

Si chiude un anno straordinario, con una crescita a due cifre della cooperativa 03 Gli auguri del Presidente Moresco 04 Focus
Stagione estiva 2022 da record per il Trentino 08
Rubrica Gestor
Il Trentino è pronto per la stagione invernale 14
Focus
"Aiutati che il ciel ti aiuta": il turismo religioso in Trentino 20 Intervista
Ristorante "San Colombano" a due passi dal Paradiso 23 Rubrica assicurativa
Blockchain e Metaverso... fantascienza o realtà? 26 Intervista
Pineta Nature Resort: famiglia e valori gli ingredienti del successo 28
Gestobar
L'aperitivo, un sinonimo di allegria e convivialità 32
Il personaggio
Cinquant’anni di continui progressi all'Hotel "LaCacciatora" 38
Il prodotto
Lo zelten: un dolce antico dai sapori mitteleuropei
cari soci, Con l’arrivo delle attese festività natalizie, Gestor chiude un anno eccezionale sotto tanti punti di vista. Dal mese di febbraio 2022 abbiamo battuto tutti i record, con una crescita a due cifre per quanto riguarda il fatturato. Si tratta di un risultato di gran lunga superiore alle aspettative. Il fatturato della Cooperativa è cresciuto più del 30 per cento rispetto agli anni antecedenti alla pandemia, quando il settore turistico, ricettivo e della ristorazione non se la cavava affatto male, anzi. La straordinarietà dell’anno che volge al termine e il risultato di bilancio ottenuto ci consentiranno di introdurre nuovi benefici per i nostri Soci, tra cui alcuni ristorni importanti, ad iniziare da una parte delle spese amministrative. Con i volumi aziendali e le prospettive per il futuro, possiamo infatti ridurre in modo stabile le commissioni.
Per il secondo anno consecutivo, poi, abbiamo registrato un ingresso importante di nuovi soci, con richieste sempre più diffuse di entrare a far parte del nostro Gruppo. Per noi è un segnale decisamente positivo, che dà conto del serio lavoro di riposizionamento di Gestor, e che permette di guardare ai prossimi anni con rinnovata fiducia, raggiungendo gli obiettivi che ci siamo posti.
un sistema che mina dall’interno la compattezza e la credibilità di Gestor, danneggiando tutti.
Associarsi a Gestor è una libera scelta, che passa però necessariamente per un’adesione ai principi fondanti del gruppo, a salvaguardia di tutti i Soci che, nel corso degli anni, hanno contribuito a far crescere la cooperativa. Per condividere le strategie, abbiamo dato vita agli “AperiGestor”, che permettono a tutti di condividere gli obiettivi che ci siamo posti, tenendo fede al nostro mandato di cooperativa aperta al confronto e alle nuove proposte.
Anno IX
N. 3 dicembre 2022
Quadrimestrale della Cooperativa GESTOR via Kufstein, 23 - 38121 Trento (TN)
Tel. 0461 826506
www.gestor.it – info@gestor.it
Direttore Responsabile: Franco Delliguanti Registrazione n. 1358 – 7 maggio 2008 del registro stampa del Tribunale di Trento Realizzazione e stampa: Saturnia - Trento
Possiamo dire che ora Gestor ha raggiunto i volumi di una grande azienda, e come tale ha il dovere di adottare una linea precisa, a vantaggio di tutti gli associati. Questo - e mi preme essere chiaro - deve obbligatoriamente passare da una condivisione ampia della strategia di crescita comune, che va perseguita in ogni aspetto, rafforzando progressivamente le capacità di movimento del gruppo. Far parte di una cooperativa come Gestor e non condividerne i valori e le regole che ci siamo dati è controproducente per tutti. Su questo aspetto mi sento di aggiungere che non condividere le modalità di acquisto, rimanendo legati a vecchi accordi, non è solo poco produttivo per il singolo socio, ma è
Chiudo questa carrellata, con una buona notizia: con l’inizio del mese di dicembre abbiamo iniziato il percorso di confronto con gli albergatori del Garda Veneto, in un’ottica di espansione mirata nei territori più affini al nostro.
Il prossimo anno ci aspetta poi un traguardo importante: il 25esimo anniversario dalla fondazione della cooperativa, che festeggeremo opportunamente.
Colgo l’occasione per rivolgere a tutti i Soci calorosi auguri di un buon Natale, nella speranza che la crescita di presenze registrata da inizio anno continui, e che il 2023 porti nuova stabilità e nuove occasioni di sviluppo. Ci auguriamo anche che le tensioni ormai sempre più vicine ai confini europei possano via via mitigarsi, arrivando finalmente alla tanto sperata pace.
In copertina: Piazza Duomo, Trento - (Archivio APT Trento - foto R. Magrone - dic. 2020) GIANNI PANGRAZZI Direttorecari Soci, sta per concludersi un anno davvero straordinario. Il 2022, in scia ad un biennio durissimo, ha riacceso le nostre speranze.
I rincari su tutti i generi di consumo e le bollette alle stelle preoccupano e ci obbligano a prendere decisioni ragionate e prudenti ma, i dati che hanno segnato questi dodici mesi, che hanno sfondato ogni record, non solo del periodo pandemico, ma anche degli anni dorati pre-Covid, ci ricaricano di ottimismo e di una ritrovata voglia di affrontare il futuro.
anno mai così alti e, per la prima volta, retrocessioni di una parte delle spese amministrative.
DANILO MORESCO Presidente GestorIl nostro Gruppo d’Acquisto si è mostrato in tutta la sua forza, guadagnata nel corso di questi anni complicati, che l’hanno sì messo alla prova ma, allo stesso tempo, l’hanno profondamente arricchito e rinnovato. Cominciamo a raccogliere i frutti di questo percorso di crescita: premi di fine
Grande soddisfazione ha suscitato la sottoscrizione dell’accordo di collaborazione con Federalberghi Garda Veneto, segno di stima reciproca e punto di partenza per grandi progetti futuri. La presenza di Gestor sul territorio si è intensificata, sia grazie ai consulenti di zona sia alle occasioni di incontro create dagli “Aperigestor”. Insomma, il 2022 sarà ricordato certamente come un anno da record e, sostenuti da questi ottimi risultati, ci prepariamo per i festeggiamenti del venticinquesimo anno dalla fondazione della Cooperativa, nel 2023!
Approfitto di questo spazio per inviare ai Soci e a tutti i lettori di GestorNews il mio augurio sincero di trascorrere delle buone Feste e di vivere un anno nuovo di cui andare felicemente fieri.
Failoni: “Ritorno in massa degli stranieri e stagionalità sempre più ampia”
una stagione da record, con uno dei dati di presenze più alto degli ultimi vent’anni e un numero di arrivi certificati che si avvicina ai tre milioni (per l’esattezza raggiunge i 2.834.940). Dopo gli anni bui della pandemia, il movimento turistico in Trentino nel corso dell’ultima estate è da capogiro, con il superamento per la prima volta della soglia dei 10 milioni di presenze turistiche, 2,4 milioni di arrivi e 10,2 milioni di pernottamenti. Se confrontato con lo stesso periodo del 2021, il
turismo estivo registra una crescita dell’11,2%, con un incremento delle presenze pari all’8,8%. Anche rispetto ai livelli pre-pandemici, il settore è cresciuto, con un +6% degli arrivi e un 4,2% delle presenze rispetto al 2019. I dati dell’anno in corso, elaborati da Trentino Marketing Spa e forniti dall’Istituto Statistico Provinciale (Ispat), sono stati presentati nelle scorse settimane dall’assessore al turismo, Roberto Failoni, e dall’amministratore delegato di Trentino Marketing, Maurizio Rossini.
