Rivista Santuario della Consolata - ottobre/dicembre 2021

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IL Rivista fondata nel 1899

DELLA n. 4 OTTOBRE - DICEMBRE 2021


In copertina: «Madonna col Bambino» di Cima da Conegliano, olio su tela del 1497 ca. Petit Palais, Parigi

Periodico religioso trimestrale Anno 123 - n. 4 Ottobre - Dicembre 2021 Poste italiane S.p.A. - Sped. in abb. postale «Regime R.O.C.» - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/TORINO - Nuovo corso n. 4/2021 C.C. post. n. 264101 intestato a: Santuario della Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino Tel. +39 011 483.61.11 Fax +39 011 483.61.99 E-mail: rivistasantuario@laconsolata.org Sito web: www.laconsolata.org Impaginazione grafica rivista: Andrea Aloi Stampa: A4 servizi grafici di Serra Sergio Snc Via F.lli Meliga 5/D - Chivasso (TO) Tel. 011919.55.96 E-mail: info@a4servizigrafici.it Sito web: www.a4servizigrafici.it

Direttore responsabile: Marco Bonatti

editoriale

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rubriche

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Non smettiamo di sognare Osvaldo Maddaleno

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L’Anno Amoris laetitia 2: La gioia dell’amore: la realtà e le sfide delle famiglie Da: Amoris laetitia di Papa Francesco

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«Alzati! Ti costituisco testimone di quello che hai visto» Messaggio di Papa Francesco per la GMG 2021

Autorizzazione del Tribunale Civile di Torino n.379 del 22 febbraio 1949

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Informiamo i lettori che i loro dati personali sono utilizzati esclusivamente per l’invio della nostra rivista. Tali dati sono trattati con la massima riservatezza e non vengono ceduti per nessun motivo a terzi. In ogni momento si potrà richiedere la consultazione, l’aggiornamento, la cancellazione.

La parola del Rettore Giacomo Maria Martinacci

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L’ex-voto riaccende i ricordi Lino Ferracin e Gianlorenzo Boano

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Gli oblati di Maria Vergine alla Consolata Daniele Bolognini

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Pellegrinaggio in Terra Santa

Redazione:

Collaboratori:

Andrea Aloi Daniele Bolognini Lino Ferracin Osvaldo Maddaleno Giacomo Maria Martinacci Giulia Poretti

Gianlorenzo Boano


editoriale

La parola del Rettore mons. Giacomo Maria Martinacci

Carissimi amici e devoti della Consolata, il uire del tempo, nonostante le increspature che il Covid-19 continua a distribuire senza troppa pietà, ci sta portando verso il Natale di Gesù e la conclusione del 2021. Nei mesi scorsi la vita del Santuario ha potuto riscontrare il consueto passaggio dei fedeli che lo frequentano abitualmente, di pellegrini e di turisti che ne hanno apprezzato la bellezza e il clima di raccoglimento che vi possono trovare. Qualcuno magari vi entra senza neanche sapere il perché, ma non ne esce mai senza un seme che potrà portare frutti insperati. La centralità dell'altare e del tabernacolo, con il rilievo volutamente riservato al luogo della Parola di Dio e al grande Crocisso, attirano lo sguardo di chi entra nella nostra Basilica; l'immagine della Consolata non può non colpire il cuore del fedele che viene per sostare in preghiera e che, come suggerisce la scritta posta nel frontale della Basilica antica di Oropa, è beato perché si scopre guardato dall'occhio materno della Madre di Dio. È poi esperienza quotidiana l'accoglienza di coloro che vengono a cercare, nella Riconciliazione sacramentale, nuovo slancio per il faticoso cammino della vita quotidiana, segnata tante volte da difcoltà, incomprensioni e cadute … che non sono mai irrecuperabili. La stessa collocazione, ormai da una ventina di anni, dei nostri confessionali nella galleria dei quadri votivi suggerisce le parole del canto di Maria, che ho voluto porre proprio al suo ingresso: “di generazione in generazione la sua misericordia” sotto la riproduzione del celebre quadro di

Rembrandt con il Padre misericordioso. Accanto ai segni dell'efcacia della mediazione materna di Maria, quali sono i tanti quadri ex-voto, vi è il luogo in cui la misericordia del Padre accoglie, trasforma e consola con il dono della grazia. Anche per la nostra rivista è tempo di rinnovo dell'abbonamento e mi auguro che tutti i nostri amici lettori ci manifestino il segno del loro apprezzamento inviandoci la loro quota annuale, usufruendo del modulo di conto corrente che è allegato ad ogni nostro invio. E perché non pensare di offrire l'abbonamento anche ad altre persone, magari come dono natalizio a qualcuno della propria cerchia familiare o a conoscenti? Saremmo ben lieti se il numero dei nostri abbonati potesse incrementarsi perché ci offrirebbe la possibilità di raggiungere altre persone a cui presentare il messaggio che è parte viva della missione del Santuario. È anche possibile trasmetterci nominativi, con il relativo indirizzo, a cui inviare in omaggio almeno un paio di numeri della rivista: con una nostra lettera spiegheremo alla persona interessata il signicato dell'iniziativa e l'invito all'abbonamento. L'attenuarsi della pandemia, che con la diffusione del vaccino sembra avviarsi a un ritorno alla normalità, ci consente di offrire su queste pagine il programma del nostro pellegrinaggio in Terra Santa che dovrebbe svolgersi all'inizio della prossima Quaresima e precisamente dall'8 al

15 marzo 2022, con la possibilità di prolungarlo di un paio di giorni per passare in Giordania, dove si prevede la sosta sul monte Nebo (dove Mosè ebbe la visione della Terra Promessa) e a Madaba, con la visita di Petra che è ben nota per le testimonianze del suo lontano passato. Chi è interessato si rivolga al più presto alla sacrestia del nostro Santuario per informazioni più dettagliate e per l'iscrizione, che dovrà essere compiuta possibilmente entro la metà di dicembre. La prospettiva del prossimo Natale di Gesù apre i nostri cuori alla speranza. Nonostante le nubi che si addensano continuamente sull'umanità, Lui non si stanca di venire in mezzo a noi con il suo messaggio di fraternità e di pace. Quando nacque a Betlemme furono solo dei poveri pastori a recarsi in quella grotta: per il Figlio di Dio non c'era altro posto! Dopo l'entusiasmo delle folle, colpite dalla Sua predicazione, vi fu però la condanna con la crocissione. Ma Gesù non ha cercato il successo umano e proprio perché si è fatto “Servo” ci è vicino e non dobbiamo fare fatica per scoprirlo e incontrarlo. Il piccolo Bambino, come lo vediamo nel quadro della Consolata, è alla nostra portata: chi ha paura di un bambino? Lui ci attende, bussa alla nostra porta: accogliamolo, come ha fatto Maria, e rimaniamo con Lui. Buon Natale a tutti voi.


Non smettiamo di sognare Un Papa che sa capire ed interpretare il cambiamento

Osvaldo Maddaleno

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urante la vacanze in montagna, questa estate, è stato facile imbattersi con persone anziane che portavano a passeggio un bambino nella sua carrozzina. Generalmente si tratta di nonni che si occupano dei nipotini, mentre i genitori lavorano. Sono incontri che rasserenano, donano speranza. Come farebbe oggi la società senza i nonni? All'Angelus del 31 gennaio scorso il Papa diceva: «I nonni, tante volte, sono dimenticati … Per questo, ho deciso di istituire la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, che si terrà in tutta la Chiesa ogni anno la quarta domenica di luglio, in prossimità della ricorrenza dei Santi Gioacchino e Anna, i “nonni” di Gesù». Il messaggio di Papa Francesco per questa prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani è proprio bello. È l'anziano Vescovo di Roma che dice a noi anziani che tutta la Chiesa ci è vicina, si preoccupa di noi, ci vuole bene e non vuole lasciarci soli. Francesco vuole raggiungerci con la sua parola in un tempo difcile in cui la pandemia ha riservato, a noi anziani, un trattamento spe-

