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Luglio Agosto 2025

Testata giornalistica registrata

presso il Tribunale di Milano: n°258 del 17/10/2018 ANNO 7, n.5/6

Le rubriche

EDITORIALE

“Amoglianimali” Bellezza

Da leggere (o rileggere)

Da vedere/ascoltare

Di tutto e niente

Il desco dei Gourmet

Il personaggio

Il tempo della Grande Mela

Comandacolore

Incursioni

In forma

In movimento

Lavori in corso

Primo piano

Salute

Scienza

Sessualità

Stile Over

Volontariato & Associazioni

Generazione Over 60

DIRETTORE RESPONSABILE

Minnie Luongo

I NOSTRI COLLABORATORI

Marco Rossi

Alessandro Littara

Antonino Di Pietro

Mauro Cervia

Andrea Tomasini

Paola Emilia Cicerone

Flavia Caroppo

Marco Vittorio Ranzoni

Giovanni Paolo Magistri

Maria Teresa Ruta

DISEGNI DI

Attilio Ortolani

Sito web: https://generazioneover60.com/ Email: generazioneover60@gmail.com

Issuu: https://issuu.com/generazioneover60

Facebook: https://www.facebook.com/generazioneover60

Youtube: https://www.youtube.com/channel/generazioneover60

Generazione Over 60

MINNIE LUONGO DIRETTORE RESPONSABILE

Classe 1951, laureata in Lettere moderne e giornalista scientifica, mi sono sempre occupata di medicina e salute preferibilmente coniugate col mondo del sociale. Collaboratrice ininterrotta del Corriere della Sera dal 1986 fino al 2016, ho introdotto sulle pagine del Corsera il Terzo settore, facendo conoscere le principali Associazioni di pazienti.Ho pubblicato più libri: il primo- “Pronto Help! Le pagine gialle della salute”- nel 1996 (FrancoAngeli ed.) con la prefazione di Rita Levi Montalcini e Fernando Aiuti. A questo ne sono seguiti diversi come coautrice tra cui “Vivere con il glaucoma”; “Sesso Sos, per amare informati”; “Intervista col disabile” (presentazione di Candido Cannavò e illustrazioni di Emilio Giannelli).

Autrice e conduttrice su RadioUno di un programma incentrato sul non profit a 360 gradi e titolare per 12 anni su Rtl.102.5 di “Spazio Volontariato”, sono stata Segretario generale di Unamsi (Unione Nazionale Medico-Scientifica di Informazione) e Direttore responsabile testata e sito “Buone Notizie”.

Fondatore e presidente di Creeds, Comunicatori Redattori ed Esperti del Sociale, dal 2018 sono direttore del magazine online Generazioneover60.

Quanto sopra dal punto di vista professionale. Personalmente, porto il nome della Fanciulla del West di Puccini (opera lirica incredibilmente a lieto fine), ma non mi spiace mi si associ alla storica fidanzata di Topolino, perché come Walt Disney penso “se puoi sognarlo puoi farlo”. Nel prossimo detesto la tirchieria in tutte le forme, la malafede e l’arroganza, mentre non potrei mai fare a meno di contornarmi di persone ironiche e autoironiche. Sono permalosa, umorale e cocciuta, ma anche leale e splendidamente composita. Da sempre e per sempre al primo posto pongo l’amicizia; amo i cani, il mare, il cinema, i libri, le serie Tv, i Beatles e tutto ciò che fa palpitare. E ridere. Anche e soprattutto a 60 anni suonati.

Foto Chiara Svilpo

Chi siamo

DOTTOR MARCO ROSSI SESSUOLOGO E PSICHIATRA

è presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale e responsabile della Sezione di Sessuologia della S.I.M.P. Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e come esperto di sessuologia a numerosi programmi radiofonici. Per la carta stampata collabora a varie riviste.

DOTTOR ALESSANDRO LITTARA ANDROLOGO E CHIRURGO

è un’autorità nella chirurgia estetica genitale maschile grazie al suo lavoro pionieristico nella falloplastica, una tecnica che ha praticato fin dagli anni ‘90 e che ha continuamente modificato, migliorato e perfezionato durante la sua esperienza personale di migliaia di casi provenienti da tutto il mondo

PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO DERMATOLOGO

PLASTICO presidente Fondatore dell’I.S.P.L.A.D. (International Society of PlasticRegenerative and Oncologic Dermatology), Fondatore e Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis, è anche direttore editoriale della rivista Journal of Plastic and Pathology Dermatology e direttore scientifico del mensile “Ok Salute e Benessere” e del sito www.ok-salute.it, nonché Professore a contratto in Dermatologia Plastica all’Università di Pavia (Facoltà di Medicina e Chirurgia).

DOTTOR MAURO CERVIA MEDICO VETERINARIO

è sicuramente il più conosciuto tra i medici veterinari italiani, autore di manuali di successo. Ha cominciato la professione sulle orme di suo padre e, diventato veterinario, ha “imparato a conoscere e ad amare gli animali e, soprattutto, ad amare di curare gli animali”. E’ fondatore e presidente della Onlus Amoglianimali, per aiutare quelli più sfortunati ospiti di canili e per sterilizzare gratis i randagi dove ce n’è più bisogno.

ANDREA TOMASINI GIORNALISTA SCIENTIFICO

giornalista scientifico, dopo aver girovagato per il mondo inseguendo storie di virus e di persone, oscilla tra Roma e Spoleto, collaborando con quelle biblioteche e quei musei che gli permettono di realizzare qualche sogno. Lettore quasi onnivoro, sommelier, ama cucinare. Colleziona corrispondenze-carteggi che nel corso del tempo realizzano un dialogo a distanza, diluendo nella Storia le storie, in quanto “è molto curioso degli altri”.

Chi siamo

PAOLA EMILIA CICERONE GIORNALISTA SCIENTIFICA

classe 1957, medico mancato per pigrizia e giornalista per curiosità, ha scoperto che adora ascoltare e raccontare storie. Nel tempo libero, quando non guarda serie mediche su una vecchia televisione a tubo catodico, pratica Tai Chi Chuan e meditazione.

Per Generazione Over 60, ha scelto di collezionare ricordi e riflessioni in Stile Over.

