Rivista Santuario della Consolata - aprile/giugno 2021

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IL Rivista fondata nel 1899

DELLA n. 2 APRILE - GIUGNO 2021


In copertina: «Veronica e il velo con il volto di Cristo», olio su tela del 1655-1660 di Mattia Preti. (County Museum of Art di Los Angeles)

Periodico religioso trimestrale Anno 123 - n. 2 Aprile - Giugno 2021 Poste italiane S.p.A. - Sped. in abb. postale «Regime R.O.C.» - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/TORINO - Nuovo corso n. 2/2021 C.C. post. n. 264101 intestato a: Santuario della Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino Tel. +39 011 483.61.11 Fax +39 011 483.61.99 E-mail: rivistasantuario@laconsolata.org Sito web: www.laconsolata.org Impaginazione grafica rivista: Andrea Aloi Stampa: A4 servizi grafici di Serra Sergio Snc Via F.lli Meliga 5/D - Chivasso (TO) Tel. 011919.55.96 E-mail: info@a4servizigrafici.it Sito web: www.a4servizigrafici.it

Direttore responsabile: Marco Bonatti Autorizzazione del Tribunale Civile di Torino n.379 del 22 febbraio 1949

Per inviare offerte al Santuario:

editoriale

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La parola del Rettore Giacomo Maria Martinacci rubriche

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La crisi è una benedizione Osvaldo Maddaleno

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Le esigenze del Vangelo e la fragilità umana Messaggio di Papa Francesco

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La Consolata unico aiuto Gianlorenzo Boano

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Dall’Italia:

Un prezioso dono di Papa Benedetto XV a cura della Redazione

■ versamento sul c.c. postale n. 264101 in allegato ad ogni numero della rivista del Santuario

Inserto missionario

■ assegno bancario o circolare di Banca Italiana (inviato a mezzo assicurata) intestato: «Santuario Beata Vergine della Consolata»

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■ Bonifico su c.c. bancario UNICREDIT intestato a: Santuario Beata Vergine della Consolata IBAN IT 98 S 02008 01046 000003068475 specificando la causale della donazione

Il Beato Allamano verso la canonizzazione a cura della Redazione

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Inspiegabile guarigione attribuita al Beato Giuseppe Allamano Michelangelo Piovano

Dall’estero: ■ solo con bonifico su c.c. bancario UNICREDIT: intestato a: Santuario Beata Vergine della Consolata IBAN IT 98 S 02008 01046 000003068475 specificando la causale della donazione: «tutela beni artistici»

Redazione:

Collaboratori: Gianlorenzo Boano Michelangelo Piovano

Informiamo i lettori che i loro dati personali sono utilizzati esclusivamente per l’invio della nostra rivista. Tali dati sono trattati con la massima riservatezza e non vengono ceduti per nessun motivo a terzi. In ogni momento si potrà richiedere la consultazione, l’aggiornamento, la cancellazione.

Andrea Aloi Daniele Bolognini Lino Ferracin Osvaldo Maddaleno Giacomo Maria Martinacci Giulia Poretti


editoriale

La parola del Rettore mons. Giacomo Maria Martinacci

Carissimi amici e devoti della Consolata, quando questo numero della nostra rivista giungerà tra le vostre mani la festa della Consolata sarà vicina, mentre la situazione creata dalla pandemia che dallo scorso anno ha sconvolto le nostre radicate abitudini e le nostre stesse vite continuerà ad imporre limitazioni di vario genere. È quindi facile prevedere che anche in questo anno la nostra festa dovrà ancora subire l'inusso del Covid 19, nonostante l'estendersi delle vaccinazioni . Non per questo però viene meno la liale ducia nell'intercessione costante della Vergine nostra Patrona. L'intrecciarsi per molta parte con il Tempo Pasquale dei Nove Sabati, ci conduce a valutare positivamente questa felice coincidenza, considerando quanto Maria è stata al anco degli Apostoli nell'attesa del dono dello Spirito Santo a Pentecoste, e non solo. A seguito della pubblicazione sull'ultimo numero della nostra rivista di ampi stralci della Lettera di Papa Francesco per l'Anno di San Giuseppe, mi sono giunte segnalazioni positive che testimoniano quanto voi avete apprezzato la nostra scelta di offrire testi così signicativi e concreti. Ne sono lieto. Nei giorni della festa del Santo è stato esposto in Santuario il quadro (che abitualmente è conservato nella cappella interna del nostro Convitto) di cui avevamo pubblicato (a pag. 12) un particolare, come illustrazione per la Lettera del Santo Padre. Ci è stato segnalato che la sigla dipinta nel retro della tela (T. L.) poteva riferirsi al pittore Tommaso Lorenzone (1824-1902) che collabo-

rò con San Giovanni Bosco per la Basilica di Maria Ausiliatrice: suoi sono il grande quadro che domina l'abside del Santuario e quello dell'altare a sinistra del transetto con la Santa Famiglia. Abbiamo svolto una ricerca e da una piccola immagine, che aveva accompagnato il mio papà negli anni della seconda guerra mondiale quando fu internato nei campi di concentramento del Nord Europa (194345), e che conservo come suo prezioso ricordo, si è potuta riscontrare l'esattezza dell'attribuzione del nostro quadro al citato pittore piemontese e, di conseguenza, denire anche la data entro cui venne dipinto. Con grande soddisfazione porto a vostra conoscenza un evento molto importante per tutti noi: nello scorso mese di marzo a Boa Vista, nella Diocesi brasiliana di Roraima, si è svolta l'Inchiesta diocesana relativa a un fatto ritenuto miracoloso, avvenuto esattamente 25 anni fa: il 7 febbraio 1996 Sorino Yanomami, un giovane indigeno, mentre era a caccia venne aggredito in modo mortale da un giaguaro. Era il giorno di inizio della novena per la festa del Beato Giuseppe Allamano e subito vi fu chi rivolse fervide preghiere al Beato perché Sorino avesse salva la vita. Così avvenne: la sopravvivenza dell'infortunato con la sua totale guarigione fu attribuita all'intercessione del nostro Beato. Troverete una sua dettagliata relazione da pag. 15 a pag. 18. La documentazione raccolta, insieme alle testimonianze relative, ora è a Roma presso la Congregazione delle Cause dei Santi per le necessarie valutazioni.

Se, come noi ci auguriamo, tutto risulterà rispondente a quanto la normativa canonica stabilisce e il fatto sarà riconosciuto come miracoloso, avremo la gioia di poter venerare come Santo colui che per quasi 46 anni fu rettore del nostro Santuario. Amo sperare che nel 2026, anno centenario della morte dell'Allamano, il nostro sogno sia diventato realtà. Il Convitto Ecclesiastico, esistente presso il Santuario della Consolata n dal 1882, accolse per molti decenni i giovani sacerdoti offrendo loro una specica formazione per renderli ministri adatti a celebrare il sacramento della Riconciliazione, ispirandosi alla solida dottrina di S. Alfonso Maria de' Liguori. Anch'io ho potuto godere di questo prezioso servizio negli anni 1965-66. Oggi vengono attuate altre forme per afancare la formazione dei giovani sacerdoti, ma la storia passata del nostro Convitto mi pare motivo per offrire ai nostri affezionati lettori ampi stralci del Messaggio che Papa Francesco ha voluto offrire il 23 marzo scorso nel 150° della proclamazione del Santo come Dottore della Chiesa, compiuta dal Beato Pio IX. Viviamo questo non facile tempo continuando a condare nell'insostituibile preghiera di intercessione che la Vergine rivolge a Dio per tutti noi, ma non dimentichiamo mai che se Dio bussa alla porta del nostro cuore -e non abbiamo motivo per dubitarnetocca a noi aprirgli la porta: l'incontro è festa, è gioia, è pace, è vita vera per chi lo accoglie.

