GP Magazine maggio 2024

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ANNO 25 - Numero 273 MAGGIO 2024

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EDITORIALE

AMADEUS E GLI ALTRI QUESTIONE DI SOLDI

La chiamano “la fuga dalla Rai”, in realtà si tratta di “vado dove mi pagano di più”. Fabio Fazio e Amadeus sono gli ultimi due grandi personaggi della tv che sono passati da Viale Mazzini a Discovery. Questione di soldi. D’altronde parliamo di professionisti che fanno esclusivamente i propri interessi. Che male c’è? Il denaro – si sa –è una componente importantissima della nostra vita e per esso si fanno scelte di vita e di lavoro, talvolta anche impopolari. Che poi qualcuno c’abbia voluto ricamare sopra, per aprire il sipario del teatrino delle polemiche, è un altro conto e fa parte del gioco. Si è voluto creare, a partire dallo scorso anno con la diaspora di Fazio, uno psicodramma collettivo. “La Rai perde un grande uomo di cultura e informazione”, vero ma si tratta principalmente di un professionista che è andato a guadagnare di più. Quello che accade anche per i calciatori, che spesso lasciano di stucco i propri tifosi per andare ad indossare un’altra maglia. In quel caso, con troppo eccesso alcuni scomodano terminologie come “mercenari” e “bambini viziati”, quando in realtà fanno ciò che fanno tutti, dai personaggi della televisione ai piloti di Formula Uno e così via.

Non è la Rai che ha messo alla porta i suoi due anchorman – come qualcuno ha sventolato per costruirci la storiella che si tratti di una scelta politica. Ma quale politica! Fazio e Amadeus se ne sono andati per questioni economiche e di stimoli nuovi. Non è che un’azienda deve svenarsi per forza per tenere sotto contratto un personaggio, seppur amato dal pubblico. “Morto un papa se ne fa un altro”, va via Amadeus, arriverà un altro che saprà far bene altrettanto il proprio lavoro. Poi esiste il telecomando, se piace bene, se non piace si preme il tasto e si guarda altro.

In passato la Rai sopravvisse al passaggio, alle neonate emittenti di Berlusconi, di gente come Mike Bongiorno, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, di Enrico Mentana, ecc. Nessuno all’epoca fece polemiche o addossò le colpe a qualcuno. E’ la legge del mercato, chi paga di più si accaparra i personaggi più seguiti.

Stessa sorte, dicono quelli informati, potrebbe toccare a Francesca Fagnani e a Sigfrido Ranucci, altri due personaggi Rai di successo. Entrambi, giustamente, faranno la scelta più conveniente a se stessi. Perché prima di tutto ognuno guarda al proprio conto corrente. Possiamo dargli torto?

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Sommario 3 6 DECENNALE ERGO CANTEMUS 10 LARA BALBO 18 DOTTOR ANTONIO GORINI IL TÈ VERDE 22 SARAH ANNA BUONOCORE 30 ITALIANI NEL MONDO GIUSEPPE DI BENEDETTO 34 LA BARBINI 36 ALESSANDRO NEGRINI 40 COSE BELLE: FALCOMICS 45 CLAUDIO DEMURTAS 50 BOLLICINE AVVOLTE RITORNANO 53 AMALIA VOX 56 STORIE DI RADIO GIGI MARZIALI 60 LA STRABASSOTTI 2024 9 GIUGNO A MONZA 10 22 56 34 50 53 60

CONSERVATORIO “S. CECILIA”

GRANDE SUCCESSO PER IL DECIMO

ANNIVERSARIO DELL’ORCHESTRA E CORO

DELL’ACCADEMIA ERGO CANTEMUS

Con i patrocini istituzionali della Presidenza della Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma e Roma Capitale, l’Accademia Ergo Cantemus ha collezionato un successo straordinario nel compimento del decimo anniversario della sua Orchestra sinfonica e coro polifonico, un decennio di eccellenza musicale e impegno artistico. Emozioni artistiche di calibro che hanno incantato gli spettatori attraverso un repertorio memorabile, grazie alla speciale partecipazione della Banda Musicale della Guardia di Finanza, diretta dal Col. Leonardo Laserra Ingrosso, nella storica sala Accademica del Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma lo scorso sabato 13 aprile. Il concerto celebrativo, con la presenza dei giornalisti Camilla Nata e Anthony Peth è stato un trionfo di emozioni e talento musicale, con esecuzioni straordinarie ed un pubblico entusiasta che ha reso omaggio alla

maestria e alla dedizione dei musicisti: momenti significativi quelli dedicati alla storia dell’Accademia

Ergo Cantemus, attraverso la proiezione del trailer ufficiale a cura della BS Production & Promotion, in sinergia con la Fondazione Boccadamo e la Banda Musicale della Guardia di Finanza.

Punta di diamante dell’Accademia il Soprano Arianna Morelli nella prima parte ed il Soprano Ilenia Lucci nella seconda parte diretta dal M° Alessio Salvati, insieme ai solisti Greta Bartolini, Emanuele De Rossi e Amedeo Innocenti.

Il format esplosivo dell’evento è stato coadiuvato dal Presidente la dottoressa Luana Frascarelli, con l’Avv. Donatella Squillace, il responsabile organizzativo

Roberto Canichella insieme al comitato artistico e direttivo tutto.

La serata ha visto la presenza di importanti personalità del mondo diplomatico, istituzionale, ecclesiastico, della

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DEL MESE
L’EVENTO

grande imprenditoria, e del mondo militare. Tra i testimonial ed ospiti la splendida attrice Elisabetta Pellini con Graziano Scarabicchi, il vincitore di The Voice Senior il tenore Luca Minnelli e Daniela Chessa Manager producer, la Marchesa Daniela del Secco D’Aragona, il Proc. Dott. Luigi De Ficchy, gli associati illustri della Monumentalis Ecclesiae Sancti Silvestri Societas ed il Rettore

prelibatezze sensoriali con i migliori Chef stellati in sala e cake designer di pregio per la Celebration cake della Accademia Ergo Cantemus.

Immancabile la presenza del caloroso pubblico a questo evento sold out, i partner tecnici e social-media BS Production & Promotion, Impronta ADV, GP Magazine, Generali Assicurazioni Tivoli Vitelli-Pietropaoli, F.I.E.E.A. Federation International Excellences Edible Art, gli artisti Giuseppe Verri, Carlo D’Orta, Ruggero Lenci, Loredana Sala. L’Accademia Ergo Cantemus continua a distinguersi come uno dei gioielli culturali di Tivoli che esporta l’immagine dell’arte musicale in ogni luogo di elevato prestigio, portando avanti la sua missione di proteggere l’arte e la musica. Un applauso a tutti coloro che hanno reso possibile questo evento straordinario con i migliori auspici per altri dieci anni di successi e ispirazione musicale.

Presidente Mons. Luigi F. Casolini di Sersale, dalla Diocesi di Tivoli Can. Ciro Zeno, il Comm. Tonino Boccadamo del famoso ed omonimo brand e nucleo pulsante della fondazione Boccadamo, l’Ing. Federico Pietropaoli da Regione Lazio, i delegati di Roma Capitale e dell’ufficio stampa RAI, il Conte Prof. Emilio Petrini Mansi Marchese della Fontanazza, S.A.S. Duca Antonino d’Este Orioles, i rappresentanti della Assoarma Circolo periferico area provinciale di Roma Dott. Paolo Cicolani, il famoso Vip security Luca Muccichini e molti altri illustri ospiti. Tra le eccellenze, presenza immancabile il “DOC Italy” della rinomata ANDI – Associazione Nazionale Doc Italy guidata dal Presidente Tiziana Sirna –, che ha donato

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COVER STORY

LARA BALBO

“SONO UNA DONNA

CHE AMA TENERE TUTTO SOTTO CONTROLLO”

La giovane attrice ha recitato nel film “Il Diavolo è Dragan Cygan”, uscito a marzo, opera prima di Emiliano Locatelli con Enzo Salvi e Sebastiano Somma. E sempre lo scorso mese è andato in scena al Teatro di Tor Bella Monaca un suo testo intitolato “Finché mela non ci separi” con la regia di Matteo Milani

Andiamo alla scoperta di un'attrice ricca di energia e di tanta voglia di fare. Lara Balbo ha lasciato tutto per trasferirsi a Roma in cerca di fortuna come attrice e dopo qualche tentativo, sono arrivati i primi risultati. Questo le ha permesso di non demordere, arrivando con il tempo a produzioni di rilievo. Sogna di lavorare con Carlo Verdone, un sogno comune a molti. E' una persona positiva e coraggiosa. E' stato un piacere conoscerla.

Lara, hai un passato particolare, in quanto sei scappata dal Veneto per andare a fare l'attrice a Roma. Perché questa scelta? Eri ostacolata dalla famiglia o cosa?

“Scappata direi che è una parola forte. La famiglia è stata sempre di grandissimo supporto, anzi tengo a precisare che se non ci fossero stati i miei genitori, avrei fatto ben poco. L'ambiente in cui stavo non mi offriva nessuna opportunità di studiare e di lavorare come attrice. Non vedevo nessuno sbocco. A dir la verità potevo anche andare a Milano, ma avevo qualche piccola conoscenza a Roma che mi ha spinto ad andare via dal mio paese. Il mio maestro di danza ha lavorato come ballerino in Rai. E' stato proprio lui che mi ha spronata a provare. Non mi ha introdotto, ma era l'unico tramite che potessi avere. Inoltre non nascondo che Roma è sempre stata il mio mito riguardo al mondo del cinema”.

Quali sono i tuoi miti?

“Primo su tutti Gigi Proietti, con il quale ho lavorato. A volte nella vita capitano queste situazioni fortuite. Ho sempre amato personaggi del passato come Anna Magnani. Adoro i classici da cui mi sono ispirata”.

Quando ti sei accorta che avevi ingranato a Roma?

“Non c'è stato un momento particolare, dopo la scuola

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© Foto di Enrica Brescia
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© Foto di Enrica Brescia

che ho frequentato, ho iniziato ad avere esperienze importanti e questo mi ha dato belle speranze. Ho pensato di essere nel posto giusto, dato anche il riscontro positivo degli addetti ai lavori. Negli anni però ho capito che il parere degli altri deve diventare qualcosa di secondario. Crescendo s'imparano molte cose”.

Da quanto tempo vivi nella Capitale?

“Da quindici anni”.

Ti manca la tua regione d'origine?

“In realtà mi manca più adesso che quando sono andata via. Ci sono i miei affetti primari, tutte quelle persone con cui ho condiviso le prime parti della mia vita. Quando ci torno provo un piacere enorme. Le origini non vanno mai rinnegate, ma valorizzate”.

Che tipo di donna sei?

“Sono una donna che ama tenere tutto sotto controllo. Credo di essere una donna accogliente e disposta ad ascoltare gli altri. Di fondo sono timida e molto organizzata”.

Ecco, a proposito di timidezza, è vero che ti imbarazza essere riconosciuta per strada?

“Sì, infatti mi sono chiesta tante volte se fosse giusto fare questo tipo di mestiere”.

E' uscito il tuo ultimo film “Il Diavolo è Dragan Cygan”. Ci vuoi parlare del tuo ruolo e se ci sono delle attinenze con te?

“Interpreto il ruolo di Eveline che è molto distante da me. Parliamo di una giovane donna, figlia di un ricco imprenditore con il quale ha un rapporto molto conflittuale a tal punto da rifiutarlo. Pur di staccarsi da questo padre, intraprende delle strade non sane come la tossicodipendenza e la prostituzione. E' un personaggio che ha grandi fragilità e questo la porterà alla distruzione. Io come tipo,

Chi è Lara Balbo

come già detto, amo tenere tutto sotto controllo e quindi non ho punti in comune con Eveline. Mi ha fatto però comprendere il dolore che questo personaggio prova e il dolore comunque lo conosciamo tutti”.

Andiamo a teatro con “Finché mela non ci separi” che è andato in scena dal 19 al 23 marzo al Teatro di Tor Bella Monaca a Roma.

“E' stata la mia prima esperienza in veste di autrice. Lessi il libro di Adamo ed Eva di Mark Twain e rimasi estremamente colpita. E' un testo di una bellezza unica. Questo mi ha portato a voler fare qualcosa a teatro prima o poi. Ad un certo punto è arrivata l'occasione e le persone giuste con cui mettere su uno spettacolo del genere. Il testo parla di amore nel senso autentico del termine. In realtà parla dell'essere umano e di come affronta le relazioni d'amore. In questo periodo storico ne abbiamo davvero bisogno. Potrebbe sembrare banale ma non lo è”.

