INSONNIA Ottobre 2019

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insonnia

mensile di confronto e ironia

Insonnia n° 116 Ottobre 2019 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009

#CLIMATESTRIKE

Fine vita. La voce della Corte Costituzionale Le proteste di Greta Thunberg e di molti

giovani davanti ai cambiamenti climatici

Ci voleva una sentenza della Corte Costituzionale per (ri) porre al centro dell’attenzione un tema così importante, delicato e complicato. Dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (testamento biologico), suicidio assistito, eutanasia. Ce ne siamo occupati sulle pagine di questo giornale, senza forzature ideologiche, senza presunzione, con rispetto. È una cosa complicata la vita. Diffido di chi pretende di avere la VERITÀ in tasca, sia essa di fonte divina o umana, e sono complicate le risposte sulla vita… e sulla morte. Sono complicate, ma non per questo vanno eluse, almeno da parte della politica. Invece, è proprio quello che è successo. La Corte Costituzionale aveva sospeso il giudizio sul caso Cappato (costituzionalità della norma del codice penale italiano che equipara l’aiuto al suicidio del consenziente all’istigazione al suicidio) e chiesto al Parlamento di legiferare, colmando un vuoto normativo sulla materia. È trascorso un anno e il Parlamento non lo ha fatto. Non lo ha voluto fare, venendo meno alla sua funzione istituzionale. Paura, ipocrisia, tatticismo? Non lo so, posso immaginare… ma comunque non lo ha fatto. La Corte Costituzionale, invece, fedele alla sua funzione istituzionale, ha fatto la sua parte. Ha stabilito che Cappato non è penalmente perseguibile per l’aiuto che ha dato a Dj Fabo; ed ha posto in chiaro dei principi guida coerenti con la Costituzione italiana in materia di fine vita. Apriti cielo! Politici, uomini di chiesa, pezzi della società civile che già avevano cominciato ad

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di Chiara Cosentino

Il cambiamento climatico è una grave realtà che stiamo vivendo giorno dopo giorno e tra circa un decina d’anni questo processo si rivelerà essere irreversibile. È stata proprio Greta Thunberg la prima a capire quanto fosse e quanto sia tutt’ora importante e urgente combattere per il nostro futuro. La sedicenne svedese, nell’agosto 2018, ha deciso di rimboccarsi le maniche e agire per fare in modo che questo problema non venisse raggirato o dimenticato e di far sentire non solo la propria voce, ma anche quella di tutti i giovani che come lei, in futuro, rischiano di trovarsi a vivere in un pianeta trasandato e sottoposto a continue catastrofi ambientali.

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Progetto Cantoregi e Soms

“È per rinascere che siamo nati” di Marco Pautasso, presidente

Opera di Vesna Bursich “The Garden” 2014 olio su tela

GOCCIA DOPO GOCCIA SI PRESENTA il Direttivo di Goccia dopo Goccia

Siamo un gruppo di ragazzi racconigesi di età diverse, accomunati dalla voglia di mettersi in gioco per gli altri e per questo, pochi mesi fa, abbiamo

dato vita ad una nuova associazione: Goccia dopo Goccia. Il nostro obiettivo è creare opportunità e occasioni di divertimento e di aggregazione per bambini e ragazzi. La scelta del nome non è stata casuale, ha infatti per noi un duplice significato: una goccia da sola non è niente, ma come tutti sanno milioni di gocce formano un oceano. Da qui la forza della nostra associazione: da soli non potremmo creare niente, solo collaborando con tutta la comunità possiamo fare la differenza. Inoltre proprio il testo della canzone “Goccia dopo Goccia” dello Zecchino d’Oro ci insegna che “un passo dopo l’altro si va lontano”: è partendo dalle piccole

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Prendendo in prestito i versi di Pablo Neruda, Progetto Cantoregi inaugura sabato 19 ottobre alle ore 17.30 la sua nuova casa nel centro storico di Racconigi (Cn): la SOMS. È il salone sociale in Via Carlo Costa 21, appartenuto alla Società Operaia di Mutuo Soccorso, recentemente ristrutturato dal Comune e dato in gestione per sei anni all’associazione Progetto Cantoregi. Rappresenta una nuova rinascita per Progetto Cantoregi che, dopo la chiusura dello storico Festival teatrale La Fabbrica delle Idee, è pronto a una nuova partenza, aprendosi alla comunità e creando fertili reti con le realtà territoriali. Nell’arco di quest’anno Progetto Cantoregi non si è mai fermata, ha lavorato molto per rendere lo spazio della SOMS adatto alle tante attività che, insieme ai cittadini racconigesi e alle istituzioni, alle realtà culturali, sociali e private del territorio, andrà a ideare e realizzare. Un nuovo spazio dalle mille potenzialità: un salone di più di 100 posti, una luminosa saletta adiacente, un ampio foyer polivalente, una balconata. Tra i progetti che stanno per partire c’è innanzitutto “Mago di Zoe” (vedi box nella pagina, n.d.r.), proposto insieme con le associazioni racconigesi Sul filo della Seta e Le Serre.

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ESSENZA DELLA FEDE pag. 6

Spreco in cucina

Sport GiocAbili

VIVERE SENZA FURORE pag. 14

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A TUTTI COLORO CHE LEGGONO INSONNIA

Sotto i portici di via Morosini, presso lo scaffale del book crossing, trovate un bussolotto. Se volete contribuire alla sopravvivenza del vostro giornale vi invitiamo a mettere un euro, o anche di più, dentro il bussolotto. Non chiediamo altro, basta che siate in tanti a farlo. Grazie, abbiamo fiducia in voi.

IL RACCONTO FOTOGRAFICO di questo MESE CULTURA CONTADINA Come potere leggere a pagina 14 lo scrittore Neirotti racconta come, nella cascina Burzio di via Caramagna, si sono svolte tre giornate (non continuative) di festa che hanno avuto come tema tre momenti della cultura contadina e pastorale: la transumanza, la tosatura delle pecore e la pantalera. Queste feste sono state volute da Matteo Alesso, a tutti noto come veterinario ma a chi lo conosce meglio come amante di ciò che era un tempo la vita di campagna. Molti amici hanno partecipato alle feste e Angelo Gambetta, col suo scatto facile ha documentato gli eventi e l’atmosfera, come Neirotti l’ha descritta a parole. Le fotografie di Angelo in questo mese sono il racconto fotografico di insonnia Le foto del racconto fotografico sono riconoscibili perchè circondate da una cornicetta nera.

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L’approdo di Luciano Fico

La mano affonda nella terra umida e scura, penetrano le dita là sotto e poi tornano alla luce leggermente bagnate; un odore forte e gentile trasuda dal terreno e si diffonde quieto tutto intorno, un odore che sa di vita e di decomposizione insieme. Le ginocchia sono ancorate al terreno: se vuoi qualcosa dalla terra ti devi prima inginocchiare. Il capo, pur sotto il cappello, sente il calore che arriva dall’alto: proprio come le piante, che tanto ama, anche il corpo del vecchio è teso fra la frescura umida della terra ed il calore luminoso del cielo. Malgrado i tanti anni ed i molti dolori, egli sente l’energia che lo attraversa tutto e si sente vivo come non mai. Intorno il silenzio della pianura, rinforzato qua e là dall’abbaiare di qualche cane lontano. La buca è pronta e può accogliere la nuova pianta, che verrà liberata dalla prigionia del suo vaso di plastica nera, per cominciare a scorrazzare sotto terra con le radici e nell’aria con i nuovi germogli. L’astina di bambù affonda nel terreno smosso a scovare spazi da riempire bene: la terra e la pianta devono diventare un tutt’uno adesso. Ancora una generosa annaffiatura ed il vecchio può sollevarsi in piedi, arretrare qualche passo e godersi lo spettacolo di quella piantina fiera, che già sembra felice di cominciare la sua nuova vita. Cammina attorno, la rimira, si allontana e poi si avvicina per toccarle le foglie: la felicità, a tratti, sorprende ed invade per un delizioso, eterno, momento. Spingendo la carriola verso la rimessa, il vecchio ascolta il soffice tappeto d’erba sotto i piedi e ripensa al tempo in cui giunse ad abitare quel luogo e davanti alla casa si estendeva un prato grezzo, irregolare, interrotto da chiazze di terra brulla e disseminato di pietre grosse come un pugno. Il tempo era passato lento, una stagione dopo l’altra e adagio adagio la bellezza aveva cominciato ad affiorare da quella terra aspra. A lui, che per tutta la vita aveva conservato le mani levigate di chi tocca solo fogli e scrivanie, piaceva tanto liberare quella natura offesa e ricon-

durla alla sua naturale armonia. Aveva scoperto che si può coltivare l’arte anche in un giardino: si abbinano i colori delle erbe, delle piante e dei fiori; si accostano i soggetti, come in un quadro, andando a scoprire l’armonia nascosta dei volumi e delle forme; si fanno dialogare i profumi; si richiamano insetti ed uccelli, che ti ricompensano con cento suoni diversi. Mentre un’opera d’arte continua la sua vita e si trasforma nell’anima dei fruitori, il suo giardino continua a crescere e a trasformarsi perché è una creatura viva e la bellezza che ne scaturisce, va molto al di là delle sue intenzioni. Il vecchio si siede all’ombra del pergolato appena fiorito, stappa una bottiglia di Pigato freschissimo, si gode il gorgoglio felice del primo vino che scende nel bicchiere, ne aspira i sentori fruttati e ne beve un sorso, ingoiando la prima vera gioia dei suoi giorni. Mentre lo sguardo corre, come un bambino, fra le rose appena fiorite, gli aceri vanitosi, i verdi cespugli di pino mugo, le piante da frutto in festa con le prime fioriture; mentre l’acqua porta il senso dell’eterno ritorno con quel rumore sempre uguale e sempre nuovo, mentre un cardellino offre i suoi colori ed il suo canto, il cuore dell’uomo comprende che l’affannoso vivere ha trovato il suo approdo. Non c’è più nulla da cercare o da dimostrare, nessuna lotta da combattere: i pochi giorni che ancora lo attendono, si distendono eterni davanti a lui; nei suoi occhi il verde del prato.


