INSONNIA Giugno-Luglio 2019

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insonnia

mensile di confronto e ironia

Insonnia n° 114 Giugno 2019 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009

In margine ai risultati elettorali

L’Unione Europea e le nuove generazioni

Pancia e testa… destra e sinistra Il punto di vista di una giovane alla Eravamo otto amici in pizzeria che, una volta, volevano cambiare il mondo... è già tanto se il mondo non ha cambiato troppo noi. Queste note nascono così, parlando tra un sorso di birra fresca e un boccone di pizza. Con leggerezza. Con delusione. Con un po’ di confusione in testa, ma con la voglia di capire. Abbiamo perso, è certo. Destra / sinistra vecchie categorie di pensiero? Un pensiero adatto a gente di un tempo andato? Tutto il nord è leghista, ma anche al sud la Lega c'è, eccome! A Riace e Lampedusa vince la Lega. Anche lì. Siamo increduli, oggi fa bello dire, basiti. Ma com’è possibile? Ci viene da dire. Ci avevate raccontato di due realtà compattamente solidali! E allora sentiamo crescere un vecchio tarlo che evidentemente ancora abbiamo in noi: la voglia di analizzare. Come è stato possibile? Un primo pensiero: finiamola col raccontarci più belli di quelli che siamo, noi di sinistra. Finiamola di confondere realtà e sogno. Il paradiso non è qui, è una realtà da costruire giorno dopo giorno, in mezzo alla gente accompagnandola senza la pretesa di avere sempre qualcosa da insegnare. Talmente tanto da insegnare che siamo sei o sette sinistre diverse, ognuna con un suo specifico, una più sinistra dell’altra! Un secondo pensiero: la Lega di Salvini sembra che abbia speso in “comunicazione” più di un milione di euro. Salvini è guidato nelle sue esternazioni da quello stesso consigliere che già portò Trump a vincere negli Usa. Su questo tema della comunicazione non so dire, se non che è un tema di cui si deve assolutamente tenere conto. Un campo aperto, per tanti versi nuovo, su cui riflettere in profondità.

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prima esperienza di voto

di Francesca Cavallo, VL Liceo Scientifico “Arimondi-Eula” di Racconigi

L’Unione Europea viene considerata da molti di coloro che ne fanno parte come qualcosa di scomodo e imperfetto. Pochi sanno riconoscere l’effettivo valore che essa ha, molti le sono

dichiaratamente ostili. Risulta quanto mai urgente ricordare che l’Unione ha portato con sé grandi benefici al Vecchio Continente. Da quando, dopo l’ultima guerra mondiale, l’Europa ha

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Riaperto il parco ma la lotta continua

Virna: “Messo in dubbio il nostro impegno”

Cronaca di una partecipazione civile mai così alta a Racconigi di Virna Lava

Quando ho scritto l’articolo per lo scorso numero d’Insonnia, avevo le idee chiare su ciò che volevo esprimere e trasmettere. Ero spinta da una forza di volontà enorme, non solo mia, ma di tutte le persone che si sentivano parte attiva di ciò che stava accadendo. Come all’inizio di ogni avventura ciò che ci spinge è l’entusiasmo, la voglia di scoprire cosa c'è dopo, il desiderio di conquista. Senza fare nulla d’eccezionale, in poco tempo, parlando col cuore ero riuscita a trasmettere le mie emozioni e me ne veni-

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Intervista ai giovani del Partito Democratico

Cosa pensano i giovani del PD racconigese a cura di Giancarlo Meinardi e Guido Piovano

Siamo andati a scoprire cosa pensano i giovani del circolo racconigese del P.D. Il circolo conta tra iscritti e non iscritti ma comunque attivi una decina di giovani, a cui si aggiungono altri simpatizzanti e alcuni un po’ più anziani. All’intervista hanno partecipato Federico Soldati, segretario del circolo, Lorenzo Brunetti, Enrico Mariano (Baggio) e Silvano Sannazzaro. Il PD viene da un periodo travagliato, a livello nazionale e locale. Quali sono secondo voi le ragioni di queste difficoltà? Lorenzo. La situazione di congresso perenne non ha fatto bene agli iscritti e non ha aiutato nel rapporto con la gente, ha reso difficile spiegare la posizione del partito su temi come il lavoro, l’immigrazione ecc. Le sconfitte elettorali e un po’ di sana opposizione allora possono anche essere utili per aiutarci a ripartire dai circoli locali come luogo di incontro con le persone. Questo è il significato che vogliamo dare a questa

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ADDIO FANTASIMI pag. 10

Anpi

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Colonie al Castello

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SPORT' pag. 14


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IL RACCONTO FOTOGRAFICO di questo MESE

#RIDATECI IL PARCO I protagonisti del racconto fotografico di questo mese sono i racconigesi, grandi e piccini. Per primi, mercoledì 15 maggio, i bambini della scuola dell’infanzia e primaria, con le loro canzoni e i cartelli colorati. Poi, il 18 maggio, centinaia di cittadini che hanno sfidato il maltempo per far sentire la loro voce. Infine, il 2 giugno, più di 1.200 (racconigesi e non) che hanno corso o camminato intorno al muro del parco portando i numeri di iscrizione con su scritto “ridateci il parco”. Una festa di colori e di partecipazione civile per riavere il parco del castello. Le foto del racconto fotografico sono riconoscibili perchè circondate da una cornicetta nera.

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La fuga di Luciano Fico

Dal mare arriva una brezza fine, che sembra intrufolarsi sottopelle e mi fa rabbrividire di piacere. Non sono ancora le sei del mattino, la luce è incerta e vaga; non crea ombre, non taglia i contorni delle cose e lascia all’occhio l’incanto della realtà senza confini. L’acqua ed il cielo hanno in comune un colore diafano e trasparente, con note di azzurro e di grigio: l’odore salmastro si intona perfettamente, lasciandomi dentro come una nostalgia di spazi vasti… Mi stringo nello scialle leggero e ascolto i miei piedi che affondano nella sabbia ancora umida di notte. Cammino, seguendo un piede dopo l’altro, su questa spiaggia deserta e buona; a poco a poco le immagini inquiete della notte svaniscono, così come le preoccupazioni che fino all’altro ieri mi stavano piantate in testa e mi torturavano senza pietà alcuna. Ora, tutto sembra ritrovare la sua vera ed autentica dimensione: di fronte a questo mare indistinto e potente ogni pensiero si stempera in una dimensione dilatata, in un respiro più ampio e più profondo. Senza il mio consenso un sorriso si è appena disteso sul viso: mi immagino le rughette ai lati delle labbra ed il sorriso si apre ancora di più. Il mattino sa farmi dono di un frammento di solitudine: tutto è distante da me, in questo momento, come le grida disperse dei gabbiani ed io ci sto bene, non mi manca nessuno. Da troppo tempo la mia vita aveva cessato di essere mia ed anche me stessa avevo perso, per andare dietro ai bisogni degli altri. Era stato bello sentirmi viva nel sorriso del mio compagno e poi nella faticosa magia di far crescere il mio bimbo; la vita si era smarrita in un incantesimo, che dapprima mi aveva avvolta protettivo, ma poi aveva cominciato a stringermi fino a togliermi il fiato. Ad un tratto mi ero ritrovata avviluppata nei lacci del mio quotidiano, senza saper scorgere un modo

per liberarmi; più mi dimenavo e più mi sentivo stringere, tutto quell’inutile sforzo aveva solo il potere di far crescere un’ansia intollerabile nello stomaco e fin dentro al cuore. Per la prima volta in vita mia ho fatto la spaventosa scoperta che non sempre le storie hanno un lieto fine; per la prima volta ho sfiorato il baratro, scoprendomi a desiderarlo: non era più tollerabile quel groviglio senza vie di uscita! Poi ho trovato, chissà come, quella foto. È una foto di una decina di anni fa, il periodo in cui viaggiai tanto in tutto il mondo, un po’ per lavoro e tanto per piacere. Nella foto sono sporca di terra, ma gli occhi ridono di gioia mentre abbraccio quel bimbetto del villaggio cambogiano dove stavo lavorando. Non è stata la mente a suggerirmi alcunché, è stato il corpo a riordinare i miei pensieri attorno ad un nuovo inatteso desiderio: partire! Partire è un po’ morire, dice il proverbio, ma sicuramente è molto meno doloroso e drammatico: la morte è definitiva, mentre il viaggio è un continuo divenire; la prima chiude ogni possibilità, mentre si parte mossi dalla curiosità. L’ho fatto: eccomi qui, lontana migliaia di chilometri da mio figlio, dal mio compagno e dalla mia vita. Li ho sentiti al telefono, abbiamo pianto, abbiamo anche riso, ci siamo lasciati con un lungo silenzio… Cammino scalza e non so dove sto andando, ma la mia mente non è più confusa, perché ha smesso di cercare risposte. Non sento più lacci intorno a me e riesco a vivere ogni singolo respiro, con gratitudine, e mi viene una gran voglia di ridere… Fuggire, talvolta, è solo un modo per tornare sui propri passi e ritrovare la nostra anima, che era rimasta troppo indietro.


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L’Unione Europea e le nuove generazioni

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Il punto di vista di una giovane alla prima esperienza di voto segue dalla prima

cominciato a cercare delle risposte comuni ha vissuto il suo più lungo periodo di pace, e questo non è poco. L’introduzione di una moneta comune ha facilitato gli scambi commerciali e, in generale, ha semplificato la vita di tutti noi. Ma l’ Europa è stata anche un baluardo di civiltà e valori: cultura, storia, letteratura, arte, filosofia, scienza rappresentano quella culla comune nella quale tutti noi ci siamo formati. Certo il cammino dell’Unione è stato e sarà sempre in salita: le elezioni di maggio hanno visto l’affermarsi di forze euroscettiche ed antieuropeiste, all’uscita della Gran Bretagna potrebbero seguire altre uscite, se l’Unione Europea non saprà recuperare la fiducia dei cittadini. In effetti per creare qualcosa che possa definirsi “unito”, coloro che ne fanno parte dovrebbero essere all’incirca sullo stesso piano economico e politico. In Europa, invece, esistono grandissimi squilibri che sembrano non turbare minimamente gli Stati più forti, e che la recente crisi economica ha ulteriormente aggravato. In questo contesto parlare di collaborazione risulta molto difficile. Tutti i trattati europei hanno come obiettivo

la coesione politica, economica e sociale, ma, nella pratica, questi buoni propositi sono poco realizzati. Eppure io sono convinta che l’Unione sarebbe una forza enorme se si risolvessero gli squilibri tra Stati e si insegnasse agli Europei a sentirsi un popolo: non ci mancano certo le risorse, né umane, né culturali, né economiche. Ed è questo lo spirito con cui mi sono recata, diciottenne, per la prima volta al voto. Al di là degli schieramenti politici, che cosa può chiedere una

ragazza come me al neoeletto Parlamento europeo? Che cosa si aspettano le nuove generazioni? Sicuramente più sostegno ai giovani, e quindi una politica che crei lavoro e blocchi “la fuga dei cervelli” dalle regioni economicamente più deboli, più rispetto per le persone, e quindi una politica di difesa dei diritti di tutti, compresi quelli dei migranti, più attenzione alle donne, e quindi una politica di parità tra i sessi in ogni ambito e di sostegno alle vittime di violenza,

ma soprattutto più attenzione all’ambiente, e l’exploit “verde” in molti Paesi dell’Unione (il 20% in Germania!) mi dà grande speranza. In questi anni sempre più associazioni e personaggi simbolo hanno lanciato drammatici allarmi sul problema dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici del nostro Pianeta, ed è proprio da qui che dovrebbe partire il Parlamento Europeo: informare i suoi cittadini per renderli consapevoli che il tempo non è dalla nostra parte. E’ necessario gettarsi a capofitto in una nuova politica di sostenibilità ambientale per fermare un processo che potrebbe essere di non ritorno: ottimizzare l’uso delle risorse, sostenere fonti energetiche pulite, ridurre le emissioni di CO2 e di polveri sottili, migliorare la gestione dei rifiuti, incoraggiare l’agricoltura bio e il commercio equo e solidale… La UE deve avere il coraggio di farsi pioniera a livello globale nella battaglia in difesa dell’ambiente, nella consapevolezza che la sua distruzione non implica solo un rischio per il nostro benessere ma anche per la nostra stessa sopravvivenza.