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La crisi è una benedizione Crisi come grazia, parola chiave del rinnovamento della Chiesa

▲ «Viandante sul mare di nebbia» (particolare), olio su tela di Caspar David Friedrich (1818). Museo Hamburger Kunsthalle, Amburgo (D)

Osvaldo Maddaleno

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n questo cambiamento d'epoca, se c'è una parola che dice in sintesi la situazione globale che il mondo sta sperimentando, questa è “crisi”. A Natale, Papa Francesco, nel suo discorso alla Curia Romana ha detto: «Questo Natale è il Natale della pandemia, della crisi sanitaria, della crisi economica sociale e persino ecclesiale che ha colpito ciecamente il mondo intero». In piazza San Pietro deserta, l'anno scorso, il Pontece ha raccolto simbolicamente tutta la crisi del mondo, rivelandola in un luogo destinato a essere invece simbolo di presenza e unità. Aveva poi spiegato il signicato della tempesta che si era abbattuta sul mondo: «La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità, lascia scoperte quelle false e superue sicurezze con cui abbiamo costruito i nostri progetti e le nostre abitudini, ed è rimasta scoperta quella benedetta appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l'appartenenza come fratelli». La crisi della pandemia è un'occasione propizia per una breve riessione sul signicato della crisi, che può aiutare ciascuno. La crisi è presente ovunque e in ogni periodo della storia, coinvolge le ideologie, la politica, l'economia, la tecnica, l'ecologia, la religione. Si

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tratta di una tappa obbligata della storia personale e della storia sociale. Si manifesta come un evento straordinario, che causa sempre un senso di trepidazione, angoscia, squilibrio e incertezza nelle scelte da fare. Anche la Bibbia è popolata di personaggi in crisi, che però, proprio attraverso di essa, compiono la storia della salvezza. Papa Francesco cita Abramo (lasciare la sua terra … sacricare l'unico glio); Mosè (Signore, manda altri); Elia (desiderò persino la morte); Giovanni Battista (in dubbio sull'identità messianica di Gesù); Paolo di Tarso (l'uomo trasformato dalla crisi). Ma la crisi più eloquente è quella di Gesù (tentazioni nel deserto, Getsemani, abbandono del Padre sulla croce). Questo ci mette in guardia a non giudicare la Chiesa frettolosamente in base alle crisi. Una lettura della realtà senza speranza non si può chiamare realistica. La speranza dà alle nostre analisi ciò che tante volte i nostri sguardi miopi sono incapaci di percepire. Dio continua a far crescere i semi del suo Regno in mezzo a noi: i problemi vanno a nire subito sui giornali, invece i segni di speranza fanno notizia solo dopo molto tempo, e non sempre. Papa Francesco ha accettato questa categoria della crisi per de-


nire la situazione attuale della Chiesa, aggiungendo: «Chi non guarda la crisi alla luce del Vangelo, si limita a fare l'autopsia di un cadavere». Siamo spaventati dalla crisi non solo perché abbiamo dimenticato di valutarla come il Vangelo ci invita a fare, ma perché abbiamo scordato che il Vangelo è il primo a metterci in crisi («Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna»). Ma se troviamo di nuovo il coraggio e l'umiltà di dire ad alta voce che il tempo della crisi è un tempo dello Spirito, allora, anche davanti all'esperienza del buio, della debolezza, delle contraddizioni, non ci sentiremo più schiacciati, ma conserveremo un'intima ducia che le cose stanno per assumere una nuova forma, scaturita esclusivamente dall'esperienza di una Grazia nascosta nel buio. Papa Francesco invita a non confondere la crisi con il conitto: sono due cose diverse. La crisi generalmente ha un esito positivo, mentre il conitto crea sempre un contrasto, un antagonismo. La Chiesa, letta con le categorie del conitto (progressisti e tradizionalisti), tradisce la sua vera natura: essa è un Corpo perennemente in crisi, proprio perché è vivo, ma non deve mai diventare un corpo in conitto, con vincitori e vinti. Infatti in questo modo diventerà meno sinodale, e imporrà una logica uniformante, così lontana dalla ricchezza e pluralità che lo Spirito ha donato alla sua Chiesa. La novità introdotta dalla crisi voluta dallo Spirito non è mai una novità in contrapposizione al vecchio, bensì una novità che germoglia dal vecchio e lo rende sempre fecondo. Gesù usa questa espressione: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». L'atto di morire del seme è un atto ambivalente, perché nello stesso tempo segna la ne di qualcosa e l'inizio di qualcos'altro. Chiamiamo lo stesso momento morte-marcire e nascita-germogliare perché sono la medesima cosa: davanti ai nostri occhi vediamo una ne e allo stesso tempo in quella ne si manifesta un nuovo inizio. Solo morendo a una certa mentalità riusciremo anche a fare spazio alla novità che lo Spirito suscita costantemente nel cuore della Chiesa. Il Papa ha un invito molto forte: «Si deve smettere di pensare alla riforma della Chiesa come a un rattoppo di un vestito vecchio, o alla semplice stesura di una nuova Costituzione Apostolica». Noi non siamo chiamati a riformare il Corpo di Cristo (Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e per sempre) ma siamo chiamati a rivestire con un vestito nuovo quel medesimo Corpo, afnché appaia chiaramente che la Grazia posseduta non viene da noi ma da Dio. La Chiesa è sempre un vaso di creta, prezioso per ciò che contiene e non per ciò che a volte mostra di sé. Non sarà crisi, dunque, la parola chiave per intendere la vita e la riforma della Chiesa che ci attende nel futuro? Che cosa fare durante la crisi? Innanzitutto accettarla come un tempo di grazia donatoci per capire la volontà di Dio su ciascuno di noi e per la Chiesa tutta. Non dobbiamo poi stancarci di pregare sempre. Non conosciamo alcun'altra soluzione ai problemi che stiamo vivendo, se non quella di pregare di più e, nello stes-

so tempo, fare tutto quanto è possibile con più ducia. Il Santuario della Consolata, aperto ininterrottamente nell’intera giornata è un invito a non stancarci di pregare. In un altro discorso di metà febbraio il Papa ha detto che non si può vivere senza crisi. Le crisi sono una benedizione, anche sul piano naturale -le crisi del bambino nella crescita no all'età matura sono importanti-, anche nella vita delle istituzioni. La crisi è un'opportunità per crescere. Ogni crisi è una chiamata a nuova maturità; è un tempo dello spirito, che suscita l'esigenza di operare un aggiornamento, senza scoraggiarsi davanti alla complessità umana e alle sue contraddizioni. È importante affrontare le crisi traendo da esse delle opportunità. Ci può servire l'esperienza di un grande compositore musicista: Georg Friedrich Händel. In una notte di agosto del 1741 la vena creativa era prosciugata, nessuno gli commissionava nuovi lavori e i soldi erano niti. A 56 anni, senza musica, era perduto e voleva morire. In un accesso di collera pronunciò la parole di Colui che moriva sulla croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Nulla poteva dargli consolazione perché Dio l'aveva abbandonato ed estromesso dal sacro ume della vita. In preda all'angoscia del suo Getsemani personale, si alzò dal letto ed entrò nello studio: sul tavolo c'era una busta dimenticata. Gliel'aveva recapitata un amico poeta, era il testo per una composizione sacra, che solo lui poteva musicare. Alle prime parole tremò. “Confort ye”, così iniziava. “Consolati!”: emanava un potere magico da questa parola, anzi no, non una parola ma una risposta, la risposta di Dio al suo cuore dolente. Consolati, risuscita l'anima al suono di questa parola creatrice, generatrice. Non aveva nito di leggere e già le parole si scioglievano in melodia e canto. Quale gioia, le porte si erano spalancate: sentiva di nuovo in musica. Dio aveva risposto proprio a lui, che nalmente lo riconosceva come fonte dell'unica cosa in cui credeva: la musica. E così sgorgò il “Messiah”, capolavoro noto a tutti perché almeno una volta ne abbiamo sentito il portentoso “Alleluia” corale. Per tre settimane Händel si abbandonò alla creazione, dimenticando il giorno e la notte. Quando gli chiesero di donare ai malati e carcerati i proventi della prima (13.4.1742), rispose: «No, non voglio denaro per quest'opera, non ne accetterò mai, io che sono debitore a un Altro. Apparterrà per sempre ai malati e ai reclusi, perché io stesso ero infermo, e mi ha risanato, ero prigioniero, e mi ha redento». Così fu no al 6 aprile del 1759 quando, 74enne, cieco e malato, presagendo il “passaggio” nale, volle dirigere di persona il Messiah, era il suo grazie a Dio. Pochi giorni dopo, il 14 aprile, Sabato Santo, entrava nella vita eterna dalla porta che si era aperta con la sofferta bellezza della sua opera. Sono alla Consolata e vorrei terminare guardando a Maria, perché la presenza di Maria fa sempre la differenza in tempi di crisi. Come nel Cenacolo lei sa tenere insieme persone che hanno difcoltà.

