INSONNIA Marzo 2019

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Insonnia n° 111 Marzo 2019 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009

Sul filo della sostenibilità Nel 2018 il giorno in cui abbiamo consumato tutte le risorse che la terra produce in un anno, l'Earth Overshoot Day, è caduto il 1º agosto. Sono attualmente consumate risorse pari a 1,7 volte la capacità rigenerativa annuale del pianeta Terra, mai così presto da quando negli anni 70 si è iniziato a calcolarlo; procedendo di questo passo intorno al 2050 l'umanità consumerà ben il doppio di quanto la Terra produca. Questo significa che abbiamo bisogno di un pianeta terra più un altro 0,7 di pianeta per i nostri consumi attuali. C’è un problema però: stiamo consumando una parte di risorse alle future generazioni e con i consumi attuali generiamo un debito che loro saranno costretti, prima o poi, a pagare. Sono consapevole, dispiaciuto, ma come posso, io piccola pulce del pianeta, porre rimedio a sistemi così complessi di consumo delle risorse? Molto lo possiamo fare nel nostro piccolo, scegliendo ciò che consumiamo, dal cibo, all’energia. Scegliere prodotti realizzati vicino a noi con materie prime del territorio significa non far viaggiare per lunghi tratti le merci e consumare prodotti certamente più freschi e salutari. La cooperativa Neuro di Racconigi, ha voluto iniziare questo percorso di sensibilizzazione dei consumatori e si è posta, con la manifestazione del 16 febbraio scorso, di cui parliamo in altra parte del giornale, l’obiettivo di fornire sempre più prodotti a chilometro zero e di avere un minor impatto sull’ambiente anche nel campo energetico, per questo è stato realizzato un impianto fotovoltaico che consentirà di abbattere del 50% i consumi. Sono queste, fra le tante, le azioni che possiamo fare per contribuire a promuovere una maggiore sostenibilità e per offrire un filo di speranza alle future generazioni. Abbiamo il dovere di farlo. a cura di Pino Tebano

Disegno Di Legge Pillon

NON SAREMO COME CI VOLETE! di Maria Teresa Bono

UNA LEGGE SULL’EUTANASIA? Un po’ di informazione e qualche riflessione sulla cosiddetta buona morte - 2 di Giancarlo Meinardi

Buongiorno donne, Buon 8 marzo. Quali venti soffiano per noi? Non si può dire o credere che i venti soffino a nostro favore. Si fatica nel mantenere i diritti acquisiti, la nostra strada è sempre più faticosa e si corre il rischio di perdere benefici e libertà conquistati dopo un lungo periodo di lotte alle quali hanno aderito parecchie generazioni di noi donne.

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Grazie!!! 280 Piazze, più di 80.000 Cittadini in piazza il 2 febbraio 400 associazioni aderenti. L'Italia che Resiste siete VOI!!!

Nel precedente numero di Insonnia ho fatto cenno alla proposta di legge per la “legalizzazione dell'eutanasia” da alcuni anni in attesa di discussione presso il Parlamento. Essa prevede l'esclusione della responsabilità penale per il personale medico e sanitario che pratichi trattamenti che provochino la morte del paziente, a condizione che: - l'interessato abbia espresso la sua volontà in tal senso in modo chiaro e univoco, con dichiarazione scritta autenticata dall'ufficiale di stato civile del comune di residenza - sia stato adeguatamente informato e abbia potuto discutere con il medico con riguardo alle sue condizioni, alle alternative terapeutiche e ai prevedibili sviluppi clinici - sia maggiorenne e capace di intendere e di volere - siano preventivamente informati i parenti stretti - la malattia produca gravi sofferenze, sia inguaribile o a prognosi infausta inferiore a 18 mesi - il trattamento eutanasico avvenga nel pieno rispetto della dignità del paziente e senza infliggergli ulteriori sofferenze fisiche. Ovviamente si tratta di una proposta di legge, come tale da discutere e suscettibile di modificazioni, ma importante perché serve in qual-

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CAMPAGNA SOTTOSCRIZIONI 2019

BUONE AZIONI

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Bangladesh

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Lo riceverai direttamente a casa tua

Scuola: Lezioni meravigliose

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ALAMBICCO

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IL RACCONTO FOTOGRAFICO di questo MESE RACCONIGI CHE RESISTE Nel racconto fotografico di questo mese riportiamo le foto della manifestazione che si è svolta il 2 febbraio davanti il municipio di Racconigi. La manifestazione si è realizzata contemporaneamente in altre 280 città italiane. I manifestanti si sono radunati in piazza nonostante l'abbondante nevicata e dopo una carrellata di interventi hanno attorniato il comune con un immenso girotondo, per far sentire anche simbolicamente la loro voce, contro il razzismo e l'omofobia che il cosiddetto decreto sicurezza sta alimentando. Le foto sono riconoscibili perchè circondate da una cornicetta nera.

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La vergogna

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di Luciano Fico

“Vergognati!” (necessariamente col punto esclamativo) è ancora peggio del famigerato “Mi hai proprio deluso…” (in questo caso sono i puntini di sospensione a rendere letale il messaggio). I genitori dovrebbero essere edotti sul terribile potere che detengono e un trattato universale dovrebbe essere redatto e sottoscritto, a protezione dei bambini, dove si vieta l’utilizzo delle suddette espressioni. I bambini dovrebbero avere il diritto a non essere castrati nella loro vitalità: meglio le botte di un “vergognati!”; dalle botte ci si può difendere, con la rabbia o con la paura, ma la vergogna o il senso di colpa ci inchiodano per tutta la vita a sentirci indegni. A questo pensava Marianna, avvolta nelle coperte e nei propri pensieri. Dal mattino si sentiva come se avesse la febbre, ma il termometro continuava a darle torto. La sua spossatezza sconfinava in una tristezza vaga, ma profonda. Era bastato, la sera prima, declinare l’invito per un aperitivo con le amiche di Matilde. Sono tutte donne molto libere ed intelligenti, professionalmente realizzate e sessualmente disinibite; Marianna le adora e le invidia, ma all’ultimo si era inventata una cefalea, che la sollevasse dal confronto con il loro mondo. A lei non mancava l’intelligenza, né la simpatia, aveva anche una solida professione e, dopo la separazione, si era riconquistata la possibilità di giocare con il suo eros, eppure… ogni passo che muoveva verso la vita faceva risuonare in lei quel monito terribile – “Vergognati!” Bastava un nonnulla: un gentile

soffio di energia; l’affacciarsi di un desiderio insolito; la spinta a fare o a conoscere qualcosa di diverso; persino un sentimento appena più profondo o anche solo un’emozione; bastava che lei percepisse di esistere e subito veniva investita dal “Vergognati!” di suo padre. I genitori, si sa, sono sempre quanto mai imperfetti, ma alcuni usano i figli per non affrontare i propri demoni; sulle loro creature scaricano il proprio dolore e le proprie frustrazioni. Questa è la vera ed unica colpa di un genitore e di questa dovranno rendere conto prima o poi. Il padre di Marianna, non avendo ancora trovato sollievo nell’alcool in quegli anni lontani, sfogò tanta rabbia picchiando il figlio maschio, ma con Marianna agì la massima crudeltà: fece di lei il suo sostegno e, con estrema dedizione, fece in modo di impedirle sempre di esprimere sé stessa. Conficcò, come una lama affilatissima, la vergogna nel cuore di quella bambina, che non osò mai più essere libera e viva: un’ingiustizia si può vendicare, una colpa si può espiare, un limite si può superare, ma la vergogna ti inchioda ad essere sempre altro da te ed allora non hai scampo. Quella notte Marianna sognò di essere sola e reietta in un grande bosco; lontane sentiva le voci provenienti dal villaggio. Con il cuore pieno di lacrime, camminava alla ricerca di un posto dove potersi finalmente fermare. Sapeva che da qualche parte la aspettava un terribile Drago ed in mano stringeva un affilato pugnale: almeno in sogno aveva capito cosa doveva fare per guadagnarsi il proprio posto nel Mondo.


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Disegno Di Legge Pillon

NON SAREMO COME CI VOLETE! segue dalla prima

Passo dopo passo siamo uscite dall’ombra, cercando di affiancarci all’uomo ed ottenere uguali diritti sia nel campo sociale che nel lavoro, purtroppo però in questi ultimi tempi si è sentito parlare sovente del DDL Pillon, arrivato in Commissione Giustizia del Senato lo scorso settembre 2018. Il senatore leghista Sig. Simone Pillon (fortemente sostenuto dall’attuale Vice Presidente del Consiglio Sig. Matteo Salvini) ha firmato questo Disegno Di Legge che è stato ampiamente criticato su molti fronti, dando voce a decise proteste e mobilitazioni sulle principali piazze italiane da parte di numerose associazioni e dall’opposizione. Il DDL Pillon intende riformare il diritto di famiglia in caso di separazione dei genitori. In sintesi tale Disegno Di Legge prevede che in caso di separazione i figli dovranno trascorrere uguale tempo sia con la madre che con il padre, quindi ci saranno due domicili genitoriali. Scomparirà l’assegno di mantenimento poiché le spese saranno divise equamente fra le due parti. Prima di arrivare in Tribunale bisognerà obbligatoriamente affiancarsi ad un Mediatore Famigliare per un periodo massimo di sei mesi, al fine di diminuire il contenzioso e salvaguardare l’unità famigliare. La remunerazione di questo operatore, facendo eccezione per il primo incontro, sarà a TOTALE CARICIO DELLA COPPIA. Fin qui sembra tutto bene: equità, parità di diritti e di doveri. Peccato però che le separazioni non siano tutte uguali e vanno analizzate singolarmente; i bambini non sono pacchi postali da spostare dalla casa di un genitore all’altro, senza prendere in considerazione gli affetti e le volontà. Ben si sa che le donne sono svantaggiate poiché sovente percepiscono stipendi più bassi degli uomi-

ni, altre donne hanno investito tutto sulla famiglia e dopo il primo figlio hanno rinunciato al lavoro, altre lo hanno perso e quindi si troveranno a fare i conti senza l’assegno di mantenimento. Con questa Legge avranno diritto a percepire dalla controparte il rimborso delle spese sostenute previa presentazione di debita fattura. Solo in casi veramente disperati la donna senza risorse economiche avrà diritto ad un assegno di mantenimento per un breve periodo di tempo. Purtroppo un punto nevralgico di una separazione è sovente il lato economico, quindi molte donne e specialmente le meno abbienti si troveranno in grande difficoltà. Sarà sempre più sconfortante chiedere una separazione, molte si rassegneranno ad una vita di abusi e sottomissioni a causa dei troppi ostacoli, costi, burocrazia ed eventuali ricorsi, ma forse è proprio questo lo

scopo di questa Legge. In caso di separazione per violenza o abusi famigliari, i minori dovranno continuare a frequentare il genitore maltrattante finché non si arriverà ad una sentenza, il reato di maltrattamento sarà riconosciuto come tale solo se costante e quotidiano. Anche sull’aborto il senatore Pillon ha le idee chiare. Il suo obbiettivo da raggiungere nel tempo, sarà “aborti zero”, modificare/abolire la Legge 194 che garantisce il diritto all’interruzione di gravidanza, sostenere le maternità onde evitare l’estinzione degli Italiani che di questo passo potrebbe avvenire entro l’anno 2050. Più che determinato sulla sua posizione ha dichiarato che se ne avesse il potere offrirebbe somme “ingentissime” alle donne per dissuaderle ad interrompere la loro gravidanza in corso.

