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Un lungo respiro


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Un lungo respiro, ultima controllatina all’uniforme mi sembra a posto, i capelli sono in ordine e la barba… ma sì, ormai sono qui, il Comandante dell’84° Centro C/SAR come da prassi vuole conoscermi e di certo non intendo dargli una cattiva impressione ma, ci siamo, entro. Era il non troppo lontano 30 Settembre 2002 quando, dopo diverse vicissitudini, riesco a portare i miei 19 anni di esperienza in uniforme all’interno di questo “mitico” gruppo. È strano sono emozionato eppure gli anni ci sono, ho prestato servizio in tanti Enti e quindi dovrei esserci abituato, ma non so darmi una spiegazione. Il Tenente Colonnello Rinaldi è gioviale e mi sento in qualche modo a mio agio, bene, solite formalità, chi sono, da dove vengo e via dicendo. Ma colgo subito un’impressione: questo Gruppo ha un non so che di “diverso”, per carità non voglio essere frainteso volevo dire particolare. Comunque, è andata bene, gli ho persino detto che sono disposto a fare qualunque sacrificio o qualcosa del genere, devo essere proprio impazzito ma, ormai è andata.

L’hangar è rumoroso, c’è un gran movimento di persone attorno al “19” che, come un grosso calabrone pezzato, affronta sui trespoli la sua “fasata”. Osservo gli specialisti che si muovono manovrando con esperienza e mestiere: chi con cuffie ed apparati avionici, qualcun altro sulla trasmissione o infilato dentro ai carrelli, alcuni sui motori e scorgo persino due gambe che vengono fuori dal vano aperto sotto il nasone dell’elicottero; davvero un gran da fare, intanto lì fuori il “14” fa un gran baccano, pronto a decollare ed io tutto in ghingheri con la mia bella uniforme che mi sento, con una punta d’invidia, come un pesce fuor d’acqua; forza dunque buttiamoci nella mischia! Le classiche presentazioni: io sono tizio, io Caio, da dove vieni, chi te l’ha fatta fare, qua sono tutti pazzi, attento ai gavettoni, nelle cene di gruppo succede di tutto, insomma la prima impressione andò via via concretizzandosi e mi integrai subito. È passato del tempo da allora e gradualmente ciò che mi sembrava complicato è diventato semplice. Osservo ancora molti di noi andare in volo mentre affronto qualche inefficienza o qualche “fasata” e un po’ mi prende la malinconia… al pensiero che quel lavoro probabilmente non potrò mai farlo poiché, una qualche direttiva ha cambiato le cose o, forse, perché sono arrivato nel posto giusto al momento sbagliato. Certo mi sarebbe piaciuto, il cielo ed il mare hanno un colore diverso da lassù e poi non immaginavo che in cuffia si scambiassero tante simpatiche “stronzate”. Comunque, mi consolo pensando che (tenetevi forte) un meccanismo complesso per funzionare ha bisogno anche del più piccolo ingranaggio… ma al di là del profondo pensiero da perfetto frustrato, è bello sentirsi parte di questa cosa ed è bello emozionarsi ancora ascoltando quel rumore inconfondibile che mi sorprende ovunque, riportandomi a quel lungo respiro.
M1 Filippo Natoli