Alessandro Gassmann premia i “Green heroes”

LA COOPERATIVA "È NOSTRA" TRA I PREMIATI a cura di Pino Tebano

Sabato 25 maggio all’Università del Gusto di Pollenzo sono stati premiati da Alessandro Gassmann i “Green heroes”. L’iniziativa che nasce sulla pagina Twitter di Alessandro Gassman, il popolare attore, con l’aiuto degli esperti del Kyoto Club, ha diffuso sulle pagine della Stampa-Tuttogreen, le storie di imprese e persone che con il loro lavoro hanno messo in piedi attività ecosostenibili e che fanno bene al futuro del pianeta. L’evento è anche l’apertura di Circonomia, il Festival dell’economia circolare e delle energie dei territori che si è svolto tra il 25 maggio ed il 5 giugno tra Langhe, Cuneo e Torino. È stato così che, come socio fondatore di Solare Collettivo Onlus, Retenergie ed È Nostra, ho avuto il piacere e la soddisfazione di rappresentare È Nostra ed essere tra i premiati nella manifestazione. Un vassoio prodotto da “Ricrea”, consorzio nazionale di riciclo e recupero degli imballaggi in acciaio, consegnato direttamente da Alessandro Gassmann, il simbolico premio ricevuto. La premiazione è stata l’occasione per narrare la storia di questa esperienza nata nel 2007 da un’idea geniale di Marco Mariano, agricoltore biologico della provincia di Cuneo, che mette insieme 40 piccoli investitori per costruire un impianto fotovoltaico. In pochi mesi nasce l’Associazione Solare Col-

lettivo Onlus e la campagna “Adotta un chilowatt” per realizzare un impianto FV da 20 kW finanziato attraverso piccole quote. La risposta supera le aspettative, e quell’impianto collettivo a Mondovì è già una prima rivoluzione. Marco continua a raccogliere adesioni e l’anno seguente prende vita la cooperativa Retenergie, con sede a Racconigi, che vara altri 13 progetti di produzione di energia rinnovabile, tutti finanziati da soci individuali attraverso la formula dell’azionariato diffuso. Marco non è il solo ad aver avuto l’idea di collettivizzare la produzione di energia elettrica. C’è anche Energoclub che promuove grandi gruppi d’acquisto per impianti fotovoltaici coinvolgendo migliaia di abitazioni e Avanzi che dal 1997, elabora, sperimenta e realizza soluzioni innovative per la sostenibilità. Nel 2014 Retenergie, Energoclub e Avanzi creano una nuova cooperativa: È Nostra. Dopo soli 3 anni, nel 2017, È Nostra entra nel mercato elettrico nazionale come fornitore di energia rinnovabile ed inizia a vendere ai propri soci che oggi sono quasi 5000. Nel 2018 È Nostra e Retenergie si fondano con l’ambizione di fare ancora di più: installare una pala eolica da 850 kW di potenza, la prima realizzata attraverso un azionariato diffuso. In pochi mesi si sono raccolti più di 700.000 euro. L’ob-

biettivo è vicino: produrre futuro e farlo insieme. Può un gruppo di cittadini entrare in un mercato monopolizzato dai grandi investitori come quello elettrico? Possiamo produrre energia elettrica senza essere una multinazionale? Soprattutto, una rivoluzione può essere pacifica? La risposta è sempre SÌ. Per chi volesse approfondire: www.enostra.it www.circonomia.it account twitter @GassmannGassmann


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Intervista ai giovani del Partito Democratico

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Cosa pensano i giovani del PD racconigese a cura i Giancarlo Meinardi e Guido Piovano

nostra nuova sede. Enrico. C’è anche il problema della comunicazione. A differenza degli altri, che hanno saputo trasmettere con efficacia facili slogan, non abbiamo saputo comunicare in modo adeguato i nostri contenuti, questo è un problema serio che dobbiamo affrontare. Con quali metodi? Federico. Quando una persona con un ragionamento incontra una persona con uno slogan, la prima ha perso in partenza, in questi tempi di comunicazione veloce, totalmente diversa da quella di una decina di anni fa. Non c’è più tempo di fermarsi a ragionare, si è bombardati da informazioni attraverso gli smartphone a cui soprattutto i giovani sono sempre attaccati. Questo tipo di comunicazione contrasta con il nostro modo di affrontare i problemi, basato sul confronto, la valutazione di tutti gli aspetti e non su slogan semplicistici. L’unica via per arginare questo fenomeno è parlare con le persone, a tutti i livelli. Una causa delle sconfitte è averlo dimenticato, assorbiti dalle lotte intestine a scapito del rapporto con la gente e i militanti. Serve quindi promuovere occasioni di incontro sul territorio, parlare faccia a faccia in incontri dal vivo, non contrapporre semplicemente slogan a slogan. L’uso dei social è importante, ma a condizione che ci si metta la faccia. Enrico. Credo che oggi la dirigenza PD abbia capito l’importanza dei social, bisogna esserci, ma al nostro modo, spiegando. E senza dimenticare l’importanza del contatto fisico. A Casal Bruciato Casa Pound ha riempito i vuoti lasciati dalla sinistra; e quando nei giorni successivi ai fatti di cronaca che conosciamo il PD vi ha riaperto una sede, la gente ha cominciato a venire. Anche nella mia esperienza di amministratore ho sperimentato che la gente ha voglia di parlare, di essere sentita, di sfogarsi. Lorenzo. Sui social si è giocato una parte del risultato elettorale, la nostra assenza ha creato un vuoto che è stato riempito da messaggi

che hanno veicolato emozioni incattivite che qualcuno ha studiato bene e cavalcato. Noi l’abbiamo capito tardi (nell’ultimo anno il PD ha investito nella comunicazione 50mila euro, Salvini un milione), ma ora, anche a livello locale, è cresciuta la consapevolezza di questo problema; serve che andiamo a raccontare ciò in cui crediamo. Con quali priorità, dunque, può essere rilanciata la vostra proposta politica? Federico. Innanzi tutto il lavoro. Occorre convogliare le energie sulla stabilizzazione della situazione dei giovani, che vivono oggi una condizione di vulnerabilità totale che rende impossibile qualsiasi progettualità. Mille euro al mese non sono sufficienti per mantenere una famiglia, crescere dei figli, i giovani dipendono spesso dall’aiuto dei genitori; siamo la prima generazione in cui non sono i figli a star meglio dei genitori e ad aiutarli quando sono anziani, ma hanno salari inferiori alla pensione dei genitori. Serve un salario minimo europeo.

Sono contrario al reddito di cittadinanza perché è un misura assistenziale, ma sono favorevole ad estendere l’indennità di disoccupazione a un periodo più lungo per favorire il rientro del disoccupato nel mercato del lavoro. Enrico. Poi istruzione e ricerca. La nostra ricerca, che noi finanziamo, va ad arricchire altri paesi che accolgono i nostri giovani di talento. Sono risorse che noi perdiamo. L’investimento in ricerca e istruzione non è un investimento a perdere. Il futuro è lì. Lorenzo. Un altro tema, su cui il PD ultimamente ha rinunciato a parlare, forse per paura di perdere i voti, è quello dell’immigrazione. Senza estremismi, partendo dall’idea che non è problema solo italiano ma europeo. Ma non lo si risolve con la chiusura dei porti; né con le promesse di rimpatri che diventano impossibili in assenza di accordi con gli Stati destinatari; né con una logica emergenziale che finisce per moltiplicare le situazioni di irregolarità che sono causa di insicurezza. Occorrono canali comunitari sicuri, sia per i paesi di partenza sia


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per i paesi di arrivo. E qui si innesta anche il tema dello ius soli, che è stato ingiustamente abbandonato, tanti giovani nati qui si sentono italiani, cantano l’inno nazionale ai mondiali o agli europei di calcio, a scuola sono vicini di banco degli italiani.

sovraniste. Sogno un’Europa con una politica fiscale, estera e della sicurezza condivise e una maggiore centralità del Parlamento europeo, che è l’organo elettivo, favorendo il senso di partecipazione dei cittadini europei, che spesso sentono l’Unione lontana.

Con quali forze politiche locali credete si possa costruire una collaborazione sul piano delle iniziative politiche? Enrico. Penso che i problemi vadano affrontati in una prospettiva di lungo periodo. La povertà o l’inquinamento (vedi parcheggi blu) o il disagio giovanile, non possono essere affrontati semplicemente con una delibera ma richiedono un lavoro lungo, profondo, anche se non sempre politicamente pagante. Questo credo che sarà l’approccio del PD nel costruire le alleanze, a tutti i livelli. Federico. Un’alleanza può nascere dove c’è comunanza di intenti, non semplicemente con l’obbiettivo di mettere insieme una accozzaglia di voti, perché poi diventa impossibile amministrare. Dobbiamo saper guardare ad un’area moderata, perché tali siamo, ma dobbiamo guadagnarci anche la fiducia di un’area un pochino più di sinistra che è interessata a capire cosa vogliamo fare noi e che vorrei un giorno seduta a un tavolo comune per discutere sul futuro di Racconigi. Lorenzo. In una visione a lungo termine del futuro della città. Un esempio è l’attuale amministrazione locale, che su alcuni temi non si rivela in grado di decidere proprio in quanto risultato di una accozzaglia di voti.

