Gestor News agosto 2025

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Sommario

03.

Gestor: risultati, nuove opportunità e investimenti per un futuro condiviso

07. Assemblea dei Soci 2025

11. FOCUS

Rifugi del Trentino, dove il cielo incontra la terra

14. FOCUS

Turismo in Trentino: record di presenze nell’ultima stagione invernale

16. INTERVISTA

Overtourism in montagna, uno dei problemi è la viabilità

25. FOCUS

Il Trentino verso le Olimpiadi invernali 2026, un’occasione unica per il territorio

29. INTERVISTA

Al ristorante “da Silvio” l’arte totale di Schweizer

35. INTERVISTA

I trent’anni dell’hotel Margherita di Rumo

39. IL PRODOTTO

Il miele, oro liquido tra natura, storia e gusto

42. LA RICETTA

Filetto di maiale glassato al miele e senape

44. LA RICETTA

Verdure al forno glassate al miele e balsamico

Anno XII

N. 2 agosto 20253

Quadrimestrale della Cooperativa GESTOR

Via Kufstein, 13 - 38121 Trento (TN)

Tel. 0461 826506

www.gestor.it – info@gestor.it

Direttore Responsabile: Giustino Basso

Registrazione n. 1358 7 maggio 2008 del registro stampa del Tribunale di Trento

Realizzazione e stampa: Litografica Editrice Saturnia - Trento

In copertina: Schweizer, R. (1977) La scala di Giacobbe, Catalogo Elettra

Gestor: risultati, nuove opportunità e investimenti per un futuro condiviso

Guardare avanti con fiducia, forti dei traguardi raggiunti

Cari Soci,

i numeri della semestrale approvata a giugno parlano chiaro: +20% rispetto al primo semestre del 2024. Un risultato importante, che conferma la bontà del percorso intrapreso e che ci permette di guardare con fiducia al raggiungimento dell’obiettivo fissato a inizio anno, ossia i 90 milioni di euro di ricavi. Un traguardo ambizioso, ma oggi decisamente alla nostra portata.

Dietro questi risultati, che testimoniano la solidità del nostro modello e la capacità di essere competitivi in uno scenario in continuo mutamento, ci sono il lavoro quotidiano, la determinazione e la visione dei Soci. La nostra Cooperativa continua a crescere e radicarsi con forza, in particolare sul territorio trentino, per merito anche dei nostri consulenti, che con professionalità e continuità hanno accompagnato e continuano ad accompagnare sia lo sviluppo dei soci storici che l’ingresso di nuove realtà imprenditoriali.

Proprio in quest’ottica di apertura e accoglienza, una delle novità più significative dell’ultimo periodo è stata l’introduzione della figura dell’Affiliato: una nuova modalità di ingresso nel nostro sistema cooperativo, pensata per avvicinare con maggiore facilità le imprese interessate a condividere il nostro modello. Un iter più snello, meno impegnativo dal punto di vista economico, ma che non rinuncia a garantire serietà e solidità. Al termine di tre esercizi, l’affiliato avrà l’opportunità di diventare Socio a pieno titolo, dopo aver

conosciuto da vicino i valori, le dinamiche e i principi che animano Gestor. È un passo in avanti importante, che ci permetterà di essere ancora più inclusivi, dinamici e attrattivi, senza mai perdere di vista la coerenza con la nostra identità cooperativa. Un’evoluzione che guarda al futuro, ma con radici ben salde nei valori che ci guidano da sempre.

Parallelamente, stiamo lavorando per rafforzare ulteriormente la nostra struttura, consapevoli che la crescita necessita di risorse adeguate. Uno degli obiettivi organizzativi più rilevanti per i prossimi mesi sarà proprio il potenziamento del nostro gruppo di lavoro, con l’inserimento di nuove figure professionali sia sul territorio che negli uffici, in particolare nell’area commerciale.

GIANNI PANGRAZZI Direttore

Concludo ringraziando ognuno di voi Soci per il contributo che offre alla crescita della nostra Cooperativa. I risultati fin qui raggiunti sono frutto di un impegno collettivo che ci rende orgogliosi e ci dà

slancio per i prossimi passi. Continuiamo su questa strada, con concretezza e visione.

Un caro saluto e buon lavoro a tutti.

UN GRANDE BENVENUTO

alle strutture che negli ultimi mesi hanno aderito a !

Active Hotel Rosat Predazzo (TN)

Alchimia WellResort Comano Terme (TN)

Appartamenti Miriam Vermiglio (TN)

Bar La Base Riva del Garda (TN)

Casa Orchidea Torri del Benaco (VR)

Dolomites Geyser Restaurant Apres Ski

San Giovanni di Fassa - Sen Jan (TN)

Hotel Ai Pini San Giovanni di Fassa (TN)

Hotel Baia Azzurra Arco (TN)

Hotel La Perla Canazei (TN)

Hotel Milleluci Aosta (AO)

Hotel Montanara Predazzo (TN)

Hotel Nordik Andalo (TN)

Hotel Polsa Polsa (TN)

Hotel Salvadori Mezzana (TN)

Malga Bassa Pellizzano (TN)

Residence Au Coeur De Neiges Courmayeur (AO)

Rifugio Contrin

Sen Jan di Fassa (TN)

Ristorante Eat&Roll Predazzo (TN)

Ristorante Palla di Neve Vermiglio (TN)

Ristorante Pizzeria Bouganville Trento (TN)

Ristorante Pizzeria l’Ora Riva del Garda (TN)

Foto di Alev Takil su Unsplash

Assemblea dei Soci 2025

Un

momento di crescita e di condivisione

Cari soci,

desidero condividere con voi, anche attraverso le pagine del nostro GestorNews, alcune riflessioni sull’Assemblea Ordinaria e Straordinaria che si è tenuta lo scorso 11 giugno presso le Cantine Ferrari. È stato un momento importante e molto partecipato, e voglio innanzitutto ringraziare tutti voi per la vostra presenza attiva, il vostro spirito costruttivo e la vostra fiducia.

Un bilancio che conferma solidità e valore

L’approvazione del bilancio d’esercizio 2024, avvenuta all’unanimità, ha confermato ancora una volta l’ottimo stato di salute della nostra Cooperativa: oltre 75 milioni di euro di ricavi, un utile netto superiore a 460.000 euro interamente portato a riserva e quasi 1,5 milioni di euro retrocessi ai Soci. Sono numeri che parlano da soli e che dimostrano quanto il nostro modello sia in grado di creare valore reale, condiviso e sostenibile. Inoltre, anche i dati del primo semestre 2025, con un +20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ci fanno guardare con ottimismo e fiducia al futuro.

Conferme importanti nel Consiglio

L’Assemblea è stata anche occasione per il rinnovo di quattro cariche consiliari in scadenza. Con grande piacere vi comunico che i Consiglieri uscenti – Alberto Bertolini, Nicola Molignoni, Sandro Sartori e

tutti riconfermati. Un segnale forte di continuità e di fiducia nel lavoro che il Consiglio sta portando avanti con coerenza, trasparenza e determinazione.

Più valore alla partecipazione: l’aumento gratuito del capitale

Tra i punti approvati, abbiamo anche deliberato un nuovo aumento gratuito del capitale sociale, il secondo in pochi anni, che porta il valore della quota da 929,50 euro a 1.100,00 euro. È un gesto concreto con cui intendiamo valorizzare il ruolo di ogni Socio all’interno della Cooperativa, rafforzandone la partecipazione patrimoniale.

