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EDITORIALE
by Alessandro Cerreoni
SOCIAL E SMARTPHONE
UN PERICOLO PER I
RAGAZZI
Un paio di mesi fa Netflix ha messo in onda la serie tv inglese “Adolescence” che tratta in maniera cruenta il tema del cyberbullismo dilagante tra gli adolescenti. Una serie che ha fatto e fa riflettere. Soprattutto perché mette in evidenza l’assenza dei genitori all’interno della vita dei propri figli. La storia parla dell’omicidio di una ragazzina dopo una serie di episodi di bullismo nei confronti del presunto omicida, anche lui minorenne. Un tragico fatto che non trova spiegazione tra gli inquirenti e gli psicologi, se non nell’alienazione dei giovani dal mondo reale per entrare in una realtà tutta loro, inaccessibile e incomprensibile per gli adulti. Spesso utilizzano un linguaggio che codificarlo diventa un’impresa ardua. E’ in questo “micro-cosmo” che si nascondono i pericoli per i ragazzi, soprattutto quelli più fragili. Un fenomento che chiama in causa l’uso eccessivo dello smartphone e dei social da parte degli adolescenti e comporta numerosi rischi per la salute mentale, fisica e sociale. L'uso eccessivo degli smartphone può portare a dipendenza, manifestata da ansia, sbalzi d'umore, isolamento sociale e perdita di controllo. Il fenomeno dell'Hikikomori, ad esempio, riguarda giovani che si ritirano dalla vita sociale, trascorrendo oltre 12 ore al giorno online. Inoltre, la costante esposizione ai social media può innescare la FOMO (Fear of Missing Out), ovvero la paura di essere esclusi da esperienze gratificanti vissute da altri, alimentando ansia e insoddisfazione. L'uso di dispositivi elettronici prima di dormire interferisce con il ritmo circadiano, riducendo la produzione di melatonina e causando difficoltà ad addormentarsi. Questo può portare a una perdita di sonno fino a 6 ore e mezza a settimana, con conseguenze negative su concentrazione, umore e rendimento scolastico. Inoltre, come dimostrato dalla serie “Adolescence’, i social media possono essere terreno fertile per il cyberbullismo, con quasi la metà degli adolescenti statunitensi che ha riferito di aver subito almeno un episodio. Una media che non sia allontana da ciò che accade anche in Europa e nel nostro Paese. Le vittime possono sviluppare ansia, depressione e, in casi estremi, pensieri suicidi.
Per limitare al minimo questi rischi, è fondamentale che i genitori intervengano concretamente e stabiliscano limiti di tempo per l'uso di smartphone e social media. Promuovano verso i figli attività offline, come sport e hobby. Incoraggino una comunicazione aperta sui pericoli online, e, soprattutto, diano l'esempio con un uso consapevole della tecnologia, visto che proprio gli adulti sono i primi a stare spesso con lo smartphone in mano.
Un approccio equilibrato e informato può aiutare gli adolescenti a navigare nel mondo digitale in modo sicuro e sano ma serve davvero una presa di coscienza generale.
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L’EVENTO DEL MESE
ALBERTO SORDI FAMILY AWARD
PREMIATI DA IGOR RIGHETTI: FIORETTA MARI, MAURIZIO MATTIOLI, JIMMY
GHIONE, MAURIZIO BATTISTA, GIAMPAOLO ROSSI, DAVIDE MARIA DESARIO, RITA
GRIECO, GIOVANNI ALIBRANDI, NICOLA FORMICHELLA, TOMMASO CERNO, FABIO BRESCACIN, MARCO PALMIERI, LORENZO CASTELLUCCIO E NICOLA SANTINI
Una parata di star del cinema, dello spettacolo, del giornalismo e dell'imprenditoria per l’“Alberto Sordi Family Award 2025”, il prestigioso riconoscimento ideato nel 2017 dal giornalista e conduttore radiotelevisivo Rai Igor Righetti, cugino del grande attore, e organizzato alla casa del Cinema di Roma dalla società di comunicazione, social media marketing e grandi eventi “Loro”. Ogni anno viene assegnato ad artisti italiani e internazionali e a personaggi del mondo dello spettacolo, dell’informazione, della cultura e dell'imprenditoria che si sono distinti per il loro talento e per aver contribuito a far crescere, culturalmente e nello spirito critico, la società nel suo complesso. Questa edizione si è tenuta nel momento stesso in cui è stato rivelato il nome del nuovo Papa tanto da aver fatto esclamare: “Nel giorno del Premio Alberto Sordi a San Pietro hanno annunciato ‘Un americano a Roma’”. Affollato il red carpet di 5 metri dove oltre a tanti personaggi dello spettacolo hanno sfilato anche 40 giovani content creator e influencer. I saluti istituzionali e un ricordo su Alberto Sordi sono stati fatti dall’onorevole Fabrizio Santori, vice presidente della Commissione Roma Capitale, e dall’onorevole Federico Mollicone, presidente della VII Commissione Cultura. L’evento, nella sala gremita, si è aperto sulle note di “O rugido do leao” che Piero Piccioni scrisse per il film “Finché c’è guerra c’è speranza”. Ha avuto i patrocini del Presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati e della Regione Lazio. Questi i premiati nelle varie categorie: Fioretta Mari (Cinema), alla quale è stato consegnato il riconoscimento dal ceo del Gruppo alberghiero RHC - Radisson Collection Palazzo Montemartini Giuseppe Marchese; Tommaso Cerno (Informazione - quotidiani); Davide Maria Desario (Informazione - agenzie di stampa) premiato dalla con-
duttrice radiofonica e attivista per i diritti degli animali Daniela Martani; Maurizio Mattioli (Cinema) premiato dal fotografo delle star Alessandro Canestrelli, figlio del direttore della fotografia di decine di film dell’Alberto nazionale; il presidente e amministratore delegato di Piquadro Marco Palmieri (Eccellenze d’Italia) consegnato dal maestro orafo Massimo Palombo; il presidente e fondatore di NaturaSì Fabio Brescacin premiato dal presidente Fipe Roma e vice presidente nazionale Sergio Paolantoni; Maurizio Battista (Comicità) premiato dalla presidente della Fondazione Artemisia e di Artemia Lab Mariastella Giorlandino; la direttrice dell’Offerta Estero Rai - Rai Italia Mariarita Grieco premiata dall’attore e Massimiliano Varrese; l’amministratore delegato della Rai Giampaolo Rossi (Comunicazione); il vicedirettore Approfondimenti Rai Giovanni Alibrandi (Informazione televisiva) premiato dal produttore cinematografico Massimiliano Filippini; l’influencer e social media manager Lorenzo Castelluccio (Social network) premiato dal fondatore e presidente di Assoinfluencer Jacopo Ierussi; l’inviato storico del programma “Striscia la Notizia” Jimmy Ghione (Inchieste televisive) premiato dall’attrice, influencer e Miss Europe 2019 Giulia Ragazzini; all’amministratore delegato di BFC Media - Forbes Nicola Formichella (Multimedialità) al quale è stato consegnato il riconoscimento dalla direttrice marketing di Rinaldi 1957 Valentina Ursic; il direttore del settimanale “Vero” Nicola Santini (Informazione - periodici) premiato dalla direttrice di Roma Videoclip Fran-
L’EVENTO DEL MESE
cesca Piggianelli.
“Ciascuno dei premiati, nei loro specifici settori, hanno dimostrato grande talento grazie al quale sono riusciti a far riflettere e quindi a far evolvere questa società, sempre più distratta, sempre più rumorosa, ma che sa ancora riconoscere la luce autentica di chi ha qualcosa da dire e di chi sa fare. Talento scaturito dalla passione, dalla cultura, dallo spirito critico che si fa azione. In un mondo che corre, che dimentica, noi ci fermiamo un attimo per dire: ‘Grazie. Abbiamo bisogno di voi’. In un Paese come l’Italia, dove chi osa parlare di meritocrazia rischia di essere accusato di blasfemia, questo Premio è quasi trasgressivo. Del resto in Italia si perdona tutto, tranne il successo. Eppure il talento va premiato, va riconosciuto, va raccontato. Alberto mi diceva spesso: ‘Si muore davvero solo quando si viene dimenticati’. E io so, nel profondo, che Alberto non morirà mai. Non finché ci saranno persone a ricordarlo, ad amarlo, a tramandarne la memoria. Questo è un Premio libero, come lo era lui, reso possibile grazie soltanto ad amici, a realtà prestigiose che credono nel valore della cultura e della memoria”. Partner del Premio sono Pasta Armando (premium brand di De Matteis Agroalimentare), NaturaSì, Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), il Gruppo alberghiero RHCRadisson Collection Palazzo Montemartini, BWH Hotels Italia – Best Western, Rinaldi 1957, Onivars - Precious items made in Tuscany. Il premio è un prezioso bassorilievo dorato realizzato per l’evento dal maestro orafo Massimo Palombo di Onivars: rappresenta il vigile Otello Celletti, interpretato da Sordi nel 1960.
Dopo la presentazione-omaggio all’ultima Festa del Cinema di Roma e in Senato qualche giorno fa, durante l’evento è stato anche proiettato un trailer di qualche minuto del docufilm internazionale “Alberto Sordi secret”, il primo sulla sua vita privata, scritto e diretto da Igor Righetti e prodotto da Massimiliano Filippini, intervenuto al Premio, e CameraWorks. Tratto dal libro di Righetti “Alberto Sordi segreto”, giunto all’11esima ristampa e pubblicato da Rubbettino Editore con la prefazione del critico Gianni Canova, il docufilm è anche in lingua inglese e spagnola e ha ricevuto in questi ultimi giorni 14 premi internazionali, dagli Stati Uniti all’India, dall’Australia fino a tutta l’Europa. Questo successo dimostra quanto, anche all’estero, Alberto sia ancora amatissimo e presente nel cuore del pubblico. Di grande suggestione la fotografia del maestro Gianni Mammolotti, le musiche di Maria Sicari, le scenografie e i costumi di Stefano Giovani. Negli anni passati l'Alberto Sordi Family Award è stato assegnato, tra gli altri, ai Premi Oscar Colin Firth, Helen Mirren e Robert Moresco, a Gina Lollobrigida, Mark Strong, Matt Dillon, al regista e produttore cinematografico Pupi Avati, all’attrice indiana star di Bollywood Shefali Shah, al pittore e attore-trasformista Dario Ballantini del programma “Striscia la Notizia”, alla presentatrice televisiva Elisa Isoardi, al rapper Mez-
zoSangue, al cantautore Povia, alla star di Bolliwood Shefali Shah, al direttore di RaiNews24 Paolo Petrecca, al direttore dell’agenzia giornalistica TgCom24 Andrea Pucci, alla presidente della Fondazione Artemisia Mariastella Giorlandino.
COVER STORY
by Alessio Certosa
PENNY BOY
ECCELLENZA ITALIANA DEL TATUAGGIO
Penny Boy, al secolo Massimiliano Pennella, eccellenza italiana del tatuaggio, ha vinto oltre 100 prestigiosi premi internazionali, partecipando nella sua carriera ad oltre 300 convention di cui spesso è giudice. L'arte tatuata di Massimiliano è talmente ammirata anche all'estero tanto da essere ospite di eventi di fama mondiale come Il Pacif Ink & Art Expo (Usa), uno dei migliori show dedicati ai tattoo del pianeta. si divide tra Usa, Europa e Italia. Penny, che ha iniziato a tatuare sin dalla tenera età, è uno dei pochissimi tatuatori italiani di successo oltreoceano, Il suo è uno stile unico e inconfondibile, il più famoso e popolare è la rappresentazione della transizione da animale a donna e viceversa. Penny è un'artista dedito al tatuaggio tradizionale, un vero incisore di memorie per uno storytelling a misura d'arte.
Penny sei un’eccellenza italiana della body art nel Mondo con centinaia di premi e riconoscimenti globali. Ma come è iniziato tutto? Raccontaci un po' come è nata la tua passione che è poi diventata una professione.
“Fin da piccolo ero affascinato dal disegno e qualsiasi cosa che vedevo volevo disegnarla. Crescendo e ammirando i tatuaggi di mio fratello mi sono avvicinato sempre di più al mondo del tatuaggio e quindi fin dall’età di 16 anni ho iniziato a entrare in studi di tatuaggi. Da lì ho iniziato a tatuare seguendo un po’ tutto quello che vedevo all’interno di questo sito di tatuaggi. Poi all’età di diciott’anni sono andato a Roma a studiare Infettivologia e Dermatologia con i professori dell’Università di Latina. Dopo aver frequentato questo corso sono tornato a Milano più carico che mai e ho fatto tantissimi lavori di notte o di giorno. Per inseguire questo sogno di diventare tatuatore praticamente dormivo pochissime ore al giorno cosicché potevo lavorare di notte e la mattina e tatuare il pomeriggio. Da lì a poco ho aperto il mio studio insieme a un mio carissimo amico e dopo un paio d’anni capii che volevo crescere come persona e come artista e volevo imparare l’inglese. Così mi sono trasferito a Liverpool, lì ho tatuato negli studi prestigiosi con molta gente con più di trent’anni di esperienza Devo dire che quei due anni non mi hanno formato tanto a livello di tatuaggio di tecniche ma ho imparato tanto a livello personale il vero approccio nei confronti del tatuaggio. In tutto questo tempo frequentato tantissime convention in Europa, praticamente quasi tutte quelle possibili che si potevano fare. Tutti i weekend di ogni mese andavo in giro per l’Europa a fare Tattoo Convention dal 2012 finché poi nel 2016 ho avuto l’opportunità di andare in America, in Nuova Zelanda e in Australia e da lì mi si è aperto un nuovo mondo dove sono riuscito ad affermarmi come tatuatore a livello mondiale, vincendo innumerevoli premi anche in America. Per poi arrivare al giorno d’oggi dove ho raggiunto tantissimi obiettivi, ho vinto tantissimi premi in giro per il mondo in posti dove non avrei mai pensato di andare o neanche mi sarei sognato di partecipare in determinate convention. Invece nonostante tutto ho fatto il giudice, ho vinto premi imposti come le Hawaii che per quanto mi riguarda sono molto fiero di avervi partecipato e di aver vinto”.
Sei sempre in giro per il Mondo dividendoti tra Europa e America tanto che ti definiscono "il tatuatore sempre in viaggio". In che maniera la cultura del viaggio ha influenzato negli anni la tua arte?
“Beh devo dire che viaggiare mi ha aperto tantissimo la mente, mi ha mantenuto sempre giovane e molto Sharp, quindi devo ammettere che viaggiare ha contribuito in maniera molto incisiva su quello che sono stati poi il raggiungimento dei miei obiettivi e di tutti i miei traguardi. Onestamente viaggiare così tanto ti arricchisce la mente, gli occhi e l’anima e questo mi consente di esprimere me stesso nel modo migliore con disegni e interpretazioni uniche”.
Il tuo è uno stile unico, iconico e inimitabile, forse il più popolare è la rappresentazione della transazione da donna ad animale e viceversa. Come definiresti la tua arte e da cosa trai ispi-
razione?
