INSONNIA Gennaio 2017

Page 1

7 NI 201 O I Z I R C SOTTOS Insonnia n° 89 Gennaio 2017 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009 2017: scopi? Per essere un vero giornale di ironia dovremmo rispondere: POCO. Ma siamo anche un giornale di riflessione ed allora cerchiamo di essere seri nonostante la voglia che viene di prendere tutto per scherzo, per non deprimerci in questa situazione che invece è molto tragica. Allora se veramente vogliamo pensare in modo costruttivo al 2017 l’obiettivo verso cui sarebbe veramente primario concentrare tutti gli sforzi è il LAVORO. I tre attori primari di un progetto dovrebbero essere i sindacati, gli industriali e come moderatore il Governo. Non si dovrebbe affrontare una delle tante emergenze bensì stilare un piano decennale per l’occupazione: a partire da quella giovanile per finire a definire l’età pensionabile delle persone occupate. In mezzo il rapporto di lavoro, quello che un tempo si chiamava CONTRATTO. E’ necessario un progetto che tenga conto anche di ciò che sta avvenendo a livello mondiale pur senza dimenticare le realtà più vicine a noi; qui a Racconigi risentiamo della crisi che tocca la produzione di acciaio che a sua volta è condizionata da contingenze a livello europeo che hanno però radici a livello molto, molto più ampio. Abbiamo letto che accordi internazionali con la Cina stanno per scadere e che alla modifica dei patti è molto probabile che subiremo una nuova invasione di merci cinesi nei nostri mercati. In breve: ora la Cina si trova nel circuito del commercio mondiale come Paese surrogato, ovvero il prezzo dei suoi prodotti viene calcolato sulla base dei costi di produzione di un Paese Terzo, quindi sottoposto a dazi che impediscono l’esportazione a prezzi inferiori a quelli del paese di origine.

segue pag. 16

MIGRANTI? PERSONE

Troppo spesso ci dimentichiamo che i migranti sono innanzitutto persone di Anna Maria Olivero

La paura verso i migranti che arrivano nel nostro territorio ci ha fatto erigere muri fisici e mentali, ci ha fatto manifestare per impedire loro l’ingresso nel nostro paese…

I migranti sono quelli che invadono la nostra terra, ci rubano il lavoro, utilizzano le nostre risorse

di Rodolfo Allasia

tembre, sono diminuiti del 7% ad ottobre, e sono ormai stabilmente al di sotto delle 70 tonnellate. La plastica fa registrare un costante aumento nel corso del trimestre.

Un tempo il modello di famiglia più diffuso era un nucleo, più o meno grande, costituito da padre madre e figli, quasi sempre un nonno o nonna. Spesso in questo nucleo, soprattutto quando si parla di una famiglia molto grande e allargata ai figli sposati e con prole, che in una cascina di grosse dimensioni era un fatto normale, c’era anche una persona con qualche deficit fisico o mentale. Lo zio, il cugino, a volte un figlio in condizioni di disagio, che viveva con questa famiglia, qualche volta svolgeva qualche lavoretto semplice, tanto quanto il suo problema gli permetteva, altre volte stava seduto in cortile o in casa senza fare nulla ma accudito, vestito e sfamato come tutti gli altri membri. Allo stesso modo erano presenti le persone più anziane ormai incapaci di lavorare come tutti gli altri; fino a che potevano svolgevano mansioni che richiedevano meno forza e abilità e poi finivano anche loro vicino alla stufa o seduti in cortile. Col mutare dei tempi, l’economia era progredita e con questa era mutato l’assetto della famiglia: quella di grandi dimensioni non aveva più ragione di essere.

segue pag. 4

segue pag. 11

segue pag. 8

PROGETTO RIFIUTI: è tempo di bilanci a cura della redazione

Un recente comunicato dell’amministrazione comunale ha aggiornato i cittadini sulla situazione per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti a Racconigi

La raccolta differenziata resta su livelli elevati ed è ormai stabilizzata tra il 70 e il 75%: 75,6% ad agosto, 74,9% a settembre e 71,6% a ottobre. I rifiuti indifferenziati (RSU), dopo un piccolo aumento ad agosto e set-

SI PUÒ INVENTARE UNANUOVA FORMADI SOLIDARIETÀ E ASSISTENZA?

Variante PGR

RISCHIO IDRO pag. 5

AIKIDO

Raccontami il Neuro

pag. 3

pag. 10

pag. 14


Gennaio 2017

2

insonnia

Stavolta mi imbuco! di Luciano Fico

SOSTIENI IL TUO GIORNALE

Anche quest’anno abbiamo bisogno del tuo sostegno e del tuo contributo per distribuire gratuitamente il nostro insonnia sul territorio racconigese, e non solo. Sostenendoci potrai ricevere insonnia direttamente a casa nella tua buca delle lettere, come segno della nostra riconoscenza. Per noi è importante poter contare su di te, significa che aderisci a quel progetto che avviammo nell’ormai lontano 2008, 89 numeri fa. Se conosci insonnia e già ci sostieni, dacci ancora una mano. Se non conosci insonnia, hai l’occasione per leggerlo ed apprezzarlo. PUOI CONTRIBUIRE: • con un versamento presso l’Ufficio Postale sul c.c.p. n° 000003828255,

• con un bonifico bancario intestato ad “Associazione Culturale Insonnia”, Piazza Vittorio Emanuele II, 1

codice IBAN: IT77 Q076 0110 2000 0000 3828 255

Mi ritrovo libero, grazie ad un “buco”: un appuntamento disdetto all’ultimo. Dunque parlerò dei “buchi”. Buchi come occasioni di incontro, buchi come rotture di uno schema e possibilità di fuga: il buco nella rete! Ci sono buchi che sembrano fatti apposta per nascondere ed altri che, appena appoggiato l’occhio, ci svelano segreti stupefacenti. C’è chi buca lo schermo e chi il preservativo, ad entrambi i nostri auguri per la nuova vita che li attende; altri, più modestamente, riesce solo a bucare una ruota e solo quella dovrà cambiare, non la vita intera, possibilmente senza bestemmiare. Da anni vogliono bucare le montagne in Val di Susa per farci passare un treno che, sfrenatamente, vorrebbe correre dalla Russia alla Spagna, ma c’è gente, da quelle parti, che si dice indisponibile a chinarsi per offrire, metaforicamente s’intende, anche il buco più privato. Quanto sono fondamentali i buchi, che interrompono la barriera della nostra pelle! Fessure infide in cui chiunque si può introdurre e devastarci, ma anche passaggi segreti per la nostra Anima. Da sempre, maliziosamente, si sostiene che il più celebre di quei buchi sia il vero motore dell’esistenza tutta: il motore immobile, che tutto muove, attirando a sé. Eppure continuo a pensare che la vita umana sia invece direzionata dal buco che nascondiamo nel cuore: è quello il buco nero esistenziale che risucchia ogni energia e rende vano ogni tentativo di svoltare. Il buco affettivo, che ognuno porta variamente in sé, ci induce a ripetere gli stessi errori per tutta la nostra vita, in un eterno ritorno, che toglie sorpresa al vivere (se si vuol vedere) e rende greve, ancorché vana, ogni nostra scelta.

Un buco serviva proprio per “farsi” di stupefacenti, ma ora è caduto in disuso e la gente preferisce farsi buchi nel setto nasale o farsi buchi nel cervello con qualche pastiglia; forse però è sempre lo stesso quel “buco dentro”, così difficile da riempire. Il mare ultimamente passa sempre più spesso attraverso buchi negli scafi e affonda speranze in un Mediterraneo esausto: quel mare passa attraverso la coscienza lisa di un mondo ormai vetusto, che non sa capire il movimento della Vita e nessun rattoppo riesce a fermare questa emorragia di mare e di vite. Altrove, dietro le spiagge, da cui partono quegli stessi barconi, i buchi si contano nei muri, nella terra crivellata di bombe e, naturalmente, nei tantissimi corpi esanimi di coloro che devono sprecare il proprio sangue per dissetare il deserto. Dove non arrivano le armi arrivano i buchi di bilancio a portare dolore e a scolorire i sogni: quel tipo di buco, dalle Banche o dagli Stati, si trasferisce subito sulle suole delle scarpe, consumate per cercare un lavoro che non c’è più; se non, addirittura, in centro allo stomaco, quando la fame torna a farsi conoscere. Il Vuoto ed il Pieno si rincorrono (ogni ciambella vuole il suo buco) e proprio nei buchi, nelle falle, nelle crepe si insinua il nuovo che poi verrà. Allora guardiamo al nuovo anno, appoggiando l’occhio al buco della serratura e lasciamoci stupire come bimbi da ciò che vedremo. Milioni di persone hanno imbucato i loro auguri per un Natale sereno ed un felice Anno Nuovo; io ho tanta voglia di imbucarmi in un buco di posto e lasciar scorrere il tempo mentre mi riposo e guardo il Mondo, standomene in disparte, solo per un po’...


insonnia

Gennaio 2017

3

Variante generale al PRG

L’OPINIONE DELL’ASSOCIAZIONE SALVIAMO IL PAESAGGIO

Un contributo al dibattito sull’utilizzo del suolo nel nostro Comune a cura del Comitato cuneese di Salviamo il Paesaggio

In riferimento alla Variante Generale al P.R.G. di Racconigi, alla relazione d’esame della Regione datata 29/9/2016, ed a quanto dichiarato nel Consiglio comunale del 28/11/2016 in sede di approvazione delle determinazioni (risposte alla Regione), il Comitato cuneese di Salviamo il Paesaggio ritiene di dover effettuare alcune doverose precisazioni e chiarimenti: • il vigente P.R.G.C. approvato nell’ottobre 1998 ad oggi ha ancora un notevole residuo di aree edificabili (di completamento e nuovo impianto) pari a circa 544.100 mq. (45 %), suddiviso in circa 117.700 mq. di residenziale, circa 366.000 mq. di produttivo e circa 61.400 mq. di terziario/ commerciale, lo stesso P.R.G.C. prevedeva circa 13.730 abitanti (nel 1998 erano 9.922); • al 31/12/2015 gli abitanti residenti erano 10.038; • in base al censimento ISTAT del 2011 si è certificato che le abitazioni sfitte/inutilizzate erano 530, dato peraltro sempre contestato e smentito dall’Amministrazione comunale, ma poi inserito all’interno della relazione della stessa Variante Generale; • ora il Consiglio a maggioranza (6 contro 3) ha previsto di ridurre le previsioni edificabili e conseguentemente il consumo di suolo di circa 194.700 mq., che detto così senza conoscere tutti i documenti, potrebbe far credere che questa Giunta stia operando una virtuosa politica di contrasto al consumo di suolo agricolo, la realtà purtroppo è molto diversa e questo è certificato dai numeri, in quanto gli indicati stralci di aree edificabili non sono relativi alla riduzione del consumo di suolo del vigente P.R.G.C. del 1998, ma sono relativi a riduzioni di una parte del progetto definitivo della Variante Generale al P.R.G.C. adottato nel giugno del 2015, ove si individuavano grandissime previsioni di consumo di suolo per aree edificabili, pari a circa 1.001.100 mq., suddiviso in circa 145.400 mq. di completamento residenziali e produttive, circa 804.900 mq. di nuovo impianto residenziali, produttive e commerciali e circa 50.800 mq. di trasformazione terziarie/commerciali. Quindi il consumo di suolo previsto dalla Variante Generale, rispetto all’urbanizzato esistente, a seguito degli stralci dichiarati in Consiglio, risulterebbe essere di circa 806.400 mq. naturalmente comprensivo sia delle aree residue confermate del vigente P.R.G.C. che delle nuove previsioni stessa della Variante, peraltro a detta quantità bisognerebbe anche aggiungere circa 230.000 mq. di aree per servizi ed aree sportive. Ora alcune precisazioni in merito alle

