INSONNIA Giugno 2021

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mensile di confronto e ironia

Insonnia n° 131 Giugno 2021 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009

Eppur si muove! di Pino Tebano

Credo che il tempo sospeso del Covid qualche buon risultato l’abbia portato, ogni crisi può essere un’opportunità si è detto più volte in questo anno e più di pandemia. Racconigi sembra avere qualcosa da dire in termini di “rinascita” e opportunità da cogliere, sicuramente la mia sarà una visione parziale per età e visione legata alla sfera di interessi che coltivo, ma credo veramente possa iniziare un nuovo corso. Quando un gruppo di una quindicina di giovani under 30, appassionati della loro città, con la voglia di restarci e coltivare interessi di cui può beneficiare tutta la comunità racconigese creando opportunità di lavoro e di condivisione, si mettono in gioco e fanno proposte concrete circa la trasformazione della Cooperativa Neuro in un nuovo soggetto, sempre al servizio della comunità, proseguendo un percorso iniziato nel 1972, allora vuol dire che qualcuno ci crede e che Racconigi può essere un nuovo laboratorio con molteplici prospettive. Spesso si sente dire che i giovani non si interessano della loro città, invece un gruppo di loro da oltre un anno si vedono, studiano proposte, ascoltano esperti in vari campi e si mettono in gioco personalmente e direttamente per proporre iniziative concrete di trasformazione che impatteranno sul clima cittadino di partecipazione attiva. Un primo momento di presentazione del progetto è stato molto positivo con soddisfazione da entrambe le parti.

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LA VIA VERDE DELLA SETA

ASCOLTARE LA DISTANZA

Un cammino di Festa d'estate tra filande, setifici e archivi incontro, di parola, di aiuto a cura del Museo della Seta L’Associazione Sul filo della seta di Racconigi che gestisce il Museo della seta ha presentato il progetto “La via verde della seta” al bando “Viva”

di Compagnia di San Paolo che è risultato uno dei 28 progetti selezionati. Il progetto è stato redatto in collaborazione con l’archivista cuneese

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Aria di novità a Racconigi

Il punto vendita della Cooperativa di Consumo cambia pelle a cura di Giancarlo Meinardi

Si respira aria di novità a Racconigi. La Cooperativa di Consumo cambia pelle, si apre ai giovani e a nuovi orizzonti. E anche il punto vendita su cui era nata nell’ormai lontano 1972 si propone in veste nuova. La Cooperativa resta proprietaria dei locali, ma dal primo di giugno l’attività commerciale cambia titolare, pur restando nei locali storici che tutti i racconigesi conoscono. Abbiamo incontrato in una conferenza stampa ricca di stimoli interessanti il nuovo titolare Gianluca

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di Giannino Marzola

Che rumore fa la distanza? Com’è possibile ascoltarne gli effetti? Quale scia lascerà questo anno e mezzo durante il quale pare che la nostra vita si sia arrestata e sia stata reclusa? Abbiamo rinunciato ad uscire, ad incontrarci, ad avvicinarci. Molti hanno dovuto rinunciare al loro lavoro, alla loro fonte di reddito. Nella scuola guardiamo i ragazzi e le ragazze, i bambini e le bambine: hanno visi più tristi di un tempo e sorrisi più spenti che mai. Ci siamo detti che dovevamo dare voce alla distanza, riuscire a trasformare in parole il silenzio. Non ci sembrava buona cosa farlo a senso unico, proponendo una o più conferenze che non dessero la possibilità, a chi lo desiderasse, di condividere le proprie riflessioni, le proprie ansie. D’altra parte eravamo e siamo ancora soggetti a restrizioni che ci impongono di evitare qualunque occasione di assembramento; da più di un anno tutte le riunioni collegiali della scuola si svolgono in modalità a distanza e persino gli incontri tra insegnanti e genitori vengono effettuati mediante strumenti digitali di connessione. Abbiamo quindi immaginato un percorso a più stadi, che facesse affidamento sulle competenze professionali di un serio professionista ma anche su un gruppo di cittadini racconigesi che avessero voglia di sperimentarsi nel ruolo dei mediatori.

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Schiavo pag. 7

Emozioni pag. 10

LUCIAN FREUD

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"Com’è bella la città, com’è grande la città com’è viva la città, com’è allegra la città… " di Bruno Crippa

È primavera, è domenica, l’aria frizzante e il caldo sole di questi giorni invitano a passeggiare, seppur con mascherina, per le vie e le piazze della Città. Tutt’intorno aleggia aria di ripresa di vita sociale in varie direzioni: si incontrano molti amici e conoscenti, ci si ferma volentieri per uno scambio di saluti e di chiacchere e sovente per un caffè insieme. Per questi incontri non mancano le opportunità di trovare spazi all’aperto, i vari bar del centro e delle vie circostanti si sono organizzati in tempo e ci offrono accoglienti dehors, in debita sicurezza. Anche i ristoranti hanno riaperto i loro ombrelloni e risistemato l’arredo esterno, con tavolini e sedie, contornati da fiori e verdi piante, pronti a ricevere i clienti per offrire le loro specialità in momenti di serena convivialità. Altri ristoratori si affacciano per la prima volta sulle aree pubbliche e, con sorpresa anche “Piazza degli Uomini” offre spazio a nuovi ombrelloni e a tavoli imbanditi per pranzi e cene nel “salotto della Città!”. Ci auguriamo che questa novità non sia solo conseguenza delle norme antipandemiche, ma che si mantenga per tutta la stagione estiva, dando così senso di vivacità e accoglienza a chi transita nel cuore di Racconigi. maggio 2021


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Aria di novità a Racconigi

Il punto vendita della Cooperativa di Consumo cambia pelle segue dalla prima

Bortolozzo, rappresentante di una azienda familiare (già presente a Trofarello con altri tre punti di vendita), che si appoggia al gruppo Despar. Un gruppo relativamente piccolo rispetto a certi colossi della distribuzione, “ma coeso, con una struttura corta e snella che ci permette di fare cose che altri gruppi più grandi non riescono a fare. Questo permette di offrire particolari condizioni ai soci”. Abbiamo parlato di queste condizioni, ma non solo, anche di personale, di assortimento nell’offerta dei prodotti, di rete territoriale. Ne è venuta fuori una sorta di filosofia aziendale che vuole collocare la gestione dell’impresa commerciale in un contesto più ampio, attenta alla quadratura dei conti da cui nessuna impresa può prescindere, ma nel contempo al ruolo sociale che un’impresa può volgere nell’ambito di un territorio. Bortolozzo ci ha dato l’impressione di “uno che ci crede”, per cui contiamo di vederne nella pratica gli sviluppi. Intanto, e non è poco, tutto il personale viene confermato; e, se la strategia di rilancio commerciale programmata avrà successo, potrà aumentare. “Il capitale più impor-

tante di una azienda sono le persone” ci dice Bortolozzo, per il cliente è importante “arrivare e trovare il suo referente con cui ha sempre parlato” e la Cooperativa ha una tradizione consolidata in questo senso, per la disponibilità, gentilezza, familiarità del personale. Così come è importante “trovare prodotti che non trova in altri market”. Negli assortimenti Despar il 98% è costituito da prodotti italiani, “inoltre noi cerchiamo sempre di valorizzare i localismi, salumi, formaggi, verdure”, mirando a contemperare la giusta remunerazione dei produttori con la sostenibilità dei prezzi per i clienti. Si amplierà l’offerta di prodotti bio, ma non si trascurerà anche l’offerta di prodotti a prezzi da discount, in modo da tenere conto di un ventaglio di esigenze ma anche di portafogli. Sono poi previste una serie di agevolazioni per i clienti: sconto del 10% sulla spesa del giovedì per gli over 65; introduzione del sistema “spendi e riprendi” (ad es. spendendo un tot in macelleria si avrà un buono da spendere in altri prodotti); sconti a persone / famiglie bisognose (attraverso tessere

personalizzate per garantire la privacy); pagamento del parcheggio di fronte ai locali della cooperativa (secondo modalità che verranno presto rese note); buoni pasto; servizio a domicilio (gratuito oltre i 50 euro, o per le persone bisognose) con mezzi adatti a garantire la corretta conservazione delle merci deperibili. Insomma, un bel ventaglio di servizi che in parte continuano la linea già seguita in parte la arricchiscono. Ma c’è qualcosa di più. Per alcuni servizi, come la consegna a domicilio, si mira al coinvolgimento dei giovani. A partire da quelli che costituiranno l’ossatura della nuova Cooperativa, i quali potranno trovare anche nella collaborazione con il centro commerciale una occasione di lavoro e di una remunerazione “giusta” come tiene a sottolineare Bortolozzo. Milli, presidente della Cooperativa, coglie l’occasione per ringraziare i giovani di “Tocca a noi” per il grande contributo che hanno dato nella preparazione della spesa e nella consegna a domicilio durante l’emergenza Covid (fino a cento consegne al giorno), i civici del Comune, la Croce Rossa che

hanno consentito di portare cibo e medicine a chi ne aveva bisogno. Il volontariato è una risorsa grandissima e insostituibile, aggiungiamo noi, ma i giovani hanno bisogno di lavorare, di imprimere il loro segno e la loro progettualità nella comunità, di diventare protagonisti. Ne parliamo in altre parti giornale. Ecco perché ci teniamo a sottolineare che quella che emerge da questo incontro è l’idea tutt’altro che scontata, ricca di potenzialità, di una impresa commerciale che vuole proporsi come una maglia di una rete territoriale in cui interagiscono soggetti diversi nel segno della vivibilità e sostenibilità. Crediamo che la Cooperativa, nella scelta del partner commerciale, abbia proprio inteso valorizzare tutto ciò, lo ha voluto precisare una sua figura storica e attualmente vice presidente della Cooperativa come Giacomino Rosso “abbiamo avuto trattative con altre aziende, che forse promettevano molte cose in più, ma abbiamo guardato a chi dava di più per i racconigesi”. Le premesse ci sono tutte.

