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La (non) solita routine
Una mattina dell’agosto 2004 con quasi 50°C all’ombra, dopo un’abbondante colazione e i briefing meteo del mattino, mi recavo a fare un volo che sulla carta sembrava di semplice routine. Lo scopo della missione era una ricognizione nella zona nord della nostra area di competenza, più precisamente sulla strada che unisce la città di Nassiriya a quella di Baghdad. A poche miglia dalla città di Ar’ I’ Fai, dopo quasi un’ora di volo, siamo stati contattati via radio da una pattuglia di incursori dell’esercito; erano fermi sulla strada poco più a nord del centro abitato, e richiedevano un nostro intervento aereo perché erano stati oggetto di fuoco nemico. Prontamente ci siamo recati sopra la zona indicata dai nostri colleghi, ed al primo passaggio anche noi siamo stati colpiti da una raffica di small arms al momento non ben definita. I colpi provenivano dalla folla, cosi che fosse impossibile per noi rispondere al fuoco. L’unica soluzione era virare sopra le case per evitare di subire ancora colpi nemici. Dopo il primo passaggio la folla si era dileguata, e con lei anche chi aveva fatto fuoco su di noi; abbiamo effettuato altri due passaggi sul punto per cercare di individuare gli eventuali aggressori. Verificata la scorrevolezza del passaggio abbiamo scortato la pattuglia dell’esercito fino ad una zona più sicura. Una volta rientrati alla base dopo più di due ore di volo, durante l’ispezione post-volo gli specialisti verificano la presenza di un foro sullo sponson destro e un paio di fori sulle pale. È un giorno che rimane scolpito nella mia mente, forse avevamo salvato la vita a dieci nostri commilitoni.
Ca.p Corrado Caucci “Nero”
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