INSONNIA Luglio 2017

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“I diritti civili spettano all’uomo come tale, non al solo cittadino.” Stefano Rodotà

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mensile di confronto e ironia

Insonnia n° 94 Luglio 2017 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009 Ammettiamolo, noi non abbiamo capito il perché dei risultati delle elezioni amministrative di Racconigi; perché ha vinto una lista piuttosto che un'altra? Non avevamo neppure capito esattamente che cosa proponevano gli uni, di così tanto diverso dagli altri. Forse siamo un po' gnugnu. Queste dunque sono solamente note, pensieri, domande. L'amministrazione è tenuta a predisporre i tabelloni per la propaganda elettorale dei candidati ma oramai questi spazi sono obsoleti tanto che restano praticamente vuoti, in compenso altri spazi per presentare i candidati sono aumentati a dismisura: dai social network ai manifesti (a Cuneo erano gigantografie!) affissi in ogni dove, a pagamento; nonostante ciò, oltre a qualche slogan come "faremo la città più bella", "sapremo cogliere le esigenze di tutti" l'attenzione era centrata solo sulle facce, più o meno fotogeniche dei candidati. Quasi tutti i concorrenti sono scesi in piazza, individualmente o in gruppo, offrendo aperitivi e spuntini; così bar e ristoranti sono stati ottimi pulpiti per la propaganda sia pubblica che privata. Mai come in queste occasioni ci sono stati politici in giro per Racconigi a fraternizzare con la gente. Non è vero però che tutto quanto è stato uguale fra le varie liste: mentre Oderda invitava i suoi ospiti a bere e a mangiare sperando di trasformarli in suoi elettori, e pare ci sia riuscito, Brunetti chiedeva ai propri ospiti di trasformarsi in un gruppo di solidarietà verso immigrati e disagiati e chissà che proprio per questo non abbia pagato, diminuendo i propri consensi. Ma vale più mantenere fede ad un principio anche a scapito di una manciata di voti o fare ciò che può portare più consensi? Quando c'erano i partiti, le campagne elettorali servivano a far conoscere un programma di ampio respiro, un cammino verso un diverso futuro, a diffondere una "idea".

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Insediato il Consiglio, fatta la Giunta

CRONACA DI UN DEBUTTO

Racconigi ha un nuovo governo per la redazione Guido Piovano

Si respira l'aria delle grandi occasioni martedì 27 giugno alle 21 nella sala consiliare, quando il neo-sindaco Valerio Oderda dà inizio ai lavori. Cessa di colpo il bru-

sio del pubblico intervenuto numeroso per quella che si annuncia essere una rappresentazione con attori privi di copione, consci di andare incontro a forti emozioni.

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A CHE PUNTO SIAMO? La redazione

Pubblichiamo il programma della lista “Uniti per il rinnovamento” guidata dal nuovo sindaco Valerio Oderda. Lo faremo periodicamente per l’intera durata del mandato, al fine di mantenere sempre viva su di esso l’attenzione dei nostri lettori. Alla pubblicazione del programma affiancheremo il monitoraggio del suo stato di avanzamento, focalizzando di volta in volta l’attenzione su punti specifici. Riteniamo in questo modo di fornire a tutti i cittadini un utile servizio informativo e di essere di stimolo all’amministrazione nel tradurre gli impegni eletto-

rali in una conseguente pratica amministrativa.

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HO FATTO TESTAMENTO

È arrivato a Racconigi Il Registro delle Disposizioni Anticipate di Trattamento (Testamento Biologico) di Giancarlo Meinardi

Pochi giorni fa sono andato in Comune per depositare finalmente il mio testamento biologico. Qualsiasi racconigese che lo desideri potrà fare la stessa cosa. Mi sono occupato recentemente del testamento biologico su questo giornale. Nel numero di settembre 2016 scrivevo: “a Racconigi il Registro non è stato ancora istituito. Sarebbe bello se si incominciasse a discuterne”. L’amministrazione uscente di Racconigi lo ha fatto, ha elaborato un Regolamento per l’istituzione e il funzionamento del Registro, lo ha portato in Consiglio che lo ha discusso e approvato: all’unanimità. “Un bel segnale di civiltà” per la nostra cittadina, come ha giustamente commentato il sindaco Brunetti. Credo sia un passaggio importante, soprattutto in questo momento. Sono probabilmente note ai lettori le vicende recenti riguardanti l’iter parlamentare della legge sul testamento biologico:

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Reportage Etiopia

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Intervista Ciaburna Greenery

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Integrazione pag. 7

Fabbrica delle Idee

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Il pelo nell’uomo di Luciano Fico

SABATO 24 giugno c.a. per celebrare degnamente la chiusura dell'anno Accademico dell'Università delle Tre Età 2016/2017 ha avuto luogo presso la Chiesa di S. Domenico “IL PROCESSO

A GESÙ” oratorio liberamente tratto dall'inchiesta di Corrado Augias: Le ultime 18 ore di Gesù. Brillante, come sempre, l’esibizione del coro Polifonico “LE VERNE” e dell'organista dell'Istituto Musicale FERGUSIO che hanno espletato in modo eccellente il compito loro assegnato, per quanto concerne l'aspetto musicale. Purtroppo, ancora una volta, è sconfortante rilevare la scarsa partecipazione dei cittadini racconigesi a questo genere di spettacolo che sicuramente meritava più attenzione. Mario Rossetti

IL RACCONTO FOTOGRAFICO di questo numero I temi di grande respiro possono essere sviluppati con parole ma anche con immagini, ce lo hanno dimostrato alcuni grandi fotografi. Per questo numero di luglio abbiamo chiesto ad Angelo Gambetta di raccogliere una serie di sue fotografie che potessero rappresentare in generale il grande tema dell’amore; amore declinato in tutte le sue accezioni, l’ “AMOUR”. Troverete le fotografie distribuite nel giornale, indipendentemente dall’articolo che affiancano e contraddistinte da una cornicetta nera. Quello che vi proponiamo è un racconto fotografico per leggere il quale dobbiamo farci guidare dallo sguardo e cogliere le sensazioni che SOLO il linguaggio visivo può suscitare.

- Buongiorno… - Buongiorno! - Mi vorrei depilare. - Ma lei è un uomo… - Non le sfugge niente! Sì lo ammetto: sono uomo. A volte di più, a volte di meno, ma sostanzialmente lo sono. - Mi scusi. È ovviamente un suo diritto depilarsi, ancorché uomo: oggi poi lo fanno in tanti. È che, dal suo aspetto così serioso, non me lo aspettavo. - Bando alle ciance mi conduca sul lettino: se volevo un’analisi del mio carattere andavo da uno psicanalista… - Prego…Quali peli superflui vuole eliminare? - Superflui dice? In realtà una funzione ce l’hanno tutti quanti: creano un microclima confortevole sulla pelle, trattengono il sudore per regolare meglio la temperatura del mio corpo, emettono odori sessualmente efficaci, … - La prego! Se volevo imparare qualcosa sulla fisiologia del pelo mi svaccavo sul divano con Piero Angela o, meglio ancora, con quel figo di suo figlio! Se non l’inutilità, a quale criterio ci affidiamo? Oppure vuole una depilazione totale e non ne parliamo più? - Piano, piano! Totale vuole dire anche…laggiù? - Eccerto!!! - Non le nascondo che mi turba non poco un suo maneggio da quelle parti. - Guardi che so essere molto professionale! - Per carità signorina, non intendevo mettere in dubbio la sua virtù…

È che la consistenza flaccida che troverebbe nei dintorni, mi fa temere strappi dolorosi e irrimediabili se mi facesse la ceretta; anche un rasoio, però, temo che non mi lascerebbe tranquillo! - Ha ragione, certe pratiche estreme sono più adatte alle donne… - Se facessimo le gambe…dovremmo poi continuare sulle natiche e, come può vedere, non c’è soluzione di continuità lungo la schiena, fino alle spalle. Tutto però mi sembra troppo. Lei come farebbe l’attaccatura sul fondo schiena, se lasciassimo la schiena pelosa? - Da ciò che vedo lei potrebbe addirittura permettersi un taglio sfumato! E sul davanti come ci regoliamo? Pancia e petto glabri o li preferisce pelosi al naturale? Io, che oggi mi sento creativa, farei un taglio corto sotto le ascelle che colleghi schiena e petto per poi andare a sfumare anche sulla pancia: la pancia libera e pulita andrà a risaltare il trionfo virile che la sua donna troverà appena sotto. Che ne dice? - Lei è ricca di fantasia, signorina, gliene rendo atto! Sono però preoccupato della manutenzione di un taglio siffatto: a pensarci mi sembra meno complicato tenere il prato inglese che ho in giardino!!! - E allora, caro signore? - Avesse voglia, darei una spuntatina a quei fastidiosi peletti che hanno cominciato a crescermi nel naso e nelle orecchie. - Ecco fatto! Ma non bastava dirlo al barbiere? - Mi vergognavo… - Ah beh…!


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CRONACA DI UN DEBUTTO

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Racconigi ha un nuovo governo segue dalla prima

Oderda, che tanto ha fatto e detto per essere lì dove si trova adesso, sa di giocarsi tutto. Ha vinto, ma la vera partita comincia solo ora; si riparte da zero. Si alza in piedi, indossa la fascia tricolore e giura di osservare fedelmente la Costituzione Italiana. È fatta, adesso si andrà un pochino in discesa! Tosello, l'Adriano comunale, colui che è sceso in campo a furor di popolo per scoprire a proprie spese come questo furore non fosse poi così “furoreggiante”, deve guardare, evangelicamente parlando, lo “sposo” da una posizione defilata, nell'attesa che qualcuno lo chiami a sedersi in prima fila. Ma nessuno lo chiama e lui per tutta la serata avrà un'aria tra l'annoiato e il melanconico, di uno sostanzialmente fuori posto. Brunetti, chiamato a mascherare la propria delusione, ha il difficile compito di chi deve improvvisamente vedere le cose da un punto di vista diverso, non solo metaforicamente, trovandosi a sedere anche lui in un'ala laterale della sala; sostanzialmente senza capirne il perché. Anche se, accettando il seggio da consigliere di minoranza, ha riconosciuto implicitamente che in democrazia l’elettore ha sempre ragione (ma si vedrà solo più avanti se avrà avuto anche lungimiranza). E Tuninetti? Nel dubbio lacerante a sinistra o a destra, siede al centro (di fronte), dopo un percorso per niente lineare. Anche per lui questo è ancora una volta il primo giorno di scuola, che può essere pieno di insidie e sorprese. E tutti, in quel ferro di cavallo che è il tavolo consiliare, toccano fer-

