GP Magazine marzo 2024

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Copia omaggio 3/24 Anno 25 - Numero 271 www.gpmagazine.it MICHAEL E ANDREW CIPRIANI I GEMELLI PIÙ BELLI DELLO SPETTACOLO

ANNO 25 - Numero 271

MARZO 2024

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 421/2000 del 6/10/2000

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EDITORIALE

LUCCA 2024 UNA CITTÀ DA MILLE RISORSE

Con il Carnevale 2024, Lucca si è messa alle spalle un’intensa parentesi invernale che l’ha vista protagonista nell’ambito delle tradizioni e della cultura, forte richiamo di turisti e visitatori anche nei mesi più freddi.

Adesso è tempo di pensare all’evento culturale clou, il Festival Lucca Città di Carta, che si svolge il 27 e il 28 aprile prossimi e apre le porte ad una stagione ricca di appuntamenti.

Lucca Città di Carta è un festival culturale di rilevanza nazionale dedicato ai libri e alla piccola editoria, che trova in questa manifestazione, il cui ingresso è gratuito, la sua naturale ribalta. Anche questa edizione, come le precedenti, si svolgerà nella splendida cornice storica del Real Collegio, che si presta ad essere l’ideale salotto culturale e punto di riferimento per intellettuali, scrittori, editori ed artisti, che trovano in questo Festival l’occasione di incontro e di scambio annuale. Il Real Collegio è senza dubbio la struttura storica più importante di questa meravigliosa città toscana.

La primavera, l’estate, per arrivare all’autunno di questo 2024, sarà anche l’occasione per celebrare il centenario della morte di Giacomo Puccini, che nacque proprio a Lucca il 22 dicembre del 1858. A lui verranno dedicati concerti, mostre, incontri, il cui calendario è ancora in via di definizione per il susseguirsi di eventi che andranno ad aggiungere al già ricco carnet di appuntamenti per ripercorrere la vita e la carriera di uno dei più grandi compositori italiani della storia.

Il 2024 di Lucca sarà anche a forte matrice sportiva. Mercoledì 8 maggio, infatti, ospiterà l’arrivo di una tappa del Giro d’Italia. L’ultima volta avvenne il 9 giugno del 1985. Sarà un’occasione per i tanti appassionati sportivi di riversarsi a Lucca, che per tradizione è legatissima alla bicicletta. Infatti, all’interno delle mura, ci sono diverse attività di noleggio di bici che permettono ai visitatori di vivere l’esperienza in città in maniera diversa nel rispetto dell’ambiente.

Molto forte, inoltre, è la matrice musicale che contraddistingue proprio la città di Puccini. Non a caso da anni il Lucca Summer Festival si propone come contenitore estivo di concerti ed eventi di qualità straordinaria. Quest’anno l’appuntamento di forte richiamo è il concerto dei Duran Duran che si svolgerà il 21 luglio alle ore 21.30 in Piazza Napoleone. Simon Le Bon & c. eseguiranno i loro più grandi successi, tutte le hits che hanno consentito alla band inglese di vendere oltre 100 milioni di dischi in tutto il mondo. Dal 28 luglio al 29 settembre, infine, Lucca ospita la Biennale Cartasia, il più grande evento al mondo sull’arte, il design e l’architettura in carta e cartone. Quest’anno la manifestazione avrà come temi portanti la guerra, l’ambiente e i movimenti di massa. Infine, dl 30 ottobre al 3 novembre sarà la volta di Lucca Comics & Games, che cercherà di bissare il successo della passata edizione con oltre 314.000 biglietti di ingresso venduti in cinque giorni.

Possiamo proprio dire che a Lucca non ci si annoia di certo!

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Sommario 3 10 MICHAEL E ANDREW CIPRIANI 18 DOTTOR ANTONIO GORINI LA SALUTE E’ DONNA 22 EMANUELE SALCI 24 MAXIMILIANO ULIVIERI 30 BURGER BATTLE 2024 36 ROBERTO LUIGI PAGANI 40 CORRADO AJOLFI 43 STEFANIA JADE TRUCCHI 46 I SEGRETI DELL’ARISTON 48 GABRIELE RAHO 50 GIAN VITO CAFARO 53 RAFFAELLO BALZO 56 STORIE DI RADIO LUIGI GUIDA 58 VIAGGI & VIAGGIATORI L’ALBANIA 10 50 53 22 43 46 56

NOTE E SOLIDARIETÀ

A SANREMO LA

PRIMA EDIZIONE

DI “WOMEN FOR WOMEN AGAINST VIOLENCE CAMOMILLA MUSIC AWARD”

La musica è portavoce di una lingua universale ed è un potente strumento di sensibilizzazione per favorire il cambiamento, “è una legge morale: essa dà anima all’Universo, ali al pensiero, slancio all’immaginazione, fascino alla tristezza, impulso alla gioia e vita a tutte le cose. Essa è l’essenza dell’ordine ed eleva ciò che è buono, giusto e bello, di cui è la forma invisibile, ma tuttavia splendente, appassionata ed eterna” scriveva Platone. Francesco Facchinetti, Gatto Panceri, Paola & Chiara, Jo Squillo e Stash dei The Kolors sono gli artisti che nella magica e frenetica atmosfera di Sanremo 2024 hanno ricevuto il “Women for Women against Violence – Camomilla Music Award”, premio legato alla kermesse tv andata in onda recentemente su Rai Tre e dedicato ad autori ed interpreti che hanno lanciato messaggi sociali sui due temi della violenza di genere e del tumore al seno. Il dato è impressionante, ogni anno in Italia oltre 100 donne vengono uccise da uomini che, quasi sempre, sosten-

gono di amarle, e che il tumore al seno è il big killer più letale e più frequente del genere femminile e principale causa di mortalità oncologica, 12 mila decessi all’anno.

Questa prima edizione dell’evento dell’Associazione Consorzio Umanitas presieduto da Donatella Gimigliano, e patrocinato dal Ministero della Cultura, dal Comitato Unico di Garanzia del MIC, dalla Regione Liguria, dal Comune di

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Beppe Convertini e Jo Squillo Gatto Panceri e Antonio Centomani

Sanremo, da RAI SOSTENIBILITA’, dalla SIAE, dall’AFI, da MUSITALIA, e dalla LILT (Lega Italiana Lotta contro i Tumori), è stato “itinerante” perché la consegna del prestigioso premio, una scultura realizzata dal maestro orafo Michele Affidato, partner storico della kermesse, è avvenuta nei vari giorni di svolgimento del Festival. La presentazione del premio, a cura del volto noto di Rai Uno al timone della fortunata trasmissione Uno Mattina in Famiglia Beppe Convertini, si è tenuta a Casa Sanremo. Oltre all’indicazione della rosa dei premiati è stata introdotto anche il concorso nazionale “Women for Women against Violence Music Contest”, nuovo progetto della casa discografica Musitalia e

dell’Associazione Consorzio Umanitas Aps, con il patrocinio di AFI, che con una giuria di esperti selezionerà il brano inedito più significativo di comunicazione sociale sulle due problematiche che riceverà il “Camomilla Music Award” e potrà esibirsi nell’edizione del programma diretto da Antonio Centomani nell’autunno 2024. Qualche nome delle personalità che hanno ricevuto il Camomilla Award, Malika Ayane, Carolina Crescentini, Carolyn Smith, Valeria Solarino, Giorgio Pasotti, Alessio Boni, Antonia Liskova, Eleonora Daniele, Maria Grazia Cucinotta, Leyla Hussein (attivista mondiale contro le mutilazioni genitali), Antonio Maggio, Luca Tommassini, Giovanni Caccamo, Chiara Francini, Paola Minaccioni, la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri, Barbara De Rossi, Gessica Notaro, Lavinia Biagiotti.

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Stash dei The Kolors Agostino Penna e Paola e Chiara Francesco Facchinetti e Donatella Gimigliano

MICHAEL E ANDREW CIPRIANI

I GEMELLI PIÙ BELLI DELLO SPETTACOLO

Sono i due gemelli più richiesti del momento, sguardo tenebroso, fisico mozzafiato, occhi di ghiaccio, sono alcune delle caratteristiche che arrivano subito all'occhio attento del pubblico. Romani di nascita ma sempre in giro per il Mondo, la nostra redazione li ha incontrati per farli conoscere a voi lettori

Ricordate la vostra prima esperienza insieme e cosa oggi vi portate dietro della vostra carriera?

“La nostra prima esperienza lavorativa è stata negli Stati Uniti a New York. Lì abbiamo iniziato la nostra carriera in un grande negozio di abbigliamento come modelli di Hollister e ci prestavamo a fare shooting fotografici con i passanti. Successivamente siamo stati notati da un passante che si è manifestato come un agente di Hugo Boss e da lì alla sola età di 18 anni abbiamo iniziato il nostro percorso lavorativo insieme. Della nostra carriera ci portiamo tanta soddisfazione personale per esser riusciti a fare ciò che ci è sempre piaciuto… specialmente di condividere questa passione insieme”. Due artisti inseparabili, qual è il segreto del vostro successo?

“Il nostro punto di forza è l’unione solida che abbiamo. Insieme ci compensiamo e questo messaggio arriva anche allo stilista che ci ingaggia per un eventuale shooting o passerella. Il segreto del nostro successo è la nostra umiltà, la positività e tantissima pazienza. Sono un po’ gli ingredienti fondamentali della ricetta”.

Moda o Cinema, cosa preferite di più e perché?

“Ci siamo sempre concentrati nell’ambito della moda. Con l’avanzare del età abbiamo riscontrato che il cinema è un po’ il sogno nel cassetto e ci auguriamo che con il nuovo progetto si avveri questo sogno che abbiamo fin da piccoli. In passato abbiamo avuto delle piccole esperienze nel settore cinematografico e ci siamo resi conto che poteva essere il nostro mondo. Quest’anno siamo stati chiamati sul red carpet del Festival del Cinema di Roma dove abbiamo rilasciato anche diverse interviste”.

Le vostre esperienze vi hanno portato anche all'estero. Cosa secondo voi è diverso dall'Italia e quali aspetti bisognerebbe cambiare?

“L’unica differenza che abbiamo trovato è il cinema per gusti personali e il nostro sogno nel cassetto è quello di lavorare in un film americano. Chissà magari un giorno… ‘never say never’. Le differenze che abbiamo riscontrato negli Stati Uniti sono la maggiore preparazione nel cinema e una maggiore preparazione per quanto concerne noi italiani nella moda. Per il resto, come si dice ‘tutto il mondo è un Paese’ ed è anche normale avere differenze; l’importante è avere la preparazione per affrontare qualsiasi tipo di lavoro”.

Siete protagonisti di un libro scritto da Gianluca Moro, un dark fantasy. Una storia incentrata su due fratelli gemelli vampiri che hanno i vostri nomi, un'ispirazione diretta quella dello scrittore. “Siamo protagonisti di questo nuovo progetto, un dark fantasy scritto da Gianluca Moro, tra l’altro un nostro caro amico, nel quale ci ha voluto a tutti i costi come protagonisti principali della storia e della copertina del libro, avendo lasciato i nostri veri nomi nel romanzo. Ha voluto descrivere e mettere la differenza dei due protagonisti descrivendoli nel libro con un pizzico di fantasia e chissà anche un po’ di realtà: sarà la cosiddetta nuova era dei ‘fratelli Salvatore’”. Siete in tour per la presentazione del libro che vi vede protagonisti, che emozioni state provando?

“Emozioni fortissime… E’ il nostro primo libro dove siamo protagonisti principali e dove i personaggi mantengono il nostro nome e cognome, dando al lettore e alle persone che ci seguono l’input che siamo proprio noi i personaggi che affrontano le mille situazioni nel romanzo… Per il momento ci possiamo ri-

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tenere molto fortunati per come sta andando. E’ uscito da solo un mese e le copie sul sito della Mondadori sono esaurite. Vista la grande richiesta, stiamo già pensando ad un sequel del romanzo”. I social sono impazziti per il vostro successo. Le fan commentano e vi scrivono, che rapporto avete con loro?

“Siamo contentissimi del successo che sta avendo questo progetto e ci auguriamo che continui così. Abbiamo lavorato duramente per la realizzazione di questo libro insieme allo scrittore Gianluca Moro, un nostro caro amico. La cosa che ci rende più orgogliosi di noi stessi è vedere la gente che ci supporta per tutti i lavori che facciamo. Senza il loro appoggio non ce l’avremmo mai fatta. Ringraziamo tutte le persone che ci seguono e le ‘fans’ che stravedono per questo progetto. Il rapporto che abbiamo con chi ci segue è stupendo, anche perché senza di loro non sarebbe la stessa cosa. Il sostegno che ci danno è davvero incredibile e non smetteremo mai di ringraziarli tutti”.

Nei progetti futuri anche una serie tv sul libro. Siete pronti ad interpretare due vampiri e il ritorno al Festival del Cinema di Roma?

“Riguardo ai progetti futuri qualcosa bolle in pentola ma non diciamo nulla essendo molto scaramantici. Ci esponiamo solo nel dire che ci saranno delle novità all'estero. Ci piace lasciare un po’ di mistero”. Il nostro pubblico dove può seguirvi?

“Le nostre pagine Instagram sono: iammichael_cipriani e yosoyandrew_cipriani. Un saluto ai lettori di GP Magazine”.

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Il potere terapeutico della musica

Adelia Lucattini: “La musica è vita”

La musica da sempre rappresenta “un mezzo importante” per esprimere le proprie emozioni e per sentirsi connessi con gli altri. In svariati modi, la musica, permette di favorire il benessere psicologico nelle persone, in ogni età. Ecco allora, in questa intervista, alcune delle motivazioni per cui la musica può migliorare il benessere psicologico individuale e di gruppo, migliorando l'umore, riducendo lo stress, l'ansia, la depressione, migliorando di gran lunga la memoria e la concentrazione, distraendo dal dolore fisico e mentale e aiutando a rilassare i muscoli, favorendo il sonno ma non solo, la musica è anche un ottimo modo per esprimere la propria creatività e vivere esperienze uniche, all’insegna del divertimento, del relax da soli o in compagnia. Di tutto questo e molto altro ancora, ne parliamo con la dottoressa Adelia Lucattini, Psichiatra e Psicoanalista Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana

Dottoressa Lucattini, che ruolo gioca la musica di qualità nella promozione del benessere psicologico ed emotivo delle persone? “La musica ha sempre occupato un posto speciale nella vita di ognuno e nelle relazioni interpersonali, da millenni è espressione e parte integrante della cultura umana. È noto che la musica può avere una profonda influenza sullo sviluppo socioemotivo e sul benessere generale, sia ascoltata per piacere, le musiche e canzoni pop preferite, la musica classica, il jazz, il rock, sia come impegno attivo nel “fare musica” suonando uno strumento, cantando o facendo parte di un’orchestra, una banda, una fanfara o un complesso, una band”.

Secondo lei, in che modo il concetto di band e il fare gruppo possono influenzare positivamente la salute mentale degli individui?

“Ricerche recenti suggeriscono che il cimentarsi personalmente nella musica, modella positivamente l’identità personale e arricchisce culturalmente. Inoltre, svolge anche un ruolo importante nella regolazione dell’umore. Ricerche recenti sulla musicoterapia, hanno rilevato un effetto benefico sul disagio psicofisico correlato allo stress. La musica può essere utilizzata nei trattamenti integrati dei disturbi psicologici anche gravi e anche nelle cure adottate nelle dipendenze patologiche. Oltre al potenziale terapeutico, la musica può veicolare e amplificare l’inclusività, la visione della diversità come ricchezza, integrando nelle band, nei cori e nei gruppi musicali, persone provenienti da etnie, culture e ambienti differenti, migliorando così nei giovani, la comprensione, la tolleranza, la coesione e la collaborazione e apprezzamento reciproco”. Come può la musica essere utilizzata come strumento terapeutico per esplorare ed elaborare le emozioni più profonde?

“Nel corso di trattamenti psicoanalitici per traumi psicologici e disturbi depressivi, è noto che la musica for-

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nisce un ambiente psichicamente sicuro diminuendo i livelli di ansia e migliorando il funzionamento, con una particolare efficacia negli adolescenti depressi. Inoltre, praticare la musica favorisce lo sviluppo della “resilienza” intesa come la capacità dell’individuo di affrontare le difficoltà della vita con coraggio e perseveranza, mantenendo prospettive positive anche in condizioni difficili. Potremmo dire, il raggiungimento di quella maturità interiore che permette di costruire legami più intimi ed efficaci, l’ampliare la cerchia delle proprie amicizie e dei rapporti sociali, vivendo le relazioni in modo empatico e sentendo verso gli altri una vera e propria “pietas”, la più alta espressione di “compassione” ovvero il vivere emozioni profonde con e per gli altri. La musica non solo riduce il nervosismo e lo stress, ma allevia il dolore mentale”.