SAVE THE QUEEN

20 maggio giornata internazionale delle api a cura di Legambiente

Il 20 maggio è stata la giornata internazionale delle api, concepita per sensibilizzare sull’importanza degli insetti impollinatori più famosi del mondo, la cui esistenza è costantemente minacciata da abitudini agricole, pesticidi e sfruttamento del suolo. Conosciute per la loro grande operosità e la produzione di miele, le api formano insieme sistemi estremamente complessi all’interno dei quali ogni individuo non lavora per sé ma per la sopravvivenza dell’intera colonia, costituendo una vera e propria società di stampo matriarcale fondata sulla cooperazione. Gli Apoidei, la superfamiglia di insetti dell’ordine degli imenotteri (cui appartengono circa 20.000 specie tra cui una delle più importanti è proprio l’Apis mellifera), insieme ad

altri insetti come coleotteri e lepidotteri, forniscono un servizio ecosistemico fondamentale nel promuovere la biodiversità, essendo responsabili della riproduzione di oltre l’80% della flora naturale esistente, erbacea, arbustiva e arborea e favorendo l’impollinazione di più del 75% delle piante coltivate. Da tempo è anche nota, oltre la loro importanza, la grande quantità di minacce che mettono a rischio il grande lavoro delle api. Fino ad oggi, è stato soprattutto il calo nelle popolazioni dell’ape da miele domestica a far parlare di sé, ma la nuova lista rossa europea indica che il 9% di tutte le specie di api del nostro continente è a rischio di estinzione. I cambiamenti climatici, l’impiego di molecole chimiche di sintesi (neonicotinoidi), metodi di agricoltura

intensiva, invasione di specie aliene ma anche modifiche dell’uso e nella gestione del suolo incidono in modo visibile sulla loro sopravvivenza. Naturalmente essendo domestica, l’ape allevata gode di fattori di protezione che altre specie non hanno, ma l’importanza di questi animali è anche quella di essere parte di un sistema in equilibrio, in cui la scomparsa di un elemento compromette non solo la biodiversità ma anche l’attività umana. Oggi solamente le colonie di api allevate (Apis mellifera), e quindi sottoposte al controllo degli apicoltori, sopravvivono, mentre sono fortemente rarefatte (almeno in Europa) le api selvatiche. Questo fenomeno ha portato alla forte riduzione degli alveari naturali, con conseguente perdita del patrimonio genetico complessivo. Per questo,

è fondamentale tutelare gli insetti impollinatori con il contributo degli apicoltori, ambasciatori e custodi della natura. Fortunatamente negli ultimi anni le attività di protezione si sono moltiplicate e la coscienza del problema ha finalmente raggiunto l’attenzione che merita. Tra apicoltura urbana, adozione di alveari e un’agricoltura più attenta alle esigenze degli insetti alleati, le strade da percorrere sono numerose e iniziano a diffondersi. Legambiente il Platano, nel suo piccolo, organizza una giornata dedicata alle api il 5 giugno, al parco La Vigna di Carmagnola a cui parteciperanno apicoltori ed esperti e a cui sono tutti invitati.


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Cooperativa Neuro

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Una lunga e importante storia al servizio della comunità La proposta di trasformazione per continuare a offrire lavoro e servizi a cura di Pino Tebano

Una nuova prospettiva per l’attività della storica cooperativa Neuro di Racconigi, ne abbiamo parlato con la Presidente Lucia Milli che ci ha raccontato le decisione intraprese per far proseguire la storia di un’esperienza unica nel panorama cooperativo Racconigese e anche provinciale.

per il punto vendita. Dovevamo trovare una soluzione per non disperdere il patrimonio di valore e valori che, fin dalla fondazione i soci, gli amministratori con i Presidenti che si sono succeduti, hanno profuso per questa impresa che all’inizio, nel 1972, poteva sembrare un sogno.

della Cooperativa Neuro? Sì certo, abbiamo ceduto solo il ramo d’azienda relativo alla vendita al dettaglio e con i proventi dell’affitto, una volta conclusi i pagamenti in coda all’attività che è cessata il 31 maggio, possiamo iniziare a definire i progetti per il futuro.

Come mai avete deciso di fare questo passo, la cessione dell’attività? Le ragioni che ci hanno spinto a cercare nuove prospettive nascono dalla difficoltà di riuscire ad offrire, con la concorrenza che è diventata molto agguerrita, la convenienza assoluta sui prodotti in vendita. Abbiamo puntato su qualità e servizi ai consumatori ma non è bastato a tenere i conti in equilibrio. Abbiamo avuto qualche difficoltà con i bilanci degli ultimi anni e nell’assemblea dello scorso anno è stato approvato, all’unanimità dei soci presenti, un ordine del giorno che demandava al C.d.A la ricerca di possibili nuovi gestori

È stato un percorso difficile? Certamente non facile, abbiamo avuto diversi possibili acquirenti dell’attività del punto vendita. Avevamo l’obiettivo di salvaguardare tutti i posti di lavoro e garantire alla cooperativa un futuro passando gradualmente il testimone della gestione alle nuove generazioni. Credo che abbiamo trovato un gestore serio e appassionato, con alle spalle una grande catena di distribuzione, la Despar, con la quale le possibilità di incrementare la clientela, puntando su una nuova politica dei prezzi, possa certamente decollare.

Quali vantaggi o svantaggi avranno i soci della cooperativa? Il nuovo gestore ha già introdotto iniziative di scontistica per i clienti (il 10% sugli acquisti il giovedì agli over 65) ed è sua intenzione fidelizzare i soci vecchi e nuovi della cooperativa Neuro con iniziative riservate a loro. Quindi solo vantaggi direi.

L’immobile resta di proprietà

E cosa proponete per il futuro prossimo, la “Neuro” chiude? Dopo 49 anni di storia in cui si sono succeduti numerosi Presidenti e Amministratori, che ringrazio tutti indistintamente per la passione ed il lavoro svolto, spesso volontario e senza orario,

non potevamo pensare di abbandonare e chiudere. Abbiamo trovato un gruppo di giovani, appassionati della loro città e con idee innovative, per proporci alla comunità racconigese con nuovi servizi, proposte e con la creazione di nuove attività con conseguente nascita di nuovi posti di lavoro. La cooperazione ha come obiettivo proprio questo: lavoro e servizi alla comunità del territorio che abbraccia. I soci saranno informati dei cambiamenti in atto e quando? Sì, ovviamente, con tutti i mezzi a disposizione lettera, manifesti, mail e pagina facebook della Cooperativa oltre che con modalità di partecipazione diretta alle scelte che farà la cooperativa in base ai bisogni che saranno espressi dai soci e dalla comunità Racconigese. Poi l’assemblea annuale, che si terrà entro giugno, sarà un momento di confronto e sintesi delle proposte e vi invitiamo fin d’ora a partecipare.

Golia e Davide di Zanza Rino

Nei giorni scorsi, quando il fuoco divampava su Gaza e Israele, mi passava per la mente l’immagine di Davide e Golia, sì, proprio quella che tutti conosciamo bene… il piccolo campione degli israeliti contro il gigante filisteo, un mito fondante della storia del popolo ebraico. A parti paradossalmente invertite per la schiacciante superiorità militare di Israele e dal significato non così esemplare che la narrazione biblica ci ha voluto lasciare. Se ne sentono in questi giorni… ha vinto Hamas… no ha vinto Netanyahu… Non so. A me

pare che abbiamo perso tutti. E più di tutti quelli che sono morti per questa guerra che sembra destinata a non finire mai, in cui i torti e le ragioni si avviluppano in una matassa inestricabile. E in cui le voci della ragione, che pure esistono da una parte e dall’altra, sono messe a tacere dalle voci dell’intolleranza, della violenza, della rabbia e dell’odio. Sì, i morti, i feriti, le sofferenze. Bambini, donne, uomini non combattenti ma civili, che non hanno altro torto che vivere in questo mondo frantumato, vittime, da una parte e dall’altra. Si dice che nella morte, almeno nella morte, tutti sono uguali. Ma nella testa mi gira un pensiero scomodo… forse per molti non è così, per larga parte della politica, della stam-

pa, dell’opinione pubblica. Me lo fa pensare questa disarmante contabilità dei morti, così sproporzionata nei numeri: secondo le stime provvisorie 232 a Gaza (di cui 65 minorenni), 13 (due minorenni) in Israele. Ma sproporzionata anche nel peso che gli si dà, come a dire, senza dirlo… quelli sono “solo” palestinesi… No, i morti non sono tutti uguali, almeno nella cattiva coscienza del nostro mondo che pretende di scaricare su altri le proprie responsabilità storiche. Certamente ci sarà chi vorrà fraintendere queste parole, chi ci leggerà quello che non vogliono dire. Ma mi chiedo cosa direbbe questo mondo se i numeri fossero tragicamente invertiti. Riusciremo mai a sentire che

ognuna di quelle vite spezzate ha lo stesso valore?


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UNA NUOVA VITA PER LA COOPERATIVA NEURO I giovani della Nuova Cooperativa Neuro

In questi ultimi mesi la Cooperativa di Consumo Neuro ha visto un importante cambiamento e nuove prospettive sono all'orizzonte. Il supermercato di C.so Principi di Piemonte, che per molti anni ha rappresentato l'attività principale della cooperativa e dato lavoro a tanti racconigesi, è stato venduto tramite un'operazione complessa che ha avuto come principale obiettivo quello di garantire un futuro al punto vendita, riferimento di tanti cittadini, e di tutelare la continuità lavorativa dei dipendenti. Nelle scorse settimane un gruppo di giovani racconigesi, venuti a conoscenza dell'operazione, ha presentato al Consiglio d'Amministrazione un progetto per il

rilancio della cooperativa, finalizzato a dare continuità e nuova linfa ad un'importante realtà storica del nostro territorio che ad oggi conta ancora oltre 600 soci. Il progetto denominato "Nuova Cooperativa Neuro" presenta la possibilità di costituire una cooperativa di comunità al servizio del territorio e dei racconigesi. La cooperativa di comunità è un modello di innovazione sociale in cui i cittadini sono produttori e fruitori di beni e servizi; crea sinergia e coesione in una comunità, mettendo a sistema le attività di singoli cittadini, imprese, associazioni e istituzioni rispondendo così ad esigenze plurime di mutualità. La missione delle Nuova Coope-

rativa Neuro sarà produrre beni e servizi che incidano in modo stabile e duraturo sulla qualità della vita sociale della comunità, promuovere e valorizzare il territorio, il patrimonio culturale e le produzioni locali, creare nuovi posti di lavoro e figure professionali su Racconigi. La proposta di questo gruppo di giovani racconigesi è stata colta favorevolmente dal Consiglio di Amministrazione e nei prossimi mesi partirà il progetto che vedrà come primo step un "sondaggio delle priorità" che sarà sottoposto a tutti i racconigesi per capire insieme quali sono gli ambiti di intervento nei quali i cittadini hanno bisogno di nuovi servizi o di un potenziamento di quelli in essere.