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Le proteste di Greta Thunberg e di molti giovani davanti ai cambiamenti climatici segue dalla prima

“La crisi climatica è la più grande crisi che l'umanità si sia trovata ad affrontare, e se non facciamo niente ora, siamo rovinati. Ho pensato che da grande vorrò ripensare al passato e dire: ho fatto quel che potevo all'epoca […] Dobbiamo arrabbiarci e trasformare quella rabbia in azione”. Queste sono le parole di Greta che quel fatidico venerdì di fine estate si è seduta davanti al parlamento svedese per ben tre settimane in segno di protesta e ha postato su Instagram e Twitter ciò che stava facendo riscontrando parecchio appoggio esterno e diventando così virale in poco tempo. Da quel giorno ha dato il via ad un nuovo movimento chiamato “Friday for future”. Oggi milioni e milioni di ragazzi si organizzano per scendere in piazza, di venerdì, e dare il via a cortei e manifestazioni cittadine per potersi riprendere in mano il futuro e cercare di smuovere gli animi della popolazione. Credono fortemente che, unendo le forze, si possa davvero fare qualcosa e che, in questo modo, possano finalmente convincere i governi a compiere azioni incisive per poter sostenere la causa. Il mese di settembre ha visto due giornate di manifestazione, una venerdì 20 e una venerdì 27, in cui intere classi di studenti sono uscite dalle scuole per unirsi alla manifestazione del “Friday for future”, una protesta che svolge un’azione politica

Greta Thunberg

poiché esercita una pressione dal basso verso i leader, ma che si definisce essere apartitica poiché non rispecchia il credo di nessun partito nello specifico portando, invece, rivendicazioni di una base sociale variegata e inclusiva. Questo movimento sta riscontrando sempre più consenso da parte dei giovani che si affidano totalmente alla leadership di Greta e molti sono i paesi che aderiscono all’iniziativa. Ognuno è libero di organizzare la manifestazione anche non tutti i venerdì, l’importante è partecipare agli Scioperi Globali come quello di venerdì 15 marzo. Ci sono solo alcune semplici regole da rispettare per fare

in modo che questo evento non venga strumentalizzato, ovvero ogni incontro deve essere pacifico, non violento e, come già accennato precedentemente, deve risultare un movimento politico ma apartitico. Fino ad ora si è parlato soltanto di giovani perché sono proprio gli studenti che organizzano, ormai da un anno, gli scioperi del venerdì ma a tutto ciò si sono unite anche molte ONG e aziende sensibili al tema e anche molti adulti si sono uniti al corteo. L’invito è ovviamente sempre aperto a tutti e anche ma soprattutto chi lavora è invitato a presentarsi per le strade della propria città, perché il vero

obiettivo è quello di interrompere la solita routine quotidiana e lasciare un segno più tangibile. Ora, in tutto il mondo, sono attive delle proteste sui social media con gli hashtag #ForFuture e #ClimateStrike che mirano alla sensibilizzazione giornaliera sul tema dei cambiamenti climatici e in questo modo chiunque può partecipare alla manifestazione perché gli organizzatori sono ben consapevoli che non tutti possono assentarsi dal posto di lavoro. Chiunque è quindi invitato ad agire nel proprio piccolo e sono stati pensati così tanti tipi di agevolazioni per fare in modo che ognuno possa esprimere il proprio pensiero, che ormai è quasi impossibile trovare delle scuse. Il messaggio che deve arrivare è proprio quello: il pianeta è nostro, il futuro è un diritto comune e dobbiamo combattere insieme per poterlo salvaguardare. Sento questo movimento molto vicino, credo che sia sicuramente qualcosa per cui combattere e credo che probabilmente non me lo perdonerei mai se non facessi qualcosa a riguardo ora che si può. Che sia partecipare alle manifestazioni o semplicemente parlarne pubblicamente. Soprattutto perché sono cosciente del fatto che sarò tra le prime generazioni che si ritroveranno a doverci fare costantemente i conti.


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GOCCIA DOPO GOCCIA SI PRESENTA

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Obbiettivo aggregazione per bambini e ragazzi segue dalla prima

cose che si possono realizzare grandi progetti! Il logo che abbiamo scelto richiama in modo stilizzato sia la goccia che i bambini. È tutto colorato perché cosa meglio dei colori rappresenta il mondo dei bimbi? Siamo un’associazione senza scopo di lucro, completamente nell’ambito del volontariato, e il Consiglio Direttivo è formato da 9 membri, nonché soci fondatori: Valentina Vullo presidente, Ramona Abbà vice-presidente, Pierlorenzo Bellino tesoriere, Alessia Grillo segretaria e i consiglieri Silvia Pelassa, Monica Bertaina, Alberto Pelassa, Mauro Lo Pumo e Andrea Pelassa. Le idee sono tante, alcune contiamo di realizzarle già da quest’anno ed altre le terremo come progetti per i prossimi anni. Siamo ovviamente aperti a tutte le proposte che saremo felici di accogliere. Tra i vari progetti, pensiamo a laboratori di vario genere, gite fuori porta, cacce al tesoro, feste a tema, biciclettate, e tanto altro… Per il primo anno vogliamo dedicarci a tre progetti in particolare. In primis il laboratorio di lettura: abbiamo avviato una preziosa collaborazione con il centro culturale Le Clarisse di Racconigi. Proporremo, già a partire dal mese di novembre, alcuni incontri di lettura per bambini della scuola dell’infanzia e primaria che si terranno presso i locali della biblioteca civica di Racconigi e, nei mesi più caldi, all’aperto. Questi incontri prevederanno momenti di lettura seguiti da attività creative a cui i bambini potranno partecipare attivamente. In vista del periodo natalizio, nel mese di dicembre, organizzeremo un pomeriggio di giochi a tema, con musiche natalizie, intrattenimenti, divertimenti e dolci merende. Questo evento coinvolgerà sia bambini che ragazzi delle scuole medie, in

collaborazione con altre associazioni. Il progetto in assoluto più articolato quest’anno sarà per noi il Bimbomaggio, tradizionale manifestazione canora che da anni coinvolge intere generazioni di Racconigi e non solo e che abbiamo deciso di riprendere. I protagonisti di questo evento sono bambini e ragazzi di età diverse che per tanti mesi si impegnano nelle prove per la preparazione di uno spettacolo musicale unico nel suo genere. Grazie agli incontri periodici, questo progetto diventa un fondamentale momento di aggregazione ed intrattenimento per grandi, piccini e famiglie coinvolti. Sarà preziosa e fondamentale per noi la collaborazione con enti e associazioni che operano nella nostra città, e non solo. Per portare avanti e realizzare concretamente i nostri progetti, abbiamo bisogno di allargare il gruppo, partendo dai più giovani per arrivare… ai più esperti. Ci rivolgiamo quindi a chiunque abbia voglia di condividere con noi questa bella avventura: non esitate a contattarci sui social o personalmente! A breve organizzeremo anche un incontro a cui si potrà partecipare senza impegno per scoprire i dettagli delle varie attività ed avviare un

bel gruppo di lavoro. Su Facebook e Instagram pubblicheremo la data di questo incontro. Per tutte le informazioni sull’asso-

ciazione e sui progetti, potete contattarci via mail all’indirizzo gocciadopogoccia.racconigi@gmail. com oppure telefonicamente al numero 371.410.1531. Mercoledì 25, nella Chiesa di Santa Croce, abbiamo presentato questa nuova associazione alla cittadinanza e alla stampa ed illustrato i nostri progetti. Come direttivo oltre a tutti coloro che hanno contribuito all'organizzazione della serata, vogliamo ringraziare anche tutte le persone che hanno presenziato, per il supporto e l'appoggio che ci hanno dimostrato. È stato un momento emozionante per noi, ci avete dato la carica giusta, GRAZIE! Iniziamo questa nuova avventura e noi... ce la metteremo tutta!

Un augurio e una speranza di Anna Simonetti

Dopo un annuncio molto breve, peraltro avvenuto al Palabiscotto, l’associazione “Goccia dopo Goccia” si è presentata ai cittadini con i suoi programmi a breve e a lungo termine. Dietro al lungo tavolo ho visto seduti una decina di giovani dai 23 ai 40 anni (forse quest’ultimo non più classificabile come tale… ma soprassediamo), tutti indossavano una t-shirt bianca con il logo stampato all’altezza della spalla, tutti con un bel sorriso stampato in viso, semplici e incisivi nel presentare i rispettivi vissuti e nell’illustrare sogni e progetti. Beh, qualcuno dirà, sono giovani e incoscienti perché avere come progetto di occuparsi di ragazzini/e in tempi come questi e per di più dopo una giornata di lavoro, magari qualcuno da insegnante, non è tanto semplice, occorrono tante persone volontarie, occorrono fondi per attrezzature ed altro, ma con poche parole, spesso introdotte da Luisa Perlo, mi hanno dato certezza della loro capacità di affrontare le future difficoltà e riuscire ad offrire ai ragazzini della città… e non solo, come ha aggiunto Valentina ( presidente dell’associazione) spazi e tempi che altrimenti non avrebbero. Sono uscita da S. Croce contenta perché Valentina, Ramona, Silvia, Pierlorenzo, Monica, Andrea, Maura, Alessia, Monica, Alberto fanno parte di quei giovani che spesso accusiamo di passività e di poco impegno verso la società. Desidero augurare loro di riuscire a conservare il volto sorridente dell’altra sera pur non ignorando il difficile lavoro cui vanno incontro.


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ANPI Caduto per la Libertà di Pierfranco Occelli, Presidente A.N.P.I. (Ass. Naz. Partigiani d’Italia - Sez. Racconigi

Continua l'iniziativa della sezione locale dell'ANPI, di ricordare chi è caduto sotto il piombo dei nazifascisti. Si propone di ricordare ciascun partigiano, per quanto possibile nel giorno del loro martirio. Si è consapevoli che non per tutti sarà possibile, dopo tanti anni, dare notizie precise della loro vita e delle circostanze della loro

morte. L’importante però, è tenerne vivo il ricordo, sperando che anche solo il loro nome entri a far parte della memoria collettiva della Città. A loro, a tutti loro, nessuno escluso, dobbiamo dire grazie se oggi possiamo godere della nostra libertà.

Eugenio Buscatti (Pulcino) – 11 agosto 1927 – 13 settembre 1944 Eugenio Buscatti di anni ne aveva pochi ma, per la sua corporatura piccola e minuta, ne dimostrava ancor meno. Per questo gli avevano affibbiato il nome di battaglia di Pulcino. Aveva un’intelligenza sveglia, vivace, era smanioso di mettersi in luce, pur non avendo a prima vista doti da guerriero. In genere nella Brigata, che agiva in pianura, lo utilizzavano come

staffetta. A lui però quel ruolo stava molto stretto; sperava di avere un’arma, di partecipare a qualche piccola azione, come ad altri, pur giovanissimi come lui, era già capitato. “Arriverà l’occasione” continuavano a dirgli. E l’occasione arrivò anche per lui il 13 settembre del ’44. Tre uomini dovevano prendere di sorpresa la pattuglia di ronda alla

ECOSIA IL CAMBIAMENTO AVVIENE CON PICCOLI PASSI, BASTA INIZIARE Ecosia è quella piccola cosa che tutti noi dovremmo usare. Per chi non lo conoscesse, si tratta di un motore di ricerca (alla stregua di Google o Firefox) con una particolarità: ogni 45 ricerche che fate (circa) pianta un albero nel mondo. Ecosia infatti usa le entrate generate dalle pubblicità per finanziare vari progetti mirati a ridurre l'impatto ecologico. Sono totalmente trasparenti, sul loro sito potete anche trovare un report mensile che mostra come vengono suddivisi i guadagni, tra i costi di produzione, il salario dello staff, i progetti in corso e quelli futuri. I loro server inoltre sono ad impatto zero, dato che nel 2017 hanno costruito una propria centrale solare. Hanno messo il contatore degli alberi sotto la barra di ricerca (65+ milioni al momento), e c'è qualcosa di molto bello nel vedere il numero di alberi piantati che cresce ogni secondo che passa. A voi non costa assolutamente niente, ma con ogni ricerca in più farete una piccola differenza. https://www.ecosia.org/

CAFFÈ ALZHEIMER L’Associazione A.M.A di Carmagnola, a partire dal prossimo mese di ottobre, riprenderà presso i locali parrocchiali di ICONA’ , gli incontri del Caffè Alzheimer che si terranno come consuetudine il penultimo sabato del mese.

stazione di Savigliano e sottrarre loro le armi. Al momento di partire, uno dei tre dovette dare forfait: Pulcino tanto disse e tanto fece che riuscì a prendere il suo posto, armato di una grossa pistola a tamburo. Arrivati alla stazione, un milite fascista intimò l’altolà. Pulcino estrasse la pistola ma non fece in tempo a sparare: una raffica lo stese.