Marco Treccani – sono stati
DANILO MORESCO Presidente

Nasce la figura dell’“Affiliato”: una nuova porta di ingresso nel nostro mondo

Nella parte Straordinaria dell’Assemblea, alla presenza della Notaio Dott.ssa Patrizia Pagano, è stata approvata una modifica importante del nostro Statuto: l’introduzione della figura dell’“Affiliato”. Si tratta di un nuovo status pensato per accogliere, in maniera graduale e strutturata, le realtà imprenditoriali che desiderano entrare nel nostro sistema. Un percorso di tre esercizi commerciali che conduce alla piena adesione, nel segno della coerenza con i valori di Gestor, della meritocrazia e della partecipazione.

È un passo che guarda avanti, che apre nuove opportunità e che rafforza il nostro modello cooperativo, rendendolo ancora più inclusivo e dinamico.

Concludo questo resoconto rinnovando il mio ringraziamento a tutti i Soci che hanno partecipato all’Assemblea, e anche a coloro che, pur non potendo essere presenti, continuano a dimostrare il loro sostegno e il loro impegno per la nostra Cooperativa. Il vostro contributo – in qualsiasi forma – è fondamentale; Gestor è una realtà fatta di persone vere, che credono nella collaborazione, nella trasparenza e nella costruzione di un futuro comune.

Con stima e gratitudine, Danilo Moresco

LA PRIMA

COPERTURA ROSSA

CON FRUTTI ROSSI

E PEZZETTI

DI BISCOTTO

Rifugi del Trentino, dove il cielo incontra la terra

Una straordinaria accoglienza in alta quota da proteggere dall’iper turismo

Ci sono luoghi in cui il tempo rallenta, dove il silenzio delle montagne parla più forte di qualsiasi parola e il profumo del legno si mescola a quello del formaggio fuso. Sono i rifugi del Trentino, baluardi di ospitalità alpina, incastonati tra le vette più spettacolari delle Dolomiti, dell’Adamello e dell’Ortles-Cevedale. Non semplici punti d’appoggio per escursionisti, ma vere e proprie “case d’alta quota”, custodi di tradizioni, di storie antiche e di un modo di vivere la montagna profondo e rispettoso.

In Trentino, il rifugio non è solo un luogo di riparo o di ristoro, ma spesso un piccolo mondo a sé, dove convivono il calore umano a stretto contatto con la natura più incontaminata. Costruiti spesso in posizioni mozzafiato, i rifugi offrono panorami da cartolina su ghiacciai, pareti verticali, vallate oppure su pregiati e incantevoli laghetti alpini. Sono punti di riferimento per alpinisti, escursionisti, ciaspolatori e sciatori, ma anche per famiglie in cerca di esperienze autentiche.

Foto di wirestock su Freepik

Molti rifugi nascono nel tardo Ottocento, grazie all’attività pionieristica delle sezioni alpine austro-ungariche e poi italiane. Inizialmente erano strutture spartane, pensate per chi affrontava lunghe traversate o adatte a fornire un appoggio alle prime ascensioni. Oggi, pur avendo conservato spesso l’essenzialità e il rispetto per l’ambiente, molti rifugi si sono evoluti in piccoli gioielli di accoglienza e sostenibilità, con un servizio adeguato e un’offerta di alto livello, alle volte pari o superiore a quella dei ristoranti più blasonati.

Chi varca la soglia di un rifugio trentino viene accolto con un sorriso genuino e dal profumo delle pietanze tipiche. I gestori dei rifugi al giorno d’oggi sono cuochi, guide, narratori, meccanici, meteorologi, consiglieri fidati per le escursioni più impervie e talvolta primo e insostituibile appoggio in caso di necessità.

Al rifugio si dorme in camerate condivise o piccole stanze comuni, ci si alza presto, si cena tutti insieme. Per questo sono luoghi d’incontro e di condivisione per eccellenza, dove ascoltare racconti e conoscere nuovi sentieri, ma anche apprezzare il silenzio lontani dalla città e, se si è fortunati, la tranquillità della natura. È un’ospitalità rustica, ma profondamente umana.

Tra le mura di un rifugio, il cibo ha il gusto della conquista dopo una grande fatica. La cucina dei rifugi trentini è legata al territorio e alla tradizione. Piatti

come la polenta con funghi o spezzatino, i canederli in brodo, la carne salada con fagioli, il goulash, la tosèla della Valsugana o i formaggi d’alpeggio - senza parlare dei dolci fatti in casa, come strudel, torte di grano saraceno, crostate di mirtilli o di ricotta - raccontano storie di malghe, di alpeggi e di saperi che si tramandano di generazione in generazione. Molti rifugi, soprattutto negli ultimi tempi, collaborano con piccoli produttori locali, oppure hanno orti e apiari propri. Alcuni propongono anche menu vegetariani o vegani, sempre nel rispetto delle risorse disponibili.

Il Trentino offre una rete fittissima di rifugi, circa 140 (che diventano oltre 180 se si contano, assieme ai rifugi alpini, quelli escursionistici e i bivacchi), distribuiti su tutto il territorio. Dalle Dolomiti di Brenta al Lagorai, dal Parco Nazionale dello Stelvio al gruppo del Latemar, ogni zona offre percorsi adatti a ogni livello, con passeggiate dolci, trekking impegnativi oppure difficili ferrate su roccia. Molte strutture, poi, sono raggiungibili anche con impianti a fune, in automobile oppure attraverso apposite navette, che li rendono accessibili a famiglie con bambini o persone meno allenate. Altri, invece, richiedono ore di cammino e un buon allenamento fisico, come il celebre Rifugio Vajolet, sul Catinaccio.

Una delle esperienze più magiche, poi, è trascorrere una notte in rifugio, magari a 2.000 metri, immersi nel

Trentino Sviluppo S.p.A, Alberto Bernasconi, Val di Fassa - Catinaccio - Rifugio Paul Preuss - Trekking vicino al rifugio - Esperienze Vere

silenzio della montagna per poi svegliarsi all’alba, con il cielo tinto di rosa e l’aria frizzante tipica dell’alta quota.

Negli ultimi anni, molti rifugi trentini stanno investendo in energia rinnovabile, raccolta differenziata, gestione dell’acqua e riduzione degli sprechi. Alcuni sono alimentati da pannelli solari e microcentrali idroelettriche, per sopperire in modo sostenibile all’esclusione dalla rete. Questa evoluzione fa parte del progetto “Rifugi verdi” promosso dalla Provincia autonoma di Trento in collaborazione con Sat (Società alpinisti tridentini) e altri enti territoriali. Del resto, in alta quota il rispetto dell’ambiente non è solo una scelta tecnica, ma un valore condiviso da gestori ed escursionisti. In quota, ogni risorsa è preziosa. Anche un litro d’acqua o una fetta di pane.

Sfortunatamente, a partire dalla pandemia, il fenomeno dell’overtourism in montagna è diventato una questione sempre più rilevante anche per il Trentino, con il rischio significativo di esaurimento delle poche risorse che i rifugi possono sfruttare in alta quota. L’incremento costante dei flussi turistici, accelerato dalla voglia di sfuggire al caos di città e dalla crescente accessibilità delle località alpine, sta generando pressioni evidenti su ecosistemi fragili e comunità locali.