“Sì diciamo che il mio stile rientra in una categoria molto ampia che si chiama American Traditional. Nel corso degli anni ho cambiato questo stile a mio piacimento nel modo in cui pensavo si esprimesse al meglio. E’ una mia visione non è detto che sia giusta ma questa mia visione ha reso unico quello che faccio e la gente valorizza e apprezza tantissimo questa mia visione e questa mia arte. Prendo ispirazione da tutto ciò che è intorno a me, da tutto ciò che mi passa per la mente dalle canzoni da film da serie TV e da quello che vedo nella natura dall’idea di unire o rappresentare due bellissime anime o esseri viventi come possono essere il lupo e la donna o personaggi mitologici come le sirene. Questo ha dato un grande Push alla mia carriera rendendo sicuramente esclusivo e unico quello che faccio e la cosa più bella è che è riconosciuto e apprezzato in tutto il globo”. Il fenomeno del tattoo è sempre in continua espansione e in costante crescita. quali trend dobbiamo aspettarci per il futuro? Notiamo sempre più un'interconnessione con altri settori come la moda, la musica, il cinema. A tuo avviso come si sta evolvendo l'arte del tatuaggio e cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi anni?
“Assolutamente sì. A oggi c’è una forte connessione tra quello che è il mondo del tatuaggio, la moda, il cinema, il fashion e tutto questo è possibile solamente perché abbiamo raggiunto tutti insieme un livello altissimo. Tutti i tatuatori professionisti di alto livello hanno contribuito collettivamente a raggiungere questo obiettivo e di conseguenza siamo riusciti a sdoganare completamente il nostro mondo e a far sì che brand di altissimo livello apprezzassero quello che facciamo e riconoscessero l’arte in sé intrinseca in ogni suo disegno in ogni sua forma d’arte e in ogni suo movimento. Quindi a oggi i nostri lavori e la nostra arte vengono valorizzati e rappresentati da questi grandi brand sui loro oggetti, modelli, borse e qualsiasi tipologia di prodotto venga realizzato. Credo che sarà sempre più in espansione e sempre più all’interno di ogni tipo di industria, dal cinema alla moda alla musica”. Quali consigli di senti di dare ad un giovane artista che voglia intraprendere una carriera nel mondo dell'arte dei tattoo?
“Quello che mi sento di consigliare a un giovane è che questo non è solo un lavoro, non è solo un’idea che ti può attirare o affascinare, è uno stile di vita, è passione pura. E’ amore incondizionato. E’ dedicare ogni singolo secondo dei tuoi pensieri della tua giornata delle tue idee. E’ uno
stile di vita, non si può scegliere di stare a metà, o sei dentro o sei fuori. Penso che come è stato per me, con tanta dedizione tanto sacrificio tanta passione e tanta ambizione si può arrivare in alto”. Le persone che si fanno tatuare da te cosa cercano e quali sono le ragioni maggiori che li spingono a tatuarsi?
“Cercano unicità, cercano un’esperienza, cercano una connessione mentale che poi viene rappresentata su pelle, cercano la mia visione ,tutto quello che io trasmetto su pelle, su carta con il mio modo di parlare il mio modo di essere. Questo è quello che le attrae e senza ombra di dubbio vengono da me e sentono di aver trovato quello che hanno sempre cercato a livello personale e a livello artistico. Un forte desiderio di unicità li porta da me e la mia visione sulla loro pelle li rende le persone più felici del mondo”.
Collaborazioni tra arte e moda: com’è nata la partnership con Sullen Clothing? Hai collaborato con un brand streetwear di fama internazionale. Quanto il mondo della moda è vicino a quello del tatuaggio?
“Ero in una convention a Philadelphia, la convention più grande al mondo, e si è presentato Jeremy, uno dei proprietari del brand ed è affascinato dai miei dipinti che avevo sul tavolo. Mi ha detto di contattarli per una collaborazione e da lì è nato tutto il progetto. Per loro ho realizzato un disegno che partisse proprio dalla mia arte e in cui venisse fuori il concetto della mia “dualità” in quanto nei miei disegni spesso esce questa rappresentazione della transizione da animale a donna e viceversa. In particolare per i disegni di questa capsule mi sono ispirato a questa idea della transizione principalmente tra lupo/donna e viceversa. Ho voluto rappresentare questa donna lupo che usciva dalle fiamme di un cuore dolorante pieno di spine. Un omaggio alla grande forza delle donne che sono sempre in grado di rassicurare e dare speranza anche nelle situazioni quotidiane più difficili, uscendone sempre vittoriose. Ora sono parte degli artisti della Sullen family, l’unico italiano, e ogni anno ci saranno nuove uscite in collaborazione con me. La prima capsule di t shirt è già disponibile e sto già lavorando ad una nuova capsule di maglie e felpe che uscirà nel 2026”.
Massimiliano fuori dall'arte che passioni hai e come ami passare il tempo libero?
“Amo il cinema i film, questa è un’altra mia passione e spero un giorno di poter approfondire di più e studiando, magari arrivare a farne parte! Adoro leggere dipingere, fare sport e passare il tempo con mia moglie e i miei animali”.
by Marialuisa Roscino
Costruire la pace: un impegno che inizia dall'infanzia
La psicoanalisi ha offerto contributi significativi all'educazione alla pace, specialmente attraverso la comprensione dell'importanza delle prime esperienze di vita e delle relazioni di attaccamento. La psicoanalisi sottolinea anche come le esperienze infantili modellino la personalità e la capacità di relazionarsi con gli altri. Esperienze positive e sicure promuovono la fiducia, l'empatia e la capacità di risolvere pacificamente i conflitti. Esperienze traumatiche o insicure possono portare a difficoltà relazionali e comportamenti aggressivi. La sicurezza emotiva favorisce la fiducia negli altri e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo. Educare alla pace fin dalla prima infanzia, secondo la prospettiva psicoanalitica, implica quindi creare ambienti che favoriscano attaccamenti sicuri e fornire modelli di comportamento basati sulla comprensione e sulla gestione positiva delle emozioni. Questo approccio contribuisce a formare individui capaci di instaurare relazioni armoniose e di affrontare i conflitti in modo non violento. È stato dimostrato scientificamente che è possibile creare la cosiddetta "Psicologia della pace", essa è efficace nel gestire i conflitti e favorire dunque la pace. Di questo e molto altro, ne parliamo oggi con la Dottoressa Adelia Lucattini, Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana
Dottoressa Lucattini, qual è il ruolo della psicologia della pace oggi? In che modo, può assumere un significato importante nella prevenzione dei conflitti interiori e verso gli altri?
“Un recente studio pubblicato su Europe’s Journal of Psychology, ha dimostrato scientificamente che è possibile crearla ed è efficace nel gestire i conflitti e favorire la pace. La ricerca condotta su 1074 persone adulte è stata incentrata sul concetto di “Peace-Oriented Mindset (POM)”, ed ha evidenziato il ruolo della prevenzione dei conflitti attraverso la creazione di un ambiente facilitante e di supporto alla pace, creato da individui con specifiche capacità orientate alla pace. Lo studio ha identificato tre dimensioni necessarie per la costruzione della pace e la prevenzione dei conflitti: intellettiva (comprensione della complessità, comprensione degli altri, ecc.), attiva (ad esempio, intraprendere azioni per costruire ponti o per prevenire lo scoppio di potenziali conflitti) e convinzione di fattibilità (vale a dire, la convinzione che anche se altamente impegnativa, la pace può essere mantenuta o ripristinata)”.
Cosa riferiscono gli studi psicoanalitici riguardo alla pace?
“La psicoanalisi ha contribuito concretamente nel corso della Storia all'educazione alla pace attraverso iniziative come gli "Asili nido di Guerra" istituiti da Anna Freud e Dorothy Burlingham durante la Seconda Guerra Mondiale. Questi asili offrivano ai bambini un ambiente stabile e sereno, aiutandoli a superare i traumi bellici e promuovendo uno sviluppo armonioso. La relazione di attaccamento sicuro tra il bambino e le figure genitoriali è considerata dalla psicoanalisi un elemento chiave per lo sviluppo di una mentalità pacifica. Un attaccamento sicuro favorisce la fiducia negli altri e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo, mentre esperienze di attaccamento insicuro possono portare a difficoltà nelle relazioni sociali e nella risoluzione pacifica dei conflitti. Recenti studi scientifici sottolineano, in particolare, l’importanza cruciale delle prime esperienze di vita nello sviluppo emotivo del bambino. Secondo questi studi, le interazioni iniziali con le figure di riferimento, come i genitori, sono fondamentali per la formazione di una personalità equilibrata e predisposta alla pace, ad evidenziarlo, è stato anche lo stesso Mario M. Montessori Jr., secondo il quale, le prime esperienze influenzano significativamente lo sviluppo emotivo”.
Quali benefici può offrire in particolare, la psicologia della pace a bambini e adolescenti?
“Durante l'adolescenza, i giovani affrontano cambiamenti significativi che possono portare a conflitti sia interni, che interpersonali. Secondo una ricerca pubblicata su Parents (2025), è essenziale che gli adolescenti sviluppino capacità che li rendano efficaci nella risoluzione dei conflitti gestendo le emozioni e imparando a rispondere in modo ponderato, anziché reagire impulsivamente. Identificare ed esprimere le proprie emozioni è fondamentale. La psicologia della pace svolge un ruolo cruciale nell'affrontare e prevenire i conflitti sia interiori che interpersonali, specialmente tra bambini e adolescenti, in particolare se integrata con approcci educativi e di gruppo in ambito scolastico, offre gli strumenti necessari per prevenire e gestire i conflitti, promuovendo dialogo e cooperazione. Dal micro al macro: individuo, diade (coppia), gruppo (piccolo e grande), comunità (scolastica, sportiva, etc.), società in senso più ampio”.
orientate alla pace, in particolare, per bambini in età prescolare, nell'ambito dello sviluppo sostenibile?
“Il modo per raggiungere la pace è attraverso l'istruzione. Questa formazione include una formazione nello sviluppo di capacità non violente e nella promozione un’attitudine psicologica pacifica. L'educazione alla pace ha cinque presupposti principali: la violenza ha cause, ci sono alternative alla violenza, comprende diverse forme di violenza, la pace stessa è un processo dipendente dal contesto e il conflitto è onnipresente per questo è necessario sapere che c’è, conoscerlo e gestirlo. La pace non si crea da sé, richiede un impegno personale. D’altro canto, l'educazione alla pace è “olistica”, abbraccia la crescita fisica, emotiva, intellettuale e sociale degli studenti all'interno di un quadro di valori umani condivisi. Inoltre, è necessario di coltivare la conoscenza, le competenze, gli atteggiamenti e i valori che compongono una cultura di pace. Il modo per educare alla pace è attraverso il processo di insegnamento di questi valori”.
Perché secondo lei è importante che i genitori educhino i propri bambini alla pace sin dall'infanzia?
“È un insegnamento fondamentale per il loro sviluppo personale e per la costruzione di una società armoniosa. I genitori svolgono sempre un ruolo cruciale in questo processo, poiché la famiglia rappresenta il primo ambiente affettivo, relazionale e di apprendimento dei valori, in cui i bambini apprendono valori e comportamenti. Sono i genitori che contribuiscono a creare un ambiente sicuro e amorevole, trattando i figli con rispetto, dando loro indicazioni e mettendo dei limiti, insegnando così ai propri figli come gestire i conflitti in modo costruttivo. I genitori con il loro amore e le loro azioni, pongono le basi per il benessere psicologico dei loro bambini, come i propri genitori hanno fatto con loro. Vi è una trasmissione transgenerazionale della psicologia della pace, un tesoro prezioso che va coltivato e protetto dagli attacchi esterni e dalla disinformazione (fake news)”.
Anche a scuola, secondo lei, può essere importante la realizzazione di attività educative
Come è possibile costruire invece, il concetto di pace negli adolescenti?
“Rinforzare o contribuire a costruire il concetto di pace in questa fascia d’età, significa aiutare gli adolescenti a gestire i conflitti in modo costruttivo e a sviluppare sensibilità e attenzione verso i coetanei, i propri familiari e gli adulti con cui si rapportano, insegnanti e educatori. Permette di sostenere il senso di responsabilità personale e condivisa e li aiuta a trovare modelli sani a cui ispirarsi e di esprimere il loro bisogno di giustizia in modo utile e vantaggioso. È un processo che coinvolge famiglia, scuola e società, e che ha un impatto duraturo sul loro sviluppo personale e sulla comunità in cui vivono. Uno studio pubblicato sull’International Journal of Qualitative Methods condotto con studenti di età compresa tra 12 e 18 anni in tre scuole di Glasgow, in Scozia ha messo in evidenza che un approccio strutturato permette agli studenti di comprendere ed esprimere cosa significhi una pace positiva e di vedersi come agenti di cambiamento”.
In che modo è possibile coinvolgerli nella ri-
cerca sull'educazione alla pace?
“Lo studio mette in evidenza nove elementi base che devono essere messi in campo, affinché i giovani apprendano una mentalità orientata verso la pace: creare una “Zone di pace” (spazi sicuri dove la violenza è assente), “Legame di pace” (relazioni positive caratterizzate da gentilezza ed empatia), “Giustizia sociale” (presenza di equità e/o uguaglianza), “Eco mind” (rispetto per l’ambiente a e la natura con vivere in armonia), “Link mind” (percezione di interconnessione e dipendenza reciproca positiva tra le persone), “Mentalità di genere” (consapevolezza dei generi e del rispetto reciproco), “Resilienza” (capacità di affrontare e resistere alle calamità personali, ambientali e sociali), “Benessere – salute” (correlazione tra il benessere psicofisico e l’assunzione di responsabilità per se stessi e per gli altri), “Prevenzione” (conoscere i modi per fermare la violenza prima che inizi)”. Esistono differenze e somiglianze nelle concettualizzazioni e nei contributi dei giovani di diversa estrazione socioeconomica e geografica? Cosa riferiscono al riguardo, gli ultimi studi scientifici?
“La ricerca condotta a Glasgow ha rilevato che esistono alcune differenze nelle definizioni di pace tra giovani provenienti da diversi contesti socioeconomici e geografici. Ad esempio, mentre alcuni associano la pace all'assenza di violenza fisica, altri la collegano a concetti più ampi come giustizia sociale e uguaglianza. Queste differenze sottolineano l'importanza di considerare le esperienze individuali e il contesto di vita nel comprendere le percezioni giovanili sulla pace. Uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology ha evidenziato come le differenze economiche regionali e lo status socioeconomico familiare influenzino i comportamenti aggressivi negli adolescenti. I risultati indicano che una condizione socioeconomica fragile è associato a stili genitoriali meno efficaci, relazioni tra pari maggiormente problematiche e minore formazione, fattori che possono aumentare la probabilità di maturare uno svantaggio personale e nel mondo del lavoro e in alcune situazioni favorire comportamenti eccessivamente passivi o impulsivamente aggressivi. Questo suggerisce che gli adolescenti provenienti da contesti economicamente fragili possono trovarsi ad affrontare sfide più grandi quando si trovano a dover gestire i conflitti in modo pacifico, per questo è importante investire su di loro a 360 gradi, sul contesto di vita e sulla scuola”. Quali consigli di dare a genitori ed educatori? “Essere un modello d’esempio. I bambini imparano
osservando i genitori. Rimanere calmi mostrare di saper gestire dei conflitti mostra ai figli come affrontare le difficoltà in modo costruttivo; Ascoltarli e aiutarli a mettersi nei panni degli altri. Insegnando a riconoscere e rispettare le emozioni proprie altrui, rafforza la loro capacità di costruire buoni rapporti e relazioni costruttive;
Spiegare i conflitti ci sono sempre, fanno parte della vita ma che possono essere affrontai in modo costruttivo attraverso il dialogo e il compromesso. Aiutarli a trovare delle soluzioni, dei compromessi, in cui tutti i contendenti possano sentirsi rispettati; Favorire il rispetto e l’apprezzamento della diversità. Fare conoscere ai figli culture e realtà diverse attraverso libri, film e viaggi li aiuta a sviluppare una mentalità aperta, vivace, creativa e tollerante;
Limitare o impedire l’esposizione a contenuti violenti nei media, stando attenti a ciò che guardano in TV, sui Social, nei videogiochi che talvolta portano a normalizzazione della violenza. Bisogna sempre parlare insieme dei messaggi trasmessi dai media, li aiuta a sviluppare un pensiero critico e indipendente;
Insegnare la gratitudine e la gentilezza. Abituare i figli a riconoscere e apprezzare le cose positive nella loro vita e a praticare piccoli gesti di gentilezza verso gli altri rafforza il loro senso di fare parte a pieno diritto con il mondo;
Non esporli a litigi o conflitti familiari. Gli adulti devono risolvere in separata sede e da soli le loro controversie, senza mai coinvolgere i figli. Se questi sentono, è necessario tranquillizzarli e scusarsi con loro;
Avere un dialogo aperto con la scuola e promuovere collaborando con essa, la cultura della pace come propongono gli studiosi che hanno già lavorato efficacemente a scuola, come a Glasgow”.
