

Periodico Trimestrale Gratuito di divulgazione Medico Scientifica
SETTEMBRE 2022 ANNO 7 N. 3
Come liberarsi delle fake news sulla prevenzione vaccinale C. Barbati
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Hanno collaborato a questo numero:
Chiara Barbati
Giornalista
La testata MTD - More Than Drug è registrata presso il Tribunale di Napoli - reg. n° 49 del 17 ottobre 2016
Come liberarsi delle fake news sulla prevenzione vaccinale
Chiara Barbati GiornalistaIgnorati, bistrattati, talvolta addirittura infamati, i farmaci più famosi della storia, negli ultimi tempi, non se la stanno passando bene. I vaccini, in quanto farmaci per la prevenzione delle più svariate malattie, sono stati spesso protagonisti del fenomeno delle fake news, che ha contribuito ad alimentarne la paura infondata.
Forse la loro natura preventiva invece che curativa insospettisce un’opinione pubblica che non ha esperienza diretta delle malattie più gravi, proprio grazie all’esistenza dei vaccini, e la cui percezione influenza anche le decisioni in merito alla salute. I vaccini, però, restano farmaci salvavita di cui non possiamo fare a meno. E per questo una corretta informazione e un’adeguata formazione della popolazione sono fondamentali per la salvaguardia della salute pubblica.

La storia dei vaccini
È stata il vaiolo la prima terribile malattia che ha stimolato la ricerca scientifica fino alla rea lizzazione di un metodo che prevenisse l’infezione di un male incurabile. Ma la consapevo lezza di una sorta d’immunizzazione derivante da una precedente infezione è molto più antica di quella scoperta di fine Settecento. Risalgono all’antica Grecia, infatti, le prime tracce di un’osservazione di questo tipo.

Durante un’epidemia di peste che coinvolse Atene nel 430 a.C., lo storico Tucidide osservava che le poche persone che erano riuscite a guarire, non si ammalavano nuovamente. Intorno all’anno 1000 d.C., poi, tra India e Cina fu sviluppata una tecnica poi usata per molti secoli: la variolizzazione. Il vaiolo, allora, era una delle più gravi epidemie che tornavano ciclica mente, uccidendo moltissime persone. La pratica consisteva nell’estrazione di materiale infettivo proveniente dalle pustole di un malato di vaiolo lieve o in via di guarigione, e nel suo innesto sotto pelle alle persone sane affinché esse si contagiassero. Superata l’infezione, i sog getti che avevano ricevuto tale trattamento risultavano immuni anche alle forme più gravi della malattia.
La variolizzazione è una sorta di antenata delle vaccinazioni moderne, dalle quali differisce per molti aspetti. Eppure, è fondamentale parlarne e confrontarla con l’atteggiamento contemporaneo riservato ai vaccini. All’epoca, le epidemie di malattie mortali erano molto frequenti, e la medicina non disponeva dei mezzi per curare le persone. L’idea di entrare in contatto con materiale organico infetto senza la possibilità di controllare il decorso dell’infe zione, rappresentava un pericolo calcolato a confronto con quello molto più imminente di morire di peste o di vaiolo. Oggi, che le malattie non ci circondano più come allora proprio
grazie alla presenza dei vaccini, talvolta si tende a dimenticarne l’importanza, sebbene senza di essi tante gravissime malattie mieterebbero, ancora oggi, tantissime vittime. La scoperta della vera e propria tecnica della vaccinazione risale al 1796 in seguito al lavoro svolto da un medico di campagna britannico, Edward Jenner, che osservò un particolare fenomeno. All’epoca, il vaiolo uccideva migliaia di persone ogni anno, ma egli notò che i contadini che avevano contratto, stando al contatto con il bestiame, il vaiolo bovino (di gran lunga meno grave di quello umano), risultavano immuni all’infezione del vaiolo umano. La prima iniezione di materiale organico infetto prelevato da una donna affetta da vaiolo bovino, fu iniettato a un bambino di 8 anni, che sviluppò l’immunità al vaiolo umano. La sua scoperta portò, nel 1840, a un obbligo di vaccinazione per tutta la popolazione, giun- gendo infine a un’eradicazione della malattia. È stato grazie all’intuizione di Jenner che nacque il concetto di prevenzione e che, nel corso del XIX secolo, si sviluppò l’immunologia.

La genesi delle fake news sui vaccini
Dalla vaccinazione per il vaiolo ad oggi sono state sviluppate e debellate moltissime malattie. Dalla scoperta di Jenner sono state tentate, talvolta con successo talvolta con meno, vac cini contro tubercolosi, rabbia, difterite, poliomielite e tante altre malattie in molti casi mor tali. Eppure, sebbene i progressi della scienza abbiano reso le tecnologie mediche sempre più sicure e controllate, i sospetti e i timori rivolti nei confronti delle vaccinazioni non sono mai terminati.