Quali sono i motivi che vi hanno spinto all’impegno politico? Federico. La cosa peggiore che un giovane può fare è lamentarsi se il mondo intorno non gli piace e non fare nulla per cercare di cambiarlo. Questo è lo spirito con cui mi sono sempre impegnato sul territorio. Ho sempre vissuto con senso di responsabilità e anche di fierezza il rappresentare gli altri ad un tavolo, sia a scuola da rappresentante di classe sia oggi su altri tavoli in cui le scelte riguardano la comunità di un territorio. Per me la politica è l’attività più alta, ho dentro questo fuoco della politica da quando mi alzo la mattina: vedo una cosa che non va e comincio a pensare a quello che posso fare io per contribuire al cambiamento. “Pensare globalmente e agire localmente” questo è il messaggio che vorrei trasmettere a tutti i giovani con cui ho a che fare, questo è lo spirito con cui nel 2012 ho fondato l’associazione Tocca a noi, impegnarsi in prima persona sul proprio territorio per fare qualcosa; ed ora che l’associazione è al terzo ricambio generazionale credo di essere riuscito a trasmettere qualcosa di questo spirito agli altri. I politici più anziani devono capire che i giovani non sono una minaccia, ma una pianta da coltivare, aiutare a crescere ed accompagnare in un percorso. Il giovane non è colui che ti

Sono i giorni delle elezioni europee. Qual è la vostra idea di Europa? Federico. Io sogno gli Stati Uniti d’Europa, con un regime fiscale comune, dove non convenga più portare una azienda in Polonia perché pago meno imposte. Non dobbiamo accettare una Unione Europea come è oggi, che non riesce a riformare il trattato di Dublino e quindi ci mette in difficoltà nella gestione dei flussi migratori. Dobbiamo sognare in grande, un federalismo europeo: gli stati che mantengono una loro sovranità ma all’interno di un quadro legislativo che consenta a tutti di operare sullo stesso piano. Lorenzo. Non credo che i giovani si immaginino un’Italia fuori dall’Europa, anche molti di quelli più vicino a forze politiche cosiddette

5 va a rubare la posizione, ma colui che vuole imparare da te, essere consigliato. Purtroppo (e a livello cuneese questo è molto evidente) si è bruciata quasi totalmente una fascia politica tra i 40 e i 45 anni. Enrico. Per me è una passione, impensabile non fare politica, ho la passione della politica, fin da piccolo. Lorenzo. Mi piace l’idea di politica locale, anche per l’esempio che mi viene da casa, un’idea di politica concreta, senza promesse, vicina alla gente. E poi l’idea di non delegare, mettersi in gioco in prima persona e credo che la politica sia una delle più belle forme di impegno, che ci dà anche qualcosa in termini di crescita personale. Silvano. Mi sono riavvicinato alla politica perché stufo di sentire le persone solo lamentarsi, scrivere sui social senza approfondire. Per i giovani non è facile avvicinarsi alla politica perché vedono soprattutto il negativo, la vera battaglia sarà quella per riavvicinarli, soprattutto i più giovani. Insonnia entra in molte case. Qual è il messaggio ai racconigesi con il quale volete chiudere questa chiacchierata? Federico. Voglio che questo circolo diventi il punto di riferimento di tutti i racconigesi che vogliono fare qualcosa per la propria città, al di là dell’appartenenza politica. Chi ha piacere di fare qualcosa ci scriva su facebook, ci contatti telefonicamente, partecipi ai nostri tavoli, ne facciamo tutte le settimane, in cui si discute della città e delle sue problematiche. Il mio sogno è che questa diventi la casa dei racconigesi che vogliono fare qualcosa per la città.


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LO STRANIERO NELLA BIBBIA EBRAICA

Le LEGGI per l’orfano, la vedova, lo schiavo e lo straniero, nell’Israele del Primo Testamento: una Costituzione ancora oggi da prendere come esempio

a cura di Guido Piovano

RIPOSO EGUALITARIO

Deuteronomio (5,12-15)

12«Osserva il giorno del riposo santificandolo, come il Signore, Iddio tuo, ti ha comandato. 13Lavora sei giorni, e attendi in quelli ad ogni opera; 14ma il settimo giorno è riposo, sacro al Signore, Iddio tuo; non fare nessun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bove, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il tuo forestiero che è in casa tua, affinché il tuo schiavo e la tua schiava possano riposarsi al pari di te. 15Ricordati che tu sei stato schiavo in Egitto e che il Signore, Iddio tuo, ti ha tratto di là

con mano potente e con braccio disteso…».

Esodo (20,8-11)

8Ricordati del giorno di riposo, per santificarlo. 9Per sei giorni lavorerai e attenderai alle opere tue, 10ma il giorno settimo è giorno di riposo per il Signore, Iddio tuo; non fare in quello alcun lavoro, né tuo figlio, né tua figlia; né il tuo servo, né la tua serva, o il tuo bestiame, o il forestiero, che è dentro alle tue porte; 11poiché in sei giorni il Signore fece il cielo e la terra e il mare e tutto quello che essi contengono, ma il settimo giorno si riposò….

PARITÀ DI SALARIO E DI RETRIBUZIONE Deuteronomio (24,14-15,17,21) 14«Non defraudare il mercenario povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno dei forestieri, che abitano nel tuo paese, dentro la tua città.

15Pagagli il suo salario, giorno per giorno, e non tramonti il sole senza che tu gliel’abbia dato, perché egli è povero, e ad esso aspira con l’animo suo, affinché egli non gridi contro di te al Signore, e non vi sia in te colpa».

PARITÀ DI GIUDIZIO E DIRITTO ALLA SOPRAVVIVENZA Deuteronomio (24,17,21) 17Non violerete il diritto dello straniero, né dell’orfano, e non prenderete in pegno la veste della vedova. 18Ricordati che tu sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha liberato il

Signore. Iddio tuo: perciò ti comando di mettere in pratica questo precetto» 19Quando nel tuo podere starai a mietere la tua messe e avrai dimenticato un manipolo nel campo, non tornare indietro a prenderlo, ma lascialo per il forestiero, per l’orfano e per la ve-

dova, affinché il Signore, Iddio tuo, ti benedica in ogni opera delle tue mani. 20Quando bacchierai gli ulivi non ricercare le olive rimaste sui rami, ma lasciale per il forestiero, per l`orfano

e per la vedova. 21Quando vendemmierai la tua vigna, non racimolare i grappoli rimasti dietro a te, ma lasciali per il forestiero, per l’orfano e per la vedova…».

LA TERRA È DI TUTTI E DIRITTO ALLA CITTADINANZA Ezechiele (47,21-23) 21Voi vi dividerete questa terra secondo le tribù d`Israele. 22La dividerete tirando a sorte tra voi e gli stranieri, domiciliati nel vostro territorio e che abbiano tra voi generati dei figli.

Questi li considererete come aventi la cittadinanza del vostro popolo e con voi tireranno a sorte la loro parte in mezzo alle tribù d`Israele. 23Nella tribù in cui lo straniero è stabilito, in quella gli darete la sua parte. Così ordina il Signore Dio.

DIRITTI E MISERICORDIA. LE CITTÀ RIFUGIO

Numeri (35, 9-15)

9Poi il Signore disse a Mosè: … 11sceglietevi delle città che vi servano di rifugio, nelle quali si possa rifugiare l’omicida, che, per inavvertenza, abbia ucciso qualcuno. 12Queste città vi serviranno di rifugio di fronte al vindice del sangue, affinché

l’omicida non muoia, finché non sia comparso in giudizio davanti all’assemblea….15Queste città servano di rifugio tanto per i figli d’Israele, quanto per lo straniero e l’avventizio, che si troverà fra di loro. Vi si rifugerà chiunque avrà ucciso una persona per inavvertenza.

MATRIMONI MISTI E SVILUPPO DELLE SOCIETÀ Geremia (29, 5-7) (a tutti gli esuli) 5costruitevi delle case e abitatevi, piantate dei giardini e mangiatene il frutto; 6sposatevi, generate figli e figlie, maritate le vostre figliole, affinché abbiano figli e figlie e vi moltiplichiate nel paese ove sie-

te, per non ridurvi a pochi di numero. 7Procurate il bene della città, dove io v’ho fatti deportare e pregate il Signore per essa, perché il bene suo sarà anche vostro. (da una conversazione con don Franco Barbero, Pinerolo 7 maggio 2019)

Che naso lungo che hai di Zanza Rino

Facciamo un po’ di cronaca. Cominciamo dalla guerra delle dichiarazioni. Segno che i colpi fanno male. Il Polo museale dà finalmente segni di vita, la sua ineffabile direttrice non è un fantasma. Ci volevano centinaia di bambine e bambini delle scuole di Racconigi, dalla materna alla media, con la loro allegria e il loro entusiasmo; ci volevano centinaia di racconigesi non spaventati dalla

pioggia; ci voleva la prospettiva di una maratona reale arrabbiata per fare uscire la lumaca dal suo guscio. Per fare cosa? Per dare assicurazioni sugli interventi in corso e promettere prossime (se non maggio, giugno o un pochino più in là) riaperture (se non tutto, almeno in parte o un pochino di meno) del parco. Quindi non agitatevi racconigesi, che tutto funziona. Ma anche per accusare l’amministrazione comunale di dire bugie, perché non avrebbe mai contattato l’amministrazione museale per fare presenti le criticità. E qui siamo di fronte a un bel problema. L’amministrazione comunale dice che ha scritto delle lettere, ha chiesto e fatto un incontro. L’amministrazione museale dice che non c’è stato alcun contatto.

Come la mettiamo? Come fa un povero zanzarino che ha un civico rispetto per le istituzioni a sapere quale racconta frottole? Poi il Comune sforna un bel comunicato con tanto di precisazioni su tempi e luoghi di questi contatti e il Polo museale perde improvvisamente la parola. E il povero zanzarino, che non ha altro modo di farsi un’idea, un’idea se la fa. Qui a qualcuno deve essersi allungato il naso. Pensa. E crede che per ora deve chiuderla lì, è tempo per Insonnia di andare in stampa. Poi invece la notizia clamorosa. Questa volta parla il ministro in persona, in visita al Castello insieme ai politici della sua area, al sindaco e al direttore del castello (non c’era Virna, se la sono dimenticata… succede): il primo giugno il parco apre (un pezzo); all’ini-

zio di luglio apre tutto quanto. E in effetti il primo giugno finalmente ha riaperto (un pezzo). I racconigesi non possono che esserne felici. Merito suo (del ministro), si capisce; merito dei politici che lo accompagnano. Merito dei cittadini che in tanti in un modo o nell’altro si sono mobilitati? Non proprio. Piuttosto “dove erano quelli che oggi protestano, quando cinque-sei anni fa si erano fatti i primi tagli?”, sembra abbia detto il ministro. Dove vuole che fossero, sig. ministro. Stavano nel parco, pagavano il biglietto e se lo godevano da cittadini, contando sul fatto che le istituzioni facessero il loro dovere. Ma questa è l’Italia, signori miei. Dimenticavo. Grazie Virna e grazie a tutti i racconigesi che hanno fatto sentire la loro voce.


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Ne avevamo proprio bisogno?

Lettera del presidente di Pax Christi (movimento cattolico internazionale per la pace, nato in Francia nel 1945) da http://www.paxchristi.it

Carissime, carissimi, vi scrivo in un momento in cui abbiamo appreso da poco i risultati elettorali, in particolare per le Europee. Non è questo il momento e non è compito mio fare analisi del voto. Mi limito a condividere con voi l’auspicio che questa nostra Europa possa continuare il suo cammino nella direzione della solidarietà. Possa essere un territorio di concordia, di pacificazione e guardi con occhio non rancoroso né diffidente le persone migranti e rifugiati che, come ci ricordava Papa Francesco, sono ‘uomini e donne in cerca di pace’. Un’Europa che non si chiuda dentro i propri muri, che non si chiuda nell’egoismo, nella paura dell’altro. Io sono stato la scorsa settimana all’Assemblea della CEI, e il papa in quell’occasione ci ha ricordato: ‘accogliere, redistribuire, integrare’. E mi auguro che questa Europa sappia lavorare insieme per il rispetto dell’ambiente, del Creato. E i segnali ci sono, li dobbiamo coltivare. Così come dobbiamo impegnarci per un’Europa di pace, lontana da logiche di riarmo e di guerra. Questa è l’Europa che vogliamo e dobbiamo costruire. Sul versante italiano non posso che unire la mia voce a quella di molti che hanno espresso indignazione per tutto quello che stiamo vivendo. Come ho già detto e scritto più volte, e pensando di interpretare il pensiero di tutta Pax Christi: noi su molte cose non ci stiamo! Lo ribadiamo e non intendiamo arretrare neanche di un centimetro. Con Papa Francesco ribadiamo, nello spirito del Vangelo, “prima vengono gli ultimi”. Certo, se ci guardiamo intorno ci sono invece tanti segnali di guerra: abbiamo ricordato pochi giorni fa con un comunicato le manovre per una prossima guerra all’Iran. La fornitura di armi all’Arabia Saudita, e non solo. Il coinvolgimento italiano con la RWM di Domusnovas in Sardegna. Da quanto tempo lo denunciamo, eppure… E la notizia di questi giorni della nave dell’Arabia Saudita Bahri Yanbuc che non ha potuto effettuare il suo carico di materiale da guerra nel porto di Genova, grazie anche alla mobilitazione degli scaricatori. A loro dobbiamo un grazie e una vicinanza. Ma la vigilanza deve continuare. E infine, notizia proprio di sabato 25 maggio scorso: il varo della

