I colori dell'inverno 2017

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I colori dell’inverno • 2017


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INVERNO 2017 INDICE CASA E GIARDINO Calda atmosfera invernale La cucina intelligente Prendersi cura degli alberi domestici Citofonare ‘natura’ Il curioso mondo delle coperte

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SALUTE E BENESSERE Combattere il mal di schiena La sauna, meglio di un antibiotico L’inverno nella medicina cinese

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MODA E TENDENZE Quando le pellicce sono eco-friendly

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TECNOLOGIA Sincronizzati col futuro Sia benedetta l’app

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DELIZIE DI STAGIONE Celebriamo le feste a tavola

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APPROFONDIMENTI E CURIOSITÀ Ai piedi le ciaspole Credenze e modi di dire popolari

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Edizione Giacomo Salvioni, editore Responsabile inserto Susanne Messerli Redazione Chiara Andreocchi, Beppe Donadio, Cristina Ferrari Coordinamento e produzione Peter Menzato, Corinne Petrimpol, Luca Sardina, Claudia von Mentlen Pubblicità Publicitas, Tel. 058 680 91 80, lugano@publicitas.ch Concetto grafico e impaginazione Salvioni arti grafiche, Bellinzona Fotografie Ti-Press, iStockphoto Tiratura e lettori 32’000 esemplari / 95’000 lettori Apparizione quattro volte all’anno Direzione, amministrazione e redazione centrale Via Ghiringhelli 9, 6500 Bellinzona Tel. 091 821 11 21, info@laregione.ch 2017 – Tutti i diritti riservati Questo inserto è consultabile sul sito www.laregione.ch

Care lettrici, cari lettori, “l’inverno è il periodo dell’anno che favorisce maggiormente l’immaginazione: ci si siede davanti al camino, si riflette sul passato, su quello che è stato l’anno appena trascorso, ci si prepara a quello che verrà. È una stagione psicologica, oltre che temporale”. Il fascino dell’inverno e lo stimolo alla riflessione di cui parla Sting hanno ispirato questo secondo numero del supplemento stagionale; progetto nato dall’esigenza di offrire ai lettori articoli riguardanti temi che altrimenti nel giornale avrebbero trovato poco spazio. I vari argomenti affrontati riguardano la cura della casa e del giardino, la salute e il benessere, la moda e le tendenze, la tecnologia e le delizie stagionali. Inoltre, interessanti approfondimenti e curiosità legati a questo magico periodo dell’anno hanno trovato spazio tra le pagine dell’inserto. L’inverno è la stagione dei cambiamenti, periodo nel quale la natura si prepara a rigenerarsi, in cui gli animali che vanno in letargo aspetteranno di svegliarsi con il tepore della primavera per scoprire una nuova vita.

Questo inverno avrà lo stesso significato anche per me, che mi sto preparando ai grandi e meravigliosi cambiamenti che la vita offre, infatti a breve diventerò felicemente mamma di una bambina. Approfitto di questa introduzione per lasciare impresso sulla carta il mio ringraziamento e affetto ai colleghi e collaboratori che in questi anni hanno contribuito a rendere il mio percorso all’interno de laRegione stimolante, dinamico e allegro. Ringrazio l’Editore e tutti i membri della Direzione aziendale per aver creduto in me. Un forte ringraziamento va anche ai 95’000 affezionati lettori de laRegione, che ogni giorno sostengono tutti noi con grande entusiasmo. Buona lettura e Buone Feste! Corinne Petrimpol Marketing e Vendita


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Casa e giardino

CALDA ATMOSFERA INVERNALE L’immagine di un caminetto aperto che scoppietta allegramente creando un’atmosfera un po’ rétro è ormai superata: il caminetto 2.0 si è elevato ad un vero e proprio sistema di riscaldamento domestico che prende sempre più piede in Svizzera. Le nuove costruzioni sono ben isolate, quelle esistenti che vengono risanate portano un’attenzione particolare all’isolazione e quindi le perdite di calore sono diventate talmente piccole che una casa può essere riscaldata al meglio con la sola legna, senza coadiuvanti. I moderni riscaldamenti a legna: grazie agli sviluppi in materia e a una maggior sensibilità ecologica, sono molto performanti a livello di produzione di calore e hanno un sistema di eliminazione dei fumi che filtra il più possibile le particelle nocive con il risultato di avere delle emissioni di CO2 neutre.

IL PELLET

Riscaldare la propria casa utilizzando la legna, oltre a risultare una fonte di calore ecosostenibile ed ecologica, porta ad avere un ambiente vivo e avvolgente.

Derivato dalla legna, il pellet è diventato uno dei maggiori concorrenti dell’olio combustibile; è prodotto partendo dagli scarti dell’industria del legno, essiccato e pressato senza aggiunta di prodotti chimici. Il pellet prodotto in Svizzera è certificato En-Plus, che ne attesta la filiera produttiva. Proprio per il suo alto contenuto energetico, tanti proprietari di nuove abitazioni o case ristrutturate hanno scelto il pellet come riscaldamento principale. La maggior parte sono caldaie a pellet: questi pezzetti di legno hanno un ottimo rendimento, sono puliti, rilasciano pochissimo CO2, sono facilmente reperibili, vengono consegnati a domicilio con un camion e stoccati in un deposito mediante un tubo, come se fosse materiale liquido. Semplicissimo. Per case più piccole o per riscaldare solo singoli locali sono molto diffuse anche le stufe a pellet. Piccole e compatte, si devono caricare più o meno ogni giorno e producono tanto calore immediato. Sono diversi i modelli presenti sul mercato, soprattutto quelli automatici dotati di sonda termica che si accende quando la temperatura impostata non viene raggiunta con il vantaggio di non doversene preoccupare se si è fuori casa o durante la notte. Il pellet è sicuramente un’ottima alternativa all’olio combustibile ma per i più audaci si può parlare di vere e proprie fonti di calo-

re solo a legna. Si deve in questo caso tener conto che serve un grande spazio per sistemare tutto il legname necessario visto che annualmente si devono avere a disposizione più o meno trenta quintali di legna solo per riscaldare la casa e la quantità aumenta fino a 70 quintali se la caldaia serve anche per riscaldare l’acqua sanitaria.

« Due chili di pellet sono paragonabili, in quantità di energia contenuta, ad un litro di olio combustibile » (fonte: propellets.ch) Ci sono le stufe ad accumulo, in pietra ollare, che sono originarie del Nord Europa: qui non si parla di una semplice stufa, ma di una vera e propria installazione, oltre duemila chili di mattoni refrattari per un modello semplice per scaldare una casa unifamiliare. Grazie al fuoco che vi si accende un paio di volte al giorno, la pigna rilascia il calore piano ma su un lungo tempo tramite un sistema di ricircolo dei fumi, che scalda la pietra accumulando il calore e scaldando l’ambiente circostante. E poi ci sono i caminetti. Ma non più i camini che disperdevano il calore e scaldavano solo chi vi era seduto davanti. I camini moderni sono personalizzabili e di vario genere, come quelli ad accumulo che tramite un riverstimento in ghisa o pietre refrattarie trattengono il calore e lo rilasciano in maniera prolungata scaldando così anche una casa intera. I camini ad aria invece offrono un riscaldamento immediato, ma che non immagazzina il calore. Questi modelli vanno molto bene come complementi ad un altro genere di riscaldamento come per esempio per chi desidera avere una fonte di calore maggiore ad un dato momento (per esempio alla sera), creando al contempo un’atmosfera piacevole, o per scaldare solo un locale oppure ancora per le case di vacanza che necessitano di caldo immediato ma che non deve protrarsi per tanto tempo. Sono tantissime le possibilità di riscaldamento a legna. Chi è interessato a cambiare il proprio riscaldamento o è in procinto di costruire può sicuramente trovare utili informazioni sui siti www.energia-legno.ch o su www.propellets.ch.

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Casa e giardino

LA CUCINA INTELLIGENTE Più che di cucina intelligente si parla di vera e propria tecnologia abbinata all’arte di cucinare (o far finta di cucinare, delegando tutto ai robot!).

C’era una volta la massaia, quella figura femminile che si occupava della casa e cucinava per tutti. Oggi, complice un’emancipazione femminile, nuovi ruoli e soprattutto meno tempo a disposizione, la massaia (quasi) non esiste più. Ma mangiare resta sempre un piacere, in forme diverse, ma pur sempre un importante momento conviviale e la cucina si è trasformata (nuovamente) nel cuore pulsante della casa. Se negli anni 60-80, la cucina era stata relegata in un piccolo locale chiuso, negli ultimi tempi essa si è ripresa il ruolo che aveva in passato, diventando uno spazio aperto dove passare il tempo e anche dove accogliere gli ospiti. Punto cardine nella nuova cucina è l’aspetto ecologico, cercando di avere il più possibile elettrodomestici con bassi consumi energetici. Si ha quindi uno spazio dove il design, i materiali e l’arredamento possono fare la differenza e dove la tecnologia gioca il proprio ruolo elevando la cucina ad un vero e proprio locale high-tech.