E ai giovani?
Importante riflettere sui propri conflitti interiori, fanno parte della vita, anche se all’inizio è difficile da intuire e capire;
Cercare di comprendere gli altri, di ascoltarli senza omologarsi, molto spesso hanno pensieri ed esperienze interessanti da comunicare; Sapere che la pace, è un bene comune, che si costruisce attivamente a partire dal proprio benessere ed equilibrio personale. Nei momenti di difficoltà i familiari, i buoni amici e anche gli psicoanalisti, capaci di ascoltare in modo specialistico, possono essere di grande aiuto nel ritrovare l’energia e la forza per andare avanti, per trovare e perseguire i propri obiettivi con determinazione e successo.”
SALUTE & BENESSERE
by Alessandro Cerreoni
Lo stress Il nemico che non fa bene all’organismo
In che maniera può farci ammalare? Cosa possiamo fare per prevenirlo? Quali sono le patologie conseguenti? Quanto incide l’alimentazione? Ce ne parla il dottor Antonio Gorini (*) un medico che ha scelto la mission professionale di mettere al centro la persona nella sua complessità e trovare la cura che sia personalizzata e volta a ristabilire uno stato di salute prolungato
Dal punto di vista medico, cos'è lo stress?
“Lo stress è la risposta che utilizziamo per rispondere a qualsiasi stimolo esterno di una certa intensità, sia esso fisico o emotivo (stimolo stressogeno o stressor). Attivo i meccanismi di stress quando veniamo lasciati dal fidanzato/a, quando veniamo aggrediti, quando immaginiamo una minaccia… Gli esempi potrebbero essere molti. Esiste uno stress “buono” (eustress), che è quello che ci fa rendere meglio in una prova (sportiva, scolastica, lavorativa, ecc.), ed esiste lo stress “cattivo”, quando lo stimolo stressogeno è eccessivo (distress). Quest’ ultimo è responsabile di numerose problematiche di salute. Purtroppo, ancora oggi per molti medici lo stress viene usato per giustificare disturbi strani e poco chiari, oppure è un modo per rimandare al paziente il problema: 'sei stressato, problema tuoi!'”. Su quale binario viaggia lo stress?
“Di fatto noi umani siamo biologicamente come l’uomo di diecimila anni fa. Quest’uomo doveva attivarsi per cacciare, pescare, difendersi o attaccare. Si alzava col sorgere del sole, dormiva al calar della notte, mangiava ciò che Madre Natura gli metteva a disposizione. Lo stress che doveva gestire era limitato nel tempo. Se un giaguaro lo minacciava, o scappava o attaccava, in ogni caso era questione di qualche minuto…. Ecco, noi siamo costruiti biologicamente per sopportare stress di durata breve. Quello che succede ai nostri tempi e nel mondo occidentale è il verificarsi di stress di lunga durata: il mutuo trentennale, il capo ufficio despota, ecc… Attivare così a lungo i nostri sistemi dello stress fa male”.
Stress mentale e stress fisico, sono figli degli stessi genitori?
“Assolutamente sì. Non possiamo mai separare la mente dal corpo! I sistemi biologici dello stress sono molti e complessi. Il paradigma della Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia può aiutare a spiegare e semplificare dei meccanismi così complessi e fondamentali per la vita. La mente (psiche), così come il sistema nervoso, ormonale ed immunitario entrano in gioco contemporaneamente. Ad esempio, se siamo in trincea al fronte di guerra, la mente sarà in super allerta pronta ad analizzare qualsiasi segnale, il sistema nervoso ci mantiene vigili e pronti a scattare grazie all’attivazione neuro-endocrina: si alza la glicemia, la pressione, il respiro è più rapido, le pupille si dilatano, il sangue va verso i muscoli, che sono pronti a muoversi. Allo stesso tempo, sentiremo meno la fame e il sonno, non avremo stimolo sessuale, tratterremo le funzioni corporali, ed anche il sistema immunitario subirà
una depressione in quanto tutte le energie sono direzionate verso altro. È facile immaginare come sia deleterio mantenere in azione tutto ciò per lunghi periodi”.
Cosa accade al nostro organismo quando giunge lo stress?
Per prima cosa vengono rilasciati ormoni e neurotrasmettitori in abbondanza per prepararci alla reazione di “attacco o fuga”. Un po’ l’esempio che facevamo prima per il militare in trincea. Alla lunga alcuni di questi sistemi cedono perché si esauriscono le scorte per fabbricare tutte queste molecole, l’uomo ha bisogno di riposare, ricaricare le pile e riparare i danni fatti. Se non ci fermiamo mai, andiamo incontro ad esaurimento fisico e mentale”. Esiste una scala di stress?
“Vi è la “scala dello stress percepito”, che può essere valutata tramite test specifici. È chiaro che le situazioni stressanti sono diverse per ogni individuo. Ciò che per me è molto stressante per un altro potrebbe essere addirittura divertente… Immaginiamo il paracadutismo… io mi stresso solo al pensiero di lanciarmi da un aereo, ma molti lo fanno per passione e divertimento. È molto importante comprendere ciò, poiché in questo aspetto sta anche la ricetta per gestire lo stress… In medicina possiamo anche utilizzare un test per misurare l’attivazione del sistema neuro-vegetativo (simpatico e parasimpatico). Il test si chiama HRV (Heart Rate Variability ovvero la variabilità della frequenza cardiaca). Con questo test misuriamo l’entità di attivazione del sistema simpatico, che è quello deputato alla reazione di 'attacco e fuga'”.
Come si determina il tanto stress o il poco stress e se è soggettivo ciò?
“Come dicevamo prima ognuno ha la sua propria soglia di stress, che dipende da numerosi fattori. L’Eustress non dà problemi di salute, il Distress sì. Dobbiamo imparare ad ascoltare il nostro corpo. Lui ci avvisa sempre se qualcosa non va. Soffrire di insonnia una notte può capitare a tutti, ma se ogni notte non riusciamo a rilassarci per entrare nel sonno ristoratore, dobbiamo chiederci il motivo. Se prima di un esame ho la colite, una volta va bene, ma sempre no. È un segnale! Cerchiamo di capire cosa non va in noi”.
Stress e malattia, qual è il grado di correlazione?
“Correlazione fortissima. La maggior parte dei disturbi funzionali sono legati allo stress. Ad esempio, una situazione di iperlavoro in un ambiente ostile, spesso, genera mal di stomaco, reflusso gastro-esofageo, insonnia, ansia, minor tolleranza verso il mondo, ecc. La malattia di per sé è uno stressor, quindi, a volte, causa ed effetto si scambiano i
ruoli”.
Le malattie più diffuse del troppo stress? “Abbiamo già fatto molti esempi. In ogni caso, sicuramente ai primi posti metterei il colon irritabile, l’insonnia, gastrite e reflusso, tachicardia e ipertensione arteriosa, ma anche disturbi alimentari e della sessualità, iperglicemia (diabete), depressione del sistema immunitario, ansia e depressione. L’incapacità a rilassarsi può portare anche a dolori muscolari diffusi, la depressione del sistema immune può condurre verso varie problematiche infiammatorie, riattivazioni virali, infezioni recidivanti”.
(*) Il dottor Antonio Gorini è esperto di Nefrologia, Oncologia Integrata, Medicina Funzionale di Regolazione, Low Dose Medicine, Medicina Integrata, Fitoterapia, Omeopatia e Omotossicologia, Microimmunoterapia, Ossigeno Ozono Terapia, Statistica della Ricerca e Pratica Clinica, Agopuntura. E’ docente presso l’International Academy of Physiological Regulating Medicine
Quali sono i rimedi per prevenire lo stress?
“Il Mahatma Gandhi diceva: “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo!” Questa è, a mio avviso, la ricetta per prevenire il distress. La vita ci mette sempre in situazioni stressogene, dipende da noi come viverle. Possiamo rifiutarle, lottare, cercare di controllare tutto oppure accoglierle come opportunità di crescita e di conoscenza dei nostri limiti e delle nostre potenzialità. Facciamo un esempio: ci stressa l’ingiustizia del mondo, cerchiamo nella nostra vita di essere giusti, di testimoniare onestà e correttezza in ciò che facciamo. Accogliamo le ingiustizie come un faro-guida verso la “migliore versione di noi
stessi”. Lo so, è difficile! Alcune persone troveranno questo consiglio stimolante, altre assurdo, altre saranno possibiliste e altre no. Sono convinto che uno stato di salute duraturo richieda la “competenza” di gestire lo stress. Lavorare sulle motivazioni e sulle emozioni è un primo passo indispensabile. Imparare le tecniche di rilassamento è semplice e utilissimo. Per i più avanzati imparare le tecniche di consapevolezza (mindfulness) e ancor meglio di meditazione è 'la Soluzione'”.
Visto che ci piace molto girare nell'ambito fitoterapico, cosa propone la natura per prevenire lo stress e per curarlo in caso di "effetti collaterali"?
“Sono numerosi i farmaci fitoterapici (ottenuti dalle piante), che agiscono sui sintomi da stress. In generale, dovremmo scegliere quelli che riducono il sistema di “attacco e fuga” come la passiflora, l’iperico, alcuni funghi medicinali, la floriterapia e tanti altri. La melatonina svolge un grande ruolo antistress: riduce il cortisolo (l’ormone dello stress per eccellenza, che fa aumentare la disponibilità di glucosio nel corpo), riduce la prolattina, supporta il sistema immunitario e regola i bioritmi (regolando tra questi anche il sonno). Dovremmo sostenere il sistema immunitario (astragalo, echinacea, vitamine e minerali come il gruppo B, la C e la D, il Magnesio), ridurre la tachicardia (biancospino), gestire la gastrite e il reflusso e la colite. La Natura offre veramente tante soluzioni. Non dimentichiamo che per disinnescare fino in fondo l’iperattivazione del sistema dello stress dobbiamo lavorare su noi stessi”.
E l'omotossicologia?
“L’omotossicologia usa dei composti di rimedi di origine minerale, vegetale e animale in concentrazioni basse (sotto al milligrammo). Ha grande azione depuratrice e di regolazione dei sistemi biologici. Pertanto, anche nell’alveo dell’omotossicologia troviamo numerosi strumenti. Possiamo supportare le ghiandole in difficoltà con gli organoterapici (tiroide e surrene su tutte), drenare le tossine, calmare il sistema simpatico con ignatia, nux vomica, sepia e molti altri rimedi. Ricordiamo anche la grande efficacia dell’agopuntura nel trattamento del distress e delle sindromi ansiose. È anche possibile associare agopuntura e omotossi-
cologia infiltrando i punti di agopuntura con i rimedi omotossicologici”.
È vero che lo stress conduce anche a squilibri alimentari e perché?
“Il cibo ha anche un’importante funzione di gratificazione, consolazione, rifugio dalle tristezze, compenso delle frustrazioni, pertanto, spesso chi è molto sotto stress tende a mangiare di più, in particolare cibi ricchi di triptofano (pasta, pizza, dolci), che serve a produrre la serotonina, la molecola del relax. Altre persone all’opposto sotto stress mangiano di meno, perché anche mangiare comporta un lavoro e sono troppo stanchi per farlo, oppure per punirsi, oppure perché non si ritengono degni di questo piacere… Il mondo dell’alimentazione ci apre le porte a tanti aspetti psicologici emozionali molto complessi”.
Per concludere. Cinque buone e semplici regole per non ammalarsi di stress.
“Accogliere con gratitudine ciò che la Vita ci manda. Rimanere sempre centrati nel presente, cioè non rimanere attaccati al passato (“si stava meglio prima”) né viaggiare con la fantasia nel futuro. Seneca diceva che l’uomo soffre molto più per l’immaginazione che per la realtà. È così! Se ripensiamo a tutte le volte che ci siamo angosciati/stressati per qualcosa e poi analizziamo nella realtà i fatti accaduti, ci accorgiamo che Seneca aveva ragione! L’esperienza aiuta ad acquisire sicurezza in noi stessi e capire che abbiamo tutte le risorse per superare ogni difficoltà. Concediamoci il lusso di sbagliare! Condurre stili di vita sani e fare esercizi quotidiani di rilassamento, centratura, consapevolezza, meditazione ci permette di avere le batterie cariche e ritrovare rapidamente la calma e le risorse per affrontare una prova qualunque (stressor). Ascoltiamo i messaggi del corpo, chiediamo consiglio ad un medico esperto, che può aiutarci a gestire il distress in maniera naturale e indirizzarci verso le soluzioni di fondo”.
Via Archimede 138 - Roma Info. 06 64790556 (anche whatsapp) www.biofisimed.eu antonio.gorini@biofisimed.eu www.miodottore.it/antonio-gorini/internistanefrologo-omeopata/roma
by Giulia Bertollini
FIORELLA SICA
LA PASSIONE PER IL RICICLO
CREATIVO
Fiorella Sica, 35 anni, ha un passato come contabile in un’impresa edile. La passione per il riciclo e la sostenibilità l’ha portata a realizzare orecchini, collane e anche corsetti. Una passione che si è trasformata oggi in un vero e proprio lavoro. Fiorella ha aperto la sua pagina Instagram Lusso Portatile Upcycling e il prossimo anno ha in progetto di aprire un sito web per vendere le sue creazioni. Per sapere qualcosa in più, ho fatto alcune domande a Fiorella che mi ha raccontato quando è nata la sua passione e quali sono i suoi progetti futuri.
Fiorella, partiamo dai tuoi studi e da com’è nata la tua passione per il riciclo creativo.
“Mi sono diplomata al Liceo Scientifico e prima di intraprendere questa strada facevo la contabile in un’impresa edile. Durante la pandemia ho avuto un’ispirazione guardando due bottoni di un brand importante e all’inizio ho creato qualcosa per me. Poi con il tempo ho notato che alcune persone erano interessate e mi chiedevano dovessi avessi preso gli orecchini. Così per gioco ho aperto una pagina Instagram, Lusso Portatile. Il nome mi è venuto in mente proprio pensando a questi orecchini perché in fondo sono accessibili a tutti”.
Quanto è stato difficile mollare il vecchio lavoro?
“In realtà il lavoro che facevo prima non mi rendeva felice e questo me lo aveva fatto capire la mia migliore amica, Sofia. Lei purtroppo oggi non c’è più ma mi diceva sempre che stavo perdendo tempo e che avrei dovuto lasciarmi andare. Grazie a lei ho preso questa decisione. Ogni volta che lavoro penso a lei perché tutto questo è nato insieme a lei, è stata la prima a crederci”.
Dove li recuperi i bottoni?