nave militare Trieste. Una nuova unità multiruolo d’assalto anfibio. Che probabilmente ospiterà gli F-35: il costo di questa portaerei? 1.100 milioni di euro. Non aggiungo altro, se non lo sdegno di vedere investiti così tanti soldi e di vedere anche in bella evidenza una grande croce a prua. E qui ritorna il nodo dei Cappellani Militari. Una questione che vogliamo continuare a porre a tutta la Chiesa italiana. Mi piace qui ricordare quanto scrisse il nostro caro Mons. Diego Bona, allora Presidente di Pax Christi, su Mosaico di Pace nel Luglio 2001. Lui parlava della Cavour, ma a 18 anni di distanza le sue parole valgono ancora oggi per la Trieste: “La domanda che da tempo andiamo facendo: ne avevamo proprio bisogno? Certamente i tecnici della lobby industrial – militare adducono tante ragioni per giustificare l’opportunità, se non la necessità, di dotare le nostre Forze Armate di un simile aggeggio. Per noi, e pensiamo anche per tanti, quel taglio di lamiera costituisce una ennesima sconfitta della pace. Quella che verrà costruita, infatti, resta un’arma da guerra (e di quella fatta alla grande, da superpotenza), uno strumento di morte. Da quando, agli inizi degli anni novanta, in Italia ha preso piede il Nuovo Modello di Difesa, assistiamo a un progressivo silenzioso allineamento di tutte le scelte operate nel nostro Paese, dalla riorganizzazione dei vertici militari e delle strutture sul territorio, alla

riforma del Ministero e a quella della leva con la conseguente professionalizzazione dell’esercito. La ripetuta e solenne affermazione di essere pronti e attrezzati a portare “pace e sicurezza” in ogni angolo del mondo giustifica l’esigenza di dotarsi di armi sempre più sofisticate e costose. Tuttavia, è difficile, e apparentemente una contraddizione in termini, che strumenti di guerra come la nuova portaerei servano a garantire i diritti umani e assicurare le missioni umanitarie… (…) Sorprende lo zelo dei grandi della terra quando

parlano di disarmo nei confronti degli altri Paesi, soprattutto quelli del sud del mondo, ai quali il nord continua a vendere armi, mentre i loro bilanci militari, Italia inclusa, lievitano di anno in anno. Salta agli occhi il collegamento tra l’enorme povertà di tanta parte dell’umanità e le spese militari.” (https://www.mosaicodipace.it/ mosaico/a/39370.html) Grazie Mons Bona! Parole sante. Concludo condividendo con voi la convinzione che sono molti nel nostro Paese che si impegnano, in modo silenzioso ma autentico, accanto agli ultimi. È un lavoro concreto, di chi mette prima la persona umana, e poi viene il resto. Così come continua il lavoro di tanti costruttori di pace, per il disarmo e la nonviolenza. Anche se i venti di guerra sembrano soffiare forte, non perdiamo il coraggio e la speranza. Vi saluto ancora con le parole di mons. Bona. È una domanda, la risposta è scontata: “Dovremo rassegnarci a cancellare la traccia del sentiero di Isaia e alla incapacità degli uomini di pensare a una pace non fondata sulle armi?” 29 maggio 2019 + Giovanni Ricchiuti, Presidente Nazionale di Pax Christi

Manovre per una prossima guerra all’Iran di Pax Christi Italia - Firenze, 24 maggio 2019 La guerra è un male assoluto e va “ripudiata”, come recita la nostra Costituzione all’Art. 11: essa non deve più essere considerata una scelta possibile da parte della politica e della diplomazia. Proseguono invece con i passi di una danza macabra le manovre di avvicinamento alla guerra da parte dell’asse di questo male che vede insieme Israele, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Stati Uniti d’America contro l’Iran, ritenuto sponsor del terrorismo mondiale. Come accadde nel 2003 per l’attacco all’Iraq, i manipolatori dell’opinione pubblica sono all’opera per convincere che invece la guerra all’Iran è necessaria alla nostra sicurezza. Frattanto l’embargo sta paralizzando l’economia e colpendo la popolazione innocente. Come già successo in Iraq, cosa che fu denunciata dallo stesso don Tonino Bello, allora Presidente di Pax Christi, e come sta continuando ad accadere in Siria. Il Medio Oriente è stato scelto come area dove si demoliscono gli stati ritenuti concorrenti nel ricco mercato del petrolio e del gas. Le stesse “contese religiose” sono subordinate a questo mercato, cui si affianca quello fiorente delle armi. Quale altra infernale situazione potrebbe generarsi dalla incombente guerra all’Iran? La guerra in Libia, ad esempio, non ha proprio insegnato nulla? Si vuole dunque accendere una nuova fornace dove bruciare umanità’ e speranze di pace e coesistenza pacifica? (…)


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insonnia

#RIDATECIILPARCO#RIDATECIILPARCO#RIDADECIILPARCO FlashMob scuole 15 maggio

LA PROTESTA DELLE SCUOLE a cura di Guido Piovano

L’intervento del prof. Giannino Marzola, dirigente scolastico dell’Istituto Muzzone di Racconigi (flash mob delle scuole, mercoledì 15 maggio) La nostra è una protesta educativa, perché noi siamo una scuola, per cui questa non è una manifestazione politica in senso stretto, è una manifestazione politica nel senso più alto, di partecipazione alla vita della città. Nelle scuole noi siamo tenuti a fare educazione alla cittadinanza e io credo che questa sia una giornata di educazione alla cittadinanza, di educazione civica, educhiamo i nostri bambini a prendersi cura del patrimonio, a sentirsi

partecipi di una comunità e dei suoi problemi. Noi siamo qui oggi per una protesta che è naturalmente pacifica, è una protesta in positivo, siamo qui a chiedere che il Parco del Castello Reale di Racconigi venga riaperto a tutti i cittadini, ai turisti, a tutte le persone che lo hanno sempre frequentato in questi anni perché è un bene pubblico, è un bene che appartiene a tutti. Questo insegniamo ai nostri bambini, a sentirsi parte di questa comunità che ha dei beni e che questi beni vadano salvaguardati. Abbiamo dai bambini della Scuola dell'Infanzia

di 4, 5 anni fino ai ragazzi della secondaria di 14 anni. In questi giorni abbiamo fatto dei lavori nelle classi, gli insegnanti hanno fatto disegnare i bambini per rappresentare che cosa per loro è il Parco di Racconigi. Poi i bambini indosseranno una maschera, la maschera di Joséphine di Lorena, la nonna di Carlo Alberto, quella che aveva riassestato il parco all'inizio del 1800 e loro sanno chi è questa signora, sanno che maschera indosseranno, gli è stato spiegato. Poi faremo canti e danze.

FlashMob 18 maggio

GLI INTERVENTI DAL TERRITORIO a cura di Guido Piovano

L’intervento di Virna Lava, promotrice della manifestazione “Innanzitutto ringrazio tutti per essere venuti qui con questo tempo, siete dei grandi, ringrazio quelli che ci hanno seguito dall'inizio sulla pagina. Siamo qui per un unico scopo, riavere il Parco, vedere qualcosa che non possiamo più vedere qua a due passi da noi, nessuno di noi può più entrarci da mesi. Finora abbiamo ricevuto delle promesse, ma basta vedere il piazzale per capire che il prato ormai è arrivato davanti; lavori, per quello che sappiamo, non se ne sono ancora fatti. L'unica cosa che oggi possiamo dire, tutti insieme, bambini e adulti, per farci sentire fino a Torino dal Polo Museale è RIDATECI IL PARCO!” Mino Taricco, onorevole, ricorda di aver “presentato insieme a 30 colleghi parlamentari un'interrogazione in Senato per l'apertura del Parco e perché si prenda in considerazione il fatto che la Regione Piemonte si è dichiarata disponibile a gestirlo”.

Il racconigese Giovannino Bonavia, a nome degli atleti della Straracconigi, in un accorato discorso che autodefinisce ‘sentimentale’, annuncia una Straracconigi che “gira intorno al parco come l'amante che non potendo raggiungere l’amata le gira intorno, intorno alla sua casa, al suo palazzo”. Per Paolo Allemano, consigliere regionale, “è inammissibile che non si riesca a fare riaprire questo Parco. È inammissibile che un funzionario decida da solo senza rapportarsi al territorio”. Chiara Gribaudo, onorevole, dichiara “È nostro dovere essere a fianco dei cittadini che dicono ‘vogliamo utilizzare i nostri beni collettivi’, mettete quella firma (ndr. v. intervento Parigi), lo chiediamo tutti insieme”. Il sindaco di Cavallermaggiore, Davide Sannazzaro, a suo tempo guida nel parco del Castello, porta i saluti dell'assessore regionale Balocco, plaude all'intervento dell’assessore Parigi e afferma “Questa è

una ferita per tutti, per la città e per le città vicine”. Luca Chiapello, per la Confcommercio di Cuneo, sostiene convintamente l’evento odierno che “manifesta amore per il territorio” e ricorda: “2016, 130.000 presenze - 2017, 150.000 presenze - 2018, 95.000 presenze. Il calo è un danno per tutto il tessuto commerciale provinciale e per i nostri imprenditori. Il burocrate pensa che chiudere il Parco sia mettersi in sicurezza e non avere grane per il futuro. Non ci stiamo, è una vergogna”. Agostino Gribaudo, dell’Ascom di Savigliano e della Cassa di Risparmio di Savigliano: “Ridateci il Parco, per rilanciare la crescita e lo sviluppo turistico-economico della nostra zona”. Elisa Reviglio, per la Confartigianato di zona sottolinea come “Un territorio vivo ha una ricaduta non indifferente sulle attività produttive e commerciali. Il Parco chiuso significa che la città va a morire. Il Castello è nostro, lo paghiamo noi

con le tasse delle nostre attività, del nostro lavoro. È giusto che ce ne riappropriamo”. Per l’ex assessore provinciale Roberto Russo, “La politica conta troppo poco, non può decidere un burocrate. Affidiamoci a coloro che credono nei territori” mentre per il racconigese Sergio Tesio l’appello è questo: “È importante combattere per questo Parco. Andiamoci dentro, andiamo a togliere le erbacce”. Chiude il racconigese Mario Rossetti, della categoria dei ‘fregati’ che, pagato l'abbonamento, si è visto chiudere il Parco il giorno dopo. Ricorda il lavoro fatto per il Parco dall'architetto Macera e l'interesse che ella aveva per il Castello: concerti, teatro, spettacoli musicali, mostre, allestimenti della Cantoregi. Auspica una grande partecipazione alla Straracconigi come momento di lotta non solo racconigese, per “dimostrare che non rinunciamo a un bene che è nostro”.


insonnia

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#RIDATECIILPARCO#RIDATECIILPARCO#RIDADECIILPARCO FlashMob 18 maggio