« Sulla falsariga dei programmi culinari in TV, oggigiorno tutti vogliono una cucina professionale super equipaggiata » Ora il forno può cuocere a vapore, grigliare e autopulirsi. Ma non solo: in combinazione con il forno si inserisce il Combi-Steamer, un vano cottura che semplifica la preparazione di pietanze e che, grazie ai programmi intelligenti, permette di preparare praticamente qualsiasi menu. Addirittura con la funzione CotturaAutomatica, tutti diventano grandi chef dato che basta impostare la ricetta da seguire e viene fatto tutto (o quasi...) da solo. Altro strumento che aiuta chi non sa cucinare o chi non ne ha il tempo è il tanto discusso Bimby®, ovvero un robot da cucina che include anche un aspetto “social” nel quale confrontarsi, imparare ad usarlo, scambiarsi ricette, consigli e soprattutto mostrare a tutta la community quanto “cucinato”. Il Bimby® è un elettrodomestico che ne racchiude in sé 12 e accompagna chi lo usa nel cucinare guidandolo passo per passo nella preparazione di un piatto, sia esso dolce o salato. Ma è proprio l’aspetto “social” a renderlo speciale: a differenza di tanti altri, non lo si acquista in negozio ma tramite rappresen-

tanti autorizzati che si prendono il tempo di organizzare anche sessioni dimostrative per capirlo e utilizzarlo al meglio. Accanto a questi super elettrodomestici tuttofare ce ne sono altri che aiutano chi sta in cucina. Come per esempio il frigorifero intelligente che interagisce con lo smartphone aiutando a scegliere i cibi da consumare onde evitare sprechi o a fare la spesa. Altri modelli includono delle fotocamere che permettono di controllare il contenuto del frigo quando si è fuori casa, direttamente sullo smartphone così da sapere cosa acquistare o decidere anzitempo cosa preparare per cena. Alcuni hanno anche uno schermo integrato da usare come lavagna digitale sulla quale poter scrivere, postare foto o da usare come agenda per condividere gli impegni con tutta la famiglia. Ma accanto a questi mostri tecnologici ci sono anche quei piccoli aggeggi o elettrodomestici che, oltre a far sorridere, possono anche aiutare la vita in cucina. Come per esempio il Digital Volumetric Spoon Scale, una specie di cucchiaio digitale che tiene il conto di quanti cucchiai di un dato ingrediente abbiamo già messo nella ricetta. Oppure un rinfrescante istantaneo per vino: quante volte curiamo nei minimi dettagli una cena ma ci dimentichiamo di mettere il bianco in frigo? Il rinfrescante istantaneo “Ravi” si attacca direttamente al collo della bottiglia e rinfresca il vino quando lo si versa. Ma la super novità si chiama Kitchen Gardening, Orto in Cucina in italiano. È la tendenza del momento, una moda che unisce alta tecnologia e natura. In pratica è un elettrodomestico ultramoderno che si avvale di una tecnica sviluppata dalla NASA che permette di far crescere le piante come se fossero in giardino, grazie a speciali Led-solari che imitano in modo ottimale la luce del sole per la fotosintesi così da avere insalatine, spezie e verdure freschissime e coltivate in casa. Per terminare la carrellata di strumenti intelligenti in cucina ne citiamo uno alquanto discutibile: su Amazon è in vendita un cestino dell’immondizia con un sensore che si apre da solo quando ci avviciniamo per gettarvi qualcosa, al costo di quasi 200 dollari. Di questo, forse, potremmo farne a meno.

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Casa e giardino

PRENDERSI CURA DEGLI ALBERI DOMESTICI In estate ci aiutano ad avere un po’ di ombra, regalano frutti o fiori, fungono da casa per insetti e uccellini: stiamo parlando delle piante medio-piccole che troviamo nei giardini delle case e che vanno curate al meglio perché durino negli anni. Questi alberi vanno protetti dal freddo che caratterizza i nostri mesi invernali. Naturalmente, a monte, sarebbe utile discutere con un professionista sul genere di albero da piantare in un dato luogo, perché vanno considerate tutte le esigenze, non solo di sole, che ogni singola specie di albero ha.

PULIZIA DEL GIARDINO In inverno bisogna proteggere le piante in giardino dal freddo, altrimenti rischiano di non sopravvivere alle rigide temperature.

Prima di procedere alla protezione delle piante bisogna pulire il terreno sotto gli alberi raccogliendo le foglie che lo ricoprono. È molto importante mantenere pulito il manto erboso perché molti parassiti, soprattutto quelli portatori di malattie fungine, trovano un habitat perfetto fra le foglie umide e possono annidarsi e passare tutto l’inverno per poi uscire e colpire la pianta con il tepore primaverile. Vanno anche rimossi i fiori secchi e quelli stagionali e, se si amano i fiori a bulbo, si possoCURE no piantare in autunno così che in primavera saranno pronti alla fioritura. L’inverno è la stagione adatta per procedere a dei trattamenti fitoterapeutici visto che le piante sono prive di foglie (che assorbono molto di più gli elementi che possono essere tossici per PROTEZIONE la pianta se assorbiti in grande quantità e quinSe le piante sono legnose, nei negozi specia- di controproducenti) e non si rischia di nuocelizzati si trovano delle coperture in juta o altro, re ad api o altri insetti molto utili in giardino. per proteggerne il fusto. Se le piante sono ce- Questi trattamenti, per esempio quelli a base spugliose bisogna impacchettarle con un’ap- di rame, sono ottimi per prevenire malattie paposita copertura, non solo il fusto, ma tutta rassitarie e aiutano a nutrire la pianta. 50 laanni

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G a rd e n C e n te r 50 anni 50 anni 50 anni 50 anni

ramificazione. Chi in giardino ha per esempio il limone, deve procurarsi una vera e propria casetta perché questa pianta, che di norma vive al caldo, soffre più di tante altre il freddo. Stesso discorso vale anche per chi possiede un ulivo: questa pianta mediterranea però ha bisogno di una copertura fine che lasci passare la luce ed è consigliato quindi l’uso per esempio del tessuto “velo da sposa”. Per tutti i tipi di piante inoltre va protetta la base, le radici, di modo che vengano isolate dal gelo. Si parla in questo caso di pacciamatura che significa ricoprire quella piccola superficie attorno al fusto (solo sulla terra, non nel manto erboso) con del materiale inerte così da mantenere una costante temperatura nel terreno, evitare che crescano le erbacce e proteggere il suolo dalla pioggia che, se persistente, porta anche all’erosione del terreno. In commercio ci sono dei composti naturali come la paglia o sintetici come il tessuto non tessuto già pronti all’uso ma chi dispone di tempo può anche procurarsi la pacciamatura con foglie secche, erba da sfalcio, strame o corteccia di pino sminuzzata.