«Sapevamo che gli indicatori per il turismo trentino erano positivi, ma i numeri della stagione estiva sono superiori alle aspettative e per alcuni aspetti sorprendenti. L’allungo che c’è stato in questo mese di ottobre e che ha permesso di raggiungere gli 11,5 milioni di presenze è degno della performance di un campione. O meglio, di una squadra vincente», ha detto l’assessore Failoni, commentando i dati. «Il Trentino - ha aggiunto - si dimostra ancora una volta una meta apprezzata da tanti ospiti internazionali e italiani,
e questo, oltre a farci piacere, ci sprona a fare ancora meglio per il futuro». Rispetto all’estate 2019, gli arrivi alberghieri sono aumentati del 5,5% e le presenze del 2,8%, mentre nel settore extralberghiero gli arrivi registrano un incremento del 7,1% e le presenze del 6,9%. Le presenze alberghiere rappresentano ancora il 63,9% del totale dei pernottamenti rilevati nelle strutture ricettive del territorio, mentre il 63,3% del totale sono di turisti italiani. Confrontando le statistiche con l’anno passato, invece, si rilevano
variazioni consistenti delle presenze nei mesi di giugno (in cui si registra +9,4%) e di settembre (+13,5%), a dimostrazione di una stagione sempre più lunga. La crescita è invece più contenuta - ma pur presente - nel mese di luglio (+3,1%), mentre agosto si conferma nuovamente come il mese con il più alto numero di pernottamenti. Le presenze italiane crescono del 5,1% rispetto all’estate 2019, e le principali regioni di provenienza rimangono, come in passato, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio e
Un marchio di garanzia Gastrofresh
Regio Select, prodotti di alta qualità provenienti da contadini locali. Questo marchio include una selezione ricca di alimenti regionali che provengono da un’agricoltura sostenibile e da allevamenti che garantiscono il benessere degli animali.
Toscana. In aumento del 2,8% anche i pernottamenti stranieri, con flussi consistenti da Germania, Olanda, Austria, Regno Unito e Repubblica Ceca. Quasi tutti gli ambiti registrano valori in netta crescita delle presenze, in particolare nelle zone della Val di Fassa (+’8,6%) e nell’ambito degli Altipiani Cimbri e Vigolana (+10,4%). Il Garda trentino, in ogni caso, rimane la zona con il maggior numero di pernottamenti, vale a dire il 26,2% del totale del movimento turistico nella stagione estiva, in crescita del 7,2% rispetto all’anno scorso. I pernottamenti risultano in contrazione, invece, per l’ambito di San Martino di Castrozza, Primiero e Vanoi (-4,2%), di Rovereto, Vallagarina e Monte Baldo (-1,7%), valle di Sole (-1,1%) e valle di Non (-1,2%).
«I numeri ci parlano di un ritorno in massa del turismo straniero e di una stagionalità sempre più ampia. Emergono dati favorevoli anche sul valore di una stanza in Trentino, con un forte aumento sia rispetto al 2019, sia al 2021. Credo che riusciremo a confermare dei numeri importanti anche per la stagione invernale», ha concluso Failoni.
alle strutture che negli ultimi mesi hanno aderito a !
Hotel Notre Maison Saint-Pierre (AO)
Hotel Cles Cles (TN)
Osteria Palazan Cles (TN)
Albergo Aida Pozza di Fassa (TN)
Bar Laurino San Giovanni di Fassa -Sen Jan (TN)
Camping Vidor San Giovanni di Fassa -Sen Jan (TN)
Bocher Apresski Peio (TN)
Hotel Ancora
Predazzo (TN)
Bar Ancora Predazzo (TN)
Residence Kristall Predazzo (TN)
Residence Lagorai Predazzo (TN)
Color Home Suite Apartments
Ristorante alla Diga
Predazzo (TN)
Ville d’Anaunia (TN)
Hotel Sole Malè (TN)
Wellness Hotel Dolomia Soraga (TN)
per l’universo dell’Ho.Re.Ca. è arrivato finalmente il momento della ripartenza . In piena sicurezza e in presenza. A causa dei lockdown, il biennio pandemico è stato devastante per il canale Horeca: nel 2020 il mercato relativo ha subito una contrazione del 35% con una perdita che nel 2021 non si è riusciti a recuperare. A peggiorare la crisi, sono arrivate la guerra in Ucraina e la dinamica inflattiva più virulenta degli ultimi 20 anni; risultato è l’aumento dei prezzi di vendita al pubblico, con la perdita di pote -
re d’acquisto e la conseguente contrazione della domanda interna.
Ma la stagione estiva, ormai chiusa da mesi, ha fatto registrare un’estate “particolare” per il turismo in genere e quindi una voglia di ripartenza strepitosa.
Le presenze turistiche nell’estate 2022 hanno superato per la prima volta la soglia dei 10 milioni e hanno rappresentato, nel confronto temporale, il miglior risultato degli anni 2000. A confermarlo è ISPAT , l’istituto di statistica della Provincia Autonoma di Trento.
GIOVANNA PARENTERA Responsabile Amministrativa Gestor“La stagione (mesi da giugno a settembre) totalizza nel complesso quasi 2,4 milioni di arrivi e 10,2 milioni di pernottamenti; questi dati, confrontati con lo stesso periodo dell’anno 2021, evidenziano la significativa crescita del movimento in ragione della diversa situazione epidemiologica: gli arrivi fanno segnare un aumento dell’11,2% e le presenze dell’8,8%.
Più interessante risulta il confronto con la stagione estiva 2019 che mostra valori, comunque, molto positivi sia per gli arrivi (+6%) che per le presenze (+4,2%).”
Un ulteriore dato positivo è fornito dal forte aumento di turisti provenienti dall’estero.
La rilevanza sta proprio nel fatto che si tratta di soggetti con un considerevole potere d’acquisto (il cambio dollaro-euro è oggi più conveniente), tanto che Confcommercio-Tra Consulting ha stimato una spesa di circa 2,1 miliardi nel nostro Paese. Non si può fare a meno di notare che la sorte del settore turistico italiano dipenda da molteplici fattori, tra i quali l’instabilità politica in Europa, la quale sta determinando rincari dei prezzi dell’energia , oltre poi alla situazione relativa al trasporto aereo. Si prevede, ad esempio, che l’aumento del costo dell’energia possa far lievitare i prezzi dei comprensori sciistici. A tal proposito, è entrato in vigore il decreto Aiuti quater (Decreto legge n. 176/2022) che rafforza le misure a sostegno di imprese, professionisti e lavoratori. Il provvedimento incrementa in particolar modo le agevolazioni per combattere la crisi energetica
Nel nuovo Decreto Aiuti Quater sono previste più misure relative al settore energia, in particolare alla luce e al gas. Una delle più importanti è sicuramente la possibilità, per le imprese con sede in Italia, di rateizzare le spese per le componenti energetiche di luce e gas naturale.
In particolare, la rateizzazione è possibile per gli importi eccedenti l’importo medio contabilizzato nel periodo tra il 1° gennaio e il 31 dicembre
2021, per i consumi effettuati dal 1° ottobre 2022 al 31 marzo 2023 e fatturati entro il 30 settembre 2023. In poche parole, chi registrerà lo stesso consumo medio dell’anno scorso ma si troverà a pagare cifre più alte a causa dei rincari sul costo delle materie prime, potrà rateizzare i pagamenti.
Le imprese che soddisfano questi requisiti possono presentare un’istanza ai fornitori seguendo le modalità stabilite con il Decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del Decreto Aiuti. Per quanto riguarda i periodi di rateizzazione, è previsto un minimo di 12 e un massimo di 36 rate, beneficio che decade se non si pagano due rate (anche non consecutive).
2. Fringe Benefit: bonus bollette da 600 a 3.000 €
Una delle misure più discusse è sicuramente l’aumento del Fringe Benefit: una misura di welfare che consente alle aziende di offrire ai propri dipendenti un bonus esentasse per facilitare il pagamento delle bollette.
Il valore del bonus, che con il Decreto Aiuti-Bis era già di 600 €, ha raggiunto i 3.000 €, importo che potrà avere valore di beni ceduti, servizi al lavoratore o somme erogate per pagare le utenze. Inoltre, essendo esentasse queste somme non si cumuleranno, formando del reddito imponibile. Naturalmente, va sottolineato che l’azienda è libera di erogare o meno il bonus, a seconda del welfare aziendale.
3. Taglio accise carburanti: estensione
Con il nuovo Decreto Aiuti è stata approvata l’estensione dei tagli fino al 31 dicembre 2022. La scadenza, infatti, era prevista per il 18 novembre 2022, ma il taglio di 30,5 centesimi per ogni litro di benzina sarà invece confermato fino alla fine dell’anno. Il taglio vale ovviamente anche sul GPL, in cui viene applicata una riduzione di circa 8 centesimi per kg, che salgono a 10 centesimi se prendiamo l’IVA in considerazione. Di seguito gli importi stabiliti nuovamente con il Decreto Aiuti Quater: • Benzina: 478,40 € per 1000 litri
• Oli da gas o gasolio usato come carburante: 367,40 € per 1000 litri
• GPL usati come carburanti: 182,61 € per 1000 kg
• Gas naturale usato per autotrazione: 0 € per m3
Vista la crescente diffusione dei pagamenti elettronici e l’adeguamento da effettuarsi nell’anno 2023, il Decreto Aiuti Quater prevede anche il cosiddetto bonus POS, presente nell’ Art.8 come “misure urgenti in materia di mezzi di pagamento”.
