INSONNIA Dicembre 2018

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Insonnia n° 109 Dicembre 2018 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009 “Se il vecchio potesse e il giovane sapesse”. Quante volte ho udito queste parole. Eppure solo ora comincio a intuirne il senso. Solo ora che muovo i primi passi verso quello strano percorso chiamato “crescita”, intuisco il senso profondo dell’esperienza, dell’aver in parte vissuto attimi di vita che – come dice sempre mia mamma - mi han fatto diventare grande. Ebbene, questo editoriale vuole essere una finestra su una generazione, la mia, per i più catalogata sotto il neologismo antropologico di “Millennials”; un accesso verso un mondo a cui i nostri genitori ci hanno preparato, educato e tentato di insegnare, ma che, in qualche modo, non capiscono o, per lo meno, non possono capire. Siamo la generazione dell’evoluzione tecnologica, della seconda Repubblica, della caduta del muro di Berlino; siamo la generazione di Mtv, di Falcone e Borsellino, di tangentopoli, di “Willy il principe di Bel Air”, di Steve Jobs. Siamo la generazione ibrida, figlia di una storia in divenire, di un processo in evoluzione, la cui indefinitezza si rispecchia nella tangibile perplessità insita nel nostro modo di essere per l’appunto “indefiniti”. Sentiamo di appartenere a dei valori, a dei principi etico-sociali infusici sin dalla più tenera età da famiglia e istituzioni, valori e principi che, sebbene per un certo periodo incomprensibili, col tempo non abbiamo imparato solo ad accettare come verità imperscrutabili, ma abbiamo personificati in previsione di un ideale di noi un po’ meno giovani e un po’ più saggi. Un’idea futura di noi. “Se il vecchio potesse e il giovane sapesse”. Eppure qualcosa ci sembra mancare.

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25 Novembre giornata internazionale della violenza delle donne

Riflessioni di un leghista storico

di Anna Simonetti

di Giorgio Reviglio

Giorgio Reviglio: UN SABATO POMERIGGIO “I miei dubbi e le IN PIAZZA DELLE DONNE mie certezze” Siamo in piazza, “piazza degli uomini” diventata, per qualche ora di questa giornata, “piazza delle donne “; scarpe rosse infiammano la piazza; giovani donne leggono racconti, poesie, riflessioni contro la violenza sulle donne; c’è aria di dolore e di mortificazione: nella nostra società la violenza sulle donne non accenna a diminuire. I dati ISTAT sono sconvolgenti. Le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza nel 2017 sono 49.152, di queste 29.227 hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza. Il 26,9% delle donne che si rivolgono ai centri sono straniere e il 63,7% ha figli, minorenni in più del 70% dei casi. Da gennaio a ottobre sono state oltre 70 le donne uccise per mano di chi diceva di 'amarle'.

Abbiamo chiesto a Giorgio Reviglio, per anni al centro della politica racconigese ed ora un po’ defilato, come vive la nuova Lega di Salvini. Ecco cosa ci ha scritto

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Associazione per il recupero ex neuro

PROGETTO DI RIGENERAZIONE URBANA Da disagio a risorsa di Beppe Ghiberti

Abbiamo voluto immaginare un Piano per il recupero di un Comune, quello che oggi potremmo chiamare una vera "rigenerazione urbana" dove ci si propone di "recuperare" non solo il patrimonio architettonico, quali: – l'isolamento delle persone anziane che aumentano sempre di più; – lo spopolamento dei piccoli Comuni delle nostre province; – la perdita della cultura e dell'identità delle comunità: – il degrado di edifici abbandonati

che non attirano gli investitori. Quello che proponiamo, potrebbe essere un "progetto pilota" per la trasformazione di quei comuni che, troppo lontani dalle "città metropolitane", non hanno subìto il destino di essere trasformati in quartieri dormitorio e purtroppo si stanno impoverendo per mancanza di proposte da parte delle istituzioni. Occorre sottolineare che questa importante trasformazione diventa un'imperdibile occasione per la creazione di posti di lavoro stabili.

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Sono leghista dal 1992, quando la Lega predicava il federalismo, e io resto fondamentalmente un federalista. Il mio riferimento in Lega è stato Maroni e ho apprezzato sempre le posizioni più morbide di un Tosi o uno Zaia. Indubbiamente se si voleva arrivare al Governo era necessaria un’apertura nazionalistica e questo è quello che sta facendo Salvini che, pur ascoltando le necessità della gente in materia di sicurezza, pensioni e sviluppo, purtroppo ha accantonato il sogno federalista. Oggi, a diversità di un tempo in cui i partiti erano molto radicati sul territorio con sezioni dove settimanalmente ci si incontrava per uno scambio di idee, questo non esiste più. Anzi, oserei dire che l’unico partito che ha mantenuto una parvenza di organizzazione è ancora il PD, però è anche quello che è stato penalizzato. Quindi significa che la gente non crede più nella politica, è stufa delle solite facce ed ecco che un Salvini, che dice ciò che c’è bisogno di sentirsi dire, prende piede.

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E' NOSTRA A ROMA

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Raccontami Anna

SALA BLU

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Doping

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Le ombre della sera di Luciano Fico

Via Teatro, 2 - 12038 SAVIGLIANO (CN) - ITALIA Email:

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IL RACCONTO FOTOGRAFICO di questo MESE In questo numero di dicembre, come dono di Babbo Natale, vi regaliamo un racconto fotografico che rappresenta il Parco del Castello di Racconigi. Grazie a Domenico Piasco, fotografo amatoriale racconigese e ad insonnia, possiamo entrare finalmente, dopo tanto tempo, in questo splendido ambiente, così vicino a noi e così tanto lontano a causa di ignote cause, pensiamo di tipo burocratico. Speravamo di poter passeggiare nel Parco per godere i colori autunnali che la sapienza dell’architetto paesaggista Xavier Kurten e la sensibilità della natura madre, hanno insieme creato. Uno spettacolo con una scenografia bellissima! Gli alberi infatti non sono messi lì a caso, ma secondo uno studio che tiene conto dei colori che in autunno creano suggestioni che fanno bene al cuore.. Questo spettacolo, sempre emozionante per grandi e piccoli visitatori, quest’anno ci è stato negato anche se il clima ci avrebbe permesso una visita anche tardiva e prolungata nel tempo. Vorremmo avere il giornale a colori: pensate, tra tutte le pagine in bianco e nero, alla bellezza di queste fotografie nella varietà cromatica della natura! Anche Domenico Piasco sarebbe contento. Noi come sempre facciamo quello che possiamo, ma attenti amministratori della Reggia sabauda racconigese: sappiate che con questo numero di Insonnia, duemila persone entrano abusivamente nel parco: sì, le abbiamo fatte entrare noi con questo racconto fotografico.

Se c’è un uomo buono e mite su questa terra, questi è sicuramente Giacomo Pace. Pronunciando il suo nome si ha l’impressione di masticare qualcosa di morbido e dolce (provate se non ci credete!) ed il cognome è quanto di più adatto al suo fare mansueto. Giacomo non ha mai litigato con anima viva ed anche con i morti cerca di mantenere buoni rapporti. Paga l’affitto sempre con un giorno di anticipo; parcheggia ad almeno un km da casa, per evitare discussioni nel parcheggio vicino, ma sempre affollato; tiene in tasca sempre qualche crocchetta per il cane del vicino, che gli abbaia contro assatanato ogni volta che lo vede passare; cerca di farsi tutto da solo per evitare di dovere discutere con artigiani disonesti. Naturalmente vive solo e così non litiga con nessuno neppure in casa propria… L’unica sua debolezza è stata quella di assumere temporaneamente la signora Maria per le pulizie anni fa, quando soffrì per mesi di una brutta sciatica. Non è più riuscito a licenziarla, pur avendoci provato un paio di volte e pensandoci ogni giorno per molto tempo. Non gli piace neppure come pulisce casa, così disattenta a rimuovere la polvere, che lui detesta. Una volta si è anche accorto che Maria aveva preso la moneta da due euro, da lui lasciata appositamente sul tavolo in sala: era stato così certo della meschina disonestà di quella donna. Eppure niente: “Buon giorno signora Maria! Tutto bene a casa? Faccia pure lei con i lavori, ormai conosce casa mia meglio di me”. Ogni settimana la stessa storia! Dalla bocca gli escono quelle parole melense e false, mentre dentro di lui cresce una rabbia sorda per quella creatu-

ra inutile e così aggrappata a quel lavoro. Quando torna a casa, di sera, passa regolarmente le dita sul piano dei mobili fino a che non trova una zona ancora impolverata: è quello il suo momento di gloria, la prova evidente della inutilità e della incuria di quella donna, che deve pure pagare!!! Mentre passeggia nervosamente in tinello, il sig. Pace, affonda le mani in tasca, come a voler contenere la sua voglia di menare sonore mazzate e così trova le crocchette per quel cane rognoso e puzzolente, che vorrebbe vedere morto… Si rende conto che ormai non ce la fa più a reggere tanta rabbia eppure sa perfettamente che non sarà mai in grado di licenziare Maria né di lamentarsi con i proprietari di quel cane molesto, che lo ha preso di mira. Per prima cosa si versa un mezzo bicchiere di Vermuth e lo beve compiaciuto poi va nell’armadio e tira fuori la rafia che non si fa mai mancare per momenti come questo. Con gesti precisi, ormai affinati negli anni, costruisce un fantoccio e poi incolla sulla testa la foto di Maria, che ha scaricato da Facebook (ah…la tecnologia!). Adesso viene il bello: con occhi semi chiusi ed un sottile ghigno, comincia a trafiggere quel simulacro. Dapprima affonda l’ago nelle mani e nei piedi, poi nella pancia, in più punti, nella testa ed infine nel bel mezzo del petto… Sente il cuore battere più forte ed una gioia selvaggia salirgli fino in gola. Domattina sarà di nuovo pronto a dare le crocchette al cane dei vicini e a salutare la signora Maria con il suo bellissimo, rassicurante, sorriso.