Le zone più esposte sono quelle dove la concentrazione dei visitatori in determinati periodi dell’anno

rischia di compromettere sentieri, pascoli, habitat naturali e, soprattutto, risorse idriche. Aree come le Dolomiti di Brenta, la Val di Fassa o le cime dell’Adamello-Presanella, stanno registrando picchi di presenza che mettono a dura prova la capacità di carico ambientale e i servizi disponibili, incidendo non poco sulla capacità dei rifugi di garantire servizi di appoggio in caso di vera necessità.

Tutte le Alpi, ma il Trentino in particolare, affrontano gravi rischi idrici legati al cambiamento climatico. I ghiacciai si ritirano o crollano rovinosamente - come è stato possibile vedere con il disastro della Marmolada, nel 2022 - e la neve meno abbondante si scioglie prima, riducendo l’acqua disponibile in estate. Eventi estremi e temperature in aumento aggravano la situazione, minacciando ecosistemi e risorse.

In tutto questo, l’overtourism aggrava la situazione, incidendo significativamente in ambienti delicati e spesso ancora non del tutto conosciuti, come dimostrano le continue scoperte scientifiche effettuate dagli scienziati del Museo delle scienze di Trento.

Il rischio concreto è che la bellezza delle montagne, se non adeguatamente protetta, diventi la vittima del suo successo. Fissare dei limiti senza rinunciare all’accoglienza è oggi la sfida per un turismo montano responsabile.

Trentino Sviluppo S.p.A, Daniele Lira Dolomiti di Brenta e Altopiano della Paganella - Rifugio Tommaso Pedrotti - Alpinisti all'alba - Esperienze Vere

Turismo in Trentino: record di presenze nell’ultima stagione invernale

Crescita solida e qualità dell’offerta premiano il sistema turistico provinciale

La stagione invernale 2024-25 ha segnato un nuovo primato per il turismo in Trentino, confermando la solidità e la resilienza di un comparto che si dimostra tra i più dinamici del panorama nazionale. Secondo l’ultimo report dell’Istituto di statistica della Provincia autonoma di Trento (Ispat), nel periodo compreso tra dicembre e aprile si sono registrati oltre 7,7 milioni di pernottamenti, il miglior risultato dell’ultimo decennio. Nonostante un leggero calo negli arrivi (-1,6%), le pre-

senze sono cresciute del +0,9% rispetto alla stagione invernale 2023-24, con una permanenza media provinciale di 4,1 notti. Un risultato che riflette la capacità del territorio di fidelizzare i visitatori, italiani e stranieri, attraverso un’offerta turistica sempre più orientata alla qualità.

L’analisi disaggregata mostra andamenti differenziati tra settore alberghiero e extralberghiero. Gli alberghi, che assorbono l’80,5% dei pernottamenti totali, hanno mantenuto una sostanziale

Foto di Thomas Griesbeck su Unsplash

stabilità (+0,3% di presenze) a fronte di una flessione degli arrivi (-2,6%). Al contrario, il settore extralberghiero registra un incremento più marcato, con +2,9% negli arrivi e +3,5% nelle presenze, a conferma della crescente attrattività di formule di soggiorno alternative.

Tra le categorie alberghiere, spiccano le performance delle strutture a quattro stelle, che hanno raggiunto un tasso di occupazione netto del 79,2%, ben al di sopra della media provinciale (65,2%). Si osservano segnali positivi anche nelle strutture a una e due stelle, mentre risultano in calo i pernottamenti negli hotel a tre stelle, che comunque rappresentano ancora il 43,2% del movimento turistico alberghiero invernale.

I turisti italiani costituiscono la maggioranza delle presenze (52,7%), con una crescita concentrata soprattutto nel comparto extralberghiero. Le regioni italiane di provenienza più rappresentate sono Lombardia (oltre 700mila presenze), Lazio, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana.

Molto positivo l’andamento del turismo internazionale, con un incremento generale delle presenze straniere del 6%. In particolare, spiccano i mercati dell’Europa centrale e orientale: i turisti provenienti dalla Polonia hanno superato il milione di pernottamenti (+12,7%), seguiti dalla Repubblica Ceca (+7,9%), oltre a confermati flussi da Germania, Regno Unito e Belgio.

Le aree a maggiore vocazione sciistica si confermano trainanti per l’inverno trentino. Le località di Val di Sole, Val di Fiemme e Cembra, Val di Fassa, Madonna di Campiglio, Pinzolo, Val Rendena, Giudicarie centrali e Valle del Chiese totalizzano il 61,8% dei pernottamenti complessivi.

In controtendenza, si segnalano leggere flessioni in ambiti come Altopiano della Paganella, Piana Rotaliana e San Lorenzo Dorsino, e San Martino di Castrozza, Primiero e Vanoi, che potrebbero necessitare di un ripensamento strategico per riconquistare competitività nella prossima stagione.

L’unica variazione negativa mensile significativa si registra a marzo, con un calo delle presenze del -6,6%, spiegato in gran parte dallo spostamento della Pasqua verso la fine del mese. Un fattore di stagionalità che

evidenzia quanto la calendarizzazione delle festività possa incidere sull’andamento dei flussi turistici.

Il Trentino chiude dunque la stagione invernale 202425 con un bilancio più che positivo. I dati mostrano tuttavia alcuni spunti significativi, a iniziare dalla necessità di riequilibrare i flussi tra le varie aree del territorio, passando poi all’opportunità di rafforzare l’offerta extralberghiera e internazionale, fino alla sfida della sostenibilità ambientale e sociale del turismo.

Archiviata con soddisfazione la stagione invernale, l’attenzione del settore turistico trentino si sposta ora sul periodo estivo 2025, partito con segnali incoraggianti. Pur non essendoci ancora dati ufficiali, si registra un buon andamento anche per le destinazioni lacustri e di fondovalle, ma anche delle zone di montagna, sempre più apprezzate da un pubblico in cerca di natura, sport e benessere. L’obiettivo condiviso di operatori e istituzioni pubbliche ed enti locali è quello di mantenere alta la qualità dell’offerta e di incentivare una maggiore destagionalizzazione, rafforzando il posizionamento del Trentino come destinazione attrattiva tutto l’anno.

Foto di Anna Scarfiello su Unsplash

Overtourism in montagna, uno dei problemi è la viabilità

A tu per tu con Emil Zullian di Baita Cuz

Ha destato scalpore, ad inizio estate, la notizia del posizionamento di un tornello (fatto subito rimuovere), da parte di alcuni abitanti in val Gardena, sopra Ortisei, per accedere al sentiero che porta alla cima Seceda. Un gesto provocatorio, con nessuna conseguenza pratica, ma sintomo di un malcontento diffuso per l’eccessivo sovraccarico turistico che le montagne devono sopportare nel corso dell’estate. Analoga insofferenza si è registrata per l’eccessivo accesso alle cime di Lavaredo,

culminato con deplorevoli scritte vandaliche sulla roccia dei dinosauri.