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ciale, più duro. Ma il Signore conosce ognuna delle nostre sofferenze ed è accanto a quanti vivono l'esperienza dolorosa di essere messi da parte: la nostra solitudine non gli è indifferente. E cita una tradizione che narra di una visita di un angelo a S. Gioacchino, nonno di Gesù, in un momento particolarmente difcile della sua vita: «È questo il senso di questa Giornata che ho voluto si celebrasse per la prima volta proprio in quest'anno, dopo un lungo isolamento e una ripresa della vita sociale ancora lenta: che ogni nonno/a, ogni anziano/a, riceva la visita di un angelo!». Poi il Papa parla di alcuni volti di questi angeli. In particolare, mi ha colpito quello che anche per me è il volto di un angelo che rallegra ogni giorno della mia vita. «Il Signore, però, ci invia i suoi messaggeri anche attraverso la Parola di Dio, che Egli mai fa mancare alla nostra vita. Leggiamo ogni giorno una pagina di Vangelo, preghiamo con i Salmi, leggiamo i Profeti! Rimarremo commossi della fedeltà del Signore. La Scrittura ci aiuterà anche a comprendere quello che il Signore chiede alla nostra vita oggi». Dopo


aver citato un brano del Vangelo di Matteo, il Papa fa una attualizzazione molto forte. «Ascoltate bene: qual è la vocazione nostra oggi, alla nostra età? Custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Non dimenticate questo». C'è, dunque, una vocazione rinnovata anche per noi anziani? Ma come è possibile? Le energie vanno esaurendosi e non crediamo di poter fare molto. Qui dona la sua esperienza. «Posso testimoniare di aver ricevuto la chiamata a diventare Vescovo di Roma quando avevo raggiunto, per così dire, l'età della pensione e già immaginavo di non poter più fare molto di nuovo». Gesù si è sentito rivolgere questa domanda da Nicodemo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio?». Ciò può avvenire, risponde il Signore, aprendo il proprio cuore all'opera dello Spirito Santo che sofa dove vuole. E qui il Papa fa un invito: «Vorrei dirti che c'è bisogno di te per costruire, nella fraternità e nell'amicizia sociale, il mondo di domani … Tra i diversi pilastri che dovranno sorreggere questa nuova costruzione ce ne sono tre che tu, meglio di altri, puoi aiutare a collocare. Tre pilastri: i sogni, la memoria e la preghiera». Il futuro del mondo è nell'alleanza tra le generazioni. Il profeta Gioele pronunciò questa promessa: «I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (3,1). Chi, se non i giovani, può prendere i sogni degli anziani e portarli avanti? Ma per questo è necessario continuare con i sogni di giustizia, di pace, di solidarietà, … Mentre attorno a noi il mondo sembra restringersi, è bello dilatare lo sguardo del nostro cuore con i nostri sogni, e trasmetterli a chi verrà dopo di noi, sapendo che senza memoria non c'è futuro. La memoria non è ne a se stessa, non ci rende prigionieri del passato. I sogni si intrecciano, infatti, con la memoria: memoria dei momenti difcili vissuti nel passato, esperienze che possono insegnare a costruire il futuro. «Questa memoria può aiutare a costruire un mondo più umano, più accogliente. Ma senza la memoria non si può costruire; senza delle fondamenta tu mai costruirai una casa. E le fondamenta della vita sono la memoria». Inne la preghiera. La preghiera degli anziani può proteggere il mondo, si legge nel messaggio. È un polmone di cui la Chiesa e il mondo non possono privarsi, soprattutto in questo tempo così difcile per l'umanità, mentre stiamo attraversando, tutti sulla stessa barca, il mare tempestoso della pandemia. Questa iniziativa di Papa Francesco per la Chiesa universale può essere un'opportunità, un dono di Dio da non guardare con supercialità. Può essere una sda per la Chiesa di oggi che può sprigionare un sofo di vita che viene dallo Spirito, nonostante la grande crisi che attraversa tutta l'umanità e il mondo cristiano. Può rappresentare un germe di rinnovamento, anche se è una piccola cosa in confronto alla grande scelta del cammino sinodale per tutta la Chiesa. Quella del Sinodo è la scelta più decisiva e fondamentale del momento, tuttavia cogliamo questo orellino e apprezziamone il pro-

fumo. Nel 1985, col suo genio pastorale, San Giovanni Paolo II diede vita alle Giornate Mondiali della Gioventù che hanno caratterizzato il passaggio al nuovo millennio e annunciato tante speranze. Questa Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani certo inevitabilmente porta il segno della pandemia, eppure è il cambio d'epoca che stiamo vivendo a rendere attuale e signicativa l'iniziativa del Papa. Più che una nuova iniziativa è una risposta pastorale forte che nasce dal cuore dell'Enciclica “Fratelli tutti”. La Giornata celebra il dono, tutto nuovo, di una vita lunga. Le ultime statistiche di Eurostat sulla demograa europea mostrano che l'età media aumenta: la quota di ultraottantenni è quasi raddoppiata tra il 2001 e il 2020. È nelle pagine dell'Enciclica la radice di questa nuova Giornata Mondiale, che segna un momento di congiunzione e di dialogo tra le generazioni. Utilizzando le categorie di sogno e profezia, nei versetti del profeta Gioele, e denendo la vecchiaia come un dono, Francesco ha reso esplicito il monito nei confronti di una società che non può permettersi di dilapidare risorse come gli anziani, capaci di assicurare barriere contro il declino. Nessuno si salva da solo, neppure i giovani. Allora lo strumento della Giornata è un modo per rilanciare un dialogo tra le generazioni, che non è accessorio, e neppure un atto di benevolenza. Per la Chiesa si tratta di una sda pastorale: anche gli anziani, nella realtà che cambia, e tanto più alla prova della pandemia, sono un mondo nuovo. Nell'Esortazione Apostolica postsinodale sui giovani “Christus vivit” Papa Francesco usa questa immagine: «La Chiesa è una canoa, in cui gli anziani aiutano a mantenere la rotta interpretando la posizione delle stelle e i giovani remano con forza immaginando ciò che li attende più in là» (n. 201). Nella “Amoris laetitia” Francesco scrive: «Così come Dio ci invita ad essere suoi strumenti per ascoltare la supplica dei poveri, Egli attende anche da noi che ascoltiamo il grido degli anziani … come vorrei una Chiesa che sda la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani!» (n. 191). Il 14 settembre scorso in Slovacchia, parlando ai giovani nello stadio, Francesco ha detto: «Vorrei darvi un consiglio: non dimenticate le radici: i genitori e soprattutto i nonni. Sono i nonni che vi hanno preparato il terreno. Innafate le radici, andate dai nonni, vi farà bene: fate loro domande, dedicate tempo ad ascoltare i loro racconti … Pieni di messaggi virtuali, rischiamo di perdere le radici reali». Concludo con una riessione spirituale personale. Il sogno di Dio è un'umanità comunità di fratelli, ma Dio da tutta l'eternità ha sognato anche me, ha pensato e amato me, prima ancora che nascessi. Sono un sogno di Dio! Com’è bello pensare che Dio sogna e mi ha sognato. La Vergine Consolata ci aiuti e ci accompagni a realizzare i sogni di Dio e a non smettere di sognare.

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La gioia dell’amore: la realtà e le sde delle famiglie L’Anno Amoris laetitia

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Accompagniamo lo speciale Anno della Famiglia (19 marzo 2021 - 26 giugno 2022), proseguendo la presentazione di una sintesi dei singoli capitoli dell'Esortazione Apostolica Amoris laetitia (19 marzo 2016) di Papa Francesco. Questa volta è il secondo di essi (nn. 31-57). Per una riflessione più completa invitiamo alla lettura del testo integrale che si può trovare sia in forma cartacea nelle librerie cattoliche, sia nel sito web www.vatican.va

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l bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo e della Chiesa. È sano prestare attenzione alla realtà concreta, perché le richieste e gli appelli dello Spirito risuonano anche negli stessi avvenimenti della storia, attraverso i quali la Chiesa può essere guidata ad una intelligenza più profonda dell'inesauribile mistero del matrimonio e della famiglia. La situazione attuale della famiglia Fedeli all'insegnamento di Cristo guardiamo alla realtà della famiglia oggi in tutta la sua complessità, nelle sue luci e nelle sue ombre. Il cambiamento antropologico-culturale inuenza oggi tutti gli aspetti della vita e richiede un approccio analitico e diversicato. Né la società in cui viviamo né quella verso la quale camminiamo permettono la sopravvivenza indiscriminata di forme e modelli del passato. Ma siamo con-