Che cos'è per te il teatro?

“Il punto di partenza, da cui è nato tutto per quanto mi riguarda. Mi piace definirlo come una lente di ingrandimento della realtà. Attraverso il teatro si riesce a comprendere meglio la realtà”. Quando sarà davvero completa la tua carriera?

“In realtà sono sempre in movimento e in evoluzione, quindi non riesco a vedere un punto di arrivo. Però ciliegina sulla torta, sarebbe poter lavorare con Carlo Verdone o essere conosciuta a livello internazionale come attrice”.

Ascolti musica? Chi ami ascoltare?

“Per quanto riguarda i classici impazzisco per Lucio Dalla e nelle nuove generazioni adoro Angelina Mango. E' dotata di un talento straordinario e ha una grande luce”.

Lara Balbo è nata a Legnago (VE) il 28 agosto del 1988 sotto il segno della Vergine con ascendente Capricorno. Caratterialmente è molto disposta verso il prossimo e timida. Simpatizza per la Lazio, ama il gelato e ha come hobby la lettura. Ha un cane di nome Zorro e un gatto di nome Zelda. Le piacerebbe vivere a Barcellona. Il 2018 è stato l'anno fortunato della sua vita. E' fidanzata. Ha studiato da sempre danza e non ancora ventenne è andata via dal Veneto per andare a Roma in cerca di fortuna come attrice. Dopo aver frequentato diverse scuole di recitazione, ha iniziato a lavorare con successo nel cinema, in teatro e in tv attraverso serie come “Don Matteo”, “Che Dio ci aiuti” e altre. Nel cinema ricordiamo le sue interpretazioni in “Due battiti”. “Affittasi vita”, “The Startup” “Gli ultimi saranno ultimi” e il recente “Il Diavolo è Dragan Cygan”. Tra i lavori teatrali, citiamo “Molto rumore per nulla”, “Odissea, nessuno ritorna”. “Piccoli equivoci” e tanti altri, fino al nuovo spettacolo “Finché mela non ci separi”, di cui è anche autrice. Ha lavorato anche negli spot pubblicitari.

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© Foto di Marco Rossi

La comunicazione non verbale tra adolescenti al tempo delle emoticon

La comunicazione non verbale rappresenta una componente fondamentale della nostra interazione con gli altri, assumendo un ruolo di primaria importanza soprattutto in età adolescenziale. In questa fase di sviluppo, i giovani si avvalgono di un ricco repertorio di gesti, posture ed espressioni facciali per comunicare emozioni, stati d’animo e intenzioni. Ma come il processo di crescita influenza il linguaggio non verbale dei giovani? In che modo, inoltre, l’utilizzo della tecnologia permette di identificare il linguaggio e la personalità dei giovani? Qual è l'importanza di comprendere, in particolare, le caratteristiche individuali e il contesto culturale per un’interpretazione corretta dell’utilizzo delle emoji da parte degli adolescenti? Di tutto questo e molto altro ancora, ne parliamo oggi con la dottoressa Adelia Lucattini, Psichiatra e Psicoanalista, Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana e componente dell’International Psychoanalytical Association

Dottoressa Lucattini, qual è il ruolo della comunicazione non verbale nei giovani?

“Lo scatto puberale e la crescita psicofisica tumultuosa, dai cambiamenti fisici e ormonali allo sviluppo emotivo, relazionale e psicologico, tipici dell'adolescenza, influenzano direttamente il linguaggio anche non verbale dei giovani, arricchendolo. I gesti, le posture, il cercare o evitare il contatto visivo possono essere indicatori cruciali per comprendere il loro mondo interiore e le sfide che affrontano durante questa fase straordinaria e delicata dello sviluppo. Al di là delle parole, negli adolescenti il linguaggio del corpo rivela sempre qualcosa di se stessi, negli adolescenti c’è quasi un manierismo e un’ostentazione degli aspetti non verbali nelle comunicazioni con i coetanei e con i genitori. Martha Graham, ballerina e coreografa, amava affermare che ‘Il corpo non mente mai’”. Come il processo di crescita tipico dell'adolescenza influenza il linguaggio non verbale dei giovani?

“Il linguaggio del corpo, i gesti, le espressioni facciali e persino il tono della voce riflettono il mondo interno di tutti gli individui, non solo degli adolescenti, spesso con modalità di cui essi stessi non sono consapevoli. La comunicazione non verbale è una chiave importante per comprendere la comunicazione implicita e inconscia sottesa nelle interazioni degli adolescenti. Attraverso il “non verbale” ovvero il processo di scambio di messaggi e informazioni che va oltre e completa il linguaggio semantico, gli adolescenti esprimono emozioni, desideri e tensioni interiori che possono non essere così chiare o esplicitate nel linguaggio parlato. Nella crescita diviene più complesso e articolato, andando di pari passo con il loro sviluppo psicologico ed emotivo”.

Quali sono le principali sfide nell'interpretare correttamente il linguaggio non verbale degli adolescenti?

“Non bisogna cadere nell'errore di interpretare il linguaggio non verbale in modo superficiale, semplificato o stereotipato. È necessario evitare ogni banalizzazione di questo tipo di comunicazione degli adolescenti attraverso stereotipi, indotti anche da alcune serie televisive intriganti, ma scientificamente non valide. Ogni individuo è unico. Vi è senz’altro una comunicazione non verbale fatta di gestualità con forte impronta culturale, basti pensare alla gestualità italiana che accompagna sempre il conversare, comparata a quella di altri paesi in cui è molto diversa e allo stesso gesto corrispondono significati totalmente differenti. Nonostante ciò, il comportamento non verbale va interpretato con sensibilità e attenzione mettendolo in relazione alla storia personale e all’ambiente di vita, tenendo sempre ben presente che vi è una forte componente inconscia”.

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In che modo l’utilizzo della tecnologia permette di identificare il linguaggio e la personalità dei giovani?

“Il continuo uso delle emoticon che accompagna o talvolta si sostituisce alle parole nei messaggi digitali, esprimono la necessità di esprimere emozioni, positive e negative, arricchendo così la comunicazione scritta. Le emoticon, infatti, non sono semplicemente delle divertenti “decorazioni” digitali, bensì riflettono stati d’animo e rivelano aspetti profondi della comunicazione umana. Tutto, dalle emoji di cuori spezzati alle faccine sorridenti, racconta implicitamente una storia. Questo tipo di comunicazione per immagini, proprio come nel linguaggio verbale con le sue mille tonalità e intonazioni della voce, con le pause, le ripetizioni, è di tipo “paraverbale”. Il linguaggio paraverbale permette di dare tono, timbro, volume e ritmo alla frase: il tono nelle emoji è rappresentato dalle diverse sfaccettature emotive; il timbro che è distintivo di un suono emesso dalla voce, nelle emoticon è rappresentato dal colore; il volume che nella voce è un variare di intensità che può enfatizzare alcune parole, nelle emoji espresso attraverso il numero di ripetizione delle emoji stessa; il ritmo che indica uno stato d'animo particolare, nelle emoji è dato dall’alternanza di figure o spazi tra le stesse”. Qual è l'importanza di comprendere le caratteristiche individuali e il contesto culturale per un’interpretazione corretta dell’utilizzo sempre più in voga delle emoji da parte degli adolescenti?

“L’approccio corretto al mondo giovanile espresso attraverso le emoji richiede attenzione e sensibilità, capacità di osservazione e comprensione anche del momento e dell’ambito il cui vengono utilizzate. Le emoji non hanno soltanto significati universali, la loro interpretazione può variare a seconda del contesto specifico dell’adolescente e del suo gruppo, delle relazioni familiari o dei rapporti più formali, hanno anche l’impronta culturale della zona geografica di origine, dell’ambiente sociale, della lingua parlata e del linguaggio gergale utilizzati. Tutti i processi che riguardano la mente umana e il suo inconscio, variano nel tempo, a volte più rapidamente altre volte in modo più controllato. Negli adolescenti è evidente una rapidità di questi processi, che tiene conto della loro crescita ed anche dei mutamenti, considerando inoltre la continua ricerca di nuovi stili di comunicazioni e la gran giostra delle mode al continuo inseguimento del “cool”, del “chill”, del “LOL”. È importante tenere sempre presenti tutti questi fattori”.

Possiamo utilizzare la conoscenza della comunicazione non verbale per migliorare le relazioni e la comprensione tra gli adolescenti?

“Vi è un grande margine di creatività all'interno della

comunicazione degli adolescenti attraverso le emoji, sono dei veri e propri codici che consolidano i legami del gruppo e che permettono una comunicazione parzialmente incomprensibile agli adulti, come le lingue segrete tra bambini e adolescenti, ben note ai genitori e anche agli insegnanti, che adesso sono sostituite da diversi linguaggi con una loro struttura, espressi attraverso le emoticon. Le emoji sono una chiave per comprendere la comunicazione emotiva e inconscia sottesa negli adolescenti, basti pensare che a causa dei frequenti lapsus anche nell'utilizzo delle emoticon, nella messaggeria è stato introdotto la possibilità di modificare il testo anche dopo l'invio del messaggio. Inoltre, gli ultimi anni hanno visto un'incredibile fioritura dei tipi delle emoticon, rappresentazioni di se stessi con gli avatar personalizzati e stickers, in grado di esprimere le reazioni emotive in modo creativo e sempre più “smart”. Soprattutto, negli adolescenti sono un accompagnamento ineludibile delle parole e uno strumento estremamente utile per comprendere le loro paure, le gioie e le aspirazioni. Il vasto mondo delle immagini legate al testo è inoltre, un modo per esprimere dei concetti attraverso simboli e rappresentazioni che sono dei veri e propri ideogrammi, sia inteso nel senso della scrittura come nelle lingue orientali, sia nel senso psicoanalitico della rappresentazione di significati inconsci attraverso immagini. È attraverso il linguaggio non verbale digitale che gli adolescenti esprimono la loro identità, le loro relazioni, le loro sfide quotidiane e l’amore”.

Quali consigli si sente di dare ai giovani, affinché se ne faccia un uso corretto delle espressioni e dei comportamenti non verbali?

“- Avere consapevolezza dell'esistenza e dell'importanza del linguaggio non verbale. Esso può essere gestito razionalmente e intenzionalmente come rafforzativo di ciò che si sta dicendo a parole;

- Tenere presente che il linguaggio non verbale è anche espressione del proprio inconscio e lascia trasparire anche lati di se stessi, privati o sensibili, che non si desidera mostrare a chiunque;

- Usare in modo appropriato le emoji cercando di non essere aggressivi o maleducati. Come qualunque tipo di comunicazione, può essere utilizzato in modo corretto o in modo sbagliato, imparare un buon utilizzo è sempre un vantaggio;

- Coinvolgere anche i genitori e gli insegnanti nell'utilizzo delle emoji, sapranno sorprendervi!

- Non avere paura mai di essere creativi, oltre le migliaia di immagini e faccine che avete a disposizione, provate a crearne delle nuove, vostre, personali, che vi rappresentano, esse raccontano intuitivamente di voi e vi permettono di essere unici e originali”.

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SALUTE & BENESSERE

Tè verde

I benefici e le proprietà di un infuso eccezionale

Quali sono le potenzialità benefiche di questa “bevanda”? Esistono degli studi che ne comprovano l’efficacia? In quali patologie è particolarmente indicato come integrazione?

Ne parliamo con il dottor Antonio Gorini (*) un medico che ha scelto la mission professionale di mettere al centro la persona nella sua complessità e trovare la cura che sia personalizzata e volta a ristabilire uno stato di salute prolungato

Tè verde, non è solo una bevanda che “va di moda”… è molto di più. Perché?

“Di moda sinceramente non mi intendo…, ma se il Tè verde venisse usato dalla maggior parte della popolazione non sarebbe che un bene. Questa sostanza è ricca di sostanze benefiche per l’organismo, sempre se assunte correttamente e senza esagerare. È ricco di vitamina C, vitamine del gruppo B, polifenoli, tannini, oli essenziali, basi puriniche xantiniche (caffeina, teobromina, teofillina, adenina), flavonoidi, saponine, proteine”.

In quale parte del mondo nasce?