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Le esigenze del Vangelo e la frag

Messaggio di Papa Francesco per il 150° anniversario della proclamazi di S. Alfonso Maria de’Liguori come Dottore della Chiesa

C Alfonso Maria de' Liguori (Marinella - Napoli, 27 settembre 1696 - Nocera de’ Pagani, 1° agosto 1787) è stato un Vescovo cattolico e compositore italiano, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, autore di opere letterarie, teologiche e di celebri melodie; beaticato nel 1816, fu proclamato Santo da Papa Gregorio XVI nel 1839 e dichiarato Dottore della Chiesa (doctor zelantissimus) nel 1871 dal Papa Beato Pio IX; il Papa Pio XII nel 1950 gli conferì il titolo di “celeste Patrono di tutti i confessori e moralisti”. Era il primo di otto gli di Don Giuseppe de' Liguoro e di Anna Maria Caterina Cavalieri, dei marchesi d'Avernia, originaria del brindisino. Il padre, un nobile cavaliere nonché ufciale superiore della marina militare, lo afdò sin da piccolo a precettori di rango, tra cui il pittore Francesco Solimena che gli insegnò i rudimenti della sua arte in cui Alfonso diede prova di abilità. All'età di soli 12 anni s'iscrisse all'Università di Napoli e, quattro anni dopo, nel 1713 conseguì il dottorato (diritto civile e canonico dopo aver sostenuto un esame col grande losofo e storico Giambattista Vico), cominciando subito a esercitare la professione di avvocato. Nel 1718 ottenne la nomina a giudice del "Regio portulano" di Napoli. Frequentava la Confraternita dei dottori presso la chiesa dei Girolamini dei Filippini e si assunse il compito di visitare i malati del più grande ospedale di Napoli. Una forte delusione, provata in un processo giudiziario inquinato da falsità, nel 1723 fece maturare la sua ferma decisione di consacrarsi a Dio. Fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1726, all'età di 30 anni e, come risultato di un compromesso

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entocinquanta anni fa, Pio IX, il 23 marzo 1871, proclamava Sant’Alfonso Maria de’ Liguori Dottore della Chiesa. La Bolla di proclamazione del dottorato di Sant'Alfonso evidenzia la specicità della sua proposta morale e spirituale, avendo saputo indicare la via sicura nel groviglio delle opinioni contrastanti del rigorismo e del lassismo. A centocinquant'anni da questa gioiosa ricorrenza, il messaggio di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, patrono dei confessori e dei moralisti, e modello per tutta la Chiesa in uscita missionaria, indica ancora con vigore la strada maestra per avvicinare le coscienze al volto accogliente del Padre, perché «la salvezza che Dio ci offre è opera della sua misericordia» (Evangelii gaudium, 112). L'ascolto della realtà La proposta teologica alfonsiana nasce dall'ascolto e dall'accoglienza della fragilità degli uomini e delle donne più abbandonati spiritualmente. Dottore, formatosi in una mentalità morale rigorista, si converte alla «benignità» attraverso l’ascolto della realtà. L'esperienza missionaria nelle periferie esistenziali del suo tempo, la ricerca dei lontani e l'ascolto delle confessioni, e le responsabilità come Vescovo di una Chiesa particolare, lo portano a diventare padre e maestro di misericordia, certo che il “paradiso di Dio è il cuore dell'uomo”. La graduale conversione verso una pastorale decisamente missionaria, capace di prossimità con il popolo, di saperne accompagnare il passo, di condividerne concretamente la vita anche in mezzo a grandi limiti e sde, spinse Alfonso a rivedere, non senza fatica, anche l'impostazione teologica e giuridica ricevuta negli anni della sua formazione: inizialmente improntata ad un certo rigorismo, si trasformò poi in approccio mi-


gilità umana one

sericordioso, dinamismo evangelizzatore capace di agire per attrazione. Nelle dispute teologiche si lascia interpellare dalla vita stessa. Avvocato degli ultimi, dei fragili e degli scartati dalla società del suo tempo, difende il “diritto” di tutti, specialmente dei più abbandonati e dei poveri. Questo percorso lo ha condotto alla scelta decisiva di porsi al servizio delle coscienze che cercano, pur tra mille difcoltà, il bene da fare, perché fedeli alla chiamata di Dio alla santità. Sant'Alfonso, dunque, «è un realista nel vero senso cristiano» perché ha ben compreso che «nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l'impegno con gli altri» (Evangelii gaudium, 177). Ogni azione pastorale ha la sua radice nell'incontro salvico con il Dio della vita, nasce dall'ascolto della vita e si nutre di una riessione teologica che sappia farsi carico delle domande delle persone per indicare strade percorribili. Sull'esempio di Alfonso, invito i teologi moralisti, i missionari ed i confessori a entrare in rapporto vivo con i membri del popolo di Dio, e a guardare all'esistenza partendo dalla loro angolazione, per comprendere le difcoltà reali che incontrano ed aiutare a guarire le ferite, perché solo la vera fraternità «sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all'amore di Dio, che sa aprire il cuore all'amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il loro Padre buono» (Evangelii gaudium, 92). Fedele al Vangelo, l’insegnamento morale cristiano chiamato ad annunciare, approfondire ed insegnare, sia sempre una risposta «al Dio che ci ama e che ci salva, riconoscendolo negli altri e uscendo da se stessi per cercare il bene di tutti» (Evangelii gau-

con il padre, sempre contrario alla sua scelta, non poté entrare nella Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri, divenendo invece sacerdote diocesano. Chiamava a raccolta i fedeli più umili a cui spiegava il Vangelo con modi semplici davanti alla chiesa di Santa Teresa degli Scalzi. Le riunioni vennero inizialmente ostacolate dalle autorità civili e religiose ma, grazie alla determinazione del sacerdote e dei fedeli, furono approvate dal Cardinale Francesco Maria Pignatelli, che era stato Arcivescovo di Napoli. All'età di 36 anni, lasciò denitivamente Napoli ritirandosi a Scala (in provincia di Salerno) dove fondò la Congregazione del Santissimo Redentore; nel 1734 passò all'eremo benedettino di Villa degli Schiavi a Liberi (in provincia di Caserta e Diocesi di Caiazzo). Negli anni successivi alla fondazione della Congregazione, Alfonso si dedicò alla stesura di numerose opere ascetiche, dogmatiche, morali ed apologetiche, tra cui la Theologia moralis (1753-1755) e La pratica del confessore (1755). Le caratteristiche, evidenziate da Papa Francesco, che resero concreto l'insegnamento morale del Santo per la benignità nell'accoglienza, la prossimità ai problemi esistenziali dei fedeli ed il realismo dell'amore di Dio, furono i motivi per cui nel Convitto Ecclesiastico di Torino fu scelto come riferimento a cui confrontarsi nella pastorale della misericordia sacramentale e questo in discontinuità con lo stile allora seguito non solo nel nostro Piemonte e nella Facoltà Teologica allora nell'Università degli Studi di Torino. Fu anche compositore di molte canzoni in italiano e in napoletano, tra cui il celebre canto natalizio Tu scendi dalle stelle, scritto e musicato durante una sua missione a Nola, derivato da Quanno nascette Ninno composta con testo in napoletano. Nel 1762 Papa Clemente XIII lo volle, contro la sua volontà, Vescovo della Diocesi di Sant’Agata de’ Goti. Durante la terribile carestia che colpì nel gennaio 1764 il Regno di Napoli, Alfonso riuscì a limitare le sofferenze della popolazione del suo territorio: si industriò, assieme ai governatori locali, ai sacerdoti della Città e della Diocesi, per accendere mutui e calmierare il prezzo del pane arrivato alle stelle, rilanciando l'economia bloccata per quasi due anni. Nel 1755 lasciò la responsabilità vescovile per problemi di salute: soffriva infatti di una forma di artrite che gli incurvò la spina dorsale. Si trasferì poi nella casa dei Redentoristi di Nocera de’ Pagani dove rimase no alla morte, il 1° agosto 1787. Sant'Alfonso fu autore di oltre 100 opere, sia "popolari", facilmente accessibili a tutti, sia esegetiche, riguardanti la teologia (in particolare quella morale), l’apologetica, la dogmatica e l’ascetica. Ecco un elenco delle più conosciute: Massime Eterne (1728), Visite al Santissimo Sacramento (1745), Le glorie di Maria (1750), Apparecchio alla morte (1758), Del gran mezzo della preghiera (1759), Pratica di amar Gesù Cristo (1768). A tutt'oggi si calcola che le opere di Sant'Alfonso siano state tradotte in più di 70 lingue, e che abbiano avuto 21.000 edizioni. In Piemonte la festa del Santo si celebra il giorno 2 agosto.