C’è già chi parla di invasione turistica incontrollata con sentieri alpini affollati, lunghe code per accedere agli impianti di risalita, viabilità da ora di punta in città lungo i valichi alpini, parcheggi intasati, ecc.. E c’è chi avanza l’ipotesi di un numero chiuso per l’accesso ai passi.

Una situazione che si presenta anche quando si tratta di arrivare ai rifugi alpini.

Non tutti richiedono percorsi impegnativi per raggiungerli, ma alcuni esigono lunghe camminate con diverse centinaia di metri di dislivello e può capitare anche di dover percorrere sentieri attrezzati, con indosso imbrago e caschetto.

Ma veramente possiamo parlare, come già rilevato da alcuni media nazionali, di overtourism sulle nostre montagne? Abbiamo girato la domanda a Emil Zullian figlio del gestore (Stefano Zulian) di uno dei rifugi storici della valle di Fassa. Baita Cruz si trova a 2200 metri di altitudine nel magnifico scenario delle Dolomiti circondato da un ambiente naturale incontaminato e dal silenzio rigenerativo della montagna. Un luogo d’incanto, gestito con professionalità e cordialità dalla famiglia Zullian che sin dal 1998 ha aperto le porte agli escursionisti offrendo servizi di ospitalità, via via sempre di maggior qualità, divenendo oggi uno dei principali punti di riferimento in valle di Fassa per chi ama la montagna. Il rifugio è comodamente raggiungibile da tutti, sciatori di ogni livello, escursionisti con esperienza tramite la famosa ferrata dei “Magnifici 4” e anche da famiglie con bambini, grazie alla funivia e una camminata di circa mezz’ora.

Oggi che la domanda, soprattutto d’estate, è aumentata, anche il rifugio risente di questo maggior carico di visitatori?

Noto sempre più traffico nelle strade di accesso e non ho mai visto code così lunghe agli impianti del Buffaure - ci confida il signor Zullian - anche se, va rilevato, non ho notato altrettanta affluenza alla nostra struttura. Certo si vede sui sentieri e nelle aree adiacenti il rifugio una maggior quantità di gente, incominciano ad esserci code agli impianti che una volta non c’erano, ma non parlerei di sovraffollamento anche perché la nostra struttura d’estate è un po’ fuori dal circuito dei 4 passi. Diverso il discorso per la stagione invernale essendo il rifugio collegato con gli impianti a fune.

Una presenza estiva, dunque, che influisce solo marginalmente sull’attività del rifugio. Non si registra insomma una maggior richiesta di ristorazione o ospitalità, trattandosi di escursioni giornaliere.

La gente passa, si inoltra sulla montagna e provvede autonomamente al pranzo con panini o altro. Una

maggior presenza che non si riflette in maniera proporzionale sul rifugio. Non parlerei però di overturism, almeno per la nostra zona che è una località un po’ secondaria nel panorama estivo della valle di Fassa. Il problema vero si registra a valle nei paesi e sulle strade. Qui iniziano i veri disagi: per fare 10 chilometri ci impieghi un’ora e mezza. Mi metto nei panni anche del turista che si trova intrappolato nel traffico.

Cosa si potrebbe fare per evitare questi disagi?

Sono d’accordo su chi propone di limitare il traffico sui passi, magari con l’introduzione di un ticket, e con regole più specifiche per aumentare la consapevolezza di un turismo responsabile e sostenibile al fine di garantire un giusto equilibrio tra valorizzazione turistica e tutela del patrimonio naturale e culturale.

Altrimenti, la proposta naturale è l’aumento dei prezzi: perché aumentando la domanda aumentano i prezzi. In questa situazione la montagna diventerà una meta di lusso, non lo è ancora, ma lo diventerà. Questo è il vero problema per il futuro, con la conseguenza che una famiglia media, non potrà più permetterselo. E questo, a mio avviso, non è giusto.

Ma quali sono i problemi maggiori che si incontrano quotidianamente nella gestione di un rifugio?

Il problema principale è la ricerca di personale (non nel nostro caso perché abbiamo collaboratori da più anni) e di trovare loro un alloggio stagionale in affitto. C’è poi il problema dell’approvvigionamento idrico con la costruzione di vasche per la raccolta dell’acqua e dell’energia. Noi siamo collegati alla rete elettrica, sarebbe meglio essere autonomi, ma qui ci scontriamo con i paletti della burocrazia.

Poi ci sono i problemi quotidiani, a 2000 metri non è facile trovare rapidamente l’intervento di un artigiano o l’assistenza tecnica per un qualsiasi problema.

Uno dei problemi maggiori dal punto di vista organizzativo è la gestione del personale, in relazione all’andamento metereologico della giornata.

Un’ultima domanda: voi siete soci GESTOR; come giudicate il servizio?

È da circa due anni che collaboriamo con Gestor e abbiamo mantenuto molti fornitori con cui ci appoggiavamo prima. È stato un passaggio molto comodo. Con Gestor ci troviamo molto bene perché i prezzi sono sempre al minimo, ci sono meno rapporti e perdita di tempo sulle contrattazioni pur avendo la comodità di avere sempre gli stessi fornitori (vb).

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Prenotazioni assicurate

Idati diffusi dai principali organi di settore dimostrano che, dopo la forte ripresa post Covid, la crescita delle presenze di italiani e di stranieri nelle strutture ricettive continua, anche se con ritmi più contenuti e stabili. Ciò significa che, in media, l’Italia è sempre tra i Paesi trainanti del turismo nell’area UE, come avviene ormai da oltre 50 anni. L’attrattiva culturale, paesaggistica ed enogastronomica gioca un ruolo determinante, ma anche l’esperienza e la professionalità degli albergatori italiani fanno davvero la differenza. Nonostante questi dati positivi, la politica tariffaria non è allineata: in Italia, i prezzi sono ancora più bassi rispetto ad altri Paesi Europei a vocazione turistica. Ciò è dettato in parte dal timore di non essere competitivi, di finire in fondo alle pagine dei portali online o di subire cancellazioni all’ultimo minuto da parte di clienti che trovano altrove prezzi più bassi, anche pochi giorni prima del check-in.

Sempre più spesso, alcuni ospiti si avvalgono di norme che, solo in certi casi specifici, consentono il rimborso dell’importo pagato anticipatamente all’Albergo. Una forma di protezione, almeno parziale, è costituita dalle Polizze che indennizzano le penali di cancellazione. Gli Ospiti possono reperire questa assicurazione autonomamente, ma quando è l’albergo stesso a proporre una soluzione efficace, aumenta la possibilità di trattenere la penale in caso di cancellazione.

Offrire questo tipo di servizio rappresenta un valore aggiunto per l’albergo ed è parte di una strategia utile a proteggere l’attività e la redditività, evitando che l’ospite debba cercare da solo un’assicurazione adeguata. Le Compagnie di assicurazione, dopo avere subìto perdite economiche rilevanti durante il Covid, hanno rimodulato e migliorato i loro prodotti: tutte le polizze offerte dalle Compagnie principali sono davvero complete ed assicurano l’Ospite per tutti i rischi più comuni che possano determinare la cancellazione della prenotazione. Oltre ad una serie di eventi statisticamente rari, quali la convocazione di un giudice o i danni all’abitazione principale che comportino l’annullamento della vacanza, tutte le Polizze assicurano il pagamento della penale, che quindi l’albergo può trattenere, in caso di Malattia o Infortunio, non solo dell’ospite ma anche dei suoi familiari più vicini. Queste due casistiche coprono quasi il 90% dei casi di annullamento della prenotazione. Le Polizze assicurano anche il Rimborso delle Spese Mediche in caso di infortunio, il recupero sulle piste da sci ed altre garanzie assistenziali che nel tempo si sono rivelate di interesse. L’aspetto più importante di queste polizze non è tanto il dettaglio di una clausola in più o in meno, quanto la competenza della Compagnia assicuratrice ed il servizio in caso di necessità: i sinistri, infatti, sono di solito tutti di piccola entità ma in numero potenzialmente elevato, è importante quindi che il servizio sia efficiente e fornisca all’Ospite un’assistenza concreta e risolutiva.