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sapevoli dell'orientamento principale dei cambiamenti, in ragione dei quali gli individui sono meno sostenuti che in passato dalle strutture sociali nella loro vita affettiva e familiare. Bisogna egualmente considerare il crescente pericolo rappresentato da un individualismo esasperato che snatura i legami familiari e nisce per considerare ogni componente della famiglia come un'isola, facendo prevalere, in certi casi, l'idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri assunti come un assoluto. Le tensioni indotte da una esasperata cultura individualistica del possesso e del godimento generano all'interno delle famiglie dinamiche di insofferenza e di aggressività. Se questi rischi si trasferiscono al modo di intendere la famiglia, questa può trasformarsi in un luogo di passaggio, al quale ci si rivolge quando pare conveniente per sé, o dove si va a reclamare diritti, mentre i vin-

coli rimangono abbandonati alla precarietà volubile dei desideri e delle circostanze. Come cristiani non possiamo rinunciare a proporre il matrimonio allo scopo di non contraddire la sensibilità attuale: staremmo privando il mondo dei valori che possiamo e dobbiamo offrire. Ci è chiesto uno sforzo responsabile e generoso, che consiste nel presentare le ragioni e le motivazioni per optare in favore del matrimonio e della famiglia, così che le persone siano più disposte a rispondere alla grazia che Dio offre loro. Per molto tempo abbiamo creduto che solamente insistendo su questioni dottrinali, bioetiche e morali, senza motivare l'apertura alla grazia, avessimo già sostenuto a sufcienza le famiglie, consolidato il vincolo degli sposi e riempito di signicato la loro vita insieme. Abbiamo difcoltà a presentare il matrimonio più come un cammino dinamico di crescita e


▲ «Una famiglia felice», fotografia di Katie Lister (sito web: www.katielister.co.uk/)

realizzazione che come un peso da sopportare per tutta la vita. Stentiamo anche a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti e possono portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi. Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle.

Dobbiamo ringraziare per il fatto che la maggior parte della gente stima le relazioni familiari che vogliono durare nel tempo e che assicurano il rispetto all'altro. Perciò si apprezza che la Chiesa offra spazi di accompagnamento e di assistenza su questioni connesse alla crescita dell'amore, al superamento dei conitti e all'educazione dei gli. Molti stimano la forza della grazia che sperimentano

nella Riconciliazione sacramentale e nell'Eucaristia, che permette loro di sostenere le sde del matrimonio e della famiglia. Nel mondo attuale si apprezza anche la testimonianza dei coniugi che non solo hanno perseverato nel tempo, ma continuano a portare avanti un progetto comune e conservano l'affetto. Questo apre la porta a una pastorale positiva, accogliente, che rende possibile un ap-

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profondimento graduale delle esigenze del Vangelo. Molti però non percepiscono che il messaggio della Chiesa sul matrimonio e la famiglia sia un chiaro riesso della predicazione e degli atteggiamenti di Gesù, il quale nel contempo proponeva un ideale esigente e non perdeva mai la vicinanza compassionevole alle persone fragili come la samaritana (Gv 4, 5-42) o la donna adultera (Gv 8, 3-11). La famiglia è un bene da cui la società non può prescindere, ma ha bisogno di essere protetta. La difesa di questi diritti è un appello profetico in favore dell'istituzione familiare, la quale deve essere rispettata e difesa da tutte le usurpazioni, soprattutto nel contesto attuale dove solitamente occupa poco spazio nei progetti politici. Le consultazioni previe ai due ultimi Sinodi hanno fatto emergere diversi sintomi della “cultura del provvisorio”. Mi riferisco, per esempio, alla rapidità con cui le persone passano da una relazione affettiva ad un'altra. Credono che l'amore, come nelle reti sociali, si possa connettere o disconnettere a piacimento del consumatore e anche bloccare velocemente. Penso anche al timore che suscita la prospettiva di un impegno permanente, all'ossessione per il tempo libero, alle relazioni che calcolano costi e beneci e si mantengono unicamente se sono un mezzo per rimediare alla solitudine, per avere protezione o per ricevere qualche servizio. Ma chi utilizza gli altri prima o poi nisce per essere utilizzato, manipolato e abbandonato con la stessa logica. A rischio di banalizzare, potremmo dire che viviamo in una cultura che spinge i giovani a non formare una famiglia, perché mancano loro possibilità per il futuro. In alcuni Paesi, molti giovani spesso sono indotti a rimandare le nozze per problemi di tipo economico, lavorativo o di studio. Talora anche per altri motivi, come l'inuenza delle ideologie che svalutano il matrimonio e la famiglia, l'esperienza del fallimento di altre coppie che essi non vogliono rischiare, il timore verso qualcosa che

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considerano troppo grande e sacro, le opportunità sociali ed i vantaggi economici che derivano dalla convivenza, una concezione meramente emotiva e romantica dell'amore, la paura di perdere la libertà e l'autonomia, il riuto di qualcosa concepito come istituzionale e burocratico. Abbiamo bisogno di trovare le parole, le motivazioni e le testimonianze che ci aiutino a toccare le bre più intime dei giovani, là dove sono più capaci di generosità, di impegno, di amore ed anche di eroismo, per invitarli ad accettare con entusiasmo e coraggio la sda del matrimonio. L'indebolimento della fede e della pratica religiosa in alcune società ha effetti sulle famiglie e le lascia più sole con le loro difcoltà. La mancanza di una abitazione dignitosa o adeguata porta spesso a rimandare la formalizzazione di una relazione: una famiglia e una casa sono due cose che si richiamano a vicenda. Le famiglie hanno, tra gli altri diritti, quello di poter fare assegnamento su una adeguata politica familiare da parte delle pubbliche autorità nell'ambito giuridico, economico, sociale e scale. L'attuale sistema economico produce diverse forme di esclusione sociale. Alcune sde Nessuno può pensare che indebolire la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio sia qualcosa che giova alla società. Accade il contrario: pregiudica la maturazione delle persone, la cura dei valori comunitari e lo sviluppo etico delle città e dei villaggi. Non si avverte più con chiarezza che solo l'unione esclusiva e indissolubile tra un uomo e una donna svolge una funzione sociale piena, essendo un impegno stabile e rendendo possibile la fecondità. Ma chi si occupa oggi di sostenere i coniugi, di aiutare a superare i rischi che li minacciano, di accompagnarli nel loro ruolo educativo, di stimolare la stabilità dell'unione coniugale? Benché sia legittimo e giusto che si respingano vecchie forme di famiglia “tradizionale” caratterizzate

dall'autoritarismo e anche dalla violenza, questo non dovrebbe portare al disprezzo del matrimonio bensì alla riscoperta del suo vero senso e al suo rinnovamento. La forza della famiglia risiede essenzialmente nella sua capacità di amare e di insegnare ad amare. Per quanto ferita possa essere una famiglia, essa può sempre crescere a partire dall'amore. L'identica dignità tra l'uomo e la donna ci porta a rallegrarci del fatto che si superino vecchie forme di discriminazione e che in seno alle famiglie si sviluppi uno stile di reciprocità. Se sorgono forme di femminismo che non possiamo considerare adeguate, ammiriamo ugualmente l'opera dello Spirito nel riconoscimento più chiaro della dignità della donna e dei suoi diritti. L'uomo riveste un ruolo egualmente decisivo nella vita della famiglia, con particolare riguardo alla protezione e al sostegno della sposa e dei gli. Molti uomini sono consapevoli dell'importanza del proprio ruolo nella famiglia e lo vivono con le qualità peculiari dell'indole maschile. Rendo grazie a Dio perché molte famiglie, che sono ben lontane dal considerarsi perfette, vivono nell'amore, realizzano la propria vocazione e vanno avanti anche se cadono tante volte lungo il cammino. A partire dalle riessioni sinodali non rimane uno stereotipo della famiglia ideale, bensì un interpellante mosaico formato da tante realtà diverse, piene di gioie, drammi e sogni. Non cadiamo nella trappola di esaurirci in lamenti autodifensivi, invece di suscitare una creatività missionaria. In tutte le situazioni la Chiesa avverte la necessità di dire una parola di verità e di speranza. Constatiamo molte difcoltà, ma esse sono un invito a liberare in noi le energie della speranza traducendole in sogni profetici, azioni trasformatrici ed immaginazione della carità. (continua)

Papa Francesco


«Alzati! Ti costituisco testimone di quello che hai visto» Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù 2021

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i sembra importante chiedere a tutti voi, amici lettori, di far giungere ai giovani che conoscete dentro le vostre famiglie e ai loro amici questo scritto di Papa Francesco, che parte da un testo relativo all'Apostolo Paolo (cfr. At 26,16). È una sintesi del Messaggio che egli ha indirizzato a tutti i giovani del mondo per la Giornata Mondiale della Gioventù (da quest'anno si celebra nella solennità di Cristo Re, punto di arrivo di tutto l'anno liturgico, invece che nella Domenica delle Palme come finora). Le riflessioni proposte meritano la più ampia diffusione ed ognuno di noi può collaborare per farle conoscere. Anche in questo modo, molto semplice, viviamo il mandato di essere testimoni di Gesù, il Salvatore di tutti. Il rettore del Santuario