“Principalmente nei mercatini, nelle antiche mercerie. La scorsa estate sono andata a New York e ho trovato una merceria che produce bottoni per brand importanti e ho fatto una bella scorta. Oppure li recupero dagli abiti vecchi. Oltre ai bottoni utilizzo anche le applicazioni. Per esempio, quest’inverno ho recuperato delle infradito vintage di Chanel da cui sono riuscita a recuperare delle spille. Oltre poi agli orecchini realizzo anche dei corsetti o con stole vintage oppure con arazzi. Principalmente mi lascio ispirare dal mio gusto personale”.
Immagino che sia una ricerca faticosa.
“Mentalmente è un lavoro che mi impegna 24 ore su 24. L’unico momento in cui non ci penso è la notte. Per me questo lavoro è anche un rifugio, lo faccio con molta passione, mi piace. Ho deciso
di lasciare il mio lavoro per dedicarmi solo a questo. Sono dell’idea che quando si fanno troppe cose insieme non ne viene mai una fatta bene”. Perché è importante il riciclo?
“È importante perché ogni oggetto ha una storia da raccontare. I pezzi che uso sono o limitati oppure unici e irripetibili. Mi piace l’unicità della cosa”.
Chi sono le tue clienti?
“Oltre ad amici e conoscenti, ci sono ragazze giovani ma anche donne adulte. Non c’è una fascia d’età precisa. Ho notato che mentre la ragazza giovane predilige il brand, la persona adulta è più affascinata da un bottone gioiello antico e particolare”.
Hai in progetto di fare un negozio fisico?
“Al momento no ma c’è la possibilità di partecipare a dei mercatini vintage perché preferisco la vendita online. Sto pensando anche di realizzare un sito che sarà pronto entro l’anno prossimo”.
SPORT
by Anthony Peth
SARA SUPPA PRESENTA IL REACH FIT STUDIO
La nostra redazione incontra un’eccellenza sportiva nel quartiere Eur, il Reach Fit Studio diretta da Sara Suppa, un luogo dove salute e benessere vanno di pari passo; Frequentato anche da personaggi e giornalisti della tv e del panorama musicale. Come nasce l’idea di realizzare un polo multidisciplinare legato non solo allo sport e al benessere fisico ma anche attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie?
“L’idea di uno studio polifunzionale nasce da un’analisi attenta della richiesta e del mercato del fitness, finalmente si sta comprendendo l’importanza dell’attività fisica come parte integrante del proprio stile di vita non più come una parentesi temporanea”. Quali sono le esigenze del mercato? Quali sono le nuove tecnologie e i benefici?
“Lo Studio Reach Fit non è solo un luogo dove allenare mente e corpo ma anche un punto di aggregazione. Si offrono modalità di abbonamento più elastici e modulari dando la possibilità di acquistare pacchetti di ingresso da poter consumare nel tempo”.
Si parla sempre più prepotentemente di poco tempo da dedicare a se stessi per via del lavoro ma anche di nuovi strumenti che permettono di allenarsi in breve tempo, quanto tempo si impiega per ottenere dei risultati?
“Si offrono allenamenti con nuove tecnologie una tra tutte l’EMS (elettro mio stimolazione). Una sessione di 30 minuti corrisponde a 4 ore di allenamento convenzionale Con il metodo EMS puoi lavorare contemporaneamente tutti i gruppi muscolari: tonificare, modellare, dimagrire”.
Nel quartiere Eur della Capitale predomina il Reach Fit Studio. Oltre alle tecniche innovative, quali sono i servizi offerti nel vostro centro?
“Il metodo Reach Fit Studio prevede che l’attività sportiva svolta con EMS venga ulteriormente potenziata dall’azione coadiuvante del BODY ROLL Innovativo macchinario che abbina l’effetto del Massaggio drenante a quello curativo dei raggi infrarossi modellando il corpo. In definitiva una vera eccellenza per prendersi cura del proprio corpo per un ottimo benessere fisico. L'evoluzione porta in assoluto in questo 2025 il metodo Reformer che permette di far lavorare ogni singola parte del corpo. Si tratta di un lettino su cui è montato un carrello scorrevole collegato a delle resistenze, ovvero delle molle che rendono più facili o più duri gli esercizi”.
by Fabio Campoli - prodigus.it
A tavola con Frida
Il suo nome completo di nascita è Magdalena Frida Kahlo y Calderòn, ma è a tutti nota come Frida Kahlo, la pittrice messicana che dal dolore che ha caratterizzato la sua vita ha tratto la grande forza interiore che traspare tanto nelle sue tele quanto nelle sue ispirazioni gastronomiche, che siamo pronti a raccontarvi in questo articolo. Affetta fin dalla nascita da una malformazione alla colonna vertebrale, Frida restò vittima all’età di soli 18 anni di un grave incidente stradale sull’autobus che dalla scuola che frequentava la riportava a casa. Per le numerose fratture subite, fu costretta a lungo all’immobilità; i suoi genitori le montarono uno specchio sul letto a baldacchino e Frida, che voleva diventare medico ma amava anche disegnare e dipingere, realizzò una serie di autoritratti tanto colorati quanto strazianti. Attivista da giovanissima nel Partito Comunista Messicano, Frida Kahlo è stata una figura emblematica dell’emancipazione femminile che ai suoi tempi vedeva le donne rivendicare i propri diritti ed emergere in società attraverso la militanza politica. Quando Frida conobbe l’artista Diego Rivera, uomo dalla forte personalità che realizzava famosi murales, se ne innamorò e contrasse con lui per due volte il matrimonio. Diego la introdusse nel mondo dell’arte, nei suoi dipinti c’è in parte l’influenza dello stile naif del marito; ma un grande dolore per la giovane Frida, al di là dei tanti tradimenti che i due coniugi consumano, è quello di dover rinunciare, dopo un aborto, ad avere dei figli. Dopo il secondo matrimonio, Frida e Diego abitano in case separate, ma la passione per l’arte e la politica continua a tenerli uniti. L’attività artistica di Frida si è modificata nel tempo passando dai ritratti intrisi di realismo visionario alle nature morte infarcite di simbolismo e surrealismo; la sua sofferenza fisica e interiore si colora vivacemente del folklore messicano che troviamo nel suo eccentrico abbigliamento come nei soggetti che ritrae. All’età di 47 anni, nel 1954, Frida Kahlo morì e le sue ultime parole sottolinearono il dolore della sua esistenza: “Spero che la fine sia gioiosa e spero di non tornare mai più”. Otto giorni prima di morire, aveva dato vita ad uno dei suoi ultimi quadri, intitolato ”Viva la vida”, una natura morta con angurie, alcune intere altre a metà oppure a fette, i cui colori intensi trasmettono allegria e amore per la natura e i suoi preziosi doni. Frida amava la cucina del suo Paese, e da buona padrona di casa curava minuziosamente i dettagli nell’apparecchiare e disporre le vivande sulla tavola; per lei ogni pasto era da considerarsi una vera e propria festa. I suoi piatti preferiti? Insalata di fichi d’India e peperoncini ripieni di formaggio e riso con chips di platano fritto. Già prima di sposarsi aveva deciso di imparare a cucinare e annotava su un taccuino nero le ricette tipiche messicane, in particolare quelle legate al giorno dei defunti - il die de muertos - in cui
i trapassati tornano sulla terra e meritano da tradizione locale di essere onorati e accolti, anche con il giusto cibo. Tra le specialità sulla tavola di Frida Kahlo c’era l’immancabile mole, una salsa messicana dai tanti ingredienti che nella sua lunga tradizione dapprima accompagnava il tacchino, oggi il pollo e altre carni. Il mole può però anche arricchire il ripieno classicamente di pollo delle enchiladas, ovvero piccoli rotoli di tortillas farcite. Nell’intero stato del Messico si possono trovare oggi oltre 50 tipi differenti di mole; il mole poblano è quello che ha origini più remote. Tipico della città di Puebla, i suoi ingredienti sono cioccolato, peperoncino chipotle, pomodori, mandorle, banane, noci, uva passa, sesamo, e ancora chiodi di garofano, cannella, prezzemolo, pepe, cipolla, aglio e tortilla. Si narra che originariamente i suoi ingredienti fossero cento! Nel libro in lingua inglese intitolato “Frida’s Fiestas, Recipes and Reminescences of life with Frida Kahlo” scritto dalla figlia di Diego, Guadalupe Rivera, vissuta coi due coniugi per alcuni anni, e dalla giornalista M.P. Colle, si trova il menù del primo matrimonio di Frida con Diego: zuppa di ostriche, riso bianco con banane e mole nero. A Natale in tavola c’erano i gamberi in frittella con salsa mole, patate, foglie di fico d’India e romerito (deliziosa pianta messicana che tanto rientra nella loro cucina). A Pasqua huauzontles in salsa verde, un piatto unico di antiche origini. Da bere, ovviamente, Tequila e Margarita. Nel diario personale di Frida è stata trovata una ricetta particolare con la quale realizzava i colori per i propri dipinti; in esso ci sono non solo lettere d’amore per Diego e angosciosi pensieri sulla sua vita, ma anche la sua originalità nel realizzare la materia prima attraverso cui raccontare la sua anima inquieta e la sua passione per l’arte. Al tuorlo d’uovo Frida aggiungeva olio di lino e poi gomma mescolata a trementina, acqua e infine il pigmento tratto dalla resina vegetale degli alberi.
La ricetta del mese
Empanadas di carne alla messicana
Ingredienti per 4 persone
Per l’impasto: Farina “00”, 300g
Olio extravergine d’oliva (o olio di semi), 70ml; Acqua, 150ml; Sale fino, 5g
Per il ripieno: Carne bovina macinata, 400 g; Peperoni puliti, 150 g; Cipolla, 1; Paprika dolce in polvere, 1 cucchiaio raso; Cumino in polvere, ½ cucchiaino raso Peperoncino in polvere, mezzo cucchiaino raso; Concentrato di pomodoro, 50 g; Amido di mais, 1 cucchiaio raso; Olio extravergine d’oliva; Olio per friggere; Sale
Preparazione: Miscelate insieme l’acqua e l’olio e portateli a bollore in un pentolino (o al microonde). Riunite in planetaria la farina e il sale, unite in un sol colpo acqua e olio bollenti e iniziate la lavorazione con il gancio. Lavorate l’impasto a velocità medio-alta per circa 5 minuti, fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo. Fate riposare l’impasto ben racchiuso in pellicola per alimenti per almeno 1 ora (fuori dal frigorifero) prima di utilizzarlo. A parte, preparate il ripieno: versate in una casseruola tre cucchiai d’olio extravergine e unite la carne, lasciandola rosolare. Quindi aggiungete peperoni e cipolla tagliati a cubetti e le spezie, bagnate con un mestolino d’acqua, salate e procedete con la cottura fino a far asciugare i liquidi e rosolare nuovamente il preparato. Quindi, disciogliete l’amido di mais in un mestolo d’acqua, poi aggiungete all’interno il concentrato di pomodoro e versate sulla carne in cottura, mescolando e lasciando cuocere ancora 5-6 minuti, fino ad ottenere un composto cremoso. Una volta pronto, lasciatelo raffreddare bene prima di procedere al confezionamento dei panzerotti. Stendete l’impasto in una sfoglia sottile, ricavate dei dischi dal diametro di circa 10-12 cm aiutandovi con un tagliapasta rotondo e farcite ciascuno con un generoso cucchiaio di composto all’interno, quindi richiudete ciascun pezzo a mezzaluna e fissate bene il bordo ripiegando la pasta su sé stessa a formare un motivo decorativo. Cuocete le empanadas fritte in olio bollente o in forno preriscaldato a 180°C per circa 20 minuti. Servitele ben calde in tavola.
CAPACCIO PAESTUM. Presso il Next Nuova Esposizione Ex Tabacchificio, a pochi passi dall’ Area Archeologica di Paestum, è stato premiato, in occasione della nona edizione, Rocco BAROCCO, stilista napoletano, maestro di alta moda internazionale, con un prestigioso riconoscimento alla carriera, coronata lo scorso 23 luglio con uno speciale fashion show al Teatro Grande presso gli scavi di Pompei (Na). Direttamente da Solomeo (Pg), invece, un emozionante video messaggio di saluto alla Città di Capaccio Paestum, Brunello CUCINELLI noto imprenditore nel campo tessile nella fattispecie del cashmire, stilista e presidente dell’omonimo brand. In passerella la Collezione Donna 2025/26 Moda Paestum Project dal titolo “Melagrana” by Paola Bignardi e Annalisa Martino direttori creativi rispettivamente di Salerno e Maratea (Pz). Ha condotto l’evento Anthony Peth anchorman di noti programmi televisivi di reti nazionali con Nathalie Caldonazzo, showgirl e attrice di teatro, nelle vesti di madrina della nona edizione 2025. L’evento è stato prodotto dall’ Associazione Culturale PaestumCilento Moda Aps, presieduta da Lucio Jack Di Filippo, con il patrocinio dalla Regione Campania, Comune di Capaccio Paestum, Parco del Cilento, Diano ed Alburni, Istituzione Poseidonia, Fare Ambiente Italia, Proloco Capaccio Paestum, Associazione Rettifiliamo e Lions International Salerno; main sponsor del Premio Fashion in Paestum 2025 MSC Crociere e L’Araba Fenice Hotel & Resort.
Si sono alternate premiazioni di eccellenze campane create, nell’occasione, dal maestro Nicola Craba amante del tornio e della ceramica di Paestum: alla sezione legalità e sicurezza è stato la dr.ssa Grazia Marciano Vice Questore di Salerno, alla sezione design il dott. Gerardo Soglia di Salerno Ceo Laudarte Milano, alla sezione sostenibilità energetica il dott. Tommaso Podeia di Capaccio Paestum Manager Abn Energy & Efficienty, alla sezione Cultura la prof.ssa Daniela Di Bartolomeo, promotrice di eventi volti al recupero e alla valorizzazione della biodiversità alla sezione Banca del territorio la Bcc di Aquara e, infine, il Premio Dieta Mediterranea che è stato consegnato al dott. Angelo Cicalese imprenditore nel campo vitivinicolo e presidente Azienda Agricola Rossella Cicalese.
Team Hair Styling a cura di Gionathan Contino di Lioni (Av), Salvatore Mielee Alessandro Fiorin mentre il team Make-up è stato diretto da Francesco Amatucci di Agropoli (Sa). Team Fotografia composto da Raffaele Sanzone, Claudio Tramonto e Angelo Barone Regia Stile TV di Alfonso Stile con diretta tv canale 78 Regione Campania Direzione Artistica Lucio Jack Di Filippo Brand Manager Moda Paestum Project; PaestumCilento Moda Aps ringrazia, vivamente, tutti gli sponsor e partner che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento.
