
1 minute read
In ricordo di Alessandro D’Alatri
di Gianni Cipriani @gdspettacolo
Alessandro D’Alatri non è stato solo un grande sceneggiatore, regista e uomo di cultura. È stato soprattutto una gran brava persona, dai modi semplici e afabile.
Advertisement
Averlo conosciuto è stato un piacere e anche un onore e la notizia della sua scomparsa per me, che non sapevo della sua malattia, è stata un vero dolore. Nelle settimane scorse, giustamente, di D’Alatri si sono dette molte cose e tutte opportune. Si è parlato di suoi flm come Americano Rosso e “La Febbre”, delle fction tv come “I bastardi di Pizzofalcone”, “Il Commissario Ricciardi” e “Il Professore. Senza dimenticare i brillanti e divertenti spot pubblicitari come quello per la Tim o le sue attività teatrali.
A me piace ricordarlo da due angolature diverse. La prima è il suo flm “Sul mare”, che D’Alatri ha scritto e diretto sulla base di un libro di Anna Pavignano: era il 2010 (o forse 2011) ed ero stato invitato a partecipare ad una iniziativa alla Casa del Cinema di Roma dove era stata organizzata una proiezione del flm seguita da un incontro con il regista.
Di D’Alatri, confesso, sapevo poco. Ma quel flm, che pochi hanno ricordato, mi aveva colpito. Non sono un critico cinematografo ma la mia impressione era stata quella di avere di fronte un gioiellino, con una fotografa straordinaria, una storia molto bella e, sotto alcuni aspetti toccante. La storia di un amore complicato e di una morte sul lavoro. Un flm che, credo, risulti attuale anche adesso e sarebbe bello che fosse riproposto.
Con D’Alatri poi scoprimmo di avere un interesse comune: io scrittore di libri su terrorismo e servizi segreti e lui che aveva seguito e conosceva a perfezione tutti i ‘misteri d’Italia’. Tanto che mi chiese di organizzare un incontro con il senatore Flamigni, un parlamentare che ha realizzato un importante centro di documentazione su stagi, mafa e terrorismo e che io conoscevo molto bene.
Così tutte le volte che l’ho visto da allora in poi, un po’ abbiamo parlato di cinema e di teatro, un po’ di politica e di tutte queste altre storie. Conversazioni per me davvero piacevoli.
Si dice che di chi non c’è più se ne parla bene solo dopo la morte. Di Alessandro D’Alatri ne ho sempre parlato bene da vivo. E nel mio piccolo cercherò di dare il mio contributo perché la sua opera non sia dimenticata. Il cinema, il teatro e la cultura gli devono riconoscenza.