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NTO ÀSCONTI CON INTERESSANTI INTERESSANTI ‐ PER ‐GIARDINI, PREZZI CONCORRENZIALI ‐ BONUS CON SCONTID'INVERDIMENTO INTERESSANTI ‐ GIARDINI, PREZZI ‐ BONUS FEDELTÀ SCONTI INTERESSANTI ‐CON LAVORI PREZZI CONCORRENZIALI ‐ BONUSMURI, FEDELTÀ CON SCONTI INTERESSANTI ‐ IN PREZZI PREZZI CONCORRENZIALI CONCORRENZIALI ‐ BONUS ‐ D'INVERDIMENTO BONUS FEDELTÀ FEDELTÀ CON SCONTI CON INTERESS INU LAVORI LAVORI IN SASSO, IN SASSO, PAVIMENTAZIONI, PAVIMENTAZIONI, MURI, SCALE, MURI,FEDELTÀ SCALE, TERRAZZE. TERRAZZE. LAVORIURBANO IN SASSO, MURI,CONCORRENZIALI SCALE, DI TERRAZZE. IN SASSO, PAVIMENTAZIONI, SCALE, TERRAZZE. LAVORI EINDISASSO, MURI,GIARDINI, SCALE, TERRAZZE. E DISCONTI ARREDO URBANO . SISTEMI E DI ARREDO PERPAVIMENTAZIONI, GIARDINI, . SISTEMI D'INVERDIMENTO E CON DI ARREDO URBANO PERALL'INGROSSO GIARDINI, . SISTEMI . SISTEMI D'INVERDIMENTO D'INVERDIMENTO ARREDO E DI PAVIMENTAZIONI, ARREDO URBANO URBANO PER GIARDINI, PER . TERRAZZE. 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PERGOLE, PERGOLE, RINGHIERE, RINGHIERE, RECINZIONI, RECINZIONI, SCHERMATURE. SCHERMATURE. BBLICI. PER SPAZI PER INTERNI SPAZI INTERNI ESTERNI. ED ESTERNI. TERRAZZI E FINE LUOGHI PUBBLICI. PER SPAZI INTERNI ED ESTERNI. VI NUOVI CANT NTI IN L FORTI SCONTI DI STAGIONE PREZZI ALL'INGROSSO PER FORNITURE PERGOLE, RINGHIERE, RECINZIONI, SCHERMATURE. TERRAZZI E LUOGHI PUBBLICI. PER SPAZI INTERNI ED ESTERNI. VATI ON NUOVI CON NUOVI GIARDINI, GIARDINI, DID'ACQUA, PIANTE INCASCATE, GRANDE QUANTITÀ, PERBIOTOPI. PRIVATI CON NUOVI DI PIANTE IN GRANDE QUANTITÀ, CON NUOVIE GIARDINI, DI PIANTE IN GRANDE QUANTITÀ, PRIVATI BIOTOPI. CON NUOVI GIARDINI, DI PIANTE DI PIANTE IN GRANDE IN GRANDE QUANTITÀ, QUANTITÀ, PERGIOCO PRIVATI PER PRIVATI CON NUOVI GIARDIG D'ACQUA, CASCATE, FONTANE, FONTANE, LAGHETTI, LAGHETTI, BIOTOPI. GIOCHI ED'ACQUA, CASCATE, FONTANE, LAGHETTI, BIOTOPI. GIOCHI D'ACQUA, CASCATE, FONTANE,PER LAGHETTI, GIOCHI CASCATE, FONTANE, LAGHETTI, BIOTOPI. OGNI DIMENSIONE E ACCESSORI. 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tipo di approvvigionamento, in realtà il più antico, rappresentato dalle risorse che Madre Natura ci offre dall’alba della civiltà. Risorse con le quali i nostri antenati lontanissimi hanno saputo metter su casa partendo dai materiali disponibili in loco, dalla conformazione geologica del terreno, agli agenti atmosferici favorevoli e a quelli contrari, da volgere a proprio favore. Che la si chiami bioedilizia, bioarchitettura o architettura bioecologica, parliamo comunque della modalità di progettare, costruire e ‘amministrare’ un edificio in modo sostenibile, limitando al massimo le conseguenze sull’ambiente. L’aspetto del risparmio energetico e quello della salubrità dell’aria respirata – conseguente al risparmio di emissioni di CO2 – rappresentano una parte cospicua della bioedilizia. No a caldaie e termosifoni, sì a pannelli solari termici, biomassa, geotermia; sì a fotovoltaico, eolico, e impianti idroelettrici. Nel concetto complessivo di edilizia sostenibile, però, convergono anche altri elementi. La compatibilità, per esempio, l’integrazione della costruzione nella natura e non viceversa; l’impatto ambientale dei materiali impiegati, da contenere; il recupero e la riqualifica dell’esistente, la riduzione al minimo delle dimensioni, il coinvolgimento nel processo costruttivo degli abitanti, affinché nell’idea di una costruzione riuscita si possano includere anche il benessere e la salute psicofisica della comunità.


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I LOVE ALLUMINIO Gli edifici ecosostenibili sembrano ancora un’eccezione. Ma molti di quelli che andremo ad elencare contengono i germi di nuove tecnologie pulite e non invasive che saranno le basi della casa del futuro.

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L’EDIFICIO ‘PULITORE’

Empire State Building, tanto per citarne uno. I grandi architetti hanno scelto da sempre l’alluminio come materiale d’eccellenza. Al di là del potenziale estetico (plasmabilità) e funzionale (bassissima manutenzione), la sua resistenza consente di poter concepire facciate con grandi superfici in vetro, incentivo al risparmio di energia elettrica per l’illuminazione degli interni. Quanto alla sua sostenibilità, l’alluminio è riciclabile, dunque con impatto assai più limitato rispetto ad altri materiali.

Prendiamo in prestito l’aggettivo dal noto orsetto per raccontare di Sapphire (Zaffiro), l’edificio di Berlino progettato dall’architetto Daniel Libeskind. Una volta colmato il piacere visivo dato dalle sfaccettature e dalle tonalità che portano a pensare a un cristallo, colpisce la sostenibilità data dalle migliaia di piastrelle che ricoprono Sapphire, rivestite da diossido di carbonio per una doppia funzione: l’autopulitura e la produzione di ossigeno dalla conversione del diossido esposto alla luce del sole. Elementi ceramici fotocatalitici si trovano anche sulla Torre de Especialidades di Mexico City e sulla Chiesa di Dio Padre MisericorIL BOSCO METROPOLITANO dioso di Roma, dal cemento autopulente che Se la luminosità data dal preferire grandi ve- usa la catalisi per combattere il particolato. trate può avere qualche controindicazione – a Dubai alcuni grattacieli riflettono la luce causando surriscaldamento – si può fare ombra IL CEMENTO ‘BUONO’ con le piante. È il caso del “Bosco verticale”, un complesso di due palazzi situati ai margini Già due anni fa il cemento biodinamico del del quartiere milanese di Isola. Integrati nelle Padiglione italiano all’Expo 2015 aveva funstrutture, più di duemila tra alberi e arbusti: il zione anti-smog, per l’interazione tra luce e microclima creato dalla vegetazione produce biossido di titanio. Sostenibilità nella sosteniumidità, filtra le polveri sottili, genera ossige- bilità, questo tipo di cemento era composto no. L’opera si deve all’architetto Stefano Boeri, all’80% di materiale di riciclo proveniente da la cui idea è arrivata fino a sud di Pechino, a Carrara, città nota per il marmo. Nel Texas Nanjing, dove entro il 2018 sorgerà il primo Bo- è in via di sperimentazione un calcestruzzo sco verticale asiatico. Altri giardini si integrano realizzato con la pula di riso (la pellicola che nella Oxygen Tower di Jakarta, e nel villaggio ricopre i chicchi, ricca di ossido di silicio, uno cinese di Jintai, ricostruito dopo il terremoto dei componenti del calcestruzzo). Tra Singadel 2008 con criteri di rimboschimento cittadi- pore e Zurigo, intanto, si sta lavorando ad un no. A Bruxelles sono in programma tre foreste calcestruzzo con anima in bambù. verticali, per riconsegnare alla città un ex deposito merci abbandonato da 50 anni.

UN’ANIMA DI LEGNO

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Si chiamerà Framework, sarà completato nel 2018 e sorgerà a Portland, nell’Oregon (Stati Uniti). Sarà uno dei cosiddetti “timber building”, palazzi con scheletro in legno. Destinato ad uso abitativo e commerciale, il Framework sarà alto 12 piani, il più alto di sempre con queste caratteristiche. Il suo scheletro sarà ligneo, trattato per essere ignifugo e rispondente ai criteri antisismici. Il consumo, come prevedibile, avrà dati sbalorditivi: il 60% in meno rispetto a edifici di pari dimensioni. Basso, evidentemente, anche il dato delle emissioni di CO2 provenienti dalla sua costruzione.

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Casa e giardino

IL CURIOSO MONDO DELLE COPERTE

C’è tutto un universo attorno a uno dei complementi d’arredo per la casa più amati nella stagione fredda. Scopriamone l’origine e i svariati utilizzi.

La più famosa è quella di Linus. Ma nella lunga storia delle coperte ve ne sono molte altre. Pensiamo a ‘La coperta della regina’, romanzo di Dea e Vanna Grittani. O alla coperta double face di un noto lanificio abruzzese. Certo è che la coperta è fra gli articoli per la casa a cui ci si affeziona di più. Soprattutto nelle lunghe serate invernali quando, riordinata la cucina e messi a letto i bambini, si guadagna il divano per una buona lettura o per il ‘filmone’ in prima visione tv. Una buona coperta tiene compagnia, riscalda (nel vero senso della parola) le notti più fredde, ravviva anche il più rigoroso e tradizionale letto matrimoniale. Lo sanno bene molti stilisti che, accanto alla loro classica linea d’abbigliamento, hanno ideato negli ultimi anni variegate proposte, in tessuti e disegni, dedicate ai complementi d’arredo, come coperte, appunto, plaid e copricuscini. Certo è che la coperta, intesa come drappo che si distende su un talamo o sul sofà dell’anticamera a scopo di difesa dal freddo o di ornamento, è antica quanto il giaciglio che essa ricopre e poiché – spiega l’Enciclopedia Treccani – nella sua forma essa è ancora oggi di una grande semplicità è da credere che come forma poco o nulla abbia mutato nel tempo. È, invece, cambiata e cambia nella coperta la materia di cui è composta: pensiamo alla lana, al cotone, alla seta, fino alla coperta... elettrica. Importante oggetto nella dote di una futura sposa dello scorso secolo, la coperta si è fatta anche abito. Pensiamo al poncio utilizzato nella parte centrale del Cile e tipico in Messico così come molto diffuso nelle regioni dove il

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clima è più inclemente di Venezuela e Colombia. Grande pezzo quadrangolare di tessuto, con un’apertura nel centro per la testa e per le braccia, il poncio è diventato famoso non solo perché indossato abitualmente da Giuseppe Garibaldi, fautore dell’unificazione d’Italia, ma anche per essere diventato popolare fra il pubblico occidentale dei film del genere ‘Spaghetti Western’.