vigenti norme regionali, sia la L.R. 56/1977 che il Piano territoriale regionale del 2011, prevedono un contenimento del consumo di suolo (in particolare quello agricolo fertile di I e II classe) e limitano i nuovi impegni ai casi in cui non vi siano alternative di riuso e di riorganizzazione del patrimonio edilizio esistente non utilizzato, sottoutilizzato e da recuperarsi, con previsioni di incremento percentuale dell’urbanizzato esistente (3% quinquennale e 6% decennale), ma come si fa a stabilire la base dell’urbanizzato esistente su cui conteggiare detta percentuale ? Lo Studio professionale incaricato e l’Amministrazione comunale sostengono che vi siano diversi metodi per il conteggio dell’urbanizzato esistente, in realtà la Regione ha previsto un metodo unico e precisamente quello individuato nei documenti ufficiali, denominati “monitoraggio del consumo di suolo” del 2012 e del 2015; a tal proposito la stessa Regione nella rela-

zione d’esame, facendo riferimento ai citati documenti, ha indicato che l’urbanizzato esistente al 2013 era di circa 3.350.000 mq. (contro i non realistici 7.140.000 mq. indicati dal Comune !!!), da cui deriverebbe, in assenza delle prima citate alternative, un consumo di suolo massimo ammesso a fini insediativi di circa 201.000 mq. Quindi preso atto del residuo del vigente P.R.G.C. di oltre 540.000 mq., dei 530 alloggi sfitti/inutilizzati e di svariati edifici ex produttivi dismessi/ inutilizzati, risulta essere palese che il Comune di Racconigi non necessitava assolutamente di una Variante espansiva di questo genere e questo è stato evidenziato in primis dalle varie osservazioni del 2012 e 2014 depositate dal M5S racconigese e dal gruppo consigliare della Sinistra racconigese, poi dall’A.R.P.A. nel 2014 ed infine dalla stessa Regione nella relazione d’esame, di cui si riportano solamente alcuni estratti: • “se si confrontano i dati relativi a

demografia e situazione insediativa appare piuttosto arduo individuare un vero fabbisogno per quanto riguarda la residenza …” ed ancora “… il dimensionamento proposto, quantificabile in una forchetta che va da un + 30% ad un + 45%, se confrontato con la dinamica demografica comunale che ha visto crescere la sua popolazione negli ultimi 35 anni di un 3,1 %, … appare superare nettamente la più ottimistica delle previsioni; di conseguenza si richiede una decisa revisione al ribasso delle previsioni residenziali anche al fine di contenere il consumo di suolo”; • “le quantità di aree produttive previste dalla Variante Generale al P.R.G.C. appaiono anch’esse sovradimensionate, … per un totale complessivo di oltre 117 ha (la percentuale di incremento arriva a + 96%). Si ritiene che anche in questo caso gli incrementi previsti eccedano la più ottimistica delle previsioni e si richiede un conseguente sostanziale ridimensionamento delle stesse che coinvolga una gran parte degli incrementi previsti”. Infine si rileva che se il vigente P.R.G.C. nel 1998 prevedeva 13.730 abitanti insediabili, la presente Variante, pur ampliando di molto le aree edificabili residenziali (ed il consumo di suolo), individua un aumento di circa 2.640 abitanti che se sommati agli attuali 10.038, porta a circa 12.680 abitanti insediabili, con quindi addirittura 1.050 abitanti in meno rispetto a quelli previsti nel 1998, forse quindi qualche dato indicato dal Comune non è del tutto corretto/veritiero, in merito a questo bisognerebbe forse ricordare ai professionisti incaricati, invece di ringraziarli sempre e comunque per il lavoro svolto, che a tutti gli effetti sono dei “soggetti esercenti un servizio di pubblica necessità” in base all’art. 359 del Codice Penale, tutto questo peraltro è “condito” da un iter ultradecennale (i primi incarichi professionali sono del 2003 e 2004) e da una spesa totale di circa 400.000.


Gennaio 2017

4

insonnia

PROGETTO RIFIUTI: è tempo di bilanci segue dalla prima

L’accesso all’Isola Ecologica da novembre è possibile soltanto con tesserino fiscale, per agevolare il controllo sulla tipologia dei conferimenti stessi. Nel corso del secondo semestre sono state accertate e sanzionate alcune infrazioni, fra cui 2 per errato conferimento, 3 per abbandono di rifiuti, 2 per mancato taglio e regolazione siepi che rendevano difficoltoso il passaggio pedonale sull’attiguo marciapiede. Prosegue il lavoro di pulizia e bonifica di alcune aree utilizzate impropriamente come discariche. In particolare sono stati ripuliti l’area della tangenziale, grazie alla collaborazione con la cooperativa “Liberi Tutti” e dei volontari della locale squadra ANA della Protezione Civile, e il boschetto di Rio Meirano. Sono stati rilevati alcuni disservizi nello spazzamento manuale, legati all’operatività della ditta nell’ultimo periodo, per cui l’Amministrazione sta per apportare dei correttivi per migliorare il servizio. Si invitano comunque i cittadini alla massima collaborazione, segnalando prontamente all’Ufficio Ambiente qualsiasi disservizio legato allo spazzamento manuale e eventuali conferimenti non conformi nei cesti-

to di indifferenziato di oltre il 40%, la raccolta della plastica è aumentata di oltre il 30%. L’anno scorso abbiamo abbassato la TARI e, notizia fresca fresca, abbiamo ora varato una nuova, importante riduzione delle tariffe a vantaggio delle bollette dei cittadini, nella misura media del 10% per tutte le utenze domestiche e del 14% per le attività produttive, per un totale di 95.000 euro. Due riduzioni delle bollette in due anni. Mai successo prima a Racconigi. Nel confronto con altri Comuni del consorzio e, più in generale, del Piemonte, Racconigi registra ottimi risultati come percentuale di differenziata sul totale; risultati più contenuti se si prende in considerazione la produzione di rifiuti urbani (indifferenziati) pro capite. Come credi che si possa migliorare questo risultato? La riduzione della produzione di rifiuti è la nuova battaglia da intraprendere e vincere. Con il progetto sulla raccolta differenziata abbiamo imboccato il sentiero, perché una prima riduzione c’è stata, ma sono sincero, non basta. Vogliamo e possiamo fare di più e ridurre la produzione di

le, con l’applicazione del principio per cui ognuno paga in proporzione dei rifiuti che produce? Non penso che sia opportuno il passaggio alla Tariffa Puntuale, penso sia doveroso e obbligato se vogliamo ancora aumentare la raccolta differenziata. Sfondare quota 80% è possibile, ma solo così. E questo consentirebbe di ridurre di nuovo le bollette dei cittadini. L’abbiamo già fatto due volte, i cittadini sanno che su queste cose la nostra Amministrazione non scherza e non fa promesse che non sa o non intende mantenere. Questa amministrazione ha quasi concluso il suo mandato. Quale messaggio vuoi dare all’amministrazione che verrà,

ni localizzati in prossimità delle aree verdi. A partire da questi dati, abbiamo fatto alcune domande al consigliere delegato all’ambiente Luca Meinardi Dopo circa due anni trascorsi dall’avvio del progetto sui rifiuti è possibile fare un bilancio complessivo; qual è la tua valutazione? La mia valutazione non può essere che positiva, molto positiva. Abbiamo ridotto lo smaltimen-

rifiuti pro capite di almeno un terzo. Abbiamo già delle idee sul come farlo: coinvolgimento della grande distribuzione, progetti ad hoc con le scuole e coinvolgimento diretto dei cittadini ma, come sempre, ci confronteremo in Consulta e con i cittadini stessi. Se questa Amministrazione sarà confermata questa sarà una priorità. Pensi che sia opportuno e possibile nel prossimo futuro il passaggio alla Tariffa Puntua-

qualunque essa sia? Voglio innanzitutto ringraziare chiunque abbia preso parte in questi anni a questo importante progetto. L’Ufficio ambiente, eccezionale per impegno ed efficacia nel risolvere i problemi, la Consulta Ambiente, gli ecovolontari ma soprattutto i cittadini che ci hanno creduto. Ricordo ancora le parole di una signora che in piazza due anni fa mi disse: “Ma le abbasserete poi le bollette, manterrete la promessa?” L’abbiamo abbassate due volte. Spero saremo noi a poterle abbassare una terza volta. Ma in ogni caso, chiunque ci sarà, credo che la sfida sia di non disperdere il lavoro fatto e la credibilità acquisita. Che per chi fa politica, a qualsiasi livello, è il patrimonio più grande che può lasciare.

2017

entro dicembre 2017


insonnia

Gennaio 2017

IL 93 % DEI COMUNI PIEMONTESI È A RISCHIO IDROGEOLOGICO

5

Mancano attività di mitigazione e di prevenzione del rischio di Francesca Galante, Legambiente

L’alluvione del Tanaro e la sua drammatica sequenza di emergenze che hanno colpito la nostra Regione lo scorso novembre ha comportato danni ingentissimi, a tal punto da essere stato riconosciuto dal Governo lo stato di calamità naturale. L’alluvione, oltre ad aver creato danni e disagi ingenti, ha riportato alla memoria di tutti la tragedia del 1994, facendo tornare nei cittadini la paura di vivere in un territorio instabile e poco sicuro. In Piemonte sono 1131 su 1206 i comuni che il Ministero ha classificato come comuni con aree a rischio frana o alluvione, pari al 93% del totale, con punte del 99,2% nelle province di Cuneo e Asti. Sono più di 87 mila i cittadini residenti in aree a pericolosità idraulica elevata e più di 220 mila in aree a pericolosità media. Negli ultimi 50 anni frane e alluvioni hanno provocato in Piemonte 256 morti, 160 feriti e quasi 28mila tra sfollati e senzatetto. Questi numeri, confermati dai recenti fatti, dimo-

strano l’urgenza di avviare una seria politica di mitigazione del rischio che sappia tutelare il suolo e i corsi d’acqua e ridurre i pericoli a cui sono quotidianamente esposti i cittadini. A fronte delle notevoli risorse necessarie ad ogni emergenza per il funzionamento della macchina dei soccorsi, per l’assistenza alle comunità colpite, per riparare i danni e sostenere le attività produttive nelle aree colpite da calamità, è certamente necessario cominciare ad investire risorse in prevenzione. Per essere efficace però l’attività di prevenzione non deve essere esclusivamente mirata alla realizzazione di interventi e opere puntuali di messa in sicurezza, o almeno non solo, ma deve prevedere un approccio complessivo e che sappia tenere insieme le politiche urbanistiche, una diversa pianificazione dell’uso del suolo, una crescente attenzione alla conoscenza e alla mappatura delle zone a rischio, la realizzazione di interventi non puntuali, ma pianificati