TEMPO DI COVID 19

Un pensiero sull’importanza di una protezione di Michela Della Valle

Oggi voglio parlarvi di una malattia che non è purtroppo considerata tale, appunto il Covid 19, che da un anno e qualche mese ha praticamente coinvolto tutto il mondo. Adesso che si è trovato nei vaccini un piccolo spiraglio di luce trovo che sono in molti a non aver capito la gravità della cosa. Premetto di voler specificare che parlo per me e non a nome di altri; questo scritto rappresenta semplicemente come la penso io su questo tema. All’inizio non l’ho vissuta male sul piano del morale perché comunque io non mi butto giù. Voglio però dire che la televisione, che io non guardo quasi mai, mi creava ansia perché essa tende sovente ad ingrandire un po’ tutto. Per dirvi come molta gente non abbia davvero compreso a cosa serve la mascherina, racconto un episodio che mi è capitato in un supermercato. Dunque qualche tempo fa mi sono recata a fare un po’ di spesa e quando sono andata alle casse per pagare ho visto che c’era una sola cassa aperta e un fiume di gente in coda. Allora ho chiesto alla cassiera se potesse aprire un’altra cassa e se mi potesse far passare di là. Non scortese, ma in modo spiccio, mi ha risposto che il Covid non si prende solo in quel contesto, ma dappertutto. E io le ho risposto edu-

catamente che sì aveva ragione, perché è vero, ma che per carità io non mi volevo mettere nell’occasione di rischiare, per questo motivo avrei voluto passare. Al che, lei “va bene, va bene…”. In secondo luogo, dico che secondo me la gente non ha molto capito il valore del vaccino. Il mio pensiero invece è che facendo il vaccino possiamo tornare a vivere la completezza delle nostre relazioni insieme a tutte le belle cose che ci può dare la vita come ad esempio tornare a viaggiare. Io vado sui social, e intendo Facebook, Youtube, Tik Tok, anche Internet in generale, ma mi fa male che lì si parli spesso dei vaccini in maniera negativa. Si seguono troppo i social. Io che dipendo da tutti, ho fatto il vaccino perché volevo tutelare sia me sia le altre persone che mi sono vicine e con gioia mi vengono ad aiutare. Secondo me i vaccini sono la soluzione per adesso importante da praticare e poi, per carità, speriamo che in un futuro non lontano esca ancora qualcosa di più. Però iniziamo a fare questo. Io quando l’ho fatto ci ho creduto veramente perché comunque è uno spiraglio di vita e chi non lo fa o non ha capito la gravità della cosa, una cosa grave che può portarti alla morte - è difficile da credere, ma è così – o, se no, presta attenzione ai tanti

discorsi assurdi che si sentono in giro, tipo che il vaccino paralizza le persone e quant’altro. Io incoraggio chi mi chiede, e dico “fatelo!”, non sarà la soluzione definitiva, però iniziate a

fare questo se volete vivere, che il dono della vita non è un vestito che si butta, è una cosa molto importante. Con queste parole penso di chiudere.


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a cura di Guido Piovano

ISRAELE-PALESTINA: DALLA PARTE DI CHI È OPPRESSO Pinerolo, piazza Facta, giovedì 20 maggio, Assemblea/incontro di gruppi e comunità tra cui Anpi, Rifondazione comunista, singoli del Pd, Gruppo donne, Gruppo Amicizia cristiano-islamica. Riporto qui l’intervento di don Franco Barbero.

Penso che noi tutti qui a partire dai fratelli e dalle sorelle islamici non abbiamo nessun odio verso Israele, ma vogliamo dire fortemente a Israele, agli ebrei anche, credenti e non credenti che il bene di Israele passa per il bene dei palestinesi. Sono due beni inseparabili. È tempo che la smettiamo di pensare che se vinco io faccio fuori te.

situazione diventò ingovernabile, assolutamente, un continuo invadere il diritto, la vita dei palestinesi. Una persona come me che ha nel cuore la lingua, la cultura, la fede ebraica e la sente inseparabile dalla propria vita di ogni giorno, non può essere neutrale in questa situazione. Sono dalla parte dei

nell'informazione. Siamo presentisti cioè ci limitiamo a quello che vediamo oggi, ma c'è una storia di oppressione palestinese che è senza limiti ed è incredibile nella violenza, nella straordinaria diseguaglianza delle forze. E lasciatemi dire che le nostre democrazie portano a volte invano questo nome. Le grandi speranze che Biden aveva suscitato come le puoi mettere insieme con il fatto che tre giorni fa abbiamo saputo dei miliardi di dollari di armi non vendute ma regalate ad Israele, perché la potenza militare di Israele è una sicurezza per dominare il Medio Oriente per gli Stati Uniti. Allora vi potrei dire che ci sono delle cose su cui riflettere, la storia ci parla chiaro da che parte sta il diritto, da che parte sta l'oppressione. E siccome nel mio cuore la parte che riguarda la fede ebraico-cristiana-islamica è veramente centrale, vorrei dire che otto secoli prima di Gesù un uomo chiamato Isaia, un grande profeta d'Israele, disse “ci sarà un giorno in cui capiremo che Egitto, Babilonia, Israele non possono essere nemici. Io sogno quel giorno in cui combatteremo per una sola cosa: per disarmarci e avere la pace”. Che cosa possiamo fare noi? Non permetterci un giorno di indifferenza: informazione, solidarietà,

mettere insieme il bene di Israele col bene dei palestinesi. È la nostra battaglia e penso che un grande contributo a questo lo stia dando l'Islam, proprio perché c'è una testimonianza infinita di pace e di giustizia nel mondo. Come uomini e donne, credenti e non credenti, che cosa vogliamo? un fondamentalismo dove ogni parte voglia prevalere? o vogliamo un tentativo vero di disarmo. Io mi chiedo: quanto mi ha fatto piacere sentire che gli operai del porto di Livorno si sono rifiutati di scaricare le armi! È questo che dobbiamo fare. Basta produrre armi! Se vogliamo dire che l'Europa è democratica, cominci a pensare al disarmo!

SINODO DIOCESANO

Le cronache di questi giorni non ci riferiscono se non di missili, ma non ci dicono della guerra dei sei giorni: vi ricordate il ’67, quando ci fu l'invasione dei territori palestinesi. È da quel momento che la

palestinesi, totalmente. Perché c'è una sola maniera di volere la pace, è stare dalla parte di chi è oppresso. Ma vorrei ricordare che queste cose i nostri giornali le tacciono. Ci sono poche eccezioni

L’annuncio di un Sinodo per le diocesi di Cuneo e Fossano deve essere accolto con grande speranza e gioia. Un Sinodo che non dovrà essere puro fatto tecnico al fine di portare nel 2022 alla unificazione delle due diocesi, ma momento capace di recare un vero rinnovamento nella vita delle nostre comunità di credenti e non solo. D’altra parte è proprio così che viene proposto (https:// www.sinodocuneoefossano.it/) ed è per questo che è articolato nei “4 grandi temi su cui avviare confronti ampi: i cambiamenti, la parrocchia, la fede, il prete”. Nel sito citato si respira di fatto un’aria che fa ben sperare circa la volontà di avviare un confronto davvero aperto a tutte le componenti ecclesiali e comunitarie senza dimenticare che queste sono inserite in ambiti sociali che hanno loro stessi molto da dire, se interpellati. Lo spirito deve dunque essere uno spirito costruttivo e inclusivo, non per i soli addetti ai lavori. Faccio due esempi: il primo, non si potrà parlare del prete, del modo di esserlo oggi, senza che questo abbia a coinvolgere il ruolo della donna nella chiesa, nella diocesi, senza cioè che il pensiero vada al sacerdozio femminile.

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Anche da Cuneo può venire un nuovo indirizzo per la chiesa tutta, se la discussione sinodale saprà portare ad interrogarsi senza preconcetti lungo sentieri nuovi. Non aspettiamo che la carenza di preti (più della metà dei preti della diocesi ha superato i 70 anni) costringa a scelte forzate, ma apriamo alla donna sacerdote riconoscendole quel ruolo paritario alla cui negazione è francamente difficile trovare una giustificazione nei vangeli. Nessun tema dovrà dirsi proibito, nessuna proposta dovrà essere dichiarata irricevibile a priori! Il secondo tema da non ignorare quando si parlerà di amore e di accoglienza è nel senso da dare all’amore omosessuale, intanto riconoscendolo come “amore”. L’augurio è dunque che l’unificazione delle due nostre diocesi possa avvenire attorno a contenuti vicini e pregnanti per la vita delle persone. Buon lavoro! Ultim’ora: dal Vaticano arriva la notizia che il Sinodo Italiano non sarà "solo un evento, ma un processo che coinvolge in sinergia il Popolo di Dio, il Collegio episcopale e il Vescovo di Roma, ciascuno secondo la propria funzione"… speriamo.