FLAVIA CAROPPO GIORNALISTA E AMBASCIATRICE DELLA

CUCINA ITALIANA A NEW YORK

Barese per nascita, milanese per professione e NewYorkese per adozione. Ha lavorato in TV (Studio Aperto, Italia 1), sulla carta stampata (Newton e Wired) e in radio (Numbers e Radio24). Ambasciatrice della cultura gastronomica italiana a New York, ha creato Dinner@Zia Flavia: cene gourmet, ricordi familiari, cultura e lezioni di vera cucina italiana. Tra i suoi ospiti ha avuto i cantanti Sting, Bruce Springsteen e Blondie

MARCO VITTORIO RANZONI GIORNALISTA

Milanese DOC, classe 1957, una laurea in Agraria nel cassetto. Per 35 anni nell’industria farmaceutica: vendite, marketing e infine comunicazione e ufficio stampa. Giornalista pubblicista, fumatore di Toscano e motociclista della domenica e -da quando è in pensione- anche del lunedì. Guidava una Citroen 2CV gialla molto prima di James Bond.

COMANDACOLORE è uno Studio di Progettazione Architettonica e Interior Design nato dalla passione per il colore e la luce ad opera delle fondatrici Antonella Catarsini e Roberta D’Amico. Il concept di COMANDACOLORE è incentrato sul tema dell’abitare contemporaneo che richiede forme e linguaggi mirati a nuove e più versatili possibilità di uso degli spazi, tenendo sempre in considerazione la caratteristica sia funzionale che emozionale degli stessi.

MONICA SANSONE VIDEOMAKER

operatrice di ripresa e montatrice video, specializzata nel settore medico scientifico e molto attiva in ambito sociale.

Sommario

-10-

Generazione F

Ridateci le altalene in mare! Editoriale di Minnie Luongo

-12Foto d’autore

Quando si dice la leggerezza di Francesco Bellesia

-14-

Versi Di...versi

Suggestioni diverse

Di Bruno Belletti

-19-

Leone ascendente giornalista

Dalla penna e calamaio alla password dimenticata Di Luciano Ragno

-23-

Da leggere (o rileggere)

La mirabolante avventura dell’anatomia umana A cura della Redazione

Sommario

-28-

Di tutto e niente Vetrinizzazione

di Andrea Tomasini

-32-

Dal nostro archivio Cronofobia

Di Marco Vittorio Ranzoni

-36-

Dal nostro archivio

Il sonno è un valido alleato per la bellezza della pelle

Professor Antonino Di Pietro

-39Benessere

Perché è importante la collaborazione fra professionisti e industrie

A cura della Redazione

-41Salute

L’attività del Poliambulatorio Fondazione ATM illustrata in 26 secondi

A cura della Redazione

Generazione F

RIDATECI LE ALTALENE IN MARE!

EDITORIALE

Avrei potuto, ma non ho voluto.

Avrei potuto farmi una foto sull’altalena del bagno 24 di Rimini, dove da 10 anni esatti ne montano una ogni estate (grazie all’iniziativa dell’Associazione “Rimini Sparita”), ma per la cover di questo numero ho preferito affidarmi all’Intelligenza Artificiale con un’immagine che più o meno rimanda alla sottoscritta.

Non ho voluto farlo perché, come spiegano gli organizzatori, “si tratta di un’operazione di rivisitazione storica, che non è pensata per il divertimento. Insomma, è un totem”.

Avrei voluto, ma non ho potuto.

Avrei tanto desiderato- io che dispongo di una quantità immensa di fotografie relative ad ogni occasione della mia vita- utilizzarne una di me bambina, ma non ne ho trovate. Il motivo è presto detto: si andava sull’altalena per il gusto di salire sopra la tavoletta di legno, dondolandosi in riva al mare con i piedi che sfioravano l’acqua e aumentando sempre più lo slancio, con gli occhi rivolti verso il cielo. E non per mettersi in posa a favore di fotografo.

Non ho potuto rinnegare i miei ricordi solo per farmi un selfie con un totem, così come fanno tutti (per la maggioranza adulti), avvicendandosi sull’altalena rivisitata a fini turistici.

Negli anni Sessanta (forse anche prima) e fino al 1991, ogni 150 metri della battigia sul mare della città di Fellini era piantata, con grossi pali metallici, un’altalena che consentiva di dondolare. Si aspettava il proprio turno senza litigare, tanto pochi metri più avanti (o indietro) si sarebbe trovata un’altalena libera … Oddio, io era difficile scendessi per almeno mezz’ora, fra un bagno e un altro, come ben sapevano i miei coetanei che, una volta riconosciutami, desistevano da ogni attesa e passavano ai bagni successivi.

Perché improvvisamente furono tolte? Qualcuno ora ipotizza che fossero pericolose, ma non è assolutamente vero: leggendo tutti i documenti e i giornali dell’epoca, si evidenzia che non si è mai verificato nessun infortunio grave. Semplicemente, le altalene erano diventate insostenibili per la manutenzione, essendo costruite in ferro e legno, e i bagnini fecero prima a toglierle. Erano passate di moda, si concluse. Certo, le altalene, ma solo per i più piccoli, ora sono presenti nello spazio giochi riservato ai bambini, assieme a scivoli e altri giochi, di solito vicino al gabbiotto del bagnino, in “zona sicura” e controllabile.

A parte il fatto che questi spazi sono poco frequentati dalla maggioranza dei bimbi (adesso ci sono animatori e animatrici che, a orari fissi, hanno il compito di intrattenerli), purtroppo nessuno di loro conoscerà mai

Generazione F

l’emozione, direi l’ebbrezza, di volare sempre più su. Con il mare sotto i piedi e il cielo sopra la testa. Pertanto no: con un totem non ho nessuna intenzione di fare un selfie. Mi tengo i miei ricordi insostituibili e l’eccitazione di “salire sull’altalena in mare”.

P. S. Forse per la prima volta in sette anni non ho voluto aggiungere alcuna foto all’interno dell’Editoriale. La mente e la memoria di noi Over vale spesso più di mille immagini!

P. P. S. In questo numero diamo il benvenuto a un gigante del giornalismo italiano: il grande Luciano Ragno, che qui inaugura la sua rubrica “Leone ascendente giornalista”. Buona lettura!