COME IL SENSO DELLA VITA C’è un aforisma che riassume il senso... della coperta e il senso della vita. Dice così: “La vita è come una coperta, anzi come una coperta troppo corta. Qualunque sia il verso in cui la tiri una parte del tuo corpo resterà scoperta e così gli uomini che restano al di fuori di questa fantastica coperta sono destinati a soffrire. Proprio immaginando la tipica scena di una fredda notte invernale, la coperta viene tirata un po’ da tutti i lati, ognuno di noi a volte è sotto di essa, a volte invece soffre, un po’ sono felice mentre un po’ seguo da spettatore la contentezza altrui. Poi un giorno ‘decidi per caso’ di diventare un fantastico sarto e all’improvviso, così inaspettatamente, ti innamori. E la ’tua’ coperta si allunga, o forse la tua concezione di percepire la coperta. E noti quanto sia bello esistere, quanto sia magnifico specchiarsi negli occhi di qualcuno, quanto sia sublime perderti nella passione... e che quando provi questo sentimento, beh, quando ti innamori davvero, anche nei momenti in cui soffri, ti accorgi di essere sotto la coperta”.

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Salute e benessere

COMBATTERE IL MAL DI SCHIENA

Da sinistra a destra: Dr. Duccio Boscherini, Dr. Maurizio Pintucci, Dr. Massimo Rosati, Dr. Gianmarco Colombo

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Le malattie osteoarticolari, in particolare quelle che concernono la colonna vertebrale, sono una delle maggiori preoccupazioni sanitarie del nostro paese, sia per il problema in sé che per le conseguenze socio-economiche che comportano. Il Dr. Med. Massimo Rosati, specialista FMH in Neurochirurgia e Terapia interventistica del dolore, pone l’accento sulla necessità di una diagnosi precoce e soprattutto di un inquadramento diagnostico corretto al fine di prevenire e curare al meglio tutte le patologie legate ai dolori alla schiena. Quello che chiamiamo comunemente mal di schiena in ambito medico acquisice un aspetto molto più vasto che si dirama in tanti malesseri differenti tra loro. Si parla di malattie osteoarticolari, o meglio artrosi (e non artrite, che è altra cosa) della colonna vertebrale. Il Dr. Med. Rosati si avvale di una bella immagine per spiegare da cosa deriva il dolore: “Immaginiamo il nostro asse nervoso come un albero maestoso composto da una chioma che è il cervello che comanda il corpo, da un tronco che è il midollo spinale e dai rami, cioè le radici nervose, che fuoriescono lateralmente dal midollo, escono dalle vertebre e si uniscono a formare i nervi che ci fanno articolare le braccia (radici cervicali) e le gambe (radici lombari che vanno a formare il nervo sciatico). Il midollo spinale e i suoi rami, cioè radici nervose e nervi, se sofferenti perché compressi da ernie del disco e/o artrosi esuberante delle vertebre e delle faccette articolari, possono determinare dolori irradianti dalla colonna vertebrale agli arti superiori e/o inferiori, diminuzione della sensibilità e anche diminuzione di forza di gruppi muscolari (paresi) o perdita completa della motilità (paralisi o plegia)”. Cosa fare in caso di dolori di questo genere? “L’approccio corretto per le malattie osteoarticolari della colonna vertebrale, deve avvalersi della cultura diagnostica del medico, che si basa innanzitutto sull’esame clinico del paziente ivi incluso un uso razionale della diagnostica strumentale come radiografie, risonanze magnetiche, TAC, esami di laboratorio, eccetera e che si completa con delle proposte terapeutiche che vanno dalla fisioterapia, alla terapia del dolore fino ad arrivare, in ultima istanza, all’intervento chirurgico”. Altra patologia è il dolore cervicale, la cervicalgia, meno frequente di quello lombare e

che compromette in minor modo le capacità lavorative. Ma cos’è che lo causa? “Può essere causato da contratture muscolari, da infiammazioni dei legamenti, problemi degenerativi dei dischi intervertebrali e delle faccette articolari. Di solito compare all’improvviso dopo qualche movimento inusuale o dopo un lavoro gravoso, ma può comparire acutamente anche nel sonno. Inoltre, può essere provocato da traumi, il più frequente dei quali è il colpo di frusta. I problemi cervicali possono essere generati anche da fratture e malattie reumatologiche come pure associarsi ad una cefalea. In questi casi è molto efficace l’infiltrazione mirata eseguita dallo specialista di terapia interventistica del dolore”. Il mal di schiena contempla anche il rachide dorsale e lombare. Il Dr. Med. Gianmarco Colombo, Specialista FMH in Chirurgia ortopedica e Traumatologia dell’apparato locomotore spiega di cosa si tratta: “Partiamo da una premessa: rispetto agli altri vertebrati l’uomo possiede una colonna vertebrale con curve opposte che permettono il mantenimento della posizione in maniera ergonomica. Il bacino fa da tramite tra la lordosi lombare e l’estensione delle anche con minimo dispendio di forze. In alcune persone questa proprietà è maggiore rispetto ad altre in base a parametri legati alla geometria del bacino che restano costanti nell’arco della vita. Le differenti morfologie posturali causano specifiche patologie quali artrosi o discopatie con conseguente sbilanciamento del sagittale. Il baricentro si sposta in avanti, la lordosi lombare diminuisce, la cifosi dorsale aumenta. Il bacino retroverte e le ginocchia si piegano. Inoltre la fragilità delle ossa e le fratture osteoporotiche accelerano queste mutazioni. La medicina e la chirurgia della colonna vertebrale hanno lo scopo di ripristinare queste geometrie in modo da ricreare posizioni ergonomiche”. Il team di specialisti di chirurgia della colonna vertebrale presente all’Ars Medica, Dr. Gianmarco Colombo, dr. Massimo Rosati, dr. Maurizio Pintucci e dr. Duccio Boscherini, dispone in Clinica della tecnologia di ultima generazione per il trattamento di tutti quei casi in cui si renda necessario un intervento. Questo consente oggi di fare interventi meno invasivi rispetto al passato e con un altissimo grado di precisione.

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Salute e benessere

LA SAUNA, MEGLIO DI UN ANTIBIOTICO Per i più sedentari, il meccanismo è semplicemente geniale: sudare senza fare sforzo. La sauna non sarà il nostro primo pensiero in fase di costruzione di una casa – per i finlandesi, che l’hanno inventata, è il centro dell’abitazione – ma è comunque un momento imprescindibile per il nostro recupero psicofisico e una rilassata disintossicazione. Sudare è, infatti, il migliore antibiotico che si possa assumere. Lo scarso esercizio fisico, gli agenti atmosferici, le fibre sintetiche dei nostri abiti, i deodoranti con scarsa traspirazione agiscono quotidianamente contro le nostre ghiandole sudoripare, impossibilitate ad espellere le tossine presenti nel corpo. Può essere quindi buona cosa sbarazzarcene di tanto in tanto I principali benefici di un geniale con la ‘febbre simulata’ ricreata dalla sauna.

golarità. Su 2mila uomini di mezza età, maggiore era il numero di saune, minore la probabilità di una diagnosi di demenza (attestata intorno al 66 per cento in meno).

PULIZIA Con la sudorazione espelliamo tossine e metalli pesanti attraverso la dilatazione dei pori della pelle, dai quali defluisce il sudore trascinando con sé anche le cellule morte. A proposito di cellule morte, al termine della sauna, la pelle apparirà elasticizzata, ossigenata e ripulita da inestetismi come acne, brufoli, punti neri e ristagni adiposi (con effetto di riduzione della cellulite).

sistema di autopurificazione inventato dai finlandesi nella notte CURA OSSIGENAZIONE dei tempi. Per il bene del corpo e, non da meno, della nostra sanità mentale. La non sudorazione è un freno alla funzione La sauna capovolge l’impostazione di base immunitaria, una strada spianata a virus e batteri che con la sauna possiamo portare al di sopra dei 40 gradi, garantendo loro vita breve. La sauna aiuta a prevenire le influenze, allevia le allergie e – grazie all’aumento della circolazione sanguigna nelle vie respiratorie – è consigliata per curare le bronchiti croniche e l’asma.

del calore interno al nostro corpo che si diffonde verso l’esterno. Le alte temperature creano una sorta di shock, per compensare il quale il nostro cuore aumenta la frequenza del suo battito, con lo scopo di mantenere l’ossigenazione a tutti gli organi del corpo, sottoposti alla modificazione ambientale. Da qui, una funzione depurativa per gli stessi.

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Sensazione immediata è il rilassamento, grazie al rilascio delle endorfine da parte del cervello. Un rilassamento che sui muscoli agisce in termini di decontrazione. Ne guadagna l’umore e, forse per questo, la sanità mentale. L’ultimo dei pregi scoperti è infatti legato al morbo di Alzheimer. Uno studio che arriva – guarda caso – dalla Finlandia ha dimostrato l’efficacia delle saune fatte con una certa re-

La sauna non fa dimagrire. O meglio, equivale ad una modesta attività fisica. Non ingannino i circa due chilogrammi persi al termine di ogni seduta, che sono semplicemente liquidi da reintegrare nell’immediato, con succhi di frutta, verdura, tè, evitando bevande gassate. I due chilogrammi, dunque, non sono grassi bruciati. Perché questo avvenga – messaggio per i sedentari – serve molta più fatica...