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25 Novembre giornata internazionale della violenza delle donne

UN SABATO POMERIGGIO IN PIAZZA DELLE DONNE

segue dalla prima

ra e sempre il senso di possesso che spinge l’uomo a disporre della vita della donna “amata”, e che, nel momento in cui questa ha un progetto di vita diverso da quello del compagno, scatena rabbia, gelosia, invidia perché indica voglia di libertà e quindi per lui l’impossibilità di controllo. Sono uomini che probabilmente non hanno un grande concetto di se stessi, e convinti che solo con i muscoli riusciranno ad imporsi, uccidono. Faccio mie le parole del comandante provinciale dei carabinieri, colonUomini che non hanno ancora accettato la liberazione della donna, che restano legati ad un concetto di famiglia arcaica che vede la donna sottomessa e l’uomo con un ruolo dominante: un protettore che tiene alla sua donna, un padre padrone che controlla e decide per la “sua” donna. Amore, passione? No, solo idea di possesso che può prevedere, al caso, anche qualche forma “lecita” di violenza, ma non amore: l’amore è rispetto! Sulla piazza si alternano le giovani donne insieme a giovani uomini, studentesse e studenti, raccontano storie di amore e di morte… nello

stesso momento, in un ostello di una città italiana, una ragazza di 21 anni viene uccisa dal fidanzato… Anco-

nello Rocco Italiano: “…occorre trovare il coraggio di

Il Centro Diurno Alambicco incontra i giovani

“Solo tu sai quanto vali, sei un pezzo unico e originale, come te e nessuno mai” Imparare la diversità come ricchezza di Elisa Racca e Celeste Abrate

Con questa frase, di Luciana Littizzetto, abbiamo salutato i giovani della parrocchia di Marene che, giovedì 22 novembre, hanno avuto modo di incontrare i ragazzi del Centro Diurno Alambicco. Il nostro obiettivo, o meglio la nostra intenzione, è stata quella di far capire loro ciò che significa essere diversi quando si ha una disabilità e permettergli di riflettere su quanto sia importante essere se stessi valorizzando i propri talenti e dandosi la possibilità di esprimersi senza indossare delle maschere. Abbiamo raccontato ai giovani il nostro quotidiano, all’interno del centro, attraverso la visione di un video che

presentava i ragazzi, le attività e le esperienze che vivono insieme agli operatori. Se con la parola “DIVERSITÀ” intendiamo la differenza tra più entità, al centro si vive e si respira quotidianamente e i nostri ragazzi usano le loro

capacità e i loro limiti diventando agli occhi degli altri dei pezzi unici e originali. In questi anni di collaborazioni con l’esterno, ci siamo resi conto che i bambini si avvicinano ai nostri ragazzi con poca fatica perché non usano il

denunciare, segnalare. Serve ai carabinieri e serve alle donne per il rispetto che devono a se stesse… In

questa provincia non ci si limita alla mera acquisizione della denuncia, che consente poi l’attività di polizia giudiziaria, ma si cerca anche di favorire le relazioni degli altri attori coinvolti, dalle reti antiviolenza alle associazioni, dai servizi sociali agli ospedali.”. parametro del giudizio e non fanno discriminazioni, cosa che invece risulta un po’ più complicato in età adolescenziale e dunque si è riflettuto su alcune parole come indifferenza, coraggio, diversità, possibilità, giudizio e contatto. In questo modo hanno avuto la possibilità di porre delle domande sul coraggio di sentirsi diversi, sulla possibilità di fare e sulle loro emozioni di fronte alla diversità, arrivando a sostenere che, per i ragazzi della loro età, è sempre più difficile diversificarsi dalla massa e vedere le proprie diversità come una ricchezza e non come un limite, andando al di là del giudizio di chi li circonda. Altro pensiero importante è stato il capire che con il giudizio non ci si avvicina a ciò che non si conosce e dunque si perde l'occasione di fare nuove amicizie, di imparare qualcosa di nuovo ma soprattutto di donare ciò che siamo. Quando c'è diversità, c'è varietà… se pensiamo ad una scatola di pastelli, la varietà quando ci unisce può trasformarsi in un'opera colorata!


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Riflessioni di un leghista storico

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Giorgio Reviglio: “I miei dubbi e le mie certezze” segue dalla prima

Dopo sei mesi di Governo mi astengo ancora da un giudizio. I presupposti sembrano buoni, però vedremo. Il vero problema, secondo me, è questo matrimonio con i 5 Stelle, in quanto l’unica cosa che ci accomuna è questa voglia di “dare il giro al tavolo” di questo establishment che ha portato l’Italia ad essere la Cenerentola non rispettata dell’Europa con le aziende che chiudono, il lavoro che manca e la delinquenza che impera e purtroppo non solo quella piccola che ci tocca nel quotidiano, ma anche la macro, dicasi mafia ecc.. Il problema è però da che parte dare il “giro al tavolo”. Io non posso essere d’accordo con i 5 Stelle, soprattutto su due loro punti fermi: il “no” a tutto e il reddito di cittadinanza. Se si vuole creare un po’ di benessere bisogna dare lavoro, quindi investire e il “no tutto” significa l’immobilismo. Il reddito di cittadinanza si può anche condividere, ma non si può pensare di risolvere i problemi dei consumi solo immettendo del denaro pubblico sul mercato attraverso questi palliativi. Se si decide di investire del denaro, occorre investirlo nel lavoro, quindi sta bene dare aiuto a chi ne ha bisogno, ma in cambio dobbiamo richiedere un impegno lavorativo serio nel settore pubblico in attesa di una riqualificazione e un reingresso nel settore privato. Una volta si diceva che l’Italia era il Giardino d’Europa. Oggi possiamo affermare che invece stiamo diventando la pattumiera d’Europa e quin-

di tutte queste persone togliamole dall’ozio, perché l’ozio è come l’angolo della scopa: se ogni tanto non lo svuoti la stanza si riempie, e utilizziamole per rendere più belle e vivibili le nostre città. Comunque molto meglio sarebbe stanziare questi soldi per le imprese che assumono le persone in difficoltà. Naturalmente prima occorrerebbe fare un censimento ed una lista a cui le aziende possano attingere. Certo di questi tempi vedo sia da parte di Salvini, Conte, Di Maio e tutti i politici della maggioranza ingenuità e inesperienza, sbranati da navigati politici che hanno molta colpa e dovrebbero perlomeno usare altri toni per evitare allarmismi, perché la componente essenziale dello spread è la fiducia. Se oggi lo spread è alto non è ancora a causa dei risultati di una manovra finanziaria che non esiste, ma della paura che viene trasmessa da chi fino a ieri, seguendo le politiche europee, non ha raggiunto nessun risultato utile. In effetti pur avendo una percentuale più bassa di indebitamento, il debito è aumentato a dismisura negli ultimi anni. Quindi proviamo nuove strade. In quest’ottica credo che l’unico matrimonio possibile fosse veramente con i 5 Stelle per voltare decisamente pagina. Per quanto riguarda l’immigrazione devo dire che a Racconigi sembra ben gestita, in quanto non abbiamo mai avuto nessuna protesta da parte dei nostri cittadini, certo che dispiace

vedere dei giovani tutto il giorno in giro per il paese nulla facenti con un aggravio di costi per la nostra società. Purtroppo dietro questo fenomeno di immigrazione si nascondono interessi in chi ne ha fatto un business con la quota di accoglienza, leggasi cooperative rosse e bianche, ma anche da imprenditori disonesti che sfruttano queste persone. Perché chi è in Italia da clandestino davanti a sé ha solo due strade: se ha voglia di lavorare viene sfruttata nell’agricoltura per esempio a 2 euro/ora, se non ha voglia di lavorare finisce dritto nella rete dell’illegalità delle mafie. Quindi è bene che questi flussi vengano monitorati e gestiti in modo diverso; è certo che non possiamo accettare insegnamenti da quegli Stati che alle frontiere sparano sui migranti, come Francia, Austria e la stessa Germania che a un certo punto vorrebbe rimandarci indietro coloro che sono riusciti a raggiungerla, che è poi quella la loro meta. L’Europa così com’è non può piacermi, perché la vedo solo come un ente finanziario che ci opprime con degli obblighi, che non tutela i nostri marchi e le nostre eccellenze, che ci fa le pulci sulle banche quando proprio in questi giorni la deutsche bank è investita da più scandali. Inoltre chi ci sta esaminando è espressione di uno stato canaglia come il Lussemburgo che ci fa concorrenza sleale ai fini fiscali. In questo mondo globalizzato o l’Europa si unisce veramente e non ci fac-

Un giro in carrozzina

Mettersi nei panni di un disabile Confronto e riscontro Iniziativa lodevole per toccare le coscienze dei non addetti ai lavori, intendo le persone normali o comunque senza ammalati cronici in famiglia di questo tipo. Se pensiamo a quanto sia stata dura una giornata in carrozzina, possiamo lontanamente immaginare il calvario di una persona tetraplegica da 6 anni e del "care giver" al suo fianco (ma non vogliamo annoiare il prossimo con queste storie tristi). Interessante il percorso e condividiamo le difficoltà segnalate, in particolare la vecchia pavimentazione in porfido principale causa di vibrazioni e di spasmi neurologici, (risolvibili con passerelle utili anche per i passeggini

dei bambini), e poi l'impossibilità per i disabili di accedere ai treni, anche qui il problema si potrebbe "momentaneamente" risolvere, permettendo l'attraversamento dei binari sulla passerella posta a circa 100 metri dal sotto passo pedonale direzione Cuneo (vedasi foto in allegato). Per tutto il resto esiste un servizio di assistenza alle persone con disabilità o mobilità di Trenitalia Sala Blu, le quali necessitano di un semplice carrello sollevatore da lasciare in Stazione. Resto a disposizione per qualsiasi delucidazione in merito. Cordialità. Tiziana Rutigliano, 12 novembre

Ringraziamo Tiziana per averci espresso le sue osservazioni sulla nostra iniziativa di cui trovate ampio resoconto sul numero dello scorso novembre. Assicuriamo lei e i gentili lettori che terremo viva la problematica della viabilità cittadina con preciso riferimento ai disabili. Presto, nell’ambito di una verifica dello stato di realizzazione di quelle che furono a suo tempo le linee del programma elettorale, avvieremo con l’Amministrazione comunale un confronto su questa e su altre tematiche. Per intanto, a pagina 14 vi presentiamo il servizio delle Sale Blu di Trenitalia di cui ci parla Tiziana. La Redazione

ciamo concorrenza tra noi Stati, o forse è meglio andare da soli e tutelare le nostre aziende e i nostri prodotti. Globalizzazione, quando ho sentito da Prodi e D’Alema dire che la globalizzazione era una opportunità per gli italiani ho capito che la sinistra stava finendo, perché questo concetto poteva essere berlusconiano, ma non di chi doveva difendere gli interessi dei lavoratori, perché per me la globalizzazione ha portato solo vantaggio alle multinazionali e in quanto ai lavoratori sono stati immessi in un mercato che nelle migliori delle ipotesi ha ridotto il potere di acquisto e gli stipendi. Sarò un vero leghista? Non lo so. I leghisti vengono descritti come fascisti e razzisti, io internamente al movimento di queste persone non ne ho incontrate e non mi riconosco in questa generalizzazione. Forse l’ideologia politica migliore è stata il Socialismo, però dal Socialismo è nato Mussolina e il Socialismo è finito con Bettino Craxi, quindi è una questione di uomini e di come questi interpretano le ideologie.


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Decreto immigrazione e sicurezza

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Il parere di chi gestisce e lavora nei CAS di Racconigi

di Anna Simonetti

Il decreto legge immigrazione e sicurezza, ormai diventato legge, nasce dall’intento del Governo gliallo-verde di convogliare sull’emigrazione la causa dei mali del paese Italia, distogliendo l’attenzione dei cittadini da fatti ben più gravi. Abbiamo ritenuto significativo chiedere al direttore del CAS (Centro di assistenza straordinaria) di Racconigi, Matteo Monge, il suo parere su questo decreto. Cosa pensi del decreto immigrazione e sicurezza? Il decreto va a legiferare su una situazione che secondo il mio punto di vista, ormai da qualche tempo, aveva perso il suo vero significato, quello dell’accoglienza. Il problema è che si è passati da una situazione di accoglienza poco controllata ad una in cui siamo delegati a fare un monitoraggio quotidiano di presenze, firme e regolamenti. Come e quando è avvenuta la comunicazione? La prefettura di Cuneo ci ha convocati il 24 settembre: dal 1° di ottobre dovevamo prendere le presenze quotidiane dei ragazzi nel CAS e spedirle in prefettura entro mezzogiorno. Con questo decreto in effetti si va ad ottemperare a delle sbavature enormi fatte in passato quando, ad esempio, qui nel nostro centro avevamo ragazzi con contratto di lavoro a Napoli, evidentemente falso. Questo aspetto del decreto che prevede un controllo sul flusso dei migranti nei CAS è senz’altro positivo. Ma c’è un altro aspetto che ritengo negativo e anti-