Foto d’autore

QUANDO SI DICE LA LEGGEREZZA

Per tollerare la pesantezza bisogna essere leggeri come una piuma. (Francesco Bellesia)

Estate, tempo di sentirsi leggeri. “Dentro”. Perchè la vera leggerezza non è mai da confondere con la vuota superficialità. Al contrario, la leggerezza è la difficile capacità di non caricarsi di pesi inutili, ma di tenere in considerazione solo quanto davvero conta nella vita.

“L’insostenibile leggerezza dell’essere” è uno dei più famosi libri di Milan Kundera, che nel titolo riporta questo termine. Prima di avventurarci nella lettura (o rilettura) del romanzo, approfittiamo dell’ otium latino (il tempo libero dedicato alla riflessione e alla rigenerazione) per rileggere la nostra vita e la direzione- passata e presente- dei nostri pensieri e del nostro comportamento. Sarà un esercizio complesso e profondo, ma capace finalmente di alleggerirci. (m.l.)

Foto d’autore

FRANCESCO BELLESIA

Sono nato ad Asti il 19 febbraio del 1950 ma da sempre vivo e lavoro a Milano. Dopo gli studi presso il liceo Artistico Beato Angelico ho iniziato a lavorare presso lo studio di mio padre Bruno, pubblicitario e pittore. Dopo qualche anno ho cominciato ad interessarmi di fotografia, che da quel momento è diventata la professione e la passione della mia vita.

Ho lavorato per la pubblicità e l’editoria ma contemporaneamente la mia attenzione si è concentrata sulla fotografia di ricerca, libera da vincoli e condizionamenti, quel genere di espressione artistica che oggi ha trovato la sua collocazione naturale nella fotografia denominata FineArt.

Un percorso parallelo che mi ha consentito di crescere e di sviluppare il mio lavoro, una sorta di vasi comunicanti che si sono alimentati tra di loro. Molte sono state le mostre allestite in questi anni e molte le manifestazioni alle quali ho partecipato con premi e riconoscimenti.

Continuo il mio percorso sempre con entusiasmo e determinazione… lascio comunque parlare le immagini presenti sul mio sito.

Versi Di...versi

SUGGESTIONI DIVERSE

Nella circolarità esistenziale di cadute e riprese

ESTATE

Vento di brace, prati divelti da raggi infiammati, fiochi sospiri, sfrenata energia di nude ricerche. I sensi lamentano ansie ferine, i corpi assetati implorano tocchi di calde vicende.

Versi Di...versi

ESTREMAMENTE

Ogni giornata ha il sapore di eterno, ogni istante

è cadenza del sempre . Il viso smagrito spalanca una fiamma spiovente, ancora curiosa, una brezza silente sfiora i capelli in ordine sparso. Occhi sfiniti, mani scolpite

come su marmo insistente. Silenzi sospesi, parole stranite,

Versi Di...versi

scaglie di vecchie stagioni, vigore caparbio comunque dischiuso a ciò che verrà.

LA VOCE DEL SILENZIO

Se la parola più bella

è quella non detta, ascolta il mistero del mio tacitarmi, e volgiti a me, col sorriso dei tuoi giorni migliori.

Versi Di...versi

LA PICCOLA GIOIA

Mattino dorato, tiepida brezza tra nubi leggere. Il vento racconta di storie remote sussurra tra i rami di pini ancestrali Riflessi di sole su onde di mare, fantasmi di luce tra scogli perenni.

Accolgo la gioia di piccole cose, affanni traditi da un riso innocente.

Versi Di...versi

AVVERTIRSI

Pre-sentimenti, indugianti nel balbettio di sogni vaganti, e riscontrare che il mio sapere è null’altro che memoria ambulante. Mi avvedo dell’affanno del nuovo che reca il sigillo di infanzie perdute, di giochi dispersi in adulte sopravvivenze.

Leone ascendente giornalista

DALLA PENNA E CALAMAIO ALLA PASSWORD DIMENTICATA

Una vita all’inseguimento del progresso

Di Luciano Ragno – giornalista

Questa è la storia di un inseguimento. Finito con una sconfitta.

Nasco con la penna e il calamaio. Quello incastrato nel banco. Sul quaderno a righe o a quadretti: svolgimento del tema, addizione e sottrazione. Ma anche pensieri, al limite della riflessione.

E con penna e il calamaio scavalco una guerra e il dopoguerra

Un giorno irrompe il progresso nel mio piccolo mondo La novità, clamorosa, è la “biro” : nasce nel 1938 ma arriva da noi nel 1948 . Un pennino che non punge e non macchia . E senza dover intingere . Svolgimento, conti e pensieri anche seduto ai giardini con la penna in tasca .

Mi adeguo subito E’ sempre una penna “La penna è la lingua dell’anima”, disse Miguel de Cervantes

Ma il progresso, adesso che i pensieri stanno diventando articoli per la pagina di Foligno de “Il Messaggero”, si fa inseguire . E un giorno mi trovo in redazione davanti a una macchina più alta di me .

Nera, piena di pulsanti bianchi e un nome impronunciabile : “Remington”. E accanto tanti fogli bianchi. E nasce un’emozione: la macchina mi ubbidisce. Anzi, danzano con me quei martelletti con un sottofondo fatto di piccoli suoni.

Leone ascendente giornalista

Quel foglio bianco che raccoglie i miei pensieri ha la stessa pazienza del quaderno a quadretti Mi attende Aspetta il mio pensiero, lo raccoglie e lo mostra . Una riga dopo l’altra . Fino in fondo al foglio bianco che, in un attimo, acquista un nome che, per chi ama la professione di giornalista, è magia: ARTICOLO.

Progresso, ti ho raggiunto . Mi adeguo .

Ma il progresso ha sette vite Non si ferma mai Un giorno il Nobel John Carew Eccles mi dirà che “Il progresso è come il tempo. Fugge via, non si fa prendere. Chi prova a fermarlo, lo tiene per un attimo ma lui riprende ad andare avanti”.