Questa, a mio parere, non sarebbe una felice soluzione poiché non sempre la scelta è dovuta a fattori economici ed inoltre questa alternativa potrebbe sfociare in risvolti perversi e puramente economici. Io sono una mamma ed una nonna felice, amo i bambini e penso che il dono della maternità sia la cosa più bella del mondo, il miracolo della vita è un evento unico e meraviglioso ma è giusto che una donna sia tutelata e libera di scegliere. Un aborto è pur sempre una sconfitta ed una scelta dolorosa qualsiasi sia il motivo per dover o voler rinunciare ad un figlio però ogni storia è soggettiva e va vissuta sulla propria pelle, ogni donna deve essere libera nell’autodeterminarsi. Se la Legge 194 venisse abolita si tornerebbe agli aborti clandestini eseguiti per i più abbienti in cliniche private nell’ombra e nel silenzio, mentre i meno abbienti sarebbero i più penalizzati dovendo magari ricorrere a personaggi senza scrupoli e poco professionali, mettendo a rischio la buona salute della donna che come già è accaduto nei tempi passati, prima della Legge 194, sovente ha pagato con la vita. Spero che tutte le donne, al di là di ogni credo politico si uniscano per dire NO! In questo modo torneremo indietro di cinquant’anni, si cerca di destabilizzare l’immagine della donna, di accantonarla, indebolirla, rendendola sempre meno autonoma. Non dobbiamo ridurci ad essere spettatrici ed accettare queste leggi assurde e medioevali, dobbiamo essere protagoniste del presente e del futuro per avere la giusta dignità ed il posto che ci spetta in questa società. Questo purtroppo … non so se sia un buon giorno!

Via Teatro, 2 - 12038 SAVIGLIANO (CN) - ITALIA Email:

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La Cooperativa Neuro di Racconigi punta sulla sostenibilità: energia e km zero

LE BUONE AZIONI

Una giornata di promozione organizzata per sensibilizzare i consumatori a cura di Pino Tebano

Quando si parla di sostenibilità ambientale è necessario analizzare una filiera che parte dal produttore e attraverso la distribuzione arriva sul banco del negozio dove i consumatori acquistano il prodotto. Alcuni elementi, di qualità e genuinità si deteriorano man mano che si allontanano dal posto di produzione ed è per questo che i prodotti freschi, più sono vicini al consumo, più mantengono le loro caratteristiche organolettiche e salutari, per questo il km zero per tutto ciò che è possibile, è la scelta che come consumatori dobbiamo fare. La Cooperativa Neuro “Il Mio Gigante” vuole puntare su questi valori e lo ha dimostrato, il 16 febbraio scorso, con una mattinata dedicata alla promozione di produzioni locali che sono vendute sui banchi del supermercato di Racconigi, nello specifico, latte e derivati anche se nella cooperativa si possono trovare, sempre prodotti localmente, dagli ortaggi ai salumi.

trasformati e che desse più conoscenza e garanzia al consumatore. Tra i produttori locali, e a loro va un apprezzamento per l’impegno e il lavoro che quotidianamente svolgono, ricordo il latte Tobia di Cascina Cascinette della famiglia Macchiorlati-Vignat e Ines Ghigo. Sull’etichetta trovate scritto il produttore, a garanzia che il latte è prodotto in quella stalla e non viene miscelato con quello di altri produttori. Altro produttore locale che non si può non conoscere è Antonio Copeta e le sue mozzarelle da Re con il suo laboratorio, completamente a vista, all’inizio del Borgo Macra. Poi il miele di Giulia Minero, Mi e le Api, da gustare

La cooperativa Neuro nasce nel 1972 su iniziativa di un gruppo di dipendenti del Neuro che si sono associati per ottenere vantaggi negli acquisti, quello che ai nostri giorni chiameremo “Gas”, Gruppo di Acquisto Solidale, e ottenere dai produttori un prezzo migliore sui prodotti perché acquistati in zona, direttamente e in quantità maggiori. Oggi lo chiamiamo km zero, ed è bello conoscere direttamente il produttore che ha la sua attività in Racconigi, in un’epoca in cui i cibi viaggiano da un capo all’altro del mondo e trovi pere che arrivano dall’Argentina e Arance dal Sudafrica. Sabato 16 febbraio abbiamo partecipato alla promozione della linea di prodotti “Piemunto”, marchio promosso dalla Regione Piemonte ed al quale aderiscono oltre 2000 produttori, che sono regolarmente sugli scaffali del punto vendita. Il logo contraddistingue latte, yogurt e formaggi sottoposti a stringenti controlli di qualità. Quel è il significato di questa linea di prodotti? L’assessore all’Agricoltura Giorgio Ferrero, intervenuto a Racconigi, ha dichiarato che la Regione ha immaginato “Piemunto” come uno strumento di promozione e valorizzazione del latte piemontese e dei suoi

ogni giorno. Mi sono soffermato solo sui produttori racconigesi presenti ma oltre 10 erano i produttori che hanno voluto far degustare la loro produzione di yogurt, formaggi, latte e gelati e che potete trovare in negozio. Come dicevo, analizzare la filiera di un prodotto, leggere l’etichetta ci dice molto sulla qualità, sostenibilità e remunerazione del produttore. Non dimentichiamo che il basso prezzo molte volte si scarica completamente sulla produzione in quanto la GDO (grande distribuzione organizzata) impone, a volte con doppia asta al ribasso, prezzi che non sono sufficienti a remunerare dignitosamente il lavoro che viene svolto per produrre il bene. Le ultime vicende con il latte di pecora dei pastori sardi e il basso prezzo offerto, al litro, dagli industriali è uno dei tanti esempi che conosciamo. Quando facciamo una scelta dobbiamo sapere che il lavoro deve essere regolarmente remunerato, che non ci sia sfruttamento di manodopera, quindi il prezzo può riflettere queste variabili. Vi invito a fare una statistica di tutto quello che spendete in un mese, in famiglia, per l’alimentazione. Gli studi fatti si attestano su di un 25-30% del reddito mensile; questo significa che risparmiare in questo settore non sposta di molto il budget familiare e ben altre sarebbero le rinunce da fare e nelle quali spendiamo la restante parte delle nostre risorse. Leggiamo con più attenzione le etichette, scegliamo

prodotti locali, di qualità e a noi vicini, quando possibile, e sosteniamo le produzioni locali che assicurano lavoro e benessere al territorio. Un altro fronte nel quale la Cooperativa ha voluto dare un contributo alla sostenibilità del punto vendita è stato la realizzazione di un impianto fotovoltaico da 34 kW , che permetterà di abbattere del 50% la bolletta elettrica e risparmiare Co2 immessa in atmosfera per un valore di 17 tonnellate annue. L’impianto è stato commissionato alla cooperativa Retenergie, ora E’ Nostra, dopo la fusione avvenuta il 27 dicembre dello scorso anno, ed è stato realizzato in poco più di un mese. Per l’occasione E’ Nostra, che oltre a produrre energia rinnovabile con propri impianti è anche un fornitore di energia elettrica 100% rinnovabile, offre ai soci e clienti della cooperativa Neuro “Il mio Gigante” una promozione, sconto del 5% per dodici mesi sul prezzo dell’energia, per cambiare fornitore di energia elettrica; è sufficiente ritirare alle casse il coupon appositamente predisposto, seguire le istruzioni e telefonare al numero verde o ai referenti locali della cooperativa. Per approfondimenti: http://www.ciacuneo.org/progetto-tobia-il-latte-akm-zero https://mozzarelladare.it https://it-it.facebook.com/Mieleapi16 https://www.enostra.it


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UNA LEGGE SULL’EUTANASIA?

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Un po’ di informazione e qualche riflessione sulla cosiddetta buona morte - 2 segue dalla prima

paziente non gli permetta di assumere autonomamente il farmaco, viene messo in condizione di farlo azionando con le labbra o altri movimenti un meccanismo che consente di iniettare il farmaco. Quindi il gesto “decisivo” è quello del paziente, mentre il medico non agisce direttamente per provocare la morte ma collabora al raggiungimento di tale risultato (ricovero in una struttura sanitaria adeguata, preparazione del farmaco, gestione tecnica e legale dopo la morte).

che modo a delimitare il campo di una materia che ho detto così “sensibile” e destinata perciò a suscitare un confronto acceso, giustificato, ma che spesso diventa pretestuoso e deformato. Per questo ritengo indispensabile, nel toccare questo argomento, precisare un punto di partenza fondamentale. Quando si parla di eutanasia si tocca un terreno concettualmente e lessicalmente scivoloso. Di cosa parliamo esattamente? Qui non interessa parlare di quella che può essere chiamata eutanasia collettivistica, cioè tutte quelle forme aberranti di eutanasia tragicamente sperimentate nella storia poste in essere per finalità di pseudo utilità pubblica, in forma collettiva e non consensualmente (come quella eugenetica, finalizzata a “migliorare la qualità della razza”; o quella “economica”, finalizzata a sollevare la società del peso di soggetti economicamente inutili; o quella criminale, finalizzata a liberare la società da individui socialmente pericolosi; e cosi via). Quello di cui mi occupo qui è l’insieme di comportamenti diretti a procurare la morte di una persona maggiorenne e capace di intendere e volere, la quale abbia espresso liberamente in modo chiaro ed univoco la volontà di porre fine alla propria vita. A partire da qui, è necessario chiarire le importanti differenze tra eutanasia attiva, eutanasia passiva, suicidio assistito. Nel caso della eutanasia attiva, il medico, su richiesta del paziente, assume un ruolo attivo e diretto nel provocare la morte del paziente, ad esempio somministrando personalmente una iniezione letale. Nel caso della eutanasia passiva, la morte è invece la conseguenza di un comportamento omissivo del medico che, sempre secondo la

volontà del paziente, sospende la somministrazione di cure necessarie per mantenerlo in vita. Qui rientriamo nell’ambito di situazioni regolate oggi in Italia dalla legge sul testamento biologico. Nel caso di quello che comunemente viene chiamato suicidio assistito il paziente, come nel caso di Fabo, chiede la collaborazione del medico per la prescrizione di un mix di farmaci atti a provocare la morte. Il medico però non interviene direttamente nella somministrazione del farmaco, che viene ingerito autonomamente dal paziente. Nei casi in cui la patologia del

La proposta di legge comprende tutte queste ipotesi, laddove stabilisce l'esclusione della responsabilità penale per il personale medico e sanitario che pratichi trattamenti che provochino la morte del paziente, nel rispetto delle condizioni descritte all’inizio di questo articolo. Non è mia intenzione entrare nel merito di una questione che per la complessità delle problematiche giuridiche, mediche, filosofiche, morali pone in gioco competenze diverse ed esige ben altro spazio che quello che qui vi è dedicato; tanto meno di prendere posizione, con il rischio di cadere nella trappola della semplificazione ideologica. Piuttosto fornire al lettore un primo quadro di riferimento e qualche informazione utile per comprendere meglio la questione, formarsi una opinione, trarne le conseguenze rispetto al dibattito che mi auguro dovrebbe aprirsi quando e se la proposta di legge fosse finalmente discussa. A questo fine può essere utile sapere qualcosa di più su come l’eutanasia è regolata e funziona fuori dell’Italia, in particolare in Svizzera, dato che, come ricordato nel primo articolo, non sono pochi gli italiani che seguono questa strada. Ne parlerò la prossima volta.