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Carissimi giovani! Vorrei ancora una volta prendervi per mano per proseguire insieme nel pellegrinaggio spirituale che ci conduce verso la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona nel 2023. L'anno scorso nel mondo intero si è dovuta affrontare la sofferenza per la perdita di tante persone care e per l'isolamento sociale. Sono emersi in molti casi problemi spirituali, come pure disoccupazione, depressione, solitudine e dipendenze. Senza parlare dello stress accumulato, delle tensioni ed esplosioni di rabbia, dell'aumento della violenza. Ma se la prova ci ha mostrato le nostre fragilità, ha fatto emergere anche le nostre virtù, tra cui la predisposizione alla solidarietà. In ogni parte del mondo abbiamo visto molte persone, tra cui tanti giovani, lottare per la vita, seminare speranza, difendere la libertà e la giustizia, essere arteci di pace e costruttori di ponti. Quando un giovane cade, in un certo senso cade l'umanità. Ma è anche vero che quando un giovane si rialza, è come se si risollevasse il mondo intero. Così oggi, ancora una volta, Dio dice a ciascuno di voi: «Alzati!». Spero con tutto il cuore che questo messaggio ci aiuti a prepararci a tempi nuovi, a una nuova pagina nella storia dell'umanità. Per rialzarsi, il mondo ha bisogno della vostra forza, del vostro entusiasmo, della vostra passione. È in questo senso che, insieme a voi, vorrei meditare sul brano degli Atti degli Apostoli in cui Gesù dice a Paolo: «Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto» (cfr. 26, 16). Paolo testimone davanti al re Il versetto a cui si ispira il tema della Giornata Mondiale della Gioventù 2021 è tratto dalla testimonianza di Paolo davanti al re Agrippa, mentre si trova detenuto in prigione. Lui, un tempo nemico e persecutore dei cristiani, adesso è giudicato proprio per la sua fede in Cristo. Paolo confessa che nel passato aveva perseguitato i cristiani, nché un giorno, mentre andava a Damasco per arrestarne alcuni, una luce “più splendente del sole” avvolse lui ed i suoi compagni di viaggio (cfr. At 26, 13), ma solo lui udì “una voce”: Gesù gli rivolse la parola e lo chiamò per nome. “Saulo, Saulo!” Chiamandolo per nome, il Signore fa capire a Saulo che lo conosce personalmente. È come se gli dicesse: «So chi sei, so che cosa stai tramando, ma ciò nonostante mi rivolgo proprio a te». Cadendo a terra, Saulo riconosce di essere testimone di una manifestazione divina, una rivelazione potente, che lo sconvolge, ma non lo annienta, anzi, lo interpella per nome. In effetti, solo un incontro personale, non anonimo, con Cristo cambia la vita. Anche se Saulo è un persecutore, anche se nel suo cuore c'è l'odio per i cristiani, Gesù sa che questo è dovuto all'ignoranza e vuole dimostrare in lui la sua misericordia. Sarà proprio questa grazia, que-

sto amore non meritato e incondizionato, la luce che trasformerà radicalmente la vita di Saulo. “Chi sei, o Signore?” Di fronte a questa presenza misteriosa che lo chiama per nome, Saulo chiede: «Chi sei, o Signore?» (At 26, 15). Non basta aver sentito parlare di Cristo da altri, è necessario parlare con Lui personalmente, anche se magari abbiamo ancora il cuore in disordine, la mente piena di dubbi o addirittura di disprezzo verso Cristo e i cristiani. In tutto il racconto della vocazione di San Paolo, è l'unica volta in cui lui parla. E, alla sua domanda, il Signore risponde prontamente: «Io sono Gesù, che tu perseguiti» (Ivi). “Io sono Gesù, che tu perseguiti!” Il Signore Gesù rivela a Saulo un mistero grande: che Lui si identica con la Chiesa, con i cristiani. Fino ad allora, Saulo aveva visto come i cristiani rispondevano al male con il bene, all'odio con l'amore, accettando le ingiustizie, le violenze, le calunnie e le persecuzioni sofferte per il nome di Cristo. Dunque, a ben vedere, Saulo in qualche modo -senza saperlo- aveva incontrato Cristo: lo aveva incontrato nei cristiani! “È duro per te rivoltarti contro il pungolo” Queste sono le parole che il Signore rivolge a Saulo dopo che è caduto a terra. Ma è come se già da tempo gli stesse parlando in modo misterioso, cercando di attirarlo a sé, e Saulo stesse resistendo. Quello stesso dolce “rimprovero”, nostro Signore lo rivolge a ogni giovane che si allontana: «Fino a quando fuggirai da me? Perché non senti che ti sto chiamando? Sto aspettando il tuo ritorno». Non esiste persona che per Dio sia irrecuperabile. Attraverso l'incontro personale con Lui è sempre possibile ricominciare. Nessun giovane è fuori della portata della grazia e della misericordia di Dio. Per nessuno si può dire: è troppo lontano … è troppo tardi … Quanti giovani portano nascosto nel cuore il bisogno di impegnarsi, di amare con tutte le loro forze, di identicarsi con una missione! Gesù, nel giovane Saulo, vede esattamente questo. Riconoscere la propria cecità Prima dell'incontro con Cristo, Saulo era convinto di essere nel giusto. Ma, quando il Signore gli si rivela, viene “atterrato” e si ritrova cieco. Le sue certezze vacillano. Si rende conto di non essere il detentore assoluto della verità, anzi di esserne ben lontano. E, insieme alle sue certezze, cade anche la sua “grandezza”. Improvvisamente si scopre, smarrito, fragile, “piccolo”. Saulo, diventato cieco, ha perso i suoi punti di riferimento. Rimasto solo, nel buio, le uniche cose chiare per lui sono la luce che ha visto e la voce che ha sentito. Che paradosso! Proprio quando uno riconosce di essere cie-


co, comincia a vedere! Oggigiorno tante “storie” condiscono le nostre giornate, specialmente sulle reti sociali, spesso costruite ad arte con tanto di set, telecamere, sfondi vari. Cristo, luce meridiana, viene a illuminarci e a restituirci la nostra autenticità, liberandoci da ogni maschera. Ci mostra con nitidezza quello che siamo, perché ci ama così come siamo. Cambiare prospettiva La conversione di Paolo è l'aprirsi a una prospettiva totalmente nuova. Infatti lui prosegue il cammino verso Damasco, ma non è più quello di prima, è una persona diversa (cfr. At 22, 10). D'ora in poi, vedrà la realtà con occhi nuovi. Prima erano quelli del persecutore giustiziere, d'ora in poi saranno quelli del discepolo testimone. A Damasco, Anania lo battezza e lo introduce nella comunità cristiana. Non disperdere la forza e la passione dei giovani Quanta forza e quanta passione vivono anche nei vostri cuori, cari giovani! Ma se l'oscurità intorno a voi e dentro di voi vi impedisce di vedere correttamente, rischiate di perdervi in battaglie senza senso, perno di diventare violenti. C'è anche il pericolo di lottare per cause che all'origine difendono valori giusti, ma che, portate all'esasperazione, diventano ideologie distruttive. Quando il Signore irrompe nella vita di Paolo, non annulla la sua personalità, non cancella il suo zelo e la sua passione, ma mette a frutto queste sue doti per fare di lui il grande evangelizzatore no ai conni della terra. Apostolo delle genti Paolo in seguito sarà conosciuto come “l'apostolo delle genti”: lui, che era stato un fariseo scrupoloso osservante della Legge! Ecco un altro paradosso: il Signore ripone la sua ducia proprio in colui che lo perseguitava. Come Paolo, ognuno di noi può sentire nel profondo del cuore questa voce che gli dice: «Mi do di te. Conosco la tua storia e la prendo nelle mie mani, insieme a te. Anche se spesso sei stato contro di me, ti scelgo e ti rendo mio testimone». Paolo deve testimoniare quello che ha visto, ma adesso è cieco. Siamo di nuovo al paradosso. Ma proprio attraverso questa sua personale esperienza Paolo potrà immedesimarsi in coloro ai quali il Signore lo manda. Infatti, è costituito testimone «per aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce» (At 26, 18).