E un giorno non vedo più la “Remington”: peccato, eravamo diventati amici. Sul tavolo c’è lei, semplice nella sua eleganza. E’ la “Olivetti Lettera 22”. “Leggera come una sillaba. Completa con una frase”, recita una pubblicità. Acquistata con i risparmi, diverrà inseparabile. Amata come un’amante. Vivremo insieme una lunga storia d’amore andando a raccontare su “Il Messaggero” il mondo, vedendolo di persona.

Mi adeguo anche a questo passo avanti del progresso . Non solo nel mio mondo, quello della scrittura, ma nella Società che cambia idee e costumi Cadono confini, non solo geografici Si allentano i vincolisoprattutto i pregiudizi- del passato . Mi piace la Società che cresce . Faccio il possibile per vivere i tempi .

E un giorno la mitica “Olivetti Lettera 22” da paziente e ubbidiente sceglie di diventare importante : diventa elettrica . Mi adeguo con difficoltà . Ma è la legge del progresso in una Società in un’evoluzione che sta prendendo sempre più slancio

Continuo ad adeguarmi.

E arriva il colpo di scena: il computer. E l’esplosione di internet. “Internet dove c’è tutto e il contrario di tutto” ha detto Piero Angela.

Il mondo improvvisamente non è più quello di prima. E’ racchiuso in attimi: quello della conoscenza, quello

Leone ascendente giornalista

della comunicazione e quello dei rapporti interpersonali. Io, generazione della penna e calamaio, quella dei tempi lenti che lasciavano spazio al ragionamento, mi devo per forza adeguare. E ci riesco con estrema difficoltà, rendendomi conto che non posso oppormi. Resistere sarebbe rimanere indietro. Un giorno su un muro un anonimo scrisse: “ Insistere, persistere, resistere e mai desistere”. Mi aveva letto nel pensiero

E nella Società che corre non con il passo della Maratona ma con il guizzo dei 100 metri partecipo alla competizione. Ho difficoltà a reggere il ritmo della tecnologia ormai regista assoluta, ma sono perfettamente al passo con l’evoluzione della Società. Proprio la saggezza accumulata nei decenni mi aiuta a collaborare a quel processo del distacco dal passato con la conquista di diritti un tempo negati. Alcuni: divorzio e aborto. E quello poco conosciuto: la fine del matrimonio riparatore.

Leone ascendente giornalista

A questo punto mi illudo di essere alla fine dell’inseguimento . Mi illudo che la Società abbia la capacità di guardarsi intorno . E scoprire che è ancora una realtà la generazione della penna e calamaio . E abbia la coscienza di riconoscere che va rispettata Non foss’altro per averla portata a questo livello di civiltà.

Eterno illuso . Mi rendo conto che tutto è a misura di chi sa confrontarsi con la tecnologia . Ci riesce perché è nato con la tecnologia . Ne afferra subito i segreti e modi e tempi per gestirla .

Tempi e modi che il peso degli anni invece rallenta . Ma la Società non ne tiene conto con quel “spinga uno… spinga due”, e con quel dirti, da dietro uno sportello, che la tua pratica non può andare avanti perché non sei stato pronto a citare un numero o quegli “otto caratteri, uno maiuscolo, un numero e non dimenticare un simbolo”

“Eppure l’avevo segnata su un foglio, dove è finita? Mi scusi, torno domani” Sudditi della password

Addirittura : al cellulare risponde un robot Click, meglio chiudere

Ormai la generazione della penna e calamaio- presente nella realtà dell’oggi, attiva e talvolta anche protagonista (un dettaglio non piccolo : paga le tasse) -è in crisi davanti alla tecnologia. E’ importante, non ne dubito. Però mi vengono in mente le parole di Albert Einstein: “È diventato terribilmente ovvio che la nostra tecnologia ha superato la nostra umanità”.

Una Società che corre e non ha la pazienza di attendere chi quella Società ha costruito . E che può trovarsi ad affrontare sfide con la salute, la solitudine e le difficoltà economiche

L’ha detto con parole piene di umanità Papa Francesco: “Grazie ai progressi della medicina la vita si è allungata: ma la Società non si è ‘allargata’ alla vita! Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre Società non si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità. Un mondo dove emergono tutte le lacune di una Società programmata sull’efficienza, che conseguentemente ignora gli anziani”.

“La vecchiaia arriva improvvisamente, come la neve. Un mattino, al risveglio, ci si accorge che è tutto bianco” ha detto Jules Renard.

Ma una Società civile dovrebbe essere pronta ad attenderla. Addirittura essere onorata di abbracciarla dopo un inseguimento lungo una vita.

Da leggere (o rileggere)

LA MIRABOLANTE AVVENTURA DELL’ANATOMIA UMANA

Dalle imbalsamazioni egizie alle moderne sale autoptiche

A cura della Redazione

L’anatomia sta alla fisiologia come la geografia alla storia, perché “descrive il teatro degli eventi”. La citazione, che si deve a un medico francese del XVI secolo, Jean-François Fernel, riassume bene lo spirito del saggio La mirabolante avventura dell’anatomia umana , Dalle imbalsamazioni egizie alle moderne sale autoptiche (Dedalo 2025) firmato da Edoardo Rosati, giornalista medico- scientifico e scrittore, assieme a Gian Battista Ricci, psicologo-psicoanalista ma anche autorevole disegnatore anatomico

“L’anatomia”, spiega l’autore, “è una sorta di filo rosso che da sempre ha attraversato la storia umana, teso tra la curiosità di comprendere e il timore di profanare”. Un percorso che Rosati racconta con piglio giornalistico spaziando tra discipline diverse, dalla linguistica – chi ricorda che il termine greco anatomia significa letteralmente “tagliare attraverso”? – alla storia dell’arte e del cinema oltre, naturalmente, alla medicina.

Si parte dall’antichità con le prime testimonianze che risalgono alla cultura mesopotamica e soprattutto egizia : proprio in Egitto la pratica della mummificazione offrì agli imbalsamatori l’opportunità di esaminare a distanza ravvicinata il corpo umano, acquisendo conoscenze avanzatissime per l’epoca . Un inizio trionfale che è stato seguito da una battuta di arresto che in occidente si è protratta – con brevissime interruzioni legate alla cultura ellenistica- all’incirca 1500 anni, arrivando fino al tardo Medioevo .