Questo equivale a un rimborso del 100% sulla spesa per l’acquisto di un POS, fino a un massimo di 50 € per ogni terminale. L’intero importo per questa iniziativa equivale a 80 milioni di € per il solo anno del 2023, cifra che dovrebbe essere sufficiente a soddisfare un gran numero di attività commerciali, considerato il costo medio di ogni terminale.
Il bonus verrà erogato come credito d’imposta, utilizzabile quindi in compensazione.
5. Proroga del credito d’imposta Dall’entrata in vigore del nuovo Decreto Aiuti Quater, il credito d’imposta per le imprese che acquistano
energia elettrica, gas o carburanti e per le attività come bar e ristoranti sarà prorogato fino alla fine dell’anno, invece di scadere nel mese di novembre.
In particolare, il credito d’imposta sarà pari a una quota per tali spese, equivalente al 40% per le aziende energivore e gasivore, e al 30% per le piccole imprese che usano una potenza di almeno 4,5 kW.
La circolare 29.11.2022, n. 36/E dell’Agenzia delle Entrate fornisce
ulteriori indicazioni sulla disciplina dei crediti d’imposta a sostegno delle imprese danneggiate dall’aumento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale:
• è possibile l’auto conteggio per individuare l’esatto ammontare dei consumi, se le fatture comprendono anche i costi riferiti a mensilità in trimestri differenti;
•per i casi di contratti di locazione, l’assenza della voltura non comporta la perdita dell’agevolazione per
l’affittuario, sempre che sia in grado di provare l’effettivo sostenimento dell’onere attraverso il riaddebito analitico dei relativi costi di energia e gas;
• è confermata anche la possibilità di beneficiare del credito d’imposta per le imprese senza parametri di raffronto con il 2019, potendosi utilizzare come valore di riferimento la somma del valore medio del prezzo unico nazionale dell’energia all’ingrosso e del prezzo di dispacciamento;
• sotto il profilo soggettivo, i crediti d’imposta sono riservati a tutte le imprese residenti, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti. Sono ammesse all’agevolazione sia le imprese commerciali che le imprese agricole.
6.
Al fine di incrementare la produzione nazionale di gas naturale, il Decreto Aiuti consentirà il rilascio di nuove concessioni di coltivazione di idrocarburi in zone di mare poste fra le 9 e le 12 miglia di distanza dalle coste e dal perimetro esterno delle aree protette, esclusivamente per i punti con riserve superiori a 500 milioni di m3. Al fine di contribuire al rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale, inoltre, è previsto un finanziamento a copertura delle spese sostenute dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici).
Intanto, siamo ai blocchi di partenza della stagione del turismo invernale: tanta voglia di sciare, ma prezzi in aumento.
La tendenza dovrebbe proseguire
sullo slancio estivo. L’occasione delle festività Natalizie sarà l’opportunità di avvio della stagione, ma anche il momento in cui ci si scontrerà con la problematica delle risorse umane. La difficoltà nel reperire personale potrebbe fare slittare in avanti le aperture. Se la voglia di sciare è tanta, anche le aspettative e le motivazioni per andare in montagna sono in buona parte cambiate. Le previsioni segnano un incremento molto significativo delle presenze italiane (+38,7%) che compenserà un notevole decremento di quelle straniere (-17,4%). Con un incremento di fatturato complessivo pari al +15,2%, in comparazione con la stagione invernale 2019/2020. Accanto alla clientela fedele, che sta già confermando il proprio soggiorno invernale e a quella dedita alle tradizionali attività sportive invernali
(nel complesso più di 4 milioni) si sta affermando una clientela che non ha mai frequentato la montagna in inverno o l’ha fatto senza una motivazione precisa. Le stime parlano di una quota potenziale di 3 milioni 680 mila nostri connazionali, che potrebbero essere attratti da un’offerta “outdoor experience”. Quindi che non intendono mettere gli sci o lo snowboard ai piedi, ma vogliono far parte della “comunità” che vive la montagna in maniera lenta, a pieno contatto con la natura.
In tutto questo scenario di previsioni, GESTOR ha contribuito ad aiutare i propri soci: innanzitutto, sono stati siglati accordi con i fornitori affinché venisse rinviato il più possibile l’aumento sui listini “dedicati”, inoltre, sono state definite offerte promozionali per favorire la RIPARTENZA a 360°.
è una nicchia dell’offerta turistica che spesso sfugge alle statistiche e ai resoconti economici stagionali ed è rappresentata dal turismo religioso. È un fenomeno in costante espansione, e sono sempre di più le persone che scelgono di intraprendere viaggi verso santuari, chiese, conventi, abbazie, eremi e luoghi sacri, conciliando in tal modo la spiritualità con la possibilità di godere della bellezza del territorio circostante. Il turismo religioso - soprattutto in Trentino - diventa così occasione per visitare città e luoghi d’arte, per trascorrere le vacanze nella natura e per godere di panorami unici e affascinanti. Non è solo l’aspetto spiri -
tuale che spinge il turista a scegliere questi luoghi, ma anche il desiderio di arricchimento culturale, la voglia di evasione, di pace e anche di divertimento. È questo l’aspetto che lo differenzia da un altro tipo di viaggio -conosciuto sin dall’antichità- e che è rappresentato dai pellegrinaggi. In questo caso a muovere il pellegrino è esclusivamente la devozione verso un luogo considerato sacro e miracoloso o un avvenimento importante per la fede. Il turismo religioso rappresenta invece, una vera e propria attività economico-sociale ben organizzata e pubblicizzata, tanto che oggi le case per ferie religiose si trovano nei principali motori di ricerca accanto ad hotel e ad host privati. Il Trentino è
per tradizione e cultura terra ricca di devozione, non c’è quindi da meravigliarsi se in quasi ogni valle vi sia un santuario dedicato alla Madonna o ad un santo. Sono luoghi di culto che la memoria vuole legati a qualche evento miracoloso o a qualche prodigiosa apparizione. Complessivamente, sono più di trenta i luoghi di culto oggetto di venerazione e di pellegrinaggio in provincia di Trento, ma solo alcuni hanno assunto, nel tempo, un vero e proprio punto di richiamo, non solo per i fedeli, ma anche per i turisti ed attorno ai quali è sorta una offerta alberghiera.
È il caso, ad esempio, del santuario della Madonna di Pinè (noto come santuario della Comparsa), il più famoso ed il più frequentato luogo mariano del Trentino. Ogni anno è meta di numerosi devoti provenienti da molte parti d’Italia, ma anche di turisti che approfittano per soggiornare nel cuore della natura nella pace e fra splendidi paesaggi. La tradizione vuole che la Madonna sia apparsa più volte, fra il 1729 e il 1730, ad una pastorella di nome Domenica Targa. Sul luogo (un ampio prato circondato dai boschi) è stata posta una scultura commemorativa in ferro a grandezza naturale che evoca le apparizioni ed un altare. Proprio accanto, si erge il Monumento al Redentore, un’opera in stile neorinascimentale il cui biancore è visibile anche da molto lontano. Al suo interno ospita una copia della scala santa e il gruppo ligneo della Crocifissione. Altro luogo di culto particolarmente suggestivo e frequentato è quello di San Romedio in valle di Non: una delle più interessanti espressioni di arte cristiana del medioevo. Si erge su uno spuntone di roccia che domina la confluenza fra due torrenti - il rio Verdes e il rio Ruffrè - al cui fluire si devono le ripide gole che circondano il santuario. Immerso in una suggestiva cornice naturale, il complesso si compone dalla sovrapposizione di più chiese, cappelle, nicchie e piccoli anfratti, tutti collegati fra loro da una ripida scalinata. Questo santuario, sicuramente il più celebre e antico del Trentino, è legato alla figura di Romedio di Thaur, un’eremita che visse in questo luogo dopo l’anno mille e considerato santo. Alla sua morte, i fedeli
scavarono la sua tomba nella roccia e prese così avvio un culto che continua ancora oggi. La figura di san Romedio è circondata da molte leggende, la più famosa vuole che riuscì a domare l’orso che gli sbranò il cavallo, tanto che l’iconografia tradizionale propone l’eremita accanto ad un orso mansueto. Significativa a questo riguardo un’opera d’arte di Fortunato Depero conservata nella sala di rappresentanza del palazzo della Provincia. Per molti anni accanto al santuario fu conservato un esemplare di orso in cattività. Oggi lo spazio ospita un esemplare considerato “confidente” e catturato in Trentino.
