno preparato di quello attuale, dove squadre come Italia e Spagna pensavano di poter vincere col semplice do minio del proprio talento. Di quell’edizione, insomma, ricordiamo soprattutto i favori arbitrali, del resto quasi da tradizione per la squadra di casa, ma dovremmo anche riconsiderare l’impatto calcistico di quella squadra.

Fernardo Santos Paulo Bento LA SQUADRA LA SQUADRA zona più influente. La sarie con João Cancelo hanno un problema dove non vorrebbero averne.
Portogallo  girone H
Silva Corea del Sud  girone H

Nuovo, solito Uruguay

COMMISSARIO TECNICO

Diego Alonso

PORTIERI

Sergio Rochet (Nacional)

Fernando Muslera (Galatasaray)

Sebastian Sosa (Independiente)

DIFENSORI

Jose’ Luis Rodriguez (Nacional)

Guillermo Varela (Flamengo)

Ronald Araujo (Barcellona)

José María Gimenez (Atletico Madrid)

Sebastian Coates (Sporting Lisbonne)

Diego Godin (Velez Sarsfield)

Martin Caceres (Los Angeles Galaxy)

Matias Viña (Roma)

Mathias Olivera (Napoli)

CENTROCAMPISTI

Mathias Vecino (Lazio)

Rodrigo Bentancur (Tottenham)

Federico Valverde (Real Madrid)

Lucas Torreira (Galatasaray)

Manuel Ugarte (Sporting Lisbonne)

Facundo Pellistri (Manchester United)

Nicolas De la Cruz (River Plate)

Giorgian de Arrascaeta (Flamengo)

Agustin Canobbio (Atletico Paranaense)

Facundo Torres (Orlando City)

ATTACCANTI

Darwin Nunez (Liverpool)

Luis Suarez (Nacional)

Edinson Cavani (Valencia)

Maximiliano Gomez (Trabzonspor)

L’Uruguay ha una popolazione di circa 3 milioni e mezzo di abitanti, eppure ha in bacheca due Mondiali, due ori olimpici e svariate coppe americhe. È una delle storie più affascinanti del calcio, il fatto che questo picco lo Stato abbia sviluppato una tradizione calci stica tanto profonda. In Qatar arriverà alla sua quinta partecipazione consecutiva, tre di que ste sono state fatte col Maestro Oscar Tabarez in panchina, l’uomo a cui è stata affidata la cura della migliore generazione moderna del calcio uruguaiano. I risultati sono stati notevoli, con un quarto posto, degli ottavi e dei quarti di fina le. Ora quella generazione è invecchiata e Taba rez e l’Uruguay hanno diviso le proprie strade dopo 15 anni.

A Diego Alonso è stato affidato il compito di co struire una Nazionale attorno ai nuovi talenti che l’Uruguay ha miracolosamente continuato a produrre. Intanto, però, c’era da qualificarsi a questo Mondiale e non era per nulla sconta to, visto un avvio più singhiozzante del previ sto. Alonso ha schierato la squadra secondo un 4-4-2 tosto, che rispecchia l’Uruguay di ieri e di oggi. Una squadra che ama trasformare una partita di calcio in una questione di vita e di morte, con giocatori il cui talento tecnico passa spesso in secondo piano rispetto all’attitudine feroce con cui giocano. Un’ossatura giovane, a cui si aggiungono i veterani Suarez, Godin e Ca vani. Con Alonso l’Uruguay vince 4 partite con secutive e si piazza al terzo posto nella classifi ca di qualificazioni del Sudamerica. L’Uruguay, insomma, sembra tornato lì dove appartiene storicamente: a essere la terza forza del calcio sudamericano.