Cos’è l’olio extravergine Monocultivar

Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta dell’olio extravergine di oliva, soffermandoci sull’olio monocultivar

Quando parliamo di olio EVO monocultivar, o monovarietale, ci riferiamo a un extravergine ottenuto esclusivamente da olive di un’unica varietà. Ogni cultivar possiede un gusto inconfondibile, strettamente legato all’area geografica e al tipo di terreno dove crescono gli ulivi.

Per questo motivo, l’olio extravergine monocultivar è considerato particolarmente pregiato. Essendo prodotto da una sola varietà, se ne ottengono quantità limitate e il risultato finale è fortemente influenzato dalle condizioni climatiche della stagione di raccolta. Diversamente accade con gli oli ottenuti da più varietà di olive, che risultano generalmente più stabili nel tempo.

Per apprezzare appieno le qualità di un olio monocultivar, è fondamentale conoscere le caratteristiche delle diverse cultivar da cui può essere prodotto. Una delle più rinomate è la Nocellara del Belice, tipica della Sicilia. Questa varietà, tra le più antiche, risale addirittura all’epoca della Magna Grecia. L’olio extravergine Nocellara si distingue per il profumo fruttato e il gusto che richiama note di carciofo con delicate sfumature di mandorla.

Nella scelta di un olio monocultivar, come per qualsiasi olio EVO, è fondamentale affidarsi a produttori seri e trasparenti, capaci di garantire la provenienza delle olive e la qualità del processo produttivo.

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Il Trentino verso le Olimpiadi invernali 2026, un’occasione unica per il territorio

Pronte le prime opere, che poi rimarranno per la comunità

Il conto alla rovescia per le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 è ufficialmente iniziato, e il Trentino si prepara a vivere un ruolo da protagonista. La recente presentazione delle medaglie olimpiche e paralimpiche, svelate a Venezia lo scorso 15 luglio a Venezia da due icone dello sport italiano, Federica Pellegrini e Francesca Porcellato, e la riuscitissima inaugurazione dei trampolini di Predazzo, avvenuto il giorno prima, sono state due tappe di un percorso che vede

tutto il Nord-Est sempre più al centro dell’attenzione.

Il Trentino, in particolare, sarà chiamato a diventare il cuore di alcune discipline dei giochi olimpici. Baselga di Piné e Predazzo saranno infatti le sedi principali delle gare di pattinaggio di velocità, di salto con gli sci e di combinata nordica. La costruzione e il rinnovamento di questi impianti rappresentano una sfida importante, ma anche un’occasione per il territorio di dotarsi di strutture moderne, sostenibili e pensa-

Immagine di Vecteezy.com

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Dalla migliore tradizione francese al tuo menù: i pani da burger Harrys sono morbidi, pretagliati, a temperatura ambiente, e in 4 varianti très bon, pronte da farcire.

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te per durare nel tempo, a beneficio di atleti e appassionati anche dopo il termine dei Giochi.

Da sempre terra di sport invernali di alta qualità, il Trentino è dunque pronto a mettere in mostra la sua capacità organizzativa e la passione per lo sport, ma anche la sua straordinaria bellezza naturale. E le Dolomiti patrimonio Unesco offriranno uno scenario mozzafiato.

Il Giuseppe Dal Ben Ski Jumping Stadium, noto anche come Stadio del salto, è stato recentemente rinnovato con l’inaugurazione dei trampolini Hs143 e Hs109, rispettivamente da 290 e 260 metri. Queste strutture, omologate secondo gli standard internazionali, sono state testate dagli atleti della nazionale italiana di salto con gli sci e combinata nordica, tra cui la fiemmese

Annika Sieff, in un evento che ha visto la partecipazione delle autorità provinciali e locali. Il rinnovamento dello stadio ha previsto anche l’installazione di un ascensore inclinato lungo 249,63 metri, con un dislivello di 105,5 metri e una pendenza del 25%, per facilitare l’accesso degli atleti alle strutture. Inoltre, è stato realizzato un impianto di innevamento artificiale per garantire condizioni ottimali durante gli allenamenti e le competizioni.

L’Ice Rink di Baselga di Piné rappresenta un altro fiore all’occhiello per Milano-Cortina. La pista di pattinaggio di velocità su ghiaccio, in fase di rinnovamento, offre uno scenario perfetto per competizioni di altissimo livello grazie a una pista da 400 metri con standard olimpici. Oltre a essere un centro sportivo di eccellenza, il centro è stato pensato come spazio polifunzionale, capace di ospitare eventi e iniziative aperte alla comunità, contribuendo a rendere Baselga di Piné una meta attrattiva tutto l’anno.

Un elemento chiave del progetto Milano-Cortina 2026 sarà la sostenibilità ambientale. Il Trentino sta lavorando per garantire che tutte le opere legate ai giochi siano realizzate nel massimo rispetto dell’ambiente, valorizzando il paesaggio e minimizzando l’impatto ecologico. Gli impianti sportivi, come il nuovo Ice Ring di Baselga di Piné, sono progettati per essere efficienti, funzionali e riutilizzabili, garantendo così un’eredità positiva e duratura.

Tra le infrastrutture in fase di ultimazione figura anche il villaggio olimpico presso la caserma delle Fiamme gialle di Predazzo, un complesso moderno e funzionale che accoglierà atleti, tecnici e staff durante i Giochi. Progettato con un’attenzione particolare alla sostenibilità e al comfort, il villaggio rappresenta una risorsa preziosa non solo per Milano-Cortina 2026, ma anche per le future manifestazioni sportive. Dopo le Olimpiadi invernali, infatti, sarà utilizzato, al pari delle altre infrastrutture sportive realizzate per l’occasione, anche per le Paralimpiadi e, nel 2028, ospiterà i Giochi olimpici giovanili invernali.

Le Olimpiadi saranno inoltre un’occasione per coinvolgere le comunità locali, favorendo una partecipazione attiva che va oltre l’evento sportivo. Scuole, associazioni sportive, volontari e operatori turistici saranno chiamati a collaborare per rendere i giochi un momento di festa condivisa, capace di rafforzare il senso di appartenenza e di valorizzare il territorio. Inoltre, saranno un’occasione di rilancio per il turismo e per la promozione di un territorio che vanta una ricca offerta culturale, enogastronomica e paesaggistica. Il Trentino si prepara ad accogliere migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo, offrendo loro non solo emozioni sportive, ma anche esperienze coinvolgenti.

