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Investire nel vino, meglio dei Bot

Invecchiando acquista sempre più valore

tempo di inflazione, tempo di incertezze. La stretta creditizia, l’aumento dei prezzi, il deprezzamento dell’euro, l’aumento dei tassi, la sofferenza di molti istituti di credito rappresentano dei veri e propri problemi per chi oggi vuole investire il proprio denaro. Allora che fare? Come sempre, ed anche in economia, la fantasia è spesso la mossa vincente. Ecco che oggi, accanto agli investimenti tradizionali, c’è un’altra opportunità: investire sul vino. Può sembrare strano o forse un azzardato, ma pensando che viviamo in un territorio che è considerato l’Eldorado della qualità vinicola, forse un pensierino va fatto. Vediamo più da vicino di che cosa si tratta.

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Ne abbiamo parlato con Roberto Anesi sommelier professionista e socio di una nuova start-up che ha come scopo una nuova formula di investimento: quella appunto sul vino. È un asset alternativo di investimento e sotto molti aspetti molto nuovo. Siamo una piccola start-up di proprietà di quattro soci e, su incarico dei nostri clienti che ci affidano una quota di investimento, noi comperiamo vini importanti su quella che forse è la più grande piazza di scambio al mondo: la Livex. Qui acquistiamo vino che dopo viene fatto maturare a temperatura controllata e a condizioni di invecchia - mento controllate in un magazzino doganale in Francia, a Bordeaux.

E dove è la particolarità di questo sistema?

Acquistare vino e poi farlo maturare lo possiamo fare tutti, però a livello professionale le situazioni sono molto diverse. Una piattaforma come la nostra, innanzitutto, ha accesso a mercati che non sono mercati comuni (non è l’enoteca del paese), perché con noi è possibile fare acquisti su una piattaforma internazionale: la più grande piazza al mondo di scambio del vino. Inoltre, abbiamo il vantaggio di poter accedere ad etichette che in una situazione normale non si possono trovare.

A questo si somma il secondo vantaggio che è quello della conservazione fatta in un magazzino doganale dove le condizioni di umidità e di temperatura, oltre che perfette sono anche certificate. Quindi il cliente finale che acquista la bottiglia è garantito. Una garanzia che si concretizza nel terzo momento che è quello della rivendita del vino dove c’è un mercato assicurato. Se per un collezionista privato è difficile piazzare una bottiglia conservata per dieci anni, per noi diventa meno difficile perché abbiamo una piazza dove operano sei/settecento operatori come noi che hanno un mercato potenzialmente globale. Il taglio minimo da mettere a frutto è di 10.000 euro e l’investimento consiste anche nel fatto che la disponibilità di quel determinato vino importante nel tempo diminuisce, quindi aumenta di valore.

Dopo anni difficili, come il 2022, per le Borse che, a livello internazionale, hanno perso da un 22% fino a un 32%, chi ha investito in vino ha portato a casa mediamente un più 9,81%.

Poi va tenuto conto che il vino è anche un prodotto alimentare, quindi, non è soggetto a tutte quelle tassazioni alle quali sono soggetti i prodotti finanziari. Per cui quello che io vendo è totalmente un mio guadagno, non mi portano via il 27% come succede nei prodotti finanziari.

E come va oggi il mercato?

In questo inizio 2023, gennaio, per quanto riguarda gli scambi, si è dimostrato abbastanza freddo, con un indice stabile, probabilmente perché durante le festività la gente ha fatto grandi scorte. Con febbraio e marzo il mercato ha ricominciato a muoversi, in previsione delle grandi fiere mondiali, ad iniziare da Vinitaly.

Chi sono gli investitori?

Sono persone che vogliono trovare un’alternativa al classico prodotto finanziario, perché magari si sono spaventati dall’andamento degli scorsi anni o sono rimasti un po’ scottati, o perché sono appassionati di vino ed hanno individuato in questo mercato un qualche cosa di particolare.

Il vino fa parte di quegli investimenti emozionali, come gli orologi o i pezzi d’arte, solo che è più facile dare un valore oggettivo ad una bottiglia di vino che non ad un quadro. La piattaforma alla quale noi ci appoggiamo, che è grandissima, ormai fa scambi milionari.

Quindi è un investimento che consiglierebbe?

Sì, perché non è quel tipo di investimento che può fare le performance del 100% ma può comunque garantire degli ottimi guadagni (ci sono stati vini che hanno fatto lo scorso anno performance del 35% o 40%). Certo vanno individuati e comperati al momento giusto, ad esempio adesso, che si sta avvicinando la primavera, arriveranno i premier dei grandi vini francesi che si riescono a comperare ad un prezzo in questo momento molto interessante e che fra due anni, quando verranno messi sul mercato, aumenteranno di almeno il doppio.

Quali sono i vini che maggiormente si prestano a questo tipo di investimento?

In questo momento stanno tirando moltissimo lo champagne e la Borgogna, perché hanno un mercato già molto consolidato. Fra le denominazioni da tenere sottocchio c’è, ad esempio, il Barolo, in attesa di ulteriori rialzi nei prossimi anni (anche perché certe etichette della Borgogna stanno diventando ormai intoccabili: si parla di qualche migliaio di euro per una grande bottiglia).

E il Trento Doc?

Il Trento Doc si sta affacciando, ci vuole ancora un po’ di tempo perché entri nell’olimpo dell’investimento, ma credo che in futuro ne potremo parlare.