Qual è il legame tra la collaborazione all'interno di una band musicale e lo sviluppo di un senso di appartenenza e solidarietà?

“La musica è un catalizzatore di interazioni emotive profonde e intellettualmente vivaci tra i membri delle band giovanili, poiché abbatte barriere, colma vuoti, appiana dissapori, ricompone le divisioni. Numerosi studi dimostrano che migliora il comportamento prosociale, promuove cioè la “connessione sociale” e sviluppare una specifica competenza emotiva necessaria per creare delle buone relazioni. Impegnarsi in attività di produzione musicale, come percussioni, scrittura di canzoni o canti di gruppo, può facilitare lo scarico della tensione emotiva, promuovere la riflessività e creare un senso di appartenenza alla grande comunità degli amanti della musica e dei musicisti in senso lato”.

Quali sono le qualità specifiche della musica?

“La musica ha la qualità innata di avvicinare le persone e promuovere un senso di appartenenza, certamente questo può essere favorito attraverso programmi ad hoc: iniziative musicali, cori e iniziative di educazione musicale a partire dalla scuola dove i giovani vivono gran parte del loro tempo, incontrano coetanei, stringono amicizie e intessono le loro relazioni extrafamiliari. Queste attività possono creare spazi inclusivi in cui persone provenienti da contesti anche molto diversi poiché sul progetto musicale possono “fare gruppo”, incontrarsi, collaborare e costruire relazioni basate su interessi condivisi. Queste esperienze arricchiscono individualmente, sviluppano capacità di apprendimento, distendono emotivamente, entusiasmano, fanno sentire protagonisti, combattono la solitudine, forniscono una rete di supporto e promuovono la coesione sociale, sviluppano la capacità di amare. Tutti questi elementi hanno un impatto positivo sul benessere generale dei giovani musicisti e sono un’arma efficace per la prevenzione primaria rispetto ai disturbi d’ansia e depressivi”.

Cosa pensa delle dichiarazioni di Marco Mengoni sulla fragilità umana e sull'importanza di trovare strumenti per gestirla e di Sangiovanni sulla dignità della sofferenza, di non temere di cadere ma gestire le proprie paure? “Le persone celebri hanno la possibilità straordinaria di raggiungere milioni di persone e moltissimi giovani. Il messaggio di entrambi i cantanti sottolinea l’importanza di accettare gli aspetti vulnerabili di se stessi come parte integrante della propria esperienza personale, psicologica, emotiva, esistenziale, umana. Se le fragilità non vengono respinte ma abbracciate e comprese, si è portati a lavorare su sé stessi con il proprio psicoanalista, la costruzione libera e autentica di se stessi in analisi, rinforza l’Io e ristruttura il Sé. Il lavoro psicoanalitico rinforza la propria sensazione di esistere e il proprio ruolo nel mondo. La possibilità di fantasticare in seduta, di riflettere ed entrare in contatto profondo con le proprie emozioni, trasforma quelle che sembrano debolezze in punti di forza e promuove il pensare in modo autonomo, emancipato e creativo”. Secondo lei, qual è il valore di accettare la propria fragilità e condividere esperienze psicoterapeutiche come hanno fatto i due artisti?

“È indispensabile riuscire a adottare un buon approccio nella gestione delle proprie fragilità e difficoltà interiori. Accettare ed esplorare la vulnerabilità può essere il primo passo verso la ricerca di un sostegno psicoanalitico, uno strumento essenziale di benessere e una strada verso la guarigione. In un mondo in cui la pressione a mascherare le proprie incertezze o momentanee difficoltà esistenziali è spesso travolgente, è indispensabile ricordare l'importanza di voler bene e abbracciare se stessi con affetto e comprensione, per crescere, per essere migliori”.

Quali consigli si sente di dare ai giovani che vogliono avvicinarsi al Mondo della Musica?

“La musica è vita. Studiare, comprendere e praticare la musica fa stare bene;

La musica è amicizia. Far parte di una band aiuta a fare nuove amicizie e a dare il senso di appartenenza;

La musica è bellezza. Fa sentire sicuri, espande le emozioni e attiva il pensiero;

La musica è futuro. Attiva nuove prospettive, apre la mente, mostra nuovi orizzonti;

La musica è successo. Chi suona o canta ha un migliore rendimento nello studio e sul lavoro;

La musica è salute. Abbassa lo stress, migliora l’umore, mitiga il dolore.

La musica è saggezza. Ogni band, ogni coro, è un gruppo fisico e interiore che consola, che aiuta, che cura. Chi entra in contatto con se stesso, può intuire il proprio disagio e chiedere un sostegno psicologico e psicoanalitico”.

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SALUTE & BENESSERE

La salute è donna

Stile di vita, controlli e prevenzione per stare al top

Con il passare degli anni quali sono le problematiche più ricorrenti? Quali consigli per una salute ottimale? Come affrontare la menopausa? Cosa offre la Natura come rimedi? Ne parliamo con il dottor Antonio Gorini (*) un medico che ha scelto la mission professionale di mettere al centro la persona nella sua complessità e trovare la cura che sia personalizzata e volta a ristabilire uno stato di salute prolungato

La salute è donna: qual è lo stile di vita per una salute ottimale delle donne?

“Lo stile di vita ottimale per mantenere un buono stato di salute si bassa sul seguire le leggi della Natura. Alzarsi di buon’ora, fare movimento fisico, colazione e l’attività giornaliera. Nel pomeriggio dedicarsi ad una passione/hobby e predisporsi al riposo notturno con attività rilassanti e una cena leggera. Andare a dormire entro la mezzanotte. Importante il contatto con la Natura e le buone relazioni (amici, familiari e partner). Riuscire a vivere con le modalità sopra esposte è sempre più difficile a causa della necessità di svolgere uno o più lavori, il dover incastrare gli impegni familiari con quelli lavorativi. L’enorme spinta della nostra società sul fare, fare e ancora fare…Non ci rendiamo conto che con questo continuo correre per fare, per non invecchiare, per riuscire a pagare le bollette, ecc., non stiamo facendo il bene per la nostra salute. Si stanno sempre più affacciando le figure “professionali” che aiutano ad organizzare la vita, il tempo, gli impegni, come realizzazione i sogni, perché da soli non ci si riesce. Nell’era della comunicazione e della iperconnettività siamo sempre più soli. Facciamo dettare i nostri bisogni alle pubblicità, agli influencer, a ciò che vediamo sui social e in TV. Cerchiamo il benessere in mode dietetiche, che durano quanto basta, desideriamo labbra, zigomi, glutei e pancia come il VIP patinato… omologandoci e alla fine la chirurgia estetica crea persone tutte simili… Nella società del benessere i bisogni si spostano sull’aspetto esteriore. Non dobbiamo dimenticare che noi biologicamente siamo come l’uomo di 10000 anni fa, che aveva altre necessità. La donna pensava al focolare, aiutava nei lavori del villaggio, accudiva i figli. Esistono anche realtà in cui le donne combattono e società con organizzazione del tutto matriarcale. Era sicuramente più semplice seguire i ritmi della Natura 100 anni fa o più. Era normale mangiare sano (alimenti non trasformati dall’industria), fare movimento fisico e avere contatto con la Natura, che insegna il reale funzionamento del mondo, l’equilibrio tra la vita e la morte, il bello e il brutto, il buono e il cattivo, i cicli della vita. Per essere in buona salute dovremmo recuperare quei ritmi e rimanere connessi con la Natura e ben ancorati tra Terra e Cielo. La dimensione del trascendente non può essere esclusa dalla nostra vita. Se lo facciamo, ne pagheremo lo scotto prima o poi. Capire il “senso” della Vita e di ciò che accadde ad ognuno di noi è la domanda della ricerca spirituale, che spesso si è persa nelle religioni costruite dall’uomo, che ha creato leggi, norme, dogmi, culti, ecc.… Vivere una vita senza la giusta consapevolezza ci fa ammalare allo stesso modo di un cibo avariato”.

Ogni età ha i suoi controlli: possiamo riepilogare quelli più importanti legati appunto all’età?

“La donna in età fertile dovrà fare attenzione soprattutto nei rapporti sessuali e, se attiva in tal senso, fare controlli periodici dal ginecologo. Importantissima l’educazione sessuale sull’uso di dispositivi di barriera per scongiurare le malattie sessualmente trasmesse e sui metodi anticoncezionali. I giovani, e non solo, hanno un’ignoranza enorme su questi argomenti vissuti come tabù dalle famiglie e dalla società, grazie anche al culto cattolico dominante in Italia. Purtroppo, le malattie sessualmente trasmesse

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sono in aumento, anche quelle più gravi. Non si parla più di HIV, sembra scomparso, mentre è in aumento. Non si deve abbassare la guardia su queste patologie, che possono avere conseguenze molto serie. Dai 18 anni è utile imparare l’autopalpazione del seno. Ogni due anni effettuare analisi del sangue e urine per un controllo generale. Dai 25 anni si consiglia un pap test e la ricerca della presenza di HPV, che andrà ripetuto periodicamente. Ecografia mammaria annuale. Fino alla menopausa la donna è più protetta dell’uomo riguardo le malattie cardiovascolari. Finita la protezione data dagli estrogeni dovrà controllare la pressione, la glicemia, la salute cardiovascolare in generale. Dopo i 50 anni consigliata la ricerca del sangue occulto nelle feci e la mammografia insieme all’ecografia mammaria. Altri esami saranno decisi dal medico curante caso per caso”. Spesso si dice che le donne abbiano una salute di ferro, forse più degli uomini: c’è un fondamento scientifico in questo?

“Sicuramente risale ad epoche antiche in cui i maschi andavano in battaglia e, quindi, rischiavano di morire molto di più. Nei tempi più moderni la quota estrogenica maggiore nelle donne le protegge di più dalle malattie cardiovascolari. Questo vantaggio spesso è ridotto da stili di vita “maschili” intrapresi dalle donne come il fumo, l’alcol, lo stress, attività fisiche logoranti… Il periodo della gravidanza è il periodo di maggior benessere per la donna. Le donne “in attesa” hanno un aspetto luminoso, l’assetto psico-neuro-endocrino-immunitario è in equilibrio grazie ai meccanismi che Madre Natura mette in atto per garantire la crescita e nascita di una nuova vita e per lasciare un ricordo piacevole alla madre di 9 mesi di “benessere” a 360°. Certamente il tardare sempre più il momento della maternità può complicare questo processo “naturale”, proprio perché dovremmo “naturalmente” procreare in età giovanile. Anche questo fattore è stato “manipolato” dalle società industrializzate. Negli ultimi anni vi è addirittura una campagna mediatica che vuole far credere che senza figli si vive meglio…follia! Si priverebbe il singolo individuo, soprattutto la donna, di un periodo speciale e florido per la salute e alla fine si otterrebbe l’estinzione della specie… Per fortuna i paesi non occidentali non seguono i nostri media”. Con il passare degli anni, quali sono le problematiche di salute più ricorrenti per le donne?

“In età giovanile rispetto alla popolazione maschile le donne hanno più frequentemente problematiche infettive per l’attività sessuale, vaginiti, cistiti, ecc. Inoltre, un maggior rischio di malattie autoimmuni e in alcuni soggetti predisposti lo sviluppo di cisti ovariche e noduli mammari. Con la menopausa abbiamo già detto che finisce la protezione cardiovascolare e aumentano i rischi di queste problematiche. Sopra i 40 anni è importante lo screening oncologico per seno e organi riproduttivi”.

Parliamo di menopausa, una fase della vita importante per le donne: a livello di prevenzione cosa si può fare per affrontarla al meglio?

“Iniziamo dicendo che la menopausa è un processo fisiologico che deve essere vissuto con serenità. Fa parte dei normali meccanismi di invecchiamento. Madre Natura ad una certa età protegge la donna

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SALUTE & BENESSERE

da eventuali gravidanze, che avrebbe difficoltà a gestire per l’età. Pertanto, calano gli estrogeni e cessa il ciclo mestruale. Inizia una diversa fase della vita con i suoi vantaggi e svantaggi. Siamo spesso orientati solo a guardare i lati negativi, questo vuole il mercato che vende prodotti di bellezza, promesse di eterna giovinezza, distrazioni e ottundimento per non “accogliere” una nuova fase biologica. In menopausa la donna ha la possibilità di dedicarsi ai figli, che dovrebbero essere grandicelli, ai nipoti, a raccogliere i frutti di ciò che si è seminato nei primi 50 anni di vita sul lavoro e nelle relazioni affettive e amicali. Godersi a pieno la vita con la “maturità” e la “consapevolezza” acquisite. Potrebbe essere dunque un periodo ottimo per il benessere e per piantare i semi di cui vedremo i frutti nella vecchiaia. Iniziare (se non già non lo si fa) a mangiare meno e con maggiore attenzione alla qualità dei cibi, fare attività moto-

ria per mantenere la muscolatura, coltivare hobby o. spazi per attività ricreative, rilassanti, elevanti. Iniziare (se non già non lo si fa) a pensare al “senso” ultimo della nostra esistenza per accogliere gli acciacchi e la fine vita della vecchiaia. I consigli di cui sopra sono utili a prevenire anche i classici disturbi della menopausa come l’osteoporosi, l’ingrassamento, l’aumento dei valori pressori, la minor resistenza agli stressors. Una dieta antinfiammatoria, antiossidante e ricca di alcalinizzanti è di grande aiuto, così come è indispensabile il movimento fisico. Dalla Natura possiamo farci aiutare con piante che aiutano a drenare tossine, liquidi e la funzione epatica, come il tarassaco, il cardo mariano, la berberina. Antiossidanti come glutatione, acido alfa lipoico, vitamina C, polidatina. Supporto alla carenza di estrogeni con la Cimicifuga, l’estratto di Trifoglio rosso, gli isoflavoni di soia, ecc. Un supporto con “ormoni” naturali è molto utile per riequilibrare l’assetto metabolico e anche l’umore, così come i disturbi più frequenti in menopausa come la secchezza vaginale, la stanchezza, le caldane, la pelle secca, la riduzione della mineralizzazione delle ossa, ecc. Spesso per alcuni disturbi non basta il riequilibrio con ormoni naturali, ma occorre intervenire anche con rimedi che agiscono sul sistema nervoso autonomo, riducendo l’attivazione da stress e aumentando la risposta che predispone al rilassamento, migliorando le caldane, i disturbi del sonno e dell’umore, gastriti, coliti e molto altro. Ovviamente la scelta di questi rimedi andrà personalizzata. Ricordiamo alcuni tra i rimedi utili in tal senso: Griffonia, Melissa, Valeriana, Iperico, Passiflora”.

Cosa propone la medicina integrata per la salute delle donne ad ogni età?

E’ docente presso l’International Academy of Physiological Regulating Medicine

“In età infantile e giovanile utili i rimedi di supporto del sistema immunitario per la prevenzione delle malattie infettive ed i probiotici per la salute intestinale. Durante la gravidanza utile integrazione di folati, vitamine e minerali. Sopra i 50 anni, oltre a quanto già detto per la menopausa, fondamentale una piccola integrazione di melatonina ed il supporto del sistema immunitario per la prevenzione oncologica (funghi medicinali, Echinacea, Uncaria, Astragalo, ecc.). Ad ogni età fondamentale l’uso integrativo della vitamina D sotto forma di colecalciferolo. Esistono, infine, rimedi specifici per vaginiti, cistiti, HPV, che coadiuvano e in alcuni casi possono sostituire efficacemente le terapie offerte dalla chimica industriale”.

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(*) Il dottor Antonio Gorini è esperto di Nefrologia, Oncologia Integrata, Medicina Funzionale di Regolazione, Low Dose Medicine, Medicina Integrata, Fitoterapia, Omeopatia e Omotossicologia, Microimmunoterapia, Ossigeno Ozono Terapia, Statistica della Ricerca e Pratica Clinica, Agopuntura.

EMANUELE SALCI

“LA MIA PASSIONE PER I MATRIMONI”

Lui è Emanuele Salci, professione wedding planner. Si considera un grande appassionato del settore dei matrimoni che crede fermamente nell'arte di trasformare grandi sogni in nuove realtà.

“La mia passione per l'organizzazione di matrimoni – spiega Emanuele - è nata tutto per caso, dai dolci fino ad organizzare grandi eventi”.