E poi si parla del ruolo fondamentale che hanno assunto nei secoli le cere anatomiche che ancora oggi possiamo ammirare nei musei, ma anche delle radici del macabro, e delle scoperte rivoluzionarie che riguardano arterie, cuore e cervello. E dei protagonisti di questo percorso, dal medico bolognese Mondino de’ Liuzzi, il primo a utilizzare l’autopsia nell’insegnamento della medicina, a Leonardo da Vinci, e ad Andrea

Da leggere (o rileggere)

Vesalio che nel sedicesimo secolo con il suo De humani corporis fabrica sistematizzò le fondamenta della moderna anatomia scientifica . Ma si parla anche dei ladri di cadaveri che dalla fine del diciottesimo secolo hanno rifornito le università inglesi dell’indispensabile materia prima, non essendo abbastanza numerosi i cadaveri dei criminali accusati di omicidio che un’apposita legge metteva a disposizione degli studiosi. Un problema che ha attraversato tutta la storia dell’anatomia: nel nostro Paese, ricorda Rosati, è stata approvata di recente una legge (n°10 del 10 febbraio 2020) sulla donazione dei corpi alla scienza a fini di studio, formazione e ricerca.

Ma nelle pagine del saggio c’è molto altro, dalla Lezione di anatomia del dottor Tulp di Rembrandt alla celebre mostra Body Worlds che espone veri corpi umani, al body horror raccontato dai film di David Cronenberg fino all’arte contemporanea E alle serie televisive : se a rendere popolari le autopsie, arrivando in qualche modo a sdrammatizzarle, è stata CSI – Scena del crimine , la serie dedicata alla polizia scientifica di Las Vegas, non si può non citare una popolare serie medica come Grey’s Anatomy che rievoca nel nome il Gray’s Anatomy , il classico manuale, ancora diffusissimo, scritto a metà dell’800 dall’anatomista e chirurgo inglese Henry Gray. Ad arricchire una lettura già sicuramente godibile, infine, troviamo una serie di interviste ad anatomisti e anatomo-patologi, che raccontano in prima persona le moderne tecniche di studio del corpo umano.

Di tutto e niente

DOMENICA CON MAMMA E PAPÀ

…con fagioli corallo e albicocche

All’ora di pranzo arrivavano le donne. Gli uomini smettevano di mietere. Dall’alba, dopo tutto quel tempo nel campo, sotto al sole era ora della pausa. Bevevano, riarsi per il lavoro abbacinati dal giallo del grano e dalla luce sfrontata di tutta la mattina fissa negli occhi, bevevano direttamente dalle brocchemi raccontava mio papà ricordando le sue estati su a Valle Cupa, che sta più in alto sopra Baiano di Spoleto. Lo faceva facendomi sentire come possa esser di ristoro bere acqua o anche vino dalla brocca di coccio e come fosse dura la mezzadria. Così facendo raccontava la sua educazione e dava forma al mio gusto, che cresceva immaginando e ascoltando il suo. Un sapore dell’estate, con tanti ricordi.

Erano i bambini che portavano le brocche, giungendo assieme alle donne che recavano dentro le tovaglie dei grandi piatti con i bordi alti. Si mangiava tutti insieme condividendo da questi piatti, ciascuno con la sua posata e affettando il pane che con generosità veniva inzuppato dell’intingolo e addentato con passione consapevole e rispettosa, accompagnando la pietanza. Pane cotto a legna, che si affettava e si distribuiva. Quello più vecchio andava bagnato con pomodori, cipolle e basilico e un po’ di aceto, magari qualche cetriolo. SI mangiava tutti insieme e la fatica faceva il paio con la soddisfazione grata, perché quello che si stava gustando era stato cucinato ed era stato allevato dalle stesse mani che lo avevano colto, portato sin là e adesso masticato. Una dimensione fisica rispettosa della fatica di cui i gesti dell’allestire e del mangiare erano l’esito.

Mario Luigi, mio papà, dopo anni ancora si muoveva così tra piatto, pane, bicchiere di vino. Aveva un modo di gustare ciò che aveva nel piatto che era equo e giusto. Mi ha insegnato ad affettare il pane in modo tale da render possibile a chi lo affettasse dopo di me di aver lo stessa quantità di crosta e mollica. E lo stesso con il prosciutto, insegnandomi a lasciare il taglio al meglio, e poi anche con il formaggio, perché all’ultimo non restasse solo la crosta. Gustare con consapevolezza è pensare agli altri e condividere. Farlo da soli è sterile autoerotismo, che non dà soddisfazione alcuna, e lascia tristi.

Di tutto e niente

I gesti con cui papà prendeva il pezzo di pane per porlo nell’intingolo, raccoglierlo e poi portarlo alla bocca sono stati per me un po’ Flaubert un po’ Dumas – educazione lessicale e godimento avventuroso. Condividere la tavola e i discorsi e i sapori e i profumi è stata la mia educazione sentimentale. A tavola questi racconti forse erano fatti intenzionalmente. L’esito di cronache dalla campagna è stato di incuriosire e non render distratto l’atto di assaporare e annusare qualunque cosa, indipendentemente se fosse semplice o sofisticata. Una modalità per dar valore al gesto alle cose e al lavoro degli uomini e delle donne, nei campi o in cucina – proprio per sottolinearne la continuità. Questo per me è il gusto.

“Tra i grandi piatti ce n’erano alcuni con la bandiera e altri con i fagioli corallo…”

La bandiera è tipica preparazione umbra. Cipolle bianche, pomodori maturi, peperoni verdi e c’è chi ci mette le zucchine – e in quei piatti di cui mi diceva papà c’erano- e basilico. Tanto intingolo profumato per intingere il pane. I fagioli corallo si fanno cuocere nella padella dove tanta cipolla bianca ha soffritto e si è legata ai pomodori maturi cui si è aggiunta un po’ di salsa. Ne esce un intingolo corposo, costituito dalla dolcezza della cipolla contrastata dall’acidulo del pomodoro e la croccantezza erbacea dei fagiolini piatti. “Il pane, il pane sciapo cotto a legna tuffato in quei piatti non mi scordo né gesto né sapori né gioia di stare insieme. Io ero ragazzino e mangiavamo tutti insieme…”, mi raccontava Mario Luigi.