“Il Tè Vergine o Camellia sinensis è un arbusto originario dell’India. Viene coltivato in Cina da millenni. Cresce tra i 500 e i 2000 metri di altitudine in zone sub-tropicali o tropicali. Noto come Tè verde, Tè cinese, Tè vergine. Ha la caratteristica di essere un arbusto sempreverde le cui foglioline dure e dentellate vengono raccolte per produrre 3 tipologie diverse di tè. Per ottenere il Tè verde le foglie fresche appena raccolte vengono sottoposte a vapore per inattivare gli enzimi di degradazione della clorofilla, per questo si mantiene il colore verde, ma si perdono le qualità aromatiche. Il Tè nero, che è l’80% della produzione totale, si ottiene mediante essicazione delle foglie e poi fermentazione e tostatura. Questa procedura è la responsabile del noto colore e sapore del più comune Tè nero”.

Parliamo dei benefici?

“I benefici sono moltissimi grazie alla ricchezza delle sostanze in esso contenute che hanno azione biologica e che chiamiamo principi attivi del Tè verde. Ha azione antivirale e antibatterica, diuretica, antinfiammatoria, coadiuva una dieta dimagrante per la sua azione lipolitica. È un tonico per la stanchezza, stimola le difese immunitarie, ha azione astringente e antiossidante, quindi anti-aging”. Esistono degli studi che ne comprovano benefici ed efficacia?

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“Sul principale motore di ricerca in area medica “Pubmed” cercando le pubblicazioni sul “Green Tea” troviamo ben 45653 articoli. Un’enormità! Le pubblicazioni riguardano vari ambiti della salute, dal benessere generale all’infiammazione, la neuro e cardio-protezione, l’oncologia, l’azione anti-aging e antiossidante, sull’azione dimagrante, sulla stanchezza cronica e quella degli sportivi, sulla steatosi epatica (il cosiddetto fegato grasso), e molto altro…”.

Quali possono essere le patologie trattabili attraverso l’assunzione del tè verde?

“Può essere usato come “integrazione”, quindi insieme ad altro, per la prevenzione della maggior parte delle malattie del nostro mondo occidentale come le malattie del cuore e dei vasi sanguigni, il diabete, la degenerazione del sistema nervoso, le malattie oncologiche, ecc. Utile in corso di diete dimagranti per la sua capacità di promuovere la lipolisi (cioè lo scioglimento del grasso). Riduce il colesterolo ed i trigliceridi. Anche nel trattamento delle problematiche suddette svolge un ruolo molto interessante in sinergia con le terapie tradizionali e non”.

Qual è il modo più corretto e utile per assumerlo? Esiste anche sotto forma di com -

presse, giusto?

“Parlando di Tè si pensa all’infuso delle foglie verdi (Tè verde) o essiccate (Tè nero), il classico Tè in tazza. Parlando di Tè verde, alcuni autori ricordano che un’infusione breve di pochi minuti (4-5 minuti) è più utile per l’effetto stimolante e lipolitico; un’infusione più prolungata (ore) può avere effetto astringente soprattutto se consumato in quantità elevate. In generale il Tè verde è meno ricco di sostanze eccitanti rispetto al Tè nero. Per avere un effetto sul nostro benessere andrebbe assunto quotidianamente, dal mattino fino alle ore 17 circa, non superando la quantità di 1-1,5 litri al giorno. Dal punto di vista di integrazione usata in medicina integrata o naturale si usano le capsule o compresse (preparate galenicamente in farmacia o anche in commercio come integratori). Nel caso delle capsule o compresse si utilizza il principio attivo più studiato che è l’Epigallocatechingallato (EGCG). Tra queste consiglio quelle con miglior assorbimento perché il principio attivo è veicolato da nanoparticelle naturali formate da oli vegetali e silice capaci di superare le principali barriere fisiche dell’organismo garantendo un assorbimento ottimale (tecnologia brevettata Simbi  ). In Cina il principio attivo EGCG viene usato da molti anni anche in

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SALUTE & BENESSERE

endovena negli ospedali”.

Nell’ambito della medicina integrata, che ruolo assume il tè verde tra i medici che la prescrivono e/o consigliano?

“Con le nuove formulazioni ad alta assorbibilità di EGCG questa molecola diventa uno dei principali strumenti di integrazione. Infatti, con un solo prodotto possiamo ottenere più azioni contemporaneamente con un risparmio economico per il paziente ed una migliore compliance (aderenza) alla terapia. Personalmente, per tutti i miei pazienti cerco un’azione antinfiammatoria e antiossidante (anti-aging) di base. Questo perché l’infiammazione e l’ossidazione sono alla base di tutte le problematiche croniche di salute, dall’ipertensione arteriosa, all’insulino-resistenza, al colesterolo alto, ecc., ecc. Inoltre, molto spesso è necessario aiutare il fegato a lavorare meglio,

come ad esempio in corso di infezioni, terapie mediche, intossicazioni, diete dimagranti, e con l’EGCG possiamo farlo. Ancora più nello specifico possiamo utilizzarlo per coadiuvare terapie antitumorali per la maggior parte dei tumori, in particolare per quelli che coinvolgono seno, ovaio, polmone, pancreas, colon e prostata. Diversi studi sottolineano la capacità dell’EGCG di inibire il processo di metastatizzazione e di crescita del tumore dovuti alla capacità di inibire la formazione di nuovi vasi sanguigni insieme ad altre modulazioni di geni e molecole coinvolte nel processo oncologico. Trovo interessante il suo utilizzo anche nella prevenzione e integrazione nelle forme di maculopatia degenerativa. Attenzione però nel suo utilizzo! È proibito, anche in forma di infuso, in pazienti in terapia con bortezomib per il mieloma multiplo. In generale, soprattutto se si seguono terapie mediche, evitare le alte dosi: infuso massimo un litro al giorno; in capsule o compresse massimo 600 mg al giorno di polifenoli”.

Una persona interessata ad assumere il tè verde, cosa è consigliabile che faccia, sempre per evitare il fai-da-te e di perdersi nei meandri della rete?

“Se desiderate fare l’infuso bisogna scegliere prodotti di qualità. Il costo sarà più elevato, ma il potere benefico nettamente superiore. Nelle erboristerie sapranno consigliarvi per il meglio e vi insegneranno anche la modalità corretta di preparazione dell’infuso a seconda del tipo di Tè che scegliete. Se si hanno malattie importanti e/o si è sottoposti a numerose terapie farmacologiche è bene rivolgersi ad un medico esperto in fitoterapia per evitare interferenze con i farmaci in uso e poter avvantaggiarsi al meglio degli effetti positivi dell’integrazione naturale”.

(*) Il dottor Antonio Gorini è esperto di Nefrologia, Oncologia Integrata, Medicina Funzionale di Regolazione, Low Dose Medicine, Medicina Integrata, Fitoterapia, Omeopatia e Omotossicologia, Microimmunoterapia, Ossigeno Ozono Terapia, Statistica della Ricerca e Pratica Clinica, Agopuntura. E’ docente presso l’International Academy of Physiological Regulating Medicine

Via Archimede 138 - Roma Info. 06 64790556 (anche whatsapp) www.biofisimed.eu antonio.gorini@biofisimed.eu www.miodottore.it/antonio-gorini/internista-nefrologo-omeopata/roma

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IMPRENDITORI & PERSONAGGI

SARAH ANNA BUONOCORE

“SONO

PARTITA DA UN SOGNO

E L’HO REALIZZATO: VI PRESENTO CAPRITALY”

Dal 2018 ha fondato il brand di gioielli artigianali Capritaly. La nuova collezione dedicata al Napoli dopo la vittoria dello scudetto ha spopolato non solo tra i tifosi ma anche tra gli amanti della bellissima città. La fondatrice del marchio e direttrice creativa Sarah Anna Buonocore ha messo anima e corpo in questo progetto. Nonostante le difficoltà iniziali, complici anche i due anni di pandemia, Sarah non si è mai fermata portando avanti questo progetto. In questa intervista, Sarah ci ha raccontato nel dettaglio questa realtà imprenditoriale svelandoci anche interessanti collaborazioni.

Sarah, sei la direttrice creativa e fondatrice del marchio Capritaly. Com’è nata l’idea?

“Capritaly nasce nel 2016 come idea. Ho cominciato a usare il laser a fibra ottica e a realizzare i primi lavori a livello amatoriale. Ho notato che la clientela aveva manifestato un certo interesse per questi lavori. Nel 2018 ho iniziato a lavorare con la distribuzione nazionale e internazionale. Oggi Capritaly è diventato un vero e proprio brand di distribuzione”.

Hai dedicato anche una collezione al Napoli che lo scorso anno ha vinto lo scudetto. Un omaggio alla città ma anche alla squadra che ha regalato emozioni ai tifosi.

“In molti mi avevano suggerito di creare dei gioielli dedicati alla città di Napoli. Sapendo poi che la squadra stava per vincere lo scudetto ne ho approfittato per lanciare la collezione. Il mio intento poi è quello di arrivare anche al cuore dei turisti, trasmettendogli l’amore per questa meravigliosa città”.

L’attore Giovanni Amura è diventato il testimonial di questa collezione. Come vi siete conosciuti? Lo avevi già seguito ne ‘L’amica geniale’?

“Non ero riuscita a vedere ‘L’amica geniale’ ma mi aveva colpito il fatto che questa serie è stata trasmessa in tutto il mondo in lingua originale che è

il napoletano. Non è stata doppiata ma sono stati inseriti solo dei sottotitoli. Giovanni Amura l’ho conosciuto tramite un mio amico regista. Da lì è nata questa collaborazione perché pensato di fargli fare da testimonial per la collezione. Ormai siamo diventati amici anche con la compagna Rossella”. Qual è stata la fonte di ispirazione originaria per ideare i tuoi gioielli?

“In generale, la creazione. Mi lascio ispirare da ciò che mi circonda in quel momento. Anche l’amore, gli affetti e la famiglia sono per me fonte di ispirazione”.

Immagino che ad oggi dare anima e corpo ad una piccola impresa non sia facile. Da jewelry designer, quali sono state le difficoltà iniziali?

E quali, invece, le prime grandi soddisfazioni?

“All’inizio non avevo a disposizione un capitale economico importante. Facevo tutt’altro lavoro perché ero impegnata nell’azienda di mio padre. Ero però alla ricerca di qualcosa di personale e da qui è nato tutto. La più grande soddisfazione l’ho avuta nel conoscere Sante Cossentino che mi ha aperto un mondo a parte. Da quel momento le collabora-

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zioni sono aumentate e anche a livello imprenditoriale il nome si sta affermando sempre più. Per me è una rinascita dopo un periodo particolare. Ho vissuto una situazione difficile che fortunatamente però mi sono lasciata alle spalle”.

Parlavi di collaborazioni. A quali ti riferisci in particolare?

“Ho avviato una collaborazione con Maddalena Stornaiuolo, una delle protagoniste di ‘Mare Fuori’. Lei ha una scuola di canto, musica e teatro. E’ una bellissima realtà. Sto allargando gli orizzonti”.

C’è una creazione in particolare a cui sei maggiormente legata?

“Ci tengo molto da credente alla parola di Dio e mi piacerebbe diffonderla anche attraverso i miei gioielli. Ho in progetto una collezione dedicata proprio a questo. Credere in qualcuno che è sopra di noi fa bene all’animo e allo spirito”.

Hai un sogno nel cassetto? Come immagini evolvi la tua vena creativa?

“Molte persone guardando la pagina social di Capritaly rimangono stupite dalla mia positività. Mi chiedono come faccia a stare sempre con il sorriso stampato in faccia. Il mio sogno è di non cambiare mai”.

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Ricotta più spinaci: successo assicurato

Rendono contenti anche i vegetariani a tavola, e rappresentano un ripieno all’italiana capace di valorizzare moltissime preparazioni, dalle più semplici alle più elaborate.

Si tratta quasi sempre di paste ripiene, tutte discendenti dalla medievale torta (o pasticcio o pastello o coppo), nome di un recipiente di pasta, chiuso, in cui un ripieno viene cotto nel forno o su mattoni refrattari su brace. Derivati della torta, quindi precursori anche delle paste ripiene con ricotta e spinaci, sono il tortello, il raviolo, il pasticcio e la crostata, tutti possibili ospiti della ricotta con gli spinaci. Le torte di solito erano sinonimo di ripieno alle verdure: queste nascono infatti come espressione sia della genialità della cucina povera nel riciclaggio dei residui di cucina, sia del desiderio di novità nell’alimentazione quotidiana.