su scala di bacino, l’organizzazione dei sistemi locali di protezione civile e la crescita di consapevolezza da parte dei cittadini. Un elemento questo particolarmente importante per far sì che le persone coinvolte in un evento calamitoso non si espongano

ad ulteriori rischi, ma anche per far crescere la generale conoscenza su questi temi assolutamente necessaria in un paese che, come il nostro, è esposto a rischi di diversa natura. La redazione dei piani di emergenza di protezione civile, per i quali la legge 100 del 2012 aveva fissato una scadenza temporale definita, il loro costante aggiornamento e la fondamentale relazione tra la pianificazione urbanistica e i piani d’emergenza, oltre che la realizzazione di attività d’informazione e di esercitazioni, sono elementi imprescindibili per una efficace azione di prevenzione e mitigazione del rischio. Ad oggi Legambiente rileva grazie alla collaborazione del Settore di Protezione Civile della Regione Piemonte, che ha messo a disposizione i dati presenti nel proprio archivio, che sono ancora 102 i comuni del Piemonte che non si sono mai dotati di un piano di emergenza e ben 310 quelli che hanno piani non adeguati perché precedenti al 2004, anno in cui il Settore di Protezione Civile ha redatto un regolamento e relative linee guida per la programmazione e pianificazione dei piani di emergenza. Durante le emergenze, se i cittadini sono informati, se sanno cosa fare e dove andare, non si espongono a rischi ulteriori, e la gestione delle criticità è facilitata. Ci auguriamo quindi che nei prossimi mesi venga seguito l’esempio di quelle poche amministrazioni piemontesi, che con coraggio, da un lato stanno rivedendo i propri piani urbanistici, riducendo le aree edificabili e dando così in modo tangibile un contributo alla salvaguardia del suolo e alla sicurezza collettiva e dall’altro stanno diffondendo e comunicando ai propri cittadini, tramite iniziative pubbliche e nelle scuole, il piano di emergenza del proprio comune.


Gennaio 2017

6

Concili della Chiesa Romana. È solo un sogno, però prefigura l’inizio di un cammino nella direzione di una chiesa che abbia il Vangelo come guida e Gesù come suo fondamento. La realtà è diversa, purtroppo. Le resistenze conservatrici della curia sono fortissime e lo stesso papa Francesco sembra faticare a passare dal piano

insonnia

delle buone enunciazioni al piano riformatore. Il rischio è che dopo di lui tutto rimanga come prima, senza che si sia tradotto né in regola né in prassi alcun cambiamento. Tuttavia, non perdiamo la speranza; lo Spirito soffia anche …sulla chiesa. Lunga vita a papa Francesco!

DUBBI E CERTEZZE

a cura di Guido Piovano

SOGNO DI UNA NOTTE DI ‘MEZZO INVERNO’ Un altro anno è passato e ne inizia uno nuovo verso il quale nutriamo speranze e attese che sono il senso profondo degli auguri che tutti ci siamo rivolti in questi giorni. Mi chiedo: che anno vorrei che fosse quello appena iniziato, dal punto di vista di una chiesa che sia davvero “diversamente chiesa”? Immagino allora di trovarmi tra un anno a fare un bilancio del 2017 e sogno una chiesa molto diversa da quella di oggi. Ecco il mio sogno. Papa Francesco, dopo quasi quattro anni di pontificato nei quali si è fatto conoscere ed apprezzare in tutto il mondo per il suo profondo senso evangelico, per la predilezione dei poveri, degli ultimi, per il richiamo costante al Dio della misericordia, per un cambiamento profetico nei costumi e nei comportamenti personali, nell’anno appena concluso ha intrapreso con forza la via delle riforme della e nella chiesa. Tutto è iniziato il 9 febbraio 2017, ottavo anniversario della morte di Eluana Englaro, quando il papa ha annunciato un cammino che potrà condurre la chiesa ad ammettere, da un punto di vista etico-morale, il ricorso al testamento biologico. Poi, l’11 febbraio, giorno della stipulazione del Concordato del ’29 tra la

Chiesa di Roma e lo Stato fascista, il papa ha proseguito denunciando unilateralmente lo stesso Concordato con la conseguente rinuncia, nell’ottica della Gaudium et Spes di Paolo VI, ai benefici ed ai privilegi riservati alla chiesa. È in questo contesto che è giunta la rinuncia all’8 per mille e all’ora di religione nella scuola pubblica ed anche l’abolizione della carriera militare per i Cappellani militari che rimarranno nell’esercito come semplici pastori, non graduati. Ancora: il 21 maggio, a un anno dall’approvazione della legge Cirinnà, il papa ha proclamato l’istituzione della cosiddetta “benedizione delle coppie omosessuali” che finalmente legittima l’amore omosessuale e lo pone davanti a Dio e agli uomini. Lo stesso giorno ha dichiarato che la chiesa non benedirà più armi ed armamenti. Il 18 luglio, anniversario della proclamazione del dogma dell’Infallibilità del papa da parte di Pio IX nel 1870, Francesco in un discorso ai cardinali ha riconosciuto di fatto la propria fallibilità. In ultimo, nell’anno appena trascorso papa Francesco ha reso concreti il sacerdozio femminile, la possibilità per i preti di sposarsi ed una congrua presenza di donne nei Sinodi e nei

“Chi ha detto che il laico viva di soli dubbi e il credente di sole certezze? Si può dubitare senza credere in qualcosa? Chi non ha convinzioni non può dubitare (salvo che, semmai, soltanto del suo sistematico dubbio) perché gliene manca l'oggetto ed è privo di energia in un ipotetico itinerario di ricerca. Essere uomo di dubbio, invece, significa avere convinzioni ma non cedere alla superbia fino al punto di non essere disposto a metterle in questione. Ma la stessa cosa vale per l'uomo di fede, quando non rinuncia

alla sua libertà e alla sua responsabilità nel mondo. Non assoggettandosi ciecamente al dogma ecclesiastico, ascolta nell'esperienza la parola di Dio, col tremore di chi teme di non udirla o, avendola udita, col timore di fraintenderne il significato, avvertendo comunque l'incommensurabilità della fonte e l'incolmabilità della distanza”. Gustavo Zagrebelski De Benedetti-Giuliani, "Fidarsi. L'amen della fedeltà", Morcelliana, pag.39.

SHALOM - SALAM – PEACE - PACE Madri ebree, musulmane e cristiane in preghiera

In Israele migliaia di donne ebree, musulmane e cristiane hanno camminato insieme per la pace. In un video ufficiale del movimento Women Wage Peace, la cantante israeliana Yael Deckelbaum canta la canzone Prayer of the Mothers, La preghiera delle Madri, insieme a donne e madri

di tutte le religioni, mostrandoci che la “musica” sta cambiando e deve cambiare. Un miracolo tutto femminile che vale più di mille parole vuote e inutili. Per il video: http://youtu.be/YyFM-pWdqrY

Gli zanzarini sono insetti molesti. La loro puntura non è mortale e neppure dolorosa, ma è spesso irritante. Se ne scacci uno ne arriva subito un altro. Tanto vale farci l’abitudine.

Costituzione alla carta di Zanza Rino

Sono tormentato dai dubbi. Non è che certi parlamentari confondono il Parlamento con un ristorante? In ristorante ti siedi, chiedi la carta del menù, guardi quello che ti piace e quello che non ti piace, scegli e ordini. Non sapevo che si potesse fare la stessa cosa con la Costituzione. Sì, proprio quella su cui siamo andati così numerosi a votare poco tempo fa. In tanti hanno espresso la loro

volontà e la maggioranza ha respinto la riforma. Si può essere d’accordo oppure no, si può discutere se hanno voluto difendere la Costituzione vigente o mandare a casa Renzi. Ma il risultato è quello e va rispettato… o no? Lo chiedo, con tutto il rispetto dovuto, agli onorevoli deputati e senatori che fino a ieri si sono auto promossi difensori ad oltranza della Costituzione “minacciata” dalla riforma e

che ora sembrano guardare da un’altra parte. Ma io non sono un esperto di Costituzione, mi sono limitato a leggerla, e forse mi sbaglio. Ho letto che ”la sovranità appartiene al popolo”, che la esercita secondo le modalità previste dalla Costituzione. E cosa stabilisce la Costituzione? Stabilisce che il Parlamento, eletto dal popolo, vota a maggioranza la fiducia. Sul voto di fiducia delle due Camere si fonda la legittimazione del Governo a governare. Se e quando la fiducia viene meno allora si deve tornare al voto dei cittadini

per eleggere un nuovo Parlamento. Può piacere oppure no questo sistema, ma è quello previsto dalla Costituzione che il referendum ha appena confermato. Ora c’è chi, dopo aver fatto il paladino della Costituzione, esce dal Parlamento invece di votare per dare o negare la fiducia. E dunque usa la carta costituzionale come la carta di un menù, in cui si può scegliere tra ciò che piace e ciò che non piace. Buon appetito.


insonnia

Gennaio 2017

Una scuola felice

7

Insegnare in modo entusiasta cambia i risultati dell’apprendimento di Grazia Liprandi - Rete Insegnareducando

“Stare con una persona felice ci rallegra, mentre la compagnia di una persona arrabbiata può innervosirci e quella di una persona depressa, rattristarci. Inconsciamente, le persone assorbono l’espressione emotiva di coloro con cui interagiscono, rispecchiando la loro mimica facciale, le posture, i movimenti e persino le vocalizzazioni. Tutto ciò porta a “convergere emotivamente” e a sincronizzare la comunicazione. L’emotività dell’altro viene catturata e fatta propria in modo spesso non consapevole”. Si chiama “contagio” ... un contagio da favorire, quello che rallegra, perché apporta molti benefici. Anche in classe. “Che effetti produce sugli alunni l’entusiasmo espresso dai docenti? Insegnare in modo entusiasta cambia i risultati dell’apprendimento?” Secondo gli studi riportati da Angelica Moè, dell’Università di

Padova, pare proprio di sì. In particolare sarebbe l’entusiasmo per l’insegnare, e non tanto per la materia, il motore che coinvolgerebbe maggiormente la classe e stimolerebbe l’apprendimento: esso infatti “accresce una serie di valutazioni da parte degli alunni riguardanti il senso di sfida cognitiva, l’attenzione e il silenzio in aula e la percezione di avere un supporto. Ma, come è stato dimostrato, spesso gli insegnanti tendono a percepirsi più entusiasti se colgono studenti appassionati. Allora “sarebbero gli studenti (motivati, interessati e attenti) a motivare gli insegnanti”? Un assurdo! Come uscire da que-

sto empasse? Moè ci regala un’interessante riflessione con alcuni spunti che riportiamo in questo articolo: uno stimolo a cambiare la prospettiva proprio a partire dal noi insegnanti. Siamo noi che possiamo e vogliamo migliorare; siamo noi che abbiamo la possibilità e la volontà di condizionare positivamente il clima della classe e,

di conseguenza, l’apprendimento degli allievi che seguono le nostre lezioni. Siamo noi il punto di partenza su cui lavorare! Aumentare le nostre emozioni positive, il nostro entusiasmo, essere più felici per ciò che siamo e che facciamo: ecco un bel modo per iniziare a cambiare il mondo che ci circonda, a partire dalle nostre classi! “Le emozioni piacevoli, fra cui l’entusiasmo, presentano numerosi vantaggi per chi le esprime e per chi ne è contagiato: a) ampliano i pensieri, i ragionamenti, i ricordi; facilitano la creatività e una visione globale e d’insieme anziché ristretta … fanno propendere per la ricerca

di soluzioni alternative… si accompagnano a un atteggiamento propositivo verso la scuola…; b) favoriscono associazioni positive con i contenuti trasmessi…; c) accendono la motivazione… fino a creare spirali di benessere;

d) prevengono i disturbi dell’umore e della depressione. In particolare gli insegnanti entusiasti del proprio mestiere, che trasmettono emozioni piacevoli quando insegnano, condizionano in positivo l’apprendimento e l’atteggiamento degli allievi nei confronti della scuola e dalla conoscenza. Infatti l’entusiasmo dell’insegnante favorisce: • lo studio personale, ricco di elaborazioni, collegamenti, anziché quello mnemonico; • la partecipazione alle attività scolastiche; • il desiderio di ritornare sulla materia che è stata spiegata con atteggiamenti piacevoli; • il superamento del disagio e della dispersione scolastica, dell’ansia, della depressione e del burnuot.