costituzionale. Quale? È stato eliminato il permesso di soggiorno per motivi umanitari che aveva una durata di due anni. Perché è anticostituzionale? L’art. 10 della nostra Costituzione prevede ”il diritto d’asilo nel territorio della Repubblica per lo straniero al quale sia impedito nel suo paese d’origine l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana”. Al suo posto vengono introdotti permessi “per protezione speciale”, “per calamità naturali nel paese d’origine (6 mesi), “per condizioni di salute gravi” (1 anno), “per atti di particolare valore civile” e “per casi speciali” (vittime di violenza grave o sfruttamento lavorativo). Non è stata più inclusa la voce “integrazione”, è stata ridotta l’assistenza psicologica, la malattia, la presenza nei centri di educatori e di mediatori, ancora più grave il taglio dell’insegnamento della lingua. Quali le conseguenze? Attualmente esistono tre gradi di giudizio con patrocinio gratuito e la possibilità per i ragazzi di rimanere nel CAS; con il nuovo decreto, poiché dovranno uscire dal Centro di assistenza dopo il primo parere negativo, potremmo avere una generazione di immigrati, giovani ragazzi, irregolari, che sarà terreno fertile per la micro criminalità e/o per le macro mafie! Quali gli aspetti negativi dei centri di accoglienza? Troppi diritti e nessun dovere per i richiedenti asilo: è stato difficile in-

trodurre dei piccoli doveri come il lavoro volontario nei comuni ospitanti. Diventa inevitabile per questi ragazzi entrare in una logica di assistenzialismo da cui è difficile farli uscire. Ci sono altre conseguenze per i tagli previsti? Ovviamente la riduzione dell’insegnamento, dell’assistenza medica, della presenza di educatori e mediatori ridurrà notevolmente i rapporti di lavoro per i giovani italiani che espletavano queste funzioni con regolari contratti di lavoro. Conclusioni? Meno SPRAR (Sistema di protezione per i richiedenti asilo) che sarà solo per i minori non accompagnati e per i titolari di protezione internazionale (3%), più CAS di grandi dimensioni, senza più un percorso sociale educativo di rete. Chi otterrà il permesso di soggiorno dovrà uscire dall’accoglienza in tempi brevi. I richiedenti asilo non avranno più diritto alla residenza, quindi niente carta dì identità, sostituita dal permesso di soggiorno: questo significa che non potranno avere un conto in banca, un conto corrente e non potranno lavorare. Inoltre le notifiche degli atti saranno effettuate, non più dal prefetto, ma dal direttore del centro, come pubblico ufficiale. L’assistenza medica continuerà anche se non si sa se con o senza esenzione. Forse ci saranno tempi più brevi per avere o non avere il permesso di soggiorno. Una cosa è certa, chi continuerà a lavorare nell’emigrazione, non lo

farà più per business! Abbiamo rivolto le stesse domande a Gabriele Eandi, presidente della cooperativa “Insieme a voi” che, sempre a Racconigi, ospita i ragazzi richiedenti asilo. Possiamo riassumere le sue risposte in queste righe: “La diminuzione degli accessi allo SPRAR andrà a favore degli enti gestori dei CAS che prevedono grandi aggregazioni di richiedenti (da 50 in su) con tutto ciò che comporta. L'idea di integrazione di Salvini è quella di parcheggiare le persone senza servizi, senza istruzione per periodi che potranno andare anche oltre i due anni! Il tanto decantato taglio dei 35 euro avverrà, ma comporterà che, chi gestisce grandi numeri, potrà continuare ad accogliere, tagliando i servizi. Per quanto riguarda chi lavora con l'immigrazione, circa 38mila persone in tutta Italia, tra cui molte donne, il taglio dei fondi avrà come conseguenza, sicuramente un taglio delle assunzioni. Ho sempre sentito dire che laddove si attaccano gli ultimi, con il favore della maggioranza, alla fine la stessa maggioranza si ritrova con meno diritti: l’articolo 25 del decreto in questione prevede che il “blocco stradale” torni ad essere reato penale e non una violazione amministrativa, per cui i delegati sindacali che guidano i lavoratori a occupare le strade, anziché rischiare di subire una semplice sanzione pecuniaria, potranno dover avere a che fare col carcere!”.


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Fabrizio De Andrè

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LA BUONA NOVELLA-5 a cura di Guido Piovano

MARIA NELLA BOTTEGA D’UN FALEGNAME [Maria] "Falegname col martello perché fai den den? Con la pialla su quel legno perché fai fren fren?

Costruisci le stampelle per chi in guerra andò? Dalla Nubia sulle mani a casa ritornò?"

La presentazione integrale dei testi de “La Buona Novella” di Fabrizio De Andrè prosegue col lato b della raccolta. Lasciata Maria, madre o che sta per diventarlo, la ritroviamo anni dopo quando Gesù, appena condannato, è ormai prossimo alla crocifissione. In questa cesura temporale, con “Maria nella bottega del falegname”, De Andrè abbandona le atmosfere beate e soavi della prima parte e ci scuote con una musica di alta drammaticità nella quale è facile individuare il rumore della pialla e del martello di colui che sta costruendo le croci di Gesù e dei due ladroni. Nel brano si alternano le voci di Maria, del falegname e della gente di Palestina.

[Il falegname] "Mio martello non colpisce, pialla mia non taglia per foggiare gambe nuove a chi le offrì in battaglia, ma tre croci, due per chi disertò per rubare, la più grande per chi guerra insegnò a disertare". [Il popolo] "Alle tempie addormentate di questa città pulsa il cuore di un martello, quando smetterà? Falegname, su quel legno, quanti colpi ormai, quanto ancora con la pialla lo assottiglierai?" [Maria] "Alle piaghe, alle ferite che sul legno fai, falegname su quei tagli manca il sangue, ormai, perché spieghino da soli,

Il commento Maria chiede al falegname a cosa porti il lavoro che sta compiendo - Costruisci le stampelle per chi in guerra andò?- La risposta del falegname rivela a Maria che sta costruendo le croci per i condannati. La più grande è per il figlio suo, Gesù - la più grande per chi guerra insegnò a disertare". Nell’appello del popolo al falegname perché smetta col proprio lavoro - pulsa il cuore di un martello, quando smetterà? -, c’è la sensazione che il falegname stesso cerchi di protrarre il lavoro, come se volesse allontanare il tempo dell’esecuzione - Falegname, su quel legno, quanti colpi ormai, quanto

con le loro voci, quali volti sbiancheranno sopra le tue croci". [Il falegname] "Questi ceppi che han portato perché il mio sudore li trasformi nell'immagine di tre dolori, vedran lacrime di Dimaco e di Tito al ciglio il più grande che tu guardi abbraccerà tuo figlio". [Il popolo] "Dalla strada alla montagna sale il tuo den den ogni valle di Giordania impara il tuo fren fren; qualche gruppo di dolore muove il passo inquieto, altri aspettan di far bere a quelle seti aceto".

ancora con la pialla lo assottiglierai?". Maria, affranta dal dolore, prefigura il dolore e la sofferenza dei condannati - falegname su quei tagli manca il sangue, ormai -. Il falegname sembra essere cosciente della tragedia alla quale contribuisce - Questi ceppi che han portato perché il mio sudore li trasformi nell'immagine di tre dolori – e accomuna nel dolore Cristo e i due ladroni, Dimaco e Tito - vedran lacrime di Dimaco e di Tito al ciglio -. Il lavoro del falegname trascende i confini della bottega del falegname, la Giordania intera assiste impotente al susseguirsi degli eventi fino alla morte di Cristo, le cui labbra sono raggiunte da una spugna imbevuta di aceto - altri aspettan di far bere a quelle seti aceto -.

CRISI DELL’AMBIENTE, CRISI DELL’UOMO “I discorsi apocalittici su «la fine del mondo» non spaventano più l’uomo contemporaneo. […] Ciò che lo preoccupa è la «crisi ecologica». Non si tratta solo di una crisi dell'ambiente naturale dell'uomo. È una crisi dell'uomo stesso. Una crisi globale della vita su questo pianeta. Una crisi mortale non solo per l'essere umano, ma anche per gli altri esseri animati, che la subiscono da tempo. Poco a poco ci rendiamo conto di esserci cacciati in un vicolo cieco, mettendo in crisi tutto il sistema

della vita nel mondo. Oggi, la parola «progresso» non evoca più la speranza, come nel secolo passato, poiché è sempre più grande il timore che il progresso finisca col servire non più alla vita, ma alla morte. L’umanità comincia ad avere il presentimento che non si può imboccare un percorso che conduca a una crisi globale, dall'estinzione dei boschi fino alla diffusione delle nevrosi, dall’inquinamento delle acque fino al «vuoto esistenziale» di tanti abitanti delle città massificate. Per arrestare il «disastro» è urgente

un cambiamento di direzione. Non basta sostituire le tecnologie «sporche» con altre più «pulite» o l’industrializzazione «selvaggia» con un’altra più civilizzata. Sono necessari cambiamenti profondi negli interessi che oggi dirigono lo sviluppo e il progresso delle tecnologie. Qui inizia il dramma dell'uomo moderno. Le società non si dimostrano capaci di introdurre cambiamenti decisivi nel loro sistema di valori e di senso. Gli interessi economici immediati sono più forti di qualunque altra motivazione. È meglio

sdrammatizzare la crisi, screditare i «quattro ecologisti esaltati» e favorire l’indifferenza. Non è giunto ora il momento di porci le grandi questioni che ci permettano di recuperare il «senso globale» dell'esistenza dell’uomo sulla Terra, e di imparare a vivere un rapporto più pacifico tra gli uomini e con la creazione intera? […]”. José Antonio Pagola, Marco, 2011, Borla Editore- da Riflessioni e commenti di don Franco Barbero, 25 novembre


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100 storie dal territorio italiano

LA COOPERATIVA Retenergie PREMIATA DA LEGA AMBIENTE A ROMA a cura di Pino Tebano

Il 27 novembre scorso a Roma nel corso del forum QualEnergia dal titolo “+1.5°C Accelerare la Rivoluzione Energetica”, Lega Ambiente ha pubblicato un dossier con le 100 storie dal territorio italiano e premiato le esperienze ritenute più significative. Il premio è un riconoscimento che ogni anno Lega Ambiente assegna alle buone pratiche realizzate nel territorio italiano raccontando la capacità di innovazione e sviluppo in chiave sostenibile, attraverso interventi che puntano su autoproduzione ed economia circolare verso un modello 100% rinnovabile. Si tratta di realtà provenienti da tutti i settori di sviluppo, agricole, industriali, residenziali, sia pubbliche che private che in questi anni hanno deciso di investire e puntare sulla sostenibilità anche come chiave di rilancio economico. La cooperativa Retenergie, con sede a Racconigi, ha ottenuto, con il progetto realizzato sul mercato coperto di Boves, con rimozione dell’amianto nella copertura, il premio nella categoria Energia e ha avuto modo di presentare l’esperienza decennale della cooperativa stessa ad un pubblico attento ed interessato. È stata l’occasione per raccontare anche del futuro della cooperativa che a fine anno si fonderà con la cooperativa è nostra, nata nel 2014 con Retenergie tra i soci fondatori, e si concluderà il percorso: la chiusura del cerchio tra produttori e consumatori di energia elettrica rinnovabile, iniziato nel dicembre 2008 e ancor prima con l’Associazione Solare Collettivo Onlus. Infatti con è nostra si potrà consumare direttamente l’energia rinnovabile, prodotta dagli impianti di Retenergie e da quelli che saranno realizzati in futuro, semplicemente cambiando operatore elettrico; attualmente sono più di 3500 i soci che hanno stipulato un contratto di fornitura. Il futuro vedrà impegnata è nostra nella realizzazione del primo impianto collettivo, che è stato già individuato in una pala eolica a Candela pro-

