NO. 23 I'GIORNALINO

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allora indetto un referendum per la secessione dall’Ucraina: negli Oblast’ di Donec’k e Lugans’k, con un’affluenza di circa l’80%, la maggioranza dei votanti votò a favore dell’indipendenza delle due repubbliche autoproclamate di Donec’k e Lugans’k. Il referendum si tenne anche a Kharkiv, ma la bassa affluenza in questa regione garantì la sua permanenza in Ucraina. Il governo ucraino, che considerava questa contro-rivolta una minaccia alla propria integrità territoriale e un’interferenza russa negli affari interni, provò subito a reimpossessarsi militarmente della regione mandando esercito e forze speciali per sedare il moto secessionista. I separatisti replicarono con il fuoco: iniziò così la Guerra del Donbass, arrivata oggi al suo culmine e, a quanto pare, alla sua drammatica (ancora in corso) conclusione. Inizialmente l’esercito ucraino, addestrato ed equipaggiato malamente, subì forti perdite da parte dei separatisti, tanto che alcuni reparti dell’esercito cedettero prigionieri o armi ai ribelli sostenuti dal Cremlino. Allora subentrarono milizie paramilitari, formate da ultras calcistici (spesso vicini ad ambienti di estrema destra) e © Wikipedia finanziate da oligarchi quali Ihor Kolomojs’kyj (lo stesso che ha finanziato la campagna elettorale dell’odierno presidente ucraino Volodymir Zelens’kyj). All’indomani dell’inizio del conflitto e per porvi fine, i governi tedesco, russo, francese, bielorusso e ucraino suggellarono gli Accordi di Minsk: tali accordi imponevano di porre fine agli scontri, di deporre le armi da entrambi gli schieramenti e di garantire un margine di autonomia alle regioni del Donbass – una soluzione assimilabile allo Statuto di autonomia di cui gode l’Alto Adige rispetto allo Stato italiano. Ma nessuna delle due parti coinvolte accettò le condizioni ed entrambi violarono più volte gli accordi presi.Il conflitto è così proceduto per altri otto anni, tra bombardamenti e scontri nelle trincee, interrotti a volte da brevi e instabili cessate il fuoco. Se da una parte il governo ucraino ha ricevuto sostegno materiale e mediatico da parte dei governi occidentali (così come il Cremlino ha fatto con le forze separatiste), dall’altra la sua gestione del conflitto ha spesso destato critiche da taluni riguardo al bombardamento di civili e l’inquadramento nella Guardia Nazionale di gruppi paramilitari neonazisti. Questi gruppi si sono spesso macchiati di crimini di guerra – come tra l’altro hanno denunciato Human Rights Watch e Amnesty International, organizzazioni tutt’altro che filorusse. Tra questi gruppi il più famigerato è il Battaglione Azov, formato da un gruppo di nazionalisti ucraini ed estremisti di destra provenienti da tutta Europa, anche italiani. Questo gruppo estremista è tornato alla ribalta in questi ultimi mesi: da una parte è stato usato come pretesto da Putin per l’invasione 38


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