Successo in Spagna per Marco Werba
Il mese scorso il compositore e direttore d'orchestra Marco Werba si è recato a Valencia per un concerto di colonne sonore. Ha avuto occa sione di presentare celebri temi musicali, come “The Godfather” diretto nel 1972 da Francis Ford Coppola, con musiche di Nino Rota; “Romeo e Giulietta”, diretto nel 1968 da Franco Zeffirelli (adattamento dell’omo nima opera teatrale di William Shakespeare), con musiche sempre di Nino Rota; “Per un pugno di dollari” diretto nel 1964 da Sergio Leone, con musiche di Ennio Morricone. E poi ancora: “Days of Heaven”, di retto nel 1978 da Terrence Malick, sempre con musiche di Ennio Morricone; “Pinocchio”, diretto nel 1972 da Luigi Comencini, con musiche di Fiorenzo Carpi; "Blade Runner", diretto nel 1982 da Ridley Scott, con musiche di Vangelis; “Chariots of Fire” diretto nel 1981 da Hugh Hudson, con musiche sempre di Vangelis (per il quale ha vinto l’Oscar); "Love Story”, diretto nel 1970 da Arthur Hiller, con musichedi Francis Lai (per il quale ha vinto l’Oscar). Gli spettatori hanno potuto ammirare anche le note di "Titanic”, diretto nel 1997 da James Cameron, con musiche di James Horner; di “Gladiator”, diretto nel 2000 da Ridley Scott, con musiche di Hans Zimmer e Lisa Gerrard; di “Pelle, the conqueror”, diretto nel 1987 da Bille August, vincitore della Palma d'oro per il miglior film al Festival di Cannes del 1988 e dell'Oscar per il miglior film straniero nel 1989, con musiche di Stefan Nilsson. Apprezzata anche l'esecuzione di “The Piano”, diretto nel 1993 da Jane Campion, con musiche di Michael Nyman, e di “Evita”, diretto nel 1996 da Alan Parker, con musiche di Andrew Lloyd Webber. «Ho poi avuto l’occasione di eseguire alcune delle colonne sonore che ho scritto nell’arco di quaranta anni di attività come "Zoo" diretto nel 1988 da Cristina Comencini, o "Anita, una vita per Garibaldi", diretto nel 2007 da Aurelio Grimaldi, che racconta la storia dell'eroe italiano Giuseppe Garibaldi e della ribelle brasiliana Anita de Ribeira, durante le rivolte popolari in Brasile nel 1840)» - fa sapere il noto musicista. Ed aggiunge: « Ho poi suonato "Il Conte di Melissa”, diretto nel 2000 da Maurizio Anania, sulla vita del Conte Campitelli, vissuto nella Calabria del ‘600; "Goffredo e l' Italia chiamò”, diretto nel 2024 da Angelo Antonucci, sulla vita, gli amori e gli ideali di libertà di Goffredo Mameli, autore dell' inno nazionale italiano, morto a soli 21 anni, il 6 luglio 1849; "Giallo", diretto nel 2009 da Dario Argento e, in anteprima, ho eseguito il tema musicale di "Hello Beautiful”, un film statunitense carico di emozioni, che racconta la vita di Willow, una modella di successo la cui vita viene stravolta da una diagnosi di tumore al seno. Il film ha vinto il premio “Golden Palm Award” pochi giorni fa al “Beverly Hills Film Festival”». L’accoglienza del pubblico spagnolo è stata molto calorosa. Al termine del concerto, il Maestro ha avuto una breve conversazione con il pubblico ed ha parlato del mestiere di compositore di Musica applicata, raccontando alcuni trucchi del mestiere. Uno degli spettatori ha domandato cosa ne pensasse dell’intelligenza artificiale, e Werba ha risposto: «E' in grado di imitare le musiche del passato, ma non riesce a creare composizioni originali e personali». E' seguita la richiesta di autografi, con ringraziamenti sentiti per l’esibizione.
Al via la prima edizione del World Fair Play Day ONU Il Comitato Nazionale Italiano per il Fair Play (CNIFP), nei suoi 30 anni di vita, ha sempre propugnato i valori propri del fair play quali enzimi per la transizione etica nello sport e nella società civile in generale. Per questo il CNIPP ha tra gli obiettivi la promozione del rispetto delle regole come cultura essenziale dello sport, con una visione che va ben oltre il contesto agonistico, perseguendo il diritto alla gioia nell’ottica di una diversa qualità della vita. In occasione della promulgazione da parte dell’ONU del 19 maggio quale «World Fair Play Day», il CNIFP ha deciso di impegnarsi maggiormente per indirizzate questa transazione etica, anche in funzione della forte consonanza del Fair Play con i criteri ESG, pilastri fondamentali utilizzati anche per valutare la sostenibilità e l'etica sociale di un'azienda o di un investimento, definendo una serie di raccomandazioni per la stessa conduzione aziendale che sia rispettosa di tutti gli stakeholders. I festeggiamenti della «Giornata Mondiale del Fair Play» sono stati strutturati dal Comitato Nazionale Italiano Fair Play in una manifestazione nazionale a Roma, alla presenza delle Autorità, con start presso la Sala Koch del Senato attraverso un convegno nella mattinata, seguito da un light lunch presso lo Stadio di Domiziano. Annuncio dei primi cavalierati del Fair Play 2025 da parte del Presidente CNIFP Ruggero Alcanterini. Selezionatissimi gli invitati, e sancita ancora una volta la collaborazione del CNIFP con la Banda dell'Esercito Italiano.
ARTE
by Marisa Iacopino
FAUNA SELVATICA NELLE REPLICHE DELL’ARTISTA VISIONARIO AMI ZARUG
La magia di animali esotici realizzati in repliche scultoree uniche e a grandezza naturale. Così la maestosità del leone africano, del leopardo delle nevi asiatico, o la potenza di una tigre, ma anche animali da compagnia vengono ricreati a mano, in modo straordinariamente realistico. La tassidermia, antica tradizione di conservazione degli animali selvatici - spesso esibiti come trofei - viene pertanto superata, perché riprodurre tali creature significa rendere omaggio alla natura, al miracolo della creazione, ma nel pieno rispetto e salvaguardia della fauna autentica.
Lui si chiama Ami Zarug, ed è noto in tutto il mondo per questa particolare attività artistica.
“Sono il creatore di "Animal Replicas” insieme al mio partner Chen Alfi. Siamo due persone profondamente devote alla nostra azienda e ogni pezzo che creiamo riceve attenzione personale e umana. Il nostro lavoro si concentra su una riproduzione di animali selvatici altamente realistica e dettagliata utilizzando materiali interamente sintetici. Ogni pezzo è fatto a mano con l'obiettivo di catturare l'essenza e lo spirito degli animali che ammiriamo”.
Come è nata questa passione e perché?
“La mia passione per la fauna selvatica e per l'arte mi accompagnano fin dall'infanzia. Sono sempre stato affascinato dalla bellezza della natura e, nel tempo, ho sviluppato la capacità di ricrearla. L'idea di scolpire e replicare animali è nata spontaneamente come un modo per combinare il mio amore per la fauna con l'espressione artistica”.
Gli animali sono completamente sintetici, non c’è nessun utilizzo di elementi di origine animale. Immagino che questo approccio sia pienamente approvato dagli attivisti per i diritti degli animali...
“Assolutamente. Le nostre creazioni sono sintetiche al 100 per cento, il che le rende un'alternativa sostenibile alla tassidermia tradizionale. Il nostro lavoro è riconosciuto anche dai collezionisti, insieme a ambientalisti e altri appassionati di fauna selvatica. Personalmente sono vegano, e ogni pezzo che creo nasce dalla pura ammirazione e amore per la fauna naturale”.
Gli esemplari che riproduci sono per lo più animali in via di estinzione. È anche un modo per
preservare una parte del patrimonio faunistico che, purtroppo, potrebbe scomparire?
“Consideriamo il nostro lavoro un'alternativa artistica alle opere d'arte a tema naturalistico. Molti degli animali che replichiamo sono rari o in via di estinzione e il nostro obiettivo è immortalare artisticamente la loro bellezza in modo che possano essere preservati e apprezzati per le generazioni future”.
Da quale punto dell'animale parte il tuo lavoro?
“Tutto inizia con una ricerca approfondita: studio dell'anatomia, del movimento e delle espressioni. Lavoro con varie fonti, tra cui fotografie, modelli di forme animali, modellazione 3D e, a volte, anche osservazione di animali veri. Il processo inizia con la scultura della base e, da lì, ogni dettaglio viene rifinito fino a raggiungere un realismo di qualità museale”.
Come hai sviluppato un livello così elevato di conoscenza dell'anatomia animale?
“Attraverso anni di studio, osservazione e pratica.
Una profonda comprensione dell'anatomia è essenziale, quindi analizzo costantemente le strutture scheletriche, il movimento muscolare e le posture naturali. Con ogni creazione, la mia conoscenza si affina, consentendomi di raggiungere livelli di precisione sempre più elevati”.
Ricordi qual è stata la tua prima opera e come ti sei sentito quando l'hai vista completata?
Non ti ha dato l'emozione del potere creativo riprodurre qualcosa dalla natura?
“Una delle mie prime creazioni è stata un cane. Vederlo prendere vita è stato un momento indimenticabile. Come trasformare una visione in realtà. C'è un vero senso di magia nel ricreare l'anima di un animale”.
Raccontaci degli "strumenti magici del tuo mestiere"...
“Utilizzo una combinazione di strumenti per la scultura, tecniche di aerografia e pittura a mano per creare texture e profondità realistiche. I materiali con cui lavoro sono scelti con cura per imitare il più possibile pelliccia, pelle e strutture anatomiche”. Musei o zoologi collaborano con te nello sforzo di creare esposizioni museali più sostenibili e consapevoli?
“Abbiamo avuto l'opportunità di creare pezzi per musei in passato, e siamo ansiosi di espanderci ulteriormente in questo campo. Le nostre repliche soddisfano i più elevati standard di qualità museale e ci piacerebbe vederle esposte in più mostre, esposizioni didattiche e collezioni in tutto il mondo”. Progetti imminenti?
“Al momento, ci stiamo concentrando sull'evasione degli ordini esistenti. A causa dell'elevata domanda, la nostra attuale lista d'attesa è di circa sei mesi”. Quale messaggio vorresti lasciarci a conclusione?
“Animal Replicas è più di una semplice attività, è una missione artistica per dare vita alla fauna selvatica in modo etico e unico. Ogni creazione è realizzata con passione e dedizione e ci impegniamo costantemente per superare i confini del realismo”.
by Francesca Ghezzani
ELENA BRESCIANI
AL SERVIZIO DELL’ESSERE UMANO CON LO STRUMENTO
CHE CONOSCE MEGLIO: LA VOCE
Intellettuale eclettica che ha festeggiato 25 anni di carriera artistica, cantante lirica di fama internazionale, vocal coach, direttore di coro, mentore e acquerellista, esperta di voci femminili che segue in tutta Italia, autrice di saggi e curatrice di rubriche radiofoniche e scritte sul panorama musicale.
Elena Bresciani è l’unica docente di canto al mondo ad applicare le frequenze in hz di antiche campane tibetane alle armoniche delle voci per ampliare il timbro e l’estensione nella tecnica vocale e, da sempre ricercatrice delle connessioni fra Canto e Spiritualità, ha recentemente presentato al pubblico il suo nuovo libro scritto a quattro mani con il chitarrista Renato Caruso “Canto del Benessere e Vibralchimia Interiore” edito da Fingerpicking.
Elena, perché c’era bisogno di un libro come questo?
“Non ho la presunzione di pensare che ci fosse “bisogno” del mio libro. Piuttosto, questo libro nasce dal mio personale bisogno di condividere una esperienza. Chi desidera può riconoscersi “a specchio” in questa esperienza. Come può l’essere umano uscire da un loop di dolore e trovare - attraverso la musica - conforto e una strada che lo accompagni alla piena realizzazione di sé stesso e alla felicità? Questo è il racconto che metto al centro del libro, esperienza di vita vissuta e cammino di ricerca. Nella mia visione spirituale, qualunque cammino che si aggrappa ad uno “strumento di crescita personale”, sia esso un libro o il suono, è sterile se la persona non si mette in gioco davvero e se non si affida anche alla Fede. La Fede è la scoperta dell’Amore con la A maiuscola, la musica proviene da quell’Amore, da quell’abbraccio consolatorio che le varie religioni e culture chiamano in diversi modi. Vi racconto cosa la musica può fare, lo faccio da creatura, però lo sguardo deve restare alto e fisso sul Creatore, altrimenti ci spostiamo su derive “new age” fuorvianti e non è l’intento del mio lavoro. L’intento del mio lavoro è mettermi con semplicità al servizio dell’essere umano con lo strumento che conosco meglio: la Voce”.
La parola “Vibralchimia” che significato ha?
“E’ un termine che ho coniato io e che contiene al suo interno due parole: Vibrazione e Alchimia. Lavoro con le Frequenze che sono in fisica acustica il numero di Vibrazioni al minuto secondo che ogni corpo vibrante emette; in natura tutto è Vibrazione! Anche la fisica quantistica di Albert Einstein ne parla.
La Vibralchimia interiore è il lavoro che l’essere umano compie all’interno di sé stesso per evolvere anche attraverso l’aiuto del suono, oltre a percorsi di crescita personale mediati da altre discipline. Io compio Vibralchimia quando, dopo aver ascoltato il suono curativo entro nel silenzio e cerco il vero senso della vita e delle cose. Mi pacifico con il tutto, rallento e respiro. La mia ricerca ha a che fare con la vita, il respiro (inteso come soffio vitale), il suono, la cura consolatoria, la voce, le frequenze”. Come canto, silenzio e vibrazioni musicali vanno a integrare il benessere interiore secondo le diverse tradizioni esplorate?
“Lo scoprirete leggendo il libro, perché il discorso è molto lungo… In queste pagine metto in dialogo la mia fede cattolica con la cultura vedica e buddista, la musica occidentale con la musica orientale, Pitagora ed i mantra. In breve. Il suono della voce accordato a diverse frequenze che da secoli vengono considerate curative va a sanare vuoti emotivi, disequilibri fisici, placa le paure, aiuta a comprendere il
senso e la bellezza del tutto, ad accettare il dolore. Vi sto raccontando una verità che ho vissuto in prima persona. C’è una cosa nella mia vita che mi ha sempre aiutata, questa “cosa” è stata la musica e la ricerca sulla voce umana. Nel tempo è diventata “meditazione sonora”, il silenzio è una componente della musica e una chiave della meditazione. La mia ricerca crea una connessione fra suono-silenzio-benessere”. La fisica del suono ci corre in aiuto per capire meglio?
“La fisica è una disciplina tangibile, mi aiuta a spiegare in termini tangibili ciò che è intangibile. Così si capisce che non sto parlando di “magia” e non sto spiegando concetti astratti, bensì concreti”.
Il silenzio è una forma di spogliazione interiore, come il decluttering è silenzio esteriore che aiuta la meditazione?
“Esatto. Iniziamo dall’esterno. Essere semplice significa occuparsi di ciò che è essenziale. Ciò che è essenziale è elevato. Ciò che è essenziale non si compra, si ottiene svuotandoci e facendo silenzio interiore. Questa spogliazione interiore si compie aggiustando prima il tiro sulle cose concrete, riflettendo sul consumismo, sul possesso dei beni, minimizzando i bisogni, è un primo passaggio”.
Per concludere e ringraziarti, tra i tuoi progetti futuri ci sarà ancora un nuovo libro per aiutarci a rigenerarci e coltivare il nostro benessere?
“Sono sincera. Non in questo momento. Ora voglio portare il “bagno sonoro”, la meditazione sonora in forma di concerto in giro per il mondo, voglio farvi tastare con mano questa musica. Quello che dovevo “dire” l’ho scritto, ora lascio che il canto del benessere sia solo suono”.