ro: “che Dio ce la mandi buona” sembrano dire soprattutto coloro che siedono per la prima volta in Consiglio e hanno il fare dei novizi, la timidezza di chi deve ancora cogliere i tempi, i modi, le dinamiche. C’è molta attesa, molto silenzio, molto rispetto istituzionale. Finalmente parla il sindaco. Mi aspetto la frase principe di queste occasioni: “Sarò il sindaco di tutti” che Oderda però non pronuncia. Gliene do atto volentieri, e siamo tutti più contenti. In fondo, la Sala del Consiglio è un luogo comunale, non proprio un luogo comune. Oderda presenta però la sua Officina per Racconigi come “un gruppo di lavoro trasversale che rappresenti tutte le idee politiche, abbia la capacità di risolvere le emergenze straordinarie della città, un gruppo di lavoro davvero trasversale… crediamo che Racconigi e i racconigesi abbiano bisogno di una amministrazione capace e determinata con la giusta esperienza messa a disposizione di nuove forze e di idee giovani, che sappia supportare i giovani e che li coinvolga in scelte determinanti per la nostra città”. Un progetto, penso, che può essere davvero nuovo e capace di indicare una strada per il futuro, oppure vecchio e strumentale quello di mettere dentro tutti da destra a sinistra, dipenderà dalle vere intenzioni iniziali e dalle persone. E da quali mediazioni si dovranno fare sui principi e sul piano dei diritti. Un progetto, però certamente coraggioso, suffragato dalla scelta di nominare due soli assessori e di distribuire deleghe a tutti i consiglieri di maggioranza. Più che un’offici-

na, sembra qualcosa di simile alla vecchia bottega artigiana, dove ciascuno aveva un suo ruolo e dove si imparava facendo. Auguri, per il bene di tutti noi. La frase scontata viene invece da Tosello e da Brunetti, i quali, ricordato che già nel 1975 erano minoranza insieme su quello stesso tavolo, dichiarano che faranno un’opposizione “non preconcetta”, come è d’uopo dichiarare in siffatte circostanze. Il voto, non preconcetto, sarà però contrario! Anche questo è d’uopo. Oderda appare motivato, sicuro di sé, insomma… vincente. È il suo momento: ringrazia, saluta, mentre arrivano come è d’uopo in tutti i discorsi dei neo-eletti, le promesse più difficili: si tapperanno i buchi

delle strade e del bilancio che chissà perché l’amministrazione uscente lascia sempre in eredità ai nuovi… A questo proposito il sindaco non è banale, dice “raccoglieremo le eredità positive” - che dunque ci sono - e “lavoreremo in continuità con quanto di buono è stato fatto”. Non è poco. La campagna elettorale sembra davvero lontana! Noi di Insonnia, da parte nostra, “per il bene di Racconigi” - ci siamo cascati pure noi nel luogo comune - siamo pronti ad apprezzare la nuova amministrazione per quanto farà di buono, e, come scriviamo in altra parte del giornale, la talloneremo d’appresso tenendovi informati sui tempi e sui modi della realizzazione del programma.

ASSESSORATI Oderda (per sé): bilancio, edilizia-urbanistica, polizia locale, protezione civile e sport. Alessandro Tribaudino, vicesindaco (preferenze 335): welfare, politiche sociali e attuazione del programma. Annalisa Allasia (237): commercio e manifestazioni.

DELEGHE Domenico Annibale (201): turismo, attività produttive e progetti strategici. Giulia Porchietto (142): risorse giovanili e unitre. Giorgio Tuninetti (141): personale e ambiente. Barbara Dodi (115): istruzione, servizi scolastici e legalità. Giuseppe Bonetto (114): lavori pubblici, viabilità, patrimonio e servizi cimiteriali. Marina Cominetti (112): pari opportunità, smart city*, comunicazione e immagine. Andrea Capello (74): cultura. Luigi Gianoglio (71): agricoltura e terza età. *smart city = (letteralmente) “città intelligente” (avremo modo di parlarne).

A CHE PUNTO SIAMO? segue dalla prima

1. La nostra Terra è il Nostro Futuro. 2. Favoriremo accordi con Associazioni di Categoria ed Enti, al fine di incentivare la nascita di nuove attività produttive e studieremo dei processi di sburocratizzazione per favorire quelle esistenti. 3. No al Centro Commerciale, Sì al Commercio di prossimità. 4. Pulizia, igiene e decoro urbano, sono l’inizio di una rivitalizzazione da troppo tempo attesa. 5. Incentiveremo l’agricoltura, il dialogo con consorzi irrigui e la manutenzione delle strade bianche.

6. Più fermate dei treni a Racconigi. 7. Più manutenzione alle strade comunali. 8. Apriremo tutti i tavoli di trattativa con gli Enti responsabili del Neuro a tutela dei Racconigesi, in particolare quelli maggiormente danneggiati dalla situazione che si è venuta a creare. 9. Favoriremo in agni modo la collaborazione con la Direzione del Castello per rilanciare il turismo a Racconigi. 10. Favoriremo l’associazionismo giovanile, i momenti di formazione e di svago.

11. Le politiche sociali non sono un costo, ma un investimento. 12. La terza età è un valore, da trattare come tale. 13. Racconigi dovrà essere a misura di bambino: l’impegno per la crescita culturale, spirituale, fisica, morale non può e non deve ricadere esclusivamente sulle spalle della famiglia. 14. Miglioreremo il sistema di raccolta differenziata e ridurremo i costi della sua gestione. 15. Nuovo sistema di WI-FI comunale, l'E-Governance e telesorveglianza. 16. Attiveremo un apposito

ufficio, con la finalità di cercare fondi da investire sulla nostra città. 17. Saremo al fianco di tutte le associazioni sportive che si faranno promotrici di iniziative e di attività volte alla formazione di nuovi giovani atleti ed alla promozione di momenti di sport ed aggregazione per i più grandi. 18. Aumenteremo il dialogo can le frazioni al fine di superare gli ostacoli e le problematiche connesse alla vita nei nuclei e nei centri rurali.


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HO FATTO TESTAMENTO

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È arrivato a Racconigi Il Registro delle Disposizioni Anticipate di Trattamento (Testamento Biologico) segue dalla prima

rinvii continui, la faticosa approvazione a larga maggioranza (326 favorevoli, 37 contrari e 4 astenuti) alla Camera dei Deputati di un buon testo, l’esplosione delle polemiche subito dopo e le pressioni per cambiare il testo al Senato, il rischio di compromessi al ribasso o che la fine della legislatura riporti tutto al punto di partenza. Per fortuna ci sono Comuni, e tra questi Racconigi, che hanno fatto la loro parte. Di cosa si tratta? Lo sintetizzo in poche parole, mentre rinvio agli articoli pubblicati su Insonnia da settembre a dicembre 2016 per l’approfondimento della materia. Con la Disposizione Anticipata di Trattamento (D.A.T.) o “testamento biologico” una persona manifesta per scritto la propria volontà circa i trattamenti sanitari a cui essere/non essere sottoposta in caso di malattie o traumatismi che determinino una perdita di coscienza permanente ed irreversibile. Nella D.A.T. viene indicato un Fiduciario (ed eventualmente un Fiduciario supplente) che diviene, nel caso in cui il redattore del testamento biologico sia incapace di comunicare consapevolmente con i medici, il soggetto chiamato a dare esecuzione alla sua volontà. Quali son le novità per i racconigesi? Con l’approvazione del Regolamento è istituito presso il Comune di Racconigi un Registro dei testamenti biologici. Vediamo in

In presenza del funzionario comunale il dichiarante deve sottoscrivere, su modulo predisposto, una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà con la quale dichiara la consegna della busta, la nomina del fiduciario e di non aver depositato presso altri soggetti pubblici o privati altro testamento biologico.

dettaglio cosa prevede il Regolamento. Possono presentare il proprio testamento biologico i residenti nel Comune di Racconigi che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età e che non siano sottoposti a provvedimenti restrittivi della capacità di agire. Il dichiarante redige e sottoscrive il proprio testamento biologico, nella forma e contenuti da lui decisi, in triplice (o quadrupla) copia. Una copia resta al dichiarante, una è consegnata ad ognuno dei fiduciari e una va inserita in busta chiusa, insieme a una copia fotostatica di un documento di identità del dichiarante. Presenta, insieme al fiduciario (o ai fiduciari), la busta chiusa all’Ufficio Anagrafe del Comune di Racconigi (piano terreno). Il funzionario accettante non conosce il contenuto del testamento biologico, che è un atto strettamente personale, e non risponde pertanto dei contenuti del testamento. La busta viene

numerata e sigillata, lo stesso numero viene annotato sul Registro. In presenza del funzionario comunale il dichiarante deve sottoscrivere, su modulo predisposto, una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà con la quale dichiara la consegna della busta, la nomina del fiduciario e di non aver depositato presso altri soggetti pubblici o privati altro testamento biologico. Analogamente il fiduciario dichiara di essere il fiduciario del dichiarante e l’autorizzazione al trattamento dei propri dati personali. Le dichiarazioni di atto notorio vengono numerate con lo stesso numero assegnato alla busta chiusa e allegate alla stessa. Al dichiarante viene rilasciata una fotocopia della dichiarazione dell’atto notorio, con il numero progressivo attribuito e annotato sul registro. Il dichiarante può in qualsiasi momento modificare o revocare le precedenti volontà, at-

traverso una successiva dichiarazione di ritiro del testamento biologico oppure di sostituzione con altro testamento biologico o altro fiduciario. Il registro non è pubblico. L’accesso ai dati è consentito soltanto al coniuge, ai parenti in linea retta, a quelli in linea collaterale entro il terzo grado (fratelli e nipoti) del soggetto che ha richiesto l’iscrizione nel Registro, al fiduciario. I contenuti della dichiarazione sono decisi liberamente dal dichiarante. Esistono diversi modelli di dichiarazione già predisposti. Per quanto mi riguarda ho utilizzato il modello predisposto dalla associazione Luca Coscioni. Lo pubblicheremo sul prossimo numero di Insonnia, per dar modo a chiunque sia interessato di prenderne visione. Il modello può comunque essere scaricato dal sito dell’associazione: https://www.associazionelucacoscioni.it


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Reportage Etiopia 2017: viaggio alle origini dell’immigrazione

IL TEATRO FERMERÀ L'IMMIGRAZIONE?