I compagni risposero al fuoco uccidendo il fascista e sganciandosi. Il corpo di Pulcino rimase steso in mezzo ai binari: aveva compito 17 anni un mese prima. Racconigi, 23 settembre 2019

Durante primo appuntamento previsto per il 19.10.2019 alle ore 15: “Alzheimer e memoria: istruzioni per l’uso” il dott. Andrea Raviolo, psicologo dell’ASLto5, interagendo con i presenti offrirà spunti di riflessione e proporrà strategie atte a gestire al meglio i rapporti con persone che presentano deficit cognitivi. Gli incontri destinati prioritariamente ai famigliari dei malati sono aperti anche ai cittadini che intendono informarsi e conoscere le diverse problematiche delle demenze. Come di consueto gli incontri si concluderanno sorseggiando un caffè. Il secondo appuntamento del Caffè Alzheimer è previsto per sabato 23 novembre 2019 sempre alle ore 15.

IN SALENTO UN ULIVO DI 1000 ANNI: LO VOGLIAMO PREMIARE? L’albero che vedete nella fotografia da mille anni compie un lavoro importante: vive e per vivere divora CO2. È stato trovato nel Salento. Vi invitiamo a condividere il link seguente perché il nostro ulivo possa diventare patrimonio dell’Unesco: https://m.facebook.com/story. php?story_fbid=692612361238917&id=100014704782185&sfnsn=mix


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a cura di Guido Piovano

GUARDIAMO ALL’ESSENZA DELLA FEDE L'estate sta finendo, anzi è bell’e finita. L’estate è meravigliosa: giornate più lunghe, maggiore libertà di movimento, più tempo da dedicare alla lettura e alla riflessione. Ci si muove di più, dunque capitiamo in luoghi che di solito non frequentiamo e, per la messa, in chiese che non sono le solite, con preti che ascoltiamo per la prima volta. Questo fatto sovente mi incuriosisce. Devo dire che il Vangelo di molte delle domeniche appena vissute presentava temi vicini alla realtà politica. In politica, per i motivi che sappiamo, è stata l'estate dei migranti. Mi ha colpito un fatto: non una sola volta ho sentito all’omelia domenicale pronunciare la parola “migrante” e dire che c'è stato il Vangelo dove Gesù ci ricorda di invitare poveri, ciechi e storpi alle nostre mense, ed anche la Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato. Nessuno mi ha invitato a

riconoscere nei migranti gli ultimi di oggi. Ho incontrato, invece, processioni, santi patroni, benedizioni. Ho sentito un parroco convocare i fedeli alla processione di Nostra Signora della Mercede presso il monastero di Montenero annunciando con enfasi l’ostensione della reliquia di un chiodo della croce di Cristo, custodito dalla confraternita di San Bartolomeo! Non s’è fatto mancare neppure la preghiera di papa Leone XIII all’Arcangelo Michele “E tu, Principe delle milizie celesti, ricaccia nell'inferno satana e gli altri spiriti maligni, che si aggirano nel mondo a perdizione delle anime… difendici nel combattimento, affinché non periamo nel terribile giorno del Giudizio”. Tutto ciò sembra rimandare più alla superstizione che alla fede; sento profumo di Medioevo. Nessuna traccia di un Dio misericordioso. È mai possibile che nelle nostre

eucaristie sia assente un vero dialogo comunitario, che solo il celebrante abbia diritto di parola e che la donna sia ancora relegata ad un ruolo subalterno? Non amo le processioni, ma ho grande rispetto di chi con semplicità le frequenta. In particolare, non amo le processioni mariane, non mi parlano della Maria, ragazzina ebrea, madre di Gesù, che in silenzio, nel tempo, ha compreso la natura di quel Figlio che aveva partorito; mi dicono invece delle tante madonne che compiono improbabili prodigi in giro per il mondo. Qui a Racconigi sono stati benedetti gli zainetti degli scolari e c’è stata la processione della beata Caterina. Fatico a capire, ma almeno non si parli, come accaduto, di “spazio laico” perché la processione attraversava il luna-park! Altro sarebbe lo spazio laico da aprire nella nostra parrocchia. Ci tornerò più avanti. A proposito della beata Caterina: se ne ricordano i prodigi e la devozione, ma non si dice che dovette lasciare Racconigi e l’ordine domenicano presso il quale era terziaria e rifugiarsi a Caramagna perché seguace del Savonarola. Come il Savonarola la nostra Caterina bramava una riforma della chiesa dal suo interno. Evidentemente, questa non è cosa che valga la pena di ricordare! “Fare i santi” nascondendone le spinte più rivoluzionarie e meno gradite alla chiesa sembra essere un costume assai consolidato. Presto avremo don Lorenzo Milani santo: vedrete che di don Lorenzo si ricorderanno giustamente la fede, l’attenzione agli ultimi, l’esperienza pastorale e didattica, ma non la Lettera ai cappellani

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militari e non la Lettera ai giudici, mentre si continueranno a “ordinare” i cappellani. Un po’ di coerenza, per favore! Se lo volete santo, prendetelo tutto intero! Lui e altri ci ricordano come tra eresia e santità il confine sia davvero labile, dipendendo di fatto nei secoli dal papa di turno: se Francesco d'Assisi non avesse compiuto un atto di formale obbedienza, forse sarebbe uno dei tanti martiri mandati al rogo e oggi dimenticati. Spazio laico: perché i laici, quelli più impegnati al tempo di don Aldo, sono oggi quasi tutti fuori, fisicamente fuori dalla parrocchia? Perché, con buona pace del Concilio, non è prevista una lettura sistematica della Bibbia? La parrocchia è del parroco, solo del parroco? Domande che una comunità viva si dovrebbe porre, anche qui a Racconigi. Come non accorgersi, poi, della crisi incombente sulla Chiesa, crisi di vocazioni e di partecipazione. Si dà grande rilievo a certi appuntamenti di massa, essi però non rappresentano tutta la realtà. Papa Francesco, almeno su certi temi, ci sta provando, ma è largamente osteggiato. Un piccolo esempio: il suo invito, volto ad una minima rilettura del Padre Nostro, è andato a vuoto, anche qui. Troppo rivoluzionario? Mah! Su questi temi ed eventualmente su altri, rinnovo l’invito a don Maurilio ad intervenire su queste pagine nella forma che egli preferirà, felice di avere un confronto. Analogo invito rivolgo ai “laici” della nostra parrocchia. Per dirla con don Milani, L’obbedienza non è più una virtù! Restiamo svegli.

Parole… parole…parole di Zanza Rino

vini o per Di Maio… tocca a loro governare, noi non possiamo con un gioco di palazzo rientrare dalla finestra dopo che gli italiani ci hanno fatto uscire dalla porta…”

“… Quindi… mai governo con i Cinque Stelle” “Esatto” “Mai… è un impegno solenne che lei prende” “Esatto… è un impegno che prendo io e che chiedo agli italiani di mantenere…” “… Noi non possiamo far passare il messaggio che il 4 marzo sia stato uno scherzo… sette italiani su dieci hanno votato o per Sal-

"…Io sono del sud, io sono di Napoli, faccio parte di quella parte d’Italia che la Lega diceva Vesuvio lavali con il fuoco, non ho nessuna intenzione di far parte di un movimento che si allea con la Lega Nord… tutto quello che si è detto in questi giorni sulla alleanza con la Lega sono semplicemente speculazioni giornalistiche…” “...Se il 5 marzo non ci sarà una maggioranza Mattarella farà bene a dare l’incarico al partito più forte, cioè a Di Maio?” “Non insegno il mestiere a Mattarella. Credo che una maggioranza ci sarà: la nostra”

“Ammettiamo che non ci sia. Incarico a Di Maio che va in Aula a chiedere i voti su poche e chiare misure. I suoi glieli darebbe?” “No. Escludo ogni accordo con il Movimento Cinque Stelle…” “…Io lo dico davanti a tutti e lo dirò per sempre… mi sono stancato di dire che non intendo favorire alcuna alleanza o accordo con i Cinque Stelle…” “…Io con il partito di Bibbiano non voglio avere nulla a che fare. Col partito che in Emilia Romagna toglieva alle famiglie i bambini con l’elettroshock per venderseli io non voglio avere nulla a che fare. E sono stato in questo anno quello che sicuramente ha attaccato di più il PD…” Di chi sono queste parole, fedeli tra-

scrizioni di dichiarazioni dal vivo? Questo non è un esercizio per dimostrare il proprio acume politico, ma un semplice esercizio di memoria. Comunque ecco le risposte, nell’ordine: 1. Matteo Salvini, Videoforum di RepTv, elezioni politiche 2018 2. Matteo Renzi, Che tempo che fa, 30 aprile 2018 3. Luigi Di Maio, Porta a porta,19 giugno 2017 4. Matteo Salvini, intervista La Stampa, 2 febbraio 2018 5. Nicola Zingaretti, Convenzione PD, 3 febbraio 2019 6. Luigi Di Maio, diretta su Facebook, 18 luglio 2019 Ce ne sono altre e di altri “politici” di rilievo, Grillo, Berlusconi ecc.. . Non c’è spazio per metterli tutti, ma ce n’è per (quasi) tutti.


