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Oulx: la dell’incontropotenza

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Scritto da: Gaia Lagravinese

Sulle montagne della Val di Susa, nella cittadina di Oulx, in Italia, i cittadini e le cittadine operano su base volontaria nel rifugio Fraternità Massi con lo scopo di aiutare le persone migranti a percorrere uno dei tratti più impervi della rotta alpina.

La solidarietà è una potentissima forma di resistenza.

1. Il presente articolo costituisce una versione breve di un saggio scritto nell’ambito del corso universitario Migration, mobilities and identities. Il documento sarà pubblicato nella sua versione integrale sul libro dell'Universidad de Beira Interior di Covillha, presso la quale sto svolgendo un periodo di mobilità internazionale (Erasmus). Il volume ha lo scopo di raccogliere gli scritti più interessanti prodotti nell’ambito delle ultime due sessioni di esame e porta il titolo Mobilities, migration and identities: teaching and learning. Editato da Catarina Sales. Cies-Iscte editor.

Tutti gli spazi, in particolare quelli di frontiera, sono un intreccio di profonde contraddizioni legate al movimento e alla percezione che di loro si fa chi li attraversa. Per un turista che decide di sciare dall’Italia alla Francia, il confine è quasi impercettibile. Per le persone migranti, lo stesso confine rappresenta un momento di impensabile tensione.

Da queste contraddizioni sorgono diverse e diametralmente opposte idee legate alla difesa del territorio: per alcuni, in particolare per i poteri istituzionali, la difesa consiste nel preservare l'economia locale e il turismo: il passaggio dei migranti altro non fa che rovinare l’immagine del perfetto villaggio di montagna innevato e avvolto nell’incanto. Per gli abitanti della montagna, invece, difendere un territorio significa innanzitutto tutelare la solidarietà e la cura di coloro che lo attraversano: “Non vogliamo che le nostre montagne diventino un cimitero, come lo è oggi il Mediterraneo”, a erma una volontaria operatrice presso il rifugio Fraternità Massi, situato nella cittadina di Oulx a partire dal 2021.

Il rifugio si trova in una posizione strategica lungo la traiettoria della rotta alpina, un percorso di circa 10-15 chilometri che collega Oulx alla cittadina francese di Briançon, dove un altro rifugio adibito all’assistenza ai migranti, Les terraces solidaries, è ubicato. A partire dal 2018 la rotta alpina ha visto un boom di presenze, e i migranti passati per Oulx sono aumentati da 8302 nel 2022 a 12.241 nel 2023, secondo quanto indicato in un report dell’associazione On Boarders.

Giovani che parlano prima di partire

E’ proprio nel 2018 che un coloratissimo gruppo composto da persone anarchiche, cattoliche e membri della Croce Rossa decise di dar vita all’occupazione abitativa Casa Cantoniera, "un rifugio di solidarietà aperto a tuttə e un luogo di resistenza contro i confini", uno spazio in cui ripensare drasticamente i connotati dell’ ospitalità (per fare un esempio, veniva data a chiunque la possibilità di cucinare i pasti in autonomia, per sè e per lə altrə, gesto assolutamento non scontato in un contesto, quello della gestione dell’immigrazione, solitamente caratterizzato da un atteggiamento paternalistico da parte delle istituzioni, nonchè dall’ infantilizzazione delle persone migranti). Nel 2021, tuttavia, l’occupazione viene sgomberata in seguito alla volontà del comune di riprendere in mano il controllo dei flussi: nasce così il rifugio Fraternità Massi, la cui gestione viene a data ad una fondazione cattolica (Talità Kum) e a diverse ONG (Rainbow for Africa, Doctors for Human Rights e Diaconia Valdese). In realtà gran parte del lavoro viene ancora svolto su base volontaria dalle variegate anime politiche che avevano dato vita alla precedente occupazione.