vincia di Foggia, e di cui è già iniziata la raccolta di capitale (400.000 euro già versati dai soci alla fine di novembre). L’impegno finanziario è di circa 2.000.000 di euro e chi volesse può aderire e avere maggiori informazioni visitando i siti indicati al fondo dell’articolo. Con soli 500 euro ci si può assicurare il vantaggio di avere, nella bolletta, l’energia al prezzo di costo e fisso per i prossimi 10 anni. In chiusura vorrei invitarvi a leggere, di seguito, un pezzo del comunicato stampa di Lega Ambiente che definisce le 100 storie dal territorio italiano “come storie di pionieri che hanno scelto di puntare a un modello 100% rinnovabile costruito con risorse locali” ed è sicuramente motivo di orgoglio annoverare fra queste la Cooperativa Retenergie di Racconigi. "Dobbiamo, e finalmente possiamo, fermare la febbre del Pianeta – ha dichiarato la Responsabile Energia di Legambiente Katiuscia Eroe -. In Italia entro il 2030, dobbiamo riuscire almeno a triplicare i 20 GW installati di impianti solari e

realizzare investimenti capaci di ridurre drasticamente consumi energetici e emissioni di CO2. Obiettivi realizzabili, come dimostrano i risultati già raggiunti dalle storie che premiamo oggi. Storie di pionieri che hanno scelto di puntare a un modello 100% rinnovabile costruito con risorse locali. Un modello che si può allargare a tutta l’Italia, dai condomini ai distretti produttivi, grazie alla nuova direttiva sulle fonti rinnovabili che finalmente consentirà anche in Italia di premiare chi si autoproduce l’energia e di aprire alle comunità energetiche. Ci aspettiamo quindi che il Governo recepisca subito queste nuove regole per permettere alle famiglie e alle imprese di ridurre la spesa energetica diminuendo le emissioni climalteranti”. https://www.enostra.it/impianto-collettivo/ https://www.enostra.it/tariffe-energia-elettrica-2/ associati-attiva-fornitura/ https://www.legambiente.it/contenuti/dossier/comuni-rinnovabili-2018

In alto i cuori, pietà l’è morta… l‘italica razza alfin è risorta di Zanza Rino

Ci voleva. Finalmente facciamo piazza pulita e salviamo la purezza della razza italica (qualche anno fa sarebbe stata quella nordica) dagli inquinamenti di pelli e culture aliene. Per fermare gli invasori la strada migliore è far loro intorno terra bruciata. Il decreto sicurezza è legge. Ma che ci vengono a fare a casa nostra tutti questi? Portano via lavoro e case agli italiani, ciondolano per

le strade e danno fastidio, spacciano droga e stuprano, costano… cosa ci fanno qui? Il popolo è sovrano e il Parlamento ne è la legittima espressione. Il Parlamento ha votato e quindi il popolo ha espresso la sua volontà. E la pietà che c'entra? Non c'entra niente, appunto. Come non c'entrano la pietas classica, la compassione cristiana, la solidarietà civile, la fraternité di rivoluzionaria memoria. Qui si tratta di difendere gli italici interessi e basta. La sicurezza prima di tutto. Non mettiamola sul sentimentale, siamo pratici. Se muoiono in mare non è affare nostro. E se la maggior parte di quelli che sono già qua o ar-

riveranno non potranno più lavorare, non potranno imparare l’italiano, non potranno risiedere legalmente in una casa dignitosa, non potranno svolgere attività sportive e neppure, volendo, contribuire con il loro volontariato al benessere degli italiani…. e diventeranno popolazione marginale costretta a vivere di espedienti, a lavorare illegalmente per due euro l'ora, a delinquere e a covare un crescente rancore… non ce ne dobbiamo fare un problema. Qualche migliaio di italiani che lavorano nel circuito dell'accoglienza perderà il lavoro, ma per loro ci sarà il reddito di cittadinanza; molte aziende italiane che impiegano rego-

larmente migranti faticheranno a trovare manodopera, ma avranno la fila di giovani italiani pronti a sostituirli; il contributo al PIL dal lavoro dei migranti si ridurrà, ma l'economia italiana correrà come da previsioni del Governo. O forse non andrà proprio così… ma cosa importa… la sicurezza prima di tutto. Se ne tornino a casa loro. E se proprio non possiamo imbarcarli a centinaia di migliaia sugli aerei per rimandarli a casa, perché costa troppo e a casa loro non li fanno entrare… si potranno costruire nuovi carceri dove tenerli e non daranno fastidio. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore...soprattutto lontano da casa mia.


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onn insonnia ia g iov I GIOVANI NON DIMENTICANO... ani Si rinnova per l'anno scolastico 2018/2019 la collaborazione tra l'Istituto d'Istruzione Superiore Arimondi-Eula di Racconigi e il mensile culturale Dicembre 2018

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Insonnia. Protagonisti ancora una volta gli studenti con i loro pensieri presentati in uno spazio nuovo dal titolo Giornata Mondiale, destinato a trattare tematiche di valore universale.

3 dicembre 2018

delle Persone con Disabilità

di Giorgia Margherone e Alessia Mondino - I L Liceo Scientifico

Il 3 dicembre si celebra in tutto il Mondo la Giornata per i diritti delle persone diversamente abili; l’iniziativa, istituita nel 1981 dall’ONU in occasione dell’Anno internazionale delle persone disabili, è stata recepita nel 1993 anche dalla Commissione Europea. Questa ricorrenza ha la finalità di promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza del tema della disabilità, sostenere la piena inclusione di persone con handicap fisici e psicologici in ogni ambito della vita e combattere qualsiasi forma di discriminazione e violenza. Quest’anno, per celebrare questa ricorrenza, l’associazione “Papa Giovanni XXIII” ha animato le piazze di tutta Italia; il tema scelto è stato “Responsabilizzare le persone con disabilità e garantire l'inclusione e l'uguaglianza”, con il coinvolgimento di giovani e adulti disabili dei Centri Diurni accanto a studenti delle scuole medie e superiori, per sottolineare, attraverso arte,

10 Dicembre 2018

dei Diritti degli Animali ADISON E LA LIBERTÀ RITROVATA di Giorgia Mancuso - 2 E Costruzioni, Ambiente e Territorio

Ciao, mi chiamo Adison e sono una tartaruga d’acqua. Due giorni fa, mentre nuotavo insieme alle altre tartarughe nel mare, sono rimasta impigliata nella rete di un pescatore. Ho cercato di liberarmi, anche con l’aiuto delle amiche, ma tutto è stato inutile e la rete mi ha portata fuori dall’acqua con lei. Sono stata gettata senza alcun riguardo sulla barca e l’urto mi ha creato una frattura della zampa. Sentendomi imbrigliata nella rete ho incominciato a dimenarmi come un’ossessa per trovare la libertà, ma uno dei ruvidi pescatori ha subito bloccato i miei movimenti con un colpo di remo sferrato sul mio guscio. Da quel momento mi sono sentita persa, ero sicura che non avrei mai più rivisto il mare e goduto della libertà. Eppure chi mi stava facendo del male apparteneva alla specie umana, razza che si definisce superiore, intelligente e soprattutto civile. Ma dov’è finita la sua sensibilità? Da creatura sapiente dovrebbe conoscere la Dichiarazione Universale dei diritti degli animali redatta il 15 ottobre 1978, in particolare l’ articolo 4 che stabilisce il diritto per tutti gli animali selvatici di “poter continuare a vivere nel loro habitat naturale (sia esso terrestre, acquatico o aereo).” Ho iniziato a piangere sperando di commuovere i miei aguzzini, ma ormai tutto era perduto: nessuno di quei pescatori aveva intenzione di rimettermi in acqua e di

musica, danza e sport, le capacità e le potenzialità che tutte le persone includono. Si stima che un miliardo, il 15% della popolazione mondiale, sia il numero di persone colpite da una forma di disabilità. In Italia, le persone coinvolte direttamente in questa manifestazione sono 4,5 milioni, cioè il 7,2% della popolazione; molte di loro sono afflitte da handicap fisici e malattie croniche, ma non bisogna trascurare forme di disabilità meno evidenti, quelle cognitive e psicologiche, i ritardi, i disturbi nervosi, l’autismo che portano alla reclusione delle persone in loro stessi. In Italia, come in molti altri Paesi, si è cercato di agevolare uno sviluppo sostenibile che tenesse conto delle problematiche legate alla disabilità, ma la mancanza di risorse, o forse anche di volontà e sensibilità, ha prodotto scarsi risultati: tante restano le barriere architettoniche e burocratiche da abbattere. Come abbiamo potuto apprendere, grazie allo scorso numero di Insonnia, anche le piccole realtà come quella racconigese sono piene di ostacoli a “prova di disabile”, e un tragitto breve può diventare una odissea per chi è su una sedia a rotelle: le strade piene di buche, i marciapiedi inaccessibili, gradini, aperture strette e ostacoli che bloccano il passaggio. I diritti, le opportunità e le agevolazioni negate, però, non sono solo queste. Sotto gli occhi di noi studenti è evidente come i bambini e i ragazzi disabili abbiano difficoltà ad accedere all’istruzione: quest’anno gli insegnanti di sostegno sono stati nominati con molto ritardo e il Ministero ha operato tagli consistenti che non permettono più di coprire tutto l’orario scolastico. Anche l’attività sportiva è tal-

volta pregiudicata da barriere e mancanza di strumenti adeguati. Non parliamo poi della possibilità di apprezzare il patrimonio artistico e culturale: quante volte la mancanza di ascensori o di rampe impedisce l’accesso ad una chiesa o ad un museo? A tutto questo si somma una problematica ancora peggiore: il rischio, legato alla propria debolezza, di subire violenze e soprusi, in famiglia, a scuola, sul lavoro. Il 3 dicembre diventa dunque l’occasione per ricordare ai nostri governanti che bisogna fare di più per “non lasciare nessuno indietro”: lo sostiene la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che, all’articolo 3, rivendica il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza di ogni persona; lo ribadisce la nostra Costituzione quando recita “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di condizioni personali e sociali”; lo garantisce la legge 104 del 1992 che tutela l'assistenza, l'integrazione e i diritti delle persone disabili. Ma il 3 dicembre è anche la giornata internazionale di tutti coloro che non parcheggiano su un posto riservato alle persone con disabilità, neanche per cinque minuti, di chi dedica un po' di tempo ad accompagnare un amico disabile a fare una passeggiata, di chi crede che “diversamente-abili” siamo, in fondo, tutti. Come sosteneva don Oreste Benzi, rivolgendosi alle persone disabili che accoglieva nella sua comunità, “ognuno vale per gli altri, nonostante la fragilità, in quanto costruttore di vita, destinatario di una missione unica e insostituibile, cittadino attivo e protagonista della storia».

ridarmi la tanto desiderata libertà. Mi hanno chiusa infatti dentro ad un contenitore e lì, in quella stretta abitazione, ho trovato altri esseri acquatici … tonni, saraghi, orate . Il viaggio è stato lungo, scomodo e sofferto. Ho capito la mia destinazione soltanto quando il peschereccio si è ancorato al porto e i contenitori sono stati scaricati. Un altro viaggio mi attendeva ma questa volta su un furgone. La corsa, abbastanza breve, ha permesso di raggiungere un chiassoso mercato del pesce. Qui sono stata sistemata tra pezzi di ghiaccio e fette di limone. Ho capito immediatamente che il mio compito era quello di far figura e attirare l’attenzione di passanti incuriositi. I giorni passavano inesorabilmente e ormai ero rassegnata a quel destino crudele. Piano piano ero decisa a lasciarmi morire finché un giorno una ragazzina di nome Beatrice si è avvicinata al bancone del pesce rivolgendo al venditore una richiesta insolita, ovvero il mio acquisto. Da quel giorno la mia vita è cambiata, da quell’incontro ho capito che non tutti gli esseri umani sono uguali: la famiglia, l’educazione ricevuta, i contatti sociali, l’istruzione , li trasformano rendendoli unici proprio come Beatrice.