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SCUOLA MAESTRA DI VITA

Un bell’esempio di socialità, generosità e solidarietà di Viviana Cappelli

Tutti per uno, uno per tutti, uniti a favore di un compagno che per motivi di salute è stato costretto ad assentarsi da scuola per circa un mese. Questo è il racconto di un grande gesto di altruismo, di impegno, di amicizia e di grande collaborazione a due mani che ha come protagonisti gli alunni della classe seconda A, ad indirizzo musicale, dell’istituto comprensivo Muzzone. La brillante idea proposta da un’alunna è subito stata accettata di buon grado da tutti, felici di poter essere di aiuto al loro amico da troppi giorni lontano dalla scuola a cui mancava la parte di spiegazione dei docenti poiché, l’unico contatto con l’istituto, era quello attraverso i registri elettronici Regel e Classroom dove vengono segnati i compiti. Un’idea all’inizio apparentemente un po’ complessa, poi in realtà, grazie, alla collaborazione di tutti, si è rivelata una bella sfida che ha messo alla prova i ragazzi con l’ottimo risultato di riuscire a portare il compagno al loro stesso livello didattico. «Purtroppo non sono state concesse lezioni in dad per un solo alunno così ci siamo improvvisati professori - spiegano i ragazzi - Una compagna ha proposto di organiz-

zare le video lezioni dividendoci in gruppi da due e le materie da spiegare di volta in volta con gli argomenti affrontati in aula. Abbiamo creato le riunioni con la piattaforma di videoconferenza Meet e diversi codici per ogni materia poi assegnata a chi si sentiva più sicuro a dover affrontare la spiegazione e mettendosi d'accordo con il compagno per giorno e ora. Matematica, francese e inglese sono state le materie che hanno richiesto più impegno essendo anche le più complicate perché, per quanto bravi possiamo essere, non saremo mai al livello di una professoressa, un po’ meno complicata da spiegare è stata invece per esempio storia. Forse non era proprio come se avesse ascoltato la spiegazione, ma credo che così il nostro compagno abbia capito meglio le cose e sia sentito meno lontano da noi». Una collaborazione che è durata circa una settimana, durante le vacanze di Pasqua, con lezioni di 45/60 minuti, a giorni alterni, che ha reso i genitori orgogliosi dei loro figli, promossi a pieni voti dall’alunno in dad tanto quanto ammirevole è stato l’impegno del ragazzo che attendeva e seguiva le spiegazioni dei ligi docenti. «Gli incontri di

La classe IIA dell’Ist. Comprensivo “Muzzone” di Racconigi studio erano seri - precisano i neo professori - si studiava seriamente poi magari una battuta ogni tanto scappava pero c’ era molto impegno da parte di tutti e dobbiamo dire che il nostro compagno è stato un alunno puntuale e presente con interventi e domande mirate tanto che quando è entrato in classe ci ha stupito per la sua preparazione, cosa che ci ha fatto sentire soddisfatti del nostro lavoro». Dall’altro il ragazzo elogia i “suoi nuovi do-

centi” che hanno reso decisamente più facile la comprensione degli argomenti trattati in classe. Un gesto che rifarebbero tutti, magari anche con più incontri, un gesto che li fa sentire fieri, contenti e soddisfatti della loro bravura, che non ha fatto sentire il loro compagno solo, ma parte di un gruppo, un gruppo solidale, presente, che si è speso per il prossimo e che rappresenta per tutti un bel esempio di socialità, di generosità e di solidarietà.

Tra pennelli e pedali di Corrado Grappeggia

Lo scorso mercoledì 12 maggio è venuto a mancare tragicamente Giordano Schiavo. 82 anni portati splendidamente, una vita dedicata al lavoro e alla famiglia con particolare dedizione per la bici e la pittura. Conoscevo Schiavo da una ventina d'anni con la scusa di un taglio di capelli e subito siamo entrati in sintonia sia per le nostre origini vene-

te sia per la pittura. Autodidatta, perfezionista e amante delle belle arti a sua volta iperrealista aveva frequentato i corsi di pittura dell' Unitre di Racconigi mettendosi in mostra subito per la sua abilità tanto da non distinguere in alcuni suoi lavori la foto dal dipinto. Tante volte ci siamo incontrati in occasione di mostre collettive e concorsi e a tale riguardo era molto orgoglioso di aver ricevuto tre anni fa il primo premio figurativo al concorso nazionale " Premio Leonardo " organizzato dalla Galleria Senesi di Savigliano. Un aneddoto personale, chi scrive ha declinato più di una volta commesse di ritratti e girati in favore di Schiavo (ben sapendo e ammettendo la sue capacità ritrattistiche) il quale umilmente e sorridendo accettava l'onere. Persona buona e generosa era sempre disponibile a collaborare in favore di enti ed eventi benefici contribuendo sempre con la donazione di una sua opera. In un periodo maledetto come questo quando la morte non desta quasi più scalpore lascia invece un vuoto l'assenza di una persona come Giordano Schiavo non solo tra la sua famiglia ma anche tra gli amici e a chi come me ha sem-

pre stimato l'uomo e l'artista. Ci restano però suoi quadri, testimonianza viva della sua grande passione che sono disseminati in collezioni pubbliche e private.


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ASCOLTARE LA DISTANZA

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Un cammino di incontro, di parola, di aiuto segue dalla prima

La scelta del consulente è caduta su Mauro Martinasso, psicologo e psicoterapeuta, fondatore e direttore del centro di psicologia Ulisse, che ha la finalità di sensibilizzare ad una cultura della responsabilità educativa che riconosca la complessità di tale funzione. Questo centro persegue l’obiettivo della prevenzione al disagio infantile attraverso azioni di supporto agli adulti che se ne prendono cura, proponendo spazi di confronto a genitori ed insegnanti all’interno della scuola. Questa ci è parsa fin dall’inizio la strada da seguire: dare supporto e conforto ai genitori ed agli insegnanti, fornire loro strumenti per comprendere quello che si sta sedimentando nell’immaginario e nel vissuto dei nostri ragazzi, aiutarli nel difficile compito educativo che devono quotidianamente affrontare. Mauro Martinasso ha colto subito il bisogno di dare voce, di condividere la fatica di chi porta una sofferenza e ha bisogno di essere riconosciuto nel suo sforzo. Il primo incontro è stato destinato alla formazione e preparazione dei Mediatori: diciassette cittadini racconigesi che si sono offerti di condurre e moderare i gruppi di ascolto. In questa occasione il consulente ha evidenziato i tratti distintivi del periodo che stiamo vivendo, dal punto di vista dei risvolti emotivi scatenati dalla pandemia. LA PAURA. La pandemia ha certamente seminato molte paure. Solitamente si tende ad avere paura per gli altri, per i propri congiunti, più che per se stessi. Molti bambini dichiarano di avere paura non per se stessi ma per la salute dei propri genitori; così facendo tendono a non percepire la loro paura, a non riconoscerla e, quindi, a non elaborarla. LA RABBIA. È un sentimento diffuso ed è determinato dall’impossibilità di vivere come prima, di muoversi, di fare, di scoprire. Spesso è associata all’idea che ci sia qualcuno che porta la colpa di tutto quanto sta accadendo. Se dentro le case si respira questo sentimento i giovani se ne nutrono, lo assorbono e la tensione cresce dentro di loro. LA DIFFIDENZA. Ormai quando incontriamo qualcuno proviamo la sensazione che si tratti di una minaccia, lo evitiamo, ne prendiamo le distanze. Se questo sentimento è deleterio per gli adulti, lo è ancora di più per chi è nella fase in cui si stabiliscono le regole dei rapporti sociali, regole che poi tendono a perdurare per il resto della vita. LA REGRESSIONE. La Didattica a Distanza ha cambiato il contesto in cui si svolge l’azione educativa: non più la scuola, ma l’abitazione famigliare. La scuola è il primo luogo nel quale un bambino trova accoglienza uscendo dal nucleo famigliare. Con

Mauro Martinasso, psicologo e psicoterapeuta la necessità del distanziamento, i bambini sono stati rigettati nel grembo famigliare. Alcuni hanno seguito le lezioni stando nel letto, senza nemmeno togliersi il pigiama. Si è assistito ad un aumento delle fobie scolari e dei fenomeni di rifiuto della scuola. L’ANSIA. Ci sono le ansie dei genitori, determinate dalle incertezze economiche, dalla preoccupazione per il futuro o addirittura per un bilancio famigliare che è stato pesantemente ridimensionato; ma ci sono anche le ansie degli insegnanti che devono concludere l’anno scolastico, avere elementi di valutazione, recuperare argomenti non trattati e parti di lavoro non svolte. Anche queste ansie si riversano sui bambini e sui giovani e si vanno ad aggiungere a quelle che essi già stanno vivendo. La conclusione di Martinasso è che è difficile che i giovani stiano bene se non stanno bene gli adulti; per questo è importante intervenire su di loro. Forse l’epidemia si sta avviando a conclusione, ma gli effetti che questa ha prodotto continueranno a segnare il nostro vivere nella comunità. Questi temi sono stati ripresi e sviluppati nel secondo incontro, la conferenza on-line che si è tenuta giovedì 13 maggio e che ha visto un pubblico non molto numeroso ma estremamente attento. Lo psicologo si è soffermato anche sul processo di educazione, che è proprio l’insieme delle azioni che conducono un fanciullo ad uscire dalla famiglia e ad introdursi nella società. È singolare che nella lingua italiana lo stesso verbo “allettare” abbia due accezioni: mettere a letto, trattenere a letto (di solito lo si dice per i malati) ma anche “attrarre, avvincere”. Insomma: può essere molto “allettante” il trattenimento nel rassicurante alveo famigliare, ma questo impedisce al bambino di distaccarsi dalla sicurezza ed accettare tutte le incertezze che il diventare

adulto comporta. Questo è uno degli effetti della pandemia i cui strascichi saranno osservabili nei tempi a venire, ma che già adesso appare visibile nelle situazioni di disagio che molti adolescenti stanno evidenziando. Nei giorni di lunedì 17, martedì 18 e mercoledì 19 maggio si sono tenuti gli incontri dei gruppi di ascolto. Anche in questo caso la presenza dei genitori non è stata massiccia; quelli che sono intervenuti, però, hanno apprezzato la possibilità di ritrovarsi in presenza, di stare “in cerchio” a condividere pensieri e preoccupazioni, di trovare conforto nella condivisione. Tutti i temi trattati sono stati raccolti dai mediatori, i quali hanno trasmesso i loro rapporti al Dott. Martinasso. Nella seconda conferenza, tenutasi giovedì 27 maggio, lo psicologo ha preso le mosse proprio dai temi emersi nei gruppi, dalle riflessioni che i genitori hanno fatto nel con-