tu puoi essere testimone delle opere che Gesù ha iniziato a compiere in te. Perciò, in nome di Cristo, ti dico: - alzati e testimonia la tua esperienza di cieco che ha incontrato la luce, ha visto il bene e la bellezza di Dio in se stesso, negli altri e nella comunione della Chiesa che vince ogni solitudine; - alzati e testimonia l'amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane, nella vita familiare, nel dialogo tra genitori e gli, tra giovani e anziani; - alzati e difendi la giustizia sociale, la verità e la rettitudine, i diritti umani, i perseguitati, i poveri ed i vulnerabili, coloro che non hanno voce nella società, gli immigrati; - alzati e testimonia il nuovo sguardo che ti fa vedere il creato con occhi pieni di meraviglia, ti fa riconoscere la Terra come la nostra casa comune e ti dà il coraggio di difendere l'ecologia integrale; - alzati e testimonia che le esistenze fallite possono essere ricostruite, che le persone già morte nello spirito possono risorgere, che le persone possono ritornare libere, che i cuori oppressi dalla tristezza possono ritrovare la speranza; - alzati e testimonia con gioia che Cristo vive! Diffondi il suo messaggio di amore e salvezza tra i tuoi coetanei, a scuola, all'Università, nel lavoro, nel mondo digitale, ovunque. Il Signore, la Chiesa il Papa si dano di voi e vi costituiscono testimoni di tanti altri giovani che incontrate sulle “vie di Damasco” del nostro tempo. Non dimenticate: «Se uno ha realmente fatto esperienza dell'amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l'amore di Dio in Cristo Gesù» (Esort. Ap. Evangelii gaudium, 120). Apriamoci alle sorprese di Dio, che vuole far risplendere la sua luce sul nostro cammino. Apriamoci ad ascoltare la sua voce anche attraverso i nostri fratelli e le nostre sorelle. Così ci aiuteremo gli uni gli altri a rialzarci insieme, e in questo difcile momento storico diventeremo profeti di tempi nuovi, pieni di speranza! La Beata Vergine Maria interceda per noi. Papa Francesco

“Alzati e testimonia!” Nell'abbracciare la vita nuova che ci è data nel Battesimo, riceviamo anche una missione dal Signore: «Mi sarai testimone!». È una missione a cui dedicarsi, che fa cambiare la vita. Oggi l'invito di Cristo a Paolo è rivolto a ognuno e ognuna di voi giovani: alzati! Non puoi rimanere a terra a “piangerti addosso”, c'è una missione che ti attende! Anche

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L’ex-voto riaccende i ricordi Una storia lontana nel tempo ma ancora viva e piena di emozioni

Lino Ferracin e Gianlorenzo Boano fotograa di Andrea Aloi

Polesine, 1951

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l 14 novembre 1951, dopo due settimane di piogge abbondanti lungo tutta la Pianura Padana, alle 19,45 l'argine del Po rompe a Vallice di Paviole nel comune di Canaro, alle 20,00 in località Bosco e alle ore 20,15 in località Malcantone nel Comune di Occhiobello in provincia di Rovigo. Quasi i due terzi della portata del Po si riversano nelle campagne, 8 miliardi di m3 di acqua, un lago di 20 km x 7; 100.000 ettari inondati, 55.000 ettari di coltivazioni coperti dalla sabbia; 52 ponti caduti, 1.200 abitazioni danneggiate, 24.000 capi di bestiame perduti. I morti sono un centinaio, 174.000 gli sfollati. La supercie allagata dopo tre mesi si è ridotta di solo un terzo ma sono necessari anni per recuperare i campi ricoperti dalla sabbia depositata dal ume. Nei 10 anni successivi più di 80.000 abitanti, circa il 22% della popolazione, lascia il Polesine. Un dramma che colpì il Paese in anni di grandi sforzi per rialzarsi dalla scontta di una guerra devastante. I cinegiornali, la radio, i giornali seguirono quasi in diretta quella tragedia suscitando in tutta Italia una forte emozione ed una risposta generosa di aiuti. Un ricordo di quella tragedia è tra i nostri ex-voto. Un quadretto che ben sintetizza quei momenti tragici: una casa semisommersa, una bimba calata da una nestra su di uno zatterone dove una donna piange accanto a un materasso e a poveri fagotti. Accanto è presente la Consolata a cui ricorrere per avere il suo conforto. Ridiamo vita a quella scena con le parole di un testimone di allora, il vicerettore del nostro Santuario can. Federico Crivellari (l’omonimia con la famiglia donatrice del quadro votivo è puramente casuale): «Facevo in quei giorni la seconda elementare, abitavo a Tornova, una frazione del comune di Loreo, in provincia di Rovigo, nel delta del Po, in una cascina dove vivevano varie famiglie; la casa oltre al piano terra aveva un piano superiore che serviva anche da granaio. Noi eravamo afttuari, non avevamo bestie mentre il mezzadro ne possedeva una quindicina, in gran parte poi perdute con l'alluvione. Il mio papà faceva il falegname ma era partito di là perché il suo padrone aveva fatto fallimento e aveva chiesto di venire in Piemonte; in quei giorni lavorava come carpentiere al cantiere del traforo di Pino Torinese. Con i miei due fratelli e mia sorella eravamo rimasti a casa, mia madre andava a raccogliere le barbabietole da zucchero.

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L'acqua arrivò verso sera, eravamo a giocare nel cortile della cascina quando abbiamo sentito un rombo, siamo corsi fuori e abbiamo visto come un muro di acqua che avanzava rotolando e su di essa galleggiavano i pagliai che l'acqua aveva strappato dai campi e trascinava di corsa. Il ricordo di quel rumore, di quel tuono che rotolava mi è tornato all'improvviso in sogno molti, molti anni più tardi, risvegliato dal rumore che faceva la Dora in piena sbattendo contro il ponte del Balon. Spaventati da quella massa d'acqua, per noi bambini altissima, siamo

corsi a casa dove la mamma ci chiamava preoccupatissima, mentre con i fratelli più grandi cercava di salvare il possibile dalla cucina al piano terra. Nel prendere qualcosa dalla cucina mio fratello si era ferito una mano e sanguinava, e ricordo quel sangue che gocciolava mentre salivamo la scala per rifugiarci al piano di sopra. L'acqua continuava a salire ma si fermò una spanna sotto l'ultimo scalino. Siamo rimasti lì no a tardissima notte. Poi hanno scoperchiato il tetto e si è cominciato a fare dei segnali in giro. Intanto cominciavano ad esserci

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alcune barche, l'acqua aveva continuato a crescere e tu vedevi solo un grandissimo lago con quei pagliai che si muovevano e continuavano ad andare sull'onda. Noi eravamo a circa due chilometri dall'argine dell'Adige: il Po prima di arrivare al delta si avvicina abbastanza all'Adige. Sono cominciati i soccorsi con barche da parte dei vigili e di volontari. Noi abbiamo acceso qualcosa sul tetto per farci vedere nel buio della notte. Ci hanno visti e sono arrivati con una barca abbastanza piccola e sono entrati dal vano delle scale dove c'era una nestra e noi siamo saliti sopra questa barca, mamma, io e i fratelli. Ci hanno trasportato no agli argini dell'Adige, che erano alti e fuori dal pericolo dell'inondazione. La mattina ci hanno messo in contatto con gli zii che abitavano in un paese vicino sulla sponda sinistra dell'Adige e siamo stati ospitati da loro. Come si fa nei casi di necessità, ci si restringe tutti e siamo rimasti lì. Intanto papà, saputo che il Po aveva rotto gli argini, era partito e dopo quattro giorni ci aveva raggiunti e aveva chiesto che ci dessero la possibilità di venire in Piemonte. Siamo partiti con il treno, arrivati a Porta Nuova abbiamo proseguito con un pullman no al piccolo comune di Colleretto Giacosa nel Canavese. Siamo arrivati al mattino in una struttura che faceva da colonia vicino a un Santuario. Io avevo sempre dormito. Mia madre, per svegliarmi, mi scuoteva chiamandomi: “Federico, Federico …”. Io ho aperto gli occhi, ho guardato fuori dalla nestra e ho visto la neve. Non l’avevo mai vista prima. Lì si vedevano anche le montagne. Bellissimo! Una sorpresa che ancora risento! Siamo rimasti lì per un po' di mesi e ci hanno dato tutto perché non avevamo più niente. Mio padre, tornato al lavoro, ci veniva a trovare nei ne settimana. Eravamo una cinquantina di persone in quella colonia. In