muso. Acciaccato torno nel mio letto, la botta mi fa male ma ciò che mi angoscia di più è la cattiveria del mio padrone. Mentre provo a riaddormentarmi, un pensiero mi assale: “noi animali siamo buoni e fedeli all’Uomo, salviamo i nostri padroni, diamo loro tutto l’amore del mondo e loro ci trattano male, spesso ci danno avanzi da mangiare, ci picchiano e ci abbandonano“. Ora basta! L’episodio di questa sera mi induce a prendere una grande decisione: da domani non aiuterò più il mio padrone e sono contento che per una volta sia stato lui ad essere vittima di aggressioni violente. Rassicurato per la scelta fatta cado in un sonno profondo. Il mattino seguente mi alzo, mi lecco la ferita e ancora pieno di dolore ripenso alle parole del mio amico bassotto, il quale, pochi giorni prima, mi aveva parlato di un “Telefono zampa”, un’associazione canina SOS a cui potersi rivolgere in caso di difficoltà e maltrattamento. Chiamo immediatamente e la piccola chihuahua Lulù, dall’altra parte del cavo telefonico, mi comunica l’esistenza della Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali, un documento importante approvato dall’Unesco e dall’Onu. Nello specifico mi legge l’articolo 2 …”Tutti gli animali meritano rispetto da parte dell'uomo. Il fatto che l'essere umano abbia un maggiore sviluppo intellettivo rispetto ad altre specie non significa che possa sterminarle o violare i diritti che hanno. Gli animali devono essere rispettati e protetti dall'uomo al fine di permettergli di continuare ad abitare la Terra in maniera dignitosa. Sono molte le persone che considerano che gli animali siano esseri inferiori, ma questo è un grave errore. Hanno diritto a svilupparsi e a vivere dignitosamente.” Convinto di essere dalla parte della ragione, chiudo la telefonata e preparo la mia valigia per andarmene definitivamente da quella casa in cui troppe volte ho subito violenza e patito la fame.

IL TELEFONO ZAMPA di Giulia Frattini - 2 E Costruzioni, Ambiente e Territorio

Mi sveglio nel pieno della notte, sento dei rumori strani, mi alzo dal letto e vado a controllare. Nel cortile c’è Giovanni che viene maltrattato da altre persone. Lo conosco da quando ero piccolo. Da tanto tempo ormai viviamo insieme, ma a me non è mai piaciuto. È un uomo lunatico, arrogante e violento. Non so se intervenire; da un lato questo maltrattamento gli sta bene, è una giusta ricompensa alla sua tracotanza, dall’altro, invece, mi sento un po’ in colpa …. in fondo mi ha cresciuto. Prendo coraggio e con sicurezza scendo le scale. Arrivo come un fiume in piena davanti a quelle persone, deciso a difendere con le parole e i morsi il “mio padrone”. Giovanni però a quel punto si gira, mi urla sgarbatamente che riesce a cavarsela benissimo da solo e mi tira un calcio sul


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Dicembre 2018

Perché iscriversi all’Istituto “Arimondi-Eula” di RACCONIGI

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dai docenti dell’“Arimondi-Eula” di Racconigi

Agli studenti della Scuola Media “B. Muzzone” di Racconigi e ai loro genitori ci permettiamo di illustrare alcune valide ragioni per scegliere il nostro Istituto. 1. La comodità di una “Scuola sotto casa” Un luogo educativo e culturale dove i ragazzi possano crescere ed approfondire le proprie conoscenze, sviluppare le proprie abilità, vivere le proprie amicizie; una scuola autonoma in paese, con conseguenti comodità di rapporto con la docenza e la vicepresidenza. 2. La ricchezza dell’offerta formativa Tre percorsi di studio: un corso di Liceo scientifico, un più che collaudato corso di Perito meccanico e meccatronico ed un innovativo cammino tecni-

meriti personali, corsi integrativi di sostegno, visite didattiche e viaggi di istruzione, soggiorni all’estero per il potenziamento linguistico, nonché la partecipazione ai corsi PON, progetti di innovazione e miglioramento del sistema dell’istruzione.

I Tecnici di Costruzioni Ambiente e Territorio in visita a Restructura

co denominato Costruzioni Ambiente e Territorio che ha come finalità la formazione di una figura professionale davvero “nuova”, un “Geometra di

Progetto di informatica applicata alla matematica al Liceo

nuova generazione“. Lo studio tecnico-pratico si coniuga con esperienze ed iniziative prettamente culturali, vissute sia sul territorio sia su quello limitrofo del carmagnolese e saviglianese, con il risultato che i nostri studenti dispongono di competenze versatili spendibili in ambiti lavorativi diversi. 3. Più tempo per approfondire Molteplici attività ed iniziative promosse dall’Istituto: corsi ECDL, corsi di perfezionamento e di specializzazione nelle conoscenze informatiche applicate alla progettazione, studio e certificazioni linguistiche, corsi di alfabetizzazione cinematografica, corsi di scrittura giornalistica, corsi di linguaggio teatrale, corsi ed olimpiadi di matematica e scienze, corsi di valorizzazione delle eccellenze e dei

4. L’ambiente favorevole alle relazioni umane Docenti aperti al dialogo e al confronto, pronti a cogliere le sfide dettate da una gioventù inserita in una realtà complessa e in divenire, in grado di osservare, ascoltare, accompagnare nel processo di apprendimento i propri studenti, rispettando le individualità e lasciando spazi di autonomia e di “protagonismo” e disponibili a creare un rapporto costruttivo con le famiglie. 5. Viaggio o Stress? Una scuola distante rende lo studente vincolato a orari, a mezzi di trasporto, ai panini nella pausa pranzo, per cinque anni. Non è libertà ma fatica e stress. Libertà è dormire una mezz’ora in più al mattino, è non avere l’ansia di perdere un treno o un pullman per raggiungere la scuola, è avere più tempo libero per dedicarsi anche allo sport e agli amici. Cari studenti e care famiglie, questi sono alcuni dei motivi per valorizzare una scuola che in questi anni ha formato molti giovani e che continua ad operare con passione, entusiasmo e fiducia nelle nuove generazioni…


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Alla bottega del Mandacarù UN VIAGGIO NEL PRESEPE

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di Chiara Reviglio

Avete mai visto un presepe? Osservatelo bene. C'è dentro l'essenza dell'umanità: un bambino, una donna, un uomo. La donna è molto giovane, con un destino incerto davanti a sé ma piena di speranza verso la nuova vita che ha messo al mondo; l'uomo è paziente e saggio, sa lavorare con le proprie mani e sa che non bisogna contare il tempo per portare a compimento un'opera. Il bambino è nato da poco, è una creatura fragile, ha bisogno di molte cure, ha bisogno dello sguardo della madre e delle braccia del padre. Intorno a loro una semplice capanna destinata agli animali, riparata e tiepida. E gli animali ci sono anche, un bue e un asinello, mansueti ed utili a riscaldare la stanza. Fuori da quell'angolo di pace la terra di Betlemme, fatta di pastori e carovane, riposa nella notte stellata e contempla la vita che nasce. Immaginate questa scena in un altro luogo del mondo, ad esempio tra le dune di un deserto sotto la tenda di pastori berberi, oppure in un villaggio di capanne nella savana dove gli allevatori Masai pascolano le loro capre; potete vedere lo stesso quadro familiare nell'antico Giappone rurale o su un altopiano del Tibet; presso una valle alle pendici delle Ande o tra la vegetazione spinosa del deserto messicano. È un piccolo giro del mondo fatto attraverso i presepi che potete trovare nella bottega del Mandacarù. Un tuffo in terre lontane, piene di suggestioni e di atmosfere affascinanti. Un salto nello spazio e nel tempo che ci riporta all'oggi di un mondo martoriato dalle guerre, dalla povertà, dall'inquinamento. Immaginate cosa sarebbe oggi un presepe nella terra di Betlemme lacerata dal Muro, nella Siria distrutta dalle bombe, in una periferia-discarica di qualsiasi megalopoli del mondo, dagli slum di Mumbai a

Presepi nella bottega MANDACARU'

quelli di Giacarta. Eppure, anche nel più brutto dei mondi possibili, si ripete ostinato e forte il nascere della vita. Forse un

SEGNALAZIONE

La risposta al populismo è nei partiti transnazionali?

Alla scoperta di Volt, movimento politico europeista, che sta coinvolgendo giovani di molti Paesi diversi. di Simone Torricini 19 novembre 2018

“… non è semplice collocare Volt su uno spettro ideologico classico. In una telefonata con Studio la Presidente di Volt Italia Federica Vinci ha argomentato così su questo tema: «Ci definiamo un partito progressi-

sta nel senso inglese del termine, ossia cerchiamo di estrapolarci da queste vecchie scatole (destra e sinistra) e di trovare invece soluzioni che possano venire da entrambi i lati». […] Volt si fonda su alcuni

presepe dovrebbe servire a ricordarci questo: che un bambino meriterebbe di nascere in mezzo a un'umanità che si ricorda da dove è venuta.

pilastri: la fiducia nell’economia di mercato, forti politiche sociali («no one should be left behind») e ambientali, l’integrazione europea e naturalmente il progetto federalista. Dove questi ultimi, espressione pura del transnazionalismo, ne sostanziano l’originalità. Su binari non troppo distanti da quelli di Volt dal punto di vista della configurazione si colloca dal 2016 DiEM25, il movimento europeista lanciato dall’ex Ministro delle Finanze greco Gianīs Varoufakīs e apertamente sostenuto, fra gli altri, da Noam Chomsky, Julian As-

sange, Ken Loach e Slavoj Žižek. L’idea che li genera è la stessa, però su contenuti e struttura le direzioni di DiEM25 e Volt non si sfiorano nemmeno: «L’unica cosa che abbiamo in comune è il fatto che siamo entrambi partiti transnazionali», dice Vinci. «Per il resto loro sono un contenitore di movimenti preesistenti, e che peraltro rappresentano prettamente la sinistra. Noi cerchiamo di distaccarci da questa linea ideologica»". Puoi continuare a leggere su: https://www.rivistastudio.com/ volt-europeismo


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IL DOPING AMATORIALE, VERA E PROPRIA ROVINA DELLO SPORT

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Urgente una campagna di sensibilizzazione e di informazione sull’argomento di Francesco Cosentino