Emanuele, domanda classica e scontata, come si diventa wedding planner?

“E’ un percorso che richiede passione, dedizione e competenze specifiche nel campo degli eventi e dell'organizzazione. È importante avere una solida comprensione del settore degli eventi e delle nozioni di base di gestione e organizzazione. Si può ottenere questa conoscenza frequentando corsi specifici in wedding planning, partecipando a workshop, seminari o webinar, e leggendo libri e risorse online sull'argomento. Una volta acquisite le conoscenze di base, è fondamentale metterle in pratica. Iniziare a cercare stage presso studi di wedding planning esistenti o lavorando come assistente per un wedding planner professionista. Il successo nel settore del wedding planning dipende in gran parte dalla capacità di costruire relazioni solide con fornitori, luoghi, fornitori di servizi e altri professionisti del settore degli eventi. Consiglio di partecipare ad eventi di networking, fiere del matrimonio e incontri del settore. Man mano che prendiamo esperienza, raccogliere foto, testimonianze e dettagli dei matrimoni organizzati. Questo aiuterà a creare un portfolio che puoi mostrare ai potenziali clienti e quello che sai fare. Una volta che ti senti pronto, puoi avviare la tua attività di wedding planning. Il settore del wedding planning è in costante evoluzione, quindi è importante rimanere aggiornati sulle ultime tendenze, tecnologie e pratiche migliori. In breve, diventare un wedding planner richiede impegno, lavoro duro e passione per l'industria degli eventi. Con la giusta combinazione di formazione, esperienza e networking, puoi trasformare la tua passione per la pianificazione di matrimoni in una carriera gratificante e di successo”.

Quali sono le difficoltà di una professione che è sempre più richiesta?

“Anche se la professione di wedding planner è sempre più richiesta e può essere gratificante, dobbiamo mettere in conto che ci sono diverse sfide da affrontare. Maggiore concorrenza, è importante distinguersi dalla massa offrendo servizi unici, personalizzati e di alta qualità. Pianificare un matrimonio comporta una serie di scadenze e tempi serrati da rispettare. Gestire più matrimoni contemporaneamente può essere stressante e richiedere un'ottima gestione del tempo e delle priorità. Il wedding planning può essere un lavoro molto stressante, specialmente durante la stagione alta dei matrimoni. Ci sono molte variabili da

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gestire e imprevisti da affrontare, il che può mettere a dura prova la capacità di gestione dello stress di un wedding planner”.

Come si organizza un matrimonio: una coppia viene da te… e poi?

“Quando una coppia si rivolge a me per organizzare il loro matrimonio, di solito seguo un processo ben strutturato per garantire che ogni dettaglio sia curato con attenzione e che il loro giorno speciale sia perfettamente personalizzato alle loro esigenze e desideri. Organizzare un matrimonio coinvolge molte fasi e richiede una pianificazione attenta, una comunicazione efficace e una gestione dettagliata dei processi. La mia priorità è sempre garantire che la coppia abbia un'esperienza indimenticabile e senza stress durante questo momento così importante della loro vita”.

Qual è la richiesta più ricorrente che ti fanno le coppie?

“La richiesta più comune che mi viene fatta è quella di creare un tema o un concetto per il matrimonio che sia davvero significativo per loro. Vogliono che ogni dettaglio, dalla decorazione alla scelta del menu, rifletta la loro personalità e il loro legame unico. Possono essere ispirati a luoghi che hanno un significato speciale per loro, a hobby condivisi o a momenti importanti della loro storia insieme. Inoltre, le coppie desiderano spesso includere dettagli personalizzati nel loro matrimonio. Questi possono essere piccoli gesti che rendono il giorno ancora più speciale, come favoretti di nozze fatti a mano o dettagli decorativi che raccontano la loro storia. Vogliono che i loro ospiti si sentano coinvolti e apprezzati durante l’evento, quindi cercano modi creativi per includerli nella celebrazione”. Quella più strana?

“Tra le richieste più insolite che ho ricevuto da parte delle coppie, ce n’è una che spicca per la sua originalità e creatività. Una coppia mi ha chiesto di organizzare un matrimonio ispirato alla cultura dei viaggi nel tempo, con un tema che mescolasse elementi del passato, del presente e del futuro”.

Ti danno carta bianca oppure cercano di “intromettersi” nel tuo lavoro?

“La relazione tra un wedding planner e una coppia può variare da caso a caso. Alcune coppie sono più inclini a dare carta bianca al wedding planner, fidandosi della sua esperienza e creatività per organizzare un matrimonio che sia perfetto per loro. Altre coppie, invece, preferiscono essere più coinvolte nel processo decisionale e desiderano partecipare attivamente alla pianificazione del loro grande giorno”.

Quanto dura l’organizzazione di un matrimonio?

“La durata dell'organizzazione di un matrimonio varia a seconda della complessità dell'evento e delle esigenze della coppia. In generale, si consiglia di iniziare la pianificazione almeno un anno prima della data prescelta. Durante questo periodo, la

coppia si occupa di scegliere la location, i fornitori chiave e i dettagli del matrimonio. Con il passare dei mesi, si concentrano su altri aspetti come gli abiti, gli inviti e la gestione degli ultimi dettagli. Nelle settimane e nei giorni precedenti il matrimonio, si assicurano che tutto sia pronto e organizzano gli incontri finali con i fornitori. In definitiva, è importante iniziare la pianificazione con anticipo per garantire un matrimonio senza stress e indimenticabile”.

Che progetti hai riguardo il tuo lavoro di wedding planner?

“Tanti, per scaramanzia meglio non accennare nulla!”.

Giusto per giocare, una coppia, del presente o del passato, a cui vorresti organizzare un matrimonio?

“Quello di Michelle e Ignazio del Volo, sono sicuro che gli potrei organizzare un bellissimo matrimonio”.

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MAXIMILIANO ULIVIERI

“L’INCLUSIONE E L’ACCESSIBILITÀ
SONO VALORI FONDAMENTALI PER L’INDIVIDUO”

E’ un attivista e professionista esperto con la passione per il turismo accessibile e l'impatto positivo nella vita delle persone con disabilità. E’ nato a Campiglia Marittima (LI) il 21 marzo 1970 e dal 2010 vive a Bologna con sua moglie Enza e sua figlia Sophie.

“Da oltre dieci anni – afferma Maximiliano Ulivieri - lavoro nel campo del turismo accessibile per le persone con disabilità. Il mio lavoro si concentra sulla creazione di un'esperienza di viaggio più inclusiva, fornendo segnalazioni di strutture e viaggi accessibili alle persone con disabilità. Nel 2009 ho creato il sito web www.diversamenteagibile.it, che è stato fondamentale per creare consapevolezza e colmare il divario tra l'industria dei viaggi e le esigenze delle persone con disabilità. Sono anche docente e formatore in corsi per tour operator, agenzie di viaggio e guide turistiche. Credo nel potere dell'istruzione e nel ruolo che essa svolge nel plasmare il futuro dell'industria dei viaggi. Attraverso il mio lavoro, mi propongo dispirare e responsabilizzare gli altri per creare un'esperienza di viaggio più inclusiva per tutti”. Maximiliano oltre a questo, ti interessi di un altro tema, giusto?

“Un'altra area che mi sta a cuore è la questione dell'affettività e della sessualità nella disabilità. Sono responsabile del progetto www.lovegiver.it, che cerca di definire la figura dell'assistente sessuale, da noi definita O.E.A.S. (operatore all'emotività, all'affettività e alla sessualità www.oeas.it).

Credo che ogni individuo abbia il diritto a una vita sessuale appagante e soddisfacente e lavoro instancabilmente per creare consapevolezza e promuovere la comprensione di questo tema. Sono autore del libro "LoveAbility: l'assistenza sessuale alle persone con disabilità" edito dalla Erickson. Inoltre, sono Diversity Manager del Comune di Bologna e offro servizi di love coaching e corsi di formazione.

Hai avuto anche esperienze nel campo cinematografico, vero?

Sono stato protagonista del film ‘Mark’s Diary’. Il

film, del regista italiano Giovanni Coda, affronta il tema dell'assistenza sessuale per disabili. Il film racconta la storia di Mark e Andrew, due ragazzi colpiti da una grave disabilità che ne limita i movimenti in modo quasi totale. Quando i due si incontrano, nasce tra loro un'attrazione e un amore reciproco. Attraverso la danza, la fotografia, la musica e la poesia, inizia un viaggio onirico che conduce alla presa di coscienza dell'urgenza delle istanze legate al tema dell'assistenza sessuale per disabili. Il film è stato distribuito nel 2018. Ho partecipato tra i protagonisti del film documentario del 2020 diretto da Francesco Cannavà ‘Because of my body’. Il film racconta la storia di Claudia, una giovane donna affetta da una grave disabilità che la costringe a dipendere dalla madre per molte attività quotidiane, tra cui la possibilità di avere

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SOCIALE

rapporti intimi. Il documentario affronta il tema del diritto alla sessualità delle persone disabili e cerca di rompere il tabù che ancora circonda questo argomento in Italia”. I tuoi obiettivi?

“Salvare il mondo? Forse esagero. Ma seriamente, il mio obiettivo è quello di rendere la vita delle persone disabili il più simile possibile a quella che desidererebbero”.

Il tuo rapporto con la politica?

“Potrei definirlo un rapporto di amore-odio. Credo, anzi, sono convinto che esistano buoni politici, ma anch'essi fanno molta fatica a far valere i diritti a cui tengo. C'è troppo "politichese" e poca concretezza”

Che tipo di genitore sei?

“Credo che sia una delle domande a cui sarebbe più idoneo rispondessero altri. Posso dire di essere super apprensivo, super ansioso, super emozionato, super felice, insomma, super tutto. Sophie è la parte più bella di me e ringrazio mia moglie per avermi convinto che anche io potessi essere un buon padre”.

Nella scala dei tuoi valori cosa metti al primo posto?

“Credo fermamente che l'inclusione e l'accessibilità per tutti siano valori fondamentali che dovrebbero essere garantiti a ogni individuo, senza eccezioni. L'accesso a servizi, infrastrutture e informazioni non dovrebbe essere limitato da barriere fisiche o sociali, ma dovrebbe essere garantito a tutti, indipendentemente dalle loro capacità fisiche o dallo status sociale. Inoltre, la libertà di espressione e di pensiero sono diritti inalienabili che ognuno dovrebbe avere la possibilità di esercitare senza timore di ripercussioni negative. La diversità di opinioni e punti di vista è una ricchezza che deve essere tutelata e incoraggiata, poiché solo così si può raggiungere una vera comprensione reciproca e un dialogo costruttivo”.

Sei stato sul set fotografico di “La leggenda di Kaira”, raccontaci questa esperienza.

“Molto divertente e per una giusta causa. Mi è sempre piaciuta l’idea di impersonare altre persone, che siano reali o di fantasia. Farlo poi con

mia moglie e mia figlia è stato super anche grazie alla gentilezza e pazienza di Emanuela Del Zompo. E diciamo, andare poi al parco giochi con mia figlia tenendomi la parrucca in capo è stato esilarante”.

Sogno nel cassetto?

“Ho in mente di realizzare un libro e un film sulla mia vita, con l'obiettivo di condividere le mie esperienze e le sfide che ho affrontato nel corso degli anni. La mia vita è stata piena di alti e bassi, e voglio che il mio racconto sia fedele alla realtà e che possa ispirare gli altri a perseguire i loro sogni”.

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Dalla Quaresima a Pasqua sulla tavola italiana

Pasqua era giunta, la festa della luce e della liberazione per tutta la natura! L'inverno aveva dato il suo addio, ravvolto in un fosco velo di nebbie, e sopra le turgide nuvole in corsa s'avvicinava ora la primavera (Elisabeth Bürstenbinder)

Il passaggio dall’inverno alla primavera è un momento molto speciale dell’anno, poiché racchiude in sé una serie di eventi e ritualità che anche in tavola si ripetono ciclicamente. Dall’opulenza del carnevale si passa al regime quaresimale, tuttavia solo apparentemente più restrittivo se si parla di cucina. Perché gli italiani hanno da sempre dimostrato di saper ben ingegnarsi, grazie alle loro naturali doti ai fornelli, davanti alla necessità (o al dettame religioso, come in questo caso) di soddisfare il proprio palato in modi alternativi, dimostrando che “mangiare di magro” non significa di certo rinunciare al gusto. Alimento diventato particolarmente diffuso nelle ricette quaresimali da nord a sud Italia è il baccalà (o lo stoccafisso, ossia la sua versione essiccata): quello alla cappuccina si cucina in Friuli (ma è stato “adottato” anche da Trentino e Veneto) ed è un’antica ricetta dei frati cappuccini che lo servivano in agrodolce con cipolle e uvetta aromatizzandolo con cannella e noce moscata. Il suo accompagnamento ideale è ancora oggi la polenta. In Liguria si consuma il cappon magro fino ai giorni che precedono la Pasqua: piatto in origine consumato sia dai pescatori che dal personale che si dedicava alla preparazione dei banchetti nelle corti, si prepara partendo da una galletta reidratata con acqua e aceto (oggi si usa pane abbrustolito condito con olio e aceto) sulla quale si sovrappongono strati di pesce e verdure. Nel periodo barocco la pietanza si arricchì di gusto con l’aggiunta di uova, gamberi, salse e crudités di verdure. In Piemonte le lasagne gran magro si preparano rigorosamente senza carne ma inframmezzando le sfoglie con olio, burro, acciughe, parmigiano e pepe. Dirigendoci verso sud, in Campania la Quaresima si presenta particolarmente ricca di piatti tradizionali, a partire dal Mercoledì delle Ceneri (primo giorno di Quaresima) a Napoli, dove si mangia pasta corta e ceci (anche detti tuon’ e lampi). La frittata di scammaro è invece un rituale del Venerdì Santo, e si tratta di spaghetti conditi con capperi, pinoli, acciughe e olive nere lasciati cuocere in padella per una croccante rosolatura. E anche qui tanto baccalà, da quello “arrecanato” con pomodoro, aglio, origano e olive allo stoccafisso conciato. In Sicilia il periodo che precede la Pasqua si allieta in tavola con la pasta con le sarde, resa impareggiabile da zafferano, finocchietto selvatico, uvetta e pinoli. E dopo che in Toscana - come leggenda e tradizione narrano - durante la Settimana Santa si provvede alla svinatura del vin santo, eccoci tutti pronti a sorseggiare questa prelibatezza sulla tavola della festa della Resurrezione insieme agli irrinunciabili cantucci. Ma accanto a loro - che sono tra i più conosciuti e apprezzati biscotti in Italia e nel mondo - c’è un’altra tradizione gastronomica che allieta le tavole nazionali di Pasqua e Pasquetta: sono i grandi biscotti che in diverse regioni assumono forme differenti di cestini, cavallucci, pupe e pupi, pur sempre presentandosi con un bell’uovo sodo in vista circondato da decorazioni in ghiaccia, confettini e codette di zucchero colorate. In Puglia sono le

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scarcedde, in Sicilia i pupi cull’ova, in Calabria le cuzzupe (o cuddure), mentre in Basilicata troviamo le panaredd materane. Tra Lazio e Umbria per la colazione di Pasqua e il Lunedì dell’Angelo sarebbe impossibile rinunciare, in casa come in gita, a una fetta di pizza di Pasqua, sia in versione salata ricca di uova e formaggio nell’impasto (ideale da servire con salumi) sia in versione dolce ed eventualmente anche glassata, che fa nascere ogni anno nuove sfide in famiglia a chi riuscirà a farla crescere maggiormente in altezza nel forno. Dal canto nostro, vi auguriamo buona Pasqua con la ricetta per un lievitato originale con cui stupire i vostri ospiti a tavola fino a Pasquetta!