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Fabrizio De Andrè

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LA BUONA NOVELLA-7 a cura di Guido Piovano

Siamo ai piedi della croce di Gesù, ormai morente. Gesù non è solo, altre due croci sono al suo fianco: le croci di Tito e Dimaco, i due “ladroni”. Protagoniste del brano sono qui le tre madri dei crocifissi, anzi protagonista è il loro dolore, un dolore immenso, immagine del dolore che provano tutte le madri alla morte di un figlio.

TRE MADRI [Madre di Tito] "Tito, non sei figlio di Dio, ma c'è chi muore nel dirti addio". [Madre di Dimaco] "Dimaco, ignori chi fu tuo padre, ma più di te muore tua madre". [Le due madri] "Con troppe lacrime piangi, Maria,

solo l'immagine d'un'agonia: sai che alla vita, nel terzo giorno, il figlio tuo farà ritorno: lascia noi piangere, un po' più forte, chi non risorgerà più dalla morte". [Madre di Gesù] "Piango di lui ciò che mi è tolto, le braccia magre, la fronte, il volto, ogni sua vita che vive ancora,

Il commento Le madri di Tito e Dimaco esprimono in modo neanche troppo velato invidia nei confronti di Maria – Con troppe lacrime piangi Maria -, è vero che Gesù muore, ma è anche vero che egli risorgerà - sai che alla vita, nel terzo giorno,/il figlio tuo farà ritorno-. Le due donne quasi rivendicano un diritto - lascia noi piangere, un po' più forte,/chi non

che vedo spegnersi ora per ora.

ti chiama amore questa mia voce.

Figlio nel sangue, figlio nel cuore, e chi ti chiama - Nostro Signore -, nella fatica del tuo sorriso cerca un ritaglio di Paradiso.

Non fossi stato figlio di Dio t'avrei ancora per figlio mio".

Per me sei figlio, vita morente, ti portò cieco questo mio ventre, come nel grembo, e adesso in croce,

risorgerà più dalla morte". Ma qui la resurrezione non è nell’orizzonte di Maria, la quale piange l’uomo Gesù - Piango di lui ciò che mi è tolto,/le braccia magre, la fronte, il volto -. È una Maria molto umana - per me sei figlio, vita morente,/ti portò cieco questo mio ventre, - quella che quasi si abbandona ad un pensiero blasfemo - Non fossi stato figlio di Dio/t'avrei ancora per figlio mio-. Qui, come in tutta la Buona Novella, De André ci presenta una Maria donna, ancora assai lontana dall’essere “Madonna”.

DALLA BIBBIA UN PENSIERO ‘MODERNO’ Ho ricevuto in regalo “La Bibbia dell’ecologia-Riflessioni sulla cura del Creato”, un libro di Roberto Cavallo, Ed. Elledici. In esso, Cavallo, ampia esperienza in progetti ambientali nazionali e internazionali, legge il Primo Testamento alla ricerca di testimonianze in favore della cura del Creato, l’Ambiente. La spinta ecologica non è certo una novità dei nostri tempi, se il libro evidenzia come già 2000 anni fa si avvertisse la necessità di trovare un nuovo equilibrio sulla Terra. Si legge a pag. 222: “Proseguendo la lettura dei libri sapienziali si trovano altri riferimenti e suggerimenti alla necessità di comportarsi ‘secondo natura’ sapendo leggere le dinamiche degli elementi naturali. É infatti l’uomo con i suoi comportamenti che rischia di distruggersi con le proprie mani; e il riferimento ancora una volta non è all’individuo, ma alla specie. ‘Non rincorrete la morte / abbandonando la strada che porta alla vita./ Non distruggetevi con le vostre mani [...]. Ha creato le cose perché esistano; / le forze pre-

senti nel mondo sono per la vita / e non hanno in sé nessun germe di distruzione./ Sulla terra non sarà della morte l’ultima parola’. [Sapienza 1,12-14] É infatti nel senso di sopravvivenza della specie che va letta la frase «sulla terra non sarà della morte l’ultima parola», perché qualcosa di più grande sopravvive all’individuo. […] L’antropocentrismo ha indotto un pensiero errato, ovvero che il nostro comportamento sia di danno alla natura, al pianeta, sfociando in una presunzione che fa pensare che come l’uomo abbia creato il danno lo possa riparare. Non è così. La natura si protegge da sola, la Terra si salverà senza l’intervento dell’uomo. Il vero danno l’uomo lo crea a se stesso e se ad un certo punto l’uomo avrà superato il livello di tolleranza della natura, sarà la natura stessa, per difendersi e proteggersi, a creare le condizioni per eliminare l’uomo.” Dunque un pensiero antico e nel contempo molto ‘moderno’.

UNA FEDE LIBERA DA PREGIUDIZI Franco Barbero “Confessione di fede di un eretico”, pp. 188, 2018, Ed. Mille. L’opera raccoglie pensieri, esperienze e proposte scaturite dalla concretezza della vita e intende “documentare alcuni passaggi del fragile cammino di fede che ha sorretto la mia esistenza quotidiana […]. Negli anni di ministero ho cercato di imparare ad ascoltare le domande più che a fornire le risposte.”. Una rifles-

sione per lettori ancora capaci e desiderosi di cercare… Franco Barbero, nato a Savigliano il 24/02/1939, ordinato sacerdote cattolico nel 1963, nel 1973 ha fondato la Comunità cristiana di Base di Pinerolo. A causa delle sue critiche alla dottrina, alla liturgia e al magistero della Chiesa fu dimesso dallo stato clericale

nel 2003. La cristologia, le questioni di genere nella chiesa e le proposte di superare alcune formulazioni dogmatiche ufficiali, per riscoprire il messaggio originario del Vangelo, lo hanno sempre più unito a tutte le esperienze che credono fermamente e lavorano intensamente per una conversione del cristianesimo e di tutte le religioni. Esercita tuttora il ministero di animatore biblico.


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A VENTA PIESE VARDA

Incontri intergenerazionali, lezioni meravigliose di Grazia Liprandi - Rete Insegnareducando

Il pulmino parte presto stipato di bambini di 10 anni. Dopo alcune settimane di allenamento i venticinque vivacissimi ragazzini della 4C sono pronti per il debutto: canteranno agli anziani della casa di riposo i canti antichi, quelli dei bisnonni: “Vecchio scarpone”, “ Tintarella di luna”, “Maramao perché sei morto”... Eh sì, non possiamo pretendere che avvenga un vero incontro intergenerazionale se non ci prepariamo un po’. È capitato che alcuni gruppi di scolari andassero a cantare nelle case di riposo per gli anziani e si trovassero di fronte un pubblico di dormienti in sedia a rotelle. Una triste esperienza per i bambini! Ma non è facile coinvolgere nonnini ormai lontani da tutto... da casa loro, dai propri affetti, dai ricordi, persone che hanno iniziato a lasciare questo mondo a partire dall’interesse per le cose che li circondano. Bisogna toccare loro qualche corda emozionale, una canzone evocativa che appartiene alla memoria e alla gioventù. Ecco perché Giorgio, il nostro volontario esperto di musica, ha scelto una serie di canti antichi: sa che i nonni li cantano per automatismo e così facendo piano piano sciolgono la lingua e il cuore. Il cancello della casa di riposo si apre per accoglierci e il contrasto tra il vociare allegro dei piccoli cantori con l’assenza silenziosa dello sguardo degli anziani fa un certo effetto. Ma c’è Irma, l’educatrice che appare e abilmente cuce questi due opposti affinché le differenze si possano contaminare. Ci sistemiamo di fronte a 60 carrozzine e ... vai! I bambini un po’ intimoriti seguono la chitarra di Giorgio

mentre io mi improvviso come la Mariele dello Zecchino d’Oro affinché tirino fuori il meglio di sé e tutta la vivacità che li caratterizza. Qualcuno inizia ad accompagnarci con voci che vengono da un altro secolo, qualcun altro abbozza un passo di danza... invitiamo due bimbe a ballare davanti a tutti e poi a prendere per mano qualche nonnina, tra le poche che camminano da sole, per farle ballare con semplici girotondi. I bambini, si sa, sono meravigliosi per la loro carica di vita. Basta un nulla perché tutti si lancino in balli liberi mentre i canti si fanno più corali. Mani di bimbi che afferrano dita nodose, c’è chi saltella e chi strascica le pantofole in cerchi di vita che si incrociano e si confondono. Si sente un applauso, la vitalità genera allegria. Compaiono sorrisi tra le carrozzine e un ragazzo down, che fa parte degli ospiti diurni della casa, libera il ballerino che è in lui occupando la scena tra risate e applausi. Poi arriva Dino, 100 anni compiuti a settembre. Elegante e ben appoggiato al suo bastone, la voglia di raccontarsi che sprizza dagli occhi ancora vivi e luminosi. Non importa se è sordo come una campana. Irma lo sa e porta l’altoparlante: - Bambini, Dino vuole presentarsi a voi. È centenario sapete? Se avete qualche domanda o curiosità da chiedergli, lui è ben contento di rispondervi. Una mano si alza tra i bimbi: - Cosa facevi quando avevi la nostra età? E Dino, che per l’occasione s’è messo il fazzoletto al collo, come i vecchi vignaioli nei giorni di festa, comincia a narrare una vita intensa, così diversa da quella dei bimbi di oggi, ma così vera e vissuta che i piccoli lo sentono subito e stanno ad ascoltare senza fiatare: - Quando avevo la vostra età non andavo più a scuola perché dopo la terza elementare le classi alte non c’erano vicino a casa e poi bisognava lavorare per dare una mano a mamma e papà.

Così partivo a marzo con un piccolo fagotto e mi allontanavo da casa per fare il “servent” da una famiglia che in cambio mi dava da dormire e da mangiare, anche se da mangiare non ce n’era mai molto. Tornavo a casa solo a Natale e poi a marzo ripartivo. Io sono nato quando la prima guerra mondiale finiva, ma poi ho dovuto andar soldato e per 5 anni non sono più tornato a casa. Dopo tre anni a fare la guerra sono stato preso prigioniero e mandato in un campo di concentramento in Germania. Mi sono salvato perché chiedevano chi voleva lavorare e io dicevo sempre di sì. Così per un anno intero ho raccolto patate. E ho anche sempre e solo mangiato patate, ma almeno qualcosa ho mangiato. Poi mi hanno mandato in una fabbrica di armi. Un mio amico ha detto che non voleva costruire le armi per il nemico e così lo hanno picchiato tantissimo da fargli la faccia tutta nera... ah bambini! A VENTA PIESE VARDA ‘D NEN FÉ LA GUERA PERCHÉ LA GUERA A L’É BRUTA”. I bambini lo guardano, l’educatrice interviene: - Sapete cosa ha detto? Dino dice che in piemontese si capisce meglio. Ma voi avete capito? - SÌ!!!! - Risponde un coro di piccole voci che inizia a ripetere con mille inflessioni e storpiature “A VENTA PIESE VARDA”.