Nel panorama sportivo italiano e non solo, si sente sempre più spesso parlare di doping. Il pensiero popolare associa questa pratica al professionismo, allontanando il concetto dalla gente comune, ma purtroppo l’utilizzo di sostanze non consentite si sta allargando anche alle fila dello sport amatoriale I motivi della diffusione di certi prodotti a livello dilettantistico sono molteplici, ma sicuramente la ragione principale si basa sul fatto che l’antidoping non è sviluppato come nel professionismo e gli atleti, che spesso puntano sull’agonismo più di quanto certi livelli richiederebbero, non trovano particolari difficoltà a superare i controlli. L’assunzione è molto più diffusa di quello che si crede, basti pensare ai dati raccolti durante lo scorso anno: in media ogni 20 ore viene chiamato un atleta a rispondere all’accusa di fare uso di sostanze illecite e di questi indagati ben 9 su 10 fanno parte degli amatori. L’età media è alta, in quanto in molti superano i 40 anni. Ma perché proprio chi dovrebbe dare l’esempio ai più giovani è il primo a cadere nella trappola? Questo accade perché l’atleta con qualche anno in più arriva ad un punto in cui si rende conto che non bastano

più le proprie forze per mantenere certi risultati e allora si affida a queste sostanze, senza sapere che per un amatore gli effetti ottenuti sulle prestazioni e sui tempi saranno pressoché nulle, mentre dovrà affrontare conseguenze altamente negative a livello fisico. La Procura Antidoping del CONI prevede pene molto severe, fino ad arrivare a 25 anni di sospensione dall’attività sportiva (pena che quasi sicuramente coincide con la fine della carriera dell’atleta), eppure a chi ne fa uso sistematicamente non sembrano inquietare queste eventuali conseguenze. Solitamente chi non riesce sfuggire ai controlli cerca di giustificarsi sostenendo di aver assunto semplici medicinali per mali reali o addirittura partono accuse dirette ai preparatori atletici, colpevoli secondo molti indagati di aver somministrato loro degli integratori illegali senza che loro lo sapessero, ma appena li si mette alle strette non è difficile arrivare a capire che l’assunzione di sostanze dopanti è stata una loro libera scelta. Purtroppo, venire in possesso di prodotti illegali è sempre più facile, soprattutto grazie al mercato via web. La WADA (istituzione mondiale dell’antidoping) ha stimato che il 20% degli integratori che si possono acquistare online contengono sostanze dopanti e altamente nocive. Considerando che in alcuni stati considerano come semplici integratori alcune sostanze che in Italia sono riconosciute come illegali, questa

percentuale non può che aumentare sulla nostra penisola. Per evitare che si raggiunga una diffusione ancora più importante c’è bisogno attivare al più presto una campagna di sensibilizzazione e di informazione sull’argomento, a partire dai giovani, dalle scuole e dalle società sportive. Occorre far passare il messaggio che chi fa uso di sostanze dopanti non può essere considerato uno sportivo, in quanto con questi atteggiamenti infanga in tutto e per tutto i valori stessi dello sport, in qualunque disciplina. Gli sport più colpiti sono quelli di resistenza, come il ciclismo o il running, ma questo non deve giustificare una mancata sensibilizzazione anche negli altri sport. Lo Stato e le organizzazioni sportive purtroppo trattano l’argomento come un vero e proprio tabù e questo non fa che aumentare la disinformazione e l’ignoranza in merito. Le case farmaceutiche non hanno ovviamente interesse economico a portare avanti una lotta

contro il doping, ma se i medici sportivi iniziassero ad informare gli atleti dei gravi pericoli legati all’assunzione di certi prodotti, è chiaro che questi sarebbero i primi ad allontanarsi da questa scelta. Il dato che dovrebbe emergere da questa campagna di sensibilizzazione è quello legato al fatto che il doping non incide a livello fisico quanto gli atleti credono, in quanto soprattutto a livello amatoriale i benefici sono praticamente nulli e le conseguenze alquanto pericolose. Basti pensare che l’Italia è il secondo Paese al mondo per uso di doping a livello olimpico e se davvero i benefici sul fisico e sulle prestazioni fossero così importanti gli azzurri avrebbero portato a casa molte più medaglie. Purtroppo, il commercio del doping si basa proprio su questo tipo di ignoranza e la lotta contro la sua diffusione deve partire proprio dalle categorie amatoriali e dall’informazione locale, capace di portare esempi vicini ai lettori.

E il re disse alla serva raccontami una storia … e la storia incominciò…. UNA FAVOLA QUASI DI NATALE di Daniela Anna Dutto

C’era una volta un politico, un politico di vecchio stampo che credeva ancora negli ideali, nell’onesta e nella giustizia. Nel paese, dove viveva, tutti telefonavano urlando sia che stessero camminando, pedalando, guidando l’automobile o facendo la spesa al supermercato. C’erano cartacce, sigarette e deiezioni dei cani ovunque: nei parchi, nelle piazze e sui marciapiedi. La televisione trasmetteva in continuazione due tipi di servizi: o cronaca nera o programmi di cucina. Sicché in quel paese tutti, oltre a telefonare vociando, pareva non facessero altro che due cose: interessarsi di omicidi, cucinare e mangiare. Il politico aveva fatto la gavetta nel suo partito. Perché allora, quando aveva cominciato, i partiti c’erano ancora, e c’era anche la politica, quella vera, non fatta di Twitter sgrammaticati, di politici che cambiano idea o partito ogni mo-

mento e di risse in Parlamento. Ora non ne era più sicuro, che esistessero ancora la politica e i partiti. Il nostro politico aveva l’abitudine di spedire, a ogni Natale, una lunga lettera ai suoi elettori. Aveva cominciato quand’era un semplice consigliere comunale. Poi, da assessore, aveva proseguito, ampliando la lettera. E così aveva fatto anche nella sua veste di consigliere provinciale e poi regionale. Quando era arrivato al grande palazzo, in Senato, aveva scritto una lettera lunga, lunga che pareva quasi un libro. Negli anni passati aveva parlato, nei suoi messaggi, di temi come: “SCONFIGGERE LA FAME IN AFRICA” oppure “ACCETTARE GLI ALTRI. RIFLESSIONI DI NATALE” o ancora “LA PACE NEL MONDO RIMARRÀ UN’ILLUSIONE?” Ma erano anni, anni e anni che si poneva un quesito. Perché proprio a Natale bisognava far riferimento alla Pace, alla Fame, all’Integrazione? Si chiedeva il vecchio politico. Pensava: il Natale è notoriamente un periodo in cui tutti mangiano fino

a strafogarsi (e nel suo paese, mangiavano così anche nel resto dell’anno), in cui ci si ritrovava in famiglia, ma a volte venivano rinfocolati rancori mai sopiti. Durante la Messa, tutti parlavano di Amore ma poi al barbone che chiedeva una moneta davanti alla porta della Chiesa, voltavano il viso. E allora perché continuare a parlare di questi temi? Finché un giorno, un bel giorno, nell’ennesimo Natale senza neve, senza gioia, senza quiete, senza tregue, gonfio di cibo e regali inutili, il nostro vecchio uomo politico, che ne aveva viste di tutti i colori, e che aveva scritto troppe lettere e letterone di Natale, su temi più grandi di lui, pensando sinceramente che fossero adatti al Natale, cambiò idea. E inviò questa lettera: “Carissimi concittadini, elettori, amici, A partire da oggi, che effettivamente è anche il giorno di Natale, cerchiamo tutti di salutarci, persino sorridendo, anche se timidamente. Poi evitiamo di usare la bicicletta sui marciapiedi. E di telefonare, urlando. Non buttiamo cartacce e cicche per

terra. Se i nostri amici cani fanno i loro bisogni puliamo. Passiamo col verde. Col rosso stiamo fermi. E facciamo tre bei respiri. E evitiamo di suonare il clacson se l’automobilista davanti a noi non schiaccia subito l’acceleratore. Poi, col tempo, quando avremo imparato il saluto, a passare solo col verde, senza buttare cicche e cartacce e senza telefonare, forse, forse, potremo anche imparare a pagare le tasse. Perché se nessuno paga il Comune non ha i soldi per togliere la neve e asfaltare le strade. E poi non andiamo sempre di corsa, ma dove corriamo? Fermiamoci ad ammirare un tramonto o la neve che cade. Iniziamo a farlo una volta alla settimana e poi con il tempo una volta al giorno, cinque minuti, per riflettere e riprendere consapevolezza di noi e del mondo che ci circonda. Smettiamola di dire che lo Stato, il Comune, la Regione devono provvedere, noi siamo lo Stato, il Comune e la Regione. Facciamo la raccolta differenziata per bene. Cerchiamo di sprecare meno, acqua, cibo o benzina. Non lamentiamoci sempre, non serve a nulla. Apprezziamo le piccole cose. E godiamoci questo Natale”.


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Associazione per il recupero ex neuro

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PROGETTO DI RIGENERAZIONE URBANA Da disagio a risorsa segue dalla prima

Questa premessa è necessaria per meglio comprendere le iniziative per il recupero dell'Ex-Ospedale Psichiatrico di Racconigi. Oggi, dopo la chiusura dei reparti e dei padiglioni dell'ex neuro di Racconigi dovuta alla legge 180 (Basaglia), gli edifici non sono stati sottoposti a manutenzione per oltre 40 anni e giacciono in severo stato di degrado, pur essendo facilmente trasformabili e recuperabili per altri scopi. L’insieme degli edifici, per un totale di circa 32.000 mq edificati, è immerso in un parco di circa 8 ettari. La metà della superficie edificata è collocata all’interno di un edificio storico settecentesco di grande pregio denominato “padiglione Chiarugi”, mentre la restante parte è suddivisa su 5 edifici a padiglioni (Morselli, Tamburini, Marro, casa Suore e lavanderia) oltre ad alcuni fabbricati accessori (padiglione annonario, cucine, centrale elettrica, centrale termica, portineria, padiglione necroscopico, tettoie). La condizione degli anziani oggi comporta solitudine ed isolamento sociale con enorme disagio psicologico anche in quella parte di popolazione. È necessario migliorare la qualità del vivere degli anziani e fra questi, i più bisognosi, con particolare riferimento agli anziani delle grandi città attraverso programmi di mantenimento dell’autosufficienza con specifici servizi per il tempo libero, la cultura e la salute e particolare riguardo al declino motivazionale, relazionale, cognitivo e motorio. Vogliamo trasformare l’ex manicomio in una città aperta, dalle mura abbattute, ed integrata al centro storico della città. Gli edifici dei padiglioni si possono trasformare in residenze a locazione moderata; il “Chiarugi” ed eventualmente l’ex-ospedale possono diventare la residenza per gli anziani meno autosufficienti con un presidio sanitario H24 aperto a tutti. L’insieme delle superfici permettono di avere almeno 350/400 posti letto e circa 250 appartamenti di 60 mq di superficie utile, le strutture

sanitarie necessarie, e le strutture per la riabilitazione come piscina e palestre anch’esse aperte alla città. All’interno di questo progetto sarà necessario coinvolgere enti, quali l’Università+ della terza età UNITRE di Torino, che promuovono una visione analoga alla nostra per: • permettere ai non più giovani di gioire per la possibilità di usufruire di una educazione permanente, ricorrente e rinnovata; • permettere loro di riscoprire nuovi ruoli; • riempire di contenuti il loro tempo libero ritrovato; • favorire l’invecchiare bene e il vivere meglio offrendo stimoli intellettuali; • sanare l’ingiustizia fatta a chi non ha potuto accedere alla cultura nella verde età; • contribuire allo studio e alla ricerca sulle tematiche della terza età; • promuovere un’azione di prevenzione e di informazione. Citando una Onlus che si occupa di anziani, l’”obiettivo è il superamento degli stereotipi sociali e culturali che tendono ad associare all’invecchiamento la perdita di indipendenza, la mancanza di prospettive future e quindi il venir meno di un ruolo attivo all’interno della società, con la conseguente tendenza a confinare l’anziano in situazioni di marginalità e isolamento. Un centro residenziale non si qualifica per il “riposo”, come vengono definite abitualmente le case per gli anziani, né sono “parcheggi” per vecchi: in essi si sviluppano percorsi di vita.” Un modello di questo tipo può diventare un progetto pilota che potrebbe attingere a finanziamenti presso la Comunità Europea in quanto permette di promuovere, allo stesso tempo, il recupero di beni culturali pubblici, permette risparmi privati (recupero di residenze autonome per le nuove generazioni senza consumo di suolo e ristrutturazione di edifici per le nuove residenze per anziani in locazione moderata). All’interno del compendio immobiliare possono trovare spazio tutte quelle strutture che permettono una varietà di interessi ludici, fisici e cultu-