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▲ Chiesa della parrocchia torinese dedicata a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori

dium, 39). La sola conoscenza dei principi teoretici, come ci ricorda lo stesso Sant’Alfonso, non basta per accompagnare e sostenere le coscienze nel discernimento del bene da compiere. È necessario che la conoscenza diventi pratica mediante l’ascolto e l’accoglienza degli ultimi, dei fragili e di chi è considerato scarto dalla società. Coscienze mature per una Chiesa adulta Sull'esempio di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, rinnovatore della teologia morale, si rende auspicabile e dunque necessario afancare, accompagnare e sostenere i più destituiti di aiuti spirituali nel cammino verso la redenzione. La radicalità evangelica non va contrapposta alla debolezza dell'uomo. È necessario sempre trovare la strada che avvicini i cuori a Dio, così come fece Alfonso con il suo insegnamento spi-

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rituale e morale. Tutto ciò perché «l'immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. L'opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un'attenzione religiosa privilegiata e prioritaria» (Evangelii gaudium, 200). Come Sant'Alfonso siamo chiamati ad andare incontro al popolo come comunità apostolica che segue il Redentore tra gli abbandonati. Questo andare incontro a chi è privo di soccorso spirituale aiuta a promuovere una maturità morale capace di scegliere il vero bene. Formando coscienze responsabili e misericordiose avremo una Chiesa adulta capace di rispondere costruttivamente del-

le fragilità sociali, in vista del regno dei cieli. L'andare incontro ai più fragili permette di combattere la «logica della competitività e della legge del più forte che considera l'essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare dando inizio alla cultura dello scarto» (cfr. Evangelii gaudium, 53). Alfonso de' Liguori, maestro e patrono dei confessori e dei moralisti, ha offerto risposte costruttive alle sde della società del suo tempo, attraverso l'evangelizzazione popolare, indicando uno stile di teologia morale capace di tenere insieme l'esigenza del Vangelo e le fragilità umane. Dinnanzi a passaggi epocali come quello attuale, si evidenzia concreto il rischio di assolutizzare i diritti dei forti, dimenticando i più bisognosi. La formazione delle coscienze al bene appare meta indispensabile per ogni cristiano. Dare spazio alle coscienze -luogo dove risuona la voce di Dio- perché possano portare avanti il loro personale discernimento nella concretezza della vita è un compito formativo a cui bisogna restare fedeli. L'atteggiamento del Samaritano (Lc 10, 33-35), ci sprona in questa direzione. La dignità dei fragili è un dovere morale che non si può eludere o demandare. Invito, così come ha fatto Sant'Alfonso, ad andare incontro ai fratelli e alle sorelle fragili della nostra società. Ciò comporta lo sviluppo di una riessione teologico - morale ed un'azione pastorale, capace di impegnarsi per il bene comune che ha una parola decisa in difesa della vita, verso il creato e la fratellanza. Sant'Alfonso Maria de' Liguori e la Vergine Maria del Perpetuo Soccorso siano sempre vostri compagni di viaggio. Roma, San Giovanni in Laterano, 23 marzo 2021 FRANCESCO


La Consolata unico aiuto Un dramma nella Torino della “Belle Époque” Gianlorenzo Boano


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utti gli ex-voto hanno sempre un “lieto ne”, ognuno però ha una sua storia che passa attraverso il dolore, a momenti di sofferenza sica o morale, situazioni impreviste e consapevolezza che da un evento drammatico può derivare la vita o la morte; tutto questo però è vissuto nella fede e nella speranza della realizzazione di una grazia. Vi è un ex-voto che appare subito diverso rispetto alla maggioranza degli altri, direi che ha un qualcosa di inquietante nel soggetto: una rappresentazione molto scura della scena nella quale quasi non si vedono le gure ma c'è una nuvola di luce che illumina tutto, e in quella luce vi è l'immagine della Vergine Consolata. Nell'oscurità del dipinto compaiono: un uomo, con in mano una candela, dietro una donna e, per terra, il corpicino di una bambina; in alto l'immagine della Consolata. L'ex-voto si riferisce a un fatto di cronaca risalente al 7 Maggio 1903 e che colpì l'opinione pubblica torinese e fu riportato, con grande rilievo, sui giornali dell'epoca. Che cosa era successo? Una bambina di cinque anni, Teresina Demarta, scomparsa da casa il giorno prima, fu ritrovata ferita con tagli di coltello, ecchimosi, contusioni e lividi vari, in un corridoio degli infernotti (cioè un ulteriore piano interrato sotto le cantine) del palazzo Saluzzo di Paesana (all’inizio di via della Consolata), dove abitava con la famiglia. Nella dettagliata deposizione che la madre della piccola

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rilasciò alle autorità, riportata integralmente nel bollettino della Consolata del Giugno 1903, veniamo a conoscenza di quanto accaduto con tutti i suoi particolari. Nella sua dichiarazione, la madre della bimba, Angiolina Demarta Coppo, racconta che, dopo essere andata a prendere Teresina all'Asilo delle Suore di Sant'Anna, la portò no al portone del palazzo Paesana e la lasciò alla nonna mentre lei con la glia maggiore, Margherita, andò a fare una breve passeggiata come consigliatole dal medico a seguito di una recente malattia. Dopo circa un'ora, rientrando a casa, vide la nonna che, piangente ed affannata, le disse che, dopo aver fatto merenda, la bambina era scomparsa: non si riesce più a trovarla, inutilmente cercata in ogni luogo anche presso i vicini. La madre è affranta, corre anche lei alla ricerca della piccola, interroga il custode del palazzo e tutte le persone che conosce, poi si inoltra per le strade e cortili delle case dei dintorni, vengono avvisati i Carabinieri e la Questura che subito danno il loro contributo alle ricerche; anche il marito, nel frattempo arrivato a casa, partecipa alla ricerca della piccola. Angiolina, angosciata, continua a piangere e ripetere: «O Madonna della Consolata, per carità, aiutatemi!». Purtroppo le ore passano, la notte avanza, la bambina non si trova e la povera donna non può fare a meno di pensare all'atroce fatto avvenuto, solo sedici mesi prima, nel loro stesso palazzo dove, nelle cantine fu trovato il cadavere deturpato di una bambina, Veronica Zucca.