La ricetta del mese: Triade del Gusto

Per l’impasto: Acqua , 150g; Lievito di birra, 15g; Uova intere, 10; Pepe 3g; Farina “ 00”, 500g; Farina “0”, 500g; Parmigiano grattugiato, 100g; Pecorino grattugiato, 100g; Curcuma, 1 cucchiaio raso; Spinaci cotti e ben strizzati, 100g Per i ripieni - Primo Ripieno (per l’impasto con curcuma): Asparagi cotti, 200g; Gamberi, 200g; Prezzemolo qualche foglia Secondo Ripieno (per l’impasto con spinaci): Asparagi cotti, 200g; Formaggio feta a cubetti 50g; Gherigli di noci tritati 30g; Datteri a pezzetti, 3; Yogurt greco 50g Terzo Ripieno (per l’impasto bianco): Asparagi cotti, 200g; Pancetta rosolata a cubetti 100g; Erbe (Maggiorana/Timo), qualche foglia Per decorare: Uova, 3, Erbette fresche e ramoscelli d’olivo

Preparazione: Per l’impasto di base - Iniziate con la preparazione dell’impasto, riponendo in planetaria l’acqua, il pepe, le uova e il lievito, lavorando il tutto con il gancio per far disciogliere bene il tutto. In seguito, unite la farina e procedete con la lavorazione dell’impasto. Una volta che la farina sarà ben incorporata, aggiungete i formaggi grattugiati sempre continuando a impastare. Quando l’impasto risulterà ben incordato (formazione del glutine), spezzatelo in tre parti uguali Tenete uno dei tre panetti da parte, rimarrà di colore bianco. Poi, rimettete uno dei panetti ottenuti in planetaria aggiungendovi 1 cucchiaio raso di curcuma e lavorandolo finché non diventerà di colore giallo omogeneo. Infine, lavorate in planetaria nuovamente anche l’ultimo panetto rimasto, per colorarlo di verde aggiungendovi gli spinaci ben asciutti tritati finemente al coltello. Se serve, potrete aggiungere un po’ di farina a questo impasto qualora risultasse troppo morbido. Lasciate riposare separatamente i tre impasti a temperatura ambiente coperti per circa 4 ore.

Per le farciture: Una volta che l’impasto sarà lievitato, abbiate cura di non reimpastarlo con le mani, ma stenderlo tal quale all’altezza di circa 2 cm. Nell’ottenere i rotoli di pasta farcita ricordate di rimuovere l’eccesso di farina dopo aver steso gli impasti, in quanto rischierebbe di conferire un retrogusto amaro alla preparazione. Stendete l’impasto con la curcuma sul tavolo da lavoro, ad ottenere un rettangolo di circa 25x10cm. In seguito, lasciate liberi 3cm di impasto steso, e procedete disponendo gli asparagi cotti e i gamberi crudi sull’intera superficie dell’impasto, sia nel centro che verso i bordi, spolverando infine il tutto con del prezzemolo tritato. Arrotolate quindi la pasta farcita su se stessa sul suo lato più lungo: tirate e stringete l’impasto ad ogni giro, in modo da tenere ben fisso il ripieno all’interno del rotolo. Al termine, utilizzate lo spazio di 3cm circa lasciato senza ripieno per richiudere saldamente il rotolo su se stesso. Tenete da parte. Procedete poi con la preparazione del secondo rotolo: stendete l’impasto con gli spinaci sul tavolo da lavoro, ad ottenere un rettangolo di circa 25x10cm. In una ciotola riunite gli asparagi cotti, la feta a cubetti, i gherigli di noce tritati e i datteri a pezzetti. Aggiungete infine lo yogurt greco e mescolate. Disponete il composto sull’impasto come indicato nella fase precedente, poi arrotolate l’impasto farcito su se stesso nel senso della sua lunghezza e tenete da parte. Infine, non vi resterà che cimentarvi nell’ottenimento dell’ultimo rotolo farcito. Stendete l’impasto bianco sul tavolo da lavoro, ad ottenere un rettangolo di circa 25x10cm. Disponete gli asparagi cotti e la pancetta rosolata sull’impasto come indicato nella fase precedente, spolverando infine il tutto con un trito di timo e maggiorana. Arrotolate la pasta farcita su se stessa nel senso della sua lunghezza e tenete da parte.

Per completare: Prendete uno stampo a ciambella dai bordi alti, imburratelo bene e infarinatelo. Disponete i rotoli uno accanto all’altro: abbiate cura di posizionare il lato della chiusura dei rotoli verso l’interno dello stampo a ciambella, per favorirne la chiusura durante la cottura ed evitare un effetto antiestetico. Poi lasciate riposare il tutto nello stampo per altre 2 ore a temperatura ambiente per una nuova lievitazione. Trascorso questo tempo, infilate un uovo crudo all’interno di ciascun differente impasto, e infornate il tutto in forno preriscaldato a 175°C (preferibilmente con un po’ di vapore), lasciando cuocere per circa 45 minuti. Una volta pronta, sformate la ciambella multi-gusto, lasciatela raffreddare per almeno 15-20 minuti, e servitela a fette.

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HAMBURGER GOURMET

BURGER BATTLE 2024: DANIELE BARRA

È IL NUOVO CAMPIONE ITALIANO

È giunta alla sesta edizione l’emozionante sfida di Burger Battle Italia, un contest che da mesi vedeva coinvolti i migliori chef specializzati in hamburger gourmet per contendersi un posto alla finalissima, svoltasi il 19 Febbraio al Beer&Food Attraction di Rimini tra l’entusiasmo di un pubblico ammirato e la trepidazione dei 6 concorrenti finalisti: Claudia Vanossi del bar Isola di Valbrona (vincitrice della tappa di Varedo), Cosmo Fiocca del Fame da Lupi Restaurant & Pub di Tropea (vincitore della tappa di Reggio Calabria), Daniele Barra del Bar Excalibur di Revello (vincitore della tappa di Cuneo), Gianandrea Squadrilli del Golocious di Napoli (vincitore della tappa partenopea), Michael Marchetto della Tana del Luppolo Srl di Lendinara (vincitore della tappa di Venezia) e Matteo Ricci del Bettini 21 di Pescara (vincitore della tappa abruzzese).

Un contest che ha l’obiettivo di far conoscere anche il lato più ricercato di un piatto che viene solitamente considerato semplice street food ma che, se realizzato con la dovuta dose di maestria e creatività, nulla ha da invidiare ai più sofisticati piatti slow food. E quest’anno, tra le migliori espressioni nazionali di hamburger gourmet, si è distinto per fantasia e abilità Daniele Barra, il nuovo Burger Battle Ambassador, che ha conquistato pubblico e giuria con Mistery, il piatto vincente, formato da un hamburger di Scottona Carne al Fuoco AIA avvolto da un soffice pane multiseed Lantmannen Pastridor e arricchito con sour cream Develey, salsa Tabasco e alcuni ingredienti scelti tra quelli messi a disposizione - Gorgonzola, alici del Cantabrico, zucca cotta e funghi porcini - nonché un originale ingrediente personale: la saporita Toma Gineprina del caseifico Ferrero di Scalenghe, marinata al Taurus, il primo Black gin italiano. Il tutto, abbinato a sfiziose patatine Steak House di Farm Frites. Un connubio di sapori, colori, consistenze, ingredienti e profumi che, assieme al carisma dello chef e alla stuzzicante presentazione, ha sedotto e conquistato l’autorevole giuria composta da Nicola Michieletto (chef e docente nei corsi di Alta Formazione Cuoco e Alta Formazione Pastaio gastronomo), Amelia Gioiosano (food

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specialist del settore bakery, specializzata in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica), Francesco Dalle Crode (Fondatore e CEO di King Pub) e Giuseppe Arancio (da 25 anni nel mondo degli eventi, da 15 nello street food nonché Fondatore della società Vitamina C). Fortemente coinvolti ed entusiasti anche gli opinionisti presenti, tra i quali Giuseppe Imperatore (alias Peppefoodie, manager e food influencer), Giuseppe Arditi (fondatore di Ristopiù Lombardia e dell’Associazione Consortile Ursa Major), Giulia Brandi, ex concorrente di MasterChef e ora cuoca e appassionata di street food e, non ultimo, Rocco Camasta, vincitore di Burger Battle 2023 e titolare dell’hamburgeria di Modugno (BA) The Butcher.

Durante la prima fase della gara i concorrenti si sono sfidati all’ultimo morso presentando alla giuria il panino vincitore della rispettiva tappa. Ciò ha permesso ai giurati di selezionare due finalisti che si sono confrontati nella realizzazione di un panino inventato al momento scegliendo pane, hamburger salsa e patatine tra quelli resi disponibili dagli organizzatori, oltre a un prodotto di loro scelta e almeno tre ingredienti tra paté di vitello, Gorgonzola, alici del Cantabrico, baccalà mantecato, zucca cotta, carote viola e porcini.

La realizzazione di quello che sta diventando uno degli eventi più attesi dell’anno nel mondo del food service è stata possibile grazie alla disponibilità dei 6 grossisti che hanno ospitato le selezioni (il TUCANO FOOD SERVICE di Popoli, ADRA di Atena Lucana, JOLLYGEL di Cuneo, HORECANDO di Reggio Calabria, CATTEL SPA di Venezia e RISTO+ LOMBARDIA di Varedo) e alla collaborazione di grandi partner nonché eccellenze del settore come Lantmannen Unibake con il marchio Pastridor, leader europeo nella produzione di pane e bakery con la sua proposta di raffinati burger bun gourmet, AIA Carne al Fuoco con la sua ricca proposta di specialità di suino e bovino, dalle salsicce agli spiedini agli hamburger, fino alle specialità marinate; presenti anche Develey con le sue salse dal gusto inconfondibile, Farm Frites con la vasta offerta di patate fritte di alta qualità, le specialità a base di patate e l’ampia gamma di appetizer, Fritturista - Oleificio Zucchi, il nuovo prodotto per frittura dello storico oleificio in grado di aumentare l’utilizzo nei cicli di frittura, dimezzare gli odori nel locale e ridurre la formazione di sostanze legate alla degradazione dell’olio, Warsteiner - la premium beer che rappresenta la cultura della birra tedesca in oltre 60 Paesi del mondo, Kikkoman, Tabasco e Iotti frigoriferi e cucine. Una giornata di stuzzicanti profumi, sapori sfiziosi, emozioni, divertimento e simpatiche sorprese, come il mega burger da oltre 30 kg realizzato in uno dei più avvincenti showcooking di sempre. Il tutto, condito con la simpatia del presentatore: l’influencer Pedro Luca Matos Maceli alias il barista incazzato, che con la sua passione, energia e competenza ha saputo rendere questa giornata ancora più memorabile e contribuito a far conquistare all’hamburger il meritato posto sul podio dei piatti gourmet. Non resta che attendere la prossima edizione di Burger Battle!

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Trionfo per la nuova edizione del Doc Italy

I numeri di un evento memorabile che apre il secondo decennio di Doc Italy e inaugura il suo 2024. Ancora una volta Doc Italy rende Roma Capitale d’Eccellenza e per farlo sceglie uno dei palazzi più eleganti ed esclusivi della Città Eterna. Come ogni anno una pioggia di emozioni con tanti volti noti e amati, tanti professionisti, tanti artisti, tante realtà che hanno regalato un bel quadro dell’Italia del fare, quella che porta alto il tricolore nel mondo, quella che ci invidiano, che ci rende orgogliosi e grati di essere Italiani. Palazzo Valentini è stato invaso da una immensa macchia bianca con qualche chiazza nera "130 straordinari Maestri del Gusto e del Bere Doc Italy". Ad accogliere le 130 Eccellenze giunte da ogni punto dello Stivale una rappresentanza straordinaria di prodotti d'Eccellenza che hanno raccontato i propri territori e le loro peculiarità in una meravigliosa cornice il Porticato di Palazzo Valentini e la Sala delle Bandiere.

All'arrivo di Anthony Peth, volto e cuore di Doc Italy dal 2013, il Viaggio Attraverso le Eccellenze si sposta nell'elegante Sala Consiliare per le “Investiture e le Riconferme degli Ambasciatori Doc Italy del Gusto e del Bere”, ad apertura i Saluti Istituzionali del Vice Sindaco di Città metropolitana di Roma Pierluigi Sanna, che accompagnato dal Capo Segreteria Dott. Roberto Milocco ha accolto i grandi Maestri con cordialità ed entusiasmo.

Molto sentito il suo benvenuto in cui ha sottolineato l'apprezzamento per tutti i mestieri rappresentati dagli Ambasciatori del Gusto e del Bere Doc Italy e nel ringraziarli ha sottolineato il loro Valore concetto fulcro del suo intervento e della filosofia Doc Italy.

A seguire l’anchorman Anthony Peth ha introdotto riflessioni sull'Italia e le sue Eccellenze dei membri del Tavolo d’Onore, il Conte Giuseppe Garozzo Quirini, la Dottoressa Vanesa Di Martino Creide, Responsabile Uff. Promozione e Turismo Ambasciata Argentina in Italia, la cuoca televisiva Anna Moroni, l’Avv. Domenico Naccari Console Onorario dell'Ambasciata del Marocco, il giornalista Daniel Della Seta, l’Imprenditore Francesco Magistro di Kma Studio, il Dott. Modesto Magri di Molino Magri, il Vice Direttore Generale di Latte Sano Dott. Simone Aiuti E finalmente il momento più atteso la consegna delle pergamene, il bravissimo Anthony Peth, raggiunto dalla sua compagna storica in Doc Italy, la meravigliosa giornalista Camilla Nata, hanno dato il via alle Investiture e alle riconferme degli Ambasciatori Doc Italy.

In un silenzio surreale e un'emozione palpabile, gli occhi di tanti Maestri brillavano nell'indossare la Fascia Tricolore e ricevere l'investitura o la riconferma, la Presidente Tiziana Sirna ha dichiarato che il vederli è stata la più grande ricompensa che potesse ricevere per gli undici anni di resilienza, perseveranza, impegno, sacrifici, passione, devozione e lavoro costante dedicati a Doc Italy.

A chiusura un altro viaggio attraverso le Eccellenze Enogastronomiche datata Italia ha concluso la prima parte dell'evento.

34 EVENTI CON GUSTO

Andrea Casamento: successo per la sua “Lettera dal Cuore”

Musicista, autore musicale, compositore, pianista, produttore discografico, arrangiatore e cantante: Andrea Casamento continua a fare musica e a frequentare a turno tutti i vari mondi delle sette note. In televisione e non solo.

Nasce a Torino nel 1972. A soli 29 anni è già coordinatore musicale e consulente per Disney Italia, RAI e Sermi Film per la nuova edizione della trasmissione di Disney Club che andrà poi in onda con grande successo su Rai Due, nella sede Rai di Cinecittà in Roma. La carriera di Andrea è costellata di prestigiose collaborazioni con i principali brand italiani per la produzione di musiche originali per fini commerciali (spot televisivi, jingle musicali, spot radiofonici, video emozionali, ecc.) nonché con le più importanti emittenti televisive nazionali: da Mediaset alla Rai dove, per molti anni, è anche il musicista in diretta nella trasmissione “La Prova del Cuoco” condotta da Antonella Clerici. Tuttora lavora con Antonella Clerici, nella sua trasmissione “È sempre mezzogiorno” su Rai 1. Tante davvero le esperienze musicali con la Tv: dallo Zecchino d’Oro a La Giostra sul Due, da Melevisione a Trebisonda, da Il Giornale del Fantabosco a Domenica In durante la conduzione di Pippo Baudo e, ancora, CD Live, Disney Club, il cartone animato Medarot di Rai Due, la Fiction “Le Stagioni del Cuore” di Mediaset dal progetto “L’Orchestra di Domani” condotta da Pippo Baudo alle sigle di Miss Italia durante la conduzione di Fabrizio Frizzi fino a realizzare, nel 2003, a soli 31 anni, la nuova sigla del TG1 di RAI1 e di tutte le musiche delle rubriche del TG1. Andrea Casamento è anche un eccezionale scopritore di nuovi talenti, tra cui spiccano Marco Carta e Levante. Su spotify potete ascoltare il suo nuovo singolo, uscito recentemente, dal titolo “Lettera dal Cuore”.