di Giacomo Castagnotto

Sono stato quindici giorni in uno di quei paesi africani dove vivono uomini e donne "normali" prima che la criminalità dell’immigrazione clandestina li trasformi in migranti. L’Etiopia, un paese dove opera da diversi anni il CCM, Comitato Collaborazione Medica (una ong nata a Torino nel 1968 da un gruppo di medici torinesi convinti che la salute e l'accesso alle cure di base dovessero essere diritti garantiti anche alle persone più vulnerabili dei Paesi più poveri) sta vivendo una situazione molto critica dal punto di vista economico e socio-sanitario. Non sono medico, ma la necessità di fornire acqua corrente in un ospedale e installare un impianto fotovoltaico in un ambulatorio, sono stati i motivi che mi hanno spinto ad accettare la proposta di un amico che chiedeva una mano. Un viaggio che ha dato la possibilità di conoscere sul campo le attività del CCM, non solo nell’ambito sanitario, ma soprattutto nella sensibilizzazione della gente su problemi scottanti come la migrazione verso l'Europa (la par-

tenza per i “viaggi della speranza”) . E proprio su questo tema, ci racconta Stefano Bolzonello, responsabile CCM, è stato realizzato un Teatro itinerante che ha girato in moltissimi villaggi della zona del Bale, per mostrare i veri risvolti dei “viaggi della speranza” verso l’Europa. Gli attori sono i ragazzi del posto che aiutati da una compagnia teatrale di Firenze, hanno messo in piedi una storia con una trama semplice ma efficace; si narra di un ragazzo che riceve dei soldi da un parente all’estero e decide di nascosto dalla famiglia di partire verso l’Europa, affronta ogni sorta di angherie da parte dei trafficanti di esseri umani e alla fine dopo un pestaggio non ce la fa e muore. Il teatro è solo un pretesto per innescare una reazione della gente che a fine spettacolo interviene per raccontare le proprie storie. Molte le madri che scoppiano a piangere ricordando figli dei quali non hanno più avuto notizie o che hanno saputo annegati nella traversata del mediterraneo. È un lavoro di coscientizzazione molto importante che si contrappone all’opera di convincimento perpetrato da vere e proprie organizzazioni criminali che promettono ai giovani

vite irrealizzabili, facendo leva su oggettivi problemi economici reali che abbiamo potuto toccare con mano attraversando i villaggi di capanne per raggiungere i siti dei nostri progetti. Abbiamo potuto vedere con i nostri occhi le difficoltà e i danni creati da due anni di siccità e ascoltare le storie di mamme che hanno i figli malati di colera ricoverati negli ospedali della regione. La realtà è molto difficile ed è anche aggravata da una massiccia presenza di rifugiati all’interno dell’Etiopia, distribuiti in numerosi campi profughi ai confini della Somalia, dell’Eritrea e del Sud Sudan, paesi gravati da guerre, instabilità e carestie. L’Etiopia coi i suoi 670 mila profughi, risulta il paese più “ospitale” dell’Africa. E se la vita all’interno dei villaggi rurali risulta veramente difficile, non credo sia lontanamente immaginabile quello che accade nei campi profughi africani. Una realtà dura che colpisce soprattutto le fasce più deboli della popolazione: le madri e i loro bambini. Nella città di Filtu , nella regione somala, abbiamo incontrato Simona Onidi, la responsabile dei progetti CCM della zona, che ci ha raccontato quello che stanno facendo per promuovere la salute materno infantile. Oltre ai corsi rivolti al personale ostetrico sanitario per preparare ad affrontare situazioni rese ancora più difficili dalle lunghe distanze che separano i villaggi alle

strutture sanitarie, anche loro utilizzano il linguaggio teatrale per spiegare alla gente l'opportunità offerte dalla medicina per gestire i problemi che una donna può incontrare durante la

gravidanza. Abbiamo potuto visitare le postazioni mediche dislocate nei punti più lontani dal centro urbano, gli Helt Post, piccole casette in mezzo alla savana, utilizzate principalmente per le campagne di vaccinazione attivate per arginare la mortalità infantile. Oggi il problema più urgente in questi ambulatori privi di corrente elettrica è trovare un modo di conservare i vaccini che necessitano temperature comprese fa i 2 e gli 8 gradi. Di fronte a questi enormi problemi che difficilmente lasciano indifferenti chiunque, ci si chiede: e allora che fare? Non si tratta di studiare qui in Italia progetti per contrastare l’immigrazione clandestina, ma di aiutarli a casa loro!! Creare cioè delle condizioni per cui una mamma non debba vedere il proprio bambino morire per una banale malattia, oppure un giovane per forza affrontare un viaggio impossibile per trovare delle prospettive di vita dignitose. Parlando con il responsabile CCM della regione Etiopia, Alessandro Guarino, abbiamo pensato insieme come dare una risposta al problema della conservazione dei vaccini: in-

impianti che non verrebbe fatto da soli tecnici italiani, ma in collaborazione con le scuole tecniche locali: in questo modo si formano dei giovani tecnici nella prospettiva futura che saranno poi loro a montare i successivi impianti e ad utilizzare la tecnologia imparata per creare delle piccole start up sul loro territorio. Un modo questo per creare prospettive di lavoro senza dover prendere barconi e morire in-

stallare su 6 Helt Post un impianto con due pannelli fotovoltaici, una batteria e un semplice frigo. Tutto materiale di facile fornitura che si può acquistare in Etiopia. L'idea più interessante del progetto riguarda il montaggio degli

ghiottiti da quella immensa bara che è diventata il mediterraneo. Sono piccoli sogni, ma realizzabili e sostenuti da tutti coloro che credono che ognuno può e deve fare la sua parte in questo villaggio globale.


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IRC

Requisito imprescindibile per l’accesso all’Insegnamento della Religione Cattolica è il rilascio dell’idoneità da parte dell’Ordinario diocesano. Per il Consiglio di Stato (6133/2000) è «atto endoprocedimentale finalizzato all'atto di nomina che resta di competenza dell'autorità scolastica italiana». In particolare l'Ordinario del luogo deve accertarsi, mediante documenti, testimonianze, colloqui o prove scritte, che i candidati si distinguano per retta dottrina, testimonianza di vita cristiana e abilità pedagogica. L’idoneità quindi è un atto dinamico, sottoposto a continua verifica, che può essere revocato. Sulla revoca dell’idoneità, il Canone 805 afferma «È diritto dell’Ordinario del luogo per la propria diocesi di nominare o di approvare gli insegnanti di religione, e parimenti, se lo richiedano motivi di religione o di costumi, di rimuoverli oppure di esigere che siano rimossi». Per quanto riguarda la testimonianza di vita cristiana la Deliberazione Cei 1991 recita al paragrafo 2.3.:

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CHE BELLA LA PARATA MILITARE!

«… l’Ordinario, oltre a verificare che non risultino da parte del candidato comportamenti pubblici e notori in contrasto con la morale cattolica, si accerta che il medesimo viva coerentemente la fede professata, nel quadro di una responsabile comunione ecclesiale». Tutto bene? Non proprio, se a motivo della revoca da parte dell’Autorità ecclesiastica possiamo trovare il sopraggiungere di un divorzio o di una separazione, la scoperta di una convivenza e/o dell’omosessualità. Retribuiti da Stato o Comune, di fatto assunti dal vescovo, gli insegnanti di religione soggiacciono alla normativa concordataria che prevede che l’eventuale revoca dell’idoneità costituisca causa di recesso dal contratto di lavoro (v. Roma di recente). Dunque lo Stato Italiano licenzia un lavoratore in quanto separato, divorziato, convivente oppure omosessuale. Aberrante! E tutto tace. Solo una delle tante nefaste conseguenze del Concordato del 1929 tra Stato Italiano e Chiesa Cattolica.

Le automobili non avrebbero bisogno d'essere belle, basterebbe che fossero resistenti, funzionali e comode, (…). Anche le modelle e i modelli che presentano i vestiti devono essere belli, e belli devono essere i vestiti (…). Pure le armi devono essere belle. Basterebbe che fossero funzionali, capaci di uccidere con estrema precisione, oppure in grado di fare la maggiore devastazione possibile, di distruggere, annientare, eliminare, inquinare. Ed invece, per essere ben vendute, anche le armi devono essere belle, lucide, attraenti, facili ad essere maneggiate e magari accarezzate. Per me la parata militare è un'occasione per ammirare tanta bellezza tutta insieme. Mentre ammiro, mi figuro anche le guerre; le guerre necessariamente belle e attraenti, giacché fatte con armi belle e attraenti. Del resto, se vediamo una falce lucida e tagliente, il pensiero va subito all’erba verde e profumata, alle bionde spighe di grano. Alle armi associamo la guerra e la morte. Così vorrei suggerire, per la bella festa del 2 giugno, di mettere grandi schermi

IUS SOLI

Serve molta calma per leggere i commenti su Facebook ed evitare di rispondere in maniera rude, e razionalità per convincersi che centinaia di commenti razzisti sono in numero minore rispetto alle decine di migliaia di like di chi non vomita livore. […] Dove ciascuno può dire di un ragazzo di 24 anni, nato e cresciuto a Milano, che farebbe meglio a tornarsene in Tunisia perché ha genitori tunisini, si è perso ogni contatto con la realtà, con la storia recente e con le politiche economiche che hanno por-

lungo Via dei Fori Imperiali, con belle scene di guerra. La gente in tal modo potrà vedere gli effetti dei fucili belli, delle mitragliatrici belle e dei cannoni belli. Gli effetti delle bombe su case mercati ospedali, corpi amputati bruciati spezzati dilaniati. E tanto sangue. Sangue d’innocenti, per lo più. Renato Pierri (Genova, 1936), scrittore, studioso di scienze religiose, per 18 anni insegnante di religione cattolica nelle scuole medie superiori a Roma. Nei suoi libri, attraverso l'analisi del Vangelo, della storia e di documenti sostiene l'inconsistenza di miracoli e apparizioni, nonché la distanza fra il Dio della Chiesa e il Dio del Vangelo. Nelle lettere ai giornali esprime spesso critiche nei confronti delle posizioni della Chiesa cattolica su temi quali omosessualità, celibato dei preti, sacerdozio femminile, contraccettivi, aborto, eutanasia, procreazione assistita che ritiene in contraddizione col Vangelo e con un dio-padre amorevole. (fonte Wikipedia)

tato alla situazione attuale. […] Da giorni il Parlamento italiano viene sollecitato a lavorare ad alcune leggi prima delle prossime elezioni, tra queste c’è l’introduzione dello ius soli, ovvero del diritto di chi nasce in Italia a essere italiano indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Visto il tenore dei sentimenti degli italiani in questa fase, credo che tra tutte sia la legge più urgente. Roberto Saviano, L’Espresso 11 giugno

Gli zanzarini sono insetti molesti. La loro puntura non è mortale e neppure dolorosa, ma è spesso irritante. Se ne scacci uno ne arriva subito un altro. Tanto vale farci l’abitudine.