ASSOCIAZIONE AMA DI CARMAGNOLA 15 DICEMBRE : FESTA DI NATALE CON L’AMA DI CARMAGNOLA Il 15 dicembre l’associazione AMA - sezione di Carmagnola - organizza presso il centro I.CON.A’ della parrocchia SS Pietro e Paolo di Carmagnola - Via Don Pipino, dalle ore 15 alle ore 17, una festa di Natale aperta a tutti, per trascorre insieme un lieto pomeriggio all’insegna della solidarietà. Sarà presente il coro Arco Alpino di Chieri che ci accompagnerà durante il pomeriggio con il suo repertorio canoro, mentre potremo gustare insieme un dolce e bere un caffè. Vi attendiamo numerosi alla nostra festa! DONAZIONI NATALIZIE Si coglie l’occasione per ricordare che le attività proposte dall’associazione si reggono sulle offerte della popolazione e delle aziende del territorio. Se volete fare un dono speciale a qualcuno per queste festività, potete fare un’erogazione liberale alla nostra associazione, mediante un bonifico intestato a: AMA onlus- sezione distaccata di Carmagnola Via Don Pipino IBAN IT23K0883330800000100109715 precisando nome, cognome ed indirizzo sia vostro che della persona cui volete fare il regalo. In questo modo l’associazione vi invierà a domicilio la dichiarazione di sgravio fiscale, detraibile nella prossima dichiarazione dei redditi e invierà anche una comunicazione dell’avvenuto regalo da parte vostra alla persona da voi indicata.

rali con l’uso aperto alla città di una piscina, ad esempio, un teatro o sala da ballo, nella vecchia chiesa ... la creazione di orti, aule per corsi della UNITRE, biblioteca, ecc... Gli edifici a padiglioni dei primi anni del ’900 del secolo scorso sono tipologicamente trasformabili in appartamenti con un costo per metro quadrato di superficie lorda di circa1.100 euro. I costi sono comprensivi delle sistemazioni esterne. Immaginando che il finanziamento possa essere reperito presso una struttura bancaria quale la Cassa Depositi e Prestiti esso è spalmabile sui 25/30 anni. La parte finanziaria, per quanto concerne le residenze, è restituibile attraverso la gestione degli affitti calmierati, mentre per gli ospiti della struttura centrale, è restituibile deducendola dalla retta secondo la seguente ipotesi di conteggio: *l’affitto mensile di 260 euro x 25 anni di mutuo ripaga un appartamento di 60 mq al costo di costruzione di 1.100euro. Costo totale 250 residenze circa 18.000.000 euro *spesa mensile per posto letto 290 euro x 30anni 16.000 x 1.600 €/mq = 25.600.000 euro per 350 posti letto Costo totale progetto circa 43.600.000 euro * All'importo dell'affitto e all'importo dei posti letto è stato aggiunto il costo della manutenzione ordinaria per tutta la durata del mutuo. In questo modo il Comune di Racconigi potrebbe avviare un cantiere di circa 45.000.000 di euro, che in 4 anni consentirebbe una notevole quantità di lavoro, dando vita così al recupero del centro storico.


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Raccontami...

ANNA di Luisa Perlo

Mi chiamo Anna e ho 36 anni. No, non è esatto… Mi chiamavo Anna ed avevo 36 anni, pensavo di avere la vita di fronte a me e invece avevo il nulla, il vuoto. Adesso di me sono rimasti alcuni trafiletti sui quotidiani, qualche fotografia e una pagina Facebook che forse nessuno chiuderà mai. Difficile credere che tutto sia finito così presto, che le illusioni siano ritornate nel loro bozzolo per non uscirne più. E dire che, dieci anni fa, tutto era sembrato così incredibilmente bello e naturale! Conoscere l'uomo che sempre avevi sognato di incontrare, farsi stringere dalle sue braccia e innamorarsi del suo sorriso era stato un attimo. E tutto il resto, i mille interessi, le ore trascorse a parlare per ipotecare il domani, la sua intelligenza e perspicacia… tutto, tutto mi sembrava meraviglioso. Andare a vivere insieme e scoprirsi curiosi del mondo, interessati ad ogni sfumatura del nostro universo, convinti di non avere limiti …sto sbagliando di nuovo, ho usato il plurale come se “NOI” fossimo stati davvero tali: e invece un singolare è più che sufficiente. Io credevo in ciò che stavamo costruendo, lui no, lui aveva avuto il suo giocattolo da mostrare agli amici e di cui stufarsi. I sorrisi, le dolcezze, le carezze erano poco per volta scomparse, lasciando il posto ad un comportamento insolito, diverso, insofferente. “Sarà stanco per il troppo lavoro” pensavo, “ha bisogno di ritrovare tranquillità e serenità per tornare quello di prima, so che è solo questione di tempo e poi tutto tornerà al suo posto”. Quanti errori nella nostra vita, quante giustificazioni date per non vedere ciò che non si vuole vedere, pensando di essere tanto forti da cambiare il mondo! Siamo cresciute con il fantasma dell'obbedienza al fianco, bambine ubbidienti, adolescenti ubbidienti, donne ubbidienti, schiacciate dai doveri e povere di diritti. Se solo avessi avuto la forza di capire, di lasciarmi alle spalle un sogno infranto, non avrei pagato un prezzo così

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Pubblichiamo il testo del racconto che Luisa ha letto lo scorso 24 novembre nella “piazza delle donne” a Racconigi in occasione del “reading letterario” organizzato dall’Istituto Arimondi-Eula.

alto per essere stata me stessa. I giorni tanto lontani da sembrare appartenere alla vita di qualcun'altra non bastavano a riempire con il loro ricordo il tempo vuoto che si era creato intorno a me, ma scomparvero del tutto la sera in cui per una banalità lui alzò la voce, urlò di rabbia e di intolleranza nei miei confronti, battendo un pugno sul tavolo con tale violenza da gettarmi nell'orrore. Poi, dopo le urla, furono le parole: stupida, insulsa, deficiente, stronza, puttana. In un crescendo senza fine ogni parola era come una stilettata, non sapevo rispondere se non con il silenzio, con un grido muto, che non trovava la forza di farsi udire. Fu quando provai a ribellarmi agli insulti che arrivò lo schiaffo, preciso, secco, sulla guancia. Eppure ancora trovavo giustificazioni per lui, mi dicevo “passerà, cosa vuoi che sia, è stanco, è nervoso, lui ti vuole, ti ama, ti desidera, te lo dimostra ogni volta che ti cerca fra le lenzuola, anche se ti fa male è solo passione, è solo passione”. Giustificare i lividi sul volto era più facile che cancellare quelli sul cuore, che non se ne sarebbero andati più.

“Sono scivolata e ho battuto la testa, non è nulla , non guardatemi in quel modo , che cosa state pensando, non vedo perché dovrei mentire, va tutto bene, va tutto bene” . Ma non andava per nulla bene, gli amici non ci cercavano più, intuivano ma non ti chiedevano, nei loro occhi leggevo un'offerta di aiuto che ignoravo sempre più certa di mentire a me stessa, ma incapace di sciogliere il nodo mortale in cui mi ero stretta da sola. A casa erano solo più paure, un succedersi di momenti violenti ed altri di imprevedibile dolcezza: no, non mi chiedeva mai scusa, ma mi abbracciava e mi baciava e poi mi stringeva ancora facendomi sentire comunque fortunata. Ero arrivata a tanto, il non dolore, la non violenza, i momenti privi di sofferenza li identificavo con la convinzione di essere felice. Mi chiamo Anna ed ho 36 anni. Non ne avrò mai 37, non avrò più compleanni, per me Natale non tornerà mai perché io mi chiamavo Anna ed avevo 36 anni. E lui mi ha uccisa. Credevo fossero mani pronte ad una carezza, gli ho offerto il fianco senza difese, ma lui ha fatto scivolare le mani dalle spalle alla gola e ha stretto, sempre di più, sempre di più. Io non ho avuto voce per urlare, per pregare, per implorare, avevo solo gli occhi per guardarlo, per chiedergli un muto PERCHÉ, prima di avere solo più il buio, dentro e fuori di me. Mi chiamavo Anna e avevo 36 anni. Lo chiamano femminicidio, io lo chiamo delitto d'amore, di amore malato e sbagliato, folle e inutile. Il suo, certo. Il mio, anche. Perché nessuna donna debba più essere vittima di un uomo ma anche di se stessa, perché nessuna debba più parlare di sé al passato, perché di una donna non restino altro che parole e fotografie, mettete un fiocco rosso, un paio di scarpe rosse nei piedi e un grande amore nel vostro cuore. Ed io sarò di nuovo Anna, per sempre e senza età.


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I SERVIZI DI ASSISTENZA IN STAZIONE DI TRENITALIA RFI – Rete Ferroviaria Italiana - mette a disposizione dei viaggiatori con disabilità e a ridotta mobilità servizi di assistenza in un circuito di 278 STAZIONI gestite tramite 14 SALE BLU, punti di accoglienza e organizzazione, presenti in 14 stazioni principali, aperte tutti i giorni dalle 6.45 alle 21.30. La Sala Blu assicura l’informazione sull’assistenza offerta da RFI in tutte le stazioni del circuito e la prenotazione dei servizi, erogati 24 ore su 24, relativi a: ● accoglienza in stazione presso il punto di incontro concordato o, per i viaggiatori in arrivo, al posto occupato sul treno; ● accompagnamento a bordo del treno in partenza o dal treno di arrivo all’uscita della stazione o, per chi prosegue il viaggio, a bordo di altro treno; ● messa a disposizione, su richiesta, della sedia a ruote per l’accompagnamento in stazione a/dal treno; ● salita e discesa a/da bordo treno tramite carrello elevatore per i viaggiatori su sedia a ruote; ● eventuale servizio, su richiesta, di portabagagli a mano (1 bagaglio).

I servizi di assistenza RFI sono rivolti a: ● persone con problemi agli arti, anche temporanei, o persone con difficoltà di deambulazione; ● persone che si muovono su sedia a ruote; ● persone non vedenti o con disabilità visive; ● persone non udenti o con disabilità uditive; ● persone anziane; ● donne in gravidanza; In caso di non autosufficienza del viaggiatore per cui sono richiesti i servizi di assistenza, questi potrebbero essere subordinati alla presenza di un assistente personale in stazione o di un accompagnatore durante il viaggio. Per richiedere il servizio di assistenza PRM (Persone di Ridotta Mobilità) si può: ● rivolgersi all'impresa ferroviaria con cui si è scelto di viaggiare; ● inviare una e-mail ad una delle 14 Sale Blu; ● recarsi in una della 14 Sale Blu dalle ore 6.45 alle 21.30 tutti i giorni, festivi inclusi: ● telefonare a una delle 14 Sale Blu dalle ore 6:45 alle 21:30 tutti i giorni, festivi inclusi, tramite: - numero verde gratuito 800906060 raggiungibile da telefono fisso; - numero nazionale a tariffazione ordinaria 02.32.32.32 raggiungibile da telefono fisso e mobile; ● utilizzare la nuova applicazione web “SALA blu online” PER RACCONIGI La SALA blu di riferimento è TORINO P.N. La Stazione provvista del servizio PRM più vicina è CARMAGNOLA che garantisce: parcheggio con posti riservati, sistemi di informazione al pubblico sonori e visivi, percorso senza barriere (in piano, con ascensore, con rampa) fino al binario 1, percorso tattile dall'ingresso della stazione fino ai binari 1, 2,3, 4, 5. Per ulteriori notizie: http://www.rfi.it/rfi/LINEE-STAZIONI-TERRITORIO/Le-stazioni/Accessibilit%C3%A0-stazioni/Info-Accessibilit%C3%A0-stazioni

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Città di Racconigi: calendario Eventi e Turismo Giovedì 6 dicembre Sabato 8 dicembre

• Chiesa di Santa Croce – Progetto Cantoregi – presentazione Programma attività anno 2019 e Spettacolo Teatrale - h 21 • Processione per le celebrazioni dell’Immacolata Concezione • Ufficio turistico – Visite guidate Castello h. 11-14.30-16