► A lato: storica cartolina raffigurante piazza Savoia a Torino con il palazzo Saluzzo di Paesana ◄ A pag. 10: fotografia storica del cortile interno di palazzo Saluzzo di Paesana (tratta dal sito internet: www.palazzosaluzzopaesana.it) ◄ A pag. 9: «Il ritrovamento di Teresina», ex-voto ad olio su tela (1903) nel Santuario della Consolata (fotografia di Andrea Aloi)

Q

Dopo quel uesta fatto, ilFesta, custode sempre chiuse a chia-ai cheteneva ogni anno ci vede riuniti ve le portepiedi ed i cancelli delle cantine e degli infernotti e di Maria Consolata come Chiesa di Tocosì era anche ora, come lo stesso le aveva assicurato rino, comunità cristiana e civile della Città, è poco prima. per noi la Festa della riconoscenza. RiconoQuesto terribilelapensiero però la terrorizzava; erano le sciamo quanto Consolata ha fatto per Torino nel corso ore 4,30 del mattino e la ricerca continuava. Trovandosi, dei secoli, in particolare per la liberazione da pestilenze con maggiore Margherita, neinella pressi deldegli Palazzo che la si glia abbattevano frequentemente vita abiCivico, la povera madre, prese la decisione di andare tanti di Città e territorio. Il nostro Santuario è la provaine chiesa confessarsi e fare lae Comunione; si iavviò, il segnoper di questa riconoscenza dell’amore che Toriquasi di corsa, verso le chiese vicine, Santi Martiri nesi hanno verso la loro Patrona e Madre celeste. e San Rocco, macierano ancora chiuse; decise allora di andare Il Vangelo ha ricordato il momento supremo della vita alla Consolata, certamente sarebbe stata in aperta e, Gesù, come di Cristo e di Maria, sua Madre: la morte croce. si può leggere nellaafda sua deposizione, disse: «La Madonprima di morire, Maria al discepolo prediletto, na della Consolata vuol proprio farmiIlLei la grazia, anGiovanni, e afda Giovanni a Maria. popolo cristiano, diamo là». Era aperta! n dall’inizio della sua storia, ha accolto con gioia e fede Trovò sacerdote quale raccontò tuttolae come, questaun consegna delalSignore. Ha onorato Madre lei di stessa dichiarò, glinella disse: «Desidero faresua la S. Comunione Dio e l’ha accolta sua vita e nella storia con una per ricevere subito una grazia dalla Madonna: da ieri costante e crescente devozione, che esprime la propria sera ho smarrita unainmia bambina, cercata inutilgliolanza. Ha visto lei la Madre dil'ho consolazione e di mente, maper sono sicura che appena avrò ricevuto speranza la propria storia e il proprio futuro. nostro E a lei Signore, la Consolata me la farà Si difcoltà confessò ee ricorre sempre, soprattutto nei ritrovare». momenti di si . Uscendo Santuario conMessa la persuasione dicomunicò bisogno. Anche noi, dal al termine della e questa che grazia era la fatta, si sentì più tranquilla rinfransera,laafderemo Diocesi, la Città, i fedeli ed ei cittadini cata, decise quindi di tornare a casadi e incrociò il marito di Torino all’intercessione potente Maria Consolata che continuava a percorrere giardini alla ricerper ottenere la sua protezionestrade pressoel'Altissimo. ca della glia. Giunta a casa, salì la a prendere almeno una tazza caffè Afdiamo a Lei nuova partenza, come sidi usa dima, appena accostòesperienza la tazza alle si sentìanche chiamare, dopo la tragica dellabbra, coronavirus se re insistentemente custode che dicendo che l’epidemia non è deldal tutto cessata edurlava esige tutta l’attenera stata trovata la bambina. a precipizio le scale zione necessaria per una vitaScese di comunità serena e cocon il cuore in gola e,ci nel cortile,avide duevisibili custodi acstruttiva. Questa fase sollecita farciipiù e precanto alla tessuto piccola seduta su un gradino nelle condizioni senti nel concreto della vita sociale con quel che già conosciamo. compito di testimonianza e di proposta dell'annuncio di Non tempo e, mentre veniva il loro meGesùperse Cristo, che solo può dare vigoreavvisato e speranza di rendico, portò inpiù casa la bambina lavò tutta; dere sempre umano, giustoee la solidale, ogniall'arrivo ambiendel te didottore lavoro. fu medicata e, con suo gran sollievo, le fu

detto che non aveva subíto altro che le ferite visibili e questo le fu anche confermato dai medici dell'Ospedale San Giovanni i quali esclusero eventuali lesioni interne. Il ritrovamento, si seppe poi, fu dovuto a uno scrupolo che uno dei custodi ebbe. Memore del terribile fatto successo mesi prima, il secondo custode andò a ispezionare gli infernotti anche se le porte ed i cancelli risultavano chiusi a chiave e fu proprio all'interno di uno di quei sotterranei che, al lume di una candela, dietro a un cancello che risultava chiuso, si trovava il corpicino immobile della bambina. Le successive indagini ed il racconto della piccola portarono presto a identicare ed arrestare il responsabile di questo fatto il quale cinicamente confessò: era l'addetto alle spazzature -mnisè- del palazzo, che la bimba vedeva sovente e conosceva, una persona un po' ritardata mentalmente ma considerata innocua. Egli si era fatto consegnare le chiavi dal custode con la scusa di fare le pulizie nei corridoi di cantine ed infernotti; poi, dopo il suo misfatto, aveva richiuse tutte le porte ed i cancelli, riconsegnando le chiavi senza destare sospetti, pensando magari che la bambina fosse morta. La signora Angiolina nella sua deposizione non cessa di evidenziare la grazia ricevuta per intercessione della Santa Vergine Consolata. La piccola Teresina vestirà l'abito votivo azzurro e sarà offerto un quadro votivo a ricordo di quel drammatico momento. Guardando ancora oggi quell'ex voto e conoscendone la motivazione, non possiamo che rimanere commossi pensando a quanto accaduto.

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Un prezioso dono di Papa Benedetto XV Segno di uno speciale affetto per i Torinesi e la Consolata

A cura della Redazione fotograe di Andrea Aloi

I

l nostro Santuario ha più volte ricevuto dai Papi doni preziosi come segno della loro particolare stima e devozione verso la Vergine Consolata, a partire da San Pio X, che collaborò alla realizzazione delle stelle di brillanti voluta dal Beato Giuseppe Allamano nel 1904 e due anni dopo decorò con il titolo di Basilica Ponticia la nostra chiesa. Vogliamo qui presentare lo splendido dono che il Papa Benedetto XV fece pervenire nel 1916 unitamente a una lettera totalmente scritta di suo pugno. Il medesimo Pontece si dimostrò anche in altre occasioni molto vicino al nostro Santuario e al canonico Allamano, rettore del tempo, con interventi signicativi e determinanti per la vita del Santuario stesso. Attingiamo dal bollettino del Santuario (giugno 1916) le notizie che qui riproduciamo come precisa memoria di un evento certamente unico nel suo genere. I tristissimi anni del primo conitto mondiale, con tanti impellenti motivi di sofferenza e di tristezza, non impedivano la preparazione -nel secondo giugno di guerra- di una festa della Consolata apportatrice di conforto e di grazia, ma velata di mesti-

zia. Nel pomeriggio del 17 giugno, a novena inoltrata, un Messo del Papa, assolutamente inaspettato, si presentò all'Arcivescovo Card. Agostino Richelmy e gli consegnò una Lettera autografa del Pontece unitamente al dono di una preziosissima pisside destinata al nostro Santuario nell'imminenza della festa titolare della Consolata. Già il giorno seguente l'Arcivescovo, che era reduce da una grave malattia, portò personalmente il dono ponticio al Santuario, accolto da numerosissimi fedeli, e lo consegnò nelle mani del rettore, mentre i chierici missionari della Consolata accompagnavano con il canto l'intera funzione. Dopo che il vicerettore del Santuario, can. Giacomo Camisassa, ebbe dato pubblica lettura della Lettera Ponticia, lo stesso Cardinale Arcivescovo volle prendere la parola per aiutare la grande assemblea dei fedeli a cogliere nel suo pieno signicato il valore del dono. Ecco parte del suo intervento: «Solo la preghiera umile e fervente ai piedi della nostra cara Consolata, torna opportuna in questo istante. Il Buon Padre vuole essere qui con noi: Egli vuole col suo esempio confortarci a crescere nell'amore a Maria e nella ducia di ottenere per mezzo di Lei quelle grazie, che da tanto tempo