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Racconigi: pittura e pittori

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di Rodolfo Allasia

Dall’11 al 16 settembre ha avuto luogo la mostra “Espressioni d’arte - la pittura di ieri e di oggi a Racconigi” nella Chiesa di Santa Croce. La mostra è stata voluta e curata da Corrado Grappeggia in collaborazione con l’Amministrazione Comunale; da anni Grappeggia pensava di realizzare una simile esposizione e finalmente questa è divenuta realtà. Già alla fine del secolo scorso, dove ora ha sede la Biblioteca Comunale, durante il periodo dei festeggiamenti del Settembre Racconigese, ogni anno i “nostri“ pittori organizzavano una collettiva. Poi i “vecchi artisti“ hanno perduto l’entusiasmo, alcuni sono defunti, e la collettiva racconigese ha chiuso i battenti, la Biblioteca Comunale ha preso il posto della “Pinacoteca Levis“ (così era chiamata la struttura sulle guide del Touring). I pittori restanti ed i nuovi artisti hanno continuato a dipingere e qualcuno ad esporre in altri luoghi. Memore di quei tempi quando mi è giunta la proposta di essere presente con un mio lavoro, ho accolto con favore l’invito di Corrado Grappeggia. In Santa Croce quest’anno erano esposte decorosamente ventisei opere, sette delle quali sull’altare o vicine a questo spazio privilegiato. Perché? Perché si tratta di opere di artisti ormai defunti quindi a pieno diritto meritavano di occupare un posto più in alto degli altri. Non ho ancora chiesto al curatore il perché due (Mario ed Ettore) dei tre fratelli Allemani non hanno avuto diritto al podio, forse perché il terzo, Umberto, è

ancora tra noi e Corrado non ha voluto separare in questa esposizione i tre fratelli; è stata una sua gentilezza? Ma Guglielmo Alladio? Anche lui, pur defunto non ha trovato posto più in alto. Comunque questo è un particolare non così significativo. Invece un visitatore, stupito, si è domandato come mai a Racconigi ci sono così tanti pittori. Io suppongo che l’arte abbia una sorta di attrazione che genera una forma di “imitazione“, cercata e perseguita. Io, per esempio, ho conosciuto fin da bambino il pittore Pietro Piacenza, viveva nel mio borgo, e di lui ammiravo, prima ancora dei suoi quadri, il suo aspetto fisico quello del vero bohemien: cappello nero a larghe falde,

Elenco dei pittori presenti alla mostra con le proprie opere Giuseppe Augusto Levi’s, Nino Pirlato, Carlo Sismonda, Michelangelo Melano, Pietro Piacenza, Leonardo Roda, Ottavio Mazzonis (Torino). Questi gli artisti già deceduti. Guglielmo Alladio, Rodolfo Allasia, Ettore Allemani Mario Allemani, Umberto Allemani, Eleonora Bonetto, Pinuccia Bosio, Marta Cervino, Isidoro Cottino (Carignano), Ezio Curletto (Carignano), Anna Ferraresi, Giancarlo Giordano, Corrado Grappeggia, Albino Manfredi, Marisa Racca, Sonia Rosso, Giordano Schiavo, Paolo Spertino.

giacca scura e gilè come un vecchio gentlemen ma di uno sporco che non poteva che richiamare l’immagine di un artista. Molto più tardi conobbi anche Nino Pirlato che per me fu il mio primo maestro (ammiravo soprattutto la sua capacità tecnica di rendere i materiali nel loro colore e nella loro luce) e grande amico. Lui, a differenza di Piacenza, sempre sbarbato e con le immancabili camicie ben stirate e pulite. Forse furono loro a trasmettermi, il VIRUS del pittore. Ma cosa è cambiato da quei tempi? Intanto il numero dei pittori operanti, contemporaneamente, in Racconigi, oggi sono molto più numerosi, e poi lo stile di vita di quei maestri; allora si lavorava e si viveva di pittura, ora, per la maggior parte di coloro che hanno esposto in Santa Croce, il lavoro è o è stato un altro e la pittura è per loro un hobby o una passione ma una passione che non ti permette di pagare il necessario per vivere dignitosamente. Soprattutto in questi primi anni del nuovo secolo l’interesse per questa forma d’arte è caduto vertiginosamente (io ho le mie ipotesi per capire questa caduta ma le enuncerò un’altra volta). A chiedere i nostri quadri ora sono quasi solo le Parrocchie per il Banco di Beneficenza di Natale, le organizzazioni dei Borghi prima del Palio, gli enti pubblici (ma solo quelli più illuminati) per arricchire le loro collezioni permanenti o le pinacoteche, gli enti benefici come la San Vincenzo o altri.

Naturalmente queste richieste sono tutte precedute da una precisazione: che questa deve essere una “donazione”, una “offerta”; e noi pittori, desiderosi di approvazione, siamo contenti di questo “apprezzamento“! Nel passato non funzionava così, prima di chiedere ad un pittore la donazione di una sua opera doveva esserci una motivazione MOLTO ma MOLTO alta. La colpa di tutto ciò è anche un po’ nostra; quanti pittori hanno regalato a questi richiedenti un quadro dei peggiori che avevano nel loro magazzino così da non rischiare di regalare un quadro che avrebbero avuto la possibilità di vendere! E questo non giova all’arte. Torniamo alla mostra. Nonostante questo calo generale di interesse alla pittura, l’esposizione in Santa Croce ha avuto un buon numero di visitatori; i giorni dei festeggiamenti hanno portato a Racconigi un folto pubblico e una buona parte di questo ha fatto un giro fra i quadri. Come tutte le manifestazioni, forse ci sarebbe voluta una maggior pubblicità, l’unico motore oggi per avere successo. In chiusura ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questa mostra della quale un pregio, non indifferente, è stato quello di farci incontrare tra di noi pittori, almeno tra quelli che hanno avuto voglia di stare un po’ lì a chiacchierare di queste “nostre passioni”.


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SPRECO IN CUCINA, POVERTÀ VICINA (2° parte)

Buone pratiche di cambiamento per ridurre lo spreco alimentare di Chiara Reviglio

Eravamo rimasti in sospeso con una domanda: “Allora, che si fa?” Proviamo a dare alcuni spunti di riflessione su come agire nella quotidianità, poi ciascuno di noi vedrà come mettere in pratica dei comportamenti buoni per l'uomo e per il pianeta. - MANGIAMO MENO E MEGLIO, PERCHÉ ALTROVE C'È CHI NON HA DA MANGIARE: i nostri consumi hanno ripercussioni continue e inevitabili sui livelli di vita di chi abita nel Sud del Mondo. Le aziende multinazionali che ci consentono di mangiare ogni mattina i nostri cereali o di bere 10 caffè al giorno o di avere banane in tavola tutto l'anno utilizzano le terre più fertili dei Paesi poveri, per non parlare delle foreste e dei mari, ma la ricchezza prodotta non si ferma nelle tasche di chi a quelle risorse comuni ha dovuto rinunciare. Il fatto è che si produce in quantità dissennata e con metodi che prevedono lo spreco come elemento funzionale. Stiamo producendo troppo e in modo squilibrato. Eppure qualcuno insiste a dire che in vista del 2050, quando saremo 9 miliardi, occorra produrre di più. Ma questo è vero solo se non consideriamo le quote di spreco. Se invece iniziamo a considerarle, forse ci accorgeremo che già oggi produciamo abbastanza cibo anche per quei 2 miliardi che ancora devono arrivare. Fermare la macchina dello spreco è un dovere che compete tutti noi cittadini: possiamo cambiare poco per volta il nostro stile di vita, risparmiando denaro e tempo, inquinando di meno e creando condizioni più giuste per chi lavora e per chi è più debole. Occorre cominciare dal nostro modo di comprare il cibo. - FACCIAMO LA SPESA CON LA LISTA: questo è un modo effi-

cace per mantenere il controllo su ciò che acquistiamo, in quantità e qualità. Facciamo la lista di quello che ci serve sulla base di ciò che prevediamo di mangiare nei giorni successivi (quanti saremo, quanti pasti faremo in casa, se pensiamo di avere ospiti...). Facciamo l'elenco anche delle quantità che dobbiamo comprare. E non compriamo nulla che non sia sulla lista. Non facciamo spese troppo abbondanti ma più frequenti; questo ci permetterà di realizzare programmi alimentari più verosimili e avere cibo sempre fresco. - COMPRIAMO DIRETTAMENTE DAI PRODUTTORI: gli agricoltori che vendono i loro prodotti nei mercati o nei tanti sistemi di vendita diretta non buttano via le zucchine fuori standard, non si preoccupano troppo se i pomodori non sono tutti uguali, generalmente portano al mercato solo quello che ritengono di poter vendere in modo da non maltrattare i prodotti con viaggi inutili. Cerchiamo il mercato dei contadini più vicino a casa no-

stra, ormai sono molti e hanno tanti nomi (Mercati della Terra, Campagna amica...). - COMPRIAMO MENO TRASFORMATI E PIÙ INGREDIENTI: il processo industriale di trasformazione del cibo innesca tali e tanti meccanismi di carattere tecnico e tecnologico che il cibo industriale si allontana sempre di più sia dagli ingredienti originari sia dalle tecniche tradizionali di produzione. Il sistema è quello di “aggiungere valore” attraverso una qualunque modifica del prodotto o del suo packaging: questo allontanamento dalla sostanza del prodotto è di fatto un allontanamento dall'identità del prodotto stesso, dai suoi legami con una cultura e con un luogo, oltre che un'importante fonte di spreco. - SE I PRODOTTI NON SONO “PRODOTTI”, COMPRIAMO QUELLO CHE C'È: se si va a comprare il pesce, bisogna comprare quello che si trova e non pretendere di trovare ciò che si vuole. Il mare non ha “produttori” e in mare, anche se non lo vediamo, avviene un gran-

dissimo spreco di pesce. Chi pesca, infatti, sa che alcune specie sono più difficili da vendere e quindi, quando se le ritrova nelle reti, le ributta in acqua. Ma ormai sono animali morti, restituirli al mare non sarà loro di aiuto. Cambiamo abitudini, dunque: ampliamo i nostri orizzonti gastronomici e consideriamo che anche il pesce ha una sua stagionalità che va rispettata. - PROMUOVIAMO I LAST MINUTE MARKET: “Last minute market” è un progetto dell'Università di Bologna che avvia il recupero di prodotti agroalimentari a fini solidali; sono alimenti che vengono donati a istituti, associazioni o enti di beneficienza che preparano pasti da offrire (www.lastminutemarket.it). - CARTA “SPRECO ZERO”, VALORE AGGIUNTO DEGLI ENTI LOCALI: chiediamo al nostro Sindaco di firmare la Carta per una rete di enti territoriali a Spreco Zero: l'hanno già firmata oltre 100 amministratori locali ed è un passo importante verso un impegno concreto da parte delle istituzioni per evitare gli sprechi (www.sprecozero.net). - SCEGLIAMO UNA BOTTEGA DEL MONDO: possiamo favorire l'agricoltura contadina, fatta di persone e tradizioni. Le organizzazioni del Commercio Equo e Solidale sostengono queste buone pratiche mettendo in contatto i piccoli produttori del Sud del Mondo con i consumatori consapevoli. Dunque, le cose da fare per ridurre gli sprechi alimentari sono davvero tante. Sta a noi adesso cominciare delle buone pratiche di cambiamento. (I dati citati nell'articolo sono tratti da “Il nostro spreco quotidiano” a cura di Slow Food e Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali).