Domenica 9 dicembre

• Centro storico – Trovarobe – Edizione vetro, ceramiche, giocattoli e tante idee per Natale • Ufficio turistico – Visite guidate Castello h. 11-14.30-16 • Centro Cicogne - Appuntamento con l'esperto: approfondimento sugli animali che si possono osservare in questo periodo - h. 15

Giovedì 13 dicembre

• Fiera del Cappone • Elezione del Real Cappone 2018 • Inaugurazione II edizione Racconigi in Trippa • Gran Pentolata di minestra di trippa - h. 11,30 • “Borghi da Chef – Chef dei Borghi” sfida tra i Borghi racconigesi - h. 20

Venerdì 14 dicembre Sabato 15 dicembre Domenica 16 dicembre

• Racconigi in Trippa – La trippa incontra la Bagna Caüda • Racconigi in Trippa – Gemellaggio gastronomico - h. 18. Gran Galà della trippa - h. 20 • Racconigi in Trippa – Trippa su prenotazione h. 11,30 • Ufficio turistico – Visite guidate Castello h. 11-14.30-16 • Centro Cicogne - Appuntamento con l'esperto: approfondimento sugli animali che si possono osservare in questo periodo - h. 15

Lunedì 17 dicembre

• Biblioteca Le Clarisse – SALOTTO LETTERARIO - “Le colpe dei padri” di Alessandro Perissinotto. Si discuterà del libro e del tema “il passato nel presente” • Chiesa di San Domenico – Concerto di Natale eseguito dagli alunni delle scuole primarie e secondarie ad indirizzo musicale - h. 20.30 • Concerto di Natale – Organizzato dalla Parrocchia di Racconigi con la partecipazione della Banda Musicale di Racconigi, il Coro “Le Verne Giuseppe Milano” e i Cori Parrocchiali - h.21 • Centro Storico – Trovarobe • Centro Cicogne - Appuntamento con l'esperto: approfondimento sugli animali che si possono osservare in questo periodo - h. 15

Giovedì 20 dicembre Sabato 22 dicembre Domenica 23 dicembre

Mercoledì 26 dicembre Domenica 30 dicembre

• Ufficio turistico – Visite guidate Castello h. 11-14.30-16 • Ufficio turistico – Visite guidate Castello h. 11-14.30-16 • Centro Cicogne - Appuntamento con l'esperto: approfondimento sugli animali che si possono osservare in questo periodo - h. 15


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Teatro piemontese

EL FORNELALL'UNIVERSITÀ di Pierbartolo Piacenza

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Ma a Racconigi esiste una compagnia teatrale? Non lo sapevo. Fondata nel 1984 e quindi con 35 anni di ininterrotta attività la compagnia teatrale della città di Racconigi El Fornel a volte è ancora un oggetto misterioso. Nata per raccogliere fondi a favore della cooperativa sociale Il Comignolo, (in piemontese El Fornel) dopo lo scioglimento della coop continua la propria attività dedicandosi esclusivamente al teatro piemontese. Fino a tutti gli anni 90 del secolo scorso rappresenta i testi scritti da Gianpiero Ambrassa. In seguito, dopo la morte di Margherita Gribaudo, Gian-

Cin

Cinema CHESIL BEACH di Cecilia Siccardi

Lib

Libri di Michela Umbaca

“Di Maria non si dirà mai abbastanza”. Così rifletteva l’abate francese San Bernardo di Chiaravalle circa otto secoli fa. È proprio da questa considerazione sulla figura mariana che Corrado Augias ci inoltra su un

piero si concede un lungo periodo sabbatico. Subentra come autore e regista Gianni Cravero. Da due anni entrambi hanno smesso di essere membri attivi della compagnia che ha perciò deciso di portare in scena due commedie di Italo Conti. Testi scritti originariamente in italiano che El Fornel ripropone in piemontese. A coronamento dei primi 35 anni di attività il 22 Settembre a Polonghera e il 29 in Santa Croce a Racconigi la compagnia ha inaugurato gli anni accademici dei rispettivi Unitré. La compagnia attualmente è diretta dall'attore albese Sergio Salvano.

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Inghilterra, 1962. Edward Mayhew e Florence Ponting sono due giovani novelli sposi, in viaggio di nozze in un hotel vicino al mare. Dopo un impacciato ma sincero corteggiamento, i due hanno deciso di dichiararsi amore eterno nonostante background familiari e culturali profondamente diversi: Florence è una violinista classica proveniente da un ambiente benestante e rigido, mentre le origini di Edward, studente di storia, sono più umili. Durante la prima notte di nozze, differenze inconciliabili e traumi del passato affiorano, compromettendo irrimediabilmente la situazione e dando vita a insanabili incomprensioni. “Chesil Beach” è un film del 2017 di

Dominic Cook, uscito nelle sale italiane il 15 novembre 2018; si tratta di un adattamento dell’omonimo romanzo di Ian McEwan. È evidente nella messa in scena del racconto la provenienza del regista dall’ambito teatrale: Cook approccia infatti la storia in modo classico e fedele al testo di partenza, con una realizzazione piuttosto statica che, grazie alla recitazione di Saoirse Ronan e Billy Howle, ben restituisce la tensione psicologica tra i due protagonisti, il peso delle parole non dette, e pone l’accento sul fatto che la paura di agire ed esprimersi può avere conseguenze devastanti sulla vita di ognuno. Una buona trasposizione.

sentiero tanto mistico quanto misterioso, come quello di Maria di Nazareth. Lungi dall’essere un libro aneddotico e dottrinale, Inchiesta su Maria è un lungo e avvincente dialogo tra l’agnostico giornalista Augias e il filosofo delle religioni Marco Vannini. Dimenticate per un attimo la millenaria tradizione che ha avvolto la giovane Maria come la vergine che ha dato alla luce il figlio di Dio. Ma soffermatevi anzi sull’umanità e sulla componente umana di questa vigorosa e piccola donna, che ha ispirato per secoli artisti e scrittori in tutto il mondo. Liberatevi dal pregiudizio e da quel pesante velo di Maya così da lasciarvi trasportare in una lettura priva della volontà di catechizzare le ree anime e di inoltrarvi in una diatriba religiosa. Inchiesta su Maria va oltre l’aspet-

to divino e divinizzante della giovane giunta in una capanna per dar alla luce il Messia, il figlio di Dio; Inchiesta su Maria è e vuole essere un discorso critico e analitico della Maria umana, della Maria madre e figlia, con le sue debolezze e con i sui difetti. Considerate questo libro per quello che è: semplicemente un romanzo che vuole raccontare la storia vera della fanciulla che divenne mito, la cui umanità di ragazza semplice resta aggrappata ai cuori di molti, oggi come allora.

Corrado Augias, Marco Vannini “Inchiesta su Maria” 2013, pag. 342, € 10,45 Rizzoli Editore


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Mus

Musica Marchese Massimo, Nastrucci Ugo SI LA NOCHE HAZE ESCURA di Giuseppe Cavaglieri

“Si la noche haze escura”, recita uno dei titoli del Cancionero del 1556 che dà il titolo a tutto il disco “y tan corto es el camino, ¿Como no venis, amigo?”. Un cammino però che non è né cor-

to né tantomeno potrebbe esaurirsi in un solo disco quello qui presente dedicato al Cancionero del Duca di Calabria, uno dei molti, nonché uno dei migliori, esempi dell’incredibile vitalità che la musica spagnola tra rinascimento e barocco possedeva. Composto, o meglio, compilato, in Spagna e riproposto in numerose incisioni con la voce, due assoluti esperti come Massimo Marchese e Ugo Nastrucci ne danno cui una versione tanto diversa quanto ferreamente ancorata alla filologia che questo tipo di esecuzioni necessita, proponendo una versione per due vihuelas, trascrizione ampiamente presente all’epoca ed attesta dalle cronache per molti Villancicos di molti Cancioneri dell’epoca. Scegliendo attentamente i brani che maggiormente si prestavano ad essere reinterpretati secondo questo gusto, il duo realizza una prima mondiale che non potrà mancare di affasci-

nare ed intrigare gli appassionati di musica antica, nonché coloro alla ricerca di nuovi repertori da assaporare e nuove strade da percorrere. Il disco è stato registrato nel meraviglioso Castello di Morsasco nell’alessandrino, uno dei gioielli dell’architettura antica che oltre che fungere da perfetta cornice ha anche offerto la possibilità ai due strumenti di ritrovare la loro voce naturale come avrebbe potuto essere udita in un lontano passato da un possibile avventore che si aggirava per le contrade spagnole del rinascimento. Sia Massimo Marchese che Ugo Nastrucci danno prova con questo disco non solo di padronanza tecnica e di completo dominio del-

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lo strumento, ma si dimostrano come due assoluti punti di riferimento per l’interpretazione su strumenti antichi, in grado di rievocare e far rivivere nella contemporaneità un repertorio di rara bellezza e ascolto.

Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009 Direttore responsabile Miriam Corgiat Mecio Redazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Alessia Cerchia, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Francesca Galante, Marco Capello, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Cecilia Siccardi, Pino Tebano, Luciano Fico, Michela Umbaca, Grazia Liprandi, Barbara Negro, Anna Simonetti, Giancarlo Meinardi, Melchiorre Cavallo, Elisa Reviglio, Francesco Cosentino Sede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti contatti@insonniaracconigi.it Conto corrente postale n° 000003828255 Stampa Tipolitografia La Grafica Nuova - Via Somalia, 108/32, 10127 Torino Tiratura 1800 copie

Non qualcosa di fisico o materiale, niente che si possa apprendere o studiare sui banchi di scuola. Questa sensazione di “non finito”, di qualcosa lasciato a metà, è forse il margine, la partita che dobbiamo e vogliamo ancora disputare in questa momento, in questa nostra Storia. Sì, perché appartenere al genere Millennials esemplifica la volontà di partecipare alla parte di un tutto lasciato scorrere alla deriva, senza sapere se e come approderà al porto. Esemplifica l’eco di una voce sussurrata al vento, un sibilo che da lontano sembra voler dire “Si può fare.” C’è una frase del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa che, in qualche modo, mi ha sempre dato da pensare e che recita così: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». La pronuncia Tancredi, il figlio prediletto del principe Fabrizio Salina ed è forse la frase emblema dell’intero romanzo, proprio perché suggerisce due chiavi d’interpretazione molto affini, sotto certi aspetti, ai giorni nostri. La prima è che se vogliamo salvarci, è necessario un cambiamento, la seconda è che il cambiamento non deve aver luogo da un agente esterno, da un deus ex

machina che sovverta gli esiti delle nostre azioni e rimedi agli sbagli. Piuttosto allude al cambiamento dettato da un’esigenza interna, intima, che sovrasti l’inettitudine e l’inerzia collettiva e ci sproni a essere la differenza. Perché in un’Italia dove la diversità emargina, lo sconosciuto spaventa, il diverso è escluso, il debole umiliato, convivono le realtà dei centri di accoglienza, delle scuole che condannano il bullismo, dei commercianti che rifiutano di pagare il pizzo, dei giovani che scelgono di lavorare e dei meno giovani di riprendere gli studi, della donna che denuncia l’amante che la picchia, dell’amore libero e non stereotipato, della madre imprenditrice e del padre casalingo. “Se il vecchio potesse e il giovane sapesse”. La nostra generazione, il nostro tempo, non è la foto patinata su Instragram, non è uno slogan, un partito, il voto all’esame. Non è l’essere diverso davanti agli occhi dei più, ma scegliere di essere quello che in realtà crediamo e vogliamo essere: giovani consapevoli di essere un giorno i vecchi che hanno lottato per una generazione che fosse diversa. di Michela Umbaca

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