Diverso, per la sua collocazione geografica e per la sua struttura, è un altro esempio di devozione, meta di molti turisti e villeggianti. Si tratta del santuario di San Colombano , vicino a Rovereto. Il complesso, situato nel comune di Trambileno a pochi chi -
lometri da Rovereto, è scavato nella roccia a strapiombo sul fiume Leno, e si raggiunge a piedi salendo 102 scalini. La sua costruzione risale al secondo decennio del 1300 ed è dedicato a Colombano, un irlandese vissuto fra il 543 e il 615 che, secondo la leggenda, avrebbe ucciso un drago che abitava la caverna. Tra la fine del X secolo e gli inizi dell'XI venne costruita una piccola chiesa presso un’apertura naturale della roccia. Al suo interno, si ammirano affreschi con la lotta tra San Colombano e il drago e una raffigurazione del paradiso. Una Madonna e Santi del XV secolo si trovano invece sull'altare maggiore. La Provincia di Trento, nel 1996, ha effettuato un accurato restauro, soprattutto negli interni, riportando il luogo al suo antico splendore. In alcuni casi, però, non è tanto la struttura, ma la straordinaria bellezza del paesaggio a rendere famosi questi luoghi di culto. È questo il caso
del Santuario di Bolbeno , nella Giudicarie. La piccola chiesetta, dedicata alla Madonna del rosario, si trova a pochi chilometri da Bolbeno, al centro di una radura delimitata da un bosco di larici ed offre accanto al lato spirituale una pregevole oasi di pace e di tranquillità. La sua origine è comune a molti altri luoghi di devozione: si narra che il culto derivi dal ritrovamento di un quadro della Madonna appeso ad un larice e che, nonostante fosse più volte spostato dai fedeli, ritornava sempre nello stesso posto. Da qui la decisione di costruire una cappella
che prese il nome della Madonna del Lares. Meta di molti fedeli è diventata una tappa d’obbligo per i turisti che soggiornano in valle del Chiese anche grazie alle escursioni e alle molte iniziative promosse. Un discorso a parte, invece, meritano i grossi centri urbani del territorio, come Trento, Riva del Garda, Arco, Rovereto e Cavalese, dove il turismo religioso si accompagna generalmente con l’offerta artistica, culturale o ricreativa del luogo oggetto del viaggio. A Riva la chiesa dell’Inviolata con il suo tabernacolo considerato miracoloso, accanto
al dato spirituale, offre un pregevole esempio di arte barocca. Edificata nel 1600, presenta una pianta ottagonale con cinque altari, tre porte e le volte decorate con affreschi e stucchi ed i pavimenti in marmo. Altro esempio di stile barocco lo troviamo a Rovereto, nel santuario della Madonna del Monte, edificata nel XVII secolo su un antico tabernacolo risalente al Cinquecento nella cui nicchia è raffigurata un affresco della Madonna con bambino. Trento offre infine due santuari di notevole pregio architettonico. Il primo, in stile rinascimentale, è rappresentato dalla basilica di Santa Maria Maggiore , che sorge sul luogo dove, presumibilmente, poggiano le fondamenta della prima cattedrale della diocesi di Trento. Fu costruita nel 1524 su iniziativa del principe Vescovo Bernardo Clesio ed è famosa perché ospitò la terza sessione del Concilio di Trento (1545-1563). Il secondo riguarda la chiesetta delle Laste , sulla collina est della città, dedicata alla Madonna del Carmelo. La storia di questo santuario è comune a molti altri: tutto inizia dall’immagine di una madonna, poi sfregiata e dalla conseguente decisione (nel 1618) della popolazione locale di mettere in sicurezza l’immagine proteggendola con una chiesa. Nel 1644 i carmelitani scalzi, cui era stata assegnata la custodia dell’immagine, costruirono accanto al santuario il loro convento, divenuto più tardi un istituto per accogliere partorienti non coniugate e bambini esposti. Alla Madonna sono attribuiti molti miracoli, fra cui quello della resurrezione temporanea dei bambini nati morti per consentire il loro battesimo.
Un capitolo a parte merita il Duomo di Trento ed il richiamo che esercita sui turisti non solo sotto l’aspetto religioso, ma soprattutto storico e culturale avendo ospitato uno dei più importanti eventi della storia della Chiesa. È obbligo ricordare, per la loro importanza, anche se non sono in provincia di Trento, il santuario di Pietralba (vicino a Nuova ponente) e quello del Senale in alta valle di Non. Il primo, la cui origine risale al 1553, è dedicato alla Beata Vergine che, apparendo ad un contadino del luogo lo guarì da una malattia. Sulla originaria cappella, fu edificato nel diciasset -
tesimo secolo un’imponete basilica, tuttora meta di numerosi pellegrinaggi. Pietralba è considerato il più importante e frequentato santuario della regione. Il santuario della Madonna del Senale, si trova a cavallo fra la provincia di Trento e quella di Bolzano e già nel dodicesimo secolo era meta di numerosi viaggiatori che dalla
valle di Non si recavano in Alto Adige. È dedicato alla Madonna del bosco, rappresentata su un trono ligneo di probabile fattura tedesca, alla quale si attribuiscono molti miracoli. Infine, in Trentino si trova un percorso battuto un tempo dai pellegrini, che offre ancora oggi la possibilità di vistare luoghi di straordinaria bellez -
za e apprezzare piccoli edifici di culto immersi in paesaggi senza tempo. Si tratta del Cammino di San Vili , che ripercorre le tracce del terzo vescovo di Trento, san Vigilio. La leggenda vuole che l’itinerario ripercorra il suo ultimo viaggio di evangelizzazione, in cui trovò la morte. L’itinerario parte da Trento e raggiunge Madonna di Campiglio.
Medaglia d’Oro The Global Sparkling Masters 2022 The Drinks BusinessContinuano i lavori di restauro, rimportando alla luce gioielli dimenticati
nel turismo religioso in provincia di Trento, un posto di primo piano lo svolge il Duomo di Trento, non solo perché rappresenta la più antica e famosa basilica della regione, che conserva le spoglie di san Virgilio, ma soprattutto per i suoi risvolti artistici, un vero e proprio scrigno di arte, fede e cultura. Oggi ancora più evidente dopo la lunga e paziente ristrutturazione, che ha restituito alla comunità veri e propri gioielli di testimonianze storiche e vicende dell’antichità. Nel pieno rispetto dei
tempi previsti, si è infatti completato nelle scorse settimane il terzo ed ultimo lotto dell’intervento di restauro, iniziato nel 2017 e preceduto da quello esterno dei primi anni duemila. L’ultimo cantiere, che interessava la sezione orientale della Cattedrale (transetto, tiburio, abside), faceva parte di un più ampio progetto di restauro iniziato appunto cinque anni fa, che prevedeva la pulizia dei paramenti lapidei ed il consolidamento strutturale della fabbrica. L’intervento, in quest’ultima fase, ha riguardato il consolidamento strutturale
nella zona absidale e nei transetti laterali, assieme ai restauri delle superfici affrescate sui lati nord e sud del transetto, ove si trovano ben 24 preziosissimi dipinti del XIII e XIV secolo, che si sviluppano per più di cento metri quadrati. Tra essi, spicca un gioiello riportato alla luce proprio grazie ai lavori: l’affresco raffigurante una “Madonna in trono con bambino e santi”, sulla parete nord. L’opera d’arte, dai primi studi risalente al 1300, non era apprezzabile almeno dal 1893, quasi completamente celata dietro il monumento funebre del vescovo Bernardo Clesio (ora spostato nella posizione originaria, nella parete sud, in accordo con la Soprintendenza dei beni culturali della Provincia autonoma di Trento). Dalla complessa operazione di restauro - la prima dopo oltre ottocento anni di storia - non è stato escluso l’ex voto del 1703, ovvero il baldacchino di marmo che imponente sovrasta l’altare maggiore, traduzione rococò dell’opera realizzata da Gian Lorenzo Bernini per la basilica San Pietro a Roma, realizzato dai fratelli Domenico e Antonio Sartori tra il 1739 e il 1743, su progetto del 1722 di Cristoforo Benedetti. «Il cantiere – ha commentato l’arcivescovo Lauro Tisi – ha raggiunto il cuore della cattedrale, ponendoci continuamente davanti a nuove scoperte. In questi tempi drammatici, queste pietre ci riconciliano con l’umano, perché vi possiamo cogliere il genio e la fede di chi l’ha innalzate. Esse ci parlano di volti, storie e incontri che hanno caratterizzato la vita della nostra comunità e della Chiesa nei secoli». L’importo complessivo dei lavori è pari a 8.530.000 euro di cui 2.750.000 euro per interventi di consolidamento strutturale e miglioramento sismico e per interventi accessori di completamento. La Provincia autonoma di Trento, considerata la centralità della struttura nel patrimonio architettonico locale, è intervenuta con un contributo pari al 75% del totale, mentre il resto è stato sostenuto dall’Arcidiocesi di Trento e dal Capitolo della Cattedra. Per conoscere la storia del Duomo è possibile attingere da molte fonti, me le più autorevoli rimangono le ricerche eseguite da monsignor Iginio Rogger e monsignor Armando Costa, canonico della Cattedrale recentemente scomparso. Nel suo libro “La Chiesa di Dio che vive in Trento” sono riportati con