Nei libri di cucina del Medioevo esse compaiono con un vero tripudio, a cominciare dal Liber de coquina (1285- 1304, di autore anonimo), ma notizie di torte si hanno già presso i monaci camaldolesi nel 1100. Tutti gli esperti concordano, quindi, sull’origine proletaria di questo ripieno, inizialmente senza dubbio fondato su erbette raccolte in campo e su ricotta di pecora, sia perché la coltivazione dello spinacio non era diffusa (introdotto in Europa nell’anno 1000 dalla Persia, grazie agli arabi, diventa specialità della campagna lombarda tra il 1440 e il 1500, diffondendosi con buoni risultati economici solo nel sec. XIX, di pari passo con l’inizio della modernizzazione agricola di quegli anni); sia perché non era ancora diffuso l’allevamento bovino/bufalino, al contrario di quanto accadeva per la pastorizia, attività che per secoli ha caratterizzato le aree agricole dello Stivale italico. In ogni regione, ancora oggi, alla ricotta si aggiungono effettivamente non spinaci ma altri tipi di erbette tipiche del territorio, dalla borragine alle bietoline di campo, il tarassaco, le ortiche e altre ancora. Ma il connubio con gli spinaci è diventato patrimonio della cucina casalinga di città, grazie alla facilità di preparazione e alla possibilità di poter esprimere in modo vario la propria fantasia intorno a questo abbinamento. Vi si possono preparare polpette e gnocchi da cuocere in vario modo, integrandoli ad esempio all’impasto dei canederli, oppure preparando i rabaton piemontesi (tipiche crocchette di forma oblunga) o ancora gli gnudi toscani. Possono rappresentare il ripieno di torte salate e focacce, come accade nella cucina ligure, in quella siciliana, oppure nelle crêpes salate. E non in ultimo, arricchiscono con grande successo le paste ripiene, dalle lasagne ai cannelloni fino a tortelli e ravioli. Ma a seconda di come lo si prepara, si possono ottenere risultati ogni volta differenti nella degustazione di un ripieno a base di ricotta e spinaci.

Riassumeremo le tre farciture differenti nelle denominazioni “rustica”, “elegante” e “raffinata”: gli ingre-

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dienti di base contemplati sono i medesimi, ovvero ricotta fresca (vaccina o ovina a vostro piacere), spinaci bolliti o cotti al vapore e un pizzico di sale (naturalmente potrete aggiungere anche una macinata di pepe e/o di noce moscata, a seconda delle vostre abitudini e gusti personali).

Farcitura “rustica” - Si ottiene con spinaci bolliti freddi strizzati con delicatezza per rimuovere un po' di acqua in eccesso. Questi vengono tritati al coltello, non troppo finemente, poi conditi solo con un pizzico di sale e incorporati alla ricotta fresca, senza setacciarla, lavorando il tutto fino a rendere il composto uniforme. Il risultato al palato sarà gradevolmente rustico e tradizionale.

Farcitura “elegante” – Si ottiene frullando gli spinaci bolliti e freddi (non eccessivamente strizzati) per ridurli in crema. La crema potrà poi essere passata in un colino a maglia fine, e lasciata riposare una notte in frigorifero al suo interno per assicurarsi di aver rimosso dalla purea tutta l’acqua in eccesso. In seguito, essa si potrà unire alla ricotta fresca setacciata, che diventerà di consistenza più fine e cremosa. Otterrete così una farcitura elegante e gentile al palato.

Farcitura “raffinata” - Quest’ultima variante prevede che gli spinaci vengano utilizzati da crudi, ricavandone il succo. Passateli in un estrattore elettrico che lavori il più possibile lentamente per non formare schiuma e ossidare gli spinaci in foglia freschi, influendo anche sul loro colore. Una volta ottenuto il succo di spinaci, trasferitelo in un pentolino per portarlo a bollore: basteranno 2 minuti di cottura e l’acqua si separerà naturalmente lasciando una parte verde più compatta da filtrare con un piccolo passino, lasciando scolare bene. Questo preparato sarà ottimo non solo per essere aggiunto direttamente alle farciture a base di ricotta (setacciata per un gusto davvero raffinato di questa verisone), ma anche per colorare la pasta all’uovo o con sola acqua e farina senza alterarne la consistenza.

La ricetta del mese: L’Uno nell’Altro

Ingredienti per 4 persone: Uova di quaglia, 4; Burro, 40 g; Farina, 30 g; Latte, 70 ml; Bietoline cotte, 70 g; Ricotta vaccina, 30 g; Farina, uova e pane grattugiato; Olio per friggere; Pasta kataifi

Preparazione: Iniziate con la preparazione di un roux biondo a partire da burro e farina. A seguire aggiungete nel roux caldo il latte, lasciate addensare appena sulla fiamma bassa, e poi incorporate le bietoline cotte finemente tritate. Lasciate cuocere 2-3 minuti sulla fiamma bassa mescolando di continuo, poi spostate dal fuoco e lasciate raffreddare. Infine incorporate la ricotta setacciata. Cuocete le uova di quaglia per classica bollitura per 4 minuti circa, poi lasciatele intiepidire bene prima di sgusciarle delicatamente. A questo punto, sarete pronti a procedere avvolgendo ogni singolo uovo sodo di quaglia nel composto di biete precedentemente ottenuto, donando una forma che riprenda sempre quella dell’uovo. Lasciate riposare queste “polpette” coperte in frigorifero per almeno 30 minuti, poi procedete ad impanarle spolverandole prima con poca farina e lasciandola assorbire, poi passandole nelle uova battute e infine nel pane grattugiato. Se desiderato, potrete effettuare un doppio passaggio in uovo e pane grattugiato per ottenere un rivestimento più spesso.

Procedete con la cottura dei pezzi in immersione in olio bollente, e una volta dorati scolateli su carta assorbente. Servite le uova su nidi di pasta kataifi cotti in forno a 150°C fino a doratura.

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SCONTO DEL 30% PER I LETTORI DI GP MAGAZINE

L’ Associazione della Stampa Estera in Italia premia i migliori Atleti del 2023

I corrispondenti della Stampa Estera, in quest'anno fresco di successi sportivi per l'Italia, hanno votato i migliori atleti del 2023, e appena possibile consegneranno loro i rispettivi premi. Il Premio Atleta dell'Anno è andato al tennista Jannik Sinner, il primo italiano in finale alle ATP Finals e trascinatore dell'Italia in Coppa Davis. Durante il 2023 Jannik Sinner ha vinto il suo primo Masters 1000 scrivendo un pezzo di storia del tennis italiano e ha raggiunto il best ranking ATP al n°4. A lui va anche il merito di aver conquistato 61 successi in stagione, e di aver battuto Djokovic, Rune, Alcaraz e Medvedev. Gli altri premi assegnati dalla Associazione della Stampa Estera in Italia: il Premio Atleta Straniero in Italia ( a Romelu Lukaku, calciatore di origine belga e attaccante di A.S Roma); il Premio Atleta Rivelazione dell'Anno (a Larissa Iapichino, talentuosa atleta italiana nata nel 2002 e stella emergente all'atletica leggera italiana); il Premio Atleta Paralimpico dell’Anno (all’atleta Ambra Sabatini, medaglia d'oro nei 100 metro ai Mondiali Paralimpici di atletica a Parigi e anche il record del mondo in 13''98). Infine, il Premio Sportivo per la Carriera è andato a Gianluigi Buffon, ex portiere della nazionale italiana. Nella sua carriera sportiva ha un record assoluto dei successi sportivi; ha vinto 10 volte il campionato di Serie A, sei Coppe d'Italia, sette Supercoppe italiane, una Coppa del Mondo in Germania 2006, una Coppa Uefa, una Supercoppa Francia, un campionata di Serie B. Il Premio sportivo dell’Associazione della Stampa Estera è un premio con cadenza annuale che viene assegnato dai giornalisti stranieri accreditati in Italia. Il Premio sportivo dell’Associazione della Stampa Estera in Italia nasce trent’anni fa, quando per la prima volta nel ’91 furono assegnati i premi al miglior atleta dell’anno, miglior atleta straniero in Italia e il premio per la carriera. Fra i vincitori del passato, ricordiamo grandi nomi come Debora Compagnoni, Francesco Totti, Fiona May, Zinedine Zidane e Dino Zoff, Roberto Mancini, Marcell Jacobs, Federica Pellegrini, Zlatan Ibrahimović, Victor Osimhen, Marcell Jacobs etc.

Successo per "Dillo Alla Danza 2024”

In occasione della XLII edizione della “Giornata Internazionale della Danza”, l’Associazione Stefano Francia EnjoyARt ha presentato il convegnospettacolo dal titolo “Armonie Universali: Quando l’arte diventa benessere”. L’happening si è svolto al Teatro Paganini a Roma, e gli organizzatori sono stati felici di aver organizzato la quinta edizione di "Dillo Alla Danza", importante iniziativa promossa sotto il patrocinio del CIDUNESCO DANZA, tenutasi lo scorso 28 aprile. E’ stata un'occasione imperdibile per riflettere sul connubio tra arte e benessere psico-fisico. Il focus dell'evento si è direzionato sulle armonie universali che sorgono dall'incontro delle diverse forme d'arte, offrendo uno spazio di dialogo e contemplazione sul potere dell'arte di promuovere il benessere individuale e collettivo. "Armonie Universali: quando l'arte diventa benessere" ha avuto relatori di prim'ordine, provenienti da differenti campi disciplinari. I nomi: Anna Maria Acocella (Psicoterapeuta e Direttrice Didattica dell'Istituto Psicoterapia della Gestalt Espressiva); Tamara Canditacci (Insegnante certificata di Movement Medicine); Chiara Locatelli (Insegnante della Società di Danza della Federazione Nazionale); Antonio Mocciola (Sceneggiatore e Regista Teatrale); Fabrizio Quattrini (Psicologo psicoterapeuta e sessuologo del programma TV Sex Therapy); Donatella Scatena (Professoressa Ordinaria di Architettura e Design presso l'UNI La Sapienza); Virginia Vandini (Sociologa e fondatrice di Henosis); Ciro Vinci (MusicoTerapeuta e Compositore); Marco Werba (Compositore e Direttore d'Orchestra)."Dillo Alla Danza", oltre all'aspetto divulgativo, ha offerto anche spazi dedicati all'esperienza sensoriale e visiva. L'evento ha goduto del sostegno di Always Produzioni Musicali, TuttoBallo20 e del podcast "L'uomo con la radio", dimostrando l'impegno costante dell'Associazione nel promuovere l'arte come veicolo di benessere e espressione.

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GIUSEPPE DI BENEDETTO “UNA VITA PER LA VITE”

ITALIANI ED ENOLOGIA

IN SUDAFRICA

Un nuovo appuntamento con quegli italiani che, lontani dai luoghi di origine, e pur conservandone l’identità culturale, si sono fatti interpreti di iniziative importanti nel mondo. Così i coniugi friulani Michela Sfiligoi e Attilio Dal Piaz, che con un gruppo di amici, nel 2005, decidono di intraprendere una grande avventura in Sudafrica. Mettendo a disposizione tutto il proprio knowhow, contribuiscono a spingere verso nuovi orizzonti il settore vitivinicolo nella Nazione Arcobaleno. Nasce così “Ayama Farm”, un’azienda a circa cinquanta chilometri da Cape Town.

Abbiamo intervistato Giuseppe Di Benedetto, direttore dell’azienda.

Ha un significato particolare la parola ‘Ayama’?

“AYAMA nella lingua locale “Xhosa” (una delle undici lingue del Sudafrica) significa “qualcuno su cui contare”, la sintesi del legame di amicizia che unisce i proprietari italiani. Nel logo dell’azienda c’è un Leopardo, quale tributo a uno degli animali simbolo del Sudafrica. La montagna dove sorge la fattoria fa parte, infatti, del “Cape Leopard Project” condotto dall'Università di Stellenbosch, che ha censito sei esemplari sulla montagna dove sorge l’azienda, e ne monitora i movimenti con fototrappole”.

Com’è strutturata l’azienda e da quante persone è composta?