Francesca Alotta: “Avanti a pugni chiusi” verso l’album “Diversa” Il primo dicembre scorso sulle piattaforme digitali, nei negozi on line e in rotazione radiofonica, è uscito il nuovo singolo scritto e interpretato da Francesca Alotta dal titolo“Avanti a pugni chiusi”, che anticipa lʼuscita dellʼalbum “Diversa”, oramai prossima. “Dopo la mia battaglia col cancro, nel periodo del covid – ha confidato Francesca Alotta - dovetti decidere se affrontare la mia malattia con coraggio, o lasciarmi abbattere. Decisi di combattere e trovai nella scrittura e composizione la mia terapia dellʼanima. Ho scritto melodia e testi di 6 dei 13 brani che comporranno il nuovo album che verrà, tra cui ‘Avanti a pugni chiusi’”. Il brano è un inno alla vita, in cui il coraggio e la determinazione sono gli antidoti necessari contro qualsiasi male sia fisico o dellʼanima. Ogni difficoltà allora viene affrontata a viso scoperto, avanti a pugni chiusi, come del resto accade a uno dei protagonisti del videoclip, che Francesca ha voluto che partecipasse fortemente: il suo caro amico Ivan Cottini. Ballerino, modello, performer, noto al grande pubblico, da anni “come un guerriero”, sottolinea Francesca Alotta, combatte la sua battaglia contro la sclerosi multipla, senza abbattersi mai! Nel videoclip partecipa anche Sofia, conosciuta come @Lasmagnifica sui social; anche lei piccola, grande combattente, gioiosa, nonostante lotti contro la SMA. Il singolo, come quasi tutto lʼalbum, è arrangiato da Max Marcolini, già arrangiatore e co-produttore di Zucchero Fornaciari, Alexia, Irene Fornaciari e altri grandi della musica. Nellʼalbum anche il grande chitarrista di sempre, Paolo Rainaldi, che ha ispirato le melodie scritte dallʼartista Francesca Alotta, con i suoi meravigliosi accordi. Il videoclip è girato nella città di Urbino, dove vive Ivan Cottini. La cittadina ogni Settembre è protagonista di un evento mondiale dedicato agli aquiloni, emblema di gioia, libertà, allegria, perfetto per il messaggio positivo che si voleva mandare. Bianca Maria Berardi ha curato le coreografie e Mirco Prete ha curato la logistica. Prezioso lʼimpegno dellʼamministrazione comunale tutta, Sceneggiatura video: Francesca Alotta ed Enrico Cornalea. Regia: Enrico Cornalea per Albatros Film.

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ITALIANI NEL MONDO

ROBERTO LUIGI PAGANI

DALLA CITTÀ DEI VIOLINI

AL PAESE DELLA FIÕLA*

Un viaggio alla scoperta di quegli italiani che con curiosità, capacità relazionali e forza creativa hanno saputo radicarsi altrove. Capitale umano in grado di produrre e scambiare conoscenze, competenze ed emozioni. Percorrere con fiducia nuove vie di convivenza è l’obiettivo comune per una visione d’insieme, ben sapendo che per diventare veri cittadini del mondo, e generare azioni di positività collettiva, occorre essere in grado di costruire ovunque la propria casa.

Tra i connazionali raggiunti, Roberto Luigi Pagani, giovane cremonese che da oltre dieci anni si è trasferito dalla capitale mondiale della liuteria a ReyKjavik. Scrittore e divulgatore esperto di storia e cultura islandese, ci porta a esplorare l’Islanda, territorio fatto di vulcani, di geyser, cascate, piscine termali. Luogo di contrasti morfologici, di brughiere, prati e pascoli, terra di ghiacci.

Da dove scaturisce l’amore per un paese così particolare?

“L’interesse per l’Islanda mi viene dal mondo delle fiabe islandesi lette da bambino, nonché dai miei studi universitari di lingue e letterature nordiche”. Sappiamo che sei anche guida turistica. Quando sei arrivato in Islanda conoscevi già il Paese, o ti sei formato in loco?

“Devo dire che conoscevo qualcosa per via dei miei studi, ma il grosso l’ho imparato ‘sul campo”.

Possiamo dire, con un ossimoro, che ‘il freddo riscalda il cuore e arricchisce la mente’?

“Assolutamente: il clima islandese facilita la ricerca dell’atmosfera accogliente e calda; ti spinge a coltivare i legami sociali, a illuminare l’esistenza con altro, molto più che non la semplice luce artificiale”.

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Quali sono gli stereotipi che riguardano l’Islanda?

“Il freddo, il buio, e il mangiare male sono sicuramente i più diffusi tra quelli negativi. Tra quelli positivi, altrettanto falsi, c’è forse il mito del Paese socialista senza povertà e disonestà. Inoltre, l’idea che gli islandesi credano agli elfi”.

Al di là dei luoghi comuni cosa vorresti che gli italiani imparassero a conoscere di questo Paese?

“La ricchezza della storia e della cultura locale. Tutto il mio lavoro di divulgazione è mirato al raggiungimento di questo obiettivo”.

Le caratteristiche positive e la cosa più negativa che riguardano questa nazione?

“La cosa più bella degli islandesi è la loro innocenza. Sono un popolo tendenzialmente onesto, che sa essere solidale e generoso in modi che, a volte, si stenta a crederci. Il lato negativo è che

la coesione sociale si paga al prezzo di una scarsa tolleranza per chi la pensa diversamente: c’è molto conformismo su tante cose”.

Cosa può trovare un turista/viaggiatore che visita l’Islanda oltre alle aurore boreali?

“Musei sugli aspetti più disparati: sulla storia, il folklore, l’arte, la musica popolare, sulla cultura marittima, sulle saghe. E poi ristoranti stella Michelin (ma anche quelli senza stella sono eccezionali), eventi culturali, artistici e musicali di ogni genere. E ancora, una cultura millenaria fatta di numerosissimi capolavori letterari, dalle saghe medievali ai grandi romanzi novecenteschi”.

Tu parli l’islandese. L’integrazione passa anche attraverso la conoscenza della lingua?

“Nel modo più assoluto: la lingua è per molti uno scoglio, e superarlo significa guadagnarsi rispetto e ammirazione. Da quando parlo islandese mi sento perfettamente incluso e accettato, e non ho mai sentito il peso di pregiudizi e discriminazioni”. La tua compagna è islandese, come sei riuscito a conquistarla?

“Diciamo che ho dovuto ricorrere a tutte le carte migliori che avevo in mano. E’ un’intellettuale, per cui ho puntato su quello, cercando di farle percepire tutta la mia cultura. Essendo lei psicologa, ho rispolverato le mie conoscenze del liceo delle scienze umane… non un approccio canonico e ortodosso, ma attaccare bottone parlando di scuole psicologiche è stato sicuramente qualcosa di unico e irripetibile, che ha reso ancora più speciale la nostra storia”.

Qual è il sistema politico e sociale islandese?

“C’è un parlamento unicamerale e multipartitico. Lo Stato fornisce servizi simili a quelli disponibili per i cittadini italiani. La sanità è un misto di sistema pubblico e privato, così le scuole e le università”.

Come è in Islanda il rapporto tra lavoro e tempo libero?

“Gli islandesi lavorano per vivere. C’è un’attenzione religiosa alla qualità della vita. I datori di lavoro, ad esempio, non hanno mai pretese sugli straordinari, e li chiedono sempre con umiltà. Se proprio devi restare in ufficio oltre l’orario, anche solo per cinque minuti scatta l’ora di straordinario. Il rifiuto in ogni caso è accettato serenamente, perché il tempo per se stessi e per la famiglia è considerato sacro”.

Cosa ti manca di più e cosa di meno della tua città e dell’Italia?

“Mi manca tanto la bellezza architettonica, ma anche il colore dei papaveri a maggio, e il verso delle cicale. Non mi manca la rigidità sociale e l’eccessiva formalità”.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

“Continuare a raccontare l’Islanda attraverso i miei libri e le mie pubblicazioni. E’ la cosa che amo di più e spero di continuare a farla!”.

* Violino, strumento tradizionale islandese

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La gente di Bilbao nasce dove vuole

Libro vincitore del “Prix du premier roman 2022”, il romanzo di Maria Larrea - “La gente di Bilbao nasce dove vuole” - ricostruisce le sue memorie familiari e ci accompagna nel racconto della sua vita, più romanzesco di qualsiasi invenzione. Una storia di orfani, bugie e legami familiari ingannevoli.

In Spagna, nel giugno 1943 una prostituta di Bilbao dà alla luce un bambino, Julian, che affida ai gesuiti. Poco dopo, in Galizia, nasce Victoria, che la madre lascia alle suore di un convento. Da grandi, i due ragazzi si incontreranno e daranno alla luce Maria, la voce narrante del romanzo, scritto sovrapponendo magistralmente la sua infanzia e quella dei genitori.

Maria cresce a Parigi, tra gli attori e le scenografie del teatro di cui il padre è custode, le sue armi da fuoco (Julian è un indipendentista basco, bevitore spesso violento), i silenzi della madre e lo scherno delle amiche. A ventisette anni, una cartomante afferma che non è figlia dei suoi genitori. Per scoprire la verità, dovrà tornare a Bilbao…

Polveriera Mediterraneo

Michela Mercuri e Alberto Gasparetto sono gli autori di “Polveriera Mediterraneo” (Franco Angeli Editore). Si tratta di una raccolta di saggi che illustrano ai lettori le questioni del Medio Oriente, prendendo in considerazione un lasso di tempo che va dal 2011 ad oggi, con preziosi riferimenti storici. Con la prefazione di Vittorio Emanuele Parsi e il prezioso contributo di diversi autori, il testo esamina questioni di carattere politico che si rivelano fondamentali per il nostro futuro. L’obiettivo principale è studiare e approfondire gli eventi del “Mare Nostrum” - raccontandoli attraverso un’attenta analisi.

È un libro pieno di spunti, arricchito dai contributi di Claudio Bertolotti, Giuseppe Acconcia, Jessica Pulsone, Mauro Primavera, Sara Senno, Caterina Roggero e, ovviamente, gli autori - Michela Mercuri e Alberto Gasparetto. Un testo capace di fotografare assetti territoriali che vivono in condizioni di estrema difficoltà, scandendo il tempo della narrazione con il peso delle bombe, lo stesso che soffoca il Mediterraneo.

La guerra in Ucraina non ha zittito le armi in Nord Africa e nel Medio Oriente, un’area segnata da conflitti irrisolti, guerre per procura e rivolte che si estendono fino ai confini dell’Asia centrale. In questo senso, il Mediterraneo diventa una vera e propria polveriera - pronta a esplodere: le proteste in Iran, la crisi dell’Afghanistan dopo il ritiro delle truppe americane, le ambizioni egemoniche turche, l’instabilità libica, il revanscismo jihadista in Nord Africa e la futura traiettoria di Paesi “in bilico”, come l’Algeria, l’Arabia Saudita e la Siria. Sono queste alcune delle maggiori incognite per il futuro. Gli autori descrivono efficacemente realtà differenti ma interconnesse, con l’intento di ricostruire il grande puzzle della “Polveriera Mediterraneo”.

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LIBRI
Letti per Voi

CORRADO AJOLFI “GILDA”, IL NUOVO ROMANZO

È uscito in tutte le librerie e gli store digitali “Gilda”, il nuovo romanzo di Corrado Ajolfi edito da Intrecci. Sullo sfondo di Borgonuovo Terme, città ormai morente, ma con un passato di splendore, si muovono personaggi che con essa condividono legami inconfessabili e un comune destino. Gilda Iannelli è affetta da una forma di amnesia che ha cancellato i ricordi del suo passato. Tra questi la partecipazione a Miss Italia, diciassette anni prima. Pur afflitta da questa menomazione, si rifà una vita con Ulisse Bellini, giornalista di una testata nazionale, incontrato in circostanze boccaccesche. I due, ormai pensionati e liberi da impegni, saranno ossessionati dai propri fantasmi: lui dal desiderio di un’affermazione che la carriera gli ha negato, lei dal bisogno irrefrenabile di ricucire i frammenti del proprio passato. Per questo motivo iniziano a scrivere un romanzo a quattro mani ispirato alle vicende di Borgonuovo. Testimoni e attori di questa ricerca del tempo perduto sono gli amici che abitano nella loro stessa via. Luogo di ritrovo dei loro convivi è Villa Paradiso, simbolo degli sfarzi di un’epoca scomparsa che la compagnia vorrebbe trasformare in un lussuoso resort nel quale vivere insieme il resto dei giorni. A mano a mano che il racconto prende forma, riaffiorano segreti insospettabili che sembrano intrecciarsi con l’oscuro passato di Gilda. Impostato come un diario che abbraccia l’arco di un anno, Gilda è soprattutto un’ironica meditazione sul trascorrere del tempo, di cui “la città che sta cadendo a pezzi” è una provocatoria e ma-

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linconica metafora.

“Borgonuovo Terme altro non è che Salsomaggiore Terme, cittadina termale sulle prime colline parmensi, ricordata negli annali per le sue acque e per le 39 edizioni di Miss Italia che ci hanno avuto luogo fino al 2010”, spiega l’autore. “La decadenza cui è andata incontro questa città termale è un evento innegabile. Circa le cause, nella mia storia ho suggerito tra le righe una personale e libera interpretazione. Mi auguro che i salsesi non se ne abbiano troppo a male se ho calcato la mano sul malinconico tramonto della loro città. Chiedo venia per la licenza letteraria, ma mi stuzzicava troppo questo suo mutamento come emblematico palcoscenico della vita”.

Corrado Ajolfi, classe 1950, è un cardiologo di Parma da sempre appassionato di narrativa. Da piccolo, infatti, destinava una quota della sua paghetta settimanale per acquistare i libri del Club degli Editori. Durante il liceo ha iniziato a scrivere poesie e un romanzo autobiografico. Il tutto quasi interamente a mano. Sposato con un medico, ha un figlio e una nipotina. Nei primi anni ‘80 ha anticipato i tempi dotando il reparto in cui lavorava di una cartella clinica informatizzata, addestrando i colleghi medici e il personale infermieristico al suo corretto utilizzo. Con il pensionamento ha ricominciato a scrivere romanzi e racconti: “Da bambino volevo essere scrittore e sono diventato medico. Invecchiando sono tornato bambino per diventare scrittore”, racconta di sé. “Gilda” è il quinto romanzo che pubblica.

Come nasce Gilda?

esaudite. Gilda, invece, è fantasia pura, un avatar non assimilabile a una musa specifica, un alter ego di tutti noi, un simbolo: il simbolo proprio di quella giovinezza perduta, nel cui ricordo si cerca di dare un senso alla sera che si avvicina”. Cosa la lega a Salsomaggiore?

“E’ una cittadina vicina alla mia, in cui ho anche lavorato agli inizi della mia carriera di medico: per svariati mesi, infatti, ho pratico in un Istituto termale, in un’epoca in cui il termalismo era di gran moda e portava frotte di turisti. Nell’ultimo trentennio del secolo scorso la città ha vissuto un periodo di lusso e dissolutezza, dove affari e i soldi erano il ‘terroir’ di crescita, mentre divertimento, spensieratezza e trasgressione erano la classica benzina sul fuoco. Non per niente il massimo concorso del futile, Miss Italia, c’è stato in pianta stabile per 39 edizioni. E, come scrivo nel libro: ‘il denaro genera benessere, che va a braccetto con la bellezza, e la bellezza genera altro denaro. Un circuito virtuoso’. Poi di colpo è iniziata la decadenza - coincisa con la scomparsa del turismo termale - e la città è diventata fatiscente, il fantasma di se stessa. Inutile dire come tale mutamento mi abbia stuzzicato a usarlo come metaforico palcoscenico della vita e quindi della mia storia: prima la giovinezza, quando la vita ti viene incontro correndo, poi il declino, ‘quando si attraversa la vita in punta di piedi, per il timore d’inciampare al primo imprevisto’”.

Tre motivi per leggere il libro.

“Il filo conduttore del romanzo è sintetizzato nel sottotitolo: ‘Metà dell’esistenza è dedita all’amore e altri giochi di prestigio, l’altra mezza a sopravvivere’. Uno sguardo a ritroso nel tempo, dunque, verso la metà perduta della vita, ovvero la giovinezza”. Si è ispirato a qualcuno vicino a lei per i due protagonisti?

“Per Ulisse mi sono ispirato a qualcuno molto vicino, direi, vale a dire a me stesso: di me Ulisse condivide l’ambizione, la frenetica rincorsa di un’affermazione nel mondo, il desiderio di lasciare una traccia per la quale non essere dimenticati; e al tempo stesso il rimpianto di un passato che avrebbe potuto regalare tante opportunità, senza averle

“È una storia piena di misteri, tra cui anche la scomparsa di una concorrente di Miss Italia, intrighi e avventure, e quindi ricca di suspense fino all’inquietante finale a sorpresa. È una storia esistenziale in cui i personaggi si interrogano continuamente sulla vita e su stessi, e che quindi offre un’infinità di spunti riflessivi su vari temi, dalla religione, alla politica, al sesso, ai sensi di colpa, alla pazzia, ai tradimenti. È un nuovo genere letterario. Per questo libro ho coniato il termine di thriller esistenziale: anche la vita quotidiana è fatta di segreti e misteri, perché ognuno di noi ha, o ha avuto, scheletri nell’armadio. Pertanto, non è necessario che ci siano morti ammazzati o ispettori che indagano per avere un buon thriller. Esistono anche i thriller dell’esistenza quotidiana”.