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PROVE DI INTEGRAZIONE A RACCONIGI

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I richiedenti asilo con il loro lavoro volontario e gratuito offrono servizi alla nostra comunità a cura della redazione

Sono una sessantina. Capita di incontrarli in giro per Racconigi. Una presenza discreta, di cui forse molti racconigesi si accorgono appena. Vengono da Afghanistan, Pakistan, Nigeria, Ghana e altri paesi africani ed asiatici, spinti dalla guerra, dalle ristrettezze economiche, dal desiderio di una vita migliore. In attesa del riconoscimento dello status di profugo, una attesa destinata a prolungarsi per circa 18 mesi. I racconigesi li hanno accolti senza farsi tanti problemi. Brontolii, sospetti, intemperanze verbali non mancano ma anche in questa occasione i racconigesi si dimostrano accoglienti, come sempre in passato. Non è poi così male Racconigi sotto questo aspetto: popolazione, associazioni, amministrazioni hanno sempre fatto la loro parte. Certo l’accoglienza è una cosa complicata, l’incontro non spontaneo tra culture diverse può alimentare incomprensioni e tensioni, pregiudizi e disinformazione non aiutano. A volte però basta guardarsi intorno. Percorrendo la strada che costeggia il muro del parco in direzione Carmagnola molti avranno avuto occasione di vederli al lavoro a ripulire il corridoio tra muro e guard rail, coordinati dai volontari dell’Associazione Nazionale Alpini inquadrati nella Protezione Civile e affiancati da un vigile. Senso unico alternato su una strada pericolosa per il traffico intenso, un lavoro lungo, faticoso e ingrato a forza di braccia e badili per asportare terra, erba, arbusti ac-

cumulati per anni, gli autocarri della azienda Aimeri a fare su e giù per portare via il materiale. Per saperne di più abbiamo chiesto informazioni in Comune. Sono i profughi della Cooperativa “Liberi tutti”, che collaborano a questo progetto sulla base di un protocollo d’intesa concordato tra Comune, Prefettura e il referente racconigese della cooperativa. Un intervento da tempo necessario, ma la Provincia che aveva in carico la manutenzione della strada (che era provinciale) non lo svolgeva da molti anni. Recentemente la strada è diventata comunale e quindi l’onere della manutenzione grava sul Comune (dunque sui racconigesi), ma il Comune non può provvedervi a fronte delle riduzioni del personale disponibile e l’impossibilità di fare nuove assunzioni. L’intervento di manutenzione è stato dunque possibile solo grazie a questo

Comune di Racconigi Idem Idem Idem Idem idem Castello di Racconigi Banco Alimentare Associazione Commercianti Associazione “l’Aquilone” Associazione “Le Serre” Associazione Modellismo Racconigi eventi Associazione “Semi di baobab” Associazione Calcistica Racconigi 1925 Associazione giovanile “Tocca noi” Croce Rossa italiana sez. Racconigi Centro Accoglienza Disabili “Villa Tanzi” Parrocchia San Giovanni e Santa Maria Solare Collettivo Montagna terapia Color Run

progetto. L’attività ha coinvolto, a rotazione, circa 30 ospiti del Centro di accoglienza presso l’ex albergo Carlo Alberto. Fino ad ora sono stati fatti 12 interventi (ne serviranno ancora una decina per completare il lavoro), 20 metri cubi di materiale raccolto. Tutto servizio volontario prestato a titolo gratuito. Ma con un valore consistente. Solo di lavoro è stimabile in almeno 5.000 euro. Ma il contributo dei richiedenti asilo non si ferma qui. L’elenco delle attività svolte dagli ospiti delle due cooperative presenti a Racconigi, in collaborazione tra amministrazione, cooperative, associazioni di volontariato, è lungo. I richiedenti asilo hanno collaborato con il Comune, il Castello e circa una dozzina di associazioni e organizzazioni operanti sul territorio comunale, svolgendo diversi tipi di attività e partecipando a numerosi eventi ed iniziative. Ne

diamo conto nel box in questa stessa pagina, in cui sono specificate le attività svolte e il numero approssimativo dei richiedenti asilo coinvolti (ci scusiamo per eventuali imprecisioni e dimenticanze). Di alcune di queste attività torneremo ad occuparci nei prossimi numeri del giornale, perché meritano una particolare attenzione. Certo non sono mancate le difficoltà, le differenze culturali si fanno sentire, la continuità nell’impegno lavorativo non è scontata e va continuamente “contrattata”. Ma torniamo a ripeterlo: è tutto lavoro volontario e rigorosamente gratuito, che ha un valore per la comunità racconigese. Un bell’esempio di scambio (non commerciale) tra la popolazione residente che li accoglie e i profughi. Un bell’esempio di integrazione.

Pulizia strada lungo muretto parco Pulizia rifiuti tangenziali (10 persone x 10 giorni) Pulizia boschetto Oia Riparazione muretto cimitero Pulizia cortile deposito comunale e sede boy scout Collaborazione come eco volontari ad eventi (Palabiscotto ecc.) Pulizia sentieri e vialetti per evitare utilizzo diserbanti (12) Scarico e stoccaggio alimenti (3) Annaffiatura piante e cura fioriere (2) Collaborazione montaggio / smontaggio strutture Bimbo Maggio (8) Recupero materiali (1) Montaggio / smontaggio attrezzature Settembre racconigese (8) Collaborazioni bilaterali Partecipazione stagione calcistica (4) Collaborazioni saltuarie Pulizia area croce rossa, prox percorso formativo volontari croce rossa (6) Pulizia e ritinteggiatura mancorrenti Collaborazione estate insieme (6/8) Partecipazione a Passaporto, manutenzione meleto storico del parco Periodico accompagnamento disabili su percorsi (Piedi, ciaspole ecc.) Staff organizzazione (8)


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I soldi buttati dell’accoglienza

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Migliaia di coop improvvisate spremono i migranti e lo Stato di Gabriele Eandi

Che Tristezza! Ho appena letto l'articolo uscito su La Stampa (6 giugno). Sono consigliere provinciale di Federsolidarietà, emanazione di Confcooperative che raccoglie le cooperative sociali della Granda, e sono un cooperatore convinto. Sono convinto perché sulla mia strada ho avuto la fortuna di lavorare in due Cooperative vere. Purtroppo non tutte le organizzazioni sono uguali e soprattutto nell'accoglienza c'è un po' di tutto. “Rifugiati in Rete”, un gruppo di Cooperative a cui “Insieme a Voi” aderisce, ha delle regole che si è autoimposta, regole più stringenti di quelle richieste dal bando della Prefettura e che fanno riferimento al Bando Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Prima di tutto si parla di piccoli gruppi in appartamenti dislocati sul territorio, quindi realtà diametralmente opposte a quelle di cui si parla nell'articolo. Le nostre Coop assumono figure professionali quali educatori, psicologi, mediatori e insegnanti di italiano ed il personale è la principale voce a bilancio. Con un

corretto rapporto numerico di operatori sugli ospiti, i soldi dello Stato non vengono buttati ed è possibile creare integrazione e posti di lavoro per italiani e non. Francis, Kebba, Mohamed, Aboudramane e Bathie sono ragazzi delle nostre accoglienze (gli ultimi due di Racconigi) che stanno usufruendo o hanno usufruito di borse lavoro, attivate in collaborazione con Fondazione CRC ed il consorzio CIS. Per alcuni di loro sembra molto probabile una futura assunzione. Ousmane lavora presso un benzinaio ormai da più di un anno, per questo motivo ha avuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari e, uscito dalla nostra struttura, è stato accolto dalla comunità senegalese di Racconigi. Il lavoro e la casa sono condizioni fondamentali perché sia vera integrazione e per ottenerli servono figure professionali adatte che progressivamente lavorino con i ragazzi sulla loro integrazione. Prima devono imparare l'italiano e sviluppare competenze tramite il volontariato (a Savigliano uno dei no-

stri accolti partecipa ad un corso da Pizzaiolo, per esempio), in seguito si cerca di attivare borse lavoro, si scrive il curriculum vitae di tutti i ragazzi e li si aiuta nel cercare un lavoro. Altri esempi: Mamadou, Malik, Charles e Aboubakar, come Adama, Hussein, Ralph, Amadou e Goni hanno svolto lavori stagionali nella frutta o nei mercati, e questo è stato possibile in parte per loro stessa iniziativa, ma talvolta i contatti sono stati presi dagli operatori che li seguono. Con queste poche righe intendo spiegare come la nostra Cooperativa spende i soldi pubblici, ma non certo sostenere che tutte le Cooperative (che siano di Confcooperative, LegaCoop o esterne) facciano lo stesso, basti pensare alla realtà di Roma Capitale o a certe realtà che ammassano persone e non prevedono le corrette professionalità, facendo riferimento quasi esclusivamente al volontariato. Volontariato che si attiva in modo ammirevole ma che non è sufficiente. Queste realtà a mio modesto avviso, vanno costrette ad assumere e rendi-

contare come spendono i soldi! Purtroppo dove scarseggiano i controlli i furbi si fanno avanti in massa: noi gestiamo anche una Comunità per portatori di Handicap, qui i controlli sono stringenti, è richiesta la presenza di determinate figure professionali che fanno sì che i fondi pubblici vengano spesi. Le regole stringenti ti dicono: assumi N educatori professionali per X ore a tot euro orari ogni N ospiti, per cui non possiamo assumere un badante per fare attività con i diversamente abili, assumiamo educatori con la laurea (che naturalmente ci costano più che i badanti). A me appare semplice il ragionamento: il giorno che ci sarà lo stesso discorso nell'accoglienza dei richiedenti asilo, non sarà più possibile lucrare. Vanno controllati gli albergatori, i gestori di bed & breakfast che accolgono migranti ed anche le Cooperative. Quando inizieranno i controlli capiremo quali cooperative meritano la C maiuscola e quali no.

Esperienza vissuta e raccontata da una volontaria presso il centro diurno “Alambicco”

“POSSO TOCCARTI? …. GRAZIE!” a cura di una volontaria

Due anni fa Mariateresa, un’educatrice del centro diurno Alambicco di Racconigi, che ospita ragazzi con deficit cognitivi e fisici di diversa gravità, mi ha proposto di svolgere nel tempo libero un’attività di fiabe sensoriali con un gruppo di ospiti, occupandomi in particolare di Giulia, bambina di 10 anni con un grave deficit motorio. Ho accettato con grande piacere l’idea, dal momento che per anni ho lavorato come operatore a contatto con persone disabili , perciò ho da subito visto questa proposta come un’occasione per arricchirmi ulteriormente e per trasmettere ancora un po’ della mia esperienza a chi ne ha bisogno. Sono quindi due anni che frequento il centro nel periodo tra ottobre e maggio, con incontri ogni 15 giorni della durata di circa 1 ora e mezza. Come viene svolta l’attività di fiabe sensoriali? Si lavora con un gruppetto di tre o quattro ragazzi, seguiti ciascuno da un operatore in un luogo idoneo allo svolgimento dell’attività. In particolare, prima di cominciare, gli operatori investono molto tempo per creare l’ambiente più accogliente e tranquillo possibile, affinché ogni ospite possa trovare beneficio nonostante le notevoli difficoltà motorie. A questo punto inizia la lettura di una fiaba mentre su uno schermo vengono proiettate delle immagini inerenti al racconto e con oggetti e gesti di vario tipo si cerca di dare al ragazzo la percezione di quanto viene narrato. Ad esempio, una delle storie raccontate ha per protagonista un orsetto goloso di miele, perciò viene fatto assaggia-