fronto tra di loro e con i mediatori. Martinasso ha ripreso ed approfondito la sua analisi del processo di crescita, che può essere definito in due modi: innanzitutto è un percorso che porta dalla dipendenza alla indipendenza; in secondo luogo è un percorso di separazione ed individuazione. L’individuazione, in buona sostanza, presuppone una separazione dall’ambiente famigliare nel quale il bambino è cresciuto e ha passato i primi anni della sua vita. Lo psicologo ha anche risposto alla domanda posta da molti genitori: come rimettere in moto i nostri ragazzi? La risposta prende in esame i due capisaldi che devono contraddistinguere l’azione educativa dell’adulto nei confronti del giovane: l’aspettativa e la fiducia. L’aspettativa del genitore nei confronti del figlio è un motore potente della sua crescita e del suo sviluppo come persona: il fanciullo percepisce che il genitore ha delle aspettative su di lui e si muove in quella direzione; salvo poi, al momento della maturità, prenderne le distanze e perseguire altre strade. È poi con la fiducia nelle capacità del figlio che un genitore gli trasmette forza e sicurezza, capacità di darsi obiettivi e raggiungerli. Infine, il nostro consulente si è soffermato sul desiderio: è quello il sentimento che più di ogni altro muove un giovane a diventare adulto e a raggiungere una propria individuazione. Il desiderio non si può trasmettere, non si può inculcare dall’esterno; il desiderio cresce come una tenera piantina che mette le prime gemme: noi possiamo lavorare il terreno intorno, dobbiamo innaffiarla e anche potarla, quando è il momento. Ma la spinta a crescere è sua, e dentro di lei; dobbiamo avere rispetto ed attenzione per il miracolo della vita.

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Giugno al Museo della Seta

Festa del Gelso e Photomarathon a cura di Cristina Fenoglio

Dopo più di 2 anni di chiusura e restrizioni forzate torna la Festa del Gelso, a cura del Museo della Seta di Racconigi. Quest’anno con un programma più ricco che mai. Sabato 12 giugno si terranno dei laboratori di trattura della seta per grandi e piccini, a cura di Marco Allasia. Sabato pomeriggio prenderà il via la mostra Silk&Archives, realizzata all’interno del progetto La via verde della Seta, Festa d'estate tra filande, setifici e archivi, selezionato all’interno di una rosa di candidati che hanno partecipato al bando Viva di Compagnia di SanPaolo. Domenica 13 in mattinata si svolgeranno i laboratori a cura di Conitours. Dalle 18 invece il Museo si animerà con una sfilata storica in onore alle tantissime operaie che nei secoli si sono avvicendate nel lavoro dei setifici, in condizioni spesso molto precarie, per dar lustro e un ritorno economico sostanziale al sistema produttivo racconigese. Donne, che a poco a poco e seppur lentamente, hanno sempre più preso coscienza del loro ruolo non solo più di madri, mogli e figlie, ma anche di persone con inalienabili diritti civili al pari degli uomini. La sfilata, seguita da un aperitivo, è realizzata dal Museo della Seta in collaborazione con Mai + Sole, Movimento Impresa Donna, Progetto Cantoregi, Comune di Racconigi, Circolo delle Clarisse e Tocca Noi, Confartigianato e in particolare delle acconciatrici Alessandra Piovano e Giorgia Arduino A conclusione di tutto, domenica 27 giugno dalle 10.00 alle 18.00 si terrà la Caccia al Gelso per rintracciare i gelsi sul territorio racconigese, in abbinamento alla Photomarathon, alla ricerca di scorci o particolari suggestivi della nostra città, organizzata in collaborazione con Tocca Noi. Vi aspettiamo!

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Tu chiamale se vuoi… emozioni

L’attività fisica come punto di connessione tra corpo, mente e anima di Federico Bronzin

Il tappetino disteso sul prato, la mano che accarezza un filo d'erba, mentre la mia voce, quasi indecisa, accompagna i presenti in una serie di movimenti dolci, armonici, dettati dal respiro e non del tempo che passa. E di tempo ne è passato davvero tanto dall'ultima volta, mesi interminabili in cui, lungimiranti cervellotici, hanno cercato di far credere che un corso di ginnastica possa essere svolto virtualmente. Fortunatamente, appunto solo un cervellotico può fare un pensiero simile, non certo coloro che oggi sono qui, intorno a me, a condividere questo momento in cui, da fuori, sembra che stiano semplicemente imitando i miei movimenti, ma in realtà dentro sta succedendo qualcosa di molto più profondo. Perché l'attività

fisica è il principale punto di connessione tra corpo, mente e anima. Quel “faccio, quindi imparo, quindi vivo”, che sta alla base dell'evoluzione e della sopravvivenza degli esseri umani. Il covid ha portato via tante Vite, quindi lungi da me lamentarmi, però ha strappato ciò che negli ultimi anni avevo costruito con mia moglie in Toscana, distruggendo un sogno e obbligandomi a ricominciare tutto daccapo. Con mia moglie, abbiamo deciso di ricominciare da qui, dal Piemonte. E le premesse sono buone, lo leggo negli occhi delle persone intorno a me, le quali forse percepiscono la nostra emozione (anche di mia moglie) e già si fidano di noi. Rassegnatamente pronti al prossimo covid che ci ricorderà

di essere “non essenziali”, per una società che desidera tutti ardentemente malati, ci godia-

mo l'emozione di questo nuovo inizio.

Voce del verbo sensibilizzare

Quando sensibilizzare fa rima con responsabilizzare di Federico Bronzin

Ci avete fatto caso? “Sensibilizzare” è un verbo che abbiamo sentito pronunciare più nell'ultimo anno che nell'ultimo secolo. Pertanto, è ipotizzabile che sia entrato definitivamente nel vo-

cabolario italiano solo con l'avvento del covid-19. Per la serie, non tutti i mali vengono per nuocere; ironia idiota, chiedo venia. Da quando c'è il covid-19, istituzioni, enti e personaggi illustri

invocano la sensibilizzazione globale per combattere un nemico terribile; la domanda è: il covid è il primo nemico che si potrebbe e si dovrebbe combattere con la sensibilizzazione? Prima

era tutto rose e fiori? Prima non serviva essere sensibili alla causa salute? Non mi sembra che prima si facesse opera di sensibilizzazione sui pericoli – poco visibili ma reali – dell'inquinamento, dello stress nell'ambiente di lavoro, delle tensioni casalinghe, dell'inarrestabile emorragia del senso civico e della voglia di fare per il proprio paese, del fumo, dell'alcool, ne avrei ancora, la lista è lunga. Nessun nemico tra quelli citati? Qualcosa non mi torna. In una società che crea generazioni di persone sempre più distanti tra loro e, di conseguenza, sempre più chiuse nel proprio ego, credo che sensibilizzare debba essere all'ordine del giorno, perché questo verbo poco conosciuto si concilia con un altro verbo, responsabilizzare. E in una società che ambisce alla crescita e allo sviluppo, avere dei responsabili a bordo anziché dei caproni, offre maggiori garanzie che la barca non affondi durante la navigazione.


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DIECI MINUTI CON LA BELLEZZA

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COSA SIGNIFICA DIPINGERE UN RITRATTO di Rodolfo Allasia

Sigmumd Freud è conosciuto in tutto il mondo come padre della psicanalisi, mentre suo nipote Lucian Freud, molto meno conosciuto, forse meno di quanto meriterebbe, è un pittore, soprattutto un ritrattista di un realismo molto inquietante. Anche lui, come il nonno, sembra ricercare l’anima dei suoi modelli. Dipingendoli (senza mai averne avuto la committenza) pare voler ricercare anche la propria, di anima. Nelle sue riflessioni scrive “il pittore deve dare libero corso a tutti i sentimenti e le sensazioni che gli capita di provare e non rifiutare nulla da cui sia naturalmente attratto” e ancora “... tutto è autobiografico e tutto è un ritratto”. Sono perfettamente d’accordo con lui. Non è il caso, guardando un quadro, di andare alla ricerca del significato del dipinto. In un mio catalogo di ormai 15 anni fa, di una mia mostra di verdure, Giovanni Bonavia scriveva proprio questo “le verdure siamo noi e chi dipinge, dipinge la propria vita” anche senza volerlo. Sembra un paradosso questo ma anche se si dipinge un animale o il viso di una persona che attrae lo sguardo dell’artista, nella pennellata, nella composizione c’è un po’ del pittore, anche se nessuno vedrà mai quei quadri. Accostiamoci al ritratto come ad una analisi della nostra vita ma non quella che la nostra storia ha formulato “come per ogni dipinto il vero ritratto è un quadro che ha la capacità di vivere una vita propria”; come direbbe un ostetrico. Questo è ciò che pensava L. Freud. La sua stessa famiglia entrò a far parte del gruppo di modelli, giovani e disponibili. Non tanto come persone di famiglia ma in quanto rappresentanti di una nuova generazione che catturava la sua attenzione di pittore. Così le sue figlie appaiono in una numerosa serie di opere. Voleva che la somiglianza, il ritratto, scaturissero da tutta la figura, non solo dalla testa; la stessa situazione che vive il

soggetto mentre viene ritratto viene a far parte della “somiglianza”. Anche per questo il “maestro” dipingeva SEMPRE DAL VERO. “Per scuoterci, la pittura non deve mai limitarsi a ricordarci la vita ma deve acquisire una propria vita“. Basterebbero queste frasi di Lucian Freud, per affascinarci, per capire che cosa fa un artista serio quando si accinge a dipingere un quadro, anche se lui non sempre lo sa. Freud ripeteva spesso che ciò che conta più dei nomi e al di là delle apparenze è la percezione di come sono le persone, di come vivono con se stesse. Questo è lo sforzo necessario per dipingere un ritratto anche se non si è nipoti di Sigmund Freud ma non perché la anatomia del corpo umano sia più complessa di una qualunque verdura ma perché il corpo ti trasmette molto di più della sua anatomia. Lucian Freud è nato nel 1922 e morto nel 2011.