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L’autrice romana è tornata in libreria con il romanzo “Il ladro di fiori” (Bertoni Editore) e lo ha fatto mettendo al servizio tutta la sua sensibilità di donna e il profondo impegno svolto come psicoterapeuta, terapeuta EMDR, specializzata nel campo del Disturbo post traumatico da stress e delle conseguenze psicologiche della Violenza e del Lutto

STEFANIA JADE TRUCCHI

“NELLE PAGINE DI ‘IL LADRO DI FIORI’ AFFRONTO LA VIOLENZA NELLE VARIE FORME”

In queste sue pagine ci porta in un viaggio doloroso e profondo, e ci insegna il valore della tutela dell’infanzia. Sempre.

Stefania, partiamo dal titolo: chi è il Ladro di fiori?

“Il Ladro di fiori è colui che, utilizzando la Violenza nelle sue varie forme, viola l’animo delle persone recidendo il loro amor proprio e le loro sicurezze. I fiori sono le persone, dal bambino all’adulto; fiori perché ognuno di noi contiene una propria bellezza e come i fiori siamo fatti di colori, forme, profumi differenti, tutti con la propria originalità. Non si può accettare l’ingiustizia di chi, per proprio volere, decide di spezzare il loro gambo per appropriarsene o per invidia”.

Perché hai deciso di scrivere questo libro?

“La decisione di scrivere questo libro non nasce negli ultimi anni, bensì è maturata durante tutta la mia esperienza lavorativa, ascoltando le richieste di aiuto di persone esauste e sofferenti a causa di situazioni

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violente e umilianti, sorte soprattutto tra le pareti domestiche e non solo… Arriva anche dall’esigenza sempre più crescente di far nascere una coscienza comune che porti le persone ad ascoltare chi chiede aiuto e soprattutto a credergli per uscire dall’isolamento e dalla paura”.

Quali aggettivi potrebbero descrivere i personaggi a cui hai dato vita?

“Per alcuni userei impotenti, soli, spaesati, umiliati, sgomenti, coraggiosi. Per altri spietati, invidiosi, crudeli, arroganti, manipolatori”.

Sei, inoltre, autrice di alcuni romanzi quali “Un uomo di vetro”, “Mosaico di donna” e “Il candore di un’anima” pubblicato da Sperling & Kupfer. Hai scritto racconti come “Un tuffo nella vita”, “Una voce da lontano”, “Cibo in parole” e “Il circo errante” in cui è descritto il “Ciclo della violenza”, una storia narrata attraverso gli occhi di un bambino. Hai vinto con le tue opere molti premi letterari. Alcune di queste sono state presentate in occasioni di giornate dedicate alla lotta contro la violenza. C’è, tuttavia, una tematica, nell’ambito della violenza, che a tuo avviso viene trattata poco?

“Una delle tematiche che viene trattata poco è la violenza economica perché è molto sottile e si nasconde dietro l’apparente gesto positivo di chi paga tutto e sostiene la coppia o la famiglia. In questi casi, uno dei mezzi per sottomettere l’altro e tenerlo sotto controllo è proprio quello dell’allontanamento da uno stato di autonomia economica verso quello di una totale dipendenza, associato ad un isolamento sociale e familiare in modo tale che la persona trovi nell’altro l’unico ambito a cui fare riferimento”.

Non da ultimo, nel 2022, in occasione dell’evento da te stessa organizzato dal titolo “L’arte denuncia la violenza”, sono stati letti tuoi brani, poesie di giovani poeti ed esposti quadri e sculture di diversi artisti. Il devoluto dell’evento è andato all’Associazione Salvamamme per interventi a favore del popolo ucraino. Il 2 febbraio scorso, invece, al Teatro Belli di Roma hai presentato il tuo nuovo libro al fianco di un parterre di relatori e ospiti di tutto rispetto. L’intento era, prima di tutto, sensibilizzare gli intervenuti sulle tematiche che tratti. Quali sensazioni sono scaturite?

“Durante questi eventi che ho desiderato fortemente, ho voluto utilizzare il linguaggio della musica, della poesia, della pittura e scultura, del teatro per arrivare più facilmente al cuore delle persone. L’arte in tutte le sue forme parla una lingua più semplice e sa regalare emozioni intense. Le sensazioni più forti scaturite sono state il senso di solidarietà, la rabbia, la commozione, il desiderio di aiutare e comprendere”.

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LIBRI

LA SCATOLA MAGICA DI SANREMO

LUCA AMMIRATI E WALTER VACCHINO

INSIEME PER RACCONTARE I SEGRETI DELL’ARISTON

Dopo aver scritto tre libri che raccontano di uomini contemporanei alla ricerca del loro posto nel mondo, con un’attenzione particolare alla sensibilità e ai sentimenti, Luca Ammirati ha dovuto fare i conti con la domanda che i suoi lettori, immancabilmente, facevano a ogni presentazione: quand’è che scriverai un libro sull’Ariston? Per lui, che è nato e vive a Sanremo e lavora come responsabile della sala stampa del teatro più famoso d’Italia, è finalmente arrivato il momento.

“Ho avuto la fortuna e il privilegio di scrivere “Ariston – la scatola magica di Sanremo” (pubblicato da Salani Editore ndr) con il proprietario del teatro Ariston, Walter Vacchino, che ha aperto il cassetto dei ricordi – ovvero la scatola magica – permettendomi di raccogliere dalla sua viva voce tantissime testimonianze, la storia dello spettacolo e del costume nel nostro Paese. Fate il nome di un artista e saprete che è passato sulle tavole dell’Ariston, vuoi per il Festival, vuoi per tutti gli spettacoli che il teatro ha sempre portato a Sanremo. Nel libro troverete tutto quello che è successo su quel palcoscenico, dagli anni della fondazione per arrivare al 1977, anno focale, quello dell’avvento del Festival di Sanremo (che in precedenza si teneva nel Salone delle Feste del Casinò ndr). Da quel momento è cambiata sia la storia dell’Ariston che della manifestazione canora più importante d’Italia. Oggi sembra difficilissimo immaginarlo, ma nel ‘77 quello che arriva all’Ariston è un festival non in buonissima salute, quasi “casereccio”, qualcosa di impensabile rispetto allo sfarzo e ai grandi investimenti della Rai di adesso”.

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#CoseBelle

Un immenso patrimonio di informazioni, aneddoti e segreti di cui Luca ha avuto la fortuna di essere il depositario e che ha potuto mettere su carta. Il risultato è uno spaccato che, attraverso il racconto della sua città e del festival, ci dice molto anche del nostro Paese: Sanremo e l’Ariston, in tanti anni, hanno fatto compagnia a tutti gli italiani, non solo quelli che vivono in Italia ma anche all’estero, e coloro per i quali il festival era l’unica finestra sull’Occidente prima della caduta del muro di Berlino. Una storia raccolta e raccontata in ben 300 pagine, dove non mancano le curiosità sugli artisti, i gossip, i capricci delle star…

“…Come Madonna, che pretendeva di farsi acconciare i capelli soltanto con i suoi phon, e per problemi di voltaggio Walter ha dovuto comprare di corsa un trasformatore… Elton John che si cambia nel montacarichi, arriva direttamente in palcoscenico, suona “Your song”, si ricambia e va via senza neanche passare dal camerino… La fuga in ambulanza dei Duran Duran nell’85, per farli uscire in sicurezza dal teatro senza essere notati… Un sacco di chicche mai raccontate, mai conosciute dal grande pubblico”.

Quest’opera è destinata non solo ai grandi appassionati di cultura, spettacolo e musica, ma anche alle persone dichiaratamente anti-festival, perché si sa: Sanremo è l’evento più amato e odiato d’Italia, anche se poi, diciamoci la verità, una sbirciatina la danno sempre tutti, specialmente la prima sera.

“Ormai è così: se tu non guardi Sanremo di che cosa parli in quella settimana con le persone al bar? Questo libro può essere un modo per recuperare qualche puntata precedente e capire perché questo spettacolo è arrivato proprio nella città di Sanremo, proprio al teatro Ariston, e come da allora sia partita la storia più nazionalpopolare del nostro Paese”.

…E allora tuffiamoci anche noi nella “scatola magica” del Festival, in quel mare di ricordi che lega, inevitabilmente, la vita di ciascuno di noi al ritornello di una canzone.

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Walter Vacchino e Luca Ammirati

Giornalista, attore e scrittore, Gabriele si sta facendo conoscere particolarmente per le sue conduzioni sulle reti di Cusano tv. Di recente ha scritto un libro

GABRIELE RAHO

IL GIORNALISMO, LA TV, UN LIBRO

E UN PASSATO DA ATTORE DI TEATRO

Gabriele Raho è un ragazzo prodigio, se così lo possiamo definire che, nonostante non avesse ancora compiuto i trent'anni, dà l'impressione di avere davanti un professionista navigato di vecchia data. Il segreto di tanta conoscenza e competenza è la curiosità che lo spinge ad informarsi e quindi, come si dice nel nostro gergo, ad essere sempre sul pezzo. Ha iniziato l'attività come attore e poi si è avvicinato con successo al campo del giornalismo. E' attratto dall'artistico e dalla criminologia. E' cresciuto a pane e Agata Christie. Ha pubblicato il suo primo libro “Il manicomio di Guillon”, un grande thriller che gli ha dato soddisfazioni non indifferenti.

Gabriele, ripercorriamo in breve i tuoi inizi.

“Nasco come attore e ho frequentato l'Accademia Teatro Brancaccio contemporaneamente agli studi universitari in filosofia presso la Sapienza di Roma, cercando di conciliare il tutto. Dopo aver conseguito il diploma di attore, quello di regista e di drammaturgo, ho così iniziato a lavorare in teatro con varie compagnie. Dentro di me però sentivo che non era il mio approdo definitivo. Mancava qualcosa. Ecco che è arrivata in seguito la conduzione di programmi tv. Oggi comunque continuo di tanto in tanto a frequentare qualche compagnia teatrale”.

Dove hai iniziato in tv?

“A Canale 21, un'emittente regionale. In quel periodo ho preso anche il tesserino di giornalista pubblicista presso l'Ordine dei Giornalisti. Successivamente ho sostenuto un provino per Cusano tv, dove attualmente lavoro”.

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Di cosa ti occupi?

“Tutto ruota intorno a due ambiti. Da una parte c'è quello che riguarda lo spettacolo e la letteratura e dall'altra nutro un enorme interesse per la cronaca nera e giudiziaria. Ci dedico due programmi, uno condotto da solo e l'altro in tandem con il valido giornalista Fabio Camilllacci che mi sta insegnando molto”. Hai anche scritto un libro. Sei alla prima pubblicazione? “Sì, è il mio romanzo d'esordio che è uscito con la casa editrice Newton Compton nel 2023. Si può acquistare in libreria, a patto che siano rimaste ancora alcune copie in giro e si può prendere anche attraverso tutte le piattaforme on line. Mi sta dando molte soddisfazioni e in serbo ne ho anche un secondo. Qui ho tentato di mettere a frutto tutte le varie contaminazioni di altri autori che ho conosciuto durante la mia crescita, come Agata Christie, Edgar Allan Poe e altri. Ho cercato di conciliare alcune tematiche della contemporaneità con la struttura classica”.

tanti. Gli inquirenti oggi dispongono di tecniche investigative all'avanguardia che, se ci fossero state venti o trent'anni fa, oggi non staremo qui a parlare ancora di Via Poma o del mostro di Firenze. Su questi ultimi due casi, ho sviluppato la mia tesi. Condurre programmi in tv collegati alla criminologia mi appaga molto”. Tutti abbiamo sogni e obiettivi. Possiamo conoscere i tuoi?

“Innanzi tutto continuare a scrivere e spingere molto al livello di promozione. Con questo romanzo ho vinto con gioia un premio letterario, la prima edizione del Premio Città di Salsomaggiore Terme. Questo mi sprona a scrivere altro. Vorrei continuare a fare del mio meglio nel gruppo Cusano, strizzando l'occhiolino ad altre collaborazioni e opportunità sia in ambito criminologico che altro. Un buon giornalista deve sapersi diversificare. Ho avuto l'opportunità di condurre rubriche dedicate allo sport e non avendo particolari passioni e conoscenze, mi sono dato da fare per informarmi”.

Sei dotato di un buon intuito, visto che ti piacciono i romanzi gialli?

“Bella domanda. Diciamo che la mia fortuna da un certo punto di vista che può essere anche la mia condanna, è quella di essere cresciuto in un'epoca in cui di delitti irrisolti non ce ne sono stati più

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Gabriele Raho (a destra) con Fabio Camillacci

GIAN VITO CAFARO

UNDICI ANNI IN RAI E NELLA FAMIGLIA DI “CHI L’HA VISTO?”

Fa parte della redazione della storica trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”. Si contraddistingue per precisione, professionalità e capacità di trattare i casi che gli vengono affidati. Lui è Gian Vito Cafaro e cerchiamo di conoscerlo meglio attraverso questa intervista.

Ci puoi raccontare chi è Gian Vito e come ti sei avvicinato al giornalismo?

“Ho 45 anni, sono pugliese, di Cassano delle Murge, in provincia di Bari e sono sempre più legato alla mia terra. Un felicissimo ‘terrone’ orgoglioso delle sue radici. Al Sud c’è la luce, i profumi della terra si esaltano a qualsiasi ora del giorno. Io senza il Sud non so stare. E non sapevo stare senza i quotidiani già da bambino. Mio zio era edicolante e grazie a lui e alla passione per lo sport (del calcio, in particolare, sono tifoso dell’Inter) ho preso confidenza con i giornali. Pensa che ho cominciato ad imparare a leggere prima di andare a scuola. Ovviamente tutto merito dei quotidiani. Tra i miei giochi preferiti da bambino c’era la rassegnata stampa. Aprivo i giornali e fingevo di leggerli al pubblico televisivo. Poi in televisione ci sono finito per davvero. Subito dopo la maturità, nel corso degli studi in scienze politiche, ho cominciato con le tv locali (Telemajg, Antenna Sud), passando anche per le collaborazioni con alcuni quotidiani come la Gazzetta del Mezzogiorno, l’Avvenire e il Sole 24 ore. Sono al mio undicesimo anno di Rai e sono felicissimo di essere parte integrante di un’azienda di servizio pubblico e di uno dei più longevi ed importanti programmi degli ‘Approfondimenti’, ‘Chi l’ha visto?’”.

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Sei uno dei punti di forza della trasmissione “Chi l’ha visto?”. Ti occupi di molteplici casi, ricordi quello che ad a oggi ti ha colpito di più?

“Come detto sono al mio undicesimo anno di Rai e in questo lungo periodo ho conosciuto diversi casi che mi hanno a volte tolto il sonno. Perché attraverso il nostro mestiere conosci le ingiustizie che la gente subisce; il dolore che le famiglie vivono per l’assenza di uno scomparso; per il male che altri infliggono a qualcuno. C’è un caso su tutti che mi è rimasto dentro e non andrà più via: la sparizione di Maria Chindamo in Calabria. L’hanno fatta scomparire perché doveva essere punita. Prendo in prestito le parole di suo fratello Vincenzo e dei figli di Maria: ‘E’ stata punita perché ha scelto di essere libera’. Maria, evidentemente, non poteva essere libera. Questo ha pensato qualcuno prima di mettere in pratica un piano criminale. La libertà ha un prezzo, è vero”.

Scomparire nel nulla. Quanta angoscia e quanta ansia dietro ogni storia. Riesci a gestire le tue emozioni?

“E’ difficile, lo ammetto. Anche perché certe storie te le porti dentro, vivi a contatto con le famiglie, sei a casa loro più volte e provi a capire come potresti aiutarle a risolvere un dramma. A volte mi sono svegliato di colpo pensando di dover ragionare su un dettaglio di una storia che stavo seguendo e capire come agire di conseguenza. Personalmente ritengo che c’è un senso di solidarietà nel nostro lavoro e che ognuno di noi esercita secondo la sua inclinazione. Fammi dire che la squadra di ‘Chi l’ha Visto?’ guidata da Federica Sciarelli è un team eccezionale. Tutti validi professionisti che non fanno mancare il sostegno morale a chi chiede aiuto al nostro programma. Dal punto di vista giornalistico, poi, Federica è maestra e ogni giorno insegna a noi qualcosa in più. Sono onorato di averla trovata sulla mia strada professionale”.

Cosa pensi di come oggi viene trattata la cronaca nei vari contenitori tv? C’è troppa morbosità?