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MEIR MARGALIT, UNA SCELTA DI PACE

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A Racconigi, il cammino di conversione di un ebreo israeliano: dal nazionalismo al pacifismo a cura dell'Associazione Mandacarù

Sabato 28 settembre alle ore 17.00 lo spazio conferenze del Museo della Seta era gremito di persone attente e commosse di fronte a una coinvolgente storia umana: Meir Margalit, ebreo israeliano, nato in Argentina nel 1952, faceva parte di un gruppo sionista quando emigrò in Israele. Ma poi qualcosa è cambiato. Meir oggi vive a Gerusalemme, ama profondamente la sua città e parla con franchezza anche dei suoi lati oscuri e delle sue contraddizioni ... I genitori di Meir sono fuggiti dall'Europa al tempo della shoah trasmettendo ai figli, insieme al trauma subito, la convinzione che Israele fosse l'unico luogo sicuro dove vivere per un ebreo. Il giovane Meir, migrato in Israele, sceglie di arruolarsi volontario nell'esercito considerando un privilegio morire per la patria. Si ritrova così coinvolto nella guerra di Yom Kippur (1973) e si scontra con la brutalità di un conflitto armato: niente eroismi, nessuna gloria, solo morte e distruzione. Viene ferito in combattimento e durante la convalescenza in ospedale inizia un lento cammino di conversione: dal nazionalismo al pacifismo, dal sionismo all'umanesimo. Non c'è ragione di morire per la patria, per la patria è necessario vivere. Ha fatto parte della municipalità della città per due mandati, tra il 1998 e il 2014, nelle file del partito Meretz che da tempo cerca il dialogo con i palestinesi. Rappresenta una minoranza tra gli ebrei israeliani, eppure c'è chi sarebbe disposto a un dialogo, se anche l'altra parte fosse disponibile; ma solo quando al popolo palestinese sarà restituito ciò che è suo (in terra e diritti) potrà iniziare il cammino per la pace, non prima. Il dialogo è per definizione "fra pari", non è possibile se una parte vive in condizione di inferiorità sociale. Dentro Israele pare essere innescata una bomba a tempo: se tornasse la guerra sarebbe ben più drammatica e disastrosa delle precedenti, soprattutto per la popolazione civile. È necessario salvare Israele da se stesso. Meir è tra i fondatori di ICAHD (Comitato Israeliano Contro la Demolizione Delle Case) che difende il diritto alla casa per la popolazione pa-

lestinese. Il Piano Regolatore di Gerusalemme prevede, solo nei quartieri est, una protezione ecologica sull'82% dei terreni che li rende non edificabili. Così quando le famiglie arabe palestinesi, proprietarie dei terreni, chiedono un permesso per la costruzione di una casa se lo vedono negare in nome di una norma. Sentendosi comprensibilmente discriminati, disobbediscono al divieto e costruiscono lo stesso. Parte così l'ordine di demolizione, senza altro preavviso se non l'affissione di un'ordinanza comunale sulla parete esterna della casa, che resta legato alla casa fino alla sua esecuzione (anche dopo parecchi anni). La conseguenza è che 1/3 delle case di Gerusalemme Est è illegale. La casa per una famiglia arabo-palestinese è "tutto il mondo", ha a che fare con l'identità più profonda, soprattutto per le donne. E qui interviene ICAHD: interamente composto da cittadini israeliani il comitato impedisce, quando riesce, la demolizione delle case o le ricostruisce talvolta a oltranza. Meir ha recentemente pubblicato un libro sulla sua città dal titolo "Gerusalemme la città impossibile" in cui cerca di districare i "fili d'amore e di dolore in cui è intrappolata". Forse c'è stato un tempo in cui Gerusalemme era "città Santa", ma ora? Dove c'è occupazione non c'è santità, dove c'è occupazione non può esserci democrazia. Spesso Meir è considerato un traditore in patria, ma non si può uscire da nessun conflitto e non può iniziare nessun cammino di pace se prima non si fanno i conti con la verità. Questa è la ragione per cui ha scritto il libro. In una scuola per l'infanzia una maestra ha fatto un esperimento: bussano alla porta, lei dice "è un arabo" e tutti i bambini (3-4 anni) fuggono piangendo a nascondersi. Come è possibile? In Israele l'odio e la paura vengono succhiati con il latte materno. L'educazione ha un ruolo importante perché il cambiamento è un lento processo, ma non c'è spazio per l'illusione: è difficile combattere contro ciò che è stato trasmesso prima dalla famiglia e poi rinnovato in tre anni di servizio militare. Eppure Meir Margalit guarda al futuro con il reali-

Meir Margalit

“Gerusalemme la città impossibile” Chiavi per comprendere l’occupazione israeliana 2019, pp. 240, € 16,00 Edizioni Terra Santa

«Questo libro nasce dal bisogno imperioso di comprendere i meccanismi che regolano la città in cui abito, che amo e per la quale soffro. Sono di Gerusalemme. Non potrei vivere in nessun’altra città e le barbarie che il governo sta perpetrando nella sua parte palestinese non mi danno tregua. Il mio obiettivo, con quest’opera, è di smantellare il modello di potere e repressione imperante a Gerusalemme e il sistema neocolonialista che regola il suo perverso funzionamento. Questo libro è il risultato di trent’anni di lavoro e di attivismo, in tre ruoli assai rilevanti: quello del politico, del funzionario pubblico e dell’attivista pacifista. Ma, soprattutto, ho scritto queste pagine come abitante di Gerusalemme, intrappolato in una rete intessuta con fili invisibili di amore e dolore. Vedo con angoscia come la città che amo mi volta le spalle e si chiude a tutti coloro che non concordano con la linea di destra e religiosa imperante» (dall’Introduzione dell’Autore).

I libro è reperibile a Racconigi presso la bottega Mandacarù di via Garibaldi 12 e nelle librerie

smo di chi sa che la guerra non può mai essere uno strumento di risoluzione dei conflitti. Tutti gli israeliani e tutti i palestinesi vogliono la stessa cosa: un paese sicuro, prospero e sano per i loro figli, al di là della politica e di ogni ideologia. Pur non confidando particolarmente in nessun leader attuale sa che un altro Israele è possibile. Crede nella forza della verità, della giustizia … e anche nel cambiamento demografico: verrà un tempo non molto lontano in cui la popolazione arabo-palestinese supererà in numero quella israeliana e sarà necessaria una nuova prospettiva. Quando? Un versetto del Talmud recita «non vedrai la fine del tuo lavoro, ma non hai il diritto di smettere di lavorare».

Meir MARGALIT, ebreo israeliano, nato in Argentina nel 1952, faceva parte di un gruppo della destra sionista quando emigrò in Israele nel 1972 e fu tra i fondatori dell’insediamento di Netzarim, nella Striscia di Gaza (poi smantellato nel 2005 dal governo di Sharon). Nel 1973 partecipò alla guerra di Yom Kippur, rimanendo ferito, e da quel momento cambiò radicalmente il suo approccio alla questione israelopalestinese. Dal 1998 al 2002 e dal 2008 al 2014 è stato membro del Consiglio comunale di Gerusalemme in rappresentanza del partito di sinistra Meretz. Co-fondatore di una delle più importanti organizzazioni per i diritti umani in Israele, il Comitato israeliano contro le demolizioni delle case (ICAHD), è stato consigliere in vari organismi dell’ONU. È considerato uno dei massimi esperti nel conflitto arabo-israeliano a Gerusalemme.


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IL FAZZOLETTO DI STOFFA E LA BORRACCIA

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Greta Thunberg e i miei allievi in difesa del Pianeta di Grazia Liprandi - Rete Insegnareducando

“Benvenuti nell’era in cui i bambini si interessano di cambiamenti climatici e i politici di merendine! “ Questa frase azzeccatissima mi è giunta su whatz al termine di una settimana intensa di scuola, dove i bambini di quinta si sono imbattuti

bambini a non scoraggiarsi mai, a pensare prima di agire, per non trovarsi nel conflitto e nella solitudine, a rispettare i genitori che han dato loro la vita. I bambini l’ascoltano in un modo davvero intenso, cosa rara. Poi si al-

nello studio della geopolitica per un caso fortuito: nella media accanto è arrivata una splendida ragazzina di 13 anni che a scuola va molto bene, nonostante non sia italiana, abbia dovuto migrare e sia arrivata a scuola dopo un viaggio difficilissimo sulle carette del mare. L’abbiamo invitata a raccontarci la sua odissea visto che è proprio “il viaggio” il filo rosso che ci accompagnerà per 200 giorni di lezione, quest’anno. I bambini hanno preparato le domande prima dell’intervista. Poi l’hanno incontrata. La ragazzina, con un modo di fare calmo e molto riflessivo, ha ripercorso per loro, poco più piccoli di lei, la terribile peregrinazione compiuta per fuggire dalla guerra e dalla povertà: ha narrato la paura che la paralizzava, la morte che l’ha sfiorata in mare e la fatica di migrare sperando di trovare finalmente casa, pur senza radici. Ha spiegato quanto sia bello giungere in un luogo pieno d’amore che ti accoglie e quanto sia cresciuta a causa di questo viaggio, così tanto da sentirsi ormai un’adulta vissuta che ha capito cosa conta davvero nella vita: non perdersi mai d’animo e sapere di avere una famiglia, il vero tesoro della vita. La sua narrazione è un invito ai

zano ad uno ad uno ad abbracciarla. Dalla narrazione le domande emergono spontanee e incessanti: si parla della guerra e della povertà che colpisce molti paesi africani. Si scopre che la miseria è spesso dovuta alla siccità o alle deforestazioni che generano cambiamenti climatici, altre volte agli interessi per il dominio di zone “molto appetibili” per la posizione geografica o per le risorse del sottosuolo. Si fanno paragoni tra la storia di oggi e quella di ieri raccontata sul sussidiario. Gli alunni sono molto interessati, vogliono sapere, hanno molte idee e considerazioni da fare. Per 10 giorni la classe trasforma il racconto ascoltato in un’occasione di approfondimento e curiosità prima di diventare un testo collettivo. E immancabilmente arriva il venerdì dello sciopero degli studenti per il clima: i bambini sanno e vorrebbero partecipare, amano Greta perché la sentono vera. La seguono. Conoscono un sacco di cose del pianeta Terra che sta morendo, dei mari pattumiera, delle foreste che bruciano. Vogliono raccontare. “Maestra, abbiamo visto che hai iniziato ad usare la borraccia al posto delle bottigliette!” “Bravi bambini, siete dei grandi osservatori!”

Mi raccontano dell’inquinamento ambientale e di chi si adopera per migliorare il mondo. Mentre li ascolto, tiro fuori dalla tasca un vecchio fazzoletto di stoffa che da anni non usavo più. “Sapete bambini che quest’estate ho riflettuto su una cosa: ho contato quanti fazzoletti di carta utilizzavo in una settimana e ho pensato se tutti avessero fatto come me, intere foreste avrebbero dovuto essere abbattute perché la cellulosa della carta deriva dagli alberi. E no! Mi sono detta, ci sarà pure un altro modo per soffiarsi il naso! E ...”. E così in classe di giorno in giorno compaiono fazzoletti di stoffa, borracce e nuove idee: chi vuole spre-

care meno fogli, chi si arrabbia con la mamma che prende l’auto per accompagnarlo a scuola, chi non vuole più la penna usa e getta, ma quella vecchia con le cartucce ricaricabili per fare meno rifiuti... chi vorrebbe piantare alberi, chi creare un bosco... Io li guardo e sono commossa: questi bambini sentono il problema della Terra con il Cuore e sono pronti ad agire per migliorare il Pianeta. Il sogno è stato lanciato. Da una ragazzina. I sogni sono le scintille che cambiano il Mondo. “I have a dream” disse Martin Luther King Jr. Era il 28 agosto 1963

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RACCONTAMI YOUNG

Un viaggio difficilissimo Testo collettivo a cura della classe 5°C IC3 Carmagnola

Don Milani raccomandava sempre la pratica del testo collettivo. Dopo aver ascoltato un “ospite”, i ragazzini provano a raccontarne la testimonianza, scrivendo su foglietti la prima frase della narrazione, ognuno per sé o a coppie o in tre. Quindi si leggono pazientemente tutte le proposte e con le varie parti, si decide insieme

l’incipit del testo comune. E così via, per ogni proposizione. Un lavoro importante e lento: guardate le date di inizio e di fine! Eppure non esiste strumento più prodigioso di questo per insegnare ai bambini a pensare, ascoltare, ragionare, collaborare, correggersi e impegnarsi a scrivere bene, felici di farlo!!! Ecco il loro testo.

