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E ci mancava anche il virus...regale di L. Oggero
“E ora che abbiamo scoperto di essere tutti uguali…”. Questa frase, pronunciata più o meno così da un bambino in una pubblicità televisiva di una nota assicurazione, è stata di ispirazione per il mio editoriale di questo numero. E la prima domanda che mi sorge spontanea, per dirla alla Gigi Marzullo, è la seguente: ci voleva una pandemia per capire che siamo tutti uguali? La risposta rasenta ragionamenti filosofici, io mi limiterò a capire in che senso possiamo essere tutti uguali. A parte che dovremmo esserlo a priori tutti uguali, ma questo è un altro tema che aprirebbe un dibattito infinito… Sicuramente in questi mesi in cui abbiamo imparato a dire o sentiamo praticamente tutti i giorni Covid19, una parola nuova, che non suona neanche tanto bene, nella sua freddezza e scientificità, siamo diventati tutti uguali, perché i destini individuali sembrano essere diventati uno solo. Il mondo sta vivendo in modo praticamente uguale, come in una nebbia che lascia poco spazio agli spiragli di luce (nelle ultime settimane la luce sembra più forte, finalmente…). Siamo come ovattati nella nostra quotidianità, caratterizzata dalle “limitazioni” a quella libertà, a volte forse eccessiva, alla quale eravamo abituati, dettata da ritmi frenetici (troppo), sempre alla ricerca di qualcosa in più che ci rendeva disuguali, aggiungerei… E così scopriamo che è proprio vero che noi italiani siamo tutti abili pizzaioli: per settimane in molti supermercati c’è stata la “ricerca del lievito perduto”, degna di un film di Indiana Jones, oppure siamo diventati tutti attenti al fisico, con la ginnastica a casa. Questi due aspetti, divertenti e che strappano un sorriso, non sono gli unici che ci rendono uguali: vedere code interminabili (soprattutto le prime settimane di contagio) davanti ai supermercati, agli ospedali, o alle poche attività aperte, mi ha fatto venire in mente l’ordine e la disciplina della società cinese. Sì, proprio la Cina, dove, a tanto rigore, si contrappongono situazioni al limite. E proprio da questa Nazione è iniziato tutto (come altre volte in passato), ma qualcosa è andato diciamo storto, ed ora siamo qui, tutti uguali, a combattere contro il Coronavirus (altro nome che suona di beffa: un virus come fa ad essere regale nella sua morfologia…). Un nemico comune che ci rende tutti uguali. Ed in questo caso l’uguaglianza non è mai stata così chiara. Questa mia ultima riflessione non è una critica al popolo cinese, perché è la natura a decidere dove colpire, ma una constatazione quasi sarcastica sul fatto che purtroppo ultimamente i virus sembrano diffondersi in specifiche situazioni ambientali (inquinamento, sfruttamento della terra…). La natura ci sta lanciando segnali? Credo che l’abbia sempre fatto da quando l’uomo ha la facoltà di intendere che l’ambiente è l’unico habitat in cui può vivere, e di volere preservare la Terra che, ahimè, è l’unico pianeta abitabile del nostro sistema solare. E prima di guardare ad altri corpi celesti abitabili, cerchiamo di arrivarci: tutti uguali e, soprattutto, il più sani possibile!
A cura del Direttore Livio Oggero
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