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Salute e benessere

L’INVERNO NELLA MEDICINA CINESE

Ogni momento dell’anno, ogni stagione, in medicina cinese è legato ad un elemento. L’inverno è così associato all’acqua, la primavera al legno, l’estate al fuoco, la fine dell’estate alla terra e l’autunno al metallo.

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Un antico testo cinese (Huangdi neijing, cap. 2) riassume gli aspetti fondamentali che per la medicina cinese sono legati all’elemento Acqua: “Durante i mesi d’inverno tutte le cose nella natura si ritirano, si nascondono, ritornano a casa e iniziano un periodo di riposo, così come i laghi e i fiumi gelano e la neve cade. Questo è un periodo di dominanza dello yin sullo yang. Per questo non si dovrebbe consumare troppo l’energia yang. Vai a letto presto e alzati con lo spuntar del sole, che durante l’inverno avviene più tardi. Desideri e attività mentale dovrebbero essere tenuti calmi e sottomessi. I desideri sessuali in particolar modo dovrebbero essere contenuti, come se si mantenesse un segreto felice. Evita il freddo e mantieni i pori chiusi. Evita di sudare. La filosofia dell’inverno è di conservazione e accumulo. Senza questo tipo di pratica il risultato sarà una lesione dell’energia del Rene”. L’elemento acqua in medicina cinese contempla delle associazioni, fra le quali il rene che è l’organo yin e la vescica che è l’organo yang. Per restare in salute è fondamentale rimanere in armonia con le stagioni. In inverno è

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quindi necessario dormire di più visto che le notti sono più lunghe e permettere alla creatività di restare in uno stato di incubazione: l’espressione creativa richiede della quiete, va lasciata riposare, sboccerà con l’arrivo della primavera. Inoltre va tenuta al caldo la zona lombare: i reni sono in quell’area e sono molto vulnerabili al freddo invernale. Rimanere in equilibrio con le stagioni permette di far fluire l’energia vitale in maniera regolare per tutto l’anno. E maggior energia vitale fluisce, più grande saranno la nostra salute e la nostra felicità. Il sapore collegato all’elemento Acqua è il salato che è un sapore yin che muove l’energia verso il basso e verso l’interno, nella giusta quantità umidifica il secco, ammorbidisce le masse dure, stimola l’appetito e migliora la digestione. La stagione fredda è il momento di tutte le cotture che impiegano tempo, richiedono acqua e usano tanto il fuoco. Via libera quindi a zuppe, brodi, stufati, e agli elementi che sostengono le funzioni del rene: legumi e in particolare quelli di colore nero; semi come noci e castagne; cereali come miglio e quinoa; crostacei, seppie, o pesci come la trota; le carni come il cervo o piccione e alcune interiora (reni); le spezie come la cannella. Le tisane invernali sono una piacevole maniera di scaldarsi, di alleviare i disturbi dovuti all’abbassamento delle temperature ma anche un altro modo di assumere piante. Le tisane invernali sono miscele di erbe e spezie, preparate allo scopo di scaldare l’organismo, decongestionare le vie respiratorie e dare sollievo ai dolori che affliggono il sistema osteoarticolare. Nella preparazione delle tisane non possono mancare le spezie, preziosi ingredienti, utili per due motivi: aromatizzano e scaldano. L’elevato contenuto di olii essenziali presenti nelle spezie le rendono degli ottimi antibatterici e antisettici delle vie respiratorie, che aiutano ad equilibrare le energie e infondere calore.

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Situato a oltre 3’000 metri di altitudine, nell’estremo Nord dell’India, il meraviglioso paesaggio del Ladakh offre una grande varietà di scenografie: verdi oasi, antichi borghi medievali, monasteri buddisti ricchi di spiritualità e castelli isolati, dune del deserto, ghiacciai. Viaggiando ci si imbatte in carovane di yak o abitanti locali, appassionandosi alle tradizioni e al folklore dei numerosi festival, con il supporto di ottime guide professionali e autisti selezionati. Visiterete: • Leh: il capoluogo del Ladakh situato a 3’505 m di altitudine. Escursione al monastero di Shankar e rientro a piedi lungo la verde oasi di Leh. Visita del bazar della cittadina e del Palazzo di Shey che custodisce una delle più grandi statue di Buddha del Ladakh. Infine il monastero di Tiksey, uno dei più antichi e affascinanti del “Piccolo Tibet”. • Monastero di Lamayuru: situato in un paesaggio lunare desertico nell’alta Valle dell’Indo, il monastero della scuola dei “Berretti Rossi” fu edificato nell’XI secolo ed è legato al grande maestro Naropa. • Nimmu: visita del monastero-fortezza di Alchi che custodisce i tesori più importanti della cultura buddista in Ladakh: affreschi murali e sculture lignee di grande valore artistico. Pomeriggio dedicato a un’escursione al monastero di Rizong. • Alta valle dell’Indo: visita del monastero di Hemis, edificato in una valle laterale a 4’000 m di quota, e di quello di Matho, appartenente alla singolare setta Saskya, il cui capo spirituale del monastero è anche l’oracolo della comunità.

• Valle di Nubra: la si raggiunge tramite la strada carrozzabile più alta del mondo, che risale il passo Khardung La (5’603 m), da cui si gode della splendida vista sulle cime di oltre 7’000 m del Karakorum. Arrivo a Hundar e sistemazione in campo tendato fisso (3’000 m). • Thag Thog: monastero del VII secolo circondato da campi d’orzo e legato alla leggenda di Guru Rimpochè, il primo grande monaco della scuola buddista, artefice della diffusione del Buddhismo sull’Himalaya. • Lago Pangong: incantevole lago salato dalle stupende acque cristalline che si snoda tra le alte vette a più di 5’000 metri di quota. Pernottamento in campo tendato fisso nei pressi del villaggio di Lukung.

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Moda e tendenza

QUANDO LE PELLICCE SONO ECO-FRIENDLY

Archiviati i materiali provenienti da animali, la moda internazionale guarda a elementi alternativi come lo jacroki, nato dalla lavorazione di rifiuti e scarti.

La notizia si è diffusa come un vero e proprio virus nel ricco e aristocratico mondo dell’alta moda mondiale: mai più pellicce animali in abiti e accessori firmati Gucci. L’annuncio di quella che è considerata una svolta epocale ‘fur free’ della maison fiorentina è arrivato da Londra. «Essere socialmente responsabili – ha spiegato il presidente e amministratore delegato Marco Bizzarri – è uno dei nostri valori fondamentali e continueremo a cercare di fare di più per l’ambiente e gli animali, sperando che questa scelta possa contribuire ad ispirare l’innovazione e diffondere consapevolezza, cambiando l’industria della moda del lusso in meglio». La pelliccia, nella sua nuova versione, ha spopolato sulle passerelle delle collezioni autunno-inverno 2017/2018 e sono molte le “fashioniste” più freddolose che l’hanno già indossata in questo anticipo d’inverno. Pelliccia, dunque, che non va... in pensione e anzi torna rigorosamente eco, rinnovandosi completamente nella sua portabilità: oggi eccentrica, sofisticata, giovanile, coloratissima. Negli ultimi anni oltre a numerose associazioni e, in parte, governi e Stati, anche il settore della moda si è dato da fare per diventare un po’ più “green”. Anziché pelle e pellicce, squame e carapaci, i maggiori brand hanno optato per altri tipi di tessuto o materiale: pensiamo al cotone, alla canapa, alla juta, ma anche all’ortica e allo jacroki, nato dalla lavorazione di rifiuti e scarti. Componente principale la cellulosa che viene incorporata con rifiuti cartacei riciclati e lattice. Il materiale si pre-

senta in vari colori e forme e può essere lavato e stampato con molta facilità. E c’è anche chi si è spinto più oltre. Diversi stilisti hanno, infatti, cominciato a utilizzare per le loro collezioni la plastica riciclata utilizzata per produrre soprattutto maglieria. Mischiata con una bassa percentuale di lana viene, invece, usata per produrre sciarpe, guanti, cappelli e golf.

« I maggiori marchi mondiali optano per un taglio più green delle loro confezioni ideando nuovi utilizzi per tessuti e materiali fra i più sostenibili» Un trend, quello dell’ecosostenibilità, che si fa dunque sempre più ampio, anche nel modo di vestirsi e di indossare accessori fra i più popolari (pensiamo a cappelli, borse e guanti). Dopo aver raggiunto sarti e catene di negozi si è innalzato a livello istituzionale raggiungendo la Camera nazionale della moda italiana che, in collaborazione con Eco Age, ha ideato i Green Carpet Fashion Awards che si sono tenuti per la prima volta il 24 settembre al Teatro alla Scala di Milano. Per poter candidarsi i designer hanno dovuto seguire dieci criteri guida e distinguersi nell’utilizzo di codici etici ed ecosostenibili nei propri criteri di produzione e creazione. Noti marchi di fama internazionale vi hanno preso parte: Giorgio Armani, Prada, Fendi e lo stesso Gucci; ma non sono mancati giovani stilisti emergenti.