“La fattoria si estende sui pendii del Paardeberg per 250 ettari tra vigneti, uliveti, frutteti e colture orticole, piantagioni di protea, il fiore nazionale sudafricano, la coltivazione di carciofi e il “fynbos” montano, vegetazione autoctona di questa zona del

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Sudafrica. I lavoratori vivono nel villaggio della fattoria, molti vi sono nati e orgogliosamente sono il cuore pulsante dei continui progressi dell’azienda. Io sono il direttore assieme a Chiara Fabietti, mia compagna nella vita e nel lavoro. Abbiamo condiviso la medesima esperienza in Italia, prima di approdare dall’altra parte del mondo. Consulenti dal 2018, ora gestiamo interamente questa azienda agricola, curandone la trasformazione, da iniziale azienda produttrice di uve ad attuale cantina/ristorante e albergo, per quello che si definirebbe un vero e proprio ‘agriturismo all’italiana’”.

Come ha interagito l’azienda con la comunità locale e le diversità culturali?

“La diversità culturale in Sudafrica è considerata una ricchezza in termini di scambio di esperienze e rispetto reciproci. Lingue, tradizioni, colori fanno del Sudafrica quella nazione 'arcobaleno’ dove lo sforzo di comprendere l'altro si trasforma in inclusione e condivisione. In azienda abbiamo cercato di comprendere le aspirazioni di ognuno e valorizzare le singole capacità professionali. Il nostro obiettivo è il continuo accrescimento culturale e motivazionale con corsi di specializzazione e aggiornamento per i nostri lavoratori, al fine di dare maggiori opportunità a loro e alle future generazioni”.

C’è un vitigno italiano che avete inserito nel vostro progetto di coltura, e che vi ha reso famosi in Sudafrica. Quanto è stato complicato far viaggiare semi e/o gemme da un paese a un altro?

“Orgogliosamente siamo stati la prima azienda sudafricana a piantare il Vermentino. La procedura è iniziata nel 2012 con l'arrivo del materiale vegetale acquistato in Italia e poi lasciato per due anni in quarantena presso un vivaio, in attesa dell'autorizzazione del Ministero dell'Agricoltura sudafricano. Quindi abbiamo realizzato il vigneto nel 2014 e ottenuto il primo vino dalle uve Vermentino con vendemmia del 2017. Attualmente abbiamo piantato un'altra varietà italiana: il “Nero d'Avola”. Il clima asciutto, l'influenza dell'oceano e un suolo ricco di minerali sono qui le condizioni ideali per una viticoltura sana”.

Nell’intraprendere un viaggio in Sudafrica, è d’obbligo visitare, nel Western Cape, le Winelands, dove si trovano vigneti spettacolari. I tour indirizzano soprattutto verso Stellenbosch e Franschhoek. Anche la vostra azienda rientra tra le mete di interesse turistico?

“Le aree che hai indicato sono certamente quelle che negli anni hanno avuto una forte attrattiva verso il visitatore internazionale e che vengono ritenute dai locali come zone commerciali da un punto di vista enoturistico. L'area dove siamo noi è quella a ridosso di Paarl, Wellington e Swartland a circa un'ora d'auto da Città del Capo. Zone rurali che conservano una grande autenticità in ter-

mini di esperienza. Abbiamo voluto creare quel concetto caratteristico di ospitalità in "agriturismo" con un ristorante di campagna, il wine tasting, la cantina, un farm shop, un walking Trail nella tenuta, e la casa padronale con sette camere da letto per accogliere i visitatori. Qui in fattoria valorizziamo la tipicità di piatti regionali italiani tradizionali, descrivendo ingredienti e preparazione. Svolgiamo corsi di cucina per la pasta fatta in casa, gnocchi, ecc”.

Cosa avete portato – che non fosse già presente – dell’esperienza italiana?

“Lo stile italiano in genere è ancora un valore molto apprezzato all'estero, forse più che in patria. Proporre esperienze genuine accompagnate da un tocco personale ha un significato profondo e vincente nel turismo locale ed internazionale. La filosofia di un'azienda sudafricana con un pizzico di italianità è una fusione che attrae e rende originale il nostro progetto e le nostre produzioni. Ogni stagione ospitiamo poi un Festival Italiano che abbiamo denominato LEKKER* ITALY. E' una sorta di mercato dei produttori locali ispirati allo stile italiano (mozzarelle, salami, limoncello, pizza, pasta, dolci, gelati, etc), con tanto di musica dal vivo italiana, auto d'epoca italiane e mostre artistiche”.

*Buono’ in lingua Afrikaans

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LA BARBINI QUEI TELEFONI

COME NON LI AVETE MAI VISTI!

L’arte del decoupage applicata sui telefoni di una volta. Capolavori che solo a vederli destano meraviglia. Lei, Laura Barbini, è un’artista che ha ereditato da sua mamma l’estro e la creatività. E si vede… Immagini che valgono più di qualsiasi parola ma noi abbiamo voluto intervistarla per farci raccontare qualcosa in più su quest’arte così originale.

Come nasce l’idea delle creazioni “telefoniche”?

“Sono un’appassionata di telefonia, ho una raccolta di tutti i telefoni che ho posseduto dal mio primo star tac. Però, il mio primo amore è stato il telefono analogico e ne ho una collezione privata vintage; amo sentire il rumore del disco quando si gira per fare il numero e premetto che ciascun disco ha un rumore diverso!”.

Dal punto di vista pratico, come vengono realizzati? Qual è la tecnica?

“La tecnica è quella del decoupage in stile pop art, il processo può sembrare semplice invece è molto elaborato per la cura dei dettagli soprattutto perché i design prevedono curve e angoli”. Come avviene la scelta delle decorazioni?

“Vado alla ricerca di fumetti originali e d’epoca oppure vado a stilizzarli con marchi o personaggi famosi, in tutto ciò c’è molto romanticismo!”.

Quanto tempo è necessario per realizzare una di queste creazioni?

“Pazienza tanta e molte ore per la

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ARTE

realizzazione: il telefono va smontato e preparato, poi c’è la scelta e il ritaglio delle figure/fumetti da inserire, di seguito si procede con la decorazione e il fissaggio con i prodotti in resina per dargli una lunga vita, infine il rimontaggio del telefono in tutte le sue parti. Devono essere anche funzionanti, volendo si possono adattare alle nuove tecniche di ricezione”.

e autentico”.

Qual è la decorazione che riscuote più richieste e consensi?

“In Italia sicuramente Paperino/Topolino è il più richiesto ma se parliamo dell’estero in Centro Europa amano le composizioni con Bande Dessinée di Tintin e Astérix”.

Attraverso quale canale cedi queste creazioni?

“Passaparola mediante anche i social; on-line Catawiki il più gettonato”.

Quali sono i soggetti che hai utilizzato finora?

“Le richieste sono molteplici: Walt Disney, Warner Bross, Jacovitti, Pin Up, Supereroi, Peanuts, Tex, Dylan Dog, Diabolik, Corto Maltese, Astérix, Tintin, Betty Boop, Tif et Tondu, Lupo Alberto, Nick Carter, Alan Ford, Sympson, Puff. Ne ho realizzati alcuni particolari come Vasco, Michael Jackson, Calciatori Panini… un altro con grafiche delle carte da Burraco”.

Alle spalle di tutto questo, c’è la passione per l’arte. Come nasce questa passione?

“Mamma era una creativa, sicuramente ho molto del suo DNA. Già da piccola ero incuriosita dal suo mondo del fai da te e mi sono appassionata a dar vita ai vecchi oggetti con una nuova veste originale”.

Che riscontro hanno avuto?

“Devo dire che non mi aspettavo tanto successo, chi ha vissuto il telefono a disco ama averlo in casa con impresse le immagini del proprio fumetto d’infanzia. Ci tengono a inviarmi le foto di dove lo posizionano e io le tengo per ricordo e le pubblico sui miei profili Social. Sono oggetti d’occasione anche per un regalo sicuramente particolare

Stai pensando a qualche nuova creazione o idea artistica?

“Certo, dobbiamo essere sempre in evoluzione, alimenta la passione! Vi invito a seguirmi sul web e sui social: LaBarbini”.

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ARTE & FOTOGRAFIA

ALESSANDRO NEGRINI

“INTO THE MIRROR” LO SPECCHIO

OGGETTO MAGICO DI VANITÀ E DESIDERIO

Dal 12 aprile al 31 maggio, Alessandro Negrini (Alex Nero Photo) espone a Bologna – al Teatro del Navile, la sua diciassettesima mostra fotografica personale. Focus del percorso artistico: lo specchio. Oggetto “magico”, rappresentazione di vanità e desiderio. Uno strumento di bellezza e ricerca continua di seduzione, che consuma la strega/regina - nella fiaba di Biancaneve, o diventa uno stargate ante litteram - nel multiverso di Lewis Carroll e Alice.

Ma c’è anche un significato più profondo, che richiama aspetti psicologici e psicoanalitici, oltre che sociali: simbolo di verità, lente d’ingrandimento per la ricerca dell’identità personale, un “non luogo” in cui possiamo conoscere e trasformare noi stessi.

Alessandro Negrini – affiancato dalla moglie Claudia (in arte, Agatha De Vil) propone un’esplorazione della donna allo specchio, attraverso le sue innumerevoli sfaccettature, strutturando una mostra accurata, affascinante, che scava e stimola la ricerca personale.

“Into the Mirror” vuole essere una metafora del nostro tempo, che esplora tematiche come la Dismorfofobia (Disturbo da Dismorfismo Corporeo), la ricerca ossessiva della bellezza, avvicinandosi poi al delicato tema dello specchio dell'anima, fino a illuminare con i suoi scatti gli angoli più nascosti della camera da letto, nelle sensuali fotografie boudoir.

La sua mostra racconta l’approccio allo specchio come esercizio attoriale, per proporre poi la visione contemporanea del suo utilizzo - come strumento per lo sviluppo e la maturazione dell’autostima.

Più che una mostra fotografica, Into the Mirror è un caleidoscopio di interpretazioni, in cui lo specchio diventa

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oggetto/soggetto, ed è in questa nuova visione che risiede la “rivoluzione” operata dall’artista: il protagonista del percorso, infatti, non è una modella, un abito, un accessorio, un pezzo d’arredamento o un paesaggio, ma lui, il custode di vetro dei nostri mille volti e dei nostri camaleontici modi di essere.

Con Into the Mirror , Alessandro Negrini esplora soprattutto il modo in cui le donne vedono se stesse e come sono viste dalla società contemporanea, giocando con la realtà e i diversi modi di rappresentarla, tra visibile e invisibile, verità e percezione, offrendo una straordinaria varietà di immagini e riflessioni su identità, bellezza, età,

percezione di sé.

Negrini alterna l’uso del bianco e nero al colore: gli scatti in chiaroscuro valorizzano il lato emotivo delle fotografie, mentre le gradazioni di colore servono ad esaltare la bellezza dei soggetti. Una scelta artistica che consente di accentuare tanto le emozioni quanto i messaggi che le immagini vogliono trasmettere: la mostra invita a riflettere sulla percezione sociale del bello e del visibile, sottolineando al tempo stesso l’importanza di considerare i lati invisibili, nostri e altrui, abbracciando le diversità ed apprezzando la bellezza in tutte le sue forme.

Per questo motivo, la mostra è arricchita da una serie di installazioni interattive, progettate per sfidare la percezione che i visitatori hanno di se stessi e del loro posto nel mondo. Utilizzando gli specchi come metafora dell'autoriflessione e della scoperta, Negrini incoraggia il pubblico a mettere in discussione le proprie convinzioni, i pregiudizi, il ruolo che hanno o pensando di avere.

All’ingresso della mostra veniamo accolti da un grande specchio che sembra estendersi all'infinito, in ogni direzione. Mentre ci si avvicina, il

proprio riflesso appare distorcesi, frammentandosi e moltiplicandosi, creando così un senso di disorientamento e dislocazione. "The Endless Corridor" è il nome di questa installazione, metafora del modo in cui la percezione di noi stessi è modellata dalle aspettative sociali e dalle convenzioni culturali.

Saremo capaci di entrare nello specchio, anziché limitarci a guardarlo? È questa la sfida di Alex Nero Photo .

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COSE BELLE

FALCOMICS IL FESTIVAL DI CULTURA POP CHE… “APRE LA MENTE”

Dal 24 al 26 maggio a Falconara Marittima torna Falcomics , il festival di cultura pop che “apre la mente”! Il tema di questa edizione, scelto insieme al Consiglio Comunale dei ragazzi e delle ragazze di Falconara, è infatti “Open Mind” poiché, come spiegato in conferenza stampa dal direttore artistico Gianluca Del Carlo : “La mente è come l’ombrello… funziona solo se è aperta!” .