BISOGNA STARE IN GUARDIA, ATTENTI, PENSARCI BENE... SÌ, BISOGNA PROPRIO PENSARE BENE A CIÒ CHE SI FA, anche a scuola, tra di noi vero, bambini? È da questa frase, ormai diventata virale, ricuciamo in classe questa meravigliosa esperienza di apprendimento tra generazioni differenti che si incontrano per donarsi vicendevolmente qualcosa: vivacità in cambio di saggezza, allegria permutata con profondità, canzoni che regalano ricordi, domande che aiutano risposte. Se ci ricordassimo sempre che l’apprendimento è una cosa viva! Che nascono nuove conoscenze dall’incontro tra le proprie certezze e qualcosa di nuovo che un ALTRO ci porta! Se al posto dei libri ci fossero incontri...! Come si andrebbe più volentieri a scuola e quanto si potrebbe imparare di più! Don Milani, nella sperduta Barbiana, lo faceva sempre: ogni amico o passante che arrivava lassù, diventava occasione di apprendimento; le sue parole portavano qualcosa di nuovo per aprire gli occhi sul mondo che ci circonda, per confrontare il proprio sapere e imparare di più, un insegnamento a 360° che iniziava con quel MOTIVO OCCASIONALE che anche noi oggi a scuola dovremmo saper utilizzare

Insonnia in lutto per la scomparsa di una amica e collaboratrice

CARLA BURZIO: IL DONO DELL'EMPATIA Carla Burzio , Anna Maria Ferrara, il suo nome l’ho scoperto dopo tanti anni, ma per me, per tutti è sempre stata Carla Burzio. Un amico mi ha chiesto chi era, ed io ho risposto una “donna meravigliosa”, una grande “Maestra”. Aveva il dono dell’empatia, nel senso più profondo della parola. Gli scolari la adoravano, ogni mattina c’era un bacio per Carla, di ognuno seguiva non solo la vita scolastica ma anche la vicenda umana. Nei giovani aveva una fiducia immensa e continuava il suo rapporto con gli scolari anche quando finito il ciclo delle elementari andavano alle superiori ; andavano a trovarla e se l’occasione era la traduzione di una versione di latino, una lezione di sintassi, finiva sempre nel discorso della vita.

Carla è stata per me l’Amica, il rifugio delle pene, ma soprattutto la compagna di tanti percorsi. Devo a lei, al suo continuo coinvolgermi nella scoperta di cose nuove, la partecipazione al “De senectute”, una esperienza che ha lasciato segni e ricordi bellissimi. Carla amava i libri, erano la sua vita, ma non amava solo leggerli, voleva farli leggere a chi gli stava vicino, e per anni li ha raccontati ai lettori di Insonnia. Il suo rammarico più grande era di non riuscire a leggere tutti i libri della sua biblioteca… vorrei che ora potesse realizzare questo sogno e quello di ritrovare il “suo Vanni”! Anna


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Domenica 27 a Francavilla Fontana

ELEZIONE DEI CONSIGLIERI STRANIERI a cura di Anna Simonetti

Francavilla Fontana è un comune della provincia di Brindisi, ha una popolazione di 35.657 abitanti di cui poco più di 400 cittadini extracomunitari. L’elezione dei due Consiglieri Comunali Aggiunti è avvenuta ai sensi delle modifiche dello statuto comunale approvate nel 2016. Domenica 27 gennaio urne aperte a Francavilla Fontana per l’elezione dei due Consiglieri Stranieri aggiunti in rappresentanza della comunità dei cittadini stranieri extracomunitari residenti nel territorio comunale. I Consiglieri Stranieri avranno il diritto di partecipare e di prendere parola nelle sedute del Consiglio Comunale e nelle Commissioni permanenti. Avranno inoltre la possibilità di avanzare proposte che, se riconosciute meritevoli dalla Conferenza dei Capigruppo, possono costituire ordini del giorno su cui il Consiglio Comunale dovrà esprimersi. Le due figure elette non avranno diritto di voto, non concorreranno a formare il numero legale delle sedute ed eserciteranno il loro ruolo a titolo gratuito. La fase preelettorale si è conclusa con la presentazione di un’unica lista “Con voi per Francavilla” composta da Hadef Mohammed e Keita Mohammed. Hadef è nato in Algeria nel 1953, vive in Italia dal 1992 ed è residente a Francavilla Fontana dal 2000. Vive con la moglie e tre figli. La primogenita di 28 anni è laureata in Lingue. Il secondogenito è laureando in economia aziendale. Il più piccolo è iscritto alla facoltà di psicologia dell’Università di Torino. Hadef Mohammed è Imam presso la moschea di Latiano.

“Vivo a Francavilla da di più di 20 anni e per me l’integrazione è un dato acquisito – dichiara Hadef Mohammed – qui non mi è mancato mai niente e la città di Francavilla è sempre stata un luogo molto accogliente per me e la mia famiglia. Con la mia storia e la mia esperienza spero di poter contribuire alla diffusione di un’idea di integrazione reale”. Keita Mohamed è nato in Guinea nel 1998 ed è cresciuto in Costa d’Avorio. Keita arriva in Italia passando per il Burkina Faso, il Niger e la Libia, da dove si è imbarcato per raggiungere le coste pugliesi. Nel 2016 si trasferisce a Francavilla Fontana presso lo Sprar Baiti, dapprima ottiene la licenza media e successivamente si iscrive all’Istituto Tecnico Commerciale “Giovanni Calò” che ha frequentato con ottimi risul-

tati fino al quarto anno. Da aprile del 2018 è stabilmente impiegato presso una azienda leader del settore agroalimentare di Francavilla, ha affittato un appartamento, e spera di riuscire a diplomarsi nel più breve tempo possibile. “L’imminente elezione dei consiglieri stranieri – ha dichiarato il Presidente del Consiglio Comunale Domenico Attanasi – rappresenta uno straordinario esperimento civico ed un passo in avanti significativo sul fronte della civiltà, della tolleranza e della integrazione tra i popoli. In un’epoca contrassegnata da facile populismo, e in alcuni casi da vere e proprie spinte xenofobe, Francavilla intende dimostrare che la risposta ai fenomeni migratori deve essere ricercata in una responsabile regolamentazione dei processi di accoglienza ed integrazione

e non certo nel disumano respingimento, anche fisico, di uomini, donne e bambini in difficoltà. In altri termini, al cinismo e all’imbarbarimento dei comportamenti e dei costumi, la nostra Città vuole rispondere con la condivisione delle regole e delle responsabilità. Sono anche fermamente convinto che la Politica debba riappropriarsi del suo ruolo di guida e non limitarsi a fare proprie le pulsioni e gli istinti dell’opinione pubblica per mere ragioni di convenienza elettorale”. I 140 cittadini extracomunitari residenti a Francavilla Fontana da almeno 2 anni ed espressione di 10 diversi Paesi del Mondo chiamati al voto hanno eletto Keita Mohammed e Hadef Mohammed alla carica di Consiglieri Comunali Aggiunti: a Francavilla si apre una nuova pagina di storia fatta di inclusione e condivisione. “In un giorno simbolo della Memoria, quale il 27 gennaio, la Città di Francavilla Fontana risponde alle volgari aggressioni agli stranieri con uno straordinario messaggio di integrazione. – dichiara il Sindaco Antonello Denuzzo dopo le elezioni – Sono felicissimo per questo passo di civiltà della nostra città che si apre istituzionalmente all’ascolto di chi vive, lavora e contribuisce quotidianamente alla crescita di Francavilla.”


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STORIE DI DONNE ARTIGIANE DAL BANGLADESH di Chiara Reviglio

Il cosiddetto “fast fashion” è - secondo i dati dell'O.N.U. - la seconda industria al mondo per il consumo di acqua, produce il 20% delle acque di scarico e il 10% delle emissioni di gas serra globali. Inoltre, nei Paesi in via di Sviluppo, è un settore tristemente noto per la totale mancanza di sicurezza che produce ogni anno un numero elevato di incidenti mortali tra i lavoratori: nel 2017 in Bangladesh ben 426 persone sono morte, tra cui moltissime donne. Circa 36 milioni di persone lavorano in condizioni di schiavitù, soprattutto per marche occidentali. Nel Fair trade - Commercio equo e solidale - la filiera tessile coinvolge circa 20.000 artigiani di cui il 90% donne. Il loro ruolo è fondamentale in Paesi dove lavorare è un privilegio e le donne sono spesso vittime di violenze domestiche. Lavorare nell'Equosolidale significa potersi rendere indipendenti economicamente, avere stima di se stesse e accedere a programmi di prevenzione per la salute e a tutela della maternità, nonché pagare l'istruzione primaria ai propri figli. Dal 1973 opera in Bangladesh la CORR- THE JUTE WORKS, una cooperativa di artigiane tessitrici specializzate nella lavorazione della iuta, fondata per emancipare le lavoratrici delle zone rurali e migliorare la loro condizione economica e sociale. Oggi coinvolge ben 162 gruppi di artigiane, distribuiti in 16 province. Accanto all'attività di produzione la CORR persegue il miglioramento della vita dei villaggi, la formazione delle artigiane sulla gestione contabile e amministrativa della cooperativa e sulla protezione dell'ambiente. La iuta, infatti, è una fibra ecologica, economica, duttile e molto versatile. Purtroppo il suo consumo si è contratto fortemente a vantaggio dei prodotti sintetici e il prezzo della fibra è crollato. Se questo ha avuto un impatto negativo per molti artigiani, non è stato così per le artigiane di CORR che hanno potuto valorizzare il proprio ruolo grazie alla produzione artigianale. La iuta non si usa più per i sacchi di caffè o di zucchero, ma è la materia prima per eccellenza per la produzione di oggetti originali ed ecologici come i sacchetti per bomboniere o gli addobbi natalizi per l'albero. “È avvenuto un vero cambiamento – testimonia Sagarika Das – all'interno della nostra comunità, si è creato un mondo migliore, un altro vivere, specialmente per le donne artigiane. Inizialmente andavo nei villaggi e proponevo alle ragazze più povere o

a quelle che avevano dovuto abbandonare gli studi di lavorare per il Commercio equo e solidale. C'era una certa ritrosia anche da parte delle famiglie, che non erano contente di mandare le loro figlie a lavorare qui. Quando l'attività è cresciuta e i nostri lavori hanno cominciato ad essere apprezzati all'estero, le famiglie si sono convinte che questo lavoro garantiva un buon reddito e un posto sicuro e hanno cominciato a mandare qui le ragazze regolarmente. Dopo il matrimonio, le figlie si trasferivano nel villaggio del marito e si temeva che non sarebbero più venute; invece, nel giro di qualche mese, iniziarono a lavorare qui anche le sorelle del marito e poi anche le mogli dei figli. Il coinvolgimento e il supporto dei diversi componenti della famiglia garantiva anche maggior sicurezza alle ragazze. Questo è stato il cammino, questo il fair world che abbiamo creato nella nostra comunità”. “Ora siamo più forti! – afferma Abha Biswas. Prima i miei genitori, poi mio marito non davano importanza a quello che dicevo. Mi sono sposata

molto tardi , come altre, perché prima le famiglie sistemano i figli maschi e solo dopo possono pagare la dote per le femmine. Come me, molte donne prima di iniziare a lavorare non hanno nessun potere in famiglia, nemmeno le loro idee hanno valore, mentre poi cominciano ad essere rispettate, perché la fonte di reddito è anche una fonte di rispetto e potere in famiglia, ti dà la possibilità di prendere decisioni. Oggi vengo ascoltata dai membri della mia famiglia. Ora noi donne siamo più indipendenti, abbiamo più potere, siamo più forti. Non sto guadagnando tantissimo ma i soldi sono miei, non li do a mio marito, e tutto quello che faccio per i miei figli, lo posso fare con i miei soldi”. Per questo 8 marzo, allora, è bello ricordare una frase di Gandhi di buon auspicio per tutte le donne del mondo: “Se con forza intendiamo la forza bruta, allora senza dubbio la donna è meno bruta dell'uomo. Ma se con forza intendiamo l'energia morale, allora la donna è incommensurabilmente superiore”.