dovizia di particolari storie e informazioni sulla cattedrale metropolitana di San Vigilio. La basilica sorge su un’area sepolcrale della vecchia Tridentum, la città romana, al di fuori delle antiche mura difensive, ove erano state poste le spoglie dei martiri anauniensi e poi dello stesso san Vigilio, terzo vescovo trentino. Verso la metà del sesto secolo fu eretta sul luogo di questa sepoltura una grande basilica rettangolare, i cui resti furono messi in evidenza dagli scavi conclusisi nel 1977. Nell’alto medioevo, la basilica divenne residenza vescovile e subì diversi rimaneggiamenti e restauri, sino al 1212, quando il principe vescovo Federico Vanga conferì all’architetto Adamo d’Arogno l’ordine dei lavori per una nuova cattedrale. Gli interni della cattedrale - che nella sua struttura (una sapiente fusione del romanico tardo con il gotico) costituisce il vanto maggiore del duomo di Trentooffrono un armonioso accostamento di opere lontane fra loro nell’epoca e nello stile. La cronologia della costruzione delle sue singole parti non è ancora accertata, in quanto procedette con
più interventi in epoche successive: ad esempio la zona del presbiterio e del coro è stata fortemente modificata nel corso del XVIII secolo. L’altare, sormontato dal baldacchino rococò, custodisce le reliquie dei protomartiri trentini Sisinio, Martirio e Alessandro, raccolte sin dall’antichità in questi luoghi. Nel transetto meridionale si apre la piccola abside di Santo Stefano, mentre sul fianco della campata meridionale si trova la cappella del crocifisso, chiusa da una cancellata in ferro battuto, aggiunta al Duomo nel 1682 in epoca barocca. Ai lati della cappella due grandi tele, rappresentano la natività di Cristo e la sua risurrezione. Punto centrale della cappella è rappresentato da un gruppo scultoreo (comprendente il crocifisso ligneo e le figure di Maria e Giovanni) posto all’interno di una cornice marmorea. Il transetto settentrionale è usato come battistero e presenta al centro il fonte battesimale. Ricca e singolare la decorazione della parete, sotto il rosone della fortuna. Fra il 1545 e il 1563, la basilica ospitò il concilio ecumenico di Trento.
fra i numerosi servizi alberghieri e di ristorazione a complemento del turismo religioso, un posto di riguardo merita sicuramente il ristorante “San Colombano”, vicino all’omonimo santuario. Posto in una località suggestiva, si raggiunge da Rovereto percorrendo, da piazza Podestà, per un chilometro la strada che porta all’eremo. Il ristorante è un punto di riferimento importante per chi vuole visitare l’eremo che vive grazie all’attività del Comitato amici di San Colombano. Aperto più di trent’anni fa dai fratelli Giorgio e Maurizio Venco, assieme
alle mogli Daniela e Renata, il ristorante, segnalato nella guida Michelin e riconosciuto come osteria tipica trentina, è riuscito a mantenere una conduzione familiare offrendo un’ospitalità e una ristorazione di alto livello.
La cucina è il regno di Giorgio – tra i primissimi soci di Gestor, che oggi siede in Consiglio di Amministrazione –e della moglie Daniela; la coppia è da sempre impegnata a proporre una cucina tradizionale ma innovativa, grazie anche alle preziose consulenze del figlio Mattia, dedicandosi all’ideazione e alla preparazione di piatti che sap -
Ristorante San Colombianopiano abbinare l’arte dell’alta cucina a quella della miglior tradizione locale, con menu che variano nel rispetto della stagionalità dei prodotti.
A Giorgio Venco abbiamo chiesto come influisce il turismo religioso nella sua attività.
«Non ci sono i flussi della Madonna della Corona - ci confida- ma va bene, anche se non come si potrebbe. Occorre tenere presente che il santuario è aperto da maggio a settembre sempre ad opera dei volontari del comitato. A ciò si aggiungono le difficoltà di reperire nuovi volontari, del fatto che non ci sono più sacerdoti sempre disponibili per le Sante Messe e della curiosa ubicazione del santuario, che si trova adiacente a più comuni, e quindi talvolta al sovrapporsi delle competenze. Da qui il ruolo importante del Comitato, vera anima e motore dell’accoglienza, che opera con efficienza e disponibilità. Succede talvolta che un gruppo telefoni al ristorante per chiedere l’apertura anche fuori stagione dell’eremo ed allora mi attivo per organizzare la visita».
Qual è il target dei vostri clienti?
«Un target medio-alto: non si può dire che sia un ristorante frequentato da pellegrini, però è apprezzato da persone a cui piacciono le cose belle, con gusto e che amano i posti suggestivi».
Cosa si potrebbe fare per migliorare l’ospitalità?
«Innanzitutto, mettere in sicurezza la strada che porta all’eremo, tutta sca -
vata nella roccia. Per motivi di sicurezza non si fa più la tradizionale messa e fiaccolata della notte di Natale. Un appuntamento particolarmente bello e suggestivo tanto che il TG3 apriva sempre con questo avvenimento. C’è comunque da dire che la parte rocciosa sovrastante l’eremo è stata messa in sicurezza tre anni fa dalla Provincia di Trento. Altri lavori e la cura dell’eremo sono gestiti del comitato composto da persone responsabili e di fiducia».
Il Covid ha influito sulla vostra attività?
«Moltissimo, come del resto è stato per tutta la componete ricettiva».
Nel consiglio di amministrazione di Gestor, lei è un’anima storica. Ne consiglia l’associazione?
«La cooperativa gode della mia piena fiducia. È un’attività preziosa che difendo a spada tratta, non perché faccio parte del Cda, ma per la sua affidabilità, efficienza e per i prezzi, assieme ai servizi di altissimo livello, davvero importanti al giorno d’oggi per chi opera nel nostro settore».
nella precedente pubblicazione abbiamo fatto un primo passo nel mondo della tecnologia abbinata ai servizi assicurativi per il turismo, in particolare alle Polizze che tutelano l’Albergo e l’Ospite dalla prenotazione alla fine del soggiorno.
in scena la blockchain e, un po’ più in là, il metaverso. Roba da fantascienza, ma neanche tanto.
NICOLA GIULIANI Amministratore GBSAPRIOra il mercato assicurativo, d’intesa con le Associazioni di categoria, si interroga, pur tenendo ferme le garanzie inserite nelle Polizze e collegate alle Pandemie, sulle necessità di sicurezza tecnologica e di utilità durante il soggiorno. E qui l’argomento si fa forte, perché entrano prepotentemente
Blockchain è un registro nel quale le parti interessate scrivono alcune operazioni perché siano collegate, immutabili, sicure ed istantanee. La Blockchain, tra le cose che sa fare, rende anche possibili gli “smart contract”, cioè contratti molto semplici, essenziali e chiari tra Assicurato e Compagnia. L’abbinamento “Smart Contract“ e Blockchain permette il pagamento dell’indennizzo al momento esatto in cui si verifica l’evento dannoso. Quindi niente più perizie, niente
documenti da inviare alla Compagnia, niente valutazioni: se ho preso il Covid, Blockchain rileva il mio certificato di positività e mi manda l’indennizzo istantaneo per l’annullamento della prenotazione. Punto. Fantascienza? No, Blockchain. Queste modalità permetteranno anche altre garanzie assicurative che rispondono alla necessità di percezione della vacanza da parte dell’ospite; così se nel luogo di soggiorno il tempo è brutto, posso chiedere di essere trasferito in un’altra Località. La Compagnia assicurativa organizza e paga il trasporto fino al nuovo Albergo, ma avrà comunque incassato un premio assicurativo piuttosto considerevole. All’inizio sarà una cosa da ricchi, probabilmente. E attenzione, perché tra qualche anno non potremo più dire che non abbiamo tempo per scegliere la vacanza: ci penserà il nostro “Avatar”, che ha i nostri gusti ed i nostri problemi, ma vive nel metaverso. Alla prossima.
lungo le strade che portavano ai santuari non era raro incontrare punti di ristoro e di accoglienza, cui solevano fermarsi i pellegrini. Molte di queste locande, nel tempo, si sono trasformate in trattorie poi in alberghi, sino a diventare (con l’esplodere del turismo) lussuosi resort. È il caso dell’Pineta Nature Resort di Predaia.
