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Riflessioni di un “ex” del Quindicesimo
Come scorre il tempo! Sono passati quasi 9 anni da quando Mamma Aeronautica decise che era tempo di lasciare il 15° per rendermi utile da qualche altra parte. Ciò nonostante, avverto ancora un legame, un’aggregazione psicologica che mi fa sentire interiormente parte di quello spirito che, per quindici anni della mia vita professionale e familiare, mi ha integrato con tutti i componenti dello Stormo. Questo spirito, che contraddistingue il Reparto, è un risultato il cui merito va agli uomini che, nel tempo, hanno operato per esso e con i quali ho avuto l’opportunità di lavorare, magari con un rapporto a volte un po’ teso (quando il lavoro da fare è complesso e può creare disagi, andare d’accordo non è sempre facile), ma ciò non ha fatto che cementare lo spirito di corpo. Comunque, grazie a ciò ed all’approccio goliardico con cui tutti si sono sempre dati da fare per risolvere le situazioni che, di volta in volta, dovevano essere affrontate, il 15° Stormo è sempre riuscito a portare a termine, con pieno merito, i compiti assegnati. Tanti sarebbero i ricordi legati ad episodi vissuti, direttamente o indirettamente, ma sono certo che altri hanno saputo descrivere, meglio di me, i momenti particolari che li hanno visti coinvolti in missioni delicate e, alle volte, pericolose. Personalmente preferisco il ricordo degli uomini, che sono sempre stati il pilastro dello Stormo. Ancorché proveniente dal Sud (84° Centro), ho avuto comunque modo di conoscere bene anche gli altri spicchi che formano il 15° e posso assicurare che ogni Gruppo/Centro, pur essendo un mondo costellato di proprie
individualità, porta in sé delle personalità particolari, a cui un po’ tutti si sono rivolti, o si rivolgono, quando ce n’è bisogno, e che sono il collante, la marcia in più per il Reparto. Tralascio i nomi, farei sicuramente ed involontariamente torto a qualcuno, ma sono certo che leggendo queste poche righe ad ognuno di voi comparirà all’improvviso, dal fondo della mente, colui, o coloro, che più di altri ha/hanno inciso la memoria, segno che quella/e persona/e, rispetto a tutti gli altri amici e colleghi, ha/hanno lasciato un ricordo particolare. Personalmente posso dire che, con le molteplici esperienze vissute, sono molti i nomi del 15° che mi sono rimasti impressi, ma quando rivado con la memoria al mio vecchio 84°, mi è sempre parso che tutti i suoi componenti fossero importanti e particolari. Sarà forse un problema legato all’età (!!!). In questi anni, comunque, parlando con gli ex dello Stormo, mi sono reso conto che anche molti altri, come me, sentono ancora molto vivo l’attaccamento al loro vecchio Reparto, anche se in alcune occasioni, ripensandoci, rivengono alla mente situazioni in cui l’appartenenza al 15° è stata fonte di attacchi di bile e di male parole. Fra i vari spicchi dello Stormo, mi sembra giusto ricordare coloro che operano con gli AB-212, persone con cui ho avuto il piacere di lavorare e che sono sempre stati un gruppo molto unito, che ha contribuito non poco alla
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costruzione di quel famoso “spirito” di cui accennavo. Io sono rientrato in Italia non molto tempo fa, dopo un periodo trascorso in un paese estero presso cui l’Aeronautica svolge compiti di soccorso aereo con gli AB-212 nell’ambito di una missione militare interforze, ed il cui personale proviene sia dalle Squadriglie di Collegamento e Soccorso che dal 15°. Ed è proprio con loro che ho vissuto un episodio che mi auguro non debba capitare a nessuno. Durante la permanenza all’estero, nel giugno del 2001, ebbi modo di trascorrere uno dei momenti più angosciosi della mia vita aeronautica: a causa di un incidente di volo, in cui andò perso un nostro elicottero al largo di Augusta, vi fu un componente dell’equipaggio in pericolo di vita ed inoltre, per molte ore, non avemmo notizie del Capo Equipaggio, ex appartenente allo Stormo. Quella notte il Capo Nucleo AMI, un tempo robusto pilastro dello Stormo, ed il sottoscritto, avemmo modo di toccare con mano la solidarietà di tanti appartenenti o ex del 15° che, a tutti i livelli, avrebbero voluto fare qualche cosa o stare assieme a noi, per aiutarci a trascorrere quelle terribili ore in cui non avemmo notizie sulla sorte dei nostri amici e colleghi. Sicuramente tutta l’Aeronautica era al nostro fianco, ma si sa che anche fra fratelli o amici c’è sempre quello disposto a fare di più per te, e questa fu la sensazione che avemmo con i colleghi del nostro ex Stormo di appartenenza. Fortunatamente tutto finì bene, ed in seguito a ciò avemmo modo di notare come un forte spirito di corpo possa creare rispetto e desiderio di emulazione. Tutti noi, inoltre, avemmo modo di apprezzare la massima disponibilità dimostrata nella circostanza dai colleghi maltesi, ed è sicuramente per questo che, quando ci ritroviamo, ricordiamo con piacere il periodo trascorso a Malta. E non siamo gli unici. Brava gente quelli del 15°. Riescono ad andare d’accordo con tutti. A tale proposito

desidero riferire un episodio che all’epoca colpì la mia attenzione. Il clima positivo e lo spirito di gruppo si avverte, specialmente da parte delle persone che questa realtà la vivono dall’esterno. Chi si è trovato in Somalia nel 1993, si ricorderà che le sere vi era una grande affluenza di giovani americani presso le nostre tende. Sembrava quasi che venissero ad attingere forza da noi, meravigliandosi dello spirito che dimostravamo nel vivere quella missione. L’episodio a cui accennavo riguarda lo stupore di uno di questi ragazzi il quale, la sera del suo 18° compleanno, si trovò protagonista di una festicciola organizzata per lui dagli occupanti di una nostra tenda, che egli frequentava abitualmente assieme ad alcuni suoi compagni. Ricordo che gli vennero le lacrime agli occhi quando si vide festeggiato da quelle persone estranee, che in quel momento gli erano vicino come se fossero i suoi più cari amici. Sempre in Somalia non posso dimenticare, infine, coloro i quali, sacrificandosi per tutti e lottando contro gli squali tigre (erano delfini), ci assicuravano la sopravvivenza, scodellando quelle sospirate porzioni di pasta alla “quello che c’era”, che attiravano tanti ospiti. Gli interessati sanno a cosa mi riferisco. Che uomini “quelli” del 15°. Se non ci fossero bisognerebbe inventarli! Scrivere non è facile e l’argomento è sicuramente poco interessante, ma se ho preferito queste poche righe al posto del racconto di un episodio in particolare è perché penso che al 15° Stormo di episodi ne succedano anche troppi tutti i giorni. Viceversa sono convinto che, come sempre, siano gli uomini coloro che fanno in modo che gli episodi rimangano fini a se stessi o possano trasformarsi in storie che meritino di essere raccontate.
Roberto Viotto