L’Uruguay viene da un periodo di risultati opa chi e le stelle che ne hanno scritto la storia ne gli ultimi anni sembrano quasi spente. Arriva al Mondiale con poche aspettative, ma il movi mento è riuscito a produrre un’altra serie forte, con un talento culturalmente affine all’identi

tà calcistica uruguaiana. In difesa ci sono i soliti noti: la coppia cholista Go din-Gimenez, a cui però si aggiunge un centrale più veloce e a proprio agio a giocare con una linea alta, ovvero Araujo del Barcel lona. Il centrocampo è il cuore di questa squadra, con quattro giocatori che tenderanno a fare molta densità centrale. Ci sono i due box-to-box Valver de e Bentancur, e poi due giocatori più tecnici e di controllo, che potrebbero essere De Arrascaeta e il giovane Pellistri. È soprattutto Valverde a dare la forma a questo centrocampo, con le sue furiose corse centrali e la violenza dei suoi tiri. In attacco Luis Sua rez ha già annunciato il ritiro e sarà all’ultimo ballo. Gli anni ne hanno ridotto il dinamismo e si occuperà soprattutto di finalizzare, mentre

I tiri di Federico Valverde

In una recente amichevole contro l’Iran Federico Valverde ha calciato verso la porta tre volte e ha abbattuto tre avversari, costringendoli alle cure mediche. Qualche mese prima, con tro il Perù, aveva tirato più o meno da quaranta metri una specie di aeroplano schizzato sul palo. Un tiro così violento che la palla è quasi tornata a centrocampo. Nessuno, oggi, calcia con la potenza di Federico Valverde. Una potenza di sumana e che si adatta relativamente al calcio contempora neo e ai suoi palloni volatili. I tiri di Valverde sono secchi e prendono la strada più breve tra il piede e la porta. In questa stagione le sue conclusioni da fuori sono diventate un fatto re: ha segnato 5 gol da fuori, e ormai offre una sensazione di pericolo costante. In un calcio meno organizzato come quello per nazionali i suoi tiri saranno uno dei gesti tecnici più attesi.

Vendetta, tremenda vendetta

COMMISSARIO TECNICO

PORTIERI

Ibrahim Danlad (Asante Kotoko SC)

Abdul Manaf Nurudeen (KAS Eupen)

Lawrence Ati-Zigi (FC St. Gallen)

DIFENSORI

Daniel Amartey (Leicester City)

Mohammed Salisu (Southampton)

Alexander Djiku (RC Strasbourg)

Alidu Seidu (Clermont Foot)

Tariq Lamptey (Brighton)

Abdul Rahman Baba (Reading FC)

Gideon Mensah (AJ Auxerre)

Denis Odoi (Bruges)

Joseph Aidoo (Celta Vigo)

CENTROCAMPISTI

Salis Abdul Samed (RC Lens)

Thomas Teye Partey (Arsenal FC)

Elisha Owusu (KAA Gent)

Daniel Afriyie Barnieh (Hearts of Oak)

Kamal Sowah (Bruges)

Mohammed Kudus (Ajax Amsterdam)

Andre Ayew (Al Sadd SC)

Daniel-Kofi Kyereh (SC Freiburg)

ATTACCANTI

Osman Bukari (Red Star Belgrade)

Jordan Ayew (Crystal Palace)

Inaki Williams (Athletic Club)

Abdul Fatawu Issahaku (Sporting CP)

Kamaldeen Sulemana (Stade Rennes)

Antoine Selorm Semenyo (Bristol City)

Lo shock deve essere stato grande, nell’ul tima Coppa d’Africa, quando il Ghana non è riuscito a superare il proprio girone per la prima volta dal 2006. In quel girone ha per so con le debuttanti Isole Comore, che hanno un terzo degli abitanti di Accra. La federazione è corsa ai ripari, esonerando Milovan Rajevac, l’allenatore serbo in panchina nel più grande exploit del Ghana in un campionato del Mondo, in Sudafrica, nel 2010. La scena è nota. Il Gha na segna praticamente il gol qualificazione, se non che Luis Suarez – in una delle manifesta zioni più estreme del concetto di garra char rua – para il pallone sulla riga. Sul dischetto Asamoah Gyan è trasfigurato dall’ansia: è il più importante rigore della storia del Ghana, se segna sono in semifinale, ma Gyan sbaglia. La partita si conclude col crudele calcio di rigore del “Loco” Abreu, che tira un cucchiaio, come a voler dimostrare che tirare un calcio di rigore può essere facile.