aspettiamo e tanto vivamente desideriamo. Chi di noi si riuta? Io guardo a quella Pisside preziosissima: e mentre in essa ravviso la predilezione del Papa per la Regione Subalpina, per la Città di Torino, e sovratutto per questo Augusto Santuario, riconosco ancora la sollecitudine sapiente del Supremo Pastore per il bene delle anime. Egli vorrebbe essere qui in mezzo a noi ai piedi della Consolata; e noi alla volta nostra vogliamo portarci in ispirito a Roma ed entrare nel palazzo del Vaticano. Padre Santo, noi Vi ringraziamo con tutta l'anima, e in segno di riverenza e di amore facciam nostri i sentimenti del Vostro cuore; ora e sempre gli della Consolata noi vogliamo essere i gliuoli obbedienti del Vicario di Gesù Cristo». La pisside, da Sua Santità fatta eseguire per la Consolata, è decorata con una settantina di pietre preziose, tra le quali: 41 brillanti, 6 rubini, 4 zafri, 6 ametiste e 9 acquamarine. Alta 46 centimetri e con ampia coppa tanto da poter contenere circa 1000 particole, essa è riuscita un vero gioiello artistico per la squisita fattura in stile barocco. Porta inciso nella base lo stemma del Pontece donatore, sormontato da un grosso brillante in forma di cuore, e reca in-

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cisa la dedica: Benedetto PP. XV Giugno 1916 - alla SS. Vergine Consolata. Ai anchi dello stemma si leggono due iscrizioni in lingua latina, entrambe con rma Benedictus PP. XV, particolarmente signicative in quel periodo di tempo: “Fiat pax in virtute tua Virgo Consolatrix Maria” e “In te Domine speravi non confundar in aeternum”. Anche la pregevole custodia lignea, modellata sulla gura della pisside in essa contenuta, che secondo lo stile del Vaticano -tuttora seguito- è completamente rivestita di nissima pelle di colore bianco, all'esterno riporta in metallo dorato un grande stemma del Pontece donatore. Conservata abitualmente nel tesoro del Santuario, ci serviamo di questa pisside nel

giorno dell'istituzione dell'Eucaristia: il Giovedì Santo. Il cronista suggeriva inoltre: «A completare la dimostrazione che il dono proviene direttamente dalla sua mano, dal suo cuore; e che vuole torni in benedizione ai torinesi, Benedetto XV avverte nella sua Lettera d'aver adoperato per primo la pisside nel distribuire la santa Comunione ai fedeli che nel giorno solenne della Pentecoste assistettero alla sua Messa e desidera che sia usata per la Comunione dei divoti della Consolata nella di Lei festa titolare. (…) Ai veri torinesi la dimostrazione di Benedetto XV suonò come un soavissimo, imperativo Sursum corda! Il Vicario di Cristo si degnava di ricordarsi, con

sì squisita bontà, particolarmente di essi; di avvalorare le loro preghiere alla Consolata unendovi le proprie; loro mandava un dono che per la sua destinazione, con la stessa sua preziosità materiale d'oro e di gemme, era un incitamento affettuoso a cercar il conforto, la gioia dell'anima là dove solo veracemente si trova: in Gesù Sacramentato». La cronaca dei festeggiamenti per la festa titolare del 20 giugno e la relazione della Messa celebrata nel giorno solenne della Consolata di primo mattino, come usava allora, dal Cardinale Arcivescovo il quale inaugurava la pisside del Papa, chiude l'ampio spazio -quasi 9 pagine!dedicato all'evento.

Eminenza Si avvicina la cara festa della Consolata, e in questa ricorrenza sarò più che mai vicino col pensiero e coll'affetto ai diletti gli torinesi che numerosi e devoti si recheranno al Santuario della loro Celeste Patrona per implorare quelle grazie che nell'ora presente sono il sospiro di tutti i cuori. Mi piace però di attestare anche in modo sensibile questa mia presenza spirituale in mezzo ai gli di Torino; epperò ho pensato di destinare al Santuario della Consolata una pisside, che potrà essere usata nella prossima solennità come io me ne sono servito per dare la santa Comunione ai fedeli che assistevano alla mia messa nel giorno della Pentecoste. Di questo mio ricordo, destinato al Santuario della Consolata in Torino, è latore il Conte Federico Sacconi, Tenente in ritiro della Guardia Nobile Ponticia. Egli avrà l'onore di presentare a Vostra Eminenza, insieme a questa lettera con la quale mi è grato rinnovare a Lei gli auguri di sollecita e completa guarigione, mentre a Vostra Eminenza e a tutto il suo clero e popolo imparto la benedizione apostolica, e con particolare benevolenza mi raffermo suo aff.mo

Dal Vaticano 15 Giugno 1916 ▲ Stemma del Papa Benedetto XV sulla custodia della pisside

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Il Beato Giuseppe Allamano verso la Canonizzazione

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l Beato Giuseppe Allamano, glio di una sorella di San Giuseppe Cafasso, nacque in Castelnuovo d'Asti il 21 gennaio 1851 e da ragazzo rimase per quattro anni con San Giovanni Bosco a Valdocco in Torino. Ordinato sacerdote nel 1873, fu incaricato della formazione nel Seminario Metropolitano di Torino no al 1880 quando, nonostante la giovanissima età, gli fu afdata la responsabilità del Santuario della Consolata come rettore e, dall'anno scolastico 1882-83, anche quella del Convitto Ecclesiastico per la formazione dei giovani sacerdoti. Con il sostegno dei preziosi e validi collaboratori da lui scelti -il can. Giacomo Camisassa per il Santuario e il Beato Luigi Boccardo per il Convitto- l'Allamano portò il Santuario alla realtà che tuttora possiamo ammirare, praticamente quasi rifondandolo, e il Convitto Ecclesiastico a essere fondamentale strumento di preparazione al ministero pastorale di numerosissimi sacerdoti, con ricadute molto positive nella vita dell'intera Arcidiocesi torinese e non solo. L'anelito per l'evangelizzazione, da lui sempre coltivato n da giovane, lo rese fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata, attualmente operanti in vari Continenti. La sua operosa vita terrena si concluse il 16 febbraio 1926 nel Convitto Ecclesiastico, all'ombra del Santuario della Consolata, e il 7 ottobre 1990 il Papa San Giovanni Paolo II, che nella sua prima Visita a Torino era venuto personalmente anche nel nostro Santuario, lo dichiarò “Beato”. Ti ringraziamo, o Dio, di aver suscitato nella Chiesa il , testimone del tuo amore universale, ministro della consolazione di Maria e padre di missionari e missionarie per l'annuncio del Vangelo alle genti. Concedi alla tua Chiesa la gioia di poterlo venerare tra i Santi e, per la sua preghiera di intercessione, esaudisci quanto il nostro cuore con fiducia ti chiede. Amen.

Con l'iter avviato in seguito alla guarigione ottenuta per la sua intercessione, di cui si tratta nelle pagine seguenti, ci auguriamo che possa giungere -da parte dell'Autorità della Chiesa- il riconoscimento formale della santità della sua vita, per poterlo invocare come “Santo”.

Chi ricevesse una grazia per intercessione del Beato è invitato a segnalarlo a: POSTULAZIONE MISSIONI CONSOLATA 00165 ROMA - Viale Mura Aurelie 11-13 E-mail: postulazione@consolata.org

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«Mamma, io voglio vivere!»

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Inspiegabile guarigione attribuita al Beato Giuseppe Allamano Michelangelo Piovano, I.M.C.