re del miele o della marmellata, per stimolare la percezione gustativa. Per ricreare la sensazione del vento che soffia, si utilizza invece un ventaglio di cartone che viene sventolato vicino al viso del ragazzo e così via. Prima di avvicinarsi e di avere un contatto fisico è opportuno domandare al ragazzo: “ Posso toccarti?” , per trasmettergli fiducia e sicurezza nel rapportarsi con il suo operatore. Inoltre, al termine di ogni seduta, è molto importante ringraziare tutti i ragazzi che vi hanno preso parte. Al termine dell’attività operatori ed educatori si confrontano sul lavoro svolto, al fine di evidenziare i risultati ottenuti, le difficoltà emerse nell’interazione con i ragazzi nonché eventuali idee e suggerimenti per migliorarsi. Questi momenti di confronto vengono guidati da Assunta, che già ha for-

mato alcuni operatori sul massaggio e che ci indirizza sulle dinamiche di gruppo, dandoci ottimi spunti per affrontare le varie situazioni che si creano con gli utenti. In questi due anni mi sono dedicata in particolare a Giulia, bellissima bambina dai capelli e dagli occhi castani e dalla pelle chiara, sempre sorridente nonostante il suo grave deficit motorio che le impedisce ogni movimento fisico, ad eccezione del capo. Le piace essere accarezzata e coccolata, comunica le sue emozioni tramite il sorriso e le sue disapprovazioni con qualche verso. Lo scorso anno abbiamo impostato il lavoro sulle percezioni olfattive, uditive e gustative, sempre utilizzando le fiabe. Giulia spesso si addormentava durante l’attività, perciò non sempre riuscivo a comprendere con facili-

tà quali fossero le sue sensazioni. Quest’anno, invece, abbiamo concentrato l’attenzione più sul contatto fisico e ho riscontrato più reattività da parte sua nell’accettare le coccole e la mia vicinanza. Il suo calore quando l’abbraccio mi trasmette una grande gioia e mi fa tornare con la mente a quando ero bambina e stringevo la mia mamma in un grosso abbraccio, provando conforto e commozione. Ringrazio Giulia per le forti emozioni che mi regala. Per concludere al meglio le attività svolte con i ragazzi è stata organizzata a fine maggio una gita a Castellar per vedere gli spaventapasseri realizzati a mano dagli alunni di diverse scuole della provincia, dai ragazzi di varie strutture di accoglienza per disabili e da anziani di alcune case di riposo della zona. È stata una bellissima giornata vissuta in armonia a stretto contatto con la natura, che tutti i ragazzi e gli operatori della struttura hanno apprezzato molto. Con queste mie semplici parole vorrei trasmettere l’importanza del volontariato in realtà come queste, dove vi sono persone che, anche con difficoltà a muoversi e comunicare con noi, hanno bisogno del nostro affetto e della nostra vicinanza, anche con un semplice saluto o sorriso, piccoli gesti ma che riempiono il cuore di chi li riceve. Infine vorrei ringraziare chi mi ha dato questa opportunità e mi ha supportata in questa nuova esperienza, in particolare Ornella, Celeste, Martina e tutto lo staff dell’Alambicco.


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LA CIABURNA GREENERY DI DANILO BORTIGNON

Un laboratorio per gelati con caffetteria spicca, anche grazie al suo particolare colore, nei giardini di piazza Piacenza, di fronte alle scuole medie, è la “ciaburna” di Danilo Bortignon. Danilo è l’ultimo arrivato in questo settore, mi ha incuriosito e ho voluto conoscere qualcosa della sua storia. a cura di Anna Simonetti

Anche tu, come già qualcun altro, sei arrivato a questa attività provenendo da un altro settore e avendo fatto studi di altro genere… Ho fatto l’istituto d’arte, mi sono diplomato in restauro ligneo e doratura, ho cercato di lavorare in quel settore per un anno, spostandomi anche verso città come Firenze, senza risultati. Avevo anche un'altra passione, viaggiare, per cui ho cercato di unire questo amore con il lavoro; avendo imparato a fare il meccanico con mio padre, ho pensato che lavorare per la ditta Gai di Ceresole d’Alba (costruisce macchine per vino e altri alcolici) mi avrebbe consentito le due cose: lavorare e viaggiare. Ho fatto il tecnico trasfertista, ho girato il mondo per 10 anni, accorgendomi però che viaggiare per lavoro non significa vedere e conoscere il mondo. Intanto nascevano due bimbe, Alice e Isotta, che vedevo crescere… su skype e non era la stessa cosa che stare loro vicino. Cosa ti ha spinto a cambiare lavoro? Il punto di svolta è stato quando una notte, in collegamento dalla Cina, Alice mi ha chiesto se quella sera sarei tornato a casa per leggerle la storia prima di andare a dormire. Ho capito che ero al punto di arrivo. Mi sono licenziato, subito! …e la famiglia come l’ha presa? Beh, qualcuno era spaventato, ma non potevo pensare di vedere crescere le bambine su skype. Alice quando partivo si metteva nella valigia, mi metteva i suoi giochi in valigia perché potessi giocare quando ero solo, ancora oggi, parlarne mi fa star male…

… e come è andata? Ho fatto dei lavoretti, tiravo la giornata, ma avendo uno zio pasticcere ho pensato di andare ad imparare un po’ di mestiere; nel frattempo è uscita questa opportunità, aprire la ciaburna, e allora ho deciso di imparare veramente a fare il “gelataio”. La ciaburna vecchia era fradicia e poiché volevo un laboratorio a vista, ho deciso di rifarla e, devo dirlo, è venuta bene! Mi piace, ma il colore mi crea qualche perplessità!

Ho seguito le indicazione della scala Pantone che indica il “greenery” quale colore dell’anno: è un inno alla vita, emblematico della ricerca di passioni personali e di vitalità, è quindi la speranza di rinascita, di miglioramento delle condizioni di vita… …è la tua speranza? Eh, sì, spero che la ciaburna spicchi il volo perché ho parecchi debiti, ovviamente! Ti è costata tanto, quanto? Tanto, oltre i 100mila, e pur avendo fatto e seguito i lavori sperando di ridurne i costi, devo dire che comunque ho mangiato tanto nervoso e speso tanto! Ora sono contento perché vedo che la gente è contenta del mio gelato. Che significa fare un buon gelato? Che ingredienti usi? Dappertutto si legge gelato artigianale, ma quanto lo è? Il mercato del gelato è un mercato dell’occulto ed io ho voluto il laboratorio a vista per mostrare a tutti come lo preparo. Ho appeso fuori gli ingredienti che uso, uova, latte fresco e condensato, cioccolata, l’unica polvere che uso è la vaniglia. Per la frutta uso la purea di frutta che mi procuro da una ditta di Rossana, la “Rogenfrut” che non usa dolcificanti, solo polpa di frutta. Il latte viene dalla cascina S. Anna di Cavallermaggiore, le uova da Marene, il latte condensato da una ditta in

Umbria, l’unica ad usare solo latte italiano certificato. La nocciola da Cravanzana, il pistacchio da un piccolo produttore di Bronte conosciuto al salone del gusto, il limone da Sorrento… ho impiegato 6 mesi per scegliere i prodotti da usare per 10 gusti. Userò due tipologie di gelato, uno estivo (frutta) e uno autunnale (torrone, persi pien, malaga…), sempre all’insegna dell’ottima qualità, emblema del mio gelato, ma anche del caffè (Illy) e della pasticceria che mi procuro da Longo a Cavallermaggiore. Cerco di usare prodotti del nostro territorio. Le tue figlie sono contente? Tantissimo, Alice ieri si è arrabbiata quando ha saputo che ho assunto una ragazza per aiutarmi, ha pianto e voleva mandarla via perché solo lei lavora con me, lei è il capo di tutti i camerieri, ha fatto proprio una mattana! Ha solo quattro anni! …però, decisa! Come va l’attività? Ho aperto solo da due settimane, una all’insegna del caldo e una all’insegna del Bimbomaggio, è presto per fare un bilancio, però mi sembra di avere riscontri positivi. Farai degli eventi? Senz’altro, ho in progetto attività con le scuole e a settembre un concerto jazz anni ’50, mi devo organizzare, sono all’inizio, ma devo far presto! In bocca al lupo! … viva il lupo!


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CONOSCETE LA RETE INSEGNAREDUCANDO? Insegnanti che sperimentano la bellezza del lavorare insieme di Grazia Liprandi - Rete Insegnareducando

Esiste un gruppo di docenti proveniente da varie regioni italiane e da vari ordini scolastici che si ritrova periodicamente, ormai da qualche anno, per confrontarsi e progettare insieme iniziative di formazione con un denominatore comune: la passione educativa e la “resistenza attiva” nella scuola. Donata arriva da Lecce; Leandra, Palmira, Antonella e Angela da Perugia e Gubbio; Paolo, Angelo, Grazia, Daniela e Maria Grazia da Torino; Federica da Firenze… La distanza non li ferma, ogni incontro, tre o quattro volte l’anno, è una grande gioia. Si condividono idee, dubbi, fatiche e sogni del proprio mestiere e si rafforzano i legami di amicizia e di supporto. Ogni volta dall’incontro nascono nuove prospettive e si rafforza il desiderio di organizzare un appuntamento annuale a Barbiana, creando una “piazza” dove far incontrare il pensiero di tanti professionisti che hanno a cuore l’educare: insegnanti, genitori, educatori, dirigenti scolastici, bidelli, maestri di strada e di università, cittadini appassionati.... Anche quest’anno, nei giorni 1-23 settembre, la Rete proporrà il 6° appuntamento di Barbiana e gli insegnanti di tutta Italia avranno la possibilità di incontrarsi in un grande “pensatoio” per riflettere sul significato dei termini IN-SEGNARE

(lasciare un segno) ed E-DUCARE (tirare fuori le potenzialità). L’incontro non è mai un classico convegno. Tutt’altro! In un clima cooperativo e dinamico ci si conosce e si condividono i propri riferimenti educativi: don Milani, Danilo Dolci, Paolo Freire, Montessori, Steiner e altri grandi Maestri che hanno saputo accompagnare i ragazzi alla scoperta di sé e del mondo, entusiasmandoli con la bellezza insita nell’esperienza di apprendimento. Il seminario di Barbiana non è statico: si cammina, si medita, si danza, si sperimentano giochi esercizi del TdO e si allargano i propri orizzonti. Importantissima è la formazione che questo “Pensatoio” attiva sui territori durante l’anno, utilizzando ad esempio il Teatro dell’oppresso, vero approccio maieutico che permette di

suscitare domande e intravvedere trasformazioni positive della realtà; questi stage danno vita a profonde relazioni e intensi legami che non si vogliono perdere e disperdere… La Rete ogni volta si rafforza e cresce, offrendo anche online spunti di riflessione per continuare a insegnare in ottica educativa. Questo passaggio non è scontato. C'è ancora chi crede che insegnamento ed educazione siano due linee parallele, dimenticando che l'apprendimento è strettamente legato all'emotività e alla relazione. Operando concretamente "sento" con tutto il mio essere, vivo col corpo e non solo mentalmente ciò che il mio cervello deve imparare. Per questo l'apprendimento che nasce dal fare non si dimentica più. Ogni anno il viaggio iniziato a Bar-

biana continua online sul sito www. insegnareducando.it, aprendosi a tutti coloro che non si sentono mai arrivati, a coloro che amano cercare, conoscere, imparare, creare connessioni, scambi e comunità. Le esperienze positive nelle scuole italiane sono tantissime, ma non fanno rumore. Spesso nessuno le conosce. La Rete Insegnareducando sceglie di raccontarle, incontrando e ascoltando tutte le componenti del progetto: dirigenti insegnanti genitori operatori scolastici che cercano di promuovere la scuola del benessere, della crescita partecipata, dell’apprendimento attivo, creativo, maturato nella cooperazione. I viaggi, da sempre, permettono all’uomo di imparare qualcosa di nuovo e migliorarsi. Noi abbiamo imparato moltissimo incontrando la positività della scuola italiana e continuiamo ad imparare ancora! La Rete Insegnareducando è quindi una squadra di professionisti che sceglie di accompagnare gli allievi nel cammino dell’apprendimento, non dando mai nulla per scontato. Un squadra che continua a interrogarsi e confrontarsi, diffondendo un modo di fare scuola attento alle formidabili intuizioni educative suggerite da quei grandi Maestri che si sono spesi per insegnar-educando, come ad esempio don Milani.