Martedì 17 settembre 2019 Ieri abbiamo ascoltato il racconto di Malika, una ragazzina di 14 anni che ha dovuto affrontare un brutto viaggio dalla Libia all'Italia. Aveva la nostra età quando i suoi genitori decisero di andare via dalla Libia perché c'era la guerra, il prezzo del cibo era troppo alto e non si trovava lavoro. Malika e la sua famiglia avrebbero voluto prendere un aereo, ma esistono degli accordi internazionali per cui un abitante dei Paesi arabi può venire in Italia solo se ha un permesso speciale e un cospicuo conto in banca. Che fare allora? Decidono di partire ugualmente, ma facendo un viaggio irregolare con la nave. Il signore a cui si rivolgono dice loro che la barca sarebbe partita il giorno dopo, quindi bisogna trascorrere una notte in una casa comune con tutti i viaggiatori. Così per Malika e la sua famiglia è cominciato l'incubo! I giorni diventarono settimane e le settimane, mesi. Ogni giorno la partenza veniva rimandata, tanto che aspettarono due mesi in quella casa con altre famiglie, finendo anche i soldi che tenevano da parte per il viaggio. Finalmente una notte partirono di nascosto, come fossero ladri. Salirono in cinquecento su una piccola nave, vecchia e un po' rotta, che

sembrava dovesse affondare. La polizia li vide, ma non li fermò perché era stata pagata dall'organizzazione criminale. Sul barcone non c'era spazio, tutti ammassati, senza poter andare in bagno. Nel cuore della notte, in mezzo al mare, la nave si ruppe. Le onde erano alte. Malika aveva paura, così tanta da non riuscire neppure più a parlare. Pensò che era finita. Qualcuno chiamò i soccorsi via radio, ma nessuno si fece sentire. Dopo un bel po' rispose una “squadra” spagnola, ma la nave dei soccorsi arrivò qualche ora più tardi. Intanto scoppiò una grande tempesta: grandinava forte, pioveva a dirotto, i fulmini saettavano sul mare nero che era molto agitato. Con questo clima Malika e gli altri cinquecento passeggeri dovettero trasbordare. Quanta paura! Fu difficile caricare i migranti. Le donne e i bambini furono fatti scendere nella stiva dove l'aria era soffocante e gli uomini dovettero sistemarsi sul ponte, sotto il temporale, al freddo e bagnati. Dopo tante ore di viaggio in quella notte terribile, la nave attraccò in Sicilia. Tutti i passeggeri vennero fatti sbarcare e condotti in un C.I.E. - Centro Identificazione ed Espulsione. Malika era felice di essere arrivata sulla terra ferma, ma si sentiva imprigionata: avrebbe voluto visitare la Sicilia perché sapeva che è bellissima, invece si trovava dentro delle mura

altissime, con sopra del filo spinato. Dopo qualche giorno tutte le famiglie vennero smistate in alcune regioni italiane e Malika, con la sua, fu accompagnata a Coazze, in provincia di Torino. Arrivarono in una casa accogliente dove si trovarono bene, ma...presto il caos arrivò: l'appartamento si riempì in breve tempo di immigrati, non c'era spazio per tutti, per andare in bagno dovevi fare la coda, nei corridoi tutti ammassati, si litigava sempre, la situazione era diventata insostenibile. Malika si era appena fatta un'amica a scuola quando arrivò la comunicazione che dovevano trasferirsi a Nichelino... ma qui accadde più o meno la stessa situazione di Coazze. E quindi un altro trasferimento. Quando arrivò a Carmagnola, Malika era molto spaventata. Ma le educatrici di Karmadonne accolsero lei e la sua famiglia con il cuore. La invitarono a fare pranzo a Casa Frisco, alla Mensa Popolare dove cucinano molto bene e dove si ritrovano a mangiare persone di ogni tipo e nazionalità. L'associazione diede loro un alloggio indipendente, dove potevano finalmente vivere in tranquillità. Ora Malika è felice, frequenta la scuola media accanto a noi e ha tanti amici. L'incubo è finito! Carmagnola 27/9/2019


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Progetto Cantoregi e Soms

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“È per rinascere che siamo nati” segue dalla prima

È un progetto sociale che coinvolgerà anche persone diversamente abili per riflettere sulle tematiche della diversità. Si svilupperà in due momenti: la prima fase di laboratorio teatrale tra ottobre 2019 e aprile 2020 e la seconda fase di messa in scena dello spettacolo a maggio 2020, quale atto finale di restituzione del lavoro svolto. Il laboratorio sarà condotto ispirandosi alla tradizione di teatro sociale di Progetto Cantoregi e alle esperienze maturate attraverso la scuola torinese di Alessandro Pontremoli - Social and Community Theatre. Partirà dal 24 ottobre 2019. Sono previsti dieci incontri settimanali, a cui si aggiungeranno le ore per le prove e la costruzione dello spettacolo finale di maggio 2020. Gli incontri si terranno ogni giovedì dalle ore 20.45 alle ore 22.15 alla S.O.M.S. di Progetto Cantoregi. I laboratori sono ideati da Cristina Fenoglio e Angelo Gambetta (Sul filo della Seta) e condotti da Andrea Piovano e Valentina Perlo (Progetto Cantoregi). La regia dello spettacolo finale è affidata a Koji Miyazaki (Progetto Cantoregi). Iscrizioni entro il 20 ottobre: sulfilodellaseta@libero.it, criverde@libero. it, 389.9643724.

parte dalla consapevolezza che l'utilizzo di smartphone e tablet, di Instagram e Facebook e degli altri social media è parte integrante del mondo dei nativi digitali e che quindi occorre trasmettere un utilizzo sempre più consapevole dei nuovi mezzi di comunicazione di massa. Il progetto “Bellezza e digitale: binomio fantastico” si sviluppa su due anni, a partire dall’anno scolastico 2019/2020 per le classi delle medie. È stato messo a punto dall’Istituto Muzzone con il preside Giannino Marzola e l’insegnante Cristiana Panero e da Progetto Cantoregi con il presidente Marco Pautasso e i consulenti esperti di digitale Francesco Morgando, Francesco Tarchetti e Mattia Venturi. Progetto di punta sarà la rassegna che anticiperà il nuovo festival a cui Progetto Cantoregi sta lavorando: Cunei-Forme. Un assaggio al pubblico della magia che questa nuova iniziativa porterà si potrà avere già da novembre, con i primi spettacoli alla Soms e a Saluzzo, perché il festival sarà policentrico e multidisciplinare. Abbraccerà teatro, danza, musica, letteratura. Un festival diffuso sul territorio cuneese che, partendo proprio dalla nuova sede unirà nel nome della cultura e della condivisione più comuni del territorio.

E poi c’è il progetto con l’istituto Muzzone di Racconigi, una iniziativa al passo con i tempi, per aiutare i giovanissimi a svelare la bellezza attraverso gli strumenti che utilizzano quotidianamente, i social network. È il progetto per gli studenti “Bellezza e digitale: il binomio fantastico”, che ha ottenuto il finanziamento del bando “Educare alla bellezza” 2019 della Fondazione CRC, per aiutare così i più giovani a riconoscere la bellezza - soggettiva o oggettiva - e trasmetterla attraverso i nuovi media. L’idea alla base del progetto

Inaugurazione della Soms la nuova casa di Progetto Cantoregi Sabato 19 ottobre 2019, ore 17.30 SOMS, Via Carlo Costa 21-23 - Racconigi (Cn) In compagnia di: Fabio Geda, Faber Teater, Eliana Cantone (Il Mutamento Zona Castalia), Lorena Senestro (Teatro della Caduta) Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno. (Pablo Neruda) È per rinascere che siamo nati. Prendendo in prestito i versi di Pablo Neruda, Progetto Cantoregi inaugura sabato 19 ottobre 2019 alle ore 17.30 la sua nuova casa nel centro storico di Racconigi (Cn): la SOMS. È il salone sociale in Via Carlo Costa 21-23, appartenuto alla Società Operaia di Mutuo Soccorso, recentemente ristrutturato dal Comune e dato in gestione per sei anni all’associazione Progetto Cantoregi. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.

LABORATORIO TEATRALE “MAGO DI ZOE”

Sono aperte fino al 20 ottobre 2019 le iscrizioni al laboratorio teatrale "Mago di Zoe" di Progetto Cantoregi, Sul filo della Seta e Le Serre di Racconigi Il "Mago di Zoe" racconta le avventure di diversi personaggi che s'incontrano lungo la Via della Seta. Tra tutti spiccherà Zoe, che in onore al suo nome (Zoe=Vita), insegue la vita affrontando con coraggio e ironia ogni singolo minuto del suo giorno. Zoe, in virtù di un racconto toccante, riuscirà a salvare tutti i suoi amici e compagni di viaggio, trasformando la strega del Nord in splendida regina e permettendo a ognuno, dopo tanto peregrinare, di far finalmente rientro a casa propria. Su questa storia si svilupperà il laboratorio teatrale, rivolto a donne e uomini dai 18 anni, che intende accogliere persone diversamente abili e normodotati in un'ottica integrativa. Il laboratorio sarà condotto ispirandosi alla lunga tradizione di teatro sociale di Progetto Cantoregi e alle esperienze maturate attraverso la scuola torinese di Alessandro Pontremoli - Social and Community Theatre. Gran parte degli esercizi saranno improntati a sviluppare capacità d’improvvisazione, per aiutare

l'individuo a relazionarsi in maniera più costruttiva nella vita di tutti i giorni e per stimolare la predisposizione all'ascolto reciproco, al fare cerchio intorno a un'idea di partenza, da impersonare insieme. «Ci si propone d'indirizzare e guidare - spiegano gli organizzatori -, piuttosto che dirigere e spiegare, mentre, nel costruire lo spettacolo finale, di raccogliere e stimolare la genesi d'idee tra gli stessi partecipanti al laboratorio. Ci si propone di cucire differenti contributi espressivi, piuttosto che dipingere una tela bianca, copiando un disegno già prestampato nella nostra mente.» I laboratori partiranno dal 24 ottobre 2019. Sono previsti dieci incontri settimanali, a cui si aggiungeranno le ore per le prove e la costruzione dello spettacolo finale di maggio 2020. Info sul laboratorio e iscrizioni: sulfilodellaseta@libero.it criverde@libero.it cell. 389 9643724


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GIOC BILI, QUANDO L’UNIONE FA LA FORZA di Francesco Cosentino

Venerdì 27 settembre il centro Diurno Alambicco è stato protagonista di un evento unico nel suo genere, in grado di raccogliere la partecipazione di associazioni e scuole provenienti da tutta la Granda. L’iniziativa, incentrata sul coinvolgimento di adolescenti delle scuole medie e ospiti dei centri diurni, ha permesso ai presenti di vivere un’intera giornata all’insegna dell’incontro tra realtà differenti tra loro, lasciando

un segno indelebile nella crescita dei ragazzi e dimostrando che il divertimento può nascere anche dall’unione di due mondi così apparentemente distanti. I presenti hanno potuto confrontarsi giocando e apprendendo, in una festa che si è svolta soprattutto grazie alla grande organizzazione dello staff del centro, che non ha lasciato nulla al caso. Il programma dell’evento ha previsto una serie di giochi a stand che riuscissero a trascinare allo stesso modo gli studenti provenienti dalle scuole e gli ospiti dell’Alambicco, che sono stati suddivisi in ben 16 squadre che si sono sfidate in otto discipline. Sport e giochi per tutti i gusti, dal bowling