Motivazione significa movimento È uno spostamento lento o veloce verso una direzione nota o sconosciuta.

A volte è anche un fermarsi o un retrocedere perché «la motivazione va cercata, curata, capita, coltivata, incrementata, sviluppata, compresa ogni giorno». Angelica Moè illustra i principali modelli teorici, presenta le ‘marce’ e le ‘armi’ della motivazione, definisce le relazioni con gli aspetti emotivi, soprattutto le paure (di non riuscire, di non valere...) e le speranze (di farcela, di potere essere...). Infine, suggerisce esercizi per chiunque: demotivati, poco motivati, troppo motivati, alle prese con il faticoso compito di motivare gli altri. http://www.laterza.it - Angela Moè - “Motivati si nasce o si diventa?” - Laterza 2011 Secondo uno studio di qualche decennio fa, l’entusiasmo si può misurare oggettivamente perché si esprime attraverso i seguenti indicatori oggettivi e facilmente osservabili: • chiare variazioni nel volume dell’intonazione e nella velocità dell’eloquio; • occhi aperti, illuminati e frequente contatto oculare; • uso di gesti dimostrativi della testa, del tronco, delle mani e dei piedi; • movimenti larghi e frequenti del corpo; • massimo uso delle espressioni facciali in relazione alle emozioni e agli stati d’animo; • energia, vitalità e utilizzo dell’umorismo. (Collins, 1978) Insomma, quando un insegnante è spento, lo si vede da lontano, esattamente come quando lo è un ragazzo a scuola. Allora, cari colleghi, accendiamoci di entusiasmo: non è difficile, basta ricordarci ogni giorno che stiamo svolgendo un mestiere bellissimo!


Gennaio 2017

8

MIGRANTI? PERSONE

insonnia

Troppo spesso ci dimentichiamo che i migranti sono innanzitutto persone segue dalla prima

… Troppo spesso ci dimentichiamo che i migranti sono innanzitutto persone, persone che hanno abbandonato la loro casa, la loro famiglia, i loro amici, la loro lingua … costretti a cercare per sé e per i propri famigliari una possibilità di vita certa e/o migliore. INSONNIA ha pensato di raccontare la storia di alcuni di loro perché, attraverso la conoscenza delle loro vite, ognuno di noi riesca a considerarli prima di tutto persone, uomini donne bambini, con un proprio vissuto, bisogni, sofferenze, aspettative, sogni… e non genericamente migranti. Per primo abbiamo intervistato Matteo Monge, referente della cooperativa “Liberi tutti” di Torino per l’area di Cuneo, che gestisce il Centro d’Accoglienza di Racconigi, presso l’hotel Carlo Alberto, in via Umberto I. A lui abbiamo rivolto alcune domande: Quante persone ci sono nel centro di via Umberto I? Nel centro i ragazzi sono attualmente 48, provenienti da 17 nazionalità

differenti. I primi sono arrivati dal Pakistan e dall’Afganistan, i migranti più recenti da tutta l’Africa: Ghana, Gambia, Liberia, Nigeria, Sudan, Senegal, Ciad, Costa d’avorio, Burkina, Camerun, Sierra Leone, Eritrea… È ormai da settembre che non si accolgono persone nuove. Questo ci permette di lavorare meglio, di conoscere meglio i ragazzi. Se ogni due giorni arriva uno nuovo o qualcuno parte è tutto più difficile. Perché queste persone emigrano dalla loro terra? Oggi, qui, ci sono persone in situazioni difficili…io raccolgo le loro storie per le commissioni territoriali, storie di un certo peso, storie di grandi fatiche. Siamo di fronte a un’emigrazione epocale che nes-

sun muro potrà fermare. È quindi importante che la gente cominci a riflettere, a capire che se queste persone scappano è perché hanno una motivazione importante! Se stavano bene al loro paese… rimanevano là! L’afgano e il pakistano partono perché nei loro paesi di origine è in corso una vera guerra di cui i ragazzi portano il peso e le conseguenze: pallottole di arma da fuoco in varie parti del corpo, uno squarcio nella pancia, ecc. Hanno combattuto perché facevano parte dell’esercito regolare del loro paese. Dai filmati fatti con i telefonini si vede che i talebani, quando li hanno presi, li hanno massacrati. Poi… sono riusciti a scappare. L’africano non scappa dalla guerra, ad eccezione di quelli provenienti dalla Nigeria, Ciad e Sudan, emigra per motivi economici e culturali. C’è gente che scappa perché il suo mondo lo sta opprimendo. Per esempio, un ragazzo del Ghana ha la mamma che era, diciamo così, una ragazza madre, perciò nel suo villaggio sua madre era figlia di vampiri e lui figlio “bastardo” di una vampira, quindi lui, così scrive nella sua storia, non poteva più uscire di casa se non di notte, perché se usciva di giorno lo prendevano a sassate e gli davano del vampiro. Alla fine per questo lui ha dovuto scappare. Un altro ragazzo minore non accompagnato è stato venduto dallo zio, che abusava di sua madre e ha ucciso suo padre, ad una famiglia araba che l’ha sfruttato come schiavo per tre anni, facendogli lavare giorno e notte vestiti e facendolo dormire in una specie di gattabuia. Ora la sua vita è devastata! Da lì è nata tutta la sua storia: è scappato, sulla spiaggia gli hanno sparato, lui si è nascosto sotto la sabbia e… adesso è in Italia. È questo il motivo per cui ci stiamo battendo presso la commissione dei diritti umani per definire chi è il rifugiato politico: è solo chi scappa da una guerra o anche chi scappa, come il ragazzo del Ghana, da vessazioni culturali? Come arrivano in Italia? Il viaggio degli africani ha un cliché molto comune: l’africano parte, attraversa il deserto, passa mari monti colline, arriva in Libia e lì soggiorna alcuni mesi. La Libia è il posto peggiore per un immigrato, perché raccontano che se lì tu guardi una donna che non è tua moglie due volte negli occhi, anche solo di sfuggita, la polizia ti prende e ti può anche uccidere se il marito fa denuncia immediatamente. Dato che il marito riceve un risarcimento economico, se tu hai abusato dello sguardo di sua moglie, spesso ti denuncia soltanto per prender soldi. Con 60° all’ombra tu devi andare tutto vestito, perché una donna araba “non può

Matteo Monge, referente della cooperativa “Liberi tutti”

vedere il tuo polpaccio!”. Un altro ragazzo mi ha detto: Oggi “c’est l’anniversaire de mon ami” (è l’anniversario del mio amico). “Cosa gli è successo?”. “Stavamo attraversando il deserto, caricati su dei Suzuki, dei pik-up, trenta quaranta persone, tutti nel cassone: chi cade dal cassone è morto, perché gli sparano e lo uccidono, lì, nel deserto. Questo mio amico cade dal cassone e si spacca una caviglia, allora il padrone del pik-up scende e … pum gli spara, lì, davanti a tutti, poi riparte. Più ne perde meglio è…tanto i soldi li ha già presi prima!” Il viaggio dell’afgano e del pakistano segue un percorso via terra attraverso: Iran, Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria, Austria, Italia. A piedi, nel bagagliaio di un’automobile , nel serbatoio di riserva di un camion, … Quali sono i problemi più gravi? Per loro è molto forte l’impatto con la nostra cultura così diversa dalla loro. Un giorno un ragazzo mi dice “Matteo, sono molto triste”. “Come mai?”. “Perché una ragazza italiana mi ha detto “sono tua amica”. Questo è un grande problema. Noi stiamo cercando di fare educazione all’affettività… ma ci stiamo

scontrando con il fatto che nessuno si rende conto del problema, infatti non si potenziano i progetti su questo aspetto. Noi ci stiamo scontrando con dei titani culturali: un africano è abituato a sposarsi con una dodicenne già a 14 anni. Loro mi raccontano “Da noi ci vediamo ad una festa: io le dico sei bella e lei mi dice sei bello e … il matrimonio è fatto”. Quindi non si rendono conto, non si capacitano che noi a 35 anni non siamo ancora sposati e non abbiamo figli o che ci sia gente che esce con una ragazza per 10 anni e non si sposa. Oppure che una ragazza abbia il diritto di dirti no, non mi piaci. Quest’estate abbiamo fatto degli incontri sui bisogni primari e secondari per l’uomo, in particolare sul lavoro e la famiglia. Per noi, in Italia e in Europa, vien prima il lavoro e poi la famiglia, per loro è l’esatto opposto: prima viene la famiglia e poi, se c’è, il lavoro. Qual è il nostro compito? Quale la sfida? La sfida la sintetizzo in una parola sola: rieducare cioè riaccompagnare la persona in un percorso di crescita e inserimento all’interno di una nuova cultura. Su questi problemi dobbiamo lavorare, anche se non so come, perché non è semplice. Qual è il tuo parere sulla gestione italiana degli immigrati? Premesso che l’Italia si sta accollando con grande responsabilità ed impegno il problema, l’errore che intravedo è il gusto dell’assistenzialismo. Con l’assistenzialismo stiamo creando dei “mostri”. Gli diamo da mangiare da bere da dormire e non li educhiamo a diventare autonomi. L’assistenzialismo è molto più facile, è molto più difficile educare. Sono soddisfatto perché in questo momento alcuni ragazzi stanno facendo un percorso di autonomia: due persone stanno compi-


insonnia

Gennaio 2017

lando i documenti a quattro ragazzi arrivati oggi dalla questura, poi li accompagneranno in anagrafe, qui a Racconigi, per fare il certificato di residenza: non devo più essere io a fare questo. Qui ho anche i documenti di altri due ragazzi che devono essere compilati per l’agenzia delle entrate, per avere i codici fiscali, ma non lo faccio più io, perché dico sempre “Ragazzi, nel momento in cui Matteo non c’è più, la struttura non c’è più, voi dovete essere autonomi, non dovete avere bisogno di qualcuno…”, se no creiamo una struttura solo assistenzialista. Gli immigrati del tuo centro lavorano? Noi abbiamo fatto parecchi progetti lavorativi con loro, abbiamo circa 35 ragazzi che hanno lavorato: molti nella frutta, nella distribuzione della pubblicità, in allevamenti del territorio. Il Centro collabora con molti enti ed associazioni del territorio a partire dall’Amministrazione di Racconigi, Villa Tanzi, Racconi-

gi-eventi, il Castello, le “Serre”, la Protezione Civile, il modellismo, ecc. La mia parola d’ordine è collaborare con chiunque abbia bisogno e ci chieda un servizio volontario. Loro sono disponibili a lavorare. Dico loro: tu fai un servizio per ricambiare l’ospitalità del popolo italiano, per cosa ti sta dando. Ritengo