IL SENTIERO DI BARBIANA Il seminario inizia il primo settembre alle ore 18 in una location bellissima, la BADIA di MOSCHETA, tra i suggestivi boschi del Mugello. Ai partecipanti si chiede la disponibilità a partecipare a un grande "pensatoio", dinamico, come siamo soliti fare, condividendo idee, esperienze, sogni e ... cibo (ognuno porta un piccolo assaggio tipico della sua regione da condividere). Sabato 2 settembre, di buon mattino, ci sposteremo in auto verso Barbiana, poi ci incammineremo a piedi, sul sentiero della Costituzione, percorso molti anni fa da don Milani, rileggendo insieme "Lettera a una Professoressa" guidati da Domenico Chiesa Sarà una giornata di confronto e di arricchimento sulle orme del priore di Barbiana. Il seminario offrirà molti stimoli che trovate in dettaglio sulla locandina. Il corso è riconosciuto per un n° di 20 ore, ai fini della formazione accreditata MIUR D.M. 177/2000 - CENTRO ACCREDITATO MIUR: GIUSEPPE OLIVOTTI S.C.S. ONLUS – Mira (VE) Costi: iscrizione al seminario = 45 euro vitto/alloggio presso la Badia = 105 euro dal venerdì alla domenica Le spese non rientrano nel piano della carta docente Per maggiori info e ISCRIZIONI visitare il sito: www.insegnareducando.it Inviare il modulo d’isacrizione scaricabile dal sito a: insegnareducando@gmail.com


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Le storie di Mario...

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Le gincane tra le büse di Mario Monasterolo

A proposito: Carlo Maria Franzero, scrittore racconigese del quale tra poche pagine vi diremo alcune cose in più, nel suo romanzo La casa dei sogni ha scritto che negli anni in cui era ragazzo lui (primo decennio del ‘900) “campi e pascoli cingevano il paese, fin quasi ai portali delle case, da cui i carri uscivano ogni mattina, tirati da coppie di grandi buoi candidi, scricchiolando e traballando sul rozzo selciato, ove lo sterco delle vacche seccava al sole”. Sessant’anni dopo, mentre si preparavano la contestazione e lo sbarco sulla luna, si osavano le minigonne e ci si pavoneggiava dei primi mangiadischi, il mondo era ancora pieno di büse, perché le mandrie attraversavano regolarmente il paese e d’inverno arrivavano persino greggi di pecore in transumanza vera, fatta tutta a piedi nei due sensi.

Le büse ’dle vache (le pecore, così come i conigli, producevano le b-rle) cadendo facevano rumorosamente splaash, si allargavano a forma di brioche arrotolata e farcita di morbida crema, attirando milioni di mosche verdi (muscun), buongustaie molto specializzate. Restando in tema di mosche: abbiamo avuto un autentico s-ciupun emotive vedendo appesa lì al Museo della Tagliata una pumpa d’l flit, di cui c’eravamo scordati l’esistenza, malgrado i litri di DDT che avevamo comprato al negosi ‘d Lena Suldan-a. Temiamo tuttavia, scrivendone, di non riuscire a trasmettere lo stesso pathos alle nuove generazioni. Ma torniamo alle büse, che dopo un po’ seccavano tipo pasta sfoglia e seccando ingiallivano, finché diventavano polvere lasciando al massimo un piccolo alone. Con le büse si conviveva e, ad

esempio, i ragazzini in bicicletta le usavano per farci gincane che non avevano nulla da invidiare ai moderni percorsi di cross biking per esperti freeriders. La bici da masnà esposta qui alla Tagliata è un monumento a quegli anni svagati e sognanti! Allora, per i paesi giravano diverse tipologie di venditori ambulanti: il muleta o lo strasé non avevano una stagione ad hoc; il venditore porta a porta di tele di lino e cotone privilegiava quelle belle, veniva da Poirino, e quindi tutti lo chiamavano Puirin, e chissà se qualcuno ne conosceva il nome vero. Venendo da lontano, si dava arie d’uomo di mondo: avete presente quel personaggio di Pane, amore e fantasia? Era lui, tal quale! L’estate era invece, decisamente, il regno del carretto del ghiaccio in pani prodotto nella fabrica d’la giasa. Se ne comprava quel tanto che serviva e una parte veniva pestata col martello, avvolta in un asciugamano da cucina a quadretti (bisognava essere bravi a non farci i buchi con le schegge taglienti), per ottenerne una granita grossolana adatta a buoni denti. Ad “insaporirla”, un po’ di menta, o qualche goccia di limone, o dello zucchero. Lo stesso che, a merenda, addolciva il burro spalmato s'la ciapëtta (al singolare: con due si faceva il sanguiss perlopiù di pan e salam o pan e giambun); per bevanda, l’eva vissi, realizzata nell’apposita buta con l’Idrolitina del cavalier Gazzoni. Se il bambino recalcitrava, lo si imboccava accompagnando il gesto con un’altra cantilena; an buca a mi, an buca a ti, an buca al can... uammmm! Più tardi, al rientro a casa dal lavoro, il padre avrebbe salutato il bambino dondolandolo con le braccia seguendo un ritmo che, al cane, faceva fare una fine ben miseranda: Dindalan le mortie el can, can bucin ciamava giuanin, giuanin cutel taiaie la pel, la pel taià, campelu n’tl pra! Povera bestia! E povero anche il bambino, che di solito, a quel punto, veniva davvero campà a ‘n’aria.

CONSUMIAMOLO FINO IN FONDO a cura di Rodolfo Allasia

Una proposta a livello europeo con ormai otto paesi interessati (gli ideatori sono stati due giovani italiani di un gruppo londinese - www.restartproject. org), cinque gruppi attivi in Italia in svariate città, ma interessante è sapere che uno di questi gruppi è qui vicino a noi, nelle LangheRoero. Si tratta di persone che combattono (a loro modo) il consumismo delle multinazionali proponendo di consumare fino in fondo gli oggetti che oggi buttiamo a causa di un invecchiamento troppo precoce (spesso per la cultura dell'ultima novità): telefonini, stampanti, il phon, lo stereo, il televisore, ecc. Spazzatura inutile che può essere riparata e soprattutto non gettata nelle discariche. Si chiamano RESTARTERS (gente che fa ripartire), organizzano i restarter party in locali messi a disposizione da associazioni o dai Comuni... e, tutto gratuito, fatto da volontari! Costo zero. Vengono fornite informazioni, strumenti, aiuti, ma vogliono che il "cliente" stia lì, a riparare con loro. Questo mese il party, organizzato dal gruppo, è stato a Sinio; non abbiamo potuto annunciarlo ma siamo in contatto con il coordinatore del gruppo Restarters LangheRoero (www.bastaunseme.org) e contiamo di poter ospitare anche a Racconigi un appuntamento con loro… poi da cosa nasce cosa.

Luca ci ha detto: «Siamo un gruppo di persone con la passione di "mettere le mani dentro alle cose per capire come funzionano". È un poco lo slogan hacker del "Se non posso aprirlo e vedere come funziona non mi appartiene". Siamo per il diritto ad essere consumatori - paradossale!? :) - nel senso di consumare mettendoci pezze fin che si può. ... accogliamo chiunque abbia un dispositivo elettrico/ elettronico con lo slogan "prima di buttare prova a riparare". Sono prove di riparazione condivise e collaborative: in pratica lo si fa insieme. Non abbiamo una sede, ci spostiamo per la provincia e in alcune occasioni sconfiniamo». Credo che anche da noi abbiamo un sacco di cose da riparare e molta gente che sa cimentarsi in questi lavori. Mettiamoci ad organizzare queste risorse, noi di Insonnia ci siamo.


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Mentre il CHIARUGI cade/non cade

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CONCLUSA LA XVII EDIZIONE DEL FESTIVAL TEATRALE “LA FABBRICA DELLE IDEE” di Bruna Paschetta

È dal 2000, infatti, che una piccola compagnia di teatro creata da Vincenzo Gamna è approdata a Racconigi, perché sul territorio di questa città esisteva, ormai in disuso, la sede provinciale dell’Ospedale Neuropsichiatrico. In quel complesso ospedaliero, il Manicomio, venivano rinchiusi, spesso in forma coatta, coloro che erano ritenuti affetti da disturbi neuropsichiatrici, curati con metodi pseudo-terapeutici che li escludevano sempre di più dal mondo esterno. Lì, dentro il Neuro, pochi guarivano: la maggior parte peggiorava e non ne usciva più. Così per parecchie generazioni di racconigesi il Manicomio costituì, dopo l’agricoltura, la più importante realtà occupazionale. Una sorta di fabbrica, molto speciale però, dove non si producevano cose, ma solo idee: visionarie, strampalate, aggressive. Questo ha prodotto il Manicomio di Racconigi per oltre un secolo. Da un simile luogo è partito Vincenzo Gamna, che già a Carignano, sua città d’origine, aveva praticato un teatro popolare. Era quel che cercava: fare teatro in un luogo che era stato di esclusione alla vita, ma che ora ne

presentava alcuni aspetti peculiari. Lì si potevano rappresentare visioni e realtà di vita tra gli alberi del parco, nell’oscurità reale della notte, sfidando anche le avversità metereologiche. Ma un luogo del genere non sarà stato scelto soltanto per la sua unicità scenografica: si poteva rappresentare la vita nelle realtà già vissute come nelle sue raffigurazioni attuali o immaginarie. Mi sono finora permessa di dire cose che non so quanto condividerebbe Vincenzo Gamna, che immagino continui ad accomodarsi ad ogni spettacolo da qualche parte, tra il pubblico, per apprezzare, ma anche per criticare i lavori delle diverse compagnie teatrali che si presentano nelle rassegne. Voglio ancora dire qualcosa sull’affluenza di pubblico .Questo tipo di teatro sarà anche di nicchia, ma la presenza di spettatori racconigesi è spesso desolante. Sono sempre più numerosi gli spettatori che arrivano da fuori e che seguono questo Festival da anni. Si è conclusa da poco la campagna elettorale per il rinnovo dell’Amministrazione Comunale. Certamente

Foto: Rocco Agostino

ognuna delle Amministrazioni che si sono succedute finora ha stanziato dei contributi finanziari per la realizzazione dei Festivals. Ma quanto si dovrà ancora aspettare prima di vedere un ruolo attivo dell’Amministrazione di questa città nel promuovere, oltre al turismo del castello, del cappone e del real biscotto, anche quello teatrale della Fabbrica delle idee ? E quando si potrà vedere la presen-

za attiva delle locali Scuole superiori nella fruizione almeno di alcuni spettacoli, certamente per gruppi mirati e preparati di studenti, a fronte di “crediti formativi” o di qualcosa di simile? Intanto, un grazie di cuore a tutte le persone che, nei vari ruoli, tengono vivo per la nostra città il “Progetto Cantoregi”. E lunga vita a La Fabbrica delle idee.