Nato come trattoria negli anni Sessanta, per iniziativa di Elsa e Guido Sicher, rappresentava un punto di riferimento fondamentale per chi, salendo da via del santuario, si recava all’eremo di san Romedio. Sfruttando questa felice posizione Elsa e Guido diedero vita ad
una attività che nel tempo si rilevò particolarmente interessante anche grazie al duro lavoro e all’ottima cucina fatta, sin da allora, di prodotti locali e genuini. In questo senso - a detta del titolare - il rapporto con la cooperativa Gestor è sempre stato dei più saldi e, anche nell’incertezza iniziale, incentrato sulla collaborazione e sulla reciproca. L’attività ebbe successo e l’originaria trattoria, con il passare del tempo e delle generazioni, andò via via ampliandosi divenendo, prima un piccolo albergo, poi coi i figli, Bruno, Mario e Livio, un confortevole hotel, arricchito dalla costruzione dei primi due chalet. A loro succedono i nipoti di Elsa e Guido: Mat-
tia che oggi gestisce la cucina, Elsa che cura l’ospitalità, Andreas, responsabile di sala, e Nicola, responsabile dell’accoglienza e delle escursioni. Quella dell’hotel Pineta è la storia di una famiglia che ha saputo fare dell’esperienza, della professionalità e del lavoro, un’attività di successo; guardando al futuro per cogliere i segnali dei cambiamenti offerti dal mutevole mondo del turismo, ma con un occhio rivolto anche al passato per trarne insegnamenti e consigli che - come dicono i nipoti - «la vecchia guardia sa sempre offrire». Ed è proprio grazie a queste esperienze che oggi il Pineta è diventato un resort con centro benessere, piscine, saune e vasche idromassaggio. Un’impresa solida costruita su saldi legami familiari, sulla trasmissione di valori ben radicati, di tradizioni e di conoscenze, ma soprattutto sulla speranza di guardare con fiducia al futuro e di poter proseguire con entusiasmo la strada tracciata da nonno Guido. «Oggi il legame con l’eremo di San Romedio - ci confida Nicola - è più che altro di immagine, non rappresenta più la motivazione della vacanza, ma un complemento di interesse ed un’occasione in più». In ogni caso, la visita al santuario si aggiunge alle varie escursioni
proposte dal resort. «Quello offerto dal Pineta - specifica Nicola - è un turismo di benessere con clientela costituita in prevalenza da italiani, ma anche da tedeschi, svizzeri, inglesi.
Si tratta di persone desiderose di scoprire il Trentino e di trascorrere in relax una vacanza fra la natura, godendo di un’ottima cucina». Il Pineta infatti non è il solito hotel, ma un familiare resort di montagna, formato da tre casette e quattro chalet in stile trentino, con tutti
i comfort offerti da un albergo a 4 stelle. Una struttura cresciuta nel tempo, dove il rapporto con la cooperativa Gestor si è rinnovato di volta in volta. «Gestor offre un buon servizio, e mi sono sempre trovato bene sin dall’inizio, quando non ancora c’era la certezza sull’efficienza che la cooperativa sarebbe poi riuscita a raggiungere con gli anni. Ora rappresenta per noi una garanzia, con un servizio che continua a migliorare nel tempo», conclude Nicola.
Una tradizione italiana diffusasi in tutto il mondo
ogni stagione ha i suoi odori, sapori e colori. Questo vale anche per cibi e bevande che sono le più dirette espressioni del mutare dei singoli periodi dell’anno. Archiviato l’autunno con i suoi colori e i suoi profumi di foglie secche e mosto, ci aspetta la stagione fredda, dove i sapori forti prevalgono sulla delicatezza, nel cibo come nelle bevande, che devono essere robuste per aiutare l’organismo a far fronte all’irrigidirsi del clima. Se nei Paesi del nord è emblematico al riguardo il grog, una bevanda alcoli -
ca a base di rum, acqua e zucchero, in inverno i sapori più decisi li troviamo nelle bevande che anticipano pranzi più sostanziosi anche nell’area mediterranea. In genere gli aperitivi invernali presentano più alcol e meno ghiaccio, anche se una distinzione netta con quelli estivi non esiste. Ciò che cambia è la “location” dove essi vengono serviti - dall’aperto o dalla spiaggia al chiuso dei bar o dei rifugi - e, con essa, il desiderio di bevande meno fresche. Quello dell’aperitivo è un rito che si celebra un po’ ovunque, una specie di
cerimoniale che coinvolge milioni di italiani e che rappresenta un momento di ritrovo e di convivialità.
Le prime testimonianze di aperitivus (di apertura) risalgono ancora al quinto secolo avanti Cristo, e pare che lo stesso Ippocrate lo somministrasse ai suoi pazienti come vino aromatizzato per stimolare l’appetito. Una procedura che si diffuse largamente in Europa, mantenendo la caratteristica del gusto amarognolo, dovuta alle erbe con le quali, sin da tempi antichi, veniva aromatizzato il vino. Furono gli erboristi medievali a scoprire che erano proprio le erbe a costituire il segreto di quelle bevande capaci di stimolare il senso di fame. Da allora l’aperitivo trovò una sua specifica collocazione nell’alimentazione: non più un medicinale, ma un prodotto nutrizionale capace di stimolare l’appetito in vista del pasto. Si trattava di un espediente che apriva la strada ad un fiorente bussines, colto al volo dalle prime industrie. Nacque così, nel 1700 a Torino, il primo aperitivo su scala industriale, grazie all’inventiva di Antonio Carpano che con il suo Vermut (un vino aromatizzato con erbe e con l’aggiunta di china) conquistò tutti i mercati, tanto da costituire l’aperitivo per antonomasia degli italiani e bevanda della corte dei Savoia. Non c’era pranzo, anche ufficiale, che non fosse preceduto da un bicchiere di Vermut.
La moda dell’aperitivo prese presto piede, e il Vermut fu imitato da molte industrie italiane: a Milano, Ramazzot -
ti crea il primo liquore da aperitivo con la combinazione di 33 erbe (china, rabarbaro, noce moscata, cannella, agrumi), mentre a Torino, Martini e Rossi creano il Martini bianco (un Vermut a base di moscato ed erbe aromatiche). A Novara, poi, nasce il Campari, dall’inconfondibile gusto amaro e dalla caratteristica forma della sua bottiglia disegnata dall’artista trentino Fortunato Depero, ancora oggi in uso.
L’effetto stimolante degli aperitivi introdusse ben presto l’usanza di accompagnare la bevanda con stuzzichini: all’inizio molto semplici e di facile preparazione, come olive, mandorle o
arachidi tostate, poi via via con prodotti sempre più elaborati sino ad arrivare agli Happy hour e agli “Apricena”. La prima è un’usanza commerciale ereditata dall’Inghilterra che, per incrementare le presenze nei bar in una fascia oraria solitamente morta, propone a prezzi vantaggiosi aperitivi e stuzzichini, mentre la seconda, con alimenti elaborati e sostanziosi, tanto da sostituire la cena, si è affermata soprattutto nel nord Italia, quale momento di incontro che inizia nel tardo pomeriggio e prosegue ben oltre l’orario della cena. Ma quali sono gli aperitivi oggi più alla moda? Più dei classici cocktail a base di liquore, i clienti sembrano preferire miscelazioni a base di vino, se non un buon calice di spumante o di prosecco. In Trentino, terra di vini eccellenti, sembra questa la strada più seguita, anche dai più giovani. Si tratta di un ritorno diffuso agli antichi sapori del territorio.
Una qualche eccezione lo fanno gli spritz, per il gusto frizzante e dal sapore inconfondibile, accompagnato da stuzzichini di vario genere, così come i cocktail più leggeri e fruttati come il Bellini. Con l’abbassassi della temperatura risultano particolarmente graditi anche aperitivi caldi, soprattutto dopo una giornata sugli sci. In questi casi come non ricordare l’Irish coffee, il sidro caldo, il vin brulè, il White Russian e il bombardino, sino ad arrivare al classico punch.