9 infatti importante educarli, anche perché, comprendendo molto poco la nostra cultura, si ritrovano ad avere una libertà che prima non hanno mai avuto, e quindi possono usarla come una bandiera sulla quale far forza. Dobbiamo utilizzare il bastone e la carota, quella buona via di mezzo che permette di far crescere i ragazzi. Spesso dico loro: in Italia alcune persone non vi vogliono bene, sappiatelo, non vi vogliono qua e vi vedono come fumo negli occhi, perché pensano che voi portiate via il lavoro (anche se poi non è vero: quello che fanno gli immigrati, non lo fanno i nostri italiani!). Allora cercate di costruire un’immagine nuova, io non posso costruirvela, posso darvi una mano, posso darvi le opportunità, le possibilità, ma poi siete voi che andate a pulire foglie tutte le mattine e la gente che vi vede può dire “Beh, guarda, però non è vero che poltriscono tutto il giorno!”. Dico sempre ai ragazzi che ogni esperienza

che fanno è utile per il loro futuro, anche solo tenere la scopa in mano, se necessario, perché questo “parla” più di mille parole. Poi ci sarà chi ci vuole bene, chi ci vuole male. Per le festività natalizie abbiamo promosso l’iniziativa “Giünta düi piatt”: l’invito ai racconigesi a condividere il pranzo di Natale con due persone del centro. Un appello: “Se ci sono delle associazioni che stanno affannandosi e sono affaticate perché manca personale, noi abbiamo qui dei ragazzi che potrebbero lavorare gratuitamente o per un compenso corrispondente a un pacchetto di sigarette… un buono da dieci euro, sì un buono che può essere speso dal tabaccaio così da far una ricarica… Sono stupidaggini, però in questo modo noi li coinvolgiamo e diamo alla cittadinanza la possibilità di conoscerci. Se degli anziani hanno bisogno di portare su la legna… noi ci siamo; se qualcuno ha bisogno per un trasloco... noi ci siamo.

“Buon Natale e Happy Holliday” con l’Associazione “Le Serre” a cura dell’Associazione “Le Serre”

Anche quest’anno l’Associazione “Le Serre” ha organizzato il tradizionale pranzo di Natale dedicato agli ospiti delle comunità per disabili del territorio. Quest’anno il pranzo è stato chiamato “Pranzo di Natale e Happy Holliday” in quanto è stato condiviso con i richiedenti asilo, ospiti della Cooperativa “Liberi Tutti”, cercando di donare a tutti un momento di serenità ed un sorriso. Al centinaio di commensali, serviti dalle ragazze che frequentano i corsi per “Servizi Sociali” del I.P.S.I.A. “Cravetta” di Savigliano e dai volontari dell’Associazione,

sono stati proposti piatti della tradizione piemontese, dai cotechini e crauti alle trippe, e dei paesi d’origine dei migranti. A chiudere la giornata la più che gradita e inattesa visita di Babbo Natale che ha distribuito dolcetti. L’Associazione ringrazia tutti i partecipanti, il molto Reverendo Parroco, don Maurilio, che mettendoci a disposizione il salone di San Giovanni ci ha permesso di risolvere una difficile situazione, le dott.se Barra e Machiorlatti, le ragazze del Cravetta per la collaborazione prestataci, il cuoco Pierfranco Occelli e

“Babbo Natale” Bruno Crippa oltre naturalmente tutti quelli che, con la loro presenza, hanno permesso la riuscita della giornata. Ancora un

particolare ringraziamento ad Aldo Sartori, che con i suoi scatti fotografici ci ha permesso la stampa del calendario dell’Associazione.

POSSO NASCERE QUI???

La scelta dei ragazzi “richiedenti asilo” di realizzare il presepe, elemento fondamentale della cultura italiana

Questa sacra rappresentazione parte da un elemento inconfondibile “IL BARCONE”, le carrette del mare, le tombe della storia moderna e la domanda dei ragazzi è: “ SE CRISTO FOSSE NATO NEL 2016 NON AVREBBE SCELTO DI NASCERE PROPRIO QUI???” • STOFFA ROSSA: QUI a ricordare le tante vittime del mare, compagni, amici, mogli, figli, fratelli che non ce l’hanno fatta. • MAPPAMONDO: QUI a ricordare le varie rotte che lacerano la crosta del nostro mondo. • BANDIERA ITLIANA: QUI la prima speranza dove la speranza aveva l’odore acre del carburante. • SCARPE: QUI fedeli compagne di viaggio, di deserti, dune, spiagge, sentieri, asfalto,… • RISO E PANE: QUI gli elementi

che ci hanno dato forza da bambini e da ragazzi, che la mamma ci donava prima di andare a scuola al mattino e con mani differenti ci sono stati ridonati QUI. • ACQUA: QUI senza acqua non c’è vita, ma abbiamo scoperto che l’acqua è morte, è tomba di centinaia di nostri fratelli. • GIUBBOTTO: QUI il primo abbraccio di questa avventura italiana, li lanciavano in mezzo al mare, eravamo disperati e allora: Quale posto migliore poteva scegliere il RE BAMBINO per nascere nel 2016??? Buon Natale a tutti coloro che passeranno QUI e poseranno QUI gli occhi, il cuore ma in particolare la TESTA con la quale riflettere per poi amare.


Gennaio 2017

10

insonnia

ROMPERE LO SPECCHIO PER CERCARE NOI STESSI Alla ricerca di un’etica più vicina alla società di Alessia Cerchia

Recentemente il mondo dell’aikido è stato protagonista di un evento che ho pensato di condividere con tutti voi, lettori di Insonnia, insieme a qualche mia riflessione. Chi ha avuto modo di leggere qualche mio precedente articolo saprà già che sono fermamente convinta dell’esistenza di una forte impronta etica che caratterizza, anzi è elemento essenziale ed imprescindibile, la pratica dell’Aikido e – più in generale – di tutte le arti marziali. È quella sottile linea rossa che lega, a mio parere, l’Aikido, la mediazione, il diritto e la società. Almeno nella mia personalissima rappresentazione del mondo. Ebbene, ciò che è accaduto in Giappone pochi giorni fa è una piccola, ma importante, prova di quanto affermo. Per far capire l’importanza di quanto avvenuto dovrò spiegare, almeno ai non addetti ai lavori che cos’è il Kagami Biraki. Si tratta di una cerimonia celebrata in Giappone in occasione del

mente. L’inizio di una nuova, potenziata, consapevolezza. Nell’Aikido, il Kagami Biraki rappresenta un cerimonia che si svolge tutti gli anni e che coinvolge Maestri da tutto il mondo, chiamati ad esibirsi in dimostrazioni che si susseguono sotto lo sguardo di spettatori rapiti dallo spettacolo e di tutto il mondo delle arti marziali. Ebbene, nonostante l’importanza di questo evento, l’attuale Doshu (traducibile con “Maestro della Via”, titolo che si trasmette in linea diretta, familiare, dal Fondatore dell’Aikido, M° Morihei Ueshiba, ai suoi successori), Moriteru Ueshiba, ha recentemente annunciato la propria scelta di annullare la Cerimonia prevista per i primi giorni di gennaio 2017. Una scelta assunta dopo l’arresto di un maestro di Aikido, IV dan, membro dello staff di insegnanti attivi presso l’Hombu Dojo, sede principale della Fondazione giapponese di Aikido (Aikikai). Il personaggio in questione (mi

Foto: PH.This is Life Center, Torino

Capodanno, con una forte componente simbolica e spirituale. La stessa espressione “Kagami” (specchio) “Birachi” (rompere, far scoppiare) è altamente significativa: se lo specchio rappresenta il riflesso della nostra vera natura, il nostro Vero Io, l’augurio è che con ogni nuovo anno questo riflesso sia sempre un po’ più simile al reale. Rompendo il vecchio specchio, l’anno nuovo dovrebbe portarci ad un’immagine un po’ più vicina a ciò che siamo vera-

rifiuto di usare ancora il termine maestro) è stato arrestato per violenza a sfondo sessuale nei confronti di una donna, secondo quanto riportato da alcuni giornali on-line. La motivazione data dal Doshu (e rinvenibile nelle news del sito ufficiale Aikikai: www.aikikai. or.jp/eng) è disarmante nella sua semplicità e nella potenza del suo messaggio: è necessario assumersi la responsabilità SOCIALE di quanto è avvenuto e sentire una

Foto: PH.This is Life Center, Torino

profonda obbligazione MORALE per un simile incidente. Non ci sono “se”, non ci sono “ma”. Nel messaggio non si trova nemmeno una parola, non una, sul fatto che la comunità dell’Aikido non può e non deve essere accomunata al criminale che – per anni – ha praticato in seno a tale famiglia. Non ci sono futili tentativi di prendere le distanze da quanto fatto da un “figlio” scellerato. Assolutamente no, anzi. C’è anzitutto il dolore per un atto di violenza da condannare, ci sono le scuse per il dolore subito dalle vittime, c’è un appello al senso di responsabilità sociale e morale che devono provare tutti i membri della famiglia Aikikai e c’è l’impegno e la speranza ad un miglioramento dei sistemi di controllo di quanti operano in essa, di quanti fanno dell’aikido la loro casa e parte della loro vita. C’è la promessa di operare, quotidianamente, per recuperare la fiducia sociale perduta. Ho letto molti commenti intorno alla vicenda. C’è chi si lamenta perché con la cancellazione di un evento importante penalizza un intero gruppo – mondiale – assolutamente non coinvolto dalla vicenda; c’è chi invoca l’innocenza fino a prova contraria (per noi, probabilmente, la condanna in primo grado… o in Appello? O ci serve la Cassazione?); c’è chi, infine, non sa che opinione avere e sta zitto. Pochi sono i commenti che, a mio avviso, colgono l’importanza del messaggio centrale nell’intervento del Doshu: il dolore della vittima, che deve diventare anche il nostro dolore, sotto forma di responsabilità so-

ciale e morale. Ebbene, per tornare alla mia riflessione introduttiva: questa è la famiglia a cui sono fiera di appartenere. Una famiglia che assume su di sé le colpe dei propri membri, senza coprirli né giustificarli, ma cercando di porre rimedio alle loro azioni negative. Una famiglia che insegna a SENTIRE su di sé la responsabilità della società e quella dei singoli individui che la compongono. E anche se il Doshu non leggerà mai queste mie parole, a lui rivolgo il mio pensiero, perché oggi è lui ad aver rotto lo specchio e ad averci portato (noi tutti) un po’ più vicini all’immagine che dovremmo e potremmo avere nella realtà, nel nostro futuro. Buon 2017 a tutti.


insonnia

Gennaio 2017

SI PUÒ INVENTARE UNA NUOVA FORMA DI SOLIDARIETÀ E ASSISTENZA?

