Rivista Santuario della Consolata - Aprile/Giugno 2020

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Questo mondo chiede consolazione Il Samaritano, paradigma della spiritualità della Chiesa di oggi

Osvaldo Maddaleno

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l discorso con il quale Papa Giovanni XXIII apriva il Concilio Vaticano II fu come una grande ouverture sinfonica, che anticipava i contenuti dell'assise ecumenica e insieme indicava gli atteggiamenti con i quali si sarebbero dovuti affrontare. Gli obiettivi che il Papa afdava al Concilio erano soprattutto quello di donare la verità della fede cristiana con modalità nuove, così che essa potesse essere compresa e accolta dal mondo di oggi, e quello di promuovere l'unità della famiglia umana, soprattutto l'unità nella verità tra tutte le Chiese. Tra gli atteggiamenti che proponeva per giungere e perseguire questi obiettivi, vi era innanzitutto uno sguardo positivo sul mondo contemporaneo, cogliendone le opportunità e sapendo scorgervi il lavoro della Provvidenza che «ci sta conducendo a un nuovo ordine di rapporti umani, che, per opera degli uomini e per lo più al di là della loro stessa aspettativa, si volgono verso il compimento di disegni superiori ed inattesi». Dissentiva apertamente dai “profeti di sventura” che nei tempi moderni non sapevano vedere se non “prevaricazione e rovina”. Per reprimere gli errori, che pure sapeva presenti nella società contemporanea, invitava a preferire «il ricorso alla medicina della misericordia piuttosto che brandire le armi della severità. Invece di condannare, essa (la Chiesa) ritiene di rispondere meglio ai bisogni della nostra epoca, mettendo meglio in luce la forza della sua dottrina» (11 ottobre 1962). Scriveva Teilhard de Chardin: «Non si converte se non quello che si ama. Se il cristiano non è in completa simpatia con il mondo nascente, se non trova in se stesso le aspirazioni e le ansietà del mondo moderno, se non lascia crescere nel suo essere il senso dell'umano, non realizzerà mai la sintesi liberatrice tra la terra e il cielo da cui può nascere la manifestazione ultima del Cristo universale. Immergersi per emergere e sollevarsi. Partecipare per sublimare. Questa è la legge stessa dell'Incarnazione». Papa Paolo VI nell'omelia dell’ 8 dicembre 1965 diceva che: «L'antica storia del Samaritano è stata il paradigma (il modello) della spiritualità del Con-

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cilio». Esso aveva provato per il mondo contemporaneo la stessa compassione di quell'uomo buono per il ferito che giaceva lungo la strada: «Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani ha assorbito l'attenzione del nostro Sinodo. Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano odierno». «Non la Chiesa da una parte e il mondo dall'altra – direbbe uno dei Padri Conciliari ancora vivo, il Vescovo Luigi Bettazzi -, ma la Chiesa fermento del mondo, perché tutti possano camminare verso il regno di Dio». La Chiesa oggi qui da noi non ha più il personale e i mezzi per intraprendere grandi progetti; al contrario, i suoi progetti possono solo essere modesti, un po' come seminare in un piccolo orto. Scaviamo il terreno, mettiamo il fertilizzante, annafamo, ma soprattutto ci diamo del seme. Seminare è un gesto di speranza. È come dare la vita. Qui da noi nella Chiesa è giunto il momento della semina, il vero tempo della speranza. Non mancano i


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