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Una storia per non dimenticare – parte IV FRANCESCO CASALE, DIARIO DI GUERRA (1943-1945) Siamo alla quarta puntata del diario (“Indimenticabile priore”, Appendice, di Umberto Casale). Continua l’odissea di Francesco, padre di Umberto, che qui pas-

serà dalla Macedonia, alla Serbia, alla Croazia, alla Bosnia, sempre sotto i mitragliamenti e i bombardamenti aerei. Attorno è ovunque distruzione e abbandono. E lavoro, lavoro, lavoro… (g.p.)

Gevgelli 21 maggio 1944

La situazione è sempre uguale, almeno noi non sappiano nulla. Giovedì c’è stato l’allarme aereo: sono passati più di 500 bombardieri anglo-americani, uno solo ha sganciato tre bombe, però in montagna distante 3 km da noi, senza recare alcun danno. Venerdì ho avuto la grande gioia di avere finalmente notizie dai miei cari. Papà e tutti bene, ciò mi ha alzato molto il morale, mi sembra che la mia prigionia finirà presto.

Veles domenica 4 giugno 1944

Ieri abbiamo lasciato Gevgelli e stanotte siamo giunti a Veles, il viaggio è andato benissimo, oggi ci hanno lasciati liberi per montare le tende, domani vedremo che lavoro ci faranno fare.

Veles domenica 11 giugno 1944

Anche la prima settimana in questo nuovo paese è passata... Si deve fare un tratto di linea lungo 6 km, però prima bisogna fare lo scavo, cioè da 25 ai 50 mila m. cubi di materiale da scavare e trasportare, poi distendere la linea ferroviaria, col caldo che fa e il lavoro molto pesante, mentre la razione sembra diminuisca sempre più: una pagnotta di pane ogni 5 uomini al giorno anche ammuffita e se ne può mangiare la metà. Speriamo nella Provvidenza, se no non si va avanti, abbiamo venduto tutto, non ci resta che un paio di pantaloncini e una camicia. Speriamo che prima che arrivi l’inverno avvenga la capitolazione della Germania, altrimenti saranno guai. In questi ultimi giorni il morale si è un po’ sollevato: i soldati bulgari, che vengono sempre nel nostro accampamento, a portarci del pane e tabacco, ci hanno detto che gli anglo-americani hanno fatto un grande sbarco in Francia e iniziato un’offensiva in Italia, in più i russi avanzano in Polonia e Romania, questo ci fa pensare che la fine sia vicina. Di questa vita siamo tutti molto stanchi, ma tutti quanti preferiamo lavorare come negri e arrangiarci per vivere, perché la razione che ci danno non è sufficiente, piuttosto che andare volontari con questa razza bruta che vorrebbe farci riprendere le armi, che prima ci hanno tolto, e farci combattere contro i nostri fratelli italiani. Speriamo venga presto il giorno della resa dei conti, se avremo la fortuna di tornare in Italia, vedremo quale è la verità, questi bruti ci hanno sempre tenuti all’oscuro di rutto, dopo 10 mesi non sappiamo quale sia la nostra vera situazione, ci maltrattano perché non vogliamo andare volontari con loro, quindi siamo partigiani di Badoglio. Giovedì ci hanno portato a 40 km oltre Scopia, dove una frana ha interrotto la linea, abbiamo lavorato 26 ore di continuo, poi ci hanno riportato a Veles. Stamattina alle 8 c’è stato l’allarme aereo e abbiamo visto passare 500 bombardieri anglo-americani che sono ripassati verso mezzogiorno, qui non hanno buttato bombe.

Stasera è giunta la seconda lettera da casa.

Veles domenica 25 giugno 1944

In questi ultimi giorni la nostra situazione e un po’ migliorata: prima ci portavano al lavoro e ci misuravano il terreno, alla sera se non avevamo scavato i metri cubi assegnati erano guai seri, da questa settimana non misurano più il terreno e noi naturalmente andiamo pianino, approfittando di questa tregua. Fino ad una settimana fa, per mezzo dei soldati bulgari e dei civili macedoni, eravamo informati dei bollettini di radio Bari, ora i tedeschi hanno proibito tutte le radio civili e militari bulgare e non sappiamo più niente. Le cose sembra diventino critiche per i nostri nemici, e i lavori qui sembrano non abbiano più importanza: ci portano al lavoro, ma credo solo per non lasciarci all’accampamento, perché la maggior parte di noi, infischiandosene dei reticolati e della guardia armata, scappa in paese e in campagna per sfamarsi: in questa zona c’è molta frutta come albicocche e pesche. Quando la guardia è dall’altra parte dell’accampamento, noi scappiamo in campagna ad aiutare i contadini nei lavori, loro ci ricambiano con pane e frutta, così si tira avanti. Da casa ogni tanto mi giungono buone notizie, perciò vivo più tranquillo. Questa settimana lunedì, venerdì e sabato c’è stato l’allarme aereo: tutte e tre le volte abbiamo visto centinaia di bombardieri passare sopra Scopia, la contraerea germanica spara, e loro sganciano qualche bomba che causa non lievi danni e proseguono tranquilli verso i loro obiettivi in Romania. Ieri al ritorno un quadrimotore, per guasti, è dovuto atterrare a una quindicina di km da noi: su 10 uomini di

equipaggio uno solo è rimasto ferito ad un piede, i bulgari e tedeschi li hanno fatti prigionieri ed ora si trovano qui a Veles nella caserma dei bulgari.

Veles domenica 2 luglio 1944

Sino a venerdì siamo stati tranquilli, nonostante quasi ogni giorno ci sia l’allarme aereo, venerdì invece ci ha sorpreso alle I7 mentre si usciva dalle tende per andare in ospedale per fare un’altra puntura. Ancor prima che suonasse l’allarme abbiamo visto 4 caccia che facevano la ruota mitragliando una tradotta di automezzi, quando questa fu incendiata si portarono alla stazione a bassa quota, i bulgari cominciarono a sparare con la 20 m/m, visto che nella stazione non c’erano tradotte fecero due giri sulle postazioni antiaeree mitragliandole. I bulgari fecero presto a ritirarsi nei rifugi, per non essere colpiti, anche noi è una vera fortuna se non abbiamo subito danni, solo una tenda è rimasta crivellata come una grattugia da una raffica di mitraglia. Poi i caccia hanno proseguito lungo la linea e scoperto una tradotta di carburante e con poche raffiche l’incendiarono, su più di 30 vagoni sono riusciti a salvarne uno solo, gli altri bruciarono tutti interrompendo la linea ferroviaria. Abbiamo lavorato consecutivamente due giorni e una notte per sgombrare e riattivare la linea ferroviaria, più di 500 persone tra noi prigionieri, militari e civili bulgari.

Veles 9 luglio 1944

Questa settimana non sono passati i bombardieri quindi non è mai suonato l’allarme, però ogni giorno, i 4 famosi caccia, anche 2 volte al dì, controllano la linea ferroviaria così nes-


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suna tradotta riesce a giungere a destinazione. Per il momento nessuno di noi ha subito danni. Questa settimana è stata colpita una tradotta di munizioni a una ventina di km da qui. Munizioni, vagoni e tutto il tratto di linea ferroviaria sono andati distrutti, una tradotta di automezzi ha subito la stessa fine. Ieri sera una tradotta era appena uscita dalla stazione quando i 4 caccia, come se fossero stati in agguato, gli sono piombati addosso ma, visto il contrassegno della Croce Rossa sui vagoni, hanno colpito solo la locomotiva. Hanno proseguito con due giri sopra la stazione colpendo altre 5 locomotive. Stamattina sono di nuovo passati, in stazione non c’erano treni quindi hanno danneggiato altre 2 locomotive. Stasera alle 18 altra visita: prima hanno attaccato una tradotta che andava a Scopia, poi la stazione e la postazione della 20 m/m a bassa quota, senza nemmeno rispondere alla contraerea bulgara, ma a 6 km da qui hanno mitragliato un’altra tradotta che andava verso Salonicco. Sono passati solo da mezz’ora, quindi non so ancora che danni hanno fatto. Noi quando siamo nell’accampamento passiamo dei momenti poco allegri, ci ripariamo alla meglio per non essere colpiti, ma siamo attendati a 20 mt dalla stazione e a una quarantina dalla contraerea, quindi c’è poco da stare allegri e quando lavoriamo stiamo a un km dalla stazione, siamo tranquilli e assistiamo allo spettacolo giornaliero dei 4 caccia che fanno strage delle tradotte tedesche.

Veles domenica 23 luglio 1944

Nulla di nuovo in questa quindicina, il lavoro continua ma non ci seccano più e non ci controllano la quantità svolta, anche i caccia questa settimana si sono fatti vedere 5 volte, sempre precisi a mitragliare tradotte e locomotive, qui corre voce siano piloti italiani, perché hanno un’audacia imbattibile. Ogni sera alle 16 quando rientriamo dal lavoro vado in giro per la campagna a cercare da mangiare, le guardie che conoscono la nostra situazione ci lasciano liberi e noi alla sera rientriamo alle tende con qualcosa per sfamarci. Da un mese non ho notizie da casa, ciò mi preoccupa.