L’olio nuovo, o olio novello, è il primo olio extravergine che si ottiene dalle prime olive del nuovo raccolto. L’arrivo dell’olio nuovo rappresenta una vera e propria festa, si assaggia finalmente il primo olio prodotto, si celebra l’inizio della campagna di raccolta. La raccolta delle olive inizia ai
primi di ottobre , quando le olive sono ancora verdi. Una volta raccolte le olive vengono posizionate in cassette areate e trasportate al frantoio, dove vengono lavorate nell’arco di poche ore. Si tratta quindi di un prodotto stagionale , ottenuto all’inizio della campagna olearia.
nell’ampia offerta turistica della valle di Fassa c’è un albergo che cattura subito l’occhio del turista e spicca per la sua armoniosa fusione con l’incantevole ambiente circostante. Parliamo dell’Hotel “La Cacciatora” di Alba di Canazei, un vero e proprio fiore all’occhiello nell’ospitalità fassana che compie i cinquant’anni di attività. Per raggiungere questo traguardo ci sono voluti impegno e determinazione, assieme alla professionalità di due generazioni di albergatori. Posto in posizione panoramica e tranquilla, a
due passi dagli impianti sciistici e dai principali servizi turistici della zona, l’albergo è un quattro stelle che offre tutti confort che si possano desiderare: ampi spazi, piscina coperta, centro benessere, bagni di fieno, fontana di ghiaccio, area relax e palestra, oltre ad un’eccellente cucina, vanto dell’hotel. La struttura venne aperta nel 1972 da Fiorenzo Planchesteiner e la moglie Regina, che gestisce oggi l’hotel con i figli Enrico e Katia. I titolari sono inoltre soci storici della cooperativa Gestor, il cui servizio è addirittura ritenuto «favoloso».
Partiamo dai primi anni: come nasce l’hotel “La Cacciatora”?
«Tutto nasce dall’inventiva di Fiorenzo Planchesteiner (scomparso nel 2012) negli anni ’70 che, dopo aver fatto esperienza come cuoco in un rinomato ristorante di Bolzano, costruisce su un terreno donatogli dai genitori una piccola casa dove sistema, al primo piano, un ristorante con annessa cucina. Nel mese di luglio del 1972 parte l’attività, all’epoca solo di ristorazione (le camere del primo piano inizialmente restano chiuse).
Nel 1973 Fiorenzo sposa Regina e, forte dell’aiuto della moglie, inizia a sistemare le camere. Nasce così l’albergo “La Cacciatora”, con una disponibilità iniziale di 40 posti letto. Da allora, fra una stagione e l’altra, è un progressivo lavoro di ampliamento e sistemazione dell’albergo sino ad arrivare al 1996, quando si pensa di adeguare meglio la struttura alle esigenze della clientela, con strutture nuove, stanze e spazi più grandi. Nel 1997, ad ampliamento e ristrutturazione avvenuta, arriva anche la quarta stella. Poco più tardi l’Hotel si dota anche di piscina e di centro benessere, in un continuo progredire di lavori e di sistemazioni».
L’offerta, insomma, è cresciuta nel tempo, aggiornandosi di continuo?
«Cerchiamo un po’ alla volta di rinnovare le camere, migliorare gli spazi, i bagni e l’arredamento. Bisogna progredire, rinnovarsi, altrimenti si diventa vecchi e poco appetibili».
Come avete festeggiato i 50 anni dell’albergo?
«Siccome bisognava farlo a luglio, l’abbiamo lasciato un po’ in sordina, anche a causa delle preoccupazioni e delle incertezze generali che caratterizzano l’attuale momento, nessuno aveva il cuore di fare una festa fatta bene. Speriamo di rifarci per il cinquantacinquesimo anniversario».
Parlando di preoccupazioni come ha influito il Covid sull’attività dell’Hotel?
«Un brutto periodo che ha chiuso il cuore e la mente. Abbiamo perso la stagione invernale del 2020 e, in quella del 2021, quasi tutte le prenotazioni straniere. Noi lavoriamo molto con Danesi, Svedesi, Norvegesi, Tedeschi, Polacchi e anche Australiani. La nostra è una clientela per lo più fidelizzata».
E l’aumento dei costi per l’energia?
«Questo è un problema che oggi sentiamo moltissimo. L’aumento è incredibile, le spese sono lievitate notevolmente: tre volte tanto, mai visti costi così alti. Pensi che fra bollette e gasolio si arriva a pagare 3 o 4mila euro in più».
Da anni siete soci di Gestor, come giudica il servizio offerto?
«È un servizio più che ottimo, anzi favoloso: offrono di tutto e di più, con una garanzia sugli acquisti».
Dai mercatini natalizi ai presepi viventi, gli eventi più significativi del territorio
con la fine dell’autunno e l’arrivo della stagione fredda si intensificano gli appuntamenti per le feste natalizie ormai alle porte, con le iniziative di grande richiamo entrate ormai della tradizione locale. Tra mercatini ed eventi di Natale, prosegue la collaborazione tra la rivista GestorNews e la Federazione delle Proloco del Trentino, allo scopo di valorizzare gli eventi di maggiore interesse culturale del panorama trentino. L’intento non è quello di fornire un’agenda esaustiva degli appuntamenti nel nostro territorio, ma consentire a trentini e turisti di conoscere alcune delle manifestazioni più rappresentative del periodo, promuovendo la riscoperta di valli e di borghi lontani dai centri turistici più conosciuti.
Casa di Babbo Natale a Riva - Riva del Garda, fino al 31 dicembre 2022. La Pro Loco di Riva del Garda ha allestito all’interno della Rocca di Riva la Casa di Babbo Natale con tante proposte e attività per i più piccoli: l’ufficio postale dove scrivere le letterine
per Babbo Natale, l’officina dove fare i lavoretti assieme agli elfi, la “Corte delle cose buone”, dove assaggiare dolci e altre prelibatezze che profumano di Natale. Info: www.casadibabbonataleriva.it
Ossana, il Borgo dei 1000 Presepi – Ossana, dal 26 novembre 2022 - 8 gennaio 2023. Partendo dalla suggestiva stella cometa, un filo rosso accompagnerà i visitatori lungo il percorso tra decorazioni e vie illuminate, fino ad arrivare al Castello. Più di mille caratteristici presepi realizzati manualmente da abitanti, artisti locali ed internazionali. La rassegna di Ossana, giunta alla XXIII edizione, si arricchisce ancora di iniziative e sorprese tutte da scoprire. www.visitvaldisole.it/ it/eventi/ossana-il-borgo-dei-presepi
Faedo, il paese del presepe - Faedo, fino al 5 gennaio 2023. Il periodo natalizio porta tra le strade ed i portici di Faedo il più grande presepe del Trentino, con 80 statue a grandezza naturale raffiguranti i lavori di un tempo. Stalle e cantine ospitano il Mercatino della Stella, che propone oggetti realizzati a mano e prodotti agricoli locali. La Pro Loco di Faedo chiude le festività con la Canta della Stella. Un lungo corteo illuminato dalle fiaccole, al seguito dei Re Magi, percorre le vie del paese intonando antichi canti natalizi. Info: www.viverefaedo.it
Vite di Luce - Santa Massenza, Vezzano, dal 3 al 18 dicembre. Torna, tra gli avvolti e le piazzette del piccolo borgo di Santa Massenza, il mercatino artigianale. La sua è una storia ormai trentennale, che propone pezzi unici lavorati dalle sapienti mani degli artigiani del posto, piatti della tradizione, musica e spettacoli per tutta la famiglia. Giovedì 8 dicembre la “Notte degli alambicchi accesi” mette in scena uno spettacolo itinerante per le vie del paese, portandoci nell’affascinante mondo della distillazione della grappa. Info: www.vitediluce.com
Mercatino di Lavarone - Lavarone, fino al 6 gennaio 2023. Nello storico borgo di Bertoldi Veci torna la seconda edizione del Mercatino di Lavarone, organizzato dalla Pro Loco di Lavarone. ‘Spiazzi’ e ‘volti’ senza tempo ospitano commercianti, artigiani e hobbisti che propongono ai visitatori le loro creazioni d’artigianato e i pro -
dotti locali di stagione. Info su: www. alpecimbra.it.
Nomi, paese dei presepi monumentali - Nomi, fino all’8 gennaio 2023. Anche quest’anno Nomi si trasforma nel paese dei presepi monumentali. Strade, parchi, lo storico granaio e tutto il centro storico ospitano decine e
FaedoPaese del presepe (ph PL Faedo) Santa Massenza Vite di luce (ph PL SMassenza) Lavarone - Mercatino di Lavarone (ph PL Lavarone)decine di presepi, realizzati nelle forme e con i materiali più svariati. Chi si trova a visitare il borgo, può scoprire i presepi nascosti tra portali in pietra, aperture e avvolti dal sapore antico.