“Si parla tanto di cronaca perché il pubblico sembra ormai abituato alla serialità delle storie. Non mi permetto di giudicare il lavoro degli altri. Penso al mio. Ritengo che attorno ad alcune vicende ci sia spesso un approccio da talk e meno di approfondimento. La cronaca nera a mio avviso si fa lavorando d’inchiesta, guardando ai dettagli, ponendosi delle domande, su-

scitando i dubbi. Ed è quello che facciamo noi col nostro programma”.

A chi vorrebbe fare il tuo mestiere cosa consiglieresti?

“A volte scherzando con gli aspiranti giovani colleghi dico di conservare il numero di telefono del barbiere o del barista del comune che si è visitato l’ultima volta. E’ un modo per dire che i contatti con le persone sono preziosi per attingere alle prime informazioni, per farsi un’idea del clima attorno ad un fatto. Penso però, che il mestiere del giornalista si faccia imparando a curiosare su tutto. E quindi leggere molto, porsi tante domande, guardare molta tv. Parlare con gli altri e ascoltare chi ha da dire qualcosa”.

Una domanda sul Gian Vito privato. Quali sono gli hobby e le passioni che hai?

“In passato giocavo a pallavolo. Più che un hobby era un mestiere visto che mi allenavo quotidianamente. Ho giocato fino al campionato di C. Poi col passare degli anni quando il lavoro si è fatto più serio ho dovuto mollare. Non ho molto tempo per gli hobby, anche perché i momenti di libertà devo riservarli alla mia famiglia: a mia moglie Teresa e alle mie bimbe. Libri e tv fanno da contorno. Quando riesco mi piace visitare i piccoli paesi. Le radici, le identità sono fondamentali per capire il passato e immaginare il futuro”.

“Chi l’ha visto” ha un grosso seguito sui social con una fanbase davvero interessante ed eterogenea. Su X capita spesso di vedere il programma in tendenza. Come ti spieghi tutto questo?

“Il nostro programma continua ad avere un seguito crescente tra i più giovani. E questo, ovviamente, si riflette sulle tendenze dei social. Ci sono veri gruppi di ascolto e commento ai casi che proponiamo. Il successo del programma è dovuto alla credibilità che lo stesso ha guadagnato negli anni. ‘Chi l’ha visto?’ incarna lo spirito del servizio pubblico. E di questo siamo tutti orgogliosi. E io sono orgoglioso di farne parte”.

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Vi aspettiamo con le novità

cinematografiche più attese

RAFFAELLO BALZO

DA CARRAMBA BOY ALLA VITA DI ZANUSSI

LA

CARRIERA INTENSA DI UN BRAVO ATTORE

Nato ad Udine il 18 marzo 1975, vive fino all'età di diciotto anni ad Artegna (UD). Nel 1976 compare sui giornali dopo essere stato salvato dalla nonna durante il terremoto che colpì il Friuli. Nel 1995 vince il concorso Fotomodello dell'Anno, nel 1998 quello di Mister Friuli, l'anno seguente arriva 1º al concorso Il più bello d'Italia. Si trasferisce a Milano, dove inizia la carriera di modello che lo porterà a lavorare anche a Londra e New York. Appare per la prima volta in televisione come Carramba Boy nel programma Carramba che sorpresa!, condotto da Raffaella Carrà. Oltre a lavorare come modello e attore di fotoromanzi, inizia a studiare recitazione e nel 2001 esordisce interpretando il ruolo di Ettore nella serie tv Compagni di scuola

Tra il 2003 e il 2004 interpreta il ruolo di Matteo Consoli nella soap opera di Rai 3, Un posto al sole. Nel 2005 è nel cast di Elisa di Rivombrosa 2, regia di Cinzia TH Torrini e Stefano Alleva, dove interpreta il ruolo di Armand Benac. Nel 2006 partecipa alla quarta edizione del reality show L'isola dei famosi, condotto da Simona Ventura, venendo eliminato nel corso della settima puntata con il 63% dei voti. Il 2007 debutta nel cinema con i film Il soffio dell'anima, regia di Vittorio Rambaldi, nelle sale nel marzo del 2009, e Matrimonio alle Bahamas, regia di Claudio Risi, con Massimo Boldi.

Nel 2008 partecipa insieme a Kate Moss al videoclip della canzone Uptown dei Primal Scream.

Nel dicembre dello stesso anno debutta in teatro con il musical La surprise de l'amour, regia di Marco Bracco. Dal gennaio del 2009 fino a settembre 2011 è nel cast principale su Canale 5 nella popolare soap opera CentoVetrine con il ruolo di Niccolò Castelli. Torna al cinema nel 2023 interpretando la vita di Zanussi e il calendario di Emanuela Del Zompo “The legend of Kaira 2024”

Raffaello in poche righe parlaci di te.

"Ho 48 anni ho fatto l'attore per tanti anni, poi il fotografo ora imprenditore nel settore energetico".

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SPETTACOLO

Un messaggio contro la violenza sulle donne.

"E' una situazione veramente drammatica, molti uomini credono che le donne siano di loro proprietà così esce fuori molta cattiveria, sono stato molto colpito dall'ultimo femminicidio avvenuto nella mia regione vicino Padova, Giulia Cecchettin, purtroppo sta diventando molto grave la situazione".

Come può essere fermato secondo te il femminicidio?

"Bisogna lavorare sulla formazione delle nuove generazioni, è difficile sradicare la mentalità bruta di molti individui cresciuti con un'educazione errata purtroppo le donne sono più deboli e subiscono ahimè l'azione violenta del maschio".

Tra cinema, tv e fotografia cosa più ti rappresenta?

"Cinema e tv mi hanno dato molto anche in termini di popolarità ma mentre sul set interpreto un ruolo diretto da un regista, con la fotografia mi sento totalmente indipendente e soprattutto decido io cosa fare".

Un aggettivo per definirti?

"Lunatico, perché sarà il mio segno zodiacale i pesci, ma sono veramente strano, passo da momenti euforici, dove sono talmente felice a momenti dove mi girano i cosiddetti cocomeri e voglio stare solo, praticamente mi isolo".

Un aggettivo per definire Emanuela Del Zompo?

"Emanuela Del Zompo è una combattente, va oltre il sistema, ci crede fino alla fine, non molla mai e continua ad andare avanti all'infinito, è una guerriera!".

I tuoi obiettivi di oggi?

"Vorrei essere più costante nelle cose, ho sempre molte idee per la testa a cui dovrei dare più costanza, alla fine le porto a termine ma con tempi biblici".

Parlaci del tuo ultimo film sulla vita di Zanussi. "E 'stato molto bello interpretare un uomo che è partito da zero, ha dato lavoro a 16 mila dipendenti era un grande futurista, una persona che ci vedeva lontano, mi ha fatto capire tante cose, il film è stato realizzato con le migliori tecnologie e le migliori competenze e il risultato finale è molto buono, non sarà perfetto ma è stato fatto con il cuore e tanta buona volontà. Sono friulano come lui e devo dire che ci assomiglio anche per questo mi hanno scelto. Anche i suoi vestiti mi andavano perfetti, sono tanto contento di questo lavoro". Quando prepari un personaggio a cosa ti ispiri?

"A nessuno, leggo il copione, a parte Zanussi un personaggio esistito veramente alla fine bastava emularlo, per altri personaggi di fantasia ci metto del mio, voglio dire che io posso interpretare in una maniera mentre altri attori usano tecniche diverse, faccio del mio!". Nella scala dei tuoi valori cosa metti al primo posto?

"Questa è una bella domanda: l'amicizia, l'onestà, faccio fatica a rispondere...". Da grande farai…?

"Questa è una domanda ancora più difficile da rispondere. Ora mi sto occupando del settore energetico, mi sto buttando in questa nuova avventura che vedrà i suoi frutti l'anno prossimo, work in progress!".

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LUIGI GUIDA

“A 12 ANNI SCOPRII LA RADIO ASCOLTANDO LE CASSETTINE CHE PROVENIVANO DALL’AMERICA”

Un passato da dj in luoghi esclusivi e un inizio come tecnico e speaker nelle prime radio romane. Luigi Guida, per gli amici “Giggi”, è entrato a far parte di quella parte bella di storia radiofonica da raccontare

Classe 1960, anche lui fa parte di quella cerchia magica di conduttori radiofonici che hanno fatto la storia della radiofonia, proprio perché sono stati i primi a buttarsi in un mondo che stava cominciando a delinearsi, in un periodo in cui c'erano tante incertezze. Dal 1975, anno in cui Luigi debuttò al microfono, fino ad oggi, la radio ha fatto passi davvero notevoli. Ci vorrebbero capitoli a parte per raccontare tutta la sua evoluzione e intervistare quelli che ne hanno fatto parte. Luigi è molto amato non solo dagli ascoltatori, ma anche dalla gente del settore per via del suo carattere allegro e spontaneo. “Sono un cazzarone”, come si definisce lui stesso.

Luigi, hai avuto qualche ispirazione particolare che ti ha portato a provare a fare radio?

“Avevo dodici anni e ascoltavo dalle cassettine che provenivano dall'America, Robert W Morgan, il numero uno al mondo. Lì ho avuto una specie di fulminazione. La radio dove lavorava era KHJ LOS ANGELES. Negli anni '60 aveva tutto un suo modo particolare di fare radio e non tutti lo capivano. Chiamava Los Angeles, Boss Angeles perché era una grande città. Inoltre non diceva Good Morning, bensì Good Morgan, giocando con il proprio cognome. Aveva personalità da vendere e ogni conduttore dovrebbe essere tale”.

Come sei entrato in una radio?

“All'epoca e ti parlo del 1975, la scuola era situata davanti ad una radio libera di quel periodo. Tutti quelli della mia età che marinavano la scuola come me, andavano chi in pineta, chi al mare e chi in sala giochi. Io invece senza rendermene conto, andavo a imparare un mestiere. Andavo a curiosare in quell'appartamento in cui risaltavano i pulsantini colorati del mixer. Mi sentivo dire 'A regazzì vai a scuola'. A forza di insistere, iniziai come fonico, per poi approdare davanti al microfono per pura curiosità”. Quale fu la tua prima radio?

“Radio Capitale International, che poi si trasformò in una radio politica. Nel frattempo divenni uno che parlava al microfono, sotto il nome attuale di Luigi Guida. Mentre quando ero in regia, ero Gino Moccia. Ti immagini un Luigi Guida che ringraziava Gino Moccia in regia? All'ascolto sembrava ci fosse uno staff, mi divertivo così”. Dopo il cambiamento dove andasti?

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STORIE DI RADIO
Da sinistra Luigi Guida, Renato Zero e Alberto Laurenti

“A lavorare per il circuito di Radio Luna dove c'erano grandi nomi come Foxy John, Francesco Acampora, la compianta Clelia Bendandi e tanti altri. Ero alla sezione di Ostia. Fu la radio che mi dette notorietà. Successivamente lavorai per Emme 100, altra radio piena di voci storiche. Fu un'avventura bellissima da cui partirono molte altre cose come ad esempio Top Italia Radio che poi divenne Tirradio. A seguire anche Centro Suono”.

Parallelamente svolgevi l'attività da dj?

“Sì, andavo e venivo con Cortina e la Sardegna e a volte ho dovuto rifiutare proposte importanti in radio proprio per questo motivo. Comunque con la radio e le serate si era creato tutto un indotto”. Hai avuto qualche esperienza particolare con qualche collega?

“Sì con Anna Pettinelli che ho conosciuto nel circuito Top Italia Radio e che già conduceva in tv 'Discoring'. Con lei feci molte serate sparse ovunque. Lei presentava e io mixavo. Fui ospitato dalla Pettinelli a 'Discoring' per presentare il mio disco”.

Hai lavorato in radio in modo continuato o hai conosciuto pause?

“Mi sono fermato volutamente un po' per noia. E' stata ciclica la cosa. Soprattutto al giorno d'oggi, mi sento ingabbiato a rispettare tutte le regole imposte. Sono per la radio libera di un tempo, è più forte di me”.

Quindi se arrivasse un grande network e ti facesse una proposta?

“Ci farei un pensierino, è ovvio, ma mi priverebbe della libertà al microfono e della scelta dei pezzi musicali”.

E' per questo motivo che ti sei buttato sulla web radio?

“Sì. L'ho costituita insieme a Marco Berti che è nel ramo informatico e al quale insegnai a fare il dj all'epoca. Wave mi dà molte soddisfazioni e un modesto riscontro. La radio che mi piace fare, senza paletti. Sogno una radio in fm così, in cui puoi scegliere un brano o salutare qualcuno”.

Il segreto del tuo successo?

“Sono un grande cazzaro, uno a cui piace regalare sorrisi alla gente sommersa dai problemi. Uno che cerca di essere molto vicino alla gente”.

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TUTTI PAZZI PER L’ALBANIA!

Un Paese in pieno sviluppo dove stanno lavorando i principali architetti del mondo. Nel 2023 ha registrato

10 milioni di visitatori esteri, in crescita dai 7,5 del 2022 (+33%)

L’Albania ha circa 3 milioni di abitanti ed è in pieno sviluppo, sta lavorando molto sulla riqualificazione urbana delle città, sulle infrastrutture e sulle attività ricettive in quanto il modello di sviluppo economico punta molto sul turismo. I risultati del grande lavoro che sta portando avanti da anni con passione e pazienza il primo ministro Edi Rama sono evidenti. Nel 2023 l’Albania ha registrato 10 milioni di visitatori esteri, in crescita dai 7,5 del 2022 con un +33%. Dopo aver archiviato il periodo comunista nel 1991, la nazione ha sentito il bisogno di rinascere e di ripensarsi.

Nel Paese convivono cristiani cattolici, cristiani ortodossi, musulmani ma l'appartenenza religiosa non è motivo di discriminazione. Tra l’Italia e l’Albania ci sono forti legami culturali e storici. Sono trascorsi oltre vent'anni dall'estate del 1991 quando la nave Vlora, brulicante di albanesi, attraccò nel porto di

Il grande mosaico sulla facciata del Museo di storia nazionale. All'interno contiene la sezione dedicata alla preistoria, al periodo medievale e una collezione di icone sacre

Bari. Adesso sono gli italiani ad aver scoperto la nazione dei Balcani sia per il turismo balneare del sud del Paese (nelle cittadine costiere di Valona, Dhermi e Saranda dove i prezzi di hotel, ristoranti e servizi sono più bassi rispetto a quelli italiani), sia per quello medico-estetico (soprattutto trapianti di capelli) e dentale (ci sono cliniche ovunque) ma anche come opportunità lavorativa in quanto gli albanesi amano l’Italia, la sua musica, il suo cibo, le sue bellezze storico-artistiche e anche i suoi programmi televisivi. “Per gli italiani - ha detto Rama –l’Albania è casa loro, noi ci sentiamo italiani e siamo molto legati all'Italia”. E sono tanti anche i nostri pensionati che adesso vivono qui e gli imprenditori del Bel Paese che hanno deciso di investire in Albania (pare siano circa 3 mila le aziende, a capitale italiano oppure misto, già presenti). Basti pensare che l’Istituto bancario San Paolo è la

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quarta banca del Paese e che la Conad ha aperto i propri supermercati ovunque. Si stima che la lingua italiana sia compresa dal 6070% della popolazione totale e che circa la metà degli albanesi la sappia parlare anche perché già molto diffusa durante il regime totalitario. Sono tanti gli albanesi che hanno imparato l’italiano grazie ai cartoni animati dei Simpson (ovviamente doppiati) o la soap Centovetrine.