Foto di Daniel Seßler su Unsplash

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Al ristorante “da Silvio” l’arte totale di Schweizer

Ricordando i cento anni dalla sua nascita

Se non fosse per l’ottima cucina e l’impeccabile servizio al tavolo, diresti di trovarti in un museo, immerso come sei, in opere d’arte e in un’atmosfera ovattata dove ogni oggetto: dalle pareti alle suppellettili, ti colpiscono per l’estro geniale con il quale sono state concepite.

Stiamo parlando del ristorante “da Silvio” di San Michele all’Adige che, oltre a ristorante, fu un laboratorio e casa artistica di Riccardo Schweizer, uno dei più eclettici e prestigiosi artisti trentini.

È in questo luogo che Schweizer, negli anni ‘70 del secolo scorso, poté esprimere in maniera totale la sua vena artistica, unita a soluzioni geniali per garantire eleganza, efficienza tecnica, rispetto dell’ambiente e delle persone. Un capolavoro di intuizioni e di espres-

sioni artistiche tanto da indurre nel 2008 la Provincia autonoma di Trento a porre la struttura sotto la tutela dei beni architettonici provinciali ritenendola opera d’arte di interesse pubblico. Quale luogo più adatto quindi per ricordare oggi i cento anni della nascita di questo grande artista trentino? È quanto intende fare Nicola Manna contitolare dell’impresa, con la sorella Maria Luisa, attraverso varie iniziative e soprattutto con la divulgazione di quest’opera particolare di Schweizer, perché possa veramente entrare nel patrimonio culturale trentino.

Ma come è nata questa inedita e singolare idea di coniugare l’arte con la cucina? Lo chiediamo a Nicola Manna, contitolare del locale e fra i più apprezzati ristoratori del Trentino?

L’idea è nata per caso nel 1976 parlando dopo cena con l’allora senatore Bruno Kessler e il pittore trentino. Entrambi erano di ritorno da una battuta di caccia e si sono fermati a cenare nel nostro ristorante.

È in questa occasione, fra una chiacchiera e l’altra che i miei fratelli più grandi manifestarono la propria incertezza di come procedere alla ristrutturazione del ristorante. La posizione geografica particolare, posta fra Trento e Bolzano, il rispetto delle tradizioni, ma anche il desiderio di esprimere aspetti innovativi che, pur non discostandosi dalla cultura trentina, cogliessero qualche cosa di inedito e di artistico, accesero la fantasia di Riccardo Schweizer che si propose, sollecitato da Kessler, di prendere in mano i lavori.

Non era una sfida un po’ troppo avventurosa per un imprenditore?

È stata una scelta proposta da Piergiorgio e Franco e condivisa dall’intera famiglia. Noi siamo una famiglia di ristoratori e la nostra avventura inizia nel 1970, quando i due fratelli più grandi, dopo delle esperienze di lavoro, Piergiorgio a Milano in bar e circoli; poi diventato uno dei primi ad essere iscritto all’allora giovane AIS (Associazione Italiana Sommelier) e Franco, che iniziò a lavorare come commis di cucina a Venezia, aprirono un ristorante a Levico, Da Giorgio.

Nel 1972 i miei fratelli acquistano questa struttura. Era un classico localone anni ’60, i volumi sono gli stessi, ma privo di personalità. Da qui l’esigenza di una ristrutturazione.

I lavori per il rifacimento dei locali, la particolarità degli arredi, i dettagli, devono aver richiesto molto tempo.

No. I lavori veri e propri sono durati solo tre mesi: dall’aprile al luglio 1978. Più lunga la fase di progettazione e di ideazione che è durata circa un anno e mezzo. Schweizer ha pensato a fare tutto improntandolo alla sua personalità artistica coniugando arte, praticità, lavoro, benessere e vivibilità. Tutto in funzione dell’uomo. Basta guardare i tavoli, concepiti con una trincea centrale in modo che i commensali possano parlare e guardarsi negli occhi senza una selva di bottiglie in mezzo, o ai grandi finestroni con un inedito (per allora) meccanismo di apertura e chiusura, al giardino floreale a soffitto, come lui lo chiamava.

Scusi, di cosa si tratta?

Il soffitto, se si guarda bene, offre un particolare curioso: è fatto a grandi quadroni di plexiglas all’interno dei quali ci sono luci diffuse con dei fiori o delle piante che danno l’idea di un giardino. L’obiettivo è duplice: non abbagliare i clienti con fari o faretti creando un’atmosfera naturale e di serenità e, nel contempo, rendere la sala insonorizzata. Qualsiasi cosa, anche nei dettagli più piccoli, è pensata a modo suo per valorizzare l’ambiente e favorire lo sguardo. I tavolini con piedini a vite (per consentire un perfetto livellamento) i gancetti per la borsa delle signore, le fioriere ai piedi di ciascun tavolo, la cabina del telefono, gli affreschi alle pareti, gli intarsi delle porte, ecc. sono segni di attenzione, funzionalità e rispetto per il cliente.

Quali altre particolarità offre il locale?

L’inventiva di Schweizer non si è fermata a rendere accogliente il locale al cliente, ma ha riguardato anche e soprattutto chi vi lavora. La cucina presentava molte novità, tuttora in funzione e molto apprezzate.

È il caso della pietra ad accumulo di calore. Un sistema particolare che permette al cliente, grazie al calore rilasciato dalla pietra, di cucinare al tavolo il cibo ordinato. Per questo particolare sistema abbiamo ideato il piatto Schweizer, molto richiesto e apprezzato e poi molto imitato. C’è poi la griglia verticale entro un forno a vista sulla sala ristorante che funge anche da caminetto con il fuoco che infonde un senso di intimità e accoglienza. Il forno e la griglia sono stati disegnati e progettati direttamente dal pittore con un ingegnoso sistema ad ingranaggi per favorire la perfetta cottura delle carni.

Come ha reagito la clientela a questo cambiamento?

La clientela locale all’inizio era un po’ diffidente, lontana dal gusto che allora prevaleva, mentre fu subito apprezzata da chi veniva da fuori. Poi sono iniziate le recensioni e le segnalazioni dei media specializzati. Ora il locale ha una buona clientela favorita anche dal passaggio e dalla facilità di accesso.

Perché ha deciso di ricordare pubblicamente i cento anni della nascita di Schweizer?

Perché questa si può definire la sua casa e ne era orgoglioso. Veniva spesso soprattutto negli ultimi anni della sua vita. Abitando in valle di Non ci usava spesso come supporto logistico. Fra noi era nato un rapporto amichevole molto stretto, di reciproca stima e di affetto. Disponendo di questo grande patrimonio in cui si esprime totalmente la sua arte, ho ritenuto giusto ricordarlo.

Inutile chieder a Nicola Manna il gradimento per Gestor essendo stato fra i fondatori della cooperativa, tuttora socio ed insignito negli anni scorsi di un riconoscimento.

Concludiamo questo articolo con una frase di Riccardo Schweizer riportata in un pannello posto all’ingresso del ristorante: “per abitudine quando seguo un lavoro mi dedico esclusivamente a quello. Al progetto del ristorante ho lavorato per circa due anni, intervenendo in maniera inedita senza scimiottare stili o seguendo convenzioni del periodo”. (v.b.)

Ress Hospitality approda a Cortina

d’Ampezzo, nel prestigioso Centro Casa

Ress Hospitality, divisione del Gruppo Ress, dedicata alla fornitura di complementi d’arredo, annuncia con orgoglio l’apertura del suo corner, all’interno del rinomato punto di riferimento per l’arredamento a Cortina: “Centro Casa”.