“M

amma!”, è certamente l'invocazione che tante volte abbiamo rivolto e rivolgiamo a Maria, alla Consolata. Mamma è anche l'invocazione rivolta da Sorino, un indigeno Yanomami, a sr. Felicita Muthoni Nyaga, Missionaria della Consolata, quando trovandosi tra la vita e la morte, le strinse forte la mano e con un lo di voce le sussurrò: «Io voglio vivere!». Sorino è un giovane indigeno del popolo Yanomami, tra i quali i Missionari e le Missionarie della Consolata da più di 50 anni lavorano, nel cuore della Foresta Amazzonica, nella Missione Catrimani, nello stato di Roraima (Nord del Brasile). La mattina del 7 febbraio 1996, Sorino si incamminava nella foresta per cercare alimenti per lui e la moglie Helena. Figlio di un popolo primitivo, è un buon cacciatore e pescatore. Nel ritorno a casa, un giaguaro lo assale alle spalle, lo azzanna alla testa e gli apre la calotta del cranio; ne fuoriesce il cervello e, in un istante, si trova con la faccia piena di sangue. Si sforza di rimanere in piedi, per non diventare preda del giaguaro, cerca anche di lanciargli alcune frecce, riuscendo così ad allontanarlo. In queste condizioni riesce a ritornare alla sua “maloca” (casa indigena), dove viene immediatamente soccorso dalla mamma e da alcuni parenti, che mandano subito a chiamare qualcuno alla missione. Accorre suor Felicita che, nel vedere Sorino in un bagno di sangue, rimane impietrita e terrorizzata, non sapendo cosa fare. Ma si fa coraggio e inizia a lavare il capo di Sorino, cercando di sistemare il cervello e di rimettere al suo posto la calotta del cranio mezza divelta. Si sla anche la maglietta per tamponare il sangue che continua a fuoriuscire. Con l'aiuto di fratel Antonio, caricano Sorino sulla jeep e lo portano alla missione. Sorino è in condizioni disperate e l'unica possibilità è cercare di farlo trasportare all'ospedale della città col piccolo aereo e … tentare l'impossibile. Nel frattempo, sono arrivati alla missione i vari capi

indigeni che, viste le condizioni di Sorino, non vogliono assolutamente che parta, ma che rimanga lì perché, secondo le tradizioni, è nella foresta che deve morire, essendo ormai questo il suo destino. Suor Felicita però non si dà per vinta e, pur minacciata di morte da loro, riesce a far portare Sorino all'ospedale. Ed è proprio prima di prendere il volo che Sorino le sussurra: «Mamma, io voglio vivere!». L'aereo parte, suor Felicita corre in cappella e, con una preghiera straziante, tra i singhiozzi chiede a Dio che Sorino viva e possa tornare in salute alla sua vita, in foresta. E si ricorda che è il 7 febbraio, primo giorno della Novena del Beato Allamano; implora, allora, con ducia, per la salvezza di Sorino, la sua intercessione. Chiede al suo Fondatore (l'Allamano) che protegga anche i suoi missionari e missionarie nel loro lavoro apostolico e che non succeda nulla di tragico. A Boa Vista Sorino viene subito prelevato dalle altre suore missionarie che sono già lì ad aspettarlo, per portalo immediatamente all'ospedale. Viene immediatamente traferito in sala operatoria, dove un giovane neurochirurgo colombiano tenta l'impossibile. Si nota la fuoriuscita di alcune parti del cervello per cui, oltre alla gravità del caso, anche dopo un eventuale risveglio Sorino avrebbe certamente dovuto patire episodi convulsivi, con problemi nel parlare e nel camminare. E la speranza di una ripresa diventa sempre più ebile … Anche le suore della Consolata della comunità di Boa Vista pregano con insistenza, ogni giorno, per la guarigione di Sorino, afdandosi all'intercessione del Beato Allamano. Due di loro, sr. Lisadele e sr. Rosa Aurea, lo assistono giorno e notte e, sotto il materasso, viene anche posta una reliquia dell'Allamano. Ma le condizioni di Sorino peggiorano e subentra ormai la certezza che non ce la farà a passare la notte. Suor Lisadele, che veglia su di lui, decide di battezzarlo “in articulo mortis”. Prende un bicchiere d'acqua, la versa sul capo e lo battezza con il nome di suo papà: Giuseppe. La sera del giorno dopo, quando ritorna per il suo turno

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di assistenza, dubita di trovare Sorino ancora vivo ma, con stupore, lo trova seduto sul letto che sta cenando. Si era ripreso, le sue condizioni erano ancora gravi, ma stava bene e così, a poco a poco, continua a migliorare no a poter ritornare, tre mesi dopo, alla sua maloca riprendendo in buona salute la sua vita di cacciatore. Per le suore ed i missionari che hanno seguito tutta questa vicenda c'è sempre stata la convinzione che qualche cosa di straordinario era successo e, già alla ne del 1996, nella Rivista dell'Istituto dedicata all'Allamano, appariva il racconto di questa “grazia ricevuta” e il ringraziamento all'Allamano per l'insperabile guarigione di Sorino. Dopo 25 anni, mentre a Roma si celebrava il Sinodo per l'Amazzonia, gli Istituti dei Missionari e Missionarie della Consolata decidono di andare alla ricerca di tutta la documentazione e le testimonianze riguardanti il “presunto miracolo” di Sorino. Dopo una indagine previa del 2019, a Boa Vista, viene nominata una commissione, formata dal Postulatore dell'Istituto padre Giacomo Mazzotti, dalla Postulatrice suor Renata Conti e da un missionario che ha lavorato molti anni in Brasile, padre Michelangelo Piovano. Il Vescovo di Roraima, Mons. Mario Antonio Da Silva, celebra così, nel marzo scorso il Processo diocesano per indagare sulla “guarigione miracolosa” del nostro amico Sorino Yanomami. Il Signore ci ha fatto comprendere che i tempi erano maturi per prendere in mano questo caso e presentarlo alla Congregazione delle Cause dei Santi per arrivare (speriamo presto) alla canonizzazione del nostro Beato Giuseppe Allamano. Quelli del Processo Diocesano a Boa Vista sono stati giorni di grazia, di ascolto delle testimonianze di chi ha

vissuto quei fatti, dell'incontro di Sorino e sua moglie Helena, dei controlli medici per vericare l'attuale stato di salute del “miracolato”. Tutta la Diocesi di Roraima è stata coinvolta in questo momento di grazia e il Vescovo Mario, che ha accompagnato tutto il processo, ci ha animati e fatti vibrare in vari momenti, facendo memoria del Beato Allamano, delle sue parole, dei suoi gesti e della sua santità. Ha ricordato che, da 70 anni, l'Allamano è presente a Boa Vista e nelle varie missioni e comunità indigene, mediante la presenza “consolatrice” dei missionari e delle missionarie della Consolata. Forse è proprio questo il “miracolo” continuo dell'Allamano nel cuore dell'Amazzonia che, nella salvezza dell'indigeno Sorino, trova la sua espressione più alta. Il Superiore e la Superiora Generale dei nostri Istituti, in un messaggio inviato al Vescovo di Roraima, scrivevano: «Il miracolo che celebriamo è un miracolo missionario, che è molto in sintonia con lo spirito dell'Allamano per il quale santità e missione vanno insieme, sono facce della stessa moneta: nella missione la santità trova una casa, nella santità la missione trova il suo signicato e i propositi più profondi». La speranza di tutti, ora, è che questa guarigione, inspiegabile per la scienza medica, sia riconosciuta dalla Chiesa come miracolo, per diventare così uno stimolo forte a crescere nell'amore per la missione ad gentes, che il nostro caro Beato Giuseppe Allamano ha indicato come nalità specica e ragion d'essere degli Istituti da lui fondati. Diciamo anche noi, con fede e amore, come il nostro fratello Sorino: “Mamma, io voglio vivere!”, vogliamo vivere; tu che sei la Consolata e la Consolatrice, dai vita e salute a tutta l'umanità in questo tempo di pandemia e consolaci con la tua presenza e con il Figlio tuo Gesù.