La manifestazione, nata per volontà del Sindaco di Falconara Stefania Signorini e organizzata da LEG Live Emotion Group dal 2022, sveste quest’anno i panni di Cenerentola, con grandi ambizioni nel settore, per indossare quelli della Principessa, diventando una realtà riconosciuta a livello nazionale e internazionale.

Questo processo, frutto di moltissimi fattori, è stato possibile anche grazie alla fiducia di importanti partner e media partner che saranno presenti alla kermesse: tra questi troviamo Riot Games , uno dei più importanti publisher di videogiochi al mondo, Maxdevil , leader italiano nella gestione del merchandising, ed ECHO , leader nel settore eventi cinema, insieme alla media partnership di Rai Kids , la direzione della Rai dedicata alle produzioni per bambini e ragazzi in onda su Rai Yoyo, Rai Gulp e Rai Play , e di Rai Radio Kids , la radio Rai per i più piccoli da ascoltare in Dab o scaricando l’app Rai Play Sound.

Lo sviluppo grafico del manifesto è stato affidato al Maestro Paolo Barbieri, le cui opere costituiranno la mostra principale del festival, affiancata come consuetudine dalle mostre delle scuole. Da questa edizione, si potrà inoltre godere di una terza mostra che registra il gradito ritorno del maestro Fabrizio Spadini , il quale produrrà una nuova grande opera che sarà donata alla città.

Tra le tante novità troviamo la East Zone , dedicata al mondo

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orientale, in cui si terranno le gare del Cosplay e del K-pop , e l’ Artist Alley , consacrata al mondo dei disegnatori indipendenti. La ESport Zone si aggiungerà a quella dei Retrogames e alle dodici Aree Tematiche , sviluppate sul modello Experience Room , che condurranno i visitatori in mirabolanti universi che vanno dalla fantascienza al fantasy, passando dall’horror e lo steampunk, trasformando le vie in una Community Village multidisciplinare.

#CoseBelle

Tra le aree culturali è pronta a debuttare la Movie Zone , che si occuperà del mondo del cinema, mentre si conferma l’ Area Narrativa & Fantasy , che porterà sul palco contaminazioni tra il mondo letterario, la musica e la tv: sono infatti attesi il mitico Mal , con la sua biografia “La Furia di Mal” , il celebre compositore Guido De Angelis degli Oliver Onions , lo psicopedagogista Stefano Rossi accompagnato da Fabio Viola , attuale curatore dell’area videogiochi del Museo Nazionale del Cinema di Torino , e per i più piccoli Laura Carusino , celebre volto di Rai Yoyo, conduttrice dello storico programma “L’Albero Azzurro” e di “Hello Yoyo” , per concludere con… un pizzico di economia insieme al noto divulgatore Luciano Canova . Grande attesa poi per la cantante dei Lacuna Coil, Cristina Scabbia.

Si conferma anche la collaborazione con Comics & Science , la squadra capitanata da Andrea Plazzi , che racconterà in modo alternativo e divertente il mondo del fumetto e che grazie alla presenza di Ale Tattoo svilupperà un interessante progetto tra comics e tatuaggi.

Non poteva mancare il Main stage , insieme alla sua Music Alley , sul quale si esibiranno Andrea Rock & The Rebel Poets , con il loro irresistibile sound irlandese, e dove ritroveremo la regina delle sigle Cristina D’Avena , accompagnata dall’irriverenza dei Gem Boy in un concerto unico che prevede la partecipazione straordinaria di Enzo Draghi , per un incontro atteso da oltre dieci anni tra… Mirko e Licia ! Per raccontare e presentare i moltissimi eventi è stata reclutata una squadra di presentatori d’eccezione, dalle cosplayer veterane Giorgia Vecchini e Letizia Livornese agli irresistibili Gianluca Falletta , Il Grezza , Jolie Chan e Valeryo “È stato possibile realizzare ancora una volta un grande sogno – racconta il Sindaco di Falconara – quello di vedere la città più viva che mai, invasa dai colori, dalla voglia di partecipare… un punto di riferimento di appassionati provenienti da tutta Italia e dall’estero. Tutto questo grazie a un’offerta di altissima qualità, che è il risultato del lavoro di grandi professionisti e della loro capacità di fare squadra con le realtà locali”. E voi… siete pronti ad aprire la mente?

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Cristina D’Avena Paolo Barbieri, creatore del manifesto di Falcomics Laura Carusino, volto di Rai Yoyo

Babas, memorie di un cane rosso

“Babas, memorie di un cane rosso”, della giornalista

Stella Cervasio, è la storia di un’amicizia speciale. Protagonisti: una donna e un molosso “incrociato”. L’autrice racconta il rapporto con il suo indimenticabile amico a quattro zampe, testimoniando una forma d’amore incondizionato. Si tratta di un messaggio profondo, tenero, importante. Quello di Babas è un racconto di vita vera, di una quotidianità non priva di difficoltà, ma vissuta con tenerezza e determinazione – e con la volontà da parte di entrambi di creare una relazione autentica ed empatica. Babas è un essere vivente con caratteristiche e peculiarità proprie, uniche e speciali, e come tale viene amato, rispettato e protetto dalla sua compagna – perché definirsi “padrona” non rientra nel linguaggio dell’autrice e non fa parte del suo modo di sentire il rapporto speciale che la lega al suo “angelo”.

Quell’odore di resina

Dopo numerose pubblicazioni dedicate alla poesia, Michela Zanarella torna in libreria, stavolta con il suo primo romanzo: Quell’odore di resina (Castelvecchi). Il suo esordio nella narrativa non esclude il talento per la poesia, che si respira tra le righe di questa storia, che pone al centro della trama la determinazione e il coraggio delle donne. La protagonista è una giovane, la cui quotidianità è scandita da un lavoro che non la gratifica e rari momenti dedicati a sé stessa; una donna in cui albergano in egual misura insicurezze e sogni. Un tragico incidente cambierà per sempre il suo modo di essere, costringendola a compiere scelte inaspettate. Dopo essere stata messa alla prova da momenti di sconforto e dolore, arriva chi saprà comprendere il suo desiderio di fuga da una realtà che la imprigiona. Ma le ombre del passato non si dissolveranno. Saranno i luoghi dell’infanzia e una nuova passione a ridarle fiducia e coraggio. Imparare a conoscersi non è semplice. Coraggio, rinascita, resilienza, sono le parole chiave di un romanzo che rappresenta una delle molteplici sfaccettature dell’universo femminile.

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Letti per Voi

Cuore nero

Silvia Avallone dona ai suoi lettori un romanzo che sancisce la sua piena maturità, confermando un talento narrativo solido e ispirato: “Cuore Nero” è una storia di condanna e di salvezza, capace di scandagliare con crudezza lirica le voragini più buie e terrificanti dell’anima, gettando una luce compassionevole. La Avallone ama i suoi personaggi e ci restituisce tutta la drammaticità della loro storia, che è storia di dolore e riscatto, buio profondo e luce accecante.

Sassaia, piccolissimo borgo incastonato tra le montagne, è il luogo in cui Emilia e Bruno si rifugiano – per motivi molto diversi. Quando le loro solitudini s’incontrano, Bruno intuisce di trovarsi di fronte a un abisso simile al suo. Entrambi hanno conosciuto il male, e Sassaia è la loro apparente via di fuga, l’unica soluzione per sottrarsi a un futuro in cui non credono più. Ma il tempo passa, vittima o carnefice per ciascuno di noi, rivelando la nostra fragilità, la nostra umanità spesso inadeguata, ma anche la capacità – a volte inaspettata – di ricominciare…

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CLAUDIO DEMURTAS

“NEI MIEI LIBRI NARRO L’AMORE CON LA A MAIUSCOLA”

Lo scrittore sardo Claudio Demurtas è tornato in libreria con il suo terzo romanzo Carillon, edito da Dialoghi per la collana Intrecci.

Protagonista di queste nuove pagine è Severino, professore tormentato da conflitti interiori che toccano l’assoluto sentimentale, vagheggiato come connubio perfetto di spirito e di corpo, cercato e mai trovato. La sua ricerca lo trascina in una fantasmagoria di avventure uccise dal sesso, che lo piombano in un tedio baudeleriano. Caduto in forte depressione, tenta il suicidio. A questo punto, Bebo, il suo amico pittore, gli offre una via di fuga, rappresentata da una ballerina da lui conosciuta in Spagna: Estrella, fiore bellissimo ma stregato. Una improvvisa vaghezza punge Severino: deve andare a cercarla! Ma è inverno e, in quella stagione, lei si trasferisce in America. Inizia così un vagabondaggio surrealista e vagamente dadaista, dove la ricerca di Estrella diventerà ossessione e incubo.

Nel 2017 viene pubblicato il tuo primo romanzo Chiaro di Venere vincitore al premio dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli XXXV edizione, a maggio 2020 arriva in libreria Il cammino dell’anima e a febbraio di quest’anno esce Carillon. Ci sono dei punti in comune tra i tre libri?

“Pur non essendo delle storie d’amore, tutte e tre parlano dell’Amore, inteso come sentimento intricatissimo

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e universale che mantiene il mondo nella sua orbita”.

Claudio, affronti, appunto, il tema dell’Amore con la a maiuscola, del sesso, della depressione, del suicidio… Con quale approccio tratti argomenti tanto delicati?

“Con l’approccio di un ferroviere che guida una locomotiva trainando con sé un numero indefinito di vagoni, ben sapendo di non conoscere la stazione d’arrivo perché io non ho niente da insegnare a nessuno, solo la visione di un treno che va, senza fretta, nella piatta pianura”.

Quali immagini trattieni dal corso della tua vita? In parole povere quali immagini affiorano nella tua scrittura?

“L’immagine di una ragazza dalle caviglie sottili che scende senza fretta lungo via Perugia, vietta senza pretese di giardini e di orti nella grande città”.

Secondo te, da lettore invece, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità?

“Non so e non voglio rispondere perché non sono in grado di esprimere giudizi che forse si macchierebbero di pregiudizi, mentre nel secolo scorso rimango un grande estimatore di Moravia”. In chiusura, una curiosità… ci spieghi il significato che nelle tue pagine si nasconde dietro al profumo di Violetta?

“È un profumo anni Sessanta, quando i baci lunghi riempivano le serate educandoci alla pazienza e a sensazioni delicatissime come nervature di foglia”.

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Una sala “Di Nello” stracolma ha fatto da cornice alla presentazione del libro fotografico “La Corsa degli Zingari”, finanziato dalla Regione Abruzzo e fortemente voluto dal Presidente dell'Associazione "Corsa Degli Zingari" Giuseppe De Chellis. L’evento, moderato da Eleonora Marchini, ha visto gli interventi degli autori della pubblicazione, del Sindaco di Pacentro Guido Angelilli e del Consigliere regionale Marianna Scoccia.

“Un altro traguardo importantissimo che questo gruppo ha raggiunto”, le prime parole di De Chellis visibilmente emozionato.

PACENTRO PRESENTATO

IL LIBRO FOTOGRAFICO

“LA

CORSA DEGLI ZINGARI”

“Questo libro ci riempie d’orgoglio perché rende merito ai nostri eroi, i corridori della Corsa degli Zingari. Lo considero un regalo per le generazioni future, ma, soprattutto, per i Pacentrani che vivono all’estero e hanno nostalgia delle nostre tradizioni”.

La Corsa degli Zingari, organizzata dall’omonima associazione culturale, è una rievocazione importante e unica nel suo genere e rappresenta, non solo per la comunità locale, ma per tutto l’Abruzzo, un patrimonio che attrae ogni anno turisti da ogni parte del mondo.

In collaborazione con l’Istituto di fotografia “Fotogramma” di Sulmona è stato realizzato questo vo-

lume fotografico che ha colto aspetti e momenti della manifestazione e della vita sociale importanti. Mettendo in rilievo aspetti culturali che rappresentano il vero volano per lo sviluppo sostenibile del territorio.