LA FABBRICA DELLE IDEE 2017 di Bruno Crippa

Ancora due spettacoli e poi il sipario calerà per la 17^ volta sulla Fabbrica delle Idee. Questa edizione verrà ricordata in modo particolare perché l’apertura della Rassegna e alcuni altri spettacoli sono stati rappresentati nella nuova sala polivalente Soms inaugurandola teatralmente. Come sempre molte le Compagnie famose da varie Regioni Italiane, tra cui il comico Paolo Rossi, hanno calcato il palco davanti ad un buon numero di pubblico. Come sempre l’impegno e lo sforzo nostro è totale perché tutto funzioni

per il meglio. Oggi (30 giugno) l’attesa e l’impegno è maggiore poichè questa sera debuttanno gli studenti delle classi prime della Scuola Media “B.Muzzone” di Racconigi, seguiti dalla prof.ssa Maria Agnese Fossati, nello spettacolo “A noi vivi! Il paradiso” del regista Amato Giordano della Compagnia Mutamento Zona Castalia di Torino, scene e light design di Koji Miyazaki, pitture di Chiara Cosentino. ……“Il Paradiso” è uno spettacolo per tutti: un’esperienza ludico-formativa per i piccoli, una ricerca del Foto: Bruno Crippa

Foto: Rocco Agostino

paradiso perduto (eppure riconquistabile) per gli adulti….. il paradiso è l’utopia che concorre alla costruzione del possibile futuro…..il paradiso è per i bambini: per avere il paradiso è necessario ritornare bambini……” Per me e per tutti della Cantoregi i giorni delle prove sono giorni bellissimi. Vivere le emozioni, le ansie dei ragazzi che per la prima volta si cimentano su un palcoscenico è indescrivibile, prima titubanti ma poi sicuri. Le luci, i costumi da provare e le prime mosse dirette dai registi. Oggi il debutto! ma prima la prova generale tra le rifiniture, i ritocchi

sulla scena e uno spuntino tutti insieme…. le ore trascorrono in ansia, noi tutti con gli occhi rivolti alle nubi che incombono minacciose, cercando al di sopra di esse il sereno e … “IL PARADISO”. Anche quest’anno il tutto si è svolto con la collaborazione di molti a cui vanno i nostri ringraziamenti e in particolare a tutti gli Ospiti e Operatori della Comunità Arcobaleno e al Consorzio Monviso Solidale nella persona del suo Direttore Generale dr. Migliaccio per aver permesso l’accesso all’area spettacoli dal cortile della Comunità stessa.


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Raccontami...

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Tina (o dell’amore inutile) di Giulio Siccardi

Adesso che siamo separati (anche se non per molto, di questo sono abbastanza sicura), posso guardare agli anni che abbiamo passato insieme con maggiore distacco. Posso rivederli uno ad uno e, come sai che faccio sempre, dedicarmi a cercare l’errore, la deviazione; lo strappo – o meglio l’origine dello strappo, quella zona di tessuto diventata così sottile da lacerarsi alla minima tensione. C’è stato un giorno, una settimana, una sera, in cui la trama ha ceduto e lo squarcio ha iniziato la sua corsa? Vedi, il cruccio che mi tormenta, in questo nuovo tempo senza te, è che il mio amore sia stato inutile. Ti sembra una preoccupazione a sua volta inutile? E’ probabile, anzi è certamente così. Eppure so che potrei riposare meglio – anche se non mi pare di fare altro, adesso - se potessi convincermi che, malgrado il finale, la commedia in cui abbiamo recitato ti ha reso meno infelice di quanto saresti stato su un altro palcoscenico, con un altro copione e, soprattutto, in compagnia di un’altra attrice. Non so cosa mi avesse attirato, di te. Forse quel tuo fare indipendente, duro, sicuro: non era quello che ci si doveva aspettare da un uomo? O forse mi attraeva la tua solitudine, che mi illudevo di cancellare con la mia. Non sapevo (l’ho capito con gli anni, come succede a tutti) che le solitudini non si elidono, ma si sommano: affidare uno zoppo ad una stampella malferma, far guidare un cieco da un altro cieco… Che errore! Eppure non lo fanno quasi tutti? Chi rinuncia all’idea, per quanto assurda, di poter essere la metà di qualcosa? Mi sono convinta di poterti guarire: sapevo che eri malato, nel corpo e nell’anima eri malato, l’ho capito la prima volta che ti ho visto. Credi non sapessi cosa c’era dietro il tuo passo sicuro? Dietro le tue vanterie, e quell’agitare i pugni? Cambierà, mi sono

detta. Lo cambierò. Basteranno la pazienza e l’amore, e io ne ho per tutti e due. Anche quando sei finito in galera, per quella storia di spaccio. Ti ho forse abbandonato? Al contrario, ogni settimana ero da te con i miei barattoli e le mie teglie, e cucinavo giornate intere perché tu potessi mangiare come a casa - e ti sentissi un po’ a casa, con me. Tu mi guardavi e dicevi: mi stai aspettando? Io ti aspettavo, come sempre. E’ stato allora che ho cominciato a lavorare. Non ti piaceva, ma dovevamo pur tirare avanti, io e Claudio. Lui era piccolo, tu non c’eri, e anche quando sei uscito… Troverò un lavoro, dicevi, ma era sempre domani, e c’era sempre un affare che sarebbe andato bene, anche se per sfortuna, o per il tradimento di certi amici, non andava mai come avevi previsto. E’ un mondo di cornuti, dicevi; tiravi fuori il coltello col manico d’osso, facevi scattare la lama e agitandomela di fronte agli occhi ripetevi: ma un giorno o l’altro… Eppure la tavola la trovavi sempre apparecchiata, ed è con me che hai visto crescere tuo figlio. Noi tre, eravamo, e non scoppiava d’orgoglio, il mio cuore, mentre mi guardavo tenere insieme la nostra piccola famiglia? Avevi altre donne, dicevano. Certe amiche lo sussurravano fra loro, ma badando che sentissi. Io facevo finta di niente. Non che non fossi gelosa, ma ho sempre saputo che la gelosia è un lusso che non tutte si possono permettere. Io no, pensavo. Io ho sempre avuto meno orgoglio di quanto avrei voluto, e ancor meno, forse, di quanto avrei dovuto. Fingevo di non sentire: che importanza ha, mi dicevo. Ogni sera lui torna da noi, e non sono poche le notti in cui sono ancora sua moglie. Gli anni non sono serviti. Claudio cresceva, io lavoravo, tu uscivi al mattino e finivi al

bar. Chi vuoi che lo assuma, uno come me? dicevi. Uno che è stato dentro: se hai fatto un peccato, anche uno solo, non basta tutta la vita per scontarlo. A me in fondo non importava. A me importava che qualche volta, la domenica, andassimo in montagna a mangiare panini seduti sul nostro plaid. Mi bastava vederti, ogni tanto, spingere il carrello del supermercato accanto a me. Può darsi non fossi felice, ma sapevo di non essere nata per esserlo. Mia madre mi ha ripetuto per tutta la vita che siamo nati per soffrire, e io credo che avesse ragione: la felicità non è un diritto, e neanche un dovere. E’ assurdo disperarsi perché non si è felici: è come arrabbiarsi perché piove o perché, certe sere, le nuvole coprono il cielo e sembra che il buio sia senza rimedio. Ma poi è arrivata la malattia. Ha prosciugato la poca dolcezza che ancora avevi (soltanto io sapevo dov’era nascosta e come, certe volte, farla venire in superficie), e ti ha lasciato stanco e rabbioso. La mia vita è finita, hai detto quando siamo tornati dall’ospedale, io senza più fiato e tu senza la gamba destra. Diabete, problemi circolatori: non c’era stato modo di salvarla. Eppure siamo andati avanti: la carrozzina, poi la protesi. Riuscivi di nuovo a camminare, anche se all’inizio non facevi che i tre passi che ci sono dal gas al tavolo della cucina. E’ vita, questa? mi chiedevi. E’ vita, ti rispondevo. E’ l’unica che abbiamo. I vicini si lamentavano. Ti mettevi con la carrozzina sul balcone del nostro alloggetto al primo piano e li sorvegliavi quando uscivano a buttare la spazzatura. Borbottavi, li insultavi (me lo bisbigliavano sul pianerottolo quando tornavo a casa, alla sera), urlavi e ogni tanto tiravi la prima cosa che ti veniva in mano: una bottiglia di plastica, una molletta, un giornale. Loro li raccoglievano e li buttavano nel cassonetto. E’ brava gente, ti dicevo. Ma tu eri un leone in gabbia. Non volevi uscire con la protesi. Non ce la faccio, dicevi, ma io credo fosse più la vergogna che la fatica. Portami tu, chiedevi. Il sabato e la domenica spingevo la carrozzina lungo il bordo della statale fin quasi al centro del paese. Ti lasciavo al bar qualche ora. Quando tornavo a prenderti eri più disperato di prima. Lasciami dei soldi, dicevi ogni mattina. Cosa ne fai? ti chiedevo. Urlavi: potrò pur mandare qualcuno a comprarmi le sigarette! Sono diventati un’ossessione, i soldi. Non guadagni abbastanza, dicevi; soldi in questa casa non ce sono mai. Era vero, ma che potevo farci? Pagati l’affitto e le spese del condominio, non era molto quello che rimaneva. Claudio lavorava, ogni tanto, ma anche lui un posto fisso non l’aveva ancora trovato, e soldi in casa non riusciva a metterne. Mi lasci di nuovo da solo? mi chiedevi ogni mattina. E andavi a controllare se nel cassetto c’erano ancora dei soldi. Finché ho deciso di chiedere qualche mese


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di aspettativa. Suo marito ha bisogno di lei per superare questo momento, diceva il medico. Mi sono anche informata al sindacato: mi avrebbero mantenuto lo stipendio, lo diceva la legge. Perché, allora? Perché la sera in cui te l’ho detto, dell’aspettativa, non hai neppure sentito? Mi hai lasciato senza soldi, urlavi. Dove li hai spesi? Mi inseguivi con la carrozzina, urtando i mobili e il tavolo, mentre cercavo di preparare la cena. Ho urlato anch’io? Può darsi. E può darsi non fosse la prima volta. Ma non ce la facevo più. Forse già da tempo mi chiedevo se non era stato inutile, il tempo della mia vita trascorso con te. Ho alzato la voce. E’ stato quello, il motivo? Non credo. Credo che dentro di te non fosse rimasta che rabbia, e che si fosse accumulata come l’acqua contro una diga che prima o poi doveva cedere. Altrimenti non avresti aperto il cassetto delle posate, non avresti preso il coltello più grande e non mi avresti afferrata e poi colpita: una, due, tre, quattro volte… Nella pancia, nel cuore, sulla faccia… Undici coltellate ha contato il medico legale.