Li ho cucinati così oggi e ho trascorso la domenica casalinga accudendo mamma e attendendo che venisse sera per gustarli con papà e con i ricordi. Li ho evocati parlando con l’anziana genitrice. Parlando di ricordi abbiamo concluso che sono davvero tanti quelli che se ne sono andati, purtroppo. Ma noi si sta ancora qui e ne raccontiamo.

“Ti vanno delle albicocche frullate? Sono come quelle che maturavano sull’albero nel giardinetto a Spoleto”

“Sì! Pensa che Paola ancora se ne ricorda, ne abbiamo parlato oggi al telefono…”

Paola, si conoscono dalle elementari. L’amica di sempre. Lei a Monza, mamma a Roma. Sono felice quando si parlano. Il numero lo faccio io…

“Pronto, sono Andrea, le passo mamma…”

“Non darmi del lei che mi fai sentire vecchia…”.

Ho frullato le albicocche.

“È vero, sono proprio come quelle che…”

Foto dell’Autore

Di tutto e niente

VETRINIZZAZIONE

Con la macchina fotografica in giro per Roma ad agosto

Di Andrea Tomasini – giornalista scientifico

Venerdì sono riuscito la sera. Ho parcheggiato la vespa a piazza Santi Apostoli, sono arrivato all’inizio di via del Corso e ho tirato fuori la macchina fotografica. Pellicole in bianco e nero, 50, 28 e 85 come ottiche. Ho iniziato alle 21 e sono rientrato attorno all’una e mezza.

Che cosa strana passeggiare per il centro della mia città con la macchina al collo, per vie che conosci bene alla scoperta di vetrine e manichini. Devo esser apparso strano nell’intento di ritrarre manichini come fossero persone. Ho suscitato stupore quando qualcuno vedeva che riavvolgevo la pellicola e caricavo un nuovo rullino.

Vetrinizzazione (scatto dell’Autore)

Di tutto e niente

“Rigidamente in fila, attendono” (scatto dell’Autore)

Sono stato in cammino, scattando foto concentrato e in assoluto silenzio per almeno 4 ore. Tutto con me stesso. Un modo elegante per dire della mia solitudine: ero l’unico a spasso da solo. I pochi non accompagnati stavano raggiungendo qualcuno – chiedendo al navigatore o a voce con il telefono dove fossero e come fare per arrivare. Il mio cellulare era in tasca. Sapendo il giro da fare per perdermi a piedi, senza nessuno da incontrare non ero in ritardo tale da dovermi affrettare, o in anticipo per cui dover rallentare. Ero nel mio tempo, disposto e accogliente per i miei passi.

Camicia bianca, pantaloni chiari, tracolla per l’attrezzatura, coevo e anonimo, prossimo all’irrilevanza. Me ne sono accorto perché invece gli altri che erano in giro erano molto più attenti e coerenti, nei codici dell’outfit adottato, all’occasione “uscita serale”, tanti giovani corpi abbronzati e disinvoltamente svestiti con attenzione e gusto, coerenti con l’immaginazione di se stessi. Io uomo di mezza età, solitario e assorto, ci ho messo un po’ per riuscire a sentirmi invisibile. Uscito per curiosare, come fossi in qualche modo in caccia, ero attento rispetto a luci e cose, a persone e voci. Camminando o fermandomi per inquadrare e scattare, di chi incrociavo coglievo brandelli del loro dialogo. Un collage di stati d’animo e di voci, conversazioni a contrasto, di lavoro o di vacanze, riuscivo a sentire solo una frase.

Tanti turisti, non solo stranieri. “Stasera mangerei un gelato, un bel gelato con tanta frutta, non ancora la carbonara, no pure stasera…”. Gli stranieri più sopra le righe. Molti gruppi di ragazze da sole, che ridevano un po’ a volume più alto dell’atteso – o forse si sentivano di più perché eravamo in ora tarda, in zona

Di tutto e niente

pedonale e con molti altri consueti suoni spenti, rispetto alle luci del giorno.

Casualità o stato d’animo, la sensazione era di cogliere in chi incrociavo parole tra chi era uscito (anche) apposta per conoscersi, per creare comunanza e magari legami. Forse Roma d’agosto sollecita questi incontri tra persone che durante l’anno sono solo conoscenti e che in contemporanea con lo svuotarsi della città, tra i restati scatta la curiosità di conoscersi. Magari un’uscita serale, un gelato e una passeggiata, che così ci si racconta e magari ci si scopre a desiderare qualcosa di più.

Desideri di presenze: “ Invece io avevo capito che tu dovevi stare a pranzo con tua madre…”.

Desideri di cose: “Guarda ecco Uniqlo… ci fermiamo e aspettiamo qui domattina che apra, così siamo i primi?”.

Desideri di storie e di raccontarsi. “Certo, li rivedo io i programmi e la sintassi, anche se poi non dovrebbe esser compito mio e anche se alla fine faccio queste cose a me le chiavi dell’ufficio non le danno…”. Anche, poi, furbizie amare: “Vanno in ferie? Se lo credono… io ho la centoquattro, loro non lo calcolano e io la tiro fuori. Io c’ho mamma, che posso lasciarla sola a Ferragosto?” – quando “anziano e disabile” servono ancora …

“La notte sarà nera e bianca, Gérard de Nerval (scatto dell’Autore)

I rullini, complice la settimana di Ferragosto, saranno scansionati per la fine del mese. C’è tempo perché possa vederne gli esiti. Attesa e curiosità fanno parte dell’analogico, che obbliga a scelte immaginative e interpretative “al buio”, non emendabili osservando immediatamente l’esito del “click” in uno schermo,

Di tutto e niente

per correggere e ripetere.

Mi racconto che questo sia elemento costitutivo di un diverso rapporto di interpretazione del mondo. Come accettare la dimensione tragica dell’esistere, l’evidenza che siamo tutti dilettanti della vita, viviamo e scegliamo decidendo i sentieri da imboccare senza disporre di un addestramento preventivo, senza mappa nota del percorso intrapreso e dei suoi esiti.

Venerdì sera ho scattato degli azzardi – con tempi di posa lunghi, pericolosamente prossimi -e forse anche oltre- la gestione “a mano libera” (senza cavalletto). Ho immaginato profondità e rilevanze dei manichini sagomate dalla luce nelle vetrine nei loro esiti in biancoenero, pensando all’effetto della traduzione dei colori nelle diverse scale tonali che salgono e scendono nel cuore della modalità binaria che governa le espressioni dei diversi grigi.