Lasciti e donazioni Da tanti anni, affezionati devoti della Consolata esprimono la volontà di destinare al Santuario parte delle loro sostanze. Il Santuario B. V. della Consolata, con sede in Torino, gode di personalità giuridica come ente ecclesiastico (decreto ministeriale del 18.6.1987) ed è iscritto nel registro della Prefettura di Torino al n. 463. Come tale può ricevere legati ed eredità. Per le formule da utilizzare nella stesura di un testamento -che è sempre modicabile e/o revocabile- può essere utile il consiglio di un notaio al ne di evitare spiacevoli errori o incomprensioni, che rischiano di inciarne la validità. Solo con il generoso aiuto di tutti il Santuario può continuare ad essere un luogo accogliente e sicuro per svolgere il servizio pastorale che gli è proprio. Quanto potrà essere destinato al Santuario sarà un dono prezioso, segno di particolare amore alla Vergine Consolata-Consolatrice. Per informazioni rivolgersi direttamente al rettore del Santuario.

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calendario liturgico del Santuario Agosto 2021

Giugno 2021 1. S. Giustino, martire (m.) 3. Santi Carlo Lwanga e Compagni, martiri (m.) 5. S. Bonifacio, vescovo e martire (m.) 7° sabato della Consolata

6.

1.

Porziuncola. Perdono di Assisi Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

4. S. Giovanni Maria Vianney, presbitero (m.) 5. Dedicazione della Basilica di S. Maria Maggiore (m. f.)

per 30 anni confessore nel nostro Santuario

11-19. Novena della Consolata 11. SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ (s.) Giornata Mondiale per la santificazione sacerdotale

ANNIVERSARIO DELLA CONSACRAZIONE DEL SANTUARIO (1904) (s.) Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

S. Barnaba, apostolo (m.) 12. Cuore immacolato della B. V. Maria (m.) 8° sabato della Consolata

13.

c

11a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO S. Antonio di Padova, presbitero e dottore della Chiesa (m.)

19. 9° sabato della Consolata a 20. c 12 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO BEATA VERGINE MARIA CONSOLATRICE (s.) Solennità titolare del Santuario Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

21. S. Luigi Gonzaga, religioso (m.) 23. S. GIUSEPPE C AFASSO, presbitero (f.): le sue reliquie sono conservate nel nostro Santuario

24. NATIVITÀ DI S. GIOVANNI BATTISTA, patrono della Città di Torino (s.) 25. S. Massimo di Torino, vescovo (m.) 26. Beata Nemesia Valle, vergine (m. f.) 27.

c

a

13 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Giornata Mondiale per la carità del Papa

S. Cirillo di Alessandria, vescovo e dottore della Chiesa (m. f.) 28. S. Ireneo, vescovo e martire (m.) 29. SANTI PIETRO E PAOLO, apostoli (s.)

a

18 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO S. EUSEBIO DI VERCELLI, vescovo e martire, patrono del Piemonte (f.) 2. S. Alfonso Maria de' Liguori, vescovo e dottore della Chiesa (m.)

c

SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO (s.) Memoria del “Miracolo di Torino” (m.) 9. S. Efrem, diacono e dottore della Chiesa Beato Luigi Boccardo, presbitero (m. f.):

c

6. 8. 9. 10. 11. 12. 14. 15.

Solennità titolare della Basilica Papale di S. Maria Maggiore a cui la Consolata è collegata Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (f.) c

a

19 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO S. Domenico, presbitero (m.) S. TERESA BENEDETTA DELLA C ROCE, vergine e martire, patrona d'Europa (f.) S. LORENZO, diacono e martire (f.) S. Chiara, vergine (m.) S. Giovanna Francesca de Chantal, religiosa (m. f.) S. Massimiliano Maria Kolbe, presbitero e martire (m.) c ASSUNZIONE DELLA B. V. MARIA (s.) Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

16. S. Rocco (m. f.) 20. S. Bernardo, abate e dottore della Chiesa (m.) 21. S. Pio X, papa (m.) a 22. c 21 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Beata Vergine Maria Regina (m.) 24. S. BARTOLOMEO, apostolo (f.) 25. Beato Luigi della Consolata Bordino, religioso (m. f.) 27. S. Monica (m.) 28. S. Agostino, vescovo e dottore della Chiesa (m.) a 29. c 22 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Martirio di S. Giovanni Battista (m.) 30. Beata Teresa Bracco, vergine e martire (m. f.) Abbreviazioni: s. = solennità; f. = festa; m. = memoria; m. f. = memoria facoltativa

Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

Luglio 2021 3. S. TOMMASO, apostolo (f.) 4. c 14a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Beato Pier Giorgio Frassati (m. f.) 6. S. Maria Goretti, vergine e martire (m. f.) a 11. c 15 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO S. BENEDETTO, abate, patrono d'Europa (f.) 15. S. Bonaventura, vescovo e dottore della Chiesa (m.) 16. Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (m. f.) a 18. c 16 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 21. S. Lorenzo da Brindisi, presbitero e dottore della Chiesa (m. f.) 22. S. MARIA MADDALENA (f.) 23. S. BRIGIDA, religiosa, patrona d'Europa (f.) a 25. c 17 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani

26. 29. 30. 31.

S. GIACOMO, apostolo (f.) Santi Gioacchino e Anna, genitori della B. V. Maria (m.) Santi Marta, Maria e Lazzaro (m.) S. Pietro Crisologo, vescovo e dottore della Chiesa (m. f.) S. Ignazio di Loyola, sacerdote (m.)

Orario delle celebrazioni in Santuario Sante Messe: Festive: ▪ Domenica e feste: 8,30 - 10 - 11,30 - 16 (sospesa in luglio-agosto) - 18 - 19,30 ▪ Sabato e prefestivi: 18

Feriali: 8 - 9 - 10,30 - 12 18 - 19 (sospesa in luglio-agosto e nei prefestivi)

Confessioni: ▪ Giorni festivi: 7,45 - 12,15 / 15 - 20,15 ▪ Sabato e prefestivi: 7,45 - 12,15 / 15 - 18,30 ▪ Giorni feriali: 7,45 - 12,15 / 15 - 19,15 (15 - 18,15 in luglio-agosto)

Rosario: ▪ Ogni giorno: 17,30


Il Ramo O.N.L.U.S. si dedica alla tutela, custodia, valorizzazione e promozione del Santuario B. V. della Consolata e dell'annesso Convitto Ecclesiastico e particolarmente delle opere d'arte in essi custodite, nonché della loro manutenzione sia ordinaria che straordinaria. Per sostenere le iniziative si può contribuire preferibilmente: ► tramite bonico su conto corrente bancario UNICREDIT: IBAN IT 91 A 02008 01046 000105031377 intestato a: “Santuario B. V. della Consolata - Ramo O.N.L.U.S.” specicando la causale: «tutela beni artistici» ► tramite versamento sullo specico conto corrente postale n. 1040900498 allegato ad ogni numero della rivista del Santuario.

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Dal 1 gennaio 2018 le erogazioni a favore delle ONLUS fatte da persone siche, da società o enti possono essere dedotte, nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato (art. 83 co.2 D.Lgs 117/2017). In alternativa, solo per le persone siche, le erogazioni liberali a favore di ONLUS per un importo complessivo di ciascun periodo d’imposta non superiore a 30.000 euro danno diritto a una detrazione di imposta pari al 26% dell’importo erogato (art. 83 co. 1 D.Lgs 117/2017).

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La Compagnia della Consolata, istituita dal Beato Giuseppe Allamano, ha come scopo di favorire la devozione alla Vergine Maria, venerata come Consolata dai doni di Dio e, per questo, Consolatrice dei sofferenti e degli afflitti: modello e sorgente di speranza, Ella ci precede nel cammino della fede e ci sostiene nelle difficoltà della vita quotidiana. È vivamente raccomandata agli iscritti la partecipazione personale alle celebrazioni liturgiche del Santuario e, nel giorno della festa titolare (20 giugno), alla processione in onore della Consolata.

Tutti, anche i defunti, possono essere iscritti nella Compagnia. Per loro, in Santuario, ogni sabato viene celebrata una S. Messa alle ore 10,30. Per iscrizioni e maggiori informazioni rivolgersi alla sacrestia del Santuario o telefonare al n. 011/483.61.01.

Attenzione: in caso di mancato recapito, rinviare all’Ufficio di Torino C.M.P. Nord per la restituzione al mittente, Rettore del Santuario della Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino, che s’impegna a corrispondere la relativa tariffa.

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