Ph Collettivo Margot
by Marisa Iacopino
“IL GATTO DAI SETTE NOMI”
IL NUOVO LIBRO
DEL PET CREATOR
PIÙ SEGUITO E AMATO
DAL PUBBLICO
Da martedì 27 maggio è disponibile in fisico in tutte le principali librerie e in digitale “Il Gatto dai Sette nomi” il nuovo libro di Federico Santaiti, webstar da milioni di clik tra i più seguiti e amati Pet creator d’Italia. Il libro in uscita per Bur Rizzoli è già disponibile in pre order su tutti gli store on line e su Amazon al seguente link https://www.amazon.it/gatto-dai-sette-nomi/dp/8817192724/, arriva in seguito al grande successo di pubblico della prima opera di Santaiti “Fatti i Gatti tuoi” (2019) Fenomeno da milioni di views Federico Santaiti, regista e noto videomaker è conosciuto anche come il popolare “Gattaro del web” e in questa nuova avventura accompagna il lettore nella dimensione straordinaria e unica dei gatti, in un viaggio a 360 gradi. Attraverso un intreccio incalzante le storie di sette persone s’incastrano perfettamente con le “sette vite” di un gatto nero che nelle differenti vite dei protagonisti del romanzo, arriva come una risposta, nel momento esatto in cui qualcuno ha bisogno di lui. Un libro alla portati di tutti, al tempo stesso un tributo al mondo felino e ai nostri amati gatti, creature misteriose che non chiedono nulla ma che donano amore e che se incontrate lungo il proprio cammino riescono a farci vivere la nostra quotidianità con una marcia in più.
“Per questo romanzo – dichiara Federico Santaiti – sono partito da quell’idea affascinante e antica che accompagna da sempre questi animali: la convinzione che abbiano sette vite. Mi sono chiesto da dove venisse davvero questa leggenda, cosa potesse significare. E a poco a poco osservando nel quotidiano, ho capito che forse quelle vite in più non servono al gatto per salvarsi, ma per aiutare gli altri. Per attraversare le esistenze fragili delle persone e, in silenzio senza parlare, rimetterle in cammino.
È un romanzo – prosegue Santaiti – che segue il cammino silenzioso di un gatto Nero, come se una linea invisibile lo guidasse da una vita all’altra. Ogni incontro sembra casuale, eppure avviene sempre al momento giusto”.
Attraversando le esistenze degli altri, anche lui cambia, cresce, si trasforma. Non è solo spettatore: è parte del viaggio.
Proprio come le persone che incontra, anche lui si lascia toccare, portando con sé i segni di ogni storia. Il protagonista è un gatto completamente nero, con un piccolo ciuffo di peli bianchi proprio sotto al collo. Sono profondamente legato ai gatti neri, e in particolare alla mia prima gattina, Blacky, che nell’estate del 2015 è entrata nella mia vita cambiandola per sempre. È per questo che mi è venuto naturale scegliere un gatto nero come fulcro della storia. Un animale spesso ignorato, temuto, frainteso… ma proprio per questo capace di una straordinaria rivincita”
Nelle pagine del “Il Gatto dai sette nomi” le storie dei protagonisti permettono di affrontare tematiche profondamente attuali e universali che toccano tutti, raccontati con delicatezza attraverso le vite del gatto. Dal bullismo
vissuto tra i banchi di scuola, all’amore riscoperto in età adulta dopo i quarant’anni, quando si credeva fosse troppo tardi. E ancora le difficoltà del mondo del lavoro, soprattutto per chi si trova in quella terra di mezzo, troppo giovane per andare in pensione, ma considerato troppo vecchio per reinventarsi.
C’è lo sguardo di un artista straniero pieno di sogni che lotta per trovare spazio e voce in un mondo che spesso esclude. C’è la fragilità della vecchiaia, vissuta nella solitudine e nel lento svanire dell’autonomia.E poi c’è il tempo, quello che rincorriamo per costruirci una carriera, ma che ci sfugge tra le dita, portandosi via l’occasione di vivere davvero le piccole cose, gli affetti, la presenza.
“Il Gatto dai sette nomi” è così un mix pieno di sentimenti, emozioni e riflessioni in grado di catturare il lettore sin dalle prime pagine trasportandolo nel magico mondo dei nostri amici a quattro zampe. Una piacevole e scorrevole lettura in cui il racconto delle sette storie dei protagonisti, proprio come le famigerate 7 vite dei gatti, ci fa riflettere su come un gatto, seppur non salvi il mondo, sia in grado di cambiare il corso silenzioso delle piccole cose. Un opera che al tempo stesso vuole contribuire a diffondere l’immagine allegra e positiva del gatto nero, un animale domestico che nel corso dei secoli è stato troppo spesso oggetto di crudeli ingiustizie e false dicerie e che invece si scopre essere un animale dalle mille doti e risorse.
by Rosa Gargiulo
La casa che guarisce
La casa è il nostro nido, il porto sicuro, il luogo in cui ritrovarsi dopo lunghe giornate – accogliere gli amici – fare festa, o anche semplicemente stare con noi stessi! Da sempre, costituisce il punto di riferimento fondamentale, la necessità vitale – come respirare. La casa è la manifestazione immediata e chiara del nostro “essere”. Ci rappresenta e ci assomiglia.
Oggi più che mai la casa è “home” – termine che si differenzia in maniera sostanziale rispetto alla “house”. Home è cuore, energia, rifugio, agorà: luogo di vita intima e incontro. Per questo motivo, deve costituire il nostro centro energetico, il luogo dove stare e sentirsi bene, quello in cui accogliere e mostrare – senza bisogno di troppe parole – ciò che siamo e che ci piace.
“La casa che guarisce” di Amy Leigh Mercree è una guida emozionale alla creazione della casa come centro energetico e di benessere. Stanza per stanza, l’autrice ci spiega come ridefinire gli spazi di vita dal punto di vista non soltanto fisico ma anche emotivo e spirituale.Grazie a questo libro, la casa diventerà una vera e propria calamita per attrarre ciò che desideriamo. Attraverso l’aromaterapia, i cristalli, il feng shui, le meditazioni e la pulizia energetica, scopriremo quanto sia facile ridefinire la nostra casa e renderla piacevole, un ambiente positivo e favorevole alla realizzazione dei nostri sogni!
Un gatto per i giorni difficili
Con il romanzo “Un gatto per i giorni difficili”, Ishida Syou racconta con delicatezza e humour il legame profondo tra uomo e animale, attraverso il quale l’anima può guarire grazie a un amore fatto di gesti semplici, capace di restituire un tocco di magia anche nei momenti più difficili. Nel labirinto di strade di Kyoto è facile perdersi. Qui, nascosta tra condomìni anonimi e vicoli bui, c’è una clinica speciale -che può essere trovata grazie al passaparola solo da chi sente davvero di aver smarrito se stesso ed è in cerca di aiuto, di una mano tesa. Il trattamento che offre è unico nel suo genere: a ciascuno, secondo il caso, si prescrive un gatto.
Ad affidarsi alle cure feline saranno un impiegato stufo delle sopraffazioni, un uomo che si sente sempre fuori posto, una ragazzina immalinconita dal rapporto conflittuale con la madre, una stilista di borse alla ricerca di un nuovo equilibrio emotivo e un’apprendista geisha oppressa dal senso di colpa. Le loro vite saranno sconvolte dai nuovi amici non umani: Bi, una meticcia di otto anni che ama mangiucchiare la carta; Margot, una gattina dagli occhi verdi come il tè che detesta le porte chiuse; un micetto di pochi mesi che scatenerà ricordi dolorosi; una coppia di gattini che sono come il giorno e la notte, e insieme rappresentano la speranza di un futuro vitale e coraggioso; e infine, gli amanti delle fughe notturneChitose e Mimita. Saranno proprio loro a dare una svolta alle giornate dei nuovi padroni, restituendogli finalmente la motivazione per cambiare.
Letti per Voi
Mie magnifiche
maestre
Fabio Genovesi torna in libreria con “Mie magnifiche maestre” - un racconto che sa di casa, famiglia, infanzia. Radici e ricordi. Sua madre, sua nonna, le zie e le loro amiche: un gineceo che, nelle vite ingarbugliate di ciascuna, non ha fatto grandi cose ma cose grandi. Donne che non smettono neanche adesso, che sono morte: tornano nei sogni, quando c’è bisogno di loro. Perché niente finisce morendo, e tutto è reale - sognando. Una galleria di ritratti femminili esemplari, punti di riferimento costanti per l’autore.
Isolina ha salvato il suo matrimonio la notte in cui ha piantato una falce nel fianco del marito. Benedetta era la più bella della spiaggia, ma ha sciupato la sua bellezza con le droghe pesanti. Con Gilda, i funerali diventavano feste di compleanno. Azzurra a scuola aveva l’insegnante di sostegno, ma era lei a non sostenere la banalità degli altri. Irene era la migliore amica dei bambini piccoli e dei mostri giganti. Violetta, con il suo fisico massiccio e la sua esuberanza, trasformava ogni abbraccio in una frattura. Anime intense. Sono le zie e le nonne di Fabio, che vengono a trovarlo per il suo cinquantesimo compleanno. Se c’è una cosa che gli hanno insegnato, è che i sogni non sono la fine della realtà, come la morte non è la fine della vita. Gli hanno insegnato molto altro, solo che Fabio era troppo piccolo per apprezzarlo. Adesso vive un tempo diverso, e tornano da lui, silenziose e insieme forti, sagge e folli, brillando nelle sue notti. Ognuna ha un sogno, un ricordo e una scoperta. Vogliono soltanto salutarlo, o c’è qualcosa di più importante che Fabio deve sapere, qualcosa che deve fare - per conto dell’aldilà?
TELEVISIONE
by Alessio Certosa
MICHELE DANESE CONTENT CREATOR DI LEGA SERIE A E VOLTO DI DAZN
Michele Danese è l’unico content creator volto ufficiale di Lega Serie A, nonché una tra le personalità in ambito sportivo più amate e seguite da migliaia di followers, oltre 250 mila tra Instagram e TikTok Michele conduce su DAZN “Step on Footbal”l ogni lunedì sera con Marco Parolo e Valon Behrami. Il format affronta e racconta i temi calcistici più caldi della giornata di Serie A in modo interattivo grazie alla forte impronta social che porta il pubblico di tifosi a diventare protagonisti e non semplici spettatori. Dopo aver conseguito la laurea triennale in economia e commercio entra a sport management, un corso incentrato sul diritto e sull’economia in ambito sportivo. Grazie ai meriti accademici nel 2022 accede al corso da direttore sportivo di Coverciano e si abilita come direttore sportivo. Ex calciatore ha giocato a calcio per diverse squadre nella provincia di Bologna, soprattutto Sasso Marconi nonché in tutte le rappresentative regionali e provinciali. Come direttore Sportivo, ha sposato il progetto Zeta Milano nel calcio dilettantistico, costruendo l'intera rosa che attualmente guida il campionato. Inoltre, nella Kings League, è l l'unico Direttore Sportivo abilitato attualmente operativo, rappresentando i Punchers.
Michele, grazie al suo background accademico ad oggi si concentra principalmente su video in cui studia e analizza le partite tramite dati e statistiche e attraverso i suoi contenuti, racconta anche esperienze calcistiche uniche.
Michele una vita dedicata allo sport. A che età ti appassioni al mondo del calcio? raccontaci come è nata la tua passione che è diventato poi il tuo lavoro.
“Mi appassiono al mondo del calcio a 8 anni pur avendo iniziato a praticarlo all’età di 5 anni (3 anni di odio e amore). Ero un bambino abbastanza in carne per non dire altro e il calcio in realtà mi ha aiutato molto a superare quel periodo fino ai 10 anni. Per quanto riguarda la mia passione che va oltre il campo, diciamo che si è sviluppata negli anni in cui l’ho praticato, giocare ti aiuta a capire molto certe dinamiche di campo che poi quando vai ad analizzare una partita capisci e comprendi meglio. Inoltre se dovessi attribuire a qualcuno questa mia unione con questo sport sicuramente la dovrei a mio papà che da sempre mi ha supportato, portandomi ovunque negli anni per provini, raduni, ecc”.
A oggi sei diventato uno tra i personaggi più amati e seguiti sui social in abito sportivo. Come è arrivato il forte seguito sui social e il successo?
“Diciamo che successo penso sia un parolone, sono cresciuto abbastanza da essere riconosciuto. Lasciando da parte gli scherzi direi che la costanza è stata la chiave di questa scalata e soprattutto l’aver avuto esperienza con la mia pagina FondatoriFut in precedenza, cosi da saper già quasi tutto sui social”.
Sei l’unico volto italiano di Lega Serie A. Raccontaci tutto di quest’esperienza?
“Esperienza magica davvero, poter vivere determinati contesti mi arricchisce ogni giorno, ma se devo essere sincero la cosa che più mi ha arricchito ad oggi è stata fare conoscenza del team social di Lega che riconosco essere pieno di persone splendide e quindi, se si crea un legame forte, i contenuti belli vengono di conseguenza”.
Da questa stagione sei anche volto di DAZN e conduci il lunedì sera “Step on Football”. Come ti trovi in questa veste e come ci si prepara per il famigerato lunedì sera?
“Veste particolare, stimolante, è strano ma allo stesso tempo fantastico poter condividere e scambiare pareri con giocatori che hanno fatto Mondiali, Europei e Champions League. Per quanto riguarda la giornata, il lunedì, è il giorno di fuoco della mia settimana, sveglia e preparazione video fino alle 13 per i miei canali social. Ore 14 call con DAZN per scrivere assieme la scaletta del programma e capire i temi caldi della giornata di Serie A appena passata. Finita la call inizio a scrivere la puntata arricchendo con dati e analisi la scelta dopodiché inizia la giornata di Kings League che generalmente dura fino alle 21 e poi volo in studio per mangiare qualcosa e iniziare la puntata fino più o meno all’una di notte”. Lo sport è preparazione, passione e condivisione. Quali sono seconde te le caratteristiche e le qualità migliori che deve necessariamente avere un grande calciatore?
“Disciplina, costanza di prestazione, mentalità e ovviamente talento”.
Tra i tuoi grandi interessi c’è la formazione verso i giovani, il fiore all’occhiello della tua personalità. Sono molti i giovani che ti chiedono consigli su come inseguire il loro sogno nel mondo dello sport. Cosa ti senti di consigliare loro?
“Mi scrivono in molti sia su Instagram che su LinkedIn, Ovviamente sono molto contento se ragazzi di ogni età riconoscono in me la possibilità di avvicinarsi a questo mondo ma come dico sempre loro, le chiavi sono tre a mio avviso, la prima è la costanza in quello che si fa, la seconda è l’audacia nel buttarsi senza farsi problemi e l’ultima è lo studio, senza quello non si va da nessuna parte”.
Del resto le professioni e le carriere dello sport del domani offrono numerose opportunità. A tuo avviso su cosa bisognerebbe puntare?
“Sono sincero, non ho la sfera di cristallo, i social sono il presente, forse l’utilizzo dell’IA per semplificare determinate funzioni potrebbe essere il futuro di questo lavoro ma ad oggi non avrei una risposta o comunque una visione limpida di ciò che potrebbe crescere”.
Sei anche direttore sportivo. Come riesci a coniugare tutto?
“Sì sono direttore sportivo, ma facendo questo lavoro h24 mi risulta difficile praticarlo davvero, è un lavoro che ti risucchia, che ti vuole al 100 per cento e a oggi ho scelto di farlo sui social con progetti si interessanti ma sicuramente meno dispendiosi come Zeta Milano e Kings League”.
Oltre lo sport Michele che tipo di ragazzo è e quali sono le tue altre passioni?
“Sono in generale molto appassionato di storia, mi affascina tutto ciò che riguarda il passato ma soprattutto quello che generalmente viene approfondito più che i macrotemi storici. Mi spacco di podcast del professore Barbero. Oltre la storia so che è sport ma oltre il calcio seguo molto il tennis, guardo davvero molti tornei e gioco a Padel come un matto.
Oltre queste passioni non nascondo un amore verso la moda, mi piace molto ricercare capi, scarpe e accessori da poter indossare, penso sia importante per la mia immagine”.