Aspetto di vedere gli esiti e credo altre due uscite – che farò “al buio” in altre zone di Roma- occorreranno per chiudere gli scatti del mio progetto manichini . Uscite che comunque servono anche a vedere la bellezza di chi sta insieme…

Nota dell’Autore: ” A colori l’unica vetrina ‘registrata’ con il cellulare, perché la vespa <è cosa fina> ”

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CRONOFOBIA

Il nostro tempo personale è una quantità finita e pure brevissima. C’è chi ci pensa poco, chi mai e chi fin troppo spesso, come l’autore e come moltissimi di noi

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Non c’è una nozione che ci condizioni tanto quanto il tempo . A pensarci, è pazzesco: ci offre una precisa idea di successione, di evoluzione delle nostre vicende e di quello che siamo in grado di percepire del mondo attorno a noi, è un riferimento che ci permette di stabilire se un evento è occorso prima o dopo di un altro, indipendentemente dal luogo nel quale questi avvengano.

Un regalo e una condanna, dato che abbiamo la consapevolezza che il nostro tempo personale è una quantità finita e pure brevissima. C’è chi ci pensa poco, chi mai e chi fin troppo spesso, come me.

Del resto, è uno dei temi più affrontati dai filosofi di ogni tempo e tutte le religioni sono nate e prosperano nell’umana illusione di poterlo combattere, il tempo, piegandolo alla speranza di una illusoria eternità che non potremmo mai descrivere se non ricorrendo a qualche goffa iconografia. Paradisi, piramidi e preghiere non esisterebbero, se pensassimo alla nostra vita come a un film con la scritta “the end”, quando si accendono (pardon) si spengono le luci.

Potrebbe venirci in soccorso la teoria della relatività di Einstein, che nega l’esistenza di un tempo assoluto, come se ognuno avesse invece una propria misura del tempo, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo . Naaaa…, io non ci arrivo a capirla, questa cosa, e resto a guardarmi le macchie sulle mani come se - esatto - non ci fosse un domani.

Per citare Sant’Agostino: “ Cosa è il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegare a chi lo chiede, non lo so ”

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Praticamente tutta la nostra vita è un palleggiare tra memoria del passato, attenzione al presente e attesa del futuro. Del tempo crediamo di fare uso, ma alla fine dobbiamo solo subirlo, anche se con le aberrazioni tipiche del nostro essere umani ipertecnologici .

I più giovani forse non si rendono ben conto di quanto questa dimensione sia stata compressa e stravolta nel breve volgere di qualche decennio. Ci siamo talmente assuefatti alla logica del ‘just in time’ ad ogni costo, imposto dalle nuove tecnologie, da non renderci conto di essere virtualmente schiavi della gestione del tempo. Senza addentrarsi in un passato più lontano, dove per avere contezza di un fatto accaduto in un’altra città potevano passare settimane o mesi, giova ricordare che quando iniziai io a lavorare scrivevo lettere a penna su un foglio, lo passavo alla segretaria che lo batteva a macchina sulla carta intestata facendone una copia su una velina con la carta carbone. Dopo la firma si metteva il foglio in una busta e lo si spediva. E sto parlando degli anni ’80, mica del Rinascimento. Insomma, c’era tutto il tempo per valutare e riflettere atten -

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tamente su ciò che si stava per dire e anche per gestire l’ansia dell’attesa della risposta. Eppure, si facevano trapianti di cuore e gli astronauti si erano già stufati di andare sulla luna. Ma mentre con le cuffie ascoltavamo cassette nel Walkman, all’orizzonte si stagliava già minacciosa la sagoma del personal computer e in pentola bolliva a fuoco lento il WWW.

Tenendo conto che i meccanismi neurobiologici del Marco ragazzo dovrebbero essere non dissimili (al netto di un mio fisiologico decadimento) da quelli del Marco sessantenne, diventa pazzesco che oggi si possa pretendere un tempo di risposta misurato in nanosecondi e andare nel panico se non si vede la spunta di whatsapp appena tolto il dito dallo smartphone. Ma l’adattabilità e l‘elasticità della mente umana non ha limiti. Finché non va in tilt.

Che poi, a ben pensarci, più che mancanza di tempo, che quello volendo si trova sempre se ci si tiene, mi pare mancanza di pazienza.

“ Ormai nessuno ha più tempo per nulla. Neppure di meravigliarsi, inorridire, commuoversi, innamorarsi, stare con se stessi. Le scuse per non fermarci a chiedere se questo correre ci rende felici, sono migliaia, e se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle”. Tiziano Terzani

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IL SONNO È UN VALIDO ALLEATO PER LA BELLEZZA DELLA PELLE

Anche dormire bene aiuta il benessere della pelle, come spiega il nostro dermatologo di fiducia

Professor Antonino Di Pietro – dermatologo plastico

http://www.dermoclinico.com

La qualità del sonno è direttamente proporzionale alla bellezza e al benessere della nostra pelle , che per sortire un effetto beauty a tutto campo deve essere davvero ristoratore. E che non può prescindere da alcune importanti attenzioni a tavola.

Cominciamo proprio da queste ultime. Il primo suggerimento consiste nell’aggiungere melatonina a cena : così si regolano i ritmi sonno-veglia e si ottiene un importante effetto antiage (doppio rispetto alla vitamina E) . Meglio, allora, preferire le proteine “leggere”, provenienti da carni magre, pesci o legumi, assieme a

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spinaci e a una banana o a dell’avocado: tutti alimenti con buone percentuali di L-triptofano, che di notte favorisce la produzione del prezioso “ormone del sonno”.

Poi, meglio allontanare dalla stanza gli inquinanti elettromagnetici (radiosveglie, televisioni e cellulari anche in stand-by) e dormire al buio completo.

L’altezza del cuscino conta (e anche il profumo!)