Risposta a Rodolfo Allasia, “Guardare da un’ottica superata fa così male?”, Insonnia di Settembre 2019 È naturale proiettare sui giovani i propri convincimenti. Essi sono il

alle bocce, dalla staffetta al tiro al bersaglio, passando anche per lo stand interno della Wii, che permetteva ai partecipanti di misurarsi anche nel mondo videoludico. La classifica finale era determinata dai risultati delle varie sfide, ma è stato il divertimento a farla da padrone, superando anche la competizione

in carrozzina e il tennis, legando però il suo nome soprattutto all’hand bike. Questa disciplina gli ha permesso di gettare il cuore oltre l’ostacolo, facendogli conoscere anche personaggi di spicco, primo fra tutti Alex Zanardi, uno dei maggiori esponenti di questo sport. La società per cui gareggia Roberto, la Passo di Cuneo, è qualitativamente una delle maggiori compagini italiane e vanta anche atleti di caratura paraolimpica. Far parte di questa realtà ha permesso a Casetta di giocarsi le sue carte anche a livello nazionale, riuscendo a dare il suo contributo anche nella

stessa. Ospite d’eccezione Roberto Casetta, a cui è stato affidato l’onorevole compito di dare il via alla manifestazione con il taglio del nastro, in segno di inaugurazione di quella che può diventare una vera e propria tradizione. L’obiettivo dell’evento, infatti, può considerarsi raggiunto e l’intento del centro diurno è quello di ripetersi, riproponendo l’iniziativa anche nei prossimi anni. La scelta di Casetta per questo gesto simbolico non è stata fatta per caso. Roberto è un hand biker braidese che all’età di 22 anni è stato coinvolto in un grave incidente motociclistico, ritrovandosi improvvisamente costretto sulla sedia a rotelle. Da quel momento la sua vita è totalmente cambiata, ma ha reagito alla lesione degli arti inferiori cercando di superare i propri limiti. Da grande appassionato di sport qual è ha trovato questa forza in varie discipline, tra cui anche il basket

vittoria degli italiani nella sua categoria. Quest’anno, purtroppo, un problema fisico ha costretto l’atleta a stoppare la sua attività agonistica, ma lui è già pronto a tornare in pista il prima possibile, con la tenacia che lo caratterizza. A 47 anni, 25 dei quali passati in carrozzina, non ha ancora intenzione di tirarsi indietro: il suo sogno è quello di compiere un lungo viaggio in hand bike per raggiungere una meta importante. Un’impresa che si rivelerebbe storica.

futuro e si vorrebbe perseguire, tramite loro, le proprie aspirazioni. Ed è naturale, per loro, volersi aprire al mondo seguendo la loro volontà, anche con errori, vivendo il proprio tempo autonomamente. Le mangiate colossali, le feste, i concerti, le risate pazze sono “l’essere giovane”, sono affrontare il mondo in modo scanzonato, anche irriverente; uno stato d’animo unico, spesso ironico, a volte magico. Affrontare imprese mai tentate, severe prove fisiche è conoscere se stessi e le proprie potenzialità nel momento in cui la vita impone di guardare avanti. Ritengo che questi atteggiamenti non siano in antitesi all’essere o al divenire “adulti”, ai diversi livelli di responsabilità, anzi ne siano l’essenza. Perché dunque questa frattura tra generazioni? Io ritengo che le trasformazioni so-

ciali avvenute con le nuove forme di lavoro instabili, precarie, unitamente allo sviluppo dell’informatica, di internet, abbiano sviluppato l’attitudine al cambiamento, alla flessibilità come regola di vita, non solo nel lavoro e nelle attività umane, ma nella nostra stessa formazione mentale. I social, la televisione hanno ulteriormente rafforzato questo processo, spesso rimpiazzando i rapporti sociali. Non sono diversi i giovani, siamo cambiati tutti, ed in modo individualistico, siamo più soli, anche se possiamo avere innumerevoli “amicizie” sui social. Nel lavoro la competizione con gli altri è auspicata ed è diventata regola; nella vita con alcuni click si cambiano amicizie, interessi e di conseguenza si può essere esclusi ed intercambiabili in uguale modo. Sono pochi quelli che cercano di

Ma la vita di Roberto non si può riassumere unicamente con l’hand bike: fuori dall’asfalto è molto autonomo e ciò gli permette di impegnarsi anche per il sociale collaborando con il comune di Bra con l’obiettivo primario volto a migliorare le condizioni di chi come lui tutti i giorni è ostacolato dall’ambiente che lo circonda, cercando di eliminare il più possibile le barriere architettoniche della sua città. La decisione di affidarsi a lui per dare il via all’iniziativa organizzata dall’Alambicco si è rivelata dunque azzeccata, in quanto ha potuto dimostrare ai ragazzi presenti come con la determinazione giusta chiunque può essere in grado di superare gli ostacoli che la vita pone di fronte ad ognuno di noi. Iniziare la giornata con il suo intervento ha permesso ai presenti di entrare nel clima che lo staff voleva creare: un’atmosfera di amicizia e condivisione che ha caratterizzato l’intero evento. I complimenti vanno dunque a chi ha organizzato il tutto, confidando nel fatto che di anno in anno questa giornata possa entrare ap-

pieno nella tradizione racconigese.

stabilire una connessione reciproca e profonda; si cercano la novità, emozioni forti, un coinvolgimento “reversibile”. Possiamo dire che il mondo occidentale, se è vero che si è evoluto garantendo la sussistenza fisica delle persone, istituendo diritti civili individuali, ha però lasciato tante vite solitarie, prive di calore umano, che a volte trovano fugace gioia nel consumismo. Ma una società di individui isolati, dove manca la connessione tra generazione passata e futura ed in cui le relazioni tra persone sono effimere, risulta debole, manipolabile, senza progettualità. La sfida futura dovrà essere culturale, occorre considerare i rapporti umani come fondamentali nella coesistenza delle persone, pena la regressione sociale. Adriano Silvestri


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RACCONTAMI

Leggerezza e bellezza del vivere senza furore di Marco Neirotti

“Primavera non bussa, lei entra sicura / come il fumo lei penetra in ogni fessura", cantava Fabrizio nel "Chimico" tratto dall'Antologia di Spoon River. Ho sentito entrare allo stesso modo il bello della vita - natura, pace, comunione fra le persone, cultura mai esibita - in qualche domenica di questa estate che ci circondava cupa di notizie, di aggressività, di violenza verbale e non soltanto. È entrato il bello della vita quando ci siamo trovati a Revignano d'Asti, vicino alla "fontana delle salamandre" di Faber a festeggiare Nina. È successo quando alla cascina Burzio, a Racconigi, abbiamo coccolato, alla tosatura, un centinaio di pecore ospitate in questi vasti terreni dopo lo sfratto dai giardini dell'ex manicomio. E di nuovo domenica scorsa, quando ancora a cascina Burzio si sono salutati la fine dell'estate e l'arrivo dell'autunno. Varcati i cancelli, si dissolve l'aria cupa di questa masochista Italia. Il pittore con la spalla dolente (non per la fatica dei pennelli, ma per una caduta dalla bicicletta) è chino in un gruppo a sfogliare le pannocchie e a legarle con giovani rami di salice, il fotografo va a sistemarli sulla "pantalera", musicisti abituati ciascuno alla sua platea silenziosa e attenta, piazzano gli strumenti davanti alle tavolate dalle quali già qualcuno va a scippare una caraffa di vino. Una chitarra attacca un pezzo e gli altri artisti,

uno dopo l'altro, lo "vestono" in un crescendo che diventa un brano che pare provato due, tre, cinque giorni. E un altro pittore blocca in un ritratto il volto del Maestro che ascolta i propri accordi. Mentre si riempiono e svuotano piatti e bicchieri, saluta l'estate l'unico chitarrista che, come Franco Mussida, suona imperturbabile le note da solista di "Impressioni di settembre" senza soffocarle sotto smorfie e contorsioni da palco. E il veterinario - il James Herriot della Granda - va a controllare che i suoni non arrivino troppo alti al bosco di noci dove stan le pecore. Questo filo ha traversato l'estate e l'ha addolcita: questo filo di cultura e campagna (quella dei ricordi, quella della narrativa, quella dell'arte) lasciando il segno della leggerezza e della bellezza del vivere senza furore.

Il rumore del Manicomio

UN LIBRO, UNA STORIA, UN PAESE Testimonianze dall'Ospedale Psichiatrico di Racconigi Il rumore del Manicomio indaga la storia e le vicende dell'Ospedale Neuropsichiatrico della Provincia di Cuneo con sede a Racconigi, che per oltre cent'anni ha ospitato tra le sue mura pazienti psichiatrici provenienti da tutta la Provincia, e che ha rappresentato per moltissimo tempo l'unica risposta al bisogno psichiatrico. Il libro ricostruisce la storia dell'ex manicomio dal punto di vista della gestione della malattia, del malato e della sua famiglia, analizzando il servizio durante le varie fasi della sua storia: le modalità di ricovero, la gestione delle uscite e dei reinserimenti nella società, i cambiamenti dell'assetto manicomiale e il ruolo del personale di servizio. Quarta di copertina Fin dalla sua apertura nel 1871, il Manicomio della Provincia di Cuneo presentò un'attività molto intensa, sia per quanto riguarda i ricoveri che per quel che riguarda l'attività scientifica svolta al suo interno dai Direttori che vi si sono succeduti. Come già ampiamente detto, il maggior problema di questi primi anni di gestione fu l'aumento costate dei ricoverati, che preoccupava sia la Deputazione Provinciale sia la figura del Direttore. Per porvi rimedio, numerosi furono i provvedimenti adottati, nessuno dei quali portò significativi risultati, in quanto i ricoveri continueranno a crescere.

Oltre alla gestione dei pazienti (sia per quel che concerne la malattia ma anche per quanto riguarda la sfera lavorativa all'interno dell'istituzione), numerosi sono gli altri aspetti da tenere in considerazione per quel che riguarda la gestione di questa istituzione: il lavoro del personale stipendiato, il lavoro svolto dal Direttore, gli studi scientifici condotti e le continue modifiche volte all'adeguamento degli edifici alla sempre crescente domanda di assistenza manicomiale. L'autrice Clelia Tedesco vive a Lombriasco, in provincia di Torino. È laureata in Scienze dell'educazione e in Programmazione e gestione dei servizi educativi e formativi all'Università degli Studi di Torino. Dopo gli studi ha sperimentato qualsiasi tipo di lavoro: dall'educatrice all'accompagnatrice turistica, dalla cameriera alla commessa, dall'hostess di sala all'animatrice.