Natale a Sardagna 2022 - Sardagna, fino al 7 gennaio 2023 - A Sardagna il Giardino del Natale è il cuore delle manifestazioni dedicate al Natale e organizzate dalla Pro Loco di Sardagna. Oltre un mese di eventi che spaziano dalla rassegna di presepi ai concerti a tema, dall’arrivo di Santa Lucia e di Babbo Natale alla fiaccolata lungo le vie del paese, dalla degustazione di canederli e brulè alla lettura di racconti natalizi per i più piccoli.
Artigiani a Bosentino. Il Mercatino di Natale - Bosentino, Altopiano della Vigolana dall’8 all’11 dicembre 2022. La Pro Loco di Bosentino propone anche quest’anno il suo tradizionale mercatino di Natale, che si tiene nella cornice del palazzetto vestito a festa. Ci si può perdere tra le bancarelle di prodotti artigianali fatti a mano, assaggiando le eccellenze della gastronomia locale. Non solo prodotti enogastronomici e artigianato di altissima qualità, ma anche musica, laboratori per bambini e intrattenimento, il tutto immerso in una suggestiva atmosfera natalizia. Info su www.alpecimbra.it.
Shalom… Presepe vivente - Lundo, Comano Terme, dal 26 al 28 dicembre 2022. Il piccolo e suggestivo borgo di Lundo, con i suoi scorci e angoli nascosti, è l’ambientazione ideale per il presepe vivente Shalom, curato dalla Pro Loco di Lundo assieme alla Com -
pagnia teatrale “Collettivo Clochart”.
Il percorso del presepe, tra ambientazioni storiche, luminarie e piccoli falò, è animato dalla comunità e dallo stesso Collettivo, che danno vita a un inedito spettacolo teatrale all’aperto sui temi della contemporaneità. Info su www.gardatrentino.it.
Festa “100+2 anni di fondazione” - Dro, dal 10 al 17 dicembre. La Pro Loco Sant’Antonio Dro festeggia i 102 anni dalla sua fondazione con una settimana di eventi. Si parte il 10 dicembre con una serata di teatro dialettale trentino, seguita l’11 dicembre dalla messa in ringraziamento a Sant’Antonio. Lunedì 12 si inizia a respirare aria di Natale con l’accensione dei presepi con opere degli artisti locali, per chiudere sabato 17 con la presentazione spettacolo del libro Vite di miniera. Info: www.santantoniodro.it
Presepe vivente - Zortea, Canal San Bovo, 25 dicembre. La Pro Loco di Prade Cicona Zortea organizza il presepe vivente, una rappresentazione della natività che coinvolge decine e decine di comparse locali. Nobili, pastori, artigiani e lavandaie mettono in scena lavori e scene di vita vissuta del passato nella suggestiva cornice del borgo medievale di Zortea. Info su www.sanmartino.com.
na specie di torta o focaccia todesca, ripiena di mandorle, uva passa, pinoli, fichi secchi e che so io, molto eccellente, ma anche molto indigesta, che si fa solamente da Natale”. Così, nel 1890, Tommaso Del Murero descriveva lo zelten, il dolce natalizio tipico del Trentino, ma con chiare origini tirolesi, tanto che la sua descrizione si trova nell’opera “Tedeschismi”, dello stesso Del Murero stampata a Rovereto. Lo zelten vanta origini remote, ma sicuramente originariamente legate alla cucina povera del Trentino: una specie di pan dolce, via via arricchitosi con ingredienti sempre più vari e ricercati. Anche la
provenienza del suo nome è incerta. «Qualcuno - scrive sempre il Del Murero - mi ha suggerito l’idea che sia la parola tedesca ‘selten’ (raro), perché si prepara una volta all’anno, del che dubito forte. In tedesco zelten significa chiosco, padiglione, baldacchino, la tenda, ma allo stesso modo si dicono anche le pastiglie, gli zuccherini in forma di dischi o parallelepipedi, come lo nostre ‘zirele de ménta, insomma i trochischi, le girellette. Qui, dunque, ci andremo avvicinando alquanto, ma di più non saprei aggiungere, perché zelten, anche in tedesco, è dialetto.” Più probabilmente, le sue origini risalgono al medioevo: in un manoscritto del Settecento conservato presso la
biblioteca di Rovereto si parla di un antico pan di frutta chiamato “celteno”. Si trattava di un dolce caratteristico delle valli tirolesi, dove il problema principale era quello di confezionare alimenti che si conservassero nel tempo e composti da ingredienti trovati sul posto.
In effetti, anche ai giorni nostri, non esiste una ricetta universale per la preparazione dello zelten, anche se la sua caratteristica principale è quella di un impasto di farina, latte, lievito, zucchero, burro, a cui si aggiungono, poi, il miele, l’uvetta sultanina, i canditi, i fichi secchi, i gherigli di noci ed i pinoli.
Un tempo rappresentava il dolce invernale per eccellenza la cui ricetta si tramandava di generazione in generazione e variava da zona a zona. Veniva consumato il giorno di Natale e offerto a vicini e parenti in una sorta di gara per identificare il più buono. Il gusto variava a seconda degli ingredienti e della preparazione: la ricchezza dell’impiego di frutta, spezie e decorazioni, oltre ad esaltare il sapore della base dolce, manifestava anche il livello di benessere della famiglia che lo aveva preparato. Una tradizione simile, la troviamo - del resto - nella pinza veneta, un pandolce più povero, a base di farina di mais, pinoli, semi di finocchio e frutta secca, caratteristica delle zone del basso Piave.
Oggi lo zelten è un dolce di pasticceria conosciuto un po’ ovunque, al pari del panforte, del panghiotto o del pan pepato. Probabilmente fu dal Concilio di Trento che la sua preparazione si estese al di fuori del Trentino, grazie ad una sorta di confronto di esperienze gastronomiche portate dai cuochi dei vari vescovi e cardinali provenienti da zone diverse. Ciò non toglie che lo Zelten, a differenza di molti altri dolci, abbia una sua specifica ricetta. Pur essendo un dolce di origine mitteleuropea, ogni zona, ogni valle, ogni regione lo prepara con varianti diverse, ciascuna con caratteristiche che ne esaltano la tipicità. Data la varietà di ingredienti che cambiano da una valle all’altra e perfino da famiglia a famiglia, è difficile codificare una preparazione canonica. Non cambiano solo i frutti o le decorazioni, ma anche l’impasto. A Bolzano, ad esempio, si prepara con un impasto a base di farina di segale dalla forma schiacciata, consistente e simile ad un grande biscotto ed arricchito da una grande quantità di frutta secca e aromi. Caratteristica del tutto altoatesina è quella di acquistare l’impasto in panetteria e poi farcirlo secondo la propria ricetta ed i propri gusti. Lo zelten trentino, invece, si presenta invece più morbido: la consistenza assomiglia di più a una torta morbida, ma, rispetto al cugino altoatesino, è più povero di frutta e più ricco in pasta.
Uvetta 320 gr Fichi 280 gr Mandorle 160 gr
Noci 160 gr Acqua 100 gr Grappa 100 gr Miscelare e lasciar macerare per almeno 4 ore
Farina 0 W 360 600 gr Acqua 230 gr Latte 120 gr
Lievito 12 gr Zucchero 45 gr Burro 45 gr
Impastare tutti gli ingredienti e lasciar raddoppiare a 26 °C. Temperatura impasto 26 °C.
Primo impasto 1052 gr Farina 0 W 360 200 gr Uova 100 gr
Zucchero 40 gr Burro 40 gr
Impastare tutti gli ingredienti e lasciar raddoppiare a 26 °C. Temperatura impasto 26 °C.
Secondo impasto 1432 gr Farina 0 W 360 200 gr Uova 100 gr Latte 100 gr Lievito madre 60 gr
Zucchero 100 gr Sale 18 gr Burro 160 gr Frutta 1120 gr
Impastare il secondo impasto aggiungendo farina, latte, lievito madre e una parte di uova; una volta che l’impasto risulta ben amalgamato aggiungere lo zucchero con le restanti uova, il sale ed infine il burro. Ad impasto completato inserire anche la frutta. Temperatura impasto 26 °C Lasciar raddoppiare l’impasto quindi spezzare e dare una preforma tonda leggera, dopo 20/30 minuti arrotondare nuovamente e dopo 10 minuti schiacciare leggermente. A lievitazione completata spennellare con dell’uovo e decorare con della frutta secca.
Cuocere a 180 °C per 30 minuti circa per pezzature da 350 g.
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