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Tecnologia

SINCRONIZZATI COL FUTURO A colloquio con Roman Zai, Capo Ufficio dei trasporti pubblici, sui cambi d’orario annuali. Un breve viaggio nei meccanismi di un gruppo di lavoro alle prese con finanze, coincidenze e sfide digitali.

Roman Zai

Roman Zai, perché gli orari cambiano? Uno dei motivi riguarda l’offerta della ferrovia a lunga percorrenza sull’asse del San Gottardo. Gli orari del TILO e delle linee bus devono essere adattati all’orario della ferrovia per garantire un servizio attrattivo lungo tutto il viaggio. L’utente che vuole andare dalla Vallemaggia a Zurigo, per fare un esempio, pretende una coincidenza snella a Locarno, cosa della quale ci occupiamo assieme alle imprese di trasporto interessate. L’altro motivo, in linea con gli obiettivi del Cantone, è che l’utenza negli ultimi anni sta crescendo. Noi cerchiamo di accompagnare la crescita dell’utenza potenziando l’offerta per garantire capacità sufficiente e sempre migliore qualità, estendendo ad esempio le fasce di servizio anche alle ore serali. Dove il potenziale c’è, si è già fatto molto, dove il potenziale è minore, il lavoro è più complesso. Dove sta questa complessità? Siamo condizionati soprattutto dagli aspetti finanziari. Ci muoviamo infatti all’interno di un quadro legislativo dato da leggi e ordinanze sia federali che cantonali, dove i nostri compiti e la spesa per il trasporto pubblico sono chiaramente definiti. Rispettiamo queste condizioni quadro, entro le quali abbiamo comunque un margine d'azione che sfruttiamo per rendere più attrattiva l’offerta. In che modo vi approcciate alle modifiche? Ci basiamo sulle banche dati regolarmente aggiornate dalle quali emerge il numero di utenti per le singole corse e sulle previsioni del modello cantonale del traffico. La pianificazione più a lungo termine, ossia all’orizzonte 2020–2030, avviene all’interno dei programmi d’agglomerato che perseguono l’obiettivo di uno sviluppo coordinato tra gli insediamenti e la mobilità. Le Commissioni regionali dei trasporti e il Cantone ne hanno elaborati quattro, per il Bellinzonese, il Luganese, il Locarnese e il Mendrisiotto, che sono stati consegnati alla Confederazione a fine 2016. Per quanto riguarda invece il breve termine, lavoriamo fianco a fianco con le imprese di trasporto che sono i nostri partner per il lavoro di tutti i giorni: esse devono procurarsi i mezzi, formare nuovi autisti, garantire la qualità del servizio – e ci vuole un certo anticipo affinché le cose possano funzionare bene.

In quanti lavorano a questo aspetto? All’Ufficio dei trasporti pubblici siamo impegnati sull’orario e sulla parte finanziaria. Infatti, tra noi come committente e ogni impresa di trasporto viene stipulato un mandato di prestazioni in cui sono specificate l’offerta e le indennità per il costo che non è coperto tramite la vendita di biglietti e abbonamenti e che quindi va a carico dell’ente pubblico. Una grande parte del lavoro, comunque, riguarda proprio gli orari, anche perché abbiamo a che fare anche con compagnie di trasporto medie e piccole, come le Autolinee Bleniesi o l’Autolinea Mendrisiense, che per questioni strutturali non possono avere tutte le competenze “in casa”. Quanto tempo prima iniziate a lavorare sul cambio d’orario? Dalle prime pianificazioni all’orario di dettaglio trascorrono alcuni anni: per esempio, in vista della “rivoluzione” che vivremo con l’apertura della galleria del Monte Ceneri a fine 2020, la pianificazione degli orari ferroviari è stata avviata tre anni fa e ora sono in corso le progettazioni degli orari delle linee bus del Luganese e del Locarnese. Quanto agli adeguamenti minori, che si fanno di anno in anno, iniziamo adesso i lavori per l’orario 2019. La primavera, infatti, è il periodo nel quale è consultabile il progetto d’orario, come previsto dalla Confederazione, sul sito www.progetto-orario.ch. Ci teniamo a che questo progetto d’orario sia conosciuto di più anche in Ticino. Le persone che lo consultano spesso forniscono segnalazioni utili per aggiustare qualcosa a livello di coincidenze. Facciamo un lavoro tecnico e dettagliato, e qualcosa può sempre sfuggire anche a noi. Quale ruolo assume la digitalizzazione in tutta questa attività? La digitalizzazione è presente in ogni tappa della costruzione di un orario. Partendo dal monitoraggio dei flussi di traffico, passando alla pianificazione e all’elaborazione dei dati fino alla qualità del servizio (puntualità delle prestazioni) e alla comunicazione degli orari. Per quest’ultimo aspetto, dove la digitalizzazione offre numerose e sempre più complete soluzioni, il trend è indubbiamente orientato verso questi nuovi supporti digitali. È però necessario fornire le informazioni anche a chi non usufruisce ancora delle piattaforme digitali, come le varie APP o i siti Internet, ecco perché questa evoluzione dev’essere graduale.

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Tecnologia

SIA BENEDETTA L’APP Niente di troppo serio: come sarebbe la nostra vita oggi senza le app? Senza rinunciare alle abitudini acquisite, vogliate gradire l’ironico riassunto costi-benefici di un’esistenza senza digitale.

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1. Meteo – Alternativa: le previsioni del tempo in tv. 2. Memo vocali – Prima c’era il dittafono (costo circa 50 franchi). 3. Note – Per prendere appunti c’erano biro e blocco (circa 1 franco). 4. iTunes Store – La musica si acquistava nel negozio di musica. Lo smartphone meno capiente contiene 2mila canzoni. Considerato il costo di un cd in 20 franchi (10 brani di media a cd), spesa complessiva annua 5mila franchi. 5. App Store – Non esistendo le app, non esisteva lo store. 6. Orologio – Uno Swatch si aggirava sugli 80 franchi (non consideriamo qui l’opzione Rolex). 7. Mappe – In assenza di navigatore satellitare c’era la mappa cartacea, circa 5 franchi. Alternativa: chiedere informazioni a un passante. 8. Facebook – Vent’anni fa il Social era il bar (3 franchi, un paio di birre a settimana). 9. Messenger/WhatsApp/Messaggi/Skype – Vedi “Mail”. 10. YouTube – Le trasmissioni tv si vedevano solo in tv. Costo medio di un televisore 300 franchi. 11. Contatti – Numeri e indirizzi si scrivevano sulla “Rubrica”, libretto del quale non era previsto back up (5 franchi). 12. Calendario – Oggetto non interattivo, non ci avvisava degli appuntamenti. Anzi, dovevamo ricordarglieli noi. Costo circa 1 franco. 13. Calcolatrice – A dipendenza delle funzioni consentite, da un minimo di 20 franchi a un massimo di 100. 14. Fotocamera – Quante fotografie scattiamo ogni anno? Tra le mille di un dilettante e le 30mila di un professionista. Ipotizzando di voler sviluppare tutte le immagini (al costo di 80 centesimi), si andrebbe dagli 800 franchi annui dei dilettanti ai 400mila dei professionisti. 15. Videocamera – Apparecchio a sé, costo approssimativo 500 franchi. 16. Salute

– Prenotare una visita specialistica, dai 100 franchi in su. 17. Torcia – Modello tascabile, fronte luce fissa e retro lampeggiante (utile per il cambio dello pneumatico), circa 10 franchi. 18. Musica – Un lettore cd portatile con cuffie, 20 franchi circa. 19. Traduttore – Acquistare un vocabolario (costo circa 50 franchi). 20. E-mail – Un tempo si scrivevano lettere, spedite a 50 centesimi. Ipotizzando 3 e-mail importanti al giorno, circa mille franchi l’anno in francobolli. 21. Safari – Cerchi un ristorante? Prima di Tripadvisor c’era il servizio telefonico (costo irrilevante). 22. Trova iPhone – Non esistendo l’iPhone, non esisteva il ‘Trova iPhone’. 23. Trova amici – C’era un’ applicazione umana chiamata “frequentazione sociale” (10 franchi a settimana, una pizza e una bibita, ognuno paga il suo). Riepilogando. Uno smartphone sostituisce 1’348 vecchi oggetti (dittafono, 20 blocchi, 20 biro, 200 cd, 1 orologio, 1 cartina, 1 televisore, 1 rubrica, 1 calendario, 1 calcolatrice, 1 macchina fotografica, 1 videocamera, 1 medico, 1 torcia, 1 lettore cd, 1 vocabolario, 1’095 lettere). Risparmio: dai 7’911 franchi ai 407mila franchi circa (questione di foto). Ecco, quando ci lamentiamo che uno smartphone costa troppo, potremmo non avere sempre ragione.

Calendario d’avvento Dal 1° dicembre, vincite giornaliere e la possibilità di aggiudicarsi una Fiat 500 alla vigilia di Natale!