Sappiamo che hai interesse verso la moda. Ti piacerebbe poter legare sport e fashion magari in format tutto nuovo?
“Sarebbe bellissimo, so che è difficile ma mi piacerebbe molto. Il sogno sarebbe appunto poter sposare un brand per creare appunto un format ad hoc unendo i due mondi”.
Progetti futuri, sogni e desideri di Michele. “Sogno gli Stati Uniti con il Mondiale per Club, a medio periodo i mondiali e fare più TV. Nel lungo onestamente vorrei essere sereno, felice di quello che ho fatto e concentrarmi magari su qualcosa di più tranquillo, penso che star bene con se stessi sia la cosa principale e a volte con questo lavoro non è sempre così”.
STORIE DI RADIO
by Silvia Giansanti
ILONA STALLER
QUANDO L’ICONA SEXY CONQUISTÒ L’ETERE
Negli anni ‘70 condusse un programma irripetibile nella storia della radio, ottenendo un grande successo. Oggi un programma del genere sarebbe difficilmente collocabile nella radiofonia
Esattamente cinquant'anni fa con l'avvento delle prime radio private, andava nell'etere una voce molto sensuale in un programma che ha fatto storia, quella di Ilona Staller. Correva il 1975 appunto e un primo tentativo di network fu dato da Radio Luna, un circuito di radio che trasmetteva in varie parti d'Italia e in cui hanno iniziato a lavorare nomi illustri della radiofonia che abbiamo ospitato nelle precedenti storie. Una giovanissima Ilona si è ritrovata davanti ad un microfono conducendo “Voulez vous coucher avec moi ce soir?”, un invito esplicito direi per un programma che fece sognare i maschietti di allora. E mentre si ascoltava magari “Profondo Rosso” dei Globin o un altro singolo che era in classifica in quel periodo come “The Hustle” firmato Van McCoy, Ilona sprigionava nell'etere tutta la sua sensualità. Proprio da quel momento nacque il nome di Cicciolina e gli ascoltatori erano i Cicciolini. Il fatto che poteva giocare con la sua voce, senza che nessuno la vedesse, la faceva impazzire. E' giusto ancora una volta tenere viva la memoria della storia radiofonica attraverso questa rubrica. Oggi desidererebbe tornare alla conduzione di qualche pro-
gramma senza troppi paletti. Ilona, cosa ricordi della tua gioventù?
“Ricordo che ero una ragazza vivace, piena di vita e amavo molto ballare. Ogni fine settimana andavo in discoteca a Budapest in Ungheria. Da teenager mi mettevo il rossetto e amavo comprare cappelli di vari colori. Qualche volta provavo a mettere le scarpe con i tacchi di mia madre, questa cosa mi piaceva tanto e, prima di prendere il bus, ero solita indossare il reggiseno pieno di cotone per mostrare attraverso il mio pullover che avevo i seni grandi. All'epoca ero ancora acerba”.
Quando sei andata in onda per la prima volta in radio?
“Nel 1975 quando è nata Radio Luna e ufficialmente nacque anche Cicciolina. Nessuno ancora conosceva chi si nascondeva dietro quella voce suadente, ero la voce sexy della notte. Ero la ragazza giovane dell'Est, tipicamente bionda con gli occhi azzurri come il mare e il viso da adolescente. Ero dolce e mandavo baci a tutti gli ascoltatori della notte. Avevo una gran voglia di vivere. Una giornalista scrisse 'Questa magnifica ragazza giovane ungherese sensuale avrà molto successo'. Inventai per gli italiani l'erotismo in megahertz. Ho rotto così il muro della monotonia radiofonica, parlando, insegnando e sussurrando il sesso”.
Dove andava in onda la tua voce?
“La mia voce attraversava 100 radio private. Chiamavo tutti indistintamente Cicciolini. Per radio mandavo i miei messaggi d'amore, trasmettendo tanta tenerezza e dolcezza, ma soprattutto gioia agli ascoltatori. Amavo lavorare in radio perché la gente poteva immaginarmi, sognarmi e farsi delle idee su di me”.
Hai un aneddoto particolare riguardo agli ascoltatori?
“Un giorno mi telefonarono in diretta dei teenager, i quali mi chiesero come ci si masturba. Mi misi a ridere e in grandi linee li informai”.
Che mi dici invece riguardo alle femministe che ti ascoltavano?
“Ebbi un incontro con le femministe e discutemmo a lungo, ma poi hanno capito che a modo mio anche io ero una di loro. Pace fatta insomma. Il mio slogan fu 'Il corpo è mio e me lo gestisco io'”.
Oggi ascolti la radio? Cosa in particolare?
“Ascolto volentieri la musica in radio e non ho preferenze, basta che ci sia la musica giusta che mi rilassi”.
Ti piacerebbe tornare a condurre un programma?
“Vorrei tornare in radio per fare un mio programma sensuale magari per un paio di volte la settimana, ma dovrei trovare la radio giusta che non sia bigotta”.
by Mariagrazia Cucchi
ILARIA GALASSI: “NIENTE DA PERDERE”
L’EX RAGAZZA DI “NON È LA RAI” TORNA A CANTARE
LA STORIA DI UN AMORE DI MEZZA ESTATE
Dopo l’esperienza al Grande Fratello e la partecipazione alla serie tv di Maccio Capatonda “Sconfort Zone” su Prime Video, arriva il nuovo progetto musicale di uno dei volti indimenticabili del programma cult degli anni ‘90 “Non è la Rai”: Ilaria Galassi.
La sua canzone “Niente da perdere (storia di un amore di mezza estate)”, già disponibile su tutte le piattaforme digitali, prodotta e distribuita dalla Keep Hold - Starpoint International con edizioni Warner Chappel Music Italia s.r.l - Cafè Concerto Italia, è un brano nel quale amore e divertimento fanno da sfondo all’imminente stagione estiva, mentre la primavera sta già preparando i cuori ad amori fugaci, di cui ci si ricorderà l’intensità mista a leggerezza. Un incontro perfetto tra la voce elegante e raffinata di Ilaria e il pop firmato da Gianni Pollex, Oscar Cosimo Angiuli, Nicolas Budani e Antonella Sgobio; un sound fresco ed energico, indispensabile per raccontare una storia d’amore giovanile e spensierata, uno di quegli amori che occupano i nostri pensieri giorno e notte, regalandoci ricordi da conservare per sempre. A parlare del brano è propria Ilaria: “Niente da perdere è la mia apertura alla primavera e all’estate e, nello specifico, agli amori che nascono in questo periodo. In particolare, ho voluto rappresentare quegli amori giovanili e fugaci che lasciano
dentro di noi un ricordo dolce e incancellabile dell’estate. Insieme agli autori abbiamo cercato di ricreare quella magia e quella sensazione di leggerezza che nasce quando si vive questo tipo di amore”.
Una canzone sicuramente da ballare, dal ritmo incalzante e dal ritornello trascinante, che si mischia a un testo schietto, che vuole rappresentare anche quella sfumatura dell’amore meno appassionata, ma ugualmente necessaria nella vita di tutti noi, un viaggio nella nostalgia, per chi ci è già passato e per chi ci passerà a partire proprio da questa estate.
Mi perdonerai se ho bevuto troppo, troppo / Se ho lasciato i noodles sul parquet / Non mi va di stare da sola in questa stanza / Amo sbagliare, baciarti, affogare / Sei tu l’estate che manca / Sei tu l’estate che manca
“Questo brano rappresenta il mio ritorno discografico in solitaria dopo quello realizzato insieme a Pamela ed Eleonora – continua Ilaria – per me è esaltante ricominciare a fare musica e a fare tour, anche se non ho mai smesso del tutto. Inoltre, mi piacerebbe che questo brano fosse l’inizio di tante cose belle, così da arrivare a quante più persone possibili, in particolare ai più giovani”.
#CoseBelle
Per l’ex ragazza di “Non è la Rai” si apre dunque un periodo ricco di musica dopo l’esperienza in tv e questo brano rappresenta solo l’antipasto di ciò che la vedrà protagonista sui palchi di tutta Italia, in attesa dei suoi nuovi progetti musicali e televisivi.
“Sei tu l’estate che manca”, canta Ilaria… e noi l’aspettiamo impazienti!
MUSICA
by Silvia Giansanti
PAOLO MENGOLI
“L’ESTATE DENTRO DI ME”
E' tutto pronto per l'estate grazie al singolo “L'estate dentro me”
E' tutto pronto per l'estate grazie al singolo “L'estate dentro me”
nella versione remix, lanciata recentemente con ritmo più soft da Francesca Mezzadri
nella versione remix, lanciata recentemente con ritmo più soft da Francesca Mezzadri
Paolo Mengoli ha tanto da raccontare
Paolo Mengoli ha tanto da raccontare
Voglia di passeggiate in riva al mare con il profumo della vicina pineta, voglia di qualcosa di fresco e soprattutto voglia di cambiare tutte le nostre abitudini dopo il lungo inverno, anche se questi mesi non ci hanno regalato temperature da brividi. Paolo Mengoli, amante della bella stagione, è un pilastro della storia musicale italiana, con lui trascorreresti ore e ore ad ascoltare tanti preziosi aneddoti sui personaggi, come quello su Lucio Battisti, che non dimostrò di essere un asso nel calcio nella formazione della Nazionale cantanti. Paolo vinse nel lontano 1968 il Festival di Castrocaro e la sua carriera è decollata successivamente alla grande grazie al Festival di Sanremo e al Disco per l'Estate. E' riuscito a vendere milioni di dischi. Nel 1975 ha fondato insieme a Mogol, Gianni Morandi e Claudio Baglioni, la Nazionale Italiana Cantanti, creata per sostenere progetti di solidarietà. Qui ha ricoperto il ruolo di portiere, partecipando a 440 partite, che lo rendono l'artista con il maggior numero di presenze nella squadra. Negli ultimi anni Paolo Mengoli è spesso ospite di rinomati programmi tv. Non è grande frequentatore dei social, è per il contatto diretto. Da non dimenticare che fece una canzone dedicata a Giovanni Paolo II, utilizzata come inno ufficiale per il centenario della nascita del Papa in questione. Un'altra grande soddisfazione, accompagnata da un prestigioso riconoscimento. In seguito è stato ricevuto da Papa Francesco, scomparso recentmente.
Paolo, “L'estate dentro me” è un preludio alla stagione che sta per arrivare. Di cosa parla il testo?
“Il testo non è soltanto estivo e spensierato, ma profondo, perché ci racconta che la bellezza dell'estate non dipende tanto dal luogo o con chi la passiamo, bensì è proprio dentro di noi. E' come la felicità, non dobbiamo cercarla esternamente, perché è già dentro di noi appunto. Dobbiamo solo esserne consapevoli e saperla godere ed apprezzare”.
Un bel messaggio di vita positivo e concreto quindi.
“Sì, spero vivamente che questa canzone possa diventare un tormentone dell'estate, una colonna sonora delle nostre giornate estive, in quanto si parla di spiaggia, di giochi, di libertà; tutti piccoli flash accompagnati da un simpatico riff che dovrebbe entrare con facilità nella testa della gente. Il pezzo è stato composto da ragazzi giovani e quindi presenta sonorità attuali”.
Ecco, a proposito dell'attuale panorama musicale italiano, cosa ne pensi, visto che provieni da altri periodi storici in cui sei cresciuto artisticamente accanto ai grandi nomi d'autore?
“Allora è come se avessero dato un colpo di spugna ad un periodo musicale dove molti artisti hanno dato tanto per un bel periodo di tempo. Oggi a molti di loro non viene data più la possibilità. Sono pochi i grandi nomi rimasti a galla. Con i talent sono usciti dei cantanti, ma con una percentuale molto esigua di successo”
Come nacque l'idea di fondare la Nazionale Italiana Cantanti?
“L'idea partì da Mogol nel 1975 che chiamò Gianni Morandi per formare una squadra di calcio con fini benefici, al fine di comprare un'ambulanza per la croce verde di Milano. Oltre a Gianni, vennero coinvolti Don Backy, Lucio Battisti, Il Guardiamo del Faro, Claudio Baglioni, Fausto Leali e altri. Ho ricoperto il ruolo del portiere dopo che venne a mancare il precedente. Così formammo questa squadra che nell'ottobre del '75 portò allo stadio Arena di Milano 15 mila persone. All'epoca disputavamo un paio di partite all'anno e, visto il successo per l'affluenza di pubblico, decidemmo di fondare nel 1981 la Nazionale Italiana Cantanti. Io sono uno dei soci fondatori. Diciamo che l'ufficialità è l'81, ma tutto nacque dopo quella prima partita del '75”.
Ancora continua quest'attività?
“Sì, portando avanti un certo discorso di solidarietà con personaggi nuovi. Il presidente è sempre Enrico Ruggeri. Il prossimo anno festeggeremo i 45 anni con una grande festa”.
E' bene tenere viva la memoria.
“Assolutamente, è bene ricordare il passato, soprattutto se penso che Lucio Battisti toccò il pallone in punta di piedi come una ballerina. Un Gianni Morandi che si fece male, ma zoppicò con la gamba sbagliata. Tesori di narrazione”.
Come sarà l'estate di Paolo Mengoli?
“All'insegna di questo motivo fresco e positivo che abbiamo presentato nell'intervista e con degli spettacoli che rendono omaggio al panorama della musica leggera italiana”.
MUSICA
NUOVE VOCI IN CRESCITA: SHARON CARESSA E IL SUO BRANO "DEJA VÙ"
La JP Vocal Studio Academy continua a brillare nel panorama musicale con l'uscita del nuovo singolo "Deja Vù" di Sharon Caressa. Questa giovane artista, allieva della celebre Vocal Coach Johanna Pezone, segue il successo di "Mille Voci", un brano che ha già conquistato il cuore degli ascoltatori. Sharon, nata il 5 giugno 2001 a Roma, è una ragazza semplice che ha trovato nei suoi genitori un supporto costante per ogni sua passione. Dopo una carriera promettente nella ginnastica artistica, che l'ha portata a competere a livello nazionale, ha dovuto abbandonare questo sogno a causa di un infortunio al ginocchio. Tuttavia, la sua vera passione non si è mai affievolita: il canto.
Inizialmente considerato un semplice passatempo, il canto è diventato per Sharon un modo per esprimere le sue emozioni. Dalla doccia alla macchina, ogni momento era buono per cantare. Ma è stata la decisione di contattare la JP Vocal Studio Academy che ha segnato un punto di svolta nella sua carriera. Qui, sotto la guida esperta di Johanna Pezone, ha potuto non solo affinare la sua tecnica vocale, ma anche scoprire il potere della scrittura musicale.
Il suo primo brano, "Deja Vù", è nato in un periodo di vulnerabilità, dopo la conclusione di una relazione durata due anni. La canzone affronta temi di dipendenza affettiva e la lotta per liberarsi da un amore tossico, un messaggio che risuona con molti giovani oggi. Sharon ha saputo trasformare il suo dolore in arte, creando una melodia che parla di cambiamento e auto-protezione. La JP Vocal Studio Academy, oltre a offrire corsi di canto e musica, si distingue anche per la produzione di brani inediti, dando voce ai talenti emergenti come Sharon. Le sedi dell'accademia sono situate a Tivoli e Roma, pronte ad accogliere nuovi aspiranti artisti.