Gli operatori e le operatrici del rifugio si occupano di spiegare alle persone migranti i passi da compiere, informano i minori dei loro diritti, fra cui

quello di passare dalla gendarmerie francese, in teoria, senza timore; procurano le attrezzature adatte ad attraversare la montagna a chi, invece, non può o non vuole correre questo rischio e deve addentrarsi per impervi sentieri di montagna, una geografia di cui nella memoria del loro viaggio, fatta per lo più di deserti e poi mari, non vi è alcuna traccia. Tutte queste attrezzature (scarponi da neve, giacche a vento, sciarpe e cappelli) ritornano poi al rifugio grazie al contatto e alla collaborazione con Les terraces solidaries, il rifugio da cui si passa dopo aver attraversato il confine. I volontari e le volontarie si occupano anche di accompagnare le persone al

bus facendo spesso da mediatrici con l’autista e nel pomeriggio si aspettano i nuovi arrivi, nonché il ritorno di chi è stato respinto alla frontiera e al quale viene fornita assistenza legale da parte di avvocati anch’essi volontari. Autobus e sicurezza

Ciò che non sfugge a chi spontaneamente orbita in questo universo di solida rietà e collaborazione, è la potenza dischiusa dall’incontro fra innumerevoli persone accomunate dall’esperienza del viaggio, dal contatto fra vite attorci gliate attorno al movimento, all’inalienabile diritto, al fondamentale bisogno di muoversi che caratterizza l’umanità intera, da sempre.

Le volontarie e i volontari sanno che le persone con cui interagiscono non sono solo migranti, ma sono primariamente, originariamente viaggiatrici. Per sone la cui intera vita, o comunque una sua grande parte, si è dispiegata attor no al nodo del viaggio: chi è partito bambino e arriva adulto, chi non ha finito la scuola per cui ciò che sa l’ha imparato viaggiando, nuclei familiari che da 2 o 3 membri arrivano a contarne anche 5 o 6 durante il cammino.

Questo aspetto è un dato di cui le narrazioni dominanti sulla migrazione non tengono quasi mai conto. “Disperazione”, “Fuga”, “Guerra”, “Fame”, sono le prime idee che si associano al fenomeno migratorio quando non si parla, nei peggiori dei casi, di “invasione” o “furto di cultura e lavoro”.

Chi migra è, invece, prima di tutto un espertissimo viaggiatore. Ognuno ha un cammino alle spalle e una meta da raggiungere. L’incontro fra esperti viaggia tori è sempre fonte di fascinazione e curiosità, che, se combinati con tatto ed empatia, possono dar luogo a profonde connessioni umane, come quelle che nascono fra le volontarie del rifugio e la gente che lo attraversa. Camminatori

In mare, come in montagna, chi è in pericolo deve essere aiutato. È un imperativo morale che trascende le leggi e i confini. Così come l'eroina greca Antigone sfidò il tiranno Creonte e le leggi della polis per seppellire il suo amato fratello Polinice, allo stesso modo una legge del mare e una legge della montagna operano silenziosamente nel mondo, emanate non da un governo, ma dal senso di umanità. Troppo spesso, però, “la giustizia del potere è igiu stizia della vita”2 . E porta con sé l'immagine di una donna incinta di nove mesi respinta al confine francese. Porta il nome di ogni persona che ha perso la vita attraversando il Mediterraneo su barche sovra ollate, il nome di coloro che sono stati imprigionati in Libia, di ogni donna lì violentata, di chi è stato deportato in Albania o trattenuto nei centri di permanenza per il rimpatrio. La giustizia del potere che troppo spesso è ingiustizia della vita ha la voce di coloro che sono morti assiderati in montagna o annegati in mare nell’assordante silenzio delle istituzioni.

Dare il proprio contributo volontario in contesti come quello del rifugio di Oulx è un’indubbia fonte di supporto, sia agli altri sia alla propria coscienza. Resta però un senso di frustrazione legato alla consapevolezza che, nonostante l’impegno personale, la messa a disposizione del proprio tempo e delle proprie energie, il problema rimanga strutturale. E che l’aver sperimentato la pace sia una grande privilegio.

La pace, così come la libertà di viaggiare, è un diritto universale. È pertanto dovere universale di chiunque abbia già nelle mani tali diritti, quello di sforzarsi nel di onderli e coltivarli in tutto il mondo, nelle scuole, nelle piazze, ai confini, con ogni mezzo a propria disposizione.

2. Frase della militante NOTAV Nicoletta Dosio, nell’articolo https://serenoregis.org/2021/10/07/sgomberata-la-casa-cantoniera-di-claviere/

Diseño: sebastianbarbosa.com

Fotografia: Giorgia Monti

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