PER MOMENTI DAVVERO SPECIALI. Concedetevi momenti di assoluto piacere per il palato con le delizie Fine Food, provenienti da ogni angolo della Terra. Ad esempio lo Champagne Grand Gru Prestige Fine Food del viticoltore Jean-Etienne Bonnaire, realizzato esclusivamente con uve Chardonnay del comune Grand cru di Cramant. Il suolo calcareo del suo terroir conferisce a questo Blanc de Blancs una mineralità e una freschezza uniche, mentre il bouquet è dominato da agrumi e lievi sentori di ananas, accompagnati da delicati aromi floreali e di noce.

coop.ch/finefood


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Delizie di stagione

CELEBRIAMO LE FESTE A TAVOLA Il Natale alle porte si festeggia oggigiorno soprattutto mangiando. Dicembre è un periodo ricco dal punto di vista culinario, tra cene aziendali, cene con gli amici e aperitivi augurali. Ma cosa si gusta in Svizzera?

I milanesini: INGREDIENTI 250 gr burro 250 gr zucchero 3 uova intere + 1 tuorlo (per spennellare) 500 gr farina una presa di sale un po’ di scorza di limone grattuggiata PROCEDIMENTO 1) lavorare a spuma lo zucchero con il burro e le uova. Aggiungere la scorza di limone e la presa di sale 2) incorporare la farina e lavorare velocemente formando una pasta liscia e omogenea 3) ricoprire la pasta con della pellicola trasparente e mettere in frigo a riposare almeno un’ora (ma anche una notte) 4) stendere la pasta a 5mm di spessore su un piano di lavoro infarinato e formare i biscotti 5) posarli su una leccarda da forno foderata e lasciarli riposare al fresco una decina di minuti prima di spennellarli con il tuorlo 6) farli cuocere 10-15 minuti a dipendenza del forno finché sono dorati. Lasciarli raffredare bene prima di confezionarli.

Se una volta il Natale era una festa quasi esclusivamente “da famiglia” nei tempi moderni si sceglie sempre più di passarlo in tanti, famiglie allargate, parenti, amici, seguendo il motto tutti assieme è più bello. In Svizzera sono tutti d’accordo su un fatto: si preferisce passare il Natale in casa di qualcuno piuttusto che al ristorante, per poter ritrovare quella magica atmosfera che ci fa ritornare un po’ tutti bambini, proiettando in noi quei fotogrammi dei Natali passati, quando ci si emozionava al risveglio la mattina nel vedere i doni sotto l’albero. Sarà perché è una delle poche costanti della vita, ma il Natale ci rimanda sempre ad un mese speciale, attendendo quella serata, la Vigilia, e quella giornata, il 25 dicembre, vivendo il periodo gustando tantissimi manicaretti dai profumi inconfondibili. In Svizzera convivono diverse tradizioni per questo periodo, date anche dal multiculturalismo che ci contraddistingue. Ma una cosa accomuna tutti gli svizzeri ed è la classica fondue chinoise, sottili fettine di carne, per lo più tacchino, manzo o vitello, intrise nel brodo bollente e gustate con diverse salsine dai mille sapori. E sono proprio le salse che accompagnano la fondue di carne a fare la differenza: fatte in casa o acquistate, a base di maionese o ricotta sono un piacevole argomento di conversazione e un ottimo modo per distinguersi. Anche la mostarda porta intrinseco quel gusto di “Natale”: diffusasi nell’Italia del Nord a partire dal ’700, accompagna oggigiorno spesso e volentieri i piatti invernali e per chi la ama è immancabile con una chinoise. Sopravvivono però anche le ricette più tradizionali come per esempio la carne di volatile, che sia pollo, tacchino, anatra o anche quaglia. In questo caso sono per lo più usanze famigliari e culturali che si tramandano di generazione in generazione. Immancabile soprattutto in Ticino o per chi ha delle radici italiane è il fatto di portare in tavola un classico arrosto di vitello (o maiale) con le patate arrosto, preceduto da un timballo di pasta o una lasagna. La tradizione della vicina penisola è ben ancorata anche per quel che concerne la cena del 24 dicembre dove si usa portare in tavola menu a base di pesce. Accanto alle abituali carni che vengono portate in tavola, al giorno d’oggi trovano sempre più consensi nelle tre regioni linguistiche menù vegetariani arricchiti da spezie dai mille

sapori così da portare a tavola un tocco esotico e abbinare tradizione e innovazione. C’è un altro fatto che accomuna non solo in Svizzera, ma dappertutto: il periodo natalizio è un tripudio di dolci e dolcetti, arachidi e frutta secca, datteri e mandarini, arance e frutta esotica in generale. Alzi la mano chi non ha mai assaggiato un biscotto di panpepato o meglio Läbchueche che nella tradizione tedesca è Il Dolce natalizio per antonomasia. Originari propriamente della Germania, si trovano in tutta la Svizzera tedesca ma anche in Austria e Alto Adige. E riflettiamo un po’: ma che Natale sarebbe senza biscotti casalinghi? Converrebbe preparare i biscotti anche solo per il profumo che dolcemente invade la casa, avvolgendo chiunque vi metta piede. Ci sono i grandissimi classici, di facile produzione casalinga tra l’altro, come i milanesini: morbidi e lucenti sono diffusi in tutti gli angoli della Confederazione, oppure i biscotti alla cannella Zimtstern o quelli al cioccolato e nocciola Brünsli. Ma non solo: nel preparare i biscotti natalizi, programmi di cucina, blogger e riviste ci portano tantissime nuove ricette che conquistano tutti gli animi. Terminiamo con il clou natalizio, soprattutto alle nostre latitudini: il panettone. O meglio, l’eterna disputa tra Panettone o Pandoro: ricco di canditi e uvetta il primo e morbido e zuccheroso l’altro vanno gustati accompagnati da un buon vino a bollicine ed ecco organizzato uno dei momenti conviviali più diffusi in Ticino.

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Approfondimenti e curiosità

AI PIEDI LE CIASPOLE Se la neve ci sarà alleata per questo inverno, spogliamoci della pigrizia e infiliamo le ‘racchette’ simbolo di fatica e di grande libertà attraverso i sentieri più suggestivi del Ticino.

Il nostro Cantone è fra i più belli della Svizzera. Abbiamo i laghi, le montagne e un’ottima cucina. Non solo d’estate, ma anche nella stagione più fredda è meta perciò di molti turisti. Va detto però che il Ticino resta una destinazione privilegiata anche per gli stessi svizzeri italiani. Molti i percorsi e altrettante le passeggiate invernali che attraversano l’intero territorio, da nord a sud. Suggestiva è l’escursione a Bosco Gurin. Nel mondo dei Guriner, con le racchette ai piedi (Meitza) si possono trascorrere momenti indimenticabili – come ci ricorda Ticino Turismo – alla scoperta della natura e della cultura walser. Questo percorso (circa 2,5 chilometri per un dislivello, salita e discesa, di 200 metri) offre agli amanti delle ciaspole la possibilità di seguire un sentiero segnalato che non prevede particolari difficoltà tecniche. Originale è pure la proposta di Cardada che organizza, nei chiari di Luna, gite capeggiate da esperti istruttori che guideranno gli escursionisti nei pendii di Cardada e Cimetta, e nei punti panoramici più suggestivi, il tutto nell’atmosfera incantata della montagna illuminata dalla luna piena. Per i più intrepidi vengono organizzate gite alla volta della Cima di Trosa. Per far fronte a qualsiasi tipo di preparazione ed esigenza, Cardada offre tre percorsi debitamente segnati e suddivisi in base al livello di difficoltà. Passando dal Locarnese alla Leventina, una interessante proposta, sempre con le ciaspole, è quella del circuito Carì-Prodör-PredelpCarì. Il percorso prende avvio dal soleggiato

paese di Carì e si snoda su una comoda e pianeggiante strada di neve battuta. Si raggiunge dapprima la zona di Prödor per poi proseguire in direzione di Tarnolgio e Predelp. Il rientro a Carì è possibile percorrendo lo stesso tracciato oppure seguendo sentieri alternativi immersi nella natura. Il sentiero invernale peraltro è collegato anche con il villaggio di Osco. Qualcuno a questo punto dirà: ma in tempi in cui la neve si fa desiderare quali alternative abbiamo per stare all’aria aperta e goderci il panorama? Ebbene, un ottimo esempio lo si ha a Cademario. Qui troviamo il ’Sentiero dei filosofi’. Il vero motivo per cui il fondatore del Kurhaus chiamò questo percorso proprio così non lo conosciamo; lo si può però immaginare percorrendo questo sentiero immerso nella quiete e nel silenzio della natura.