LA PARTECIPAZIONE ISTITUZIONALE a cura di Guido Piovano

L’intervento di Antonella Parigi, Assessore regionale “Noi, come assessorato alla cultura, seguiamo questa vicenda dal marzo del 2018. L'anno scorso abbiamo dovuto far passare fuori dal Parco la Maratona Reale e annullare gli spettacoli che avevamo programmati. Da quel momento in poi, abbiamo scritto e telefonato, non so quante volte, allegando le lettere del Sindaco. Vorrei che foste consapevoli che questi sono tutti beni tenuti chiusi, non valorizzati. Ora la cosa più grave è che la soluzione è davanti al naso, è solo una questione di volontà politica, basterebbe firmare una Convenzione con il Consorzio delle Residenze Sabaude che si accollerebbe tutti i costi, senza problema. Nei prossimi giorni noi firmeremo una convenzione col castello di Moncalieri, è il primo che stiamo cercando di riaprire e farà evidentemente da apripista per altre Convenzioni. Basta una firma del ministro e una firma della Regione Piemonte che ha già detto che è disponibile a farsi carico di tutto. Aggiungo una cosa che è importante che sappiate: noi abbiamo chiesto al governo l'autonomia della valorizzazione, vuol dire che abbiamo chiesto che ci ridiano indietro tutti i beni che ora sono in gestione allo Stato, perché è davanti agli occhi di tutti qual è la gestione regionale, ovverossia Venaria, e qual è la gestione dello Stato, questa. Vogliamo avere questi beni indietro? Basta una risposta e noi domani siamo in grado di intervenire per togliere l’erba, per mettere i soldi sul Parco, per fare un lavoro di valorizzazione. Non c'è bisogno di tante parole, c'è solo bisogno di una firma. Sono veramente grata per il lavoro che ha fatto Virna, perché è il lavoro dei cittadini che aiuta noi amministratori a farci sentire. Ma ho trovato molto ingiusta la voce dell'architetto Vivaldi, perché io e il Sindaco abbiamo scritto non so quante lettere sia al Polo Museale sia al Ministero. Lettere e telefonate a cui non c'è risposta. Un'ultima cosa. Sapete perché è chiuso il Parco? Perché da un anno non riescono a fare un affidamento, perché naturalmente firmare significa assumersi delle responsabilità. Questa è la verità, l'aver scelto una strada, quella burocratica, che è più lunga. Ne hanno fatto uno l'altro giorno e ancora ci sono dei problemi, poi naturalmente ci vorrà il tempo necessario per fare i lavori. Grazie, credo che dobbiamo essere consapevoli che basta una firma perché la Regione Piemonte ha le risorse per tenere in piedi quel palazzo”.

Era un castello molto carino

L’intervento di Valerio Oderda, Sindaco di Racconigi Grazie a tutti, malgrado il brutto tempo, siamo davvero in tanti. Ringrazio tutti i presenti, tutte le presenze istituzionali, fondamentali per la vita di una collettività. Ringrazio l'assessore regionale, le associazioni che rappresentano il mondo del volontariato, le associazioni di categoria che oggi sono qui per dire no a questa assenza totale di manutenzione del nostro Parco, ma anche del nostro Castello. Trovo vergognoso vedere le macchie sulla facciata, sarebbe sufficiente togliere le foglie dai pluviali per bloccare questo danno, ma questo non avviene. Quindi, non solo c'è una cattiva volontà di portare avanti i progetti importanti e difficili, magari da finanziare, ma c’è anche una difficoltà nel quotidiano, nel seguire le cose elementari, come le erbacce sul piazzale. Una cosa vergognosa. È un anno che ci battiamo. Ricordava l'assessore regionale che la prima comunicazione scritta che abbiamo fatto è datata il 15 giugno dello scorso anno, di questa abbiamo anche interessato il ministro. Ora, sentirsi dire che qualcuno non si è occupato della cosa, quando l'abbiamo fatto direttamente, indirettamente, attraverso le nostre associazioni, attraverso Terre dei Savoia, attraverso le organizzazioni che operano sul territorio, è cosa avvilente. Sentirci un po' meno soli in questa battaglia, parlo di tutta l'amministrazione di Racconigi, e qui ringra-

zio Virna, credetemi, riempie il cuore. Grazie Virna. Troppo spesso si fanno dei distinguo e questa nutrita presenza di persone che in questo momento svolgono le loro attività politiche, rappresenta un fatto importante. Questo non è un patrimonio di qualcuno, è un patrimonio Unesco, un patrimonio dell'umanità, di tutti noi, deve essere un patrimonio fruibile, un patrimonio efficiente. Facciamo allora un applauso a quella santa donna che era Mirella Macera che ha trasformato un luogo abbandonato per anni in quello splendido Parco monumentale che abbiamo a Racconigi. Perché passeranno anni prima che questo Parco riveda tanta bellezza. Leggo che sono andati a manutenere 60 piante: ce ne sono 19.000 nel Parco! Caspita! È impossibile, è inaccettabile, per questo ho bisogno di tutta la cittadinanza, di tutte le associazioni, di tutte le organizzazioni, della politica, per dire basta, ridateci il Parco, ridateci il Castello, ridateci degli interlocutori che siano tali, perché non esiste che in Italia ci siano delle persone che, chiuse in una torre d'avorio, non ti danno appuntamenti, non colloquiano con te, anzi scrivono comunicati stampa fuorvianti e bugiardi, come ha fatto questa gente qui. Grazie a tutti, grazie davvero Virna, grazie ai racconigesi che veramente sono persone cocciute e coerenti. Bellissimi! Forza!”

ALL’OPERA, PER RIPULIRE LO STRISCIONE DAVANTI AL CASTELLO di Mario Rossetti

Con un bel parco proprio vicino Non si poteva entrarci dentro Era vietato da molto tempo. Non si poteva più passeggiare Correre insieme e respirare Non si poteva sedersi a terra Sembrava fosse ancora in guerra. Ma era triste, triste davvero In via del matti numero zero Ma era triste, triste davvero In via dei matti numero zero

Detto striscione è stato lordato con vernice nera da qualcuno che non gradisce l’iniziativa popolare spontanea che Racconigi sta portando avanti a difesa di un bene che le appartiene e a cui non intende rinunciare! Questo è solo l’inizio!


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insonnia

L'esperienza degli studenti del liceo scientifico dell’Arimondi Eula di Racconigi

ADDIO FANTASMI

Pensieri dietro le sbarre di un carcere a cura di Rodolfo ALLASIA

Nel numero di insonnia del mese di maggio avevamo pubblicato l’esperienza, commentata dagli studenti della I e II liceo scientifico dell’Arimondi Eula di Racconigi, vissuta da loro nel carcere Morandi di Saluzzo. Il 17 aprile gli studenti avevano incontrato la scrittrice Nadia Terranova proprio nella Casa di Reclusione in un’aula dove normalmente seguono le lezioni gli studenti detenuti nella struttura ed insieme a loro avevano raccontato alla scrittrice delle riflessioni fatte dopo aver letto il suo ultimo romanzo “Addio Fantasmi”. Questa lettura ha suscitato negli allievi, detenuti e no, emozioni che sono state raccolte nei testi che noi abbiamo iniziato a pubblicare nel numero precedente. A maggio, oltre al resoconto della esperienza, egregiamente scritto dalla giovane Laura Bertola, abbiamo pubblicato le impressioni di Emilio e Gian Luca, due “diversamente liberi” (secondo la definizione che uno di loro

ADDIO FANTASMI (testi anonimi) 1. Il libro della continuazione. Nella mia chiave di lettura odierTerranova ha suscitato in me tante domande e altrettante riflessioni in fase di lettura, che mi hanno inevitabilmente portato a scavare nel mio passato, nel mio presente e nel mio prossimo futuro alla ricerca di quei fantasmi che credo che tutti noi abbiamo perché fanno parte di qualsiasi vita. Non è sicuramente cosa facile vivere con dei fantasmi costantemente, che facciano parte del passato o del presente, perché non sai mai quale risposte dare a quei sensi di colpa che ti opprimono in

na di detenuto quale sono, posso affermare che anch’io, nonostante talvolta mi illuda di non avere fantasmi dentro di me, ho scoperto di averne più di quanto immaginassi. Ogni giorno combatto con questi fantasmi, ogni notte faccio a pugni coi fantasmi del passato e con quelli del presente che, in una sorta di tormento continuo, vengono a farmi visita, e non lo fanno per solleticarmi i piedi, ma al contrario per ravvivare la mia coscienza sugli errori commessi. Non voglio mai pensare di aver sbagliato in qualcosa, e probabil-

si è attribuito), impressioni che ci hanno permesso di conoscere un po’ di quanto si produce nella mente e nel cuore di queste persone che scontano una pena in carcere. In questo numero pubblichiamo altri tre testi di altrettanti detenuti (anonimi) che insieme alla loro insegnante, professoressa Scotta, avevano elaborato sulle riflessioni derivanti dalla lettura del libro suddetto. Ida, il personaggio ricorrente negli scritti è la stessa protagonista attorno alla quale ruota il romanzo, personaggio con la quale i detenuti si confrontano per le proprie riflessioni. Crediamo che sia buona cosa conoscere i pensieri di queste persone che scontano, dietro le sbarre di un carcere, le colpe che sono state loro riconosciute; è questo un modo per allontanare alcune paure che la non conoscenza alimenta e rendono più complicata la nostra vita.

mente lo faccio per non sentirmi colpevole nei confronti di qualcuno e di me stesso, credendo così di diventare come un DIO dell’Olimpo, immortale e al di sopra di ogni cosa, di tutto e di tutti, ma evidentemente non voglio rendermi conto della sofferenza che ho creato alle persone, ai miei cari e a me stesso. Questi sono i fantasmi con i quali devo sempre combattere, pur sapendo che è una battaglia già persa inizialmente, nonostante la forza che sembra aleggiare dentro di me. Non so se un giorno anch’io come Ida riuscirò a scacciare questi fantasmi: no, non credo che per quelli

come me possa essere così, certe colpe non si possono cancellare scagliandole in fondo al mare, quei fantasmi non se ne andranno così facilmente, non riusciranno ad andarsene dalla mia vita con un semplice gesto e, una volta svegliati, non mi abbandoneranno mai più, in una sorta di pena aggiuntiva per le colpe commesse. Complimenti Nadia: il tuo libro mi ha fatto capire parecchie cose su quello che abbiamo dentro di noi e non vogliamo vedere o cerchiamo di ignorare. Mi sono permesso il lusso di pasticciarne le pagine, non per farti un torto ma solo per evidenziare

Riaperto il parco ma la lotta continua

Virna: “Messo in dubbio il nostro impegno”

Cronaca di una partecipazione civile mai così alta a Racconigi segue dalla prima

vano restituite altre, una sintonia davvero bella tra me e le persone che si interfacciavano sulla pagina Ridateci il parco del Castello di Racconigi e non solo, anche le persone che incontravo per strada qui a Racconigi si fermavano a parlarmi, anche loro entusiaste perché finalmente ci si stava attivando, insieme, per far sentire la nostra voce, per chiedere di ridarci il parco. Ho vissuto giornate intense, ricche di contatti, scambi d’informazioni, cercando di far arrivare tramite ogni mezzo, la nostra voce il più lontano possibile. Ci siamo riusciti, giornali e tv a poco a poco hanno iniziato ad

interessarsi alla nostra iniziativa, uscivano articoli e questo ha alimentato la nostra volontà di proseguire. Politici a livello regionale hanno girato lo sguardo verso Racconigi e fatto in modo che la voce arrivasse più in alto. Sono stati giorni carichi di emozioni e lavoro, ma svolto con grande soddisfazione. Tutto questo ha portato al flash-mob di sabato 18 maggio. Prima di noi in piazza si sono ritrovati gli alunni delle scuole racconigesi, dai piccoli della materna fino ai ragazzi delle medie. Una bellissima manifestazione, voluta dal dirigente scolastico e realizzata grazie al lavoro della maestre e

all’impegno dei ragazzi. È stata una mattina di sole, carica di canzoni e disegni, colori e musiche si sono fusi insieme e hanno fatto volare alta la richiesta che ci unisce tutti, ridateci il nostro parco. Il sabato è toccato a noi “grandi”, purtroppo il tempo non è stato clemente come con gli studenti, sotto la pioggia che non ha mai smesso di scendere, ci siamo riuniti sulla piazza davanti al Comune; di fronte al Castello il Comune ha esposto due striscioni, chiari, inequivocaboli: “Arch. Ivaldi a quando la riapertura?” “#ridateciilparco”. È stato allestito un piccolo palco dal quale, oltre a me,

sono persino intervenute diverse figure politiche, il presidente di confcommercio per la provincia di Cuneo e alcuni cittadini. Una manifestazione semplice, anche questa per me ricca d’emozioni, soprattutto di gratitudine per tutti quelli che lì, sotto la pioggia hanno partecipato, alcuni con bimbi al seguito, tutti insieme ancora per dire ridateci il nostro parco. E ora che dire, mentre tutte queste persone insieme si sono mosse, altre ci dicono che grazie a loro, senza che nessuno lo sapesse, solo per merito loro a quanto pare, riavremo il nostro parco. Le loro parole sono state suggellate durante