quel santuario ho ricevuto la Cresima. Mio fratello, che aveva sedici anni, lavorava lì attorno nella costruzione di strade; mia sorella faceva la sarta. Noi piccoli andavamo a scuola. Da Colleretto Giacosa siamo stati trasferiti a Favria, a una trentina di chilometri da Torino, dove vivevamo dentro a casermette, gli uomini divisi dalle donne e dai bambini. E lì ho imparato il piemontese, ho dovuto impararlo: quante volte sono stato etichettato: “Venetasso, stai zitto! Non capisci niente!”. Mi sono poi riscattato perché giocavo bene al calcio. Da Favria ci siamo poi trasferiti a Nichelino, alla periferia Sud di Torino, in una casa in costruzione, il primo anno senza acqua e corrente elettrica. Ma lì abbiamo trovato molta solidarietà, soprattutto in parrocchia. Papà e i fratelli hanno trovato lavoro e così siamo poi rimasti sempre a Nichelino». Questi i ricordi lontani ma con particolari ancora vivi e pieni di emozioni. Ci piace chiudere queste pagine ricordando una trasmissione di Radio Rai di quell'anno in occasione dell'8 dicembre, la festa dell'Immacolata; tra gli altri interventi, che ricordavano e riettevano sulla tragedia di quei giorni nel Polesine, un attore recitò questa preghiera: «E Tu, dolce Madre, Tu che spesso prendi il nome dell'acqua, simbolo di chiarità e purezza, Tu che ami apparire accanto alle sorgenti, a Te preghiamo, Regina dolente. Stendi sulle acque il tuo manto di cielo e i umi e i torrenti torneranno nel loro letto, e i paesi e i villaggi e le città riprenderanno a vivere. Aiutaci, Regina che puoi ciò che Tu vuoi».

Lasciti e donazioni Da tanti anni, affezionati devoti della Consolata esprimono la volontà di destinare al Santuario parte delle loro sostanze. Il Santuario B. V. della Consolata, con sede in Torino, gode di personalità giuridica come ente ecclesiastico (decreto ministeriale del 18.6.1987) ed è iscritto nel registro della Prefettura di Torino al n. 463. Come tale può ricevere legati ed eredità. Per le formule da utilizzare nella stesura di un testamento -che è sempre modicabile e/o revocabile- può essere utile il consiglio di un notaio al ne di evitare spiacevoli errori o incomprensioni, che rischiano di inciarne la validità. Solo con il generoso aiuto di tutti il Santuario può continuare ad essere un luogo accogliente e sicuro per svolgere il servizio pastorale che gli è proprio. Quanto potrà essere destinato al Santuario sarà un dono prezioso, segno di particolare amore alla Vergine Consolata-Consolatrice. Per informazioni rivolgersi direttamente al rettore del Santuario.

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► Targa degli Oblati di Maria Vergine, piccolo ovale in altorilievo ora nella Sala Magnificat del Convitto Ecclesiastico della Consolata (fotografia di Andrea Aloi) ► A pagina 17: Santuario della Consolata in Torino. Si può notare come risultava il portale, verso quella che poi divenne l’attuale piazza, prima della costruzione del pronao compiuta dagli Oblati nel 1853. Incisione di A. Parboni tratta dalla Corografia d’Italia di A. Zuccagno, pubblicata a Firenze nel 1845

Gli Oblati di Maria Vergine alla Consolata Una breve ma intensa presenza, ricca di iniziative e di opere Daniele Bolognini

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u un giorno assai triste quel 29 dicembre 1798, quando giunse in Santuario l'ordine di far fondere, a favore della Zecca, la grande e preziosa statua processionale in fusione d'argento della Consolata, offerta nel 1716 dalla contessa Maria Enrichetta Ponte di Rossiglione. Torino era occupata dai francesi e l'odio anti-

clericale colpì al cuore la fede dei Torinesi. Furono inoltre soppressi gli Ordini Religiosi, compresi i Cistercensi della Consolata, e restarono custodi del Santuario solo due monaci. Passata la bufera napoleonica, nel 1819 i religiosi poterono riprendere possesso del Santuario, cercando di porre rimedio a quanto era avvenuto nel frattempo. Da ricordare

poi le solenni celebrazioni per l'incoronazione della venerata efgie della Consolata, il 20 giugno 1829, con le corone in lamina d’oro inviate dal Capitolo Vaticano, che ornarono il quadro no al 1979, quando furono sottratte da ladri sacrileghi. Ai Cistercensi però, nel 1834, subentrarono i religiosi di una nuova Congregazione, gli Oblati di Maria Vergine,

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fondata dal venerabile Pio Brunone Lanteri (1759-1830), morto da appena quattro anni. L'anno successivo buona parte d'Europa fu funestata da un'epidemia di colera e la Città di Torino, come sempre nei momenti di pericolo, fece appello alla sua Patrona per ottenere protezione, come testimonia la colonna all’esterno del Santuario realizzata come segno di ringraziamento. Il periodo in cui gli Oblati ebbero la responsabilità del Santuario, dal 1834 al 1858, è quello in cui iniziarono ad operare i “Santi della Carità”: Cottolengo, Cafasso e don Bosco, per ricordare anche solo i principali. I loro passi, più volte, si incrociarono sotto lo sguardo della Consolata dove gli Oblati, con grande impegno, incrementavano la devozione alla Vergine Maria, grazie a un apostolato ricco di iniziative. Ripercorrendo brevemente le loro biograe, si rivivono pagine di storia del nostro Santuario. Sono inoltre gli anni in cui, in numerosi paesi del Piemonte, furono edicati cappelle e piloni dedicati alla Patrona torinese. Padre Giambattista Reynaudi (1782-1838), tra i cofondatori della Congregazione, dopo la morte del Lanteri nel 1830 divenne Rettor Maggiore. Con Reynaudi gli Oblati assunsero la responsabilità del Santuario della Consolata, fu lui che assistette l’Arcivescovo Mons. Fransoni nella cerimonia di consegna del voto del 1835. Morì nel 1838 e, come da suo desiderio, fu sepolto nella cripta del Santuario dove tuttora risposano anche alcuni altri suoi confratelli. Personaggio di spicco tra gli Oblati fu padre Giovanni Battista Isnardi (1807-1862), nato a Boves (CN), accolto personalmente dal Lanteri nel 1827 e, ad appena 22 anni, con dispensa della Santa Sede, ordinato sacerdote. Nominato maestro dei novizi e dal 1832 docente di teologia nel Seminario di Pinerolo, si dedicò pure all'insegnamento del catechismo ai poveri e alla visita nelle carceri. Orientò poi le sue energie allo stu-

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dio e alla pubblicazione di opere di teologia dogmatica, morale ed ascetica che ebbero una notevole diffusione. Nel 1838 fu trasferito al Santuario della Consolata, due anni più tardi, ad appena 33 anni ne fu nominato rettore, incarico che, tra le altre incombenze, prevedeva contatti con la famiglia reale e con le autorità sia civili che ecclesiastiche. Quell'anno partirono missionari per l'Oriente alcuni Oblati, sotto la direzione dei Barnabiti, e desiderarono congedarsi ai piedi della Consolata. Vollero una copia del quadro e, giunti a destinazione, furono accolti da padre Paolo Abbona - missionario apostolico nei Regni di Ava e Pegù in Birmania - che si adoperò per l'erezione di una chiesa dedicata alla Consolata in un villaggio chiamato Tebai Chiacumin. Altri dodici Missionari Oblati, diretti in India, partirono dalla Consolata il 23 luglio 1842.

