Aprile 2011

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Chi è?...

Simone Stefanelli, maestro “ladro” d’immagini Simone Stefanelli è un innamorato dell’imimbastiva un ideale commento continuamagine. Figurativa, scritta o musicale, non to senza ledere il fascino individuale delle importa. E’ un artista immagini che, com’è che fa parte di quei noto, spesso hanmoderni “trovatori” no la meravigliosa giramondo, all’apabilità di richiamare parenza sognatori anche associazioni perditempo, capastoriche. ci d’innamorarsi di Il giovane Stefaneluna foglia, di una li si buttò sui libri e pietra o di un rolesse tanto di Joseph spo. E’ un romanLouis Gay-Lussac, lo tico, forse demodè, Simone Stefanelli con due “spigolatori” nella più scienziato francese ma con la saggezza grande discarica africana (immagini di altre tragedie) che ai primi dell’otdi saper godere sensazioni sconosciute tocento sentenziò che la fotografia segnaspecialmente a chi è immerso nel sistema va “l’origine di un’arte nuova nel mezzo mercantile della quotidianità. Ha girato e di una vecchia civiltà; un’arte che formerà gira il mondo per rubare immagini di vita un’epoca e sarà considerata motivo di gloo di natura morta, con scatti fotografici che ria….” e poi, siccome non aveva santi in raccontano storie liete o tragiche, le une e le altre, emozionanti anche per il lettore più rozzo, coriaceo e distratto. L’humus della sua attività è tutto qui, sublimato in un’esercitazione intellettuale che non s’impara in nessuna scuola essendo innata nell’animo come una quintessenza di una filosofia esistenziale, a volte espressa con estemporanee bizzarrie, destinate ad essere accolte e nobilitate dalla critica degli addetti ai lavori. Dopo un’esperienza di scultore del paradiso che lo accreditassero nel giro dei ferro e della creta, Simone Stefanelli scoprì fotoreporter per debuttare in quel mondo di non essere compiutamente soddisfatto tentacolare e accattivante celebrato da cedalle opere-immagini che andava creando, lebri registi in film d’avventura, di guerra, di perché la loro gestazione andava per le lunspionaggio e di mondanità, prese il treno e ghe e l’attesa della nascita non era tolleralasciò Ponsacco per approdare laddove sabile per il suo carattere impetuoso che lo ha peva di poter mettere in pratica il suo ardito fatto scalpitare fin da ragazzo. Cercava una progetto. Senza tessere professionali di ripaternità a tamburo battente e per la prima conoscimento o lasciapassare, munito solvolta la realizzò con una macchina fotografica anzianotta, ma dotata di lenti Zeiss, trovata in soffitta della mamma. Fu quello lo strumento adatto ad esaudire la bramosia del dare corpo istantaneo al suo rimuginìo

nella testa. Insomma un “cotto e mangiato” delle sue Verità da trasmettere con le immagini. Ebbe quindi la certezza che la fotografia, come mezzo di comunicazione, si accordava perfettamente con il tempo e 12

tanto di uno zaino militare e delle inseparabili macchine fotografiche, iniziò un percorso difficile, ostile e anche pericoloso poiché Stefanelli prediligeva raccontare il dolore, la miseria, l’ingiustizia, la fame, la guerra... E così lo ritroviamo nei più cupi scenari dove l’odio e la barbarie riducono l’uomo in un animale ferocissimo. Kosovo, Bielorussia, Haiti, Afghanistan, Kartum, Darfur, Nicaragua, basterebbero soltanto questi nomi che

richiamano soltanto violenza e morte, per dare un’idea dove e come il fotografo è andato a raccogliere le immagini. Ma non per avventura, bensì per dimostrare a se stesso che non aveva nulla da invidiare ai colleghi iscritti all’albo professionale che sapevano

lavorare con freddezza in qualsiasi situazione anche la più drammatica. Bisogna dire che qualche Santo o la fortuna, come vi pare, debbono averlo assistito, come quando lo catturarono e non avendo i documenti di cui ogni giornalista o fotoreporter di guerra deve essere munito, gli fecero passare un bruttissimo quarto d’ora. O meglio, un paio d’ore. Moltissimi gli incontri con personalità di alto profilo, come Padre Alex Zanobelli, il celebre Comboniano che ha dedicato la vita alla misera umanità nello squallore delle bidonville. Le sue fotografie cominciarono ad apparire su talune prestigiose pubblicazioni italiane ed estere diffuse dalle grandi agenzie fotografiche una delle quali voleva in tutti i modi assumerlo. Ma Stefanelli, che ha sempre amato fare tutto di testa sua, continuò a lavorare da “free-lance”, vale a dire da libero professionista, tanto libero finchè un giorno decise di ritornare a Ponsacco per metter sù famiglia con la sua Sonia, agile poliglotta, che con molta pazienza gli aveva insegnato l’inglese. Oggi Simone Stefanelli ha varato una singolare attività, unica in tutta la provincia. Una scuola, o forse un club dall’aria un po’ ottocentesca, come quegli esclusivi circoli letterari dove si riunivano la haute cittadina per ascoltare le paludate lezioni dei grandi scrittori, pittori e musicisti. E’ superfluo indicare che la scuola di questo vibratile Maestro è una scuola d’arte fotografica e quindi anche della speciale tecnica di manovra della macchina fotografica. Insieme a questa importante iniziativa Stefanelli ha messo in campo la sua esperienza di viaggi organizzando safari fotografici o comunque spedizioni in zone sempre lontanissime dai chiassi della globalizzazione o nelle località più celebri di centri della cristianità. F.P.


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