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le frasi che nella loro lettura mi toccavano nel profondo, in cui cercavo di immedesimarmi il più possibile per capire la tua verità. Che altro dire? sono contento di

averlo letto, anche se mi ha portato a scoprire cose dormienti, e che ancora adesso, per egoismo, credo sarebbe stato meglio lasciare dormire, ma non si possono ignorare

sempre i fantasmi che bussano alla tua porta facendo finta di non esserci, prima o poi bisogna fare i conti con la realtà che ci circonda e con i pesi che ci portiamo den-

tro, sperando che - dopo averli svegliati - non portino ulteriore sofferenza da aggiungere a quella che già stiamo provando giornalmente scontando la nostra pena.

2. Leggendo que-

le vicino nei momenti brutti della sua malattia: per questo io, ancor oggi, mi porto dentro il dolore della sua scomparsa e mi sento profondamente in colpa. Io penso di avere delle responsabilità nei confronti di mia mamma perché l’ho fatta soffrire tanto e alla fine è morta senza che io le fossi vicino per darle conforto e per dirle il bene che le volevo, per dirle

che per me era stata una mamma meravigliosa ed unica: lei che era rimasta vedova con sei figli da crescere da sola, che ci aveva fatto da madre e da padre senza mai farci mancare niente. Io sono stato un grande dispiacere per mia mamma e questa cosa me la porto dentro anche a distanza di anni: darei qualunque cosa pur di poterle dire tutto quello che era

per me e quanto la stimavo e le volevo bene, quanto la ammiravo come mamma meravigliosa, ma purtroppo non posso dirle più niente e questo è un peso che porterò per sempre dentro di me. Non trovo le parole giuste per spiegare quello che sento, se è rabbia, tristezza, malinconia, senso di colpa… Questi sono i miei fantasmi.

3. Caro nonno,

ti scrivo per chiederti finalmente perdono, anche se ormai sei sepolto da quasi quarant’anni. Tu sei stata una presenza molto importante nella mia infanzia perché mi hai dato l’affetto e la sicurezza che mio padre (tuo figlio) non è stato capace di farmi sentire. Mi hai voluto un gran bene sempre e sempre me lo hai saputo dimostrare: quel grande bene, insieme al tuo equilibrio, al tuo carattere pacifico e sereno, all’accettazione incondizionata che avevi di me, si è trasformato nella mia forza di volontà, nella mia determinazione, ha nutrito negli anni la mia autostima. Tu certamente sei stato per me un modello morale oltre che un riferimento affettivo.

Il fantasma che vorrei rimuovere dalla mia coscienza (sono passati tanti anni, eppure non se ne è mai andato) è comparso quella notte in cui un gravissimo infarto ti ha spaccato il cuore. Papà era già morto da qualche anno, mamma dormiva al piano di sotto con i miei fratelli più piccoli. C’ero solo io nella camera vicina alla tua, è me che tu hai svegliato per chiedere aiuto. E io ho creduto – per comodità, per tornare il prima possibile al caldo abbraccio delle coperte e del sonno – a quella parola indigestione che tu mi proponevi, ti ho fatto bollire un limone … non ho svegliato nessuno, non ho chiamato ambulanze … Tu avevi il cuore spaccato. Hai sofferto ancora, nel tuo letto, per due lunghi giorni ed una lunghissima notte: neanche il medico, chiamato al mattino, aveva riconosciuto l’infarto. Eppure

lui era un bravo medico di paese, coscienzioso ed esperto. Tu un’antica e solida quercia che non voleva ancora crollare. Quando finalmente ti abbiamo portato in ospedale, sei vissuto soltanto una manciata di giorni: ora eri in un’altra città, affidato a tua figlia e all’altro ramo della famiglia. Nel-

le tue ultime ore io non c’ero. Ti chiedo perdono, nonno, anche di questa mia assenza, con il pianto negli occhi. Se il peso del senso di colpa è un segno di affetto, allora io ti ho amato tanto, al di là della mia stessa consapevolezza.

un incontro con il ministro Bonisoli, avvenuto venerdì scorso, incontro a cui avrei partecipato volentieri a nome della pagina, ma purtroppo non ne sapevo nulla. In quest’occasione il Ministro ha promesso la riapertura del parco. Questa notizia è sicuramente positiva, ma confesso che lascia l’amaro in bocca. Non ho intrapreso questa “battaglia” per avere riconoscimenti, ma per la volontà di riavere indietro il parco, ma dopo aver visto l’amore con cui più di 6600 persone si sono attivate, dopo aver visto i nostri figli e ragazzi in piazza uniti, dopo aver visto tante persone della mia città e non solo stare due ore sotto la pioggia, insieme, per un unico obiettivo, vedere che gli unici che non erano presenti si prendono i meriti, scusate ma mi fa davvero rabbia. Il parco ha riaperto il 1° giugno e purtroppo non è come avremmo voluto, erba alta, arredi lasciati lì tutto il tempo della chiusura che

hanno subito danni e risultano fatiscenti. Una situazione triste da trovare dopo 10 mesi e dopo tanta lotta! In più in questi giorni ci sono polemiche su polemiche da parte di forze politiche che fanno quasi del bullismo verso noi della pagina, situazione assurda. Viene messo in dubbio il nostro impegno, dato che ora il parco è aperto ce ne lamentiamo ancora, viene discusso il fatto che la politica si sia mossa per strumentalizzarci. E allora basta! Intanto ho partecipato alla straRacconigi ed è stato bello vedere come tutti eravamo pronti e presenti. Così, anche se immagino che saremo molti meno, vi invito tutti a seguirmi domenica 9 giugno alle ore 10, per trovarci nel parco, vedere insieme qual è la situazione e dimostrare che non siamo bravi solo alla tastiera, che paghiamo il nostro biglietto e entriamo nel nostro parco. Che non permetteremo che ci dicano, come già insinuano, che da Roma

se non vedono presenze non investono. Le presenze in meno per la chiusura sono state almeno 60.000, ora è aperto e noi ci impe-

gniamo a tornarci ma loro si impegnino a restituirci tutto il parco così com'era. Vi aspetto.

sto libro mi è venuta una gran malinconia perché mi ci rivedo in alcuni aspetti, io che da tanti anni mi porto dentro i miei fantasmi per via della morte di mia mamma. Quando è successo, mi trovavo in carcere e non ho potuto esser-

Via Teatro, 2 - 12038 SAVIGLIANO (CN) - ITALIA Email:

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Memoria storica

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insonnia

IN CASTELLO A RACCONIGI DAL ’46 al ‘60 Un frammento poco noto di storia della città di Giovanna Cantoni

La ricostruzione storica La Delegazione del Sovran Militare Ordine Di Malta, immediatamente dopo la liberazione, collaborò attivamente con le autorità locali torinesi nell'assistenza sanitaria, allora assai precaria per le conseguenze belliche, a favore della popolazione, dei bisognosi, dei reduci e dei sinistrati. Partecipò inoltre generosamente, negli anni più difficili del dopoguerra, a sopperire, nei limiti delle sue possibilità, alla carenza dei generi alimentari, e negli anni 1945, 1946 e 1947, nella sola città di Torino, l'apposito Comitato Assistenziale della Delegazione distribuì gratuitamente 350.000 razioni di viveri ed aiutò oltre 26.000 famiglie. Data d'allora il continuo funzionamento nella nostra città dell'Ambulatorio Melitense e l'assistenza farmaceutica, entrambi gratuiti. Dal 1946 al 1960 la Delegazione di Torino organizzò presso il Castello di Racconigi,

regolarmente affittato, una “colonia estiva” gratuita funzionante su tre turni, in ciascuno dei quali erano amorevolmente ospitati 70 bambini particolarmente bisognosi per condizioni fisiche o familiari. Nei quindici anni in cui la colonia fu in funzione furono così complessivamente 3.150 i bambini che ne beneficiarono. Dal 1° gennaio del 1949 la Delegazione Gran Priorale di Torino ebbe sede nell’ala nuova del Palazzo Reale, al civico 88 di Via XX Settembre. Nel dicembre di quell'anno nell'Istituto Alfieri Carrù, dove aveva operato negli anni 1944 e 1945 il principale dei due ospedali di Torino gestiti dall'Ordine di Malta, fu posta una lapide marmorea in ricordo. Sovran militare Ordine di Malta C-so Vittorio Emanuele, 96 10121 - Torino - Italia Tel. +39.011.5621568

La testimonianza Mi chiamo Giovanna Cantoni, sono nata a Torino nel 1948 attualmente sono in pensione dopo aver lavorato nella scuola primaria di secondo grado per 35 anni, da parecchio tempo vivo in Liguria e precisamente a San Lorenzo al mare. Grande appassionata di ricamo fin da piccola ho ereditato quest’arte dalla mamma che era nativa della Toscana. In casa nostra c’erano sempre fili, aghi e stoffe da ricamare. In virtù di questa mia passione diventata con il passare del tempo sempre più marcata, durante una mostra a Dolceacqua (dove sono esposti fino a fine luglio due quadri del grande Claude Monet) mi capita un fatto curioso. Vengono a visitare la mostra, forse attratti più dal palazzo storico in cui aveva luogo, (pinacoteca Luigina Garoscio Doria) che dall’esposizione dei ricami, un gruppo di signori che si qualificano per piemontesi e precisamente di Racconigi. Immediatamente la memoria va al

Giovanna Cantoni lontano 1958 quando all’età di 10 anni trascorsi mio malgrado un mese di “vacanza” in colonia, dico mio malgrado perché era la prima volta che andavo sola così lontano. Allora la colonia ospitava a turno una settantina di ragazzi gestita e pagata dall’Ordine dei Cavalieri di Malta, naturalmente non so come ci arrivai so soltanto che ero gracile e delicata e forse cambiare aria era una buona soluzione. I miei ricordi non sono molti mi vedo ancora oggi giocare nell’ampio spazio antistante il castello, oppure fare lunghe passeggiate in quello che a me sembrava un bosco, pieno di misteri e di animaletti, con sentieri tortuosi e alberi secolari. Al piano terra le docce, la mensa con l’immancabile minestrina, il formaggio giallo olandese e la frutta cotta, che sicuramente non rimpolpava il mio fisico e l’infermeria. A quel tempo appunto, data la mia costituzione esile mi beccai un acci-

dente e fu così che trascorsi una settimana a letto. I miei ricordi finiscono qui, ma credo nonostante tutto che se la mia mente non ha rimosso e ricordo ancora qualcosa a distanza di 60 anni, chissà, forse non stavo poi così male. Ringrazio il Sig. Piovano che faceva parte del gruppo in visita che mi ha dato l’opportunità di scrivere questo breve stralcio di memoria. __________________ Noi, pressappoco coetanei della signora Cantoni, non sapevamo dell’esistenza di queste colonie estive presso il Castello di Racconigi negli anni della nostra infanzia, ringraziamo dunque vivamente la signora per aver accettato di condividere con voi lettori un frammento di vita che apre uno spiraglio storico sulla nostra città. – g. p.