11

segue dalla prima

In campagna, dove più terra c’era e più si aveva necessità di braccia per lavorare, ora non era più così; i figli spesso cercavano un lavoro in fabbrica ed un posto in cui vivere più vicino al centro del paese e il loro lavoro precedente veniva sostituito da macchine. Molte aziende, a partire dalle più piccole, scomparvero, nell’impossibilità di meccanizzarsi. Nelle famiglie dove il lavoro era svolto all’esterno della azienda famigliare spesso iniziò a lavorare anche la moglie; si era cambiato casa riducendo gli spazi al minimo indispensabile e le famiglie in genere erano diventate molto più piccole. Assistere il parente con deficit o l’anziano che non lavorava più, avendo entrambi bisogno di assistenza, diventava più difficile. I bambini che un tempo erano sorvegliati proprio da queste figure non produttive, venivano ora mandati all’asilo anche perché gli asili erano diventati una istituzione e perché si teorizzavano le idee di socializzazione, di scambi di esperienze esterne alla famiglia. Il benessere nell’economia nazionale era aumentato, le rivendicazioni delle categorie sociali che avevano un maggior potere contrattuale e le nuove concezioni dello stato sociale che prestava assistenza a tutte le persone, ma soprattutto a coloro ai quali venivano riconosciuti speciali diritti, avevano fatto sì che servizi dello stato ed enti paralleli erogassero sempre più prestazioni, separando di fatto il nostro dai paesi meno avanzati. Si è passati, nel secolo scorso da una famiglia in grado di assolvere in proprio a quasi tutte le necessità di cui i membri stessi avevano bisogno ad un tipo di famiglia che a partire dagli anni ’70 non poteva più, per motivi di tempo e spazi, fornire, in proprio servizi essenziali. Questi compiti venivano delegati a istituzioni pubbliche e anche private, con il pagamento di quote del proprio reddito e, negli anni migliori, addirittura forniti gratuitamente. Sono trascorsi altri decenni e ci troviamo oggi a lamentare la diminuzione sempre più evidente

di questi servizi che ci eravamo abituati a ricevere sempre più numerosi; oggi i servizi pubblici lamentano una mancanza di denaro per far fronte alle richieste che invece sono andate via via crescendo. Lasciamo da parte se questa mancanza di fondi sia giustificata, se sia legata ad un andamento decrescente della economia del nostro paese o ad una scarsa e deficitaria capacità di organizzazione o frutto di una gestione truffaldina dei bilanci, o se sia causa di scelte politiche che privilegiano, magari, spese militari piuttosto che spese legate ai fabbisogni più immediati della popolazione. Partiamo invece da questo dato di fatto: i servizi hanno ridotto e continuano a ridurre le prestazioni, lo sperimentiamo ogni giorno di più. Occorre dunque inventare nuove forme di assistenza; la famiglia e la società si sono evolute nel tempo ed è necessario continuare in questa evoluzione, non è possibile tornare indietro ai primi del secolo scorso o negli anni settanta/ottanta; probabilmente non è proprio possibile un ritorno al passato, in qualunque ambito. Nei momenti di drammi collettivi come quelli causati da fenomeni più o meno naturali come terremoti, alluvioni e via dicendo si riscoprono sentimenti di collaborazione, di sostegno e condivisione, che pare emergano solo nei momenti più tragici; sarebbe invece il caso che questi sentimenti che sono presenti in noi si indirizzassero al prossimo anche nella quotidianità. Una vera e propria risorsa da mettere al servizio del nostro vicino di casa. Una solidarietà autorganizzata in sostituzione di ciò che il “pubblico” piano piano ci sta togliendo. Proviamo anche noi ad organizzare (nel vero significato del termine “organizzare”) una forma di assistenza ai casi complicati dell’inquilino della porta accanto, oserei dire, prima ancora che alle persone che per motivi diversi arrivano da lontano e che di questi tempi rappresentano il problema più grave del nostro mondo. Nella nostra rubrica “Qualcosa

di buono c’è” raccogliamo sempre una serie di esperienze che nelle zone più vicine a noi sono state studiate o messe in atto e facciamo particolarmente caso ad esperienze che riteniamo possano essere ripetibili senza particolari difficoltà, anche nella nostra città. Persone anziane in situazioni non ancora tragiche, soggetti anche giovani che presentano carenze organizzative in proprio, ma non così gravi da non poter vivere in una certa autonomia, non potrebbero essere presi in carico, in un modo molto ben organizzato da persone che siano in ottimi rapporti con i loro parenti? In alcune situazioni questa rete di solidarietà col tempo si è trasformata in una organizzazione vera e propria. Il non tentare questa strada può

far crescere il numero di coloro che, col tempo, avranno disturbi legati al “dovere” di prestare assistenza a quel parente che ne ha bisogno. Pensate ad una persona che non potendo fare diversamente si vota alla cura del parente in difficoltà: quanto tempo può resistere senza dare il giro, senza che, stressato da questa continua routine, senza riposo, senza vacanze, senza supporti non abbia lui stesso bisogno di assistenza? Non esistono molti esempi di questo tipo di assistenza, ma dobbiamo sederci a tavolino e facendo prove e tentativi inventare qualcosa. Dobbiamo riscoprire, in versione moderna, nuove forme collaborative che se oggi sono rivolte verso altri, un giorno potrebbero rivolgersi, in senso positivo, verso di noi.


Gennaio 2017

12

insonnia

GERMINALE – AGRICOLTURA DI COMUNITÀ IN VALLE STURA La vallata “semina” buone idee e nasce un grande progetto di Marco Capello

A Demonte, in Valle Stura, da circa un anno è in atto un ambizioso progetto di agricoltura di comunità: “GERMINALE – Agricoltura di Comunità in Valle Stura”. Il progetto è nato da alcune associazioni del territorio, tra cui “Insieme… Diamoci una mano” di Demonte e l’Associazione Semi rurali, con l’obiettivo di creare in Valle Stura un’agricoltura di piccola scala, fortemente integrata nel sistema locale, fondata sulla comunità di persone e sulle risorse naturali del territorio. La finalità principale è stata quella di sostenere chi vuol coltivare il proprio cibo e non ha terra, chi vuole provare a farne un lavoro come per esempio giovani e studenti, chi lo pratica già come lavoro, ma vuole mettersi in rete oppure chi vive difficoltà sociali e di integrazione. Peculiarità di questo progetto è l’attenzione per l’ambiente, per la salubrità degli alimenti e il rispetto del territorio, che si concretizzano utilizzando solamente tecniche di agricoltura biologica e similare, con una particolare attenzione al recupero di varietà locali o equivalenti provenienti da altri territori montani, qualora le prime siano

andate perdute. Grazie alla collaborazione tra diverse associazioni, le amministrazioni del territorio che si sono rese disponibili a collaborare concedendo diverse porzioni di terreno in comodato d’uso gratuito

e alcuni privati che hanno dato a disposizione il proprio terreno incolto, è stato possibile dare vita al progetto. Dopo un primo incontro pubblico di presentazione del progetto si è creato il gruppo di persone interessate a farne parte, gruppo eterogeneo composto sia da persone del posto che da ospiti del Centro richiedenti asilo di Demonte. Il progetto poi è entrato nel vivo la scorsa primavera con le prime semine e poi le raccolte. Le produzioni in parte sono andate in autoconsumo, in parte sono state donate o scambiate con altri beni di primo consumo e alcune date a contributo libero a persone interessate a sostenere il progetto. Oltre all’aspetto pratico di attività agricola, il progetto ha dato vita ad un lavoro di squadra e di rete con le altre associazioni culturali e sociali del territorio, che ha dato

modo di evidenziare i nessi tra le pratiche agricole, la nutrizione, la sostenibilità ambientale e sociale e le chiare interazioni con la promozione della salute e la prevenzione. Inoltre sono stati organizzati percorsi informativi/formativi sulle buone pratiche agronomiche aventi come obiettivo la sostenibilità ambientale e la salute delle persone, tesi a favorire l’utilizzo di tecniche di agricoltura biologica e similari anche negli orti e frutteti a conduzione familiare. Questo percorso di agricoltura di comunità in Valle Stura sta producendo ricadute riguardanti la salute, l'economia, la vita sociale, l'identità della comunità, grazie al suo obiettivo di recupero del territorio e creazione di reddito e sta favorendo in particolare l’integrazione di tutti coloro che vivono una condizione di marginalità e di fragilità.

Un nostro caro lettore sottoscrittore ci manda gli auguri per il nuovo anno, lo ringraziamo e contraccambiamo: Gentile Redazione, ho avuto l'ultimo numero del vostro bel mensile "Insonnia". Vi ringrazio. Tutti gli articoli sono di grande interesse: io ho letto con particolare attenzione la quarta parte sul Testamento

biologico in Italia e il pezzo, che celebra i 18 anni di solidarietà del vostro Fondo. Il primo guarda ad una morte serena ed umana; il secondo al rendere possibile - a chi è in situazione di difficoltà - la vita.

Invio alla redazione di Insonnia l'auspicio di proseguire, con la forza e l'efficacia che vi appartiene, un servizio molto utile a chi vi legge. Alfredo Giusti Pinerolo, 29 dicembre 2016


insonnia

Gennaio 2017

13

Centro Alambicco

UN RICCO ANNO SI È CONCLUSO di Francesca Bonventre e Massimo Ricca

Siamo al 31 dicembre e non ci resta che fare il bilancio di questo anno che sta per salutarci. Per il Centro Diurno Alambicco sono stati 12 mesi intensi e ricchi sia di nuove esperienze che proseguimenti di progetti attivati negli scorsi anni. Vogliamo dunque ricordare con piacere il progetto sulle emozioni con i bimbi dell’asilo di Marene, l’asilo di Ceresole d’Alba, l’esperienza sui 4 elementi con i nostri piccoli Amici di Faule, il soggiorno a Roma dove qualcuno di noi ha potuto incontrare il Papa da vicino, il laboratorio di creatività con i nonnini della Casa Protetta…. e poi ancora la gita in barca con la Comunità La Vite, i nostri amici di Cardè, la polentata organizzata dalle Serre con i ragazzi della Cooperativa Insieme a voi, Villa Anna Rita, i giovani dell’Estate Insieme che hanno animato i caldi pomeriggi d’estate, le scuole elementari di Carmagnola con cui abbiamo costruito un presepe di argilla e addobbato l’Albero. Tutto questo si è concluso in bellezza il 16 e il 17 dicembre quan-

do gli operatori e alcuni immancabili amici e sostenitori “dell’ Alambicco" hanno organizzato una due giorni di torneo di pallavolo aperto a tutti coloro che avevano il piacere di passare due giornate di gioco e divertimento in compagnia e una cena solidale per raccogliere fondi per i ragazzi del centro diurno. “Personalmente - dice Francesca - avevo piacere di raccontarvi il sentimento di stupore che ho provato nelle settimane precedenti l'evento e, in particolare, durante la cena e la serata di sabato. Sono rimasta colpita e stupita per quanto le realtà locali ci abbiano sostenuto in ogni nostra richiesta, per la presenza di tanti ragazzi che hanno deciso di trascorrere con noi una parte del loro week end e di dedicare a questa piccola, ma fervente, realtà che è l'Alambicco, il loro tempo. Sono rimasta stupefatta dall'aiuto che abbiamo ricevuto da tutte le persone che non lavorano con i ragazzi, ma, evidentemente, sono nostri amici e quindi ci hanno sostenuto e appoggiato.