Clelia Tedesco Il rumore del Manicomio Testimonianze dall'Ospedale Psichiatrico di Racconigi 2019, pp.160, 2019 Editore: Araba Fenice

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Museo della Seta: Le iniziative di ottobre Da venerdì 11 a domenica 13 e da venerdì 18 a domenica 20 Mostra “Le Macchine di Leonardo” con Mario Bombara. Premiato, con i modelli realizzati delle “Macchine di Leonardo” negli eventi di Abbiategrasso e Volvera, per la celebrazione del cinquecentenario della morte di Leonardo, Mario Bombara, Presidente dell’Associazione Modellistica Racconigese, espone i modelli nei locali del Museo della Seta.

personale di Soldati e direttore del Centro Pannunzio, di cui lo scrittore fu uno dei fondatori e suo presidente per vent’anni.

Domenica 27 alle 17.00 Luisa Perlo presenta l’ultimo libro di Rossana Pessione: ‘La teoria del moltiplicatore’. Con una trama avvolgente come i fili setosi di una

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tela di ragno l’autrice costruisce un thriller insolito e coinvolgente ambientato sulle rive di un lago in Valcamonica.

Venerdì 18 alle 19,30 Cena sociale al Museo, aperta a iscritti e non iscritti dell’Associazione Sul Filo della Seta con il “Barbecue a domicilio” di Villar San Costanzo. Prenotazione obbligatoria entro il 10 ottobre presso il negozio di Antonio Copeta “Mozzarelle da Re” in via Regina Margherita 6. Costo 20 euro. Domenica 20 alle 17,00 Presentazione del libro ‘Mario Soldati – la gioia di vivere’ di Pier Franco Quaglieni. La pubblicazione esce nel ventennale della morte dello scrittore e regista torinese ed è aperta da un ampio saggio di Quaglieni, amico

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Cinema C’ERA UNA VOLTA A… HOLLYWOOD di Cecilia Siccardi

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Libri di Michela Umbaca

Siamo nel 1984, in Giappone, dove la trentenne Aomame Masami è bloccata in taxi sulla tangenziale di Tokio. Il tassista le propone l’inusuale soluzione di scendere per una scala d’emergenza per non arrivare in ritardo al suo importante appuntamento. Lei accetta, ma una volta scesa la scala si ritrova in un mondo

Los Angeles, 1969. Rick Dalton è un attore in declino: dopo essere stato per anni la star del western televisivo Bounty Law, la sua carriera non è decollata, e si ritrova a non riuscire a star al passo in una Hollywood in continuo mutamento. Condivide la scena con lui Cliff Booth, sua fedele controfigura, un uomo di poche parole dal passato oscuro. Un giorno però succede qualcosa che ravviva le speranze di Rick: Roman Polanski, uno dei registi più gettonati del momento, si trasferisce accanto a casa sua insieme alla moglie, la giovane attrice in ascesa Sharon Tate. Il nono film di Tarantino prende spunto da uno dei fatti di cronaca nera più efferati di sempre: l’omicidio di Sharon Tate, incinta di otto mesi, e dei suoi ospiti, l’8

agosto 1969, da parte di tre membri della Manson Family. È molto difficile parlare del film senza rovinarne il finale a chi legge: ciò che si può dire è che C’era Una Volta a Hollywood è un’aperta lettera d’amore al mondo del cinema, che guarda con nostalgia a un’epoca di splendore decadente ormai passata. Lo sguardo del regista su questa dimensione è particolarmente evidente nelle prime due parti del film, più lente e riflessive; è nel terzo atto che la trama esplode davvero. Leonardo di Caprio e Brad Pitt, nei panni di Rick e Cliff, offrono due grandi prove recitative; nonostante lo stile tarantiniano sia inconfondibile, c’è meno azione rispetto ad altri suoi film. Una malinconica celebrazione di Hollywood negli anni ’60.

che sembra il solito, ma non lo è. Ci sono diverse piccole differenze, ma la più evidente è la presenza di due lune nel cielo: quella gialla che conosciamo tutti e una piccola e deforme compagna verdastra. Lei chiamerà quel mondo 1Q84, dove Q si legge come il 9 giapponese (kyuu) e che sta anche per Question, ossia, punto di domanda. Sempre in Giappone vive anche Kawana Tengo, un trentenne, ex bambino prodigio, ora professore di matematica con la passione della scrittura. Il suo editor gli propone di riscrivere la Crisalide d’Aria, un racconto di fantasia della diciassettenne Fukada Eriko. Date queste premesse i due protagonisti, Tengo e Aomame si ritroveranno a vivere una serie di eventi paralleli all’interno di una complessa vicenda che ruota attorno all’imperscrutabile setta religiosa Sakigake e ai misteriosi Little People, di cui nessuno sa nulla. Il destino dei due giovani si lega indissolubilmente, ma per compiersi ser-

virà un lungo e tortuoso percorso, che richiederà loro di prendere decisioni importanti e li obbligherà a confrontarsi con se stessi. Come spesso accade nella letteratura giapponese, molti aspetti che potrebbero sembrarci fondamentali per la comprensione della vicenda vengono semplicemente lasciati senza una spiegazione. In 1Q84 non si va alla ricerca di chi abbia deviato il treno del tempo dal suo binario prestabilito, né è importante conoscerne le sue motivazioni: 1Q84 è un viaggio all’interno dell’anima dei personaggi, dove l’amor è l’unica forza in grado di completare una persona e renderla capace di superare le

Murakami Haruki “1Q84” 2014, pp. 115, € 23,00 Giulio Einaudi Editore Torino

difficoltà e di dare senso all’esistenza.


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Musica BETH HART

in onda nell’ultima stagione di Beverly Hills 90210. Il singolo è stato primo in classifica in Nuova Zelanda, raggiungendo la top 5 dell'Adult Contemporary statunitense e il numero 7 della classifica Adult Top 40 di Billboard. Beth Hart ha avuto una carriera incredibile, iniziata con una serie di album di successo negli anni Novanta e riesplosa negli ultimi anni sia come solista che

come cantante per virtuosi della chitarra come Joe Bonamassa, Slash, Buddy Guy e Jeff Beck. Oggi Beth Hart è riconosciuta in tutto il mondo come una delle grandi cantanti dei nostri tempi, con una voce “che ricorda Etta James e Janis Joplin” (Music Connection), che le ha permesso di scalare la Blues Album Chart di Billboard e di ricevere numerose nomination GRAMMY e Blues Music Awards.

WAR IN MY MIND di Giuseppe Cavaglieri

Beth Hart è una cantautrice fenomenale che riesce a spostarsi dal jazz al blues passando per il rock con una semplicità disarmante! La cantante è diventata famosa grazie al suo singolo LA Song (Out of This Town), andato

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Il 2018 è stato un anno eccezionale per Beth Hart. La cantante ha tenuto alcuni dei concerti più grandi della sua carriera - esibendosi nella Ziggo Dome di Amsterdam e nella Royal Albert Hall di Londra – e ha realizzato il suo primo tour da solista negli Stati Uniti, che tra l’altro è andato completamente esaurito. Dopo aver collezionato tutti questi successi Beth Hart è tornata in studio per dar vita a questo nuovo album, “War In My Mind”, in cui ha collaborato con Rob Cavallo (Dave Matthews Band, Phil Collins, Green Day, ecc.). L'album vede Hart nella sua forma più passionale ed emotiva. In questi brani Hart mette a nudo la sua anima come mai prima, senza nascondere sue imperfezioni, le sue debolezze, i suoi lati più oscuri ed i suoi demoni. Il risultato è un disco coinvolgente, agrodolce e viscerale, che di certo non può lasciare indifferente l’ascoltatore.

Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009 Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio Redazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Alessia Cerchia, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Francesca Galante, Marco Capello, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Cecilia Siccardi, Pino Tebano, Luciano Fico, Michela Umbaca, Grazia Liprandi, Barbara Negro, Anna Simonetti, Giancarlo Meinardi, Melchiorre Cavallo, Elisa Reviglio, Francesco Cosentino Sede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti contatti@insonniaracconigi.it Conto corrente postale n° 000003828255 Stampa Tipolitografia La Grafica Nuova - Via Somalia, 108/32, 10127 Torino Tiratura 1800 copie

agitarsi alla vigilia della pronuncia della Corte, hanno ritrovato la parola e fatto sentire la loro voce. La Conferenza Episcopale Italiana, che già nei giorni precedenti, per voce del cardinale Bassetti suo presidente, aveva sottolineato che “vivere è un dovere, anche per chi è malato e sofferente”, si è affrettata ad esprimere “lo sconcerto e la distanza” da quanto deciso dalla Corte Costituzionale. Molti politici si sono risvegliati dalla loro ignavia, come Matteo Salvini che dichiara: “…sono e rimango contrario al suicidio di Stato imposto per legge … la vita è sacra e da questo principio non tornerò mai indietro”. E secondo il presidente dell’ordine dei medici romano il codice deontologico parla chiaro: “…anche su richiesta del paziente non dobbiamo effettuare né favorire atti finalizzati a procurare la morte”. Parole chiare, posizioni nette che lasciano poco spazio alla riflessione e alla discussione. Eppure non tutta la Chiesa, non tutta la politica, non tutta la società civile si riconoscono in queste reazioni. Ci sono voci diverse nel mondo cattolico, come quella del vescovo di Pinerolo Derio Olivero: “Credo che dobbiamo aiutarci tutti a uscire dalle ideologie…

siamo usciti dai valori non negoziabili. La strada, per quanto riguarda il fine vita, è andare verso un tavolo di lavoro con più voci… affinché come Chiesa possiamo offrire parole e soluzioni che sappiano tenere conto di quanto sia complessa questa vicenda. Basta entrare negli ospedali per capire come ragionare solo sui grandi principi non ha alcun senso”. E nel più ampio mondo cristiano ”Questa è una materia molto delicata, ma il pronunciamento della Corte Costituzionale andrà inserito in un quadro molto attento. Il fatto che la persona che soffre potrà decidere dà dignità alla nostra vita…”, dichiara Maria Bonafede, pastora a Torino ed ex moderatore della Tavola valdese. Tra i tanti commenti politici, “Riprenderemo al più presto l'iniziativa in Parlamento, ripartendo dal lavoro già fatto in questi mesi. Ci auguriamo che alla luce della pronuncia si possa tornare a discutere di un tema così importante” (nota del Movimento Cinque Stelle). Quanto alla società civile, mi sembra importante riportare le voci di chi ha vissuto in prima persona il dramma del fine vita di una persona cara. Come quella di Beppino Englaro, padre di Eluana: “Grazie a Cappato le persone che si trovano

nella situazione di Dj Fabo ora possono autodeterminarsi. Dopo tutto il clamore e tutto quello che si è sentito, si può dire che siamo davanti a una sentenza storica”. E di Valeria Imbrogno, compagna di Dj Fabo: “Accolgo questo atteso pronunciamento con soddisfazione. Dà ragione ad una battaglia di libertà che io e Fabiano abbiamo iniziato anni fa insieme. Fa sentire un po’ meno il peso di tutta quella sofferenza che ha passato”. Di tutto questo sentiremo parlare in questi mesi e forse torne-

remo a farlo su queste pagine. Sapendo che è complicato, che ci sono idee diverse, che non è facile trovare una via. Ma mi auguro due cose. Che tutto non torni nel dimenticatoio, lasciando chi soffre nella sua solitudine. Che si cerchi una soluzione che parta non dalle ideologie, dalle dottrine, dalla presunzione di VERITÀ, ma dall’uomo. È chiedere troppo? a cura di Giancarlo Meinardi


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