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ANPI Caduti per la Libertà

di Pierfranco Occelli, Presidente A.N.P.I. (Ass. Naz. Partigiani d’Italia - Sez. Racconigi

Sono passati ormai 75 anni, tre quarti di secolo, da quando i primi partigiani racconigesi caddero sotto il piombo nazifascista. La locale Sezione A.N.P.I. ha deciso di non lasciar passare sotto silenzio questo importante anniversario. Ci proponiamo, al contrario, di ricordarli uno per uno, per quanto possibile nel giorno del loro martirio. Siamo consapevoli che non per tutti sarà possibile, dopo tanti anni,

dare notizie precise della loro vita e delle circostanze della loro morte. L’importante però, crediamo, è tenerne vivo il ricordo, sperando che anche solo il loro nome entri a far parte della memoria collettiva della Città. A loro, a tutti loro, nessuno escluso, dobbiamo dire grazie se oggi possiamo godere della nostra libertà.

Antonio Mina - 1 luglio1928 / 21 aprile 1944 Le notizie sul giovanissimo caduto Antonio Mina sono molto scarne. Nel ‘43 non segue la madre vedova, che si risposa a Pianezza, ma rimane a Racconigi come garzone

di campagna. A fine gennaio ‘44 ha uno screzio con alcuni militi della Legione Muti e lascia Racconigi. Nel febbraio dello stesso anno, forse su indica-

zione di qualche amico, si arruola nella 17ª Brigata Garibaldi, che opera nella bassa Val di Susa. Il 21 aprile 1944 viene straziato dai cingoli di un carrarmato tedesco

durante una scaramuccia ad Alpignano. Un cippo lo ricorda sulla strada che da Alpignano porta a Casellette.

Domenico Boriero (Pulu) - 28 gennaio1924 / 25 maggio 1944 Domenico Boriero, già da ragazzo “Pulu” per tutti gli amici, è figlio di una conosciutissima famiglia racconigese (il padre è il necroforo comunale). Di carattere allegro e gioviale, è noto per la sua bella voce, tant’è che, nell’orchestrina messa su con un gruppo di amici, lui è il cantante solista. Dopo i bandi Graziani del novembre ’43 la sua classe di leva è chiamata alle armi nella R.S.I. È necessario operare una scelta perché il bando scade nel febbraio del ’44. Con l’amico Beppe Marinetti Pulu si mette in contatto con Domenico Mina (Carbunin – Remo), membro del C.N.L. racconigese e noto antifascista. “Carbunin” consiglia loro di aspettare sia perché cessino i rigori dell’inverno sia perché all’epoca le brigate partigiane si stavano appena posizionando. Il bando Graziani però incombe e ai primi di febbraio Boriero e Marinetti, seguendo pari pari le istruzioni di “Carbunin”, partono in treno per Dronero. In tasca hanno il biglietto fornito dal Comune per il distretto militare di Cuneo, ma a Busca scendono e cambiano. Giunti nel capoluogo della Valle Maira, si presentano con le parole d’ordine nel luogo loro indicato: la Trattoria Belvedere. Da qui una staffetta li accompagna alla base partigiana dei Belliardi, frazione di Roccabruna, dove li accoglie il comandante di quella che nell’estate diventerà la 104^ Brigata Garibaldi, Stefano Revelli – “Steve”. Domenico Boriero si integra subito nella banda grazie anche al suo carattere e si mette in luce per il suo coraggio e la sua in-

traprendenza. Non ha nemmeno

bisogno di un altro nome di battaglia, “Pulu” va benissimo anche da partigiano. Come la maggior parte dei componenti della banda, “Pulu” riesce a sopravvivere ai feroci rastrellamenti di fine marzo e vede con piacere l’arrivo di nuovi volontari tra l’aprile e il maggio del ’44. Questi nuovi arrivi impongono la ricerca di altre armi, cosa che per la banda diventa quasi una necessità. Il 23 maggio arriva al comando la notizia che nella vicina Val Varaita sono state paracadutate delle armi e forse è rimasto qualcosa da recuperare nella zona di Frassino. “Pulu”, con altri due partigiani, è incaricato dal comandante “Steve” di andare a verificare. Attraversare il crinale che divide le due valli per dei giovani di 20 anni non è poi così difficile né così lun-

Fascisti ed antifascisti La Sezione A.N.P.I. di Racconigi

Un consigliere Comunale, nel concludere una polemica, ha postato sui social la seguente frase: “peggio dei fascisti ci sono solo gli antifascisti”. Si tratta di una affermazione gravissima tanto più perché arriva da un eletto in un’amministrazione pubblica. Quindi non si può certo farla passare sotto silenzio o derubricarla come una voce dal sen fuggita. Vorremmo solamente ricordare a questo signore che se oggi può scrivere tutto quello che gli passa per la testa lo deve pro-

prio agli “antifascisti” che hanno impedito, a rischio della vita, che i “fascisti” prevalessero, altrimenti anche lui non avrebbe potuto scrivere alcunché. Grazie agli “antifascisti” l’Italia ha una Costituzione democratica, che garantisce a tutti, anche a chi magari ad essa si oppone, la libertà di espressione e di voto. Viva l’antifascismo, viva la Costituzione. Racconigi, 2 giugno 2019

go. Giunti sopra Frassino notano dei movimenti in paese: da lontano paiono partigiani. “Pulu”, armato solo di rivoltella, va a vedere cosa succede: fa appena in tempo a capire che sono repubblichini che viene falciato da una raffica. Soccorso dal Parroco, morirà nella notte tra il 24 e il 25 maggio. I compagni che assistono dall’alto alla scena non possono intervenire: sotto shock tornano alla base. Il sacerdote che lo ha soccorso provvede anche alla sepoltura e ad informare la famiglia tramite la Parrocchia di Santa Maria. La 104^ Brigata Garibaldi gli intitolerà uno dei suoi più importanti battaglioni. Viene decorato con medaglia di bronzo al valor militare alla memoria. Una stele lo ricorda, assieme ad un altro partigiano, davanti alla Parrocchiale di Frassino.


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Passione, talento e apertura ai giovani LA MENTALITÀ DELLA BOCCIOFILA RACCONIGESE di Francesco Cosentino

Molto spesso quando si sente parlare di bocce il pensiero comune lo associa ad un semplice gioco da fare all’aperto, in compagnia, anche convincendosi del fatto che sia una disciplina per anziani. Molte volte ci si dimentica di star parlando di un vero e proprio sport, con un passato glorioso (per anni e anni tra i più praticati in Italia) e con un futuro che fa sognare in grande gli appassionati, data la certezza che dal 2024 questo mondo farà parte nella manifestazione sportiva per eccellenza: le Olimpiadi. Sul nostro territorio ci pensa la squadra Granda Nord a tenere alto il nome di Racconigi e dintorni in questa disciplina. Sono ben 70 i giocatori iscritti alla società bocciofila racconigese, tutti facenti parte delle categorie dilettantistiche C e D. Negli anni passati si era arrivati ad avere anche qualche esponente di livello superiore che partecipava a manifestazioni di categoria B, ma in seguito alla retrocessione nelle categorie inferiori c’è stato un livellamento. In ambito dilettantistico la società racconigese ha una storia notevole: negli ultimi anni la formazione che milita in D ha raggiunto le fasi nazionali, vincendo ben 2 titoli italiani nelle ultime 5 edizioni. Quest’anno la squadra ha già superato le fasi provinciali ed è pronta per affrontare la fase regionale, sperando di

raggiungere anche questa volta l’ambito trofeo. Anche a livello di giocatori singoli la società racconigese si è rivelata più volte una fucina di talenti di spessore, primo fra tutti Denis Pautassi, grande talento cresciuto nella realtà racconigese e poi affermatosi anche a livello internazionale. Denis ha raggiunto il culmine della carriera aggiudicandosi il mondiale nel 2009 nella specialità volo, ma non ha mai dimenticato da dov’è partito: ancora adesso frequenta la bocciofila, esibendosi per gli appassionati che accorrono per vederlo. L’obbiettivo di queste esibizioni è anche quello di avvicinare più gente possibile a questo mondo, tentando di coinvolgere sempre di più i giovani. Ecco perché è attivo un progetto in collaborazione con la federazione italiana di bocce che organizza incontri nelle scuole, in modo da far conoscere questo sport ai bambini e facendo sì che la passione possa ripartire dai più piccoli. La bocciofila racconigese non è nuova a questo tipo di proposte, anzi, si è rivelata sempre molto attiva e aperta al mondo giovanile. Non a caso nel 2017 si sono svolti proprio nella nostra città i campionati italiani per i giovani di categoria under 18 e l’anno scorso è nato un altro importante progetto in collaborazione con l’associazione “Tocca a Noi”. Quest’ultimo ha permesso di inserire questa disciplina tra i giochi del Palio di Racconigi, riuscendo ad incuriosire nuovi appassionati e

LA PACE CONVIENE Un libro scritto a scuola di Fabiola PANERO

È un libro dedicato al SERMIG, Arsenale della Pace di Torino, nato dopo una visita della classe 3^ D dell’istituto Piera Cillario Ferrero di Alba allo stesso SERMIG. Gli studenti hanno dimostrato particolare coinvolgimento in questa visita e ne sono seguiti pensieri profondi che sono stati scritti ed illustrati nel corso di cinque mesi di lavoro a scuola curati dagli insegnanti Giuseppina Rava, Loredana Scursatone e Fabiola Panero. I pensieri di pace sono il succo di questo lavoro sulla pace e sulla inclusione, in questi tempi è di questi pensieri che le nuove generazioni hanno bisogno. La Collana “ il grande albero” (Studi e narrativa dedicati alla integrazione, inclusione e alla diversità) lo ha pubblicato con la presentazione della dirigente della scuola Paola Boggetto e dopo la approvazione del comitato scientifico il libro è stato scelto per essere presentato al Salone del Libro di Torino, cosa che è avvenuta l’11 maggio scorso alla presenza degli studenti e delle insegnanti. Il 28 maggio gli stessi studenti hanno deciso di farne dono ad Ernesto Olivero, fondatore del SERMIG in occasione della sua visita alla Città di Alba. Per avere il libro è possibile prenotarlo presso le librerie.

facendo riscoprire le forti potenzialità di aggregazione che può avere questo sport. L’esperimento ha funzionato e anche quest’anno verrà riproposto questo binomio con gli organizzatori del Palio. Il 21 luglio si terrà infatti il torneo tra i borghigiani in quello che sarà un giorno di festa all’insegna dello sport e dell’amicizia. Come si può dedurre dall’organizzazione di questi eventi, la società agevola notevolmente l’ingresso delle nuove leve, programmando corsi gratuiti e fornendo i nuovi arrivati di tutta l’attrezzatura necessaria, finanziandoli e mettendoli sin da subito in condizione di sentirsi parte di un gruppo e di un progetto avviato. Gli addetti ai lavori sono tutti volontari e questo dice molto su quanta passione ci sia dietro a queste iniziative. I locali e le strutture che la società utilizza sono tutti del comune che fornisce un contributo note-

vole per le spese, mentre la gestione è totalmente affidata all’associazione, la quale ha carta bianca su eventi ed esibizioni. Da pochi mesi è stata ristrutturata e riqualificata la zona del bar per motivi di sicurezza e questo ha permesso di rendere ancora più godibili i locali a disposizione, riconfermando la funzionalità di quella che è senza dubbio delle più belle strutture bocciofile del circondario, grazie ai campi ben curati dai volontari e alla presenza di aree verdi e ombrose che permettono di giocare in tutta serenità anche in questo periodo dell’anno. L’atmosfera che si respira in questa struttura è sempre molto attiva, dato che i tesserati della bocciofila non sono unicamente rappresentati dai giocatori di bocce e si dimostra un vero e proprio luogo di ritrovo per chiunque voglia anche solo semplicemente fare una partita a carte o stare in compagnia.