Il libro, con gli interventi di Rosanna Tuteri, Tommaso Paolini, Antonio Bini e le immagini di Marinello Mastrogiuseppe, si presenta come compendio di un lavoro più ampio sul tema delle tradizioni popolari come cultura del territorio e identità collettiva. Uno strumento per scuole, studiosi e ricercatori che promuove un patrimonio unico che appartiene alla comunità con contenuti culturali innovativi per soddisfare le domande delle nuove generazioni. Il libro può essere acquistato online sul sito della Corsa degli Zingari a questo link: https://corsadeglizingari.it/il-primo-libro-fotografico-sulla-corsa-degli-zingari/

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“BOLLICINE AVVOLTE RITORNANO” UNA BELLA STORIA DI AMICIZIA, LAVORO E PASSIONE

PER LO SPETTACOLO

Un progetto che unisce amicizia, passione per lo spettacolo e lavoro. Sette amici che da trent’anni condividono tutto questo. Nasce così “Bollicine, avvolte ritornano”, che è un gruppo di performer, il nome di un programma televisivo e il titolo di una canzone. Così non ci si può sbagliare.

Ne parliamo con uno dei componenti: Angelo Peluso. Angelo, chi siete?

“Siamo un gruppo di sette amici provenienti tutti da vari programmi televisivi come ‘Non è la Rai’, ‘Domenica In, ‘Sarabanda’, ‘Bulli & Pupe’ e altri. Dopo tanti anni e vari lavori insieme, serate, programmi tv, eventi… abbiamo deciso di unire le forze tra amicizia e lavoro. Il bene, l’affetto, l’amicizia da quasi trent’anni, uniti alla passione per lo spettacolo, ha fatto sì che nascesse questo gruppo che si chiama ‘Bollicine, avvolte ritornano’, che vuole significare avvolgente. Ciò che la nostra amicizia ha fatto fino ad adesso, ci ha avvolti nell’affetto e nella stima reciproca”.

Ci sono progetti ed iniziative?

“Adesso siamo in giro perché abbiamo una serie di serate, eventi, per tutta l’estate, nei centri commerciali, villaggi turistici, discoteche e locali all’aperto”.

E c’è di più, giusto?

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TV
SPETTACOLO &
Angelo Peluso e Cristina Roncalli

“Sì, stiamo registrando un programma televisivo che si chiama proprio ‘Bollicine, avvolte ritornano’, condotta dal sottoscritto con la co-conduzione dei talk di Cristina Roncalli e a susseguirsi i vari sketch dove tutti e sette cantiamo”.

Di tutto questo è nata anche una canzone. Ce ne parli?

“A proposito di canzoni, Cristina Roncalli ha scritto il testo del nostro inedito che si intitola proprio come noi. L’abbiamo cantata in trasmissione ed è la nostra sigla di apertura in tutte le puntate. La musica è stata creata da Corrado Corradino e il suo Daco Studio di Guidonia, con l’aiuto della grandissima Daniela Snoriguzzi, la nostra corista”. Dove possiamo vedere il programma televisivo?

“Lo spettacolo va in onda su ReteOro con la regia di Alessandro Turnassi. E dobbiamo ringraziare il nostro sponsor principale, il creatore di gioielli Antonio Palladino. In più ce ne sono altri di sponsor. Ad aprile sono andate in onda le prime due puntate. Una delle ospiti, che non fa parte del nostro cast, è Daniela Martani, la nota gieffina che è diventata anche una cantante”.

A livello di social come vi si può seguire?

“Chi è interessato a sapere qualcosa di più può seguire la nostra pagina Instagram ‘Bollicine avvolte ritornano’ o le nostre pagine personali. Per concludere ci tengo a ricordare che ad aprile a Roma, al ristorante ‘10 e Lode’, si è svolta la conferenza stampa di presentazione del nostro singolo ‘Bollicine avvolte ritornano’ e del programma televisivo”.

Cast del programma: Angelo Peluso (cantante, conduttore, opinionista)

Cristina Roncalli (attrice, conduttrice, opinionista e showgirl)

Patrizia Abbadi (attrice, cantante, showgirl, “Non è la Rai, “Sarabanda”, “Numero 1”)

Letizia Sedrick Boupkouele (attrice di film e fiction, teatro, “Non è la Rai, Macao)

Veronica Bartoli (attrice, “Non è la Rai. “Domenica in”)

Arianna Becchetti (showgirl, “Non è la Rai’, “Domenica In”)

Paola Barzi (attrice teatro e fiction, valletta a “Domenica In”)

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Vi aspettiamo con le novità cinematografiche più attese

AMALIA VOX

IL BOURLESQUE È DI SCENA

Conosciamo da vicino questa nota performer, che oltre ad esibirsi da sette anni organizza un festival di bourlesque.

Come ti sei avvicinata al mondo del burlesque?

“Dieci anni fa per caso ho visto lo spettacolo di una ragazza che conosco e che sta in questo mondo: ne sono rimasta affascinata talmente tanto che ho deciso di studiare questo tipo di arte senza aspettarmi nulla ma per il puro piacere di fare una cosa che aumentasse la mia autostima e la mia sicurezza. Invece eccomi qua”.

Secondo te, che doti deve avere una brava performer?

“La carta vincente di una brava performer è la presenza scenica. È pur vero che tutto si può imparare ma se una performer ha la dote naturale della presenza sul palco, di sicuro ha buone probabilità di essere vincente. Non esistono taglie perfette o canoni estetici, conta l'approccio che utilizzi sul palco per catturare l'attenzione del pubblico”.

Ricordi la tua prima esibizione?

“Sì è stata un vero disastro... Impacciata e preoccupata, ma come qualsiasi lavoro, si impara”. Cosa guarda della performer uno spettatore di

burlesque?

“Se la performer è professionale, tutto tranne la nudità; se una performance è impeccabile si viene talmente coinvolti che spesso non ci si accorge della nudità della ballerina; quando questo accade sei davanti ad una professionista!”.

Come sei riuscita a conciliare l’essere performer di burlesque con il tuo ruolo di mamma?

“Questo dipende da il tipo di rapporto che si ha con i propri figli; nella mia famiglia c'è molta comunicazione ed il messaggio che è sempre passato in casa mia sul burlesque è sempre stato quello di una forma d'arte come può essere quello dell'attore. Come qualsiasi altra forma di lavoro resta la gestione dei figli nei momenti che non ci sei ma qui il vantaggio è che se non si tratta di bimbi piccoli puoi portarli a teatro”.

Da cosa prendi spunto per la preparazione di un numero?

“Da qualsiasi cosa, film, musica, un costume … spesso incide il mio stato d'animo del momento”.

Oltre che performer sei imprenditrice e da sette anni organizzi il “Chez Nous Burlesque Festival” che quest’anno si svolgerà in due diverse giornate, il 10 a Roma e l’11 maggio a Castro dei Volsci.

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SPETTACOLO

SPETTACOLO

“La voglia di realizzare il festival nasce dal fatto che non ci sono molti spazi per fare burlesque, bisogna crearli perché girano attorno a questo tipo di spettacolo molti luoghi comuni, come quando vien detto che in fondo in fondo "è uno spogliarello". Quindi le ragazze che vogliono fare pratica e fare palco hanno diverse difficoltà in quanto molti hanno timore ad accogliere il burlesque nei propri locali. Per questo motivo di solito nascono i festival, per dare voce e spazio al burlesque, perché il burlesque è una cosa più seria di un semplice spogliarello. Quest' anno siamo alla 7a edizione ed è sempre un successo; apriremo la serata di Gala a Roma presso il Ristorante Teatro Primo Piano, con grandi ospiti di rilievo nel settore, una cena con spettacolo e musica dal vivo per poi proseguire il giorno seguente con la vera e propria gara che si terrà a Castro dei Volsci presso il teatro comunale Gassman, ospiti di Gianni Afola, fan sfegatato del Burlesque! 11 concorrenti si sfideran2no a colpi di bump's and grind per decretare la Queen dell’ edizione 2024.

Ci saranno performer di grido?

“Si esibirà Freaky Candy che è anche la madrina del festival, una performer riconosciuta nel mondo per la sua bravura ed attivista contro la discriminazione di genere; Miss Adelaide performer internazionale e riconosciuta soprattutto per la sua presenza su Rai2 insieme a De Martino per il programma ‘Bar Stella’; Lala L'more, performer finlandese e produttrice di spettacoli in Finlandia e tanti altri ospiti del panorama burlesque”.

Nella nostra città ci sono pochi teatri ove viene rappresentato il burlesque. Secondo te per quale ragione?

“Il burlesque è di nicchia, abbraccia una fascia di età intorno ai 50; il motivo è che i più giovani non hanno molta familiarità con la femminilità adulta che spesso viene fraintesa; per questo motivo l'interessamento è vincolato ad una fascia di età over e per questi stessi motivi non si fanno molti spettacoli a teatro perché si impiega molta fatica per portare molto pubblico per cui si rappresenta in teatri o sale più piccole”. Prossimi progetti?

“Tanti, l'estate mi porta sempre a viaggiare e conoscere nuove realtà, è il momento in cui vado a curiosare per rendermi conto di cosa succede all'estero e come funziona il burlesque fuori dal nostro Paese”.

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Miss Adelaide Lala L'more

VIP4PADEL

NEL CAST DUE MENTALISTI RIVELAZIONE DELLA PRIMA STAGIONE

Parte col botto la prima edizione del fortunatissimo Vip4Padel, in prima serata tutti i giovedì alle 20.30 in esclusiva per Sportitalia, il nuovo programma talent sportivo condotto da Anthony Peth uno dei volti più amati del piccolo schermo. Si tratta di una produzione inedita targata N&M Management, casa di produzione di Mariaraffaella Napolitano, per la regia di Il padel sta avendo una crescita sorprendente in Italia e nel mondo, tanto da far breccia nel cuore di tante celebrità, ma anche persone comuni che vogliono semplicemente tenersi in forma e che ripongono nel Padel la loro continua fama di sfide ed agonismo.

Nel cast di questa inedita edizione ci sono: da Matilde Brandi , showgirl e ballerina, Lucilla Agosti e Sabrina Bambi conduttrici radiofoniche di R101, Milena Miconi attrice e showgirl, Garrison Rochelle ballerino coreografo, Amedeo Goria giornalista sportivo, Fabio Di Dario comico di Zelig, e Filippo Roma del talk show “Le Iene”. Insieme al Vip, un istruttore di padel, un sindaco, i mentalisti Pasquale Buonanno e Daniele Losquadro , che si sono fatti subito notare. Due personaggi originali che sono subito entrati nel cuore degli italiani, da sempre il mentalismo affascina il grande pubblico, in questa trasmissione il loro compito non è solo quello di giocatori ma anche di veri intrattenitori, con la loro particolarità hanno lasciato una singolare performance, semplice ma sempre coinvolgente. Li abbiamo incontrati per scorpire trucchi e aneddoti del dietro le quinte attraverso loro due.. Prima di tutto come nasce la vostra coppia di mentalisti?

“La nostra coppia di mentalisti è nata da una combinazione di abilità individuali e una forte intesa artistica oltre che mentale! Ci siamo incontrati durante L'accademia del Mentalismo a Milano dove abbiamo scoperto di avere molte affinità nel mondo della mentalismo e non solo! Da lì è nata la nostra collaborazione che ha portato alla nascita dell'unico duo di Mentalismo in Italia e poi della nostra società Imperium Group. Arrivare in tv è un traguardo che sognavamo da tempo, ma non ci aspettavamo di raggiungerlo così presto. È stato un grande onore e una grande emozione poter condividere le nostre abilità con un pubblico così vasto e variegato”. Raccontateci qualcosa della vostra esperienza sul set... “Lavorare sul set di un programma televisivo è stata un'esperienza incredibile e stimolante. Ci siamo trovati a lavorare con un team professionale e competente che ci ha supportato in ogni fase del processo. È stato davvero emozionante poter portare le nostre performance sul piccolo schermo e vedere le reazioni del pubblico”.

TELEVISIONE
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STORIE DI RADIO

GIGI MARZIALI

C INQUANT ’ ANNI DI GLORIA PER UNO DEI MITICI CONDUTTORI R AI

Lo si può tranquillamente definire il padre dei conduttori radiofonici. Il suo avvio è avvenuto in Rai nel lontano 1971, ai tempi del monopolio. Ci è rimasto per molti anni e ha ricoperto anche incarichi di responsabilità di rete

Quando si nomina Gigi Marziali, il suo nome viene automaticamente associato ad uno dei programmi cult della storia radiofonica, quale

“Supersonic”, che è stato un po' un apripista alle varie trasmissioni che si sentono ancora oggi in radio. Ciò che rende ancora più grande questo personaggio, è la disponibilità, la simpatia e l'umanità verso gli altri, merce rara per chi gravita in un mondo assai complicato come quello appunto dello spettacolo. Classe 1938, la voce è rimasta sempre quella degli esordi. Gigi è uno che sorprende sempre. Da giovane ha fatto anche il dj.