C’è forse dietro una sceneggiatura crudele nel fatto che il Ghana sia stato sorteggiato proprio contro l’Uruguay. Può prendersi una rivincita, o girare il dito nella piaga. Stavolta in panchi na c’è Otto Addo, ma il Ghana non è riuscito davvero a rialzare la testa dall’eliminazione in Coppa d’Africa. Nel 2022 ha vinto due sole par tite, contro avversari modesti come Nicaragua e Madagascar, e ha rimediato un paio di brut te sconfitte (1-4 col Giappone e 0-3 col Brasile). La situazione è inquieta, tanto che si è pensato persino di esonerare Addo prima dell’inizio del Mondiale. L’insoddisfazione nasce dal fatto che nonostante la produzione di talento non sia ai livelli della generazione d’oro del decennio scor so, il Ghana ha una serie di giovani interessanti, soprattutto nel reparto offensivo. Agli eterni fratelli Ayew si aggiungono Mohammed Kudus, che sta giocando una stagione da rivelazione all’Ajax, e Kamaldeen Sulemana, discontinuo ma in grado di portare il fuoco sulle fasce con i suoi dribbling. È soprannominato “Kamal

dinho”. Da tenere d’occhio anche un altro esterno tecnico, Abdul Fatawu, e l’attaccante della Cremo nese Afena Gyan, che nelle gerarchie parte dietro il basco-ghanese Inaki Wil liams. Insomma, c’è gran de ressa davanti e Addo pare confuso sull’undici da schierare. Nel suo 4-23-1 ha ruotato molto i gio catori e il Ghana non pare aver trovato una sua ossa tura. A volte i suoi giocato ri sembrano disabituati a giocare insieme.

Anche in difesa la squadra è giovane, col terzi no destro del Brighton Tariq Lamptey e il cen trale del Southampton Salisu. Il Ghana arriva in Qatar con poche certezze, e una rosa molto giovane, per questo sarà decisivo l’apporto di Thomas Partey, mediano di superba intelli

La vendetta di Asamoah Gyan

Asamoah Gyan vive ad Accra in una casa da tre milioni di dollari che ha ribattezzato “La basilica”. Da lì, soprattutto da quando si è ritirato, circa un anno fa, pensa soprattutto a quel rigore che ha colpito la traversa contro l’Uruguay. Vole va calciare a sinistra, ma poi ha visto che il portiere si gettava su quell’angolo, allora all’ultimo ha cambiato idea. Quando vede che nel sorteggio il Ghana affronterà l’Uruguay nell’ul tima partita del girone, allora Gyan pensa a quanto è crudele il calcio. Quella possibilità di vendetta proprio un anno dopo che si è ritirato. «Quando ho visto il sorteggio la sola cosa che ho pensato è stata la vendetta. I ghanesi vogliono vendetta». Così Asamoah Gyan torna ad allenarsi, e annuncia di voler far parte del Ghana che andrà in Qatar. Alla fine non ce l’ha fatta a farsi convocare: «Spero spesso di poter tornare a quel rigore, ma la vita va avanti».

LA SQUADRA Otto Addo LA SQUADRA il classico lavoro sporco a tutto campo degli at taccanti uruguaiani spetterà a Darwin Nunez, talento folgorante che però arriva da un compli cato inizio di stagione. Dopo qualche anno coi riflettori puntati, l’Uruguay torna a un Mondia le con l’abito che preferisce, quello dell’under dog pronto a ribaltare i pronostici. 
Uruguay  girone H
genza tattica, importante sia per le sue letture difensive che per la gestione della palla. Con lui in campo il Ghana tende a soffrire meno difen sivamente, dove ci sono i problemi più grandi. Una squadra perfetta da tifare, fragile difensi vamente, ricca di potenzialità offensive, e che parte sfavorita nel proprio girone.
Ghana  girone H

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