LA PALESTRA COGNITIVA: PROSEGUE L’ATTIVITÀ NEL 2019

Un servizio promosso dall’Associazione AMA a cura di Ama Carmagnola

Per affrontare i problemi legati ad un iniziale deficit cognitivo è presente sul territorio carmagnolese, presso i locali del C.I.S.A.31 , Via Cavalli 6, la palestra cognitiva, un servizio promosso dall’Associazione AMA , sezione distaccata di Carmagnola, nei giorni: martedì dalle 9 alle 11,30 e giovedì dalle 14 alle 17. A cosa serve la palestra cognitiva? La stimolazione cognitiva, svolta in gruppo, è un intervento che ha una buona efficacia terapeutica e può migliorare il funzionamento cognitivo della perso-

na con un deficit o una demenza lievemoderata: si sollecita la riattivazione della memoria, dell’attenzione, del linguaggio e della capacità di risolvere i problemi. Vengono prese in considerazione, per ogni persona partecipante alla palestra, le funzioni cognitive, la storia di vita, l’affettività, le emozioni, il comportamento ed anche, in alcuni casi, la consapevolezza di malattia ed i farmaci eventualmente assunti. Si tende a creare un clima di rispetto, di divertimento, attraverso buone rela-

zioni all’interno del gruppo: l’ambiente che si viene a creare nel gruppo fa sì che per i partecipanti sia un appuntamento settimanale piacevole. Con la conversazione le persone possono essere aiutate a rivedere e ricostruire il proprio presente e passato con continuità e coerenza e ad esprimere opinioni circa gli avvenimenti recenti e passati. Gli esercizi per la memoria, individuali o di gruppo, si realizzano anche con l’utilizzo del computer e vengono proposti da operatrici specializzate: una

psicoterapeuta ed un’animatrice. Come accedere alla palestra cognitiva? Il servizio può essere suggerito dal medico di famiglia, dai medici delle unità di valutazione geriatrica o Alzheimer, oppure si può accedervi direttamente, previo colloquio con le operatrici della palestra. Informazioni ed appuntamenti: presso la segreteria del CISA31: tel. 0119715208 il martedì dalle 9 alle 12 ed il giovedì dalle 14 alle 15,45. È prevista una tariffa di euro 3 orari a parziale copertura del costo del servizio.


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20 marzo 2019

della Felicità

di Anna Beltramino, Federica Dalmazzo, Ylenia Fiore - I Liceo Scientifico

Tutti noi vorremmo essere felici, ma che cosa è la felicità? Non è certo facile rispondere a questa domanda, perché essa è di difficile definizione e comunque soggettiva. Per i filosofi antichi la felicità consisteva nel perseguire il valore morale, cioè comportarsi in modo buono e giusto. Oggi, invece, prevale l’idea che essa coincida con la soddisfazione di desideri individuali, una condizione di benessere fisico, psicologico, economico; per alcuni uno stato d’animo di tale eccezionalità da essere necessariamente momentaneo, per altri una situazione esistenziale durevole, da ricercare in modo attivo; addirittura un diritto inalienabile sancito per legge, che compare già nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti del 1776. Proprio per ribadire concretamente questo diritto, l’Assemblea delle Nazioni Unite ha istituito nel 2012 la Giornata Internazionale della Felicità, scegliendo il 20 marzo in quanto coincide con l’equinozio di primavera. Tutti gli Stati sono invitati a celebrare la ricorrenza attraverso manifestazioni e attività educative. Ma in Italia siamo felici? Il “World Happiness Report”, una ricerca che monitora la “felicità” nel mondo, nel 2018 ci ha collocato al 47° posto in una classifica che vede sul podio la Finlandia, seguita da Norvegia e Danimarca. Nel nostro Paese i livelli più bassi di felicità arrivano dai Neet, persone di giovane età, under 30, che non studiano e non lavorano e sono in una condizione di inattività e disagio. Questo ci conferma che la felicità è rafforzata dal sentirsi attivi e dal

vedere il proprio tempo utilmente impiegato. Abbiamo cercato nella nostra classe di quindicenni riscontri ai risultati di questa indagine, e i pareri sono andati in direzioni diverse. Secondo Federica la felicità esiste. - Penso che questa Giornata Mondiale sia una bella idea per invogliare le persone a considerare la vita in maniera positiva, a vedere il “bicchiere mezzo pieno”, a non piangersi addosso e a costruire; credo che la felicità provenga dai piccoli gesti, dalla sensazione di essere utile agli altri, dalla consapevolezza di aver fatto quello che dovevo; non bisogna porsi obiettivi irraggiungibili, ma mete alla nostra portata. Per Anna la felicità non esiste. - Lo sosteneva già Leopardi quando diceva che il “Piacere è figlio d’affanno”, la felicità nasce dalla cessazione di un dolore, o, nella migliore delle ipotesi, dalla attesa di una gioia futura. Assurdo è celebrare una cosa così imponderabile a livello mondiale. Io mi accontento di piccole soddisfazioni quotidiane e di attimi di serenità, un bel voto, un successo sportivo, una festa con gli amici. Sicuramente per me la felicità non consiste esclusivamente nell’avere, come sembra ormai diffuso nel mondo occidentale. Se i miei sentimenti fos-

riali preferirei non essere felice. Per Ylenia nell’età adolescenziale si alternano momenti di gioia sconfinata a momenti in cui ti senti il mondo contro, e stai male, magari senza un perché. - Conosco molti amici che soffrono di attacchi di panico e crisi depressive. Molti, per curare questo loro male di vivere, ricorrono a farmaci o interventi psicologici, alcuni prendono strade sbagliate e si rifugiano nell’alcol o nella droga. Ma la sensazione di vuoto esistenziale resta. Una condizione che Martina Attili ha raccontato nel suo ascoltatissimo “Cherofobia”, letteralmente,” la paura di essere felici” che porta ad un’indifferenza più totale verso la vita, seguita da una esasperata voglia di evasione. È una angoscia che, allo stesso tempo, cerca un appiglio, qualcuno a cui aggrapparsi, con cui sentirsi al sicuro. Martina scrive nel suo testo “Il mio cuore è come un fiore, crede ancora nel bene, non sa che i petali cadranno tutti insieme”. Il problema è che non sempre troviamo intorno a noi punti di riferimento, immersi in una società frenetica e superficiale, che ci dà molto in termini materiali, ma non ha tempo per noi.


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dell’acqua Istituto “Arimondi-Eula” - Classe III E CAT

Non solo l’acqua è l’origine della vita, ma è la componente principale degli organismi viventi, siano essi esseri umani, animali o piante. Il nostro corpo ne è composto per il 60%, e la superficie della Terra è ricoperta per un’elevata percentuale da tale sostanza. Tuttavia, solo una piccola quantità del totale può essere utilizzata per soddisfare le esigenze degli esseri viventi, poiché circa il 97% appartiene a mari ed oceani, ed è quindi salata. Le immagini che giungono dallo spazio indicano la presenza di un’immensa distesa di blu, talmente vasta da identificare la Terra come “ il pianeta azzurro ’’. L’acqua non è equamente distribuita. In certi Paesi è talmente abbondante, che viene utilizzata come risorsa per produrre energia. In altri invece scarseggia, e le popolazioni, per sopravvivere, devono percorrere chilometri per approvvigionarsi. Per loro l’acqua rappresenta una risorsa ancora più preziosa, per la quale, molto spesso, in certe

zone ci si abbandona a scontri tra Paesi. Talvolta essa viene razionata in alcune regioni, per indurre la popolazione a piegarsi al volere dei dittatori, come nel caso del Venezuela, tristemente noto alle cronache. Qualcuno potrebbe interrogarsi sul motivo per cui si debba dedicare una giornata internazionale all’acqua. La verità è che tale risorsa è spesso, nelle zone ricche di questo bene, data troppo per scontata e considerata un’ovvietà. Per questo frequentemente ci si abbandona a consumi smodati o a veri e propri sprechi, quando basterebbero semplici accorgimenti per ridurli. La responsabilità dell’uomo nel progressivo impoverimento di acqua è ravvisabile anche nell’inquinamento, che provoca il surriscaldamento globale dovuto all’assottigliarsi dello strato d’ozono dell’atmosfera. Ciò porta ad un costante inaridimento di vaste zone del pianeta ed anche allo scioglimento dei ghiacciai (anch’essi enormi riserve di acqua). Senza parlare poi delle sostanze chimiche rilasciate impunemente da alcune aziende, industriali e agricole, che inquinano corsi d’acqua e falde acquifere. Queste problematiche non solo compromettono la vita umana, ma anche la presenza di numerose specie animali e vegetali. E tutto ciò riguarda sia l’acqua dolce, che quella salata. Tutti abbiamo impresse nella mente le immagini degli ‘’ atolli ‘’ di plastica formatisi a causa di vorticose correnti, presenti negli oceani, che hanno raccolto rifiuti di plastica (notoriamente poco deperibili) presenti nei mari. Le frequenti perdite di petrolio e di altre sostanze

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nocive hanno avvelenato diverse specie della fauna ittica, già provata dal cambiamento di temperatura dell’acqua. A farne le spese, a causa della superficialità e della mancata consapevolezza, sarà nuovamente l’uomo, che ha il dovere di preservare l’ecosistema per le generazioni future, limitando l’inquinamento e gli sprechi. Per quanto concerne quest’ultimo proposito, tutti noi possiamo attuare piccoli ma significativi accorgimenti quotidiani: mettere in funzione la lavatrice e la lavastoviglie solo a carico pieno, non fare scorrere l’acqua durante il lavaggio di cibi o piatti, utilizzare l’acqua della pasta per lavare i piatti. Anche raccogliere quella piovana può risultare molto utile. Essendo acqua dolce, può essere utilizzata in seguito per irrigare ed annaffiare il giardino, o per lavare, senza utilizzare l’acqua dell’acquedotto. Si è anche fatto ricorso alla tecnologia ad alla scienza per creare macchinari in grado di trasformare il vapore acqueo presente in atmosfera in liquido, oppure capaci di drenare le impurità delle piogge, in modo tale da renderle utilizzabili. Esiste anche un modo per desalinizzare le acque salate. Tuttavia il costo di questa tecnica è molto elevato, e non può dunque essere applicata su vasta scala. Bisogna dunque rispettare l’acqua, poiché ognuno è ancorato ad essa. Così come può essere fonte di salvezza (anche in poesia è sempre metafora della vita), il suo esaurirsi può rappresentare la nostra fine.