Ress Hospitality a Trento vanta uno showroom di oltre 4000 mq dove propone soluzioni per la mise en place, la preparazione, la cottura, l’illuminazione e l’arredo indoor/outdoor.

Essendo Cortina da sempre simbolo di eccellenza nel design e nell’ospitalità di alta gamma, Ress ha voluto inserirsi per fornire soluzioni per la tavola.

Situato nel cuore di una delle località turistiche più esclusive delle Dolomiti, lo spazio espositivo di Cortina è pensato per accogliere architetti, progettisti, albergatori e ristoratori, ma anche clienti provati in cerca di soluzioni sofisticate, funzionali e su misura.

Il nuovo spazio all’interno del Centro Casa permette a Ress di portare la propria visione dell’ospitalità a Cortina, una delle capitali italiane del turismo di lusso. La location è stata scelta anche in vista delle olimpiadi del 2026, durante le quali la località sarà cassa di risonanza di trend e novità.

Non è solo uno showroom, ma un vero e proprio punto di riferimento per gli operatori del settore. Gli specialisti del Centro Casa, con anni di esperienza, sono pronti a fornire consulenze su misura, supportando albergatori e ristoratori nello scegliere le migliori soluzioni per arricchire i propri ambienti, con un focus particolare sull’estetica e la funzionalità.

Il primo luglio è avvenuto il debutto dell’esposizione presso la località Pian da Lago, 47, aperta dal martedì al sabato dalle ore 8:30 alle 19:00.

Con questa apertura, Ress Hospitality non solo estende la sua offerta, ma dimostra ancora una volta di essere un partner ideale per chi desidera rendere ogni spazio unico e funzionale, appagando le esigenze di una clientela sempre più esigente.

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I trent’anni

dell’hotel Margherita di Rumo

Con alle spalle una storia ultracentenaria

Era il 30 luglio del 1995 quando la famiglia Fedrigoni, storici albergatori di Rumo, riaprono, dopo una profonda ristrutturazione il vecchio hotel Margherita, allora in disuso, ed oggi gestito da Andrea, dalla moglie Marta e dal figlio Luca. Una data, di cui ricorre quest’anno il trentesimo anniversario, che rappresenta più che un compleanno, un passaggio importante nell’evoluzione dell’attività di questa famiglia nel settore dell’ospitalità alberghiera che risale ad oltre cento anni fa.

Bisogna andare indietro nel tempo e arrivare al settembre del 1908 quando una bisnonna, degli attuali proprietari del Margherita, apre a Rumo una trattoria. Il nome è suggestivo: Cavallino bianco, come ancor oggi campeggia nell’insegna in ferro battuto tipica nell’impero austro ungarico.

Qui, nel centro del paese dell’alta valle di Non, inizia la storia alberghiera della famiglia Fedrigoni con una trattoria che nel tempo va ampliandosi unendo alla

cucina una o due stanze nei piani superiori per poi diventare, nel tempo, un vero e proprio albergo. Nel 1993 la Famiglia Fedrigoni acquista il vecchio albergo Margherita, una struttura chiusa da anni, e ne avvia la ristrutturazione, che termina il 30 luglio 1995 con l’apertura del nuovo e funzionale hotel dotato di tutti i più moderni confort.

Per il primo decennio l’hotel Margherita è gestito dalla Famiglia Fedrigoni con la presenza dei genitori e delle sorelle. In seguito per Andrea e la moglie Marta, inizia una nuova vita fatta di impegno e di sacrifici, ma anche di successi e riconoscimenti. Grazie ad una gestione attenta, ad un’ospitalità schietta e sollecita pronta ad andare incontro alle esigenze degli ospiti per rendere loro una vacanza piacevole sotto tutti i punti di vista, l’albergo diventa un punto di riferimento per chi vuole trascorrere una vacanza in relax a

contatto con la natura, ma anche punto di partenza ideale per escursioni, passeggiate sui sentieri immersi nel verde, gite in e-bike o avventure in moto.

Altro aspetto che rende questo albergo particolarmente attrattivo è la cucina che presenta l’alternarsi di ricette tradizionali a inconsuete reinterpretazioni gastronomiche che riportano in vita antichi sapori.

“La scelta di ingredienti freschissimi, con un’attenzione speciale per quelli del territorio, e la cura del dettaglio nella presentazione e negli accostamenti - ci spiega Andrea - ha consentito di reinterpretare le ricette e i sapori della tradizione pur seguendo l’evoluzione della nuova cucina e delle nuove tecnologie. La struttura fa parte dei ristoranti che aderiscono alla rassegna enogastronomica ‘Gli Antichi Sapori della Val di Non’ e agli incontri Trento Doc”.

Nel 2012 iniziano i lavori di ampliamento dell’albergo con la creazione del centro benessere, lo spostamento e il rifacimento delle cucine e della reception. Oggi l’Alpen Garden hotel Margherita è un accogliente e moderno albergo a quattro stelle dotato di tutti i confort: ristorante gourmet,  34 camere (Standard, Deluxe, Junior Suite e Suite con e vasca idromassaggio). Dispone di un ampio parcheggio all’aperto e garage, di una Spa,” Le Maddalene”, con piscina con acqua salina riscaldata a 32 gradi e un’oasi con sauna finlandese, sauna a infrarossi, biosauna e bagno turco, nonché un’ampia zona relax interna ed esterna.

I lavori sulla struttura sono comunque un continuo divenire: quest’anno, ad esempio, si sono conclusi i lavori di un nuovo piano di stanze. A tutto sovrintendono personalmente Andrea, la moglie Marta ed il figlio Luca di 23 che ha iniziato a seguire le orme del padre imparando a mettere mano a tutto.

“Trattandosi di una gestione familiare - sottolinea Andrea- bisogna occuparsi di tutto, 7 giorni su 7, per ogni cosa ci dobbiamo arrangiare e sacrificare, molto più rispetto ai grandi alberghi posti in zone più prestigiose. Siamo aperti tutto l’anno anche se la stagione predominante è quella estiva e due o tre settimane a Natale”.

Qual è il target della vostra clientela?

Prevalentemente italiana, ma è in crescita quella tedesca che sceglie l’hotel come base per escursioni, in particolare motociclistiche. Rappresentiamo un posto comodo per le vacanze in moto, perché siamo circondati da passi alpini e strade tranquille ed è questo che loro cercano.

Per questo l’hotel dispone di alcuni servizi dedicati ai motociclisti: ampio garage, area lavaggio, attrezzi per piccole riparazioni, servizio di asciugatura tute e servizio di lavanderia.

Quali sono i problemi maggior nel gestire una struttura complessa come questa.

La burocrazia. Se non cambia questo modo di intendere i rapporti fra pubblico e privato, c’è il rischio che alla fine prevalgano le grandi catene e scompaiano le imprese familiari.

Come avete festeggiato l’anniversario dell’hotel.

Non abbiamo fatto progetti, perché cade in un momento per noi molto impegnativo. Fra clientela e ricerca di personale c’è da correre.

Come giudica il servizio di Gestor.

Positivamente, siamo stati fra i primi ad entrare nella cooperativa, siamo soci da oltre vent’anni. Del resto, veniamo da una storia familiare molto più lunga.