Si tende a credere che i primi dubbi dell’opinione pubblica sulla sicurezza e sull’efficacia dei vaccini risalga a poche decine di anni fa, quando una grande fake news relativa a una presunta – e poi smentita – correlazione tra vaccini infantili e insorgenza dell’autismo si fece largo in tutto il mondo. In realtà, però, fin dall’epoca di Edward Jenner la vaccinazione è stata oggetto di sospetti e opposizioni.
All’inizio, non si trattava quasi mai di timori sull’efficacia dei vaccini – le malattie che preve nivano facevano sicuramente molta più paura – ma di questioni di carattere ideologico. Per esempio, veniva questionato l’inserimento di materia di origine animale all’interno del corpo umano, andando contro i principi di superiorità dell’essere umano rispetto ad altre specie, oppure motivazioni religiose che vedevano nella medicina una sorta di interferenza con il corso del destino. Non c’è voluto molto, però, perché le motivazioni che spingevano le persone a opporsi alle vaccinazioni risultassero simili a quelle contemporanee. Il movimento degli antivaccinisti britannici, per esempio, ottenne l’eliminazione dell’obbligo vaccinale nel 1863, perché consideravano la vaccinazione inutile e dannosa e il suo obbligo una violazione delle libertà personali di ciascun cittadino. Una storia, insomma, che si ripete da duecento anni. Anche negli Stati Uniti, nei primi anni del 1900, nacquero alcune associa zioni antivacciniste, anch’esse basate sull’infondata convinzione della pericolosità del vacci no.
La fake news più famosa di tutte, però, riguarda la nostra contemporaneità e uno studio, poi smentito, del 1998. L’ex medico Andrew Wakefield pubblicò su Lancet uno studio in cui sosteneva una correlazione tra il vaccino trivalente utilizzato per prevenire morbillo, paroti-
te e rosolia nei bambini, e alcune malattie intestinali, fino poi a sostenere una correlazione anche con l’insorgenza dell’autismo. A causa di quell’articolo, si è registrato un notevole calo delle vaccinazioni sia nel Regno Unito sia in altri Paesi. La conseguenza più grave è stata un aumento dell’insorgenza del morbillo e un incremento delle complicanze gravi della malattia.


In seguito alla pubblicazione delle teorie di Wakefield, numerose ricerche scientifiche le hanno smentite. Nel 2014, inoltre, per fugare ogni dubbio, è stata condotta una ricerca [1] che ha dimostrato che l’autismo ha origine a partire da alcune alterazioni geniche congeni te e prenatali. Insomma, non è possibile una correlazione con i vaccini. Eppure, nonostante tutto, la ritrosia nei confronti dei vaccini persiste. È questo, purtroppo, il potere delle fake news. Hanno la capacità di persistere anche una volta smentite, poiché alimentano la paura e il sospetto nella popolazione, che non si sente mai al sicuro.
Come liberarsi delle fake news sulla prevenzione vaccinale
Purtroppo, alla diffusione delle fake news in ambito vaccinale contribuiscono anche altri fattori, che rendono il fenomeno ancora più difficile da contrastare. La comunicazione isti tuzionale, che dovrebbe essere sincera e formale, è spesso confusa e ha la tendenza a rassi curare o spaventare la popolazione, a seconda dei casi. Una grande opera di recupero dell’immagine pubblica sarebbe necessaria per rendere la voce delle istituzioni politiche e sanitarie più autorevoli in fatto di salute. Un approfondimento sulla disastrosa comunica zione istituzionale durante la pandemia da Covid-19 è presente nel numero 4 anno 6 Dicembre 2021 di MTD: “L’altra faccia della pandemia: la comunicazione sanitaria in epoca Covid-19”.
Il secondo grave fattore che alimenta le fake news in ambito vaccinale è la stampa. Un certo tipo di giornalismo votato al sensazionalismo e più interessato, a causa delle logiche di mercato, ai click e alle reazioni invece che a una corretta informazione, alimenta senza pietà il fenomeno delle fake news, non preoccupandosi delle ripercussioni in cui si può incorrere in termini di Salute Pubblica.
Per questo, l’unico modo per riuscire a informarsi correttamente e per imparare a orientarsi all’interno dell’immenso e non sempre affidabile mondo informativo, è imparare a selezionare le fonti.
Le fonti autorevoli e attendibili sono quelle che riportano fatti e citano studi comprovati, sono quelle che fanno riferimento a dati concreti e sostengono le proprie tesi con argomen tazioni affidabili. Sono quelle che si servono della consulenza dei professionisti dell’ambito sanitario, i quali non esprimono mai le proprie opinioni personali, ma restano sempre obiettivi. La comunicazione sulla salute e, più in particolare, sulla prevenzione vaccinale è sempre stata delicata, ma mai tanto come oggi. Per questo, la scelta delle fonti è fondamen tale per assicurarsi di avere tutte le informazioni corrette necessarie a prendere le decisioni in merito alla propria salute.
Bibliografia e sitografia

[1] Demicheli V, Rivetti A, Debalini M, Di Pietrantonj C. Vaccines for measles, mumps and rubella in children. Cochrane Database Syst Rev (2012) 19(4):CD004407. doi:10.1002/14651858.CD004407.pub3



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