Una ricerca tedesca dell’università di Mannheim ha scoperto che gli aromi di lavanda, fiori di campo e vaniglia addolciscono il sonno e anche l’attività onirica! Un’idea ….da sogno? Spruzzare qualche goccia di questi aromi sul cuscino o diffonderli nella stanza da letto. E, a proposito di cuscini, meglio non esagerare in altezza! Devono solo sollevare leggermente la testa per dormire perfettamente allineate e per favorire il drenaggio

Un massaggio per riattivare la circolazione

Prima di coricarsi è il momento della skincare notte che deve essere assolutamente accompagnata da un corretto massaggio per rivitalizzare il microcircolo e abbassare le tensioni . Cominciare con la pulizia del viso: ideale partire con un latte detergente con vitamina E e C, fosfolipidi e glucosamina. Si può massaggiare direttamente con le mani con piccoli massaggi circolari dal centro del viso fino ai contorni. Sciacquare il viso delicatamente con acqua tiepida e, altrettanto delicatamente, asciugare con un panno struccante di cotone.

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Per chi desidera ultimare con un effetto tonificante è possibile affidarsi a un’acqua micellare con prebiotici naturali. Bastano poche gocce su un dischetto di cotone per poi passarlo tamponando su tutto l’incarnato per risvegliare il microcircolo.

Infine, è arrivato il momento della crema o siero per il viso. Il consiglio è quello di scegliere prodotti dall’ azione rigenerante come un siero alla fospidina , in quanto questo complesso supporta i naturali processi di riparazione e rigenerazione cellulare, ideale per prevenire i primi inestetismi dell’invecchiamento cutaneo.

Benessere

PERCHÉ È IMPORTANTE LA COLLABORAZIONE FRA PRO -

FESSIONISTI E INDUSTRIE

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A cura della Redazione

Il Centro di ricerca giapponese Yakult

La sinergia tra aziende e comunità scientifica è fondamentale per affrontare le sfide del futuro della nutrizione, al fine di promuovere la salute, la sostenibilità e l’innovazione nel settore alimentare. E’ questa la conclusione di un’intervista a due voci rivolta ad Arianna Rolandi , Direttrice Science & Corporate Communication di Yakult Italia, e Michela Barichella, Presidente di Brain and Malnutrition in Chronic Disease Association , pubblicata di recente sul portale “nutrientiesupplementi.it”

Per cominciare, quindi, non si può prescindere dalla collaborazione tra professionisti e industria, perché solo così si otterranno i migliori risultati. Per quanto riguarda nello specifico il microbiota, viene sempre più studiato perché ha un ruolo determinante non solo nel sovrappeso e nell’obesità, ma anche in tutte le malattie neurodegenerative. Come sottolinea la professoressa Barichella: “Oggi sappiamo che gli studi sono fondamentali, poiché delle alterazioni del microbiota possono precedere addirittura di anni la stessa malattia, e pertanto è fondamentale combattere la disbiosi intestinale (lo squilibrio nella composizione e nella funzione del microbiota, ossia la flora che vive nell’intestino, ndr). L’intestino deve essere il più possibile sano, e noi possiamo far sì che lo sia con l’utilizzo di pre e probiotici”.

Da parte sua, Arianna Rolandi ricorda come Yakult sia una Science Based Company e lo dimostra sia la storia

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del suo fondatore, il dottor Minoru Shirota, ricercatore microbiologo giapponese, sia la posizione che Yakult ha da sempre nei confronti della comunità scientifica e della classe medica nel promuovere ricerca e formazione.

A livello internazionale il cuore di queste attività si trova nei due centri di ricerca, il principale in Giappone e per l’Europa in Belgio, dove lavorano oltre 300 ricercatori: i risultati di questo impegno sono tangibili con oltre 330 articoli scientifici sul ceppo probiotico L. casei Shirota (LcS) esclusivo di Yakult, pubblicati su riviste accreditate indicizzate su PubMed.

Inoltre, per rafforzare il legame con la comunità scientifica, dal 2001 Yakult Europa organizza ogni due anni l’International Yakult Symposium , un convegno ormai molto conosciuto e apprezzato che riunisce esperti, opinion leader e nutrizionisti di tutto il mondo per confrontarsi sulle più recenti ricerche nel campo dei probiotici e del microbiota (l’’ultima edizione si è tenuta ad Amsterdam nel 2024).

Alla domanda “Quali strumenti può offrire l’industria ai professionisti della nutrizione per aggiornarsi in tema di microbiota e probiotici?” entrambe le intervistate concordano che i temi della formazione della corretta informazione devono essere il motore di tutte le collaborazioni, non solo con gli enti di ricerca ma anche con le società scientifiche (le università, le istituzioni culturali e il mondo dei media).

Conclude Rolandi: “I nostri approcci sono molteplici e vanno dai corsi di formazione come la Yakult Academy on Nutrition Communication di cui quest’anno si è tenuta la settima edizione, ai laboratori didattici al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano dal lontano 2008, a progetti multidisciplinari e innovativi come BacteriArt in collaborazione con la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) giunto quest’anno alla quarta edizione, ai premi Yakult Science for Health dedicati ai migliori progetti di comunicazione sugli stili di vita sani da parte di nutrizionisti e nutrizioniste under 40 Tutto questo rientra nella progettualità di Yakult Italia denominata “Voci Condivise” proprio perché rappresenta un modo nuovo di fare partnership, nel rispetto reciproco dei ruoli e sempre con un’ottica di lungo periodo”.

L’ATTIVITÀ DEL POLIAMBULATORIO FONDAZIONE ATM

ILLUSTRATA IN 26 SECONDI

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A cura della Redazione

Per illustrare che cosa fa il Poliambulatorio della Fondazione ATM avremmo potuto riempire non meno di un paio di pagine. Ma crediamo che il nuovo Poliambulatorio milanese di via Farini 9 - aperto non solo a dipendenti ATM e famiglie, ma anche a tutti i cittadini e anche a noi giornalisti della Lombardia con agevolazioni particolari- meriti una presentazione moderna (“smart” la si potrebbe definire) che in soli 26 secondi riassume con estrema professionalità questo Centro ancora troppo poco conosciuto.

Il merito va all’autore del video, Riccardo Olivieri, giovane affermato content creator che ha trasformato la sua passione in un’attività di alto livello, già molto apprezzata dagli addetti ai lavori. Grazie di cuore per la dedizione e la competenza dedicate alla creazione di questo video!

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