Per chi desidera esplorare il mondo della musica e del canto, la JP Vocal Studio Academy è il punto di partenza ideale. Per ulteriori informazioni, è possibile contattare il numero 3757445664. Non perdetevi "Deja Vù" di Sharon Caressa, un brano che racconta una storia di crescita e rinascita, disponibile su tutte le piattaforme musicali.
by Alessio Certosa
ILSOLITOMUTE
IL CONTENT CREATOR
PIÙ SEGUITO
NEL MONDO DEL GAMING
ilSolitoMute, alias Raffaele Bottone , è tra i principali e più seguiti content creator esperto di gaming, calcio e tech. E’ stato scelto da Twitch per lo sport accelerator program, non a caso i suoi canali tik tok e instagram sono veri e propri punti di riferimento per gli appassionati del mondo tech. Ha fondato e gestisce “Rainbow6ItaCom”, un punto di riferimento per la community italiana di Rainbow Six Siege (gioco sviluppato da Ubisoft) su YouTube, Twitch e Instagram.
Nel corso degli anni, ha presentato eventi di rilievo come Lucca Comics & Games, Milan Games Week, Napoli Comicon e il lancio di prodotti per aziende come LG e GameStop, dimostrando versatilità e professionalità sia dal vivo che in formato digitale.
Grazie ad un linguaggio chiaro, semplice e vincente Raffaele è riuscito a conquistare l'affetto di innumerevoli seguaci proprio per una modalità di fruizione diretta, vincente che non tralascia mai l'attualità e l'informazione. Numerose sono le sue conduzioni all'interno dei principali palchi di eventi dedicati alla tecnologia e al mondo gaming. La sua attività spazia dalla creazione di contenuti divulgativi, guide tech e unboxing, alla conduzione di eventi di settore, collaborando con alcuni dei marchi più importanti del panorama nazionale Con lui facciamo un salto in un settore in costante crescita, quello del gaming in grado di appassionare pubblici sempre più ampi dalla gen z, ai millenials fino agli over, analizzando anche le differenze tra Italia e resto del Mondo. ilSolitoMute sei uno dei più seguiti content creator in ambito Tech & Gaming. Com'è nata la tua passione e come è cominciato tutto? Raccontaci un po' del tuo percorso più da vicino. “In effetti tutto questo percorso nasce proprio da una smisurata passione per la tecnologia. Alle scuole elementari usavo i floppy disk e le email per scambiare immagini dei Pokémon con un mio compagno di classe, senza che nessuno in casa mi avesse insegnato nemmeno ad accendere il computer. Guardavo gli altri farlo e imparavo, completamente innamorato di questo mondo. Non posso dimenticare il classico "canto delle balene" del modem a 56k quando doveva connettersi alla rete”.
Quando hai capito che la tua passione stava trasformandosi in un lavoro a tutti gli effetti? “Ho iniziato a pubblicare video sui social come content creator nel 2016, cercando di aumentare sempre più la qualità e migliorando nella comunicazione. All’inizio lo facevo principalmente per soddisfazione personale: apprendere sempre nuove cose è l’aspetto che più mi stimola in questo settore. Col tempo, la passione si è affiancata a un percorso lavorativo sempre più definito e, negli ultimi
quattro anni, è diventato a tutti gli effetti il mio impiego a tempo pieno”.
Il settore del gaming è in costante crescita con pubblici sempre più ampi, cosa a tuo avviso rende questo filone un fenomeno oramai pop?
“Il gaming, come forma di intrattenimento, ha l’enorme vantaggio di essere in costante evoluzione. Cambia la tecnologia, cambiano gli strumenti a disposizione degli sviluppatori, cambiano le aspettative degli appassionati. Questo consente di coinvolgere un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo, spaziando in ogni ambito. Le stesse case di sviluppo investono sempre di più poiché la richiesta continua ad aumentare”. Spesso sei protagonista sul palco di eventi dedicati al settore dal Comicon a Napoli, il Lucca Comics and Games e la Milan Games
Week solo per citarne alcuni, ma qual è a tuo avviso la matrice dei valori che le community condividono in questi grandi eventi dedicati al mondo del gaming e che aria si respira?
“Ho avuto la possibilità di compiere quello step in più, passando dagli schermi ai palcoscenici degli eventi di settore per incontrare dal vivo gli appassionati e superare quella barriera inevitabile della videocamera.
Le fiere sono gli eventi aggregativi più importanti del panorama: consentono ad amici che magari si incontrano principalmente online di vedersi di persona e, magari, di incontrare il proprio creator preferito. Si tratta di vere e proprie feste, dove si celebrano le proprie passioni facendo gruppo e confrontandosi con community strutturate”.
Cosa ti piace di più di quello che fai? E come si svolgono le tue giornate tipo? Essere un content creator oggi presuppone parecchie ore di lavoro e dedizione continuo corretto?
“Forse andrò in controtendenza, ma la cosa che preferisco del mio lavoro è proprio la fase che precede la pubblicazione di un video. Dalla ricerca dell’idea giusta, alla composizione e registrazione del contenuto, fino all’editing (che è il punto in cui riesco davvero a dar vita alla mia creatività). Ciò che voglio comunicare e il modo in cui lo faccio
sono aspetti fondamentali di questo mestiere. Tutto questo richiede tanto lavoro, ritmi molto intensi e orari poco regolari. Capita sempre più spesso che per la realizzazione di un video di un solo minuto si impieghino ore o, addirittura, giorni. Ma ne sono innamorato”.
Sei spesso in giro per lavoro tra festival, fiere ed eventi. Che differenza c'è a tuo avviso tra l'Italia e il resto del mondo a livello di cultura Tech & Gaming? Possiamo dire che il fenomeno è esploso anche nel nostro Paese a tutti gli effetti?
“L’Italia c’è e già da anni sforna alcuni dei talenti più riconosciuti nei vari ambiti. Non mi riferisco solo a streamer e creator, ma anche alle figure professionali che alimentano questo settore: dagli sviluppatori, ai caster, ai pro player… Siamo però ancora indietro dal punto di vista lavorativo, con tanti giovani costretti a espatriare per trovare il proprio spazio. Il mercato si muove in fretta e l’Italia sta cercando di adattarsi. Non è un caso
che da quest’anno sia stato reso disponibile il Codice ATECO per i Content Creator”.
Attraverso un linguaggio chiaro, semplice e vincente sei riuscito a conquistare l'affetto di innumerevoli seguaci proprio per una modalità di fruizione diretta, vincente che non tralascia mai l'attualità, l'informazione e la divulgazione sono temi a te molto cari.
“Ho sempre avuto una propensione particolare per la comunicazione. Al liceo ero rappresentante d’istituto, subito dopo consigliere del Forum dei Giovani… parlare con i miei coetanei di attualità, condividere valori e interessi è stato fondamentale. Sui social è cambiato il pubblico, ma non sono cambiate le intenzioni e i modi. Sento la grande responsabilità di rivolgermi a persone di tutte le età e cerco di farlo nella maniera più chiara e limpida possibile, senza mai rinunciare alla precisione”.
Tra le tue esperienze professionali sino ad ora quale ricordi con particolare fermento?
“Ce ne sono davvero tante e non è semplice scegliere, proprio perché sono prima di tutto un appassionato di questo mondo e solo dopo un creator. Direi sicuramente la prima collaborazione con PlayStation, un sogno per un gamer! Sono stato nominato anche PlayStation Playmaker, ovvero creator ufficiale per il brand. Ma ci sono anche altre collaborazioni con brand tech che
amo di cui vado fiero, come quelle con Samsung, Nvidia, Elgato… o eventi importanti in cui ho lavorato come presentatore davanti a centinaia di appassionati”.
Che consigli ti sentiresti di dare ad un giovane che vorrebbe intraprendere un percorso simile al tuo?
“Metterci la faccia! È una domanda che mi fanno spesso anche i diretti interessati e, a rischio di risultare ripetitivo, credo davvero in questo concetto. Anzi, penso di aver commesso un errore all’inizio del mio percorso non facendolo subito… mi vergognavo all’idea di mostrarmi sui social. Se si vuole intraprendere davvero questo cammino, bisogna essere disposti a metterci la faccia, perché responsabilizza sin dall’inizio e consente di creare un legame autentico col proprio pubblico”. Progetti futuri e sogni nel cassetto?
“So che è un po’ lontano dal mondo tech/gaming, ma qualche anno fa mi ripetevo spesso: “prima o poi riuscirò a fare qualcosa con l’Inter” (sono un amante dello sport e un tifoso sfegatato). Pochi giorni fa sono riuscito in questa impresa: sono stato invitato dalla società a viaggiare con la squadra in trasferta a Monaco per la sfida di Champions League col Bayern, così da raccontare l’esperienza sui social. Quindi ora tocca pensare al prossimo sogno… magari presentare qualche evento con annunci tech rivoluzionari!”.
Oltre ai social e al mondo Tech & Gaming, quali sono le passioni di Raffaele nella quotidianità?
“Qualcuno ha detto "nerd"? Se avessi tempo infinito, mi piacerebbe leggere tutti i manga e i comics che continuo a rimandare. Adoro il cinema, i film e le serie TV, soprattutto se con amici! E poi c’è il calcio: sono stato arbitro tesserato per 13 anni e ancora oggi sono molto legato al regolamento e ai valori di questo sport”.
A VITERBO “DONNE IN FIORE”
UN TRIBUTO ALLA RESILIENZA E ALLA RINASCITA FEMMINILE
Viterbo, 4 maggio 2025 – Donne in Fiore, evento che celebra la forza e la bellezza delle donne, si è tenuto il 3 maggio 2025 presso la Sala delle Scuderie del Palazzo dei Papi a Viterbo. L’iniziativa, che mette al centro la resilienza femminile, sottolinea la capacità delle donne di fiorire nonostante le difficoltà, trasformando il dolore in forza, e la fragilità in bellezza.
In attesa dell’inizio dell’evento che ha richiamato turisti da tutta Italia, alle 20, il pubblico presente è stato sorpreso da un Flash Mob Artigianale in cui otto sapienti sarte del team della Bruzziches, hanno realizzato in diretta, davanti al loggiato di Palazzo Papale, una loro creazione. Questo momento spettacolare e coinvolgente, che riunisce la manuale sapienza della tradizione con la rutilante ed avveniristica creatività contemporanea, rappresenta un evento nell’evento, dalla forte connotazione simbolica. Il filo della speranza che lega tutte le donne che si uniscono per tessere un futuro migliore per creare simbolicamente una rete di solidarietà femminile.
Giò di Sarno, presentatrice della serata, ha poi guidato il pubblico in un viaggio emotivo tra parole, immagini e moda. A portare i saluti istituzionali sono stati i rappresentanti di Unindustria e ANCE, A seguire, l’avvocato penalista Paolo Pirani, esperto nella difesa dei diritti delle vittime di violenza di genere, ha portato il suo prezioso contributo attraverso la sua associazione che si occupa proprio di violenza sulle donne, con un intervento che ha toccato le corde profonde e urgenti della nostra società.
L’evento, che unisce moda e arte in un dialogo creativo e simbolico, è stato impreziosito dalla presenza di quattro stilisti internazionali: Julia Radapola, Rashid Khan, Muhamet Salka e Omaima Abbes, provenienti rispettivamente da Europa, Asia, Medio Oriente e America. Le loro collezioni couture di alta moda si sono alternate nel corso della serata, offrendo uno spaccato multiculturale della creatività, con abiti che sono diventati racconti, identità, memorie delle diversità del mondo.
Le passerelle sono state intervallate da momenti di riflessione e celebrazione: la curatrice d’arte e tra le organiz-
zatrici dell’evento la prof.ssa Barbara Aniello ha raccontato le opere esposte nella sala, realizzate da sette artiste legate alla Tuscia – tra cui Sighanda, Studio Clou, Mariella Gentile, Silvana Pagliaccia, Federico Paris, Stefania Mecucci e Gloria Lauro. “Ciascuna delle quali, ha affermato Barbara Aniello, offre una visione intima, potente e poetica della condizione femminile attraverso il linguaggio visivo.
Nel corso della serata, sono stati consegnati riconoscimenti speciali a figure femminili che si sono distinte per il loro percorso creativo, imprenditoriale e sociale. Tra le premiate: Benedetta Bruzziches, che ha accolto anche gli ospiti internazionali con una visita esclusiva alla sua azienda il 2 maggio; Chiara Frontini, sindaca di Viterbo; Simonetta Coccia, visionaria; Janet De Nardis, regista, giornalista e manager culturale; Giovanna Scappucci, attiva nella promozione culturale e artistica; Rossella Mellino, imprenditrice del sociale; Suor Francesca Pizzaia, figura di riferimento nel mondo dell’educazione cristiana e dell’accoglienza; Chiara Gnignera e Loredana Catena, fondatrici di Studio Clou, atelier in cui l’unicità diventa punto di forza e nuova fioritura; Antonella Sberna vicepresidente del Parlamento Euopeo che ha sottolineato come:“Una manifestazione così importante in una città che merita tanto, sia un segnale di grande attenzione. Puntiamo l’attenzione sulle donne, ha proseguito, se si uniscono le forze e si lavora insieme a qualsiasi livello si puo’ fare un grande lavoro”.
La serata ha ospitato anche un momento musicale con l’arpa di Ornella Bartolozzi, che ha accompagnato il pubblico in una pausa meditativa e suggestiva, sospesa tra emozione e bellezza.
Un gran finale corale, ha visto sfilare quattro creazioni per ciascun designer, in una celebrazione collettiva della moda come linguaggio universale. A salire sul palco, prima del finale, è stata Antonella Polini, Presidente di Background Model Management e ideatrice dell’evento. “Donne in Fiore è una vera e propria celebrazione della forza femminile,” afferma Antonella Polini. “Le donne intelligenti sono sempre in grado fare grande inclusione, solo aiutandosi possono emergere in ogni settore. Proprio per questo volevo che il focus dell’evento fosse, sia sulle donne che sull’internazionalizzazione intesa come messaggio di rete e di pace che permetteranno di far sbocciare persone di valore e talento. Aver avuto, continua Polini, stilisti provenienti da quattro continenti diversi ha dato sì lustro internazionale all’evento e alla nostra città, ma in particolare ha messo in evidenza il mood dell’evento che era parlare di donne in maniera mondiale, perché purtroppo la parità di genere è un problema”.
Anche Simonetta Coccia, tra le organizzatrici dell’evento, ha affermato: “attraverso questo evento e in quanto presidente del Comitato Piccola Industria di Viterbo, avevo piacere di portare nella mia città una vetrina che desse voce all'imprenditoria femminile e che fosse capace di essere esempio e dare energie al capitale umano che non riesce ad esprimersi. Sono riuscita ad ottenere la più alta certificazione alimentare e sono stata pluripremiata dal Gambero Rosso solo dopo un attento impegno che spero potranno realizzare, come
me, tantissime altre donne.
Il Palazzo dei Papi, simbolo della città di Viterbo, ha fatto da cornice a questo evento che promuove l’inclusività e valorizza la connessione tra tradizione e innovazione. L’evento è stato organizzato da Background Model Management, da Spazio Inter Artes e Sixmodu, con il patrocinio di Unindustria, ANCE, Comune di Viterbo, Provincia di Viterbo e Università degli Studi della Tuscia.
Il grazie va anche a figure professionali coinvolte di grande esperienza che sono il cuore pulsante dell’evento come la Only chic di Vittoria Mantrici (logistica), SG Social Equipe di Serena Gargano (marketing manager), Luca Antonelli, Luz Paredes (ufficio stampa), Barbara Ercolani (make up) e l’Accademia di trucco e per l’hair stylist Barbara Roma e Serena Coletta. Il team ha lavorato con passione e dedizione per offrire al pubblico un’esperienza indimenticabile, che non solo celebra le donne ma promuove anche la bellezza e il valore del territorio viterbese.