13 provvisoriamente riattivata. Lungo il viaggio abbiamo visto ponti distrutti, le stazioni e i fortini che i partigiani hanno distrutto e bruciato con i tedeschi dentro, in più i resti di diverse tradotte di materiale ancora fumanti. I primi due giorni di sosta sono passati discretamente tranquilli, ma il terzo giorno i caccia sono venuti tre volte a mitragliare la stazione dove eravamo fermi e perciò abbiamo dovuto cercare riparo. Nella notte poi i quadrimotori sono passati a centinaia, ma per fortuna non hanno sganciato bombe. Ieri mattina, cessato l’allarme dei caccia che hanno nuovamente mitragliato, il viaggio è ripreso tranquillo fino a Kraljevo, non so quanto tempo siamo rimasti fermi in quella stazione, poiché eravamo quasi tutti addormentati. Alle tre però una forte scossa della tradotta in partenza ci ha svegliati e nel medesimo momento si sente un gran rumore dei bombardieri e arrivare un’infinità di razzi luminosi. I macchinisti con un colpo secco hanno bloccato la tradotta e noi abbiamo fatto appena in tempo a saltare giù dai vagoni che le bombe cominciavano a cadere. Eravamo a meno di 200 metri dalla stazione e, non sapendo dove correre a ripararsi, mi sono buttato in un piccolo fosso pensando che, se non è la mia ora, solo Dio potrà salvarmi. Durò solo mezz’ora, ma con una precisione sbalorditiva, sono stati centrati la stazione, un grosso deposito di munizioni e lo stabilimento della gomma ed io pur essendo lì vicino non ho avuto danni. La tradotta, trovandosi dalla parte giusta, ha ripreso il viaggio. Ora sono nove ore che siamo fermi a Lapova, c’è già stato due volte l’allarme, ma gli aerei non li abbiamo visti. Del bombardamento di Kraljevo si parla di ottomila morti e di trecento aerei incursori.

Croazia Mitrovica domenica 13 agosto 1944

Siamo passati ieri mattina alle 10 a Belgrado e dieci minuti dopo siamo giunti a Semlin, la nostra destinazione, ma il comando tedesco ha cambiato idea: sembra proseguiamo altri 350 km verso Zagabria. Siamo stati fermi a Semlin fino a stamattina alle 9, ora sono le 20 e il viaggio prosegue.

Macedonia, Veles domenica 6 agosto 1944 Croazia Brad lunedì 14 agosto Sino a venerdì nulla è cambiato, poi è arrivato l'ordine di partire, quindi abbiamo ritirato tut- 1944 to il materiale, ora da 4 ore siamo sul treno in attesa della partenza, sappiamo solo che si va verso Belgrado, ma quale sia la vera destinazione nessuno lo sa, nemmeno le guardie che ci accompagnano. Con molta gioia stamattina mi sono giunte due lettere da casa, tutto bene, e questo mi rende tranquillo.

Serbia, Priluzia martedì 8 agosto 1944

Siamo qui fermi da ieri mattina alle 10, causa linea interrotta, per fortuna il tempo è piovoso, forse per questo non abbiamo ancora visto i 4 caccia di Tito che passano ogni giorno a mitragliare locomotive e tradotte tedesche. Oggi sono andato a Mitrovica assieme a due tedeschi a fare la spesa viveri, parlando con dei civili ho appreso che non solo la linea è interrotta, ma ci sono tre stazioni occupate da partigiani, quindi non so quando si potrà riprendere il viaggio.

Serbia Lapovo venerdì 11 agosto 1944

Dopo tre giorni e mezzo di sosta abbiamo lasciato Priluzia, la linea è stata sgombrata e

Stasera siamo giunti a Brad, strada facendo, in stazione dei civili ci hanno detto che la città è stata bombardata molte volte. Nessuno di noi pensava di vedere una simile distruzione: nella stazione ci sono più di cento locomotive distrutte, della raffineria di petrolio e di molti

fabbricati non resta che un’immensa distesa di macerie. Speriamo di passare la notte tranquilli, anche perché qui non c’è più nulla da bombardare. La cosa più deplorevole che abbiamo visto in questa zona sono i prigionieri italiani come noi, ma con altri italiani di guardia. Questi ultimi sono gli «eroi venduti» volontari con i tedeschi, la maggior parte sono fascisti, quando torneremo in Patria vedremo come il governo sistemerà questa faccenda.

Bosanki martedì 15 agosto 1944

Dopo un’ora di viaggio questa mattina siamo arrivati in questa stazione, questa città è più piccola di Brad, ma ugualmente distrutta. Qui ci hanno fatto trasbordare il nostro misero bagaglio su una linea a scartamento ridotto che incrocia quella seguita finora, le diramazioni sono due: una va in Ungheria e l’altra a Sarajevo. Quando partirà vedremo da che parte ci portano. Da prima di mezzogiorno abbiamo finito di caricare, ora sono le diciannove e non c’è alcun indizio di partenza, si dice che la linea è libera, ma bisogna aspettare una locomotiva disponibile.

Croazia Zenica giovedì 18 agosto 1944 Dopo una notte e un giorno di viaggio siamo arrivati a Zenica ieri sera e ora siamo qui accantonati in un teatro. In questi undici giorni di viaggio abbiamo provato di tutto, all’infuori del bello, siamo stati in mezzo ai mitragliamenti e ai bombardamenti aerei, cinque volte i partigiani ci hanno interrotto la linea. È un vero miracolo che nessuno di noi abbia subito gravi danni, eccetto una ventina che ha subito lesioni più o meno gravi attraversando un reticolato per cercare un riparo sotto il bombardamento di Kraljevo. Oggi ci hanno lasciati liberi per sistemarci un po’, alle due ci portano al fiume per fare il bagno.

Zenica domenica 20 agosto 1944

Oggi è il quarto giorno che siamo qui, per il momento non ci possiamo lamentare, non si sa se ci fermiamo qui per molto tempo, in questi giorni non ci hanno fatto lavorare e ieri, a turno, ci hanno portato a fare un bagno caldo e la disinfestazione dei vestiti. Questa città non è ancora stata bombardata, cosa sorprendente, dato che ci sono grossi stabilimenti ferroviari e trafilerie ed una grande segheria. Ogni giorno ci sono cinque o sei allarmi, finora si è trattato di ricognitori, ma temo che presto arriveranno anche le bombe. (continua nel prossimo numero)


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SINDROME DI DOWN

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di Fabiola Panero Memole

Che cos’è la sindrome di Down? La sindrome di Down è un disturbo dei cromosomi causato dalla presenza di un cromosoma 21 supplementare che provoca deficit intellettivo e anomalie fisiche. Quando ci s’accorge della sindrome di Down? La sindrome di Down può essere diagnosticata anche prima della nascita: tra la dodicesima e la tredicesima settimana gestazionale per mezzo del prelievo dei villi coriali (CVS). Come comportarsi con persone affette dalla sindrome di Down? Le persone con sindrome di Down sono Stefano, Davide, Lucia… e sono principalmente persone, diverse l’una dall’altra, anche se hanno in comune una forma variabile di disa-

bilità intellettiva e alcune caratteristiche di sviluppo. Proprio per sottolineare la centralità e l’unicità di ognuno, all’interno del movimento internazionale si sottolinea il parlare di loro come «persone con sindrome di Down» e non «persone Down». Un bambino con sindrome di Down possiede grande variabilità, apprende con più difficoltà e maggiore lentezza dei suoi coetanei, ma può imparare molto. C’è un’estrema variabilità nelle competenze di ogni singolo ragazzo e ognuno di loro può e deve partecipare alle attività scolastiche. Uno degli stereotipi più comuni e difficili da abbattere nei confronti delle persone con sindrome di Down è quello che le vede sempre sorridenti, felici e contente. An-

che tra le persone con sindrome di Down, alcune sono estremamente solari e altre più cupe; anche loro conoscono momenti di felicità, così come momenti di tristezza. Proprio come ognuno di noi. Oggi è possibile incontrare bambini con sindrome di Down nelle scuole e ai giardini, ragazzi che si muovono da soli fuori casa per incontrare gli amici e qualche adulto sul posto di lavoro. Se negli anni Quaranta l’aspettativa di vita era 12 anni oggi è di 62 anni ed è destinata ulteriormente a crescere in futuro. Questo cambiamento è stato determinato dal miglioramento delle cure mediche, che hanno permesso di affrontare con successo alcuni problemi di salute spesso causa di morte precoce.

Far finta che i propri limiti non esistano non li rende felici, ma anzi spesso rende più difficile il contatto con la realtà. Tutti noi sappiamo quanto sia importante per ognuno potersi conoscere per quello che ognuno di noi è, chiunque esso sia. Il consentire ai ragazzi di costruire relazioni vere può evitare grandi frustrazioni. L’unico vero modo di abbandonare le relazioni impossibili è dare spazio alle relazioni possibili, che spesso si creano con altre persone con sindrome di Down o disabilità intellettiva, con cui lo scambio possa essere alla pari. Accogliere e trattare questi ragazzi con naturalezza coinvolgimento e farli sentire parte di un gruppo è lo strumento efficace per essere felici.

Conosci Racconigi? Racconigi non è solo parcheggi, bianchi o blu che siano. Anzi. Questa rubrica vuole essere un invito volto al lettore a guardarsi intorno nel nostro Centro Storico svuotato dalle automobili, alla ricerca di siti e particolari architettonici che nel quotidiano rischiamo di non vedere e che sono invece parte della nostra storia e del nostro vivere. Eccoci alla terza immagine. Dove si trovano nel centro di Racconigi i comignoli che vedete qui raffigurati? La risposta sul prossimo numero. (g.p.)

Chiesa di San Giovanni Decollato o della Misericordia (i Battuti neri) a cura di Guido Piovano

Nel numero scorso vi abbiamo chiesto dove si trovasse l’affresco di cui pubblicavamo la fotografia. La risposta è semplice e molti di voi avranno individuato il sito. É collocato sulla facciata della chiesa di San Giovanni Decollato nella centralissima via S. Giovanni la quale non prende il nome dalla chiesa in questione ma, come ben noto, dalla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. La facciata di San Giovanni Decollato è ricca di decori; tra questi spiccano le quattro colonne, la cornice del portale e, appunto, l’affresco racchiuso nel frontone a volute di cui la

volta scorsa vi abbiamo chiesto la collocazione. L’interno è ad una navata e si caratterizza per numerosi affreschi. La volta presenta al centro l’Ascensione al cielo di Gesù attribuita a Pietro Antonio Pozzo. Oltre il presbiterio, l’austero coro ligneo vede uno scanno centrale intestato ad Eugenio Emanuele di Savoia Villafranca (1816–1888), principe di Carignano. Nelle carceri prossime alla chiesa, i Battuti soccorrevano i condannati a morte recitando con loro le preghiere nel rituale del 1622, di qui l’appellativo popolare di “Battuti neri” attribuito alla chiesa.


insonnia

Giugno 2021

LA VIA VERDE DELLA SETA

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Festa d'estate tra filande, setifici e archivi segue dalla prima

fica. Il museo etnografico di Oleggio (NO) e il Museo del cappello di Ghiffa (VB) presteranno manufatti in seta per la mostra “Silk and archives” a Racconigi, a cura di Ta-

cafile, che organizzerà anche visite gratuite nei due musei partner. Presto verranno comunicate le date per le tante iniziative previste.