Grazie a tutti coloro che sono stati presenti con gioia e partecipazione alle nostre giornate, a chi ha lavorato instancabilmente dietro le quinte, alle famiglie e ai ragazzi che frequentano l'Alambicco. Grazie per averci stupito e seguito in questa avventura.” Massimo invece racconta “Era l’1.30 di notte e la strada sembrava una linea di ghiaccio che andava verso il buio. Tornando a casa pensavo alla cena e a tutte quelle persone coinvolte per aiutare e

sostenere il nostro centro. Mi piacerebbe sapere quali sono stati i pensieri dei familiari dei nostri ragazzi che si sono trovati accolti da un abbraccio da parte di 170 persone…. tra cui molti giovani e famiglie! Mi emoziona e commuove vedere e sentire l’amore con cui si fanno le cose perché se non c’è amore non si vive, non si condivide, non sarebbe successo quello che è successo!” Arrivederci al prossimo anno!!!!

ciali, come la politica, la religione, ... ed è rivolta agli errori degli esseri umani. Nel suo stile sferzante punta non solo a suscitare la risata, ma a mandare un segnale forte contro un cattivo comportamento, per castigare potenti e prepotenti, per denunciare ingiustizie e soprusi. A volte per comunicare, tra una risata e l'altra, anche il nome di chi è criticato. La satira è libero pensiero e alla fine, come diceva Jean de Santeuil: "Castigat ridendo

Nel caso del personaggio vegano o crudista Germidi Soia, Maurizio Crozza deride tutti i vegetariani, i vegani, ... cioè quelle persone (e sono un'infinita minoranza rispetto agli onnivori) che hanno scelto, con fatica, di non mangiare carne per non aggiungere altra sofferenza agli animali. Così facendo invece, l'autore convalida e rafforza l'idea della maggioranza che mangiare carne è giusto e bello. Forse fare satira sarebbe proprio l'op-

mores" (cioè: corregge i costumi deridendoli), la satira porta quindi la gente a cambiare il loro modo di pensare e di comportarsi.

posto: deridere i carnivori. Pierre Rabhi in poche parole (che condivido pienamente) spiega i motivi di scegliere di essere vegetariani:

«Secondo la Fao, il 30 per cento delle terre coltivabili del pianeta è oggi devoluto all'alimentazione animale, e in gran parte del bestiame europeo e americano, privando così delle terre disponibili molte popolazioni che hanno fame. D'altro canto, quali che siano le scelte alimentari di ognuno (vegetariani o no), le condizioni imposte agli animali, considerati alla stregua di macchine produttrici di proteine, sono intollerabili. Sono indegne di una società che si definisce evoluta». A M. Crozza, e a quelli che ridono con G. Soia, le parole di Oriana Fallaci: «Ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. E se non lo fa è: un imbecille, un disonesto, un fanatico. Il fanatismo è il primo nemico della libertà di pensiero». Lo strumento televisivo, con la sua informazione, ha un potere immenso sull'opinione pubblica e la responsabilità di chi ne conduce la traccia deve essere attenta e consapevole. La crudeltà che sappiamo usare verso gli animali che non hanno difese è vergognosa e terribile... e come afferma Michail Gorbačëv, accertiamoci di non passare alla storia come la generazione che sapeva, ma non si è preoccupata.

La satira di Ponzio Pilato

«Dobbiamo lottare contro lo spirito di incosciente crudeltà con cui trattiamo gli animali. Gli animali soffrono tanto quanto noi... È nostro dovere far sì che il mondo intero lo riconosca. » così scriveva Albert Schweitzer. Da tempo vedo su la 7: "Crozza nel paese delle Meraviglie", e il suo modo di fare satira. Non tutto però mi pare condivisibile e ridanciano. Se l’umorismo (comicità) è l’interpretazione ridicola dei costumi, la satira è qualcosa di molto diverso e sottile: critica i potenti per cambiare le cose. Pur consapevole che la satira si basa sulla ridicolizzazione di determinati soggetti o situazioni, questa ha lo scopo di porsi in maniera critica su determinate situazioni e si occupa specialmente di temi so-

Franco Luigi Carena dicembre 2016


Gennaio 2017

14

RACCONTAMI IL NEURO

Storie e testimonianze da chi lo ha vissuto

HO CERCATO DI PORTARE IN “LAVANDERIA” IL VESTITO “MANICOMIALE” CHE CI ERA STATO CUCITO ADDOSSO Testimonianza del dott. Marco Della Valle, già direttore dell’O. P. di Racconigi.

Mi presento: sono il dott. Della Valle Marco, psichiatra, laureato in medicina a Bologna nel 1968 e specializzato a Pisa in malattie nervose e mentali nel 1971; dal 1966 al 1975, psichiatra all'Ospedale Psichiatrico di Volterra e dal 1975 al 1988, primario e poi DIRETTORE DELL'OSPEDALE PSICHIATRICO DI RACCONIGI. L'inserimento a Racconigi all'inizio del mio lavoro è stato molto difficoltoso e se ne capisce la ragione in quanto un esterno aveva vinto il concorso come primario rispetto agli interni, naturalmente per Psichiatria. Nonostante ciò ho cercato amicizia, collaborazione, rapporti validi e rispettosi col personale per portare in “LAVANDERIA” il vestito “MANICOMIALE” che ci era stato cucito addosso. Ho trovato in verità una realtà positiva in contrapposizione ai reparti di lungode-

genza negativi. La realtà positiva riguardava l'ERGOTERAPIA che si attuava nell'Ospedale e il reparto di OSSERVAZIONE. L’Ospedale era un paese autonomo con tutti i servizi efficienti (panetteria, lavanderia, azienda agricola, etc.) ed indipendenti. Il passaggio dalle province alle aziende sanitarie è stato una catastrofe: abolizione di tutte le attività nell'ambito delle strutture e tutto delegato a servizi esterni. Il reparto OSSERVAZIONE valido, efficiente, con cure adeguate e dimissioni. Tutto si è ribaltato in negativo per quei degenti che erano adibiti ad attività lavorative (ergoterapia, inserimento sociale, etc.) iniziando una confusione ed una conflittualità inimmaginabili. Nel frattempo ho avuto l'incarico di DIRETTORE e in quella veste ho cercato di investire tutte le mie risorse con

insonnia

Tutti co borare aloro che vorran memorialla ricostruzio no collapotrann collettiva sul ne di una o dispono inviare foto, Neuro tati per ibilità ad esser racconti proprie raccontare le e e contatreferentio dei propri famsperienze iliari ai Antonell : a M a rello (ce 3472714 ll m.anton 454 - e-mail: . e ll Anna M a60@gmail.c (cell. 34 aria Olivero om am.olive82820151 - e-m a ro54@g mail.comil: )

valutazioni scritte su quello che si doveva fare ed anche in piani di attività e di trasformazione. Nel NOSOCOMIO - con speciale riferimento ai reparti lungodegenti CHIARUGI, TANZI, MARRO, TAMBURINI - ho cercato anche di sensibilizzare le famiglie totalmente assenti. Tutto silenzio, nessun rumore, sonno profondo. Perché non raccontare la sfida vincente nell'aver portato un gruppo di pazienti a Roma ad una udienza del Papa, dall'emozione forte di aver sentito dallo speaker che all'udienza prendeva parte anche l'Ospedale Psichiatrico di Racconigi. Soddisfatti, orgogliosi ed è stato fatto il TOUR DELLA CITTÀ DI ROMA, recandoci anche a visitare Tivoli, con un ritorno a Racconigi CONTENTI, SODDISFATTI ed anche più sollevati dalle parole affettuose e dalla benedizione del SANTO PADRE. Un encomio al

personale dell’EQUIPE ATTENTA E RESPONSABILE. Dopo pochi giorni dall'arrivo, abbiamo allestito all'interno del manicomio una mostra fotografica dell'evento apprezzata dai visitatori. Assenti i nostri capi politici, ma tant'è!!! Sdegnato, sognavo il momento di lasciare, perché come Ospedale Psichiatrico eravamo nell'abbandono. Appena arrivato ai requisiti minimi per andare in pensione, mi sono ritirato sbattendo la porta e con una lettera esortavo il Presidente a non essere inerte con gli altri operatori. Dal momento dell'uscita sono entrato in un cono d'ombra, occupandomi della mia famiglia e della mia attività libero-professionale. Mi hanno riferito che ci sono state riunioni sul futuro della struttura e della riconversione dell'Ospedale ma, udite udite, in quel cono d'ombra non sono stato visibile e un ex-Direttore non è stato mai invitato! Mi fermo qui. Un encomio al risveglio della popolazione circa il destino del Nosocomio, all'istituzione di un “COMITATO PER IL MANICOMIO DI RACCONIGI”, di quanto esso Manicomio è stato nel tempo fulcro di attività scientifiche, di attività lavorative per Racconigi ed i ricordi caratterizzati da gioie e dolori sono sentinelle attente che si oppongono alla demolizione di una istituzione che, ripeto, nel bene e nel male, ha dato prestigio a Racconigi.