Gigi, ti ricordi la data del tuo inizio in radio?

“La data precisa no, ma ricordo che correva il 1971. Fino al 1977 ho condotto il programma storico 'Supersonic' insieme ad altri colleghi. Poi è stato cancellato insieme ad 'Alto Gradimento' dal direttore di allora, un classico in Rai!”.

Quando ti capita di parlare con delle persone, hai potuto appurare che “Supersonic” è ancora nella memoria della gente?

“Certamente, soprattutto sui social. Ho scoperto che sui social esiste un 'Supersonic Fan Club' e quindi c'è ancora un interesse remoto. Nei giovani non c'è più la memoria di questo programma, ma è passato alla storia con un indice di gradimento con una media giornaliera di cinque milioni di ascoltatori. Una cosa pazzesca per quei tempi”.

Perché il programma ebbe tanto successo?

“In origine doveva nascere come uno di quei programmi consueti prodotti dalla Rai. Invece per un'iniziativa di un funzionario coraggioso, si pensò di fare un tipo di conduzione vicina come stile a Radio Lussemburgo. Quindi brani con tanto parlato e contatti con gli ascoltatori. Ricordo che inaugurammo il famoso sfumino, che consentiva di parlare abbassando il livello della musica. All'epoca fu tutta una novità tecnica che non era mai stata adottata e che oggi è ampiamente superata. Mandammo musica e tramettemmo allegria, un po' quello che si fa tutt'ora. Arrivarono anche tantissime lettere degli ascoltatori che ci richiedevano brani. Abbiamo insomma, senza volerlo, aperto la strada a quella che poi è stata la normale conduzione degli anni a venire”. Com'è il tuo rapporto con i social? Hai dimestichezza?

“Tramite mia nipote che mi ha fatto aprire un account su Facebook, ho ritrovato tutto un mondo che ho lasciato quando ho smesso di lavorare. Ecco che mi sono riagganciato ai ricordi ed è stata una bella esperienza”.

Dopo la fortunata parentesi con 'Supersonic', cosa è arrivato?

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“Sono rimasto sempre in Rai e ho condotto tante altre trasmissioni interessanti, tipo su Stereo Uno 'Combinazione Suono'. Negli anni mi è stato affidato anche un importante incarico a livello di direzione per Radio Due, dopo che è uscito di scena lo storico Maurizio Riganti. Ho così gestito con soddisfazione per qualche anno Radio Due. Ho avuto l'occasione di lavorare con personaggi davvero validi”. Andando ancora indietro, com'è avvenuto l'aggancio con il mondo radiofonico?

“Da buona bilancia, da sempre ho avuto una predisposizione artistica e volevo lavorare in questo campo fin da giovanissimo. Frequentai durante i tempi dell'università l'Accademia di Arte Drammatica Silvio D'Amico. Correva un anno caldo, il 1968. Contestammo i metodi di recitazione di Orazio Costa. Occupammo così l'Accademia finché non ci buttarono fuori. Ebbi in seguito una piccola esperienza di teatro autogestito. Non riscosse però successo. Ad un certo punto la Rai indisse un concorso per annunciatori e presentatori a Firenze. Mi presentai con pochissime speranze, in quanto non avevo appoggi importanti. La mia fortuna fu che Andrea Camilleri, con il quale avevo avuto la precedente esperienza teatrale, in quel momento era un regista interno Rai. Fu messo in commissione e mi dette così una mano. Dopo un corso, iniziai così in Rai come annunciatore, fino ad arrivare a condurre 'Supersonic'

nel 1971 come già detto. Questa in breve la mia storia”.

Oltre alla Rai, hai avuto occasione di lavorare anche per il privato?

“Ricevetti una proposta anche da RTL 102.5 durante gli anni '90. Non mi sono però trovato a mio agio e ho lasciato. Oggi sono in pensione e ho una figlia che lavora al Tg2 che ha sposato un giornalista che lavora per Radio Uno. In un certo senso sono rimasto collegato con la Rai”. Colleghi con i quali ti sei trovato particolarmente bene?

“Mi sono trovato bene con tutti. Sono andato al microfono con molti conduttori. Mi ha colpito molto un giornalista musicale che è scomparso, di nome Giuseppe Caporale. Facemmo insieme 'Radio Due Master', basato sui concerti acquistati dalla Rai. Il programma andò avanti per molto tempo e di questa collaborazione così intensa, conservo ancora oggi un bel ricordo”.

Hai accettato l'evoluzione della radio con tutta la sua sovraesposizione sui social e in tv con la radiovisione? Sei ancora della vecchia scuola, per cui la radio debba essere mistero?

“Rispondo con il titolo di un pezzo famoso 'Video killed the radio star' dei Buggles. Fu un segnale e da noi il tutto si è realizzato molti anni dopo. La radio conserva il suo fascino nel momento in cui rimane solo una voce e lascia lavorare la mente di un ascoltatore nella sua immaginazione”.

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VIGNETTANDO

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MUSICA

JP VOCAL STUDIO ACADEMY

UNA NUOVA SEDE A ROMA PER LA VOCAL COACH JOHANNA PEZONE

Con grande entusiasmo la Vocal Coach Johanna Pezone annuncia importanti novità per la sua accademia. Dopo anni di successi e di formazione di talentuosi cantanti, Johanna ha deciso di aprire una nuova sede e di dare una rinfrescata allo stile della sua accademia.

La nuova sede dal nome JP Vocal Studio Academy oltre a Tivoli, la potrete trovare nel cuore della città di Roma (zona Stazione Tiburtina) ed offre un ambiente moderno e accogliente, pensato per fornire agli studenti un'esperienza di apprendimento ancora più stimolante. Le aule sono state progettate tenendo conto delle esigenze specifiche dei cantanti, fornendo spazi acusticamente ottimizzati e dotati di attrezzature all'avanguardia. Ma non è solo l'aspetto fisico ad essere stato rinnovato. La Vocal Coach Johanna Pezone ha anche sviluppato un nuovo approccio didattico basato sulle ultime ricerche nel campo della pedagogia vocale. Grazie alla sua vasta esperienza e alla sua passione per l'insegnamento, Johanna è riuscita a creare un metodo innovativo VPA che permette agli studenti di sviluppare al meglio le proprie capacità vocali. "La voce è uno strumento unico e meraviglioso, e ogni persona ha il potenziale per esprimersi attraverso di essa", afferma la Vocal Coach Johanna Pezone. "Sono felice di poter offrire ai miei studenti un ambiente e un metodo di insegnamento che li aiuterà a scoprire e a sviluppare appieno il loro talento".

La nuova accademia offre una vasta gamma di corsi, adatti a cantanti di tutti i livelli e di tutte le età. Dai corsi base per chi è alle prime armi nel mondo della musica, ai corsi avanzati per coloro che desiderano perfezionare la propria tecnica e affinare il proprio stile. Inoltre, Johanna ha previsto anche workshop e masterclass con ospiti speciali, per offrire agli studenti la possibilità di imparare da professionisti affermati nel settore.

Con queste nuove iniziative, la Vocal Coach Johanna Pezone si conferma una figura di spicco nel panorama dell'insegnamento della musica in Italia. La sua passione, la sua competenza e la sua dedizione nel formare nuovi talenti sono un vero punto di riferimento per tutti coloro che desiderano coltivare la propria voce e realizzare i propri sogni nel mondo della musica.

Se sei interessato a scoprire di più sull'accademia della Vocal Coach Johanna Pezone e sui suoi corsi, contatta direttamente il suo team per ricevere tutte le informazioni necessarie.

Info: 375 7445664

Sede di Roma

Via Tancredi Cartella 63

Sede di Tivoli

Via Eugenio Tognazzi 1

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IL 9 GIUGNO A MONZA IL GRANDE EVENTO DEDICATO AI BASSOTTI E NON SOLO

60 EVENTI
LIBERO
& TEMPO

E’ la marcia podistica più curiosa al mondo, dove al posto del “fiatone” degli atleti si ascolta un simpaticissimo “bau bau”. Si svolge ogni anno a Monza e ha come protagonisti i cani bassotti e non solo. Si chiama la StraBassotti e l’edizione 2024 si svolgerà il 9 giugno al Parco di Monza. Il successo sempre più crescente è merito dell’associazione che la organizza: Cuor di Pelo. Lo scorso anno si sono registrati più di 3000 partecipanti provenienti dall’Italia e dall’estero con bassotti al seguito. Anzi, sono i bassotti che trascinano con sé i propri umani a percorrere i 3 chilometri del percorso.

La StraBassotti ormai è un appuntamento fisso, non solo per migliaia di appassionati della razza, ma un evento che coinvolge tutti gli amanti degli animali e non solo. Uno spettacolo unico al mondo che stupisce ed emoziona partecipanti e visitatori, che vedono sfilare migliaia di simpatici bassotti tutti uniti all’insegna della solidarietà. Eh sì, perché il ricavato della manifestazione, frutto della quota di partecipazione, va a sostegno dell’Associazione Cuor di Pelo per tutte le sue iniziative benefiche, che sono principalmente quelle di sfamare, curare e trovare casa a cani e gatti che vengono soccorsi ogni giorno perché abbandonati o in difficoltà.

Di contorno alla StraBassotti, oltre alla possibilità di visitare una bellissima città come Monza, non mancheranno le attività di intrattenimento cinofilo con giochi gestiti da My Dog’s Team, l’accompagnamento musicale del corpo bandistico di Villasanta (MB) e tante altre sorprese in via di organizzazione.

L’evento, patrocinato dal Comune, consiste in una camminata ad andatura normale con il proprio bassotto che andrà tenuto tassativamente al guinzaglio attraverso un percorso pianeggiante di circa 3 chilometri all’interno del Parco di Monza con partenza e arrivo in Viale Mirabello. Ovviamente possono partecipare anche persone diversamente abili in compagnia dei loro bassotti. Durante la manifestazione saranno presenti: il presidio veterinario della Clinica Veterinaria di Castronno, un’ambulanza veterinaria di Ambulanze Veterinarie ODV e un’automedica. La partecipazione è aperta anche a cani di altre razze e meticci.

Chi è interessato a partecipare alla StraBassotti può presentarsi direttamente all’interno del Parco di Monza domenica 9 giugno 2024 dalle 8.30 alle 11 iscrivendosi presso lo stand dell’Associazione Cuor di Pelo. La quota di partecipazione-donazione è di 23 euro per ogni “umano” partecipante indipendentemente da quanti bassotti accompagna. Una cifra utile per regalarsi, per sé e per il proprio amico a quattro zampe, una giornata diversa, divertente e per compiere un gesto di cuore a supporto degli animali in difficoltà. Dunque, il 9 giugno tutti a Monza per la StraBassotti. E chi non ha un cane? Può andarci lo stesso a guardare la manifestazione e ad ammirare Monza e il suo hinterland brianzolo.

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CLARA GUGGIARI

L A CAMPIONESSA DI FITNESS

TRA PALESTRA E TEMPO LIBERO

Ritroviamo sulle nostre pagine la bellissima campionessa di fitness Clara Guggiari...

Benvenuta su GP Magazine. Oggi vogliamo sapere qualcosa in più di te oltre il tuo lavoro in palestra, cosa fa nel tempo libero?

Salve a tutti, amo fare delle lunghe passeggiate nel verde o stare semplicemente tra la natura, con i miei cavalli e sperando sempre in una bella giornata di sole!

II
FASHION

Fai sempre sport all'aperto? E cosa indossi?

Beh, sono una comune persona anche io e come tutti uso delle tute ma con la differenza di abbinarci sopra sempre dei toppini con colori cangianti, soprattutto in estate, e pantaloncini aderenti...

Che outfit usi durante il tuo tempo libero?

Come ho sempre detto amo il colore perché mi mette di buon umore. Quindi capelli rigorosamente biondi e luminosi, unghie e abiti colorati, perché così sia d'inverno che d'estate cerco di far risplendere il sole che è in me anche quando fuori non c'è!

III

FASHION

Grazie Clara di aver condiviso con noi questo aspetto più libero di te, ci ritroviamo al più presto e buone passeggiate!

Grazie a voi e sono lieta di aver passato un po' di tempo in compagnia. Buona primavera dalla vostra Clara!

© Foto di Melissa Fusari

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