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LINA KOSTENKO

di Francesca Oriti

In seguito ai recenti eventi è importante comprendere le radici profonde della guerra in corso in Ucraina e approfondire le radici culturali di questo popolo indomito. Una delle voci più importanti del panorama letterario contemporaneo ucraino è sicuramente Lina Kostenko, poetessa e scrittrice che ha inciso profondamente sulla storia del suo Paese. Lina Kostenko nasce a Ržyščiv, una sobborgo di Kiev, il 19 marzo del 1930. Particolarmente importante ricordare la data di nascita perché proprio tra il 1932 e il 1933 si verificò l’Holodomor, la grande carestia in cui morirono milioni di ucraini causata dal malgoverno dell’Unione Sovietica. Quando i kulaki, piccoli proprietari terrieri mediamente agiati, si opposero fermamente alla collettivizzazione delle terre imposta da Stalin, furono giustiziati o deportati in Siberia e la mancanza della forza-lavoro nei campi si unì a leggi che prevedevano la condanna a morte per il minimo furto di cibo, come scrive lo storico Bruteneau “la necessità di sfamarsi era considerata un crimine contro lo Stato”. La poetessa vive quindi la sua infanzia in un Paese martoriato e matura ben presto un forte bisogno di autodeterminazione per sé e per il suo popolo. Nonostante avesse completato la sua formazione a Mosca, diplomandosi all’Istituto di Letteratura “Maxim Gorky” nel 1956, dopo le sue prime raccolte poetiche Prominnja zemli (“Raggi della terra”) e Vitryla (“Le vele” e Mandrivky sercja (“Viaggi del cuore”) fu sottoposta ad una censura ventennale. Questo tuttavia non impedì a Kostenko di distinguersi all’interno del gruppo di giovani intellettuali ucraini comunemente denominati Šistdesjatnyky, che negli anni Sessanta propugnarono l'avversione al totalitarismo e la valorizzazione della

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cultura ucraina attraverso varie espressioni artistiche realizzate da esponenti come Les Tanyuk, regista e parlamentare, e Alla Horska, pittrice e attivista per i diritti umani. Le opere di Kostenko sono caratterizzate da un linguaggio innovativo, con mescolanza dell’ucraino antico e moderno e del verso libero e della strofa classica. Viene pubblicato nel 1979 il capolavoro di Lina Kostenko, “Marusja Čuraj”, un romanzo storico in versi che racconta le vicende di un cantante di musica popolare ucraina del XVII secolo e che ha meritato all’autrice il Premio Ševčenko nel 1987. Il fascino per il Rinascimento non si limita alla madrepatria, infatti l’autrice ambienta in quest’epoca anche il poema drammatico “Snih u Florenciji” (“Neve a Firenze”) pubblicato nel 1989 e incentrato sul ruolo dell’arte in rapporto alla misurazione del tempo. Sulla riflessione estetica ritorna anche nell’opera “Berestečko”, anche questo un poema storico in versi, ambientato nel Seicento ucraino, prova dell’abilità di introspezione psicologica dell’autrice. La docente di Ucrainistica alla Sapienza Oxana Pachlovska (peraltro figlia dell’autrice) definisce l’interiorizzazione del tempo e della storia il tema centrale della produzione poetica di Lina Kostenko, che sostiene con la propria opera e con la propria vita l’importanza per l’individuo di contribuire al progresso storico con una precisa scelta etica. A dimostrazione del suo impegno a difesa della libertà si legga la lettera di protesta che nel 1965 sottoscrisse affinché venissero liberati alcuni intellettuali ucraini arrestati dal regime. Inoltre la poetessa ha assistito alla tragedia di Chernobyl e ha espresso le sue riflessioni sulle cause e le conseguenze del disastro nel romanzo “Zona vid č u ž ennja” (“Zona d’estraniamento”) del 1999, in cui lamenta l’estraniamento dell’uomo dal suo simile denunciando un “buco nero della coscienza umana”, parole che risultano purtroppo drammaticamente attuali.