Progetti per il futuro?

Migliorare sempre più il servizio offerto al cliente. La clientela abituale per noi è motivo di orgoglio e soddisfazione, perché dietro all’aspetto meramente commerciale c’è molto di più: c’è stima, affetto e amicizia. (v.b.)

Le Banche dal cuore trentino

Le iniziative che abbiamo promosso nel campo della cultura sono più di 2.200

Le attività che abbiamo

spor t sono più di 2.500

I progetti di volontariato che abbiamo sostenuto sono più di 800

Dati annuali aggregati disponibili al 5.6.25

Il miele, oro liquido

tra natura, storia e gusto

In Trentino un prodotto d’eccellenza

Dolce, profumato e tonificante. Il miele è molto più di un semplice dolcificante naturale: è un prodotto millenario, un prezioso nettare delle api che racchiude in sé tradizione, biodiversità e una ricchezza di aromi sorprendente. Usato da sempre in cucina, nella medicina naturale e perfino nei rituali religiosi, il miele continua a incantare per la sua versatilità e le sue virtù.

Quella del miele è una storia lunga millenni. Le prime testimonianze dell’uso del miele risalgono a oltre ottomila anni fa. Pitture rupestri ritrovate nella Cueva de la Araña in Spagna mostrano figure umane intente a raccogliere il miele da un alveare selvatico. Nell’antico Egitto era considerato il “cibo degli dei”, utilizzato sia come offerta sacra che per imbalsamare i defunti, mentre Greci e Romani lo impiegavano come medicina e conservante. Persino Ippocrate ne esaltava le proprietà curative.

Foto di Heather Barnes su Unsplash

Nel Medioevo, prima della diffusione dello zucchero, il miele era l’unico dolcificante conosciuto in Europa, ingrediente essenziale di preparazioni dolci, ma anche di conserve, marinate e bevande fermentate come l’idromele.

La produzione del miele è un processo straordinariamente complesso e delicato. Tutto inizia con la raccolta del nettare dai fiori da parte delle api bottinatrici, che lo trasportano nell’alveare e quindi lo cedono alle api operaie. Qui il nettare viene arricchito con enzimi e concentrato grazie alla ventilazione delle ali, fino a diventare miele. Una volta maturo, viene sigillato con un sottile strato di cera e conservato nelle cellette.

L’apicoltore raccoglie i favi e, con estrema cura, li sottopone a centrifugazione per estrarre il miele, che viene poi filtrato e lasciato decantare. Il prodotto finale non subisce trattamenti industriali. Il miele è l’unico alimento che può conservarsi perfettamente per anni senza bisogno di conservanti.

Una delle caratteristiche più affascinanti del miele è la sua varietà. Ogni tipo di miele riflette le essenze flo-

reali del territorio da cui proviene, Il miele di acacia, ad esempio, è chiaro e delicato, ideale per dolcificare senza coprire i sapori, quello di castagno è più scuro, con note amarognole e complesse, mentre il miele di agrumi è fresco e profumato e quello di melata (ottenuto da linfa vegetale trasformata dalle api) è denso, aromatico e ricco di sali minerali.

Ogni regione italiana vanta produzioni tipiche, spesso tutelate da marchi Dop o presidi Slow Food, come il miele di corbezzolo della Sardegna o quello di Sulla della Sicilia.

Tra le eccellenze, spicca anche il miele del Trentino, frutto di una tradizione apistica che unisce saperi e paesaggi incontaminati. Le arnie, alle volte situate anche ad alta quota, producono mieli purissimi grazie alla flora alpina e all’assenza di coltivazioni intensive. Le varietà più diffuse sono il miele di rododendro, dal sapore delicato e raro perché prodotto solo in brevi periodi estivi sopra i 1.500 metri; il miele di tiglio, dal gusto balsamico e rinfrescante e il miele di melata d’abete, scuro e denso, apprezzato per il suo alto contenuto di minerali.

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In Trentino, la filiera è fortemente legata alla sostenibilità e alla tutela delle api. Molte aziende aderiscono ai disciplinari del marchio “Qualità Trentino” e alla rete dei produttori biologici.

Oltre all’uso più comune sul pane o nello yogurt, il miele è un ingrediente sorprendente in cucina: perfetto per glassare carni arrosto, per marinare formaggi stagionati, oppure per arricchire impasti e salse. Abbinato a noci, formaggi erborinati o vini passiti, esprime al meglio la sua complessità.

Ma il miele è anche un concentrato di salute. È antibatterico, lenitivo, energizzante e cicatrizzante. In molte tradizioni popolari e consuetudini locali - tra cui quella trentina - si usa contro tosse, mal di gola e affaticamento. Con un’attenzione: il miele va consumato crudo e mai portato a temperature troppo alte per evitare di alterarne le proprietà benefiche.

Non si può parlare di miele senza ricordare l’importanza delle api per l’ecosistema. Impollinando le piante, le api garantiscono la biodiversità e la sopravvivenza di moltissime colture alimentari. Difendere le

api significa proteggere l’ambiente, l’agricoltura e la nostra salute. Scegliere un miele artigianale, prodotto da apicoltori locali e sostenibili, è un piccolo gesto che sostiene la qualità, il territorio e la vita stessa (vb).

Immagine di Freepik
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Filetto di maiale glassato al miele e senape

Ingredienti (per 2-3 persone):

• 400–500 g di filetto di maiale

• 2 cucchiai di miele

• 1 cucchiaio di senape

• 1 cucchiaino di aceto balsamico (facoltativo)

• 1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva

• 1 rametto di rosmarino

• Sale e pepe q.b.

Preparazione:

Preriscaldare il forno a 200°C. Preparare la glassa mescolando in una ciotola miele, senape, aceto balsamico, sale e pepe. In una padella calda con olio e rosmarino, sigillare il filetto rosolandolo su tutti i lati per 4-5 minuti, finché sarà ben dorato. Spennellare la carne con la glassa e trasferirla in una teglia. Infornare per 15-20 minuti, spennellando a metà cottura con altra glassa. La carne dovrà rimanere succosa all’interno. Far riposare 5 minuti fuori dal forno prima di tagliarla a fette. Servire con contorno di patate al forno o verdure grigliate.

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Verdure al forno glassate al miele e balsamico

Opzione vegetariana*

Ingredienti (per 2-3 persone):

• 2 carote

• 1 patata dolce (o zucca)

• 1 cipolla rossa

• 1 peperone

• 1 zucchina

• 2 cucchiai di miele

• 1 cucchiaio di aceto balsamico

• 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva

• Rosmarino e timo freschi (o secchi)

• Sale e pepe q.b.

Preparazione:

Preriscaldare il forno a 200°C. Tagliare le verdure a pezzi simili tra loro. In una ciotola, mescolare miele, aceto balsamico, olio, sale, pepe e aromi. Condire le verdure con la salsa ottenuta, mescolando bene per rivestirle uniformemente. Disporle su una teglia rivestita di carta forno, in un solo strato. Cuocere in forno per circa 30-35 minuti, mescolando a metà cottura. Le verdure dovranno risultare caramellate e tenere.

Miele, rosmarino: immagini di Freepik Zucca, peperoni, carta da forno: immagini di Vecteezy.com

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