Progetto Cantoregi

Sabato 12 giugno, Cavallermaggiore, piazza Baden Powell

INCONTRO CON L'ALPINISTA NIVES MEROI

Archivio Manissero Arduino Rosso e con l’associazione Tacafile di Pratrivero (Bi) che si occupa da oltre dieci anni di archivi tessili piemontesi e che ha al suo attivo due importanti convenzioni una con il Centro di Conservazione e Restauro La Venaria Reale (TO), l’altra con il Museo Civico Etnografico Archeologico “C.G. Fanchini” di Oleggio (NO). La rete creata per il progetto, vede coinvolti l’Associazione Amici della Storia di Racconigi (CN), l’associazione Le Terre dei Savoia di Racconigi (CN), l’associazione Progetto Cantoregi di Racconigi (CN), il Comune di Racconigi, il Comune di Caraglio, la Fondazione Filatoio Rosso di Caraglio (CN), l’associazione Cevitou di Monterosso Grana (CN), il Museo del cappello di Ghiffa (VCO). Il progetto promuove una vera festa d’estate green tra sapori locali, musica, cinema e spostamenti sostenibili per esaltare la cultura e le nostre radici. I percorsi slow tra i boschi e le pianure porteranno alla riscoperta di antichi opifici, rivisitati grazie alle

carte d’archivio e allietati da proiezioni, concerti ed enogastronomia. Si vuole far conoscere il territorio cuneese da Racconigi a Caraglio passando per Cavallerleone, Busca, Dronero e Cuneo stessa, tracciando un itinerario sostenibile da percorrere in bicicletta o con auto elettriche. Il trait d’union è la seta: tutte le filande, i filatoi, i setifici saranno segnalati sul percorso virtuale e fisico. Il Museo della Seta di Racconigi in particolare esporrà l’ultimo tesoro ritrovato: l’archivio dei setifici Manissero, probabilmente l’unico archivio di un setificio in Piemonte. Il tracciato sarà realizzato in GPX e saranno installati alcuni pannelli con approfondimenti sul sito in questione nei pressi delle principali ex-filande/setifici compreso un QR Code che rimandi al sito web del Museo della seta, dove si troveranno descrizioni più ampie. Il Filatoio di Caraglio aprirà le porte gratuitamente per due giornate e ospiterà un concerto con aperitivo e anche una proiezione cinematogra-

Cin

dere la maggior parte di ciò che possiede e di comprare un furgone; a bordo di esso intraprenderà un viaggio attraverso l’ovest degli Stati Uniti, alla ricerca di lavoro di ogni tipo. Fern inizia così a vivere come una moderna nomade, e non è sola: incontra molte persone che, come lei, si sono lasciati le loro vite “regolari” alle spalle per diverse ragioni. I moderni nomadi vivono e sopravvivono per strada, sempre in viaggio, ma uniti da un profondo senso di comunità. Nomadland è un film del 2020 diretto da Chloé Zhao, con Frances McDormand nel ruolo di Fern. È stato il trionfatore della notte degli Oscar 2021, aggiudicandosi alcuni tra i premi principali: Miglior

Cinema NOMADLAND di Cecilia Siccardi

È il 2011. Fern è una sessantenne che ha perso il marito e il posto di lavoro. Decide quindi di ven-

L'incontro è parte della rassegna CuneiForme di Progetto Cantoregi e della Fiera Piemontese dell'Editoria, in collaborazione con Le Terre dei Savoia. Ingresso gratuito. Film, Miglior Regista e Miglior Attrice Protagonista. Il film offre uno sguardo privo di retorica sull’America della Grande Recessione, offrendo un ritratto poetico e mai banale delle vite di personaggi che vivono ai limiti della società. Fern e le persone con cui viene a contatto si muovono in un mondo del tutto nuovo ma al contempo antico, forse da tempo dimenticato; è un modo di affrontare la vita inconcepibile per i più, ma in cui, nonostante le difficoltà, ci si sente liberi. I moderni nomadi non possiedono una casa materiale, ma la ritrovano in ogni paesaggio che attraversano, nelle storie degli altri, nella condivisione. Nomadland è un film che commuove e colpisce: da vedere.


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Mus

Musica GREENFIELDS “The Gibb Brothers’ Songbook” vol.1 di Roberto Magri

Quando si dice Bee Gees la prima cosa che viene in mente è “La febbre del sabato sera”, la Disco, ma i fratelli Barry, Robin e Maurice

Gibb erano ben altro, grandi costruttori di melodie e grandissimi autori. Le loro canzoni sono state interpretate da star del calibro di Janis Joplin, Nina Simone, Al Green, The Staple Singer, Elvis e tanti altri ancora. Album importanti come First e Odessa sono considerati pietre miliari. Dopo la morte di Robin e Maurice non è stato più utilizzato il nome della band, di conseguenza il tributo esce solo a nome di Barry Gibb, l’unico superstite nonché la principale voce solista del gruppo. In tutta la carriera mancava un lavoro che esplorasse la musica country e questa raccolta colma tale lacuna; il disco raggiunge pienamente il suo obiettivo: quello di valorizzare il meraviglioso canzoniere dei Bee Gees anche senza quelle melodie che ne hanno fatto la fortuna. Greenfields vol.1 è l’ultimo lavoro di Barry Gibb uscito quest’anno a gennaio, prodotto da Dave Cobb ed inciso nei mitici studios della RCA a Nashiville, un gran disco country soul ispirato e ben suonato. Gli al-

bum da solista che l’hanno preceduto sono “Now Voyager” uscito nel 1984 e “In the now” uscito nel 2016. Un album splendido da ascoltare tutto d’un fiato, musica e canto sono da “pelle d’oca” grazie alla scelta di Barry di collaborare con una squadra di grandi artisti, con cui ha intrapreso questo viaggio di rivisitazione dei grandi successi dei fratelli Gibb. L’ultimo Bee Gees rimasto duetta con le grandi star del country: Dolly Parton, Jason Isbell, Allison Krauss, Sheryl Crow, Keith Urban, Brandi Carlile, Miranda Lambert & Jay Buchanan, Tommy Emmanuel & Little Big Town, Olivia Newton-John, Gillian Welch & David Rawlings. Il risultato è strabiliante, basti ascoltare “Butterfly” con David Rawlings & Gillian Welch, il grande “vecchio” Barry non finisce più di stupire. Queste canzoni sono dei piccoli gioielli ed in alcuni casi più belle degli originali, il che è tutto dire, per non dimenticare i Bee Gees e farli conoscere alle generazioni più giovani. Un meraviglioso mix di tutte le fasi

insonnia

dei Bee Gees, con vere perle esploratrici come “Words of a fool”, “With the sun in my eyes”, “Butterfly” e “Too Much Heaven”. Tutte le canzoni suonano fresche, contemporanee, moderne e si adattano perfettamente ai giorni nostri. Poiché il titolo dell’album include vol.1, una seconda parte è probabilmente prevista e, nell’attesa della nuova uscita, la speranza è di un disco di questo livello, se non addirittura migliore e le possibilità ci sono tutte.

Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009 Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio Redazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Alessia Cerchia, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Cecilia Siccardi, Pino Tebano, Luciano Fico, Michela Umbaca, Grazia Liprandi, Barbara Negro, Anna Simonetti, Giancarlo Meinardi, Melchiorre Cavallo, Roberto Magri, Francesco Cosentino Sede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti contatti@insonniaracconigi.it Conto corrente postale n° 000003828255 Stampa Tipolitografia La Grafica Nuova - Via Somalia, 108/32, 10127 Torino Tiratura 1800 copie

Con il rinnovamento della Coop Neuro si vuole trasferire alle nuove generazioni il valore ed i valori che hanno caratterizzato questa realtà cittadina per quasi 50 anni. La staffetta è partita ed il testimone sarà portato sino al traguardo! Nelle pagine del giornale troverete alcuni attori che intervengono per far conoscere i propositi, le aspirazioni e i sogni a cui tendere per innovare la nostra città. Li troveremo anche in piazza, nel mese di giugno, per spiegare meglio e direttamente i progetti e raccogliere suggerimenti e proposte dei cittadini. C’è voglia di cambiamento! Che sia stato il Covid che ci ha costretto a cercare più relazioni, anche se solo via web, per sopperire alla mancanza di contatto fisico non posso dirlo con certezza ma sicuramente abbiamo avuto più tempo a disposizione per pensare, leggere, studiare ed elaborare progetti per quando questa pandemia sarà un ricordo. In effetti, e parlo di esperienze personali, ho allacciato molte più relazioni che in passato, forse per il solo fatto che prima ti dovevi muovere per incontrare qualcuno anche in altre città, ora invece puoi disporre di più tempo da spendere nei contatti e nelle discussioni intercettando ambiti un tempo poco frequentati. L’incontro con altri, sulla stessa barca della “distanza imposta”, ha coalizzato molti a vedersi di più e a scambiare progetti, intenzioni, discussioni in vista di un ritorno ad una vita che dovrà necessariamente essere diversa e molto più attenta ai limiti che un pianeta, quindi uno spazio non infinito, ci impone. L’attenzione alla sostenibilità delle nostre azioni, per riconoscere un futuro alle prossime generazioni, passa da quanto i giovani sapranno intraprendere per invertire la rotta e da quanto la generazione che ha prodotto molti guasti saprà cedere spazi per invertire la rotta. A Racconigi questa opportunità sembra avere gambe buone, ne sono convinto.


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