L’aeroporto internazionale di Tirana diretto dall’italiano Piervittorio Farabbi Come si atterra all'aeroporto internazionale di Tirana “Nënë Tereza”, intitolato alla santa albanese Madre Teresa di Calcutta, si resta colpiti dall'eleganza, dall’efficienza e dall'organizzazione della struttura. Direttore dell'aeroporto è un italiano, umbro, Piervittorio Farabbi, ingegnere aerospaziale che da oltre 25 anni si occupa di pianificazione e operazioni aeroportuali oltre che di gestione di aeroporti certificati in Italia, Stati Uniti e Canada. Una delle nostre eccellenze esportate all’estero. Nel 2023 la struttura ha registrato 7 milioni 250 mila passeggeri (+ 40% rispetto al 2022 e +120% in confronto al 2019), tassi di crescita che pongono l'aeroporto tra gli scali più performanti in Europa (dato Aci Europe). Per raffronto, gli scali italiani, complessivamente, hanno registrato nel periodo gennaio-novembre 2023 un +20% rispetto al

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Igor Righetti all'interno del Bunk’art 2

2022 e un +2% rispetto al 2019. Il totale dovrebbe sfiorare i 200 milioni di passeggeri, ovvero oltre 3 volte la popolazione residente. “L'Italia - spiega il direttore dell'aeroporto di Tirana Piervittorio Farabbi - rappresenta oltre il 40% dei volumi di traffico, con 22 scali collegati (su 35 scali nazionali con almeno 50mila passeggeri all'anno) con voli diretti. Nel 2024 potrebbero aumentare con l'aggiunta, per esempio, di Brindisi”. E aggiunge: “Per il 2024 prevediamo un ulteriore sviluppo delle ultra-Lcc come Ryanair che rappresenteranno circa il 70% dei volumi di traffico stimati per il 2024 a 9 milioni (+25%). Per questo motivo è stata già avviata un'intensa stagione di lavori che include la terza e ultima fase dell'ampliamento del terminal, nuovi parcheggi aeromobili (una decina) e l'avvio dei lavori per l'upgrading del sistema pista-raccordi”. La gestione dell'aeroporto è stata acquisita in piena pandemia, a gennaio 2021, dal Gruppo Kastrati che ha cominciato a rilanciare lo scalo. Forte dell'esperienza acquisita, il Gruppo ha avviato una fase di scouting per individuare altri possibili investimenti in gestioni aeroportuali all'estero.

Le 17 rotte invernali di Ryanair per Tirana di cui 6 dall'Italia

La capitale albanese ha circa un milione di abitanti e dista soltanto un'ora di volo dall'Italia. Per l’inverno, Ryanair ha attivato 17 rotte, di cui 6 dall'Italia, con tariffe da 15 euro (www.ryanair.com). Altre destinazioni da Tirana sono Londra, Manchester, Parigi e Varsavia; ben 200 voli a settimana per 1 milione 600 mila passeggeri previsti. Decine i voli settimanali attualmente operativi da varie città italiane per la capitale albanese: Bergamo 28 (a/r), Bologna 14, Roma Ciampino 9 frequenze settimanali, Catania 14, Pisa 14, Venezia-Treviso 14. A breve Ryanair lancerà la stagione estiva che porterà altre novità per Tirana. “Per l’Albania - afferma l’alacre country manager di Ryanair per l’Italia e il Mediterraneo orientale, Mauro Bolla - il vettore ha un piano molto ambizioso per i prossimi 5 anni: vuole continuare a investire a breve raggiungendo oltre 50 rotte in totale e puntare al 50% di market share con la creazione di una possibile base a Tirana con 15 aeromobili basati”. Bolla è una manager di razza con oltre 17 anni di esperienza nel settore dell'aviazione e, prima di entrare in Ryanair, ha ricoperto la stessa posizione per Blue Air. Di conseguenza conosce molto bene il mercato italiano. La compagnia aerea numero 1 in Europa va quindi avanti tutta sulle rotte tra Italia e Albania.

Una corsa in taxi dall’aeroporto al centro città costa sui 20 euro (ma per un’opzione di viaggio ancora più economica c’è il bus navetta dell'aeroporto, Rina Express, che porta in 30 minuti nella piazza centrale di Tirana - Skanderbeg - con 3

euro e 60 centesimi) prezzi notevolmente più bassi che in Italia. Il costo di una corsa taxi in città, invece, è di soli 5 euro. La moneta locale è il Lek, 100 Lek valgono circa un euro, ma il suo valore cambia quotidianamente. L’euro è comunque accettato ovunque. Per chi fuma, le sigarette costano quasi la metà che in Italia mentre la benzina è leggermente più cara. Nei supermercati del centro i prezzi sono più alti di quelli italiani in quanto sono quasi tutti prodotti importati dal Bel Paese o da altre nazioni. Molto più bassi, invece, sono i costi degli hotel anche di lusso, di una cena in un buon ristorante, gli ingressi ai musei e i biglietti del trasporto pubblico. Attualmente lo stipendio medio in Albania è di 563 euro. “Entro la primavera di quest'anno - ha affermato il premier Edi Rama - aumenterà a 900 euro. L’anno scorso il governo ha dato il via libera al disegno di legge sulla riforma salariale”. Rama ha aggiunto: “È molto importante per noi accertare quanto sia stabile oggi la nostra economia, siamo davvero entrati in una nuova fase del suo sviluppo, nonostante tutti gli ostacoli". L'università di Tirana, poi, collabora per medicina con quella di Roma Tor Vergata e, per altri corsi di laurea, con l'Università di Bari Aldo Moro e l'Università degli studi di Firenze. I programmi sono conformi a ciò che viene insegnato in Italia, le lezioni sono tenute da dicenti italiani e il titolo di studio che viene

Alban Tower, edificio imponente e colorato di oltre 100 metri di altezza

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rilasciato è una laurea congiunta valida sia in Albania sia in Italia, riconosciuta in tutti i Paesi dell’Unione europea. Con la fotografa Carla Pagliai (@supercarlarock) e l’influencer Lorenzo Castelluccio (@lorenzo.castelluccio) abbiamo documentato tutte le esperienze vissute.

Dove soggiornare

Mak Albania è un elegante e raffinato hotel 5 stelle a partire da circa 100 euro a notte che si trova nel cuore di Tirana, a Sheshi Italia (piazza Italia) di fronte al parco nazionale di Tirana. A pochi minuti da piazza Skanderbeg (il centro di Tirana) e a circa mezz'ora dall'aeroporto della capitale. La struttura è dotata di una meravigliosa SPA con centro fitness e benessere (la palestra ha attrezzature modernissime), sale massaggi, due piscine di cui una esterna. La palestra e la piscina coperta sono aperte 24 ore su 24. L’hotel ha anche un piano bar e due ristoranti. Il wi-fi è gratuito. Le camere sono molto ampie, luminose e lussuose di varie tipologie con meravigliose junior suite. La colazione a buffet ha anche uno chef che prepara piatti espressi. Ottimo il rapporto qualità/prezzo www.makalbania.com

La vivace e accogliente Tirana

La capitale, uscita dalle restrizioni del regime comunista da circa trent'anni, è oggi moderna, vivace e accogliente. Tutte le vie centrali si presentano pulitissime, con strade e marciapiedi immacolati, tanti spazi verdi curatissimi e con uno skyline avveniristico. Molti parchi ospitano campi da calcio e caffè all'aperto. Il parco più grande si chiama “Grand Park of Tirana” e ha all'interno un grande lago artificiale. Le caffetterie, i lounge bar, le pasticcerie e i ristoranti sono eleganti e molto curati. La strada più rappresentativa è senz’altro Bulevardi Deshmoret e Kombit, viale dedicato ai martiri e ai combattenti realizzato durante l'occupazione italiana. Conduce a tante attrazioni della città. In certi orari il traffico impazzisce e si immobilizza. La percezione di sicurezza è molto alta sia di giorno sia di notte. La città fu fondata da Sulejman Bargjini nel 1614 e diventò capitale nel 1920. La sua forma attuale fu dovuta principalmente agli architetti italiani Di Fausto e Brasini incaricati da Mussolini. Un grande lavoro è stato fatto anche per restaurare e recuperare i tanti monumenti e gli edifici storici di Tirana caduti nel degrado. In giro per la capitale si trovano tante case colorate volute da Edi Rama quando è stato sindaco per far dimenticare il grigiore dell’epoca comunista. E i colori, all’inizio, li scelse lui, accesi e sgargianti. Il suo successore sta proseguendo questo importante progetto di riqualificazione urbana. Edi Rama, affermato pittore e ceramista, è noto per la sua passione estetica e la sua vena artistica. È stato insegnante di pittura all'Accademia delle arti di Tirana. Anche il padre era un celebre artista. Alla lotta contro l’abusivismo edilizio ha aggiunto poi l'interesse per l'ambiente,

con il progetto Green, che ha portato alla creazione di quasi 100 mila metri quadrati di terreno verde e la piantumazione di circa 1.800 alberi nella capitale.

Lo skyline della capitale al quale lavorano architetti da tutto il mondo

A Tirana stanno attualmente lavorando i principali architetti del mondo tra i quali tanti italiani. Di recente è stato inaugurato Alban Tower, un edificio imponente e colorato di oltre 100 metri di altezza. Colpisce anche il Downtown one, un grattacielo a uso misto di 140 metri di altezza, con una serie di case e uffici a sbalzo che corrono su 37 piani formando un motivo pixelato in rilievo sulla facciata. Ogni casa o ufficio rappresenta un villaggio o una città; visti da lontano formano una mappa dell’Albania. Sono in costruzione anche il primo bosco verticale di Tirana e il Cubo di Blloku. Di grande interesse, inoltre, il complesso dell’Arena center, rosso e nero, i colori della bandiera albanese. Piazza Skanderbeg e il Museo storico nazionale Piazza dedicata all’eroe nazionale Giorgio Skanderbeg che sconfisse gli Ottomani e che per tanti anni fu sede del regime comunista. È il fulcro della capitale su un’area completamente pedonale, un mix di architettura ottomana, fascista e sovietica con al centro la statua equestre di Skanderbeg. Inaugurata nel 1968, fu il simbolo del potere del regime dittatoriale e del comunismo. Ha ospitato, prima della caduta del regime nel 1992, le statue di Hoxha e Lenin. Si affacciano sulla piazza il Museo di storia

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Igor Righetti nell’anfiteatro romano che si trova nel cuore di Durazzo, costruito nel II secolo d.C. sotto l’impero di Traiano. Poteva ospitare 25 mila spettatori

nazionale albanese, il Palazzo della cultura, la Torre dell’orologio, la cattedrale della resurrezione di Cristo e la moschea Et’hem Bey. Il Museo di storia nazionale si contraddistingue grazie al suo grande mosaico. All’interno contiene la sezione dedicata alla preistoria, al periodo medievale e un’importante collezione di icone sacre. Non manca la resistenza anti nazi-fascista durante la seconda guerra mondiale e il periodo comunista.

La moschea Et’hem Bey, la Torre dell’orologio e il castello

Il suo stile è quello tipico ottomano arricchito con una cupola e una torre. Fu chiusa durante il periodo comunista e riaperta senza autorizzazione nel 1991 da circa diecimila manifestanti come segno di ribellione al regime che non permetteva il diritto di culto nell'edificio. La costruzione cominciò nel 1789, sotto il governo di Molla Bey, e terminò nel 1823. Di fianco alla moschea si erge la Torre dell’orologio del 1822 risalente al dominio ottomano. Dopo aver salito i 90 gradini di una scala a chiocciola si gode una vista meravigliosa della piazza. Da ammirare gli affreschi realizzati da artisti veneziani che decorano il portico esterno dell’edificio. Nella stessa zona c’è il castello di Tirana, chiamato anche Fortezza di Giustiniano, la cui storia risale al 1300. All’interno delle sue mura alte 6 metri di età bizantina è stata

realizzata un'area pedonale con negozi di artigianato, caffetterie e ristoranti.

La moschea Et’hem Bey. Il suo stile e quello tipico ottomano arricchito con una cupola e una torre.

La costruzione comincio nel 1789, sotto il governo di Molla Bey, e termino nel 1823

Il quartiere Blloku

Dopo il suo duro e complicato passato, Tirana è rinata. Questo vivace quartiere alla moda, dove un tempo vivevano i funzionari del governo comunista, adesso pullula di ristoranti e locali. Qui svetta la Sky Tower, un grattacielo con all'interno un hotel e una terrazza panoramica.

La piramide di Hoxha

È una delle testimonianze sopravvissute del regime comunista. L’edificio, progettato da Pranvera, la figlia del dittatore Hoxha, fu inaugurato nel 1988 in onore degli 80 anni dalla nascita del padre.

Il mercato Pazari i Ri

In questo caratteristico e colorato mercato nato negli Anni Trenta (e completamente rinnovato e recuperato nel 2017) vengono venduti formaggi, frutta e verdura; in un'altra area il pesce. Tanti i prodotti tipici da assaggiare così come gli oggetti dell’artigianato locale.

I Bunk’art 1 e 2

In Albania ci sono centinaia di migliaia di bunker

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realizzati in seguito alla paura dell’invasione di Unione Sovietica e Stati Uniti. Questi due sono vecchi bunker con tunnel sotterranei e oltre 100 stanze diverse risalenti alla dittatura di Hoxha. Adesso, grazie al progetto del giornalista italiano Carlo Bollini, sono musei che illustrano la storia comunista, le persecuzioni subite dagli albanesi e la vita quotidiana durante la dittatura. Bunk’art 1 si trova alla periferia della città mentre Bunk’art 2 è in centro, a due passi da piazza Skanderbeg.

Durazzo

In albanese Durrës, è una città sulla costa adriatica che dista 40 chilometri da Tirana. Fondata da coloni greci, fu anche un importante insediamento romano, bizantino, veneziano e ottomano. Da vedere l’anfiteatro romano che si trova nel cuore della città, costruito nel II secolo d.C. sotto l’impero di Traiano, con un diametro di 136 metri e una capienza di 25 mila spettatori; il museo archeologico con oltre 3.200 manufatti; la Torre veneziana, che fa parte del Castello bizantino di Durazzo costruito dall’imperatore Anastasio fra il V e il VI secolo. La torre fu realizzata nella prima metà del XV secolo, quando la città era occupata dai veneziani: ha una forma cilindrica con un diametro esterno di 9 metri e un'altezza di quasi 10 metri: la moschea Fatih intitolata al sultano Maometto II il Conquistatore e costruita nel 1502 in seguito all’affermazione del dominio ottomano; la Villa Reale di re Zog, che regnò nel Paese dal 1928 al 1936, realizzata nel 1926; il lungomare di Durazzo con tanti ristoranti, locali e sculture che lo rendono ancora più interessante.

Saranda

Saranda è la cittadina di mare che offre più discoteche e vita notturna. La bellissima baia a ferro di cavallo con sabbia bianca o roccia calcarea, spiagge attrezzate o selvagge e mare paradisiaco si trova tra il Mar Ionio e le verdi colline ricoperte di oliveti. Nel centro della cittadina ci sono i resti archeologici di una sinagoga del V secolo, di cui sono ancora visibili i pavimenti a mosaico. Nella vicina Dhermi da qualche anno a giugno si svolge il Kala Festival con eventi di musica techno e altri inerenti al fitness e allo sport. Sulle coste del nord, invece, da qualche anno si tiene l’Uman Festival, una rassegna di musica elettronica molto amata e che anima una zona meno turistica.

Dove mangiare

Ristorante Era Vila: bel locale su due piani con arredo in legno. Cucina albanese, italiana, greca, turca e kosovara con materie prime di ottima qualità. Molti camerieri parlano italiano. Poco distante ha un’altra sede (Era Blloku).

Che cosa mangiare (e bere) in Albania

Nei locali si mangiano piatti albanesi ma anche pie-

tanze con contaminazioni kosovare, greche, turche, arabe e quasi tutti i ristoranti hanno nei menu svariati piatti italiani, dai primi alle pizze, in quanto anche gli albanesi amano la cucina del Bel Paese. Tanti i ristoranti italiani alcuni dei quali di ottima qualità. Ecco alcuni piatti locali da assaggiare. Flija, torta salata a strati fatta con farina, acqua, burro e yogurt. Si prepara lentamente sul fuoco, alternando strati di pasta e salsa.

Jahni me fasule, zuppa molto gustosa preparata con fagioli bianchi, cipolle, salsa di pomodoro, prezzemolo e menta.

Speca të mbushur, piatto vegetariano a base di peperoni ripieni di riso, formaggio e spezie, cotti in forno e serviti con olio d'oliva e pane. Byrek, sfoglia croccante ripiena di formaggio, spinaci, carne o zucca e cipolla.

Una delle bevande più diffuse in Albania è la birra, in particolare quella locale prodotta a Corizza, la Korça. Tra i dolci è imperdibile il trilece, dessert al cucchiaio simile al latte fritto. Si prepara con latte condensato, latte evaporato e panna. Viene servito con caramello o cioccolato. Il liquore nazionale albanese è il Raki, ottenuto dalla distillazione di frutta fermentata e con grado alcolico elevato. Çai mali, invece, è il tè albanese di montagna. Si trovano, inoltre, locali o catene di caffetterie e gelaterie italiane per assaporare con tutta calma un gelato o un buon caffè al tavolo (senza il costoso supplemento come in Italia).

Foto di Carla Pagliai (@supercarlarock) e dell'influencer Lorenzo Castelluccio (@lorenzo.castelluccio)

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Una delle ultime costruzioni di epoca ottomana rimaste

VIGNETTANDO

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