vita alla Pia Unione detta della carità, sotto la protezione di Maria SS.ma Consolatrice, di S. Vincenzo de' Paoli e del Beato Sebastiano Valfré, riservata agli ecclesiastici, con lo scopo di «infervorarsi alla pratica delle virtù sacerdotali […] aiutandosi scambievolmente coi consigli, colle esortazioni e coi buoni esempi …». Vi collaborò anche il Beato Faà di Bruno. Le riunioni si tenevano inizialmente in locali annessi al Santuario, in seguito anche nel palazzo della Marchesa di Barolo, no al 1847. Nel 1848 nacque la Sacra Alleanza in difesa della fede e della cristiana pietà, limitata alle donne; l'anno successivo l'Associazione Cattolica Italiana, su iniziativa del canonico torinese Giuseppe Ortalda, dell'Isnardi e di altri, che vide uniti Vescovi e sacerdoti piemontesi per promuovere la liberazione dell'Arcivescovo Mons. Fransoni, esiliato a Lione, protestare per la soppressione degli Istituti Padre Isnardi dimostrò notevoli ca- Religiosi e l'incameramento dei beni pacità organizzative per i lavori di re- ecclesiastici. Da ricordare inne la stauro nell'interno del Santuario, Collezione di libri a favore della fede per la dotazione di un nuovo organo, cattolica per la diffusione popolare senza dimenticare l'assidua presen- della stampa, che prevedeva una diza in confessionale e la direzione spi- rezione centrale presso la Consolata. rituale in molti monasteri. Nel 1842 gli venne afdata la Procura delle Nel 1853 iniziarono i lavori per la Missioni dell'India e della Birmania, realizzazione della facciata neoclasnel 1847 fu nominato segretario e sica del Santuario e della piazza anprocuratore generale. Continuò l'at- tistante, grazie a una importante tività di scrittore e fondò una collana raccolta fondi. Nella cronaca di queleditoriale curando la ristampa di l'anno si deve purtroppo accennare altri autori, fra questi S. Alfonso Ma- al sacrilego furto della statua della ria de' Liguori. A padre Isnardi si de- Consolata, donata dalla regina Maria ve la pubblicazione di una storia po- Cristina nel 1832, conservata in un polare del Santuario. armadio sotto il pulpito. Suscitò comprensibile scalpore, si fece un L'apostolato di padre Isnardi fu ca- processo ma non si trovarono i reratterizzato, inoltre, dalla nascita di sponsabili. Si raccolsero comunque nuove associazioni, in parte sul “mo- poi i fondi per una nuova statua in ladello lanteriano”, che seguì perso- mina di rame, argentato con il menalmente. La Primaria Compagnia todo galvano-plastico, l'attuale, bedei Signori della Consolata esisteva nedetta nel 1854 da Mons. Giovanni già n dal 1527 ed era formata da Antonio Balma, oblato, Vescovo mislaici per “curare le funzioni e le feste sionario. Padre Isnardi nel 1856 fu del Santuario”. Del 1846 è la fonda- eletto Rettor Maggiore della Congrezione dell'Associazione sotto l'invo- gazione, ma nel volgere di pochi anni cazione di Maria SS.ma Ausiliatrice, furono chiuse varie comunità e nel sorta per difendere i diritti della novembre 1858 gli Oblati dovettero Chiesa e l'educazione religiosa della lasciare la Consolata che, tra l'altro, gioventù. Due anni prima aveva dato era anche sede della loro Curia Ge-


neralizia. Morì il 17 ottobre 1862. A distanza di pochi anni entrarono tra gli Oblati due fratelli della famiglia Simonino, Filippo ed Enrico, torinesi, gli di un avvocato con importanti incarichi pubblici. Erano giovanissimi quando Torino fu occupata dai francesi e veniva allontanato Carlo Emanuele IV. Filippo morì a causa del tifo a soli 26 anni nel luglio 1819, in concetto di santità, poco dopo essere stato ammesso tra gli Oblati. Enrico Simonino (17971863), dopo aver svolto vari incarichi in Diocesi, entrò in Congregazione nel 1833. L'anno seguente fu presente all'ingresso della sua Congregazione alla Consolata, nel 1839 fu eletto consultore generale, e dal 1846 al 1851 fu rettore del Santuario. Si dedicò alla predicazione e sostenne la fondazione, nel 1848, del quotidiano cattolico L'Armonia. Fu grande sostenitore delle Missioni, ma trascorse gli ultimi anni della vita nel triste periodo della soppressione degli Istituti Religiosi. Nel 1859 lasciò la Consolata per trasferirsi a Nizza, dove morì nel 1863.

Paragonato a San Luigi Gonzaga per l'illibatezza e il fervore della pietà, Giuseppe France sco Burzio (1822-1842) visse anch'egli, per un breve periodo alla Consolata. Nato a Cocconato d'Asti da famiglia contadina, a 18 anni entrò nel Seminario diocesano di Chieri. Conosciuti gli Oblati, entrò in Congregazione a Pinerolo nel 1841, ma cinque mesi più tardi si ammalò di etisia. Fu trasferito a Torino, alla Consolata, nella speranza che i medici della capitale potessero curarlo. Visitato anche da Don Bosco, il 20 maggio 1842 morì dopo aver emesso, per concessione speciale, la professione religiosa. Nativo di Benevagienna fu un altro Oblato che visse anche alla Consolata, Pietro Gastaldi (1827-1902). Orfano in tenera età, fu aiutato da uno zio sacerdote e da una zia suora, poi venne accolto da Costanza De Maistre, glia del noto losofo Joseph, nel suo castello presso Villastellone. Studiò nel Seminario di Fossano, poi nel 1844 entrò tra gli Oblati. Fatta la professione religiosa, nel 1846 fu mandato alla Conso-

lata per gli studi teologici. Il 21 dicembre 1850 fu ordinato sacerdote e celebrò la prima Messa in Santuario. Docente di teologia morale, successivamente visse nelle case di Pinerolo, Como e Carignano, assiduo al ministero della predicazione. Fu un importante agiografo, scrisse per primo del Lanteri, del Cottolengo e della Beata Enrichetta Dominici. Nel 1855 furono nuovamente soppressi gli Ordini Religiosi e così anche gli Oblati dovettero lasciare la Consolata, sostituiti, due anni più tardi, dai Francescani Minori Osservanti, inviati dal Governo senza che venisse interpellata la Curia. I Minori furono poi incaricati dell'amministrazione del Santuario, ma la Diocesi si stava orientando ad assumerne direttamente la gestione ed a trasferire nell'annesso convento il Convitto Ecclesiastico di S. Francesco, in cui aveva operato il Cafasso, oltre ad ospitare anche alcuni sacerdoti anziani, cosa che avvenne nel 1871.

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SANTUARIO B. V. DELLA CONSOLATA - TORINO

PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA: in ascolto del Vangelo dove Gesù l'ha annunciato

8 - 15 MARZO 2022 con possibilità di escursione in Giordania/Petra (15-17 marzo 2022)

PROGRAMMA MARTEDÌ 8 MARZO 2022 In prima mattinata ritrovo in Torino-piazza Castello (fronte Teatro Regio). Ore 7 partenza per l'aeroporto di MilanoMalpensa. Operazioni di sicurezza ed accettazione. Imbarco sul volo di linea El Al delle ore 11,30. Arrivo all'aeroporto di Tel Aviv Lod alle ore 16 (locali). Partenza per Giaffa: sosta e breve visita; proseguimento per Haifa. Cena e notte al Monte Carmelo. MERCOLEDÌ 9 MARZO 2022 Partenza per Muhraka (luogo del sacricio di Elia): sosta e visita; proseguimento per il Monte Tabor (memoriale della Trasgurazione di Gesù): sosta e visita. Pranzo. Trasferimento a Nazaret: visita al pozzo “della Vergine”, chiesa di S. Giuseppe, Museo francescano, Basilica e Grotta dell'Annunciazione. Cena e notte a Nazaret. GIOVEDÌ 10 MARZO 2022 Partenza per Cana (memoria del primo miracolo di Gesù): sosta e visita. Proseguimento per il Lago di Genesaret (Tiberiade) con sosta e visita a Tabga (moltiplicazione dei pani e dei pesci; conferimento del Primato a Pietro) e a Cafarnao (casa di S. Pietro e antica Sinagoga). Pranzo. Sosta e visita al Monte delle Beatitudini; navigazione sul Lago. Cena e notte a Nazaret. VENERDÌ 11 MARZO 2022 Partenza per la Samaria con passaggio [se consentito] a Nablus: sosta e visita al pozzo di Giacobbe (incontro di Gesù con la samaritana); memoria del “battesimo” di Gesù (valle del Giordano); passaggio a Gerico (incontro di Gesù con Zaccheo e guarigione del cieco Bartimeo); memoria delle “tentazioni” di Gesù (Monte della Quarantena); proseguimento per Betlemme: sosta al Campo dei Pastori. Pranzo. Visite in Betlemme: Basilica e Grotta della Natività, grotte di S. Girolamo, chiesa e chiostro di Santa Caterina, grotta del latte. Cena e notte a Gerusalemme. SABATO 12 MARZO 2022 Visite sul Monte degli Ulivi: Betfage e memoria di Betania (Lazzaro, Marta e Maria: gli amici di Gesù), edicola dell'Ascensione, chiostro del Pater noster (Eleona), “Dominus evit”, Orto degli Ulivi e Basilica del Getsemani, Grotta del tradimento, Sepolcro della Vergine. Pranzo. Visita al Monte Sion: chiesa della Dormizione della Vergine, Cenacolo e San Pietro in Gallicantu. Cena e notte a Gerusalemme. DOMENICA 13 MARZO 2022 Via Crucis percorrendo la Via Dolorosa no alla Basilica del Santo Sepolcro (Anastasis): visita del complesso sorto sui luoghi della crocissione e morte di Gesù (Calvario) e della sua risurrezione (Santo Sepolcro). Pranzo ad Ein Karem. Passaggio ad Hadassah: nella Sinagoga dell'Università-Ospedale visione delle vetrate di Marc Chagall (interpretazione delle 12 tribù bibliche). Ritorno a Ein Karem (memoria dell'incontro di Maria con Elisabetta e della nascita di Giovanni Battista): sosta e visita. Cena e notte a Gerusalemme. LUNEDÌ 14 MARZO 2022 Visita alla spianata delle Moschee [se consentita] oppure sosta al Muro Occidentale (Kotel o del Pianto); sosta e visita alla chiesa di S. Anna, ai resti della Piscina Probatica (Betzata) e all'Ecce Homo. Pranzo. Passaggio a Emmaus El-Qubèibeh (memoria della manifestazione del Risorto a due discepoli): sosta e visita. Cena e notte a Gerusalemme. MARTEDÌ 15 MARZO 2022 Visita del Terra Sancta Museum; ultima sosta al Santo Sepolcro. Pranzo. Trasferimento all'aeroporto di Tel Aviv Lod. Operazioni di sicurezza e decollo con volo di linea El Al delle ore 16 (locali). Arrivo all'aeroporto di Milano-Malpensa alle ore 19. Proseguimento per Torino-piazza Castello. Guida biblica e assistente spirituale: mons. Giacomo Maria Martinacci rettore del Santuario B. V. della Consolata - Torino Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla sacrestia del Santuario