Il Platano tagliato all'inizio di via Prato dei Cornetti

Ero davvero malato o vi davo fastidio per la viabilità? di Pino Tebano

Non riuscite a sradicare le mie radici? Avete pensato a quanta CO2 annualmente la mia chioma eliminava dall'aria inquinata della vostra città? Quando pianterete il mio sostituto? Quando un vostro simile si ammala, lo curate o lo abbattete? Un dubbio vi assalga: avete sbagliato ancora una volta!


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Giugno al Museo-giardino della civiltà della Seta

Pedalate, illustrazioni e mercato del baratto di Cristina Fenoglio

Tutti in sella per la seconda tappa “Da Museo a Museo”, iniziativa organizzata dal Museo della Seta e dal CAI di Racconigi per favorire l’interscambio culturale tra musei vicini. La pedalata partirà da Racconigi con trasporto delle bici fino a Vottignasco/ Villafalletto per arrivare poi a Caraglio, dove avrà luogo la visita al Filatoio. La giornata proseguirà con pranzo al sacco e rientro lungo le strade da Caraglio a Busca e lungo il Maira. Iscrizione entro il 6 giugno c/o il Museo della Seta, oppure al 371-1529504 o via mail: matteo.racca@ålice.it ; coniglio.67@gmail.com

Cin

Cinema DOLOR Y GLORIA di Cecilia Siccardi

Lib

Libri di Michela Umbaca

“Non si può conoscere veramente la natura e il carattere di un uomo fino a che non lo si vede amministrare il potere.” L’Antigone, l’opera scritta dal francese Jean Anouilh, è la rielaborazione in prosa della tragedia classica, la cui reinterpretazione rimarca il dramma di

vere la cultura responsabile del riutilizzo e del riuso a costo zero e per rilanciare l’importanza di una seconda chance alle cose. Al termine della giornata aperitivo green e chiusura della mostra personale di Luisa Piglione.

Un’impronta al femminile, in onore al lavoro indefesso delle donne che hanno contribuito allo sviluppo della città dentro e fuori le mura di casa nel corso dei secoli, caratterizzerà anche gli appuntamenti di giugno al Museo della Seta. Sabato 15 si inizia con l’inaugurazione della mostra personale ‘Le stanze del sé’ di Luisa Piglione, illustratrice torinese che espone per la prima volta nella sua città d’origine, Racconigi. Domenica 23 si prosegue con l’appuntamento ‘Lo Scambio’, organizzato insieme al centro antiviolenza donna Mai + Sole. Un mercatino del baratto per promuo-

Salvador Mallo è un regista con un passato di fama e gloria, ma ormai da anni in declino sia artistico che fisico. A causa delle sue malattie non si sente più in grado di dirigere nessun film: non gli resta che trascorrere giornate vuote, rievocando il passato, nel suo appartamento di Madrid, una casa splendida ma vuota, fredda, museale, metafora della sua stessa vita. Questo finché gli viene chiesto di presenziare a un cineforum in cui verrà proiettato Sabor, suo primo film di successo. Salvador deve quindi ricontattare Alberto, attore protagonista del film, con cui non parla da trent’anni; l’incontro dà vita a una serie di eventi che porteranno Salvador ad affrontare vecchi fantasmi e riconsiderare la sua storia.

Almodòvar torna con un film che potremmo definire “il suo personale 8 e ½”: si capisce immediatamente che c’è molto di autobiografico nel racconto. Il malessere del regista in crisi viene messo in scena con delicatezza e profondità, ed è rappresentato magistralmente dalla recitazione misurata di Antonio Banderas, vincitore, grazie alla sua prova attoriale, del Prix d'interprétation masculine a Cannes. Nel cast è presente anche Penelope Cruz, nei panni della madre di Salvador da giovane. Ciò che il film sembra volerci dire è che bisogna accettare il passato per poter andare avanti: ci sono infinite possibilità di dolore, ma esiste anche la speranza della gloria.

Sofocle per dare risalto all’opposizione tra individuo e potere pubblico. Creonte, re di Tebe, vieta di dare sepoltura a Polinice, accusato di tradimento perché ha tentato di assediare la città; Antigone, sorella di Polinice, viola la legge imposta dal re, dando sepoltura al fratello ribelle. I due personaggi, che nello schema drammatico rivestono l’uno l’antitesi dell’altro, sia per l’aspetto ideologico, che per quello politico, si abbandonano al loro destino, consapevoli di dover interpretare i ruoli che il dramma dell’esistenza ha loro assegnato. Re Creonte, tuttavia, riveste il ruolo più difficile, poiché il suo potere è condizionato dagli umori dei cittadini, i quali esigono che il corpo del ribelle Polinice resti insepolto: l’editto da egli stesso emanato altro non è che una tattica politica, atta ad assecondare i cittadini di Tebe. La giovane Antigone, guidata da un impulso nuovo e individualista, trasgredisce alle leggi della città, avviandosi alla morte con una paura

nuova e sacrificandosi come vittima di un universo privo di senso, di cui il potere pubblico diviene parte integrante dell’assurdo e dell’irrazionale che domina il mondo. I protagonisti di questa “Antigone” moderna risultano essere del tutto smitizzati: le loro azioni non sono condizionate da un’idea di diritto a cui appellarsi, quanto, piuttosto, da un senso fatalistico degli eventi. Antigone ha bisogno di affermare il suo valore con un'azione eclatante, che sottolinei la forza dei suoi ideali e, mediante la sepoltura del fratello, ella conquista non solo visibilità agli occhi del mondo, ma anche consenso e approvazione. La tragedia di Anouilh s'allinea alla perfezione con i propositi dello scritto di Sofocle, in quanto Antigone continua, con la sua morte, a prevalere su Creonte, trasformandosi nell'emblema della lotta contro le ingiustizie e i soprusi, preservando gli intenti più nobili, in nome di una fratellanza che non è più solo di sangue, ma universale.

Sofocle, Anouilh, Brecht

“Antigone. Variazioni sul mito” 2000, pp.186, € 9,00

Marsilio Editore


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Musica Equ DURANTE di Giuseppe Cavaglieri

Commissionato da Ravenna Festival per l’edizione 2018 degli spettacoli “Giovani Artisti per Dante” che si tengono ai Chiostri Francescani di Ravenna, a fianco della Tomba di Dante, Durante è opera contemporanea di teatro-canzone dedicata alla Divina Commedia in prossimità del VII centenario della morte

del padre della lingua italiana di cui ne richiama nel titolo il nome di battesimo. Opera composta da parti recitate, surreali, con la supervisione al testo dello scrittore Eugenio Baroncelli, e dodici canzoni molto, ma molto andanti. Dante che incontra Leopardi e insieme spostano la siepe dell’infinito. Lo sguardo cambia, la testa cambia, il mondo cambia e pure la musica cambia. Il paradiso è farsi attraversare. Nell’anno del bicentenario dell’Infinito, Leopardi sta nell’Inferno. Dante resta dove è sempre stato, ma forse, così, ancora più vicino diventa. Tra poeti si possono prendere certe licenze. Perché da sempre i poeti si sfidano a forza di provocazioni. L’incontro/scontro tra i due non è affatto una coincidenza! È una delle nuove idee degli Equ, la band romagnola che con Durante giunge oggi al quarto disco con uno spettacolo ambizioso. «Alla base di questa visione c’è la consapevolezza che in fondo non conosciamo nulla delle alchimie che si sprigionano nel cervello -

spiega Gabriele Graziani, parlando dello spettacolo - e il viaggio del protagonista si rivela essere un viaggio attraverso l’inconscio. Diamo per scontata la realtà che acquisiamo con il ragionamento logico, ma per noi è interessante lavorare sul senso di ciò che percepiamo: la parola è la vera protagonista di questo viaggio, trasformata attraverso la continua t r a sgressione delle regole acquisite». La musica, in questo caso, è

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al servizio della parola e cambia con il cambiare del testo: se l’Inferno si avvicina alla poesia, il Purgatorio si accosta alla prosa e il Paradiso ha un ritmo da canzonetta.

Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009 Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio Redazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Alessia Cerchia, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Francesca Galante, Marco Capello, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Cecilia Siccardi, Pino Tebano, Luciano Fico, Michela Umbaca, Grazia Liprandi, Barbara Negro, Anna Simonetti, Giancarlo Meinardi, Melchiorre Cavallo, Elisa Reviglio, Francesco Cosentino Sede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti contatti@insonniaracconigi.it Conto corrente postale n° 000003828255 Stampa Tipolitografia La Grafica Nuova - Via Somalia, 108/32, 10127 Torino Tiratura 1800 copie

Un terzo pensiero: diciamo che Salvini parla alla “pancia” del Paese mentre noi parliamo alla testa delle persone, abbiamo riflessioni, non volgarità. Come se la pancia fosse una cloaca puzzolente e ignorante. Ne siamo proprio sicuri? E se scoprissimo che in realtà siamo rimasti zitti, come se non avessimo proprio parlato, fuori dal territorio, lontani dal Paese reale. E poi, non abbiamo parlato anche noi per slogan? Non è stato più facile anche per noi gridare

al lupo, al lupo! Con un richiamo continuo al fascismo? C'è una deriva di destra, ma il fascismo, lo si dica, è lontano mille miglia! Vogliamo questa volta riflettere su come siamo noi, prima di guardare a quanto sono brutti e cattivi gli altri? Salvini è quello che è, basta guardarlo, basta sentirlo. Ma noi cosa siamo? E soprattutto, cosa vogliamo essere? Lavoro da fare ce n'è tanto! di Guido Piovano

Ma che bel castello

Marcondirondirondello

Ma che bel Castello Dell'Italia è il più bello Dell'Italia è il più bello Intorno c’è un bel parco Intorno c'è un bel parco Dell'Italia è il più bello Dell'Italia è il più bello Come mai è stato chiuso? Come mai è stato chiuso? Dell'Italia è il più bello Dell'Italia è il più bello L'hanno chiuso per un ramo L'hanno chiuso per un ramo Dell'Italia è il più bello Dell'Italia è il più bello Quando lo apriranno? Quando lo apriranno?

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Questo ancora non si sa Questo ancora non si sa Se non lo apriranno Se non lo apriranno Racconigi soffrirà Racconigi soffrirà Però adesso basta Pero adesso basta Noi vogliamo il nostro parco Noi vogliamo il nostro parco Noi vogliamo il parco aperto Noi vogliamo il parco aperto Dell'Italia è il più bello Dell’Italia è il più bello

Marcondirondirondello Marcondirondirondà Marcondirondirondello Marcondirondirondà Marcondirondirondello Marcondirondirondà Marcondirondirondello Marcondirondirondà Marcondirondirondello Marcondirondirondà Marcondirondirondello Marcondirondirondà Marcondirondirondello Marcondirondirondà


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