21 MARZO: MEMORIA E IMPEGNO

Padova, piazza principale della XXIV Giornata della Memoria e dell'Impegno Ogni anno dal 1996, Libera celebra il 21 marzo, primo giorno di primavera, la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare da nessuno il suo nome. Un dolo-

re che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome. Quest' anno sarà Padova la “piazza” principale, ma simultaneamente, in migliaia di luoghi d’Italia, dell’Europa e dell’America Latina, dove la Giornata della Memoria e dell’Impegno verrà vissuta attraverso la lettura dei nomi delle vittime e, di seguito, con momenti di riflessione e approfondimento. Partecipa, scegli o organizza anche tu un luogo di memoria. Insieme, il 21 marzo per una comunità solidale e corresponsabile, che faccia del “noi” non solo una parola, ma un crocevia di bisogni, desideri e speranze.


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2 febbraio: anche Racconigi R-esiste

GLI INTERVENTI DEI GRUPPI E DELLE ASSOCIAZIONI a cura di Guido Piovano

Giacomo Castagnotto per il comitato dei gruppi e delle associazioni aderenti al progetto “L’Italia che resiste” ricorda che “Siamo qui oggi in piazza per far sentire una voce contraria, la nostra voce, una voce differente a quella piena di razzismo e cattiveria che sentiamo ormai ogni giorno quando si parla di migranti e di sicurezza”, cita Norbert Zongo – il giornalista assassinato nel 1998 in Burkina Faso: ‘Il peggio non è la cattiveria dei cattivi, ma il silenzio dei giusti’ e aggiunge “Noi non pretendiamo di essere ‘giusti’, semplicemente pensiamo che sia giunto il momento di metterci la faccia, di far sentire che non tutti i cittadini la pensano allo stesso modo”. Ricorda poi che “Questa manifestazione nasce pochi giorni dopo il giorno della memoria come reazione spontanea di un gruppo di cittadini impegnati nel sociale…, perché non vogliamo essere come quelli che in tempo di guerra hanno fatto finta di non vedere quello che stava accadendo”. Castagnotto enuncia ancora gli obiettivi del comitato: “Vogliamo che non vengano interrotti i percorsi di assistenza e di integrazione. Vogliamo che i bambini restino a scuola con i loro amici. Vogliamo continuare a credere nei valori di accoglienza e di convivenza civile…”. E conclude, con Padre Alex Zanottelli “Il Decreto Sicurezza è in netta contraddizione con i principi della nostra Costituzione, una legge repressiva anche nei confronti degli italiani, che prevede per i migranti l’abolizione della protezione umanitaria, il raddoppio dei tempi di trattenimento nei Centri per il Rimpatrio (CPR), lo smantellamento dei centri SPRAR (Sistema per i richiedenti asilo e rifugiati) affidati ai Comuni (un’esperienza ammirata a livello internazionale, per non parlare di Riace), la soppressione dell’iscrizione anagrafica con pesanti e concrete conseguenze, l’esclusione all’iscrizione del servizio sanitario nazionale, la revoca di cittadinanza per reati gravi, il diniego del diritto d’asilo per i migranti…. degrada la persona dei migranti e crea due classi di cittadini, rendendo lo ‘straniero’ una minaccia, un nemico… crea l’apartheid giuridica e reale. […] Così entro il 2020 si prevedono oltre 130.000 irregolari per strada e gli irregolari verranno rinchiusi nei nuovi lager, i CPR. A questi verrà ingiunto, entro sette giorni, di ritornare nei loro Paesi. Ma né i migranti né il governo hanno i mezzi per farlo. Così rimarranno in Italia, mano d’opera a basso prezzo per il caporalato del nord e del sud”. In conclusione, come obiettivo immediato, Castagnotto cita “vogliamo chiedere anche al nostro Comune di esprimersi contro questo

Decreto, con un apposito ordine del giorno da votare in Consiglio Comunale. Lo dobbiamo ai nostri cittadini, lo dobbiamo per le tante esperienze positive di integrazione che sono state realizzate nella nostra cittadina. Integrazione che è passata attraverso l’ospitalità in strutture, ospitalità nelle famiglie, inserimento lavorativo delle persone richiedenti asilo. Speriamo che l’Amministrazione prenda posizione rispetto alla difesa dei diritti umani, perché è importante che non perdiamo la bussola. RESTIAMO UMANI”. Marco Mucaria, per “Voci Erranti” è il primo a metterci la faccia: “Il male che si abbatte su tutti avviene perché la massa degli uomini abdica alla propria volontà. Tra l’assenza e l’indifferenza poche mani non sorvegliate da alcun controllo tessono la tela della vita collettiva. E la massa lo ignora, non se ne preoccupa e allora sembra che sia la fatalità a travolgere tutto e tutti. Sono partigiano, perciò odio chi non parteggia, chi non sta da nessuna parte, odio gli indifferenti”. Al termine, Amela del laboratorio teatrale di Voci Erranti, legge un passo tratto dal discorso che la senatrice Liliana Segre, deportata ad Auschwitz il 30 gennaio 1944 quando aveva 13 anni, fece alla Scala di Milano in occasione della Giornata della Memoria ‘Io sono stata una clandestina con le carte false, sono stata una clandestina richiedente asilo. E so cosa vuol dire essere nella terra di nessuno quando nessuno ti vuole […] L’ufficiale svizzero-tedesco che ci esaminò ci guardò con disprezzo e disse ‘non è vero che nel nostro paese siete perseguitati, la Svizzera è piccola, non c’è più posto per nessuno’. E ci rimandò indietro’. Pierfranco Occelli per l’ANPI, detto del rischio di ritrovarci col Decreto Sicurezza come si trovarono gli ebrei nel settembre ‘43, con qualche scolaro che “a un certo punto non trovò più vicino a sé il proprio compagno di banco” e del rischio di trovarci in una futura Giornata della Memoria a “ricordare chi è caduto in mare”, afferma che l’Associazione Nazionale Partigiani difende la Costituzione che non prevede leggi speciali e lavora a che “le leggi siano uguali per tutti, italiani e stranieri”. Francesca Gala per Legambiente afferma con forza che “non ci si può occupare di ambiente se prima non ci si occupa delle persone”. Anna Maria Olivero per Solare Collettivo Onlus sottolinea di condividere il discorso odierno che “ci sembra molto molto importante”. Per il direttivo dell’Associazione Mario Riu di Caramagna, Dario Colombano sottolinea l’importanza per i giovani di tenersi informati e

smentire tutte le falsità che vengono lette e scritte, mentre Giacomino Rosso ricorda che tra i premi che l’Associazione consegna annualmente ce n’è uno specifico per una tesi sull’accoglienza rivolto a studenti universitari. Marco per l’Associazione Scout Racconigi 1-Agesci Piemonte dichiara che compito dell’associazione è “promuovere la solidarietà e l’accoglienza attraverso l’attività educativa rivolta ai bambini e ai giovani”, esprime la preoccupazione che per effetto del Decreto Sicurezza vada a rischio la sicurezza per tutti, italiani e stranieri e ricorda le preoccupazioni che hanno indotto molte amministrazioni comunali ad iniziative di disobbedienza civile. E conclude “Ciò che differenzia l’uomo dagli animali è che noi umani proviamo emozioni, chi è in difficoltà, il debole, noi per la nostra natura di uomini cerchiamo di aiutarlo”. Lucia Macchiorlatti per il Fondo di Solidarietà di Racconigi auspica che in futuro non si

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debba più manifestare, non esista più il ‘clandestino’ ed esistano i ‘Cittadini del Mondo’. Adriano Tosello per Tosello Lista Civica, ammirato dai colori della locandina della manifestazione, lancia un accorato appello “Liberiamo i colori e riprendiamoci l’arcobaleno… dicendo no a chi vuole colorare il mondo di un colore solo[…] Abbiamo la libertà, difendiamola, promuoviamola, curiamola per noi stessi, per le persone che amiamo, anche per quelle che non amiamo abbastanza, per tutta l’umanità”. Silvana Gallo per Mandacarù-Commercio Equo e solidale. Altrettanto accorato è il suo appello: “Cerchiamo di restituire valore umano all’economia sapendo che dietro ogni prodotto c’è una storia e ricordiamo che senza ciò che ci hanno portato in dono i tanti incontri tra culture, Africa, Sudamerica, Asia Estremo-Orientale, noi saremmo senza caffè, senza the, senza cioccolato, senza un sacco di cose che rendono buona la nostra vita”. Maria Teresa Bono per l’AVO dichiara di condividere l’evento ed auspica “umanità verso tutti: giovani, anziani, bisognosi. Tutti.” Guido Piovano, per l’Associazione Insonnia dice: “Aderiamo alla manifestazione in primo luogo per un moto del cuore, un senso di ribellione, incapaci di sopportare oltre le palesi e ripetute violazioni delle più elementari prassi di umanità, giustizia e solidarietà” e in secondo luogo per “una considerazione che dalla recente giornata della memoria ha preso via via corpo nei nostri ragionamenti e nel nostro sentire… Come non considerare che ci si trovò nel fascismo del ventennio scivolando in esso lentamente, incapaci di cogliere appieno i tanti segnali? Come non vedere che, in un secondo momento, si arrivò alle deportazioni, ai campi di sterminio, lentamente, incapaci di cogliere giorno dopo giorno i segnali di antisemitismo sempre più frequenti e drammatici? E oggi? Oggi, anche se il rischio non fosse quello di un

nuovo fascismo, rischia però di essere quello di scivolare lentamente, ma neanche troppo, in una società che perde i propri riferimenti fondanti, una società nella quale i valori umani, i diritti umani, non più praticati, sono offuscati e dimenticati, una società non più solidale, un’Italia di indifferenti e complici. E allora siamo qui per affermare che s’è passato il limite, che non se ne può più; siamo qui per dire BASTA. E allora BASTA! Basta ai porti chiusi, basta al muro Mediterraneo. Basta a tutti i muri, basta a quel motto gretto e discriminatorio che è “PRIMA GLI ITALIANI”, a favore di un “PRIMA L'UOMO”. Prima la volontà di essere un’umanità solidale che guarda all'accoglienza come al primo tassello della propria fondazione, della fondazione di una società civile fatta di UGUALI. Allora l’accoglienza sarà una prassi arricchente, capace di contribuire alla costruzione di una società aperta, dinamica, pluralista, in una parola, LIBERA. Non c'è libertà senza giustizia”. Marilisa Rosso per Mai+Sole ricorda qual è la ragione di essere dell’Associazione “Noi aiutiamo le donne di ogni credo e di ogni nazionalità”. Giannino Marzola, preside dell’Istituto Comprensivo “B. Muzzone” di Racconigi si dichiara molto felice che l’Istituto sia rappresentato da molti insegnanti. “Perché nel processo di integrazione, inclusione e accoglienza nel quale crediamo, la scuola è in prima linea. Ha il compito di prendere i bambini, e anche gli adulti, e insegnare loro la nostra lingua, dare loro gli strumenti”. E ricorda che come diceva don Milani ‘È la lingua che rende uguali’. “Ricordiamo che le leggi di Norimberga in Germania e le leggi razziali in Italia furono varate legalmente secondo gli Statuti e le Costituzioni dell’epoca, così come vengono approvate oggi queste leggi. Oggi sappiamo che ad alcune leggi dobbiamo