DICONO TUTTI COSÌ

Testimonianza di R. G. ex infermiere, raccolta da Marello Antonella

Anni che precedono l’approvazione della legge 180, per gli Ospedali Psichiatrici sono anni di confusione dove il personale infermieristico non ha più chiaro quali siano i propri compiti, vengono invitati a non usare più la divisa, i medici novatori non indossano più il camice e molti di loro hanno un aspetto molto poco curato nella persona e nell’abbigliamento, vestono in maniera “molto informale”, barbe di molti giorni. Un giorno al cambio di turno del personale infermieristico vengono passate le consegne ed il primo turno se ne va senza segnalare novità,

ad un certo punto si presenta una persona con fare dimesso e poco curato nell’abbigliamento che chiede di poter uscire, l’infermiere avvisa che non è ancora giunto l’orario di uscita, l’interlocutore a sentire questo inizia a dire con tono sempre più agitato: “Lei non sa chi sono io!” Ad un certo punto l’infermiere dopo aver cercato di capire la situazione, risponde “no non lo so chi sei, ma se me lo dici facciamo prima”, “io sono un medico e ti ordino di aprirmi subito questa porta!”. A questo punto l’infermiere chiede lumi al superiore spiegando il caso, la situazione

degenera anche con il Capo Sala, urla, spintoni e minacce varie, nel frattempo viene avvisato il medico di guardia che dà disposizioni che, nell’attesa del suo arrivo, il paziente che dà in escandescenze venga immobilizzato al letto, poi ci penserà lui a chiarire la questione. Le disposizioni vengono eseguite, si applicano le contenzioni. Urla: “Sono un medico! Non potete farmi questo! Vi ordino di slegarmi immediatamente!”, assieme a questo lancia insulti a tutti quanti si avvicinano. Il Capo Sala ad un certo punto esclama: “E già noi ti crediamo! dicono tutti così! Se

ascoltassimo tutti quelli che dicono di essere qualcuno, qui dentro sarebbero tutti sani!”. All’arrivo del medico, si spiega l’evoluzione del caso, il “paziente” è sempre più agitato, non connette più, ha la bava alla bocca, non riesce più a spiegarsi, urla, viene praticata la terapia E.V. e si addormenta. Si va allora a cercare traccia di chi sia quella persona, ma non si riesce a venirne a capo, si pensa ad un paziente di un altro reparto che si sia introdotto. Viene avvisato il Direttore che viste le condizioni del paziente suggerisce di lasciarlo svegliare e


insonnia

Gennaio 2017

15

poi si vedrà cosa fare. E’ vero oggi doveva arrivare un medico nuovo ma non si è presentato e non ha avvisato delle sue intenzioni. Lascia disposizioni per essere aggiornato al risveglio del paziente, nel frattempo si procede ad un’indagine su eventuali assenze dai vari reparti, ma essendo i pazienti in uscita nel parco non si potrà procedere, fino al loro rientro, alla verifica. Il paziente continua a dormire, poi dà segni di risveglio ed essendo più calmo viene slegato e all’intimazione “se stai calmo adesso ti lascio uscire in cortile” esce e non lo si ritrova più. Poco dopo il Direttore chiama per dire che il Dott. Tal dei tali aveva in effetti preso servizio proprio quella mattina e probabilmente era proprio lui, ma del medico nessuno né ha mai più saputo niente.

Cin

Cinema ROGUE ONE di Cecilia Siccardi

Jyn Erso è una ragazza che ha perso tutto. Da bambina, ha dovuto assistere all’assassinio della madre e al sequestro del padre,

Lib

Libri a cura di Barbara Negro

La Parete è il diario cronaca di una donna quarantenne, sposata, madre di due figlie adolescenti, della quale il lettore non conoscerà mai il nome. Per un fine settimana di villeggiatura, la protagonista raggiunge il cugino e sua moglie presso il loro chalet in montagna; il mattino seguente la prima notte, la donna si sveglia sola, l’unica presenza amica è il cane da caccia del cu-

Galen Erso, importante scienziato portato via dall’Impero per contribuire alla costruzione della Morte Nera. Molti anni dopo, resa disillusa e cinica dalla vita, Jyn riceve l’opportunità di aiutare la ribellione contro l’Impero, compiendo la vendetta del padre e riuscendo nuovamente a credere nella speranza e in una causa più grande. Rogue One: A Star Wars Story è uscito nelle sale italiane il 15 dicembre 2016, ed è il primo di una serie di tre spin-off ambientati nell’universo di Star Wars. Il film, ambientato cronologicamente prima di Episodio IV (Una Nuova Speranza), racconta di come la ribellione sia riuscita ad impossessarsi dei piani strutturali della

Morte Nera. Diretto da Gareth Edwards, Rogue One vede come protagonista principale Felicity Jones, già nominata all’Oscar per la Miglior Attrice per La teoria del tutto, nei panni di Jyn Erso. Il film, anticipato da un’hype decisamente minore rispetto a Il Risveglio della Forza, è riuscito comunque a convincere gli irriducibili fan della saga anche più del film del 2015: si tratta di un capitolo decisamente più cupo rispetto alla saga principale, ma la trama solida, insieme ai personaggi ben delineati, fanno di Rogue One un film riuscito e efficace. Spicca su tutti il sarcastico ed eroico robot K2. Consigliato ai fan della saga.

gino, il fedele Lince. La donna, preoccupata per l’assenza ormai prolungata dei suoi compagni di viaggio, decide di scendere a valle alla loro ricerca, ma durante la passeggiata verso il villaggio più vicino si imbatte letteralmente in “qualcosa di freddo e di liscio”; all’improvviso, un misterioso muro invisibile e invalicabile sorge lungo un ampio perimetro che separerà lei e il cane dal resto del mondo. Ciò che rimane fuori sembra essere congelato, bloccato, per sempre. Nel mondo cui la protagonista era abituata, la natura prende il sopravvento: l’immagine di un uomo immobile, come pietrificato nell’atto di raccogliere acqua alla fontana, costituisce la prova che tutto ciò che è al di là della parete non esiste più, ormai fagocitato da un eterno, immobile oblio. Ben presto la donna si rende conto che non ci sono vie di fuga e che dovrà pertanto rassegnarsi a una nuova vita fatta di solitudine,

resistenza e sopravvivenza quotidiana, durante la quale dovrà procacciarsi il cibo, imparando da sé a coltivare e ad allevare la mucca Bella che troverà sull’Alpe, scoprendo giorno per giorno una nuova, faticosa indipendenza. Da questo punto in poi sono natura e tempo a dettare le regole: le sue attività sono strettamente legate all’alternarsi di luce e buio, alla ciclicità delle stagioni, al tempo atmosferico. Il profondo legame che crea con i suoi animali, esserne loro custode, la fa sentire importante e viva. La Parete è la celebrazione della solitudine, del ritorno alla natura, all’essenziale, al sentirsi vivi e reali, nonostante l’assenza del complicato sistema delle costruzioni sociali. Una cura per il lettore, che rivivrà le lente e laboriose giornate della protagonista senza mai annoiarsi, ma con il desiderio crescente di arrivare all’ultima pagina. Un vero e proprio risveglio.

Marlen Haushofer “La parete” 2013, pp. 248, € 10.00 Edizioni E/O


Gennaio 2017

16

Mus

Musica AGORA TA' di Giuseppe Cavaglieri

Interprete cardine della Música Popular Brasileira (MPB), Elis Regina visse da protagonista tutta l'epoca d'oro della musica brasiliana sin dai primi anni sessanta, quando la rivoluzionaria bossa nova iniziava a imporsi anche all'estero. Elis dominò la scena brasiliana fino alla fine degli anni settanta, attraversando tutta la fase più delicata della storia brasiliana recente (compresa la dittatura militare). Fu proprio il

suo temperamento e l'energia che esprimeva che la resero popolare e le valsero soprannomi come "Furacão" (uragano) e "Pimentinha" (peperoncino). Lei preferiva farsi chiamare Elis, perché Regina (secondo i suoi innumerevoli fan) lo era di fatto. AGORA TA' è un progetto nato nel 2015 da un'idea di Serena Lionetto, giovanissima vocalist siciliana con una forte propensione per la musica del Brasile e per il jazz. Elis Regina è stata una grande figura di riferimento nel panorama musicale e culturale brasiliano del novecento. Si può parlare di lei come della massima interprete brasiliana di tutti i tempi, negli anni in cui la bossa nova ha avuto il suo sviluppo e la sua diffusione in tutto il mondo. La vocalist è accompagnata da 3 giovani musicisti della nuova scena jazzistica italiana. Danilo Blaiotta (collaborazioni con Logan Richardson, Tommy Crane, Mike Applebaum, Robertinho De Paula, Reinaldo Santiago, Mark Hanna, Claudio Fasoli, Karl Friedrich

Degenhardt, Philip Moritz Gotzen, Pietro Leveratto, Achille Succi, Antonio Onorato, Attilio Zanchi, Francesco Puglisi, Giuseppe Bassi, Enrico Granafei, Luca Nostro, Stefano Battaglia, Anita Vitale...). Alessio Iorio (collaborazioni con Stjepko Gut, Rodney Hubbard, Keith Moncrief, Vaughan Phoenix, Davide Santorsola, Pietro Condorelli, Bruno Marrazzo...). Alessio Sisca (collaborazioni con Marios Toumbas, Jens Christian Kwella, Marc Bernstein, Davide Santorsola, Nicola Pisani, Marco Sannini...). AGORA TA' è quindi un progetto che tende a fondere l'improvvisazione jazzistica del trio piano/ basso/batteria (a partire da nuove idee arrangiative di Danilo Blaiotta, pianista del quar-

insonnia

tetto) agli arrangiamenti scritti e pensati dallo stesso quartetto di Elis Regina. L'omaggio attorno alla sua figura tocca quindi tanti compositori (come Tom Jobim, Baden Powell e Paulo Cesar Pinheiro, Djavan, Joao Bosco, Gilberto Gil e tanti altri) e diversi stili musicali (dalla bossa nova al funky, dallo swing alla samba), tutti mutuati dal jazz e intrisi di esso fino all'essenza.

Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009 Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio Redazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Alessia Cerchia, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Francesca Galante, Marco Capello, Anna Maria Olivero, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Cecilia Siccardi, Pino Tebano, Luciano Fico, Grazia Liprandi Sede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti contatti@insonniaracconigi.it Conto corrente postale n° 000003828255 Stampa Tipolitografia La Grafica Nuova - Via Somalia, 108/32, 10127 Torino Tiratura 2000 copie

Ora la Cina vuole entrare come economia di mercato a tutti gli effetti, essendo scaduti i termini di questi accordi internazionali, e quindi non sarà più sottoposta a politiche doganali e potrà mettere sul mercato prodotti a costi molto molto più bassi di quelli praticati negli altri paesi e non si tratta solo di magliette e pantaloni! A causa di questi ingressi si prevede la soppressione di interi settori produttivi! Ma anche nel settore delle banche, delle ferrovie e via elencando, indipendentemente dalla situazione Cinese, è previsto il pensionamento e la non sostituzione di una grande quantità di lavoratori. Crediamo dunque che il primo obiettivo a cui puntare sia veramente un piano di ampio respiro intorno alla questione occupazione, piano in cui entrambe le parti siano coinvolte per non doversi trovare in breve tempo ad affrontare “emergenze”; questo o un altro governo non dovrà fare i conti con la propria sopravvivenza o pensare ai

problemi di instabilità ma con progetti di ampi orizzonti. Non dobbiamo essere noi ad indicare la via di questi progetti, noi possiamo solo pretendere da tutti coloro che sono coinvolti a livello decisionale, insieme agli esperti che saranno necessari, che si diano da fare, in fretta prima che le conseguenze di una disoccupazione diffusa facciano emergere nuove e gravi contraddizioni della nostra società. In ultimo e ricordando la signora Ministra Fornero che se la prendeva con i giovani sfaticati riportiamo un dato dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico): il lavoro di un giovane italiano in media è di una volta e mezza il tempo di un coetaneo dei paesi nordeuropei ma in compenso guadagna la metà del suo salario! Scopi per un anno che è appena iniziato dovranno dunque tenere conto di una occupazione a condizioni soddisfacenti per un paese civile, ma con progetti che coinvolgano molti altri anni a venire.

Via Teatro, 2 - 12038 SAVIGLIANO (CN) - ITALIA Tel.: +39 335 1701008 +39 331 6893698 +39 331 6893684

Email: info@maipiusole.it

scegli energia etica e sostenibile scopri le offerte di ènostra www.enostra.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.