15 che non avevo mai visto?), e ho visto Claudio intervistato in televisione. Ho seguito la macchina che portava il mio corpo, ben ricucito, giù in paese, ed ero lì quando hanno messo la cassa accanto a quella di mia madre. I primi giorni mi hanno portato anche i fiori, il prete è venuto a dire messa

e in Consiglio Comunale il Sindaco ha parlato di me. Sono stati tutti molto composti e comprensivi. Non si sta male, qui, ma non so più se ti aspetterò. Ci sono molti posti, infiniti posti, in cui adesso posso andare.

Non si sta male, qui. Ho più tempo per pensare, e più parole di quante ne abbia mai avute. Ho visto la fiaccolata che hanno organizzato per me (non c’era anche gente

Cin

Cinema In una notte oscura, un ragazzo si inabissa nel mare per salire a bordo di una nave fantasma. Quel ragazzo è Henry Turner, figlio di

Lib

Libri a cura di Barbara Negro

La vacanza di un professore nell’isola indonesiana di Bali si trasforma in un viaggio alla ricerca della felicità interiore. Il protagonista è un insegnante americano, uomo con uno spiccato senso del dovere, ma al tempo stesso insicuro e incosciente di molte delle decisioni prese nel

PIRATI DEI CARAIBI: LA VENDETTA DI SALAZAR di Cecilia Siccardi

Will Turner e Elizabeth Swann, e scopo del suo viaggio è informare il padre del suo proposito di liberarlo dalla maledizione che lo lega all'Olandese Volante grazie al potente Tridente di Poseidone. Nonostante Will lo esorti a lasciar perdere, nove anni dopo Henry è ancora determinato a compiere questa missione. Con l'aiuto della giovane astronoma Carina Smyth e dei pirati Jack Sparrow e Bar-

bossa, riuscirà Henry a spezzare le maledizioni del mare e riportare a casa suo padre? Uscito nelle sale italiane a maggio, il nuovo capitolo della saga di Pirati dei Caraibi ha riscontrato un buon successo fra il pubblico, segnando una svolta in positivo dopo il flop dell'ultimo film della serie, Oltre i confini del mare. Divertente e leggero, piacerà agli amanti del genere.

corso della propria vita. L’incontro con il Maestro Samtyang - vecchio saggio autoctono dall’età indefinibile, classico esempio di imperturbabilità e serenità dello spirito - conduce il protagonista attraverso la strada della conoscenza di sé; per merito di alcune perle di saggezza, corredate da esempi pratici e applicabili alla vita quotidiana, davanti al professore si spalanca un mondo di nuove possibilità ancora da scoprire. “Il suo problema non è nel corpo ma nella testa”, “Se siamo convinti di una cosa, questa diventa realtà, la nostra realtà”. Come in una favola, circondato dal magico mistero dell’isola tropicale, il professore inizia a sottoporsi a una bizzarra serie di prove che il Maestro giorno dopo giorno gli propone, persuadendosi che la felicità è dentro ciascuno e scoprendo che la vi-

sione del mondo e degli altri è frutto di personali credenze, spesso limitanti: “Gli esseri umani sono molto attaccati a tutto ciò in cui credono. Non cercano la verità, vogliono solo una certa forma di equilibrio, e riescono a costruirsi un mondo più o meno coerente sulla base delle loro convinzioni. Ciò li rassicura, e inconsciamente vi si aggrappano.”. Bestseller in Francia, L'Uomo che Voleva Essere Felice è un romanzo breve, di semplice lettura, ma dalla potenza disarmante; scaturisce nel lettore mille riflessioni, il cui fulcro è che tutti possiamo trovare la felicità, in fondo basta volerlo. “Il cammino che conduce alla felicità a volte richiede la rinuncia alla facilità, per seguire le esigenze della nostra più profonda volontà. Buon viaggio, Samtyang”.

Laurent Gounelle “L'uomo che voleva essere felice” 2008, pp. 181, € 15.90 Editore: Sperling & Kupfer


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Mus

Musica ANZOVINO REMO / PACI ROY FIGHT FOR FREEDOM - TRIBUTE TO MUHAMMAD ALI di Giuseppe Cavaglieri

“Fight For Freedom – Tribute to Muhammad Ali” è il nuovo progetto speciale di Remo Anzovino e Roy Paci – composi-

tore e pianista fra i più originali e visionari della nuova scena contemporanea il primo, musicista poliglotta, produttore geniale e trombettista dallo stile unico e inconfondibile il secondo – dedicato al grande campione dei pesi massimi e figura di spicco della storia del Novecento. Dallo straordinario incontro fra Anzovino e Roy Paci sono nati 12 brani inediti che hanno fatto da colonna sonora originale al documentario “Da Clay ad Ali, la metamorfosi” diretto da Emanuela Audisio e andato in onda su Sky in prima tv lo scorso 17 gennaio, il giorno in cui il grande campione avrebbe compiuto 75 anni. I 12 brani sono diventati anche un album pubblicato in versione digitale, sempre lo scorso 17 gennaio, entrando direttamente al 1° posto della classifica degli album più venduti su iTunes nella categoria colonne sonore e nella Top 20 della classifica generale.

Da venerdì 26 maggio, a grande richiesta, il cd e il vinile di “Fight For Freedom – Tribute to Muhammad Ali”, sono disponibili in tutti i negozi. La presentazione è avvenuta al Salone del Libro di Torino, che ha scelto Fight For Freedom anche come disco ufficiale della 1^ edizione della Fiera Europea della Musica, tenutasi sempre lo scorso weekend nei padiglioni del Lingotto. “Volevo la leggerezza del vento tra le palme, la gioia di chi va veloce, la rabbia di chi non vuole più stare nella parte sbagliata del mondo, perché sbagliata non è, volevo l’arroganza di chi prende coscienza e la fierezza di chi si carica sulle spalle il mondo, afferma la regista Emanuela Audisio, che nel film “Da Clay ad Ali, la metamorfosi” ha restituito a tutto tondo e in un modo unico una figura straordinaria e irripetibile, offrendo una lettura quasi microscopica della psicologia di questo

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grande personaggio dalle mille sfumature, mai banali e sempre imprevedibile”. Poi l’Audisio aggiunge: “Volevo non solo la bellezza della vittoria, ma anche il dolore della sconfitta, per dire che vale sempre la pena avere una causa. Volevo una musica che non dimenticasse: i funerali del sud pieni di colori, la tromba, il piano, i pugni, il blues, il jazz, chi ride e chi piange. C’è il R&B e ci sono R&R, Remo e Roy.”

Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009 Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio Redazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Alessia Cerchia, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Francesca Galante, Marco Capello, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Cecilia Siccardi, Pino Tebano, Luciano Fico, Grazia Liprandi, Barbara Negro Sede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti contatti@insonniaracconigi.it Conto corrente postale n° 000003828255 Stampa Tipolitografia La Grafica Nuova - Via Somalia, 108/32, 10127 Torino Tiratura 1800 copie

Le persone che venivano candidate erano scelte fra coloro che erano cresciuti in politica, che in coscienza e conoscenza si erano confrontati con problematiche sociali e amministrative per associazioni, enti, all'interno dei quali avevano operato scelte di gestione, strategiche e responsabili, finalizzate al benessere collettivo, pur con scarse risorse. Poi Berlusconi ci insegnò che un manager, un industriale, poteva gestire un paese come gestiva le proprie attività economiche, come se il profitto fosse l'unico scopo del governo di uno Stato. Bastava avere un po' di catene televisive e via. Ma in questo "gioco" entrarono anche manager incapaci a gestire finanche le proprie attività economiche, avvezzi invece a gestire la propria immagine e spesso anche il proprio portafoglio. La confusione in seguito regnò sovrana. Per diventare degno di far parte di uno schieramento politico/amministrativo sembrano ora sufficienti elementi superficiali: un po' di simpatia, un pizzico di apparenza, capacità di vendere anche l'impossibile, ma soprattutto lo stare al gioco del lasciarsi costruire una immagine sia pure finta ma in grado di attrarre elettori. E noi elettori? Si investe al buio, non si sa che cosa queste persone sono in grado di realizzare, talvolta non si sa neppure chi sono. Vengono inventati slogan ad effetto per lanciare persone ad effetto rac-

cattate anche all'ultima ora per far capire a noi che è necessario cambiare tutta la impostazione, senza peraltro avere una idea chiara verso quale direzione procedere. Per un gioco al massacro come questo basta avere 20/25.000 €, uno che si autoproclami art-director della campagna pubblicitaria, qualche balletto, due cene e quattro salatini ed il gioco è fatto… Guarda quella candidata quanto è carina, è capace a scrivere e leggere, ha già imparato a scaricare le canzoni da Internet e poi guarda com'è spigliata... ma dai, un po' di leggerezza, basta con i vecchi politici barboni e corrotti, con le vecchie tiritere che non hanno mai portato a risolvere nulla... Visto? Abbiamo vinto cominciamo da subito a lavorare bene! La comunicazione è sana, utile a tutti, facciamo sapere cosa si vuole fare, poi qualcosa inventeremo; siamo o non siamo creativi? Ben diverso il tono di quelli che hanno amministrato prima. Basta! Il mio impegno in politica non lo spreco più. Ho lavorato per realizzare progetti che ci eravamo fissati ma sembra che nessuno se ne sia accorto. Speravamo in un grazie, invece… Noi, scettici come sempre, cercheremo di monitorare gli sviluppi di questi propositi di programma e quando se ne darà l'occasione ce ne compiaceremo. Dunque auguri alla nuova, nuovissima, amministrazione e a tutti i Racconigesi. per la redazione Rodolfo Allasia

2017

entro dicembre 2017

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