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disobbedire; bisogna avere il coraggio di dire no, ‘no, a quella legge non obbedisco’, la persona che lo afferma allora ci rappresenta tutti. L'ha fatto il sindaco di Palermo quando ha iscritto all'anagrafe del Comune di Palermo quattro cittadini che erano arrivati in Sicilia, ha firmato lui, se n’è assunta la responsabilità. Abbiamo bisogno di persone che se ne assumono la responsabilità. Dire ‘no, non ci sto’. Farlo in maniera civile, non violenta. Come dice Camilleri ‘Non nel mio nome’, non è nel nostro nome questa politica di chiusura”. E Marzola chiude con una nota di speranza “Anche questo governo passerà. Teniamo la fiaccola accesa”. Bangura e Bamba, che Anna Simonetti presenta come “Due che potrebbero essere i prossimi clandestini, vittime del Decreto Sicurezza”, dicono “Siamo emozionati nel vedere tanta gente che si impegna per noi. Vedere tanta umanità, ci fa piacere perché ci fa male sentirci discriminati. Ringrazio Dio, tutti, oggi è una cosa grande e speriamo non ci sia più bisogno di altre manifestazioni come questa”. Mario Rossetti, una voce da un pensionato: “Da tanto tempo a Racconigi non si organizzava una cosa come questa, ringrazio per questo gli organizzatori. In giro vedo più indifferenza; c’è come un vuoto. Così crescono i Salvini, i Di Maio. Oggi qui c'è una società che si ribella. Pensiamo all'indifferenza e diamo spazio alla protesta”. Gaye Yaya che abita a Racconigi da 14 anni dice “Ho comprato casa qui, ho potuto lavorare, essere tranquillo e farmi una famiglia. Vado a dormire a casa mia, come voi. Quelli che vengono qua vengono per fare la loro vita, per coltivare il loro sogno. Come tutti. Se mi incontri per strada non puoi sapere cosa penso; se mi chiedi, lo puoi sapere. Bisogna conoscersi. Grazie”. Mamadou per la Cooperativa Sociale “Insieme a voi” che si occupa di accoglienza “Rac-

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Restiamo umani di Zanza Rino

Chi l’avrebbe detto! Piazza Castello bianca di neve. Pesanti fiocchi nell’aria. Cosa aspettarsi dai racconigesi? Che se ne stiano al calduccio in casa… è normale. E invece… eccoli lì… stretti stretti sotto i portici del palazzo comuna-

le. Non pochi, bisogna riconoscerlo, visto il contesto meteo. Circa 180 persone. Vecchi e giovani. Comuni cittadini, esponenti di quasi una trentina di associazioni, movimenti politici, organizzazioni racconigesi. Ci sono anche loro: i migranti che vivono nella nostra cittadina. Non pochi, vista l’atmosfera generale. E già… perché queste persone erano lì per testimoniare che loro ci sono… non si girano da un’altra parte… vogliono restare umani. Non è che non vedono gli italiani che stanno male. Non è che non vedono i problemi di una immigrazione incontrollata. Non è che non rispettino chi pensa di esercitare la propria solidarietà in altri modi. Semplicemente

credono che tutti sono umani, anche quelli che fuggono dalla povertà e dalla guerra, che hanno patito violenze e torture in Libia, e magari dopo tutto questo sono costretti a restare per giorni su una nave davanti alle coste italiane. In tanti hanno parlato. Poche parole per testimoniare presenza e solidarietà. E poi una catena umana che si è simbolicamente stretta intorno al palazzo comunale. Con un po’ di difficoltà a chiudere il cerchio, il freddo ha richiesto il suo tributo e qualcuno ha resistito finché poteva e poi se ne è andato a casa. C’erano ancora circa 140 persone, 140 maglie della catena umana che alla fine, nonostante tutto, è riuscita a chiudersi. Qualche ma-

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glia in più avrebbe reso le cose più facili e anche simbolicamente ancora più significativa. Qualche maglia in più. Ma il sindaco non c’era, il vicesindaco non c’era, i rappresentanti dell’istituzione comunale non c’erano. Peccato. Ci sono sempre, giustamente ci sono in tante manifestazioni pubbliche. Questa volta no. Forse avevano altri impegni… tutti quanti. Forse se ne sono dimenticati. Forse hanno altre priorità. Forse l’hanno ritenuta una scelta poco popolare. Avranno avuto senz’altro le loro ragioni. Peccato. Ma c’è sempre tempo per fare la propria parte.


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conigi ha resistito, sono soddisfatto. Ho fatto 10 anni qui, sono contento perché oggi ho visto la crema dell'accoglienza di Racconigi e vi dico grazie, grazie. Il decreto complicherà la vita di tutti, diventerà pesante vivere, costringerà a vivere da clandestini”. E conclude “Quando la forza diventa legge, la resistenza diventa un dovere”. Giorgio Tuninetti per la Sinistra Racconigese: “Bisogna tornare in piazza perché il governo sappia che esiste un controllo democratico. ‘Io ho avuto

un'investitura popolare dal voto e allora faccio quello che voglio’. No, non va bene. Ma bisogna poi passare a un secondo momento, costruire un movimento forte contro l'indifferenza. Le cose in politica non passano per caso. Passano perché qualcuno ci lavora con pazienza e volontà. Bisogna combattere l'indifferenza contro lo sfruttamento economico. Smettiamola di rubare al terzo mondo. Difendiamo l'umanità, la solidarietà, la democrazia”.

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Associazioni che hanno aderito e presenti alla manifestazione “RACCONIGI CHE RESISTE" - Insonnia; - Solare Collettivo Onlus; - Centro Carlo Alberto; - Circolo PD “Marinetti- Longagnani”; - Associazione Mario Riu; - ANPI-Associazione Partigiani d’Italia; - Progetto Cantoregi; - Mandacarù-Commercio equo; - Sinistra Italiana Cuneo; - Sinistra Racconigese; - Fondo di Solidarietà Racconigi; - Avo-Associazione Volontari Ospedalieri; - Associazione “La Torre” di Caramagna; - Associazione “Mai + Sole” di Savigliano; - “I colori della vita”; - Shisei Aikido sezione di Racconigi; - Voci Erranti; - Semi di baobab (Matteo Mondino); - Istituto Comprensivo “B. Muzzone” Racconigi; - Legambiente; - Lista Civica “Tosello”; - Lista Civica “Racconigi Città viva”; - Chiesa Valdese; - Compagnia dialettale Piemontèis “El fürnel”; . Gruppo Scout Racconigi 1; - Cooperativa Sociale “Insieme a voi”.

L’Italia che resiste

Avanti a piccoli passi… senza fermarci a cura della redazione di Insonnia

La riuscita manifestazione del 2 febbraio davanti al palazzo comunale di Racconigi ha avuto un seguito il 21 febbraio presso la sede di Insonnia. Un incontro affollato a cui hanno partecipato esponenti di associazioni, di movimenti e singoli cittadini che condividono i valori di accoglienza e di convivenza civile compromessi dal cosiddetto decreto sicurezza. Persone che, pur avendo un denominatore comune, sono espressione di percorsi e sensibilità diverse. In effetti durante la serata si sono dette tante cose, si sono espressi approcci diversi e priorità diverse, ognuno dei presenti, che sia intervenuto oppure no, si sarà riconosciuto di più in certi punti di vista e meno in altri. Questo non è un limite, al contrario, è una ricchezza da valorizzare. Ci sono almeno tre aspetti particolarmente positivi:

- la presenza e il coinvolgimento dei responsabili della Cooperativa Liberi Tutti assicura un saldo aggancio ad un approccio pragmatico e competente; - evitato il rischio che il tutto si concludesse con un nulla di fatto, abbiamo cominciato a porre le basi per lo sviluppo di un lavoro partecipato e condiviso; - dalla diversità possiamo trarre la nostra forza, se si salvaguardano le specificità e le competenze di ognuno, nel senso che ognuno può portare un proprio valore aggiunto in un percorso che coinvolga tutti. Dagli interventi della serata emergono indicativamente alcune linee di lavoro possibili: - costruzione e stabilizzazione di una rete sul territorio che coinvolga per quanto possibile istituzioni, associazioni, singoli; - individuazione passo per passo

dei bisogni concreti di sostegno ai migranti e organizzazione operativa delle azioni utili a soddisfare, quando possibile, questi bisogni; - organizzazione di una strategia efficace di comunicazione per veicolare sotto il profilo informativo, culturale e politico le azioni e la visione del gruppo. Ognuna di queste possibili linee va riempita di contenuti e può essere portata avanti in base alla disponibilità, alle sensibilità e alle competenze dei componenti del gruppo e delle associazioni / organizzazioni coinvolte. In parole povere: non è necessario che tutti si occupino di tutto, e neppure che tutti nella stessa misura siano convinti della loro importanza. Molto più semplicemente ognuno può fare la parte in cui meglio pensa di poter dare un contributo. Detto ancora in un altro modo: le diversità non devono essere causa

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di impoverimento (anche numerico) del gruppo, ma occasione per allargarlo e rendere la sua azione più efficace. E intanto è stata fissata una nuova scadenza. Per definire i prossimi passi ci incontreremo il 14 marzo alle ore 20.30 nella sede della Cooperativa Liberi Tutti (ex albergo Carlo Alberto). La partecipazione è aperta a tutti coloro che pensano di poter dare un proprio contributo, di qualsiasi tipo. Restiamo Umani!

Comitato RACCONIGI CHE RESISTE 14 marzo alle ore 20.30 nella sede della Cooperativa Liberi Tutti (ex albergo Carlo Alberto)


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EMOZIONIAMOCI

di Marisa, Ornella, Celeste e Mariateresa operatori di Alambicco

Quest’anno alla scuola dell’infanzia Salvo D’acquisto di Racconigi abbiamo affrontato le emozioni. Parlare, riconoscere e sperimentare le emozioni è un percorso tanto affascinante quanto complesso, soprattutto se lo si fa con bambini di 4 o 5 anni. Come sempre il nostro veicolo privilegiato sono le fiabe, che permettono ai bambini di immedesimarsi con facilità in quello che provano i protagonisti e di potersi confrontare e riconoscere. Spesso si tende a far sì che i bambini non provino emozioni sgradevoli, ma anche un po’ di paura aiuta a non mettersi troppo nei guai o un piccolo dolore ci aiuta a capire come superarlo. Nessuno è immune alle emozioni, anzi sono proprio quelle (belle e brutte) che danno un senso alla nostra esistenza, ed è per questo che è importante che i bambini imparino a riconoscerle fin da piccoli, temiamo meno quello che conosciamo e soprattutto possiamo affrontarlo. Nei nostri incontri attraverso le avventure di gaietto, lacrimoso, tremolino e scatto siamo passati dalla gioia alla tristezza, dalla paura alla rabbia e ogni volta abbiamo cercato insieme una strategia per affrontare e arginare le emozioni più fastidiose, sempre riconoscendole e soprattutto, permettendo loro di venir fuori. Ed è questo, permettere ai bambini di manifestare tutte le proprie emozioni e il proprio sentire più in generale aiuterà questi bambini a costruire nel tempo la propria personalità e a crescere in sintonia con gli altri: riconoscere le proprie emozioni ci permette di comprendere e accettare anche quelle degli altri. In questo percorso si è inserito un ulteriore aspetto: affrontare e comprendere le proprie emozioni nel confronti della disabilità: per i

Cin

Cinema LA FAVORITA

di Cecilia Siccardi Gran Bretagna, 1706. Sul trono siede la regina Anna, donna dalle molte fragilità, con problemi di salute e dal carattere

Lib

Libri di Michela Umbaca

“Madame Michel ha l’eleganza del riccio: fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti”. L’eleganza del riccio, il romanzo

bambini è tutto più normale e semplice, ma una grande carrozzina può all’inizio incutere un po’ di paura e un verso strano può incuriosire ma anche destare qualche timore. Sapere che anche Giulia ha le tue stesse paure o che Ale ama le cose che ami tu ti permette di capire che quella

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differenza è solo esteriore e come sempre, la conoscenza avvicina. Nell’ultima giornata abbiamo costruito un dado con i personaggi delle nostre storie, un gioco da fare a casa con i propri genitori, nonni, fratelli; ogni faccia rappresenta un personaggio e un’emozione da raccontare e da farsi raccontare, perché anche le mamme e i papà hanno bisogno di dire ai propri figli come si sentono e cosa li rende felici o li fa arrabbiare, perché conoscersi un po’ di più non fa mai male.