« Raggiunta una prima meta è possibile continuare l’escursione agguantando i pizzi più alti » Se la neve ci sarà alleata in questo inverno 2017/2018 un’escursione fra le più suggestive è quella alla Capanna Cristallina. Di proprietà del Club Alpino Svizzero – Sezione Ticino, è una moderna costruzione in legno situata in prossimità del Passo di Cristallina a quota 2’575 metri, sulla sella che fa da spartiacque tra la Val Bedretto e la Valle Maggia (Val Bavona). Altezza che le fa guadagnare il titolo di capanna più ‘alta’ del Ticino. Dalla terrazza panoramica orientata a sud si gode una magnifica vista sul ghiacciaio del Basodino e sulle cime circostanti. Edificata in soli otto mesi durante le stagioni estive 2001 e 2002, la struttura è entrata in esercizio nel mese di dicembre dello stesso anno, mentre l’inaugurazione ufficiale è avvenuta nel luglio del 2003. La nuova capanna è stata costruita in un luogo maggiormente sicuro, lontano dalla zona dove giaceva l’edificio originario del 1939, situato più a valle, a quota 2’349 metri. La vecchia capanna è stata, infatti, completamente distrutta nel febbraio del 1999 da una serie di valanghe scese sul versante sud del Pizzo Gararesc fino alla Bassa di Folcra. Molte le possibilità di escursione che hanno quale punto di partenza la capanna. Fra le discese invernali indicate vi sono quelle della Val Cavagnolo via ghiacciaio di Valleggia (con arrivo ad All’Acqua), della Val Piana via ghiacciaio di Valleggia (con arrivo a Ronco), via


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Passo Gararesc (arrivo a Ronco od Ossasco), Val Cassinello via Bassa di Folcra (arrivo a Ronco od Ossasco) e Val Torta (arrivo ad Ossasco) per lo stesso percorso utilizzato per la salita. Dalla Capanna Cristallina è possibile inoltre compiere una serie di mirabili salite invernali: Poncione di Grandinaggia (2’700 metri), Poncione di Val Piana (2’660 metri), Cima di Lago (2’833 metri), Pizzo Cristallina (2’911 metri) e Pizzo Cristallina via Pizzo del Lago Scuro (2’648 metri). Altra bellissima gita in racchette è quella che porta alla Capanna Bovarina. Situata in Val di Campo, all’inizio dell’Alpe omonima. Essa è un punto di partenza e d’arrivo di camminate attraverso regioni alpine di una bellezza particolare. Rimodernata nel 1997 si presenta molto accogliente e dà la possibilità di soggiorno sia ad escursionisti che cercano passeggiate di medio impegno sia ai più esigenti. Il Lago Retico, i minerali, le numerose specie di flora che circondano questa capanna, ne fanno una pietra preziosa nella nostra realtà alpina. L’accesso da Campo Blenio durante la stagione invernale prevede una durata stimata di circa tre ore. Una volta raggiunto il rifugio è possibile dedicarsi anche allo scialpinismo. Numerose le mete disponibili per gli amanti di questo sport: dal Piz Rossetto (2’099 metri) al Lago Retico (3’178 metri), dalla Cima di Garina (2’780 metri) al Passo Gana Negra (2’463 metri). Spostandoci a sud arriviamo nel Mendrisiotto. La Regione Valle di Muggio, Val Mara e Salorino promuove, in questa regione, un turismo di rispetto e di responsabilità basato sui valori fondamentali di equità, sostenibilità e tolleranza. Valorizza il territorio tramite i prodotti, le offerte e le infrastrutture locali. Per questo la destinazione è fra le più belle del nostro

Cantone. La Regione Valle di Muggio crede, infatti, che il turismo nelle regioni di montagna possa sopravvivere solo andando nella direzione del rispetto della natura. Così occorre sensibilizzare soprattutto le generazioni future, per cui un accento particolare viene posto sulle offerte rivolte alle scolaresche che qui trovano, non solo in inverno ma durante tutto l’arco dell’anno, la possibilità di visitare il territorio. Il miglior modo per visitare le valli è naturalmente quello a piedi: camminando si ha tempo per guardarsi attorno, si vive e si ‘gusta’ il territorio, passo dopo passo. La Valle di Muggio e la Val Mara offrono oltre 200 chilometri di sentieri, pianeggianti e di montagna, segnalati secondo le norme federali. Le possibilità escursionistiche sono molteplici: dalle gole della Breggia – il punto più basso – al Monte Generoso, punto più alto della valle; troviamo escursioni facili, su strade e piste agricole, ed escursioni più impegnative, su sentieri di montagna; escursioni di poche ore o escursioni che impegnano tutta la giornata. Per poter mettere l’escursionista in condizione di scegliere il percorso e dare qualche informazione sugli aspetti e gli oggetti che si incontrano durante il cammino vengono proposti 21 itinerari che coprono la quasi totalità del territorio regionale. Ultima suggestione il tragitto Airolo-Pesciüm. Esso propone tre sentieri per racchette da neve per un totole di 8 chilometri: sentiero ‘Cascina Nuova’, sentiero ‘Val Pozzuolo’ e sentiero ‘Nante’. È possibile noleggiare le racchette da neve alla partenza della funivia, presso la Scuola Svizzera di Sci e Snowboard Airolo-San Gottardo. Si consiglia di prenotare il noleggio almeno il giorno prima al numero 079 311 48 09.

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Approfondimenti e curiosità

CREDENZE E MODI DI DIRE POPOLARI Da dicembre a inizio marzo è un fiorire di detti popolari dedicati alla stagione più rigida dell’anno, sagge ‘previsioni’ che l’effetto serra sta via via annullando.

Il solstizio d’inverno 2017 si verificherà alle 17.28 del 21 dicembre e segnerà l’inizio della stagione fredda nell’Emisfero boreale. Arriverà in tutti gli stati che ne fanno parte, e dunque anche in Svizzera, nello stesso momento, ma in orari diversi che rispecchiano i 24 fusi orari o time zone in cui è divisa la Terra. Fra i quattro maggiori momenti astrali più importanti dell’anno (i due equinozi, primavera e autunno, e i due solstizi, estate e inverno, appunto) in realtà non è da concepire come un giorno ma il momento nel quale il Sole, nel suo moto apparente lungo le costellazioni dello Zodiaco, raggiunge la posizione più a Sud dall’Equatore celeste, che è la proiezione nel cielo dell’Equatore terrestre. Da questo momento in poi – come riportano gli esperti – il Sole comincerà a “risalire” verso l’Equatore celeste e le ore di luce aumenteranno gradualmente fino a raggiungere il culmine fra sei mesi, nel solstizio d’estate (previsto alle 11.07 del 21 giugno 2018). Il solstizio d’inverno è quindi sì il giorno più corto dell’anno, ma rappresenta anche l’inizio della risalita del Sole verso le lunghe e calde giornate d’estate. Per questo, sin dalla preistoria, è stato attribuito al solstizio d’inverno il significato sacro del trionfo della luce sulle tenebre. Non, dunque, il 13 dicembre, Santa Lucia (ricordate il detto “il giorno più corto che ci sia”). Ciò è diversamente un lascito della tradizione che viene dal passato, prima del 1582, quando ci fu la riforma del calendario voluta da Papa Gregorio XIII, che

sistemò la sfasatura esistente tra calendario civile e calendario solare, al tempo ancora così rilevante da far cadere il solstizio proprio fra il 12 e il 13 dicembre. Resta, comunque, un fondo di verità poiché il tramonto più prematuro dell’anno non avviene il giorno del solstizio bensì una settimana o due prima, proprio intorno al giorno di Santa Lucia.

« Nel letargo della natura l’uomo ha sempre letto gli indizi di annuncio di una nuova rinascita » Un altro curioso modo di dire sulla stagione dedicata al ‘letargo’ di flora e fauna parla della Candelora, che cade in pieno inverno, il 2 febbraio. Si tratta della festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Nella celebrazione liturgica cattolica è tradizione benedire le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”. Il detto popolare dice “Per la Santa Candelora se nevica o se plora (piove), dall’inverno siamo fora (fuori); ma se è sole o solicello siamo sempre a mezzo inverno”. Considerato per eccellenza il mese del freddo è invece gennaio. Non a caso alla fine di gennaio vengono ricordati “i giorni della merla” (29, 30 e 31) considerati i più rigidi di tutto l’anno. Il nome deriva da una leggenda secondo la quale una merla e i suoi piccoli, in origine bianchi, per ripararsi dal freddo, si rifugiarono dentro un comignolo di una casa, dal quale poi uscirono il 1° febbraio tutti neri a causa della fuliggine: la credenza vuole che da quel giorno i merli siano diventati neri. In realtà, le statistiche ci dicono che il periodo più freddo dell’anno è la seconda decade di gennaio. Al riguardo esistono altri proverbi, validi per il giorno 17: “Sant’Antonio della gran freddura” e “Sant’Antonio dalla barba bianca, se non piove la neve non manca”. Soprattutto in passato, oggi purtroppo sempre meno, le “previsioni” del contadino annunciavano “Neve dicembrina per tre mesi ti sta vicina”. Ciò stava a significare che, in alcuni inverni particolarmente freddi, la neve che cade (ma si dovrebbe dire cadeva considerata la penuria moderna) a dicembre, specie se in quantità abbondante, può resistere anche fino agli inizi di febbraio.


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