calendario liturgico del Santuario

Dicembre 2021 3. S. Francesco Saverio, presbitero (m.) 4. S. Giovanni Damasceno, presbitero e dottore della Chiesa (m. f.) a 5. c 2 DOMENICA DI AVVENTO 6. S. Nicola, vescovo (m.) 7. S. Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa (m.) 8. c IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B. V. MARIA (s.) Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

10. Beata Vergine Maria di Loreto (m. f.) Beato Marco Antonio Durando, presbitero (m. f.) 12.

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30.

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4 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Beato Sebastiano Valfré, sacerdote (m. f.) 31. S. Giovanni Bosco, presbitero (m.)

Febbraio 2022

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3 DOMENICA DI AVVENTO S. VALERICO, abate: le sue reliquie sono conservate nel nostro Santuario (f.) 13. S. Lucia, vergine e martire (m.) 14. S. Giovanni della Croce, presbitero e dottore della Chiesa (m.) 16-24 Novena di Natale 19. c 4a DOMENICA DI AVVENTO 21. S. Pietro Canisio, presbitero e dottore della Chiesa (m. f.) 25. 26.

24. S. Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa (m.): venne più volte in pellegrinaggio e sostò nel nostro Santuario 25. CONVERSIONE DI S. PAOLO, apostolo (f.) 26. Santi Timoteo e Tito, vescovi (m.) 27. S. Angela Merici, vergine (m. f.) 28. S. Tommaso d'Aquino, presbitero e dottore della Chiesa (m.)

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NATALE DI SIGNORE (s.) S ANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (f.) S. STEFANO, primo martire (f.) 27. S. GIOVANNI, apostolo ed evangelista (f.) 28. SANTI INNOCENTI, martiri (f.) c

A tutti i nostri amici lettori giunga l’augurio di BUON NATALE. La Consolata, che ci indica e ci offre Gesù Bambino, ottenga a ciascuno il dono delle consolazioni di Dio.

1. Beata Anna Michelotti, vergine (m. f.) 2. PRESENTAZIONE DEL SIGNORE (f.) Giornata Mondiale della Vita Consacrata Santi Paolo Miki, presbitero, e Compagni, martiri (m.) 5. S. Agata, vergine e martire (m.) a 6. c 5 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Giornata Nazionale della Vita 8. Beata Giuseppina Gabriella Bonino, vergine (m. f.) 10. S. Scolastica, vergine (m.) 11. Beata Vergine Maria di Lourdes (m. f.) Giornata Mondiale del Malato a 13. c 6 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 14. SANTI CIRILLO, monaco, E METODIO, vescovo, patroni d'Europa (f.) 16. Beato Giuseppe Allamano, presbitero (m. f.): per 46 anni rettore della Consolata 20. c 7a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 21. Beata Maria Enrichetta Dominici, vergine (m. f.) 22. CATTEDRA DI S. PIETRO, apostolo (f.) 23. S. Policarpo, vescovo e martire (m.) 27. c 8a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO S. Gregorio di Narek, abate e dottore della Chiesa (m. f.) Abbreviazioni: s. = solennità; f. = festa; m. = memoria; m. f. = memoria facoltativa

Gennaio 2022 1.

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MARIA SS. MADRE DI DIO (s.) Ottava di Natale

Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

Giornata Mondiale della Pace a 2. c 2 DOMENICA DOPO NATALE Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, vescovi e dottori della Chiesa (m.) 3. SS.mo Nome di Gesù (m. f.) 6. c EPIFANIA DEL SIGNORE (s.) 9. c BATTESIMO DEL SIGNORE (f.) 13. S. Ilario, vescovo e dottore della Chiesa (m. f.) a 16. c 2 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 17. S. Antonio, abate (m.) Giornata Nazionale per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo religioso ebraico-cristiano 18-25 Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani 20. Santi Ottavio, Solutore e Avventore, protomartiri torinesi (m.) 21. S. Agnese, vergine e martire (m.) 23.

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3 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Domenica della Parola di Dio

Orario delle celebrazioni in Santuario Sante Messe: Festive: ▪ Domenica e feste: 8,30 - 10 - 11,30 - 16 - 18 - 19,30 ▪ Sabato e prefestivi: 18

Feriali: 8 - 9 - 10,30 - 12 18 - 19 (sospesa nei prefestivi)

Confessioni: ▪ Giorni festivi: 7,45 - 12,15 / 15 - 20,15 ▪ Sabato e prefestivi: 7,45 - 12,15 / 15 - 18,30 ▪ Giorni feriali: 7,45 - 12,15 / 15 - 19,15

Rosario: ▪ Ogni giorno: 17,30


Il Ramo O.N.L.U.S. si dedica alla tutela, custodia, valorizzazione e promozione del Santuario B. V. della Consolata e dell'annesso Convitto Ecclesiastico e particolarmente delle opere d'arte in essi custodite, nonché della loro manutenzione sia ordinaria che straordinaria. Per sostenere le iniziative si può contribuire preferibilmente: ► tramite bonico su conto corrente bancario UNICREDIT: IBAN IT 91 A 02008 01046 000105031377 intestato a: “Santuario B. V. della Consolata - Ramo O.N.L.U.S.” specicando la causale: «Erogazione liberale per la tutela dei beni artistici» ► tramite versamento sullo specico conto corrente postale n. 1040900498 allegato ad ogni numero della rivista del Santuario.

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DIO AMA CHI DONA CON GIOIA

Dal 1 gennaio 2018 le erogazioni a favore delle ONLUS fatte da persone siche, da società o enti possono essere dedotte, nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato (art. 83 co.2 D.Lgs 117/2017). In alternativa, solo per le persone siche, le erogazioni liberali a favore di ONLUS per un importo complessivo di ciascun periodo d’imposta non superiore a 30.000,00 euro danno diritto a una detrazione di imposta pari al 26% dell’importo erogato (art. 83 co. 1 D.Lgs 117/2017).

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La Compagnia della Consolata, istituita dal Beato Giuseppe Allamano, ha come scopo di favorire la devozione alla Vergine Maria, venerata come Consolata dai doni di Dio e, per questo, Consolatrice dei sofferenti e degli afflitti: modello e sorgente di speranza, Ella ci precede nel cammino della fede e ci sostiene nelle difficoltà della vita quotidiana. È vivamente raccomandata agli iscritti la partecipazione personale alle celebrazioni liturgiche del Santuario e, nel giorno della festa titolare (20 giugno), alla processione in onore della Consolata. Tutti possono essere iscritti nella Compagnia, anche i defunti. In Santuario, alle ore 10,30 di ogni sabato, viene celebrata una Santa Messa per tutti gli iscritti: vivi e defunti. Per iscrizioni rivolgersi alla sacrestia del Santuario o telefonare al n. 011/483.61.01

Attenzione: in caso di mancato recapito, rinviare all’Ufficio di Torino C.M.P. Nord per la restituzione al mittente, Rettore del Santuario della Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino, che s’impegna a corrispondere la relativa tariffa.

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