• versamento presso l’Ufficio Postale sul c.c.p. n° 000003828255 • bonifico bancario intestato ad “Associazione Culturale Insonnia”, Piazza Vittorio Emanuele II, 1 codice IBAN: IT77 Q076 0110 2000 0000 3828 255 • contanti nelle mani di un redattore che conosci o presso il banchetto di Insonnia quando ci vedrai in piazza al mercato del giovedì o del sabato.

imprevedibile e capriccioso. Non sembra particolarmente interessata ai problemi politici, né tantomeno alla guerra contro la Francia che il paese sta combattendo; il vero potere è in mano a Sarah Churchill, duchessa di Marlborough, consigliera e amica molto più che intima della sovrana. Gli equilibri di corte vengono spezzati dall’arrivo di Abigail Hill, giovane cugina di Lady Marlborough, che grazie al suo fascino e alle sue abilità riesce in breve tempo a passare da sguattera a cameriera ufficiale della regina. Sarah, avendo capito che l’ambizione di Abigail è quella di prendere il suo posto, cerca di mandarla via: nasce così fra le due cugine una spietata lotta senza esclusione di colpi per ottenere il favore di Anna, che si sente desiderata e lusingata e alimenta i dissidi fra le due. La Favorita è un film del regista greco Yorgos Lanthimos del 2018, in corsa agli

Oscar 2019 in numerose categorie, fra cui Miglior Film e Miglior Regia. La cinepresa ci trasporta in uno spazio rappresentato sempre come soffocante e claustrofobico, schiacciato dall’uso del fish eye, che dà l’impressione allo spettatore di spiare, di assistere al corso degli eventi sbriciando dal buco della serratura. La narrazione si mantiene in effetti, anche quando in scena avvengono le peggiori nefandezze, su un tono ironico e dispettoso, come se la lotta di potere fra Sarah e Abigail non fosse che un gioco per alimentare l’ego della regina. Le tre attrici, Olivia Colman, Rachel Weisz e Emma Stone, danno vita a performance memorabili, e hanno ricevuto candidature ai maggiori premi della stagione. La Favorita racconta una storia di cinismo e calcolo con sarcasmo e malizia, riflettendo sulla condizione della donna, la sete di potere e l’amore. Consigliatissimo.

scritto da Muriel Barbery nel 2006, è la storia della lotta tra apparenza ed essenza, tra chi siamo e ciò che vorremmo essere e come vorremmo che gli altri ci considerassero. E in questa continua inquietudine in cui quotidianamente annichiliamo noi stessi a favore di ciò che la società considera moralmente accettabile, barattiamo la nostra essenza per un’effimera e fuggente briciola di apparenza per omologarci, indistintamente, a un’idea stereotipata di noi stessi, in uno status di sicurezza fantoccia, mai imputabile. Proprio da questa lotta veniamo a conoscenza delle due eroine: Renée Michel e Paloma Josse. Renée fa la portinaia al n. 7 di rue Grenelle, un condominio al centro di Parigi, abitato da famiglie facoltose, famiglie consce della loro etichetta sociale e, per questo, inclini a recitare il ruolo che il loro rango richiede. Tra queste c’è Paloma, figlia di quella società borghese che nega e vieta identità pure in

virtù della necessità di dover ostentare pregi e averi. E in nome di questa ostentazione che la giovane Paloma nega a se stessa e agli altri la propria intelligenza e sensibilità, per plasmarsi ad hoc nel suo ruolo di ragazzina. In tutti questi giochi di ruolo, anche Renée recita la sua parte: lei, donna colta e intelligente, appassionata di filosofia e cinema, per non venire meno ai pregiudizi che si celano dietro il suo lavoro di portinaia, tiene per sé questo lato del suo essere, per non tradire le aspettative delle persone. L’Eleganza del riccio, attraverso i suoi personaggi, vuole rompere, denunciando, il radicato narcisismo che governa le nostre vite. E a questo senso di vuoto, di mancato appagamento, di mera rappresentazione di un altro noi che i protagonisti de L’Eleganza del riccio vogliono sfuggire, e lo fanno indossando la propria essenza, semplicemente essendo loro stessi, seppur in segreto.

Muriel Barbery “L'eleganza del riccio” 2007, pp. 384, € 18,00 Editore: E/O


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Mus

Musica YAKAR

di Giuseppe Cavaglieri

Yakar: speranza. Il titolo del nuovo lavoro discografico dei KORA BEAT non poteva che essere questo, visto

che Yakar racconta e suona la speranza. I testi delle canzoni narrano storie, storie che partono dal Senegal e dai paesi vicini, e viaggiano sino ad arrivare a noi con l’intento di trasmettere un chiaro messaggio: qualunque cosa sia successa, si può ricominciare. Insieme. Cheikh Fall, voce dei Kora Beat, è molto legato alle tradizioni artistiche e religiose africane, le quali risultano un fondamentale, saldo punto di partenza per sperimentare altri mondi, musicali e non. Ed è proprio dall’incontro tra culture artistiche, tra la musica tradizionale senegalese e la cultura musicale occidentale, che nascono i Kora Beat. Nel loro sound la kora, strumento

fondante della tradizione musicale africana centro-occidentale, intrattiene un dialogo costante con il sax di Gianni Denitto, che, in costante equilibrio tra jazz ed elettronica, è in grado di spostare il discorso musicale su un nuovo livello. Anche le percussioni di Badara Dieng (non solo djembè, ma anche sabar, bougarabou, xine e la tama) sostengono la ritmica insieme al basso di Andrea Di Marco, fondendo stili diversi e rivelandosi in perfetto equilibrio nella batteria di Samba Fall, capace di rispondere allo stesso tempo alle chiamate delle percussioni e creare groove afrofunk con il basso. Tutti questi incontri si ritrovano nei testi, che affrontano anche difficili passaggi come i viaggi della speranza dei migranti (che alcuni

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di loro conoscono da vicino…) e storie di dolori terribili, che però conducono sempre a un nuovo cammino. Come la potenza della loro musica, così YAKAR è un vero e proprio grido di speranza. Provate a gridarlo forte, funziona.

Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009 Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio Redazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Alessia Cerchia, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Francesca Galante, Marco Capello, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Cecilia Siccardi, Pino Tebano, Luciano Fico, Michela Umbaca, Grazia Liprandi, Barbara Negro, Anna Simonetti, Giancarlo Meinardi, Melchiorre Cavallo, Elisa Reviglio, Francesco Cosentino Sede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti contatti@insonniaracconigi.it Conto corrente postale n° 000003828255 Stampa Tipolitografia La Grafica Nuova - Via Somalia, 108/32, 10127 Torino Tiratura 1800 copie

SOLARE COLLETTIVO ONLUS

“passapORTO.bio” Il quarto “viaggio” per la coltivazione di un ORTO SANO, SALUTARE, SOSTENIBILE Dopo il successo dell’esperienza degli scorsi anni, Solare Collettivo Onlus organizza il quarto “viaggio”per la coltivazione di un ORTO SANO, SALUTARE, SOSTENIBILE. Un’ opportunità, a disposizione di tutti gli appassionati dell’orto, per incontrarci e condividere dubbi, conoscenze ed esperienze per scoprire tutti i segreti di una coltivazione biologica e permettere quindi di ottenere un orto eccellente, salutare e sostenibile riducendo/eliminando l'utilizzo di pesticidi e concimi chimici, dannosi come ben sappiamo per il futuro del pianeta e dannosi allo stesso tempo anche per la nostra stessa salute. Con il patrocinio del Comune di Racconigi il corso si terrà a Racconigi presso il Centro di Aggregazione Giovanile ex G.I.L. in via Divisione Alpina Cuneense n. 20. Interverranno: SONO PREVISTI CINQUE INCONTRI E DUE USCITE SUL TERRITORIO:

1° INCONTRO - Martedì 5 Marzo 2019 - ore 20.30-22.30 POTATURA DEGLI ALBERI DA FRUTTO NEI NOSTRI ORTI: albicocco, pesco, ciliegio, pero, melo, vite... Relatore: Dr. Agr. Davide Nari - Agrion, Fondazione per la ricerca in agricoltura.

5° INCONTRO – Martedì 2 Aprile 2019 - ore 20.30-22.30 PENSIERI IN LIBERTÀ: condivisione di esperienze, pratiche, dubbi,… Partecipa: Agricoltore Paolo Longo - azienda orticola/vivaistica- Racconigi

2° INCONTRO - Martedì 12 Marzo 2019 - ore 20.30-22.30 UN ORTO DI PAGLIA… preparazione terreno, coltivazione, raccolta in un orto famigliare sostenibile Relatore: esperta di ag. sos. Cristina Grosso - Agriturismo “La Volpe e l’Uva” Cherasco

USCITE SUL TERRITORIO: 1°USCITA – Sabato 9 Marzo 2019- in un orto/frutteto a Racconigi, Davide Nari ci farà vedere la potatura di diversi alberi da frutto

2° USCITA– un Sabato di fine Aprile inizio Maggio-guidati 3° INCONTRO - Martedì 19 Marzo 2019 - ore 20.30-22.30 da Cristina Grosso visita all’orto dell’ Agriturismo “La Volpe e l’Uva” a Cherasco AGLIO, CIPOLLA, PATATA: suggerimenti per la coltivazione, raccolta, conservazione Relatore: Agrotecnico Giuseppe PIOVANO titolare ORTOBIO Al momento dell’iscrizione ai partecipanti sarà richiesto un - custodi della terra-Trofarello contributo di 20 euro comprensivo di iscrizione all’Associazione 4° INCONTRO - Martedì 26 Marzo 2019 - ore 20.30-22.30 e contributo per gli incontri e le uscite/esercitazioni. Per informazioni potete telefonare ad ROTAZIONE DELLE COLTURE NELL’ORTO: Anna Maria (cell. 348 2820151) oppure scrivete una e-mail a: pratica dai numerosi vantaggi anche in un piccolo orto presidente@solarecollettivo.it Relatore: Agrotecnico Andrea Giaccardi titolare dell’Orto del Pian Bosco - Loreto di Fossano


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